XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 14 di Mercoledì 1 marzo 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Coppola Paolo , Presidente ... 2 

Comunicazioni del Presidente:
Coppola Paolo , Presidente ... 2 ,
Barbanti Sebastiano (PD)  ... 2 ,
Coppola Paolo , Presidente ... 4 ,
Bruno Bossio Vincenza (PD)  ... 4 ,
Coppola Paolo , Presidente ... 5 ,
Boccadutri Sergio (PD)  ... 5 ,
Coppola Paolo , Presidente ... 5 ,
Boccadutri Sergio (PD)  ... 5 ,
Coppola Paolo , Presidente ... 5 ,
Boccadutri Sergio (PD)  ... 5 ,
Coppola Paolo , Presidente ... 6 ,
D'Incà Federico (M5S)  ... 6 ,
Coppola Paolo , Presidente ... 7 ,
D'Incà Federico (M5S)  ... 7 ,
Coppola Paolo , Presidente ... 8

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
PAOLO COPPOLA

  La seduta comincia alle 15.20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Comunicazioni del Presidente.

  PRESIDENTE. Ho convocato la Commissione plenaria oggi per dare conto brevemente dell'attività svolta sinora nell'ambito dell'inchiesta. A tal fine, ho chiesto all'onorevole Barbanti di leggere – e, conseguentemente, depositare agli atti – una sintesi del lavoro intrapreso e degli esiti delle audizioni svolte. Si tratta di un breve sunto di quanto sin qui svolto, che ci permetterà di fare il punto sulla situazione dei lavori, accogliere eventuali osservazioni da parte dei commissari e tenerne conto, ove la Commissione consentisse, per il prosieguo della nostra attività.
  Cedo, dunque, la parola all'onorevole Barbanti, che ringrazio.

