XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 124 di Mercoledì 17 maggio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Audizione del presidente e dell'amministratore delegato di Rai Way:
Fico Roberto , Presidente ... 3 ,
Rossi Maurizio  ... 3 ,
Fico Roberto , Presidente ... 3 ,
Agrusti Raffaele , presidente di Rai Way ... 3 ,
Fico Roberto , Presidente ... 4 ,
Mancino Aldo , amministratore delegato di Rai Way ... 5 5 ,
Rossi Maurizio  ... 8 ,
Mancino Aldo , amministratore delegato di Rai Way ... 8 ,
Ruta Roberto  ... 10 ,
Rossi Maurizio  ... 11 ,
Ciampolillo Lello  ... 13 ,
Airola Alberto  ... 14 ,
Fico Roberto , Presidente ... 15 ,
Agrusti Raffaele , presidente di Rai Way ... 16 ,
Fico Roberto , Presidente ... 16 ,
Agrusti Raffaele , presidente di Rai Way ... 16 ,
Fico Roberto , Presidente ... 17 ,
Agrusti Raffaele , presidente di Rai Way ... 17 ,
Fico Roberto , Presidente ... 17 ,
Mancino Aldo , amministratore delegato di Rai Way ... 17 ,
Rossi Maurizio  ... 18 ,
Mancino Aldo , amministratore delegato di Rai Way ... 18 ,
Ciampolillo Lello  ... 19 ,
Mancino Aldo , amministratore delegato di Rai Way ... 19 ,
Ciampolillo Lello  ... 19 ,
Mancino Aldo , amministratore delegato di Rai Way ... 19 ,
Ciampolillo Lello  ... 20 ,
Mancino Aldo , amministratore delegato di Rai Way ... 20 ,
Ciampolillo Lello  ... 20 ,
Mancino Aldo , amministratore delegato di Rai Way ... 20 ,
Ciampolillo Lello  ... 20 ,
Mancino Aldo , amministratore delegato di Rai Way ... 20 ,
Airola Alberto  ... 21 ,
Mancino Aldo , amministratore delegato di Rai Way ... 22 ,
Agrusti Raffaele , presidente di Rai Way ... 22 ,
Rossi Maurizio  ... 22 ,
Fico Roberto , Presidente ... 22 ,
Rossi Maurizio  ... 22 ,
Fico Roberto , Presidente ... 22 ,
Airola Alberto  ... 22 ,
Agrusti Raffaele , presidente di Rai Way ... 22 ,
Fico Roberto , Presidente ... 22

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'art. 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del presidente e dell'amministratore delegato di Rai Way.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente e dell'amministratore delegato di Rai Way, Raffaele Agrusti e Aldo Mancino, che ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  Do la parola al dottor Agrusti e, successivamente, al dottor Mancino, con riserva per me e per i colleghi di rivolgere loro, al termine degli interventi, eventuali domande e richieste di chiarimento.

  MAURIZIO ROSSI. Intervengo sull'ordine dei lavori. Ad oggi la Rai non ha la concessione. Infatti, il 28 aprile è stato emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che ha approvato, a valere dal 28 stesso, la concessione esclusiva alla Rai dell'esercizio del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale sul territorio nazionale, che – lo ricordo a tutti – era in scadenza in data 30 aprile 2017. La normativa prevede che il decreto debba essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale dopo il controllo della Corte dei conti. Ad oggi il testo non solo non risulta pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ma è ancora all'esame della Corte dei conti. Pertanto, possiamo dire che ad oggi la Rai ha la concessione scaduta, perché la nuova si può considerare efficace solo dal giorno della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Questo peraltro comporta che il testo definitivo non sia noto. Tutti coloro che volessero prendere provvedimenti o fare esposti non lo potrebbero fare. Sollecito il presidente a chiedere delucidazioni su cosa stia accadendo, perché è un fatto particolarmente grave.

  PRESIDENTE. Senatore Rossi, mi informerò sul perché la Corte dei conti trattenga il testo della concessione e non sia ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
  Prego presidente Agrusti.

  RAFFAELE AGRUSTI, presidente di Rai Way. Presidente, brevemente poi lascerò la parola all'amministratore delegato, l'ingegner Mancino, che, oltre a essere amministratore delegato, è in Rai Way dall'inizio di quest'avventura e fino all'altro giorno era direttore generale.
  Vi fornisco solo due informazioni su Rai Way. Come sapete, Rai Way ha il compito principale di assicurare la diffusione del segnale televisivo in tutto il territorio nazionale per quanto riguarda la Rai: vedrete peraltro che prestiamo il nostro servizio anche ad alcuni operatori televisivi minori.
  Quello che emergerà anche dalla relazione dell'amministratore delegato e che vogliamo mettere in evidenza è la capacità, per adesso in parte astratta, di Rai Way di raggiungere non solo tutto il territorio nazionale, ma proprio tutta la popolazione Pag. 4nazionale. Sappiamo che ci sono oggi alcune aree che non sono servite appieno, ma solo parzialmente. Il messaggio che emergerà in modo molto più chiaro e più tecnico dall'amministratore delegato è che Rai Way ha la capacità e la possibilità tecnologica di raggiungere tutta la popolazione italiana, anche alla luce – questa è una cosa molto più importante – delle nuove modalità di riscossione del canone, che, come sapete, hanno aumentato il numero degli abbonati Rai in maniera significativa, portandolo a quasi 22 milioni di famiglie italiane.
  Come sapete, Rai Way è quotata in Borsa. Una parte del nostro azionariato è terzo ed è costituito da privati e soprattutto da investitori istituzionali, fondi sia italiani, sia internazionali. Oggi Rai detiene circa il 64 per cento del capitale di Rai Way, mentre la restante parte è collocata sul mercato. La quotazione è avvenuta a fine novembre del 2014, in seguito a un'offerta fatta sul mercato per effetto della quale Rai ha incassato circa 280 milioni di euro. Successivamente sono stati messi in pagamento, compresi quelli per l'anno in corso, dividendi da parte di Rai Way al mercato, di cui un 64 per cento a Rai, per circa 114 milioni di euro dalla quotazione ad oggi. Ovviamente, la quotazione è avvenuta sulla base di un contratto con determinati valori, considerati equi da parte degli advisor, ossia le principali banche internazionali, che hanno curato la quotazione. Il contratto non differiva di molto ma era pressoché identico a quello che già intratteneva Rai con Rai Way. Rai Way era comunque una legal entity anche prima della quotazione. Non era una mera divisione di Rai, ma era proprio una società per azioni a sé. Il titolo è andato molto bene. Tutto questo settore di mercato – non solo noi, ma anche, per esempio, Ei Towers – è un settore che ha performato molto bene. Parliamo, da quando Rai Way è stata quotata, di un total return di oltre il 70 per cento tra capital gain e dividendi. Tenete presente che questi titoli sono andati bene anche perché i tassi di interesse sono molto bassi. Si tratta di titoli che vanno bene quando i tassi sono bassi, perché i fondi, che investono in questi titoli, lo fanno quasi come fossero dei bond. Poiché questo titolo rende circa il 3 per cento di dividendo, sovraperforma quello che, per esempio, in questo momento è un BTP. Il valore di questo tipo di titoli è strettamente legato anche all'andamento dei tassi di interesse: se i tassi di interesse dovessero salire, questi titoli scenderebbero.
  La società ha un fatturato di circa 215 milioni di euro, di cui l'84 per cento circa deriva dalla Rai. I dipendenti sono 622. Quest'anno abbiamo fatto un utile di circa 42 milioni e abbiamo pagato dividendi per 39 milioni. Gli investimenti totali sono circa 20 milioni. La società non è indebitata, ovviamente un grosso vantaggio. Se un domani questa società dovesse essere chiamata a investire in tecnologia e in miglioramento dei suoi asset, vorrà dire che ha una capacità di sviluppo indipendente dagli azionisti e dalla raccolta di capitale di rischio, potendosi anche indebitare. Come vi dicevo, il totale dei dividendi pagati da quando la società è stata collocata in Borsa a oggi è di circa 114 milioni.
  Passo a due parole sulla governance. Il consiglio adesso è composto di nove membri – prima era di sette. È stato leggermente aumentato di due, perché, come sapete, in una società quotata in Borsa ci sono i comitati. Ci sono i comitati audit e rischi e il comitato nomine e retribuzioni praticamente con 7 membri, che devono essere tutti indipendenti. Nel precedente consiglio erano gli stessi membri a far parte di entrambi i comitati. Il socio ha aderito alla richiesta della società di allargare di due persone e quindi abbiamo raggiunto il numero di nove. Di questi uno è stato eletto nelle liste di minoranza e rappresenta alcuni fondi internazionali. Ci sono poi sei membri indipendenti e due riconducibili a Rai, che sono fondamentalmente il sottoscritto e l'amministratore delegato.
  Questo è il quadro generale della società.

  PRESIDENTE. Do la parola all'amministratore delegato Mancino.

Pag. 5

  ALDO MANCINO, amministratore delegato di Rai Way. Credo sia la prima volta che Rai Way è invitata in questa Commissione. Sono qui come amministratore delegato, carica che ho assunto negli ultimi giorni dello scorso mese di aprile, ma conosco molto bene Ray Way perché sono stato direttore generale negli ultimi dieci anni. È proprio grazie a questa esperienza che oggi vorrei presentarvi l'azienda. Lo farò illustrando i risultati raggiunti, in un periodo caratterizzato dall'affermarsi di tecnologie di comunicazione nuove: tra tutte, il passaggio al digitale è stato per noi un passaggio cruciale.
  Per comprendere appieno che cosa rappresenti oggi Rai Way nel panorama delle infrastrutture di comunicazione del Paese penso sia molto utile ripercorrerne brevemente la storia, mostrando quali siano stati gli elementi costitutivi di Rai Way, ovvero quali asset appartengano al suo patrimonio «genetico»; poi mi concentrerò sulle attività nelle quali Rai Way è attualmente impegnata e sulle sfide che ci aspettano per i prossimi anni.
  L'avvio della società risale al 1° marzo 2000, quando la Rai effettua il conferimento in Rai Way, che era una società costituitasi ad hoc poco prima, del ramo d'azienda relativo a tutto il complesso delle attività di beni, servizi e risorse che faceva capo all'allora divisione trasmissione e diffusione. Fino a quel momento la divisione aveva svolto le attività di esercizio e installazione degli impianti di diffusione televisivi e radiofonici, terrestri e satellitari, e tutti i collegamenti connessi con la diffusione, ossia i collegamenti di tipo fisso necessari per l'attività di produzione e di distribuzione agli impianti dislocati sul territorio nazionale. Sottolineo che il perimetro del conferimento – mi soffermo un attimo su questo perché ci consente di far capire meglio che cosa può essere Rai Way anche oggi – includeva la titolarità delle infrastrutture (tralicci, edifici e locali per il ricovero degli apparati e terreni), le cosiddette componenti passive della rete, e anche quella delle componenti cosiddette attive della rete (apparati, impianti trasmettitori per la diffusione radiofonica). Non veniva invece inclusa nel perimetro la titolarità dei diritti d'uso delle frequenze, che restava, e resta tuttora, in capo a Rai. Ritengo che questo elemento sia cruciale da ricordare, perché ha avuto certamente e ha un impatto sul posizionamento di Rai Way nel mercato degli operatori di rete, che, con il passaggio al digitale, operano in complementarità con i fornitori di contenuti. D'altra parte, venivano trasferite a Rai Way anche le persone che operavano all'interno della divisione, in massima parte ingegneri e tecnici con un elevato grado di specializzazione nel settore della trasmissione. Per noi si tratta di un grande patrimonio di conoscenze di tecnologie del broadcasting che ci siamo portati in Rai Way.
  Fatta questa brevissima premessa sul perimetro, vi farei vedere un video di meno di un minuto e mezzo. Poi torniamo sulla presentazione di Rai Way.

