XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 162 di Martedì 9 maggio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 2 

Audizione dell'amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa, Alessandro Quadrelli (Svolgimento e conclusione) :
Bratti Alessandro , Presidente ... 2 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 2 
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 3 
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 4 
Bratti Alessandro , Presidente ... 4 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 4 
Bratti Alessandro , Presidente ... 4 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 4 
Bratti Alessandro , Presidente ... 4 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 4 
Bratti Alessandro , Presidente ... 4 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 4 
Bratti Alessandro , Presidente ... 4 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 4 
Cominelli Miriam (PD)  ... 4 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 4 
Cominelli Miriam (PD)  ... 5 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 5 
Bratti Alessandro , Presidente ... 5 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 5 
Nugnes Paola  ... 6 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 6 
Nugnes Paola  ... 6 
Puppato Laura  ... 6 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 6 
Puppato Laura  ... 6 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 6 
Puppato Laura  ... 6 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 6 
Puppato Laura  ... 7 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 7 
Puppato Laura  ... 7 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 7 
Puppato Laura  ... 7 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 7 
Puppato Laura  ... 7 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 7 
Puppato Laura  ... 7 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 7 
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 8 
Nugnes Paola  ... 8 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 8 
Nugnes Paola  ... 8 
Puppato Laura  ... 8 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 8 
Puppato Laura  ... 8 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 8 
Arrigoni Paolo  ... 9 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 9 
Orellana Luis Alberto  ... 9 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 9 
Orellana Luis Alberto  ... 9 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 9 
Orellana Luis Alberto  ... 9 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 10 
Orellana Luis Alberto  ... 10 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 10 
Cominelli Miriam (PD)  ... 10 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 10 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 10 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 10 
Puppato Laura  ... 11 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 11 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 11 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 11 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 11 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 
Quadrelli Alessandro , amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa ... 11 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 

Audizione del commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro, Roberto Moreni (Svolgimento e conclusione) :
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 12 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 13 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 13 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 13 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 13 
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 14 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. ... 14 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 15 
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 15 
Puppato Laura  ... 15 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 15 
Puppato Laura  ... 15 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 15 
Puppato Laura  ... 15 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 15 
Puppato Laura  ... 15 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 16 
Puppato Laura  ... 16 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 16 
Bratti Alessandro , Presidente ... 17 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 17 
Cominelli Miriam (PD)  ... 17 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 17 
Nugnes Paola  ... 17 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 17 
Nugnes Paola  ... 18 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 18 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 
Nugnes Paola  ... 18 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 18 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 19 
Bratti Alessandro , Presidente ... 19 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 19 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 19 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 19 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 19 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 19 
Bratti Alessandro , Presidente ... 19 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 19 
Bratti Alessandro , Presidente ... 19 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 19 
Bratti Alessandro , Presidente ... 20 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 20 
Puppato Laura  ... 20 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 20 
Bratti Alessandro , Presidente ... 20 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 20 
Bratti Alessandro , Presidente ... 20 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 20 
Pepe Bartolomeo  ... 20 
Bratti Alessandro , Presidente ... 20 
Pepe Bartolomeo  ... 20 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 20 
Bratti Alessandro , Presidente ... 20 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 20 
Bratti Alessandro , Presidente ... 20 
Moreni Roberto , commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro ... 20 
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 

Audizione del sindaco di Brescia, Emilio Del Bono (Svolgimento e conclusione) :
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 
Del Bono Emilio , Sindaco di Brescia ... 21 
Bratti Alessandro , Presidente ... 24 
Cominelli Miriam (PD)  ... 24 
Del Bono Emilio , Sindaco di Brescia ... 24 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 25 
Del Bono Emilio , Sindaco di Brescia ... 26 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 26 
Del Bono Emilio , Sindaco di Brescia ... 26 
Fronda Gianluigi , Assessore con delega all'ambiente ... 26 
Del Bono Emilio , Sindaco di Brescia ... 27 
Fronda Gianluigi , Assessore con delega all'ambiente, al verde e cave e alla protezione civile ... 27 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 27 
Fronda Gianluigi , Assessore con delega all'ambiente, al verde e cave e alla protezione civile ... 27 
Bratti Alessandro , Presidente ... 27 

(La seduta, sospesa alle 12.50, è ripresa alle 13) ... 27 

Comunicazioni del presidente:
Bratti Alessandro , Presidente ... 27

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 9.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione dell'amministratore delegato di Caffaro Brescia Srl, Alessandro Quadrelli.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'amministratore delegato di Caffaro Brescia Srl, Alessandro Quadrelli, che ringrazio della presenza. L'audizione odierna rientra nell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul tema delle bonifiche nei siti di interesse nazionale, con particolare riguardo allo stabilimento Caffaro di Brescia.
  In particolare, oltre a un quadro generale della situazione, la Commissione è interessata a conoscere se sia stato dato corso alla richiesta del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 27 gennaio 2016, nonché alla richiesta della provincia del 29 dicembre 2015.
  La Commissione è, inoltre, interessata a sapere se siano attuati interventi finalizzati a potenziare la barriera idraulica e a trattare le acque emunte da tutti e sette i pozzi della barriera idraulica. Sono i temi che ci sono stati sollevati anche ieri durante l'audizione con l'ARPA Lombardia, che credo conosca in maniera dettagliata.
  Ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, delle bonifiche e al ciclo di depurazione delle acque.
  Avverto il nostro ospite che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitandolo comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Come le dicevo, stiamo facendo quest'approfondimento sui siti di interesse nazionale e, per quanto riguarda il tema Caffaro, non solo su Brescia ma anche su tutti gli ex siti della società che sono all'interno dei siti di interesse nazionale. Con questo approfondimento, contiamo di concludere la nostra relazione. Abbiamo quindi calendarizzato una serie di audizioni al riguardo, anche per capire le criticità e che cosa è rimasto da affrontare. Ieri, abbiamo sentito l'agenzia ambientale, che ci ha fatto un quadro dal suo punto di vista, oggi sentiremo lei, in qualità di commissario straordinario, nonché il sindaco di Brescia; crediamo, una volta terminato questo giro di audizioni, di avere gli elementi necessari per chiudere questa nostra indagine. Le darei ora la parola per un breve quadro della situazione dal suo punto di vista; se poi ci sarà qualche domanda da parte dei colleghi, potrà replicare alla fine.

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. Io Pag. 3rappresento la Caffaro Brescia Srl. La Caffaro Brescia, in realtà, è una società in amministrazione straordinaria. Noi siamo i locatari dell'amministrazione straordinaria, con un contratto firmato tra noi e il commissario straordinario, per cui stiamo proseguendo l'attività in forza di un contratto di locazione. Tutto quello che ci è stato richiesto dal MATTM e dalla provincia di Brescia è stato oggetto, da parte nostra, di un ricorso presentato al TAR di Brescia, in quanto non siamo i diretti interessati della gestione del ciclo dei rifiuti, nel caso specifico dell'acqua che ributtiamo giù dopo il trattamento. Sono a vostra disposizione per ciò che è di mia competenza, ma vi ripeto che non ho la competenza per fare i lavori per cui sono stato richiesto: noi siamo locatari. Non abbiamo la proprietà degli edifici e del suolo. Abbiamo soltanto la responsabilità di continuare l'attività del MISE, che sarebbe quella della gestione delle falde, dei famosi sette pozzi dello stabilimento di Caffaro Brescia.

  PRESIDENTE. In virtù di quale tipo di rapporto e di contratto avete la gestione dei pozzi? La gestione dei pozzi, se non sbaglio, è comunque una misura operativa che riguarda, appunto, una messa in sicurezza. Anche su quello, eventualmente, potevate forse esprimere delle riserve.

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. Abbiamo espresso, presidente, le riserve con due ricorsi che abbiamo presentato per il tramite del TAR. Ho portato il contratto di locazione, che se vuole le lascio, firmato, tra l'altro, circa sette anni fa, dove ci siamo impegnati a mantenere il pompaggio che ci era richiesto dall'amministrazione straordinaria, cosa che abbiamo regolarmente fatto.
  Siamo andati anche un po’ oltre i nostri obblighi. Ci è stato richiesto, per un certo periodo, di implementare il pompaggio delle acque nel pozzo. Ripeto: ciò non era di nostra competenza, ma per quieto vivere l'abbiamo anche fatto. Abbiamo provveduto a fare delle sostituzioni che non ci spettavano, tant'è che abbiamo dovuto fare causa all'amministrazione straordinaria, che ovviamente si guarda bene dal pagare le spese che abbiamo sostenuto.
  Ultimamente, ho partecipato anche a due conferenze di servizi in provincia di Brescia e, addirittura, ci è stato richiesto un ulteriore parametro. Secondo la provincia di Brescia, il Ministero della salute le impone un parametro di trattamento delle acque. Noi abbiamo predisposto uno studio, che abbiamo consegnato, per cercare di avvicinarci, probabilmente senza nessuna possibilità di raggiungerlo, a ciò che ci viene imposto. C'è uno studio (Environment), ma c'è da spendere circa 10 milioni di euro, con risultati estremamente incerti.
  Io mi sono offerto di fare un test, cosa che stiamo facendo. Stiamo aspettando l'autorizzazione di ARPA per montare un impianto pilota al fine di vedere se riusciamo, perlomeno, ad abbattere il PCB, l'inquinante che dà fastidio a tutta la città di Brescia. Per quanto riguarda il mercurio, lo ripeto, quello che ci ha chiesto il Ministero della salute è irrealizzabile ma, come dico sempre, ciò non compete a noi bensì all'amministrazione straordinaria.
  Adesso sono due gli amministratori straordinari: l'amministratore straordinario, che gestisce la liquidazione della società Caffaro, e l'amministrazione straordinaria, che deve gestire la bonifica del sito, che ci ha scritto invitandoci a farle conoscere le nostre esigenze perché dovrebbe iniziare anche la bonifica del sito.
  Tenga presente che io sono stato nominato, all'incirca un anno fa, amministratore delegato e presidente del consiglio di amministrazione. La mia funzione all'interno del gruppo che rappresento è quella, normalmente, cioè di un commissario straordinario. Cerco di portare avanti il lavoro il più possibile, ottenendo da parte delle autorità competenti i pareri. Siamo di fronte a uno stabilimento che, nel giro di due anni, probabilmente verrà anche dismesso, credo.

  PRESIDENTE. La stessa società non è pronta a trasferirsi presso Bussi per aprire lì un'attività?

Pag. 4

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. Sì.

  PRESIDENTE. È lo stesso?

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. Vorrei che questo rimanesse un po’ riservato.

  PRESIDENTE. Riservato? Ciò è noto. Noi abbiamo fatto le indagini su Bussi ed è una notizia che è venuta fuori da tutte le parti!

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. Su Bussi sì, su Brescia no. Consideri che c'è una forza lavoro di 50 dipendenti. Io sono consigliere delegato anche di Bussi, quindi le cose le so.

  PRESIDENTE. Visto che non siamo ai poli estremi del mondo, le posso garantire che la questione Bussi e il fatto che ci sia l'accordo con Solvay non è stato assolutamente nascosto a nessuno.

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. L'ho firmato io.

  PRESIDENTE. Le dico ciò per tranquillizzarla: non è un tema non noto. È un tema assolutamente noto. Avendo affrontato il tema Bussi, ci è stato detto più volte, nella relazione e nel convegno, che c'era quest'accordo. Peraltro, trovo ciò assolutamente legittimo.

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. In realtà, dobbiamo ancora perfezionarlo. A Bussi produciamo tutt'altro tipo di prodotto, mentre a Brescia produciamo il clorito. A Bussi, per produrre il clorito, bisogna mettere su un impianto. Siamo alla fase istruttoria; abbiamo dato l'incarico di fare l'ingegneria del progetto, per 750.000 euro; poi dovrà essere fatto pure lo stabilimento, quindi ci sono costi per decine e decine di milioni di euro; non è una cosa che facciamo domani mattina.
  Non abbiamo in previsione di trasferire l'impianto (quello di Brescia è talmente vetusto che non varrebbe nemmeno la pena trasferirlo): lo faremo nuovo di zecca. Siamo convinti di riuscire a fare quest'operazione tra il 31 dicembre 2018 e il giugno 2019, data in cui spero di terminare il mio incarico.

  PRESIDENTE. Avevate aperto una sorta di vertenza, avevate fatto una richiesta presso il Ministero dello sviluppo economico per avere una sorta di bonus, ovvero realizzare una situazione che vi potesse aiutare riguardo al costo dell'energia elettrica? È così?

