XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta su sicurezza e degrado delle città

Resoconto stenografico



Seduta n. 13 di Martedì 2 maggio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Causin Andrea , Presidente ... 3 

Comunicazioni del Presidente:
Causin Andrea , Presidente ... 3 

Audizione del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris:
Causin Andrea , Presidente ... 4 ,
De Magistris Luigi , sindaco di Napoli ... 4 ,
Morassut Roberto (PD)  ... 11 ,
De Magistris Luigi , sindaco di Napoli ... 11 ,
Piscopo Carmine , assessore al diritto alla città, alle politiche urbane, al paesaggio e ai beni comuni ... 12 ,
Gasparini Daniela Matilde Maria (PD)  ... 15 ,
De Magistris Luigi , sindaco di Napoli ... 16 ,
Santerini Milena (DeS-CD)  ... 20 ,
De Magistris Luigi , sindaco di Napoli ... 20 ,
Mannino Claudia (Misto)  ... 21 ,
De Magistris Luigi , sindaco di Napoli ... 22 ,
Piscopo Carmine , assessore al diritto alla città, alle politiche urbane, al paesaggio e ai beni comuni ... 25 ,
Causin Andrea , Presidente ... 26 ,
De Magistris Luigi , sindaco di Napoli ... 27 ,
Causin Andrea , Presidente ... 27

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ANDREA CAUSIN

  La seduta comincia alle 11.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, in seguito, sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Comunicazioni del Presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella seduta del 12 aprile 2017, al fine di coadiuvare la Commissione nell'approfondimento dei settori della sicurezza, della rigenerazione urbana e della rigenerazione sociale, ha convenuto di avvalersi dei seguenti consulenti: dottoressa Monica Allegrucci, addetto ufficio stampa gruppo parlamentare Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-Ncd; architetto Alessandro Almadori, membro della giunta esecutiva di Federcasa e presidente di Ater Umbria; professor Claudio Calvaresi, docente a contratto di urban conflicts analysis presso il Politecnico di Milano; professor Andrea Di Lieto, professore associato di diritto amministrativo presso l'Università degli Studi di Salerno; dottor Annibale Dodero, direttore centrale della direzione centrale normativa presso l'Agenzia delle entrate; dottor Maurizio Fiasco, docente specializzato in Sociologia della sicurezza pubblica per i funzionari della Polizia di Stato; dottoressa Federica Galloni, direttore generale presso il Ministero dei Beni culturali; architetto Carmela Giannino, coordinatore della segreteria tecnica del Nucleo per la valutazione dei progetti per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie presso la Presidenza del Consiglio; professor Stefano Pasta, del dipartimento di pedagogia presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; architetto Maria Prezioso, professore di geografia economica e politica e economia e pianificazione del territorio presso l'Università di Tor Vergata di Roma; architetto Laura Ricci, professore ordinario di urbanistica presso l'Università la Sapienza di Roma; professor Giuseppe Roma, docente di urban management presso l'Università di Roma 3; dottor Paolo Savini, direttore centrale della direzione centrale gestione tributi presso l'Agenzia delle entrate; ingegner Giancarlo Storto, già dirigente generale amministrativo presso il Ministero dei lavori pubblici.
  Ricordo che l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto che tutti gli incarichi indicati siano attribuiti per la durata dell'inchiesta e che si intendano a tempo parziale e non retribuito e che ciascun incarico sia riferito all'espletamento di compiti di volta in volta attribuiti con indicazioni singole e specifiche. Ai predetti consulenti sarà riconosciuto l'eventuale rimborso delle spese debitamente documentate, sostenute in occasione dell'espletamento di tali specifici compiti.

  (La Commissione concorda).

  Avverto che la presidenza avvierà le procedure autorizzatorie, ove previste, per assicurare l'avvio delle collaborazioni sopraindicate.

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Audizione del sindaco di Napoli,
Luigi De Magistris.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, che abbiamo già avuto modo di incontrare durante la visita di ispezione a Napoli e che ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione a continuare questo confronto, questo tipo di attività, lavorando anche su spunti concreti.
  Sono, inoltre, presenti il capo di gabinetto Attilio Auricchio e l'assessore al diritto alla città, alle politiche urbane, al paesaggio e ai beni comuni, Carmine Piscopo, che ringrazio per aver accordato anch'essi la loro presenza.
  Do la parola al sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, con riserva per me e per gli altri colleghi di porre, eventualmente, domande e sollecitazioni.

