XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 151 di Mercoledì 15 marzo 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Audizione di rappresentanti del consorzio obbligatorio oli usati:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 ,
Tomasi Paolo , Presidente del Consorzio obbligatorio oli usati (COOU) ... 3 ,
Puppato Laura  ... 5 ,
Tomasi Paolo , Presidente del Consorzio obbligatorio oli usati (COOU) ... 5 ,
Pepe Bartolomeo  ... 5 ,
Tomasi Paolo , Presidente del Consorzio obbligatorio oli usati (COOU) ... 5 ,
Pepe Bartolomeo  ... 6 ,
Tomasi Paolo , Presidente del Consorzio obbligatorio oli usati (COOU) ... 6 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 ,
Tomasi Paolo , Presidente del Consorzio obbligatorio oli usati (COOU) ... 7 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 ,
Tomasi Paolo , Presidente del Consorzio obbligatorio oli usati (COOU) ... 7 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 ,
Puppato Laura  ... 10 ,
Tomasi Paolo , Presidente del Consorzio obbligatorio oli usati (COOU) ... 11 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 12 ,
Tomasi Paolo , Presidente del Consorzio obbligatorio oli usati (COOU) ... 12 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 13 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 ,
Tomasi Paolo , Presidente del Consorzio obbligatorio oli usati (COOU) ... 13 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 ,
Tomasi Paolo , Presidente del Consorzio obbligatorio oli usati (COOU) ... 13 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 ,
Tomasi Paolo , Presidente del Consorzio obbligatorio oli usati (COOU) ... 14 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 ,
Tomasi Paolo , Presidente del Consorzio obbligatorio oli usati (COOU) ... 14 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 

(La seduta, sospesa alle 9.40, riprende alle 14.00) ... 14 

Audizione di Mauro Buschini, assessore ai rifiuti della regione Lazio:
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 ,
Buschini Mauro , Assessore ai rifiuti della regione Lazio ... 15 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 ,
Tosini Flaminia , Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio ... 18 ,
Puppato Laura  ... 18 ,
Tosini Flaminia , Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio ... 18 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 ,
Tosini Flaminia , Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio ... 18 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 ,
Tosini Flaminia , Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio ... 18 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 ,
Tosini Flaminia , Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio ... 18 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 ,
Tosini Flaminia , Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio ... 18 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 ,
Tosini Flaminia , Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio ... 18 ,
Buschini Mauro , Assessore ai rifiuti della regione Lazio ... 18 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 19 ,
Buschini Mauro , Assessore ai rifiuti della regione Lazio ... 19 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 19 ,
Buschini Mauro , Assessore ai rifiuti della regione Lazio ... 19 ,
Nugnes Paola  ... 19 ,
Buschini Mauro , Assessore ai rifiuti della regione Lazio ... 20 ,
Nugnes Paola  ... 20 ,
Buschini Mauro , Assessore ai rifiuti della regione Lazio ... 20 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 ,
Buschini Mauro , Assessore ai rifiuti della regione Lazio ... 21 ,
Tosini Flaminia , Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio ... 21 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 ,
Tosini Flaminia , Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio ... 21 ,
Puppato Laura  ... 21 ,
Buschini Mauro , Assessore ai rifiuti della regione Lazio ... 22 ,
Tosini Flaminia , Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio ... 22 ,
Puppato Laura  ... 22 ,
Tosini Flaminia , Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio ... 22 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 22 ,
Tosini Flaminia , Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio ... 22 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 23 ,
Tosini Flaminia , Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio ... 23 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 23 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 23 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 23 ,
Buschini Mauro , Assessore ai rifiuti della regione Lazio ... 23 ,
Monaco Eugenio Maria , Responsabile della bonifica dei siti inquinati della regione Lazio ... 24 ,
Tosini Flaminia , Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio ... 24 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 25 ,
Tosini Flaminia , Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio ... 25 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 25 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 25 ,
Tosini Flaminia , Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio ... 25 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 25 ,
Tosini Flaminia , Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio ... 25 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 25 ,
Buschini Mauro , Assessore ai rifiuti della regione Lazio ... 25 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 26 ,
Tosini Flaminia , Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio ... 26 ,
Monaco Eugenio Maria , Responsabile della bonifica dei siti inquinati della regione Lazio ... 26 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 27 ,
Buschini Mauro , Assessore ai rifiuti della regione Lazio ... 27 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 27 ,
Buschini Mauro , Assessore ai rifiuti della regione Lazio ... 27 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 27

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 8.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti del
consorzio obbligatorio oli usati.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dei rappresentanti del Consorzio obbligatorio oli usati, che ringrazio della presenza. In particolare è presente Paolo Tomasi, presidente del consorzio obbligatorio degli oli usati, che è accompagnato da Paolo Palleschi, responsabile della comunicazione del consorzio.
  L'audizione odierna si inserisce nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul mercato del riciclo, con particolare riguardo all'attività dei consorzi che ne hanno gestione.
  Come già comunicato al nostro audito per le vie brevi, la Commissione è interessata ad approfondire i temi delle verifiche e dei controlli effettuati sulla governance della struttura, in particolare sul rispetto dei requisiti minimi dei sistemi collettivi, delle modalità del controllo e della verifica sul raggiungimento degli obiettivi di raccolta, della qualità del trattamento dei rifiuti, delle tipologie di verifiche effettuati sui bilanci e sui dati economici comunicati dall'autorità di controllo, dell'esistenza delle criticità della filiera, in conseguenza delle quali avviene una fuoriuscita di rifiuti eventuali dal circuito del consorzio.
  Ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti e alle bonifiche e al ciclo di depurazione delle acque.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivate richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Darei la parola a lei, ingegner Tomasi, per farci un breve inquadramento della situazione, a cui faranno seguito eventuali domande dei colleghi.

  PAOLO TOMASI, Presidente del Consorzio obbligatorio oli usati (COOU). Grazie, presidente. Ringrazio la Commissione per l'invito e approfitto per presentare il consorzio che è la più antica agenzia ambientale. Noi siamo nati da una direttiva europea del 1975 e operiamo sotto il profilo realizzativo e pratico dal 1984.
  Cercherò di portarvi attraverso la mia descrizione lungo il percorso che ha fatto il consorzio, partendo proprio dalle origini. Perché si raccoglie l'olio usato? È una domanda che evidentemente oggi avrebbe una risposta completamente diversa rispetto a quella per cui quarant'anni fa i primi legislatori hanno pensato (eravamo in piena economia di guerra) che il recupero potesse essere una cosa interessante e Pag. 4che quello che non riuscivamo a recuperare potesse essere riutilizzato.
  Nasce da questo un'attività che non più per esigenze specifiche del periodo di guerra, ma per realizzare delle opportunità si è pensato di recuperare ancora questo olio usato che, attraverso semplici accorgimenti e filtrazioni, poteva essere riutilizzato. Nasce quindi un mercato intorno a questo tema, perché migliorano le tecnologie di riuso e si crea un vero e proprio mercato che è in qualche maniera in conflitto commerciale con l'olio base vergine proveniente da greggio.
  I motivi ambientali si aggiungono intorno agli anni ’70, quando si cominciano a valutare gli effetti dannosi degli scarichi e poi dell'inquinamento proveniente da idrocarburi, che cominciava ad essere un problema importante. A quel punto nascono le leggi, la direttiva europea a cui facevo riferimento prima, che viene recepita in Italia dal decreto del Presidente della Repubblica n. 691 del 1982, che istituisce il nostro consorzio.
  Siamo nati quindi per effetto di una direttiva europea ormai 35 anni fa, perché la Comunità europea pensò di dare al problema olio usato una soluzione che potesse essere univoca per tutti i Paesi che aderivano alla comunità. In Italia nasce il Consorzio obbligatorio degli oli usati, che ha due obiettivi fondamentali: sensibilizzare l'opinione pubblica sulla pericolosità del rifiuto e assicurare e incentivare la raccolta.
  La natura era ed è privatistica senza scopo di lucro, e il consorzio viene partecipato dalle imprese che commercializzano il lubrificante; in pratica discende dal concetto «chi inquina paga», quindi coloro che commercializzano immettendo al consumo olio lubrificante devono anche occuparsi di fare in modo di recuperare il rifiuto a fine vita.
  Entriamo quindi in una realtà particolare, perché l'olio usato è un rifiuto atipico, diverso da quelli raggruppati con il decreto Ronchi che fanno capo al CONAI, perché noi stiamo parlando di un rifiuto speciale e pericoloso, perché il lubrificante nel suo utilizzo gradualmente si ossida e tende ad essere inglobato in altri inquinanti che trova nel suo percorso, subisce un cracking, una rottura delle molecole, e diventa un potente agente aggressivo perché ha delle caratteristiche proprie, che sono la difficile degradabilità temporale, e proprio per il fatto di essere liquido e difficilmente degradabile ha un suo percorso di recupero e di controllo particolare, quindi un sistema logistico dedicato che vuol dire evitare che nel trasporto nel travaso, nello stoccaggio ci possano essere delle contaminazioni anche per il personale che si occupa di queste attività.
  Ogni partita viene controllata, ogni partita viene analizzata, quindi si procede poi gradualmente ad una caratterizzazione del prodotto raccolto per inviarlo alla destinazione migliore. Perché è tanto importante che la raccolta ci sia? Perché l'olio usato può essere rigenerato e produrre valore, quindi ci troviamo di fronte a qualcosa che non è fine a se stesso, quindi non necessariamente rappresenta un costo, perché attraverso la rigenerazione si produce un nuovo olio lubrificante, che ha caratteristiche identiche a quello di partenza, che proviene dal greggio.
  Qual è il nostro schema fondamentale di funzionamento? Quello che noi vediamo in crescita in buona sostanza è come opera il consorzio. Il detentore è colui che ha alla fine del ciclo di vita un lubrificante usato del quale deve sbarazzarsi, c'è un sistema di raccolta costituito da 72 concessionari del consorzio che vendono alla rigenerazione il prodotto oppure lo cedono in ultima istanza al consorzio, poi ci sarà un'analisi di caratterizzazione e poi uno smaltimento, che avviene secondo tre modalità distinte.
  La legge privilegia la rigenerazione, che poi è l'operazione migliore perché noi riproduciamo a nuova vita quello che era un rifiuto, ma, se non ha le caratteristiche per poter essere rigenerato, il prodotto viene inviato a combustione e, se non può essere nemmeno inviato a combustione, perché anche in questo caso ci troviamo di fronte a delle analisi che ci hanno detto che non può andare nemmeno a combustione, viene Pag. 5termodistrutto, in modo di non renderlo negativo per l'ambiente.
  Da una parte, quindi, con la termodistruzione si ha la distruzione del rifiuto, le altre due attività sono entrambe interessanti, perché dalla combustione c'è un recupero di energia, dalla rigenerazione c'è un ritorno al mercato originario.

  LAURA PUPPATO. Ci potrebbe indicare anche le percentuali di larga massima delle varie...

