XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 122 di Mercoledì 3 maggio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 2 

Audizione del Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Antonello Giacomelli:
Fico Roberto , Presidente ... 2 ,
Giacomelli Antonello (PD) , Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico ... 2 ,
Airola Alberto  ... 6 ,
Bernini Anna Maria  ... 7 ,
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 9 ,
Ciampolillo Lello  ... 11 ,
Margiotta Salvatore  ... 12 ,
Liuzzi Mirella (M5S)  ... 14 ,
Fico Roberto , Presidente ... 14 ,
Giacomelli Antonello (PD) , Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico ... 15 ,
Airola Alberto  ... 17 ,
Giacomelli Antonello (PD) , Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico ... 17 ,
Airola Alberto  ... 17 ,
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 17 ,
Bernini Anna Maria  ... 18 ,
Fico Roberto , Presidente ... 19 ,
Giacomelli Antonello (PD) , Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico ... 19 ,
Fico Roberto , Presidente ... 20

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'art. 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Antonello Giacomelli.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Antonello Giacomelli, che ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione. È inoltre presente la dottoressa Raffaella Cascioli, addetta alla comunicazione, che ringrazio per la sua presenza.
  Ricordo che, come convenuto nella riunione dell'Ufficio di presidenza dello scorso mercoledì, il Sottosegretario Giacomelli è stato chiamato per riferire sul recepimento del parere espresso da questa Commissione sullo schema di Convenzione tra il Ministero dello sviluppo economico e la Rai per la concessione per il servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, nonché, fermo restando quanto previsto dall'articolo 5, comma 6, della legge 28 dicembre 2015 n. 220, sui tempi previsti per la trasmissione alla Commissione per il parere dello schema di contratto di servizio con la società concessionaria.
  Do la parola al Sottosegretario Giacomelli, con riserva per me e per i colleghi di rivolgergli, al termine del suo intervento, eventuali domande e richieste di chiarimento.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Innanzitutto un apprezzamento per il contributo che la Commissione ha dato con un parere puntuale e articolato sul testo della convenzione. Il Governo ha recepito molte delle indicazioni arrivate dalla Commissione di vigilanza sia in ordine a una più puntuale e in molti casi più esaustiva riformulazione di tutti i princìpi che devono ispirare il servizio pubblico, sia nella parte più relativa alla determinazione degli obblighi e degli obiettivi.
  In alcune parti, considerazioni di tipo tecnico e giuridico-legislativo hanno impedito il formale recepimento, senza tuttavia alterare una condivisione del segnale arrivato dalla Commissione, che penso possa trovare una più puntuale definizione nel lavoro comune che ora iniziamo sul contratto di servizio.
  Mi riferisco in particolare a quest'ultimo atto. Anche il Governo aveva lavorato, già nella stesura del testo base, sull'idea di trovare certezza in ordine ai tempi del contratto di servizio. La difficoltà, rispetto all'obiettivo che ho visto riemergere con forza anche dalle indicazioni del parere, è data dalla natura dell'atto stesso. Mentre la convenzione è un atto unilaterale dello Stato e dunque può essere tranquillamente sottoposta a tutti quei vincoli o a quelle indicazioni che Parlamento e Governo, ciascuno per la sua parte, ritengono, il contratto rimane sostanzialmente e formalmente un atto negoziale. Un atto negoziale Pag. 3presuppone la libertà delle parti di esprimere adesione, consenso, o di rifiutarlo in base alle valutazioni che liberamente vengono espresse. Se viene meno questo presupposto, il contratto di servizio non è più tale. Per cui ogni tentativo che possiamo fare di introdurre un elemento non dico di obbligo, ma di certezza relativamente ai tempi e alla effettiva sottoscrizione è destinato a infrangersi per gli approfondimenti che sono stati fatti, ma che sono lieto di condividere con i colleghi, contro la natura dell'atto stesso. Sarebbe illegittimo ogni atto che in qualche modo tendesse a vincolare, a obbligare la libertà negoziale che è parte del contratto stesso. Questo non ci impedisce di condividere l'esigenza di un sollecito procedere in ordine alla definizione dello strumento, che è quello che rimane di tutto il percorso, per cui certamente il Governo ha inteso bene il messaggio che è arrivato dalla Commissione e conferma qui l'impegno politico a una rapida definizione, per quanto di nostra competenza, del testo base. Credo che poi debba essere affidato al dialogo e al confronto fra i soggetti in campo, cioè Governo, Commissione di vigilanza e quindi Parlamento, e la Rai il creare le condizioni per una effettiva possibilità di condivisione e di sottoscrizione dell'atto stesso. È evidente che la definizione del contratto di servizio si basa sulla ricerca dell'equilibrio tra le risorse che vengono affidate per lo svolgimento del servizio e il costo degli obblighi che vengono imposti alla società concessionaria. Se vi è una indicazione eccessiva da un punto di vista dell'onerosità del tipo di impegni, questo provoca una difficoltà da parte della società a sottoscrivere i termini di quegli accordi. Credo che un lavoro comune di confronto nel merito dei contenuti del contratto di servizio possa ragionevolmente portare a una rapida approvazione di quello schema, tenendo conto che peraltro il contratto di servizio ha una durata superiore a quella del passato, dunque è un atto che regola sostanzialmente per metà della durata della convenzione l'attività di Rai, ed è chiamato a non essere una nuova convenzione, ma un dettaglio dei principi, degli obblighi e degli obiettivi che la convenzione fissa.
  L'altro punto su cui c'è una condivisione, che è una condivisione politica che deve trovare tuttavia una forma giuridica appropriata per essere esposta, è quello che richiama la società concessionaria del servizio pubblico a una relazione di collaborazione con tutte le realtà territoriali e in particolare anche con chi svolge la funzione di pubblico interesse relativa alla informazione locale, all'emittenza locale. Il principio dell'osservazione formulato dalla Commissione è stato recepito, occorre che insieme individuiamo una modalità che non consenta equivoci o ambiguità nell'individuazione delle forme possibili di collaborazione, dei soggetti destinatari e della natura della collaborazione stessa, a cui Rai è chiamata, mentre saluto con soddisfazione il fatto che la Commissione attribuisca anche a sé stessa e dunque al Parlamento il compito di un'attenzione rispetto all'esatta determinazione dei costi e dell'uso delle risorse; tema particolarmente delicato laddove il principio dell'uso corretto delle risorse è sempre stato fondamentale, ma in un tempo come questo lo è ancora di più. Nulla quaestio dunque a un ruolo che aiuti a monitorare i progressi, i percorsi, il raggiungimento degli obiettivi di efficientamento dei costi: mi pare che sia stato invece maggiore lo spazio giuridicamente possibile nel recepimento di tutte quelle indicazioni che hanno meglio definito i princìpi a cui il soggetto concessionario deve ispirarsi e che hanno maggiormente definito la relazione con i valori di riferimento che guidano l'attuazione e lo svolgimento del servizio pubblico, così come è stata apprezzata una più corretta definizione in ordine ai concetti di parità di genere e ai valori che devono ispirare l'attività non solo di informazione, ma l'attività complessiva che Rai deve svolgere.
  È stato possibile anche recuperare una più corretta, ampia, esaustiva definizione della tutela delle minoranze linguistiche, che devono trovare adeguato spazio dentro l'attività di servizio pubblico, e richiamata la vocazione prima di tutto a una comunicazione istituzionale corretta, a una valorizzazione Pag. 4 del lavoro delle istituzioni e a uno spazio adeguato che sia dedicato alla piena conoscenza dei cittadini delle attività che le Assemblee legislative svolgono.
  A me sembra che i punti fondamentali riassunti in questi grandi argomenti oggetto del parere della Commissione di vigilanza abbiano trovato un sostanziale recepimento. C'è anche la piena disponibilità, che confermo, a lavorare nel confronto e nel lavoro comune sul contratto di servizio, per fare in modo che anche quegli elementi che hanno trovato una difficoltà a essere giuridicamente inquadrati nella fase della convenzione e dunque recepiti, trovino invece piena accoglienza nella dimensione del contratto di servizio.
  Vorrei chiedere, se il presidente e la Commissione lo ritengono, di utilizzare questa occasione anche per ascoltare le prime indicazioni di massima sul testo e sull'impostazione del contratto di servizio, in modo da segnare fin dall'inizio, con una collaborazione e un dialogo istituzionale, il percorso che stiamo facendo. L'idea del contratto di servizio è quella di un atto che trasporti sul piano della precisazione, del dettaglio, della specifica le indicazioni, gli obiettivi e gli obblighi contenuti nella convenzione. Mi pare che sostanzialmente siano tre i gruppi di temi che devono essere oggetto di questo lavoro. C'è un primo gruppo di atti fondamentali, che vengono richiesti e che la convenzione esplicita: il piano industriale, il piano editoriale, la ridefinizione del perimetro del servizio pubblico con la rimodulazione di reti e canali, un nuovo piano dell'informazione con la ridefinizione del numero delle testate giornalistiche, e, elemento più di relazione con l'utenza che non di sostanza nello svolgimento dell'attività, la significativa innovazione dell'obbligo della generalità del segnale, che deve essere assicurata alle comunità. Dico atti fondamentali perché hanno una valenza che va oltre il perimetro temporale del contratto di servizio, segnando tutta l'attività o la ridefinizione dell'identità di Rai per tutta la durata della concessione. Sono l'elemento e il tratto più significativo e dunque devono trovare nel contratto di servizio anche indicazioni più precise da parte del Governo e del Parlamento.