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. Sì. A Brescia, siamo stati beneficiari anche degli energivori. Abbiamo preso quanto dovuto per il 2014; siamo in attesa di avere quanto previsto per il 2015. Speriamo di avere ciò anche per il 2016 e il 2017, altrimenti, come si dice in Toscana, andiamo «fuori con l'accuso» perché il costo dell'energia è talmente elevato che rende il prodotto assolutamente non competitivo.
  Tra l'altro, quando sono un po’ restio a fare investimenti sul sito di Brescia – l'ARPA, la provincia di Brescia, mi chiedono e mi trovano sempre abbastanza... Non è perché voglia mantenere un atteggiamento non collaborativo, ma la situazione economica e finanziaria aziendale è piuttosto delicata, tanto che è sostenuta completamente dalla capogruppo. Noi abbiamo finanziamenti in azienda per oltre circa 5 milioni di euro, che non sono poca cosa da restituire.

  MIRIAM COMINELLI. La questione del costo dell'energia – quindi, la richiesta fatta al MISE – riguarda in generale il fatto che è un impianto vetusto, ovvero anche il fatto che dovete realizzare la barriera idraulica e il trattamento e questo pesa ancora di più sul costo dell'impianto?

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. Il Pag. 5costo che abbiamo stimato della barriera idraulica è, tra energia elettrica e personale a disposizione 24 ore su 24, di circa un milione di euro l'anno. Quello sugli energivori credo sia un discorso indipendente da quello della barriera del MISE. Ci spetta un rimborso e c'è una legge (che io, tra l'altro, non conosco nemmeno bene perché c'è un apposito ufficio preposto). L'anno scorso ho visto che abbiamo preso all'incirca 1.400.000 euro, laddove 1.700.000-1.800.000 dovrebbe essere il consumo del 2015. Ciò è in linea e, praticamente, per l'energia che consumiamo viene ricavato un rimborso mediante dei calcoli matematici.

  MIRIAM COMINELLI. Con la decisione di andare via, come ci dice, nel giro di due anni (l'impianto dovrebbe essere dismesso, se non ho capito male), ciò è indipendente da tutta la gestione del barrieramento e, comunque, si tratta di un impianto che, economicamente, per voi non è più fruttuoso: è così?

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. Sì, è un impianto sicuramente non più fruttuoso. È nel centro della città di Brescia. Io credo di essere, inconsapevolmente, la persona più odiata della città di Brescia, anche se sono pochi mesi che ho quest'incarico; la scelta di trasferire a Bussi è dovuta anche al fatto che lì abbiamo una produzione di energia idroelettrica, che non coprirà tutta la richiesta dello stabilimento, ma abbiamo intenzione di mettere due turbogas per incrementare l'energia. Il costo dell'energia prodotta tramite energia idroelettrica è cinque volte inferiore rispetto a quello che paghiamo attualmente a qualsiasi società. Attualmente, non ci forniamo nemmeno dall'ENEL ma da una società privata, però i costi sono un quinto. La scelta di trasferirci a Bussi è dettata da questioni finanziarie. Inizialmente avevamo anche avuto l'idea di trasferire a Torviscosa, dove ci era stato proposto (naturalmente, sempre con tutti i punti interrogativi del caso) un costo dell'energia abbastanza interessante, ma siamo sempre a una quota di tre volte il costo della nostra energia interna, che è intorno a 0,29 a Bussi.

  PRESIDENTE. Per essere proprio chiari sulla domanda della collega, non è il tema barrieramento, sollevamento, funzionamento pozzi, emungimenti, che incide da un punto di vista energetico sulla vostra scelta strategica, ma è proprio un discorso intrinseco al tipo di produzione fatta.

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. Ascolti, è intrinseco al tipo di produzione che viene fatta. Soprattutto, la scelta di trasferirci è dovuta al fatto – lo ripeto – che lo stabilimento nella città di Brescia, con un commissario che gestisce la vecchia società Caffaro, ovvero un commissario nuovo che deve gestire la bonifica del sito, palesa una situazione in cui è incompatibile la presenza di entrambe le persone. La prima cosa che devo fare è uscire: non possiamo lavorare insieme. La scelta di trasferirci è obbligata e, ufficialmente, non la stiamo comunicando molto volentieri perché dovremmo cercare di sistemare una cinquantina di famiglie. Ho affrontato il problema con il comune di Brescia: vedremo.
  Potremo sicuramente trasferire buona parte in un ufficio a Brescia, cioè i funzionari, che possiamo mantenere anche a distanza. Non vado a Pescara tutti i giorni, eppure la mia presenza a Bussi c'è. Oggi ci sono tanti mezzi tecnologici e così faremo, con sette o otto dei funzionari che abbiamo nello stabilimento di Brescia. C'è da ricollocare la forza lavoro materiale dei periti, dei chimici. Il nostro gruppo ha attività a Torviscosa, a Bologna, a Padova, ma sono tutte un po’ distanti da Brescia, mi creda. Comunque, è una scelta che credo diventerà obbligata.
  Il commissario che deve recuperare il sito ci ha già chiesto che intenzioni abbiamo. Come al solito, ho risposto che sto vedendo, anche perché ho la conferenza di servizi tra un po’. Addirittura, siamo sprovvisti, in questa fase, anche dell'AIA, scaduta tanti anni fa. Con tutte le prescrizioni che tutte le volte vengono richieste, è difficile completare il quadro autorizzatorio.

Pag. 6

  PAOLA NUGNES. La domanda che le faccio subito è: in che anno è scaduta l'AIA?

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. Se non vado errato, dovrebbe essere il 2011 (parlo di quella che nel frattempo era stata rinnovata, dal 2011 con validità di cinque anni).

  PAOLA NUGNES. Nel contratto del 7 marzo 2011, all'articolo 9, c'era un impegno della società Caffaro Brescia Srl di gestire in efficienza la barriera idraulica e il trattamento delle acque emunte. La domanda che le faccio, visto che lei ha iniziato dicendo proprio che non è nelle competenze della Caffaro quanto richiesto dal Ministero è questa: che cosa prevede in maniera puntuale l'articolo 9?
  Rispetto al contratto il 2011, c'era anche un lasso temporale di impegno. Se adesso la Caffaro lascia il sito – laddove era stato dato alla Caffaro quest'onere – perché non viene gestito come probabilmente si era previsto, chi emungerà le acque, chi si occuperà di questa barriera quando sarete andati via? Che cosa prevede il contratto esattamente?

  LAURA PUPPATO. La mia domanda è in continuità con quello che diceva adesso la collega Nugnes, che mi ha recuperato una delle domande. Prima lei ha esattamente dichiarato: «Non siamo responsabili per il ciclo delle acque perché non c'è la proprietà degli edifici e del suolo». Dal punto di vista giuridico, il fatto di avere in uso le cose, ovviamente obbliga alla corretta gestione ai sensi di legge. Il ciclo delle acque è esattamente una delle necessarie e obbligatorie conseguenze del ciclo di lavoro che fate all'interno di Caffaro: come riuscite a continuare a diluire nel tempo, a dilatare nel tempo questa necessità e quest'obbligo?
  Dal punto di vista imprenditoriale, capisco che a distanza di due anni vogliate andarvene e ridurre – evidentemente – al minimo il costo attuale, ma dal punto di vista della legittimità del comportamento, anche alla luce delle dichiarazioni che hanno reso i responsabili ARPA ieri, è chiaro che non c'è un barrieramento adeguato e sufficiente.
  È altrettanto chiaro che con i due pozzi, il numero 2 e il numero 7, in cui vengono emunte e depurate le acque, non abbiamo la completezza di altri 1.100.000 ettolitri litri di acqua che vengono a essere trattati. Il problema, secondo me, è davvero schiacciante, vorrei dire lapalissiano. Capisco la cosa dal punto di vista economico, ma dal punto di vista della responsabilità è ben difficile smontare questa cosa.

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. Forse mi sono espresso male io inizialmente. Attualmente stiamo facendo i lavori che ci aveva imposto il contratto. Quando dico che non è competenza nostra, ma della vecchia amministrazione straordinaria, mi riferisco a quando qualcuno ci chiede delle implementazioni. Noi emungevamo un determinato quantitativo di acqua, poi la provincia ci ha chiesto di incrementare quest'emungimento dell'acqua e questo per noi diventa estremamente complicato: è una questione di costo, ma lo abbiamo fatto.

  LAURA PUPPATO. Mi scusi, ma perché la provincia ve l'ha chiesto?

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. Sono dati loro, mi perdoni: sono richieste loro.

  LAURA PUPPATO. Non era sufficiente, evidentemente, la qualità delle acque che veniva riversata nel canale Fiumicello: è così?

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. Ascolti, non abbiamo assolutamente avuto dei verbali che ci contestino che abbiamo fatto degli inquinamenti. Dalla barriera sono usciti e sono scaricati nel fiume La Loggia...

Pag. 7

  LAURA PUPPATO. Non vi sono mai stati fatti verbali?

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. Che io sappia no, ma le ripeto...

  LAURA PUPPATO. Contestazioni ufficiali? Vi è arrivata questa comunicazione...

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. È circa un anno che sono lì e abbiamo una dottoressa all'interno dello stabilimento, ma di sconfinamenti dei parametri, che risulti a me ...

  LAURA PUPPATO. Non vi è mai arrivata comunicazione?

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. No perché stiamo molto attenti: siamo estremamente attenti.

  LAURA PUPPATO. Come giustificano, allora, la richiesta? In relazione alla quantità di volumi scaricati?

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. Secondo il loro studio, probabilmente era necessario per motivi di sicurezza incrementare il pompaggio delle acque. Quando lei aumenta il quantitativo di emungimento, le acque devono essere trattate. Qui credo che ci sia, fondamentalmente, un grosso equivoco. Lo stabilimento utilizza parte dell'acqua, ma non tutta quella che emunge. Se avessi dovuto continuare la mia attività, avevo detto alla provincia di Brescia che mi sarei attaccato all'acquedotto. Potevo fare un circuito chiuso alimentando, poi, le eventuali necessità dall'acquedotto di Brescia. Io non uso – rispondo indirettamente alla senatrice – l'acqua per fare il mio prodotto: mi serve solo per raffreddamento. Nell'ultima conferenza dei servizi ho fatto quest'esempio, fuori dalla sfera burocratica della conferenza dei servizi: l'ho fatto con il comune. Mi sono detto: okay, noi abbiamo l'impegno di fare la MISE per questa barriera, ma ci state chiedendo parametri irrealizzabili e ve lo documentiamo con uno studio. Mettiamo che domani mattina la provincia ci dia la prescrizione; appena l'ARPA arriva, questa fa un prelievo, ma se io quei parametri non li ho raggiunti (faccio sempre quest'esempio) o viene la procura in via dei Salesiani a Pietrasanta e mi notifica la chiusura dello stabilimento (se mi va bene, mi fa la notifica), oppure mi porterà direttamente a Brescia. A quel punto, però, io devo cessare di pompare e vorrei sapere chi mi sostituisce.
  Il problema si pone dopo, per il comune o per il commissario straordinario. Io ho pochi soldi ma sono un privato e posso cambiare le resine con una telefonata. Voi invece dovete fare le gare, dovete fare le aste e quindi credo che il problema diventerebbe enorme. Io dissi di tenerlo fuori dalla conferenza dei servizi e difatti mi dissero che avevo ragione (rispondo indirettamente alla senatrice).
  Nel contratto finale del 2011 è scritto chiaramente: «Si impegna a proseguire senza soluzione di continuità, a eseguire e a mantenere in efficienza le opere e gli interventi di messa in sicurezza e d'emergenza, di cui al punto 1 e 1.2, [...], assumendo ogni conseguenza di responsabilità, a dar conto della procedura di tutte le relative attività e si impegna altresì in via esemplificativa, non tassativa, a garantire la permanenza, efficienza e impermeabilizzazione della pavimentazione nel suolo, nonché a mantenere l'attuale attività di emungimento delle acque e relativo sistema di gestione delle acque emunte». Lo facciamo.

  LAURA PUPPATO. È scritto «attuale»?

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. «... nonché a mantenere l'attuale attività di emungimento»; il termine attuale si intende al 2011.

  PRESIDENTE. Credo che questo sia uno dei temi del ricorso al TAR.

