XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo

Resoconto stenografico



Seduta n. 75 di Lunedì 27 marzo 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Catania Mario , Presidente ... 3 

AUDIZIONI IN MATERIA DI CONTRASTO DELLA CONTRAFFAZIONE TRA IL RAPPORTO DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA E CONTRAFFAZIONE

Audizione del rappresentante dell'OECD, Stephane Jacobzone, Counsellor Reform of the Public Sector Public Governance and Territorial Development.
Catania Mario , Presidente ... 3 
Jacobzone Stephane , rappresentante dell'OECD ... 3 
Catania Mario , Presidente ... 7 
Cenni Susanna (PD)  ... 7 
Catania Mario , Presidente ... 8 
Jacobzone Stephane , rappresentante dell'OECD ... 8 
Senaldi Angelo (PD)  ... 9 
Jacobzone Stephane , rappresentante dell'OECD ... 9 
Catania Mario , Presidente ... 10 
Jacobzone Stephane , rappresentante dell'OECD ... 10 
Catania Mario , Presidente ... 11 
Jacobzone Stephane , rappresentante dell'OECD ... 11 
Catania Mario , Presidente ... 11 

Audizione del Vice Comandante dei ROS dell'Arma dei Carabinieri, Roberto Pugnetti:
Catania Mario , Presidente ... 11 
Pugnetti Roberto , vice comandante dei ROS dell'Arma dei Carabinieri ... 11 
Catania Mario , Presidente ... 13 
Cenni Susanna (PD)  ... 13 
Catania Mario , Presidente ... 14 
Pugnetti Roberto , vice comandante dei ROS dell'Arma dei Carabinieri ... 14 
Catania Mario , Presidente ... 15 

Allegato 1: documentazione presentata da Stephane Jacobzone ... 16 

Allegato 2: documentazione presentata da Roberto Pugnetti ... 41

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MARIO CATANIA

  La seduta comincia alle 14.05.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Propone che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante impianti audiovisivi a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

Audizione del rappresentante dell'OECD, Stephane Jacobzone, Counsellor Reform of the Public Sector Public Governance and Territorial Development.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del rappresentante dell'OECD, Stephane Jacobzone, Counsellor Reform of the Public Sector Public Governance and Territorial Development. Ricordo che l'OECD ha pubblicato tra il 2015 e il 2016 due importanti rapporti in materia di commercio illecito e rapporti con le organizzazioni criminali («Illicit Trade – Converging Criminal Networks») e di commercio di beni contraffatti e di pirateria («Trade in Counterfeit and Pirated Goods – Mapping the Economic Impact»).
  Prego il dottor Jacobzone di cominciare la sua relazione. Ci sono delle slide che verranno proiettate sullo schermo davanti. Grazie.