  PAOLO TOMASI, Presidente del Consorzio obbligatorio oli usati (COOU). Certo. Alla rigenerazione oggi va il 99 per cento della raccolta, mentre quando io sono arrivato al consorzio, quattordici anni fa, eravamo intorno all'82 per cento.
  Sono migliorate le tecnologie ed è migliorata (elemento estremamente importante sul quale vorrei tornare) la capacità di mantenere il rifiuto selezionato, nel senso che a fine vita normalmente in un'industria il prodotto viene scaricato e va a finire insieme ad altri contaminanti, se invece selezionassimo e tenessimo separato l'olio dagli altri rifiuti, ovviamente avremmo una capacità di rigenerare molto maggiore, quindi un'efficienza complessiva importante. Questo è uno dei punti in un'ottica di economia circolare nel quale noi vorremmo fare di più, e abbiamo in progetto una iniziativa proprio a questo riguardo.
  Chi sono i nostri principali consorziati? I consorziati sono quelli che hanno delegato al consorzio l'attività di loro spettanza, che è il recupero a fine vita di quello che vendono; stiamo parlando di lubrificante e quindi l'ENI, la Petronas, la Total, la Esso, le più importanti società petrolifere fanno parte del nostro consorzio. Io stesso sono un prodotto della prima colonna, cioè sono un ex ENI, dove ho lavorato per 32 anni, quindi ero forse prima un inquinatore e sono diventato uno che si occupa di proteggere l'ambiente, i corsi e i ricorsi storici. Comunque sono più contento in questa veste.
  Cosa abbiamo fatto per poter far meglio il nostro lavoro? Intanto noi vediamo la filiera, che è costituita da un consorzio, ma anche da imprese di raccolta e da imprese di rigenerazione. L'importante è che queste tre attività non siano conflittuali tra di loro, che si sviluppi una sinergia tra le varie componenti per ottenere un risultato maggiore. Questo è quello che abbiamo cercato di porre in atto attraverso un miglioramento quali-quantitativo della raccolta, attraverso una crescita tecnico-economica di tutte le parti che la compongono, un miglioramento del contesto normativo che regola la nostra attività. Queste sono le indicazioni che abbiamo seguito quando abbiamo fatto questo progetto e direi che la strada che abbiamo percorso, pur nelle tante difficoltà, qualche risultato di integrazione lo ha raggiunto.
  Se vi dicessi che sono completamente contento, non direi la verità, perché il percorso è estremamente difficile, anche perché le realtà delle quali stiamo parlando sono spesso tra loro conflittuali. Ovviamente il rapporto tra offerta e domanda trova un equilibrio che spesso non è quello che tutti i componenti di queste imprese vorrebbero avere.
  Accennavo all'economia circolare e questo è nostro sistema di economia circolare. Noi oggi siamo degli anticipatori rispetto a delle direttive che alla fine del 2015 sono arrivate dalla Comunità europea. In teoria, da quando riceviamo l'olio usato in avanti abbiamo la capacità di ottenere una quantità estremamente contenuta di rifiuto e la valorizzazione di tutto il resto. Per noi cosa vuol dire tutto il resto? Un po’ di acqua, che poi però recuperiamo, le basi lubrificanti, che sono la parte principale e il nostro obiettivo fondamentale, ma per effetto del cracking su questi lubrificanti si liberano delle particelle più leggere, che rappresentano gasoli, e delle particelle più pesanti, che sono i bitumi. Entrambi questi prodotti assieme alle basi lubrificanti hanno la loro valorizzazione.

  BARTOLOMEO PEPE. In che modo avviene la valorizzazione sia del gasolio, che è di pessima qualità, sia del bitume, che anch'esso non è...

  PAOLO TOMASI, Presidente del Consorzio obbligatorio oli usati (COOU). Ha ragione, Pag. 6 la qualità non è la migliore, però hanno il loro mercato, nel senso che produrre bitume e gasolio attraverso un olio usato ha un costo inferiore rispetto alla capacità di vendibilità dei prodotti ottenuti. Teniamo conto che per essere venduti devono superare delle specifiche tecniche, altrimenti non possono essere venduti, e questi rifiuti che sono diventati nuovi prodotti hanno le caratteristiche per poter essere commercializzati.
  Prima c'era un'esenzione fiscale al 50 per cento, oggi non c'è nemmeno quella, quindi l'apprezzamento specifico è con il mercato dei competitori. Come accennavo prima, però, stiamo parlando di prodotti che escono in maniera secondaria rispetto a un trattamento, perché l'obiettivo è quello di ottenere il massimo delle basi lubrificanti.
  Tanto per dare dei numeri, quando noi lavoriamo un chilo di olio lubrificante usato che recuperiamo riusciamo a ottenere 650 grammi di una nuova base lubrificante. Le quantità che portano a 100 rappresentano le cose che vediamo, cioè l'acqua e poi gasoli, bitumi e basi lubrificanti.

  BARTOLOMEO PEPE. Dunque di quella percentuale quanto esattamente ritorna nel mercato e quanto viene termodistrutto?

  PAOLO TOMASI, Presidente del Consorzio obbligatorio oli usati (COOU). La termodistruzione rappresenta una piccola entità, che possiamo vedere in questa slide. In pratica, noi abbiamo raccolto 5 miliardi e 580 milioni di tonnellate in 34 anni di vita e abbiamo avviato 4.970 milioni alla rigenerazione, 580 sono andati a combustione perché non potevano essere rigenerati, 30.000 tonnellate sono state termodistrutte. Stiamo parlando di un'attività di 34 anni del consorzio.
  Dai 4.970 milioni di tonnellate, 4.970 kiloton, abbiamo tenuto a 2.800.000 di oli base, 1.160.000 di prodotti energetici e un milione tra acque e slops. Ovviamente quel tre che si vede nella presentazione che vediamo si riferisce ai tre miliardi di euro che la nostra attività ha fatto risparmiare alla bilancia energetica nazionale. Come viene questo 3 miliardi? Valorizzando le quantità dei prodotti ai prezzi attuali, quindi un risparmio per la nostra Italia.
  Questo è il risparmio di carattere tecnico e sono le quantità ripartite nei vari prodotti, ma c'è un altro fatto che è estremamente importante e che maggiormente ci qualifica, cioè il risparmio ambientale. Abbiamo risparmiato 3,3 miliardi di metri cubi di acqua, abbiamo risparmiato materia per 6,9 milioni di tonnellate, abbiamo emesso meno anidride carbonica per 1,2 milioni di tonnellate e abbiamo risparmiato insediamenti industriali per 8.634 ettari. Questo ovviamente non lo diciamo noi, è un Green economy report, il consuntivo di un anno e si riferisce al 2015, quello che vi sto dicendo è relativo a 34 anni di attività.
  Come vediamo, quindi, non soltanto un vantaggio per la nostra Italia in termini economici, ma soprattutto un vantaggio ambientale, attraverso il risparmio di acqua, di prodotto e di suolo, che è estremamente qualificante per la nostra attività.
  Adesso però dobbiamo parlare di qualcosa che è a monte della nostra attività, l'andamento del mercato originario. L'olio usato deriva dall'utilizzo di un lubrificante, quindi questa slide evidenzia l'andamento degli ultimi 10 anni delle emissioni al consumo di lubrificanti.
  Il mercato dei lubrificanti è un mercato in contrazione, questo non è legato tanto all'andamento di crisi che il mondo, l'Italia e l'Europa stanno soffrendo in questo periodo, ma più che altro si tratta di una contrazione strutturale. Se guardiamo la nostra autovettura e quanto lubrificante andiamo a rabboccare, facciamo 10.000 chilometri e non ci mettiamo dentro niente, ricordo che quando ero giovane per una Giulietta di quei tempi bisognava aggiungere un chilo di olio per ogni 1000 chilometri. Le cose sono ben cambiate, la tecnologia ci dà supporto, e questo è un altro elemento importante per quanto attiene la nostra economia circolare, perché ovviamente siamo in una situazione nella quale l'obiettivo di consumare di meno è l'obiettivo fondamentale, e la direttiva europea 2008/98/CE ci aveva detto che nell'ambito Pag. 7della gerarchia dei rifiuti il primo punto era cercare di produrre meno rifiuto possibile, e questo è il nostro obiettivo. Noi non l'abbiamo molto cercato, probabilmente è un fatto di tecnologie, non ci attribuiamo meriti che non abbiamo, però indubbiamente la situazione è quella che vediamo.
  Questo è sicuramente un bene, ma ovviamente per chi opera in questo settore è un elemento di grossa criticità, il 25 per cento di contrazione dei consumi si è realizzato negli ultimi dieci anni e, se guardiamo la punta massima del consumo di lubrificanti nel 2000, questa differenza si amplia e arriviamo al 40 per cento.
  Noi abbiamo fatto uno studio abbastanza interessante e approfondito. Ci sono molti studi a livello europeo per definire quanto lubrificante viene prodotto ogni anno ed è funzione di tantissime cose. Noi per schematizzare abbiamo messo due dati, un dato autotrazione e un dato industria, e abbiamo fornito due percentuali, 57,8 e 36,2, ossia da un chilo di olio consumato in autotrazione il ritorno è il 57,8 per cento, da un chilo di olio utilizzato in industria quello che ritorna è il 36.2 per cento.
  Questo significa che ci troviamo di fronte a un fatto importante, cioè non è che io immetto al consumo un chilo d'olio e ritrovo un chilo di olio usato; non lo ritrovo perché sapete bene che nelle autovetture quando metto 4 chili d'olio e vado a guardare dopo un certo periodo di tempo, quando magari devo fare un cambio, mi accorgo che la quantità all'interno del carter è inferiore, perché è stata bruciata attraverso il consumo, ma ci sono altre attività industriali che ci dicono che per esempio in certi casi il ritorno è il 100 per cento. Se dentro il trasformatore c'è un olio, lo ritrovo per la quasi totalità.
  Però se noi guardiamo gli usi dell'olio, per esempio nella gomma termoplastica, una grossa quantità della suola delle nostre scarpe di gomma è fatta di un elastomero, all'interno del quale c'è dell'olio lubrificante, un olio base, e quello scompare per intero, non posso più recuperarlo. Questi ritorni in buona sostanza ci dicono che, a fronte di 100, io avrò un 45 in termini di ritorno, e questo il target sul quale abbiamo lavorato.

  PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo. Guardavo la prima slide, quella dell'immesso al consumo e degli oli usati raccolti. In questo dato è compresa anche questa parte che lei ci sta descrivendo?

  PAOLO TOMASI, Presidente del Consorzio obbligatorio oli usati (COOU). Tutto.

  PRESIDENTE. Una parte sfugge ai consorzi e c'è anche una parte che viene consumata, quindi sarebbe utile sapere la percentuale tra la parte consumata e quella che sfugge al sistema, perché trova altre vie...