  (Segue proiezione video)

  ALDO MANCINO, amministratore delegato di Rai Way. Devo dire che, quando vedo queste immagini effettivamente riprese dai nostri tralicci, penso che viviamo veramente in un Paese bellissimo, al di là dell'immagine di Rai Way.
  Oggi Rai Way è un'azienda solida. Lo avete visto nel filmato. Abbiamo circa 600 dipendenti con competenze specialistiche. Il 30 per cento è personale laureato, in gran parte ingegneri, con età media intorno ai cinquant'anni. Abbiamo una presenza femminile, che in un settore come il nostro è significativa, del 17 per cento. Oltre il 60 per cento – questa è una caratteristica che tengo molto a sottolineare – opera sul territorio e assicura non solo le attività di istituto, che sono l'esercizio e la manutenzione degli impianti, ma anche quella funzione irrinunciabile di interfaccia verso gli enti locali e con gli ispettorati del Ministero dell'economia territoriali, in particolare riguardo a tutte le tematiche interferenziali e di ricezione dei segnali.
  Rai Way dispone di 2.300 siti dislocati sul territorio, che costituiscono anch'essi un grande patrimonio in termini di qualità di asset e di ubicazione, perché, al di là dell'elevato livello tecnico e del valore dell'infrastruttura, Pag. 6 sono collocati anche in luoghi strategici per massimizzare le coperture di tipo broadcast, nonché di capillarità sul territorio. Partiamo all'interno del Mux 1 con una copertura che è largamente la più estesa, oltre il 99 per cento del Paese. Infine, come consistenza dei titoli immobiliari, la maggior parte dei nostri siti è o parzialmente, o totalmente di nostra proprietà.
  Vorrei fare un cenno alle reti che gestiamo per il servizio pubblico. Parto sicuramente dalle reti di trasmissione e di diffusione sul digitale terrestre. Gestiamo i cinque multiplex Rai, all'interno dei quali, come sapete, abbiamo 13 canali SD e 6 canali in alta definizione. Poi c'è un multiplex per la regione autonoma della Valle d'Aosta, all'interno del quale vengono trasmessi contenuti francofoni per le minoranze linguistiche nella regione. Abbiamo un totale complessivo, per dare un'idea della dimensione, di circa 3.300 impianti televisivi gestiti. Abbiamo poi le cinque reti FM in modulazione di frequenza con 2.700 impianti radiofonici e i multiplex DAB. I multiplex Rai hanno estensioni differenziate, in funzione da un lato delle richieste che Rai fa a Rai Way e dall'altro degli obblighi della concessione ancora vigente per la Rai. Mi riferisco agli obblighi che dalla Rai erano in concessione stati stabiliti per ciascuno dei multiplex, differenziati secondo il loro tipo.
  Rai Way dispone inoltre di collegamenti di tipo fisso, sia in ponte radio, con circa 50.000 chilometri di collegamenti radio e 400 tratte, sia in fibra ottica (la gran parte sono collegamenti che affittiamo dagli operatori) per circa 7.000 chilometri, utilizzata sia per i riversamenti di contributi video dai vari punti, sia per l'attività di distribuzione dei multiplex dal punto di emissione verso i siti da cui avviene la diffusione dei segnali.
  Sulla parte alta trovate le reti satellitari. Ricordo che abbiamo quattro trasponder a 13 gradi est sui satelliti Hot Bird della flotta Eutelsat, all'interno dei quali viene diffusa tutta l'offerta Rai, sia in HD, sia in SD, anche attraverso la piattaforma Tivùsat. Ricordo che da qualche mese ci stiamo occupando anche della diffusione dei canali di Rai World nelle Americhe, in Nord America e in Sud America, e in Australia. Lavoriamo insieme alla consociata Rai, Rai Com, che si occupa della parte di marketing dei canali.
  Vorrei fare una piccola menzione, che ritengo importante, anche alla nostra attività di verifica e controllo della qualità dei segnali sia centralmente, sia sul territorio. Abbiamo due centri di controllo, uno a Roma e un altro a Milano, h24 operativi 7 giorni su 7 e in grado di intervenire direttamente su circa 1.000 impianti. Ulteriori sistemi di telesorveglianza sono stati implementati a livello regionale. È intensa è anche la nostra attività di misurazione sul campo dei livelli di segnale per tutte le nostre reti. Ho voluto fare una ricerca per darvi un'idea delle misure che sono state effettuate sul campo negli ultimi anni sul digitale terrestre. Siamo a oltre 100.000 misure sulle reti digitali e a 90.000 sulle reti FM, misure preferenziali, che ci consentono di capire effettivamente la ricevibilità effettiva nel luogo dei segnali della Rai.
  Accenno anche al fatto che l'azienda ha adottato già da diversi anni, dal 2008, un sistema di gestione ambientale certificato secondo le norme che vedete, ISO 14001, e un sistema anch'esso certificato per la gestione di salute e sicurezza, ISO 18001. Nello scorso dicembre abbiamo ottenuto anche una certificazione ISO 9001 per la progettazione degli impianti. Credo che essere forse l'unica azienda del settore in Italia a ottenere le certificazioni sia un grosso valore proprio nel rispetto del nostro atteggiamento verso l'ambiente e verso le tematiche ambientali in generale.
  Faccio un passaggio rapido sul nostro modello industriale e sui servizi clienti. Rai Way copre tutte le fasi della catena del valore di un operatore di rete, dalla progettazione della rete, alla realizzazione, all'esercizio e alla manutenzione delle reti. Questo vale sia per le reti di diffusione e trasmissione terrestre televisiva e radiofonica, sia per le reti satellitari. Forniamo anche a Rai un servizio di contribuzione per riversamenti audio-video in occasione Pag. 7di eventi, ma anche tra le varie sedi, tra la sede regionale e le sedi centrali di Roma e i vari centri di produzione. Inoltre, offriamo anche attività e servizi di tower rental, ossia di ospitalità di impianti sui nostri tralicci, anche ad altri broadcaster, a tutti gli operatori mobili e ad altri operatori wireless di telecomunicazione, ma anche alla pubblica amministrazione, con il Ministero dell'interno. Abbiamo anche le reti della pubblica amministrazione sui nostri tralicci, non gratuita. Infine, i servizi di rete, ovvero il nostro know-how, sono messi a disposizione in termini di consulenza specialistica di chi opera all'interno del settore del broadcasting.
  Permettetemi di notare come Rai Way – si parla molto di tower company in questo periodo – sia più di una tower company. Come la tower company ha certamente asset e infrastrutture di grande valore, ma accanto a questi ha anche la gestione della tecnologia e le competenze e il know-how per la gestione della tecnologia stessa.
  Espongo un breve prospetto sui nostri clienti e sulle nostre attività di sviluppo business che associamo alle attività che forniamo per Rai. Circa il 14 per cento dei nostri ricavi viene dal mercato terzo, ossia da clienti non Rai. Si sostanziano, come dicevo, per gran parte nei servizi di tower rental per gli operatori di telecomunicazione e in parte anche in servizi di trasmissione per altri broadcaster.
  In questi anni abbiamo cercato di rappresentare le varie tappe mettendo insieme tutte le anime di Rai Way, quella dell'innovazione, quella dello sviluppo organizzativo e le varie tappe della certificazione, ma mi vorrei soffermare su quelle che, in realtà, hanno rappresentato le due tappe cruciali della nostra storia.
  La prima è lo switch-off dall'analogico al digitale. Sono stati cinque anni per noi di grande lavoro, con un investimento complessivo di oltre 350 milioni di euro, ma soprattutto con un impegno in termini di persone. Abbiamo mobilitato sul territorio circa 300 persone. Quasi tutto il personale sul territorio in quella fase si spostava anche da una regione a un'altra proprio per dare supporto e garantire il rispetto dei tempi stringenti dei vari switch-off. Questo è avvenuto in un'attività di installazione che abbiamo voluto internalizzare, ossia abbiamo voluto tenere quasi completamente, a parte qualche piccola cosa, internamente, cosa che ha contribuito ad arricchire le conoscenze dei nostri tecnici, che, a quel punto, sono diventati padroni della rete che poi si sono trovati a gestire. Per dare anche qui un'idea, abbiamo fatto una conversione al digitale di 3.300 impianti televisivi. Sono un po’ meno del doppio di quelli che servono alla BBC attraverso l'operatore Arqiva a diffondere in Inghilterra i propri canali. La dimensione dello sforzo, concentrata in un periodo così breve, è stata notevole.
  La seconda tappa che vorrei menzionare – ce l'ha ricordata il presidente nella sua introduzione – è il processo di quotazione in borsa. È avvenuto in un arco temporale molto breve per questo tipo di operazioni. Come vi ricorderete, siamo partiti a giugno e ci siamo quotati il successivo 14 novembre. È stata un'operazione fatta in meno di sei mesi, che ha segnato certamente uno snodo centrale, perché ha spinto l'azienda al confronto con il mercato. Facendo anche un piccolo bilancio, dopo due anni e mezzo, eravamo pronti a stare sul mercato. Ci siamo trovati pronti per quell'appuntamento, non soltanto perché avevamo la capacità di convincere gli investitori della bontà del nostro progetto della nostra azienda, ma anche perché, attraverso lo sviluppo del mercato che si sta sostanziando proprio in questi anni, abbiamo dimostrato che il mercato ci apprezza.
  Quando parlo del mercato, parlo anche di tutta la comunità finanziaria internazionale, perché molti fondi e investitori internazionali di elevato standing hanno investito, anche con partecipazioni significative, in Rai Way. L'attività che peraltro ci ha impegnato a valle di tutta la quotazione è stata quella di riprendere tutti i nostri processi interni e di adeguarli alla governance tipica di una società quotata. Eravamo pronti a stare sul mercato, ma determinati processi interni li dovevamo adeguare, cosa che abbiamo fatto in questi due Pag. 8anni di lavoro. Credo che ad oggi l'azienda sia solida anche in termini di governance complessiva come società quotata.
  Vorrei rilevare quest'anima con cui Rai Way riesce a coniugare una dimensione competitiva tipica di una società che deve stare sul mercato e che è quotata in borsa con la missione istituzionale che le deriva dall'essere il gestore della rete degli impianti della Rai, in funzione del servizio pubblico, di cui la Rai è concessionaria. Sono due anime che convivono all'interno di ognuna delle nostre persone che lavorano in Rai Way. Credo che questo sia un valore, in quanto offre quell'equilibrio che una società come la nostra deve avere oggi.
  Guardando alle prossime sfide, mi soffermo solo un attimo sulla convenzione. Come Commissione, avete approfondito il tema e conoscete molto bene tutto il testo di convenzione. Vorrei soltanto soffermarmi sui punti che riteniamo possano avere un impatto più diretto su Rai Way, ossia sulla nostra società.
  Da un lato, siamo molto onorati e ci fa molto piacere quando, all'articolo 4, come anche in altri articoli, viene citata direttamente Rai Way. È la prima volta che Rai Way è citata all'interno di un testo di concessione. Questa per noi è una cosa certamente positiva. All'articolo 4 in particolare si fa riferimento a quel veicolo e a quel motore di sperimentazione tecnologica e dell'uso delle nuove tecnologie all'interno del gruppo. Siamo onorati di poter essere parte dell'innovazione tecnologica del gruppo Rai e lo faremo con grande determinazione. All'articolo 3, quando si pone in capo a Rai l'obbligo di garantire la diffusione di tutti i contenuti di pubblico servizio, assicurando la ricevibilità, ovviamente gratuita, del segnale al 100 per cento della popolazione, anche in questo caso si configura in modo indiretto un ruolo centrale di Rai Way in virtù anche dell'esclusiva che Rai Way ha nel contratto di esclusiva tra Rai e Rai Way: certamente questo aspetto per noi è centrale. In altri punti la convenzione mostra dei cenni di apertura secondo me innovativi e interessanti. Lo si vede, da un lato, nell'articolo in cui si parla della possibilità di realizzare impianti comuni e anche con altri operatori e, dall'altro, quando si parla di rendere possibile un percorso di razionalizzazione e di distribuzione delle infrastrutture per il broadcasting.
  Faccio un cenno a un altro articolo che mi sembra in questo caso più che innovativo. Mi riferisco a quando si va a dare alla Rai una riserva di capacità di trasmissione e quindi di banda in termini di megabit al secondo e non il diritto d'uso esclusivo di frequenze, che potrebbero essere legittimamente – immagino – assegnate all'operatore di rete e, quindi, a Rai Way in un percorso peraltro tutto ancora da delineare.
  Diventa, quindi, cruciale il passaggio, che aspetta Rai nelle prossime settimane, di definizione del contratto di servizio previsto dalla concessione, contratto di servizio quinquennale che immagino andrà a definire meglio i percorsi...

