XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 164 di Giovedì 18 maggio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Audizione di rappresentanti di Unionplast (Svolgimento e conclusione) :
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 
Bonsignori Angelo , direttore generale di Unionplast ... 3 
Bratti Alessandro , Presidente ... 4 
Bonsignori Angelo , direttore generale di Unionplast ... 4 
Bratti Alessandro , Presidente ... 5 
Carrescia Piergiorgio (PD)  ... 5 
Bonsignori Angelo , direttore generale di Unionplast ... 6 
Puppato Laura  ... 6 
Bonsignori Angelo , direttore generale di Unionplast ... 7 
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 
Bonsignori Angelo , direttore generale di Unionplast ... 7 
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 
Bonsignori Angelo , direttore generale di Unionplast ... 7 
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 
Bonsignori Angelo , direttore generale di Unionplast ... 8 
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 
Bonsignori Angelo , direttore generale di Unionplast ... 8 
Puppato Laura  ... 9 
Bonsignori Angelo , direttore generale di Unionplast ... 9 
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 
Bonsignori Angelo , direttore generale di Unionplast ... 9 
Bratti Alessandro , Presidente ... 9

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 8.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti di Unionplast.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di Unionplast, che ringrazio della presenza. Sono presenti il direttore generale di Unionplast, Angelo Bonsignori, e il direttore generale di Cui prodest, Giuseppe Volpe.
  L'audizione odierna si inserisce nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul mercato del riciclo, con una particolare intenzione riguardo all'attività delle differenti tipologie di consorzi che gestiscono le diverse filiere.
  La Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti e delle bonifiche, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo di depurazione delle acque.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti o presunti tali, sui quali siano in corso indagini tuttora coperte dal segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata nella parte finale della seduta. Se doveste dire cose che ritenete sia importante tenere riservate, si può secretare l'audizione. È chiaro che, quando si passa in seduta segreta, in maniera analitica quelle cose non possono essere utilizzate pubblicamente – ovviamente, sono lette da noi – per l'eventuale relazione finale.
  Come ho spiegato, stiamo facendo questo lavoro, iniziato ormai da diversi mesi, sull'attività dei diversi tipi di consorzi di filiera. Sapete anche che ci sono riforme in corso importanti. Abbiamo sentito un po’ tutti gli attori della partita. Cercheremo di mettere in evidenza gli aspetti positivi, ma anche i tanti aspetti problematici che ci sono nel sistema, che non sono pochi.
  Cedo quindi la parola al dottor Bonsignori. Decidete voi, eventualmente, come dividervi per la breve relazione introduttiva, al termine della quale potranno seguire eventuali domande da parte dei commissari.