  LUIGI DE MAGISTRIS, sindaco di Napoli. È per noi un'opportunità significativa poter interloquire con questa Commissione, che ho avuto modo di apprezzare nell'audizione che abbiamo avuto in prefettura a Napoli, che fu anche più lunga di quello che si era preventivato. Si terminò l'audizione con l'impegno che presi di depositare alla Commissione una relazione che tenesse conto di alcune delle attività più significative che abbiamo messo in atto. L'ho portata stamattina con me. È una relazione che ha predisposto l'assessore Piscopo, che ovviamente ha avuto la cura di coordinarsi con gli altri assessori e con la funzione del capo di gabinetto, anch'egli presente, anche con due allegati che danno il senso di tutto quello che è stato fatto in questi anni.
  Già l'altra volta, dissi molte cose, che quindi non vorrei ripetere, ma magari per chi non mi ha ascoltato faccio una breve premessa.
  Ormai, governiamo il comune di Napoli da quasi sei anni. Da due anni e mezzo sono anche sindaco, come voi sapete, della Città metropolitana, due enti molto diversi. Abbiamo ereditato il comune di Napoli in una situazione di dissesto sostanziale, non formale. Siamo entrati nel piano di riequilibrio con la legge 174. Viviamo ancora momenti di sofferenza notevole. Piano di riequilibrio significa vincoli pesantissimi, come sapete, sul personale, non poter fare investimenti, non poter fare mutui. Parliamo di una città che veniva da un momento davvero duro sul piano amministrativo, politico e cittadino. In questi anni, abbiamo cercato di far leva su tutto ciò su cui si poteva per riscattare la nostra comunità. Devo dire che c'è stata una risposta importante della città, soprattutto sotto il profilo della partecipazione popolare, democratica. I cittadini si sono rimboccati le maniche e hanno veramente cominciato sempre più a prendersi cura della città. Abbiamo cominciato con una serie di azioni che soprattutto rilanciassero la città rispetto all'immagine completamente sfregiata dall'emergenza rifiuti degli anni 2008-2011, ma lavorando sempre di più sulle periferie: non racconterò infatti tutto ciò che si è fatto di Napoli per concentrarci soprattutto sull'aspetto delle periferie.
  Se posso utilizzare quest'occasione così importante, vorrei segnalare un tema relativo alla Città metropolitana. Si sta discutendo la conversione del decreto-legge sugli enti locali. Vi do un dato: è molto probabile che si debba intervenire con un provvedimento speciale per Roma, Milano e Torino, che non sono riuscite ad approvare il bilancio, tant'è vero che l'hanno prorogato al 30 giugno. Nella Città metropolitana di Napoli non viviamo bene, ma siamo in condizioni molto migliori. Pensate che abbiamo un avanzo libero di 560 milioni di euro. Non è che nel 2017 si debbano utilizzare 500 milioni, ma avere la possibilità, come comunque stiamo iniziando a fare, con provvedimenti molto articolati – se volete, ve li facciamo avere – anche nel mettere la Costituzione al primo punto, su edilizia scolastica, infrastrutture... Sto parlando di periferie, perché Città metropolitana significa i comuni dell'ex provincia, che significa la periferia di Napoli, chiamiamola così. La vera periferia, in questo momento, è per certi aspetti anche quella. Noi potremmo fare il più grande piano di investimenti pubblici in tutta l'area metropolitana, e ne beneficerebbero 91 sindaci di Pag. 5ogni schieramento politico, gli abitanti, i territori. È un'occasione importante. Abbiamo chiesto, l'ho fatto con l'ANCI, col Governo, in tutti i modi e lo dico anche oggi in questa sede così autorevole... Credo che, se si fa un intervento, come auspichiamo tutti... Nessuno auspica che qualche città possa andare in dissesto, che non ce la possa fare. Teniamo anche presente che ci sono Città metropolitane che hanno utilizzato in modo virtuoso questi due anni e mezzo, hanno fatto quadrare i conti e oggi addirittura potrebbero spendere delle risorse. E voi sapete quanto è importante per questo Paese poter mettere a norma tutte le scuole di un'area quasi tutta rossa, noi viviamo vicino al Vesuvio, lo sapete, in area flegrea. Francamente, se anche non dovesse arrivare un segnale positivo, comunque abbiamo deciso – lo devo dire – col consenso di tutte le forze politiche del consiglio metropolitano di fare atti normativi che vadano nella direzione, per cui, quantomeno per la messa in sicurezza del territorio, interverremo. Sarebbe, però, molto bella la pagina se venisse dal Parlamento e dal Governo. Finora, il Governo è stato abbastanza tiepido: sono sincero. Su questo mi mantengo moderato. Mi auguro che ci possa essere una spinta parlamentare forte.
  Quanto alla città, quello che tengo anche a sottolineare è che si è provato a fare una serie di lavori importanti. Laddove non potevamo arrivare col bilancio ordinario, anche se molte attività sulle periferie si possono fare e abbiamo provato a farle anche senza risorse economiche, abbiamo messo in campo negli ultimi tempi delle leve significative. Per il patto per Napoli devo registrare che, soprattutto negli ultimi mesi col Ministro De Vincenti, nominato ministro della Coesione territoriale e il Mezzogiorno, siamo riusciti a stabilire un metodo di lavoro davvero corretto. Il cronoprogramma si sta rispettando, stiamo andando bene. Anche sul bando delle periferie, come ho sottolineato l'altra volta, il nostro progetto si è classificato tra i primi. È un progetto non locale, ma di valenza nazionale, anzi ahimè oserei dire internazionale per l'immagine che ha nel mondo, che è l'abbattimento delle Vele. Siamo in condizione, entro l'estate, di cantierizzare e probabilmente abbattere la prima Vela, con un progetto di abbattimento di tutte le Vele e di rigenerazione urbana del territorio. Questo è un progetto che consideriamo, oltre che ambientale e territoriale, di grande valenza sociale per una serie di motivi. Ho detto, credo, l'altra volta, ma è utile ripetersi in questo caso, che il progetto, validato col bando delle periferie da una commissione, e vede adesso Governo e Stato in prima persona schierati, porta la firma non solo del sindaco di Napoli e della Città metropolitana, quindi delle nostre amministrazioni, ma dell'università «Federico II» di Napoli e del «comitato Vele». Il nostro modo di governare ha fatto sempre sì che dal centro alle periferie abbiamo cercato di rendere i cittadini protagonisti dei loro territori. È per questo che ci opponemmo e continuiamo a opporci fermamente alle scelte di commissariamento di pezzi di territorio. Noi la giudichiamo una scelta sbagliata. Le scelte calate dall'alto possono avere una «giustificazione» se il territorio è colpevolmente inerte o, addirittura, non ha idee, ma in questo caso, nella città di Napoli abbiamo dimostrato in questi anni che per noi la cooperazione istituzionale è un valore troppo importante, che viene prima delle posizioni politiche, meno male diverse in un Paese democratico. Quello relativo alle Vele, quindi, è un impegno molto importante che abbiamo messo in campo.
  Allo stesso modo, anche sull'edilizia popolare, sull'edilizia residenziale pubblica, sul tema dei condoni, temi molto annosi, che riguardano soprattutto i quartieri periferici – vado un po’ per titoli, altrimenti assorbo tutto il tempo – abbiamo fatto lavori importanti. Abbiamo cercato di stabilire con il Ministero delle infrastrutture, in particolare col Viceministro Nencini, un rapporto di collaborazione. Finalmente, molti alloggi popolari, che non si consegnavano da molto tempo, si è cominciato ad assegnarli. Per dirvi solo un'idea, il «progetto Vele» si può portare a compimento, perché contestualmente abbiamo realizzato con fondi comunali 187 alloggi di Pag. 6ottimo pregio vicino alle Vele stesse, e in cui abbiamo trasferito, con le difficoltà che potete immaginare, 187 nuclei familiari, per circa mille persone, senza particolari tensioni sul territorio.
  Adesso stiamo facendo un lavoro immane, in cui è impegnato anche l'assessore Piscopo, sul tema dei condoni, che si trascina da una vita. Stiamo procedendo a una regolarizzazione, nel senso di un ripristino della legalità, in una serie di aree dove per anni si era lanciata la palla in avanti e non si era definitivamente affrontato il problema. Chi è in grado di potersi regolarizzare, può entrare addirittura nella disponibilità definitiva dell'alloggio – parliamo di alloggi popolari – che consente a un cittadino di avere la proprietà e al comune di non pagare più la manutenzione straordinaria, cosa che diventa particolarmente pesante. Voglio dire che molti interventi sulle periferie sono stati compiuti anche da una nostra società partecipata, Napoli Servizi, 100 per cento del comune di Napoli. Non so se l'altra volta l'affrontammo, ma è anche un tema divenuto attuale per altri motivi: decidemmo, quando ci insediammo, di eliminare l'esternalizzazione dell'intero patrimonio immobiliare. Quando parliamo di periferie, parliamo molto di patrimonio immobiliare. Quando mi insediai, mi resi subito conto che non avevamo soldi: la prima domanda che feci riguardò l'entità del patrimonio immobiliare, che nel comune di Napoli è di circa 3 miliardi e 200 milioni di euro. Abbiamo impiegato due anni per conoscere il patrimonio immobiliare, perché le amministrazioni precedenti scelsero la strada del global service, affidato ad Alfredo Romeo, che gestiva l'intero patrimonio immobiliare del comune di Napoli. Facemmo una scelta molto difficile, che ci ha portato anche strascichi amministrativi e istituzionali non semplici, ma anche alla luce di quello che poi è venuto fuori siamo particolarmente soddisfatti di averlo fatto. Abbiamo internalizzato il patrimonio immobiliare. Abbiamo impiegato due anni per avere i software con cui conoscere il patrimonio immobiliare di Napoli. Oggi siamo in condizioni, ormai da tre anni, di avere il quadro sotto controllo. Abbiamo cominciato a fare interventi importanti sulla valorizzazione del patrimonio, sulla sua messa a reddito non solo economico-monetaria, ma anche di tipo sociale. Mi pare dicemmo l'altra volta che stiamo cercando di coinvolgere molto i cittadini perché si prendano cura anche dei luoghi che per anni sono rimasti degradati. Vorrei sottolineare – è un'esperienza amministrativa che sta per essere condivisa anche in altri comuni – che con l'assessore Piscopo negli anni passati abbiamo fatto due delibere importanti, una nel 2015 e una nel 2016, sull'utilizzo delle aree abbandonate: insieme ai cittadini, abbiamo creato un percorso giuridico, amministrativo e istituzionale, con cui dal territorio i cittadini si stanno sempre più prendendo cura di luoghi che erano abbandonati. In un luogo che per anni era diventato un luogo di abbandono, di spaccio, finanche in qualche caso una discarica – vi faccio degli esempi – oggi c'è teatro sociale, c'è ambulatorio popolare, ci sono attività che il territorio recepisce con grandissimo apprezzamento. Queste non sono più, come venivano considerate una volta, occupazioni di alcuni beni da parte di movimenti, comitati, associazioni, cittadini, ma un percorso condiviso con l'amministrazione locale attraverso delibere particolarmente significative che, se ritenete, vi possiamo far avere.
  Apro una parentesi, che può essere importante soprattutto per le periferie, sulla legge, che ha convertito il 18 aprile il decreto-legge Minniti di febbraio sulla sicurezza: negli articoli iniziali di quella legge è scritto che sicurezza è soprattutto decoro, qualità della vita, benessere, convivenza. Come amministrazione comunale, come direttiva mia personale, condivisa da tutta la giunta, dall'avvocatura e dall'intera macchina comunale, abbiamo deciso di emanare una serie di ordinanze, che non andranno nella direzione della criminalizzazione delle fasce deboli della nostra città. A noi non interessa quest'aspetto. Il sindaco non deve diventare quello che sanziona amministrativamente il cittadino che dà i soldi al povero. Utilizzeremo le ordinanze per intervenire in quei luoghi insicuri, degradati, Pag. 7dove cercheremo di portare decoro, qualità della vita, rigenerazione urbana, insieme ai cittadini, insieme agli abitanti. Con lo strumento delle ordinanze possiamo affidarci al territorio, quando ci sono progetti e procedure di evidenza pubblica, e in questo modo proviamo a portare la «bellezza», il benessere, come si dice nella legge, nei luoghi in cui il benessere non c'è. Vogliamo avvicinare – usiamo un termine che a me non piace, ma per capirci – le periferie al centro e non farne ancora di più una criminalizzazione per chi si trova già in una situazione di difficoltà.
  Altre leve importanti che sono state messe in campo in questi anni sono sul tema ambientale. Sapete, perché poi tra l'altro il Parlamento più volte se n'è occupato in sede plenaria, ma anche nelle varie Commissioni che sono state istituite, che la città di Napoli (soprattutto la sua ex provincia, oggi città metropolitana) e le aree vicine alla provincia di Caserta sono state fortemente interessate da fattori di inquinamento ambientale devastanti. Per noi, come amministrazione, il tema delle bonifiche è stata una precondizione. Potevamo avere i progetti migliori di questo mondo, ma se non avessimo tolto i rifiuti che erano per strada quando cominciai la prima campagna elettorale, nessun progetto avrebbe potuto funzionare. Quel rifiuto, innanzitutto, faceva camminare i cittadini napoletani con la testa chinata quando giravano per i marciapiedi. Quello è stato il primo obiettivo. Allo stesso modo, abbiamo lavorato in particolare su alcune aree profondamente devastate della città di Napoli: Bagnoli, Pianura e Chiaiano. Abbiamo deciso definitivamente di impedire qualsiasi ulteriore ricorso a discariche e, per una scelta anche politica dell'amministrazione, a inceneritori all'interno della nostra città. Questa è stata un'altra lotta complicata. Napoli veniva dall'emergenza rifiuti e, quando abbiamo vinto, c'erano 2.700 tonnellate di rifiuti al giorno per strada. Il tema pressante era realizzare nuove discariche per poter risolvere l'emergenza ambientale. Abbiamo invece utilizzato al meglio i siti, gli STIR che già c'erano, abbiamo lavorato sulla differenziata, tra mille fatiche, non potendo investire, non potendo fare il turnover. Pensate che l'azienda pubblica di igiene urbana della città di Napoli ha un'età media di 63 anni. Abbiamo fatto quella scelta per togliere la camorra dagli appalti. Se il Governo del Paese non ci consentirà, prima o poi, di sbloccare il turnover, verrà qualcuno a dire che non reggiamo più. Come si fa a reggere un'azienda che tra tre anni... È così. Allora, credo che vadano rispettate le amministrazioni, non per un fatto ideologico, che hanno provato a scegliere. In alcuni casi, per alcuni servizi strategici e costituzionali, ci può stare la strada privata. Non contesto i miei colleghi sindaci che hanno deciso di esternalizzare tutti i servizi, ma abbiamo dimostrato che a Napoli in quel modo abbiamo tolto la criminalità da un settore in cui l'ha fatta da padrona. Quanto all'azienda dell'acqua, siamo l'unica città che ha rispettato il referendum sull'acqua pubblica: vi posso dire che ABC, Acqua Bene Comune, l'azienda che gestisce il ciclo delle acque, e adesso anche le fognature e la depurazione, è un'azienda speciale, ma in utile. Noi siamo in difficoltà e l'azienda ha fatto risultati enormi.
  Quanto a Bagnoli, presidente, l'ho detto l'altra volta e non mi vorrei ripetere, ma è un tema molto caro alla nostra città, e credo al Paese. Bagnoli è un sito di interesse nazionale. È come se parlassimo di Porto Marghera, di ILVA di Taranto. Ricordo quanta fatica abbiamo fatto per emettere un provvedimento che credo non abbia precedenti tra le amministrazioni comunali del nostro Paese. Il 3 dicembre 2013, emisi personalmente un'ordinanza «chi inquina paga». Bagnoli veniva, sostanzialmente, da 25 anni di inerzia e anche di fondi europei spesi male, perché nessuno aveva preso a cuore la bonifica. Quello era un sito di interesse nazionale. Siamo intervenuti con quest'ordinanza «chi inquina paga», che è molto meticolosa. Lo voglio dire a questa Commissione. L'ordinanza è stata impugnata davanti al TAR e davanti al Consiglio di Stato. Il TAR ci diede torto, il Consiglio di Stato ci ha dato ragione. Addirittura, vi è stata l'impugnazione presso le Sezioni Unite civili della Cassazione per difetto di Pag. 8giurisdizione, e hanno avuto torto. Quell'ordinanza è pesante, perché gli inquinatori non sono Gennaro Esposito e Pasquale Russo. I primi due principali inquinatori sono Fintecna, detenuta al 100 per cento da Cassa depositi e prestiti, quindi è lo Stato; l'altro soggetto è Cementir, gruppo Caltagirone, tra l'altro proprietario del principale giornale della nostra città.
  Non sfugge che aver preso una strada istituzionalmente corretta, tant'è vero che la magistratura ci ha dato ragione, è servito. Dopo quell'ordinanza, diventata definitiva, siamo riusciti a ottenere quel tavolo che ci ha portato finalmente all'impegno del Governo, che si è espresso per la bonifica. Poi ognuno politicamente se la racconta come vuole, ma questi sono fatti, che siamo in grado di dimostrare in qualsiasi sede (parlamentare, governativa, istituzionale, giudiziaria), come davanti al popolo, il nostro primo interlocutore, perché con l'elezione diretta il sindaco viene eletto dalla sua gente, seppure a maggioranza, ed è giusto che sia così. Quell'ordinanza per noi è davvero importante. Abbiamo particolarmente a cuore quella bonifica. Per quel territorio è emersa una perizia della magistratura, in un processo che va avanti da troppo tempo – siamo arrivati prima della sentenza, in genere è la magistratura che interviene con i provvedimenti e dice che chi inquina paga – che dice che l'inquinamento è maggiore di quello che ci si aspettava. Là abbiamo avuto morti. Ormai, il nesso di casualità... Non voglio utilizzare il termine giudiziario, ma comunque un aumento tumorale in alcune aree c'è stato.
  Così siamo intervenuti su Pianura, dove abbiamo avuto una buona collaborazione negli ultimi tempi anche della Sogesid, del Ministero dell'ambiente, e su Chiaiano, dove abbiamo definitivamente interrotto le discariche, ed è cominciata adesso l'attività di bonifica, con il capping e tutto il resto.
  Pensate che, appena insediati, venne il commissario prefettizio nominato dal Governo con un piano di discariche di 1.800.000 tonnellate. Volevano fare Chiaiano e tre comuni: Mugnano, Marano e Quarto. Io ascoltai con molta attenzione e dissi: caro prefetto, caro commissario, fin quando sarò sindaco – questo territorio ha già dato – dobbiamo puntare su altro, tra mille difficoltà.
  Ecco perché, altro tema, il Paese deve capire che per le città in piano di riequilibrio c'è un debito pesantissimo. Qua parliamo di periferie. Non so se avete seguìto la vicenda e non so come abbiamo fatto: dal 21 dicembre al 21 aprile abbiamo avuto la cassa del comune di Napoli bloccata, con un pignoramento per 100 milioni di euro per un commissariamento Cr8 post-terremoto, 1981, per un debito del Governo. Abbiamo un tavolo tecnico aperto alla Presidenza del Consiglio, che in quattro mesi ha prodotto risultati tecnici apprezzabili, ma non c'è stata l'assunzione di responsabilità politica. Stavamo andando in dissesto un mese fa, dopo cinque anni, con 100 milioni di cassa. Sapete che oggi la normativa è per cassa, non per competenza. Ve lo dico perché riusciamo ad andare avanti per aver attivato delle leve dal centro alla periferia sul capitale umano. Oggi, la popolazione è motivata, ha capito che la città risponde. Abbiamo, per esempio, come città di Napoli, a proposito di periferia e di luoghi abbandonati, il più alto numero di luoghi adottati o affidati. Siamo arrivati a 350-360. Abbiamo addirittura adottato un provvedimento che si chiama, per capirci, «Adotta una strada»: se i cittadini, i condomini, le associazioni, le cooperative, i comitati fanno progetti di riqualificazione di pezzi di territorio dove con i fondi pubblici non si arriva, presentano un piano, si fa una procedura corretta sul piano architettonico, intervengono le sovrintendenze e hanno l'esonero delle tasse comunali parziali o totali.
  Stiamo provando a lavorare in modo anche un po’ «creativo», cercando di far capire ai cittadini che è venuto il momento. La città è in ripresa e stiamo raggiungendo dati turistico-culturali che la città di Napoli non ha mai avuto nella sua storia. Sono napoletano e non si sono mai avuti. In una città come Napoli, questo significa economia, migliaia di posti di lavoro, significa entrare in una trattoria del centro, vedere che sono passati da 5 a 30 dipendenti. Alla Pag. 9domanda ai ragazzi da dove vengono, la risposta è dai quartieri di periferia.
  Noi non abbiamo più industrie forti. Avevamo l'Italsider, Pomigliano sta forse anche per dismettere. Qualche altra cosa è rimasta, l'Ansaldo, la Whirlpool, c'è qualche grande azienda, ma poca roba, poi si deve lavorare sulle aree metropolitane e l'entroterra. Posso dire di quest'aspetto di una città che ha cercato di accorciare centro e periferie come distanze tra rappresentati e rappresentanti.
  Poi stiamo col PON Metro: abbiamo messo molto sulle periferie. Anche qua vado per titoli: l'agenzia sociale per la casa. Siccome un'esigenza molto forte a Napoli è il diritto all'abitare, il diritto al lavoro, il reddito di cittadinanza, e siccome non abbiamo soldi, come facciamo a garantire più di tanto, se non in modo simbolico, un po’ di reddito di cittadinanza nel bilancio comunale, che anche facciamo? Stiamo provando a utilizzare le leve dei patti per Napoli, dei fondi europei. Ci sono risposte importanti: emergenza abitativa, albergaggio sociale, agenzia sociale per la casa, accompagnamenti, politiche sociali, e nell'ultimo bilancio siamo riusciti addirittura ad aumentare e garantire servizi che non sono di nostra competenza, come l'accompagnamento dei bambini disabili nelle scuole non comunali: lo dovrebbe fare il MIUR, che non lo fa, e ce ne siamo fatti carico noi.
  Mi sentirei di fare un altro appello per la mia esperienza non solo di sindaco: sono stato due anni, prima di diventare sindaco, presidente della Commissione controllo bilancio del Parlamento europeo, che visionava tutti i fondi europei: bisogna dare più fondi europei alle città. Questa è una sede politica e istituzionale di altissimo livello: il Paese deve decidere. Ha scelto la strada delle città metropolitane della «riforma Delrio», secondo me più positiva che negativa, anche se è stata poi abbandonata, ma dobbiamo portarla fino in fondo. Oggi c'è un conflitto forte, al di là degli schieramenti politici, tra regioni e città. Che cosa vuole fare il Paese? Il rischio è che rimaniamo sindaci eletti, tutti, di qualsiasi colore politico, per legge sindaci delle città metropolitane, perché eletti sindaci del capoluogo, e le regioni... Il presidente della mia regione, ad esempio, legifera su acqua, trasporti e rifiuti come se la città metropolitana non esistesse, e questo crea solo contenzioso tra ambiti. Che facciamo? A questo punto, non ha senso, ma lo dico da un punto di vista istituzionale, non è un fatto politico. Pensate che la città metropolitana di Napoli (3 milioni 600 mila abitanti) è il 57 per cento della popolazione campana. Non si può legiferare come se non esistesse. Si sta creando un contenzioso che durerà per i prossimi cinque anni, ed è una follia. Fondi europei: le regioni sono programmazione? Dobbiamo intervenire più sulle periferie? Abbiamo un sacco di lavori. Per i prossimi tre anni, faremo 3 miliardi di opere pubbliche, soprattutto nelle periferie: strade, infrastrutture, trasporto pubblico, metropolitana. Abbiamo detto l'altra volta che sono opere strategiche. Certe volte, dobbiamo andare in regione per farci autorizzare sul tipo di lampione che dobbiamo mettere nel progetto su via Marina, uno degli assi principali della città, che collega la periferia al centro. La regione deve fare programmazione, non può intervenire sulla gestione e magari esercitare un potere secondo me non gli doveva appartenere.
  Non voglio tediare molto, ma con le azioni che abbiamo messo in campo (2017, 2018 e 2019) – ci siamo dati questo triennio per una serie di motivi, siamo in grado di rispettare questo cronoprogramma, soprattutto se il Governo continua a confermare la cooperazione istituzionale degli ultimi tempi – si spenderanno in opere pubbliche, infrastrutture, strade, trasporti, metropolitana – tra due anni siamo in condizioni di completare la Linea 1 – 3 miliardi di euro di lavori effettivi.
  Ovviamente, le difficoltà ci sono, con normative anche in materia di appalti. Devo dire la verità, sembra una corsa a ostacoli. La mia esperienza di magistrato mi insegna che, se vogliamo davvero contrastare la corruzione, ci vorrebbero poche regole molto chiare, che capiscono il salumiere, l'avvocato, il fiscalista, tutti. Se è solo una corsa a ostacoli, chi ci comprende è ovviamente il mafioso dai colletti bianchi, che ha il migliore Pag. 10 avvocato, il miglior fiscalista, il miglior commercialista, magari ha anche altro e riesce a interpretare le leggi come meglio ritiene. Questo tema c'è ed è importante: sono azioni strategiche di cui siamo particolarmente soddisfatti.
  Anche sulle metropolitane il lavoro è andato bene con Bruxelles e con il Governo: siamo riusciti ad avere il finanziamento per il completamento. Il trasporto pubblico su gomma è oggi la sofferenza principale. Come Pon Metro – lo dico perché è il collegamento principale con le periferie – e patto per Napoli, c'è una serie di interventi: trasporto su gomma, trasporto su ferro, linea tramviaria rapida.
  Quanto alle scuole, mai come in questi anni siamo in condizioni di documentare come città metropolitana che abbiamo messo in campo il maggior numero di risorse disponibili per la manutenzione ordinaria, straordinaria e, addirittura, per la realizzazione di nuove scuole. Per noi, la scuola è stata da sempre un impegno fondamentale, a cui abbiamo dato assoluta priorità, soprattutto nelle scuole di periferia. A breve, inaugureremo il più grande complesso di edilizia scolastica della nostra città, in un'area periferica al confine tra i quartieri di Bagnoli, Fuorigrotta e Agnano, dove andranno 3.500 ragazzi. I lavori erano bloccati da 37 anni, in città metropolitana. Stiamo anche provando a fare, laddove le leggi ordinarie ci mettevano molta zavorra, vincoli e guinzagli, interpretazioni costituzionalmente orientate a dire che non ci dobbiamo mai dimenticare che sopra la legge ordinaria – lo dico a me stesso – c'è una Costituzione repubblicana. Lo abbiamo fatto tre anni fa, quando stavamo per chiudere le scuole comunali, perché eravamo in piena austerità, spending review, vincoli molto ristretti. Eravamo in piano di riequilibrio e non potevamo più fare i contratti a tempo determinato per le maestre, e il direttore generale dell'epoca mi disse che dovevo chiudere le scuole. Gli dissi che non avrei potuto farlo: le scuole si chiudono quando c'è un terremoto, una carestia, una guerra – speriamo che non accada mai tutto questo – ma non potevo chiuderle perché non potevo fare i contratti perché c'erano Maastricht, Fiscal Compact, pareggio, no. Ci fu anche una rottura del patto di fiducia con il direttore generale, e il capo di gabinetto e io ci assumemmo le responsabilità. Con grande soddisfazione, devo dire che abbiamo fatto i contratti a tempo indeterminato, il Governo poi ci ha autorizzato anche a fare il concorso, che abbiamo fatto, 50 per interni e 50 per esterni. Siamo stati denunciati alla Corte dei conti, alla procura della Repubblica e al giudice del lavoro, ma abbiamo avuto piena ragione in tutte e tre le sedi. Addirittura, in uno dei provvedimenti di archiviazione è stato detto esattamente questo: non bisogna mai dimenticare che sopra tutto, su alcuni diritti, c'è la Costituzione. Ce l'ha ricordato anche la Corte costituzionale nella sentenza del dicembre del 2016 a proposito della legge regionale dell'Abruzzo sull'accompagnamento dei bambini e dei ragazzi diversamente abili.
  Riteniamo che oggi il Parlamento (potrei dire veramente tante cose, ma non vorrei tediarvi) possa avere un ruolo importante. L'esperienza ci insegna che, se riusciamo a motivare la gente dei nostri territori – secondo me, questo vale per Napoli, per cui posso testimoniare direttamente, ma immagino possa valere per Milano, per Palermo, per qualsiasi altra città grande o piccola del nostro Paese – la gente risponde quando vede, anche se ci sono pochi soldi, che c'è un lavoro importante per le periferie, la vicinanza ai territori. Nell'ultimo bilanci – come dice spesso il mio capo di gabinetto riusciamo ormai a garantire acqua, luce, gas, stipendi e poco altro – quella piccola quota l'abbiamo messa per il sociale. Sociale significa tra «periferie materiali e periferie umane». Oggi, il messaggio forte che diamo, e vediamo un'attenzione importante della nostra comunità, è che il sociale, e quindi le periferie, sono assolutamente la priorità. Potrei dire tantissime altre cose che ho documentato qua, dai progetti urbanistici attuativi, che mai come negli ultimi tre anni abbiamo messo in moto, investimenti privati, che sono tornati importanti nella nostra città, senza commistioni tra potere politico, potere amministrativo e imprenditori: creare le condizioni Pag. 11 perché nella nostra città, tra mille difficoltà, si possa investire.
  Non vi sfugge che è una città complicata, dove c'è comunque una presenza criminale ancora forte per strada. Va dato il segnale che le gare sono trasparenti, che si può investire, che c'è un clima comunque positivo, e anzi invito tutti a vederlo direttamente: credo che le testimonianze dirette siano quelle più importanti, altrimenti si ascolta un racconto e si può crederci fino a un certo punto.
  Ci tenevamo tutti a venire, ci siamo preparati, abbiamo fatto un buon lavoro, vi forniamo del materiale, perché riteniamo che questa Commissione, che è una novità, possa proporre un messaggio diverso, forte, di vicinanza ai sindaci e alle comunità che provano, tra mille difficoltà e senza soldi, a non lasciare indietro chi già sta indietro rispetto ad altri.