  MAURIZIO ROSSI. Ha detto che il contratto di servizio verrà fatto nelle prossime settimane? Ho sentito bene? Parliamo di anni, probabilmente.

  ALDO MANCINO, amministratore delegato di Rai Way. Nei prossimi mesi ci aspettiamo profondi cambiamenti, a partire dagli aspetti regolamentari. In questo senso faccio riferimento al nuovo piano di assegnazione delle frequenze per la televisione, il PNAF, con la prevista liberazione della banda 700 a favore degli operatori di telecomunicazioni. Sapete che a metà marzo è stata approvata una risoluzione del Parlamento europeo che ha stabilito che entro il giugno 2018 venga definita da ciascuno dei Paesi membri una roadmap che traguardi il 2020, o, al più tardi, il 2022 come data di rilascio della banda. È ragionevole che tale impostazione regolatoria sia attuabile attraverso la contestuale adozione di standard di trasmissione più efficienti. Faccio riferimento, in particolare, al T2. A questo proposito ricordo che dal 1° gennaio 2017 è entrato in vigore l'obbligo di integrare all'interno del televisore un sintonizzatore digitale per la ricezione dei programmi in T2. Ovviamente, si prevedono sviluppi anche Pag. 9 per la rete digitale, per il DAB, sempre prendendo come punto di partenza la situazione delle frequenze, dalla quale deriva la possibilità di sviluppo delle reti. La pianificazione in questo momento ha riguardato 16 bacini sui 39 complessivi. C'è un tema di risorse frequenziali scarse, ma anche qui l'interesse di Rai Way, ma anche della Rai, è quello di proseguire nel processo di sviluppo delle reti.
  Vorrei fare un cenno anche sulle tecnologie di trasmissione e non solo sullo scenario delle reti di diffusione. Effettivamente stiamo offrendo e immaginando servizi di trasmissione di contribuzione video innovativi attraverso nuove tecnologie. Penso alla possibilità di realizzare, per esempio, coperture wireless dedicate in occasione di eventi per contribuzione in mobilità, cosa che fa cambiare in modo sostanziale anche le modalità con cui si possono coprire gli eventi, in particolare di news. Proprio tra qualche giorno Rai Way sarà presente con una propria soluzione innovativa a favore di Rai, ma anche di altri broadcaster, a Taormina, in occasione del G7. Realizzeremo questa rete, che consentirà la possibilità di riversare in mobilità da ponti mobili, dal media center, che sarà a Capo Taormina.
  Faccio un cenno rapidissimo, solo per dare uno spunto, ad altre attività di innovazione che ci vedono coinvolti anche su settori limitrofi a quello più strettamente del broadcasting. Abbiamo in campo una serie di trial di sperimentazione tecnica, ma anche di carattere precommerciale nel mondo dell'IoT. Abbiamo deciso di aderire proprio qualche mese fa alla Lora Alliance, come Rai Way, proprio perché pensiamo che i nostri asset e le nostre competenze siano assolutamente all'avanguardia per poter fornire anche reti e connessioni nel mondo dell'IoT, ossia nell’Internet of Things.
  Torno al broadcasting e mi avvio alla conclusione. Come sapete molto bene, stiamo assistendo a una trasformazione nel mondo del broadcasting dei modelli, dei formati e delle tipologie di fruizione dei contenuti N-Screen, catch-up TV e video su device sia fissi, sia mobili. Si tratta di una trasformazione resa possibile sia dall'evoluzione delle tecnologie broadcast verso standard più efficienti (prima citavo il DVB-T2) e codifiche anche più efficienti, sia dall'affermarsi delle reti ultrabroadband in fibra e wireless che offrono nuove opportunità di distribuzione di contenuti video di ottima qualità. La domanda che ci stiamo facendo e che ci facciamo come Rai Way, in realtà, da tempo è come dobbiamo fare evolvere anche le modalità di distribuzione e di delivery dei contenuti nel momento in cui si stanno affermando, ormai in modo progressivo e irreversibile, queste tendenze evolutive delle reti. Riteniamo che in questo scenario Rai Way possa giocare un ruolo da protagonista nell'innovazione digitale, perché il Paese ha bisogno di campioni industriali e Rai Way si propone di esserlo, su quel terreno che poi è il terreno proprio di Rai Way, ossia quello di una società di infrastrutture per la comunicazione che ha un orizzonte multipiattaforma e che possiede gli asset industriali necessari ad affrontare questa fase. Si tratta di una fase di trasformazione, come dicevo poco fa, regolata da alcuni strumenti di indirizzo che devono essere letti nella loro complementarità: da un lato, il nuovo PNAF, coerente con le linee europee di valorizzazione delle frequenze, dall'altro, l'Agenda digitale, ossia le politiche del UE per lo sviluppo dei servizi digitali, e, dall'altro ancora, la nuova convenzione Rai, che apre spunti certamente innovativi su Rai Way.
  In questo contesto – e qui veramente concludo – Rai Way si propone come strumento attuativo degli obiettivi strategici di sistema affidati nel settore tecnologico al servizio pubblico. Pertanto, anche il futuro contratto di servizio Rai sulla base della nuova convenzione deve offrire una visione integrata del ruolo di servizio pubblico nella modernizzazione delle reti del nostro Paese, una visione che porti anche a un ciclo di pianificazione che dovrà impegnare Rai Way nei prossimi anni. Come tutti gli operatori, anche un operatore come Rai Way ha necessità di avere una visibilità per poter immaginare di programmare correttamente gli investimenti. Rai Way può essere anche protagonista come soggetto attivo sul mercato per valorizzare i propri Pag. 10asset (torri, know-how certamente, persone e magari, in prospettiva, anche frequenze), cogliendo le opportunità che le discontinuità tecnologiche dei prossimi anni offrono, facendo leva sui nuovi assetti relativi sia al mondo broadcast, sia al mondo delle telecomunicazioni, in una prospettiva 4G, 5G e ancora avanti.
  Concludo ringraziando la Commissione e gli onorevoli commissari per questo invito e sono a disposizione per eventuali domande.