  Credo che vadano anche dettagliate e precisate nella loro portata tutte le modalità con cui l'azione del servizio pubblico deve essere svolta. Questo richiamo a una trasparenza, a una correttezza di ogni procedura che viene svolta relativamente alla gestione del personale, alla gestione delle risorse, all'affidamento degli incarichi, alle modalità di scelta e di selezione, non può rimanere semplicemente un richiamo generale, ma deve trovare anche nel contratto di servizio una sua attenzione e specificazione. La nuova sottolineatura sull'efficientamento dei costi, è un punto di grande valore nel momento in cui viene indicato in modo esplicito come il costo del servizio pubblico addebitato ai cittadini dipenda da una determinazione del costo del servizio stesso, dunque da una precisa, attenta riflessione e verifica dell'uso delle risorse nonché la valorizzazione di tutte le risorse professionali interne all'azienda, punto su cui in varie occasioni ci siamo trovati a discutere. Come ogni grande realtà, Rai ha una potenzialità (forse più di altre) umana e professionale straordinaria, allora credo che vi sia un profondo valore nell'indicazione, data in più occasioni e in più atti e che la convenzione ha solo ripreso ed esplicitato, della necessità che l'azione del servizio pubblico sia prima di tutto finalizzata al pieno utilizzo, alla valorizzazione delle risorse che sono all'interno dell'azienda, così come il contratto di servizio deve affrontare il tema della correttezza nell'uso delle risorse accessorie. Forse sarò stato distratto, ma accanto all'azione che il Governo ha fatto con la riforma della modalità di pagamento del canone, che ha recuperato per intero l'evasione, non mi è sembrato di aver percepito un'analoga, efficace azione sul canone speciale, che è di competenza diretta dell'azienda e che pure avrebbe necessità di una profonda rivisitazione; così come sull'uso della risorsa pubblicitaria è evidente come il richiamo ai princìpi della leale competizione, della leale concorrenza non possa rimanere un'astratta declinazione, ma debba trovare una più puntuale definizione nell'ambito del Pag. 5contratto di servizio. Pochi giorni fa ho letto nelle rassegne stampa la presentazione dei risultati della raccolta pubblicitaria di grandi gruppi privati nazionali e non mi pare risentano di particolari flessioni, il che significa che l'impatto di eventuali condotte che fossero contrarie a questi princìpi va direttamente solo sulla carta stampata e sull'emittenza locale, con un danno per il pluralismo e per il sistema dell'informazione nel nostro Paese che tutti possiamo considerare. Credo che la riflessione compiuta anche in sede di Commissione di vigilanza possa aiutarci a formulare nel contratto di servizio le modalità più opportune per evitare questo rischio, che esiste solo in potenza, ma che vorrei fosse evitato, così come deve trovare una risposta nel contratto di servizio quella declinazione che abbiamo risolto nella convenzione con il rafforzamento della contabilità separata, ma che sostanzialmente si richiama alla relazione tra un'attività di servizio pubblico e un'attività di mercato, che coesistono e devono trovare una puntuale e corretta definizione rispetto al reciproco ambito, ma anche una modalità virtuosa nel consentire all'azienda di esprimere tutte le potenzialità per il ruolo che ha nella dimensione di mercato, ma nello stesso tempo consentire un'esatta percezione e individuazione dell'attività di servizio pubblico che deve trovare il giudizio prima del Parlamento e poi della pubblica opinione.
  Il terzo punto è quello della modalità che caratterizza l'attività di servizio pubblico, che riguarda gli obblighi, gli obiettivi che sono affidati a Rai. Mi è sembrato dalla formulazione del parere e dunque delle integrazioni e dei miglioramenti apportati dalla Commissione di vigilanza in relazione al testo del Governo di notare sintonia su molti aspetti. Non dubito quindi che il contratto di servizio potrà fare un lavoro importante: mi riferisco non soltanto alle garanzie per l'accesso paritario al servizio pubblico e per la tutela di tutte le minoranze linguistiche, per il rispetto dei princìpi di correttezza, imparzialità, equilibrio, valorizzazione di ogni cultura che devono ispirare l'attività di servizio pubblico. Penso in particolare al rapporto tra il servizio pubblico e la dimensione della cultura, e più ancora con precisione all'obbligo, che è richiamato, del sostegno all'industria nazionale dell'audiovisivo, della produzione indipendente, della valorizzazione della dimensione internazionale dei prodotti che sono parte dell'Italia, di uno dei tratti più salienti del sistema Paese. Mi riferisco al sostegno, alla realizzazione e all'affermazione nel mercato dei format, dei prodotti originali, al potenziamento della dimensione internazionale della valorizzazione degli archivi storici, delle teche, del patrimonio di cultura che ha l'azienda. Qui la convenzione rimanda in modo deciso anche al contratto di servizio un aspetto cruciale, come sapete non solo per la vostra personale conoscenza, ma anche per il lavoro di audizioni che è stato fatto anche con le associazioni dei produttori, ovvero la relazione tra broadcaster e produttori sui diritti, sulla durata, sul numero dei diritti, sulla determinazione del valore d'antenna, sui criteri che sottraggono al rischio di una interpretazione arbitraria omnicomprensiva del patrimonio dei diritti: un tema che è rimandato in modo esplicito al contratto di servizio. Ciò riguarda la possibilità di determinare uno schema virtuoso capace di far crescere questo comparto e questo settore nazionale e di porre davvero l'azienda in una dimensione di servizio rispetto a un interesse nazionale. Più ancora, la completa digitalizzazione e il ruolo di guida che l'azienda deve assumere rispetto al processo della digitalizzazione, delle potenzialità della dimensione multimediale è un richiamo che deve trovare, per non rimanere un auspicio, una più precisa definizione, così come (ed è l'aspetto a mio avviso più difficile per affermare quella reale universalità del servizio) la ricerca dei nuovi linguaggi, dei nuovi moduli espressivi, della possibilità di incrociare tutte le sensibilità e tutte le forme, anche le più innovative, di espressione nella produzione è un altro elemento a cui credo siamo d'accordo nell'attribuire uno straordinario valore nella definizione dell'importanza dell'attività del servizio pubblico in relazione Pag. 6al complesso della comunità e non solo ad un settore.
  In sostanza, a me sembra che le linee fondamentali del parere e i punti fondamentali che la Commissione di vigilanza ha inteso sottolineare abbiano trovato una sostanziale sintonia con il punto di vista del Governo, al di là anche del recepimento di tutti quegli aspetti che hanno migliorato il testo: anche dove non si è trovata la formulazione giuridica o la base per una comune definizione di quel punto di vista, tuttavia rimane forte l'elemento di condivisione, quindi credo che questa occasione possa essere utile per proseguire quel confronto, trasportandolo nell'ottica del contratto di servizio, anche per fare in modo che il testo che sarà quello della proposta del Governo risenta del punto di vista, del suggerimento, delle indicazioni della Commissione di vigilanza stessa.

  ALBERTO AIROLA. Parto subito dalle questioni che posso valutare positivamente, che sono la trasmissione sul digitale terrestre dei canali di Camera e Senato, l'implementazione dei documentari, una parola che lei non ha citato ma che è segnata nel recepimento, la trasparenza, i criteri per la selezione, la digitalizzazione (propongo a questa Commissione di andare a visitare lo stabilimento della Rai dove avviene questo processo e gli archivi che sono fondamentali, anche per dare alla Rai un segno di attenzione della Commissione per un patrimonio storico inestimabile), la disabilità sensoriale. Non capisco perché da una parte sia stata accolta giustamente una equa rappresentazione della donna nella Rai, nelle programmazioni della Rai, mentre non è stato accolto quello sulla informazione politica, qualità, pluralismo, fatto da Articolo 21, in particolare quello di inquadrare i fatti nel loro contesto. Se si rimanda un argomento al contratto di servizio, forse era anche più giusto mettere questa come materia nel contratto di servizio.
  Veniamo invece alle questioni molto critiche, che danno a mio avviso un quadro politico che provo a proporre molto inquietante. Il primo fatto è la mancanza di una penale: come lei diceva giustamente, è un atto negoziale, quindi i tempi possono essere variabili e una delle due parti lo può rifiutare. La domanda che avrebbe fatto Rossi se fosse presente, una domanda logica che penso tutti i colleghi condividano, è perché dare una concessione sulla base di un contratto che poi forse potrebbe essere inesistente, mai firmato, mai condiviso, considerato poi che arriviamo a questa discussione con un contratto del 2012, quindi posso anche non fidarmi delle parole del Governo che mi dice «faremo tutto il possibile per...», perché fino adesso tutto il possibile non è stato fatto.
  Questo mi fa pensare a un'altra questione molto grave, quella del finanziamento triennale, che noi avevamo posto proprio perché nell'ottica di uno sviluppo, di un momento così delicato di trasformazione della Rai c'era bisogno della certezza delle risorse su un progetto lungo. Le cose quindi sono due: o non si vuole cambiare la Rai e si vuole tenerla al laccio anno per anno per vedere cosa succede, quindi attuare anche un ricatto... Tra l'altro, questo ce l'avevano consigliato tutte le Authority, dall'Antitrust alla EBU, era un argomento trasversalmente proposto da tutti i colleghi. La questione è grave, perché, visto che i tempi del contratto di servizio non sono chiari, che già nel recepimento in questa concessione del fatto che ci sarà una variazione di canali, si è stoppato un processo di cambiamento della Rai sulla base del fatto che entra questa nuova disposizione che poteva essere anche questa, forse, una disposizione da contratto di servizio: mi domando, se dal momento che questo crea un problema sui ritardi del piano di Campo Dall'Orto o quello che ne resta – il piano di Verdelli trasformato poi da Campo Dall'Orto sul rilancio della piattaforma web – non sia un modo per frenare tutto questo procedimento.