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  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. I ricorsi sono due: uno è fatto contro il MATTM e uno contro la provincia di Brescia. Quello di cui stiamo parlando oggi è già anche stato oggetto di un sequestro di documenti fatto dalla procura di Brescia, che poi non ha dato esito a nulla. C'è un verbale di operazioni compiute dove, in relazione alla nota del MATTM del 27 gennaio – sono le stesse cose che state chiedendo voi – si dice: «L'azienda non ha proceduto a nessun intervento, in quanto non ritengo di essere il soggetto obbligato a compiere gli interventi richiesti dal Ministero». Sulla questione, Caffaro Brescia Srl ha fatto ricorso al TAR, datato 24 marzo.
  In relazione alle prescrizioni impartite dalla provincia di Brescia, la Caffaro Brescia Srl, nella conferenza dei servizi, notificata dalla provincia a mezzo e-mail PEC con nota, il signor Balacco Vitantonio, il responsabile dello stabilimento, dichiara che l'azienda Caffaro Brescia non ritiene di essere il soggetto obbligato a compiere gli interventi richiesti dall'ente. Sull'argomento è stato proposto ricorso al TAR, datato 8 febbraio 2016.
  In ogni caso, sulle prescrizioni richieste dalla provincia la Caffaro Brescia Srl ha presentato una proposta tecnica per la gestione della problematica relativa a parametri tetracloruro di carbonio e tetracloroetilene, dichiarandosi disponibile a fornire al responsabile dell'inquinamento la collaborazione per consentire l'esecuzione degli interventi.
  Tra l'altro, nell'ultima conferenza dei servizi mi è stato richiesto di fare due pozzi piezometrici. Come dico sempre, io non ho la possibilità di far scavare nel sottosuolo perché il suolo è dell'amministrazione straordinaria, ma ho dato tutta la mia disponibilità a far sì che quest'operazione venga fatta: so che l'ARPA la sta facendo. Ovviamente, io non provvedo a smaltire i rifiuti che verranno fuori, ma per quanto riguarda la collaborazione all'interno dello stabilimento, la fornitura di energia elettrica per i pozzi piezometrici e, al limite, anche un aiuto per quanto riguarda le analisi da fare, sono sempre a disposizione.

  PAOLA NUGNES. Vorrei specificare meglio. Chiaramente, quando avete sottoscritto il contratto, leggendo l'articolo 9, avete appurato quale fosse lo stato della messa in sicurezza: non c'era nessuna prescrizione rispetto all'emungimento dei sette pozzi, per cui solo uno – solo il 7 – viene filtrato dai carboni attivi? Il quadro che le è stato proposto era, da un punto di vista documentale e anche del rilievo fatto, quello che lei prendeva in carico, quindi le prescrizioni sono intervenute dopo: la prescrizione per il rinnovo dell'AIA è successiva alla firma del contratto?

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. Ovviamente.

  PAOLA NUGNES. Va bene, grazie.

  LAURA PUPPATO. Mi ha incuriosito una sua osservazione. Adesso, se è possibile, le chiedo un brevissimo approfondimento. Lei ha detto che a voi converrebbe utilizzare l'acqua del rubinetto, perché il vostro può diventare un ciclo sostanzialmente interno; l'acqua vi serve esclusivamente per il lavaggio.

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. Per raffreddare!

  LAURA PUPPATO. Scusi, per il raffrescamento, anzi il raffreddamento (parliamo del macchinario). In realtà, potreste fare un ciclo integrato unico interno e quindi evitare qualsiasi forma di inquinamento esterno: perché non l'avete fatto o non lo fate? Per quale ragione, anche per il trasferimento a Bussi che avverrà, si ricerca sempre una quantità di acqua necessaria limitrofa agli stabilimenti? Come mai, se questo fosse in fondo così plausibile?

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. A Bussi ciò serve – l'ho detto e lo ripeto – soprattutto per uso idroelettrico. Per quanto riguarda Brescia, la spesa è di circa 2 Pag. 9milioni di euro per fare questo circuito chiuso. Se avessi uno stabilimento dove ho l'obiettivo di andare avanti per il resto della mia vita, lo farei più che volentieri. Sostengo e dico in commissione dei servizi che, se mi danno la possibilità di andare avanti vent'anni in questo stabilimento – cosa che è impossibile – posso anche vedere di far fare alla casa madre un investimento. Ciò mi consentirebbe di usare la poca acqua che consumo riprendendola dall'acquedotto comunale, che peraltro – ma qui non ne sono certo – ha dei parametri superiori a quelli della mia acqua di scarico.

  PAOLO ARRIGONI. Lei ha detto che l'operazione di Bussi si perfezionerà entro la fine del 2018 (al massimo a metà del 2019) e che, data la vetustà degli impianti a Brescia, il vostro obiettivo è quello di realizzare ex novo gli impianti a Bussi. Questi impianti vetusti rimarranno in situ: state già facendo dei ragionamenti con gli amministratori straordinari su che cosa fare di questi impianti?

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. No, lo smaltimento di quegli impianti è a nostro carico. Noi libereremo il sito.

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Lei ha esordito dicendo che voi siete locatari da parte dell'amministratore straordinario: di chi è la proprietà? Di che stiamo parlando: di proprietà del terreno, degli impianti produttivi? In generale, vorrei capire un po’ meglio in quale gruppo siete. Ho guardato un po’ sul sito Internet e c'è il gruppo Todisco. Ho trovato un grafico abbastanza complicato ma compare anche una certa Angiola Srlu, che sarebbe proprietaria della Caffaro Srl: vorrei un po’ capire chi c'è dietro.
  Mi sembra quasi un po’ il gioco delle scatole cinesi. Non vorrei che in questi passaggi di proprietà intersecate tra loro perdiamo le responsabilità, laddove poi situazioni che lei ci riferisce come congelate al 2011 evolvono, invece, nel tempo. Non so perché chiunque abbia la responsabilità di locatore o di proprietario non possa rivedere la situazione su richiesta dell'autorità pubblica. Qualsiasi sito produttivo in Italia – credo – va a periodiche verifiche: non è un contratto meramente tra privati, in cui si congelano le situazioni. Questo è un sito produttivo inquinato. Sapevate bene di entrare in una certa situazione. Vi è stato detto di continuare l'emungimento ma, chiaramente, l'evoluzione richiedeva un vostro interessamento, una vostra responsabilità. Questa è la mia opinione personale. Il resto lo deciderà meglio, sicuramente, la procura. Comunque, vorrei un po’ capire meglio il tema della proprietà e della vostra situazione societaria.

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. Il gruppo è Fin Todisco, a cui fanno capo diverse aziende. Io, per esempio, sono presidente e amministratore delegato della Caffaro Brescia; sono consigliere delegato di Bussi e sono amministratore unico di una società di trasporti, che si chiama Conti & Truck, sempre del gruppo; inoltre, entrerò il 12 maggio in un'azienda nuova che abbiamo acquistato, la Tellerini, che possiede uno stabilimento nuovo a Torviscosa, che produrrà soda caustica liquida. Nello stabilimento di Bussi stiamo montando un concentratore che ci consentirà la produzione di una soda liquida al 50 per cento. Il gruppo è leader in Italia perché vende 360.000 tonnellate all'anno tal quale: non sono scatole cinesi. Ovviamente, ogni azienda ha la proprietà, ma fanno capo tutte al gruppo Fin Todisco, a un imprenditore che ha lavorato tantissimi anni in Solvay e che si è messo per conto proprio, da diversi, anni in affari (mi sembra anche con ottimi risultati).

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Mi scusi, che cos'è l'Angiola Rslu?

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. È una società, sempre del gruppo, che fa capo...

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Che, però, è proprietaria della Caffaro Brescia?

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  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. Le ripeto...

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Non direttamente da Todisco, quindi?

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. Sì, ma noi lo identifichiamo come Fin Todisco. Man mano, accorperemo tutte queste società, chiaramente. È nostro interesse fare un consolidato. Vorrei continuare con la risposta al signore, che diceva che sapevamo quello che dovevamo fare. Forse è lì che non riesco a spiegarmi: facciamo quello che era previsto e forse anche qualcosa di più. L'emungimento non era dovuto da parte nostra, nella maggior quantità, ma lo abbiamo fatto. Serviva di cambiare una pompa che era difettosa: lo abbiamo fatto. I 300.000 euro che ci deve dare, però, il commissario straordinario, non ci sono stati dati: ha capito dov'è il problema? Le cose, però, le facciamo, ci mancherebbe altro. Non vogliamo fare, da un inquinamento, un disastro ambientale. La senatrice mi chiede chi emungerà: stia tranquilla del fatto che io devo avere un ordine del tribunale per staccare l'emungimento, anche se mi bloccate lo stabilimento. Senza l'ordine non mi fermo perché poi il disastro ambientale lo faccio io.

  MIRIAM COMINELLI. Ieri ARPA ci spiegava che il barrieramento idraulico non è stato studiato ad hoc con pozzi definiti in base al problema ambientale, ma che vengono usati i pozzi già esistenti per l'emungimento. Ci dicevano che un'eventuale ridefinizione del barrieramento potrebbe anche portare a una diminuzione della quantità di acqua che deve essere emunta. Pensate di presentare ricorso al TAR anziché cominciare a ragionare sulla questione del barrieramento perché la vostra previsione era quella di andar via, cioè di non investire in quello stabilimento?

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. Se voi mi garantite che posso andare avanti in quello stabilimento! A parte che ci vogliono 10 milioni per fare quella «barrierina» di cui sta parlando l'ARPA. Non credo che nemmeno colui che andrà a fare i lavori di bonifica del sito si sognerà di farla, anche perché non si garantisce nessun tipo di risultato finale. Credo che ARPA vi abbia presentato situazioni, mi sembra, un po’ compromesse. In realtà, alle conferenze dei servizi – non ricordo bene il nome – si presenta un organismo statale, quello che si occupa delle coltivazioni, che ha sempre presentato, invece, scenari completamente diversi, tant'è che l'ultima volta sono uscito abbastanza contento. Hanno fatto dei campionamenti, da due/tre anni.
  Ovviamente, si sta parlando di roba per la zootecnia, non per il consumo umano, ma i prodotti che vengono tirati fuori, con enormi prescrizioni, con costi enormi per i contadini, sono di assoluta qualità. L'ARPA sa queste cose perché partecipa con noi alle riunioni.

  STEFANO VIGNAROLI. Nel contratto, quindi, c'è l'impegno a gestire in efficienza, se ARPA dice che 200 chili di mercurio, 280 di PCB ancora vanno in falda. Comunque, come diceva lei, se c'è da aggiustare una pompa, voi l'aggiustate. Certo, quello è l'impegno di gestire in efficienza – immagino – altrimenti che cosa sarebbe? Lei ha detto che, anche se va via, non finisce l'emungimento finché non riceve l'ordine, per evitare di essere responsabile di un disastro ambientale. Se la vostra società tra due anni si trasferisce, come è visto il passaggio? Nel contratto non c'è un riferimento temporale, quindi è implicito che avete l'impegno finché operate lì: è giusto?

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. Il contratto era di 6 anni, ma è scaduto, tant'è che avevamo dato disdetta. Il commissario Cappelletto ha detto di andare avanti. Abbiamo tolto questa disdetta, ma ci riserviamo di esaminarla in funzione del fatto che il nuovo commissario, che dovrà provvedere al sito di bonifica, prima o poi ci chiederà il terreno. Sì, è vero: come dice lei, escono 200 chili di prodotto, ma ne esce Pag. 11molto meno di quanto ne usciva prima. Tra l'altro, quel piccolo interventino in termini economici, che abbiamo studiato e che adesso monteremo insieme ad ARPA, è proprio per portare, per esempio, il PCB quasi a un valore vicino allo zero. Stiamo facendo un test.

  LAURA PUPPATO. È il progetto pilota di cui parlava prima, vero?

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. Sì. Stiamo facendo un test e ho dato comunicazione all'ARPA che sono pronto a montarlo, ma queste cose vanno montate insieme a loro; poi va calendarizzata una serie di interventi, di analisi. Penso che nel mese di settembre, per le ferie, quest'impianto possa essere a regime. Si può vedere se si ottiene un abbattimento vicina allo zero.

  STEFANO VIGNAROLI. Posso conoscere soltanto i motivi un po’ più nello specifico del ricorso al TAR?

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. Se vuole, le lascio il documento.

  PRESIDENTE. Lo acquisiamo. Vorrei chiederle l'ultima cosa. La richiesta di aggiornamento di AIA è stata fatta. Se vi viene data, come ci diceva, in conferenza dei servizi, una serie di prescrizioni riguardanti lo scarico, come pensate di fare?

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. Sarebbe una tragedia se ci venissero imposte le prescrizioni, ma non per noi. Ripeto: a via dei Salesiani, a Pietrasanta, arriva un ordine di chiusura e io chiudo, ma chi segue me? Chi pompa dopo di me?
  Il suggerimento che ho dato in conferenza dei servizi è stato il seguente. Il Ministero della salute ha chiesto dei parametri molto complicati da raggiungere – le lascio lo studiolo e li vedrà da solo – ma secondo me non è tassativa la richiesta. Non ci hanno detto di mettere quei parametri al sito della Caffaro Brescia, ci hanno dato un'indicazione. I veri parametri, secondo me, devono essere messi dalla provincia di Brescia. Quello che sto cercando di spiegare in conferenza dei servizi è che dobbiamo fare un piccolo passo tutti. Io ho fatto il passo di questo piccolo impianto pilota: voi li descrivete al Ministero della salute, per vedere se i parametri sono tassativi o indicativi, che è già un altro piccolo passo avanti. Finché non si stabiliscono queste cose...