  ROBERTO RUTA. Intanto rivolgo un augurio di buon lavoro sia al presidente, sia all'amministratore delegato, perché mi sembra che siamo a una fase nuova e importante, anche, ovviamente, con il nuovo contratto di servizio, che tutti auspichiamo sia sottoscritto in un tempo più che ragionevole.
  Detto questo, vi rivolgo due domande, di cui spero – dipende dagli interventi – di poter sentire le risposte, altrimenti le leggerò sui resoconti, perché devo recarmi in un'altra Commissione, non vuole essere assolutamente una scortesia.
  Pongo due domande abbastanza semplici. Una è più al presidente. Vorrei sapere se, nei rapporti con la Rai, si ha la contezza che la Rai voglia dismettere ancora pezzi di quotazione in Rai Way, mantenendo immagino sempre la maggioranza, visto che ha il 64 per cento. Considerato che dismettere il pezzo precedente ha fruttato bene e continuerà a fruttare, vorrei sapere se ha interesse a dismettere ancora. Vorrei sapere se nei rapporti con la Rai c'è o meno questa intenzione. Lo chiederò, ovviamente a «mamma Rai», che poi deciderà di suo, ma mi interessa sapere se c'è in animo questa idea e se ci sono azioni che vanno in quella direzione. Oltre al 64 per cento, sono noti – immagino – i soci che hanno partecipato ufficialmente all'acquisto sul mercato del restante 30 per cento.
  All'amministratore volevo invece chiedere una cosa semplice con riguardo a tutto quello che doveva fare Rai Way. Comprendo bene che ci sono condizioni straordinarie, perché siamo in regime anche di concessione di una serie di strumentazioni e di attività. Si tratta di un regime che avvantaggia Rai Way rispetto ad altre società, proprio perché essa svolge una funzione, come giustamente detto, doppia, cioè quella privata, di innovazione tecnologica, ma anche quella di assicurare il servizio pubblico. Come è sostenibile la situazione?
  Pur avendo avuto – lo dico qui – un rapporto ottimo con il personale di Rai Way sul territorio – parlo sia del Molise, sia dell'Abruzzo, per problemi di visione che abbiamo avuto nel Basso Molise, ma so che il problema esiste anche in Piemonte e in altre realtà italiane – siamo a oltre il 90 per cento di copertura, ma manca un pezzo. Con il canone pagato direttamente è evidente che non è sostenibile che ci sia un italiano che non abbia questo servizio, a maggior ragione quando chiediamo «coattivamente» il pagamento del canone. C'è un dato che non quadra. È sommamente ingiusto chiedere il pagamento di un servizio che non si rende. Poiché però i mesi passano e i disturbi continuano a esistere, nonostante l'impegno e anche la collaborazione fattiva che ho registrato sia con la Rai, sia con Rai Way in maniera totale, proprio perché Rai Way è campione dell'innovazione, ci aspettiamo una soluzione definitiva, che non duri venti giorni per poi tornare di nuovo come prima. Abbiamo scoperto, per esempio, in Molise che il segnale Rai non arrivava nel Basso Molise. Sto parlando di circa 40.000 o 100.000 persone, secondo la temperatura. Abbiamo scoperto che c'era un'emittente radiotelevisiva abruzzese. Abbassato il segnale di quella, abbiamo scoperto che ce n'era una pugliese. Perciò ho fatto la domanda se l'ospitalità fosse a pagamento o meno. Poi abbiamo scoperto che, tolta quella abruzzese e tolta quella pugliese, quando si alza la temperatura, il segnale di un'emittente che si trova a Capodistria arriva non solo nelle Marche, ma anche in Molise, perché si diffonde meglio con la temperatura alta. Quindi, gli utenti continuano a non vedere. Ora arriverà l'alta stagione. Già sta arrivando. La temperatura è già abbastanza alta. Non appena si innalzerà di più, nonostante abbiamo abbassato l'emittente abruzzese e sia stata spenta quella pugliese, la situazione si ripresenterà. Infatti, già in Pag. 11questi giorni ho di nuovo segnalazioni che mi mandano sull’e-mail. Non lo dico per il disturbo – ci mancherebbe altro – ma perché c'è un principio per cui, se pago il canone... Ovviamente lo devo dire a mamma Rai, ma, in concretezza, se pago il canone addirittura forzatamente con la bolletta e la Rai nella sua complessità, partecipando al 64 per cento, è di fatto nella gestione proprietaria maggioritaria di Rai Way, occorre che Rai Way risolva questo problema in via definitiva e a tutti. So che per tutti i cittadini c'è in animo di mettere la scheda e il decoder a carico della Rai. Visto che non abbiamo debiti, come Rai Way – dico «non abbiamo» perché per me è una partecipata italiana. Lo dico da italiano, non da azionista, lo voglio specificare – e abbiamo la possibilità di investire, mi sembra straordinario che continuiamo a sostenere una situazione insostenibile per quei cittadini italiani, per quel 4-7 per cento, che non hanno la diffusione, pur pagando regolarmente il canone.

  MAURIZIO ROSSI. Premesso che ad oggi non ci è dato sapere quale sia il testo definitivo della concessione, perché, come dicevo prima in premessa, la concessione attualmente non risulta essere stata data alla Rai perché non è pubblicata in Gazzetta Ufficiale – potrebbero esserci delle modifiche della Corte dei conti che non conosciamo – sono molto contento dell'audizione di Rai Way, in cui ci sono grandissimi professionisti. Ha una storia di professionisti. Che siano bravissimi non vi è alcun dubbio. Tuttavia, c'è un passaggio enormemente importante tra il gestore delle torri e il gestore delle torri con le frequenze. Si tratta di una materia molto complessa. Penso di conoscerla abbastanza bene perché la mastico da quarant'anni. Il problema esiste non solo per Rai, ma per tutto il sistema televisivo, di cui Rai e Rai Way sono una parte fondamentale. La problematica che si va a mischiare è sicuramente quella innanzitutto della necessità di dover rivedere tutta la banda 700. Prima si doveva fare entro giugno, adesso è stata spostata. Entro dicembre, come diceva prima, il direttore l'Italia deve preparare un piano. Capisco che non abbiate ad oggi le frequenze, ma siete voi che conoscete la possibilità della gestione delle frequenze. Dovete dare per scontato che avrete probabilmente cinque frequenze, ad oggi. Mediaset è un problema gigantesco e c'entra in questo ragionamento, perché Mediaset ha due Mux. Due frequenze di Mux sono dentro la banda 700. Non è pensabile che, poiché la Rai non ha frequenze nella banda 700 e Mediaset sì, verranno spente quelle di Mediaset e non quelle della Rai. Ci devono essere una redistribuzione e un totale riassetto del sistema frequenziale del Paese e su questo Rai Way è uno dei maggiori tecnici ed esperti e deve collaborare a capire quali saranno le possibili soluzioni.
  Non pensiamo di andare al 2022. Lo dico da tre anni questo, perché so quello che sta accadendo. Tra l'altro, sono in una regione che era maggiormente esposta. Poiché il piano della banda 700 riguarda l'assegnazione delle frequenze alla telefonia a livello europeo e la Francia l'ha già fatto – ha già fatto un'asta che mi pare si sia conclusa con circa 3 miliardi di euro di introiti per lo Stato francese – quelle frequenze sono state già assegnate, le stanno montando e diventeranno operative a breve. Questo cosa significa? Significa che con quella frequenza che ha Mediaset in Liguria, in tutta la zona di Ventimiglia e Imperia – come diceva il collega prima, con il fading, che è la rifrazione sul mare, possono arrivare anche addirittura dei disturbi da molto più lontano, con il problema delle temperature, verso l'ora del tramonto – l'Italia andrà a disturbare le frequenze di un operatore francese. Immaginate un operatore francese che ha pagato 3 miliardi di euro delle frequenze e se le ritrova disturbate da un Paese che non dovrebbe utilizzarle per il sistema televisivo: scoppierà un problema gigantesco. Che cosa fanno? Spengono i ripetitori Mediaset in tutta l'area del savonese e dell'imperiese? Lo stesso può accadere nella Toscana, perché la Toscana va a disturbare la Corsica: ce l'ha proprio davanti. Il Monte Serra ha davanti la Corsica, per dirvi, ragion per cui va sempre a disturbare la Francia. Questo problema è stato sottovalutato dal Governo. Ad oggi sappiamo che Pag. 12ci sono degli incontri e che li avete anche voi, ma il problema deve essere affrontato. La soluzione è un piano di riassegnazione delle frequenze che non può non vedere coinvolto tutto il sistema, compreso tutto il mondo delle televisioni locali. Personalmente continuo a ribadire da anni che l'errore gravissimo che fu fatto fu quello di dare alle televisioni locali, a fronte di un canale di trasmissione, una frequenza che ne trasmette sei. Soggetti che magari avevano tre dipendenti per fare un canale televisivo oggi hanno tre dipendenti per trasmetterne sei e, invece di una schifezza, in molti casi trasmettono sei schifezze e occupano la banda. Il problema nasce da una norma di legge che prevede la riserva di un terzo delle frequenze. Sarebbe giusto, invece, condizionare l'emissione eventualmente al numero dei dipendenti e a canali che abbiano un senso. Quindi, il problema riguarda tutto il sistema.
  Tra l'altro, non sono assolutamente convinto che ci siano i tempi per il famoso passaggio al cosiddetto DVB-T2, che sarebbe la teorica soluzione, perché, se si passa al DVB-T2, si ha in una frequenza il doppio dei canali, tanto per semplificare, e forse si riesci a sfangarsela in qualche modo. Sono convinto che, invece, purtroppo, non si riesca, con i tempi che ci sono, a risolvere il problema di riassegnare le frequenze, passare al DVB-T2 e servire tutti gli utenti. Questo per una ragione. Il direttore prima diceva che dal 1° gennaio di quest'anno è obbligo inserire nei televisori... Sì, ma si intende nei televisori prodotti da adesso, non in vendita. Ci sono giganteschi magazzini ancora da smaltire. Eventualmente uno può fornire il decoderino per il DVB-T2 come apparato esterno, ma uno che si è comprato la televisione a rate, per esempio, e che la paga in cinque anni e si trova già a dover sostituire la televisione o a mettersi un decoderino: non lo vuole fare.
  Si tratta, ripeto, di un problema gigantesco, che, secondo me, non viene affrontato nel modo adeguato. Su questo, come prima domanda, vi chiedo la vostra posizione, perché siete fondamentali per sensibilizzare il Governo su un fatto reale. Qui non c'entra la politica. C'entra veramente un fatto tecnico. Siete, tra l'altro, il soggetto tecnico di fiducia di fatto del Governo. Qual è la vostra proposta su come sarebbe opportuno riassegnare il sistema delle frequenze? Una soluzione può essere quella di andare veramente verso l'operatore unico. Innanzitutto, sono pienamente d'accordo sul fatto che nello stesso soggetto si debba eliminare un altro problema, ossia che i proprietari delle torri non debbano essere concessionari delle frequenze. Questo, invece, va assolutamente consentito. È il primo passaggio che il Governo deve fare per risolvere i problemi. Si aggiunge la riassegnazione, che vedremo entro dicembre.
  È noto che avete incontri su questa problematica. Mi dispiace molto che il Governo non dia... come ce l'ha Mediaset e come magari ce l'ha qualcun altro. Non c'è una soluzione. Qual è, secondo voi, il primo passo che va fatto entro il 30 dicembre?
  Detto questo, queste cose incidono pesantemente anche sul futuro di Rai Way. Voi oggi avete un determinato numero di frequenze, al di là del fatto che personalmente ritengo che Rai Way, come soggetto industriale, abbia un eccesso di percentuale nei confronti di Rai e ne abbia troppo poca nei confronti di soggetti terzi. Se un domani si dovesse modificare l'equilibrio... Per esempio, nella convenzione-concessione come l'abbiamo vista – ripeto, non quella che arriverà, che non conosciamo ancora – c'era scritto che è la stessa Rai che dovrà decidere un'eventuale diminuzione del numero dei canali. La diminuzione del numero dei canali che dovesse avvenire potrebbe comportare che la Rai dovrebbe chiedervi meno frequenze e pagarvi meno canone, in confronto a un contratto che fu fatto prima della quotazione in Borsa, che prevedeva un importo quasi praticamente garantito. Dovreste cercare, secondo me – vi chiedo che cosa ne pensate – a spostare molto di più una percentuale su soggetti terzi.
  Aggiungo le due problematiche che ha brevemente sollevato anche il collega. Sappiamo che è impossibile la copertura al 100 per cento in un territorio come l'Italia. È impossibile. Sono state scritte cose che non Pag. 13si potevano scrivere, perché non è materialmente possibile. Si può con la parabola, ho capito, ma, se 500.000 persone chiedessero di montare la parabola... Rai vi ha parlato di questa problematica? Dovreste affrontare voi il montaggio di 500.000 parabole in Italia per consentire la ricezione. A quel punto, sarebbe la ricezione di tutti i Mux e di tutti i canali trasmessi da Rai, o solo di una parte? Un utente, se riceve solamente 5 canali su 15, supposto che la Rai ne continui a trasmettere 15, si lamenterebbe di ricevere un terzo dei servizi. Anche su questo – ho finito, presidente – vi chiedo un vostro autorevole parere.