  ANGELO BONSIGNORI, direttore generale di Unionplast. Da qualche anno rappresento, non soltanto a livello confederale, l'industria delle materie plastiche. Abbiamo avuto una riorganizzazione. Attualmente, sono direttore generale della Federazione gomma plastica, che riunisce sia i produttori di articoli in gomma, sia quelli di articoli in plastica. Si tratta di un settore che occupa dai 120.000 ai 130.000 addetti. Le aziende industriali sono circa 3.000, mentre le grandi aziende o le aziende multinazionali sono molte meno. Sono prevalentemente concentrate nel settore della produzione di pneumatici e di cavi elettrici, altro settore che fa riferimento alla federazione. Le restanti imprese sono tutte medio-piccole. Pag. 4
  I due settori hanno avuto esperienza in materia di smaltimento dei rifiuti, anche dei rifiuti post-consumo. La federazione ha sempre seguìto le imprese nei percorsi consortili. Il consorzio Corepla e il consorzio Ecopneus sono probabilmente i due più noti, a tutti, per l'attività che svolgono nella raccolta di rifiuti post-consumo.
  Mediamente, con questi consorzi e con altre loro gemmazioni non abbiamo registrato particolari problemi negli anni. Sicuramente il sistema consortile è perfettibile, tant'è che il Ministero ha annunciato una revisione, anche piuttosto profonda, degli assetti consortili, a partire dai loro statuti, dalla governance e dal diritto di controllare come vengono investite le risorse, anche imponenti, di cui questi consorzi dispongono.
  In realtà, come settore, in particolare nel comparto delle materie plastiche e in particolare nel comparto della produzione di beni in polietilene, abbiamo da circa 20 anni – 19, per la precisione – risolto un problema relativo alla gestione di rifiuti di beni in polietilene, con esclusione degli imballaggi. Questa categoria di rifiuti comprende una quantità infinita di beni, a partire da quelli che hanno durata molto breve. Parliamo, per esempio, di prodotti impiegati in agricoltura, come film per la copertura di serre o per colture protette, largamente impiegate in alcune zone d'Italia. Alla stessa categoria di beni, però, appartengono prodotti come i tubi per trasporto di gas e di acqua, prodotti che le nostre aziende fabbricano sotto guida di norme anche internazionali, che ne prevedono una durata minima in esercizio di 50 anni. Parliamo di beni che hanno una durata di vita che spesso non supera l'anno, insieme a beni molto più favorevoli di quelli che normalmente definiamo beni durevoli, come la lavatrice o un autoveicolo, che durano decisamente meno di 50 anni, che è la vita media di un gasdotto o di un acquedotto.
  Come dicevo, abbiamo un contenzioso quasi ventennale con l'articolo 234 e i soggetti che fino a oggi sono stati autorizzati a gestire questi rifiuti. Questo contenzioso riguarda principalmente il campo di applicazione, che risulta indefinito e non definito con lista positiva, come accade per tutti gli altri consorzi. La prima cosa che ci ha spinto a criticare quest'impianto legislativo è stato il fatto che questa è un'iniziativa unica, non soltanto in Europa ma anche nel mondo. Non c'è né in Europa, né in altro Paese del mondo, a nostra conoscenza, a carico delle imprese un obbligo di riciclo. È stato riconosciuto fino a oggi un solo consorzio, anzi, a dire la verità, per l'introduzione dello statuto tipo, che il Ministero dell'ambiente ha elaborato ad agosto dell'anno scorso; ora sono in corso procedure per il riconoscimento di altri consorzi, ma il contenzioso che abbiamo con il consorzio esistente dura da molti anni. Il contenzioso riguarda il campo di applicazione che, lo ripeto, riguarda anche la governance di questo consorzio e anche i criteri di spesa che questi adotta nella raccolta dei contributi che preleva dal mercato.

  PRESIDENTE. Poiché c'è un solo consorzio dei beni in polietilene.

