XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 153 di Lunedì 3 aprile 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Audizione di rappresentanti della società Smacemex Scarl:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 ,
Uberti Roberto , Amministratore delegato della società Smacemex Scarl ... 3 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 ,
Uberti Roberto , Amministratore delegato della società Smacemex Scarl ... 6 ,
Puppato Laura  ... 6 ,
Raccosta Otello , Rappresentante di Saipem nel comitato tecnico di Smacemex Scarli ... 6 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 ,
Uberti Roberto , Amministratore delegato della società Smacemex Scarl ... 7 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 ,
Puppato Laura  ... 8 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 ,
Puppato Laura  ... 9 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 ,
Puppato Laura  ... 9 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 ,
Puppato Laura  ... 9 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 ,
Puppato Laura  ... 9 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 ,
Puppato Laura  ... 9 ,
Uberti Roberto , Amministratore delegato della società Smacemex Scarl ... 10 ,
Puppato Laura  ... 10 ,
Uberti Roberto , Amministratore delegato della società Smacemex Scarl ... 10 ,
Puppato Laura  ... 11 ,
Uberti Roberto , Amministratore delegato della società Smacemex Scarl ... 11 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 11 ,
Uberti Roberto , Amministratore delegato della società Smacemex Scarl ... 11 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 11 ,
Uberti Roberto , Amministratore delegato della società Smacemex Scarl ... 11 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 11 ,
Uberti Roberto , Amministratore delegato della società Smacemex Scarl ... 11 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 12 ,
Uberti Roberto , Amministratore delegato della società Smacemex Scarl ... 12 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 12 ,
Uberti Roberto , Amministratore delegato della società Smacemex Scarl ... 12 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 12 ,
Uberti Roberto , Amministratore delegato della società Smacemex Scarl ... 12 ,
Zaratti Filiberto (MDP)  ... 12 ,
Uberti Roberto , Amministratore delegato della società Smacemex Scarl ... 12 ,
Zaratti Filiberto (MDP)  ... 12 ,
Uberti Roberto , Amministratore delegato della società Smacemex Scarl ... 13 ,
Zaratti Filiberto (MDP)  ... 13 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 ,
Uberti Roberto , Amministratore delegato della società Smacemex Scarl ... 13 ,
Zaratti Filiberto (MDP)  ... 13 ,
Uberti Roberto , Amministratore delegato della società Smacemex Scarl ... 13 ,
Puppato Laura  ... 13 ,
Uberti Roberto , Amministratore delegato della società Smacemex Scarl ... 13 ,
Puppato Laura  ... 13 ,
Uberti Roberto , Amministratore delegato della società Smacemex Scarl ... 13 ,
Puppato Laura  ... 13 ,
Uberti Roberto , Amministratore delegato della società Smacemex Scarl ... 14 ,
Vailati Elisabetta , Presidente della società Smacemex Scarl ... 14 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 ,
Uberti Roberto , Amministratore delegato della società Smacemex Scarl ... 14 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 ,
Uberti Roberto , Amministratore delegato della società Smacemex Scarl ... 14 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 ,
Uberti Roberto , Amministratore delegato della società Smacemex Scarl ... 15 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 

Audizione del Commissario straordinario per la bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, Vera Corbelli:
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 ,
Corbelli Vera , Commissario straordinario per la bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto ... 15 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 20 ,
Puppato Laura  ... 20 ,
Corbelli Vera , Commissario straordinario per la bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto ... 20 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 20 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 ,
Corbelli Vera , Commissario straordinario per la bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto ... 21 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 ,
Corbelli Vera , Commissario straordinario per la bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto ... 21 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 

Audizione del direttore dell'Ispra, Stefano Laporta:
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 ,
Laporta Stefano , Direttore dell'Ispra ... 22 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 26 ,
Braga Chiara (PD)  ... 26 ,
Laporta Stefano , Direttore dell'Ispra ... 26 ,
Lanz Andrea , Responsabile area contabilità rifiuti ... 26 ,
Braga Chiara (PD)  ... 27 ,
Lanz Andrea , Responsabile area contabilità rifiuti ... 27 ,
Laporta Stefano , Direttore dell'Ispra ... 27 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 28 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 28 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 28 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 28 ,
Lanz Andrea , Responsabile area contabilità rifiuti ... 28 ,
Laporta Stefano , Direttore dell'Ispra ... 28 ,
Puppato Laura  ... 29 ,
Lanz Andrea , Responsabile area contabilità rifiuti ... 29 ,
Puppato Laura  ... 30 ,
Lanz Andrea , Responsabile area contabilità rifiuti ... 30 ,
Laporta Stefano , Direttore dell'Ispra ... 30 ,
Puppato Laura  ... 30 ,
Laporta Stefano , Direttore dell'Ispra ... 30 ,
Braga Chiara (PD)  ... 31 ,
Lanz Andrea , Responsabile area contabilità rifiuti ... 31 ,
Laporta Stefano , Direttore dell'Ispra ... 31 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 31 ,
Laporta Stefano , Direttore dell'Ispra ... 31 ,
Matteocci Lamberto , Responsabile area controllo attività nucleari ... 33 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 34 ,
Matteocci Lamberto , Responsabile area controllo attività nucleari ... 34 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 35 ,
Matteocci Lamberto , Responsabile area controllo attività nucleari ... 35 ,
Puppato Laura  ... 36 ,
Matteocci Lamberto , Responsabile area controllo attività nucleari ... 37 ,
Laporta Stefano , Direttore dell'Ispra ... 37 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 38

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 15.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti della società Smacemex Scarl.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dei rappresentanti della società Smacemex Scarl, che ringrazio della presenza.
  È presente l'ingegner Roberto Uberti, amministratore delegato della Smacemex, che è accompagnato da Otello Raccosta, rappresentante di Saipem nel comitato tecnico, e da Elisabetta Vailati, presidente della società.
  L'audizione odierna si inserisce nell'ambito di un approfondimento che la Commissione sta svolgendo sui rifiuti radioattivi, con particolare riguardo allo stato della progettazione ed esecuzione dell'impianto di cementazione delle soluzioni liquide radioattive Cemex del sito Eurex di Saluggia, nonché su eventuali elementi di criticità che la realizzazione di tale progetto presenta.
  Ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione, dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo di depurazione delle acque.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta. Questo vale nel caso ci fossero situazioni riservate, ma normalmente questo è un tema che vale per le procure.
  Conoscete l'argomento e credo che vi sia stato riferito. Qualche mese fa noi abbiamo anche fatto un'ispezione sul luogo per vedere lo stato del deposito che era appena stato costruito e dei lavori in corso.
  In seguito abbiamo saputo che ci sono stati alcuni momenti di stallo, dovuti anche a una situazione pregressa. Ci interessa capire da voi, come è stato correttamente scritto nello speech, qual è la situazione attuale, cioè quali sono i problemi, se i lavori andranno avanti o non andranno avanti e se l'appalto sarà rivisto.
  Cedo dunque la parola all'ingegner Uberti per lo svolgimento di una breve relazione introduttiva, al termine della quale seguiranno eventualmente domande da parte dei commissari.

  ROBERTO UBERTI, Amministratore delegato della società Smacemex Scarl. Ringrazio il presidente e i membri della Commissione. Consentitemi di partire con un breve inquadramento dell'appalto in questione e della composizione dell'appaltatore.
  L'appalto riguarda la progettazione esecutiva e l'esecuzione dei lavori di realizzazione dell'impianto di cementazione di soluzioni Pag. 4 liquide radioattive (impianto Cemex) ed è stato aggiudicato in data 17 gennaio 2013 a un raggruppamento temporaneo di imprese fra la società Saipem S.p.A. di San Donato Milanese in qualità di mandataria e l'impresa di costruzione Giuseppe Maltauro S.p.A., oggi gruppo ICM, come mandante.
  Il raggruppamento opera con un'organizzazione comune per l'esecuzione totale dei lavori partite da 2 a 5, come poi spiegherò, nella forma di una società consortile a responsabilità limitata denominata Smacemex, costituita in data 10 aprile del 2014 e partecipata al 60 per cento da Saipem e al 40 per cento da ICM.
  Il presidente della società Smacemex è l'avvocato Vailati, mentre io svolgo il ruolo di amministratore delegato, un ruolo operativo.
  Le partite progettazione esecutiva, costruttiva e assistenza sono eseguite unicamente da Saipem, con l'avvalimento di Areva, che è una società francese di ingegneria nucleare.
  Il contratto, di tipo lump sum è stato assegnato con bando europeo, ai sensi del decreto n. 163 del 2006, parte terza, e successive modifiche e integrazioni e interessa le seguenti categorie SOA (società organismo di attestazione): categoria OG1, classe ottava illimitata, per un importo di 24.126.000 euro, che è la categoria prevalente; categoria OS4, classe ottava illimitata scorporabile, per un ammontare di 20.244.000 euro; categoria OS18, classe ottava illimitata scorporabile, per un importo di 19.786.000 euro; categoria OG9, classe ottava illimitata scorporabile, per 18.886.000 euro; categoria OG11, classe settima scorporabile, per euro 17.179.000; categoria OS30, classe settima scorporabile, per euro 16.997.000; categoria OS28, classe sesta scorporabile, per 8.310.000; infine, categoria OS3, classe terza, per 772.000 euro.
  Lo scopo del lavoro e dell'appalto sono i servizi di management, ingegneria esecutiva e costruttiva, approvvigionamento, collaudi, expediting, fornitura materiale e componenti, esecuzione lavori e subappalti, supervisione al montaggio, pre-commissioning, commissioning, training del personale, assistenza all'avviamento di esercizio per la realizzazione dell'impianto Cemex.
  Tale impianto è costituito da un edificio di processo di 22.500 metri cubi, in cui i fluidi radioattivi sono cementati dopo alcalinizzazione in fusti metallici, e un edificio di deposito, denominato D3 (ovviamente l'avete visto in costruzione quando siete stati a Saluggia), in cui sarà stoccata una parte dei manufatti risultanti dalla cementazione, ovviamente la parte a maggiore attività. Sono edifici adiacenti.
  L'esercizio dell'impianto fino al completamento dell'attività di cementazione sarà curato direttamente da Sogin, che è il cliente e la stazione appaltante, con proprio personale specializzato.
  Sono richiesti al raggruppamento, ovvero a noi, l'assistenza tecnica e il supporto operativo durante l'esercizio dell'impianto nel periodo di garanzia, che saranno svolti da personale Areva.
  Per quanto riguarda la progettazione, l'impianto Cemex ha delle peculiarità tipiche del settore nucleare e conseguentemente la progettazione, la costruzione e le prove in esercizio sono normate dai best standard internazionali in campo di progettazione e gestione nucleare.
  Precisamente in ambito nucleare sono definiti diversi sistemi di classificazione di sicurezza. Ci sono le classi di sicurezza definite dall'American nuclear society (ANS) e dal Department of energy americano, specificamente: ANSI 18-2, ANSI 51-1, ANSI 58-14 del 1993, DOE G 420-1.1.
  Ci sono poi i gruppi di qualità definiti dalla Nuclear regulatory commission, anch'esso un organismo americano, che sono le regulatory guide 1.26 e 1.143, e nei Code of federal regulation (CFR), ovvero 10 CFR 50.55 e 10 CFR 50, appendice B.
  Inoltre, ci sono le classi per componenti in pressione nel circuito primario definite dal codice ASME III. ASME è l’American society of mechanical engineers e ASME III è quello che copre boiler and pressure vessel.
  Ci sono poi le categorie sismiche, che sono la 10 CFR 100, appendice A, e le regulatory guide 1.29. Pag. 5
  Scusate se sembro un po’ tecnico, ma ho ritenuto importante informare questa Commissione che l'ingegneria è stata svolta e viene svolta tuttora sulla base dei più avanzati standard di progettazione internazionali.
  Infatti, a tali classificazioni devono essere aggiunti i requisiti per la strumentazione definita nella regulatory guide della Nuclear regulatory commission, che sono le RC 1-97, la 1.153, la 1.209 e altre, dalla pubblicazione dell’International atomic energy agency e nelle norme specifiche, che sono quelle dell’Institute of electrical and electronic engineers e dell’International electrotechnical commission.
  Un capitolo a parte è costituito dalle strutture civili, per le quali non viene effettuata una distinzione in classi di qualità e per le quali i requisiti di progetto e le norme di riferimento vengono stabiliti in funzione della sicurezza dei sistemi e componenti in esse contenute e degli eventi base di progetto presi a riferimento.
  In particolare ovviamente hanno un considerevole impatto sulla progettazione delle strutture civili gli eventi d'aria interni e gli eventi esterni di origine naturale, ma anche non naturale, quali potrebbero essere incidenti aerei o eventi di questo tipo.
  I riferimenti utilizzati per gli impianti di potenza sono i general design criteria riportati nel Code of federal regulation americano e le regulatory guide della Nuclear regulatory commission.
  In ogni caso, durante tutte le fasi di esecuzione dell'appalto è previsto un sistema di quality control e quality assurance, sempre basato sui best standard internazionali.
  In particolare per la progettazione sono effettuate delle verifiche indipendenti, in ottemperanza alle norme vigenti nel settore nucleare, volte a dare conferma ed evidenza oggettiva che i risultati soddisfano i relativi dati e requisiti specificati.
  Tale conferma può comprendere attività quali l'effettuazione di calcoli alternativi, il confronto con progetti simili già verificati, l'effettuazione di prove e dimostrazioni sul prototipo, il riesame dei documenti dalla fase di progettazione prima dell'emissione.
  Le verifiche sono assegnate a esperti individuati per competenza e professionalità e che non abbiano partecipato allo sviluppo dei documenti parte di progetto che devono verificare. Sono, quindi, sempre terzi.
  Infine, tutte le fasi di progettazione e realizzazione dell'impianto Cemex sono soggette ovviamente all'autorizzazione e al controllo da parte dell'autorità di controllo italiana sulle attività nucleari, cioè l'Ispra, che interloquisce direttamente con la stazione appaltante Sogin.
  Passiamo allo stato della progettazione. Il progetto esecutivo è stato approvato di fatto nel maggio 2015 e approvato informalmente nell'ottobre 2015. È costituito da 995 documenti, di cui circa il 50 per cento sono riferiti alle discipline di processo, macchine, apparecchiature e loss prevention, mentre il rimanente 50 per cento si suddivide fra ingegneria delle opere strutturali per circa il 30 per cento e impiantistica, tubazioni, elettrostrumentale e automazione per il restante 20 per cento.
  La progettazione esecutiva è stata fatta da Areva per la definizione dei sistemi e componenti di tipo nucleare e per la restante parte da Saipem.
  Il progetto costruttivo, invece, che non è previsto in ambito di appalti pubblici, quindi, è definito all'interno delle specifiche contrattuali fra noi e il cliente Sogin, è composto da una documentazione valida per fabbricazione materiali, costruzioni opere, montaggi impiantistici, da piani di controllo di qualità di fabbrica e di sito e da manualistica varia per operation and maintenance.
  C'è da tenere presente che i tempi di esecuzione del progetto costruttivo per sua natura sono correlati ai tempi di approvvigionamento e alla filiera di approvvigionamento. Per completare gli impianti e i piani di montaggio delle opere in cantiere bisogna ricevere i dati dei fornitori, che definiscono, per esempio, gli esatti ingombri o pesi dei loro prodotti.
  Attualmente la previsione del corpo documentale è di circa 3.000 documenti. Dato che abbiamo una situazione contrattuale Pag. 6che vede uno stallo, che in seguito vi spiegherò più nel dettaglio, relativamente...

  PRESIDENTE. A noi interessa quello. Tutta la parte tecnica sarà oggetto di approfondimento anche da parte dei nostri tecnici, però ci interessa capire qual è la situazione oggi e quali sono le difficoltà, ovviamente dal vostro punto di vista.

  ROBERTO UBERTI, Amministratore delegato della società Smacemex Scarl. Certo, ci arriviamo.
  Comunque, per la situazione contrattuale attuale, che vede uno stallo relativamente alla possibilità di avviare il ciclo di produzione della maggior parte dei materiali impiantistici, a causa di una controversa interpretazione in tema subappalti e subaffidamenti, al momento si sta procedendo solo con la documentazione per la costruzione delle opere civili strutturali.
  Si fa assunzione impiantistica sulla base di un modello 3D, che abbiamo elaborato noi in Saipem, al fine di valutare le interferenze e procedere con l'installazione di inserterie varie: penetrazione tubazioni, elettrostrumentali, impianto di riscaldamento e di condizionamento, piastre per supporti e ancoraggi all'interno delle opere in cemento armato.
  L'avanzamento della progettazione costruttiva è oggi a circa il 25 per cento. Lo stato dell'esecuzione è il seguente:

   Per ciò che concerne gli approvvigionamenti, abbiamo pianificato il 41 per cento e realizzato il 24 per cento. Andando nel dettaglio, la parte elettrica è pianificata al 54 per cento e realizzata al 27 per cento; la strumentazione è pianificata al 30 per cento e realizzata al 27 per cento; civili è pianificato al 63 per cento e realizzato al 45 per cento; il packages è pianificato al 30 per cento e realizzato al 24; le tubazioni sono pianificate al 68 per cento e realizzate al 17 per cento; le macchine rotanti sono pianificate al 30 e realizzate al 24 per cento; le macchine statiche sono pianificate al 44 per cento e realizzate al 20 per cento.

   Per quanto riguarda la costruzione, abbiamo pianificato il 22 per cento e realizzato il 17 per cento. Le attività di cantiere attualmente in corso sono: costruzione civile dell'edificio deposito D3, il cui completamento è previsto entro agosto del 2018, realizzazione del solaio di quota zero dell'edificio di processo, da completare entro inizio agosto 2017. A seguire è prevista la costruzione delle elevazioni dell'edificio di processo.