  STEPHANE JACOBZONE, rappresentante dell'OECD, Counsellor Reform of the Public Sector Public Governance and Territorial Development. Grazie, presidente. Grazie ai membri della Commissione. Passo all'inglese, ma, se mi rivolgete domande in italiano, sono in grado di capire.
  Siamo qui per affrontare il tema delle merci contraffatte e usurpative, il cosiddetto lato oscuro della globalizzazione che reca molti benefici. Non sono qui per dire che la globalizzazione sia un male, ma dobbiamo riconoscere che ci sono degli aspetti non gradevoli che sono cresciuti assieme alla globalizzazione e che richiedono un'azione da parte dei decisori politici.
  Ciò che rende il traffico di merci contraffatte e taroccate attraenti per le reti criminali è il basso rischio e l'alto margine di profitto. Le mafie, che erano abituate a trafficare la droga, pensano di poter ricavare molti soldi da questo business. Il rischio è basso perché ci sono poca cooperazione internazionale e pochi scambi di dati tra le forze dell'ordine. Inoltre, in molti Paesi la lotta alla contraffazione non è in alto nell'ordine di priorità e le sanzioni sono esigue. Quindi, il rischio è basso e sono alti i ritorni.
  Ciò a causa della crescente importanza delle attività immateriali, ossia le idee, le marche e i marchi di fabbrica, il know-how, i diritti di proprietà intellettuale. Le economie moderne, come quella italiana, sono trainate dall'IP (proprietà intellettuale).
  Inoltre, c'è l'importanza dei commerci, che è di nuovo aumentata dopo la crisi economica. Sono emerse nuove catene logistiche e il commercio elettronico ha avuto un boom che crea molte opportunità per i contraffattori. Nella slide potete vedere un quadro globale della situazione. Vedete il nostro primo rapporto OCSE, del 2015, che offre un quadro globale del traffico illecito, Pag. 4non solo della contraffazione, ma anche di droghe, tabacco, sigarette, esseri umani e fauna selvatica.
  Queste infografiche vi offrono un quadro globale delle rotte seguite dai traffici. Si tiene conto di dati esistenti. Un punto che voglio citare adesso è la fauna selvatica. Non è forse un tema prioritario per l'Italia, ma è importante, perché è la seconda volta che la questione della fauna selvatica giunge in sede di G20, cui l'Italia partecipa. La presidenza tedesca del G20, nell'ambito del gruppo di lavoro anticorruzione, ha stabilito che il traffico della fauna selvatica è una priorità. In sostanza le classi medie in ascesa dell'Asia, le tante comunità cinesi consumano corni di elefante e di rinoceronte per tradizione, ma il risultato è che le popolazioni di rinoceronti e di elefanti in Africa stanno riducendosi rapidamente, il che ha considerevoli implicazioni globali.
  A un altro aspetto che so essere più importante per questa Commissione si riferisce questo rapporto da noi pubblicato l'anno scorso, una mappatura del traffico illecito di merci contraffatte e usurpative, un lavoro comune dell'OCSE e dell'Ufficio per la proprietà intellettuale dell'UE, che prima si chiamava OHIM, Ufficio per l'armonizzazione del mercato interno. Nel volume si pongono due domande: quali siano i volumi di merci contraffatte e taroccate in circolazione e in che modo i Governi possano rafforzare le risposte repressive.
  Questo voluminoso rapporto attinge a una banca dati unica nel suo genere, che registra un milione di confische doganali a livello mondiale. L'Unione europea ci ha fornito tutti i suoi dati sui sequestri in dogana, così come gli Stati Uniti, attraverso la loro agenzia preposta a frontiere e dogane e, grazie a un memorandum di intesa, l'Organizzazione mondiale delle dogane. Tutto ciò ci ha fornito una base quantitativa unica, che ci permette di analizzare il tema rispetto molto più a fondo di prima.
  Richiamiamo alcune delle cifre già viste. Abbiamo trovato una cifra incredibile: ben il 2,5 per cento delle importazioni globali sono contraffatte, i traffici illegali ammontano globalmente a 461 miliardi, pari al PIL della Repubblica Ceca e dell'Irlanda messi assieme.
  Un altro dato che abbiamo pubblicato è un focus sull'Unione europea. Se considerate a parte le importazioni dell'UE, notate che il 5 per cento di tutte le merci importate in Europa è contraffatto. È una proporzione notevole. Ciò non significa che il commercio illecito nell'UE sia maggiore che a livello globale, ma mostra che è un tema serio, che i decisori politici devono affrontare.
  Questa slide vi mostra l'importo globale del commercio illecito, ossia 338 miliardi di euro, al tasso di cambio dell'epoca, che non è quello odierno. Ora equivale a 461,85 miliardi di euro. Poi c'è il livello UE.
  Il punto è che qualsiasi prodotto soggetto a IPR (diritti di proprietà intellettuale) può cadere preda dei contraffattori. Voi direte che riguarda marchi come Gucci, Hermès e Rolex. Sì, prodotti come gli orologi, i profumi, la pelletteria sono spesso contraffatti, ma anche prodotti interni alla catena produttiva, come macchinari, prodotti chimici, parti di ricambio e anche giocattoli, medicinali, cosmetici. Anche la Nutella, per venire all'Italia, può essere contraffatta e questo può essere pericoloso, perché, se si considerano i giocattoli e i medicinali, possono essere pericolosi sia per i vostri bambini, sia per la vostra salute.
  Da dove provengono i prodotti contraffatti? Non nascondiamoci dietro un dito: la Cina è il principale produttore di merci contraffatte a livello globale. Ciò non significa che la Cina non si renda conto del problema e che il Governo cinese, a quanto ne sappiamo, non stia tentando di arginarlo. E non significa nemmeno che i marchi cinesi non subiscano le conseguenze di questo problema, perché anche alcuni marchi cinesi affermati cominciano a essere contraffatti.
  Nel complesso, tuttavia, molte di queste merci vengono dalla Cina e da Hong Kong. Pensiamo, in effetti, che molti prodotti imbarcati a Hong Kong siano fabbricati sulla terraferma cinese. Guardando più vicino a noi, Turchia, Singapore e Tailandia sono altre importanti fonti globali. Pag. 5
  Questo grafico vi offre una rappresentazione di questi traffici illegali. Richiamo la vostra attenzione su due snodi del commercio globale, Singapore e gli Emirati Arabi Uniti, che sono zone franche. Le zone franche, sui cui ritornerò, creano notevoli preoccupazioni sul piano delle attività illecite.
  Per l'Italia il nostro gruppo ha fatto un'analisi specifica per studiare la provenienza delle merci contraffatte: Cina e Hong Kong sono al primo posto, ma molto viene dalla Grecia. Il rischio è che il Pireo, tra l'altro controllato adesso da società cinesi, date anche le attuali lacune dell'azione di contrasto in Grecia, possa diventare una grande porta d'accesso di queste merci illegali in Europa. Quindi, vedete Grecia e Singapore.
  Una delle sorprese che abbiamo avuto nel fare lo studio, quando abbiamo studiato a chi appartenessero i diritti violati a livello globale, è che l'Italia è il secondo Paese a livello mondiale, prima della Francia e subito dopo gli Stati Uniti, in termini di impatto dei prodotti contraffatti sul marchio italiano. L'industria italiana sembra essere molto forte in termini di marchio e il made in Italy è una tendenza mondiale. Il risultato è che diventa molto vulnerabile alla contraffazione.
  Questo è forse il motivo per cui quest'anno – alcuni di voi forse lo sapranno – stiamo svolgendo uno studio specifico sul traffico illecito di merci contraffatte assieme al Ministero dello sviluppo economico e anche alla banca dati IPERICO, che ci fornisce dati insostituibili sull'incidenza della contraffazione sul mercato interno italiano, perché qui noi consideriamo solo i dati doganali e, quindi, non abbiamo informazioni globali sui mercati e sui consumi interni.
  I Paesi a medio reddito ed emergenti dominano perché sono dotati di infrastrutture e capacità produttive e tecnologiche sufficienti, ma mancano di quadri istituzionali solidi per combattere la contraffazione.
  Abbiamo altri rapporti che al momento sono in corso di stesura. Uno si occupa di sanzioni e pene nei BRICS: Brasile, Russia, India, Cina, Indonesia e Sudafrica. In molti di questi Paesi le sanzioni ci sono, ma spesso non vengono applicate. La giustizia è troppo lenta e c'è molta corruzione. Quindi, ciò che esiste sulla carta non sempre trova attuazione.
  Ci sono anche rotte commerciali complesse che includono grandi snodi commerciali e zone franche come gli Emirati, Dubai, Singapore, Hong Kong, e Paesi con istituzioni deboli, i quali rapidamente diventano grandi obiettivi per la contraffazione, come l'Afghanistan e la Siria. In termini di contraffazione, abbiamo individuato persino fragole, banane – banane Chiquita per l'esattezza – cannella e olio di cocco contraffatti, di tutto un po’ quindi.
  Per il nostro pubblico italiano, però, vorrei dire che il nostro studio non si è occupato delle denominazioni di origine controllata, perché queste violazioni non sono controllabili in dogana. Se qualcuno di voi ha domande sulle indicazioni geografiche, potrò rimandarvi al rapporto stilato dall'EUIPO, Ufficio per la proprietà intellettuale dell'UE, sulla violazione delle indicazioni geografiche protette a livello europeo, perché questo è un aspetto che, a livello OCSE, non siamo stati in grado di analizzare.
  Un altro importante fattore che interviene è l'incremento delle piccole spedizioni, con il calo dei costi di posta celere e il boom del commercio elettronico. Per i trafficanti questo è un modo per eludere i controlli, perché nessun pacco di peso inferiore a un chilo è verificato dalle dogane. Anche questo è un aspetto importante. Il commercio elettronico, inoltre, è una modalità che può contribuire a tenere a galla gli operatori postali, che spesso versano in difficoltà economiche, almeno nel mio Paese, ma anche altrove nel mondo, e per loro l’e-commerce è un buon modo per generare volume d'affari.