  ANGELO BONSIGNORI, direttore generale di Unionplast. Esatto, Polieco. In questi anni Polieco ha adottato, nei confronti delle imprese, degli atteggiamenti intimidatori, oltretutto dichiarando un campo di applicazione anche laddove non ha la competenza. Abbiamo avuto un contenzioso durato dieci anni su alcune tipologie di beni in polietilene, dichiaratamente imballaggi e dichiarati imballaggi anche dall'Unione europea attraverso le direttive packaging e packaging waste. Ciononostante, il consorzio ha portato in giudizio molte nostre imprese che producono questi beni.
  Abbiamo avuto dei contrasti anche a livello associativo con Polieco. Noi abbiamo molte osservazioni sui comportamenti che adottano e sul loro impianto statutario. Riteniamo che alcune attività esercitate da questo consorzio andrebbero meglio regolamentate. Mi spiego meglio. Il consorzio pretende di eseguire ispezioni e sopralluoghi presso le imprese, sostituendosi alle autorità preposte. Non sono insoliti atteggiamenti intimidatori. Non è insolita da parte di questo consorzio un'abitudine che noi consideriamo poco salutare, cioè quella di negoziare il contributo di riciclo. Il contributo di riciclo, essendo questi consorzi Pag. 5nella sostanza, anche se non nella forma, obbligatori, non è oggetto di sconti. Non è un contributo che può essere negoziato: è dovuto o non è dovuto! Questa chiarezza è una delle cose che ha tenuto le aziende particolarmente lontane da questo consorzio. Peraltro, il sistema non è ancora completo. È vero che è stato pubblicato, nell'agosto dell'anno scorso, lo statuto tipo al quale il consorzio esistente e altri che dovessero nascere si debbono adeguare, ma da allora a oggi nessun consorzio è stato riconosciuto, quindi non c'è in realtà un soggetto al quale le aziende obbligatoriamente devono aderire.
  Soprattutto, mancano altri due decreti attuativi da parte del Ministero dell'ambiente, che consideriamo di particolare rilevanza. Il primo è relativo agli obiettivi che questi consorzi debbono raggiungere. Il Ministero si è impegnato a pubblicare un decreto attraverso il quale determinare, almeno per il primo biennio, quali obiettivi quantitativi il consorzio o i consorzi che dovessero nascere debbono raggiungere.
  Il secondo è relativo al sistema contributivo. Risulta che il Ministero dell'ambiente voglia anche vigilare sull'assetto contributivo per determinare il contributo in misura variabile, ovvero in relazione alla quantità di polietilene incorporata in questi beni e alla loro durata. Significa che non tutti i beni avranno la stessa misura contributiva perché questa verrà differenziata in relazione alla loro composizione e alla loro durabilità. Il consorzio Polieco avrebbe dovuto, peraltro, in attesa di questi due provvedimenti, adottare delle misure statutarie che anticipavano questo tipo di situazione. Avrebbe, cioè, dovuto diminuire il contributo che lui stesso aveva determinato in misura unica su tutti i beni (di una misura superiore in alcuni casi al 50 per cento) e avrebbe dovuto introdurre nel suo statuto, obbligatoriamente, l'invito a far parte del consiglio di amministrazione alle principali organizzazioni di rappresentanza dei settori industriali coinvolti, ovvero i produttori di beni in polietilene, i riciclatori di beni in polietilene e gli utilizzatori di questi beni. In un biennio, tutto questo non è stato fatto. Questo ci fa presumere anche che alcune delibere assunte nel frattempo dal consorzio Polieco siano viziate da illegittimità.
  Credo di aver inquadrato il tema ma, ovviamente, sono a disposizione per eventuali domande. Noi ci siamo attrezzati, abbiamo preparato uno statuto e un piano di prevenzione di gestione dei rifiuti di beni in polietilene, che abbiamo presentato al Ministero dell'ambiente. Abbiamo precisato al Ministero dell'ambiente che riteniamo comunque indispensabile introdurre delle norme che precisino il campo di applicazione, per evitare che essendo questo così indefinito, si possano colpire con un contributo obbligatorio beni che dovessero nascere fabbricati in polietilene, che sarebbero, quindi, già gravati da un contributo senza che ci siano state preventive verifiche sul loro impatto ambientale.
  Riteniamo anche che le risorse prelevate dal sistema industriale e, infine, dal consumatore, debbano essere meglio investite perché pensiamo che fino a oggi Polieco abbia investito queste somme in misura molto parziale in contributi diretti o indiretti all'industria del riciclo. Ci risultano meno di 300.000 euro all'anno su un gettito contributivo che supera i 3 milioni, quindi siamo a una soglia inferiore al 10 per cento, con spese che fatichiamo un po’ a inquadrare correttamente perché prevalentemente costituite da compensi agli amministratori, da spese legali e di consulenza tributaria e da altre iniziative che, a nostro giudizio, hanno ben poco a che vedere con il problema del riciclo di beni in polietilene. Mi fermo qui.

  PRESIDENTE. Ci ha detto abbastanza. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PIERGIORGIO CARRESCIA. Vorrei semplicemente degli approfondimenti su alcune affermazioni che ha fatto il presidente, in particolare quando ha parlato di atteggiamenti intimidatori di Polieco verso le imprese: ci può specificare meglio a cosa si riferisce? Risulta che questa negoziazione, da quello che traspare dalle sue Pag. 6affermazioni, sia stata un po’ opaca (lei ha parlato di illegittimità di alcuni atti del Polieco). Da ultimo, ci sono le spese relativamente agli investimenti: può scendere un po’ più nel dettaglio su questi aspetti?