  A me viene anche in mente che, avendo un anno a disposizione questo direttore che avete messo per portare a termine questa questione, e avendo domani una giornata molto importante in cui il consiglio di amministrazione potrebbe (detta qua in audizione dal consiglio di amministrazione, nessuno escluso, questa eventualità) sfiduciare Pag. 7il direttore generale, mi domando se questo avviene il Governo come si comporterà. Ovviamente vedremo la Rai cosa sceglierà, ma il Governo, in particolare MEF e MISE, ha un ruolo molto importante in questa contrattazione, quindi mi domando cosa succederà, lascerà una Maggioni scelta da Renzi e Confalonieri insieme ad interim per un anno o nominerà un nuovo direttore, che però si troverà con vecchi piani, che non potrà rilanciare e avrà bisogno di piani annuali anno per anno, per decidere come cambiare questo mammut che è la Rai? Quello a cui arrivo come ipotesi politica è che si voglia smantellare qualsiasi possibilità di cambiamento della Rai, a cominciare dalla questione del finanziamento e del piano triennale, mettendoci in mezzo un contratto di servizio che mai arriverà per evidentemente privatizzarla o renderla comunque sempre meno servizio pubblico. Questo è il punto chiave a cui secondo me si rischia di arrivare proprio sulla base delle cose che sono state accettate e di quelle che invece sono state rifiutate, pur con le promesse che però mi sembrano promesse da marinaio, visto che siamo ancora con il contratto dal 2012. Proprio perché lei diceva che l'attività multimediale deve trovare un adeguato sviluppo (cito le sue parole), sarebbe stato importante avere la certezza delle risorse per un piano che riguarda una trasformazione tecnologica, che non è di sicuro mensile, semestrale e neanche annuale, ma almeno triennale. Le ricordo un'ultima cosa: lei ha parlato di format originali, ma format originali vuol dire che non si vanno a comprare all'estero, che si creano, quindi sono format interni. Anche su questa questione – mi raccomando – cerchiamo di mantenere la parola, non come avete fatto fino adesso.

  ANNA MARIA BERNINI. Mi scuso con voi del ritardo e non vorrei tornare su cose che magari sono già state dette dal Sottosegretario Giacomelli, ma dalle parole del collega Airola mi sembra di aver capito che la quantificazione temporale, che dovrebbe unire la convenzione di concessione al contratto di servizio, sia al momento ancora abbastanza vaga, al netto delle dichiarazioni di disponibilità e di intenti del Governo. Si tratta di un contratto, come sempre in un contratto esiste un rapporto tra due o più parti, in questo caso due parti, un rapporto sinallagmatico, il Governo si può impegnare per la sua parte e nel ruolo fondamentale che riveste nella predisposizione del contenuto del contratto di servizio, però (in questo senso verrà anche una sollecitazione da parte del nostro partito quanto a necessità di ascolto dell'altra parte, nella fattispecie dell'amministratore delegato e direttore generale della Rai) sulla quantificazione dei tempi ciascuno dovrà assumersi la propria porzione di responsabilità, il rapporto sinallagmatico è anche questo, salvo che il Sottosegretario Giacomelli non voglia fare una sorta di negotiorum gestio, che poi dovrebbe essere ratificata dalla Rai e assumere con una sorta di promessa del fatto del terzo delle responsabilità in luogo e per conto della Rai, ma non mi sembra questo il caso.
  Per quanto riguarda invece il contenuto specifico della convenzione vorrei fare una considerazione di carattere generale, a cui seguiranno alcuni micro aspetti specifici, che però sono stati in parte adombrati anche dal collega Airola. Certamente è noto alla Commissione, perché leggendo i resoconti precedenti ho visto che è stato oggetto di ampio dibattito da parte del nostro partito nella predisposizione del parere e nel rigetto di alcuni emendamenti da parte di una selezione comprensibile e ragionevole in una certa ottica fatta dal relatore, noi riteniamo vi sia stato già nella selezione degli emendamenti avvenuta in malam partem nei nostri confronti (sono stati respinti), un sacrificio di quei princìpi per noi fondamentali di trasparenza, pluralismo rafforzato, efficientamento delle risorse umane e dei costi, anche degli indicatori di performance. Verificando ciò che è stato effettivamente sussunto dal parere della nostra Commissione in questo schema di convenzione mi sembra vi sia stato un ulteriore sacrificio, una sorta di matrioska al contrario.
  Si riduce quindi il materiale suggestivo che viene da questa Commissione, come recepito dallo schema di convenzione. In particolare, secondo noi un sacrificio importante Pag. 8 è stato fatto con riferimento all'articolo 1, all'oggetto della concessione e definizione della missione di questo rapporto contrattuale, dove curiosamente è stata eliminata una parte a nostro avviso anche scarsamente impegnativa o quantomeno tendenzialmente innocente, perché presuppone un riferimento costituzionale diretto, ossia «minoranze linguistiche e rispetto delle libertà e dei diritti garantiti dalla Costituzione». Faccio specifico riferimento al comma 4 dell'articolo 1. Parliamo di articolo 3, un principio di eguaglianza sostanziale e formale, parliamo dell'articolo 6, tutela delle minoranze linguistiche, non credo fosse difficile per il Governo estrinsecare questi principi, posto che mi sembra di avere capito dagli atti fondamentali indicati dal Sottosegretario Giacomelli quanto al futuro e ancora vago contenuto del contratto di servizio questi princìpi dovrebbero stare alla base del contenuto di questo contratto.
  Anche sulla qualità dell'informazione (siamo sempre sulla mission, cioè sull'oggetto della concessione o sulla definizione della missione, del rapporto) c'è stata una curiosa avarizia sulla identificazione delle fonti alle quali attingere le informazioni, proprio quando si vuole tutelare in tutti i generi di programmazione la qualità, la serietà e la sincerità dell'informazione. Abbiamo tutti sentito parlare di fake news e in un ramo del Parlamento insiste una proposta di legge che vorrebbe fare chiarezza e pulizia su questo punto, il fatto di non insistere su questo aspetto secondo me fondamentale di identificazione seria delle fonti, da cui peraltro discende un'invalsa giurisprudenza della Corte di Cassazione oltre che della Corte Costituzionale, ci sembra ugualmente eccentrico.
  Un altro tema che riguarda in questo caso l'articolo 3 attiene a quello che il Sottosegretario Giacomelli ha citato quanto ai futuri contenuti del contratto di servizio, ovvero la garanzia della generalità del servizio, la famosa copertura al 100 per cento. All'articolo 3, comma primo, lettera a) quanto agli obblighi del concessionario mi sembra chiaro che ci si impegni a una ricezione del 100 per cento del segnale da parte della più ampia platea degli utenti, quindi dei destinatari finali del servizio, quindi è abbastanza inspiegabile che, nel momento in cui si garantisce la qualità, l'universalità e la gratuità del servizio, si abbia paura di inserire la gratuità di un decoder, di una parabola o del fatto che la società concessionaria debba garantire una performance vera, quella che aveva identificato questa Commissione, suscettibile di trasformare una dichiarazione di intenti in solida realtà. Mi riferisco in particolare al riferimento al decoder, alla parabola e all'installazione di questi strumenti per la garanzia della ricezione al 100 per cento a spese dell'erogatore del servizio e non dell'utente del servizio.
  Un'altra cosa che questa convenzione fa con una certa difficoltà è sottoporsi a verifiche e controlli, che è la missione di questa Commissione parlamentare. Ogni volta che si assume nel nostro parere la possibilità di una verifica, il Governo non la recepisce. Il primo riguarda ancora l'articolo 3, quando si dice che entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente convenzione la società concessionaria presenta al Ministero, al MISE, un piano recante un'analisi dettagliata dei costi relativi all'obbligo di assicurare la famosa ricezione 100 per cento. Perché no? Sembrerebbe trattarsi di un atto dovuto a fronte di un impegno assunto dal servizio pubblico in maniera così autentica.
  Mi sembra di aver capito che con riferimento ai canali di Camera e Senato vi sia stata già una dichiarazione da parte del Sottosegretario Giacomelli che saranno ospitati sul digitale. Ho compreso bene? Al momento, abbiamo solamente il servizio Sky, che quindi non è immediatamente raggiungibile da tutti, essendo oggetto di uno specifico abbonamento. Mi riferisco in particolare all'articolo 3, comma 1, lettera u), dove si parla di valorizzazione della comunicazione istituzionale. Questa Commissione aveva proposto di ampliare gratuitamente la funzione trasmissiva mediante canali dedicati sul digitale terrestre, e in questo senso si dava la dimensione del vero ampliamento, del vero spalmo della ricezione, il tema è stato omesso. Prima Pag. 9avevo la sensazione (poi sarà confermato dal sottosegretario) che per quanto riguarda i canali Camera e Senato, classica informazione istituzionale, vi sia già una garanzia di ospitalità sul digitale terrestre, però ritengo che si debba trattare di un ampliamento espresso in termini più chiari.