  Io ho un po’ di esperienza personale, da francese. I consumatori del commercio elettronico spesso si trovano davanti offerte di merci contraffatte. Nella nostra banca dati abbiamo la proporzione di piccole spedizioni. Molte viaggiano per posta, e la quota di pacchi contenenti da uno a cinque articoli Pag. 6 tocca il 70 per cento, che è la stragrande maggioranza.
  Un'altra domanda è: qual è il ruolo della globalizzazione? Certo, ho già parlato del basso rischio, ma ci sono anche l'espansione delle catene logistiche globali, la concorrenza tra i servizi di spedizione e la quota crescente delle piccole spedizioni. Il fatto è che davanti a un tale contesto le dogane semplicemente non ce la fanno: devono sempre controllare e bloccare, ma a quanto ci risulta per i doganieri le merci contraffatte sono un problema. Devono immagazzinarle, ma a volte non hanno neanche una sufficiente capacità di stoccaggio, perché si può arrivare a riempire chilometri e chilometri di scaffali di merce che poi va distrutta. A volte, quindi, per le dogane c'è un incentivo a lasciar correre, perché avrebbero più problemi a bloccare. Bisogna motivare i doganieri a fare un lavoro migliore, semplificandogli la vita e offrendo loro una qualche ricompensa.
  Ho già parlato dell'esplosione del commercio elettronico. Un altro punto importante riguarda l'abuso delle zone franche dovuto alla scarsa vigilanza delle autorità doganali e alla facilità con cui vi si ritoccano i documenti. Per esempio c'è chi spedisce l'etichetta da un Paese e la merce contraffatta da un altro. Nella zona franca applica l'etichetta sull'articolo contraffatto, produce una nuova certificazione e riconfeziona l'articolo. Molta merce arriva anche in Italia camuffata in questo modo, ma questa non è la fine, perché con la procedura di stampa tridimensionale, ormai facilmente disponibile, molte merci potrebbero essere contraffatte a un prezzo assai inferiore a quello di adesso.
  Quali possono essere le strategie per affrontare il traffico illecito? Penso che abbiamo bisogno di maggiore aggressività nell'attuazione delle politiche e di pene e sanzioni più effettive. Assieme alla Task Force on Charting Illicit Trade, a Parigi, discuteremo tra breve un rapporto sulle pene e sulle sanzioni, che dovrebbe essere disponibile fra tre o al massimo sei mesi, una volta che le pubbliche amministrazioni avranno verificato la validità dei dati.
  Dobbiamo avere una visione più ampia delle opzioni e seguire la traccia dei soldi. Qualcuno di voi avrà già sentito questa espressione, che significa includere nel quadro le leggi antiriciclaggio e anticorruzione e colpire i beni e i proventi del reato, quindi non solo intervenire sulla contraffazione del singolo prodotto, ma anche confiscare l'intero patrimonio del reo, risalire le catene logistiche illecite e colpire tutti i soggetti che ne fanno parte. Occorre adattarci al nuovo ambiente del commercio elettronico, e coordinarci con gli intermediari.
  Un'altra questione riguarda il coordinamento con le dogane e gli operatori postali. E, poiché gli operatori postali spesso sono ancora pubblici, i Governi dovrebbero farsi carico delle poste, in quanto loro proprietari, per cercare di ottenere una maggiore cooperazione. Occorre anche un maggior coordinamento internazionale per affrontare i rischi insiti nelle zone franche e una maggior condivisione delle informazioni.
  Domani, con i nostri esperti, esamineremo anche un rapporto sulla condivisione delle informazioni tra le forze dell'ordine, come la Guardia Civil o la Polizia, che hanno bisogno di contatti a livello strategico, formati comuni, occasioni di scambio di buone pratiche e sistemi coerenti per la classificazione delle informazioni.
  Dobbiamo anche lavorare per ridurre la domanda. L'OCSE non ha lavorato molto sulla domanda, ma vi posso rimandare a due validi studi dell'Ufficio per la proprietà intellettuale dell'Unione europea, del 2013 e del 2017 rispettivamente, su cittadini europei e proprietà intellettuale, percezioni, consapevolezza e comportamenti.
  Da essi emerge che occorre incentivare l'adesione dei cittadini ai valori e al ruolo della proprietà intellettuale. Anche voi nel vostro ambito politico vi potete impegnare con i vostri elettori in questo senso.
  Molti cittadini, però, metà dei cittadini che comprano merci contraffatte, hanno confermato di essere stati ingannati. Hanno comprato la merce contraffatta pensando fosse originale. Sono stati fuorviati, dunque, ma altri lo hanno fatto consapevolmente. Bisogna, quindi, lavorare di più sui Pag. 7giovani, che sono di solito più inclini a scaricare prodotti soggetti al diritto d'autore contraffatti e sono anche, in genere, più tolleranti. Occorre maggiore pedagogia.
  Dobbiamo trovare anche alternative legali dignitose, ciò vale soprattutto per il downloading. Concludendo, si tratta di una minaccia globale, che richiede sforzi globali. Invito l'Italia, come membro del G7, del G20, dell'Unione europea, ad agire in quelle sedi. È a quel livello che bisogna adoperarsi e che il Governo italiano può spingere per una maggiore azione.
  Ci occorrono anche studi che coinvolgano più Paesi, come gli studi dell'OCSE, e studi dedicati a singoli Paesi, come quello che stiamo realizzando sull'Italia e l'altro in corso sul Regno Unito. Siamo in contatto con un'altra importante economia dell'OCSE per uno studio su di essa. Non posso dire di più pubblicamente al riguardo ma dobbiamo incoraggiare molti altri Paesi a fare questi studi. Occorre, però, anche impegno politico. Occorrono princìpi per buone pratiche e impegno politico, che è importantissimo. Visto che sono alla Camera dei deputati, questo è un punto che desidero sottoporre alla vostra attenzione, così come l'auspicio che siano colmate le lacune a livello di attuazione e di governo istituzionale. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio molto il dottor Jacobzone. Il materiale che ci ha portato è ricchissimo. Ci sono molti stimoli, molti dati e molti elementi di riflessione. La relazione del nostro audito è stata anche molto asciutta, ma, al tempo stesso, molto puntuale e molto conseguente.
  Ci sono diverse osservazioni. Le farò anch'io una domanda, ma chiedo prima ai colleghi se desiderano intervenire.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  SUSANNA CENNI. Ringrazio davvero moltissimo per la sua presenza, per il materiale fornito e per le cose che ci ha detto e illustrato anche con le slide che sono state mostrate. Proverò a fare alcune domande, prevalentemente in relazione all'ambito dell'indagine di cui sono relatrice, che cerca di far emergere, per quanto noto, ovviamente, il rapporto fra il fenomeno della contraffazione e la criminalità organizzata.
  Perché noi ci siamo soffermati su questo tema? In parte perché, come lei ha detto in maniera molto efficace, la criminalità sa molto bene che rischia di meno investendo sulla contraffazione piuttosto che in altri ambiti, dallo spaccio di stupefacenti ad altre attività. Si rischia di meno e i ritorni, vedendo anche le cifre, sono consistenti.
  L'indagine che abbiamo aperto ha come scopo quello di costruire un quadro su cui informare la Camera dei deputati, ma anche quello di poter mandare alcuni messaggi forti al consumatore, tesi a far percepire la gravità di questo reato: acquistare un prodotto contraffatto significa anche finanziare alcune forme di criminalità organizzata.
  Lei ha fatto un accenno all'inizio rispetto a questo legame, ma poi non è tornato sull'argomento. A me pare, però, di ricordare che, più o meno un anno fa, quando avete illustrato per la prima volta i risultati di questa indagine in una conferenza stampa, siete entrati anche un po’ più nel dettaglio, sostenendo anche che emergeva o che era emerso da alcune indagini sugli autori belgi di alcuni attentati che hanno, purtroppo, colpito pesantissimamente la nostra Europa che una parte di queste attività fosse stata finanziata proprio con l'attività di contraffazione.
  Vedo che annuisce. Quindi, conferma questa notizia che abbiamo letto sui giornali. Le chiedo se può confermarlo e se può dirci qualcosa di più su questo legame, che va anche oltre alcune forme di criminalità organizzata che magari riguardano alcune aree più ristrette del nostro Paese, che ci sono state confermate dalla Guardia di finanza e da altre forze dell'ordine che combattono.
  L'altra cosa che ha detto con grande chiarezza, e che apprezzo moltissimo, perché condivido il tema, è che questo fenomeno è così grande perché combattere la contraffazione non è una priorità di tutti i Paesi. Temo sia vero che non viene considerata una priorità. Come possiamo intervenire, Pag. 8 secondo lei, per far crescere questa consapevolezza, ossia per far capire di più a tutte le Istituzioni, ovviamente con gli strumenti a vostra e anche a nostra disposizione, che non sono straordinari, ma che esistono, che intervenire in questo campo significa, in questo momento, lavorare anche per combattere la crisi e il calo occupazionale?
  Sappiamo che le cifre che anche lei oggi ci ha riportato, cioè il 2,5 per cento delle esportazioni globali e il 5 per cento delle importazioni, significano economia sommersa e soprattutto sottrazione di tantissimi posti di lavoro.
  Se le altre documentazioni cui ha fatto riferimento possono essere messe a disposizione, ciò sarà, ovviamente, gradito dalla Commissione. La ringrazio.