  PAOLO TOMASI, Presidente del Consorzio obbligatorio oli usati (COOU). Questa è una bellissima domanda, alla quale è difficile rispondere, non perché vogliamo sfuggire alla risposta, ma perché tecnicamente è complicata. Quali sono le considerazioni da fare? Quando mi viene chiesto se a mio giudizio siano confrontabili i risultati operativi tra uno Stato e un altro, tra una regione e un'altra, tra una città e un'altra, ovviamente dico subito che è estremamente difficile, anche se tutto è possibile. Perché? Da che cosa dipende la restituzione in termini di olio usato da un consumo? Dipende dalla tipologia di utilizzazione che ne faccio.
  Un olio idraulico sta in un circuito olio-dinamico; quindi quando io poi alla fine andrò ad aprire questo ciclo olio-dinamico trovo la maggior parte del prodotto, però se guardo ad altri tipi di consumo come ad esempio il motore a due tempi (adesso fortunatamente non ce ne sono quasi più) dove si metteva insieme alla benzina anche un po’ di olio, che faceva quell'olio? Bruciava insieme alla benzina e lubrificava, però non lo trovavamo più.
  È chiaro quindi che un'industria di tipo manifatturiero rispetto a un'industria siderurgica ha risposte completamente diverse, per cui alla fine cosa va a influire su quanto olio potrò raccogliere? La tipologia di industria che ho in quel territorio, il Pag. 8parco vetture (se è vecchio consuma di più, se è nuovo consuma di meno), però io non so a priori cosa c'è in quel determinato territorio, quindi i confronti sono estremamente difficili.
  Quelle due percentuali che vi ho mostrato fanno parte di uno studio che il consorzio ha realizzato qualche anno fa e che tiene aggiornato, però a livello europeo la Concawe fa altri studi in questa direzione, si cerca di trovare sempre nuovi risultati e l'attenzione verso i rifiuti è diventata maggiore e gli sprechi si sono ridotti. Questi sono i due elementi fondamentali, però è chiaro che, se andiamo a guardare quella slide che ritengo estremamente significativa, questa ci può dare qualche lume rispetto a quello che abbiamo appena detto.
  Quell'area celeste è una stima fatta sulla base della nostra valutazione di quello che è stata la produzione degli oli usati dal 1984 al 2030. Abbiamo anche stimato gli anni a seguire. La linea rossa rappresenta le quantità recuperate dal consorzio obbligatorio degli oli usati. Come vedete, la linea rossa è cresciuta rispetto al mercato complessivo, e abbiamo raggiunto una quota tra il 95 e il 97 per cento, quindi abbiamo in pratica monopolizzato tutto.
  Se però guardiamo quello che non recuperavamo negli anni ’80, ’90, 2000, non è assolutamente detto che quello che noi non recuperavamo fosse a danno dell'ambiente. Aveva soltanto una destinazione diversa rispetto al consorzio. Il consorzio è una struttura che per legge deve fare questo, ma la legge dice anche che chiunque può dare l'olio usato che raccoglie al Consorzio oppure in alternativa a tutte quelle realtà che hanno un'autorizzazione specifica a riceverlo.
  Qui nasce un altro tema, che è molto importante per me, perché su questo ho fatto una scommessa il 1° giugno 2014, quando ho cambiato il regolamento operativo del consorzio. In pratica ho detto: ma ci deve essere sempre un consorzio che deve essere messo a guardia di un sistema, acquistando tutto il prodotto e rivendendolo, oppure, come dice l'Antitrust nell'indagine conoscitiva n. 26 del 2008, deve fare soltanto sorveglianza?
  Abbiamo fatto una scommessa e dichiarato che è opportuno che il consorzio faccia sorveglianza, la faccia bene e sia strutturato adeguatamente per avere un totale controllo di quello che oggi si sviluppa in Italia, ma l'aspetto commerciale dipende da un equilibrio che si deve trovare tra domanda e offerta.
  Ovviamente, prima di passare all'operatività, abbiamo chiesto al Ministero dell'ambiente se poteva essere una strada da seguire. Siamo stati all'Antitrust che ha battezzato la nostra scelta, anzi il presidente Pitruzzella in un'indagine conoscitiva alla Commissione ambiente del Senato ha additato il consorzio come un esempio da seguire.
  Io però sto avendo in questa fase molti problemi, anche di cause, perché evidentemente questo è un cambiamento che non va bene a tutti, perché noi erogavamo soldi a tutti e quando abbiamo cominciato a tirarci indietro e a darne di meno qualcuno si è chiesto perché.
  L'obiettivo del consorzio è quello di ottimizzare i suoi costi, ed è chiaro che noi abbiamo seguito questo principio. Non ho molte preoccupazioni al riguardo, anche se questo mi costerà qualche soldo in più di avvocati, perché la strategia che ho fatto penso che sia quella vincente.
  Il consorzio deve essere quello che garantisce che non ci sia inquinamento da olio usato, ma non deve entrare nei soldi. Noi abbiamo fatto degli esercizi in cui fittiziamente abbiamo dato di meno, perché realmente vendevamo l'olio ad un valore più alto, ma che significato ha? È importante che domanda e offerta trovino un equilibrio e che noi siamo i garanti che questo accada. La garanzia non è una garanzia a parole, è una garanzia a fatti. Il prodotto arriva nei nostri stoccaggi, viene esaminato e in funzione delle analisi mandato a destino.
  Simpaticamente abbiamo avuto anche un'interpellanza parlamentare recentemente, perché qualcuno ha detto che stavamo facendo delle cose sopra le righe, invece assolutamente no. Spero che il Ministero Pag. 9dell'ambiente risponda a questa interrogazione parlamentare molto presto, abbiamo fornito tutti i dati a supporto quindi ci dovrebbe essere questa risposta.
  Noi abbiamo lavorato con l'obiettivo di anticipare il futuro, e devo dire che simpaticamente e riservatamente il Ministro Galletti, prendendomi sottobraccio, ha detto: «Tomasi, lei sta anticipando troppo il futuro!». Siccome questa è stata sempre una mia prerogativa, lo faccio anche volentieri e mettendo a rischio la mia persona, tanto io sono uno che passa, però quello che fa nella sua responsabilità lo vuole fare nel migliore dei modi possibili. I numeri mi danno ragione.
  Questa digressione, che vi prego di tenere con il valore che volete dargli, è comunque una realtà delle cose vissute. L'area celeste nella slide è quella che determina le quantità di olio usato che viene prodotto ogni anno, la linea rossa è il nostro sentiero di avvicinamento, e vediamo che il nostro sistema si va riducendo in termini di attrattività, perché ci sarà sempre meno olio usato da mandare a rigenerazione e ovviamente tutta la filiera che ruota intorno a questo prodotto sarà in qualche maniera penalizzata.
  Devo dire che lo conoscevamo da tempo e mi sono dedicato molto a far crescere le imprese all'interno della filiera, ho fatto loro lezioni di economia, ho cercato di aggregare le imprese per cercare una risposta, perché il problema dell'Italia è che abbiamo una frammentazione troppo elevata anche se è il cuore della nostra struttura industriale, però, se ci aggregassimo di più, se facessimo qualcosa di meglio in termini complessivi, se allargassimo la nostra attenzione al di là dei confini, avremmo un risultato migliore.
  Questo è stato possibile per la raccolta; un raccoglitore che raccoglie l'olio usato può anche raccogliere le batterie, può anche occuparsi di solventi e di tante cose, e questa è stata la strada che abbiamo seguito per le nostre 72 imprese di raccolta. Ovviamente più difficile è la razionalizzazione del comparto della rigenerazione, in quanto queste imprese, queste raffinerie, queste torri di distillazione difficilmente possono essere convertite ad altre attività.
  L'area rossa è il risultato di lavorazione dell'anno 2016, l'area blu è il decreto di lavorazione, cioè la capacità massima che può essere realizzata da un impianto. Come vediamo, c'è uno spare capacity che fa sì che queste imprese non raggiungano il massimo della lavorazione possibile, e la necessità di razionalizzare era evidente nelle cose. Ovviamente se io avessi mantenuto la mia posizione di compravendita dell'olio usato, non avrei mai avviato o fatto avviare il sistema di razionalizzazione tra le imprese che gestiscono questo prodotto, perché non c'era l'interesse, tanto c'è un consorzio che paga e quindi tutto poteva andare avanti nel migliore dei modi. Invece, aver detto che faccio un passo indietro significa che se tu mi devi portare l'olio, io te lo lavoro, però se trovate l'equilibrio tra di voi io sto solo a guardarvi, e vi guardo perché facciate il vostro lavoro nel migliore dei modi.
  Un elemento di criticità lo abbiamo visto tutti, perché lo abbiamo visto positivo per gli effetti sulla nostra bilancia commerciale, però in effetti il fatto che il greggio e i prodotti di lavorazione abbiano ridotto di circa il 50 per cento il valore rispetto ai massimi storici del 2012-2013 ha causato un ulteriore problema al consorzio, quello di dover gestire un'attività di filiera che nel suo complesso riceve risultato attraverso la vendita dell'olio base rigenerato.
  Nel momento in cui il greggio cala, ma l'olio usato è utilizzato dalla rigenerazione per produrre una nuova base rigenerata non c'è più un equilibrio economico, per cui tutta l'Europa ha avuto un grossissimo problema (pochi ne hanno parlato, però un problema c'è stato), perché non c'era più un equilibrio economico tra l'olio usato, che costava grosso modo lo stesso, e un ricavo dalla vendita dell'olio base che invece era profondamente calato.
  In Italia il consorzio ha salvato questa situazione, perché nel momento in cui il prezzo è calato è intervenuto, come dice la legge, con un corrispettivo e ha bilanciato quelli che poi sono stati i risultati complessivi. Pag. 10
  Adesso andiamo ad analizzare uno per uno questi fatti e poi giungiamo alle conclusioni. Ho parlato prima di una sovracapacità produttiva; in effetti noi abbiamo una capacità di lavorazione autorizzata in Italia che è circa il doppio rispetto alle quantità di olio usato che riusciamo a trattare. La contrazione della produzione dell'olio usato è stata di circa il 40 per cento dal 2000 ad oggi, con criticità trasportate sul risultato economico delle singole imprese che vi lavorano.
  Il consorzio, acquistando l'intera totalità del prodotto e dovendola rivendere, in pratica aveva una posizione di monopolio, che poteva essere un elemento negativo per la nostra finalità. Come accennavo prima, il crollo del greggio degli oli base negli ultimi tre anni è diventato un vero problema per le imprese di filiera. Quali sono state le risposte? In pratica abbiamo immaginato la liberalizzazione di questo mercato, quindi il consorzio ha adottato un nuovo modello di gestione, che era stato già auspicato dall'Antitrust, e la libera contrattazione tra raccolta e rigenerazione definiva il risultato complessivo e determinava il prezzo di scambio del prodotto.
  Viene quindi superato il concetto di remunerazione della raccolta in base ai costi sostenuti, altro elemento fondamentale, perché quali sono i costi sostenuti? Sono uguali per tutti? No, assolutamente no, ogni azienda ha le sue caratteristiche, quindi è chiaro che diventava una remunerazione che per qualcuno era eccedente, per qualcuno era insufficiente. Se invece io lascio al mercato, la libera concorrenza trova equilibrio e quindi le situazioni di equilibrio si trovano, e chi non le trova vuol dire che non è nel mercato, quindi evidentemente forse sarebbe meglio che facesse un altro mestiere.
  Il sistema viene quindi rimodellato per sviluppare lo sviluppo alla concorrenza dell'operatore, tenendo conto che però noi abbiamo tra le mani un rifiuto speciale pericoloso, quindi non dobbiamo mai dimenticare un'adeguata attenzione, che in buona sostanza è la tutela ambientale.
  Cosa fa il consorzio in questa nuova realtà? Intanto, deve avere la certezza che raccoglitore e rigeneratore si scambino un olio usato a specifica, perché dentro l'olio usato, essendo liquido, può finire qualsiasi cosa, quindi noi conserviamo quella fase di controllo che è fondamentale perché un sistema stia in equilibrio in maniera adeguata.
  Il consorzio poi mantiene la programmazione delle movimentazioni. Noi abbiamo un sistema, tutto ovviamente è fatto tramite computer e internet, per cui ci si prenota e poi si sviluppa un sistema che fa tutto da solo, però è chiaro che nessuna quantità può essere inviata alla rigenerazione se non possiede le caratteristiche per esserlo, e così via alla combustione e alla termodistruzione.
  In pratica, come previsto dalla normativa, produttore e raccoglitore che vogliano rivolgersi direttamente agli impianti di trattamento devono darne comunicazione al consorzio, quindi non soltanto il controllo delle quantità, ma anche avere una situazione contabile adeguata di quelle che sono le movimentazioni in Italia, anche perché loro possono mandare il prodotto a chi vogliono, però se vogliono essere remunerati dal consorzio che con tutte queste imprese non ha un contratto di compravendita, ma ha un contratto di servizio...
  Questo significa che le località montane, i punti difficili da raggiungere, se devo andare a recuperare un fusto piuttosto che una matrice, vengono pagati dal consorzio in aggiunta, perché ovviamente per fare un servizio adeguato ci deve essere una remunerazione adeguata, e paghiamo anche il servizio di trasporto. Perché? Se ho una struttura che opera nella raccolta e mi trovo ad Aosta, un altro si trova a Milano, un altro si trova a Catanzaro, è chiaro che per riposizionare il prodotto ho dei costi diversi, se li paga il consorzio sono tutti uguali, e questo è quello che noi abbiamo fatto ed è stato uno dei nostri punti di forza. Quali sono i risultati finali?

  PRESIDENTE. Scusi, abbiamo qualche minuto per fare qualche domanda, perché alle 9.30 i senatori devono andare via.

  LAURA PUPPATO. Lei è entrato nel tema che ci stava a cuore, cioè come il Pag. 11Consorzio obbligatorio degli oli usati riesca a determinare le fattispecie di costo maggiore o minore e quindi ragguagliare come si fa con l'olio quello che effettivamente è il valore economico del bene di cui si sta parlando.
  Il tema che noi abbiamo sui consorzi è relativo al fatto che abbiamo un'Italia molto diversa, abbiamo zone geografiche difficilmente raggiungibili, con scarsa qualità commerciale, quindi come avete fatto, come siete riusciti senza che questo producesse degli scompensi a rendere medio un valore medio e ad aggiornarlo in maniera adeguata?