  LELLO CIAMPOLILLO. Innanzitutto vi ringrazio per la relazione, che è stata molto interessante e soprattutto completa.
  I colleghi sono già intervenuti e hanno già accennato ad alcune questioni che avevo intenzione di porre, in particolare quest'ultima, di cui si parlava adesso, della copertura.
  Riepilogando, spesso i problemi della mancata copertura sono dovuto o al fatto che non arriva proprio il segnale, per una questione di orografia, o al fatto che c'è un'interferenza di segnali. Spesso è capitato che la Rai si interferisca anche da sola, chiaramente per impianti limitrofi, o che sia interferita da segnali di terzi soggetti legittimi utilizzatori. Oppure, come abbiamo detto, c'è una questione di propagazione che spesso arriva in estate. Faccio un esempio. Io abito a Bari. In un comune, Mola di Bari, d'estate non vedono la Rai e sono disperati. Non sanno come fare. Nel frattempo in cui verranno decise le modalità con cui dovrebbe avvenire questa copertura al 100 per cento vorrei capire una questione cui non ho mai avuto risposta. Visto che tra le varie modalità di risoluzione della mancanza di copertura ci sono i cosiddetti gap filler, ho la sensazione che la Rai ne utilizzi pochi o non ne utilizzi proprio. Volevo sapere se questa sia una strada percorribile, andando a mettere il gap filler all'interno di comuni piccoli, anche perché può risolvere un problema legato alla testata giornalistica regionale, che è quella che incide negativamente se si utilizza il satellite. Ovviamente, è impensabile che si possano avere dal segnale satellitare tanti segnali del TGR per quante sono le regioni. Volevo capire effettivamente sul piano pratico quali sono le modalità e se sia inclusa anche questa.
  Con riguardo alla redistribuzione delle frequenze, non si parlerà più di frequenze, ma di capacità trasmissiva. Lo schema di convenzione prevede anche la possibilità che possano transitare sui vostri Mux anche operatori terzi. Quello che ci interesserebbe capire è se l'accesso a questa capacità di banda sarà da parte di concessionari cosiddetti ex analogici, o anche di presenti e futuri fornitori di contenuti. Il vantaggio di essere fornitori di contenuti è che ciò apre a soggetti nuovi che non fanno parte di tutta quella categoria che per anni è stata concessionaria televisiva analogica. Vorrei capire anche, non solo per quanto riguarda il settore radiotelevisivo, ma anche per quanto riguarda quello radiofonico, se Rai Way dà spazio anche al settore della radiofonia per l'accesso ai vostri siti in fitto, in condivisione, in co-utilizzo e le modalità di accesso anche da parte degli operatori locali per avere, più che altro, non solo una trasparenza, ma anche lo stesso trattamento. Ci deve essere un trattamento uguale nei confronti di tutti. Non deve essere discriminatorio, favorendo alcuni e sfavorendo altri.
  Quello che spesso forse non viene detto è che ci stiamo affannando un po’ tutti sulla questione anche della banda 700, per cui piano piano spariranno le frequenze. In realtà, dovremmo anche capire come sarà il futuro della televisione. Forse non ci ha fatto caso quasi nessuno, ma sapete che oggi non si parla più soltanto di decoder esterni TV, quelli classici che agganciano il segnale terrestre, ma anche di set-top box che fanno diventare una TV anche un po’ vecchia una smart-TV. Per esempio, è singolare il caso che su quasi tutte le nuove smart-TV ci sia l'applicazione di YouTube, ma è strano che YouTube non abbia implementato su alcuna smart-TV la funzione della lettura dello streaming. Questa sembra quasi una scelta un po’ politica. Non è un caso. Io ho fatto un test. Da qualsiasi apparato, compreso il cellulare che abbiamo Pag. 14 tutti in tasca, è possibile accedere al live stream. Chiunque oggi può trasmettere, anche una televisione italiana o straniera, in live stream e ricevere la trasmissione ovunque, tranne sulle smart-TV. L’app fatta per le smart-TV non consente di ricevere lo streaming. È un caso abbastanza singolare, perché sembra quasi fatto per evitare che qualcuno possa andare a fare una concorrenza concreta alla classica TV terrestre. È strana questa cosa, perché, in genere, una società come Google, che è aperta a tutte le possibilità e a infiniti modi, ha bloccato questa funzione per l’app inserita nella TV. Bisognerebbe fare una riflessione su questo tema.
  Poi c'è il DAB, di cui abbiamo parlato. Sono stati assegnati 16 bacini. Vorrei capire in maniera chiara innanzitutto qual è la posizione di Rai e, in particolare, di Rai Way sul DAB e sul futuro del DAP, perché ad oggi il DAB non funziona, non ha preso piede. Noi abbiamo trovato la motivazione: risale a una delibera dell'Agcom, la n. 664 del 2009. Non siamo ancora riusciti a comprendere la logica, ma nel 2009 l'Agcom ha deciso che il DAB non si doveva fare, facendolo fare solo a quei soggetti che erano stati autorizzati fino al 2009 nei bacini non assegnati. Praticamente, di fatto, oggi il DAB non funziona perché lo può fare solo in via sperimentale, nelle zone dove non sono state fatte le assegnazioni, chi l'ha chiesto nel 2009, quando nel DAB non ci credeva nessuno, in particolare i soggetti locali. Una spiegazione a questo ci potrebbe essere. Perché è stata bloccata con una delibera Agcom la diffusione del sistema radiofonico digitale? Perché ad oggi – lo vorrei ricordare anche ai colleghi che sono qui – la radiofonia esistente è quella identica che c'era nel 1990. È stata fatta una fotografia: le radio locali e nazionali che esistono oggi sono le stesse che esistevano nel 1990. Il DAB introduce la possibilità di far entrare soggetti nuovi anche nazionali. Probabilmente questo non va bene in particolare alle radio private nazionali. Non conosco il punto di vista della Rai. Mi farebbe piacere anche sapere questo. Di fatto oggi non si possono creare radio nazionali nuove perché non è possibile accedere al DAB, nel senso che non è possibile fare sperimentazione. I Mux in sperimentazione sono blindati. Non ci si può entrare. Uno è stato assegnato addirittura quasi totalmente – 8-9 servizi su 11 – a un operatore solo, che ha tante radio all'interno diverse, ma che mantengono lo stesso marchio.
  Volevo capire che cosa Rai vuole fare con il DAB, se la Rai è presente in tutti i 16 bacini e se, laddove non ci sia stata ancora l'assegnazione, stia facendo sperimentazione, se abbia intenzione di farla e soprattutto se la possa fare, visto che la delibera che blocca dal 2009.
  Passo all'ultima cosa. È apparsa anche prima. In Puglia, come ben saprete, è stata fatta da parte di Rai Way l'acquisizione di un'intera società privata. È vero che ha tanti tralicci, ma vorrei capire quali sono le logiche che hanno portato a fare questa acquisizione. Se non ricordo male, la società è stata acquisita insieme ai dipendenti. Soprattutto volevo capire se poi quei tralicci davvero serviranno a Rai Way. Faccio proprio un esempio pratico. Gli impianti radiofonici di Rai Uno, Rai Due e Rai Tre su Bari stanno sul traliccio di un privato, che non è il traliccio che avete comprato. Oggi Rai Way sicuramente paga un fitto a un soggetto privato, ma ha comprato da un altro privato altri tralicci, tra cui uno a Bari, che però, per quello che mi risulta – poi mi direte se è così – non viene utilizzato. Vorrei conoscere la logica di quest'acquisizione, l'utilità e se effettivamente questi tralicci li utilizzate o li utilizzerete e a che cosa serviranno eventualmente in futuro.

  ALBERTO AIROLA. Ringrazio il presidente Agrusti e l'amministratore delegato Mancino di essere qui e della relazione. Non sono esperto come i miei colleghi di trasmissione. Sono più esperto di contenuti, ragion per cui mi limiterò proprio a due domande semplici.
  In primo luogo, ho una curiosità. Premetto che tutti avremmo desiderato avere delle infrastrutture pubbliche e un operatore unico, perché oggi di quello si parla. Si parla di un operatore unico di trasmissione che fornisce servizi a fornitori di contenuti. Pag. 15Sicuramente questo è il futuro. Così è andata. Mi domandavo se rispetto alla situazione precedente Rai Way abbia guadagnato – forse l'avete detto nella relazione e io me lo sono perso – più soldi, se sia in pari o se ne abbia persi. So che l'azienda è in attivo. Anche questo va a merito.
  Per quanto riguarda la questione del nuovo contratto di servizio, che spero si faccia al più presto e lavorerò per questo, avete accennato al fatto che alcuni aspetti andranno previsti nel contratto. Visto che la concessione del servizio pubblico alla Rai dura dieci anni, mi domando come vedete dal vostro settore, che è strategico e fondamentale, la TV fra dieci anni. So che è domandone, me ne rendo conto, ma dove stiamo andando? Quando anche noi scriveremo il parere sul contratto di servizio pubblico, ci troveremo ad affrontare delle problematiche. È evidente che la trasmissione cambierà, anzi è già cambiata. La fruizione è già cambiata e la Rai insegue con una certa fatica questa velocissima trasformazione. È un momento molto delicato per la Rai di trasformazione tecnologica. Secondo voi, in quale direzione si dovrebbe andare? Probabilmente, visto che il vecchio concetto di antenna di proprietà dell'operatore fornitore di contenuti è completamente sorpassato e che anche la trasmissione via etere o satellitare avverrà in modi completamente diversi – fibra o Internet – quali punti sarebbe importante includere in questa visione futura nel contratto di servizio?