   Facendo un riepilogo generale, che penso sia utile, le diverse fasi del progetto pesano come segue: la progettazione vale il 6,1 per cento del totale, gli approvvigionamenti valgono il 47,8 per cento, la costruzione il 43,4 per cento e l'avviamento il 2,7 per cento. Per avviamento noi intendiamo le attività che si svolgono dal completamento dei montaggi per mettere in esercizio l'impianto.

   Sul totale, quindi, abbiamo questa situazione: abbiamo pianificato in totale il 35,6 per cento e realizzato il 23 per cento. La progettazione è pianificata al 100 per cento e realizzata al 70,1 per cento. Gli approvvigionamenti sono pianificati al 41 per cento e realizzati al 24 per cento. La costruzione è pianificata al 22 e realizzata al 16,7 per cento. Ovviamente per ciò che concerne l'avviamento abbiamo pianificato zero e realizzato zero.

   Preciso che questi numeri possono essere diversi dai numeri contrattuali definiti da Sogin, in quanto questi sono avanzamenti fisici, mentre col cliente definiamo gli avanzamenti contrattuali nelle norme contrattuali.

   Questo che io vi ho dato oggi è lo stato effettivo fisico di avanzamento del progetto.

  LAURA PUPPATO. Di quanto discosta?

  OTELLO RACCOSTA, Rappresentante di Saipem nel comitato tecnico di Smacemex Scarli. Sogin normalmente, almeno negli incontri in cui definiamo i reciproci avanzamenti, fa riferimento al dato contabile, quindi all'esborso economico che in base alla clausola contrattuale può riconoscere all'appaltatore, mentre noi per un discorso Pag. 7di avanzamento di progetto, avendo una complessità di situazioni da valutare, abbiamo un avanzamento sulle attività fisiche, quindi progettazione in base allo sviluppo naturale, approvvigionamenti e costruzione di conseguenza.
  Noi abbiamo sul contratto un cash flow negativo. Questo significa che avanziamo delle attività rispetto a quelle che possiamo fatturare, quindi di fatto il nostro progress fisico sopravanza quello del cliente, perché abbiamo un esborso anticipato come appaltatore rispetto a quello che la stazione appaltante riconosce contabilmente.
  Credo che loro, basandoci sull'avanzamento dei SAL, abbiano un avanzamento di circa il 10 per cento, rispetto al nostro totale che è il 23 per cento.

  PRESIDENTE. Quando dovreste consegnare definitivamente l'opera?

  ROBERTO UBERTI, Amministratore delegato della società Smacemex Scarl. La data contrattuale di fine avviamento dell'impianto è il 7 febbraio 2018.
  Vorrei parlare delle criticità che abbiamo riscontrato nell'esecuzione del progetto e che tuttora stiamo riscontrando. La prima criticità è dovuta alla natura prototipale del progetto: è la prima volta che si fa un impianto di questo tipo in Italia e, quindi, ci sono difficoltà a individuare soluzioni tecniche e tecnologiche in pieno accordo con le previsioni del progetto definitivo e comunque reperibili nella situazione del mercato, sia nazionale che internazionale, attuale.
  Un esempio di questa situazione è stata l'individuazione della soluzione tecnica per il trasferimento dei fluidi di processo. Le pompe devono essere in categoria ASME III, però, visto che la portata è molto limitata, praticamente non sono reperibili sul mercato e, quindi, abbiamo dovuto trovare una diversa tecnologia, che è disponibile ma è sempre di tipo prototipale, che possa rispondere alle specifiche esigenze. Questo comporta ovviamente un grosso dispendio di tempo e di risorse.
  C'è una situazione di mercato che è molto mutabile e variata rispetto alle condizioni iniziali. Mi riferisco alla crisi economica di cui tutti siamo a conoscenza e all'assenza di mercato per impianti di condizionamento di rifiuti nucleari. Infatti, questi tipi di impianto non si realizzano, quindi è obiettivamente difficile trovare fornitori che producano materiali e impianti adeguati per le nostre esigenze.
  Ciò ha determinato ovviamente molte difficoltà, sia economiche e finanziarie, per diversi fornitori di ordini assegnati, con un necessario anticipo stanti i lunghi tempi di consegna. A oggi abbiamo trovato parecchie difficoltà con i fornitori e produttori di carri-ponte, sistemi di movimentazione, eiettori, carpenterie metalliche speciali.
  Abbiamo poi una difficoltà – arriviamo al punto che accennavamo prima – ad applicare le prescrizioni del codice degli appalti pubblici vigente in fase di gara (perché recentemente, come sapete, è stato modificato), data la specificità tecnica di molte lavorazioni, che ha condotto a controverse interpretazioni fra le parti sulla diversa natura di subappalto o di subaffidamento per varie forniture di materiali.
  In particolare, nel corso dell'esecuzione del contratto si è manifestata una diversa interpretazione fra committente e appaltatore relativamente all'applicazione di documenti contrattuali di gara. Il raggruppamento (noi), in riferimento alle singole prestazioni e lavorazioni inserite nella lista lavorazioni a una specifica categoria di qualificazione, ritiene non comporti automaticamente la riconduzione della singola prestazione o lavorazione alla tipologia del contratto di subappalto.
  Inoltre, all'atto della presentazione, dell'aggiudicazione della gara al raggruppamento e della sottoscrizione del contratto d'appalto, era stato evidenziato dal raggruppamento che le prestazioni e lavorazioni sulle quali oggi sorge il conflitto interpretativo fossero riconducibili al concetto di subaffidamento e contratti similari anziché a subappalti, come indicato peraltro nel piano di affidamento ai sensi dell'articolo 3 del protocollo di legalità.
  Secondo il raggruppamento, cioè secondo noi, infatti, la riconduzione della singola lavorazione o prestazione prevista Pag. 8nella lista lavorazioni alla figura del contratto di subappalto ovvero alla figura di un subaffidamento diverso, fornitura o fornitura con posa in opera, non può derivare dalla mera attribuzione alla stessa di una qualificazione SOA, come indicato nelle liste lavorazioni, bensì dai contenuti propri dell'oggetto del contratto che disciplinerà il subaffidamento della prestazione o lavorazione medesima.
  Sogin, seppure da un punto di vista tecnico riteniamo condivida la visione del raggruppamento, si è trovata a dover respingere le istanze di subaffidamento avanzate dall'appaltatore per motivi legati alla lettura amministrativo-legale del contratto, ritenendo che l'attribuzione della categoria SOA a una lavorazione rendesse quest'ultima automaticamente un subappalto.
  Questa situazione ha avuto veramente un significativo impatto sui tempi di esecuzione. A oggi, tuttavia, le divergenze interpretative appaiono riconciliabili. C'è ottimismo fra noi e Sogin per arrivare a un accordo, anche per via di un parere richiesto e rilasciato dall'ANAC e dopo lunghi confronti tecnico-legali fra le parti. Questa è probabilmente una tra le maggiori criticità che abbiamo riscontrato nell'esecuzione del contratto.
  Ci sono poi alcune difficoltà legate proprio all'operatività del lavoro. Questo è un lavoro che viene effettuato in ambito nucleare, quindi deve rispondere a delle normative di sicurezza e a delle normative antiterrorismo molto rigide.
  Vi faccio un esempio banalissimo. Per fare i getti di calcestruzzo, che sono getti imponenti che richiedono un numero elevatissimo di betoniere, le betoniere devono essere Euro 4. In tutta l'Italia Centro-Nord di betoniere Euro 4 non ce ne sono tante e, se capita che un paio di queste betoniere hanno qualche problema, praticamente il getto non è più fattibile, perché dobbiamo rispettare per forza delle normative molto rigide di esecuzione. L'imprevisto non può essere gestito in questo tipo di impianto.
  Queste sono le maggiori criticità che abbiamo riscontrato fino a oggi. Il progetto è in esecuzione, è in avanzamento. Abbiamo effettuato anche un buon avanzamento nell'ambito delle opere civili. Noi siamo assolutamente determinati a portare a termine questo progetto.

  PRESIDENTE. Grazie dell'illustrazione. È una materia complessa, però credo che le due o tre questioni di fondo siano abbastanza emerse.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LAURA PUPPATO. Innanzitutto vi ringrazio per la vostra presenza oggi e anche per aver cercato di descrivere la questione che ci sta molto a cuore in relazione all'appalto Cemex. Io inizio con alcune domande, perché voglio avere certezza di aver ben compreso e anche chiarire alcuni aspetti che dall'esterno non sono poi così chiari.
  Voi avete vinto un appalto in ATI di 135 milioni a bando di gara e lo avete avuto a 98. Mi corregga se sbaglio. Questo ha comportato una riduzione molto significativa sul valore di bando gara.
  Poc'anzi lei esprimeva una serie di criticità incontrate durante la lavorazione e nel prosieguo della vicenda dell'appalto, da cui si evince che questa natura prototipale...Lei l'ha espressa così. Stiamo parlando di un impianto prototipale, che significa sperimentale. Sostanzialmente viene realizzato per la prima volta in queste conformità e con queste caratteristiche, al punto tale che lei dice: «Abbiamo dovuto verificare strada facendo una serie di difficoltà e come risolverle».
  Le chiedo in maniera molto onesta di farci comprendere se le valutazioni che avete fatto all'origine... Beninteso, io comprendo benissimo che le imprese spesso debbano addentrarsi nell'ambito del mercato degli appalti pubblici magari considerando le specificità dell'una e dell'altra e, quindi, ritenendo che una parte delle componenti possa soddisfare determinati esigenze in corso d'opera.
  Tuttavia, mi sembra evidente che probabilmente voi non vi sareste attesi un lavoro con queste caratteristiche e non tutto può essere motivato dal fatto che vi è stato un codice degli appalti che è stato Pag. 9approvato in un successivo momento e che ha comportato ulteriori attenzioni e limitazioni all'interno dell'appalto.
  Vorrei capire se quella che voi avete definito la natura prototipale in realtà sia anche un modo per giustificare questo forte rallentamento dei lavori e se ci sia davvero una buona attesa rispetto alla conclusione di questi lavori.
  Lei capisce che il tema è duplice...

  PRESIDENTE. Senatrice, faccia le domande.

  LAURA PUPPATO. Dicevo che il tema è duplice. Da un lato è economico, perché dobbiamo avere la certezza che quei 98 milioni bastino e non ci troviamo alla fine con...
  Abbiamo già vissuto queste questioni, soprattutto in ambito nucleare. Noi abbiamo questa difficoltà nel Paese a veder risolta una questione nucleare relativamente importante dal punto di vista dimensionale che in altri Paesi viene risolta con molta tranquillità.
  Lei diceva prima: «Non abbiamo facilmente trovato soluzioni rispetto alle specificità che ci siamo trovati». Tuttavia, esiste un mercato del nucleare in Europa, perché altrove sono riusciti a portare avanti nei tempi stabiliti le attività che erano previste.
  Vorrei capire anche se vi siete rivolti agli interlocutori giusti e se con le economie previste, avendo vinto l'appalto a determinate condizioni, non vi siate trovati in condizioni talmente diverse da giustificare considerazioni di difficoltà complessiva, non solo originata all'inizio.
  Le dico subito che mi preoccupa molto il discostamento dal 10 per cento classificato da Sogin come avanzamento lavori al 23 per cento da voi classificato. Normalmente – io non parlo evidentemente dei cantieri nucleari – in tutti i cantieri che io conosco, in tutti i modelli di lavori pubblici del mondo le imprese attivano i lavori al fine di ottenere il massimo della certificazione relativa allo stato d'avanzamento lavori. Infatti, nessuno vuole il suicidio, nel senso che uno non va a fare attività che poi non vengano considerate e conteggiate come stato d'avanzamento lavori. Pertanto, questa discrasia del 13 per cento sul 10 è tantissimo.

  PRESIDENTE. Limitiamoci alle domande, altrimenti...

  LAURA PUPPATO. Sto facendo tutte domande.

  PRESIDENTE. Sono una decina di minuti però...

  LAURA PUPPATO. Capisco, ma la questione è molto complicata.

  PRESIDENTE. È un intervento molto giusto e anche condivisibile, però...

  LAURA PUPPATO. Dunque, le domande sono: questione di mercato, questione appalto, come mai siete andati avanti su attività e funzioni che non vengono considerate nell'ambito dello stato di avanzamento dei lavori.
  Vorrei sapere se è conclusa complessivamente la vicenda che ha visto richiedere all'ANAC la compatibilità tra quello che voi andate realizzando e il modello con cui lo fate rispetto al subappalto, quello che lei definiva prima il contrasto che c'è stato nell'individuare il tema dei subappalti, proprio per la definizione del subappalto rispetto a quello che è previsto nella nuova procedura relativa agli appalti pubblici.
  In ultimo, mi permetta una battuta. Lei ha detto: «Io avevo bisogno di betoniere in classe 4». Stiamo parlando di attrezzature che un'impresa come Maltauro normalmente dovrebbe avere, non stiamo parlando di una piccola impresa. Le betoniere in classe 4...
  Ho capito. Stiamo parlando di una grossa impresa, senza una betoniera? Mi sembra davvero rilevante questa questione.

  PRESIDENTE. Faccia la domanda.

  LAURA PUPPATO. L'ultima domanda è come giustificate che attrezzature non così... Sappiamo tutti che cos'è una betoniera, sappiamo che cos'è una betoniera in classe Pag. 104, quindi non riesco a capire come un'impresa quale Maltauro non sia dotata di strumenti di questa natura, perché mi pare un po’ fuori norma, per così dire.

  ROBERTO UBERTI, Amministratore delegato della società Smacemex Scarl. Sono diversi punti, spero di averli annotati tutti e di essere in grado di dare una risposta su tutto.
  Quando io dico che è un impianto prototipale non è sperimentale. Prototipale è un altro discorso: è la prima volta che si fa, però è già stato sperimentato.
  Per quanto riguarda il codice degli appalti, il problema non è che il codice degli appalti è cambiato. La diversità di interpretazione è relativa al codice degli appalti vigente all'epoca in cui abbiamo fatto il contratto.
  Per forza, è quello che si applica per legge su questo contratto. Rifacendoci a quello lì, c'è una diversità di interpretazione che è una difficoltà per noi.
  È vero che c'è il mercato del nucleare, ma sul decommissioning non tanto, perché il decommissioning è qualcosa per cui forse, anzi, tutto sommato noi in Italia siamo ironicamente un po’ più avanti di altri, essendo usciti per primi dal nucleare. Non ci sono molti esempi nel mondo di decommissioning e di cementazione o vetrificazione di rifiuti radioattivi. Comunque, noi lo conosciamo chiaramente.
  Per quanto riguarda la differenza di avanzamento fra quello che l'impresa valuta dal punto di vista fisico e quello che invece viene valutato contrattualmente, può essere una cosa anche più ampia, legata strettamente alla modalità con cui un contratto valuta i pagamenti e gli avanzamenti, che possono essere diversi da contratto a contratto.
  In questo caso, per esempio, abbiamo una modalità di valutazione dell'avanzamento della fornitura quando il materiale è montato, ma io devo fare tanto lavoro prima per arrivare a montare il materiale e quello è avanzamento. È chiaro che, se lo faccio solamente su base contrattuale, risulterà decisamente più basso, ma non è che lo faccio perché voglio suicidarmi, lo faccio perché...

  LAURA PUPPATO. Mi scusi. Sostanzialmente lei mi sta dicendo che quel contratto è scritto in modo tale da crearvi qualche difficoltà aggiuntiva?

  ROBERTO UBERTI, Amministratore delegato della società Smacemex Scarl. No, non sto assolutamente dicendo questo. Io ho detto che il contratto prevede delle norme di registrazione e di valutazione degli avanzamenti e dei pagamenti che sono tipiche di questi contratti, che noi abbiamo accettato.
  Non sto dicendo che ci mette in difficoltà, ma sto dicendo che per arrivare a poter contabilizzare certi avanzamenti noi, per forza di cose, dobbiamo fare avanzamenti precedenti. Non è un suicidio, ma è una cosa che noi conoscevamo e che abbiamo tenuto in considerazione. Sappiamo che dobbiamo fare un certo numero di attività prima di poter contabilizzare il lavoro e di poterlo fatturare.
  Abbiamo addirittura un termine – noi chiamiamo questo «work in progress» – ed è qualcosa che avviene non solo nel campo dei lavori pubblici, ma soprattutto nel campo delle grandi opere, nell'ambito dell’oil & gas.
  Per quanto riguarda il discorso ANAC, avevamo a suo tempo chiesto un parere all'ANAC, che ce l'ha fornito. Attualmente stiamo facendo insieme a Sogin una richiesta per un precontenzioso. La vicenda non è ancora conclusa, come ho detto prima, ma riteniamo che sia avviata a una conclusione.
  Per quanto concerne le betoniere mi sono espresso probabilmente male. È come un'autovettura: l'autovettura ha un motore Euro 4, Euro 5 o Euro 6. Le imprese non hanno normalmente le betoniere dell'ultima motorizzazione, perché normalmente non è necessaria. Banalmente, se lei va a gettare il calcestruzzo in un impianto anche di oil & gas, non è richiesta, quindi non necessariamente le imprese ce l'hanno. Infatti, ce ne sono poche sul mercato.
  In questo caso specifico, invece, è previsto quello. Questo crea una difficoltà. Non è una grandissima difficoltà, l'abbiamo risolta e la risolveremo ancora. Era Pag. 11un accenno che facevo a una difficoltà di gestire l'imprevisto, più che il pianificato.

  LAURA PUPPATO. Per ciò che concerne il valore economico dell'appalto, c'è stato un notevole sconto da parte vostra. Voi vi attendevate un lavoro con queste caratteristiche e dimensioni o siete andati ...

  ROBERTO UBERTI, Amministratore delegato della società Smacemex Scarl. Abbiamo stabilito il valore economico dell'appalto sapendo quello che facevamo e ritenendo di poter portare a termine il lavoro nei termini in cui l'abbiamo offerto chiaramente.