  PAOLO TOMASI, Presidente del Consorzio obbligatorio oli usati (COOU). La mia è stata una scommessa, nel senso che quando sono arrivato al consorzio ho cercato di vedere le cose che non funzionavano. Sono arrivato e ho girato l'Italia, non accompagnato da nessuno, sono andato a vedere le realtà, ho parlato con parecchi raccoglitori e ho cercato di capire i loro suggerimenti, che cosa potesse essere fatto per migliorare la nostra attività e che cosa vedessero per il futuro.
  Ovviamente è stato più semplice per me parlare con le raffinerie di rigenerazione, perché avevo un'estrazione specifica e quindi con loro è stato molto più chiaro il discorso, però la raccolta è stata per me una vera scoperta, una realtà che non conoscevo. Ovviamente ho visto alcuni problemi, primo fra tutti l'informatizzazione – perché prima si faceva tutto per telefono, si scrivevano lettere – e questo è stato un elemento vincente in termini di rapidità d'informazione. Oggi uno che deve consegnare il prodotto trova uno schema, si iscrive, se riceve l'okay può andare a scaricare in quel posto, dove il suo prodotto viene classificato.
  Altri temi erano importanti per quello che lei diceva prima, cioè sono a Canicattì e devo portare il prodotto a Napoli, devo attraversare lo stretto e ho dei costi, quindi non ti preoccupare, i soldi per il trasporto li pago io. A quali condizioni? Alle tariffe che c'erano al tempo a Forcella, anche leggermente al di sotto, perché quel signore che faceva il trasporto spesso lo faceva autonomamente, da solo, facendo rientrare il costo complessivo all'interno del sistema, per cui quando uno pensa che complessivamente, per movimentare circa 180.000 tonnellate in Italia, noi paghiamo 3,5 milioni di trasporti di riposizionamento, stiamo parlando di piccole cose rispetto alle quantità complessivamente trasportate.
  Poi ovviamente c'era un tema di conflittualità, cioè alle industrie di raffinazione non andava mai bene il prodotto che veniva consegnato. Per quale ragione? Perché non c'era una selezione adeguata del prodotto raccolto. Allora abbiamo detto: «se noi vi diamo per la qualità un quid in più, voi riuscite a farlo?» e automaticamente si è trovato un equilibrio che era sempre più spostato sulla collaborazione e sempre meno sulla conflittualità.
  Quando sono arrivato erano cani e gatti, adesso lo sono lo stesso ma perché è cambiato qualcosa. Quando io sono entrato era un momento di tutta tranquillità, con un'Italia che viaggiava con un indebitamento molto inferiore all'attuale, con un PIL interessante, meno dell'Europa, ma interessante rispetto ad oggi, quindi mi sono trovato di fronte ad una situazione in cui tutto era possibile.
  Poi sono calate le quantità, sono calati i ricavi e quindi la crisi ha portato conflittualità, conflittualità che vedo anche nei rapporti all'interno della mia filiera, pur avendo io con questi signori una convention all'anno, due corsi di formazione e altri incontri che facciamo ad Ecomondo piuttosto che in altre realtà. Diciamo quindi che la mia è una passione che svolgo nei confronti di questi signori, perché sono fatto così e perché ho il vanto di poter veder crescere le cose.
  Purtroppo il contesto ci ha lavorato contro, meno quantità, meno ricavi, ed è chiaro che in una situazione di questo tipo anche i suggerimenti che ho dato erano i vissuti negativamente, perché, quando ti devo dire che una raffineria è in più e dobbiamo chiuderla, chi la deve chiudere ovviamente ha dei problemi, oppure che qualcuno deve allargarsi su altri servizi perché altrimenti non sta in piedi, ha ridotto il 40 per cento dei ricavi e non può pensare che il consorzio Pag. 12 li ripiani, visto che io ho un obiettivo di ottimizzazione delle risorse. È chiaro quindi che è stata ed è una realtà estremamente complessa.
  Ho tre problemi in questa fase: un'interrogazione parlamentare, un ricorso al TAR e una causa.

  ALBERTO ZOLEZZI. Lei ha detto quest'ultima frase molto importante. Io non voglio essere ideologico, ma le domande che facciamo e anche le interrogazioni parlamentari mirano a cercare di capire meglio e avere la vostra versione. Adesso chiaramente facendo la domanda sembra che io possa essere schierato, ma le assicuro che non sono schierato né contro, né a favore, però, eventualmente anche in forma scritta se non abbiamo tempo, le chiedo di chiarire queste cose.
  La modifica dello Statuto del 2009 mi risulta non abbia ricevuto l'approvazione dei Ministeri competenti, fra cui ambiente e sviluppo economico, e apparentemente si viene meno al dettato della legge all'articolo 236, comma 12, lettera 1-bis che dovrebbe portare a una diretta ripartizione dell'olio usato la rigenerazione per capacità produttive. Volevo appunto un commento su questo aspetto.
  La seconda domanda è questa: il nuovo statuto del Consorzio oli usati apparentemente non è coerente con la necessità di allargare la composizione alle imprese di raccolta degli oli, ma sembra unicamente teso a disciplinare i contributi alle imprese di rigenerazione, che sono appunto state introdotte dalla legge n. 166 del 2009.
  L'ultima domanda è sul rapporto con l'estero. Ci sono alcune aziende (nomi pubblici come Viscolube) che ritirano le partite di olio usato dalla Francia e dalla Svizzera, rigenerandolo negli impianti italiani e fruendo del corrispettivo per oli usati non raccolti in Italia, poi la società di rigenerazione esporta all'estero importanti quantità di oli lubrificanti. Volevo eventualmente un commento anche su questo – ripeto – solo per tentare di chiarire gli aspetti.

  PAOLO TOMASI, Presidente del Consorzio obbligatorio oli usati (COOU). Quello che lei ha detto fa parte dell'interrogazione parlamentare di fine dicembre, quindi sta riportando alcuni punti, e l'occasione è propizia per dare una qualche risposta. Ovviamente la risposta la deve dare il Ministro Galletti a questa interpellanza parlamentare, però io intanto posso anticipare alcuni elementi che sono importanti.
  La prima è la più importante, perché è anche oggetto di una causa che abbiamo perso in primo grado, cioè effettivamente il nostro Statuto non è stato autorizzato, quello del 2009, ma direi nemmeno quello del 2002. L'ultimo Statuto che è stato adottato da un decreto dai due Ministeri è quello del 1992, quindi sono passati anni, ma lo Statuto è ancora quello di 25 anni fa.
  Perché? Questa è una bella domanda, alla quale non ho avuto mai una risposta, perché sia per lo Statuto del 2002 che per lo Statuto del 2009 noi abbiamo mandato al Ministero dell'ambiente solleciti a ripresa, anche il nostro presidente del Collegio sindacale, che fa parte del Ministero dello sviluppo economico, si è interposto per poter arrivare ad una definizione di questo, ma non c'è stata mai una risposta ad un atto dovuto.
  Perché abbiamo cambiato due volte lo Statuto? La prima volta per l'adeguamento a una legge, la legge n. 16 del 2002; la seconda volta per un'altra legge, la n. 166 del 2009, con cui venivano affidate al consorzio delle competenze. Cosa avrebbe dovuto fare? Fermare la raccolta. Io penso che chiunque non lo avrebbe fatto, qualunque responsabile avrebbe evitato questa situazione, anche perché lo stoccaggio è molto limitato e dopo un mese ci saremmo trovati di fronte alle aziende che avevano la necessità di sbrogliare questo problema, e allora probabilmente sarebbero state tentate anche di buttare l'olio da qualche altra parte. Per un principio di responsabilità non lo abbiamo fatto.
  Qualcuno di voi dovrebbe andare a chiedere perché in 15 anni, dal 2002 ad oggi, i Ministeri competenti non abbiano mai voluto siglare questo nostro Statuto. Oggi fortunatamente ci troviamo di fronte ad una realtà nuova, quella dello schema tipo di Statuto per il consorzio, che la Gazzetta Pag. 13Ufficiale n. 300 del 24 dicembre dello scorso anno ha decretato.
  Questo decreto è fatto di un certo numero di articoli, ai quali stiamo aggiungendo i nostri, quelli operativi che non sono stati previsti dal decreto. Entro il 23 di aprile questo testo tornerà al Ministero dell'ambiente, che di concerto con il Ministero dello sviluppo economico ne farà un decreto finale e quello sarà finalmente un decreto che darà al consorzio uno Statuto.
  Vi dico cosa vuol dire questo: un giudice molto sapiente qualche giorno fa, invece di entrare nel merito di una causa intentata da una raffineria avverso il consorzio, ha pensato che bastasse che questo non avesse uno statuto approvato, (quindi, siccome quello valido era del 1992 e in quello non c'era scritto che noi dovevamo fare le cose in una certa maniera), automaticamente ha dichiarato non valido quello che stavamo facendo, ha fatto sì che una nostra delibera di Consiglio fosse abrogata.
  Purtroppo quel signore non è entrato nel merito, ha preferito lavarsene le mani dicendo che non avevamo l'autorizzazione per farlo, e la sua decisione è quella: va bene così, non c'è problema.

  ALBERTO ZOLEZZI. Potrebbe dirlo in seduta segreta...

  PRESIDENTE. No, non c'è niente da secretare.

  PAOLO TOMASI, Presidente del Consorzio obbligatorio oli usati (COOU). Poi riceverà una risposta adeguata sull'interpellanza parlamentare relativa. Questo è stato il primo tema, ma poi ce ne sono stati tanti altri. Ovviamente quello principale è che, nel momento in cui c'è una legge e tu non hai uno Statuto approvato, devi applicare lo stesso la legge, perché se non lo fai automaticamente non assolvi al tuo ruolo. Ci deve essere qualcuno che deve pensare che là ci vuole uno Statuto approvato. Ovviamente questi Statuti sono stati sempre approvati dalla nostra Assemblea, non c'è stato il decreto, ma sono stati tutti approvati dall'Assemblea.
  Un altro elemento interessante è quello della governance. Noi oggi abbiamo una governance diversa rispetto a quello che prevede la legge, perché eravamo in attesa dello schema tipo di Statuto per poter operare, in quanto il decreto legislativo n. 152 del 2006, aggiornato nel 2008 per questo aspetto specifico, dice che ci vogliono gli Statuti tipo dopodiché si possono fare le cose. Finalmente è arrivato lo Statuto tipo e potremmo fare questa nuova governance, nuova governance che io stesso ho spinto a suo tempo, e per la quale il senatore Turroni a suo tempo si dette da fare perché fossero rappresentati in Consiglio non soltanto coloro che immettono al consumo e che pagano il sostentamento, ma l'intera filiera.
  Si tratta di una posizione assolutamente condivisibile perché, se tu stai all'interno e lavori per il consorzio, ovviamente hai la capacità di vedere le cose in un'ottica a 360 gradi, quindi puoi dare un contributo importante alla vita del nostro consorzio.

  PRESIDENTE. L'altra questione è quella dell'estero...

  PAOLO TOMASI, Presidente del Consorzio obbligatorio oli usati (COOU). Abbiamo visto che la capacità di rigenerazione in Italia è di circa 300.000 tonnellate e le quantità che vanno a rigenerazione sono circa 160.000, quindi abbiamo una spare capacity di circa il 45 per cento. Ovviamente ad un certo punto all'Italia erano interessati anche operatori esteri, in particolare la società tedesca Puralube, che ovviamente ha chiesto al consorzio il prodotto, e noi ci apprestavamo a darlo. Sarebbe stata una iattura, perché sarebbero calate ancora le quantità.
  La regione Lombardia disse al consorzio che non poteva dargli le autorizzazioni perché stava aspettando che le arrivasse dal Ministero dell'ambiente un chiarimento rispetto alla realizzabilità di questa attività, in quanto in Italia ci sono le raffinerie e trasportare un rifiuto verso l'estero può essere un problema.
  Nel 2013 una circolare del Ministro Clini diede la risposta, in base alla quale la Pag. 14regione Lombardia negò alla Puralube la possibilità di avere del prodotto dal Consorzio. Ovviamente la Puralube non si è fermata: TAR del Lazio, bocciata; Consiglio di Stato, bocciata. Quindi è chiaro che oggi la situazione è di tranquillità per gli operatori italiani, una tranquillità però che devono cercare di sviluppare velocemente, perché non è detto che questo sia per sempre e soprattutto in ogni caso devono creare efficienza all'interno del sistema. Questa è la strada che sto cercando di spingere.
  Oggi la situazione è questa. Se domani dovesse cambiare, è chiaro che chiunque può venire in Italia a prendersi il prodotto e chi ce l'ha glielo deve dare.

  PRESIDENTE. La ringraziamo delle informazioni. Se eventualmente avessimo altre domande, gliele faremo per iscritto, magari in merito a dove vada a finire parte del prodotto, perché è evidente che, se metà non viene raccolto, a parte quello che viene consumato, un'altra metà sarà gestita in un'altra...

  PAOLO TOMASI, Presidente del Consorzio obbligatorio oli usati (COOU). Su questo fronte le posso già garantire che la dispersione praticamente è nulla. Noi siamo abbastanza efficienti, ma soprattutto perché c'è un interesse specifico verso questo rifiuto, che può essere riutilizzato per la totalità. Quello che manca è quello che si è perso per combustione o perché è andato a finire nelle scarpe oppure in altre cose, quindi diciamo che non abbiamo fortunatamente...

  PRESIDENTE. Non esiste un mercato parallelo, clandestino, irregolare o illecito...

  PAOLO TOMASI, Presidente del Consorzio obbligatorio oli usati (COOU). No, diciamo che una volta c'era un interesse soprattutto per il prodotto dei trasformatori, perché era vicino al gasolio e quindi poteva essere riutilizzato in sostituzione del gasolio, ma anche questa è un'attività che si è consunta nel tempo e direi che è abbastanza marginale rispetto al totale.

  PRESIDENTE. Vi ringrazio e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta, sospesa alle 9.40, riprende alle 14.00.