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, volevo chiedervi, anche se avete trattato l'argomento, per comprendere ancora meglio, che cosa ha comportato la quotazione in Borsa di Rai Way. Chiederei soprattutto al vecchio e al nuovo amministratore delegato, prima direttore generale, se in quel momento fosse un percorso che veniva condiviso come cosa utile.
  Mi ricordo che Rai Way, se non sbaglio, aveva circa 5 milioni di euro di utile nel periodo prima della quotazione in Borsa. Oggi ho sentito che ha un utile di circa 40 milioni di euro. Mi chiedo quanto abbia influito il fatto che sia stata quotata in Borsa con l'aumento dell'utile e se quell'aumento dell'utile non si potesse ottenere anche senza la quotazione in Borsa. Avendo visto tante società anche in Italia che si sono quotate e che erano saldamente nelle mani pubbliche, ho un pensiero, un problema e anche una paura, che ho avuto anche all'epoca. Ho contestato, in quel momento storico, la quotazione in Borsa di Rai Way in modo molto forte, perché pensavo, e penso ancora, che nella prospettiva futura si potrebbe anche aprire a un controllo alla fine privato. Quando si deve iniziare a rinumerare il capitale investito dagli investitori e fare una serie di passaggi, magari, se ci sono momenti di difficoltà, si aumentano. Ora non ci sono debiti, come lei ha detto, e questa è una cosa che da una società pubblica è un piacere immenso ascoltare, visto che si sentono debiti ovunque. Tuttavia, nel momento in cui qualche situazione di emergenza o di una gestione più sbagliata porta debiti e si è quotati in Borsa, il procedimento potrebbe essere quello di dare un altro pezzettino per rientrare da quel debito. Arriviamo così ad avvitarci nella solita situazione in cui una società interamente nelle mani pubbliche da efficiente diventa magari poco efficiente e, alla fine, passa in mano ai privati, essendo un asset strategico fondamentale per il nostro Paese.
  Soprattutto ricordo che passano da qui anche i canali delle Forze armate, le telefonate di emergenza, la Protezione civile, le intercettazioni ambientali della magistratura. Quindi, è molto importante tenere questo asset strategico, anche per tutte le cose che ho appena detto, in mano pubblica.
  Mi chiedo, quindi, come la situazione della quotazione in Borsa sia vissuta, come sia andata e che prospettive abbia. Mi chiedo se in quel momento lei la condividesse, se crede sia stata utile e soprattutto se i soldi ricavati, i 280 milioni di euro siano andati interamente a Rai Way, o anche alla Rai, per poi essere ritrasferiti a Rai Way. Dei 280 milioni di euro quanti ne avete beneficiato? Oppure ne ha beneficiato la Rai per cercare di pareggiare un po’ i suoi conti, per cui in questo momento le cose vanno meglio, ma vanno meglio perché ci Pag. 16siamo venduti un pezzo dei gioielli di famiglia?

  RAFFAELE AGRUSTI, presidente di Rai Way. Rispondo prima sulle questioni riguardanti aspetti meno tecnici.
  All'inizio è stato chiesto della quota eccedente il 51. Sapete che c'è un decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri che impone al Tesoro di detenere oggi almeno il 51 per cento. In effetti, c'è un ammontare che eccede questo 51 e che è astrattamente nelle disponibilità di Rai e anche dell'azionista di Rai, ossia del Tesoro. Detto questo, chiaramente è nelle disponibilità. Oggi non c'è assolutamente alcuna previsione di dismissione di questa percentuale che eccede il 51. Tenete presente che comunque – qui parlo più come CFO di Rai che come presidente di Rai Way – questi sarebbero proventi straordinari che potrebbero essere impiegati solo a fronte di investimenti straordinari. Non si può finanziare il corrente con proventi straordinari. Pertanto, ammesso e non concesso che si dovesse arrivare a questo punto, magari perché occorrono investimenti particolarmente onerosi e in quel momento Rai potrebbe non avere le disponibilità per poter farli, solo in questo caso vedrei, ovviamente in accordo con l'azionista Tesoro – non dimentichiamo che la nostra holding è il Ministero del Tesoro – una eventuale dismissione parziale.
  Per quanto riguarda la bontà dell'operazione, magari ne parlo io. Penso, nella mia breve esperienza in queste società pubbliche, che la quotazione crei una tensione diversa. La presenza di azionisti terzi e il fatto di essere captive determina una minore tensione sul gestire la società trovando la massima efficienza nella società. L'utile in questo periodo è aumentato del 30 per cento, da quando la società è stata quotata, dal 2014 ad oggi, e la capitalizzazione è aumentata del 60 per cento. Chi ha pensato un'operazione del genere – adesso lo dico col senno del poi – sicuramente ha fatto l'operazione nell'interesse dell'azionista Rai, in quanto, pur avendo ceduto 280 milioni di valore quella volta, adesso li ha recuperati quasi tutti, non in termini di percentuale della società, ma in termini di valore. Non so se rendo l'idea. Quindi, l'operazione, fotografandola oggi, è un'operazione, sul piano strettamente finanziario, perfettamente riuscita. Il valore incassato quella volta – poi magari, se vuole, possiamo parlare di quello che ne hanno fatto – oggi è stato recuperato in termini proprio di valore e non di percentuale.
  È importante comunque tenere presente che tutti i valori di questa società sono andati bene perché, come vi dicevo prima, sono strettamente legati all'andamento dei tassi di interesse. Non solo il nostro tipo di compagnia, ma anche Terna e tutte le compagnie che hanno questo tipo di flussi di ricavi si giovano di tassi bassi, perché sull'investimento ai valori attuali Rai Way rende il 3,8 per cento. Di questo stiamo parlando. È una società molto attrattiva per tutti gli investitori istituzionali, quelli di lungo termine, proprio per un fatto legato ai tassi. Questo è relativamente gestibile da noi.
  Quando è stata fatta l'operazione, si trattava di un'operazione necessitata dalla situazione patrimoniale di Rai, che probabilmente conoscete meglio di me. Parlo del 2014. Oggi la situazione patrimoniale di Rai è sanissima, grazie anche, ovviamente, all'aumento del canone che c'è stato.

  PRESIDENTE. Invece, il debito finanziario della Rai è ridotto e a quanto? Ricordo che eravamo sempre a circa 400-500 milioni di euro.

  RAFFAELE AGRUSTI, presidente di Rai Way. Oggi, grazie anche al risultato di questo esercizio e ai rafforzamenti patrimoniali che abbiamo fatto in questo bilancio, sfruttando anche l'aumento delle risorse da canone, la situazione finanziaria netta è migliorata di circa 50 milioni. Siamo intorno ai 350 milioni di debito finanziario di medio-lungo termine. Sapete che c'è questo bond che scade nel 2020, su cui peraltro ci siamo anche già coperti sul rischio tasso alla scadenza. La situazione oggi è molto migliorata, anche – ripeto – grazie all'extragettito. Tenete presente che Rai ha incassato un extragettito di circa 270 milioni di euro. Abbiamo pagato i grandi eventi Pag. 17sportivi per oltre 140 milioni di euro. Il resto è andato tutto al rafforzamento patrimoniale. Tutto lo sviluppo che c'è stato in Rai sul fronte editoriale quest'anno è stato finanziato fondamentalmente per 20 milioni da risparmi su costi e per 30 milioni dalla pubblicità. Il surplus che avevamo l'abbiamo impiegato per rinforzare la società.

  PRESIDENTE. Un chiarimento: rafforzamento patrimoniale cosa significa, in termini specifici? Con una quota parte di soldi derivanti dal canone abbiamo sia comprato i diritti per gli eventi sportivi, sia, come ha detto lei, rafforzato... Che cosa significa proprio?

  RAFFAELE AGRUSTI, presidente di Rai Way. In primo luogo, significa che la società quest'anno ha chiuso con un utile di esercizio che è stato accantonato. Quindi, è aumentato il patrimonio netto liquido, tant'è che è migliorata la posizione finanziaria netta, come vi dicevo, di 50 milioni. Sono vasi comunicanti: se aumenta il patrimonio, si riduce il debito, a meno che non si distribuisca, ma Rai non distribuisce. Questo è il primo aspetto. Come altro aspetto, abbiamo fatto una ricognizione, su indicazione del direttore generale – qui stiamo un po’ divagando – della situazione patrimoniale di Rai e abbiamo accantonato, in relazione alle varie situazioni che abbiamo ritenuto più a rischio della società, dei fondi per far fronte a esigenze future.
  Tenete presente che una quota parte del canone incassato l'abbiamo considerata straordinaria. Già quest'anno la Rai godrà di un canone significativamente inferiore, ragion per cui tutta la parte eccedente, i famosi 90 euro, che poi per noi sono 80, è stata considerata un provento straordinario. Quindi, l'abbiamo accantonata per far fronte a particolari rischi che ci sono normalmente sui bilanci delle società, per far fronte a esigenze future in questo senso.
  Non so se ho risposto al suo quesito.

  PRESIDENTE. Sì.