  ANGELO BONSIGNORI, direttore generale di Unionplast. Per quanto riguarda la negoziazione, questa viene fatta azienda per azienda: non c'è un modello precostituito. Noi assistiamo le imprese. Nasciamo come organizzazione di natura sindacale, ma nel tempo le organizzazioni datoriali hanno anche assunto ruoli e funzioni in aree tecnico-economiche. Assistiamo quindi le imprese sotto il profilo giuridico tutte le volte che si realizzano dei problemi a loro carico.
  Alcune aziende ci hanno contattato per quanto riguarda le intimidazioni, inviandoci copia delle lettere che Polieco trasmette loro minacciando ispezioni della Guardia di finanza in virtù di un'evasione di imposta, che in realtà non accade. Un'azienda che non applica il contributo, infatti, non applica l'IVA e, se non applica l'IVA, nemmeno la evade. Si tratta, evidentemente, di minacce infondate sotto il profilo giuridico, ma spesso le aziende, per loro cultura, non sono in grado di stabilirlo. Non c'è un modello stabilito di negoziazione. In tempi recenti, credo sia anche abbastanza noto il fatto che nonostante ci siano quattro sentenze del tribunale di Roma che prevedono che non sia dovuto alcun contributo pregresso, perché il consorzio non è mai stato riconosciuto, sono avvenute negoziazioni con nostre imprese associate di importo variabile. Ho notizie di un'azienda che ha negoziato un pregresso di 75.000 euro, ma non sulla base di un dato specifico bensì stabilendo forfettariamente che erano dovuti 500.000 euro all'anno di onere contributivo. Questi contributi venivano abbattuti a 25.000 euro all'anno, stabilito per un triennio, e l'azienda ha firmato un accordo per 75.000 euro, il cui valore giuridico è anche tutto da verificare.
  Per quanto riguarda le intimidazioni, si tratta di quello che le ho riferito: spesso avvengono per via telefonica, non sempre avvengono per via scritta. Comunque, quando arrivano per via scritta, in questi 19 anni si sono alternate richieste non ottemperando alle quali sarebbero stati investiti i Noe, la Guardia forestale o la Guardia di finanza per presunte violazioni. Nel caso della Guardia di finanza – vi spiegavo – e dell'imposta dell'IVA sul contributo, non venendo applicato il contributo, ovviamente, non poteva essere applicata l'IVA, né questa, quindi, poteva essere evasa.
  Per quanto riguarda le questioni collegate al bilancio, le nostre sono osservazioni di carattere generale e che consideriamo di buona gestione, avendo ad esempio consorzi di analoga natura. Vi citavo Corepla ed Ecopneus. Ci sembra che, a fronte di un bilancio che supera di poco i 3 milioni di euro, avere spese per il personale per più di 800.000, avere consigli di amministrazione che ne costano oltre 500.000, avere spese legali che si avvicinano ai 500.000 euro, sia sintomo di qualche problema.
  Credo, almeno personalmente, avendo gestito associazioni e consorzi per quasi trent'anni, che un ammontare di spese legali di 500.000 euro su un bilancio di 3 milioni sia una somma indicativa di qualche contenzioso di troppo, che probabilmente è anche determinato dal provvedimento di legge, impreciso e incompleto. Si sono sovrapposte, in questi 19 anni, modifiche su modifiche, con un campo di applicazione mai chiarito. Crediamo anche, però, che dei buoni amministratori debbano partire da loro stessi, soprattutto quando amministrano denaro prelevato dalle tasche dei consumatori. Anche i compensi per oltre 500.000 euro in rapporto all'impegno economico che il consorzio Polieco si assume nella raccolta differenziata, forse sono indicativi – o poco indicativi – di una gestione efficace, efficiente e soprattutto economica, che si chiede a tutti i soggetti consortili che svolgono analoghe attività.