Audizione di Mauro Buschini, assessore ai rifiuti della regione Lazio.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di Mauro Buschini assessore ai rifiuti della regione Lazio, che è accompagnato dalla dottoressa Flaminia Tosini, dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio, dal dottor Riccardo Stambi, addetto stampa dell'assessore, e dal dottor Lucio Migliorelli, capo segreteria dell'assessorato.
  L'audizione odierna, inizialmente prevista nella giornata del 21 febbraio scorso presso la sede della prefettura di Roma, dove una delegazione della Commissione ha effettuato una missione al fine di svolgere una serie di audizioni specifiche sul tema, si inserisce nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione ha avviato sul ciclo dei rifiuti del Lazio.
  Ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo di depurazione delle acque.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte dal segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Noi ci siamo sentiti in maniera approfondita sulle vicende soprattutto legate al comune di Roma, che ovviamente sono determinanti nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti, però abbiamo dedicato una seconda relazione a tutto il resto della regione, quindi ci interessava conoscere la visione della regione, cosa si sta facendo, Pag. 15quali sono le problematiche aperte dal vostro punto di vista.
  Sappiamo che c'è una situazione molto critica riguardo alcune aree del territorio, abbiamo approfondito il tema del frusinate piuttosto che quello di Latina, che ci sembra molto critico da tanti punti di vista. Nella zona di Latina ci è stato segnalato dal questore e dalla prefettura il tema delle infiltrazioni di organizzazioni malavitose che possono essere interessate a questo settore, quindi vorremmo avere il quadro dal vostro punto di vista.
  Cedo quindi la parola a Mauro Buschini, assessore ai rifiuti della regione Lazio.

  MAURO BUSCHINI, Assessore ai rifiuti della regione Lazio. Grazie, signor presidente e onorevoli deputati e senatori, vi ringrazio nuovamente per questa audizione che spero possa essere utile alla relazione che vi accingete a completare sul ciclo integrato della gestione dei rifiuti urbani nella regione Lazio.
  Nella precedente occasione, il 1° febbraio scorso, ho avuto modo di esporvi le principali criticità che purtroppo interessano il nostro territorio, in larga parte dovute al fatto che il ciclo dei rifiuti, già per sua natura estremamente delicato, è nel Lazio ancora precario ed esposto a rischi importanti, costringendo spesso a gestire emergenze di notevole entità.
  L'avervi rappresentato la situazione di complessità e difficoltà di Roma Capitale e le esternalità negative che da essa conseguono sull'intera regione mi esime dal dover nuovamente evidenziare l'interezza del quadro e le inevitabili interazioni tra Roma Capitale e la regione Lazio. Pertanto, per non ripetere quanto già rappresentato in precedenza, mi atterrò nel prosieguo alla specifica presentazione dello stato delle cose delle province laziali, confidando che quanto a Roma Capitale e alla sua città metropolitana valgano e siano sufficienti le informazioni già riferite a questa Commissione.
  Mi si consenta tuttavia una premessa, volta ad informarvi che l’iter di approvazione del nuovo Piano regionale per la gestione dei rifiuti urbani sta procedendo regolarmente come avevo accennato il 1° febbraio, e che la Giunta regionale ha approvato, con deliberazione n. 75 del 21 febbraio 2017, una proposta di legge finalizzata alla costituzione dell'Ambito territoriale ottimale unico e regionale, per insediare l'Autorità di regolazione del ciclo integrato dei rifiuti urbani nella regione Lazio. Ne lascerò copia alla fine della mia audizione.
  Riteniamo di assoluta importanza la costituzione dell'ATO regionale quale autorità di governance di un sistema organizzativo e gestionale oggi disaggregato e frammentario, povero di protagonisti industriali e incapace di offrire servizi di buona qualità a tariffe ragionevoli. Mediante il concorso diretto dei comuni e l'assunzione di responsabilità da parte di tutte le istituzioni locali auspichiamo di dar vita al soggetto della regolazione entro la fine del corrente anno. In associazione e compendio, dunque, desideriamo realizzare gli obiettivi fissati nel Piano regionale della gestione dei rifiuti urbani, avvalendoci dell'autorità di regolazione, cui competerà l'azione di sostegno e supporto al conseguimento dei risultati indicati dalla pianificazione.
  Rilevo che gli ATO già previsti dalla legge regionale n. 27 del 1998 non sono mai stati insediati e che a valle del commissariamento determinato nel 2013 non si è riusciti finora a dare seguito alle previsioni normative previste quasi vent'anni orsono. A tal proposito consegno alla Commissione il testo della proposta di legge approvato dalla Giunta regionale e la mia relazione, nella quale espongo le ragioni meditate e articolate a sostegno della scelta strategica verso un ATO unico regionale.
  Rispetto a quanto esposto nella mia precedente audizione ritengo inoltre opportuno aggiornarvi in merito ai seguenti fatti: l'avvenuta nomina del Commissario per la gestione delle attività post chiusura della discarica di Bracciano, situata nell'area metropolitana di Roma Capitale; l'aver sottoposto all'attenzione del Consiglio dei Ministri, per la conclusione di un iter assai travagliato ma ora in via di conclusione, l'espressione di un definitivo pronunciamento su un vincolo del MIBACT, che ha inibito l'operato del TMB di Guidonia, ugualmente Pag. 16 sito nell'area metropolitana di Roma Capitale.
  Anche queste iniziative confermano l'importante interazione del territorio di Roma Capitale e la sua area metropolitana e il resto della regione, a riprova della strettissima connessione e interdipendenza del territorio regionale nella gestione dei flussi e dei destini dei rifiuti urbani sia nelle fasi di trattamento che in quelle di smaltimento.
  Rispetto a questa oggettiva realtà e con la volontà di preservare l'integrità del territorio regionale e le prerogative di ciascuna comunità locale, non posso che segnalare negativamente l'insorgere di iniziative localistiche, aventi lo scopo di negare e interdire gli obblighi di sussidiarietà e cooperazione che nel ciclo dei rifiuti e nel perimetro territoriale della regione sono ordinati dalle direttive dell'Unione europea, oltre che dalle leggi dello Stato.
  Il caso della trasferenza dei rifiuti organici di Roma Capitale che avviene nel comune di Fiumicino da oltre due anni è emblematico. In quel comune ogni anno transitano oltre 100.000 tonnellate di rifiuti organici di Roma, destinati al compostaggio in Veneto e in Friuli Venezia Giulia, migliaia di camion di giorno e di notte percorrono strade strette e dissestate. L'esasperazione dei cittadini è al culmine e una soluzione alternativa, equa ed efficace deve essere trovata. Quei rifiuti potrebbero essere trasbordati in più aree e in prossimità dei luoghi in cui vengono raccolti, creando minori impatti sull'ambiente e realizzando migliori efficienze.
  È quindi giusto e saggio – io credo – adoperarsi per vincere inerzie e pigrizie, perché è possibile coniugare una buona gestione con il rispetto delle istanze sociali, che i cittadini civilmente espongono.
  Rimangono dunque obiettivi primari per la sicurezza e per la salute e la salvaguardia ecologica della gestione dei rifiuti da realizzarsi contestualmente all'equa distribuzione dei carichi ambientali per la sostenibilità del ciclo e anche per i costi che le popolazioni debbono sopportare.
  Nei mesi scorsi ho chiesto ad ARPA Lazio una relazione sullo stato degli impianti di trattamento meccanico-biologico, che mi verrà inviata nei prossimi giorni. Naturalmente sarà mia cura trasmetterla a questa Commissione appena l'avrò in possesso in maniera definitiva. Dalle informazioni finora pervenute e a voi note posso dire che quella mia iniziativa era assolutamente opportuna e che le distonie rilevate tra le autorizzazioni rilasciate e l'effettiva conduzione di taluni impianti saranno oggetto di nuovo esame da parte delle competenti strutture della regione.
  In estrema sintesi, vi rappresento la situazione delle quattro province laziali. La provincia di Frosinone. Per quanto riguarda la produzione di rifiuti urbani in provincia di Frosinone, i dati si riferiscono a 91 comuni della provincia di Frosinone e sono provenienti dall'annuario ISPRA 2015: risulta totale di rifiuti urbani differenziati 60.593 tonnellate, totale di rifiuti indifferenziati 116.147 tonnellate, totale di rifiuti urbani della provincia 176.000 tonnellate circa su una percentuale di raccolta differenziata che va al 34,3 per cento.
  L'aumento nei due anni che prendiamo ad esame come riferimento per vedere l'ultimo incremento sensibile è stato del 2,1 per cento. Nella provincia di Frosinone insiste un impianto di TMB nel comune di Colfelice della Società SAF S.p.A. con una capacità autorizzata di 323.273 tonnellate, una discarica nel comune di Roccasecca, gestita dalla MAD S.r.l., un impianto di termovalorizzazione nel comune di San Vittore del Lazio di proprietà di ARIA S.p.A. con una capacità autorizzata di 260.480 tonnellate.
  La provincia di Latina. La produzione di rifiuti nella provincia di Latina, prendendo gli stessi dati 2015 di ISPRA, si riferiscono a 33 comuni e sono di rifiuti differenziati 98.530, di rifiuti indifferenziati 189.948, per un totale di 288.479 tonnellate e una percentuale di raccolta differenziata al 34,2 per cento. Prendendo anche in questo caso i due anni 2014 e 2015, l'incremento di differenziata è stato maggiore rispetto alla provincia di Frosinone e si aggira attorno al 5 per cento. Nella provincia di Latina oggi esiste un solo impianto TMB sito nel comune di Aprilia, di proprietà della Rida Pag. 17S.r.l., la cui capacità autorizzata di 402.900 tonnellate.
  La provincia di Rieti ha una produzione rispetto ai 73 comuni di 17.000 tonnellate di rifiuti differenziati e 48.000 di indifferenziati, la raccolta differenziata su base provinciale è al 26,5 per cento e nello stesso periodo di due anni l'incremento è stato superiore, al 6,1 per cento.
  La provincia di Viterbo ha una produzione di rifiuti complessiva su 60 comuni di 57.000 tonnellate differenziate e 70.000 indifferenziate, l'incremento di raccolta differenziata nelle due annualità è del 10 per cento circa. La percentuale di raccolta complessiva è del 44,9 per cento. Nella provincia di Viterbo esiste un impianto di TMB nel comune di Viterbo della società Ecologia Viterbo, con una capacità autorizzata di 202.000 tonnellate, e una discarica nel comune di Viterbo gestita dalla Viterbo Ambiente S.r.l.
  La città metropolitana di Roma, compresa Roma Capitale: totale dei rifiuti differenziati anno 2015 (dato ISPRA) 899.405 tonnellate e 1.463.299 di tonnellate indifferenziate. La differenziata su scala provinciale è al 38,1 per cento con l'incremento nello stesso periodo del 4,6 per cento. Gli impianti presenti nella provincia di Roma, compresa Roma, sono i due TMB di AMA, i due TMB di E. Giovi a Malagrotta, un impianto TMB di Pontina Ambiente nel comune di Albano Laziale con una capacità di 183.000 tonnellate, ma, come ho descritto la volta scorsa, attualmente non in esercizio a causa dell'incendio scoppiato nel 2016, una discarica nel comune di Albano Laziale gestita dalla società Pontina Ambiente, una discarica nel comune di Civitavecchia, gestita dalla società MAD S.r.l. una discarica nel comune di Colleferro, ora in via di esaurimento e gestita dalla società Lazio Ambiente.
  Su questo rammento la delibera di giunta regionale n. 35 del 2017, in cui abbiamo adottato tutte le deliberazioni e le linee guida strategiche per la dismissione totale della quota detenuta in Lazio Ambiente S.p.A. da parte della regione Lazio. Le motivazioni le avevamo accennate rispetto alla funzione e al ruolo che io ritengo la regione debba avere, che non può essere che quello di pianificatore e regolatore della gestione del ciclo e non di diretto gestore in una società.
  In particolare, la società Lazio Ambiente è interessata da due linee di termovalorizzazione ubicate nel comune di Colleferro, che hanno le seguenti caratteristiche: una linea di proprietà di Lazio Ambiente S.p.A., che è al 100 per cento di Lazio Ambiente, quindi 100 per cento della regione, e l'altra è di proprietà di EP Sistemi S.p.A., società con capitale sociale detenuto per il 60 per cento da Lazio Ambiente e per il 40 per cento da AMA S.p.A.
  Attualmente le due linee di termovalorizzazione sono entrambe ferme per interventi di manutenzione straordinaria, una sorta di light revamping, sostenuto finanziariamente dalla ricapitalizzazione varata dalla regione Lazio e da AMA S.p.A.
  Gli interventi programmati sugli impianti stanno avendo un andamento lineare per quanto riguarda la linea di proprietà di Lazio Ambiente, mentre per la linea di proprietà di EP Sistemi vi è da segnalare a firma dell'amministratore unico di AMA S.p.A. una nota, con la quale chiede a EP Sistemi di interrompere immediatamente eventuali impegni assunti o iniziative avviate. In sintesi, AMA chiede di interrompere l'attività sullo stesso impianto. È ovvio che il perdurare di questa situazione può causare un danno sia economico che ambientale, oltre che determinare riverberi negativi sulle maestranze che sono addette all'impianto.
  Lazio Ambiente S.p.A. gestisce anche la discarica di Colle Fagiolara, che potrà ricevere rifiuti fino ai primi giorni del mese di aprile 2017, mentre l'utilizzo delle volumetrie residue, che sono circa 600.000 metri cubi, è condizionato allo spostamento dei tralicci di proprietà Terna S.p.A., che attualmente attraversano esattamente a metà la sede della discarica.
  Per quanto non ho detto in questa relazione sul quadro generale ovviamente rimando alla mia precedente relazione, e intanto tra i miei collaboratori ci ha raggiunto anche il dottor Monaco per le bonifiche Pag. 18 e possiamo rispondere alle vostre domande. Grazie.