  PRESIDENTE. Poiché la collega ha messo molta carne al fuoco con molti temi interessanti, forse è meglio che facciamo rispondere il nostro audito. Seguirà poi l'intervento del collega Senaldi.

  STEPHANE JACOBZONE, rappresentante dell'OECD, Counsellor Reform of the Public Sector Public Governance and Territorial Development. La ringrazio. Sono due i punti principali del suo intervento. Il legame con il finanziamento del terrorismo lo citiamo in alcuni dei nostri documenti orientativi quando il nostro Segretario generale incontra dei ministri e altri soggetti, ma non è un tema su cui noi all'OCSE abbiamo avuto accesso a dati coerenti.
  Sì, come a lei, anche a noi risulta che gli attacchi terroristici in Francia siano stati finanziati con le scarpe Nike false, a quanto pare, e questo è un fatto rilevante. Ci sono prove del fatto che Al Qaeda nel Maghreb islamico – lo abbiamo riferito anche in sede di G20 – usi anche queste reti di contraffazione per finanziarsi. Noi non siamo, però, un'organizzazione per indagini penali. Questo è un tema che spetta all'Europol, all'Interpol o alla Polizia sottoporvi.
  Riconosciamo che è importante motivare i decisori politici su questo aspetto, ma non si tratta di un elemento fondato sul tipo di competenza e di informazione statistica di cui dispongo e che vi posso fornire io.
  Certo, quando abbiamo elaborato l'introduzione di questo rapporto, che io ho accuratamente verificato, questo è stato uno dei punti principali che abbiamo voluto far emergere, ossia la possibilità per le reti criminali di andare in cerca di alternative criminali compensando rapidamente una fonte di soldi facili e rapidi con un'altra, di qualsiasi natura. E la contraffazione rappresenta appunto denaro facile e rapido per loro.
  Per quanto riguarda quello che diceva sul fatto che non è una priorità per tutti i Paesi, non è vero. Invito i colleghi italiani a lavorare gomito a gomito con le loro controparti statunitensi e britanniche, perché questi sono due Paesi che dedicano grande attenzione al tema. Dopo le elezioni, quando si sarà stabilizzata la situazione politica lì, vi invito anche a collaborare con i colleghi francesi e tedeschi. Anche in Svizzera riscontrerete che c'è molto interesse.
  Non è detto, quindi, che io sia proprio d'accordo sul fatto che questa non è una priorità per tutti i Paesi. Penso che la grande sfida sia coinvolgere la Cina, ma occorre coinvolgere la Cina in modo positivo, non limitarsi cioè a darle addosso, perché la Cina ha un'economia di taglia enorme. Dentro il Governo ci sono – sì – persone che stanno cercando di aggiustare qualcosa. Se andate a vedere quali Paesi sono coinvolti, notate che il più idoneo a intervenire più sarebbe stato il G7, perché in quella sede sono presenti tutte le grandi economie, tra cui quelle che subiscono i danni della contraffazione.
  Il modo giusto sarebbe di agire in sede di G20, ma in quel caso può essere difficile, a causa del modo in cui è strutturato il G20. Quella forse non è la via più facile, ma potete spingere attraverso l'OCSE, o anche a livello europeo, sfruttando anche il partenariato euroamericano. Ho saputo che avete contattato Susan Wilson dell'USPTO (US Patent & Trademark Office). Con lei potrà esserci un dialogo franco e aperto sulle modalità di un impegno transatlantico comune. Io non posso parlare degli Pag. 9Stati Uniti, ma sappiamo che questa è una priorità condivisa negli Stati Uniti da tutto lo spettro politico.
  Come intervenire, allora? In una prospettiva OCSE sarebbe utile giungere a un accordo sulla necessità di princìpi per combattere il traffico illecito, perché, una volta che abbiamo dei princìpi OCSE, allora passiamo a occuparci del monitoraggio e dell'attuazione e produciamo dati. Ciò ci conferisce una sorta di mandato per produrre informazione nel tempo e promuovere la collaborazione.
  I rapporti dell'OCSE possono contribuire anche a sensibilizzare per collaborare. Abbiamo un accordo con l'Ufficio per la proprietà intellettuale dell'UE per lavorare assieme nei prossimi anni. Siamo stati dal loro direttore generale a novembre. C'è buona volontà da entrambe le parti a favore di questa cooperazione. Le organizzazioni internazionali devono lavorare assieme, ma ciascuna deve lavorare sui temi per i quali è meglio attrezzata, come devono fare, a loro volta, l'Europol e l'Interpol.
  Forse mi sono dilungato troppo. Chiedo scusa.