  LAURA PUPPATO. Vorrei chiedere, innanzitutto, se è possibile acquisire almeno una parte significativa della documentazione a cui ha accennato agli atti di questa Commissione perché è evidente che i rilievi sono molto rilevanti, da diversi punti di vista. Per svolgere meglio il nostro lavoro è opportuno che ci sia correlazione con le Pag. 7dichiarazioni agli atti, per cui se ne avete disponibilità, vi chiederei veramente di poterli utilizzare. Vorrei sapere, poi, alla luce anche dell'esperienza che lei ha vissuto, se comunque, al di là di come viene gestito in questo momento Polieco, che mi pare evidente non goda né della vostra fiducia, né della vostra stima, ritiene opportuno che vi siano degli altri consorzi, esattamente come avviene peraltro in altri Paesi. Si parlava ieri della Francia, della Spagna (ma nella Commissione ambiente, non in questa). È stato segnalato che molte aziende italiane acquistano prodotti in polietilene, o comunque prodotti specifici di una determinata qualità di plastica perché là si fa meno raccolta differenziata che qui, ma questa è molto più puntuale. Vorrei capire se, dal punto di vista delle imprese industriali, c'è anche quest'interesse, se ciò le consti o le risulti: ravvisa comunque utile un modello consortile differenziato?

  ANGELO BONSIGNORI, direttore generale di Unionplast. Per quanto riguarda gli aspetti specifici di quest'audizione, non ho difficoltà a farvi avere, non appena rientro a Milano, i documenti a cui mi riferisco, che comunque sono documenti depositati presso la Camera di commercio. I dati che vi ho citato sono stati presi dalla Camera di commercio e regolarmente depositati. Ritengo che si tratti, per la data in cui li abbiamo prelevati, poche settimane fa, non del bilancio vero e proprio, ma di un atto intermedio, che il consorzio obbligatoriamente deve depositare entro il 28 febbraio di ogni anno.

  PRESIDENTE. Lei ha fatto accenno a queste lettere. Ovviamente, se volete mantenere una privacy nei confronti dell'associato, dell'impresa, ci scrivete sopra «riservato».

  ANGELO BONSIGNORI, direttore generale di Unionplast. Certamente.

  PRESIDENTE. Eventualmente, se avete qualcosa di scritto su questi accordi di negoziazione, sarebbe utile. Ripeto che potete mantenere la privacy: basta che lo scriviate sopra.