  Ancora una volta preciso che ritengo che questa Commissione nella predisposizione del parere abbia già sacrificato, in un'ottica di condivisione della filosofia che la convenzione è un atto generale, generalista, che sarà precisato e specificato nel contratto di servizio, è ugualmente vero che i presupposti, pur se generali e generalisti, debbono essere chiari e per quanto possibile comprensivi di quello che poi dovrà essere trasferito sul contratto di servizio. Il fatto che all'articolo 6 ancora una volta ci si sottragga a verifiche, controlli ed eventuali sanzioni non è un buon segnale, perché abbiamo un precedente infelice, abbiamo ancora una regolamentazione che risale al 2010-2012, non è mai stato stipulato il contratto 2013-2015, quindi l'idea che si tema a priori il controllo, che peraltro è una missione istituzionale che questa Commissione svolge, non è un segnale di assoluta buona disponibilità. Anche per quanto riguarda il finanziamento del servizio pubblico, nella fattispecie l'articolo 13, comma 2, dove si era valutato l'inserimento di un comma 2-bis, anche in questo caso il fatto che non esista traccia non è un segnale di buona disponibilità.
  Ancora, un riferimento al controllo. Si è parlato prima di un efficientamento dei costi, ovviamente esiste un obbligo che è stato esplicitato in termini generali nella convenzione e sarà espresso in maniera molto più specifica nel contratto di servizio, di controlli sulla corretta imputazione alla contabilità separata di certe voci e poste. L'articolo 14, comma secondo faceva una considerazione di semplice buonsenso, ossia, posto che la corretta imputazione dei costi e della contabilità separata dovrà essere attribuita a revisori contabili scelti dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni secondo elenchi indicati in CONSOB, il fatto che ci si ispiri a criteri di rotazione e di massima trasparenza non mi sembra un segnale negativo, anzi non comprendo perché su alcune cose si possa dire che è implicito nella locuzione espressa dalla convenzione da parte del Governo, ma in questo caso no. Riteniamo che in claris non fit interpretatio, ma certe cose non sono così chiare in questa convenzione, quindi un'ulteriore esplicitazione non avrebbe fatto danno.
  È questo uno dei motivi, sicuramente il più pregnante, che ci induce a ritenere che nelle more tra la convenzione e la predisposizione del contratto di servizio, che mi sembra di capire, volendo osare in ottimismo, certus an incertus quando, potrebbe essere utile da parte della Commissione esplicitare alcuni temi che non sono stati chiariti all'interno della convenzione, come era nelle intenzioni di questa Commissione, ma che sono fondamentali per riempire quel contenitore ancora oscuro che sarà il contratto di servizio.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Voglio ringraziare il Sottosegretario Giacomelli per la presenza oggi, per l'illustrazione e anche per il lavoro fatto dal Governo, nel senso che sappiamo tutti che il parere che abbiamo espresso era obbligatorio e non vincolante. Il Sottosegretario nell'illustrazione ha richiamato come la scelta del Governo sia stata quella di recepire in larghissima parte il parere della Commissione, anche perché basta scorrere il nostro parere e segnare i diversi punti accolti per vedere effettivamente quanto del lavoro si ritrovi nella versione definitiva della convenzione.
  Poi ci sono alcune cose – peraltro di rilievo – che non sono state accolte, e credo che l'audizione di oggi serva anche per un'interlocuzione nei termini che ha proposto il Sottosegretario, che ha fatto riferimento ad alcune questioni che il Governo ha giudicato non accoglibili per motivi tecnici, giuridici, di coordinamento con le norme, ma nella sostanza mi sembra ci sia una condivisione parziale o totale, o comunque la disponibilità che alcuni punti possano essere riproposti e riaffrontati in sede di contratto di servizio. Mi sembra una disponibilità utile, interessante, che a Pag. 10partire dall'audizione di oggi può essere materia di lavoro per la Commissione.
  I colleghi hanno ripreso alcuni aspetti del parere che non sono stati recepiti e anch'io volevo richiamarne alcuni, perché è utile sottolineare il fatto che siano stati largamente condivisi dalla Commissione o anche che abbiano una genesi molto particolare, specifica e in alcuni casi anche piuttosto lunga. Faccio riferimento per esempio alla questione sollevata dalla collega Bernini, perché è stata anche oggetto di una battaglia del collega Fornaro nel corso dei diversi anni rispetto alla ricevibilità del segnale esteso al 100 per cento della popolazione. Questo nella convenzione c'è, così come viene assunto il principio che non sia a carico dell'utente in riferimento ai costi della scheda di decrittazione. Nel parere avevamo aggiunto a questo anche i costi della parabola e del decoder, e, consapevoli che si tratta di un onere significativo, avevamo proposto una formulazione che prevedeva nella seconda parte che Rai quantificasse al MISE i costi anche per avere un ordine preciso di quanto significasse. Questa era una prima questione, che è stata oggetto di un lavoro in questa Commissione e credo fosse giusto sottolinearlo.
  Poi ci sono altre due questioni che non sono state citate dai colleghi, quindi mi permetto di farlo anche se sono di minor rilievo. Una mi sembrava quasi una formulazione di servizio, nel senso che all'articolo 3, comma 1, lettera d) c'era il riferimento a una scelta fatta dal Governo con il decreto fiscale, quindi l'informazione per quanto riguarda le tematiche che attengono alla previdenza, all'assicurazione e al regime pensionistico, quindi una capacitazione del consumatore e in questo caso più complessivamente del cittadino. Questa è stata recepita, mentre la parte che riguardava la comprensione dei mercati dell'energia, quindi l'informazione e la capacitazione del cittadino consumatore non è stato recepito. Dico questo, perché oggi in aula al Senato va in votazione il disegno di legge sulla concorrenza, che prevede il superamento nel mercato delle tutele, il completamento della liberalizzazione nei mercati dell'energia, quindi tutta la questione dell'informazione dei cittadini rispetto ai mercati dell'energia c'è e ci sarà, quindi forse questo era un tema propriamente da servizio pubblico; però questo è uno dei temi cui faceva riferimento il Sottosegretario che possono essere ripresi in contratto di servizio.
  Poi ci sono tre questioni che volevo mettere in evidenza al Sottosegretario, queste sono già state riprese dai colleghi e attengono alla parte più significativa della discussione che abbiamo fatto in Commissione, recependo istanze poste nel corso del percorso auditivo e trovando un equilibrio di sostegno molto trasversale tra i gruppi. Il primo è l'articolo 6, comma 2 con il meccanismo che avevamo introdotto della cosiddetta «penale», cioè se Rai per motivi che vengono accertati da Agcom non dipendono da volontà o responsabilità altrui non firma il contratto di servizio, scatta un meccanismo cogente e vincolante di penale. Se è evidente il senso dal punto di vista politico, dal punto di vista giuridico indubbiamente abbiamo introdotto un elemento di forzatura, questo è nella consapevolezza di tutti, però il dato politico c'è tutto. Il Sottosegretario ha usato parole significative, ha detto che è intendimento del Governo rispetto al contratto di servizio procedere in maniera sollecita. Se si riesce già da oggi a comprendere qual è la volontà, quale può essere l'arco temporale, con tutti i limiti del caso e della difficoltà di identificarlo, forse questo può consentire a tutti di fare un passo avanti, nel senso che sappiamo che i tempi sono i sei mesi della prima fase e poi il mese per il parere della Commissione e i 45 giorni del recepimento. Sulla prima fase, quella del lavoro Governo e Rai, se non fossero tutti e sei mesi previsti dalla legge, ma fosse un tempo molto più limitato, a cui magari si potrebbe accompagnare già un lavoro istruttorio per la Commissione in riferimento al proprio parere, forse questo ci consentirebbe di avere tempi più rapidi e, se non è stata recepita questa parte del parere, però forse su questo si può trovare un punto di condivisione con la Commissione.
  La seconda questione è quella ripresa dai colleghi che riguarda il finanziamento Pag. 11del servizio pubblico, articolo 13, comma 2, sulla determinazione del canone. Noi l'avevamo introdotto, anteponendo a quella che è la formula del comma 2, che veniva determinato su base triennale. Anche qui è evidente il vincolo, perché la normativa vigente prevede all'articolo 47, comma 3 del TUSMAR che il canone sia determinato su base annua, per questo lo avevamo anteposto con una sorta di scelta programmatica. Qui forse lo spazio è ancora più stretto: se c'è una condivisione sulla necessità di dare un arco temporale certo alla Rai e al servizio pubblico rispetto alla determinazione del canone, c'è una disponibilità a intervenire a modificare la norma? Forse, compreso il motivo per cui non è stata recepita questa parte del parere, c'è una disponibilità, un passo in avanti ulteriore su questo aspetto.
  Infine, all'articolo 14, comma 1 nel parere c'era anche qui un passo in avanti rispetto al tema della contabilità separata, che è stata sollevata in più audizioni. Qui il meccanismo era quello della determinazione dei costi, attribuendo i costi trasmissione per trasmissione, che è una modalità per dare una ricaduta molto precisa alla contabilità separata, non è il bollino blu, perché su questo la Commissione si è già espressa tempo fa, però era un modo per rendere più chiaro e più cogente il tema della contabilità separata. Visto che è una cosa che non è stata menzionata, vorrei capire se è tra le cose che si riteneva per motivi diversi di non recepire, ma dal punto di vista sostanziale possa essere una questione su cui c'è una disponibilità a riprenderlo in sede di contratto di servizio.