  SEBASTIANO BARBANTI. Grazie a Lei, presidente. Cercherò di essere davvero breve, anche perché la sintesi è stata inviata anche per mail, dunque anche i commissari ne avranno sicuramente preso atto. Intervengo giusto per lasciare anche agli atti una sintesi della sintesi. Mi focalizzerò soprattutto su quelle che sono le risultanze di questo lungo – lungo e fruttuoso – ciclo di audizioni che abbiamo avuto, scorrendo brevemente le criticità che sono state elencate dai vari auditi e anche le proposte di risoluzione.
  Innanzitutto partiamo con l'audizione della Consip, che ci ha detto di aver fatto una stima – perché di stima si tratta, visto che questa voce non sempre viene classificata in modo adeguato per via della presenza di diverse voci – della pubblica amministrazione in ICT di circa 5,5 miliardi. Dall'audizione sono emerse alcune criticità, ad esempio, i tempi relativi alla gara: dal concepimento della gara alla stipula del contratto possono passare anche quindici mesi.
  In Nolan, Norton e KPMG, secondo i soggetti auditi, sono focalizzati soprattutto sul tema dei costi e di come si tende a spendere troppo in gestione della continuità e poco in gestione dell'investimento, così che hanno suggerito un percorso per l'ottimizzazione dei costi basato soprattutto su programmazione, governo della spesa e risorse umane. Questo è un fattore, quello della competenza delle risorse umane, che ritorna spesso in molte audizioni.
  Ernst & Young, dopo la presentazione di un interessante Smart City Index composto da diversi indicatori KPI (Key Performance Indicator), si è focalizzato soprattutto sulla razionalizzazione dei costi, basando l'intervento soprattutto sulla razionalizzazione dei CED (Centri Elaborazione Dati), aspetto molto importante anche questo, e sull'utilizzo di piattaforme o banche dati nazionali. Interessante è stata anche la regionalizzazione del DESI (Digital Economy and Society index), che ha portato a evidenziare come esistano attualmente troppe diverse strategie per ogni regione, il che rende più difficile ovviamente un processo unitario. Pag. 3
  PricewaterhouseCooper ha sostanzialmente rilevato come ci siano delle criticità sulla governance pubblica, quindi sull'aspetto motivazionale del dirigente ICT, che verrebbe a essere praticamente assente, la bassa formazione dei dipendenti pubblici, come dicevamo prima, e soprattutto il fenomeno del lock-in.
  Deloitte ha rilevato alcune criticità sull'assenza di competenza del project management nella PA – come vedete, è un fattore che ritorna – ma soprattutto anche su un mancato assessment delle varie normative. Sostanzialmente, Deloitte dice che, a seguito dell'emanazione di alcune norme, non sono poi stati verificati quali sono stati i ritorni in termini di semplificazione, per l'imprenditore o per il cittadino.
  Subito dopo, l'ex presidente dell'AIPA Guido Rey ha sostanzialmente rilevato come ci sia un rapporto ostile tra centro e periferie nell'ottica della razionalizzazione e come alcuni progetti siano molto simili a quelli che addirittura da vent'anni stanno andando avanti.
  L'altro ex presidente dell'AIPA ha rilevato due grandi criticità: da un lato, un eccesso di progetti, quindi una sorta di effetto ingolfamento della PA che non è in grado di recepire, dall'altro la tendenza, purtroppo, a rigettare quanto è stato fatto nel passato. Quindi, ogni presidente riparte sostanzialmente da zero.
  L'ex presidente del CNIPA Pistella ha parlato di un'assenza di struttura che governi i processi di rinnovamento. Anche questo è un aspetto che ritornerà anche dopo, tanto più che ha suggerito un modello organizzativo che si rifaccia anche al livello della Presidenza del Consiglio, pur lasciando ovviamente libertà operativa alle singole amministrazioni.
  Interessante, subito dopo, l'audizione dell'ex direttore AgID Ragosa che ha focalizzato soprattutto il suo intervento sulla ANPR (Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente). Due sono le grandi criticità che ha rilevato: la prima relativa a un problema anche di adeguamento delle interfacce a livello di software tra le varie amministrazioni pubbliche locali; l'altra relativa a una difficoltà degli operatori in loco, dei dipendenti ad operare su sistemi centralizzati piuttosto che su quelli locali. Tanto più che la proposta che aveva avanzato lo stesso ex direttore era stata quella di affidarsi a un RUP per ogni singolo progetto ICT da implementare.
  L'ex commissario del Governo per l'attuazione dell'agenda digitale Francesco Caio ha parlato, purtroppo, di percezione dell'agenda digitale come accessorio e non parte qualificante della riforma dello Stato. Soprattutto l'assenza di uno standard ha contribuito a creare uno stato negli stati, quindi ritorniamo anche lì all'eccessiva frammentazione del quadro normativo e operativo.
  Relativamente alla governance, come dicevamo prima dell'audizione di Pistella, anche secondo Caio dovrebbe essere necessario un meccanismo di raccordo con la Presidenza del Consiglio, possibilmente con la creazione di un dicastero sull'innovazione.
  Si è passati, quindi, all'ex direttore generale di AgID Poggiani, che ha rilevato sostanzialmente un po’ di problemi organizzativi all'interno dell'Agenzia, soprattutto per quanto riguarda il turnover che non è mai stato applicato e la necessità di avere delle risorse un po’ più giovani, visto che l'età media è avanzata e la riqualificazione del personale attuale era non sufficiente per il raggiungimento degli scopi.
  Il direttore generale di AgID Samaritani ha suggerito – questo è molto importante – un passaggio verso un modello di architettura più semplice che favorisca l'interoperabilità e che abbia interfacce standard, ma soprattutto indicando i tempi di switch-off. Si è rilevato come questo fattore dello switch-off sia un elemento critico di successo per il passaggio completo alla digitalizzazione.
  Siamo arrivati all'audizione di Piacentini, commissario straordinario del Governo per l'attuazione digitale, che sostanzialmente ha rilevato che all'interno della PA – questo è il fattore costante che dicevamo – servono maggiori competenze tecnologiche digitali e, soprattutto, ha stimolato affinché venga agevolata la partecipazione alle gare da parte delle start-up. Pag. 4
  Sempre il dottor Piacentini ritiene che la PA debba assumere personale giovane, in continuità con la predetta audizione, perché la formazione dell'attuale personale non è sufficiente e che l'introduzione di soli incentivi e norme, in assenza di una cultura della trasformazione e tecnologia, rischia di risultare inefficace. Quindi è anche un problema di formazione e di cultura.
  Con questo si è concluso il primo ciclo di audizioni che abbiamo svolto e qualora ci sia bisogno di qualche altro approfondimento rimando alla lettura o a eventuali domande che vorrete pormi. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbanti.
  Adesso aprirei il dibattito, se ci sono interventi sulla direzione che secondo i commissari dovrebbe prendere la seconda fase. Ricordo che avevamo deciso, all'inizio dei lavori della nostra Commissione, di dividere i dodici mesi di lavoro in più parti: nella prima parte avremmo dovuto, come abbiamo fatto, raccogliere le informazioni generali sul livello di digitalizzazione e di spesa della pubblica amministrazione e le indicazioni su come valutare gli investimenti ICT; nella seconda fase, che è quella che si apre adesso, avevamo deciso di focalizzarci su alcuni filoni di indagine, quindi la seduta di oggi è proprio quella finalizzata a cercare di discutere insieme e valutare quali possibili filoni seguire.
  Do la parola ai colleghi che desiderano intervenire. Prego, onorevole Bruno Bossio.