  ANGELO BONSIGNORI, direttore generale di Unionplast. Certamente. Per quanto riguarda l'assetto legislativo, non abbiamo mai nascosto al Ministero dell'ambiente, con il quale ci siamo più frequentemente rapportati su questa vicenda in particolare (ma non abbiamo nemmeno mai nascosto alle aziende) il fatto che riteniamo che ci siano alcune categorie di beni in polietilene che meritano una legislazione. Abbiamo sempre dichiarato al Ministero dell'ambiente che ci sono, in particolare, due categorie di manufatti, molto diverse tra loro, che costituiscono però un problema dal punto di vista dello smaltimento. Facevo riferimento ai prodotti impiegati in agricoltura perché questi vengono oggettivamente abbandonati, inceneriti nei campi. È una responsabilità condivisa del produttore, quindi riteniamo che il produttore debba anche farsi carico di allestire, costituire, contribuire a far funzionare un sistema di raccolta di questi manufatti, il quale possa portare al riciclo meccanico o ad altre forme di recupero quando questi prodotti dovessero risultare contaminati o difficilmente recuperabili. Soprattutto i teli usati a terra sono spesso non soltanto contaminati da terra, ma anche da diserbanti, fitofarmaci e prodotti di altra natura. Comunque, abbiamo sempre invitato le aziende e queste hanno positivamente risposto per quanto riguarda i teli agricoli. Abbiamo sempre considerato che un secondo ambito che crea dei problemi agli utilizzatori, in questo caso le amministrazioni comunali, sia quello dei contenitori impiegati per la raccolta differenziata di tutti i rifiuti. Sono prevalentemente fabbricati, sia quelli condominiali, sia quelli stradali (ormai diventati più rari essendo la raccolta differenziata concentrata su porta a porta) in polietilene. Spesso le amministrazioni comunali hanno dei problemi relativi al loro smaltimento.
  Si tratta di prodotti di buona qualità, di utilizzo relativamente facile. Banalmente – perdonatemi – basta staccare le ruote che spesso questi prodotti hanno e il resto è tranquillamente polietilene, spesso di buona qualità, Pag. 8 spesso polietilene ad alta densità. Questo garantirebbe anche, dal punto di vista dell'approvvigionamento, di arricchire la disponibilità di materie prime seconde, della quale spesso, anche come industria della trasformazione, lamentiamo una mancanza.
  Per noi, per i produttori di manufatti in plastica, le materie prime seconde ben riciclate sono un'interessante fonte alternativa di approvvigionamento rispetto a quella tradizionale, per lo più costituita da grandi aziende del ciclo petrolchimico. Poter avere circuiti alternativi e dimensionalmente anche più appropriati rispetto al potere contrattuale, per il trasformatore potrebbe essere interessante.
  Come ho avuto modo di dire anche in altre occasioni al Senato, l'Italia è un Paese che a fronte di poco meno di 6 milioni di tonnellate di rifiuti plastici pre- e post-consumo, già ne ricicla praticamente un milione. Riteniamo che ci sia ampio spazio nel breve periodo per arrivare a 1,5 milioni. Se consideriamo i teli agricoli, che credo non rappresentino più di 120.000 tonnellate in totale, ovvero i contenitori per la raccolta differenziata dei rifiuti, beni anche quelli molto durevoli (non è che tutti i giorni se ne spacchino migliaia), per un consumo indicativo di 20.000-25.000 tonnellate all'anno, potremmo aggiungere a questo milione di tonnellate, nel breve periodo, 1.200.000, certamente con qualche beneficio per il sistema economico oltre che per l'economia circolare.
  Certamente, occorre che l'impianto legislativo, chiunque sia in futuro a gestire i beni in polietilene, venga rivisto in relazione alla durabilità dei beni. Ci sembra un po’ azzardato obbligare i produttori di tubi per gas e acqua a fronte dei problemi infrastrutturali che ha questo Paese (per esempio nel settore dell'acqua): quanta acqua si perde per effetto di tubazioni poco efficienti?
  Ci sembra corretto e abbiamo convinto le imprese ad accettare una legislazione specifica su quelle categorie di beni. Oggettivamente non si può nascondere che, per la loro durata o per il circuito di appartenenza, una volta terminato il loro ciclo d'uso, questi beni costituiscono un problema per il detentore finale, che deve essere assistito perché tecnologicamente non è preparato nell'operazione di raccolta, successivo smaltimento e avvio a recupero e riciclo.

  PRESIDENTE. Vorrei chiedere un paio di cose. Vi risulta siano state fatte denunce da parte di queste aziende o anche vostra alle autorità (intendo l'autorità giudiziaria) preposte? Sembra che ci siano anche estremi che potrebbero configurare delle ipotesi di reato. Un'altra domanda è più di natura conoscitiva. Vorrei sapere da quanti anni, più o meno, si prova a fare un consorzio alternativo e se sono state fatte richieste in passato al Ministero dell'ambiente per fare ciò. Si dibatte di queste questioni da un po’ di anni. Vale anche in altre filiere il fatto che alla fine non c'è tutta questa liberalizzazione del mercato sui vari beni, ma in maniera particolare in alcuni settori non ci si riesce a smuovere dal fatto che sia sempre un unico consorzio a gestire il tutto. Inoltre, mi sembra d'aver capito che all'interno del consiglio di amministrazione del consorzio di cui stiamo parlando, non siano presenti i vari rappresentanti delle filiere, i produttori, i consumatori: da chi è composto questo consiglio di amministrazione?

  ANGELO BONSIGNORI, direttore generale di Unionplast. Quanto a iniziative dell'autorità giudiziaria nei confronti del consorzio Polieco, posso dire poco, tranne che a noi è capitato due o tre anni fa di leggere un'agenzia che parlava di un'indagine nei confronti del consorzio. Non abbiamo altri elementi. Normalmente non rincorriamo le voci. Questa voce è corsa, effettivamente, qualche anno fa e siamo stati oggetto di audizione da parte dei Noe.

  PRESIDENTE. Un'indagine c'è, lo sappiamo, perché ce l'ha detto il procuratore di Roma. Volevo capire se, a vostra conoscenza, rispetto a queste situazioni ci fosse altro.