  STEFANO VIGNAROLI. Cercherò di essere sintetico e porrò alcune domande. Innanzitutto, quando ha snocciolato diverse percentuali e diceva che le percentuali pianificate sono il 40 per cento e le percentuali eseguite sono il 20 per cento, intendeva il 20 per cento del 40 per cento pianificato o il 20 per cento del 100 per cento da effettuare? Questa è una curiosità. Forse mi è sfuggita la spiegazione.
  Inoltre, vorrei sapere se questi contratti prevedono delle penali nel caso non vengano rispettati i tempi, richiedibili a chi e da chi.
  Mi domando anche come fa a vincere un appalto la Maltauro se non ha neanche la betoniera classe 4. Sentendo le vostre difficoltà e le criticità che avete elencato, mi sembra che siano sostanziali. Innanzitutto è una tecnologia ancora mai implementata né all'estero né qui in Italia. Penso che tutte queste difficoltà, il fatto che non ci siano ancora tecnologie pronte e già collaudate ma soltanto prototipi, si sapevano già dall'inizio, al di là delle regole cambiate. Come facevate a non sapere? Come si fa a partecipare a un bando così sapendo già a cosa si va incontro?
  Inoltre, vorrei capire bene come se ne esce. Voi avete detto che avete chiesto un parere all'ANAC, che ve l'ha fornito. Mi pare di aver capito che quindi non ci sono deroghe e il problema è soprattutto quello della partecipazione e dei subappalti, quindi mi domando qual è la via d'uscita. Avete per caso intenzione di acquisire qualche società esterna che fa questi progetti, così diventa vostra e non c'è la questione del subappalto? Come si esce da questa situazione di stallo?

  ROBERTO UBERTI, Amministratore delegato della società Smacemex Scarl. Quando noi diamo dati di avanzamento (adesso cito numeri non necessariamente corretti), come pianificato 40 e realizzato 20, vuol dire che su cento che va realizzato è pianificato 40 ed è stato realizzato il 20 di quel cento.
  Per quanto riguarda le penali, il contratto prevede delle penali per ritardato completamento.

  STEFANO VIGNAROLI. Chi è che può chiederle e a chi? A voi?

  ROBERTO UBERTI, Amministratore delegato della società Smacemex Scarl. La stazione appaltante può applicare a noi delle penali per ritardata consegna.

  STEFANO VIGNAROLI. Dunque, qual è il primo rischio? Quand'è il primo ritardo in cui si può chiedere la penale?

  ROBERTO UBERTI, Amministratore delegato della società Smacemex Scarl. Il termine contrattualmente previsto è il 17 febbraio 2018, il che non vuol dire automaticamente che sia il termine a cui si possono applicare le penali, perché questo dipende anche da altri fattori. Si può applicare su quella data se tutto lo svolgimento del contratto è esattamente com'era stato previsto inizialmente, mentre se sono state fatte delle varianti, delle modifiche o quant'altro, si possono anche avere delle variazioni sul cronoprogramma.
  Quello che sto cercando di dire è che la data di applicazione delle penali è un qualcosa che si vede alla fine del lavoro, tenendo in considerazione tutto lo svolgimento del lavoro stesso.
  Per quanto riguarda il discorso delle betoniere, in effetti mi dispiace di aver tirato fuori questo esempio. Credetemi, era un esempio tanto per far capire...

Pag. 12

  STEFANO VIGNAROLI. Perché forse è più semplice...

  ROBERTO UBERTI, Amministratore delegato della società Smacemex Scarl. Guardate che non funziona così. Le imprese di costruzioni non hanno a disposizione soprattutto betoniere, perché tutte le grosse imprese di costruzione comprano il calcestruzzo da impianti di betonaggio. Si va sul mercato e lo si compra da impianti di betonaggio e si compra anche il trasporto. Pertanto, certamente possiamo partecipare a un appalto anche se non abbiamo noi fisicamente le betoniere, perché non funziona così.
  Per quanto riguarda l'acquisizione, per noi il discorso è diverso. Secondo noi, il problema si può risolvere semplicemente definendo quali sono le forniture e quali sono i subappalti. Penso che si possa arrivare a definire che la fornitura di un carroponte o magari di tubazioni è un affidamento, mentre il montaggio degli stessi è un subappalto. Penso che questa sia la strada, sulla quale ci stiamo indirizzando con il nostro cliente Sogin, ed è quella che a nostro parere risolve il problema.

  STEFANO VIGNAROLI. Un'ultima cosa: si sapeva già dall'inizio che era un'attività all'avanguardia mai realizzata, circostanza che, come ha detto lei, è una delle maggiori fonti di criticità?

  ROBERTO UBERTI, Amministratore delegato della società Smacemex Scarl. Lo sapevamo dall'inizio, ma questo non vuol dire che non sia una difficoltà. Altrimenti, cosa facciamo? Facciamo i bandi per il nucleare e non partecipa nessuno perché è difficile? Sapevamo che è difficile, sapevamo che era il primo impianto che si fa in Italia. Dico semplicemente che...

  STEFANO VIGNAROLI. Appunto perché si sapeva forse anche le tempistiche andavano valutate con più attenzione, con tutti i vari step.

  ROBERTO UBERTI, Amministratore delegato della società Smacemex Scarl. Io penso che le tempistiche siano state valutate con estrema attenzione. Come dicevo, la situazione del mercato è cambiata e la crisi economica non ha aiutato da questo punto di vista.

  FILIBERTO ZARATTI. Dico in premessa che non parliamo di un appalto qualsiasi, ma parliamo di un appalto relativo alla messa in sicurezza di scorie liquide di altissima pericolosità. Dico questo in premessa perché magari fa comprendere meglio le due domande che voglio porre.
  Considerato che il pianificato è al 35,6 e il realizzato al 23 per cento, siete convinti di poter portare a termine le attività e mettere in esercizio l'impianto entro il 17 febbraio 2018? Questa è la prima questione.
  La seconda questione è la seguente. In considerazione del fatto che bisogna mettere in sicurezza scorie liquide pericolosissime e che questa è assolutamente una priorità, io credo che le questioni contrattuali e le questioni di profitto non debbano mettere in discussione il fatto che questa messa in sicurezza avvenga quanto prima. È obbligo dell'appaltante e anche del subappaltante che questo avvenga.
  Le controversie di natura contrattuale e le vicende legate al profitto sono legittime naturalmente in casi come questi e in tutti i casi, ma è legittimo che mettano in discussione la messa in sicurezza di scorie così pericolose? Non si potrebbe pensare di posticipare i contenziosi a quando saranno messe in sicurezza le scorie?

  ROBERTO UBERTI, Amministratore delegato della società Smacemex Scarl. Parto dall'ultima domanda. Noi non abbiamo dispute di natura economica con Sogin. Noi abbiamo solamente una discussione di natura interpretativa di norme amministrative e legali, ma non abbiamo assolutamente alcuna disputa di tipo economico. Noi stiamo facendo il lavoro e andiamo avanti.

  FILIBERTO ZARATTI. Le questioni di natura amministrativa, come dice lei, non Pag. 13hanno alcuna ricaduta su questioni di profitto e di carattere contrattuale?

  ROBERTO UBERTI, Amministratore delegato della società Smacemex Scarl. In ogni caso noi non stiamo avendo in questo momento dispute di questo tipo col nostro cliente.

  FILIBERTO ZARATTI. Ho fatto una domanda precisa e vorrei una risposta precisa, se possibile.

  PRESIDENTE. La domanda è: se cambia la natura, cioè se l'affidatario diventa un subappaltatore, cambia anche la natura economica dell'operazione?

  ROBERTO UBERTI, Amministratore delegato della società Smacemex Scarl. Io non le posso dare una risposta adesso a questa domanda, gliela potrò dare a valle della soluzione che troveremo insieme a Sogin, perché altrimenti discutiamo... Non avendo una soluzione concordata con la Sogin, non posso dare una risposta a questa domanda.
  Allo stesso modo mi riesce difficile dare una risposta all'altra sua domanda, in attesa che venga risolto questo problema. Noi siamo impegnati dal nostro programma contrattuale, ed è chiaro che abbiamo alcune criticità da risolvere, tra cui questa interpretativa è la più importante. A valle della soluzione di questo, potrò essere più preciso, avendo un quadro più certo sulle tempistiche di completamento.

  FILIBERTO ZARATTI. Lei mi sta dicendo che allo stato attuale delle cose non siete in grado di assicurare che i termini contrattuali, ovvero la consegna dei lavori al 7 febbraio 2018, possano essere rispettati? Vorrei capire.

  ROBERTO UBERTI, Amministratore delegato della società Smacemex Scarl. Io le sto dicendo che noi siamo legati alla data di completamento contrattuale e comunque faremo di tutto per raggiungerla.
  Nello stesso momento, le sto dicendo che saremo in condizione di essere più certi su questi completamenti a valle della risoluzione della tematica che stiamo affrontando con il nostro cliente.

  LAURA PUPPATO. Le rivolgo una richiesta a questo punto, anche per riuscire a uscire da questa storia dandoci delle garanzie. Infatti, noi siamo il Parlamento italiano e su questa vicenda dobbiamo garantire il popolo italiano e in particolare tutti coloro che abitano nelle vicinanze dello stabilimento in relazione a un appalto importante di quasi 100 milioni di euro.
  Vorrei capire quali sono i tempi per la definizione e la chiusura di questo appalto, cioè per il completamento delle attività che voi dovete mettere in campo di cementificazione del liquido nucleare e di realizzazione delle necessarie strutture.

  ROBERTO UBERTI, Amministratore delegato della società Smacemex Scarl. Non sono del tutto certo di aver capito la sua domanda...

  LAURA PUPPATO. Quando si pensa di finire i lavori?

  ROBERTO UBERTI, Amministratore delegato della società Smacemex Scarl. Proprio perché mi trovo davanti al Parlamento italiano, io ritengo che la risposta più corretta sia che vi potrò dare un'ulteriore garanzia di completamento quando questo quadro di incertezza attuale con Sogin verrà chiarito, altrimenti mi muoverei su un quadro non ben definito. Preferisco quindi, proprio per il rispetto che ho per il Parlamento italiano e per il popolo italiano, non darle una risposta in questo momento, ma a valle di questo.

  LAURA PUPPATO. Pongo ancora una domanda, presidente, mi scusi, visto che la delicatezza della questione è davvero alta. Lei prima ha fatto un esempio accennando alle problematiche che non sono state risolte con Sogin, ma lei stesso ha detto che sono in via di risoluzione.
  Tra le problematiche che lei ha evidenziato, c'è un fatto che a me pare – mi scusi il termine – banale. Non sto dicendo a lei, devo chiarirlo con Sogin evidentemente. Pag. 14Lei dice: «Se io acquisto una fornitura, per esempio dei tubi da montare, i tubi sono materiale e il lavoro di montaggio di quei tubi è evidentemente subappalto». Questo è lapalissiano, per quanto io ne conosca, nell'ambito dei lavori pubblici. A me pare proprio di sì...

  ROBERTO UBERTI, Amministratore delegato della società Smacemex Scarl. Purtroppo è più complesso di così. Se vuole, passo la palla all'avvocato Vailati che glielo può spiegare dal punto di vista legale. Non sempre quello che è evidente dal punto di vista dell'uomo della strada è ugualmente evidente ai sensi del codice degli appalti.

  ELISABETTA VAILATI, Presidente della società Smacemex Scarl. Io posso solo confermare quello che ha detto l'ingegner Uberti: il concetto di fornitura e di subappalto sicuramente ha una definizione di prassi, però poi va sempre calato nel contesto specifico.
  Noi stiamo parlando di una serie di attività e di affidamenti molto specifici, per cui su alcuni è lapalissiano, come diceva lei. Certi materiali sicuramente sono forniture e non c'è nessun tipo di discussione con i clienti.
  Ci sono poi una serie di attività che invece comprendono il montaggio e anche la fornitura dal nostro punto di vista. Quelle che noi abbiamo catalogato come forniture sono materiali che vengono acquistati e si possono comperare in serie. Ci sono, però, una serie di dettagli, proprio per il fatto che, come ha accennato nella presentazione l'ingegner Uberti, sono stati qualificati con delle categorie SOA che per Sogin erano automaticamente tutte subappalti.
  In seguito, ci sono stati una serie di chiarimenti, frutto anche del parere dell'ANAC, che ha confermato l'esistenza di forniture pur nell'ambito di un appalto. Tuttavia, l'ANAC, giustamente, non è entrata nel super dettaglio, perché non fa il lavoro degli uffici legali e delle società.
  Ovviamente nell'ambito di successivi chiarimenti, che sono frutto di incontri che stiamo concludendo, abbiamo trovato dei punti comuni nella definizione di che cos'è subappalto e di che cos'è fornitura. Lo stiamo definendo, ma la decisione finale non può che rimanere al committente, perché è quest'ultimo che autorizza il subappalto o prende atto di un'attività di fornitura.
  Noi abbiamo espresso la nostra posizione e abbiamo avuto delle conferme dell'ANAC. Ora ci sono dei chiarimenti su alcuni aspetti più complessi e stiamo definendo. Questo è un tema sicuramente importante.
  Questo non vuol dire assolutamente – vorrei specificarlo anche rispetto a quello che è stato detto prima – che noi riteniamo di dover deviare o modificare l'applicazione del codice degli appalti. Si tratta semplicemente di declinare una serie di prescrizioni alla realtà concreta, perché, come sempre, l'applicazione è legata alle richieste specifiche di subappalto o subaffidamento.
  Spero di aver risposto.

  PRESIDENTE. Adesso siamo in una fase delicata, perché c'è un pronunciamento da parte di ANAC. Nell'ipotesi in cui questa situazione si risolva, che sia subappalto o che sia fornitura, quanto incide la diversa scelta sui tempi e anche sull'importo? Se domani mattina vi dicono che è subappalto, cosa succede?

  ROBERTO UBERTI, Amministratore delegato della società Smacemex Scarl. Effettivamente incide, perciò prima dicevo «definiamo questo», perché altrimenti dovrei fare tante diverse ipotesi e diventerebbe veramente complesso.

  PRESIDENTE. Tagliandole con l'accetta...

  ROBERTO UBERTI, Amministratore delegato della società Smacemex Scarl. Anche in quel caso dipende. Se lei mi dice che su questo specifico materiale...

  PRESIDENTE. Sui tubi, visto che mi sembra di capire che si è in ritardo...

Pag. 15

  ROBERTO UBERTI, Amministratore delegato della società Smacemex Scarl. No, non è quello il problema maggiore. Il problema maggiore è legato ai carri-ponte, al materiale di movimentazione, ai manipolatori e quant'altro.
  Devo trovare una soluzione tale per poterlo rispettare e questo probabilmente ha degli impatti sui tempi e sui costi. Pertanto, vi chiedo cortesemente di darmi la possibilità di avere una soluzione di questo, per fare la valutazione che ne consegue e poter essere più preciso nel darvi la risposta che voi giustamente mi chiedete.

  PRESIDENTE. Noi vi ringraziamo. È una materia molto ostica, però alla fine siamo riusciti a farci un'idea, anche rispetto alle domande che sono state poste.
  Eventualmente, se ci sarà la necessità, se la situazione si sbloccherà in un modo o in un altro, vi chiederemo di avere il quadro a situazione accertata. Nelle prossime settimane sentiremo anche i vertici di Sogin, per cui avremo anche dal loro punto di vista qualche valutazione.
  Dichiaro chiusa l'audizione.

Audizione del Commissario straordinario per la bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, Vera Corbelli.

  PRESIDENTE. Avverto che se non vi sono obiezioni la pubblicità dei lavori della seduta odierna viene assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  L'ordine del giorno reca l'audizione del Commissario straordinario per la bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, Vera Corbelli, che ringrazio della presenza. La dottoressa Corbelli è accompagnata dal dottor Gennaro Capasso, coordinatore del gruppo di lavoro commissariale, dall'avvocato Maria Stefania Camerlengo, consulente giuridico, e dalla dottoressa Ida Montella, collaboratore tecnico.
  L'audizione odierna s'inserisce nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sui rifiuti radioattivi, con particolare riguardo allo stato della progettazione ed esecuzione delle attività relative al sito Cemerad di Statte, nonché su eventuali elementi di criticità che la realizzazione di tale progetto presenta.
  Lei è commissario per Taranto, ma, com'è noto, è anche Commissario straordinario per l'attuazione dell'intervento di messa in sicurezza e gestione dei rifiuti pericolosi e radioattivi siti nel deposito ex Cemerad, nel territorio del comune di Statte.
  Ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo della depurazione delle acque.
  Avverto i nostri ospiti della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali sono in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Riguardo alla dinamica che ci ha portato fin qua, la Commissione la conosce bene, perché abbiamo, fin dalle nostre prime visite, in qualche modo sollecitato che fosse attivato questo percorso. Poi, si sono succedute, nel corso degli anni, alcune situazioni che hanno portato allo stato attuale. Vorremmo capire appunto dal Commissario qual è lo stato dell'arte della messa in sicurezza e se, rispetto alle indicazioni che sono state date e alle eventuali attività messe in campo, sono emerse delle criticità; quindi vorremmo ovviamente per capire quali sono queste criticità ed eventualmente lavorare per poter concludere questa complessa operazione.
  Cedo a lei, dottoressa, il compito di farci una breve illustrazione e poi ci sarà qualche domanda, come presumo, da parte dei commissari.