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. Vorrei intervenire seguendo la traccia della relazione, della quale, tra l'altro, ringrazio per il modo con cui sono state descritte le audizioni, che mi pare possa dare la possibilità a tutti di fare una verifica su quello che è stato fatto in queste settimane.
  Partirei dalla prima. Sul discorso Consip, mi pare che il tema più importante da focalizzare, anche come filone di indagine, sia quello del benchmark. Come ha detto giustamente Piacentini, quando parliamo di gare tecnologiche sarebbe necessario che la Consip si adeguasse di più al tipo di gare, che non sono uguali a quelle degli acquisti di strumenti in maniera generica. In particolare, sul discorso delle tecnologie, il benchmark rappresenta il modo attraverso il quale si può perpetuare una scelta non concorrenziale, perché il modo con cui è presentato o è scelto quel benchmark impedisce che si generi questa concorrenza. Questo tema l'ho affrontato anche quando si è discusso in Aula del disegno di legge sulla concorrenza e sono state fatte alcune proposte, che, tra l'altro, sono state accolte, però, essendo un disegno di legge, non era possibile andare troppo nel merito. Sicuramente questa, tra l'altro, è una questione «a mezzadria» tra Consip e AgID, perché nei fatti i benchmark li propone AGID. Anche su questo c'è il rischio del problema del cerino in mano, perché la Consip è stazione appaltante e l'AgID invece è quella che poi fa i benchmark, ma credo che chi guida debba essere comunque Consip. Quindi, secondo me, questo tema delle specifiche tecniche – poi le possiamo chiamare come vogliamo – nelle gare tecnologiche che sono demandate ad AgID va affrontato non solo da un punto di vista strettamente tecnico, ma anche da un punto di vista di «politica industriale» e di concorrenza.
  Oltre la governance e le competenze, la seconda questione riguarda quello che è stato proposto da Ernst & Young, cioè la regionalizzazione dell'indicatore DESI, che dovrebbe essere aggiornata, perché quello che ci ha inviato Ernst & Young era aggiornato al 2015. È importante questo aggiornamento dell'indicatore DESI, perché siccome anche i POR, i finanziamenti, sono scritti in funzione di questo obiettivo di Agenda 2020, si rischia, se non si ha anche un indicatore regionalizzato, di non capire come effettivamente su quella regione si può investire sull'offerta piuttosto che sulla domanda, quindi magari continuare a pensare di fare, per esempio, investimenti sulla fibra, laddove una regione ha già raggiunto il 70 per cento. Questa è una seconda questione, ma DESI chiaramente tiene dentro tutti e cinque gli indicatori, quindi dà una chiave più opportuna.
  L'ultimo aspetto riguarda il discorso ANPR. Mi pare che siamo arrivati a un Pag. 5punto di verifica molto importante. In questo elenco non c'è l'audizione di Sogei, però penso che sia stata un po’ la conclusione, anche se non si è ancora conclusa, quindi mi pare che questa sia sicuramente la strada su cui proseguire l'indagine e anche, in qualche misura, monitorare. Mi pare, infatti, che sia arrivato il momento per portare a buon fine questa iniziativa, vista anche la volontà di Piacentini di andare in questa direzione e anche il tempo ristretto che tutto sommato si è dato Piacentini, tenuto conto del suo incarico di 18 mesi.
  Vi è un'ultima cosa, che non c'entra con la sintesi, ma è una mia richiesta e riguarda la questione dei beni confiscati. Proprio ieri il Procuratore antimafia Roberti ha riproposto questo tema dei beni confiscati e dell'utilizzazione non solo rivolta verso le associazioni, ma anche immaginando un'utilizzazione delle imprese o anche più sociale. Naturalmente tutto questo è possibile se c'è un buon funzionamento del software e del sistema informatico dell'Agenzia. Siccome in Commissione antimafia era sorta – e avevamo verificato – una criticità su questa questione, che poi non abbiamo approfondito perché non era un tema specifico dell'Antimafia, sarebbe interessante, per quel che mi riguarda, poter approfondire meglio l'effettivo funzionamento del sistema informativo dell'Agenzia per i beni confiscati.
  Infine, a proposito dello switch-off, che ovviamente condivido, si potrebbe anche su questo – ma in qualche misura è anche legato all'indicatore DESI – verificare se c'è una possibilità, una volta fatte alcune verifiche, di una tempistica su alcuni servizi, così come è stato fatto sulla fatturazione elettronica.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Boccadutri.

  SERGIO BOCCADUTRI. Grazie, presidente. Pongo innanzitutto una domanda per chiedere se questo rapporto poi verrà integrato con l'ultima audizione, come mi sembra di capire. È sospeso il giudizio?