  ALDO MANCINO, amministratore delegato di Rai Way. Cercherò di raggruppare le varie domande per filoni, in modo da cercare di rispondere trasversalmente ai vari punti.
  Mi sembra che il primo punto, sollevato dai senatori Ruta, Rossi e Ciampolillo, sia relativo alla copertura in generale e quindi all'estensione delle reti. Dato che ho sentito citare dei numeri sull'estensione delle reti o sulla mancata copertura in determinate aree, partirei dal fare chiarezza sull'attuale estensione delle reti e sull'attuale offerta che rappresenta il punto di partenza dal quale partiamo. Al nostro Mux 1 – il senatore Ruta parlava di qualche punto mancante per il 100 per cento – manca qualche 0 punto. La copertura di popolazione raggiunta dal nostro Mux 1, che trasmette Rai Uno, Rai Due, Rai Tre e Rai News, supera il 99 per cento. Escluso il satellite. Stiamo parlando della rete terrestre. Parliamo di Rai Uno, Rai Due, Rai Tre e Rai News sul digitale terrestre. La copertura supera il 99. Siamo sul 99,2-99,3 per cento della popolazione italiana. Passo in rassegna i numeri e poi ritorno sulle problematiche sollevate sul Mux 1, in particolare sulla parte di ricezione.
  Il Mux 2 oggi ha una copertura che anch'essa eccede il 92 per cento. È una copertura tra il 92 e il 93 per cento, come copertura percentuale. È sostanzialmente la stessa del Mux 3. Non ripercorro i programmi, ma in questi multiplex ci sono tutti i canali specializzati di Rai, per intendersi. C'è una copertura del Mux 4 leggermente inferiore, ma superiore al 90 per cento. Siamo intorno al 91 per cento. Il Mux 5 è più limitato ad alcune aree del Paese, con qualche punto percentuale in meno. Tutta l'offerta Rai oggi, in realtà, viene distribuita all'interno di questi 5 multiplex. Vediamo di capire meglio le problematiche sollevate in termini di ricezione, partendo però da questa situazione.
  Vivendole quotidianamente, permettetemi, posso riferire che le principali segnalazioni che ci arrivano – quando dico principali, vorrei dire quasi tutte, ma non mi voglio allargare a dire quasi tutte; diciamo la gran parte delle segnalazioni – riguardano l'offerta specializzata di Rai, cioè riguardano tutto ciò che non è Rai Uno, Rai Pag. 18Due, Rai Tre e Rai News. Comunque, il precedente contratto di servizio, come sapete, prevedeva una copertura differenziata: il Mux 1 prevedeva una copertura che doveva essere nel momento della transizione almeno pari alla rete analogica più estesa della Rai al momento, che ovviamente è in gran parte Rai Uno in analogico. I Mux 2 e il Mux 3 prevedevano una copertura del 90 per cento e il Mux 4 dell'80 per cento. Quindi, tutte le reti eccedono gli obblighi di copertura a livello nazionale. Rilevo anche, perché non è stata forse data sufficiente enfasi, a mio avviso, negli anni precedenti che RaiTre in particolare ha guadagnato, con il passaggio al digitale, alcuni punti percentuali, perché era la rete che progressivamente è arrivata anche temporalmente più tardi e, quindi, era la rete analogica meno estesa al momento dello switch-off. Ha beneficiato di una copertura che, a quel punto, doveva essere analoga a quella di Rai Uno, come criterio generale. La gran parte delle lamentele, legittime, sono lamentele di chi oggi non riceve i canali specializzati della Rai. Riceve la sua offerta di Rai Uno, Rai Due e Rai Tre, ma non riceve tutta la parte dei canali Rai 4, Rai 5, Premium, ecc. Purtroppo, le onde radioelettriche non le possiamo fermare al limite tra un comune e l'altro. Talvolta ci sono anche comuni e quindi sindaci che per una parte della popolazione ricevono l'offerta completa e per un'altra parte no: anche a livello locale dobbiamo gestire questo problema. Questa è la fotografia delle reti che nasce da alcuni obblighi di convenzione e da scelte che ha fatto Rai in quel momento. Parlando come Rai Way, lasciatemi dire che abbiamo tutto l'interesse a estendere le reti. Siamo molto felici nel momento in cui ci dicono di estendere le reti, sia per gli specializzati, sia per il Mux 1. Direi che eravamo già pronti ieri a farlo. Siamo sicuramente pronti.
  Veniamo a qualche problematica specifica e locale. Permettetemi anche questo. In particolare, mi riferisco alla segnalazione che faceva il senatore Ruta, ma anche a un'altra che ha fatto il senatore Ciampolillo nella zona di Mola di Bari. Non perché voglia andare nel dettaglio e nel particolare, ma penso sia utile ricordare anche le difficoltà del contesto nel quale siamo andati a sviluppare le reti. In particolare, ricordava proprio il senatore Ciampolillo che ci sono anche zone in cui – ahimè – soffriamo di interferenze con emittenti locali, proprio perché, nel momento in cui si è passati dall'analogico al digitale, il patrimonio di frequenze assegnato alla Rai e non assegnato a Rai Way era tale per cui in alcune regioni e in alcuni bacini, come sappiamo perfettamente, le risorse erano scarse. Ci ricordava il senatore Rossi la legge che prevede che un terzo delle frequenze dovesse essere assegnato all'emittenza locale. Facendo l'insieme dei vincoli, ciò ha determinato che in alcune regioni alla Rai siano state assegnate frequenze e che magari siano state assegnate anche in regioni adiacenti, sapendo che non esiste un muro tra una regione e l'altra.

  MAURIZIO ROSSI. Se permette, la Rai era disturbata dalle televisioni locali e le televisioni locali erano disturbate dalla Rai. È stato il Governo che ha assegnato male le frequenze. Lo dico solo per chiarire.

  ALDO MANCINO, amministratore delegato di Rai Way. Ho fatto la premessa iniziale per cui il perimetro di Rai Way non include la Rai. Rai Way è il braccio operatore della Rai, ma in ogni caso sono pronto a discutere di possibili interventi «di sistema» da mettere in atto.
  Per quanto ci riguarda, siamo pronti a farlo prioritariamente sulle reti terrestri, che per noi sono la nostra rete elettiva, ma le scelte delle modalità e del giusto mix anche in funzione dell'economicità dell'attività di estensione della rete dovranno essere fatte e saranno fatte dalla capogruppo. Lavoreremo con loro per farle al meglio, ma sarà un mix – immagino – di estensione di reti terrestri e completamento attraverso la piattaforma satellitare, la piattaforma Tivùsat. Mi risulta che Tivùsat già oggi abbia quasi raggiunto i 3 milioni di utenti. Vi è presente tutta l'offerta SD e HD di Rai. Quindi, certamente chi oggi riceve i canali attraverso Tivùsat riceve un'offerta sostanzialmente completa. Pag. 19
  Il senatore Rossi ci ricordava tutto l'appuntamento sulla banda 700 e tutto ciò che quell'appuntamento comporta. Io stesso nell'intervento iniziale che ho fatto ho ricordato che è un passaggio di sistema fondamentale. Perdonatemi, in parte è fondamentale anche per l'estensione delle reti, perché, nel momento in cui andiamo a investire, è il contesto regolatorio che deve comunque fornire una certezza. Chiunque investe deve poter beneficiare di un orizzonte temporale dell'investimento significativo. Condivido e immagino che sia inevitabile che ci sia un refarming complessivo della banda per liberare lo spazio della porzione di spettro relativa al 700. Non sarebbe immaginabile diversamente. È proprio per questo motivo che nella mia introduzione io stesso facevo riferimento a nuovi sistemi di trasmissione più efficienti e a nuove codifiche più efficienti, perché sono lo strumento che consente di trasferire in questo nuovo contesto. Poi vedremo con che percorso.
  Passando ai tempi, mi sento di dire non dico che preoccupi, ma che è per noi altrettanto rilevante. Quando abbiamo 3.300 impianti sul territorio, non abbiamo la bacchetta magica. Ho detto che siamo pronti, ma la bacchetta magica non è pronta in Rai Way. Abbiamo sicuramente, a nostra volta, l'esigenza di avere al più presto possibile un quadro chiaro, che ci permetta di metterci al lavoro in questo contesto. Mi sembra che le tappe adesso siano scandite in modo inesorabile. Sono quelle. Sentivo parlare di 2020 o 2022. Non entro nel merito, ma mi limito a dire che il Parlamento europeo ha previsto la possibilità di un passaggio, come lei sa, anche dal 2022 per motivazioni che le amministrazioni pubbliche e le amministrazioni dei vari Stati devono fornire. È corretto che ci siano nazioni e Paesi che in questa transizione sono già più avanti di noi. Magari sono partiti anche in un processo di transizione al digitale che già prevedeva un effettivo mix tra Standard T e T2. Noi siamo passati al T con delle codifiche relative a MPEG2, ma non abbiamo immaginato due motori, uno sul T e l'altro sul T2 – guardando al passato, è facile farlo – che avrebbero magari potuto garantire anche una transizione più morbida da uno standard dall'altro. Oggi, oggettivamente questa transizione a me appare complicata per cercare di evitare ulteriori difficoltà o addirittura traumi sui cittadini. Anche noi, come tecnici, siamo ancora segnati dalla fatica fatta per passare al T. I cittadini saranno segnati dalla fatica fatta per comprarsi il decoder e la televisione. Quindi, è chiaro che immaginare il carico di un ulteriore switch-off sarebbe molto pesante. Anche in questo caso, però, non sta a Rai Way. Rai Way è a disposizione per le nostre conoscenze, che oggettivamente – mi sento di dire – sono di altissimo livello, per fornite tutto il supporto. Non ci siamo mai tirati indietro, ma non siamo noi l'attore che deve decidere il percorso. Rai Way può fornire tutto il supporto. Questo lo possiamo fare e lo facciamo, ovviamente, con Rai, che ha la titolarità delle frequenze ed è l'interlocutore primo rispetto al ministero e alle autorità. Lo continueremo a fare, perché penso che possa essere un valore per il Paese e per le scelte che si possono fare anche a tutela del servizio pubblico.
  Il senatore Ciampolillo, tra le varie cose, ci ha chiesto del gap filler dal punto di vista tecnico. Lo includerei nella risposta che ho fornito a proposito delle coperture. Poi ci ha chiesto qualche chiarimento sull'operazione...

  LELLO CIAMPOLILLO. Li avete mai usati?

  ALDO MANCINO, amministratore delegato di Rai Way. Sì, anche in Puglia. Li abbiamo usati, assolutamente sì, specialmente perché la Puglia è una regione assolutamente flat, ed essendo flat...

  LELLO CIAMPOLILLO. Però ad Ascoli Satriano e a Mola di Bari hanno il problema tutte le estati. Adesso l'avranno di nuovo. Se usate i gap filler, mettetene uno, non per parlare di Mola di Bari, ma perché è un caso reale, solo per quello.

  ALDO MANCINO, amministratore delegato di Rai Way. Volevo solo dire che i Pag. 20nostri tecnici hanno predisposto anche soluzioni leggere e innovative per poter coprire piccole aree che possono rimanere scoperte, o che comunque possono soffrire di questi fenomeni, che sono fenomeni di propagazione, specialmente nelle stagioni estive.

  LELLO CIAMPOLILLO. Questa soluzione è stata sperimentata nell'area del terremoto.

  ALDO MANCINO, amministratore delegato di Rai Way. Con riguardo all'operazione Telenorba, essa risale a qualche settimana fa. Abbiamo acquisito Telenorba proprio il 1° marzo di quest'anno. Abbiamo acquisito, in realtà, Sud Engineering, società controllata dal Gruppo Norba, che era – lo diciamo a beneficio di tutti – una piccola Rai Way pugliese. Abbiamo rilevato circa una trentina di siti in Puglia, Basilicata e Molise. L'operazione certamente rientra all'interno delle nostre linee-guida del piano industriale che abbiamo in essere in questo momento, che prevede un ruolo di Rai Way come operatore di infrastrutture a livello nazionale sicuramente, ma anche, progressivamente, a livello locale, ovviamente quando ci sono operazioni che riteniamo vantaggiose e accretive per la nostra società.