  VERA CORBELLI, Commissario straordinario per la bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto. Presidente e componenti onorevoli tutti, buonasera. Grazie per l'invito. Ho modo di confrontarmi con voi e soprattutto sentire i vostri pareri e le Pag. 16vostre valutazioni, sul percorso che ci ha portato, a oggi, all'azione sulla Cemerad.
  Presidente, se lei permette, vorrei richiamare alla memoria di tutti noi qual è il percorso a oggi compiuto, per arrivare ai giorni nostri, con gli ultimi atti amministrativi e tecnici messi in campo.
  Parliamo del sito Cemerad, che, come voi tutti sapete, anche perché molti di voi lo hanno anche visitato, si trova nell'area di crisi ambientale di Taranto, già soggetta a un'attività del Commissario per la bonifica e riqualificazione delle aree soggette a pressione industriale e anche ad altro.
  Nell'ambito di quest'area, dal mio mandato di Commissario, nel 2014, abbiamo focalizzato, grazie a questa Commissione, l'attenzione sul sito Cemerad, che, come dicevo, si trova nel comune di Statte, in uno dei bacini idrografici studiati per la valutazione del trasporto degli inquinanti da parte dell'acqua. Mi riferisco al bacino del Galeso, che poi scarica ed è corpo sotteso al primo seno del Mar Piccolo.
  Dove si trova questo sito? Il sito si trova, come dicevo prima, nel comune di Statte e dista, come possiamo vedere, dagli altri comuni e anche da alcune strutture e infrastrutture e centri abitati, un minimo di tre chilometri fino un massimo di quindici chilometri. La superficie di tutta l'area del sito è di circa 3.800 metri quadrati, mentre il capannone è di 672 metri quadrati. Si tratta di un capannone industriale con lamiere grecate e pareti in pietra.
  Fino alla legge n. 20 del 2015 il sito era di proprietà di un privato, condotto poi, per un'attività commerciale dalla ditta Cemerad, del signor Giovanni Pluchino, che aveva avuto il nullaosta rilasciato nel 1984 dal medico provinciale per la raccolta di materiale e il deposito di rifiuti radioattivi, provenienti da attività mediche, industriali e di ricerca. Nel 1987 e nel 1991, c'è stato il nullaosta dal prefetto di Bari. Nel 2000, in seguito all'ispezione del servizio ecologia e ambiente della provincia di Taranto, erano state rilevate numerose irregolarità, fino ad arrivare al sequestro, nel 2000, da parte dei NAS. Successivamente, c'è stato un sequestro giudiziario da parte della procura della Repubblica di Taranto: è stato individuato come custode giudiziario il sindaco e c'è stata la dichiarazione di fallimento, sopraggiunta nel 2005.
  Con la legge n. 20, è stata individuata un'azione da realizzare sul capannone in questo sito, destinando circa 10 milioni, a valere sui fondi destinati al Commissario per le bonifiche e la riqualificazione dell'area di crisi ambientale.
  Sono stata nominata, successivamente, Commissario per le attività della Cemerad, quindi per la rimozione e il trasferimento dei fusti radioattivi nonché per la bonifica dell'area di interesse.
  Dopo la nomina avvenuta a gennaio 2015, ho preparato un programma di lavoro consegnato alla Presidenza del Consiglio dei ministri a febbraio. Il programma di lavoro, come vedete, prevedeva alcune attività, con tutta una serie di azioni preliminari alla protezione fisica e a tutte le valutazioni di tipo ambientale, per poi procedere, attraverso una gara, alla rimozione e al trasferimento dei fusti, fino a completamento dell'opera con la riqualificazione e l'eventuale bonifica dell'area di interesse. Questo è l'obiettivo che ci siamo posti.
  Per l'azione messa in atto dalla mia nomina, quindi dal dicembre 2015, sono stati coinvolti tutti i soggetti pubblici: Presidenza del Consiglio dei ministri, Ministero dell'interno, Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, prefettura, questura, comando dei Vigili del fuoco, regione Puglia, Ispra, ARPA, ASL, direzione territoriale del lavoro; e altri che non cito, ma che ritrovate nella slide.
  È stato subito avviato un accordo di collaborazione con l'Ispra (23 giugno 2016), con il comando dei Vigili del Fuoco (9 marzo 2016) e con la Sogin (28 gennaio 2016).
  Contestualmente, è stato chiesto un protocollo di azione di vigilanza da parte dell'ANAC. Poi, visto che già avevamo avviato un accordo di collaborazione per la questione della bonifica dell'area di crisi ambientale, l'accordo richiesto è stato esteso anche all'azione per il sito Cemerad.
  Per avviare tutte le azioni, che sono, come dicevo prima, la protezione fisica, il monitoraggio e la valutazione della radioattività Pag. 17 presente nell'area, è stato nominato un esperto qualificato. Per conto del Commissario, l'esperto si è adoperato per: individuare e classificare le zone ove esistesse il rischio di radiazione; definire i provvedimenti necessari; valutare le dosi ricevute e impegnate per tutti i lavoratori e visitatori; procedere all'esame preventivo e al relativo benestare sulle attività che possono comportare rischi di esposizione.
  Il 20 giugno c'è stato il primo accesso da parte del commissario al capannone Cemerad. C'è stata appunto una verifica da parte di alcuni miei collaboratori e del personale della Sogin. Erano presenti i rappresentanti di: prefettura di Taranto; questura; comune di Statte; polizia locale di Statte; NAS dei Carabinieri di Taranto; Guardia di finanza; Vigili del fuoco; Corpo forestale; Ispra; ARPA; ASL di Taranto.
  Nel contempo, è stata avviata tutta l'azione di dissequestro del sito. C'è stato un provvedimento di giugno 2006 da parte del tribunale di Taranto, che, come dicevo prima, ha dissequestrato il sito. Ho ricevuto questo dissequestro non dal tribunale, ma da parte dei NAS, quindi ho emesso un'ordinanza di occupazione temporanea, al fine di avviare i lavori, agli eredi Soprano. Il 18 novembre, è stato redatto un verbale di immissione in possesso dell'area, alla presenza del sindaco del comune di Statte, del comandante della compagnia dei Carabinieri di Massafra e dei Vigili urbani di Statte, mentre i proprietari del sito erano assenti.
  Sono stati definiti da parte mia gli scenari di rischio e le misure di sicurezza. Per gli scenari di rischio, era stata fatta richiesta, in base alla legge n. 58, al Ministero dell'interno, ma, non avendoli ricevuti, ho proceduto a una valutazione fatta con l'ausilio Sogin, con la quale, come dicevo prima, avevo stipulato un accordo di programma.
  Poi, c'è stata la costituzione di un tavolo tecnico di coordinamento presso la prefettura di Taranto. Ci siamo riuniti più volte, anche alla presenza del questore, del comandante provinciale dei Carabinieri, della Guardia di finanza, dei Vigili del fuoco, del Corpo forestale e del sindaco di Statte.
  Per il primo mese, è stata avviata una sorveglianza, con il supporto della questura di Taranto. Successivamente, non potendo garantire questo servizio, mi sono attivata, attraverso una gara, per una sorveglianza armata H 24, di cui ho dato informazione a tutti gli enti coinvolti, dal Ministero alla Presidenza del Consiglio dei ministri, alle prefetture e via discorrendo.
  Per attivare la protezione fisica del sito, è stata elaborata l'analisi dei rischi e la protezione fisica del deposito, con un documento classificato riservato. Sono state definite tutte le misure di protezione fisica, dalla sorveglianza all'illuminazione e via discorrendo, come ci diceva la legge, ed è stato affidato il servizio di vigilanza armata.
  È stato avviato il monitoraggio ambientale. Inizialmente, nella valutazione preliminare condotta, avevamo visto che c'erano delle centraline, che non erano collegate, quindi erano dei corpi inattivi. Abbiamo riattivato il tutto e abbiamo chiesto un supporto all'ARPA. C'era un interruttore collegato esternamente che non funzionava, quindi possiamo immaginare come poteva avvenire questa sorveglianza.
  È stata fatta la misura della radioattività nelle zone adiacenti al capannone e anche nelle zone intorno alle aree con termine. I valori misurati, come vedete, sono simili al valore di fondo dell'area.
  È stato fatto un lavoro per la prevenzione degli incendi: essendo l'area con termine una zona incolta, periodicamente abbiamo tagliato l'erba, con un'attività iniziata a luglio dell'anno scorso, che è stata completata il 31 marzo.
  Abbiamo valutato tutti i faldoni presenti nelle stanze adiacenti al capannone, che, come ricorderà anche il Presidente, visitammo in occasione dell'incontro di marzo 2016. Abbiamo trasportato questi faldoni in un deposito di sicurezza. Avevamo fatto richiesta al prefetto, per capire se c'era la possibilità di custodirli presso la prefettura, ma, avendo avuto risposta negativa, perché purtroppo non era presente un sito o una stanza adatta a proteggere questi faldoni, abbiamo preferito chiedere alla Sogin, visto l'accordo, di portarli a Roma. Pag. 18
  Abbiamo fatto fare le valutazioni delle condizioni strutturali del deposito. Dalle valutazioni condotte in due periodi diversi, a marzo e a luglio 2016, da un ingegnere da me incaricato, nell'ambito sempre dell'accordo con la Sogin, è stato rilevato un diffuso deterioramento della struttura, senza particolari segni di deficienza strutturale.
  È stata fatta la valutazione delle esposizioni potenziali in tutta l'area che abbiamo visto nella prima slide, cioè di tutti i comuni con termini: Taranto, Montemesola, Grottaglie, Crispiano e la stessa Statte. Abbiamo visto che non c'è nessuna possibilità di radiazione o inquinamento in caso di incidente, tranne che nel caso in cui si verificasse una tromba d'aria.
  Abbiamo fatto un piano di intervento per coloro che lavorano e lavoreranno nel sito in questo periodo. In merito, ci sono dei documenti specifici e accurati, trasmessi anche a tutti gli enti competenti.
  È stata fatta una caratterizzazione radiologica delle matrici ambientali. Per quanto riguarda l'analisi dell'archivio Cemerad, abbiamo censito circa 16.500 fusti, di cui 3.480 contenenti rifiuti radioattivi, 79 contenenti sorgenti e circa 57 con filtri da evento Cernobyl. In totale, sono stati rilevati 13.020 rifiuti radioattivi potenzialmente decaduti.
  Come sono stati classificati questi rifiuti? C'è una prima categoria, che, come vedete dai numeri dei fusti posti lateralmente, include i rifiuti con un decadimento nell'ordine di mesi o di anni. C'è una seconda categoria per i rifiuti con decadimento nell'ordine di qualche secolo, sia solidi che liquidi, e poi ci sono i filtri da evento Cernobyl e le sorgenti radioattive.
  Logicamente, tutta l'analisi riportata in modo sintetico in questa scheda si basa su tutto quello che siamo riusciti ad acquisire a oggi, grazie alle verifiche, di cui, come vi dicevo, la prima è stata svolta con una visita del 20 giugno del 2016.
  L'origine dei rifiuti riguarda le attività sanitarie, i filtri di condizionamento contaminati dall'evento Cernobyl e le sorgenti radioattive. Per sorgenti radioattive, intendiamo: parafulmini, rilevatori di fumo, sorgenti di taratura, fili di iridio, vetrino con uranio naturale ed altro.
  Prima dell'ultima norma che mi ha dato modo e mi dà modo di poter dare l'affidamento direttamente alla Sogin, avevamo previsto una gara, per l'elaborazione di una documentazione tecnica amministrativa da parte del Commissario e la valutazione di tutto quanto redatto all'Ispra.
  Ho proceduto in tal senso perché, dopo la presentazione della documentazione del programma di lavoro fatto a febbraio 2016, ho avuto l’okay dalla Presidenza del Consiglio dei ministri a fine febbraio 2016. Da quella data, è partito tutto: le attività propedeutiche preliminare che ci hanno portato ad oggi nonché l'avvio per la gara.
  Abbiamo consegnato i documenti di gara all'Ispra nell'ottobre del 2016 e l'Ispra ci ha risposto il 23 dicembre 2016, con tutta una serie di osservazioni, tra cui la prima era in riferimento alla legge n. 58.
  Ci siamo incontrati con l'Ispra, ma queste osservazioni restavano sempre sul tavolo, per cui si rischiava di non poter avviare nessuna attività e vedere ribaltati completamente i tempi che avevamo individuato e programmato nella documentazione definita. Quest'anno, con la legge n. 17 del 27 febbraio 2017, è stata data la possibilità al Commissario di affidare il servizio di trasporto, caratterizzazione, allontanamento e smaltimento dei fusti, con la possibilità di dare l'affidamento alla Sogin.
  Cosa è stato fatto a oggi? Abbiamo rivisto i documenti già redatti, ossia i documenti di gara che abbiamo dovuto calare nel diverso rapporto Commissario-Sogin. A marzo di quest'anno, abbiamo notificato alla Sogin l'avvio del procedimento inerente il servizio di affidamento e abbiamo previsto un accordo di collaborazione, che vede la predisposizione di un allegato tecnico operativo e di un allegato economico-amministrativo. L'allegato tecnico operativo riporta tutta l'attività, quindi la descrizione dell'intervento e degli obiettivi, il cronoprogramma e l'organizzazione delle attività nelle varie fasi. L'allegato economico-amministrativo riguarda l'analisi previsionale Pag. 19 dei costi dell'intervento, le modalità, la rendicontazione e le tempistiche.
  Alla Sogin è stato affidato il supporto alla redazione della documentazione necessaria all'esecuzione delle bonifiche e all'ottenimento delle necessarie autorizzazioni, su cui, magari ritorneremo, anche perché, presidente, penso di avviare il tutto e poi mandare agli enti tutta la documentazione, ma, nel frattempo, comincerà la rimozione dei 72 fusti più pericolosi.
  Inoltre, alla Sogin vengono affidati: l'attività propedeutica all'allestimento del cantiere; l'identificazione, la movimentazione e la preparazione del fusti, ai fini del trasporto; la rimozione e il trasporto dei fusti, come radioattivo, presso siti autorizzati; la caratterizzazione dei rifiuti presso i siti autorizzati e la conseguente riclassificazione; lo smaltimento dei rifiuti classificati dal gestore come rifiuti speciali e pericolosi; il conferimento, previo trattamento e condizionamento dei rifiuti definitivamente classificati dal gestore come radioattivi, al servizio integrato nazionale; la caratterizzazione radiologica dei locali e delle aree di deposito liberate da fusti e componenti; l'eventuale attività di decontaminazione dei locali e delle aree; la caratterizzazione radiologica finale, ai fini del rilascio, dei locali e delle aree privi di vincoli radiologici.
  Come è stata prevista l'articolazione delle attività? Firmiamo l'accordo e definiamo l'area buffer in cui avvengono tutti i movimenti, cioè togliamo i fusti dalle pile e li poggiamo a terra, quindi questi vengono valutati e, nel caso in cui si presentino problemi, il fusto viene chiuso e viene caricato sui camion, per essere trasportato con vettore autorizzato.
  Per i rifiuti radioattivi, parliamo di circa 3.400 fusti che vanno all'impianto Nucleco, dove si effettuano la caratterizzazione, il trattamento e il condizionamento. In questa fase, laddove ci fosse necessità, i fusti vengono trasferiti, per l'incenerimento, all'estero, a una società della quale già si avvale la Sogin e la Nucleco.
  Per gli altri rifiuti, ci sono circa 13.000 fusti, che vengono sempre trattati dalla Nucleco, però, in questo caso, tramite affidamento a società autorizzate. Questi fusti vengono trasportati nei siti, indicati sulla base della procedura negoziata tra la Nucleco e altri, quindi vengono caratterizzati e, se ci sono dei fusti radioattivi, cioè con materiale non decaduto, avranno lo stesso trattamento degli altri o, altrimenti, si procederà alla termodistruzione.
  Che cosa abbiamo previsto? Stiamo lavorando all'accordo e abbiamo definito i documenti, quindi, prima di Pasqua, dobbiamo firmare l'accordo tra il Commissario e la Sogin. Nella settimana dopo Pasqua, apriremo il cantiere. Contestualmente, avviammo l'allestimento del cantiere e cominciamo a rimuovere e trasportare i 72 fusti più pericolosi. Abbiamo poi dieci giorni per allestire il cantiere, per cui, nei primi giorni di maggio, cominciamo a trasportare i 3.500 fusti, quelli radioattivi non decaduti.
  Poi, tra giugno e luglio, sono previsti le rimozioni con contestuale verifica dei fusti e il trasporto dei fusti presso i siti autorizzati, come facevo vedere prima. Nel dicembre 2017, è previsto il completamento di rimozione e trasporto presso i siti autorizzati nonché la parziale rimozione e il trasporto presso i siti autorizzati dei flussi potenzialmente decaduti. A maggio 2018, viene completata l'operazione di rimozione e trasporto presso i siti autorizzati dei fusti potenzialmente decaduti, che sono circa 13.000. Nel giugno 2018, è previsto il completamento dell'attività di caratterizzazione dei fusti. A dicembre 2018, si prevede il completamento di caratterizzazione, trattamento e condizionamento del materiale radioattivo, conferiti all'ENEA. Nell'anno 2018, è previsto il rilascio del sito senza vincoli radiologici.
  La tempistica prevista sarà rispettata, sempre che non troviamo delle sorprese, perché tutto è stato fatto sulla base di informazioni, valutazioni e conoscenze, a oggi acquisite.
  Per esempio, con il vecchio programma avevo previsto l'inizio della rimozione dei fusti a gennaio di quest'anno. Purtroppo, tale rimozione non è stata possibile perché, come vi ho detto, il lasso di tempo da ottobre a dicembre è stato impegnato dall'Ispra per la valutazione della documentazione, Pag. 20 consegnata a fine dicembre, e poi c'è stato tutto l'iter della nuova norma, per cui, appena ricevuto l’okay, io ho proceduto ad avviare le attività con la Sogin. In tempo assoluto, il periodo previsto è quello che vi ho detto e non è cambiato niente, ma la previsione è spostata di qualche mese, in base alla risposta che ho avuto dall'Ispra per all'avvio di tutta la procedura.
  Ho cercato di essere molto sintetica perché le cose fatte e da fare sono molte, però, presidente, la cosa importante sul percorso a oggi realizzato riguarda tutto il discorso del sequestro e della valutazione della radioattività nonché la verifica strutturale e di potenziali rischi per le zone con termini, ma anche i rapporti con gli enti e la sorveglianza armata. Ci sono state una serie di azioni che mi sono caricata direttamente sulle spalle, informando tutti gli enti, altrimenti non sarei andata avanti, come nel caso della sorveglianza H 24, per la quale ho chiesto il supporto militare, che non mi è stato dato.
  Ho preferito procedere ad avviare il tutto, con la speranza che, dopo Pasqua, si riesca a portare via i fusti più pericolosi, perché, una volta allontanati quei 3.400 fusti, rimangono solo i rifiuti speciali, quindi il problema sta appunto nei fusti più pericolosi.