  ANGELO SENALDI. Ringrazio il nostro ospite e metto in risalto alcuni aspetti che mi sembrano significativi, almeno per me, della sua relazione.
  Innanzitutto evidenzio un passaggio rispetto alle pene che di solito gli illeciti dovuti alla contraffazione producono, che lei definiva molto basse e, quindi, anche a basso rischio per chi intraprende attività illecite.
  L'altro aspetto, che mi sembra abbia ribadito anche nella risposta alla collega Cenni, riguarda il ruolo essenziale della Cina e le difficoltà di interazione con la Cina in termini di lotta alla contraffazione, o di sensibilità della Cina, o in generale del sistema produttivo cinese, nella lotta alla contraffazione.
  Il terzo aspetto che mi preme sottolineare è quello dell'evoluzione del fenomeno della contraffazione. Un dato che lei ci ha riportato, che avevamo già visto e che in prospettiva diventa ancora peggiore, è quello della quantità totale e del volume di affari che stanno dietro alla contraffazione, che nel giro di otto anni sono più che raddoppiati, da 200 miliardi a 461 miliardi di dollari, ci diceva anche nelle sue slide.
  Questo è dovuto probabilmente – è anche una delle motivazioni che lei poneva – alla facilità delle spedizioni, che sono piccole spedizioni, e alle difficoltà di intercettare eventuali carichi di contraffazione. Anche l'abbinamento e-commerce e la facilità dell’express service hanno creato probabilmente questo sviluppo.
  L'ultima suggestione che mi preme sottolineare, e che lei ha citato per la prima volta rispetto anche ad altre audizioni che avevamo fatto, è quella della prospettiva della stampa 3D come modalità di veicolo della contraffazione. C'è una ancora maggiore facilità nell'aggirare la proprietà intellettuale attraverso le possibilità che ci offre la stampa 3D attraverso dei file che possono girare ed essere stampati in qualsiasi luogo.
  Rispetto a tutte queste suggestioni volevo farle due domande, se può rispondere. Vorrei sapere se ci sono delle porte privilegiate di entrata delle merci contraffatte, sia in termini di grossi carichi, sia in termini di piccole spedizioni, se si è verificata una triangolazione magari tra Paesi che favorisce l'entrata soprattutto nel nostro continente delle merci contraffatte e se, tornando all'inizio del mio intervento, non valuta la legislazione attuale anche a livello europeo carente su qualche aspetto, magari soprattutto per quanto riguarda la verifica delle transazioni attraverso il commercio elettronico, ma, in generale, anche semplicemente attraverso la modalità di intercettazione delle merci contraffatte.
  Credo che questi siano due punti fondamentali per comprendere quali possano essere le azioni di contrasto alla contraffazione, anche se mi sembra di cogliere – non so se ho ben capito – nel suo discorso che l'OCSE spinga molto su una moral suasion o una partnership di buona volontà rispetto alla lotta alla contraffazione e non su modalità più determinate attraverso leggi e regolamenti.

  STEPHANE JACOBZONE, rappresentante dell'OECD, Counsellor Reform of the Pag. 10Public Sector Public Governance and Territorial Development. Quanto a triangolazione e porte di accesso, sembra chiaro che ogni porta d'accesso nota per la sua debolezza istituzionale può essere presa di mira anche in Italia, se mi è permesso dirlo. Non voglio essere specifico, ma sappiamo che ci sono delle porte d'accesso in Italia che sono più deboli istituzionalmente, in cui c'è un peso maggiore della corruzione a livello locale, per cui possono fungere da porte d'accesso.
  Poiché collaboriamo con le dogane, sappiamo come fanno a individuare una contraffazione. Quando vedono arrivare dei Rolex falsi da un indirizzo che non è quello solito – di norma i Rolex arrivano tutti da un unico indirizzo svizzero – in quel caso per loro è facile intervenire. Al di sotto del livello doganale il fenomeno non è individuabile. È essenziale, quindi, indurre gli operatori postali a collaborare con le dogane. Sulle dogane noi non possiamo fare pressione, ma il Governo italiano può influire su Poste italiane. Se ogni Governo volesse convincere i servizi postali e i corrieri a fare più attenzione, ciò sarebbe di grande aiuto.
  Occorre agire anche a livello europeo, perché con la Cina e con le zone franche non ci si può confrontare come singoli Paesi europei, neppure se di taglia grande o media. Serve maggiore incisività, e questa la avete se agite a livello europeo.
  Con riguardo a partenariato e buona volontà, per essere davvero efficace l'OCSE lavora attraverso la persuasione, l'informazione e la soft law, che può funzionare bene a volte, perché la soft law può essere accompagnata dal monitoraggio. Per questo motivo dicevo che sono addivenuto all'idea che sarebbe utile avere princìpi per la lotta alla contraffazione che dessero all'OCSE un mandato per osservare questo fenomeno e proseguire nel suo impegno a livello globale.
  Voglio anche rendere omaggio agli Stati Uniti, perché questo tema è stato messo sul tappeto in sede OCSE negli ultimi sette anni dagli Stati Uniti, e in modo molto coerente. Non saremmo dove siamo oggi, se non avessimo ricevuto un sostegno politico e anche finanziario dagli Stati Uniti, da alti funzionari del Dipartimento di Stato. Quindi, partenariato e buona volontà vanno bene, ma, come dicevo prima, occorre impegno politico. Siamo un'organizzazione internazionale e quindi possiamo andare in cerca di opportunità, ma dobbiamo anche poter reagire a domande politiche che ci vengono rivolte.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Jacobzone. Le rivolgo anch'io una domanda di fondo. Nella rappresentazione che lei ci ha fornito di questo fenomeno, rispondendo anche alle domande dei colleghi, ha sottolineato, da un lato, che la lotta alla contraffazione, a suo avviso e ad avviso dell'OCSE, è una priorità da parte dei grandi Paesi occidentali. Questa è la prima affermazione che ci ha suggerito. Dall'altro lato, però, ha rilevato più volte che la contraffazione è un business criminale molto appetibile, perché il livello di contrasto e le pene applicabili sono modesti.
  A me pare che questi due elementi siano in contraddizione logica. Perché, se è una priorità per gli Stati membri dell'OCSE la lotta alla contraffazione, poi le legislazioni di questi stessi Stati hanno un atteggiamento di modesta reazione in termini di pene applicabili al fenomeno? Tant'è vero, e su questo sono completamente d'accordo, così come la nostra Commissione è d'accordo, che, come lei ha detto, la criminalità oggi investe sulla contraffazione.