  ANGELO BONSIGNORI, direttore generale di Unionplast. No, questa situazione era a nostra conoscenza. Come vi dicevo, su questa situazione il nostro presidente è stato convocato dai Noe, credo nel corso di un'indagine conoscitiva, durante la quale Pag. 9abbiamo presentato anche alcuni dei documenti di cui abbiamo parlato stamattina.

  LAURA PUPPATO. Recentemente, mi scusi?

  ANGELO BONSIGNORI, direttore generale di Unionplast. Non ho una memoria ferratissima, ma credo che questa cosa dati due anni fa. Non è una cosa recentissima, ma non risale nemmeno alla notte dei tempi. Questo è ciò di cui siamo al corrente. Per quanto riguarda il consorzio alternativo, come vi dicevo, le aziende per molti anni hanno fatto semplice opposizione a questa norma. Il consorzio alternativo a cui facevo cenno, per il quale abbiamo presentato anche istanza di riconoscimento, non è però una novità in termini assoluti.
  Noi l'abbiamo costituito, ripeto, convincendo le aziende che l'articolo 234 contiene molte imprecisioni e anche molte alterazioni della concorrenza, ma contiene anche delle parti che meritano di essere salvate. Abbiamo costituito questo consorzio cinque anni fa, quindi non è una costituzione dell'altro giorno. Nei rapporti con il Ministero siamo sempre stati rinviati all'attesa pubblicazione della bozza di statuto tipo, senza la quale non si sarebbe potuto avviare il processo di riconoscimento. Questo consorzio, di fatto, è rimasto non inattivo, nel senso che, per esempio, abbiamo aggiornato di anno in anno il nostro database sui consumi delle varie tipologie di beni in polietilene, anche per cominciare a fare delle simulazioni in termini di teorico gettito contributivo e costituzione di una rete di raccolta e di recupero, possibilmente poggiandoci su sistemi già esistenti, per evitare di costituire imprese industriali non caratterizzate da dimensioni utili per sopravvivere sul mercato.

  PRESIDENTE. Mi scusi, vorrei chiederle una cosa che credo sia importante. Ho avuto occasione di vedere alcuni bandi di gara, per poter partecipare ai quali, occorre l'obbligatorietà all'iscrizione al consorzio Polieco: vi risulta? Credo che anche questo sia un fatto importante.

  ANGELO BONSIGNORI, direttore generale di Unionplast. Questo ci risulta. Abbiamo trasmesso alle aziende e trasmetteremo anche a voi il parere legale che dice che queste attività non sono permesse. Sicuramente, quando vengono fatti questi bandi di gara, introdurre quest'obbligo produce ulteriori discriminazioni all'interno del sistema industriale e produce inutili turbolenze. Esco un attimo dal seminato: certamente il fatto che queste gare vengano per lo più fatte al massimo ribasso, è forse, però, la cosa peggiore.
  Ovviamente, il contributo va a ulteriormente a peggiorare la competitività delle imprese, ma trovo una pessima abitudine il massimo ribasso quando si tratta di gasdotti, nonché di acquedotti. Come dicevamo, ci sono regioni che si perdono per strada il 30 per cento di acqua dalla fonte alla distribuzione. Quanto sono importanti l'acqua e il gas non credo sia mio compito dirvelo. Per quanto riguarda il consiglio di amministrazione, non conosco l'attuale composizione del consiglio. Il mio intervento era mirato a dire che due anni fa lo «Sblocca Italia», intervenendo sulla norma e riprendendo una norma, dopo che eravamo riusciti a ottenere un chiarimento sul campo di applicazione, in attesa di questo famoso decreto di pubblicazione dello statuto, aveva previsto che rappresentanti associativi, quindi con ruolo di amministrazione e di vigilanza, dovessero entrare in questo consiglio di amministrazione, cosa che non è avvenuta, insieme all'obbligo, sempre previsto dalla legge, di abbattere del 50 per cento il contributo in attesa di determinazioni da parte del ministero competente.

  PRESIDENTE. Il quadro che ci siamo fatti è abbastanza chiaro. Vi ringraziamo. Se manderete quel materiale per e-mail alla Commissione, ve ne saremo grati. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.10.