  ROBERTO MORASSUT. La ringrazio, sindaco, per quest'esposizione molto ampia. Magari, nel dettaglio, se lascerete dei documenti, saranno utilissimi anche per la redazione della relazione finale a cui questa Commissione dovrà provvedere.
  Ho soltanto due domande e due approfondimenti. Non essendo stato presente alla visita di Scampia, vorrei capire un po’ meglio come sta avvenendo l'operazione di riqualificazione del complesso, soprattutto per quanto riguarda l'aspetto decisivo della rotazione delle famiglie, cioè la nuova collocazione delle famiglie che vanno via dal complesso, l'assegnazione di nuovi alloggi e la demolizione e riqualificazione del complesso pubblico che viene demolito, o comunque riqualificato. Il modello, l'esempio che si può derivare da quest'esperienza può essere esportato. Normalmente, parliamo dell'intervento su un grande complesso di piano di zona pubblico che si ripete, essendo figlio di una generazione passata, in tante altre città. Mi sembrano molto interessanti anche l'aspetto tecnico col quale state procedendo per l'eventuale acquisizione di nuovi suoli, per le operazioni di rotazione, le difficoltà che questo può o non può aver comportato, come questi suoli sono stati eventualmente acquisiti, se con esproprio, se con operazioni alternative.
  L'altro aspetto, ma credo lo potremo ritrovare se ci trasmettete le delibere che avete approvato, è relativo a un'operazione di sussidiarietà, secondo me importantissima, che riguarda la gestione del patrimonio pubblico e la partecipazione delle comunità alla gestione di questo patrimonio. Da un punto di vista di magistratura contabile, questo è un aspetto delicato. A Roma, in altre città, ci sono stati problemi legati al fatto che la concessione di spazi pubblici o di proprietà pubblica ad associazioni, al netto del fatto che siano state date con bando o meno – ovviamente, questo è decisivo – viene contestata dalle autorità della magistratura contabile, perché i canoni spesso non sono computati a livello commerciale. È anche vero che il servizio che queste comunità, che queste associazioni erogano ha una ricaduta contabile positiva, nel senso che evita che il comune spenda soldi per erogare servizi che vengono erogati con una manovra sussidiaria. Questo può giustificare il fatto che dei canoni non siano concessi a livello commerciale. Mi interessa capire quest'aspetto, secondo me importantissimo nella strategia di gestione del patrimonio di una grande città, che naturalmente in parte va valorizzato, ma in parte deve essere immesso nella rete di un welfare sussidiario. Naturalmente, ci sono tantissime altre cose interessanti, dalla strategia sui condoni ad altro, ma magari li rimanderemo a una volta esaminato il materiale che ci trasmetterete.