  STEPHANE JACOBZONE, rappresentante dell'OECD, Counsellor Reform of the Public Sector Public Governance and Territorial Development. Sottolineo che ho detto che è una priorità, ma è ancora una priorità frammentata, e noi possiamo contribuire a una migliore comprensione.
  Ci sono nelle amministrazioni nazionali dei focal points, persone che si occupano del tema. Ci sono uffici per la tutela della proprietà intellettuale, come quello che c'è in Italia. Ci sono servizi di contrasto in sede doganale che vedono tutta la robaccia che arriva e i danni che procura. Ci sono poi anche i ministeri del commercio. E devo dire, dall'interno dell'OCSE, che ho l'impressione Pag. 11 che chi si occupa di commercio non voglia ascoltare, non sia interessato. Per loro è un po’ come l'anatra che galleggia sull'acqua: l'acqua scorre, l'anatra galleggia e va bene così.
  Questa è una sfida che dobbiamo affrontare: quando si discute di scambi commerciali, occorre precisare che del commercio fa parte anche il commercio illecito. So che c'è un grande dibattito sulla globalizzazione anche nel mio Paese, in sede OCSE e in varie parti del mondo. Non siamo qui per lavorare contro la globalizzazione. Siamo qui per lavorare per una globalizzazione migliore. L'Italia diventa prospera se i marchi italiani sono esportati nel mondo. È così che l'Italia diventa un Paese ricco.
  Non siamo qui per aggredire l'agenda commerciale, quindi, ma c'è una criticità, che io vivo ogni giorno all'OCSE, quando colgo in chi lavora sui temi delle politiche commerciali il riconoscimento del fatto che questo tema dovrebbe entrare negli accordi commerciali, nelle politiche commerciali. A questo non siamo ancora arrivati. Quando dico che è una priorità, intendo dire che sappiamo che c'è una rete di persone che ne sono convinte, ma ciò non è ancora filtrato fino al livello dei ministri del commercio, i quali ancora non si sentono chiamati in prima persona ad agire.
  Penso così di aver risposto.

  PRESIDENTE. Bene. Con questa precisazione il discorso torna a essere coerente.
  Se non ci sono altre domande, la ringrazio. Ringrazio lei personalmente per le cose che ci ha detto, e la ringrazio per il materiale che ci ha portato.

  STEPHANE JACOBZONE, rappresentante dell'OECD, Counsellor Reform of the Public Sector Public Governance and Territorial Development. Grazie, presidente. Volevo dire solo che domani lanceremo un nuovo rapporto OCSE sui telefoni e sui computer contraffatti e su tutto il settore delle ICT. Domani questo rapporto sarà annunciato via Twitter. Come ho detto, abbiamo un altro paio di rapporti che sono adesso in fase di stesura e usciranno nel corso dell'anno.
  Parteciperemo anche ad altre attività italiane in questo campo nell'ambito della nostra cooperazione con il MISE.

  PRESIDENTE. Dichiaro conclusa l'audizione e dispongo che la documentazione sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna.

Audizione del Vice Comandante dei ROS dell'Arma dei Carabinieri, Roberto Pugnetti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del colonnello Roberto Pugnetti, vice comandante dei ROS dell'Arma dei Carabinieri. Il colonnello è accompagnato dal Tenente colonnello Fabio Bottino.
  Siamo nell'ambito, in questo caso, soprattutto, se non esclusivamente, della relazione della collega Cenni, per la quale credo che l'audizione in questione sarà particolarmente utile.
  La prego, colonnello, di farci la sua relazione.