  LELLO CIAMPOLILLO. Partirei dall'emendamento sul gioco d'azzardo che è stato accolto, o meglio non accolto, o meglio accolto per finta, nel senso la Commissione aveva formulato la richiesta di cancellare e quindi vietare con un taglio secco, con una decisione chiara e molto coraggiosa la pubblicità sul gioco d'azzardo, visto che si parla di servizio pubblico radiotelevisivo, e ogni volta lo spot si conclude con la dicitura: «il gioco può creare una patologia anche grave», quindi era il caso di inserire in concessione il divieto secco così come richiesto, invece ci si limita a dire che si applica nei termini stabiliti dal contratto di servizio e dalla normativa vigente, cioè si faccia una norma primaria che vada a cancellare il divieto del gioco d'azzardo, come previsto per il fumo. Da parte del Governo quindi non c'è stato il coraggio di inserire in concessione il divieto della pubblicità sul gioco d'azzardo.
  Per quanto riguarda invece la valorizzazione del mezzo radiofonico, al comma s) si precisa «anche tramite una più adeguata sperimentazione della tecnologia DAB». Mi fa molto piacere che sia stato utilizzato il termine «sperimentazione», perché, caro Sottosegretario, come lei ben sa l'Agcom (forse in un momento di gioia) nel 2009 ha vietato la sperimentazione, quindi non so come si possa fare oggi sperimentazione visto che nel 2009 è stato detto a tutte le emittenti nazionali e locali radiofoniche che la sperimentazione non si fa, o meglio la fa chi già l'ha chiesta, quindi noi oggi ci ritroviamo nei bacini che sono tanti, quindi tante regioni che non sono coperte dal DAB con le frequenze che sono state assegnate dal Ministero, quelle ancora vuote, scoperte, ci ritroviamo questi mux del DAB, cosiddetto DAB +, che sono stati assegnati entro il 2009. I mux sono due e uno di questi due è occupato per l'80-90 per cento da una sola emittente che si chiama RTL, che ha inserito tanti canali con il suo marchio (Lounge, Guardia costiera, Pop). Il Ministero continua a dire che le frequenze sono scarse e per questo motivo le date in pratica a due mux, e in particolare un mux è come se fosse stato assegnato a una sola emittente che ha moltiplicato il suo nome, e questo va a incidere anche nei dati di ascolto perché, se ascolto quella emittente e quello è sempre il nome, lei sa meglio di me, visto che ha lavorato nel settore televisivo, che la domanda che fanno quando ti chiamano su che radio hai ascoltato ieri, quindi tu hai ascoltato quella radio e che Lounge, Pop, Guardia costiera, il marchio è sempre lo stesso, quindi salgono gli ascolti per quel marchio. Perché è stata data solo a due soggetti la possibilità di sperimentare? Perché il DAB non s'ha da fare, è questa la verità, le emittenti nazionali hanno Pag. 12investito tantissimo negli impianti FM e non vogliono perdere, perché ovviamente, se si diffonde il digitale, scende il valore dell'analogico su cui loro hanno investito tanto, quindi come si fa a non fare il DAB? Basta darlo solo a quelli che ci sono già, cioè se vado ad ascoltare il DAB nelle regioni dove non c'è la pianificazione, ascolto nove volte RTL e poi quasi tutte le emittenti nazionali, quindi mi chiedo che senso abbia comprarmi un ricevitore a casa DAB per sentirmi le stesse radio che posso ascoltare in FM, quindi non me lo compro, il DAB non si sviluppa, quindi il DAB non si fa e, se si fa, lo fa solo chi lo può fare, cioè chi nel 2009 ha avuto questa fortuna di rientrare in quel termine. Chiedo a lei di farsi promotore della cancellazione di questa delibera Agcom del 2009, che blocca la sperimentazione del DAB, così magari la può fare anche la Rai.
  Come lei ben sa, tempo fa il Movimento 5 Stelle in Senato a mia prima firma ha presentato la richiesta di trasmissione di due canali sul digitale terrestre ed è stato approvato all'unanimità dall'Assemblea del Senato. Quello che è stato chiesto è molto semplice, e non certamente una riproposizione di contenuti giornalistici o con il filtro dei giornalisti, cioè quello che facciamo quando gli alunni delle scuole vengono ad assistere all'Assemblea del Senato serve proprio per dire che questo è quello che accade, i ragazzi magari tornano a casa e vogliono vedere quello che accade, ma, se non hanno la parabola e quindi la TV a pagamento o non hanno la disponibilità di una connessione, perché si vede via internet e via satellite, non possono farlo da casa. Non ci si venga a raccontare la storiella che non c'è banda, perché mi sono andato a studiare i mux e alcuni mux li avete a 23,5 megabit e altri a 19, e per ogni canale televisivo di quella portata basta un megabit, forse anche meno, 0,8, quindi basta aumentare di poco la capacità degli impianti esistenti, cosa che si può fare a costo zero, e già domani mattina volendo la Rai senza spendere 1 euro in più potrebbe fare aumentando di 0,8 megabit. È una questione software, basta entrare in programmazione e si passa da 19 megabit a 21, si può arrivare fino a 23 e oltre, quindi basta farlo su due dei mux che ha la Rai, che sono tanti, come ha chiesto l'Assemblea del Senato e chiedono gli italiani, per poter assistere a quello che accade in quell'Aula, altrimenti mi dovrebbe spiegare perché portiamo gli alunni delle scuole a vedere quello che accade nelle assemblee del Senato e della Camera e i cittadini non devono poterlo vedere da casa e a costo zero. Lo si poteva fare e invece non è stato fatto, guarda caso.

  SALVATORE MARGIOTTA. Mi fa piacere l'ottimismo del collega Ciampolillo, che pensa che i ragazzi quando tornano a casa vogliano continuare a vedere le nostre attività, non ho la stessa idea, però è bene che ci siano idee diverse al riguardo e la sua è molto più ottimistica della mia.
  Detto questo, sarò assolutamente breve, perché alcune considerazioni che volevo svolgere le ha già anticipate il capogruppo, nonché relatore della convenzione Peluffo e credo che anzitutto bisogna partire da questo, cioè da un buon lavoro fatto in Commissione, dal buon lavoro del relatore e dall'altrettanto buona disponibilità del Governo ad accogliere molto di quanto abbiamo fatto. Credo che, confrontando questa con analoghe circostanze in altre legislature, sia abbastanza verificabile che è una delle volte in cui la Commissione di vigilanza ha inciso meglio sul testo base della convenzione.
  Ciò detto, mi pare che nella stessa richiesta di Peluffo ci sia molto delle cose che oggi dobbiamo chiedere al Governo, cioè la richiesta di accelerare il più possibile, di non prendere tutti e sei i mesi, non solo perché ho la sensazione che, se il Governo utilizza tutti e sei i mesi, non sarà questa Commissione ad occuparsi del contratto di servizio, ma anche perché prima si fa e meglio è.
  Mi trovo invece in dissenso su una serie di questioni sollevate dal collega Airola. Ha detto più volte che c'è volontà da parte del Governo, quindi della maggioranza e quindi del mio partito di uccidere il servizio pubblico, ed è ben strano che si voglia uccidere il servizio pubblico dandogli più soldi, cioè mediamente nella mia vita so che se vuoi Pag. 13distruggere un avversario gli dai meno soldi, non gliene dai di più, quindi è il primo atto di contraddizione, così come trovo contraddittorio da un lato stigmatizzare l'assenza della penale nella convenzione e dall'altro ritenere che il controllo annuale sui conti serva a tenere la Rai sotto ricatto. Delle due l'una: se la vuoi tenere sotto ricatto, metti la penale, se non l'hai messa, vuol dire che non la vuoi tenere sotto ricatto, e il controllo annuale non è altro che una doverosa richiesta a chi, dotato di pieni poteri come abbiamo voluto con la nostra legge, utilizza tali pieni poteri dal punto vista gestionale in modo molto accentuato, molto discrezionale (do al termine una positività, non una negatività), per cui è giusto che il Governo effettui – peraltro nei modi detti nella convenzione – un controllo importante e attento.
  Si chiuderà con il contratto di servizio il ciclo che questo Governo ha voluto mettere in atto sulla riforma della Rai, governance, canone, convenzione. Alla convenzione (sono d'accordo) necessariamente deve seguire in tempi rapidi un contratto di servizio cogente, fatto bene, anche su questo credo che la Commissione potrà lavorare bene.
  Così come ha ragione Peluffo quando si rifà alla necessità che la Rai conosca per tempo gli introiti che le derivano dal canone, ricordo ancora una volta, perché molto ho dovuto insistere per avere quei dati, che tra 2015, 2016 e 2017 è evidente che questo Governo, quindi alla fine noi stiamo dando alla Rai più soldi di quanti ne avesse prima della riforma del canone, anche dopo la riduzione del canone a 90 euro, ma a questo investimento in più non è corrisposto quel salto di qualità che noi chiedevamo.
  Chiudo facendo una sottolineatura e chiedendo due cose. Mi piace citare il consigliere Freccero in modo tale da non essere considerato di parte, visto che non fa parte del mio schieramento politico, ma nell'ultima audizione ha svolto un intervento molto lucido su che cosa significa il servizio pubblico che abbia tanto finanziamento privato quanto finanziamento pubblico, e le conseguenze che ciò ha per esempio sulla questione del compenso agli artisti, su cui non torno perché non è argomento di questa sera. Sottolineo invece che con questa convenzione abbiamo rifatto la scelta di un servizio pubblico a doppio ingresso di finanziamento. Anche questa non era una scelta banale, quindi non capisco perché alcuni colleghi questa sera (non me ne voglia, ma lo stesso Airola è tornato sull'argomento) parlino di tentativo surrettizio di privatizzare la Rai. Mi pare esattamente il contrario: c'è una scelta netta, secondo me giustissima per tanti motivi che non sto qui a dire.