  LUIGI DE MAGISTRIS, sindaco di Napoli. Vicepresidente, cominciamo dalla seconda. Lei ha colto molto bene il tema. Quando ci siamo insediati, volevamo appunto far leva su una valorizzazione del patrimonio immobiliare, anche tenendo conto di quest'energia culturale, vitale, popolare e partecipativa che si era scatenata in città. Spesso, ci siamo trovati di fronte al non si può fare. Si poteva fare una cosa se la controprestazione di natura sinallagmatica era di tipo monetario: questa cosa la puoi fare solo se c'è in cambio una somma di denaro. Abbiamo cercato di far capire che se in una città, anche povera, associazioni, comitati e cittadini fanno diventare piazza della legalità una piazza di spaccio Pag. 12e fanno profitto sociale, non sono in grado di darti 2.000 euro al mese ma fanno ben altro. Secondo me, vale dieci volte i 2.000 euro. Detta così, siamo tutti d'accordo, ma la Corte dei conti bussa. È vero però che c'è anche il problema, che abbiamo ritrovato nella nostra amministrazione, di come per anni si dava in affidamento, che si può prestare – non sfugge a nessuno – anche a legami non sempre così trasparenti. Abbiamo provato a fare anche una cosa molto innovativa. Se me lo consentite, la farei illustrare proprio a chi è stato il proponente, l'assessore Piscopo. È una cosa davvero interessante, perché supera completamente anche la logica dell'affidamento, ma è proprio il valorizzare da un punto di vista giuridico il bene patrimoniale e il bene comune anche attraverso la riscoperta di alcuni strumenti giuridici caduti un po’ in desuetudine, come gli usi civici, che abbiamo utilizzato in questa delibera. Adesso, vediamo che è stata utilizzata, o comunque studiata, anche in altre parti d'Italia e, addirittura, all'estero. Su questo pregherei Carmine Piscopo di dire qualche altra parola.
  Allo stesso modo, quanto a Scampia, sottolineo che il tema che ha posto lei è corretto. Vanno completate le opere di abbattimento di tre Vele su quattro. Una rimarrà in piedi, verrà ristrutturata e diventerà sede di uffici istituzionali. Qual è l'operazione? Scampia-periferia che diventa centro, perché ospiterà anche gli uffici della Città metropolitana. Per un fatto geografico, Scampia è periferia di Napoli, ma è centro della città metropolitana. Là stiamo convogliando, quindi, dalle metropolitane alle infrastrutture. È evidente che, per poterlo fare, in un territorio in cui i contesti familiari sono complicati e difficili, dobbiamo fare in modo che le persone che escono da una Vela possano avere, qualora ne abbiano titolo, l'alloggio popolare; soprattutto, siccome abbiamo già svuotato una Vela e stiamo per svuotare la seconda – Carmine Piscopo entrerà nel dettaglio – il rischio è che altri vadano a occupare, che qualcuno addirittura venda o che intervenga la criminalità organizzata. Perciò anche la tempistica è importante, e finora devo dire che il Governo ci ha accompagnato in questo. È per quello che parlavo del nostro obiettivo per quest'estate. Una Vela non può rimanere a lungo svuotata.
  Abbiamo lavorato anche sulle assegnazioni degli alloggi tra mille difficoltà e in mezzo a un po’ di contraddizioni normative soprattutto di legislazione regionale, che non sempre aiutano, soprattutto quando ci troviamo di fronte a vicende in cui non tanto l'assegnatario è una persona con un pregiudizio penale – su quello si può intervenire – quanto lo è un familiare. C'è bisogno di capire che posizioni prendere.
  Se il presidente è d'accordo, l'assessore Piscopo può integrare sui due aspetti, che ha curato lui.

  CARMINE PISCOPO, assessore al diritto alla città, alle politiche urbane, al paesaggio e ai beni comuni. Vengo subito a Scampia. Innanzitutto, era proprio indicatissimo il riferimento con cui si partiva, vale a dire che è una stagione dell'architettura che ha puntato sul gigantismo dei piani di zona, sull'edificio per gli alloggi collettivi, su un'utopia dell'architettura che purtroppo teneva fin troppo distinti la realtà sociale dal fatto urbano, e quindi si è concentrata unicamente nella costruzione di un grande quartiere. È un'utopia che abbiamo conosciuto bene, ma, come ricordava oggi il sindaco, non soltanto non è stata in grado di comprendere quale sarebbe stato lo sviluppo successivo degli altri quartieri, le relazioni urbane e i centri reali delle trasformazioni successive. Soprattutto, ha costruito un legame molto forte con il territorio, dove due sono gli aspetti oggi centrali, che ci portano appunto anche all'interno di un dibattito, che rischia altrimenti di essere accademico e posto su binari sbagliati se ci muoviamo soltanto su «abbattimento sì, abbattimento no». È una cifra che, ripeto, rischia di riguardare un dibattito solo accademico, perché invece ci troviamo oggi al centro di condizioni fortemente mutate, vale a dire ciò che era nel limite comunale una zona, un'ampia area di margine urbano oggi è realmente quel nuovo centro della città metropolitana, ma di una città continua che va da Napoli a Caserta, dove dobbiamo intervenire sulle Pag. 13nuove dimensioni, sulle nuove relazioni, sulle nuove condizioni che determinano realtà sociali e realtà urbanistiche. Questo è il primo punto. Scampia è anche un modo per rimettere al centro il dibattito sulla città contemporanea e sulle sue reali possibilità trasformative, ma davvero per un disegno per l'avvenire. Il secondo punto è spezzare quel legame che sempre fa coincidere, al di là di narrazioni estremamente parziali, a cui assistiamo sempre a Scampia – Gomorra – per cui Scampia coincide realmente con un'immagine molto più forte, vale a dire un ricatto, una pressione molto forte dell'emergenza casa sulle differenti amministrazioni che nel tempo si sono succedute. Quest'amministrazione ha avuto la forza di guardare realmente a questa pressione molto forte, a quest'immaginario che sulle amministrazioni ha sempre fatto pressione, e raggiungere un accordo col territorio laddove questi immobili non dovessero più servire per il futuro a sottolineare un dramma emergenza casa. Qualora li svuoti immediatamente, puoi assistere a quanto già si è assistito per il passato, vale a dire a una rioccupazione, a una ricostruzione di quel circolo che quest'amministrazione ha spezzato, ma non facendolo con la forza, bensì con un accordo col territorio. Questo è il secondo punto molto importante, alla base anche dei bandi che abbiamo. Il primo è in corso ed emaneremo a breve il secondo. Vengo subito a questi due bandi.
  Il primo è un bando per la progettazione esecutiva per l'abbattimento di tre Vele su quattro e la rigenerazione della quarta Vela con funzioni, in prima battuta, per l'abitare temporaneo e, successivamente, per una trasformazione a funzioni sociali, che secondo le funzioni del piano regolatore generale comunale sono attrezzature collettive, attrezzature pubbliche, luoghi di interesse comune, soprattutto per quel forte, amplissimo tessuto associativo. Perciò dicevo che non ci troviamo con quella narrazione che purtroppo è stata più volte portata avanti in modo univoco. Scampia non solo è il luogo, il quartiere, è l'ex XXI circoscrizione, la circoscrizione più giovane di Napoli, oggi municipalità, ma ha un tessuto giovanile molto forte, il più alto a Napoli e soprattutto, ha il più alto numero di associazioni presenti. Ricordo anche che la gara di solidarietà che vi è stata per l'ultimo sisma, il dramma che di recente ha colpito alcune popolazioni d'Italia, è partita proprio da Scampia, a testimonianza di un tessuto associativo e di un riscatto tutt'oggi presente sul suo territorio. Ecco perché la quarta Vela, la Vela B, la Vela più grande, la Vela celeste, deve diventare un luogo per insediamento per attività collettive e sociali a fortissimo impatto. La sfida si vincerà nel momento in cui questa Vela riuscirà a non avere più funzioni residenziali per spezzare quel circuito di cui abbiamo parlato prima.
  A dicembre, abbiamo avuto l'ammissione al bando periferie come comune di Napoli. A marzo, è stata sottoscritta la convenzione con il Governo: riconosciamo tempi molto rapidi in questo senso al Governo. Se il 1° marzo è stata sottoscritta la convenzione, oggi non solo abbiamo già predisposto il bando di gara – non ci siamo mai fermati e abbiamo creduto sempre molto in questo progetto, e quindi gli uffici hanno lavorato continuativamente – ma è attualmente in corso. Esso prevede appunto: abbattimento delle tre Vele e rigenerazione della quarta, sistemazioni delle aree esterne, 22 giorni per la gara di progettazione per la definizione del vincitore e, da lì in poi, 50 giorni, ma potranno essere ridotti secondo le offerte tecniche che risulteranno, per la redazione del progetto esecutivo, dopodiché ci saranno affidamento e lavori. Un secondo bando di natura differente verrà emanato – non li abbiamo voluti far sovrapporre – non per la progettazione esecutiva, ma per la definizione del piano urbanistico attuativo, come prevede il nostro piano regolatore, per l'intera area di Scampia, cioè l'intero lotto M, su cui insistono le quattro Vele. Il piano urbanistico attuativo prenderà in considerazione anche le aree del parco della socialità, che oggi rappresentano un grosso problema. Quello è un parco che divide, purtroppo, non unisce, e invece deve diventare un parco che aggreghi. Saranno presi in considerazione anche tutti gli accessi Pag. 14 all'area di Scampia, con particolare attenzione anche all'area dell'attuale stazione di Piscinola-Scampia, che drammaticamente separa due quartieri che storicamente invece erano uniti, appunto Piscinola e Scampia, che devono tornare a dialogare. L'infrastruttura non dovrà diventare come una barriera, ma al contrario come un luogo di unione. Qui ci sarà la nuova sede della città metropolitana per le ragioni innanzitutto esposte prima del sindaco De Magistris, asili nido, luoghi per formazione, soprattutto luoghi per attività formative, dando così una grande risposta anche alla questione del lavoro, che ci viene richiesto continuamente. Parliamo di standard di quartiere, attrezzature pubbliche, luoghi di interesse comune, ovviamente di una parte di commercio, di interventi su piste e accessibilità, ciclo-pedonalità, parchi e della stazione. Ci sarà poi, come previsto dal nostro piano regolatore, un 25 per cento di nuove residenze. Qui c'è il punto che veniva prima posto: il fatto di liberare le tre Vele, con i nuclei abitativi che saranno allocati all'interno della quarta Vela, la realizzazione del programma attraverso il piano urbanistico attuativo e la ricollocazione, secondo le normative, quindi secondo i titoli legittimanti, all'interno delle nuove residenze per questo 25 per cento previsto già dal nostro piano regolatore. Questi sono i tempi dei due bandi: a luglio, emaneremo il secondo. Intanto, avremo concluso il primo entro luglio.
  Per quanto riguarda la partecipazione delle comunità, è un punto fondamentale per la nostra amministrazione, per la politica che abbiamo voluto portare avanti, ma è un percorso molto lungo.
  Le delibere sui beni comuni approvate dal comune di Napoli sono 22, quindi è un iter organico. Per quanto si sia partiti in modo sperimentale, a mano a mano dal risultato parziale in correzione continua, in ulteriore approfondimento siamo arrivati a 22 delibere. Cito solo i passaggi principali. Il sindaco metteva in evidenza la collaborazione, il lavoro insieme: siamo partiti da un laboratorio, una forma sperimentale, abbiamo attraversato il terreno delle consulte, poi ci siamo accorti che al loro interno molto spesso si annidano anche professionisti della partecipazione, allora abbiamo voluto superare anche quel terreno e aprirci sempre più a un rapporto vero, autentico, diretto con le collettività e costruire insieme non soltanto progettazioni, ma scrivere delibere. Questo, certo, costituisce una fatica in più per l'amministrazione, definisce un tempo maggiore, ma è tutto un tempo che, se va a carico dell'azione amministrativa, è assolutamente guadagnato nella seconda battuta: una volta approvate quelle delibere, come il piano per Scampia, significa che non solo vi è un accordo con il territorio e una condivisione del territorio, ma vi è qualcosa in più, e cioè il territorio si sente autore di quelle delibere, di quei progetti, come nel caso di Bagnoli o nel caso di Scampia. E quando una collettività si sente autrice, con l'amministrazione, e con le università in diversi casi, di quei progetti, questo significa che non solo vi è un'agibilità vera, ma tutti difenderanno quel progetto.
  Cito rapidissimamente i passaggi principali. Innanzitutto, è del 2011 la modifica dello statuto comunale, e quindi l'introduzione della categoria giuridica del bene comune approvato dal consiglio comunale quali beni funzionali all'esercizio dei diritti fondamentali delle persone, che non dovranno avere un uso esclusivo. Poi abbiamo approvato il regolamento delle consulte per la disciplina dei beni comuni, nel 2013, i princìpi per il governo e la gestione dei beni comuni della città di Napoli. Ancora, del 2013 è l'osservatorio dei beni comuni. Da lì è iniziato un lavoro, a partire dal 2013, affinché il reddito sociale diventasse parte anche del reddito economico e di quello finanziario. Lì è iniziato il lavoro, e dobbiamo ringraziare non solo le collettività, ma anche giuristi, che hanno davvero contribuito moltissimo ad aiutarci a definire percorsi amministrativi, oggi appunto in forte discussione. Lo sappiamo bene, ma questo è un punto di vista nazionale che sta facendo davvero da spartiacque. Riteniamo che intorno ai beni comuni oggi vi sia quel dibattito etico, giuridico, politico, che sta portando a un cambiamento non solo nazionale. È davvero comunitario, è la frontiera Pag. 15 reale della gestione dei beni del patrimonio pubblico, che in quella formula a reddito devono convincere. Quello non è soltanto un reddito economico in senso stretto, ma si apre a forme di partecipazione delle collettività di redditi indiretti, di redditi indotti, di redditi dentro cui le collettività si assumono la cura di quei beni. Dove sta il punto? Lo abbiamo sperimentato passando attraverso due delibere del 2014, che hanno riguardato i beni di proprietà pubblica, e dico di proprietà perché i beni comuni in qualche modo consentono anche un superamento di questo punto di vista nel riaffidamento alle collettività. Il punto relativo ai beni pubblici abbandonati e ai beni privati abbandonati sta nel fatto che non affidiamo, non è un sistema di affidamenti. Per questo ci sono già le normative nazionali. Per questo, ovviamente, esistono i bandi, le manifestazioni di interesse pubblico, i regolamenti consiliari e così via. Il pubblico conserva la proprietà. Una collettività dichiara di voler realizzare un certo programma, che si stabilisce insieme, non in una stanza chiusa, ma all'interno di assemblee pubbliche continuative, lunghe, e la proprietà è sempre del comune. Ci si dota di un regolamento di usi civici, di fatto un disciplinare di uso pubblico, dentro cui si realizzano determinati progetti, programmi, che vanno dal mondo culturale a quello associativo, a quello assistenziale. Di volta in volta, vi sono assemblee, all'interno delle quali si definiscono le attività. Il comune è parte di queste assemblee con un proprio socio. Si è all'interno e si decide insieme al comune. Anche in quel caso, nonostante sia il proprietario, conta esattamente un voto. Stiamo sperimentando ancora, ma tengo a sottolineare che non è un sistema di assegnazioni a collettivi, come più volte in maniera ingenerosa e inesatta si è scritto sulle pagine di alcuni quotidiani non solo locali, mentre a livello nazionale queste delibere vengono osservate e oramai tradotti anche in diverse lingue. È la restituzione alla collettività di un bene che le appartiene di diritto. L'esempio più classico è quello di un giardino pubblico. Se un giardino è pubblico, è aperto alla collettività? È attraversabile a qualsiasi ora del giorno e della notte? Sì. Si tratta di ristabilire quanto la collettività ha già a partire dalla Costituzione innanzitutto.
  L'ultimo punto, un po’ inespresso, è quello dei condoni. È fondamentale, ed è legato alla questione dei beni comuni. Se da qui si lavora in questo modo con le collettività, dall'altro lato diventa fondamentale regolarizzare una serie di assegnazioni del passato, probabilmente avvenute in altri modi, a canoni agevolati o in modi anche non previsti, con delibere politiche, che non appartengono alla nostra amministrazione. Stiamo intervenendo molto, proprio perché il patrimonio è della collettività, e dunque deve essere gestito per la collettività, secondo criteri di legalità, secondo delibere legittime, secondo regolarizzazioni laddove se ne ravvisi il caso. Abbiamo circa 6.000 casi, in questo momento, di immobili abusivi acquisiti al patrimonio comunale. Stiamo lavorando su un percorso di regolarizzazione di queste situazioni che passa per il terreno dei condoni, da dichiarazioni di condonabilità, e da lì la riacquisizione, e, dove vi sono le condizioni, dove vi è la legittimità, per la riassegnazione di quel bene a chi ha commesso quell'abuso. A partire dalla legge 1077, abbiamo circa 6.000 casi di immobili abusivi acquisiti al patrimonio comunale. È una zona grigia che non poteva essere lasciata più così, e quindi quest'amministrazione, tra le diverse cose spinose, ha deciso di affrontare anche questo tema.