  ROBERTO PUGNETTI, vice comandante dei ROS dell'Arma dei Carabinieri. Grazie, presidente, per l'attenzione che avete riservato al mio reparto per questa materia, della quale il ROS si interessa, non come un focus primario, ma in quanto diventa uno dei settori di interesse della criminalità organizzata di tipo mafioso, essendo il ROS il servizio centrale di polizia giudiziaria per l'Arma dei Carabinieri, che ha come settore di competenza i reati stabiliti dall'articolo 51, comma 3-bis del codice di procedura penale, gli stessi di competenza della Direzione nazionale antimafia.
  Per quanto riguarda questo settore di reati, è dal 2009 che è entrato come competenza della DNA. Quindi, abbiamo uno studio sulla problematica che si sviluppa laddove ci sono delle coincidenze tra la materia e il settore dell'interesse illecito della criminalità organizzata.
  In tale ambito, dall'analisi delle operazioni di servizio svolte nel corso degli ultimi anni sul territorio nazionale non solo da parte dell'Arma dei Carabinieri emerge Pag. 12la conferma dell'interesse di alcuni sodalizi mafiosi delle tradizionali matrici nazionali per questa materia. Segnatamente possiamo dire che il maggior interesse viene riservato da parte della camorra napoletana e della ’ndrangheta calabrese. A proposito di quest'ultima, l'interesse è soprattutto delle cosche della Piana di Gioia Tauro, ossia di quei sodalizi criminali che hanno una loro incidenza proprio sull'area portuale di Gioia Tauro.
  Per quanto riguarda la camorra, il clan che maggiormente risulta nel corso degli anni interessato al settore della contraffazione è il clan Mazzarella di Napoli. Questo interesse viene confermato anche negli ultimi mesi in relazione alle dinamiche che sono scaturite dal controllo di una delle principali aree mercatali della città di Napoli. Si è acceso un contrasto tra il clan Mazzarella e l'opposto clan Sibillo e Giuliano per il controllo non solo delle attività estorsive nei confronti dei venditori ambulanti, ma anche in relazione all'imposizione di percentuali di estorsione anche ai venditori di merci contraffatte. Questo ha scatenato una reazione da parte del clan Sibillo in relazione al fatto che la vendita di merci contraffatte è controllata dal clan Mazzarella.
  Il controllo sul settore da parte della criminalità organizzata avviene per ordini diversi. Per quanto riguarda il clan Mazzarella, le diverse indagini hanno dimostrato che l'interesse colpisce il settore della distribuzione, passando dal controllo di queste aree mercatali della città di Napoli, con l'imposizione del pizzo ai venditori ambulanti. Si è anche creata l'opzione di imporre a taluni di questi venditori ambulanti merce contraffatta da porre in vendita.
  Non dobbiamo neanche dimenticare che l'area napoletana storicamente si è sempre distinta, per quanto riguarda l'Italia, nella produzione delle merci contraffatte soprattutto nell'ambito dell'abbigliamento. È emerso come lo stesso clan Mazzarella – ma in talune indagini anche qualche altro clan – fosse interessato anche alla filiera produttiva di queste merci contraffatte.
  Parimenti l'interesse di questo clan è emerso anche da alcune attività anche per quanto riguarda la facilitazione dei rapporti con funzionari del porto di Napoli, sia delle dogane, sia appartenenti alle forze dell'ordine, nel favorire lo sdoganamento di merci provenienti normalmente, come abbiamo visto, confermando quello che ha detto il mio predecessore, dalla Cina.
  Per quanto concerne la camorra, riassumendo, possiamo dire che l'interesse principale fa capo a questo clan Mazzarella, almeno in relazione alle principali attività di indagine in cui emergono gli interessi della criminalità organizzata nel settore della contraffazione, che in un certo qual modo si snocciola lungo tutta la filiera, dalla produzione all'importazione, attraverso rapporti con imprenditori cinesi per quanto riguarda l'aspetto dell'introduzione delle merci contraffatte, nonché, per quanto attiene all'aspetto della distribuzione, in relazione al controllo del territorio esercitato su alcune principali aree mercatali.
  Per quanto concerne, invece, la ’ndrangheta calabrese, dalle attività che abbiamo svolto in direzione dei principali sodalizi della Piana di Gioia Tauro – mi riferisco in particolar modo alla cosca Molè di Gioia Tauro e alla cosca Pesce di Rosarno – è emerso che l'interesse nel settore della contraffazione riguarda esclusivamente l'intermediazione tra gli importatori – per esempio, in due attività che abbiamo svolto noi emergeva come gli importatori fossero degli imprenditori cinesi – e i destinatari finali della merce in Italia e i produttori e gli spedizionieri sempre cinesi, per quanto riguarda tutte le attività di servizio all'interno del porto di Gioia Tauro. Le attività sia logistiche, sia relative alla movimentazione manutenzione dei container nel porto sono spesso condizionate dalla presenza di soggetti di riferimento delle principali cosche di Gioia Tauro.
  Sostanzialmente, quindi, l'interesse della ’ndrangheta nel settore si rivela esattamente pari alle prestazioni che normalmente compie nei confronti di se stessa per quanto riguarda l'ingresso e l'uscita dal porto di Gioia Tauro di altre merci illecite, quali possono essere carichi di sostanze stupefacenti o di armi. Pag. 13
  Direi che può essere tratteggiato in questi termini l'interesse della criminalità organizzata nello specifico settore. Per quanto riguarda il discorso che è stato affrontato anche prima in relazione all'aspetto repressivo, penso che, tutto sommato, le pene previste in Italia siano adeguate, con l'inserimento di questo tipo di reati tra quelli di interesse della Direzione nazionale antimafia, la possibilità di contrastarli con gli stessi strumenti con i quali contrastiamo sia la mafia, sia il terrorismo, nonché il cumulo delle pene.
  Non dobbiamo pensare a vicende processuali caratterizzate esclusivamente dal reato previsto dal 473 o dal 474 del codice penale. Ci sono anche l'associazione e tutta una serie di altri reati che si assommano e che derivano dal contrabbando e, quindi, dalla violazione di norme doganali e fiscali che le pene, alla fine, le fanno anche lievitare.
  Secondo me, sarebbe invece opportuno, come richiamava anche il mio predecessore effettivamente, sensibilizzare a una maggiore collaborazione a livello internazionale, soprattutto nelle aree di provenienza di queste merci, collaborazione che, in linea di massima, allo stato, non è efficace.

  PRESIDENTE. Grazie, colonnello. È stato molto chiaro. I riferimenti che ha fatto sono anche abbastanza precisi.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  SUSANNA CENNI. Ringrazio davvero il colonnello per aver trovato il tempo di venire qui da noi e di averci fornito informazioni anche molto precise, che ci saranno necessarie per comporre questa relazione da presentare alla Camera dei deputati.
  Pongo un paio di domande di approfondimento anche per capire se ho compreso adeguatamente le cose che ci ha detto. È chiaro dalla sua esposizione che si conferma l'esistenza di un rapporto tra le attività di contraffazione e criminalità organizzata. In qualche modo anche la relazione precedente ha toccato il tema. C'è una parte della criminalità organizzata che si concentra e si sposta su questo tipo di attività, perché forse è un po’ più facile rispetto ad altre attività criminali e si corre qualche rischio in meno dal punto di vista penale.
  Detto ciò, ricordo che nei mesi passati, durante l'audizione – se non sbaglio – del procuratore di Roma, ci è stato raccontato dei risultati di un'indagine importante partita dal sequestro di materiale su strada a Roma. Risalendo via via la filiera, emergeva un affare con una vera e propria suddivisione di compiti fra una parte di criminalità organizzata, che faceva riferimento a forme mafiose cinesi, che controllava l'arrivo nei porti, e altre forme di attività, dentro questa rete criminale, in mano alla criminalità organizzata italiana, che si occupavano dell'immissione sul mercato e soprattutto dello sdoganamento della merce all'arrivo dai porti.
  Le volevo chiedere se anche secondo la sua esperienza esiste questo tipo di distribuzione dei compiti e – in qualche modo l'ha detto lei, concludendo la sua relazione – se è sufficiente il tipo di collaborazione con le altre forze dell'ordine a livello internazionale. Credo non sia semplice poter entrare sufficientemente nel quadro delle informazioni che sarebbero necessarie per giungere a un'azione più efficace di contrasto a questo tipo di attività.
  C'è un'altra cosa che le volevo chiedere. Lei ha detto che qualcuno facilita lo sdoganamento di queste merci quando arrivano nei porti, sia quello di Napoli, sia quello di Gioia Tauro, se ho ben capito. Voi avete avuto conferma dalle indagini svolte che ci sono forme di infiltrazione o di corruzione o nell'Agenzia delle dogane, o nelle forze dell'ordine? Come si riesce a bypassare un sistema che, tutto sommato, per quanto ci è stato dato di comprendere, sembrerebbe, invece, abbastanza efficace? C'è, quindi, qualcosa che va cambiato nell'attuale sistema anche nostro nazionale da questo punto di vista?
  Mi pare di capire che rispetto al quadro normativo, secondo lei, non occorra intervenire, perlomeno sul piano del Codice penale o di altro. Alla fine, l'obiettivo nostro, Pag. 14 come Commissione d'inchiesta, è quello di fornire un quadro informativo il più possibile completo all'Assemblea, che ha il compito di legiferare, anche per poter suggerire miglioramenti del nostro quadro normativo o del sistema che il nostro Paese si è dato e, possibilmente, per aiutare a prosciugare le fonti di finanziamento della criminalità organizzata.
  Se è in grado di poter fornire una risposta, la ringrazio.