  Prima questione, sottosegretario, il piano d'informazione. Ora è stato persino risibile che nell'ultima audizione ci sia stato detto da parte del consiglio di amministrazione che il ritardo del piano dell'informazione fosse dovuto all'attesa dell'approvazione della convenzione: in questi due anni c'era sempre una cosa che bisognava attendere prima di fare il piano dell'informazione, ora mi pare che non ci siano più alibi e che la convenzione su questa questione sia molto chiara, quindi credo che per parte nostra e il Governo per parte propria, visto che firma la convenzione insieme alla Rai, su questa questione non possiamo tollerare ulteriori ritardi. So che oltre alla moral suasion non possiamo fare altro, però questa volta direi che va fatta in maniera molto incisiva.
  Avevo fatto degli emendamenti (il relatore mi ha fatto notare e li ho ritirati di buon grado) su una questione che riguardava la necessità che, essendo la Rai la più importante fonte di finanziamento per l'industria audiovisiva, anche i meccanismi di finanziamento in particolare della fiction avvenissero non solo in modo trasparente evitando monopoli, ma soprattutto fossero anche finalizzati a far crescere giovani produttori, un mondo diverso perché altrimenti non ha senso che il servizio pubblico sia tale. I soldi pubblici servono anche a far sì che ci sia una sorta di democrazia economica anche in settori come la fiction. Lo dico perché non ha potuto trovare spazio nella convenzione, ma certamente ci torneremo nel contratto di servizio. Volevo capire se anche il Governo abbia sull'argomento una sensibilità simile alla nostra.

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  MIRELLA LIUZZI. Riprendo uno degli emendamenti recepiti al quale tengo molto, quello dell'obbligo per la Rai di fornire un'educazione digitale e un'innovazione tecnologica. Questa è una cosa molto importante, che segue anche alcuni processi e alcune proposte fatte anche all'interno del sistema scolastico, quindi questo inserimento mi fa molto piacere.
  Venendo invece ad alcuni argomenti già toccati da altri colleghi, sicuramente riguardo al problema della ricezione, come è stato già detto, non è passato l'emendamento sul decoder e la parabola gratuiti ed è stata bocciata anche la previsione dell'obbligo del MISE di presentare un piano recante l'analisi dettagliata dei costi relativi all'obbligo di ricezione. È chiaro che il principio è presente, però bisogna anche capire come applicarlo, perché se non va bene una soluzione e non va bene nemmeno il piano, in qualche modo però dobbiamo risolvere questo argomento. Questo è sicuramente un peccato, ma soprattutto per il piano, perché credo che almeno il piano si potesse far passare, anche perché ne abbiamo parlato tanto in Commissione di vigilanza.
  Due parole su una questione che può sembrare semplicemente di drafting, però non lo è, ossia quella relativa all'articolo 3, lettera f) in merito alla produzione all'estero. Con un mio emendamento avevo tolto il termine «produzione» e lasciato tranquillamente «distribuzione e trasmissione di contenuti audiovisivi all'estero», perché il termine «produzione» poteva far pensare a qualcosa di non chiarissimo. Purtroppo questa parola è ritornata, può sembrare qualcosa di drafting, però non lo è, quindi pongo l'attenzione su questo passaggio.
  Un'altra cosa che tengo a sottolineare è sempre all'articolo 3, quello relativo agli obblighi, la lettera r) sul gioco d'azzardo. Qui poteva esserci un divieto secco relativo al gioco d'azzardo, come era stato richiesto anche da questa Commissione di vigilanza Rai, però si rimanda al contratto di servizio, quindi anche questo è un compromesso al ribasso, però poi vedremo nel contratto di servizio come proseguire questa giusta segnalazione: si poteva mettere un divieto secco, senza rimandare tutto al contratto di servizio.
  Altra cosa anche è il criterio di rotazione nella società di revisione che deve stabilire l'Agcom. Anche qui avevamo inserito il principio di rotazione nella società di revisione che doveva rivedere i compiti della Rai che è nominata direttamente dall'Agcom, ma anche questo emendamento non è stato poi accolto dalla convenzione, dal testo del Governo.
  Non mi soffermo su altre analisi che sono state già fatte dal collega Airola e da altri colleghi, però è chiaro che per quanto riguarda la tutela dei consumatori, quindi la ricezione del servizio pubblico Rai, se giungiamo alla soluzione di questo problema, che sia decoder, parabola o un piano triennale, credo che in questa legislatura potremmo trovare qualcosa per risolvere l'annoso problema delle interrogazioni che vengono fatte in relazione a determinate aree dove i cittadini non ricevono il segnale Rai. Credo che questo sia uno dei compiti che dobbiamo assolutamente portare a termine anche in relazione al canone, che è stato inserito in bolletta e che quindi adesso viene pagato da più cittadini.

  PRESIDENTE. Sottosegretario Giacomelli, volevo anch'io avere rassicurazioni rispetto ai tempi, perché questo è uno dei punti centrali ed è il motivo per cui dopo faremo un Ufficio di presidenza e cercheremo di comprendere come la Commissione dovrà continuare a lavorare. Se quindi lei ci dice che prenderete tutti i sei mesi, probabilmente, come diceva Margiotta, questa Commissione di Vigilanza non vedrà il contratto di servizio, sarà la prossima che dovrà essere rinominata, quindi questo contratto di servizio andrà in prorogatio per l'ennesima volta e quindi anni di prorogatio sul contratto di servizio vecchio. Anche in scadenza di legislatura, visto che comunque siamo quasi in scadenza di legislatura (marzo 2018 o febbraio 2018), se consideriamo i sei mesi più 45 giorni, siamo comunque in scadenza. Lei ci può dare una rassicurazione temporale su due mesi o un mese e mezzo, iniziamo un'istruttoria di un certo tipo e ci muoviamo in un certo modo. Pag. 15
  Credo che, come hanno ricordato molti miei colleghi e anche il relatore, avreste potuto in forma maggiore e in modo più chiaro inserire dei punti che la Commissione aveva votato all'unanimità, come quello della certezza di risorse in senso triennale, perché la programmazione è annuale, ma, come diciamo da quattro anni, è una programmazione che non va bene rispetto alle risorse annuali, un arco temporale di 3 anni sarebbe stato una cosa molto giusta.
  Sono d'accordo con Bernini sul carattere generale della concessione, che il primo articolo poteva avere più coraggio e più forza di inserire alcune tematiche più chiare e anche rispetto al gioco d'azzardo: la pubblicità del gioco d'azzardo nel servizio pubblico non si può concepire, noi facciamo digitalizzazione, educazione, alfabetizzazione, questo è la Rai, una indicazione culturale generale sui vari aspetti della società, e andiamo lì ad infierire proprio dove abbiamo un problema della società, quindi i cittadini pagano il servizio pubblico per poi avere una pubblicità che li istiga al gioco d'azzardo con un problema enorme che abbiamo nel nostro Paese. Questo tipo di ciclo economico di mercato, pubblicità uguale soldi, lo dobbiamo interrompere, così come abbiamo interrotto la pubblicità per i bambini che secondo me dovrebbe essere interrotta su tutti i canali non solo su Rai YoYo o Rai Cultura.
  Se queste norme le riusciamo a mettere nel contratto di servizio in tempi rapidi, siamo tutti felici, perché abbiamo tutelato i cittadini italiani anche rispetto a quello che loro oggi pagano in bolletta come canone. Se lei quindi riesce a darci tempi certi, anche se, come lei ha detto, le proposte che non sono state inserite nella concessione saranno inserite domani nel contratto di servizio se lei è d'accordo.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Intanto ribadisco (forse non l'ho detto in modo esplicito, ma non voglio equivoci) che su una serie di punti c'è un convincimento politico comune tra la valutazione del Governo e quella della Commissione. Faccio un esempio: il finanziamento triennale. Tutta l'operazione sulla certezza delle risorse è nata con l'operazione del canone in bolletta, altrimenti non c'era neanche la base per parlarne. La questione della pluriennalità non è risolvibile dalla concessione e nemmeno dal contratto di servizio ma, come ha ricordato l'onorevole Peluffo, da una norma. Riproporrò questo tema e penso che troverà accoglimento nella legge di stabilità, che è la sede in cui questa modifica può intervenire, perché non esiste la possibilità che la convenzione deroghi a una norma. Detto questo, siccome penso che questa Commissione, come ricordato dalla senatrice Bernini, ha principalmente una funzione di controllo e di controllo sostanziale, credo che sia necessaria una discussione sulla relazione tra le risorse e gli obiettivi del servizio pubblico. Noi, pur senza la pluriennalità, abbiamo garantito 250 milioni il primo anno di applicazione del canone in bolletta in più, 150 nel secondo e 150 nel terzo, e al termine del primo triennio di applicazione del canone in bolletta sarà l'intero extragettito ad andare a Rai. Nel frattempo, se leggo bene i dati di bilancio, queste risorse aggiuntive hanno dilatato la spesa corrente e diminuito gli investimenti. Sono d'accordo nel garantire certezza di risorse e risorse adeguate, ma l'interesse è anche quello di avere atti di gestione che vadano in forma strutturale a modificare le lacune del servizio pubblico, perché altrimenti la questione delle maggiori risorse non risolverà nemmeno in termini di certezza pluriennale il tema. Quando il presidente Fico parla di certezza pluriennale è evidente che richiama l'idea che un'azienda per programmare investimenti strutturali abbia bisogno di certezza del tempo. Credo che occorra verificare che le maggiori risorse vadano in quella direzione e non a dilatare e irrigidire la spesa corrente, diminuendo gli investimenti, perché se no facciamo solo un lavoro sull'impianto normativo e sugli atti di competenza di Parlamento e Governo: per questo la richiesta del piano industriale o del piano editoriale, del piano informazione è la richiesta di conoscere una visione prospettica dell'attività che si intende attuare in Rai. Su questo personalmente riproporrò nella legge di stabilità Pag. 16il tema della modifica della normativa, che consenta di superare la determinazione annuale e arrivare a una base pluriennale.