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa. Do la parola per alcune domande all'onorevole Puppato e, poi, all'onorevole Zolezzi.

  LAURA PUPPATO. La ringrazio anche per la precisione e l'accuratezza con cui descrive sempre le attività che svolge, cosa che non si ritrova così facilmente in altri interlocutori.
  Vorrei due chiarimenti, di cui uno riguarda l'importo dell'affidamento, che non è stato riportato, per cui le chiedo se ci può dare questa ulteriore informazione. Lei accennava al fatto che tutte le garanzie previste sono state offerte rispetto all'attuale situazione e provvisoriamente, fino al completo allontanamento di tutti i fusti, fatto salvo il caso di una tromba d'aria, il che è anche comprensibile. La mia domanda riguarda i tempi per l'eliminazione dei primi di 3.500 fusti, che non mi sono completamente chiari. Lo chiedo perché così capiamo anche il tempo di rischio effettivo residuo. Grazie.

  VERA CORBELLI, Commissario straordinario per la bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto. Per quanto concerne i tempi, dopo Pasqua, quindi nell'ultima settimana di aprile, porteremo via i 79 fusti, che sono 72 più 7. Nei primi venti giorni di maggio, abbiamo previsto tutto il discorso dell'allontanamento dei 3.500 fusti, che dovrebbero essere allontanati, se non sbaglio, entro dicembre 2017. I fusti seguiranno due percorsi, perché – poi, magari, le lascio la documentazione – per quelli più pericolosi, che sono 79 fusti, faremo subito una rimozione e un trasporto e, nel giro di alcuni giorni, avvieremo l'allontanamento dei 3.500 fusti.
  Per quanto concerne i costi, come dicevo prima, sono stati destinati a queste attività 10 milioni. Dalle valutazioni che avevo condotto per l'affidamento della gara, la cifra era intorno ai 7 milioni e mezzo o 8 milioni, come previsione. Ho chiesto un abbattimento dei costi a Sogin e, da un confronto fatto sull'ottimizzazione delle spese, siamo intorno ai 7 milioni 200.000.

  ALBERTO ZOLEZZI. Riguardo alla sicurezza, intesa anche come sicurezza temporale, in particolar modo, ricordo che mancava il parafulmine. È stato sistemato questo rischio sul capannone?
  Come lei sa, anche la nostra Commissione si è occupata del registro documentale di questo capannone. Insomma, è un po’ curioso continuare a sentir parlare di evento Chernobyl e di filtri, quando si tratta di una zona poco colpita da radiazione, anche rispetto al resto d'Italia. Vi chiedo se, per caso, vi siete posti il problema per capire anche la caratterizzazione successiva, quindi da dove proveniva davvero quel materiale, che magari, se non dalla nube di Chernobyl, arrivava direttamente dalle sabbie tirate via da Chernobyl.
  Per quanto riguarda la Nucleco, non ho capito quale sarà il sito dove verranno portate queste scorie. Grazie.

Pag. 21

  PRESIDENTE. Alla seconda domanda credo che non possano rispondere perché non si tratta di un ambito che rientra nel loro mandato. Stiamo parlando degli anni 1990-1992 e abbiamo la documentazione, che, adesso, guarderemo. Loro si sono basati sulla documentazione a disposizione.

  VERA CORBELLI, Commissario straordinario per la bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto. Io non ho omesso nessun dato perché non sarebbe stato corretto da parte mia. Per questa documentazione, ho trovato delle schede che riportano «filtri da evento Cernobyl», quindi è stato mio dovere ed è mio dovere attivarmi in tal senso. Per evitare problemi, abbiamo considerato tutti i fusti radioattivi. Quei fusti sono a più alta radioattività, quindi vengono allontanati nel giro di dieci giorni.
  Per quanto concerne il parafulmine, tutte le valutazioni sono state condotte, quindi questo è stato ripristinato, quando doveva essere fatto, in base alla valutazione nostra e degli esperti incaricati in merito.
  Per quanto concerne il sito di destinazione, la Nucleco trasporterà tutto questo materiale a Casaccia, nei pressi di Roma, per poi valutarlo e, laddove ci sarà una caratterizzazione e una valutazione di smistamento del materiale, conferirlo.

  PRESIDENTE. Ci interessa fare il punto per una situazione, su cui ci siamo impegnati e fatto sollecitazioni. Stiamo facendo una ricognizione sul tema del nucleare, per cui ci interessa capire, per il lavoro fatto da noi e, per la parte più operativa, dal Commissario, a che punto siamo. Ci sembra che siamo a buon punto. Ovviamente, come sempre abbiamo detto, se ci sono delle situazioni particolari di difficoltà, che si inceppano il meccanismo, vi chiediamo di segnalarlo, in modo che, per quello che possiamo, cercheremo di intervenire per riuscire a rispettare quel cronoprogramma.

  VERA CORBELLI, Commissario straordinario per la bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto. Presidente, approfitto, visto che mi trovo in questa sede, per chiedere se è possibile un supporto per far sì che siano poi rispettati tutti i tempi da parte della Sogin. Io le sto tenendo – chiedo scusa per il termine – il fiato sul collo e sto spingendo per chiudere l'accordo, come dicevo, prima di Pasqua, per poter avviare il tutto nella settimana successiva a quella di Pasqua. Sto effettuando un controllo continuo, con la mia presenza lì, per assicurare tutto quanto è contenuto negli atti tecnico-amministrativi.

  PRESIDENTE. La ringraziamo e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione del direttore dell'Ispra,
Stefano Laporta.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore dell'Ispra, Stefano Laporta, accompagnato dai suoi collaboratori, che arriveranno in seguito. Mi riferisco all'ingegner Lamberto Matteocci, responsabile area controllo attività nucleari, all'ingegner Mario Dionisi, responsabile area tecnologia nucleare, e all'ingegner Luciano Bologna, responsabile area radioprotezione. È già presente il dottor Andrea Lanz, responsabile area contabilità rifiuti, oltre al dottor Laporta.
  L'audizione odierna s'inserisce nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul mercato del riciclo e sui rifiuti radioattivi. Ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo di depurazione delle acque.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti, sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo alla Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque Pag. 22 a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Ora, anche se fino adesso abbiamo affrontato i temi nucleari, cambiamo con l'interruttore e passiamo sulle vicende che riguardano appunto il mercato del riciclo. Stiamo facendo questa attività di indagine e abbiamo, di fatto, ascoltato buona parte dei consorzi e, insomma, tutti i protagonisti che lavorano soprattutto nella parte a valle della raccolta differenziata, per cercare di capire le problematiche e anche le criticità.
  Abbiamo sentito anche il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con voi volevamo fare un approfondimento sulla questione appunto delle verifiche e dei controlli, per capire non solo quello che si sta facendo, ma soprattutto se eventualmente ci sono delle criticità, su cui poi noi possiamo in qualche modo intervenire.
  Cedo la parola al direttore Stefano Laporta per un breve inquadramento, con riserva, per me e i colleghi di rivolgerle, al termine del suo intervento, domande e richieste di chiarimento.

  STEFANO LAPORTA, Direttore dell'Ispra. Grazie, presidente. Buonasera e grazie ai componenti della Commissione. Quest'audizione, come diceva il presidente, si dividerà in due parti.
  Nella prima parte, anche a causa del ritardo, di cui non so dirvi le ragioni, nell'arrivo dei colleghi nel Centro per la sicurezza nucleare, verrà trattato il tema dei sistemi consortili di gestione dei rifiuti.
  Come il presidente ha già detto, qui con me c'è il dottor Andrea Lanz del servizio rifiuti. La dottoressa Laraia, che, come sapete, dirige il servizio, non è potuta essere qui oggi per ragioni di salute, ma l'abbiamo sentita prima e anche abbiamo concordato con lei questo intervento.
  Le linee di fondo sono quelle che immagino la Commissione già conosce. La disciplina normativa nella quale ci muoviamo è quella del decreto legislativo n. 152, delle direttive che nel tempo sono intervenute a disciplinare la materia e ovviamente i principi cardine, sulla base dei quali noi cerchiamo anche di impostare le attività di verifica, ossia il principio del chi inquina paga e della responsabilità condivisa.
  Si tratta di una normativa che chiama produttori e utilizzatori a conseguire obiettivi finali di riciclaggio e recupero dei rifiuti di imballaggio, stabiliti dalla normativa europea nazionale, e che soprattutto impone nuove sfide, anche alla luce della decisione del Parlamento europeo del 14 marzo scorso, nella quale è stato approvato il cosiddetto «pacchetto all'economia circolare», che comprende le quattro proposte di modifica delle direttive, in materia di: rifiuti; discariche; imballaggi; veicoli fuori uso; pile e accumulatori; rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, i cosiddetti «RAEE».
  In particolare, per i materiali di imballaggio, il nuovo pacchetto prevede l'80 per cento come obiettivo per il 2030, con obiettivi intermedi per ogni materiale nel 2025. Gli obiettivi fissati dalla Commissione europea nella proposta del 2 dicembre 2015 erano leggermente inferiori e sono stati, quindi, incrementati.
  Il monitoraggio effettuato in questi anni documenta che il sistema nazionale, al momento, appare in grado di garantire il conseguimento degli obiettivi, certamente ambiziosi, che sono stati fissati dal legislatore comunitario, per la maggior parte dei materiali, mentre qualche difficoltà è stata rilevata per la plastica, soprattutto in prospettiva futura.
  Nelle azioni di monitoraggio e di verifica che conduciamo, sappiamo, o perlomeno partiamo dal presupposto, che, per adempiere a questi obblighi di riciclaggio e recupero nonché di ripresa degli imballaggi usati e di raccolta dei rifiuti di imballaggio secondari e terziari su superficie private e di ritiro dei rifiuti di imballaggio conferiti dal servizio pubblico, i produttori e gli utilizzatori possano, alternativamente, organizzarsi autonomamente anche in forma collettiva, per quanto riguarda la gestione del proprio rifiuto di imballaggio sul territorio nazionale, ovvero aderire a uno dei consorzi di filiera, relativi allo specifico materiale di imballaggio, che operano nell'ambito del sistema del Consorzio nazionale imballaggi, ovvero attestare, sotto la propria responsabilità, che è stato messo in Pag. 23atto un sistema di restituzione dei propri imballaggi mediante una documentazione idonea, che dimostra l'autosufficienza del sistema.
  In merito alla possibilità da parte dei produttori e utilizzatori di organizzare autonomamente la gestione dei rifiuti di imballaggio, occorre segnalare che le disposizioni normative attualmente in vigore prevedono che tali soggetti presentino una specifica istanza di riconoscimento, ai sensi del decreto legislativo n. 152. In questo senso, ovviamente noi supportiamo, come Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ai fini dell'espletamento dell'istruttoria.
  Si tratta di una procedura prevista da disposizioni normative vigenti, che, come ho detto, risulta estremamente articolata e, già di per sé, costituisce una forma di controllo a monte del sistema. Inoltre, questa può portare, laddove venga letta in senso più restrittivo, a richiedere un nuovo sistema, che intende entrare nel ciclo di gestione degli imballaggi, al fine di garantire una completa autonomia gestionale, in assenza di un'autonomia economica, essendo lo stesso ancora soggetto al contributo ambientale CONAI, tenuto conto che il recesso dal sistema consortile è efficace o diviene efficace solo ed esclusivamente ad avvenuto riconoscimento.
  Il sistema CONAI è, quindi, chiamato dalla normativa a fornire i propri elementi di valutazione nell'ambito dell'istruttoria di riconoscimento dei sistemi autonomi e, al fine di limitare diverse problematiche di tipo procedurale, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha individuato, con decisione 25609 del 3 settembre 2015, di cui probabilmente siete già a conoscenza, alcuni impegni obbligatori che il sistema consortile deve garantire nell'iter di riconoscimento.
  Com'è noto, nel sistema della gestione rifiuti di imballaggio in Italia, oltre al sistema CONAI, tra i consorzi di filiera sono stati attualmente riconosciuti altri due sistemi autonomi operanti nella filiera del recupero degli imballaggi in plastica: il CONIP, Consorzio nazionale imballaggi in plastica, e il sistema PARI gestito dalla società Aliplast Spa.
  Ho dimenticato di dire all'inizio che noi abbiamo presentato un documento, di cui sto illustrando solo gli aspetti principali. Poi, per ogni approfondimento in questa sede o successivamente, l'Istituto e i colleghi restano a disposizione.
  I dati più aggiornati disponibili sul riutilizzo, riciclaggio e recupero dei rifiuti di imballaggio sono riportati nel nostro rapporto sui rifiuti urbani del 2016, dove possiamo notare come le quantità di rifiuti di imballaggio avviate al recupero nel 2015 è pari a oltre 9,6 milioni di tonnellate, con un incremento del 5,4 per cento rispetto al 2014.
  Gli obiettivi di recupero e di riciclaggio che sono stati stabiliti dal legislatore comunitario nonché quelli fissati dalla legislazione nazionale per le singole frazioni merceologiche sono stati, quindi, raggiunti e anche superati con anticipo rispetto al termine stabilito.
  Nel 2015, il recupero complessivo dei rifiuti di imballaggio ha raggiunto il 78,6 per cento dell'immesso al consumo, in aumento di oltre due punti percentuali rispetto al quantitativo registrato nel 2014, che era pari al 76,4 per cento.
  Dobbiamo, tuttavia, segnalare che si tratta di obiettivi di riciclaggio e recupero raggiunti a livello nazionale, ma con forti differenze nei contesti territoriali, com'è stato evidenziato dalle percentuali di raccolta differenziata complessiva raggiunte nelle tre macro aree geografiche in cui normalmente dividiamo il territorio: 58,6 per cento al nord; 43,8 per cento al centro; 33,6 per cento al sud.
  Per quanto riguarda pile e accumulatori, la normativa di riferimento è rappresentata dal decreto legislativo n. 108 del 2008, che ha recepito la direttiva n. 66 del 2006 sulla commercializzazione di pile, accumulatori e gestione dei relativi rifiuti. È un quadro normativo leggermente differente, anzi direi differente da quello precedente. Prevede il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati nella filiera e stabilisce obblighi precisi in capo a produttori, distributori Pag. 24 e utilizzatori finali per la gestione delle pile e degli accumulatori giunti a fine vita.
  In questo caso, il provvedimento fissa obiettivi di raccolta per i rifiuti di pile e accumulatori portatili del 25 per cento al 2012; del 45 per cento, al 2016, rispetto all'immesso al mercato. Al fine di conseguire il tasso di raccolta indicato e realizzare una gestione dei rifiuti che riduca al minimo il loro smaltimento insieme al rifiuto urbano indifferenziato, i produttori e i terzi che agiscono in loro nome organizzano e gestiscono su base individuale o collettiva, sostenendone i relativi costi, i sistemi di raccolta separata idonea a coprire in modo omogeneo tutto il territorio nazionale.
  Come Istituto, noi abbiamo il compito di raccogliere ed elaborare questi dati relativi alla raccolta e al riciclaggio ai fini della trasmissione al Ministero dell'ambiente, per poi comunicarli alla Commissione europea.
  Le ultime elaborazioni condotte, relative al 2015, mostrano un tasso di raccolta pari al 36,4 per cento rispetto al valore medio dell'immesso sul mercato nel triennio precedente, mentre il quantitativo di pile e accumulatori portatili complessivamente avviato al riciclaggio risulta pari al 54 per cento del raccolto.
  Per quanto riguarda il sistema di gestione dei rifiuti di apparecchiature elettroniche ed elettriche, la normativa di riferimento è sostanzialmente costituita dal decreto legislativo n. 49 del 2014 di recepimento della direttiva n. 19 del 2012, simile alla disciplina precedente.
  Ai produttori di apparecchi elettronici ed elettrici, in base al principio generale del chi inquina paga, è attribuita non solo la responsabilità di prevenire e ridurre gli impatti negativi che derivano dalla progettazione e della produzione di questi apparecchi, ma anche compiti specifici e responsabilità nella raccolta, trattamento e reimpiego dei RAEE.
  I produttori adempiono ai propri obblighi, così come definiti dall'articolo 8 del decreto legislativo n. 49, mediante adesione a sistemi di gestione individuali o collettivi che operano in modo uniforme sull'intero territorio nazionale e sono tenuti a conseguire gli obiettivi minimi di recupero e riciclaggio previsti dall'allegato 5 del medesimo decreto. Allo stato attuale, non esistono sistemi individuali di finanziamento della gestione dei RAEE.
  Con riferimento ai rifiuti domestici, i sistemi collettivi che nel 2016 hanno operato in Italia nel settore dei RAEE sono 17, alcuni dei quali specializzati su uno dei cinque raggruppamenti individuati col decreto ministeriale n. 185 del 2007, mentre altri si occupano di gestire più categorie di prodotti.
  In quest'ambito, sempre secondo la disciplina del decreto legislativo n. 49, all'Ispra sono attribuiti, oltre al supporto tecnico e di segreteria del comitato di vigilanza e controllo e all'effettuazione delle ispezioni presso i produttori disposte dal comitato stesso, specifici compiti in materia di monitoraggio del raggiungimento sia del tasso di raccolta differenziata dei RAEE sia degli obiettivi di riciclaggio e recupero per categoria di rifiuti.
  Per quanto riguarda la raccolta dei RAEE domestici, fino al 31 dicembre 2015 continua ad applicarsi l'obiettivo dei 4 chili per abitante/anno fissato dalla direttiva previgente, la n. 96 del 2002, al 31 dicembre 2008. A partire dallo scorso anno, invece, si applica l'obiettivo percentuale di raccolta del 45 per cento, calcolato sulla base del peso totale dei RAEE raccolti dallo Stato membro in un dato anno ed espresso come percentuale del peso medio delle apparecchiature elettroniche ed elettriche immesse sul mercato nel medesimo Stato membro nei tre anni precedenti.
  Gli Stati membri devono, inoltre, provvedere affinché il volume dei RAEE raccolti aumenti gradualmente nel periodo dal 2016 al 2019, fino al raggiungimento del tasso di raccolta del 65 per cento a partire dal 2019, calcolato, come vi ho detto prima, o in alternativa dell'85 per cento rispetto al peso dei RAEE prodotti nel territorio dello Stato membro.
  I dati Ispra relativi al monitoraggio dell'andamento della raccolta differenziata dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche in Italia quantificano la raccolta Pag. 25dei RAEE domestici relativa al 2015 in 223.000 tonnellate, facendo rilevare una crescita del 4,3 per cento rispetto al 2014. Il valore pro capite nazionale si attesta a 3,7 chilogrammi per abitante/anno, con un aumento di 0,2 chilogrammi rispetto al 2014, un quantitativo pro capite nazionale inferiore all'obiettivo di 4 chilogrammi per abitante/anno fissato al 31 dicembre 2015, anche se siamo relativamente vicini.
  L'analisi dei dati a livello delle macro aree geografiche mostra, coerentemente con le percentuali di raccolta differenziata conseguite, che il nord e il centro, rispettivamente con 4,7 e 4 chilogrammi per abitante/anno, raggiungono l'obiettivo fissato per il 2015, mentre il sud, con 2,1 chilogrammi per abitante/anno, risulta ancora lontano dallo stesso.
  Per garantire, quindi, una corretta gestione dei RAEE domestici e assicurare il raggiungimento degli obiettivi fissati dalla normativa, a nostro giudizio appare prioritario rendere più efficiente il sistema di raccolta comunale, assicurando ad esempio il numero di isole ecologiche adeguato al numero di comuni italiani, e garantire, laddove possibile, e ovviamente auspicato da noi, una copertura omogenea del territorio nazionale.
  Auspichiamo anche un più attento monitoraggio del ritiro dei RAEE da parte della distribuzione, al momento dell'acquisto da parte del consumatore, di nuove apparecchiature elettriche ed elettroniche, cioè il cosiddetto one to one, l'uno a uno, l'uno contro uno. In aggiunta, al fine di incrementare la raccolta in vista degli obiettivi europei e aumentare la sensibilità ambientale verso i rifiuti elettronici, a partire dal 22 luglio dello scorso anno sono entrate in vigore le nuove norme per il ritiro cosiddetto 1 contro 0.
  A ogni buon fine, segnaliamo che un ulteriore aspetto rilevante è quello relativo alla promozione dei mercati dei materiali riciclati nell'ottica della circular economy. In tale contesto, appare significativo quanto introdotto dalla legge n. 221 del 2015, che prevede specifici incentivi anche di natura fiscale, da definirsi con successivi decreti ministeriali. Inoltre, il decreto ministeriale n. 140 del 2016 è volto a promuovere la cooperazione tra produttori e operatori di impianti di trattamento, recupero e riciclaggio, a favorire la progettazione e la produzione ecocompatibile di apparecchiature elettriche ed elettroniche e a sostenere il mercato dei materiali riciclati.
  Mi avvio alla conclusione. Con riferimento al monitoraggio degli obiettivi, compito a cui come Istituto assolviamo, gli ultimi dati comunicati al Ministero dell'ambiente si riferiscono all'anno 2014 e comprendono i quantitativi di RAEE domestici e professionali raccolti e trattati a livello nazionale e di quelli esportati ai fini del trattamento all'interno e al di fuori all'Unione europea. Si tratta di quantitativi di RAEE avviati al recupero nel 2014 pari a circa 260.000 tonnellate, che corrispondono all'85,3 per cento del totale raccolto, mentre i RAEE avviati al riciclaggio ammontano a 259.000 tonnellate e corrispondono all'82,3 per cento del totale raccolto.
  Chiaramente, si tratta di performance positive, in parte influenzate dalla nuova metodologia di calcolo, che non rapporta i quantitativi di RAEE riciclati e recuperati ai RAEE effettivamente prodotti, ma solo a quelli raccolti e avviati a impianti di recupero. È nota, purtroppo, la diffusa pratica di abbandono di questa tipologia di rifiuti, ovvero il loro smaltimento unitamente ai rifiuti urbani indifferenziati.
  Vengo a un'ultima annotazione. Accanto ai consorzi obbligatori si sono venuti a costituire negli anni, come credo sia noto ormai alla Commissione, consorzi di tipo volontario per la gestione dei flussi di rifiuti importanti che provengono anche dal circuito urbano, ad esempio la frazione organica, che costituisce senza dubbio nell'ambito della gestione dei rifiuti urbani il flusso prioritario in termini sia quantitativi sia di impatti gestionali.
  La frazione organica, qualora correttamente intercettata e avviata a impianti di recupero di materia, può essere utilizzata per la produzione di energia col trattamento anaerobico o di ammendanti (trattamento aerobico). Nel caso in cui tale frazione permanga nel rifiuto urbano indifferenziato, la stessa rappresenta una delle Pag. 26maggiori problematiche di gestione in virtù del suo elevato grado di putrescibilità.
  La raccolta differenziata della sola frazione organica ha fatto registrare nell'ultimo decennio un incremento rilevante, passando da 2,4 milioni di tonnellate del 2005 a 6,1 milioni di tonnellate del 2015. Parliamo, in termini percentuali, di oltre il 150 per cento. Circa 5,2 milioni di tonnellate di frazione organica sono recuperati in impianti di compostaggio e digestione aerobica, +7 per cento rispetto al 2014.
  Direi che la frazione organica contribuisce in modo determinante al conseguimento dell'attuale livello di riciclaggio dei rifiuti urbani, in merito al quale la direttiva n. 98 del 2008 prevede un obiettivo del 50 per cento da conseguire entro il 2020, e noi nello scorso anno abbiamo raggiunto come Paese una percentuale del 46 per cento, quindi siamo veramente molto vicini al conseguimento dell'obiettivo.