  PRESIDENTE. La ringraziamo. Può lasciarci il materiale. Eventualmente, se manca qualcosa, le chiederemo di integrare. Qui abbiamo già i due ricorsi al TAR.

  ALESSANDRO QUADRELLI, amministratore delegato di Caffaro Brescia Spa. Questo è lo studio di fattibilità degli interventi di adeguamento degli impianti del MISE. Se vuole altro, mi faccia sapere.

  PRESIDENTE. La ringraziamo. Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione del commissario straordinario
S.I.N. Brescia-Caffaro, Roberto Moreni.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso. L'ordine del giorno reca l'audizione del commissario straordinario SIN Brescia-Caffaro, Roberto Moreni, che ringrazio della presenza. L'audizione odierna rientra nell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul tema delle bonifiche nei SIN, con particolare riguardo allo stabilimento di Caffaro-Brescia. In realtà, stiamo facendo un approfondimento su tutti i siti Caffaro, per arrivare a concludere una relazione sullo stato dell'arte.
  Ricordo che la Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo di depurazione delle acque. Pag. 12
  Avverto il nostro ospite che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte dal segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata nella parte finale della seduta.
  Cedo la parola al dottor Moreni. Noi abbiamo già ascoltato ieri l'ARPA; in mattinata è stato qui l'amministratore di Caffaro-Brescia Srl, che ovviamente ci ha detto le cose dal suo punto di vista. Sappiamo che c'è una situazione un po’ delicata, e quindi vorremmo sapere un po’ dal suo punto di vista come stanno le cose. Lei è stato nominato un po’ di tempo fa, credo.

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. Ad agosto 2015.

  PRESIDENTE. Vorremmo conoscere il suo punto di vista e sapere che cosa bisognerebbe fare, secondo lei, per cercare di uscire da questa situazione di impasse.

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. Conoscete la situazione. C'è un'impresa che ha in locazione degli impianti, che si è assunta l'onere di un emungimento della falda, definito da persone competenti faraonico: 1.500 metri cubi all'ora. Come sia nato questo dimensionamento, sinceramente non lo so, ma tant'è. Quello che a me è parso abbastanza evidente, fin dalla prima visita in quello stabilimento ma poi anche nei colloqui che ho avuto con la società, è che la presenza di quest'attività a Brescia fosse molto precaria in ragione dei costi, energetici soprattutto, ma anche a prescindere dalla riscossione, come pure è avvenuta, del contributo energia, sia pur per le annualità pregresse. Io non ho parlato con questo signore, di cui mi sfugge il nome, ma con Todisco, il proprietario o l'azionista di riferimento. Comunque, era iscritta a bilancio la voce del contributo. Si sostiene di aver perso sia nel 2015, sia nel 2016. La seconda ragione per cui è logico attendersi che prima o poi quest'attività cessi, è che un'attività «ordinaria» svolta in un luogo per niente ordinario: ci sono tutti i fucili puntati contro. Ricordo che loro non hanno responsabilità nell'inquinamento. Possono metterci del loro nell'attività attuale ma, rispetto al grosso del tema, sono arrivati cinque o sei anni fa. Una cosa che mi ha sorpreso fin dall'inizio è che, a distanza di quindici anni, da quando è esplosa la questione Caffaro, gli enti non avessero definito che cosa fare, confidando in questa barriera idraulica un po’ impropria perché non progettata allo scopo; di qui anche il grande emungimento, sfruttando i pozzi esistenti costruiti nel tempo per esigenze produttive o per altre ragioni. Hanno questi pozzi e da lì prelevano. I tecnici mi dicono che una barriera idraulica più calibrata comporterebbe, sì, una spesa di investimento, ma un minor costo di esercizio.
  Del costo di esercizio non so cosa vi abbiano detto. Noi possiamo solamente ascoltare, paragonare i numeri, sentire campane diverse, ma l'ordine di grandezza è il milione di euro all'anno: Todisco a me ha detto di più, qualcun altro ha detto un po’ di meno. Non do la cifra per dare l'importo esatto, ma per dire come un eventuale subentro della pubblica amministrazione sia estremamente oneroso. Ricordo che la barriera idraulica non risolve alcun problema. Impedisce solamente che l'acqua vada a contatto con il terreno sporco ma non pulisce il terreno sporco, che rimane sempre sporco. È un'attività da mettere in conto per sempre, fino a quando non si affronta il tema del terreno. Io sono partito a luglio. Purtroppo i tempi sono questi. Non abbiamo ancora fatto il contratto, che faremo a metà giugno, una volta fissata e tenuta l'udienza di merito del TAR. Ho conferito un incarico per tre studi di fattibilità tecnico-economica. Io avevo dimestichezza con le leggi sulle opere pubbliche, con i progetti preliminari.
  Che cosa deve dire il progetto preliminare? Qual è il problema, le n soluzioni possibili, la soluzione prescelta, quanto serve Pag. 13in termini di costi, di tempo e così via. È il primo approccio e io lo avevo pensato riferito a tre argomenti: la progettazione di una barriera idraulica specifica; la messa in sicurezza permanente della falda; l'intervento sul suolo.
  Nell'emettere questo bando, che avevo delineato a scopi soprattutto programmatori, per sapere che cosa si dovesse fare, anche per avere un quadro della spesa, nel frattempo è arrivata la notizia, a novembre, del patto tra Stato e regione Lombardia, che ha attribuito a valere sui fondi di coesione 30 milioni per il SIN Caffaro (almeno, così mi dice la regione), ma non tanto per lo stabilimento. Dopo riprendo il tema del bando. Al SIN Caffaro sono stati quindi assegnati, complessivamente, 20 milioni e oltre, ma questi sono stati assegnati a spizzichi. Dopo un primo stanziamento di 6, uno di uno, uno di 2, man mano che nei fondi del Ministero residuavano delle disponibilità, si è proceduto. Non posso interpretare il pensiero di chi nel tempo ha gestito la cosa un po’ di qua, un po’ di là. Con questi brandelli non si affronta il tema dello stabilimento Caffaro. Quindi le risorse sono state destinate a interventi necessari, qualcuno anche opinabile, sulle aree inquinate dallo stabilimento nell'arco dei cinquant'anni e oltre di produzione del PCB. Non c'era, però, la massa critica necessaria e sufficiente per aggredire, sia pure in parte ma in maniera significativa, il problema.
  Quando ho fatto il bando, ho messo la clausola – la stazione appaltante manteneva l'opzione per tre anni dalla firma del contratto – di conferire l'incarico per il completamento dei servizi (progettazione, direzione lavori, sicurezza e tutto quello che serve) qualora, nel frattempo, fossero arrivati i finanziamenti. Questa cautela è stata bene esercitata perché sono arrivati questi 30 milioni.
  Abbiamo avuto un ricorso al TAR da parte di un escluso, ma il TAR, seppure in istanza sospensiva, è entrato molto nel merito, cioè nel dettaglio delle argomentazioni, al punto che ci fa pensare, in maniera molto serena, all'esito dell'udienza di merito che ci sarà ai primi di giugno; dopodiché conferirò l'incarico prima per i tre progetti di fattibilità; peraltro, stiamo già, sia pure informalmente, lavorando con questi signori e con la regione Lombardia per individuare il primo lotto funzionale del peso di 30 milioni.
  Aggiungo, ma questa è un'opinione mia, che cercherò di indurre gli enti a dirottare 4 milioni di questi 20 già esistenti, aggiungendoli ai 30, tenuto conto che ad aprile – io l'ho saputo a luglio – hanno stanziato 1,7 milioni per la progettazione all'interno del sito. Le cose quadrano, quindi, seppure più o meno casualmente.
  I lavori devono essere appaltati, cioè deve essere stipulato il contratto entro la fine del 2019. Mi è stato detto che l'amministratore delegato vi ha riferito cose che a me avevano già riferito circa gli intendimenti di quest'azienda ad andare altrove. La proiezione temporale che mi hanno dato è di 2 anni. Mi hanno chiesto di tenere riservata l'informazione perché, evidentemente, le 50 persone che lavorano non saranno felici di questo, anche perché non credo che tutti e 50 andranno...

  ALBERTO ZOLEZZI. Che lavorano dove?

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. In via Milano, alla Caffaro di Brescia: sono circa 55.

  ALBERTO ZOLEZZI. Volevo capire se si riferiva a chi stava facendo bonifiche o altro: si sta riferendo agli addetti del procedimento industriale?

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. Sì, del processo industriale. Immagino che questa notizia per loro non sia positiva (ciò mi sembra fin troppo ovvio). Quelli dell'Abruzzo saranno contenti perché lavoreranno in Abruzzo.

  PRESIDENTE. Ho tranquillizzato un po’ l'amministratore delegato, prima. In realtà, questa è una notizia che ormai gira su tutti i giornali locali e non solo. È stato dichiarato anche a noi, quindi non c'era niente di segreto.

Pag. 14

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. Io sono stato zitto: qui no, ma in giro sì. Noi abbiamo la possibilità di rispettare questo termine perché due anni e mezzo sono giusti: non sono né tanti, né pochi. Abbiamo deciso di bonificare tutto il parco del Passo di Gavia, 13.000 metri quadrati; sappiate che da quando inizieranno i lavori saranno passati due anni. Lì si tratta semplicemente di «sbadilare» 50 centimetri di terra, mentre alla Caffaro vi sarà un problema tecnico delicato, non facile, non semplice, perché abbiamo forme di inquinamento eterogenee per quanto riguarda gli inquinanti. Avere due anni e mezzo è un tempo congruo, giusto, ma che non bisogna lasciar passare. Ben venga il fatto che stipuliamo il contratto qui a giugno. Una volta definito – qualche idea l'abbiamo – con la regione e il Ministero che cosa fare, si conferirà anche l'incarico per la progettazione di questa parte.
  Probabilmente, ci sarà un intervallo di tempo tra quando faremo i lavori e quando loro smetteranno di pompare. Non so che cosa si deciderà, cioè se spendere i soldi nel pompare, ovvero nel mantenere attiva l'attuale barriera (anche se mi si dice che è molto difficile sganciarla dal processo produttivo). Penso che questi signori un po’ di macchinari li porteranno via, ma non so quali. È una cosa che andrà monitorata. Non voglio essere cinico, ma la prima falda di Brescia, se guardate le tavole di ARPA Lombardia, è inquinata di ogni tipo di porcheria e ha raggiunto i comuni contermini a sud di Flero e Castel Mella, quindi la situazione è già irrisolvibile per quanto riguarda la falda, cioè è decisamente compromessa. Occorre aspettare solo che mamma natura diluisca nei decenni, oltre a fermare le sorgenti, ovviamente.

  PRESIDENTE. Intanto, ARPA ci diceva che è necessario anche fare approfondimenti per quanto riguarda il modello idrogeologico della falda rispetto agli studi del passato e che c'è da fare un'implementazione, dopodiché, comunque, se anche si arriverà – mi sembra di capire – con tutti i contenziosi del caso a determinare una nuova barriera idraulica, se va via l'azienda, a questo punto il costo dell'emungimento e del trattamento graverà su chi...

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. Sullo Stato! La proprietà responsabile, Caffaro e Snia, non hanno il becco di un quattrino! Il commissario straordinario l'ha dichiarato a più riprese e l'ha pure scritto. Il costo della bonifica del sito è di gran lunga superiore alla stima del valore del cespite: o non si fa niente, o chi deve sostenere l'onere sarà lo Stato. Ci sono non pochi problemi. Spendere questi soldi, 30 milioni, significa, secondo me, quale corollario implicito, l'acquisizione del bene. Un conto è il possesso che si può ottenere, ma si mettono 30 milioni, poi si iscrive l'ipoteca e ci si mette in coda nell'istanza di fallimento?
  C'è la previsione di una norma, di una finanziaria del 2005/2006, per la quale in caso di fallimento gli enti definiscano... e in ottemperanza all'obbligo di bonifica scatta l'acquisizione del bene. In questo caso, non c'è un fallimento, quindi sarebbe già utile che con una «normicina» aggiungeste anche le situazioni di amministrazione straordinaria, sempre in caso di inottemperanza. Non so se sono stato chiaro sul punto. Diversamente, come si interviene?
  Dopodiché – non so se ci sarò, anzi credo proprio di no – la mia opinione è che sia preferibile utilizzare questo colpo, il proiettile d'argento che abbiamo. Non sappiamo quando e se avremo ancora 30 milioni di euro. Io credo che, più che spenderli per una barriera idraulica, che ha dei costi nel tempo indefiniti, sia preferibile scontare anche un inquinamento temporale, sempreché si riesca con questi 30-34 milioni a risolvere definitivamente il problema dell'inquinamento, del contatto acqua-terreno. Ci hanno raccontato che ci sono diverse tecniche. Si tratterà di valutare gli approfondimenti della progettazione. Se si riesce a fare con questi 34 l'uno e l'altro, ben venga ciò; se si dovrà scegliere, quindi, secondo me è preferibile scegliere la soluzione definitiva.