  DANIELA MATILDE MARIA GASPARINI. Questa Commissione in particolar modo, almeno per quanto riguarda le audizioni e non solo, alla fine si sta concentrando sulle grandi città metropolitane. Specialmente Roma, Napoli e Milano, vivono più di altri alcune contraddizioni: una prima riflessione ad alta voce è anche una domanda al sindaco. I temi sono sempre gli stessi. Cambiano le risposte e i tentativi di risposta. La mia idea e sensazione, anche da vecchio amministratore e sindaco di una città complicata, è che si ricominci spesso da capo. La casa è di nuovo un'emergenza, ma questo lo potevamo sapere anche tre anni o cinque fa. Non ci sono giusti stanziamenti, Pag. 16 o c'è l'occupazione di case abusive o si parla di chi gestisce, ma anche di chi programma, la regione, la città e così via. Napoli, Roma e Milano sono le tre città metropolitane che la stessa legge 56 considera una realtà a parte. Mi auguro che prima della fine della legislatura si sistemi la legge 56 e si possa mettere mano a questa legge. Sono stata a Napoli l'altro giorno, ho parlato con Cozzolino e le ACLI sulle città metropolitane: non sarebbe il caso, in questo momento, provare a capire per queste tre realtà, in particolar modo Milano e Napoli – Roma ha già una sua legge speciale – che cosa mettere a posto nella legge 56 affinché ci sia una vera autonomia delle città metropolitane? Spesso, il rapporto con le regioni, al di là del conflitto politico o di opinioni, di fatto è un ulteriore livello che paralizza una serie di cose su casa e su trasporto in particolar modo. Quello che è successo a Napoli mi ha molto stupito, il fatto che siano stati fatti tre ambiti territoriali ottimali (ATO) in un'unica città metropolitana.
  Sarebbe molto interessante condividere con voi quello che è venuto fuori anche da Milano, che ad esempio sostiene che la programmazione casa fosse in capo alla città metropolitana, quindi analisi dei bisogni e programmazione futura, ma anche gestioni. Sarebbe utile capire come aiutarvi anche attraverso il lavoro della Commissione per mettere paletti che possano sollecitare lo Stato centrale, il Parlamento, ma anche voi stessi. Credo che sarebbe opportuno fare maggiore rete tra le città metropolitane, mi permetto di dire.
  Penso anche al tema bonifiche. Sono stata sindaco a Cinisello e ho conosciuto tutta la questione di Bagnoli relativamente alle aree Falck, abbiamo lavorato insieme tantissimi anni a quei tempi con Napoli. Mi pare che su alcune cose si torni troppo, ogni volta facendo una sperimentazione nuova. In particolar modo, vi è una cosa che mi sembra giusto evidenziare e che è emersa nelle audizioni. Quando abbiamo incontrato le associazioni di Napoli hanno evidenziato una difficoltà nell'ottenere spazi pubblici a titolo «politico gratuito» per le motivazioni anche qui sollevate, ma è un problema che ha anche Milano, che ha risolto in una certa maniera. Credo sia necessario condividere con voi un principio che chiederei di inserire anche nel nostro lavoro di Commissione, ossia che laddove c'è un progetto di riqualificazione urbana di un quartiere, di un'area, di un palazzo, e ai piedi ci sono spazi pubblici, quegli spazi siano sociali. Se quindi le associazioni fanno progetti per la gestione di servizi, quelli devono essere dati gratuitamente, devono soltanto essere corrisposte le spese di gestione.
  Cosa diversa invece per gli altri spazi. Almeno cominciare a rendere concrete le cose che diciamo; anche nel decreto sicurezza c'è scritto che la sicurezza è un insieme di azioni e di partecipazione. Almeno nei progetti sulle periferie e sulle riqualificazioni urbane, quindi a coloro che compartecipano alla definizione del progetto e fanno azioni sociali dovremmo offrire percorsi privilegiati. Spetta poi agli enti locali, a chi gestisce quel progetto fare un patto vero. Mi sembrerebbe molto interessante utilizzare queste audizioni per capire se riusciamo a fare un passo in avanti in alcune norme che semplificano la vita delle grandi città, e anche trovare alcune norme che dove ci sono buone pratiche diventino legge per tutti, altrimenti ognuno fa anni di fatica enorme per trovare soluzioni e poi, se non è supportato da una legge dello Stato o regionale, è costretto a stare in ballo mesi con il TAR.