  PRESIDENTE. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  CHIARA BRAGA. Una domanda riguarda i controlli: quale tipo di controlli viene svolto dall'Istituto sugli impianti per verificare che ci sia corrispondenza tra la quantità e la qualità di quanto dichiarato dai consorzi? Sui dati, sui parametri usati per i contributi ambientali, che tipo di controllo viene fatto?
  L'altra domanda riguarda la modalità di calcolo delle quote della differenziata e la relazione tra i dati forniti dall'Istituto e quelli forniti dall'ANCI per quanto sappiamo.
  Infine, che tipo di supporto fornisce Ispra al ministero per il riconoscimento della validità e dell'attività dei nuovi consorzi?

  STEFANO LAPORTA, Direttore dell'Ispra. Non effettuiamo controlli diretti sugli impianti. È un controllo di tipo indiretto, che si basa sia sulla dichiarazione che gli impianti fanno, sia sui dati, sia su quello che riceviamo, qualora vi siano delle ispezioni sugli impianti stessi, da parte delle agenzie regionali. Lo definiamo controllo indiretto e che si basa sull'incrocio dei dati che recuperiamo anche attraverso le regioni e verifichiamo attraverso la parametrazione con le normative e i parametri di riferimento europei.
  Per quanto riguarda il tema del supporto nelle istruttorie, si tratta di supporto di carattere procedurale e amministrativo sui requisiti previsti dal legislatore, in particolare i requisiti tecnici che i consorzi devono avere per ottenere la prescritta autorizzazione.
  Per quanto riguarda le modalità di calcolo, se vuole aggiungere qualcosa...

  ANDREA LANZ, Responsabile area contabilità rifiuti. Per quanto riguarda le modalità di calcolo della raccolta differenziata, lavoriamo partendo dalle dichiarazioni MUD dei comuni, quindi direttamente dalle dichiarazioni del Modello unico di dichiarazione ambientale, incrociando tra l'altro questi dati con le dichiarazioni MUD presentate dai soggetti che gestiscono i rifiuti, e quindi che attuano il trasporto dei rifiuti, presentate ai sensi della dichiarazione MUD «speciale», l'altra banca dati MUD. Relativamente alla banca dati ANCITEL, non riceviamo dati dall'ANCI, ma direttamente dalle dichiarazioni MUD dei comuni.
  Tra l'altro, questi dati vengono anche incrociati con le dichiarazioni degli anni precedenti per valutare una certa omogeneità dell'informazione, quindi che non ci siano oscillazioni che possano far pensare a un errore di dichiarazione. Vengono, quindi, anche attuate delle attività di bonifica sulle banche dati.
  Vorrei aggiungere, per quanto riguarda il supporto al ministero nel riconoscimento dei consorzi, che in quel caso nell'istruttoria tecnica effettuiamo anche una serie di sopralluoghi. Nel caso specifico, abbiamo avevamo lavorato al riconoscimento di due sistemi. Questo ha previsto anche una serie di sopralluoghi presso gli impianti di riciclaggio dei rifiuti e presso i centri di raccolta dei rifiuti per valutare l'effettiva capacità dei sistemi di raccogliere indipendentemente dal circuito consortile i propri Pag. 27rifiuti, anche con analisi merceologiche sul rifiuto per valutare l'effettiva capacità del sistema di conseguire gli obiettivi di riciclaggio previsti dall'allegato al decreto legislativo n. 152.

  CHIARA BRAGA. Attraverso questo controllo incrociato tra i dati forniti dai MUD dei comuni e quello che fate sui trasportatori, se ho capito bene, avete rilevato una difformità e di che tipo? Potete fornirci dei dati?

  ANDREA LANZ, Responsabile area contabilità rifiuti. Più che difformità, talvolta succede che la dichiarazione dei comuni sia in forma aggregata per comunità montana, quindi non riusciamo ad avere un dettaglio comunale: laddove possibile, cerchiamo di sopperire a questa carenza andando a ricercare il dato da parte del trasportatore. Le fattispecie sono molteplici.
  Ci sono anche casi in cui la comunità montana, il consorzio, l'aggregazione di comuni, si occupa di una parte della raccolta, mentre un'altra parte è gestita dal comune in proprio. Talvolta, allora, è necessario incrociare questi dati con quelli dei raccoglitori per cercare un po’ di fare la quadra sul dato.
  Può anche succedere, a volte, che la dichiarazione MUD non sia disponibile da parte del comune. Purtroppo, va anche detto che non sempre abbiamo trovato la dichiarazione MUD del comune. In quel caso, per avere l'informazione sul dato di raccolta, è necessario ricorrere alla dichiarazione del trasportatore.
  Va anche detto che molto spesso c'è un po’ di confusione da parte dei comuni. Noi abbiamo anche cercato, attraverso le istruzioni del MUD, di far capire un po’ meglio come compilare il MUD, ma molti comuni ritengono che la dichiarazione debba essere effettuata dall'impresa che effettua il trasporto, quindi non sempre c'è un'uniformità di dichiarazioni. La dichiarazione MUD o attraverso la dichiarazione del trasportatore o la dichiarazione del comune, è comunque reperibile.
  I casi di comuni dove non è disponibile la dichiarazione MUD sono generalmente molto limitati. Il caso più frequente è che non disponiamo della dichiarazione del singolo comune perché abbiamo la dichiarazione a livello di consorzio, di ATO. Noi cerchiamo comunque di avere il massimo livello di dettaglio, e quindi cerchiamo di integrare quest'informazione andando a vedere lato trasportatore per vedere se riusciamo a risalire all'informazione del singolo comune.

  STEFANO LAPORTA, Direttore dell'Ispra. Vorrei semplicemente aggiungere una considerazione generale: evidentemente si tratta di sistemi che non combaciano con le esigenze di tempestività di raccolta dell'informazione.
  Comunque, credo che dobbiamo arrivare prima o poi a un sistema di raccolta dati un po’ più spedito. Non può essere un incrocio di dichiarazioni, sulle quali tra l'altro facciamo un lavoro massacrante. Dobbiamo arrivare a una situazione che ci consenta non solo di avere dati certi, ma anche di poterli elaborare tempestivamente.
  Presento alla fine di ogni anno solare il rapporto rifiuti che si riferisce all'anno precedente: diventa un problema oggettivo a livello sia comunitario sia di supporto alle amministrazioni nazionali o locali, perché evidentemente si tratta di dati che scontano una tempistica non coerente con quanto, secondo me anche a livello tecnologico, potremmo fare. Si tratta di dover immaginare, probabilmente, qualcosa di diverso, anche per agevolarci in queste operazioni di controllo incrociato.
  Vi assicuro, infatti, come potete anche immaginare, che a farle sul cartaceo, incrociando una serie di dichiarazioni, siamo veramente sommersi da quintali di carta. Peraltro, non è neanche tanto ecologico impiegare tutta questa carta. I colleghi fanno veramente i salti mortali. Purtroppo, riceviamo questi dati in questa forma alla fine dell'estate, quindi poi necessariamente abbiamo bisogno di un paio di mesi per poterli validare. Ecco anche perché i rapporti vengono presentati alla fine dell'anno solare.

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  ALBERTO ZOLEZZI. Ci ha parlato di rifiuti elettronici. Rivolgo a voi la domanda che abbiamo posto anche all'associazione dei consorzi, anche se non è prettamente vostra competenza: vi risulta che stia partendo in Italia qualche impianto che, a mio parere, potrebbe stimolare la virtuosità della filiera, cioè impianti che vanno a valle a raccogliere per esempio i metalli preziosi?
  Ci risulta che ci siano in Germania, in Scandinavia. In Italia non ce ne sono. Ci è stato detto che non abbiamo la massa sufficiente per arrivare a chiudere la filiera in Italia e fare le fusioni selettive per le parti più preziose. A mio parere, essendo proprio preziose, forse potrebbero stimolare anche il raggiungimento di altri obiettivi.
  Ripeto poi il discorso della parlamentare Braga sui dati qualitativi e quantitativi sugli imballaggi di plastica. Concordiamo anche noi che debba migliorare, ma adesso a me risulta per esempio che si stia provando con l'Osservatorio sovraregionale rifiuti a cercare di avere qualche dato in più, ma andando a capire si vede che i dati addirittura partono da un gestore privato, che compila un registro, col comune non riesce assolutamente a metterci mano. Si arriva così a centri di secondo livello, dove arrivano conferimenti da più comuni e non si capisce assolutamente chi abbia portato cosa, per cui la valutazione quali-quantitativa appare davvero piuttosto approssimativa e autoreferenziale.
  Su questo discorso di migliorare sia il conteggio sia la valutazione qualitativa avete qualche idea? Comunque, risulta davvero una criticità importante.

  PRESIDENTE. Qual è la domanda?

  ALBERTO ZOLEZZI. Visto che si è parlato solo di quantità, vorrei un commento anche sulla qualità. A voi risulta che il gestore privato faccia tutto e il comune sia un soggetto assolutamente passivo, che si trova solamente a capire se gli devono dare 100.000 euro o un milione di euro, non però sulla base di una valutazione che ha fatto lui...

  PRESIDENTE. Il tema è, quindi, quello dei controlli sulla qualità delle dichiarazioni rispetto alla questione del CAC.

  ANDREA LANZ, Responsabile area contabilità rifiuti. Da quello che ci risulta, nel sistema di contribuzione della raccolta differenziata le analisi merceologiche condotte presso i centri di raccolta sono effettuate dal CONAI stesso. Questo è un aspetto che crea, chiaramente, un po’ di problemi.
  Per cercare di riuscire a ricostruire i flussi di rifiuti, avevamo anche provato a proporre delle modifiche delle dichiarazioni MUD, cercando almeno di risalire al flusso di rifiuti che veniva gestito dalle piattaforme di trattamento per conto del CONAI e ai flussi di rifiuti che uscivano dal circuito CONAI, quindi che erano conferiti al di fuori del circuito CONAI.
  L'informazione che abbiamo ricevuto dal MUD non è stata molto completa e confortante, anche perché molto spesso le piattaforme non ragionano tanto su chi è il conferitore, ma sulla tipologia di rifiuto, quindi la plastica è plastica e non fanno tanta distinzione se proviene da un circuito consortile o da un circuito diverso dal CONAI.
  Comunque, qualche informazione stiamo cercando di elaborarla. Se avremo delle informazioni su quest'aspetto, cercheremo di condividerle.
  Quanto ai RAEE, non abbiamo informazioni su sistemi di trattamento di metalli preziosi. Per quanto riguarda i RAEE, sicuramente uno dei problemi è per le piccole apparecchiature, che possono contenere nei circuiti stampati metalli preziosi. Purtroppo, come testimoniano anche i dati di raccolta differenziata, evidenziano valori al di sotto dei 4 chilogrammi abitante/anno. Tra l'altro, non è neanche un obiettivo molto ambizioso.
  Vengono spesso conferiti all'interno del rifiuto urbano indifferenziato, e quindi vanno nel flusso di questo rifiuto. La separazione a valle diventa molto più problematica rispetto a una separazione che può essere fatta alla fonte.

  STEFANO LAPORTA, Direttore dell'Ispra. Solo per concludere su questo tema, al momento non abbiamo notizia di impianti, ma riteniamo che con il miglioramento anche in termini qualitativi della raccolta differenziata, e quindi il raggiungimento Pag. 29 dei 4 chilogrammi e anche oltre, stigmatizzando e impedendo quei comportamenti che ancora vediamo purtroppo usuali – buttiamo tranquillamente la pila scarica nel cestino, a parte casi eclatanti che ancora si vedono di televisori o lavatrici accanto ai cassonetti – si possa arrivare a questo ragionamento sulla massa critica, che poi inevitabilmente può portare a impiantistica specifica, e quindi al miglioramento qualitativo, che era quello che prima richiamava.