  PRESIDENTE. Quella di cercare di isolare la matrice inquinante dalla falda?

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  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. Sì, o di spostarla. È anche possibile che si tratti di rimuovere la parte più inquinata. Saranno valutazioni da farsi con spirito molto laico e con una valutazione costi/benefìci. La rimozione del terreno è terribilmente costosa.

  PRESIDENTE. Non si riesce a fare nessun tipo di trattamento in situ su queste tipologie di inquinanti?

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. Non dovrebbe chiedere a me queste cose. Vedremo quando arriverà la progettazione. Io le posso dire quello che ho letto: ho trovato cinque soluzioni. Una è portare via la terra, la più banale. Si usa spesso l'inglese ma io preferisco usare l'italiano, accompagnandolo con una metafora che possa capire chiunque: c'è l'aspirapolvere, lo stripping, cioè lo strappare via; poi c'è il lavare, la lavatrice; poi il forno, il desorbimento, cioè si cuoce; poi c'è il trattamento biologico, che sarebbe quello preferibile, ma fino adesso se i risultati sono molto buoni, sono anche tremendamente parziali. Soprattutto, con questi non si riesce a risolvere il problema dei metalli. Probabilmente, servirà un combinato di modalità, ma più di tanto non so dire.

  LAURA PUPPATO. In relazione all'ultimo aspetto, quello che è stato adesso citato in ordine alla modalità di disinquinamento, quindi di bonifica o di messa in sicurezza, che si tenti la bonifica del sito?

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. Mi sembra molto difficile.

  LAURA PUPPATO. Quindi la messa in sicurezza del sito?

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. Gli effetti sono gli stessi. Se l'obiettivo è consentire l'uso...

  LAURA PUPPATO. Sì, entro certi limiti, nel senso che il sito non diventa greenfield, ma diventa brownfield. Vorrei porle una domanda, visto che a lei compete anche tutta la disamina per poi decidere le modalità con cui intervenire, individuando meccanismi e sistemi sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista della qualità che si dovrebbe ottenere a fine lavori. Mi è venuta in mente una cosa. Noi abbiamo delle esperienze in Europa molto più grandi di quelle che stiamo vivendo, tipo il bacino della Ruhr, con 450.000 chilometri quadrati: una roba immensa, tra l'altro la zona più inquinata d'Europa, esattamente con queste stesse industrie che stavano lì da voi.
  State assumendo delle informazioni, anche in ordine a quello che è avvenuto in ambiti di quel genere, visto che oggi quegli stessi ambiti sono pienamente recuperati e le stesse falde sono pressoché totalmente disinquinate? È vero che sono passati 15-20 anni e che queste cose non si fanno in sei mesi, però credo che valga la pena sapere da quelli che ci sono già passati come hanno provveduto. Non so se questa cosa è stata valutata o se invece ci si attiene alle informazioni locali. Lei mi ha detto all'inizio: «Ho affidato un incarico per tre studi di consulenza». Sono i tre che ha elencato, cioè la barriera idraulica specifica, ovvero la bonifica del suolo? Intendeva le tre tipologie di modello di bonifica che intende portare...

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. Scusi, non sono tre...

  LAURA PUPPATO. Finisco la domanda. Lei ha parlato di 20 milioni che sono arrivati a «spizzichi e bocconi». C'è una cosa che, personalmente, non ho compreso, anche se poi mi pare che dalla sua osservazione finale si possa presumere che i fondi sono ancora lì. Lei ha detto: «Di quei 20 milioni, 4 li voglio aggiungere ai 30 che sono frutto del patto Lombardia-Stato centrale, in modo tale da riuscire ad arrivare a una quota sufficiente e necessaria a permettermi di fare bene la prima parte del Pag. 16disinquinamento». Vorrei capire se quei 20 milioni sono lì, se non sono stati utilizzati, come intende intervenire rispetto a quei fondi, se rimangono lì, se c'è un'idea di utilizzo e su cosa fare.

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. Comincio dall'ultima domanda perché mi è più facile rispondere. I 20 milioni sono nel mio conto, in Banca d'Italia. Di questi 20.918.263 – ho aperto il file perché non ricordavo la cifra esatta, ovviamente – gli ultimi 6 milioni sono arrivati a Natale; 15.475.000 sono in corso, in piccola parte eseguiti, ovvero in appalto, oppure con progetto approvato. Il risultato, quindi, non è ancora visibile. Se le faccio un riscontro di cassa, gran parte dei 20 milioni sono ancora lì, ma li stiamo spendendo e sono impegnati: non è che semplicemente li metto lì. Ci sono procedure in corso e quindi, tra un anno, vedremo i primi risultati.

  LAURA PUPPATO. Dunque, in realtà, sono messe in sicurezza compatibili con l'esistenza in vita dell'attuale stabilimento Caffaro s.r.l.?

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. Il sito Brescia Caffaro – secondo me una cosa abnorme e anomala – è di 250 ettari, mentre lo stabilimento Caffaro è di undici ettari. Penso che il terreno inquinato sia almeno il doppio dei 250 ettari, quindi i ragionamenti vanno veramente spostati. Vagheggiando la bonifica di 500 ettari, secondo me, oggi facciamo solamente del male a noi stessi e ai cittadini perché sono cose che non hanno un riscontro economico. Qui mi riferisco al territorio di priorità privata, cioè ai campi. Il tema è la convivenza in sicurezza con questo inquinamento. Una parte di questi soldi sono stati spesi. Dopo un atteggiamento che io ho definito piuttosto di pancia, gridato, per cui «non si fa niente», «non si tocca niente», «è vietata l'agricoltura», ho messo semplicemente il naso dentro e ho provato a coltivare lotti di 10 per 10 in triplicato, con le varie essenze, nei campi più inquinati, per vedere cosa succedeva. I risultati sono molto confortanti, ma non su tutto e certamente non sul fieno. Adesso non voglio entrare nei meccanismi, che ho appreso, della trasmissione di questi inquinamenti attraverso la catena alimentare, ma dico solo che il chicco (il mais, il grano, l'orzo, il triticale) non è toccato dall'inquinamento. Il PCB è una brutta bestia perché non si diluisce e rimane lì. Questa sua caratteristica ne rappresenta la persistenza, ma anche il limite alla sua pericolosità perché rimane lì, non viene assorbito da queste piante, si aggrappa allo stelo e, quindi, nei primi 40 centimetri quello stelo non è edibile né dall'uomo (ad esempio, l'insalata), né dagli animali; tuttavia, da 40 centimetri in su ormai il mais è stato sdoganato.
  Questa stagione e la prossima dovranno consentire all'agenzia di tutela della salute di raccogliere un numero di campioni tale da ritenerci tranquilli nel dire: «questo sì, questo no», oppure «questo sì, a queste condizioni». Ribadisco che il tema, a questa scala, non può che essere la convivenza in sicurezza.
  Per ciò che riguarda le tecnologie che le ho citato prima, noi, a piccola scala, portiamo via la terra perché è quello che costa ancora di meno. Solamente se andassimo su vastissima scala (dal milione di metri quadri in su) e costruissimo impianti di desorbimento molto costosi, avremmo un costo unitario molto inferiore, ma pur sempre di 7-8 volte superiore al valore del bene. Io vorrei sapere qual è quella persona che va a fare un intervento nel campo del signor xy e poi gli dice: «Dammi i soldi per setto-otto volte il valore del bene, altrimenti, se non me li dai, ti porto via il campo». Io di certo non lo faccio, eppure la norma prevede per il proprietario non responsabile che egli risponda patrimonialmente dei costi della bonifica. Queste cose, anche dal punto di vista della fattibilità, rispondono a un buon senso, a maggior ragione se a determinate condizioni, poiché questi campi possono essere ancora usati. Pertanto, lì il tema è la convivenza in sicurezza.
  Altra cosa sono gli impianti pubblici, il parco – questi soldi vanno essenzialmente Pag. 17lì – e soprattutto lo stabilimento, che è la sorgente del problema, che non abbiamo aggredito perché c'erano pochi soldi. Il giorno che uscisse questa cosa del bio-rimedio e avessimo conferma che si potrebbe fare in tempi ragionevolmente brevi e a costi sostenuti, ben venga. Però, per il momento, in attesa, cosa si fa? Si prova a viverci in sicurezza. Abbiamo messo un po’ di soldi per queste cose qui: indagini molto scrupolose, riscontri e via dicendo.
  Lei mi ha chiesto degli studi di fattibilità: sono tre, ma riferiti alle tre matrici. Due sono la falda e il terreno, mentre la terza è la barriera idraulica. Io vorrei che chi deve decidere sapesse quanto gli costa una barriera idraulica, quanto costa farla e gestirla, rispetto a fare un intervento definitivo e poi ne traesse le conclusioni, a ragion veduta, altrimenti siamo al pregiudizio, cioè si giudica prima di conoscere. È previsto dalla norma questo stadio di progettazione: è il primo livello di progettazione.
  La questione della Ruhr, per quel che conosco io, al di là degli sfondi, al di là di norme più pragmatiche rispetto a quelle che ci ritroviamo (io ho trovato delle cose parossistiche e se volete vi faccio un elenco), è stato soprattutto un progetto territoriale. Qui non c'è commissario che tenga: qui è il territorio che deve individuare le priorità. Il problema di Brescia non è solamente la Caffaro. Abbiamo centinaia di migliaia di metri quadrati di aree industriali dismesse e non c'è domanda perché la comunità bresciana non è in grado di assorbire questo potenziale. Questa è la situazione.
  Oggi alla Caffaro non abbiamo una destinazione da metterci che possa conferire delle risorse che concorrano, non dico che sostengano, a tutto il costo per...

  PRESIDENTE. La bonifica o la messa in sicurezza!

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. Sì, in parte: 50 li metti tu, 50 li metto io. Non c'è chi ci dà il 50 per fare case o qualsiasi altra cosa. Al di là delle valutazioni urbanistiche del comune, che ha disegnato un parco, prescindo da questa considerazione, non esistono i presupposti economici di domanda per compensare operazioni di questo tipo.

  MIRIAM COMINELLI. Alla luce anche di quanto ha appena detto, visto che si era parlato in tempi passati di un'eventuale riperimetrazione del sito, vorrei chiedere un'opinione rispetto a questo. In realtà, questa domanda è un po’ collegata alla seconda. Noi stiamo facendo l'approfondimento sui siti di interesse nazionale, che non sono esattamente tutti degli esempi di funzionalità perfetta. Vorrei chiederle una sua opinione su che cosa si potrebbe fare, secondo la sua esperienza, per facilitare la gestione dei siti di interesse nazionale.

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. Io sono allunato in questo pianeta: non atterrato perché qui, secondo me, siamo sulla Luna! Venendo da altre esperienze, penso a progetti urbani, grandi realizzazioni, all'ultima realizzazione della metropolitana di Brescia. Pertanto, pur avendo un percorso tutto nel pubblico, ho un grande orientamento al fare e, possibilmente, al fare bene. Qui mi sono trovato una situazione – vi dico quello che penso e credo di essere uno dei pochi a pensarla così, quindi non vi chiedo di convenire con la mia opinione – molto demagogica e molto di pancia.
  L'idea che più allargo il perimetro, più mi arrivano soldi è aberrante! Il perimetro è un atto amministrativo, che delinea i confini di competenza del Ministero rispetto alla regione, ma non è che la norma del terreno inquinato all'interno del SIN sia diversa rispetto a quella del terreno inquinato al di fuori del SIN. La norma è esattamente la stessa: cambia chi gestisce la partita!

  PAOLA NUGNES. E i soldi!