  La questione parabola. La norma dice che, se è necessaria una scheda di decrittazione, questa deve essere fornita gratuitamente. Potevamo andare oltre come anche la Commissione chiede? Ci sono dei timori di legittimità, perché altri strumenti tecnologici non sono esclusivi al servizio pubblico, ma sono finalizzati ad altre attività di tipo commerciale. Allora è evidente che, se lo Stato fa pagare ai contribuenti (che sia il Governo o la Rai poco importa) alcuni strumenti che favoriscono alcune attività rispetto ad altre, si crea un problema. Credo che questo punto vada approfondito nel contratto di servizio, perché il senso dell'osservazione della Commissione è condiviso, dobbiamo trovare una modalità che corrisponda all'obiettivo, evitando il rischio di intervenire in modo improprio.
  Il DAB e la sperimentazione. Come abbiamo già detto in forma pubblica e anche nelle assemblee delle associazioni del settore, il Governo è intenzionato a varare la fase di sperimentazione del DAB + intervenendo sulla questione delle frequenze, perché ad oggi, per la situazione descritta, c'è una stasi, una cristallizzazione che non permette il processo. Nell'ambito della definizione della road map della liberazione della banda 700 abbiamo già detto che fin da ora siamo in grado di determinare una parte dello spettro oltre il Canale 13, che a mio avviso non sarà mai disponibile perché è interessato da questioni di utilizzo di difesa a carattere internazionale; una parte dello spettro che risolve questa funzione della scarsità e che attiva la questione della sperimentazione del DAB, modificando e superando le questioni determinate fin qui da Authority e normativa.
  Sono d'accordo sul sostegno diffuso che chiede il senatore Margiotta e non focalizzato alle attività di produzioni di fiction e film, e sono d'accordo con il testo della convenzione che chiede al lavoro che insieme possiamo fare di determinare le modalità sulla questione dei diritti, che assicurano questa possibilità, rendendo anche i produttori più protagonisti in termini di valorizzazione.
  Infine, senatrice Bernini, i sei mesi per la verifica nel caso possiamo recuperarli nel contratto di servizio. Mi pare prioritario determinare il tema di come debba essere garantita la ricezione generale del sistema, cioè insieme dobbiamo determinare le modalità tecnologiche, dopodiché nessun problema a porre un termine. Peraltro ricordo che la Commissione non ha bisogno per la propria attività di controllo di richiamare termini specifici, ma può esercitare questa funzione quando lo ritiene e con le modalità che ritiene.
  Contratto di servizio. Prendo l'impegno a determinare – sicuramente entro la pausa estiva, credo in tempi ancora più ravvicinati – la proposta di contratto di servizio, ma ricordo, perché tra noi sia chiaro e non facciamo una discussione su un elemento che non c'è, che anche l'altra volta il tema era non tanto dei tempi quanto del meccanismo. C'è una proposta iniziale che il Governo fa interloquendo con Rai, facendo una proposta realistica, dopodiché la Commissione di vigilanza si esprime con un parere che solitamente è migliorativo, cioè amplia l'oggetto dell'attività di Rai (penso a quello dell'ultima volta, che il presidente ricorda bene) in genere con un voto unanime o quasi, o bipartisan. Sappiamo tutti come funziona. Dopodiché che cosa accade? A un certo punto quell'aumento di obblighi o di attività determina uno squilibrio da un punto di vista dell'azienda della possibilità di sostegno con le stesse risorse. Qui si crea semplicemente un problema politico, che tra noi dobbiamo chiarire. Ci sono due strade: uno, il Governo ignora il parere della Commissione e procede, lo si può fare perché è un parere, certamente non ha molto senso perdere l'opportunità che vi sia un'attività finalizzata a migliorare l'atto, a integrarlo, ad arricchirlo e non poterla utilizzare; due, obblighiamo la Rai a firmare. Giuridicamente è una strada non percorribile, e lo dico al collega Airola, che è preoccupato che facciamo dei ricatti, ma questo è molto più di un ricatto, perché, se dico che ti faccio pagare una penale se non firmi un Pag. 17contratto determinando liberamente la tua volontà a firmare, siamo oltre questa possibilità.

  ALBERTO AIROLA. Però io ho già dato una concessione, c'è un documento preventivo su questo...

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Sì, ma la concessione è regolata da un atto negoziale che possiamo fare e il testo che il Governo propone, al di là del giudizio politico che si dà sul testo, che ovviamente è libero, ha una sua sostenibilità perché è fatto, come si fa nella predisposizione degli atti negoziali, in un'interlocuzione.
  Poi interviene giustamente il parere della Commissione. Se mi si sollecita sui tempi, lo dico con franchezza: l'unico modo che avremo quando quel parere inevitabilmente amplierà il raggio d'azione sarà di concludere in tempi certi, superando il parere della Commissione. Lo dico perché l'ultima volta questo è stato il punto su cui si è determinata la difficoltà. Ribadisco l'impegno a utilizzare il minor tempo possibile e comunque a varare il testo iniziale del contratto di servizio entro la pausa estiva. Credo che il parere della Commissione non avrà tempi biblici, quindi saremo in grado ancora noi, nonostante questa legislatura traguardi la sua fase finale, di dare conclusione a questo atto. Ho richiamato inizialmente l'esigenza di un costante confronto e dialogo fra i tre soggetti per assicurare, al di là dei tempi, che nella sostanza l'apporto di ciascuno sia compatibile con quello dell'altro, in modo tale che possiamo arrivare a siglare il contratto di servizio avendo la Commissione svolto il suo ruolo positivo, il Governo assicurando tempi veloci nel testo base e la Rai avendo una sostenibilità. Mi riferivo a questo quando dicevo che il parere che è stato espresso dalla Commissione a mio avviso ha arricchito l'atto della convenzione ed è stato per quanto possibile recepirlo. Nei punti che a giudizio anche del Governo e degli uffici legislativi non vi erano le condizioni per un immediato recepimento c'è tuttavia, per come ho seguito i lavori e lo spirito con cui la Commissione ha formulato il parere, una sintonia di valutazioni che credo ci consentirà nel contratto di servizio, come chiede il capogruppo Peluffo e come mi pare il presidente abbia esplicitato nel suo intervento finale, di recuperare io credo la totalità dei punti che sono stati espressi nel parere.

  ALBERTO AIROLA. Semplicemente dico che non si può scaricare la responsabilità di un contratto rimasto in un cassetto sull'attività politica di questa Commissione, tanto più che adesso avete aumentato le risorse. Questo da lei, sottosegretario, non lo accetto, perché quel documento è rimasto in un cassetto, e le dirò di più: se ci troviamo in una situazione in cui non possiamo attivare un contratto di servizio pur avendo dato una concessione, allora c'è un cortocircuito che rende impossibile l'attività di tutti, della Rai, del Governo e di questa Commissione.
  Ritengo che questa Commissione possa avere la responsabilità di lavorare entro certi paletti, in maniera da non dire che la Rai deve aprire sedi in tutto il mondo, quindi rispettando un budget e dei limiti che vengono stabiliti già nel documento che ci arriva dal Governo, però non accetto che veniamo accusati o comunque che la responsabilità del fatto che quel contratto giace in un cassetto sia per colpa di alcune proposte in più che abbiamo fatto noi. Al limite si ritrattava su quelle proposte, non si lasciava in un cassetto, mi scusi.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Io l'ho capita così, magari l'ho capita male (poi abbiamo l'Ufficio di presidenza anche per organizzare i nostri lavori). Per quanto riguarda i tempi abbiamo un impegno da parte del Governo, che mi sembra un impegno di rilievo, importante, visto che non solo ha detto che il Governo non utilizzerà i sei mesi previsti dalla legge, ma l'impegno entro la pausa estiva significa una riduzione significativa di questi tempi. Sui tempi quindi abbiamo il Governo che dice che non li userà tutti e sei, poi abbiamo un mese. Mi sembra anche di aver capito che il Governo abbia detto anche un'altra cosa, Pag. 18ossia in riferimento al meccanismo è giusto ricordare, visto che siamo tutti parlamentari e avvicinandoci a fine legislatura alcuni capisaldi li abbiamo imparati, quando c'è in discussione una qualsiasi legge c'è il tema delle coperture, invece quando esprimiamo il parere, questa parte fondamentale nella definizione di una qualsiasi proposta emendativa su qualunque disegno di legge, qui non c'è, quindi a me sembra di aver capito che il sottosegretario abbia detto che il parere della Commissione, strutturalmente trattandosi di un parere, non ha questo elemento del vincolo della copertura. Se non c'è una sorta di consapevolezza nella formulazione delle proposte da parte della Commissione, il rischio è quel bivio che veniva detto: o c'è la disattesa del parere oppure c'è quel rischio cortocircuito che indicava Airola.