  LAURA PUPPATO. Leggendo la vostra relazione e anche in relazione alle sue dichiarazioni, direttore, state evidenziando la necessità di aumentare il numero dei codici in relazione a pile e accumulatori da una parte e RAEE dall'altra.
  In relazione a questa forma, vi chiedo quali sono le dinamiche positive attese, quali sono i risultati che vi attendereste in relazione a un'implementazione del numero dei codici. Mi è venuto in mente quello che ci diceva qualche giorno fa il responsabile di Polieco, il quale riferiva, invece, che, per quanto riguarda il tema relativo alle plastiche e in particolare relativo al polietilene, che ha un valore in sé – è puro petrolio, è un polimero «pulito» – se ne trovano pochissimi disponibili a inserire nel codice 2, per esempio, o nel codice 19 del plasmix o del 15 per le uscite, obiettivamente con una difficoltà anche di fare una valutazione opportuna dei recuperi totali che si possono avere sulla materia relativa ad alcune plastiche nello specifico.
  Vi risulta che anche in presenza di codici specifici non si ritrovino i quantitativi che sarebbe verosimile ritrovare appunto per determinati codici?
  Dall'altra parte, arriva una «denuncia» in relazione al fatto che esportiamo molto plasmix, molta plastica mista, tra cui i teli di agricoltura, che non sono esattamente qualificanti dal punto di vista della qualità del prodotto plastico che ci ritorna, che ci tornano sotto forma di prodotti, evidentemente soprattutto dalla Cina, ma non solo, con «rischi» aggiunti che non si riescono bene a valutare, magari anche su giocattoli. Vorrei capire la vostra valutazione, se c'è, in relazione a questo tema.
  Per concludere, relativamente ai controlli cui faceva cenno la collega Braga, avete detto giustamente che li fanno soprattutto i consorzi e che voi vi limitate a un controllo cartaceo. Alla luce della quantità di materiale, che continua a crescere, non sarebbe opportuno aumentare il numero dei controlli di Ispra? Che cosa manca? Personale? Scusate la rudezza.

  ANDREA LANZ, Responsabile area contabilità rifiuti. Per quanto riguarda i codici dell'elenco europeo dei rifiuti, l'elenco è effettivamente un po’ datato, tanto che si trovano nell'elenco europeo delle voci e dei capitoli interi su tipologie di rifiuti, come quelli dell'industria fotografica, attualmente molto più ridotti, mentre certi settori industriali non sono praticamente coperti.
  Avevamo visto come, per rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche e per vari tipi di accumulatori, i codici fossero molto limitati. In sede di revisione dell'elenco europeo avevamo proposto di introdurre più codici molto più dettagliati, poi nella congiuntura economica a livello di Commissione europea si è deciso di incidere il meno possibile sull'elenco dei codici per non turbare gli operatori che operano nel settore, e quindi di rimandare una modifica dell'elenco europeo dei rifiuti a un tempo successivo per rivederlo completamente.
  Sicuramente, l'elenco presenta delle tipologie di codici che non si adattano a tutti i rifiuti, soprattutto non si adattano sempre all'evoluzione del mercato e delle tecnologie, e quindi per alcuni rifiuti c'è una carenza effettiva di codici.
  La nostra idea era che l'introduzione di codici più specifici permettesse di classificare il rifiuto sin dall'origine con un determinato codice, e quindi di garantire un monitoraggio anche di questo rifiuto in maniera più puntuale. Chiaramente, se vengono classificate con un unico codice tipologie diverse, quindi una miscela di rifiuti, ci troviamo in una situazione in cui è difficile capire il flusso del singolo RAEE che percorso segue. Questa è la proposta che avevamo avanzato.

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  LAURA PUPPATO. Voi suggerite di farlo a livello nazionale?

  ANDREA LANZ, Responsabile area contabilità rifiuti. Noi suggeriamo di farlo a livello europeo, ma c'è comunque la possibilità a livello nazionale di aggiungere, eventualmente, dei codici all'elenco europeo, notificandoli ovviamente alla Commissione europea. Potrebbe, eventualmente, essere una soluzione almeno per garantire a livello nazionale un monitoraggio più puntuale delle varie filiere.
  Quanto all’export del polietilene, non abbiamo informazioni di particolare dettaglio. Possiamo aggiornarci su quest'aspetto per avere più informazioni.

  STEFANO LAPORTA, Direttore dell'Ispra. Tornando al tema dei codici, visto che anche personalmente fa un po’ più parte della mia esperienza diretta, credo che su questa materia in generale ci sia, probabilmente, da fare un salto di qualità.
  Noi ci abbiamo provato attraverso quello che diceva prima il collega, cioè suggerendo l'introduzione di nuovi codici. Ci abbiamo provato a livello comunitario. Abbiamo verificato anche il tema a livello nazionale.
  Secondo noi, possono aiutare. Riteniamo che i miglioramenti attesi possano giustificare l'introduzione di nuovi codici. Lo vediamo in una prospettiva di ausilio. Il tema, però, è estremamente dibattuto a livello sia nazionale sia europeo. C'è chi vede l'introduzione di nuovi codici come un aggravio burocratico, un appesantimento nella gestione conseguente, quindi una serie di riflessi che hanno portato a una soluzione diversa.
  Noi riteniamo che sia una strada percorribile quella di migliorare il livello di istruzioni date per ricevere informazioni più complete, anche la più agevole. Abbiamo visto, però, che le reazioni non sono state positive. Quello che è certo è che bisogna fare un salto di qualità, perché queste situazioni non sono chiare.
  Paradossalmente, rispetto al tema dei rifiuti, anche sotto il profilo culturale, è un aspetto carente. Mentre sui rifiuti solidi urbani esiste una sensibilità maggiore, per cui vediamo adesso un'attenzione, il tema delle pile che ho citato prima resta una sorta di inspiegabile buco nero anche nella nostra testa e nella nostra cultura. Prendiamo e buttiamo le pile nell'indifferenziato, quindi c'è poca sensibilità su questo tema, tanto che i livelli di raccolta differenziata che abbiamo registrato – non sono così sfidanti 4 chilogrammi – sono un obiettivo che ancora non riusciamo a raggiungere.
  Quanto ai controlli, che dire? Forse rispondo dopodomani, quando farò l'audizione alla Camera.
  Credo che, in generale, l'Istituto debba fare più controlli. Ci vuole una mission molto precisa. Non so se si possa tornare all'antico, non mi compete. Credo che, in generale, vada sviluppata all'interno dell'Istituto questa dinamica dei controlli. Credo che sia ciò che rende l'Istituto veramente un unicum a livello nazionale e internazionale e ne caratterizzi l'azione. Questo non vale solo per i rifiuti, ma un po’ in tutti i settori.
  Che cosa lo ha impedito fino adesso? Varie ragioni. Guardo un attimo davanti e bisogna fare all'interno dell'Istituto, e anche al di fuori, uno sforzo di presa di coscienza e di responsabilità collettiva.

  LAURA PUPPATO. Anche una forma di dissuasione, l'unica vera, di comportamenti illeciti, o comunque scorretti.

  STEFANO LAPORTA, Direttore dell'Ispra. La mia idea sui controlli è quella di un paradigma leggermente diverso. I controlli devono essere fatti, da un lato, per reprimere in maniera durissima ciò che veramente c'è di illegale e di sbagliato; dall'altro, non possono ridursi a una funzione meramente repressiva, servono anche per accompagnare imprese e cittadini e a reprimere in maniera...
  Su questo, però, i dati che sto raccogliendo – sono anche un po’ a disagio – nella funzione a cui dovrò assolvere forse tra qualche giorno e che costituiranno anche l'oggetto del mio intervento mercoledì, indicano che obiettivamente l'Istituto deve recuperare sicuramente all'interno del sistema Pag. 31 nazionale per la protezione ambientale una dimensione di controllo più incisiva.

  CHIARA BRAGA. Torno su un tema che avevo già posto prima. Ragionando, mi è venuta in mente questa cosa.
  Capisco benissimo che a volte i dati vengano restituiti in forma aggregata, non sui singoli comuni, ma nel caso in cui invece avete sia il dato del singolo comune sia quello del trasportatore relativo alla stessa quantità e vengono riscontrate delle difformità, l'Istituto è in condizioni di segnalarle, di chiedere un intervento, di sensibilizzare le rappresentanze dei comuni sulla qualità dei dati forniti? Vi chiedevo che rapporto c'è tra i dati forniti dai comuni e quelli che, invece, restituite.

  ANDREA LANZ, Responsabile area contabilità rifiuti. Sicuramente, abbiamo un rapporto anche con le agenzie regionali, che molto spesso sono il nostro tramite per la raccolta delle informazioni. Attraverso le agenzie regionali cerchiamo anche di capire dai comuni se un'eventuale difformità è dovuta a errori di compilazione o ad altro e a che cosa.
  Generalmente, tra il dato reperito dal comune e quello del trasportatore c'è una congruenza dell'informazione. Molto spesso, sono errori di unità di misura, ma generalmente c'è una congruenza sul dato. Va anche capito che la dichiarazione MUD è fatta sulla base dei formulari, col registro di carico e scarico. Bisogna vedere quale copia viene utilizzata dal comune per compilare il MUD, se la copia al destino o la copia di consegna. Ci possono essere piccole discrepanze, ma generalmente il dato è comunque congruente tra le due fonti.

  STEFANO LAPORTA, Direttore dell'Ispra. Per completare la risposta in termini generali, noi facciamo una segnalazione, ma non abbiamo in questo caso poteri repressivi o di altra natura più che segnalarlo. Normalmente, come diceva il collega, si tratta di incongruenze chiarite in sede di interlocuzioni successive e di elaborazione. Si tratta di capire, su questi temi, se si vuole, anche in una visione più di controllo dell'Istituto, attribuirgli compiti o funzioni che al momento non abbiamo.
  Il tema della dichiarazione cartaceo resta, secondo me, il nodo da affrontare.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il dottor Laporta. Chiudiamo la fase che riguarda i consorzi. Credo che abbiamo evidenziato le criticità a sufficienza, soprattutto su quest'aspetto.
  Torniamo alla faccenda del nucleare, su cui stiamo facendo gli aggiornamenti del caso. Avevamo già dedicato una relazione allo stato dell'arte, ma qualcosa è cambiato, e due sono le questioni.
  Sappiamo che c'è un trasferimento da fare, che un nuovo istituto che è stato creato: a che punto siamo?
  Nell'ultima audizione con il Ministro Calenda avevamo fatto anche una segnalazione relativa ad alcune situazioni sul territorio. Per quanto ci siano sempre state garantite in sicurezza, da alcune ispezioni ci sembrava che, rispetto agli standard richiesti anche a livello internazionale, ci fossero non dico delle preoccupazioni, ma comunque situazioni di alcuni impianti non voglio dire non di sicurezza – non credo sia corretto – ma se non altro che meritassero magari un approfondimento ulteriore nei controlli.
  Ci interessa capire se avete avuto un input da parte del Ministero dello sviluppo economico a questo riguardo o se andate avanti con un vostro programma assolutamente autonomo.

  STEFANO LAPORTA, Direttore dell'Ispra. Sono stati già presentati, prima del loro arrivo, i colleghi, che peraltro penso siano noti, quindi non mi soffermo oltre. L'ingegner Matteocci, l'ingegner Dionisi e l'ingegner Bologna, che mi accompagnano, in questo momento sovrintendono alle tre aree in cui abbiamo diviso il Centro nazionale per la sicurezza nucleare dell'Ispra, con il coordinamento tecnico affidato all'ingegner Matteocci.
  È evidente che se sono qui, ancora stasera e con la stessa giacca, a parlare di queste cose, il trasferimento all'ISIN non è Pag. 32avvenuto. Questo, ovviamente, crea una situazione di incertezza, non tanto per le funzioni – cerco di essere preciso – che sono sicuramente assicurate dalla nostra organizzazione interna.
  Abbiamo, però, già evidenziato, peraltro non solo noi – ci è stato fatto presente a livello internazionale, sia alla fine della missione IRRS dello scorso novembre-dicembre, col rapporto arrivato all'inizio di marzo, sia la settimana scorsa a Vienna, dove abbiamo presentato, all'interno della 7ª Convenzione sulla sicurezza nucleare, il rapporto nazionale – come questo sia un percorso che ormai in qualche modo deve essere finalizzato. Credo di poter dire, in maniera non tecnica, che i colleghi stanno gettando il cuore oltre l'ostacolo, nel senso che questa situazione ha una serie di riflessi gestionali e organizzativi non semplici. Intanto non è facile spiegarlo a colleghi che vengono da altri Stati, vi assicuro, e poi vi sono anche delle ricadute organizzative e gestionali in termini concreti.
  Noi abbiamo circa 30 unità di personale tecnico all'interno del Centro per la sicurezza nucleare. Io non sono, da direttore, autorizzato alle assunzioni rispetto alla loro situazione, perché la legge dispone che ci debba essere un altro organismo. Quindi, quand'anche intendessi immaginare una selezione, gli organi di controllo non me la passano, perché mi dicono che è inutile e che devo andare da un'altra parte. Siamo in questa situazione.
  Abbiamo fatto più volte presente – da ultimo, credo alla fine del 2015 e del 2016 – ai Ministeri dell'ambiente e dello sviluppo economico e alla Presidenza del Consiglio la necessità di arrivare quanto prima a una definizione di questa situazione, affinché possa essere garantito il funzionamento coerente con i compiti nazionali e internazionali e anche con i programmi che devono essere attuati, anche rispetto agli esercenti, Sogin in particolare.
  Una definizione è importante anche perché possa essere garantito quel reclutamento di nuovo personale che necessita di un periodo di formazione. Non è che da noi arriva un tecnico e immediatamente, in questa materia in particolare, accende la macchinetta come fosse la moka del caffè e parte tutto. C'è bisogno di un periodo di formazione e di affiancamento che è stimato tra i 3 e i 5 anni. Questo ci pone un grave problema, perché abbiamo rilevato e abbiamo fatto presente che nei prossimi 3-5 anni dei 30-35 colleghi che attualmente lavorano nel Centro per la sicurezza nucleare il 35-40 per cento andrà in pensione. Quindi, abbiamo un problema di nuove risorse, in termini di risorse umane qualificate, e abbiamo bisogno che queste risorse siano relativamente giovani per poter essere affiancate e formate.
  Questa situazione l'abbiamo rappresentata più volte ed è presente anche nell'appunto che lasciamo. Ce n'è stato chiesto conto e ragione a livello internazionale. Credo che, oltre alle due occasioni che citavo prima, anche in un recente bilaterale con la Francia sia stata chiesta notizia, per il tema del riprocessamento del materiale, rispetto all'istituzione dell'ISIN. Da quello che sappiamo, il processo di nomina è di fatto completato, perché i decreti sono stati sicuramente firmati dal Capo dello Stato – la notizia è stata pubblicata sul sito del Quirinale – a fine novembre. Credo che siano stati anche registrati dalla Corte dei conti, ma al momento né il direttore né i componenti della Consulta, tra cui io stesso, ne abbiamo avuto notifica.
  Quindi, l'ISIN è un qualcosa che c'è sulla carta, su cui il Parlamento si è espresso due volte, ma ancora non vede la luce. Peraltro, questo porta i problemi che vi ho accennato ed anche altri che possono riguardare anche lo sviluppo di azioni future.
  Poi magari lascio la parola, anche per non annoiarvi con la mia voce per tutto il tempo, al collega Matteocci sulla parte più squisitamente tecnica e sulle domande che sono state poste sull'impianto.
  C'è un tema che riguarda anche la strategia futura, quella immaginata dal legislatore nel decreto legislativo n. 14, del deposito e quindi dell'individuazione Pag. 33del sito per il deposito nazionale e della carta delle aree potenzialmente idonee, che era preliminare a questa individuazione. È un lavoro che noi abbiamo svolto, completato e consegnato a luglio 2015. Ovviamente, in questo documento che vi consegniamo, diciamo già noi, adesso, che qualora questa situazione ritardasse ancora sarà possibile immaginare che dal punto di vista tecnico debba essere rivisto, in qualche modo. In 2-3 anni possono cambiare anche delle condizioni geomorfologiche del terreno (basti pensare agli eventi sismici che si sono registrati negli ultimi 24 mesi in Italia); possono cambiare alcune situazioni di contesto (per esempio, alcune industrie a rischio di incidente rilevante). Insomma, l'ISIN diventa uno snodo anche dal punto di vista delle attività tecniche future da svolgere.
  Per carità, il Governo e il Parlamento hanno preso una strada. Qualora si intenda cambiare direzione lo si può anche fare, ma io mi permetto semplicemente di far presente una cosa, anche perché, ripeto, devo confessare un certo imbarazzo nelle situazioni in cui a livello comunitario e internazionale ho l'onore di rappresentare insieme ai colleghi il Paese. Insomma, non voglio creare incidenti diplomatici, ma che io debba essere sottoposto a domande anche con tono di scherno da parte di Paesi non propriamente – con tutto il rispetto per gli altri Paesi – all'avanguardia in questa materia, diventa anche un motivo di imbarazzo.
  La situazione, presidente, è quella che le ho detto. Tra l'altro, da quando sarà ufficiale la nomina del direttore decorreranno i 90 giorni, quindi noi poi dovremo adeguare la nostra struttura dell'Ispra, che peraltro abbiamo già costruito in sede di riorganizzazione dell'istituto affinché possa essere, da un lato, autonoma e indipendente. Quindi, ci siamo portati male da soli, però vedendo dei ritardi abbiamo preferito costruire comunque una struttura all'interno dell'istituto che fosse in grado di assolvere a delle funzioni, che peraltro sono previste dal legislatore, di rilevanza nazionale. È una struttura che ovviamente va integrata, ma è tuttavia pronta a essere di fatto trasferita in una struttura organizzativa diversa.
  Insomma, questo è il limite a cui noi obiettivamente ci siamo dovuti fermare, anche per ragioni che poi non attengono alla mia e nostra sfera di competenza gestionale o tecnica o scientifica.
  Per quanto riguarda il tema della sicurezza, perlomeno per quanto mi riguarda non ho avuto richieste particolari da parte del MISE dopo l'audizione. Credo – poi lascio la parola al collega per l'approfondimento su situazioni specifiche, che comunque nell'appunto abbiamo riportato – che il problema di fondo sia quello di una chiarezza complessiva sul programma definitivo. È ovvio che se noi stiamo andando verso il deposito, come la normativa ci chiede, questo implica delle scelte; è ovvio che se noi continuiamo a pensare di gestire questa materia anche con i depositi temporanei, che peraltro – voglio dirlo perché me l'hanno chiesto anche la settimana scorsa a Vienna – sono sicuri, ma il problema è che stanno dove non dovrebbero, cioè accanto alle centrali nucleari dismesse, quindi è una contraddizione in termini, è evidente che questo diventa, quasi inevitabilmente, un boomerang, e non è giustificabile.
  Tra l'altro, sono anche molto costosi, quindi c'è un tema di contorno da considerare. Credo, allora, che rispetto a queste situazioni probabilmente il chiarimento dello scenario di fondo sia un elemento determinante.