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. No, non i soldi, mi creda. Se parliamo di 250 ettari, parliamo di attività umane, anche banali, utili a una comunità. È uscito, due o tre anni fa, il decreto Sblocca Italia. C'era Pag. 18scritto: «Nei SIN sono consentite, in attesa della bonifica, manutenzione, impianti, posa di opere lineari e così via». Questa norma è pensata per uno stabilimento inquinato, per lo stabilimento della Caffaro. Portare questa norma al di fuori dello stabilimento della Caffaro, su 500 ettari o 250 del SIN è pazzesco.
  Per fare uno scavo e mettere una cinta, devo venire al Ministero a chiedere l'autorizzazione, con i soldi miei: questo è pazzesco! Se la Snam mette giù un tubo a sud della ferrovia, si è fuori dal SIN e van via spediti, mentre a nord della ferrovia c'è il SIN. Vi dico questo per l'esperienza, purtroppo, ormai pluridecennale.
  Per la metropolitana, il Ministero approvava il progetto solo dal punto di vista della sicurezza, ma il progetto era approvato dal comune. Qui per fare uno scavo devo venire al Ministero! Non si può gestire un problema da 600 chilometri!
  Vi dico che le persone che oggi sono al Ministero sono molto valide, molto impegnate e molto serie. Io non le ho conosciute, ma mi dicono che prima dell'ingegner D'Aprile, era un disastro. Non c'entra l'ingegner D'Aprile, ma il Ministero deve monitorare come vanno le cose, diffondere le buone e le cattive pratiche (queste ultime, ovviamente, perché non si ripetano). Infatti, pubblicare gli insuccessi è buona cosa perché almeno si confida che qualcun altro non faccia lo stesso. Si dovrebbe controllare l'uso delle risorse e dei soldi, in termini di risultati, tarare e mettere a punto la normativa perché ci sono troppe cose che fanno sorridere.
  Voi non siete di Brescia. Serle è un comune a 1.000 metri di quota. Nella rappresentazione degli inquinamenti, io vedo un pallino arancio. Significa che quell'area è inquinata con oltre il 50 per cento di differenza rispetto al limite della residenza e al limite dell'industria, quindi è un inquinamento serio: c'è l'arsenico! Ora, che industrie ci sono a Serle? È presente in natura! A Serle vivono da secoli, mangiano lumache, rospi, funghi e pomodori. Viene un signore che mi dice che nel suo lotto hanno fatto le analisi e c'è dello zinco per il limite residenziale. In un etto di ostriche c'è molto più zinco di quello che c'è nel...
  Insomma, rivedete un po’ le cose, il che non significa «sbracare» perché, se sei pertinente, sei anche credibile, altrimenti no.

  PAOLA NUGNES. Io....

  PRESIDENTE. Scusate, non facciamo un dibattito su questo. Era stato chiesto un pensiero ed è stato espresso.

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. Se volete vado avanti....

  PRESIDENTE. No, grazie.

  PAOLA NUGNES. È molto interessante.

  PRESIDENTE. Sì, è interessante la tematica. Sul tema delle bonifiche c'erano anche delle risoluzioni e si è provato a fare un testo unico. È un tema complesso, ma la discussione qui è un'altra.

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. La mia opinione è che il Ministero non debba gestire, ma debba delegare e controllare. In secondo luogo, è possibile che debbano essere coinvolti nove enti per operazioni banali come per esempio portare via la terra? Il nono è il Ministero dello sviluppo economico, che deve firmare il decreto. Ciò vuol dire che la norma è pensata per gli stabilimenti, non per i territori.
  Io ho usato questa metafora, che varrà quel che varrà. Non conosco il quadro normativo, ma se io ho un infarto, mi portano all'ospedale: l'ospedale non fa la conferenza dei servizi! L'ospedale, se ha bisogno, fa un consulto e, se non si ritiene in grado, mi manda in un ospedale diverso. Credo che si debba puntare alla centralizzazione della responsabilità dell'intervento perché qui, poi, la colpa e la responsabilità non sono di nessuno: sono di tutti e di nessuno e questo non va bene.
  Chiedo scusa, mi sono...

Pag. 19

  ALBERTO ZOLEZZI. Le chiedo anch'io un parere, ma sul discorso dell'attività produttiva.

  PRESIDENTE. Sì, ma non in generale.

  ALBERTO ZOLEZZI. No, sull'attività produttiva attuale di Caffaro Brescia come procedura industriale. Attualmente, come era emerso nelle audizioni tenute nel passato e come è stato confermato oggi e ieri, apparentemente c'è un'espansione dell'inquinamento da parte di questa attività produttiva. Oltretutto, sembra che se verranno imposti determinati limiti di scarico, ci sarà una resistenza da parte dell'amministratore delegato come rappresentante dell'impresa.
  Visto che abbiamo parlato di normativa e visto che poi questo magari prenderà e andrà da un'altra parte o quant'altro, lei ritiene possibile l'ingiunzione della valutazione e la prosecuzione dell'attività di impresa sul livello nazionale, se uno in qualche modo è coinvolto anche indirettamente in un disastro ambientale? Ritiene utile che si prosegua l'attività se ci si rifiuta di porre limiti agli scarichi? Ha un commento sull'attuale Caffaro?

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. Io non ho competenze in materia di autorizzazione, quindi ho seguito questa situazione ai margini, per sapere se e dove dovevo intervenire. Questo è il mio interesse. Posso sbagliare, ma a me sembra di ricordare che l'inquinamento non è generato tanto....
  Certamente chi gestisce la barriera idraulica è Caffaro Brescia, ma il problema è l'inquinamento dell'acqua emunta. Pur rispettando, una volta che hanno sistemato i filtri come gli è stato prescritto un anno-un anno e mezzo fa (data l'enorme quantità di acqua, il limite è unitario), abbiamo una grande quantità di inquinanti che esce. Tuttavia, quello non è un inquinamento generato dalla Caffaro, ma è un inquinamento trasferito dalla falda alla superficie: è chiaro?

  ALBERTO ZOLEZZI. Non ci capiamo.

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. Lei mi ha fatto una domanda in ordine al fatto che questa attività va altrove.

  ALBERTO ZOLEZZI. Scusi, allora preciso. L'attività produttiva attuale di Caffaro, quella che è in corso adesso, consiste nell'aspirare un po’ di acqua che gli serve a scopo produttivo e reimmetterla. Al momento, oltre a questo volume comunque importante, la reimmette senza limiti allo scarico, quindi, tutto sommato, in questo momento, il mio parere – magari sbaglierò – è che ci sia una propagazione dell'inquinante.

  PRESIDENTE. La domanda qual è?

  ALBERTO ZOLEZZI. Visto che è commissario del sito di interesse nazionale e c'è un'attività produttiva che sta peggiorando la situazione del SIN, voglio capire il suo parere su questa attività produttiva che è in corso.

  PRESIDENTE. Che stia peggiorando la situazione del SIN è una sua considerazione perché c'è stato spiegato prima che non è così! Comunque, hai chiesto un parere. Il parere – lo traduco in una domanda – è il seguente: questo spostamento di inquinamento dalla falda all'acqua superficiale, che viene eseguito dalla Caffaro, peggiora o migliora la situazione esistente complessivamente?

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. La norma prevede che io non possa scaricare l'acqua emunta utilizzata a scopi industriali tal quale come l'ho raccolta, ma devo trattarla; in sede di AIA (autorizzazione integrata ambientale) mi vengono fissati i limiti allo scarico. Ora, c'è in corso una conferenza di servizi per il rinnovo dell'AIA, dove verrebbero posti nuovi limiti allo scarico per quanto riguarda il PCB. L'azienda rifiuta questo per ovvie ragioni economiche sue. Lei mi domanda se questo migliora o peggiora. Con tutta sincerità, certamente, in valore assoluto, l'inquinamento viene ridotto Pag. 20 dall'attività di trattamento delle acque, che pure esiste, almeno sui pozzi 2 e 7, che sono quelli che pompano l'acqua più inquinata. È vero che da un inquinamento della falda andiamo a un inquinamento di superficie, che non è inquinamento ai fini normativi, perché i limiti a volte...

  PRESIDENTE. Sono rispettati!

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. Sì. Io, però, prima ho detto che alcuni limiti fanno sorridere e quindi è altrettanto legittimo dire che i limiti sono inefficaci. C'è un trasferimento dell'inquinamento dalla prima falda alla superficie. Dopodiché, trattandosi di diluizione, quest'acqua va a finire nel fiume Mella e poi va a finire nell'Oglio e nel Po. Certamente la mia opinione è che quello non sia il posto dove andare a svolgere un'attività che richieda un prelievo di acqua così massivo. L'azienda sostiene di avere necessità tra il 50 e il 60, a seconda dei picchi. Questo non lo so, ma certamente usa l'acqua e quindi è suo obbligo trattarla. L'azienda si nasconde un po’ dicendo: «Ma io sono obbligata a tenere attiva la barriera com'era prima». Questo sarebbe vero se non usasse l'acqua. Sarebbe semplicemente un onere assunto nei confronti della proprietà, ma l'azienda usa quest'acqua, quindi ha un obbligo nei confronti dello Stato e deve rispettare le norme perché quest'acque vengono usate.

  LAURA PUPPATO. Glielo abbiamo obiettato prima.

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. Lei mi ha chiesto un'altra cosa, se migliora o peggiora...

  PRESIDENTE. Si fa fatica a dirlo.

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. Si fa fatica perché trasferisco un inquinamento...

  PRESIDENTE. Da sotto a sopra.

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. È pericoloso? Io so che i pozzi privati sono chiusi. Se poi qualcuno li utilizza e magari l'acqua che prende dalla prima falda la dà agli animali, questo non lo sappiamo. Ciò non si può sapere perché è rimesso al senso di responsabilità.

  BARTOLOMEO PEPE. Tempo fa noi facemmo un convegno su biotecnologie e biorisanamento all'Università di Portici. Le vorrei segnalare...

  PRESIDENTE. Noi chi? Tu!

  BARTOLOMEO PEPE. Io personalmente ho fatto un convegno con il dottor Antonino Testa. Mi dicono che c'è la possibilità di riuscire a dissociare i PCB con un gruppo di miceli di funghi e che hanno avuto degli ottimi successi. Glielo segnalo e se vuole dopo le do i riferimenti.

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. È venuto anche a Brescia un docente a parlare; era della Campania, quindi forse è lo stesso. Guardi, io ho bucato quella...

  PRESIDENTE. Adesso, se dobbiamo fare la pubblicità...

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. No, ma il tema è veramente molto interessante. Nel fare il bando della Caffaro, però, io ho chiesto soluzioni già sperimentate. L'esperimento si fa su 1.000 metri quadrati, non su 110.000!

  PRESIDENTE. È chiaro.

  ROBERTO MORENI, commissario straordinario S.I.N. Brescia-Caffaro. Noi abbiamo finanziato 1,25 milioni per interventi di biorimedio, non con funghi ma con vegetali. Alcune erbe assorbono e dopo non possono essere mangiate, ovviamente. L'unico nome che ricordo è la festuca (non ne ricordo altri). Questi interventi danno ottimi risultati, ma non sono definitivi. Ci Pag. 21troviamo ancora il problema del mercurio e dell'arsenico. Questa non è una cosa da trascurare, soprattutto per le aree marginali; dove non abbiamo fretta, quindi, si può anche lasciare al tempo l'azione: è una cosa che si può combinare. Penso, quindi, a un mix di scelte, non a una piuttosto che a un'altra, a seconda della situazione.

  PRESIDENTE. È chiaro. Noi la ringraziamo. Abbiamo registrato tutto e credo che ormai il quadro sia abbastanza completo. Se poi avremo necessità di qualche altro approfondimento, glielo chiederemo per le vie brevi. Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione del sindaco di Brescia,
Emilio Del Bono.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, accompagnato da Gianluigi Fronda, assessore, che ringrazio della presenza. L'audizione odierna rientra nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul tema delle bonifiche nei SIN, con particolare riguardo allo stabilimento Caffaro Brescia.
  In realtà, noi stiamo facendo un approfondimento su tutti i SIN d'Italia, con una relazione specifica su quelli gestiti in precedenza dalla Caffaro. Questo è uno dei motivi di questi approfondimenti un po’ più analitici. Abbiamo visto Torviscosa, la Valle del Sacco e la vostra situazione. Ci sono dei tratti, ovviamente, comuni che vanno visti in maniera omogenea. In particolare, oltre a un quadro generale della situazione, la Commissione è interessata a conoscere quali iniziative il suo ufficio abbia intrapreso nei confronti dei soggetti obbligati ai fini del potenziamento della barriera idraulica, anche rispetto al tema della depurazione di tutte le acque emunte dalla barriera, che purtroppo stanno veicolando inquinamento nel reticolo delle rogge e anche rispetto alla bonifica del sito.
  Ci interessa, ovviamente, anche capire quali sono le situazioni che voi considerate critiche e su cui noi, eventualmente, possiamo dare un contributo. Questo è l'atteggiamento che cerchiamo di avere soprattutto nei confronti delle autorità locali che si trovano all'interno di un sito di interesse nazionale. Ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche di reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo di depurazione delle acque.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali sono in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Tenga presente sin da ora che di fatto abbiamo ascoltato un po’ tutti gli attori: abbiamo sentito l'amministrazione della società, il commissario, che ci ha fatto un quadro molto esaustivo dello stato dell'arte, quindi per completezza dovevamo chiudere con voi. Tutte le indicazioni che ci potete dare possono essere anche utili anche, eventualmente, per accelerare o provare a risolvere alcune questioni. Do la parola al sindaco Del Bono per lo svolgimento della sua relazione.