  PRESIDENTE. Presumo abbiate tutta una serie di impianti in fase di autorizzazione o richieste di ampliamento. Qual è lo stato dell'arte rispetto alla situazione attuale?

  FLAMINIA TOSINI, Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio. Ci sono molti impianti, alcuni sono ancora in procedura di valutazione di impatto ambientale ed altri sono invece in procedura di AIA. Al momento, la tipologia della maggior parte degli impianti è quella di impianti per la produzione di biogas o di biometano, quindi di trattamento della frazione organica. Questo è il maggior numero di impianti. Alcuni sono praticamente in conclusione ed entro le prossime tre settimane dovrebbero chiudersi almeno quattro di questi procedimenti. Poi abbiamo autorizzazioni relative all'impianto di trattamento del percolato di Malagrotta, che è funzionale...

  LAURA PUPPATO. Su discariche esistenti, quindi?

  FLAMINIA TOSINI, Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio. No, questi sono impianti di biogas e biometano, e comunque sia trattamento della frazione organica da raccolta differenziata.

  PRESIDENTE. Come sono distribuiti?

  FLAMINIA TOSINI, Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio. La maggior concentrazione è nella zona tra bassa provincia di Roma e alta provincia di Frosinone e di Latina, oltre a uno in provincia di Viterbo.
  Per quanto riguarda le discariche, sono agli atti delle richieste di ampliamento limitatamente ad alcune di queste discariche, ma al momento i procedimenti sono fermi, in attesa di pianificazione, perché la pianificazione regionale esistente non aveva previsto ampliamenti o sopraelevazioni o comunque sia volumetrie ulteriori, per cui per rendere congruente la realizzazione alla pianificazione è necessario chiudere il cerchio e quindi la pianificazione in essere avviata dalla regione permetterà di definire le esigenze e quindi di procedere con la pianificazione.

  PRESIDENTE. Quindi avete congelato tutte le autorizzazioni relative agli ampliamenti, in attesa del nuovo piano. È così?

  FLAMINIA TOSINI, Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio. Si. Il procedimento del piano è questo: il piano regionale dei rifiuti è del 2012, con una sospensione nel 2013 per quanto riguardava il cosiddetto «scenario di controllo», è stato rielaborato recentemente, quindi era stata fatta la delibera che determinava il nuovo fabbisogno proprio in risposta a quella delibera, e si è attivata la procedura di VAS, perché andando a ripianificare c'è la procedura in corso. Presumibilmente entro l'anno dovrebbe essere completata la VAS, quindi...

  PRESIDENTE. Tecnicamente è un aggiornamento di piano...

  FLAMINIA TOSINI, Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio. Sì, un aggiornamento di piano con l'aggiornamento del fabbisogno.

  PRESIDENTE. E con una nuova valutazione ambientale strategica?

  FLAMINIA TOSINI, Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio. Sì, esatto.

  PRESIDENTE. Quindi questo è un po’ il processo formale.

  FLAMINIA TOSINI, Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio. Sì.

  MAURO BUSCHINI, Assessore ai rifiuti della regione Lazio. Fu revocato lo scenario di controllo. Noi abbiamo di fatto sostituito lo scenario di controllo con un'analisi dei Pag. 19fabbisogni, il fabbisogno impiantistico, incrociando la crescita della differenziata con la produzione di rifiuti e quindi con il rifiuto da gestire e da pianificare.
  Dentro questo, rispetto alla parte impiantistica e soprattutto alla necessità di nuove discariche, che sono l'esigenza principale della regione dal punto di vista impiantistico, abbiamo sottoposto a VAS questa deliberazione che ora, completato l'iter, comunque dovrà tornare in Consiglio regionale per ritornare ad essere parte integrante del piano rifiuti.

  PRESIDENTE. In questa ipotesi avete fatto solo l'analisi del fabbisogno, ma non la scelta dei luoghi, la discussione se fare nuovi impianti, o è ancora prematura questa fase?

  MAURO BUSCHINI, Assessore ai rifiuti della regione Lazio. Questa la componiamo nei prossimi mesi, cioè, approvata la legge sugli ambiti, c'è la parte di pianificazione dei criteri di localizzazione, che ugualmente porteremo in Consiglio regionale.
  Attualmente abbiamo presentato una serie di delibere anche sulla localizzazione e sui criteri in Commissione, ora la Commissione; finita di valutare la Giunta, delibererà e sottoporremo anche questa parte a VAS.

  PRESIDENTE. Al netto della situazione di Roma, che è condizionante perché tanti di questi rifiuti vanno a finire nelle diverse tipologie di discariche, l'attuale impiantistica è in grado di tenere senza problematiche fino a quando definirete il nuovo assetto pianificatorio?

  MAURO BUSCHINI, Assessore ai rifiuti della regione Lazio. Sui tre livelli di impiantistica che abbiamo individuato come essenziali per la gestione abbiamo ritenuto che, incrociando i dati di crescita della differenziata e immaginando nell'immediato una trasformazione di TMB per cercare di far produrre a tutti questi impianti CSS, riteniamo ad esempio che con il revamping degli impianti di Colleferro non abbiamo bisogno di nuovi termovalorizzatori. Questo è un primo punto.
  Riteniamo che la capacità autorizzata di TMB ci assicuri, dentro il quadro di crescita della differenziata, la sufficienza dei TMB. Rispetto ai dati che però ci sta inviando ARPA nella relazione che ho citato, è un punto di attenzione il funzionamento dei singoli TMB, la qualità di come viene lavorato il rifiuto, l'idea che debbano produrre CSS. Credo che nei prossimi mesi dovremo necessariamente disporre la modifica dei sistemi di lavorazione e di aggiornamento di macchine che indubbiamente sono obsolete, che appartengono ad un'altra stagione anche a livello di innovazione e di tecnologie utilizzate.
  Noi abbiamo difficoltà sul terzo livello di impiantistica, che è quello delle discariche. Con l'esaurimento di Colleferro, con problemi nella localizzazione della discarica di Roma e dell'area metropolitana, con una provincia come quella di Latina che non ha più discarica, di fatto abbiamo una volumetria molto limitata per il livello di discarica. Io penso che l'attività pianificatoria nel corso dei prossimi mesi debba interessare soprattutto questo livello di pianificazione.

  PAOLA NUGNES. La ringrazio. Vorrei sapere in ordine alla cessione delle quote della regione per quanto riguarda Lazio Ambiente a che punto siamo, come si è definito, se il revamping dell'inceneritore di Colleferro sarà a carico del gestore privato che si occuperà di Lazio Ambiente, e se non c'è ancora un'offerta, abbiamo certezza dei tempi e delle modalità di questo revamping?
  Lei ha detto che è necessario che la regione si occupi soltanto della gestione e quindi che non abbia quota parte della società. Lei fa sicuramente riferimento al decreto Madia, quindi aveva valutato che c'era una possibilità alternativa nell'interpretazione della legge però ha comunque considerato necessaria questa posizione o comunque la legge è abbastanza stringente da non darvi alternativa?
  Per quanto riguarda gli impianti di biodigestione, seguendo il vostro ragionamento sulla valutazione del nuovo fabbisogno Pag. 20 impiantistico, reputo che anche questi andrebbero sottoposti a valutazione del fabbisogno. Per quanto riguarda l'ampliamento delle discariche o di altri impianti si sia posposto alla valutazione del fabbisogno e non l’iter di valutazione e di AIA degli impianti di biogas, vorrei sapere se non fosse più opportuno rimandare la valutazione di questi impianti a un momento successivo e se all'attualità possiate darci contezza delle stazze, di chi sono i proponenti e in che luoghi, perché se esistono dei proponenti e degli iter, sappiamo già dove e cosa.

  MAURO BUSCHINI, Assessore ai rifiuti della regione Lazio. Dunque, Lazio Ambiente. Noi riteniamo che la regione, sia per le norme nazionali, sia per rimuovere un'anomalia di fondo che c'è nella regione Lazio a non aver attivato gli ambiti, e questa non è una responsabilità recente, è così dal 1998, da quando è stata fatta la legge sugli ambiti, quindi non vi è una mia polemica di carattere politico, però fotografando la situazione com'è oggi vi è una profonda anomalia.
  Ritengo quindi sia necessario attivare gli ambiti, in questo caso l'Ambito unico, cioè l'autorità di bacino che poi si articolerà sui territori in distretti o in bacini di raccolta, andando per scala successiva; però io ritengo che alla nostra regione manchi storicamente l'autorità che si occupi della gestione anche dell'ordinario, che attivi i poteri sostitutivi, che accompagni i territori nella pianificazione e nell'incrociare delle esigenze.
  Penso che la regione non debba occuparsi di gestione, perché questo snatura il suo livello di essere soggetto di pianificazione e anche di controllo, per esempio attraverso la propria ARPA, l'Agenzia deputata a questo. Vedo un'anomalia nel fatto che la regione sia da un lato proprietaria di impianti e dall'altro eserciti la sua funzione di controllo. Io ci vedo un'anomalia che entro il mandato di assessore voglio rimuovere.

  PAOLA NUGNES. Forse sono stata poco chiara. Io su questo posso anche essere estremamente d'accordo con lei, però la preoccupazione qual è? Attualmente nella gestione di Lazio Ambiente per quanto riguarda l'impianto di Colleferro, la discarica, le quote cedute alla regione, ma anche il fuggi-fuggi che sta avvenendo per quanto riguarda i comuni temo che non consentano di trovare una quadra e quindi resti una difficoltà nell'affrontare i problemi lasciati insoluti.
  Le chiedevo se ci siano delle offerte, a che punto siamo, se si sia consolidata una situazione, quindi potremmo poi fare il revamping di Colleferro e risolvere la questione della discarica.

  MAURO BUSCHINI, Assessore ai rifiuti della regione Lazio. Per i motivi che ho esposto riteniamo che bisogna vendere le quote. Come? Sono arrivate delle manifestazioni di interesse, ma noi sottoporremo ovviamente a procedure di gara. Gli uffici stanno lavorando a questo, per definire le procedure di gara e qual è la parte impiantistica che va nella vendita.
  Segnalo che la discarica è gestita da Lazio Ambiente, ma è di proprietà del comune di Colleferro, e che Colleferro insieme ad altri comuni (in totale dovrebbero essere circa una decina) stanno ragionando se per il servizio di raccolta possano organizzare una propria realtà, che prenderebbe in carico una parte dei lavoratori, cioè quelli che adesso si occupano di raccolta, in un possibile, nascente consorzio o società speciale (vedranno i comuni come possono articolare ad organizzarsi), e a quel punto la discarica, visto che è di proprietà del comune, andrebbe nelle competenze e nella gestione di questo nuovo soggetto.
  Noi nella legge finanziaria regionale abbiamo inserito che quella discarica va a chiusura entro l'anno 2019, è il periodo di tempo necessario per utilizzare quelle volumetrie mancanti, che possono consentire la realizzazione della chiusura definitiva.
  Noi abbiamo ricapitalizzato la società, la ricapitalizzazione avviene su investimento, l'investimento è stato una parte dedicato a quello che ho definito light revamping, cioè consentire a quegli impianti un revamping immediato, sebbene non definitivo, Pag. 21 perché quello definitivo sarà a carico di chi acquisterà le quote di Lazio Ambiente, che però consenta di rimettere in esercizio immediatamente quegli impianti che sono essenziali per la chiusura del ciclo, ma vogliamo far lavorare in una sicurezza ambientale maggiore, perché abbiamo contezza del fatto che, essendo vetusti, hanno necessità di essere revisionati e rivampati.
  Problemi aperti in quella società ce ne sono e sono diversi, è una società che nel corso degli anni è stata in perdita, e penso che aiutare a rimuovere l'anomalia significhi soprattutto consentire alla regione di vendere quelle quote.