  LUIGI DE MAGISTRIS, sindaco di Napoli. Siamo talmente d'accordo su questo rischio che abbiamo deciso di rischiare anche amministrativamente, cioè abbiamo cominciato a sciogliere alcuni nodi. Abbiamo fatto alcuni esempi, ma di molte di queste delibere e di questi atti non abbiamo trovato precedenti, ma, siccome alcune cose rischiano altrimenti di essere emergenza cronica, abbiamo dovuto affrontarle alla radice. E lo voglio sottolineare ancora una volta, perciò è importante l'intervento del Parlamento, con una città che da sei anni sta in piano di riequilibrio, cioè non può nemmeno investire e, visto che siamo (dopo questa audizione andrò in ANCI) in sede di conversione, mi sembra Pag. 17che anche il Governo continui a non avere la consapevolezza necessaria di cosa significhi alcune città in pieno di riequilibrio. Abbiamo deciso di istituire una Commissione d'inchiesta comunale sul debito, perché trovo veramente incredibile che dobbiamo pagare come collettività un debito del 1981, di cui il 90 per cento è del Governo! Visto che lei è stata anche sindaco, si immagini una città come Napoli che per quattro mesi ha avuto il conto bloccato, noi ce l'abbiamo fatta perché in questi cinque anni ci siamo acquisiti una credibilità complessiva in città e tra il mondo bancario, finanziario, cittadino siamo riusciti a reggere, poi non è che uno vuole alzare il legittimo sospetto che qualcuno sognasse che potessimo andare in dissesto ma non ha ottenuto questo risultato, però ci vuole quella cooperazione istituzionale che deve far fare un salto in avanti. Se ci sono dei debiti da pagare, va bene, ma ancora ci trasciniamo stagioni così gravi! Tra l'altro sono d'accordo sul tema di inserire un chiarimento o modifiche alla legge 56, lei ha colto molto bene il tema dei rifiuti, ma lo stesso sta facendo la regione sull'acqua e sui trasporti. Come si fa a non immaginare che il trasporto deve essere considerato metropolitano, che non puoi fare lo spezzatino? Per i rifiuti che senso ha fare tre ATO? Vogliamo decidere con tutta la città metropolitana cosa fare delle discariche, degli inceneritori, del compostaggio, della frazione umida, degli impiantisti STIR? Eppure ci hanno bloccato, questi tre ATO sono una scelta veramente vergognosa (uso un termine pesante), scellerata, che non ha veramente una giustificazione, se non forse per ragioni di tipo politico, perché da un punto di vista amministrativo e istituzionale veramente facciamo difficoltà.
  Qui il Paese deve scegliere, perché altrimenti rischiamo di andare troppo avanti e poi diventa complicato su questo tema città metropolitana. E noi infatti siamo sulla stessa linea: quando discuto con sindaci che hanno anche esperienze politiche e amministrative completamente diverse, con il sindaco di Milano, di Roma o di altre città più piccole o comunque diverse, come Torino, ci troviamo alla fine a confrontarci sulle stesse cose. Milano si trova in enorme difficoltà, il sindaco Sala nell'ultimo incontro ha detto che, se non c'è un intervento del Governo, dovrà tagliare di non so quanto il trasporto pubblico su scala metropolitana, e dopo quell'incontro me ne sono andato non dico confortato, perché i cittadini a Napoli ogni giorno giustamente vedono un trasporto pubblico che non è all'altezza. Qui bisogna fare scelte molto chiare.
  Sul fatto degli affidamenti abbiamo trovato la soluzione, sui beni confiscati, dove stiamo andando molto forte, con bandi a evidenza pubblica nei quali in alcuni casi diamo anche la destinazione che vorremmo (vogliamo destinare un bene confiscato, le case dei trans, per evitare lo sfruttamento della prostituzione, si fa un progetto ad evidenza pubblica e si vede le associazioni che lo vogliono fare), così come sui beni comuni, laddove solamente in città questa delibera ha già positivamente interessato una dozzina di strutture di grandissimo livello, dall'ex Asilo Filangieri al Giardino Liberato a Materdei, lo Scugnizzo Liberato, Santa Fede Liberata, ex OPG, Bagnoli. Ex OPG: questa esperienza è straordinaria, l'Ospedale Psichiatrico Giudiziario rischiava di essere uno dei tanti luoghi del demanio abbandonati, mentre oggi c'è una delle più belle esperienze di connessione tra territorio, associazioni, movimenti e amministrazione comunale, c'è un fiorire di attività culturali e di avvicinamento della gente al bene comune. Diciamo sempre che con queste operazioni alcune cose che erano abbandonate o di nessuno, res nullius o res derelictae, sono oggi prese in carico dalla collettività. È importante l'intervento del Parlamento perché siamo un'amministrazione coraggiosa, però ci siamo resi conto che non sempre tutti sono disponibili a rischiare, i dirigenti a volte hanno timore, ma sono dell'idea che quando uno ha un incarico non deve essere spregiudicato, deve vedere la cornice giuridica, ma deve avere il coraggio, altrimenti non fa il sindaco o il dirigente, però il mondo è fatto di persone variegate. Se su questo ci fosse un chiarimento, potrei fornire le nostre delibere, Pag. 18perché è un lavoro partecipato, soprattutto la valorizzazione dei beni comuni.
  Faccio un altro esempio. Abbiamo il più grande edificio pubblico (insieme a uno di Londra) esistente in Europa, l'Albergo dei poveri, Palazzo Fuga, a piazza Carlo III, luogo di connessione tra il centro e la periferia, in questi anni in parte è stato ristrutturato, qualcosa ha aperto, ma occorreva un investimento tra i 100 e i 150 milioni di euro per ristrutturarlo tutto, abbiamo provato con fondi europei, con la regione, ma niente: adesso stiamo per chiudere un'operazione pubblico-pubblico. Mentre infatti molti miei colleghi sindaci di città metropolitane o di comuni capoluogo hanno salvato i bilanci mettendo sul mercato, quindi dando ai privati anche gioielli della loro città, questa scelta noi non l'abbiamo voluta fare, e non so fino a quando resisteremo perché, come ho detto prima, se ci fai stare in piano di riequilibrio con il cappio alla gola e non ci fai respirare, non ci consenti di fare il turnover, non ci consenti di fare niente, ti viene il dubbio che, se capisce qual è il problema ma non viene somministrata la medicina per farti respirare, vuol dire che qualcuno pensa che dovremmo mettere tutto sul mercato.
  Albergo dei poveri. Stiamo facendo un fondo Inail, insieme al Demanio, il comune, il Governo, una grandissima operazione; avremo un fondo con cui ristrutturare tutto l'Albergo dei poveri, fare quindi cassa, mettere tutti gli uffici pubblici più importanti dalle questure alle prefetture, quindi ridurre tutti i fitti passivi che sono un altro peso per le amministrazioni pubbliche. Siccome l'Albergo dei Poveri nasce per vicinanza alle fasce deboli, manterremo con la convenzione e il protocollo alcune aree destinate al sociale. È una grandissima operazione di riqualificazione culturale, di rigenerazione urbana, perché piazza Carlo III significa strada di accesso tra l'aeroporto, la stazione e il centro della città. In questo caso, che è la più grande operazione che si sta per concludere insieme a una su Roma, siamo molto soddisfatti, altrimenti cosa avrei dovuto fare? Dobbiamo fare cassa? Arrivava il principe saudita, metteva i soldi... Se posso permettermi, non dico per fare un sorriso, una volta, nel momento di maggiore difficoltà della nostra amministrazione ci fu uno che mi disse che degli imprenditori russi mi avrebbero voluto conoscere per dare una mano alla città sul patrimonio immobiliare. Noi incontriamo tutti, quindi li incontrai. Erano effettivamente importanti, tra i principali, e dissero di essere interessati al patrimonio immobiliare della nostra città, quindi di voler acquistare Castel dell'Ovo, il Maschio Angioino... Siccome quest'anno ricordiamo i cinquant'anni dalla morte del grande Totò, in quel momento, nel 2012, dissi che quello non era il film sulla Fontana di Trevi e non sarei passato alla storia per quello che aveva venduto... Però quello è il rischio. L'altro giorno Nardella mi ha detto di aver quadrato i conti del bilancio mettendo sul mercato molti beni. I comuni altrimenti muoiono, perché il tema economico-finanziario c'è, noi dobbiamo fare il bilancio e, per quanto acrobatici, c'è bisogno di fare in modo che ci sia un po’ di ossigeno. L'avanzo libero: visto che lei mi chiedeva proposte, adesso c'è il decreto in conversione. Potremmo mettere in sicurezza 500 milioni e il Governo in realtà non mette un euro; tutti e 500 non reggerebbe perché andremmo in labirintite, non siamo abituati e forse neanche la struttura amministrativa, ma nel momento in cui si fa la legge speciale (perché la faranno su Roma, Torino e Milano, non possono consentire di non far fare il bilancio) troviamo il modo per rivedere anche il piano di riequilibrio, per consentire un po’ di respiro soprattutto a quelle amministrazioni che hanno dimostrato (con tutti gli errori che facciamo quotidianamente perché governare non è facile, sappiamo tutti cosa significa) che i risultati si vedono. Credo che questa sia la cooperazione che ci deve essere, così come i dati. Andateli a vedere, abbiamo calcolato in cinque anni e mezzo più di 1 miliardo e 100 di tagli al fondo di perequazione alla città di Napoli, l'ultima sforbiciata 14,5 milioni, cioè non è vero che i comuni hanno indebitato il Paese, anzi i comuni da sud a nord stanno dando una mano al debito nazionale, e il Paese può ripartire solo dai suoi territori, come abbiamo cercato Pag. 19 – spero con qualche argomentazione – di dimostrare con l'assessore Piscopo, se coinvolgi il capitale umano.
  Ricordo che in emergenza rifiuti, che è stata la precondizione di tutto il riscatto della nostra città, abbiamo passato le notti con il personale dell'azienda ASIA, facendo capire loro che in un momento di difficoltà, con un'azienda che rischiava di fallire e che volevamo salvare, loro erano i protagonisti insieme a noi del cambiamento. Il capitale umano sta rispondendo, i territori rispondono: anche sulla città metropolitana, sulla legge 56 abbiamo fornito contributi, li abbiamo dati all'ANCI e al Governo. Oggi siamo ancora nella possibilità, ritengo che con piccoli aggiustamenti alcune materie come i rifiuti, il trasporto, le grandi strategie di pianificazione urbanistica non possano che essere da città metropolitana.
  Come ho detto prima velocemente, noi siamo zona rossa, quindi dobbiamo essere messi in condizioni di operare sul nostro territorio con scelte strategiche. Poi altre scelte sono state fatte, hanno voluto togliere il sociale, hanno voluto togliere la cultura, ma quelle sono scelte, si affideranno ai comuni e alle regioni le parti di loro competenza.
  Un'altra cosa sulle periferie che tengo a sottolineare è che siamo riusciti in questi mesi a gestire un'altra questione che poteva essere esplosiva, che interessa periferie, territorio, persone umane in difficoltà, ossia l'accoglienza degli immigrati e i campi rom. La città di Napoli addirittura ha dato la disponibilità di aumento di quote di accoglienza, c'è una grande campagna di solidarietà e di sensibilizzazione, abbiamo aumentato le strutture di accoglienza, c'è un'integrazione veramente positiva in città tra le comunità laiche, religiose, cattoliche, musulmane. È importante dare in un momento mondiale così complicato il segnale della solidarietà e dell'accoglienza, come recentemente, su disposizione dell'autorità giudiziaria perché l'area era privata, c'è stato un provvedimento di sequestro che siamo riusciti a far eseguire non subito, in modo da gestire la questione sul territorio, e questo è stato molto apprezzato, è stato eseguito un provvedimento con cui si dovevano allontanare circa 1300 persone da un campo rom nell'area orientale di Napoli. Non so come (adesso finalmente il Governo si è impegnato a darci delle risorse) siamo riusciti a far sì che tutto questo accadesse in modo pacifico, senza uno sgombero militare, che 350 rom che prima stavano in baracche tra i topi e i rifiuti siano stati allocati in strutture decenti, mentre altri si sono sistemati in altri punti. Questo significa che quando si lavora sul territorio si passa dal concetto di cittadinanza a quello di abitante, ognuno si sente protagonista di una comunità. Ecco perché raccomando di fare attenzione a come verrà interpretata (l'ho posto anche in ANCI e anche in audizione davanti alle Commissioni giustizia e affari costituzionali della Camera) la legge Minniti, perché è una legge – non so se volutamente o meno – molto ampia, molto generica, quindi potrà consentire un'interpretazione molto manifesto-sicuritaria, che non so dove porti, oppure, ferme restando alcune critiche che umilmente ho portato avanti in sede di audizione, anche stimolare i sindaci a interpretazioni costituzionalmente orientate, che possono portare a un'attività di riqualificazione anche nell'ottica del territorio. Faccio un esempio: interverremo su un pezzo di scuola diroccata da dieci anni che si affianca a una parrocchia, dove la comunità del territorio da tempo ha fatto un progetto di teatro sociale, ha fatto un crowdfunding popolare e ci sono le risorse economiche. Con la legge Minniti saremo in condizioni di intervenire perché quell'area così com'è porta insicurezza, degrado, rovi, discariche, spaccio di droga, e in quel caso è uno strumento che con un po’ di coraggio interpretativo, principi costituzionali che vanno messi insieme come quelli della democrazia di prossimità, decentramento, articoli 118 e altri della Costituzione... Credo che i sindaci oggi abbiano delle opportunità, però quando ci sono queste azioni devono provare ad avere quella cooperazione istituzionale del Parlamento ma anche del governo nazionale e del governo regionale, così come oggi su Bagnoli mi auguro che si prosegua nella bonifica e nella rigenerazione urbana insieme al territorio, Pag. 20 non contro il territorio, non commissariando, non creando strutture con commissioni non proprio trasparenti tra pubblico e privato, quindi non ci permettiamo di dare indicazioni, però vorremmo offrire la testimonianza non solo attraverso audizioni, ma anche attraverso documenti, sia quelli cospicui che oggi forniremo, sia tutte queste delibere, perché credo sia un modo per mettere in connessione meglio, perché ognuno di voi lavora sui territori e creare sinergie è un fatto positivo.

  MILENA SANTERINI. Grazie, sindaco, per la relazione interessante. In parte ha già risposto con quest'ultimo accenno, perché avrei voluto farle una domanda sul decreto Minniti e quindi sulle ordinanze di cui parlava. Questo teatro sociale in parte mi ha già chiarito. È chiaro che il decreto Minniti su cui sono stata piuttosto critica offre ai sindaci varie possibilità, una è quella di rimuovere il disagio, di occultarlo, di nasconderlo, l'altra invece è quella di creare opportunità nuove. Se mi spiega bene in che senso accennava alle ordinanze che vanno in quest'ultimo senso...

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ROBERTO MORASSUT

  LUIGI DE MAGISTRIS, sindaco di Napoli. Sì, ero intervenuto anche prima, però la ringrazio di questa domanda perché mi consente di essere più preciso. Anche io mi sono permesso di esprimere in ANCI e davanti alla Commissione una posizione un po'critica, perché mi è sembrata prevalere nella discussione tra i miei colleghi sindaci una richiesta di una semplificazione sindaco-sceriffo, ordinanze manifesto, divieto di cortei, manifestazioni, sgomberi. In base alla nostra esperienza di una città in cui credo che il conflitto sociale non sia secondo a nessuna città italiana, vi assicuro che il ruolo del sindaco è più quello di mediatore sociale che di sceriffo, ho fatto per quindici anni il PM, quindi potrei avere una vocazione più verso lo sceriffo, invece vi assicuro che non la ho, anzi.
  Ascoltare, stare tra la gente (ieri dalla mattina alla sera non so quante assemblee per strada abbiamo fatto nella giornata del primo maggio) ha una grande forza, quindi quello strumento, se deve significare, come si è letto in questi giorni, il sindaco che multa il cittadino che dà il pane al migrante, almeno la città di Napoli non andrà in questa direzione. Invece utilizzeremo l'ordinanza sotto il profilo di strumento giuridico per avvicinare la marginalità verso il benessere e il degrado verso la rigenerazione urbana, con i princìpi costituzionali, verso i beni pubblici ma anche verso i beni privati. Non ci dimentichiamo mai, infatti, che la nostra Costituzione repubblicana all'articolo 42 dice che la proprietà privata si tutela se non è in contrasto con l'utilità sociale. Se c'è un bene privato completamente abbandonato che diventa un pericolo, si deve attivare una procedura, e con la legge Minniti (non so se era questa la voluntas del Governo, ma noi la interpreteremo in questo modo, nel senso che vogliamo cogliere la genericità) ogni sindaco si assumerà le sue responsabilità e noi ce l'assumeremo in questa direzione. Abbiamo già individuato una serie di aree, ad esempio i parcheggiatori abusivi, tema molto sentito: il questore può fare i Daspo, ma quella è un'attività repressiva che non so dove porti, noi proviamo invece, attraverso bandi ad evidenza pubblica, ad affidare una serie di aree censite ai cittadini, che svolgeranno un'attività non solo di cura tradizionale insieme all'azienda che si occupa dei parcheggi della nostra amministrazione comunale, ma anche di rigenerazione urbana, di valorizzazione culturale, di attività sociali del territorio. Questo anche su una serie di beni diroccati che stiamo individuando, dove si costruisce un'ordinanza nella quale, se c'è un progetto, se c'è qualcosa che viene dal territorio, il sindaco ha l'ordinanza per riportare decoro, rigenerazione urbana, qualità della vita, benessere, e far coincidere sempre di più il concetto di sicurezza come bene comune o comunque come sicurezza partecipata da parte dei cittadini. Andremo in quella direzione, è un'ordinanza che stiamo mettendo giù insieme all'avvocatura, vogliamo Pag. 21 fare un lavoro fatto bene e significativo. Tra l'altro, in alcuni casi è uno strumento che può essere utilizzato per una maggiore forza nella messa in sicurezza di edifici pubblici ma anche privati.
  Una cosa che non ho detto prima è che nel patto per Napoli abbiamo voluto fortemente delle risorse non solo per manutenere meglio gli edifici pubblici, ma anche come incentivi per i privati che decidano di mettere in sicurezza i propri edifici non solo nel centro storico, ma anche nelle periferie, nonché un progetto molto importante, perché un luogo per tanti anni di non adeguata valorizzazione più che di degrado sono state le scale, quindi un progetto città verticale che porta rigenerazione e riqualificazione nelle strade della nostra città. Oltre ai documenti che vi manderemo mi auguro che nei prossimi giorni potrò emettere le prime ordinanze pilota, che saranno due o tre, anche per vedere quale sarà la reazione, se saranno impugnate, ma non credo perché molte aree individuate sono aree pubbliche nostre, quindi riteniamo che il sindaco debba andare soprattutto in questa direzione. Ci siamo molto discostati (e questo ha aiutato molto la rigenerazione di luoghi non solo del centro della città, ma anche delle periferie) dai miei colleghi sindaci che hanno preferito utilizzare scenari di tipo poliziesco di fronte a iniziative del territorio. Mi riferisco agli sgomberi. Attraverso il lavoro illustrato dall'assessore Piscopo abbiamo fatto un lavoro diverso, abbiamo valorizzato concetti come l'autogoverno del territorio, gli usi civici, la democrazia partecipativa, le proprietà collettive democratiche, il tema del bene comune come superamento tra bene pubblico e bene privato, e noi utilizzeremo tutto questo lavoro fatto anche nelle ordinanze sulla legge Minniti.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ANDREA CAUSIN