  EMILIO DEL BONO, Sindaco di Brescia. Innanzitutto vi ringrazio per l'opportunità perché noi la consideriamo anche un'occasione per rendere edotti i commissari delle interlocuzioni e delle azioni che abbiamo cercato di attivare come amministrazione comunale.
  Visto che avete alle spalle una fotografia piuttosto puntuale, non ripeterò le cose che avete già sentito. Magari farò un intervento più di natura amministrativa-politica perché questo forse è più il mio compito. Mi accompagna l'assessore all'ambiente e se c'è qualche domanda più tecnica, magari interverrà lui. Vi lasciamo anche una relazione che dà il quadro della nostra volontà di costituirci parte civile in alcuni dei procedimenti che non sono andati a buon fine. In essa si da anche un quadro del rapporto storico tra il comune di Brescia e il vecchio Pag. 22insediamento produttivo, incluse, ovviamente, le vicende più recenti, sia quelle di natura penalistica, sia quelle di natura civilistica, il contenzioso amministrativo e così via.
  Noi, da meno di quattro anni, ci siamo trovati ad affrontare questo nodo molto complesso, che sicuramente crea nella popolazione cittadina una grande apprensione. Infatti non c'è dubbio che l'inquinamento dei suoli, del sottosuolo, delle falde e delle rogge, che è scaturito da una presenza industriale importante come quella della Caffaro – mi fermerò su quello, ma noi abbiamo anche altri focolai di inquinamento, non tutti dovuti alla Caffaro e non tutti collocati all'interno del sito di interesse nazionale – ci ha spinto immediatamente a cercare di avere un quadro il più possibile preciso e ad attivare un'interlocuzione con il Ministero un po’ più efficace di quanto non avessimo avuto nel passato.
  In maniera credo eccezionale – so che questo non era l'orientamento del Ministero a guida Orlando, né a guida Galletti – recentemente abbiamo chiesto la nomina di un commissario. C'è stata una lunga discussione e, alla fine, siamo arrivati alla nomina, che consideriamo molto positiva perché ha indubbiamente dato un'accelerazione. Inoltre abbiamo trovato degli interlocutori disponibili al Ministero e al Governo. Nel 2013 le risorse a disposizione del SIN, come è noto e come credo che vi abbia già detto il commissario, erano di poco superiori ai 6 milioni di euro, neanche tutti appaltati e spesi. Adesso siamo un po’ sopra i 20 milioni. Inoltre, una cosa molto importante è l'appostamento con i fondi di coesione di questi 30 milioni di cui vi ha parlato il commissario, finalizzati, però, proprio alla messa in sicurezza della falda e poi alla bonifica del sito industriale.
  Infatti, ovviamente, i temi sono più di uno: il sito industriale, preoccupazione secondo me decisiva su cui ci stiamo concentrando; le aree pubbliche all'interno del sito di interesse nazionale (parchi e giardini, sia quelli scolastici sia quelli fruiti dai cittadini); le rogge, che ovviamente sono un tema molto importante. Abbiamo incominciato a ragionare per rimettere un po’ in ordine la sequenza degli interventi e anche per coordinarci con il Ministero tramite il commissario per individuare le cosiddette «priorità». Inoltre ci siamo attivati per mettere risorse nostre al fine di completare quelle bonifiche che non erano state completate, anche all'interno del SIN. Uno dei parchi che abbiamo finito di bonificare, che è collocato in via Milano-via Nullo, è stato bonificato in larghissima misura con risorse del SIN, ma anche con risorse comunali integrate. Ci siamo preoccupati di rimettere in fila un po’ le cose.
  Attualmente – mi permetto solo questo accenno – abbiamo proceduto, fuori e dentro il SIN, a bonificare alcuni parchi e giardini pubblici. Uno di questi è collocato in uno dei quartieri del SIN (scuola divisione Acqui), dove abbiamo completato le bonifiche e abbiamo riconsegnato il giardino-parco ai ragazzi. Una seconda bonifica, fuori dal SIN ma che aveva avuto un grande risalto nazionale, è quella delle due scuole Calvino e Deledda, dove i bambini giocavano su una piattaforma d'asfalto che è stata bonificata e consegnata ai ragazzi, quindi, oggi, è totalmente bonificata.
  Abbiamo invece affrontato il tema della bonifica all'interno del SIN in via Milano-via Nullo, opera che si è completata ed è stata consegnata ai nostri concittadini. Abbiamo approvato il progetto esecutivo per la bonifica di altri due parchi all'interno del SIN: uno è il parco di via Passo Gavia, quartiere Primo Maggio; un altro è l'ex infrastruttura di atletica leggera Calvesi, di cui probabilmente avrà parlato anche il commissario, nota perché Sara Simeoni vi fece il record del mondo. Queste sono le operazioni in corso, che sono tutte molto importanti anche per dare il messaggio alla popolazione e alla cittadinanza che il quadro, finalmente, si è diversamente orientato. Tenete conto che in passato, prima del 2013, non si era riusciti a bonificare nemmeno un giardino pubblico. Questa è una premessa. Non mi interessano i dati polemici: è un dato di fatto.
  L'altro aspetto riguarda il fatto che andava affrontato con il Ministero dell'ambiente il tema cuore dei nostri problemi, Pag. 23anche di prospettiva, cioè la messa in sicurezza della falda, che è a rischio proprio perché all'interno del sito industriale della Caffaro, un sito molto esteso, permangono rischi di inquinamento in caso di mancato emungimento dell'acqua.
  Come sapete, l'emungimento è stato assicurato nel corso degli anni dal 2011 in poi dalla società Caffaro Brescia, che ha acquisito la gestione del sito produttivo-industriale ma non dei suoli, che rimangono in capo alla Caffaro S.r.l., che è in amministrazione straordinaria. Avete sentito il commissario. Per noi è stato molto importante anche questo aspetto, cioè, finalmente, la messa in gara del bando per la progettazione della messa in sicurezza della falda e della bonifica del sito. Tutti hanno parlato di cifre negli anni, di quanto costa bonificare il sito industriale, ma noi non abbiamo mai avuto una contezza precisa di quali siano le esigenze finanziarie per mettere in sicurezza la falda e bonificare l'area.
  Da questo punto di vista, il fatto che finalmente si metta in campo una progettazione da cui deriverà anche una quantificazione, mette in condizione noi come amministrazione comunale, ma ancora di più il Ministero, che ovviamente è titolato a individuare prima o poi le risorse per l'intervento complessivo, di avere una quantificazione reale. Intanto con i fondi di coesione sono stati appostati 30 milioni di euro, che sono una risorsa palesemente insufficiente per fare un intervento complessivo, ma che immaginiamo siano un segnale importante nella direzione non tanto della bonifica del sito, quanto almeno della messa in sicurezza della falda. Su questo si sta procedendo. Come sapete, c'è stato un affidamento alla ditta che ha vinto la gara. Nonostante il ricorso al TAR, le cose stanno procedendo.
  Come amministrazione comunale cosa ci sentiamo di dire, a fronte di questo quadro? Abbiamo un interlocutore friabile, come è inevitabilmente un interlocutore interno all'azienda e al sito industriale, un interlocutore che non è dotato di risorse. Dall'altro lato, abbiamo un Ministero che solo – finalmente – negli ultimi anni ha incominciato a mettere a fuoco il tema di Caffaro come un tema strategico, mentre in passato, a causa di un po’ di rimpallo, di un po’ di preoccupazioni, di un'inadeguata fotografia delle risorse necessarie, non siamo mai riusciti come territorio bresciano a far accendere i riflettori sulla nostra vicenda. Si è parlato di tante aree geograficamente importanti del nostro Paese ma si è molto sottovalutato il tema della città di Brescia, in particolare per quanto riguarda l'inquinamento della falda, che come sapete è andato via via sviluppandosi nel corso degli anni, fino a superare i confini comunali e ad arrivare ai comuni confinanti a sud della città. Dunque, questo tema va affrontato e va affrontato con grande determinazione.
  La preoccupazione che noi abbiamo è che non ci sia solo una fase che si completa con questi appostamenti di risorse, ma che ci sia anche una volontà di appostare, anno dopo anno, delle risorse aggiuntive, che devono finire nei capitoli di bilancio del Ministero dell'ambiente, per poter dare un respiro strategico. Noi siamo consapevoli che dopo una presenza industriale, che come sapete è durata quasi cent'anni, dai primi del Novecento fino a oggi, lasciando una ferita profondissima nel nostro territorio, quello che conta oggi è che si sia in condizione di risanare questa ferita avendo un piano concreto, risorse reali e non solo quelle comunali.
  Le risorse comunali sono del tutto inadeguate. Come voi sapete, come tutti i comuni, anche il nostro soffre in conto capitale dal punto di vista dei bilanci e abbiamo, giustamente, anche altre priorità, che non si limitano solo, evidentemente, a un'attenzione verso il risanamento ambientale, come abbiamo cercato di fare in questi anni sul Abbiamo, infatti, anche il tema degli investimenti sugli edifici scolastici e sugli edifici pubblici; abbiamo un problema di dissesto idrogeologico; abbiamo, insomma, un quadro comune a molte amministrazioni comunali, soprattutto quelle collocate in zone pedecollinari, con problematiche complesse. Pertanto, l'alleanza tra l'amministrazione comunale, di qualunque colore essa sia, e il Ministero è un'alleanza Pag. 24che deve durare strategicamente nel tempo, dandoci il respiro adeguato. La durata di questo commissariamento scade ad agosto di quest'anno. Intendiamo riflettere insieme al Ministero sull'opportunità di una prosecuzione di questo commissariamento. Diversamente, se il commissario o il Ministero avessero opinioni diverse, le valuteremo.
  Nel frattempo il commissario sta utilizzando il comune di Brescia come soggetto attuatore delle sue politiche, proprio per rendere più rapidi e anche più concreti gli interventi perché, evidentemente, c'è anche la preoccupazione di non diluire in maniera spasmodica i tempi degli interventi. Soprattutto quando parliamo di bonifiche, sapete benissimo che si sa quando si inizia ma non si sa bene quando si finisce perché ora che si fanno le caratterizzazioni, le prime rimozioni di terreno e le verifiche di fondo scavo, è chiaro che possiamo sempre trovarci di fronte a novità, cioè a presenze di contaminanti che non avevamo previsto nelle prime fasi di caratterizzazione, che magari sono anche maggiormente in profondità.
  Per ora abbiamo cercato di lavorare bene sia con l'Istituto superiore di sanità, sia con il Ministero dell'ambiente, quindi qualche squarcio di sole si è aperto rispetto al grigio fosco che vedevamo all'inizio del nostro mandato, quando ci sembrava di non riuscire a venir fuori in maniera strategica da una condizione delicata. Tuttavia si deve sapere che siamo agli inizi di una politica, non siamo alla conclusione di una bonifica; adesso ci siamo concentrati sul sito industriale, ma vi ricordo – ve l'avrà detto anche il commissario – che rimangono anche altri temi. Oltre ai parchi e ai giardini pubblici, su cui noi continueremo le bonifiche anche con risorse nostre, c'è anche il tema delle rogge, su cui bisognerà intervenire. Il commissario dovrebbe avervi già comunicato uno dei nodi problematici delle rogge.
  Vi ricordo che rimane aperto il tema delle aree private, quelle a vocazione agricola, su cui si è lavorato di più, sia attraverso un'ordinanza che ha interrotto la catena alimentare, sia, in prospettiva, attraverso la ricerca per sapere quali coltivazioni sono compatibili con quelle aree. Fuori da queste riflessioni, rimane in larghissima misura il tema dei giardini privati dei cittadini e di una politica che abbia un respiro adeguato e delle risorse adeguate.
  La mia sollecitazione, anche tramite voi, è di alzare di gran lunga la preoccupazione per il nostro territorio proprio perché si possano avere le risorse adeguate per poter fare delle politiche di respiro, che non si concluderanno certamente in un anno o due, ma che sono necessarie per risanare le ferite profonde che vi hanno già comunicato. Noi abbiamo iniziato questo cammino. Mi pare che questo cammino incominci ad avere anche un ordine e, quindi, un minimo di metodologia e un minimo di articolazione, ovviamente non esaustiva e neanche esauriente, però siamo decisamente un passo in avanti rispetto al passato. Finalmente abbiamo imboccato la strada, che però è lunga.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MIRIAM COMINELLI. Io ho tre domande. Ha accennato alla costituzione di parte civile da parte del comune. Le chiedo se può specificare rispetto a quali tematiche. Il giudizio sulla figura commissariale è positivo? Confermatemi voi se ho capito bene il vostro parere in merito. Inoltre, vorrei sapere se verrà richiesta una riconferma della figura. Rispetto a ciò a cui lei accennava in conclusione del discorso, alla questione aree private, alla grandezza dell'estensione del sito e via dicendo, vorrei sapere se il tema della riperimetrazione è stato affrontato e se è un qualcosa che si può affrontare in maniera diversa per il futuro.