  LAMBERTO MATTEOCCI, Responsabile area controllo attività nucleari. Noi abbiamo predisposto una relazione di aggiornamento rispetto ad alcune tematiche principe che, peraltro, furono oggetto di alcune delle audizioni precedenti, quindi lasceremo il documento. In particolare, il citato quadro istituzionale e organizzativo, la situazione delle risorse umane, ma credo che il direttore dottor Laporta abbia già sufficientemente delineato le problematiche in essere e le problematiche di prospettiva a meno che non si intraprendano delle azioni concrete.
  Vi è un tema che riguarda alcuni aspetti autorizzativi e di controllo relativamente Pag. 34a situazioni e a problematiche tecniche di maggior rilievo presso le installazioni nucleari in termini di gestione dei rifiuti, utilizzando un concetto anglosassone che è quello del fight the big fighter, cioè guardare le problematiche concrete, sito per sito, e di maggior rilevanza in termini di stato dei rifiuti e concentrazione di radioattività, quindi con potenziale hazard e possibilità, laddove vi fossero incidenti, di eventuali rilasci nell'ambiente.
  Si è parlato delle attività dell'istituto: l'ex dipartimento nucleare, in questo senso, correlato alla localizzazione del deposito nazionale ma anche al programma nazionale, che è in corso di elaborazione; vi sono state audizioni che hanno chiaramente illustrato il percorso di valutazione ambientale strategica, correlato a questa elaborazione del programma nazionale, peraltro richiesto dalla direttiva comunitaria sulla gestione dei rifiuti radioattivi. Inoltre, informazioni sul ruolo che l'istituto ha avuto e sta avendo nell'intervento di bonifica del deposito della Cemerad di Statte.
  Per quanto riguarda le installazioni, noi seguiamo un processo di controlli preventivi sul piano autorizzativo delle proposte dei soggetti attuatori, in primis la Sogin e il centro di ricerche comunitario di Ispra, dove si trova un numero significativo di installazioni, peraltro con un programma anch'esso corposo di decommissioning in prospettiva. Poi ci sono le attività di ispezione e sopralluogo tecnico sui siti per le verifiche di conformità con gli atti autorizzativi che sono stati rilasciati.
  Da nord a sud, vediamo una situazione che, per i vari impianti, ha in questo periodo un certo dinamismo rispetto alle problematiche. Per dinamismo intendo dire che ci sono dei progetti che, nei tempi recenti, sono stati autorizzati e che offrono in mano al soggetto attuatore l'opportunità di intervenire concretamente. Alcuni sono in corso di finalizzazione adesso. Citiamo il progetto Cemex per la solidificazione dei rifiuti, di cui sicuramente questa Commissione ha avuto modo di interessarsi.
  Siamo un po’ preoccupati, in termini di prospettiva, e al riguardo stiamo chiedendo degli aggiornamenti costanti alla Sogin sugli effetti che problemi contrattuali nei rapporti dell'appaltatore possono avere ai fini del rispetto della prescrizione temporale che è stata fissata nell'atto autorizzativo di quattro anni dal momento del rilascio dell'autorizzazione. È ovvio che quando si parla di rispetto di una prescrizione temporale sull'attuazione di un intervento si fa riferimento a un sostanziale rispetto: laddove vi siano delle attività in corso e se si ha la percezione tecnica che il processo sta andando avanti, non cambia se sono quattro anni o quattro anni e mezzo. Il problema è laddove dovessero venir fuori difficoltà oggettive di realizzazione.

  PRESIDENTE. Scusi se la interrompo, per chiarezza nostra. Quindi, non c'è solo un tema di ritardo contrattuale, ma un tema, se non vengono rispettati i quattro anni, di non rispetto di una prescrizione autorizzativa. Dico bene? Quindi, non c'è solo un tema contrattuale tra l'appaltatore e la stazione appaltante. C'è anche questo tema. Scusi se l'ho interrotta, ma abbiamo appena fatto l'audizione con la società...

  LAMBERTO MATTEOCCI, Responsabile area controllo attività nucleari. Si, è ovvio che l'ambito di questo progetto è un ambito che testimonia la rilevanza di per sé laddove questo progetto affronta la messa in sicurezza di qualcosa che, in termini di attività, rappresenta più del 70- 80 per cento della radioattività dei rifiuti collocati in Italia. Questo è il big fight...
  Procedendo, sempre sul sito, forse avremo modo di parlarne in un altro contesto, è in via di realizzazione un importante deposito temporaneo. Furono rilevate delle non conformità da parte nostra sulla rifinitura delle pareti. Sono ancora in corso le attività di ripristino di queste non conformità. Speriamo che quest'anno si riesca a procedere al caricamento, anche perché è un deposito temporaneo, ma è un deposito che risolve Pag. 35una problematica atavica sul sito, in assenza del deposito nazionale, che è quella di una collocazione di buona parte dei rifiuti in una struttura indubbiamente vetusta, con limitati spazi e non in linea con gli standard internazionali.
  L'altro problema riguarda il completamento del trasferimento del combustibile. Restano 15 tonnellate nel deposito di via Avogadro. Qui abbiamo un problema, per la ripresa dei trasporti, connesso oggettivamente alle garanzie che da parte francese si attendono sul rientro. Parlare di garanzie sul rientro significa dare evidenza e certezze sulla realizzazione della componente di stoccaggio di lungo termine del deposito. Quindi, è effettivamente il classico caso del gatto che si morde la coda. C'è un'involuzione, un problema non risolve l'altro. Questo ci preoccupa un po’ perché quella di via Avogadro non è una struttura destinata a lungo termine. Lo sappiamo benissimo, noi abbiamo chiesto una verifica straordinaria tre anni fa, che ha dipinto una situazione che conferma la non capacità a garantire uno stoccaggio di lungo termine, pur se nel breve termine non emergono situazioni di criticità. Ma questo deve essere un discorso di risoluzione della problematica assolutamente da affrontare. Se questo stallo dovesse procrastinarsi, indubbiamente...
  Anche Avogadro aveva una sua prescrizione, non fissata in termini temporali, ma di operare per l'allontanamento. Purtroppo si incastrano varie esigenze, l'accordo internazionale con la Francia, i rapporti Sogin-Areva, quindi un quadro che per poche tonnellate – veramente poche – ancora non vede una soluzione.
  Un aspetto che riteniamo debba trovare una soluzione riguarda l'allontanamento delle resine di Caorso. C'è un contratto in essere avviato dalla Sogin con una società slovacca. Noi dobbiamo approvare il piano operativo per le operazioni di movimentazione, confezionamento e trasporto. Ovviamente, vista l'esperienza pregressa, penso che sia naturale che un organo di controllo nazionale voglia la garanzia che il prodotto che ritorni sia un prodotto idoneo. Quindi, siamo in questa fase di approfondimento. Ci deve essere anche la garanzia che l'autorità slovacca, che deve rilasciare l'autorizzazione ad importare il materiale, rilasci questa autorizzazione e quindi alcune parti dell'impianto devono essere autorizzate. Siamo in questa fase di approfondimento, ma questo è un altro progetto importante da portare avanti.
  Una cosa che vorrei indicare come positiva, in prospettiva, è finalmente il completamento della realizzazione di un deposito temporaneo nel sito della Casaccia per la collocazione dei rifiuti contenenti plutonio della Nucleco, che permetterà di alleggerire notevolmente il carico radiologico significativo della Nucleco con una struttura innovativa per la quale, nei prossimi mesi, dovremmo seguire il processo di collaudo.
  Un altro elemento positivo è che recentemente, due settimane fa, abbiamo rilasciato l'autorizzazione alla rimozione del monolite interrato presente nell'impianto di ITREC (non so se avete avuto modo, come Commissione, di visitarlo). Anche quello lo riteniamo un passaggio importante perché...

  PRESIDENTE. Non ho capito a quale...

  LAMBERTO MATTEOCCI, Responsabile area controllo attività nucleari. ITREC, in Basilicata. Da un lato, questo permette di risolvere un problema che è connaturato con la tipologia del manufatto: è un manufatto interrato, e quando si parla di rifiuti radioattivi tutto ciò che è interrato – anche il deposito lo sarà, ma diversamente – con standard pregressi ha delle limitazioni. Quindi, rimuoverlo è un aspetto positivo. L'altro aspetto positivo è che questo elimina delle interferenze fisiche per poter realizzare alti due progetti importanti: il trattamento e il condizionamento del prodotto finito a suo tempo e lo stoccaggio del combustibile a secco.
  Questa è una di quelle autorizzazioni che adesso Sogin ha in mano e su cui ha la possibilità di operare in prospettiva.
  Per quanto riguarda il programma nazionale, noi siamo un po’ a latere, come Pag. 36istituto, al momento. Abbiamo fornito delle indicazioni, dei suggerimenti, delle osservazioni in sede di rapporto preliminare lo scorso anno. Peraltro, per vostra informazione lasceremo una copia di queste considerazioni, che sono state trasmesse ai due ministeri. È previsto un intervento dell'autorità di regolamentazione competente, funzione ancora svolta dal Centro nazionale dell'istituto, prima dell'emanazione del DPCM. Non sappiamo se ci saranno coinvolgimenti preliminari su questo fronte. Riteniamo il programma un passo importante, che tra l'altro è emerso in maniera chiara anche nelle raccomandazioni che la missione IRRS fatta dall'AIEA ha formulato. Dirò qualcosa alla fine su questo.
  Della carta abbiamo parlato. Il direttore ricordava che ormai sono quasi due anni (diciotto mesi) dal momento in cui si è completata la validazione. Quello sarebbe opportuno fare eventualmente una verifica, a fronte di nuove cartografie e senza ovviamente rivoluzionare, prima di sottoporla alla consultazione e al commento (forse anche per evitare un primo commento che verrebbe, ma ormai sono tre anni che qualcuno vorrebbe avere una cosa più aggiornata). Comunque sia, quasi due anni sono di fatto passati.
  L'ultimo punto attiene al discorso del supporto che si sta fornendo al commissario straordinario per la bonifica di Statte. Come Ispra – non vorremmo arrogarci il plauso di avere avviato il percorso – nel 2012 facemmo un'ispezione (la fece il collega presente) con una comunicazione alle varie amministrazioni, in particolare in ambito di Protezione civile, per risollevare il problema. Adesso stiamo fornendo il supporto al commissario straordinario e abbiamo fornito il supporto sulle valutazioni di revisione delle valutazioni di esposizione potenziale, cioè i documenti base per un'eventuale pianificazione di emergenza. È ovvio che il nostro è il supporto di un'autorità di regolamentazione, quindi nelle verifiche indipendenti dei documenti del soggetto attuatore che sarà scelto, ma a questo punto per decreto sostanzialmente è stata data autorizzazione al commissario a utilizzare la Sogin, quindi ci aspettiamo di svolgere una funzione sostanzialmente analoga a quella che facciamo per le altre installazioni, cioè verifica indipendente sulle proposte progettuali ed eventuali sopralluoghi di controllo durante le fasi attuative dell'intervento. In questo caso, avvalendosi di un'esperienza un po’ pregressa che era quella della bonifica di Castelmauro, che portò in tempi indubbiamente rapidi ad una soluzione della problematica con la rimozione dei rifiuti stessi.
  Se la Commissione permette, vorrei dire due parole finali sulla missione IRRS. Prima il direttore ha usato l'espressione «lanciare il cuore oltre l'ostacolo». Questo è stato un caso indubbio di lancio del cuore oltre l'ostacolo, perché nel periodo dal 21 novembre al 2 dicembre abbiamo ricevuto nella sostanza, non lo definirei un audit, una revisione internazionale con 18 esperti di vari paesi che sono venuti nella nostra sede a fare una revisione complessiva del sistema di regolamentazione nazionale in ambito nucleare delle autorità di controllo.
  Il rapporto ci è stato recentemente trasmesso tramite la rappresentanza a Vienna e faremo avere una copia anche alla Commissione. La revisione è stata veramente a carattere globale. Vi hanno partecipato anche rappresentanze dei ministeri. Questa missione permetterà, da un lato, all'Italia anche di soddisfare alcuni obblighi dettati dalla Commissione, ad esempio sottoporsi a un processo di revisione, di peer review internazionale. Ci sono molte raccomandazioni e suggerimenti.
  Avevamo definito un piano d'azione e quello è uno dei temi da portare avanti in prospettiva nei prossimi anni, con elementi che, una volta attuati, porteranno il sistema – siamo confidenti in ciò – a un livello di coerenza con gli standard delle raccomandazioni internazionali dell'Agenzia.

  LAURA PUPPATO. Che cosa potete dirci in relazione alle eventuali verifiche che avete fatto, all'interno della realizzazione dello stabilimento Cemex per quanto riguarda il lavoro del consorzio, dell'ATI Pag. 37che ha vinto l'appalto? Abbiamo avuto oggi pomeriggio uno scambio di opinioni. Ci è stato descritto il tipo di lavoro effettuato, le problematiche, adducendo che larga parte di questo ritardo sarebbe in ogni caso imputabile ad un'interpretazione attinente a subappalto e subfornitura rispetto alla classificazione che ne dà il committente, cioè Sogin.
  Vorrei capire qual è la vostra valutazione complessiva, quello che riuscite a dirci.

  LAMBERTO MATTEOCCI, Responsabile area controllo attività nucleari. Su questo aspetto in particolare del Cemex, normalmente l'attività dell'Istituto durante la fase di realizzazione è indirizzata alla verifica, ovviamente a campione, di alcune parti della documentazione progettuale e i cosiddetti piani di qualificazione e controllo, ossia i piani con cui viene controllata la qualità della realizzazione. Al momento la realizzazione sta riguardando e ancora non è completata la struttura, le opere civili. Le problematiche correlate ai potenziali ritardi riguardano – e su questo noi contiamo di fare un approfondimento ad hoc sul problema degli effettivi impatti sulle tempistiche, più che sulla qualità del prodotto – la parte della componentistica meccanica e attiva che dovrà ancora essere realizzata ed installata nell'impianto. Quindi, è una fase che va più in là del momento attuale e sarà l'elemento principale dell'attenzione che sarà da noi dedicata, con la priorità che questo progetto riveste, ma nei limiti delle risorse tecniche oggettivamente disponibili, come abbiamo evidenziato.
  Abbiamo comunque chiesto anche informalmente a Sogin un aggiornamento puntuale dello stato della soluzione di queste problematiche dell'appalto. Stiamo monitorando e già in sede pubblica lo abbiamo chiesto; c'è stato un tavolo della trasparenza in Piemonte a gennaio, dove abbiamo sottolineato che siamo preoccupati di questa tempistica.
  Adesso loro mandano un rapporto nel quale riferiscono che stanno operando attivamente perché questo problema si risolva. È ovvio che il nostro ruolo è andare un po’ oltre la dichiarazione con un'azione di verifica che pensiamo di fare.

  STEFANO LAPORTA, Direttore dell'Ispra. Ho chiesto la parola per dire poche cose. Abbiamo dipinto un quadro che ovviamente ha uno scenario di criticità, però volevo anche dire – e credo sia giusto ribadirlo in questa sede – che rispetto al programma futuro che abbiamo delineato il Paese è in grado tecnicamente di affrontare la situazione.
  Occorre risolvere quegli snodi che sono più di carattere istituzionale, non di carattere tecnico, perché le qualità tecniche del sistema per andare avanti ci sono. Tanto ci sono – lo dico non per autocitazione personale, ma semplicemente perché si tratta, secondo me, di un'occasione da sfruttare – che in ambito ENSREG (European Nuclear Safety Regulators Group), che è il gruppo europeo dei regolatori... Noi siamo divisi in working group, dei quali il numero 1 e il numero 2 sono quelli un po’ trainanti. Il gruppo 1 riguarda gli impianti nucleari e noi non abbiamo impianti in esercizio; del secondo, che riguarda il waste e il decommissioning, da febbraio siamo noi i presidenti. La funzione è stata affidata a me, ma ovviamente la gestisco con i colleghi. Qui c'è l'ingegner Dionisi, che da anni ne fa parte e quindi sta coordinando tecnicamente.
  Questa, secondo noi, può essere un'opportunità in più per il Paese. Ovviamente, nel momento in cui la situazione non si delinea, fa emergere un quadro contraddittorio: da un lato, siamo i chairman di questo gruppo per i prossimi due anni, ma dall'altro come Paese non esprimiamo quella potenzialità tecnica e scientifica che siamo in grado di poter esprimere. Tra l'altro, è un lavoro molto impegnativo, anche perché gestiamo, insieme alla Commissione europea, di fatto il Segretariato. Insomma, è uno dei gruppi più impegnativi dal punto di vista tecnico e anche dal punto di vista della gestione della partecipazione, poiché vi sono diciotto Stati membri che ne fanno parte, più – credo – tre o quattro osservatori. È un lavoro abbastanza complicato; arriveremo alla rivisitazione Pag. 38 delle cosiddette «peer review» e anche, credo, al tema della nuova direttiva in tempi brevi. Credo possa essere un'occasione da sfruttare e spero non si trasformi, invece, in un limite. Grazie.

  PRESIDENTE. Noi vi ringraziamo. Se ci sarà bisogno di avere altra documentazione ve la chiederemo. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 18.55.

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