  CLAUDIA MANNINO. Innanzitutto volevo fare i complimenti al sindaco di Napoli perché per la prima volta sono venuta a Napoli durante la nostra missione ed è veramente una città stupenda, è bene ricordarcelo quando ci troviamo di fronte a queste meraviglie. Ovviamente anch'io sono molto interessata a tutta la documentazione che lei ci fornirà e in particolare mi interesserebbero (spero che ci siano) dei focus sulla questione dei condoni, che ci ha già spiegato ma che avevo inizialmente interpretato come relativa alla situazione dei condoni edilizi e dell'abusivismo edilizio, quindi vorrei sapere se e come stiate applicando l'aggiornamento normativo riportato dal codice dell'edilizia sulle sanzioni previste per chi non demolisce immobili abusivi, perché come Commissione questo dato ci interessa molto.
  Probabilmente saranno nella sua documentazione i dati in termini di necessità finanziaria sull'edilizia scolastica. Lei ci ha detto che è una città rossa in termini di sicurezza, ci ha fornito un dato sul progetto relativo alle infrastrutture, ma non ho capito se a livello di scuole abbiate già quantificato o individuato le principali difficoltà.
  Lei ci ha parlato dell'area di Bagnoli, dell'area di Pianura, e quando abbiamo svolto la missione a Napoli c'è stata sollevata su Bagnoli l'assenza del fantomatico «asse dei servizi» a supporto del vivere quotidiano di un quartiere, quindi la mia domanda è relativa alle tempistiche e alle priorità con cui il comune intende dare i servizi dovuti a questo territorio.
  Un'ultima questione sulla realtà industriale. Alla fine del vostro primo mandato sono stati adottati dal consiglio comunale una serie di piani urbanistici in attuazione del piano regolatore anche su Napoli est, sulla zona industriale, sull'ex petrolchimico. Mi è parso di capire che quell'operazione assumerà un carattere residenziale molto importante, quindi, visto che in Commissione ci sono state segnalate anche situazioni di edilizia residenziale in siti inquinati, volevo capire chi stia monitorando questa attività e se siano già state fatte bonifiche, anche perché leggo articoli di giornale (condivido le sue premesse in riferimento all'informazione giornalistica) su questa falda alta che porta i detriti sulla costa. Napoli era una città fortemente industrializzata, Pag. 22 molto legata al tessile, al manifatturiero, e notizie giornalistiche di pochi giorni fa ci hanno presentato una città in cui tra extracomunitari e sfruttamento del lavoro ci sono realtà che non sembrerebbero controllate. Mi riferisco al servizio di Report di qualche giorno fa, che mostrava questi magazzini utilizzati per la maglieria di Liu Jo, quindi, siccome lei ha parlato dell'esigenza del lavoro segnalata dal territorio, vorrei sapere quali politiche stiate attuando per rilanciare un settore che caratterizzava la ricchezza della città.

  LUIGI DE MAGISTRIS, sindaco di Napoli. Cercherò di essere sintetico perché le domande sono tante. Sul condono magari interverrà l'assessore Piscopo che tra le varie deleghe ha l'antiabusivismo, edilizia privata e condono.
  Sulla scuola abbiamo fatto davvero tanto: molti asili nido che si sono aperti in questi anni, interventi di manutenzione significativi, realizzazione o comunque inizio di progettazione di nuovi edifici scolastici, ad esempio come città metropolitana abbiamo finanziato il primo edificio di prima scuola superiore, che non era addirittura presente nel quartiere Pianura di Napoli, uno dei quartieri con il maggior numero di giovani della nostra città, come città metropolitana abbiamo messo in campo il più imponente finanziamento pubblico per l'edilizia scolastica che dal dopo terremoto, dal 1980, ci sia mai stato nella città di Napoli.
  Questo va soprattutto in direzione della messa in sicurezza delle strutture scolastiche, che, come tutti sappiamo e come ci dice la protezione civile a livello nazionale, è uno dei temi principali non di Napoli, ma di tutto il Paese. Su questo siamo fortemente motivati e impegnati, così come anche in iniziative importanti sulla dispersione scolastica e sull'accompagnamento di tutti i bambini della nostra città, appartenenti a qualsiasi etnia e a qualsiasi famiglia, nelle scuole della nostra città, dove c'è anche un'integrazione molto positiva in particolare proprio nei quartieri di periferia (penso a Barra, a Scampia, a Secondigliano), dove c'è un'integrazione davvero encomiabile tra tutti i bambini all'interno delle scuole. Oggi Napoli è una città che mantiene forte la sua identità, ma non è un'identità di chiusura, è un'identità di apertura, perché storicamente la nostra città ha sempre accolto tantissime popolazioni, infatti anche oggi (la ringrazio dei complimenti) se uno viene nella nostra città si rende conto che c'è un mescolarsi molto naturale tra le persone e c'è, tra tutti i problemi che ci sono nella nostra città come nel mondo, anche un clima di distensione e di voglia di creare un nuovo concetto di comunità.
  Tra le varie cose vi documentiamo (prima l'ho detto velocemente come titolo, ma negli ultimi tre anni abbiamo approvato e molti sono già in esecuzione) un numero di progetti urbanistici attuativi PUA che non si vedeva nella città di Napoli da non so quanto tempo. Questo significa investimenti privati, riqualificazione del territorio, rigenerazione, e la maggior parte dei PUA è nelle aree di periferia della nostra città. A Bagnoli siamo riusciti ad ottenere, grazie all'impegno dell'amministrazione e al consenso che c'è stato sul punto da Bruxelles e Governo nazionale, l'allungamento della metropolitana linea 1 verso Bagnoli. Poi Bagnoli soffre come alcuni quartieri di Napoli per una linea 2 e linee in ferro che non sono di competenza del Comune di Napoli, che sono particolarmente sofferenti, che sono di competenza di Trenitalia come la linea 2, che va anche in quella direzione, o di competenza della Regione Campania. Abbiamo provato a finanziare in queste misure che vi ho detto anche la linea tramviaria rapida di superficie, in particolare verso l'area orientale, ma anche verso l'area occidentale, che è il nuovo sistema di mezzi su ferro all'interno del patto per Napoli.
  Mi fa piacere che abbia sottolineato Napoli est, perché Napoli orientale è uno dei principali progetti in corso nella città, in particolare di programmi finanziati dall'Unione europea, i cosiddetti «grandi progetti», quindi parliamo di riqualificazione, di attività importanti sul territorio. Le principali strade dell'area orientale si stanno rifacendo tutte, a cominciare da via Marina, tutte con pista ciclabile. Via Marina, via Brecce a Sant'Erasmo, via Nuova delle Pag. 23brecce, via Galileo Ferraris, Ponte dei francesi, corso San Giovanni, viale Gianturco sono gli assi viari più importanti, dove è in corso un'attività non solo per rifare il manto stradale, ma di decoro, di illuminazione, di riqualificazione, piste ciclabili, alberazioni. Aggiungo che abbiamo concluso un appalto importantissimo, formalizzato all'inizio di quest'anno, per il rifacimento nel giro di un biennio di tutta l'illuminazione pubblica della città di Napoli, una grande operazione di risparmio economico ed energetico, di più luminosità perché è tutto a led, e arriveremo con la luce in quartieri o in vie ancora sofferenti: addirittura c'è ancora qualche strada di Napoli che non ha l'illuminazione pubblica. Questa è una grande operazione che si è aggiudicato un colosso dell'illuminazione, quindi c'è già un piano e partiamo proprio dalle periferie, perché illuminazione significa anche sicurezza, significa anche decoro, significa avere luoghi più vivibili.
  Su Napoli est abbiamo in corso un tavolo molto delicato, perché il nostro obiettivo non è solo la bonifica, che è partita (l'ENI l'ha quasi completata). Sapete che l'area orientale è interessata dai depositi petroliferi della nostra città, però abbiamo un obiettivo molto ambizioso e abbiamo in corso un tavolo molto delicato con Q8, ENI, ESSO. In particolare ENI ha già dato una disponibilità molto ampia, ci auguriamo che Q8 la possa dare, ESSO ha una quota minore. Vorremmo la delocalizzazione definitiva dei depositi petroliferi dal cuore della città: fin quando ci saranno i depositi di petrolio all'interno della città capirete che faremo tante cose, tante ne stiamo facendo, però non si potrà mai avere quello sviluppo urbanistico e di rigenerazione urbana che tutti noi vorremmo. Tra l'altro, abbiamo avuto il finanziamento del patto per Napoli per il completamento dell'impianto di depurazione di Napoli San Giovanni, quartiere orientale, che consentirà insieme alla bonifica, se si farà veramente come auspichiamo perché il Governo ha preso l'impegno su Bagnoli, di tornare alla balneazione della città di Napoli non solo nelle fasce già balneabili (Posillipo, discesa Gaiola e alcuni luoghi della città) ma avere i due lati più importanti della città, la periferia occidentale, la periferia orientale, Bagnoli e l'area orientale con le acque depurate e quindi poter tornare a fare anche il bagno. Questo tema è molto sentito, nell'area orientale siamo intervenuti con molti PUA e siamo intervenuti così come a Scampia, a Soccavo Pianura, a Chiaiano anche a Ponticelli nell'area orientale sull'edilizia popolare, dove abbiamo assegnato alloggi importanti anche lì tra mille difficoltà a via De Meis e altri li consegneremo nel corso delle prossime settimane e dei prossimi mesi.
  Devo dire che è vero che la grande industria è in sofferenza, ma come città metropolitana riteniamo che Napoli sia sicuramente (in questi anni con la nostra amministrazione lo è diventata per la prima volta) una città turistica, perché non lo è veramente mai stata. Era una città di passaggio, in cui la gente veniva, atterrava all'aeroporto e andava via, a Capri, Ischia, Positano, oggi a Napoli abbiamo dati incredibili, una delle ultime iniziative che l'amministrazione comunale ha fatto con il Governo, musei aperti di domenica, dato che a me sembra incredibile e che se qualcuno me l'avesse detto cinque anni fa avrei considerato impossibile, abbiamo superato Firenze come presenze nel Museo archeologico nazionale di Napoli! Non abbiamo più un posto letto nella nostra città, e non vi sfugge il livello di economia per una città come Napoli, perché ci lavorano tutti, ci lavora l'indotto, i professionisti, i liberi professionisti, le trattorie, gli albergatori, i tassisti, i commercianti, gli artigiani, chi dà le materie prime, quindi le industrie, però noi vogliamo che Napoli sia anche una città industriale, ecco perché lavoriamo per evitare che ci sia una delocalizzazione, ma anche per ritornare a essere una città industriale sempre di più, perché è l'industria nel rispetto dell'ambiente. Pensiamo al compostaggio, ai rifiuti con un'impiantistica che possa creare posti di lavoro, ma anche fare un'industria che sia compatibile con l'ambiente. Al netto delle cose che ci sono nella città di Napoli e che riguardano il compito dello Stato di prevenire i reati e individuare i responsabili, perché ci sono Pag. 24centrali di produzione dei falsi, devo dire che il settore tessile e manifatturiero continua a essere un settore che tira forte nella città di Napoli, che continua a essere ai vertici mondiali per il tessile e manifatturiero, quindi proprio per questo rinvigorire della città di Napoli registriamo dei dati molto importanti, anche se, quando vedrete i dati sul prodotto interno lordo degli ultimi tempi e anche sull'export verso l'estero, la Campania e Napoli hanno registrato dati assolutamente significativi.
  Stiamo cercando nel recupero del territorio di lavorare anche su zone di cui nel passato ci si era completamente dimenticati, il terreno, la terra, la coltivazione e l'agricoltura, per esempio pochi sanno che Napoli ha ancora una forte vocazione agricola, siamo insieme a Vienna la città europea che produce il maggior numero di bottiglie di vino (parlo di città, non città metropolitana), città comune di Napoli, un milione di bottiglie di vino all'anno, quindi stiamo provando proprio per creare le condizioni perché ci sia lavoro.
  Vanno molto forti gli istituti alberghieri nella nostra città, molti ragazzi delle periferie e quando vado nelle scuole (giro molto nelle scuole) chiedo perché si siano iscritti all'alberghiero i ragazzi vedono che molti di loro stanno cominciando a lavorare. Poi c'è l'emersione dal nero, perché se non ci sia lo sfruttamento del lavoro, così come amministrazione stiamo cercando di far emergere il nero e legalizzare le attività che criminali non sono, che però sono irregolari. Mi spiego: non potrai mai legalizzare il contrabbando di cd contraffatti o di sigarette, ma, se ci sono attività creative che vengono fatte sul territorio, dove ci sono persone che vendono prodotti artigianali anche di qualità che quindi non sono pericolosi, sono nostrani, sono made in Naples, però non hanno la licenza di ambulantato o altre cose di questo tipo, stiamo provando, ponendo delle regole che possano coniugare rispetto delle norme, qualità dei prodotti e rispetto del territorio, a evitare che delle persone si sentano criminali pur non essendolo.
  Le persone vorrebbero entrare in un circuito di legalità e attraverso gli sportelli abbiamo molto favorito quest'azione, perché Napoli è una città che non ha grandi ricchezze, quindi in questo modo si sta producendo un'economia che comincia a essere più diffusa, e vi assicuro che molto dell'economia che si muove va proprio nella direzione della cultura, del commercio, quindi il tessile, il manifatturiero, l'artigianato, l'enogastronomia, la piccola e media impresa. Noi lottiamo sul piano politico (l'ho detto anche prima) perché ogni tanto ci sono tentativi di far andare in difficoltà o comunque di delocalizzare aziende importanti del territorio, però questa è una scelta strategica dei gruppi industriali o in alcuni casi del Governo, come alcune partite che abbiamo messo in campo su Finmeccanica quando ci furono delocalizzazioni dal nostro territorio, come quando c'è stata la vicenda ancora attuale di Pomigliano d'Arco per quanto riguarda la FIAT o altre ancora. È impensabile ritenere che la nostra area metropolitana, non solo la città perché la città di Napoli è piccola anche se densamente abitata, non sia anche una realtà industriale, del resto se uno va verso l'Interporto e la zona industriale vede quante industrie ci sono.
  Il porto. È ripartita molto bene la sinergia tra autorità portuale, comune di Napoli e altre istituzioni, abbiamo avuto commissariato il porto di Napoli per quattro anni e non si faceva più niente, quindi dragaggi, colmata, tutti i temi che attengono all'ambiente, ma attengono anche alla ripartenza di un porto strategico per il Mediterraneo. Ora, finalmente, da qualche mese, nominato il presidente dell'autorità portuale, si sta cominciando a lavorare molto bene, dai dragaggi alle gare, al waterfront, quindi anche il porto significa lavoro e possibilità di investimento strategico nella nostra città.
  Vi invito a focalizzare, in base alle carte che manderemo e a quelle che aggiungeremo a seguito del confronto che c'è stato stamane, gli investimenti. Quando parliamo di 3 miliardi di euro solamente di investimenti comunali sul territorio in una città come Napoli, significa che possiamo completare le linee della metropolitana, realizzare il maggior numero di strade, fare Pag. 25operazioni che renderanno Napoli: probabilmente per l'estate del 2019, quando ci sarà un evento molto importante della nostra città, che è stata scelta come sede delle Universiadi, avremo 15.000 atleti giovani da tutto il mondo nella città che continua a essere, con tutta la migrazione, la città d'Europa che ha il maggior numero di giovani. E Scampia è il quartiere di Napoli con il maggior numero di bambini e giovani. Quindi, Scampia è il quartiere d'Europa che ha il maggior numero di bambini e di giovani. Venite a vederlo con i vostri occhi, oltre ai dati statistici che spesso sono lacunosi e non sempre un mondo mediatico che aiuta la città di Napoli. Vedrete quanti giovani stanno investendo nella nostra città senza soldi pubblici, quindi c'è oggi la voglia di investire anche in un contesto difficile da parte dei cittadini, e questo è lavoro.
  Siccome faccio il sindaco a San Giacomo, sede del comune di Napoli, ma faccio ogni giorno 7 chilometri in media a piedi, quindi stando per strada ti rendi conto del clima che c'è, dell'aria che tira, con le persone che dicono i problemi, le cose negative, però ti dicono anche che stanno lavorando, incontrare categorie prima era un lamento continuo, adesso ti accolgono con un sorriso, significa che è una comunità che si è messa in movimento. Se riuscissimo ad avere non un sostegno, ma un'oggettività di valutazione dal resto del mondo istituzionale, credo che Napoli, Roma e Milano siano le tre grandi aree urbane del Paese, poi ci sono le altre che hanno altre caratteristiche e peculiarità. Come si può pensare a una ripresa dell'Italia senza Napoli? Siccome c'è un'amministrazione che ha una posizione politica autonoma, questo significa essere non contro qualcuno, essere in contrapposizione. Chiediamo la cooperazione istituzionale e ci auguriamo che da questa Commissione che ci ha ascoltato con molta attenzione (siamo onorati di questo) sia possibile veicolare le cose che facciamo, credo che possa essere un modo per lavorare bene insieme tra lo Stato con le sue articolazioni e noi come amministrazione.