  LELLO CIAMPOLILLO. Questi siti che avete acquisito li utilizzerete, li state utilizzando, serviranno a qualcosa, serviranno per la TV pubblica, oppure no?

  ALDO MANCINO, amministratore delegato di Rai Way. Sì.

  LELLO CIAMPOLILLO. Quanto è costata l'operazione? Quali sono i costi dell'operazione?

  ALDO MANCINO, amministratore delegato di Rai Way. Ricordo, anche a parziale rettifica, se mi permette, delle osservazioni che ha fatto a proposito delle nostre ospitalità, che la Sud Engineering era forse il secondo nostro fornitore di ospitalità complessivo per operazioni di broadcast. Avevamo postazioni radiofoniche presso alcune postazioni loro. Questa è stata una delle motivazioni determinanti di quelle sinergie industriali. Certo, sinergie industriali in una società come la nostra solo per le economie di scala che riusciamo a fare, le immaginiamo e le abbiamo in mente. L'operazione è stata perfezionata a circa 8,5 milioni di euro, come valore dell'operazione, e porterà a Rai Way un beneficio di circa un milione su base annua, ovviamente inclusiva delle sinergie emergenti con l'operazione.
  Quanto alla sollecitazione se operazioni di questo tipo le immaginiamo anche per il futuro, certamente, se troviamo opportunità. Un'anima che cerchiamo di coniugare è quella che ricordavo prima, tra un'opportunità di business, da un lato, e un'opportunità anche di consolidamento di Rai Way come operatore di infrastrutture, dall'altro. Se questo equilibrio lo riusciamo a garantire, nell'ambito di un'economicità che deve essere ovviamente soddisfatta, possiamo anche immaginare di farne altre, se ne troveremo il vantaggio.
  È stato fatto un intervento anche sul DAB. Non intendo in alcun modo sottrarmi, ma partirei descrivendo cos'è oggi il DAB di Rai Way, poi magari ragioniamo anche sul suo sviluppo. Oggi la copertura degli impianti che garantiamo alla Rai sul DAB è di circa il 45 per cento della popolazione ed è distribuita, in particolare, nel Nord Italia, nelle regioni della Pianura Padana, per intenderci, tra Torino e Venezia, come estensione. Si tratta di circa una ventina di siti, perché ovviamente in Pianura Padana abbiamo una notevole possibilità di copertura. Stiamo investendo anche per il rinnovo, perché del DAB si parla da molti anni. I nostri impianti erano già stati installati ed erano già attivi da diversi anni. Siamo stati proprio impegnati in questi scorsi mesi anche sul rinnovo di tutti gli apparati anche in ottica di DAB Plus in modo più efficiente. Sempre in questo ruolo di Rai Way di supporto a Rai per gli sviluppi di Rai – siamo un po’ più di un fornitore Rai, mi permetto di dire; siamo noi che vogliamo, a nostra volta, portare il nostro valore – proprio in questi giorni Rai Pag. 21ha definito un primo passo di estensione della propria rete, con l'obiettivo di andare a completare la T autostradale, non solo l'asse Torino-Venezia, ma anche l'asse Milano-Roma. Si tratta di un progetto in più fasi, che siamo molto felici di poter implementare e di poter portare avanti. Lei ha ricordato le delibere dell'Autorità. Mi limito a dire che il problema grosso sul DAB riguarda la scarsità storica di risorse frequenziali assegnate al DAB. In un percorso che non è quello dello switch-off FM-DAB, ma è un percorso che vede affiancati FM e la radio digitale, il tema molte volte – penso – per il regolatore è riuscire a individuare le frequenze che possano soddisfare tutti. In particolare, lei sa bene che questi 16 bacini che sono stati pianificati riguardano una costa e non l'altra, perché ci sono questioni di coordinamento internazionale su quelle frequenze che debbono essere risolte e soddisfatte. In merito continuo a ripetere che siamo pronti, nel senso che abbiamo tutti i numeri per gestire gli sviluppi che Rai ci chiederà di portare avanti.
  Mi aggancio alla sollecitazione arrivata dai senatori Ciampolillo e Rossi relativa alla possibilità di Rai Way di estendere, in termini di fatturato, la quota di fatturato, come ci ricordava il senatore Rossi, anche derivante dal mondo non Rai e quindi dalla parte delle altre emittenti. La domanda più specifica del senatore Ciampolillo riguardava la possibilità di accesso alle nostre infrastrutture per le radio, come inizialmente mi sembra di aver capito.
  Sul ruolo di Rai Way, a maggior ragione adesso, per rispondere anche al nostro presidente, abbiamo elaborato piani di sviluppo anche recenti. Abbiamo continuato a incrementare la nostra attività di ospitalità e di offerta verso l'emittenza locale radiofonica e televisiva, locale e nazionale, con tutto il desiderio, la volontà e l'obiettivo di mantenere condizioni che siano di mercato e che, nello stesso tempo, siano eque, in modo che non ci sia discriminazione, sempre con questo equilibrio tra mercato e business. L'abbiamo fatto, l'abbiamo in essere e siamo convinti di farlo anche nel mondo radiofonico, sebbene sia un po’ più complesso – lasciatemelo dire, senza entrare nei dettagli tecnici – spostare una radio per l'affollamento frequenziale noto nel mondo del FM rispetto al trasferimento di una televisione. Assolutamente ne siamo non solo disponibili, ma felici, perché penso sia proprio il nostro ruolo quello di fornitori di infrastrutture. Quando parlo, in questo caso, di infrastrutture, non intendo soltanto di un'ospitalità pura tipo operatore di torri vero. Noi mettiamo a disposizione il know-how per capire le problematiche interferenziali. Partiamo da tutta l'attività di servizio nel rispetto degli obiettivi dell'emittente, ma lo supportiamo in tutte le fasi, fino a prevedere, se richiesta, anche l'attività di gestione e di condivisione di antenne. Si tratta di un'attività che va ben oltre l'attività di puro fornitore di infrastruttura di ferro, per intenderci.
  Sullo sviluppo dell'offerta mi riferisco forse alla conclusione dell'intervento che ho fatto. Per come lo immaginiamo noi, nel momento in cui c'è una transizione verso sistemi di fruizione nuovi e verso una focalizzazione, se pensiamo a Rai, molto sulla parte media company, immaginiamo un nostro futuro come fornitore non soltanto nell'area del digitale terrestre, ossia fornitore più classico dell'attività broadcast, sia essa terrestre o satellitare, ma anche sui sistemi delle piattaforme più genericamente riconducibili al mondo IP, perché immaginiamo che sia proprio nella convergenza e nell'integrazione delle reti che si possa dare un valore, avendo come primo nostro valore qualificante la conoscenza e il know-how specifico nel settore del broadcasting. È chiaro che, nel momento in cui si parla di integrazione e di convergenza, c'è sempre un timore su chi si integra e su chi si converge in quali settori, ma riteniamo di avere tutti i numeri in termini sia di asset, sia di competenze per essere attori e protagonisti di questo nuovo scenario.

  ALBERTO AIROLA. Chiedo solo una precisazione su questa conclusione, mi permetta. Quindi, è lecito dire che in un futuro sia giusto prevedere un'evoluzione in media company, come sicuramente il contratto di servizio prevedrà, e in questo stesso futuro vedere Rai Way come impianto di trasmissione Pag. 22 più per supporti telefonici e Internet. Ho capito bene?

  ALDO MANCINO, amministratore delegato di Rai Way. Io direi, se mi permette, più che «per», «anche per». Il ruolo qualificante che ritengo un operatore come il nostro possa avere è quello dell'integrazione delle diverse piattaforme. A quel punto, l'interlocutore unico è Rai Way, che veicola i contenuti del servizio pubblico e degli altri nostri clienti sulle diverse piattaforme.

  RAFFAELE AGRUSTI, presidente di Rai Way. Cosa farà da grande Rai Way è tema del consiglio. È proprio la strategia di come evolverà Rai Way da impresa di broadcasting a futura trasmissione di segnali in tutti i modi.

  MAURIZIO ROSSI. Brevemente, volevo segnalare che per loro è fondamentale sapere che cosa vuol fare la Rai da grande. Se non esiste un piano industriale della Rai e non si sa quanti canali vuole fare, se ne farà 5 o ne farà 15, cambia completamente il sistema di trasmissione. Questo lo dico perché, se la mano destra non sa cosa fa la mano sinistra, si buttano via i soldi. Si rischia di buttare via decine e decine di milioni di investimenti. La Rai deve fare il piano industriale, capire che canali vuole fare e quanti ne vuole fare. Dopodiché, stabilisce che ha bisogno di servire 5 canali in HD e loro fanno la rete per i 5 canali HD.

  PRESIDENTE. Senatore Rossi, vada a conclusione.

  MAURIZIO ROSSI. Infine, vi volevo chiedere una cosa. Non credo che sarà possibile passare al DVB-T2 in questo tempo. Non sarebbe più giusto, razionale e oggettivo, invece che sognare, fare un piano delle frequenze nuove pensando, per il momento, al DVB-T1?

  PRESIDENTE. Volete rispondere a quest'ultima domanda?

  ALBERTO AIROLA. Intervengo sull'ordine dei lavori. Voglio che sia fatta in streaming questa mia richiesta, perché sia pubblica. Il direttore Del Brocco, nella scorsa seduta, non ha risposto alle mie domande e si era impegnato a fornire agli uffici le risposte. Seguendo il resoconto, noto che ce ne sono parecchie a cui non ha risposto. Gradirei quindi che sia stimolato a rispondere alle domande.

  RAFFAELE AGRUSTI, presidente di Rai Way. Presidente, vorrei solo dire una cosa. Per quanto riguarda il piano industriale di Rai, tenga presente che, proprio sotto questo profilo della tecnologia e della trasmissione del segnale, Rai e Rai Way hanno cominciato a istituire un tavolo unico e unitario proprio per implementare nel prossimo piano industriale di Rai e conseguentemente anche in quello di Rai Way, che puntiamo, se l'amministratore delegato è d'accordo, a implementare entro la fine dell'anno, proprio tutte queste misure, che sono strettamente correlate al piano industriale di Rai. Quindi, il tavolo esiste ed è un tavolo in comune.

  PRESIDENTE. Ringrazio presidente e amministratore delegato di Rai Way e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.

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