  PRESIDENTE. Do la parola al Colonnello Pugnetti per la replica.

  ROBERTO PUGNETTI, vice comandante dei ROS dell'Arma dei Carabinieri. Partendo dal primo punto, il modus operandi delineato dalla procura di Roma ripercorre sicuramente quello che è emerso anche dalle indagini che abbiamo svolto noi, anche se in altre aree del territorio. Peraltro, in una di quelle indagini, conclusa intorno al 2009-2010, con la procura di Roma, la porta d'ingresso era sempre il porto di Gioia Tauro. Anche in quel caso l'attività era nata partendo dalla rilevazione di presenze di soggetti legati alla cosca Alvaro su Roma. Prevalentemente erano risultati interessati al reimpiego delle risorse illecite del sodalizio prodotte con i tradizionali traffici illeciti
  Su Roma nel settore immobiliare, grazie ai rapporti che avevano con le cosche della Piana di Gioia Tauro, questi soggetti avevano anche favorito l'importazione di capi di abbigliamento contraffatti per importi notevoli e per volumi notevoli, che poi venivano in una parte molto limitata destinati al mercato nazionale, ma soprattutto prendevano la via della Repubblica Ceca e dei Paesi dell'Est Europa. Il modus operandi, quindi, è sicuramente confermato nella suddivisione dei compiti.
  Per quanto riguarda la criminalità organizzata, vengono sempre privilegiati tra i settori quelli che hanno un'attinenza con le sue specifiche attitudini, che riguardano sempre e riportano sempre al controllo del territorio. Per questo, per esempio, emerge soprattutto l'interesse, secondo me – è una mia valutazione – della camorra e della ’ndrangheta invece che di Cosa nostra o della criminalità pugliese. Evidentemente il porto di Gioia Tauro e il porto di Napoli sono centrali per quanto riguarda le rotte commerciali dalla Cina o dall'Estremo Oriente, laddove anche l'India, come abbiamo visto anche dalle statistiche dell'OCSE, è un Paese di produzione e anche di esportazione di merci contraffatte.
  Per quanto riguarda la cooperazione, come ho detto prima, in ambito europeo, ormai c'è una cooperazione collaudatissima sia a livello di forze di polizia, sia a livello di autorità giudiziaria. Più difficile risulta essere la cooperazione con i Paesi fuori dall'Unione europea, soprattutto fuori dal novero dei Paesi occidentali, in cui i regimi o anche l'organizzazione non risultano essere efficaci dal punto di vista delle risposte e anche della reperibilità, alle volte.
  È evidente che il passaggio di merci che non dovrebbero transitare richiami per forza la collusione in ambito doganale, con la presenza di funzionari o esponenti delle forze dell'ordine che non fanno il loro dovere. Anche lì, alla fine, le procedure dell'Agenzia delle dogane e degli Uffici antifrode nel corso degli ultimi dieci anni sono notevolmente migliorate. Hanno tutte un sistema di rilevazione proprio analitica dei movimenti e anche previsionale dei movimenti.
  Essendomi interessato indirettamente di alcune indagini in cui sono emerse queste corruzioni, l’auditing delle strutture non lo conosco, ma l'esperienza e i rapporti di collaborazione che abbiamo sempre avuto con loro sono ottimi. Per quanto ci riguarda, se le indagini che abbiamo svolto negli anni sono arrivate ad avere degli ottimi risultati, ciò è dovuto anche all'ottima collaborazione che c'è stata tra noi e l'Agenzia delle dogane. Il livello di auditing all'interno non lo conosco, ma ho rilevato che hanno notevolmente affinato, secondo me in maniera straordinaria, se mi è consentito dirlo, proprio le capacità previsionali e, quindi, di studio e di analisi dei volumi di traffico e dei soggetti coinvolti. È veramente una struttura molto valida, a mio avviso. Pag. 15
  Per quanto riguarda le norme, mi rifaccio un po’ a quello che ho detto. Alla fine, ci vuole un equilibrio all'interno dell'ordinamento. Per reati simili occorrono pene simili, al di là di quella che può essere, nei vari momenti, la percezione della gravità di una condotta piuttosto che di un'altra.
  Ritengo, almeno per le indagini che svolgiamo noi, che riguardano questo tipo di interesse della criminalità organizzata, che questo costituisca uno dei diversi interessi. Non si sviluppa mai con un reato puntuale, ma c'è la ricostruzione di condotte complesse che portano con sé la contestazione di più reati. Nel complesso, penso che un mafioso che importa merce contraffatta venga condannato a pene adeguate. Se poi vogliamo aumentarle, aumentiamole, non sto qui a fare sconti, ma mi sembra che sia equilibrato, come sistema.
  Tra l'altro, al di là della pena, si sono anche previste, per esempio, le confische per equivalente, che vanno a colpire non solo i patrimoni che eventualmente sono stati accumulati illecitamente, ma anche le strutture imprenditoriali e i mezzi coi quali sono stati perpetrati i reati, con una predisposizione ampia, così come avviene anche per i reati di criminalità organizzata.
  Ritengo, quindi, che gli strumenti dal punto di vista dell'ordinamento interno possano essere sufficienti. Quella che mi sento di richiamare come esigenza è la necessità di trovare degli strumenti anche a livello di accordi bilaterali di cooperazione internazionale.

  PRESIDENTE. Quest'ultimo è un tema delicato. Registro con particolare attenzione la sua valutazione in ordine alla congruità dell'apparato penale attualmente esistente. Abbiamo sentito anche tesi di tipo diverso, ma la sua è una posizione autorevole, su cui rifletteremo senz'altro.
  Se non ci sono obiezioni e se non ci sono altri interventi, possiamo chiudere qui i lavori di oggi. Ringraziamo nuovamente il Colonnello Pugnetti per la sua relazione e per le informazioni estremamente utili che ci ha fornito, soprattutto per la relazione della collega Cenni.
  Dichiaro conclusa l'audizione e dispongo che la documentazione presentata sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna.

  La seduta termina alle 15.20.

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ALLEGATO 1

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ALLEGATO 2

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