  PRESIDENTE. Siamo in una fase iniziale, in una fase di verifica di come costruire l'eventuale appalto, fermo restando che non sarà tutto a carico dell'acquirente, ma una parte ve la accollerete voi. Questa è la risposta alla prima domanda. Nella seconda avevi chiesto del tema biogas, impianti, volumetria e localizzazione. Ci potete consegnare l'elenco?

  MAURO BUSCHINI, Assessore ai rifiuti della regione Lazio. Possiamo sicuramente farvi avere l'elenco. Rispetto alle valutazioni risponderà la dottoressa Tosini.
  Siccome si chiedeva della pianificazione di questa tipologia di impianti, segnalo che, essendo impianti che lavorano un rifiuto che arriva da raccolta differenziata, la regione non può pianificarli, perché può pianificare l'indifferenziato dentro il circuito regionale. Questo è dentro una logica anche di libero mercato, cioè un impianto posizionato a Colleferro può funzionare prendendo rifiuto da un'altra regione. Rispetto alle valutazioni alle quali sono sottoposte queste autorizzazioni cedo la parola alla dottoressa Tosini.

  FLAMINIA TOSINI, Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio. Esatto, non sono oggetto di pianificazione e quindi di piano, mentre sono soggette a valutazione di impatto ambientale. In questi termini non c'è pianificazione, per quanto riguarda gli impianti non era stata richiesta, ma di impianti richiesti ce ne sono molti, quindi se serve possiamo fare tutti quelli che sono in procedura, fermo restando che non è detto che tutti quanti arrivino a conclusione del procedimento favorevole.

  PRESIDENTE. Voi avete fatto rispetto a questi impianti delle valutazioni per definire la singola autorizzazione di carattere generale? Perché giustamente sono a libero mercato. Io vengo da una regione dove è stata presentata una quantità di questi impianti assolutamente insostenibile, quindi, pur non pianificando, nei ragionamenti autorizzativi si è messo qualche paletto, quindi anche voi state ragionando su questo, ossia il consumo del territorio, gli odori, la distanza dai centri urbani...

  FLAMINIA TOSINI, Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio. Il nostro piano comunque ha già un'identificazione di quelli che sono i fattori escludenti di attenzione, quindi quelli già esistono e si applicano sia ai rifiuti urbani che ai rifiuti speciali. Quello è già esistente, infatti non ci sono molti impianti nel Lazio proprio perché le valutazioni di impatto ambientale sono...

  LAURA PUPPATO. Grazie anche per l'impegno che state mettendo in una regione che ha molti gap da colmare. La domanda sugli impianti di compostaggio è già stata fatta dai colleghi, quindi sono contenta dell'esito.
  Per la parte relativa alle politiche di indirizzo, che invece competono senz'altro alla regione, ci sono strategie di persuasioni/dissuasioni (le chiamo così per semplificare) che state mettendo o avete intenzione di mettere in campo con il nuovo piano sui rifiuti in ordine per esempio a tariffe piuttosto che a contribuzioni in relazione a spingere forte sulla raccolta, visto che avete un 34 per cento, che è circa la metà delle migliori regioni italiane? C'è quindi ancora parecchio lavoro da fare.
  Altra domanda. Per la parte compostaggio e umido avete già chiarito rispetto alle valutazioni di impatto ambientale in corso Pag. 22e alla necessità, come diceva il presidente, di porre anche dei limiti di qualità urbana. Vorrei chiedervi di farci avere invece qualche elemento per capire se vi sia uno sviluppo di richiesta relativamente agli impianti di riciclo, perché abbiamo parlato di TMB, termovalorizzatori, discariche e impianti per l'umido, ma non abbiamo parlato di tutto il ciclo dell'impiantistica previsto peraltro dall'economia circolare (adesso arriverà anche un'altra direttiva europea ulteriormente favorevole a questo), per capire come il Lazio si stia muovendo per dare queste risposte, se ci sono, se le valutate positivamente. Grazie.

  MAURO BUSCHINI, Assessore ai rifiuti della regione Lazio. Su persuasione/dissuasione, che è un tema fondamentale, noi nel bilancio di quest'anno e su tre anni abbiamo appostato come parte incentivo per i comuni circa 80 milioni di euro, messi insieme tra parte corrente e parte capitale. Abbiamo privilegiato la parte capitale per favorire degli investimenti, per fare in modo che i soldi spesi diano traccia soprattutto sul livello impiantistico della possibilità di far decollare la differenziata.
  Fino alla scorsa programmazione questi bandi venivano gestiti dalle province, però nel Lazio sono stati riscontrati diversi problemi, innanzitutto sulla capacità di spesa da parte delle province piuttosto che la impossibilità di anticipazione di cassa da parte delle province stesse.
  Abbiamo deciso di procedere diversamente in questa programmazione, quindi i bandi li farà direttamente la regione rivolta ai soggetti proponenti di progetti. Saranno in uscita (ne stavamo discutendo venendo qui) nelle prossime settimane quattro bandi, due sulla parte corrente e due sulla parte capitale, proiettati su tre annualità.
  Con questi vogliamo favorire da un lato la nascita di isole ecologiche soprattutto nei piccoli comuni, perché possano essere luogo di riferimento importante, vogliamo incentivare il compostaggio di comunità, favorendo per i comuni l'acquisto di macchine e di strumenti per poterlo fare, vogliamo incentivare le tecnologie nella raccolta, perché abbiamo messo nella legge approvata ad agosto un collegato alla finanziaria, con cui abbiamo introdotto nel Lazio l'applicazione della tariffa puntuale.
  Questo è indubbiamente un passo avanti e vogliamo incentivare con i bandi alcune misure che possono aiutare i comuni nell'applicazione della tariffa puntuale e quindi finanziare il livello di raccolta, di microchip, di strumenti che possono favorire questo. Rispetto al multimateriale e ad impianti di questo genere, nel piano industriale di Lazio Ambiente, che ci è stato presentato e sulla base del quale abbiamo contribuito con la ricapitalizzazione, c'era uno di questi impianti, che però stanno via via venendo fuori, cioè abbiamo diverse richieste. Su questo credo che sia più informata la dottoressa Tosini.

  FLAMINIA TOSINI, Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio. Nel Lazio l'impiantistica del servizio di raccolta differenziata è molto ben sviluppata, non abbiamo alcun tipo di deficienza o carenza. Ci sono impianti storici e altri impianti che negli ultimi mesi hanno avuto una grossa accelerazione sia in valutazione di impatto ambientale che in autorizzazione. La differenziazione...

  LAURA PUPPATO. Procedurale?

  FLAMINIA TOSINI, Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio. Sì, nel senso che sono stati completati i procedimenti di valutazione di impatto ambientale e quindi autorizzati gli stessi impianti.

  PRESIDENTE. Che tipo di impianti sono?

  FLAMINIA TOSINI, Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio. Sono impianti di recupero di materiali da raccolta differenziata. La raccolta differenziata in aumento dai comuni ha determinato la richiesta di impianti a chilometro zero, quindi sono nati molti impianti nelle province. Peraltro nella nostra normativa regionale gli impianti in 208, quindi quelli più semplici, sono delegati alle province, quindi c'è stato un interesse da parte sia Pag. 23dei privati che dei comuni a favorire questi impianti. Se ne sono sviluppati veramente molti.

  PRESIDENTE Sono impianti di selezione multimateriale?

  FLAMINIA TOSINI, Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio. Sono impianti di selezione e alcuni anche di recupero. Fondamentalmente sono al servizio della raccolta differenziata stretta, non sono impianti che recuperano la plastica, nel senso di recupero e di riutilizzo, ma di preparazione sì. Per i metalli R3 e R4 abbiamo diversi impianti. Noi avevamo già fornito nelle precedenti audizioni l'elenco, però mi riservo di mandarvelo. Abbiamo un documento pronto.

  STEFANO VIGNAROLI. Prima lei citava quasi 80 milioni di investimenti, sono 75 per la legge di bilancio regionale di dicembre 2016 tra conto capitale e spesa corrente, però purtroppo rispetto alla legge precedente si è passati da 150 a 75 milioni di euro. Mi domando perché questo dimezzamento, visto che nel Lazio mediamente la raccolta differenziata è a livelli bassi, intorno al 30 per cento, quindi ci sarebbe molto di più da investire e da fare.
  Per quanto riguarda la prevenzione sono state fatte delle linee guida che di fatto sono un copia incolla di quello che dice il Ministero, però mi interessava sapere cosa si intenda fare in concreto e se sia stato effettuato qualche progetto.
  Per quanto riguarda i TMB e il fabbisogno, la delibera 199 purtroppo non entra nel merito, nel senso che non traccia un futuro per uscire da questa logica TMB discarica e fare dell'altro, ma semplicemente fa una foto della situazione del pretrattamento. Voi sostenete che sia sufficiente e non ci sia bisogno di ulteriori impianti di incenerimento, però a quanto pare il Ministero non è d'accordo con voi, perché poi nell'OPCM conferma che c'è bisogno di un ulteriore impianto di incenerimento, quindi non mi pare che vi abbia ascoltato...
  Visto che è stata citata l'ARPA, ha detto francamente che tranne i TMB di Malagrotta tutti i TMB nel Lazio non stabilizzano, quindi probabilmente c'è stata una procedura di infrazione. Questo può riaprire e mettere a rischio la chiusura della procedura di infrazione sul pretrattamento dei rifiuti?
  Colgo l'occasione, visto che è stata aperta anche una EU Pilot a livello europeo per quanto riguarda la bonifica della discarica di Malagrotta e il Ministero ha fatto una nota chiedendovi determinate cose, per chiedervi se sia possibile avere la risposta e sapere cosa abbiate risposto al Governo.
  Per quanto riguarda poi il piano di gestione dei rifiuti, da diversi anni sento dire che lo stiamo facendo, però nel frattempo anche la scelta dell'ATO si fa con una legge, che magari sarà propedeutica al piano dei rifiuti, però anche il testo...

  PRESIDENTE. Sono due cose diverse. La legge sugli ATO e la legge sulla pianificazione dei rifiuti in tutte le regioni d'Italia sono due leggi diverse...

  STEFANO VIGNAROLI. La scelta dell'ATO unico, visto che è stata scelta la strada di scorporarla e fare una legge a parte come il fabbisogno, non sta ritardando un po’ la VAS, che potrebbe creare diversi problemi ad esempio negli impianti di Frosinone? La scelta dell'ATO unico non può dare un alibi alle singole province, per dire facciamo viaggiare i rifiuti tanto l'ATO è unico?
  Sulla gestione delle macerie del terremoto come verrà fatto il piano, che cosa avete in mente?

  MAURO BUSCHINI, Assessore ai rifiuti della regione Lazio. Nel triennio passiamo a quasi 80 milioni, perché ci sono altre due poste di bilancio che ci proiettano quasi a 80 milioni, quindi non sono 75, se vuole poi possiamo inviare anche le note.
  È ovvio che quello era un periodo in cui abbiamo favorito la fase di start-up. Queste sono le risorse e abbiamo fatto, anche parametrato rispetto ad altre regioni, uno sforzo importante, sapendo che (questo è Pag. 24stato un dibattito che abbiamo svolto in Consiglio regionale durante l'approvazione della finanziaria) nelle annualità successive possiamo continuare ad incrementare. Le risorse a nostra disposizione erano queste, vi assicuro che parametrate dentro il piano di investimenti complessivo della regione è una grossa fetta di risorse che noi spostiamo sul sostegno alla differenziata.
  L'aggiornamento del nostro piano si compone di diverse delibere dentro un unico disegno strategico. Ho seguito una procedura un po’ anomala per alcune delibere: visto che, deliberate ad esempio le linee guida sulla prevenzione del rifiuto, sarebbe stato sottoposto a VAS e quindi la Commissione consiliare e i consiglieri avrebbero potuto partecipare tra molti mesi a una discussione complessiva, io ho anticipato quella fase, chiedendo alla Commissione consiliare un orientamento e una condivisione, per poi deliberare e mandare a VAS, quindi in un meccanismo di maggiore coinvolgimento. Ecco perché alcune delibere non sono state approvate dalla Giunta; stiamo completando questo pezzo di discussione, che secondo me è stato molto importante.
  È ovvio che ogni delibera ha una sua funzione. La 199 ha la funzione di fare una fotografia rispetto all'impiantistica e rispetto ad alcune misure che sull'impiantistica riteniamo che si debbano portare avanti. Abbiamo un'altra delibera sulla prevenzione dei rifiuti.
  Non potevamo non agire con legge regionale, anzi con modifica ad una legge regionale esistente per introdurre l'Ambito unico, perché il sistema organizzativo è regolato da una legge regionale. Il piano si compone quindi di diversi pezzi, è come un puzzle, e insieme comporremo l'aggiornamento all'ATO unico.
  L'ATO unico non vuol dire libera circolazione nell'ambito regionale del rifiuto, mi si consenta di dire che questo avviene di fatto oggi, perché non vi è il soggetto regolatore. Noi vogliamo organizzare il sistema con l'autorità di gestione. Dentro l'ambito individuiamo almeno cinque distretti, che coincidono con le cinque province del Lazio. Si è aperta una discussione, che si affronterà in Aula, se l'area metropolitana di Roma debba essere un unico distretto o due distretti, ma questa è una discussione in corso.
  Dentro il distretto però il ciclo va chiuso, quindi immaginiamo un sistema dove vi sia tutt'altro che la libera, indiscriminata e incontrollata circolazione dei rifiuti, che – ribadisco – purtroppo da come si sviluppano alcune dinamiche avviene oggi. Avere un'autorità che lo regola vuol dire aiutare i territori. Dentro l'Ambito, per come l'abbiamo composto, immaginiamo la rappresentanza dei comuni di tutti i distretti, quindi che vi sia anche un modello partecipativo. Oggi si dispone tutto dall'alto della regione e spesso i territori vanno in sofferenza, perché non coinvolti in alcun meccanismo decisionale. Su Malagrotta credo che possano rispondere i colleghi Monaco o Tosini.