  A me questo sembra interessante perché qui abbiamo due strade (discutiamo poi come politicamente intendiamo percorrerle), ossia canonicamente facciamo la nostra discussione, facciamo il nostro parere che non tiene conto di questo aspetto, poi il Governo e la Rai valuteranno, oppure utilizziamo questa disponibilità, che anche oggi è stata espressa, di un percorso ravvicinato tra tutti i soggetti, in maniera tale che, nel momento in cui esprimiamo un parere, quantomeno siamo consapevoli del parere che esprimiamo, cioè se è un parere che economicamente è sostenibile, se è un parere che ha tenuto conto del vincolo delle risorse o meno. A me sembra di aver capito questo, che non mi sembra essere uno scaricare o accusare, ma è un livello di consapevolezza che è utile nel nostro lavoro.

  ANNA MARIA BERNINI. Tornerei su alcuni punti, perché il Sottosegretario Giacomelli mi ha dato veramente degli spunti di riflessione. Ad esempio, il tema decoder e parabola è un tema serissimo, su cui dobbiamo riflettere, perché per garantire la ricezione al 100 per cento abbiamo bisogno di un decoder che decripti, ma ugualmente non possiamo avere un detonatore che serve a tutti e non solamente al servizio pubblico. Ha perfettamente ragione.
  Questo è solo un esempio, ma mi ha dato altri spunti di riflessione, e questo mi rende ancora più gradita l'idea di un documento che ci faccia «cucinare» certi temi. Sul tema delle poste, invece, ritengo che questa Commissione svolga una funzione mirabilissima, nel senso che ho fatto un Bignami del vostro lavoro, ho cercato di fare un recupero rapido di tutte le audizioni che avete svolto, ma mi sembra che l'identificazione delle poste sia in re ipsa, ossia avete avuto Corte dei conti, avete avuto tanti auditi che vi hanno dato la misura di come la norma provvedimentale inserita nel parere si potesse incastonare in un certo contesto, altrimenti non credo che questa Commissione giochi a mosca cieca con le poste di bilancio, perché questo renderebbe inutile il nostro lavoro. Nessuno dichiara di volere 50 milioni di decoder, non credo che si ragioni così, penso che ciascuno di noi faccia un discorso di ragionevolezza, basato anche su tutto quello che ci è stato detto durante il nostro lavoro.
  Un altro tema che vorrei sottolineare è che non sono affezionata alle sanzioni, anzi ho una cultura liberale, per cui mi viene da pensare che il convincimento sia molto meglio della sanzione, però vorrei ricordare al Sottosegretario Giacomelli che il diritto civile, commerciale, penale e amministrativo sono pieni di caparre, sanzioni, penali, caparre provvisionali, che non sono ricatti, sono dei tempi, dei termini, delle barriere temporali per l'esecuzione di un'obbligazione, e mai come in questo caso a mio avviso l'obbligazione richiede di essere eseguita per evitare l'operazione cassetto, di cui avete discettato fino ad ora.
  È stata fatta una scelta, mi rendo conto, però non consideriamo (vorrei lasciare agli atti questo) che la scelta alternativa sia una scelta ricattatoria, perché questo vorrebbe dire far cadere una serie di presupposti civilistici e civil-commercialisti su cui si fonda tutto il nostro ordinamento, vorrebbe dire che un locatore ricatta il conduttore nel momento in cui gli chiede una caparra, e non è così. È una scelta politica anche questa, ma non è indotta dalla necessità di non fare un ricatto. Pag. 19
  Ringrazio il Sottosegretario Giacomelli, so che non è facile assumersi quel famoso impegno della promessa del fatto del terzo, terrei veramente che prima della pausa estiva ci fosse data la possibilità di lavorare su questa proposta, che non ho capito se raccolga anche l'accettazione della Rai o rimarrà solo una proposta, però ugualmente è un tema importantissimo su cui confrontarsi, e grazie di tutti gli spunti che ci ha dato, che sono stati molto interessanti.

  PRESIDENTE. Faccio un intervento conclusivo e poi le lascio la parola. Il parere sul contratto di servizio che abbiamo elaborato qui in Commissione è durato circa sette mesi e mezzo e abbiamo fatto moltissime audizioni. Adesso è un mese. Come Governo e come Rai il parere poteva essere recepito in parte o in alcune parti, perché mi ricordo bene il dialogo che c'è stato tra lei, Gubitosi e la presidente Tarantola, e io ho notato una chiusura, un irrigidimento eccessivo anche magari rispetto ai vertici della Rai sul parere, che sembrava costare milioni e milioni di euro in più. Io non ero d'accordo già all'epoca con questa impostazione, perché secondo me c'erano temi e norme che avevamo inserito nel contratto di servizio, di cui alcune anche molto di buonsenso che erano a costo zero, delle altre costavano, ad esempio per l'abolizione della pubblicità in età prescolare di alcune reti fu calcolato un costo di circa 10 milioni di euro, levando quella pubblicità la Rai avrebbe perso 10 milioni di euro in più all'anno. Era sostenibile o non era sostenibile? Nel momento in cui cambiò il direttore generale e arrivò Campo Dall'Orto (non c'era ancora il canone in bolletta, se non sbaglio) si poté far fronte a questa spesa.
  C'è anche il modo di dialogare, la volontà di dialogo e recepire una parte piuttosto che un'altra, quindi non l'ho inteso come uno scaricabarile alla Commissione, però ricostruisco anche un dialogo che secondo me è stato molto chiuso, non fatto in modo positivo e costruttivo, ma dicendo di non voler spendere neanche un euro in più per questo parere, quindi quelle condizioni a me non sono state bene e ho sempre contrastato questo modo di operare. Non so perché Gubitosi fosse così chiuso e non volesse spendere un euro in più, non so bene poi la vostra interlocuzione, ci siamo anche visti delle volte per cercare di portare avanti il contratto di servizio e non ci siamo riusciti.
  Fermo restando quindi quello che è stato, adesso cerchiamo di andare avanti e (è una proposta che faccio qui, ma poi in Ufficio di presidenza vedremo bene le cose) potremmo iniziare a farci dare dei costi dalla Rai. Se per esempio mettiamo al 100 per cento i sottotitoli per le persone sorde, battaglia che stiamo cercando di fare da tanto tempo, 100 per cento della sottotitolazione, lingua dei segni LIS per tutti i telegiornali ventiquattr'ore ore su ventiquattro, qual è il costo quantificato? Per me quello è un investimento in servizio pubblico, che può corrispondere al famoso extragettito di 150 o 250, lo recupero con i 10 milioni e ho svolto la funzione di servizio pubblico.
  Visto che già abbiamo delle cose che avevamo scritto nel precedente contratto, potremmo iniziare a farcele quantificare, in modo che poi non ci sia alcun alibi e aiutiamo anche il Governo nella contrattazione e nell'accettazione del parere, nell'interesse generale pubblico, quindi Commissione, Rai, Governo. Possiamo lavorare anche più strettamente nell'interesse pubblico, non c'è alcun problema su questo, se arriviamo a ottenere l'obiettivo in forma chiara e trasparente.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Non voglio lasciare alcun dubbio, quindi lo dico a parole chiare al senatore Airola e a tutta la Commissione: la responsabilità della non sottoscrizione del precedente contratto è del Governo, perché quello della Commissione è un parere e il Governo avrebbe tranquillamente potuto ignorarlo e procedere a sottoscrivere, quindi non scarico nulla su nessuno. Dico che è un po’ curioso un meccanismo che crea degli elementi virtuosi in cui ciascuno contribuisce con un valore aggiunto, ma che poi provoca dei corto circuiti, per cui siamo costretti a esercitarci sulla ricerca di un obbligo alla Pag. 20sottoscrizione di un atto negoziale (capisco quello che dice la senatrice Bernini, ma mi piacerebbe capire nell'ambito del diritto civile qual è l'atto negoziale con un obbligo a sottoscrivere, è evidente che perde la natura di atto negoziale) o che crea, come spiegava il capogruppo Peluffo, un meccanismo per cui il parere della Commissione è spesso frutto di un approfondimento e di una condivisione, che portano un valore aggiunto, ma nello stesso tempo è posto in modo tale da squilibrare il rapporto tra obblighi e risorse.
  È il Governo che ha deciso di non procedere in quel caso, forse eravamo in una fase in cui da parte dell'azienda non vi era una disponibilità particolare, ma non scarico la responsabilità su nessuno e me la assumo direttamente e totalmente.
  Siccome stiamo alla discussione (anch'io come il presidente Fico vorrei andare avanti) su come andiamo ora, dico che sui tempi con l'impegno di tutti il tema non sarà drammatico. Ci ritroveremo allo stesso bivio, quindi forse, se approfondiamo e moltiplichiamo i momenti di confronto e di dialogo fra i soggetti, ciascuno ha tutti gli elementi per provare a dare a questo meccanismo, a questo percorso un valore virtuoso, che non ponga nuovamente il Governo di fronte a questa scelta: ignorare il parere della Commissione e quindi sottoscrivere il contratto oppure rispettare l'apporto del Parlamento, ma non avere le condizioni per chiudere.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Sottosegretario Giacomelli e dichiaro conclusa l'audizione

  La seduta termina alle 15.55.