  EMILIO DEL BONO, Sindaco di Brescia. Comincio dall'ultima domanda sulla perimetrazione del SIN. La perimetrazione del SIN è abbastanza problematica. Credo che ve l'abbiano fotografata: c'è un SIN sul suolo, c'è un SIN sul sottosuolo e c'è un SIN relativo alle rogge. Questa articolazione, Pag. 25probabilmente, non è efficientissima, soprattutto nel dialogo tra i soggetti istituzionali di controllo, cioè quelli attuatori e il Ministero dell'ambiente. Non ci siamo fatti un'idea precisa, o almeno io mi sento di non espormi in un'idea precisa. Tuttavia, sarebbe opportuna una valutazione insieme al Ministero e insieme alla regione Lombardia perché, in particolare con ARPA, c'è la necessità di mettere un po’ più a fuoco questo tipo di perimetrazione.
  Sulla costituzione del SIN c'è stata una lunga discussione. Ve lo dico solo a margine, nel senso che quando venne istituito il SIN io ero parlamentare, quindi seguii questo tema, allora. C'è stata una discussione sull'opportunità dell'istituzione del sito di interesse nazionale a Brescia. Mi sento di poter dire, a distanza di qualche anno, che abbiamo fatto bene a istituire il SIN. So bene che si discute se i SIN sono stati utili, o non sono stati utili, se hanno prodotto risultati o meno. Ci state scrivendo un libro e, quindi, lo leggerò con grandissima attenzione. Tuttavia, guardando agli ultimi fatti, cioè guardando agli ultimi due anni della mia esperienza di sindaco, posso dire che, probabilmente, se non avessimo avuto il sito di interesse nazionale, noi saremmo in una difficoltà ben maggiore di quella in cui siamo oggi. Ci sentiremmo molto più soli e, probabilmente, anche molto più abbandonati dallo Stato centrale.
  Pertanto, su questo, mi sento di poter spezzare una lancia perché per noi la costituzione del sito di interesse nazionale è stata utile per il reperimento delle risorse, ma anche per avere un'interlocuzione all'altezza con l'Istituto superiore della sanità, con il Ministero dell'ambiente e il Ministero della salute, anziché essere abbandonati magari a una gestione localistica, importante ma del tutto inadeguata per la rilevanza dell'inquinamento connesso alla Caffaro.
  Per quel che riguarda i giudizi, vi lascio questa relazione che vi da anche la fotografia di una vicenda molto intricata. È molto intricata perché vi è un contenzioso di natura amministrativa che è scaturito da ordinanze sindacali impugnate variamente negli anni dalla società, la quale, poi, come sapete, ha avuto una storia molto complicata, con l'amministrazione straordinaria e con una presenza di Snia molto significativa. Troverete in sintesi anche l'esito di un'indagine, attivata dalla procura della Repubblica di Brescia nel 2001 per individuare eventuali responsabilità penali per quanto riguarda il disastro ambientale e i reati ambientali, che poi finì in archiviazione, nonché una seconda indagine in corso, della procura della Repubblica di Milano, la quale nel 2012 ha attivato un procedimento penale a carico degli ex amministratori Snia. Nel 2010 è stata dichiarata insolvente anche la Snia. L'imputazione della procura della Repubblica è di avere distratto beni dalla società originaria. Infatti venne ceduto un ramo a Sogin e quindi la procura riteneva che ci fosse stato un danno di impoverimento della società originaria, che poi ha messo in difficoltà l'azienda stessa nel sovvenire ai suoi impegni di bonifica. In quella vicenda il comune di Brescia ha cercato di costituirsi parte civile nel procedimento, ma non gli è stata riconosciuta la legittimità (sia noi che il Ministero dell'ambiente, per cui eravamo in buona compagnia). Questo è un po’ lo stato dell'arte. Comunque, vi lasciamo la relazione in caso voleste un po’ approfondire sul piano tecnico.
  Sul commissario il giudizio è molto positivo. Per quel che mi riguarda ci è stato di grande aiuto. C'è stato un primo momento di interlocuzione faticoso, ma poi devo dire che una volta passata questa fase di interlocuzione, più di natura interpersonale e relazionale, tra il Ministero dell'ambiente, il commissario e il comune di Brescia si è creata una filiera positiva e meno sfilacciata di quanto non fosse in precedenza.

  ALBERTO ZOLEZZI. Io stavo cercando di fare qualche calcolo economico, premesso che non è facile farli. È stato stimato pressappoco a un milione di euro il costo per le aspirazioni e i pompaggi delle acque dall'attuale attività produttiva presente nel sito. Mi riferisco alla Caffaro e all'attività produttiva. Adesso partiranno i limiti dell'AIA. Soprattutto se rifiuteranno di rispettare i limiti alle discariche, secondo lei, sindaco, non sarebbe meglio che questa Pag. 26attività chiudesse piuttosto che esportare anche oltre i limiti del SIN i materiali contaminanti? La cifra dei pompaggi non sembra così esagerata rispetto ai fondi che in qualche modo si hanno? Adesso c'è un allargamento degli inquinanti in un'area anche oltre al SIN da parte di un'attività che, comunque, è produttiva. Sembra quasi collaterale il fatto che, tutto sommato, ciò contribuisca ai pompaggi. È una sorta di provocazione che le faccio, però visto che adesso, tra ricorsi al TAR, non sembra più che si sia contenti di accettare eventuali limiti, in qualche modo...

  EMILIO DEL BONO, Sindaco di Brescia. Magari su questo completerà il mio assessore. Io tenderei a distinguere le risorse in parte corrente da quelle in conto capitale perché questo è il nostro problema oggi. I trasferimenti che avvengono al comune di Brescia sono trasferimenti tutti appostati in conto capitale, in quanto sono legati a investimenti che devono essere realizzati (bonifiche ambientali, messe in sicurezza della falda) e non sono comparabili alle risorse in parte corrente, che invece provocherebbe l'eventuale decisione di Caffaro Brescia di abbandonare il sito produttivo. Infatti i 700.000-800.000 euro circa (qualcuno dice un milione) di costo per l'emungimento si caricherebbero sui nostri bilanci in parte corrente, quindi, per noi, ciò sarebbe peggio perché andremmo ulteriormente ad appesantire il comune di Brescia, se dovesse essere mai individuato come soggetto attuatore di politiche da parte del Ministero dell'ambiente (a meno che quest'ultimo – prendo la palla e ve la tiro – si faccia carico, come dovrebbe, in quanto gestore del SIN, di trasferire risorse in parte corrente, che quindi si aggiungerebbero a quelle in conto capitale).
  Il tema, quindi, è abbastanza complicato perché so bene che mentre il Ministero dell'ambiente tende a essere, come tutti i Ministeri, più disponibile a un ragionamento sul conto capitale, è assai più resistente quando si tratta di individuare risorse in parte corrente. Non vorrei trovarmi «mazziato e cornuto» (la dico così, tanto per chiarirci). Non vorrei trovarmi un domani ad essere soggetto attuatore, per cui mi tocca tirar fuori soldi in parte corrente e il Ministero dell'ambiente non mi trasferisce l'equivalente. Se mi dessero le risorse, non avrei problemi a seguirla sul suo terreno.

  ALBERTO ZOLEZZI. Faccio solo un ultimo commento. Lei sa benissimo che questo allargamento della zona inquinata, che purtroppo sta avvenendo, non è un problema troppo secondario.

  EMILIO DEL BONO, Sindaco di Brescia. Su questo io sono d'accordo con lei. Qui va interrotto alla radice il problema perché se continuiamo a immaginare che la soluzione sia quella di emungere l'acqua, noi andiamo completamente fuori strada (lo dico in tutta la consapevolezza da sindaco di una città). Non possiamo assolutamente immaginare che il nostro futuro sia di continuare ad avere un soggetto che emunge l'acqua e spende 700.000-800.000 euro, tra l'altro non garantendo appieno, a mio parere – ma su questo dovreste interpellare anche l'ARPA – gli obiettivi che noi ci prefiggiamo, cioè che non ci siano rischi ulteriori di inquinamento. Noi siamo assolutamente dell'idea che questa cosa va risolta. Ci vogliono le risorse che ci vogliono. Su questo chiederemo un aiuto al Governo perché i 30 milioni non saranno probabilmente sufficienti, ma dobbiamo farlo: dobbiamo interrompere il rischio di inquinamento della falda da parte del sito industriale, che certamente non produce più ma, ovviamente, ha i terreni che sono intrisi di veleni. Io credo che la strada maestra sia quella: cessiamo una volta per tutte questo rischio. Noi dobbiamo fare un'operazione straordinaria, non una mera operazione di tampone, temporanea.

  GIANLUIGI FRONDA, Assessore con delega all'ambiente. Grazie, signor presidente e signori commissari. Io vorrei aggiungere che occorre entrare un po’ nel merito tecnico della suggestione che suggeriva lei perché, di fatto, l'emungimento ha una doppia funzione: quella di attribuire l'acqua necessaria alla produzione per un buon 70 per cento e, per il restante, quella di tenere Pag. 27bassa la falda. Questo è un doppio effetto nella stessa identica funzione. Quella che dice il sindaco, che poi ci è indicato anche dal commissario, è esattamente la strada con la quale una messa in sicurezza ci consente di programmare tempi di bonifica adeguati sia ai finanziamenti che ai tempi, ma che, ovviamente, non può essere la soluzione perché siamo di fronte a una differenziazione di inquinamento nel sottosuolo molto dispari.
  Infatti, nel punto dove c'era il reattore di produzione di PCB si scende fino a 40 metri, ma è un punto di concentrazione di terreno inquinato che non è nemmeno omogeneo sull'intero sedime della fabbrica. Pertanto, l'intervento di bonifica deve essere calibrato. Credo che vi sia stato spiegato bene dal commissario. Occorre sapere che, se dovessimo ascoltare esclusivamente l'azienda, già se ne sarebbe dovuta andare nell'aprile scorso, ma è restata anche per una serie di vicende. Questo dato del 70 per cento, funzionale alla produzione, ci è stato riferito dalla stessa azienda in un'audizione al Ministero delle attività produttive. Ci ha detto che, effettivamente, a prescindere dall'inquinamento, l'acqua che serve per la loro produzione è di questa entità.

  EMILIO DEL BONO, Sindaco di Brescia. Vuol dire che non è solo un costo per loro.

  GIANLUIGI FRONDA, Assessore con delega all'ambiente, al verde e cave e alla protezione civile. Esattamente.

  STEFANO VIGNAROLI. Quest'acqua, comunque, una volta usata, viene scaricata!

  GIANLUIGI FRONDA, Assessore con delega all'ambiente, al verde e cave e alla protezione civile. Questo avviene in qualsiasi processo produttivo legato a questa attività, che sia a Brescia o da un'altra parte.

  PRESIDENTE. Vi ringraziamo. Mi sento di dire che forse la cosa va concertata bene perché mi sembra che, come giustamente diceva il signor sindaco, la strada è stata trovata. Sarà una fase probabilmente transitoria. Ci siamo occupati anche di Bussi ed è venuto fuori pubblicamente questo eventuale trasferimento. In questa fase di trasferimento, dove è noto che le imprese tendono sempre a calare l'attenzione dove sono laddove si spostano da un'altra parte, forse questo rilascio dell'autorizzazione ambientale integrata con nuovi limiti di produzione potrebbe...
  Insomma, c'è una fase probabilmente transitoria che dovrà essere gestita con grande attenzione. Forse, su questo noi possiamo anche fare una segnalazione molto precisa perché il rischio è che nelle fasi transitorie si faccia un errore molto forte, laddove poi possono intervenire altri enti; il rischio è che ci sia uno stop e che magari si fermi anche un progetto più complesso. Io credo che questa sia una cosa assolutamente da sottolineare. Ringrazio i nostri ospiti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta, sospesa alle 12.50, è ripresa alle 13.

Comunicazioni del Presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che, secondo quanto stabilito nell'odierna riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, la missione nelle Marche, già prevista dal 18 al 19 maggio 2017, avrà luogo dall'8 al 9 giugno 2017. È stato inoltre stabilito che il prossimo primo giugno abbia luogo un sopralluogo presso la sede della Sogin in via Marsala, 51c a Roma. È stato infine stabilito che la Commissione possa avvalersi della collaborazione a tempo parziale e a titolo gratuito della dottoressa Silvia Massimi.

  La seduta termina alle 13.05.