  EUGENIO MARIA MONACO, Responsabile della bonifica dei siti inquinati della regione Lazio. Stavamo considerando con l'ingegner Tosini che probabilmente l'EU Pilot si riferisce non alla bonifica, ma alla fase post mortem, che sono due fattispecie completamente differenti, nel senso che sono serventi, ma hanno caratteristiche e competenze completamente differenti, perché la fase post mortem è relegata alle fattispecie interessate dai rifiuti, quindi la parte del Testo Unico ambientale che si occupa di rifiuti, invece le bonifiche sono di competenza di Roma capitale.
  L'amministrazione regionale sta comunque seguendo il procedimento di bonifica attraverso la partecipazione continuativa nelle conferenze dei servizi convocate dal comune e presta soprattutto il proprio braccio tecnico, che è ARPA Lazio. Per quanto concerne la bonifica, quindi, i processi sono a cura di Roma capitale e sono completamente monitorati.
  Per quanto riguarda il post mortem penso che l'ingegner Tosini sia più idonea di me a rispondere, in quanto la materia le appartiene.

  FLAMINIA TOSINI, Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio. Pag. 25Vi faremo avere la risposta. Il 7 febbraio c'è stata la Conferenza di servizi che avevamo annunciato la volta scorsa, sono state richieste delle integrazioni e siamo in attesa di questa parte di integrazioni da parte della società per approvare definitivamente il progetto e partire.

  STEFANO VIGNAROLI. Vorrei semplicemente sapere se avete risposto al Ministero e se ci potevate dare la risposta che avete dato.

  FLAMINIA TOSINI, Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio. Ve la faremo avere.

  PRESIDENTE. Sulla questione dell'ARPA e il fatto ...

  STEFANO VIGNAROLI. Il fatto che i TMB non stabilizzano più, se questo può mettere in discussione...

  FLAMINIA TOSINI, Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio. Su questo posso rispondere perché era una cosa nota, tanto che, come già detto in precedenza, tutti gli impianti TMB del Lazio sono in riesame. Quando dicevo che alcune conferenze si chiuderanno a breve è perché il riesame era stato avviato proprio per la difficoltà di capacità di trattamento, quindi sono stati avviati al riesame per valutare sia i processi produttivi che i quantitativi per i quali erano autorizzati, al fine di ricondurre tutto il processo all'interno delle previsioni normative che sono state introdotte con la modifica del decreto di immissione in discarica.
  Viterbo, Malagrotta, i TMB di AMA e la SAF sono stati avviati al riesame tutti quanti dal 2015 al 2016 e le prime Conferenze si chiuderanno entro tre settimane quella di Viterbo, a seguire sarà il TMB di Malagrotta...

  STEFANO VIGNAROLI. Quindi non siete preoccupati da questo punto di vista.

  FLAMINIA TOSINI, Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio. No, nel senso che era un dato che si conosceva e per il quale si era già provveduto. Logicamente i provvedimenti non sono macchine semplici, sono macchine complesse per cui la stessa fase di approvazione delle modifiche si sta completando in questo momento. Il primo riesame sui TMB dovrebbe uscire tra tre settimane. Per quanto riguarda le macerie, invece...

  STEFANO VIGNAROLI. Se posso aggiungere un'altra cosa, per quanto riguarda le discariche abusive infrazionate mi risulta che la Corte dei conti o la finanza sia venuta nei vostri uffici per acquisire documentazione. È vero?

  MAURO BUSCHINI, Assessore ai rifiuti della regione Lazio. Sulle macerie, per le quali la dottoressa Tosini meglio di me ha seguito dal punto di vista tecnico l'attività di rimozione, siamo stati tra i primi a presentare il piano, come prevedeva la prima ordinanza, rispetto alla rimozione di macerie su aree pubbliche, tipo di attività che abbiamo svolto insieme ai vigili del fuoco e all'esercito e alla ditta incaricata dalla regione e che sta producendo un effetto importante. Ad esempio, sul comune di Amatrice rispetto ad aree pubbliche e quindi soprattutto strade siamo all'incirca all'80 per cento di macerie rimosse su aree pubbliche.
  Qualche difficoltà in più l'abbiamo incontrata nel comune di Accumoli soprattutto su un aspetto, quello delle ordinanze di demolizione. Se anche alcune macerie sono su aree pubbliche però ci sono casi di edifici crollati quasi interamente su area pubblica, per cui andavano demoliti pezzi interi di fabbricato che occupavano la strada, nelle stesse zone rosse l'ordinanza diceva che non poteva entrare la nostra ditta, ma questo era un lavoro che dovevano fare l'esercito e i vigili del fuoco, però in un livello di coordinamento che secondo me è stato molto positivo. Dobbiamo recuperare di più terreno su Accumoli.
  Faccio presente che anche il meccanismo di selezione del materiale raccolto ha seguito un carattere fortemente innovativo e dentro un'idea di economia circolare. È Pag. 26stata fatta una duplice selezione, la prima in loco sul livello di raccolta, perché i primi materiali che si potevano recuperare sono stati recuperati in loco, portati per quanto riguarda il comune di Accumoli in una ex cava individuata nel mese di dicembre dal comune di Accumoli; per quanto riguarda le macerie di Amatrice in un'ex cava di Posta, un comune vicino ad Amatrice, individuati però non come discariche, ma come siti di lavorazione temporanea. Anche lì un'ulteriore selezione per il recupero di alcuni materiali, con le tecnologie a disposizione stiamo recuperando anche la maceria pura, che viene reimpiegata in un meccanismo di ricostruzione. Per esempio per il fondo delle stalle che sono state montate nel corso di questi mesi è stato utilizzato quel materiale, che alla fine è stato un materiale puro, pulito, recuperabile, non da mandare a discarica.
  Ora si avvia la seconda fase, che è quella della rimozione di macerie anche su area privata. Su questo gli uffici stanno lavorando per fare un ulteriore piano, perché anche per la prima fase ovviamente abbiamo fatto un piano che è stato approvato.

  STEFANO VIGNAROLI. Adesso è in discussione in Commissione ambiente questa cosa che bisogna chiedere l'autorizzazione al privato, quindi non so se questo vi crei dei problemi...

  FLAMINIA TOSINI, Dirigente dell'area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio. Brevemente, abbiamo approvato il piano a ottobre, al momento siamo riusciti a recuperare praticamente quasi tutto il materiale raccolto, siamo sulle 20.000 tonnellate raccolte dalla società incaricata dalla regione Lazio, 14.000 raccolte dai vigili del fuoco.
  Su queste circa 40.000 tonnellate complessive tra Accumoli e Amatrice abbiamo smaltito solamente 100 tonnellate, che riguardano abiti, coperte, materassi, perché la parte di legno e di ferro è stata completamente recuperata e le macerie sono state tutte recuperate con un impianto mobile posto in questi siti che diceva prima l'assessore e riportato come sottofondo di base per le attività previste. Fino a questo momento, quindi, utilizzando solamente le macerie «pubbliche» è stato recuperato il 90-95 per cento del materiale.
  Il problema si pone sull'immediato futuro, come andare a gestire le macerie dei privati, perché in base al decreto-legge cui si accennava c'è una previsione. La nostra sensazione è che il privato tenda a non far muovere le macerie, credo per una difficoltà più emotiva che non altro, e ogni volta che la ruspa che pulisce la strada sconfina di mezzo metro, perché magari la benna non è esattamente una penna, c'è una sorta di reazione da parte del privato.
  In realtà durante la lavorazione non succede nulla, perché loro pensano di poter recuperare il più possibile, ma poi, quando togli, vedi che tutto quello che c'è è veramente irrecuperabile, quindi si tratta di un aspetto di difficoltà emotiva, perché dal punto di vista procedurale sistemare tutte le cose in maniera univoca per tutti è più semplice e permette di seguire meglio il ciclo dei rifiuti, perché altrimenti singolarmente ogni privato la vedo difficile. In questo modo passa l'amianto per tutti quanti la mattina, è più regolare per quanto riguarda i flussi e lo smaltimento.
  Certo, questa è una scelta importante, però pensare che ogni privato riesca a organizzarsi allo stesso livello per tutti significa anche esporre a un prezzo di mercato che potrebbe essere forse più rischioso per il privato, perché poi diventa un problema...

  EUGENIO MARIA MONACO, Responsabile della bonifica dei siti inquinati della regione Lazio. Non abbiamo ricevuto visite da parte di autorità giudiziarie o sequestri, ma abbiamo ricevuto una richiesta di informazioni da parte del Corpo forestale dello Stato, che è stato investito dalla Corte dei conti per indagare. Nel corso di circa cinque o sei mesi abbiamo quindi fornito ogni dettaglio di specificità su tutti i 21 siti in procedura di infrazione.
  Ricordiamo che l'infrazione parte nel 1999, 16 di 21 siti erano inseriti all'interno del sito di interesse nazionale di Frosinone perimetrato con decreto ministeriale del 2001, declassato «morto» con decreto ministeriale Pag. 27 del 7 del 2013. La competenza per gli anni dal 2001 al 2013 è appunto da sito di interesse nazionale imputabile al Ministero dell'ambiente, ex articolo 252.
  Nonostante ciò, abbiamo stanziato dei fondi e nell'arco di un anno siamo riusciti a stralciare 9 siti e 7 sono in istruttoria da parte della Comunità europea. Attendiamo gli esiti di questi 7 siti e contemporaneamente stiamo lavorando per stralciare gli altri 5 siti, che – ribadisco – sono tutti ex discariche comunali RSU e non discariche abusive, entro la data di scadenza imposta dal Ministero.

  STEFANO VIGNAROLI. Manca solo la risposta sul fatto che il Ministero comunque continua a dire che serve il fabbisogno di incenerimento, nonostante quanto voi sostenete...

  MAURO BUSCHINI, Assessore ai rifiuti della regione Lazio. Su questo c'è una discussione aperta, è innegabile. Noi riteniamo che, incrociando i dati sulla crescita di differenziata, mettendo insieme il trend di crescita nel corso di questi anni, l'azione che possiamo fare sui TMB, il revamping degli impianti esistenti, mandandoli alla massima capacità termica, il fabbisogno del Lazio sia esaurito. Questa discussione io intendo portarla avanti.

  ALBERTO ZOLEZZI. Per il vostro piano amianto era in ballo questa idea di fare una discarica vicino a Malagrotta, ma voi avete un sito alternativo? Chiaramente mi riferisco a discarica.

  MAURO BUSCHINI, Assessore ai rifiuti della regione Lazio. Una delle delibere che comporranno l'aggiornamento del piano nell’iter che ho descritto riguarda le linee guida per lo smaltimento dell'amianto, presentando anche lì alcune innovazioni importanti. Noi abbiamo i criteri di localizzazione previsti nel precedente piano, che vedremo anche di aggiornare.
  L'impianto che lei cita è uno degli impianti sottoposti a valutazione di impatto ambientale che, come confermava la dottoressa Tosini, è una procedura squisitamente tecnica, quindi non so dire se avrà un esito positivo o meno. È dentro quella procedura.

  PRESIDENTE. Vi ringraziamo e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.35.

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