  CARMINE PISCOPO, assessore al diritto alla città, alle politiche urbane, al paesaggio e ai beni comuni. In riferimento all'area orientale di Napoli, lei citava l'intervento importante della Q8 che è l'intero ambito ex raffineria, l'ambito 13 del PRG: fornisco solo due dati, ma lasceremo tutti i materiali che sono analitici, dettagliati e contengono tutte le risposte.
  I Piani urbanistici attuativi (PUA) cui lei faceva riferimento sono 24 approvati ad oggi dal comune di Napoli, 6 adottati e prossimi all'approvazione e 12 in istruttoria. Tutto questo per una superficie territoriale di circa 4 milioni di metri quadri – area abbastanza ampia che poi si ritrova all'interno della periferia orientale – 4 milioni di metri quadri con un assoggettamento a uso pubblico di circa 408.000 metri quadri, molto legato al verde e ai parchi. Napoli è tra i comuni tornati a produrre terra, in controtendenza rispetto a tante città italiane, e un valore di urbanizzazioni più monetizzazioni che si aggira intorno ai 410 milioni di euro. È una strategia molto complessa che tiene insieme pubblico e privato, che cammina in modo organico con l'attuazione del piano regolatore, anche con un sistema di varianti laddove necessario, che però riguarda l'intera area orientale. Come lei ricordava, l'area orientale in questo momento è tra le aree più importanti perché ha un SIN al proprio interno: molti di questi suoli coincidono con il sito di interesse nazionale e l'intera periferia orientale è di circa 400 ettari con un SIN tra i più grandi che abbiamo in Italia; è un lavoro molto complesso che si sta muovendo attraverso bonifiche, investimenti, adozioni.
  Circa la Q8, cui faceva un riferimento indiretto, abbiamo un programma residenziale di 50.000 metri quadri, ma all'interno di una superficie di 1 milione di metri quadri: quindi 50.000 metri quadri di superficie residenziale, ma la superficie totale è 1 milione di metri quadri con 250.000 metri quadri previsti a beni e servizi, 354.000 metri quadri a parco con attrezzature di quartiere, 28.000 viale urbano, 47.000 verde e viabilità, 83.000 viabilità e parcheggi più impianti tecnologici. È vero che è un ampio Pag. 26piano residenziale, ma è molto limitato se lo guardiamo rispetto alla superficie totale: 50.000 metri quadri su un milione.
  La maggior parte di questi piani urbanistici attuativi camminano di pari passo con le operazioni di bonifica. Ne cito solo quattro. Nelle aree della raffineria Q8 sono ormai terminati i lavori del primo lotto, è stato un lavoro molto complesso, anche perché si è intrecciato con attività dell'autorità giudiziaria. Nelle aree dell'ex ENI sono stati ormai demoliti tutti i depositi di carburante. Nelle aree dell'ex Icmi sono terminate le operazioni di bonifica e sono in corso i lavori di costruzione di un polo destinato alla produzione di beni e servizi. Con il Piano città, vale a dire l'area ex Corradini (siamo sempre all'interno del versante orientale della città di Napoli) sono terminate le operazioni di smaltimento dell'amianto, e passeremo a breve alle operazioni di bonifica, quindi è tutto un piano che cammina insieme. Per la bonifica del sito è attiva presso il Ministero dell'ambiente e tutela una conferenza di servizi permanente che portiamo avanti costantemente.
  Per i condoni abbiamo voluto distinguere tra l'edilizia residenziale privata e il grande quadro dell'edilizia abitativa popolare. Ecco perché troverete da un lato l'ERP, ma poi viene distinto tutto il piano dell'edilizia abitativa popolare. Le tre leggi di condono (1985, 1994 e 2003) hanno portato per la città di Napoli a circa 85.500 istanze di condono, quindi un numero molto elevato. Di queste 85.500 istanze, 62.200 sono procedimenti in autocertificazione, riconducibili a circa 54.000 di queste istanze. Restano da esaminare ulteriori 23.300 domande di condono per le quali non è stata mai presentata la modulistica in autocertificazione, tra zone vincolate e zone non vincolate, cioè abusi edilizi ricadenti in area vincolata e vincolata, di cui circa 20.000 di questi 23.300 ricadono in area vincolata e gli altri 3.300 in area non vincolata. Il problema della città di Napoli è proprio questo, vale a dire rispetto a questi 85.000 laddove 62.000 soggetti hanno presentato domande di autocertificazione, e si è arrivati a condoni o a dinieghi, c'è ancora una zona che, nonostante tutte le nostre aperture e riaperture di termini di autocertificazione, continua a sfuggire. Attraverso la ripresa, anche ai sensi della 10 del 1977, degli immobili abusivi acquisiti al patrimonio comunale, abbiamo voluto dare un ulteriore elemento non solo per l'emersione di quella che definivamo prima una zona grigia, ma per l'avvio finalmente di una regolarizzazione e siamo convinti che quella leva lavori molto bene anche per questi 23.000 casi, che sono ancora in attesa di autocertificazione, ma l'autocertificazione ai sensi dell'accelerazione delle procedure, perché l'istanza di condono è stata presentata nei termini previsti dalle tre leggi del condono. Questi sono i dati: 62.000 procedimenti sono stati conclusi o denegati in alcuni casi o sono in ulteriore elaborazione per approfondimenti, sugli altri casi stiamo intervenendo ora.

  PRESIDENTE. Rivolgo un ringraziamento non formale per la presenza e per questo dialogo che continua dopo la visita a Napoli. Anche il tipo di audizioni che abbiamo fatto questa mattina e la capacità di entrare nel merito delle questioni dimostrano che la città di Napoli per questa Commissione è una sorta di modello e anche di laboratorio. Lo considero molto positivo e ringrazio per la disponibilità non scontata del sindaco e anche dei componenti della giunta per questo lavoro.
  Mi porto a casa due suggestioni importanti che aveva anticipato anche in un colloquio informale il sindaco. Qual è il ruolo della città metropolitana rispetto a un disegno di intervento strutturale e lungo nel tempo sul tema delle periferie? Penso che una riflessione sul tema dell'ordinamento vada fatta, a partire dall'esperienza di Napoli e delle città metropolitane, cioè la sfida della rigenerazione delle periferie passa anche attraverso un ruolo centrale delle città metropolitane, nel disegno strategico, ma anche nell'attribuzione e negoziazione dei fondi legati soprattutto alla parte europea. Da questo punto di vista penso che una riflessione rispetto anche alla stesura finale della relazione su questi temi la Commissione debba e possa farla e possa Pag. 27acquisirla anche come suggerimento per l'attività del Parlamento.

  LUIGI DE MAGISTRIS, sindaco di Napoli. Aggiungo solo due parole. Deposito questa relazione per la Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie, redatta dall'assessore Piscopo, unitamente a due allegati, lo stato di attuazione dei PUA di cui abbiamo parlato, e il piano di cui abbiamo parlato poco per la verità perché gli argomenti sono tanti, il Piano urbano della mobilità sostenibile. «Obiettivi strategici e interventi», qui troverete tutto; facciamo riserva di produrre le delibere e gli atti, di cui abbiamo parlato oggi, sul patrimonio, sui beni comuni, perché credo sia utile e rimaniamo comunque a disposizione per qualsiasi tipo di confronto con qualsiasi nostra articolazione, cosa che non può che farci piacere oltre che essere assolutamente doverosa.

  PRESIDENTE. Ringrazio il sindaco De Magistris e i suoi collaboratori e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.10.

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