  PRESIDENTE. Questa è semplicemente una sintesi per noi, per questa seduta.

  SERGIO BOCCADUTRI. È uno strumento di lavoro, questo.

  PRESIDENTE. È uno strumento di lavoro.

  SERGIO BOCCADUTRI. Esatto. Raccogliendo il programma della Commissione, la collega Bruno Bossio ci ha dato alcune idee su come procedere, ma io ne propongo anche un'altra, da questo punto di vista, cioè di svolgere sostanzialmente delle audizioni non generali, ma su dei casi, casi di successo, riconosciuti e, invece, casi di palese insuccesso o che hanno creato difficoltà. Propongo di scegliere e di individuare dei casi che però hanno avuto un impatto diretto, immediato, sulla vita delle persone o delle imprese – eviterei, insomma, di fare delle cose che devono ancora dare luogo a sviluppi futuri – per capire quali sono stati il metodo di lavoro e la strategia che hanno portato in un caso al successo e in un caso, invece, all'insuccesso. Lo dico perché proprio ieri, ad esempio, il Sole 24 Ore ci ha raccontato che abbiamo un'eccellenza, un'agenzia che, anche a detta della Banca mondiale, è un'eccellenza nel panorama internazionale, in un settore tra l'altro che, per un Paese come l'Italia, è molto importante, ossia l'Agenzia delle dogane, dove la semplificazione digitale ha prodotto una semplificazione della logistica, ma soprattutto degli adempimenti che importatori ed esportatori devono compiere per le loro attività di importazione o esportazione di beni.
  Da questo punto di vista, l'articolo – vi invito a leggerlo – raccontava che il 96 per cento delle operazioni viene svolto in cinque minuti. È del tutto evidente che ciò è possibile perché c'è una piattaforma digitale che è stata costruita e che consente un controllo di un certo tipo, probabilmente anche un algoritmo che riesce anche a fare delle segnalazioni. Al riguardo, avrei interesse di capire quale metodo e quale strategia ha adottato l'Agenzia delle dogane, la direzione IT dell'Agenzia, come ha costruito questo caso, dato che lo stesso viene raccontato anche come benchmark internazionale e, tra l'altro, c'è un interesse Pag. 6anche di altre agenzie europee su questo. Dato che ciò è una parte anche dell'agenda digitale europea, da questo punto di vista, si interseca anche con il discorso che facevamo. In questo caso il nostro è un Paese guida.
  Un altro progetto molto interessante è Otello, che è stato sperimentato e adesso partirà in via definitiva grazie anche a un emendamento approvato nel decreto-legge cosiddetto fiscale, che è quello relativo al tax refund, una materia molto interessante perché riguarda la restituzione dell'IVA per i turisti che acquistano in Italia. Attraverso la digitalizzazione si riducono non soltanto i tempi per ottenere il rimborso, ma anche, e soprattutto, le frodi. Da questo punto di vista, l'Agenzia mi sembra una parte della pubblica amministrazione che sta facendo delle belle cose e che, quindi, vorrei ascoltare non in termini generali, ma su un caso specifico che potrebbe essere questo Sportello unico doganale o magari potremmo sentire loro, purché su una cosa che già esiste, per capire come è stata fatta.
  Dall'altra parte, invece, mi interesserebbe capire cosa è successo in qualche altro caso, laddove magari vi era una buona intenzione e quello doveva essere un caso di successo, ma poi ci sono state difficoltà perché chi doveva predisporre gli strumenti tecnici per poi realizzarlo ha sbagliato. Quindi, vorrei capire cos'è potuto accadere e se, poi, chi ha sbagliato essenzialmente continua a seguire la cosa e in che modo si è corretto il tiro. Sembra il caso del famoso algoritmo relativo agli insegnanti. Mentre il primo caso è vantaggio alle imprese e comunque in generale al sistema, in quel caso lo svantaggio appunto era per degli insegnanti laddove per un algoritmo – a quanto pare, ma su questo abbiamo perso un po’ notizia – sbagliato, chi arrivava primo in graduatoria era spedito a 300 chilometri rispetto a chi era sotto in graduatoria, che magari poteva scegliere la sede di destinazione. Da questo punto di vista, avrei interesse a capire che cosa è successo in quell'ambito, il metodo, la strategia e, se ci sono delle responsabilità, che cosa succede in questi casi. Stiamo parlando, nel primo come anche nel secondo caso, della vita delle persone e della serietà dell'approccio usato. Sono due casi concreti e non tanto di cornice, ma molto specifici.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole D'Incà.

  FEDERICO D'INCÀ. Grazie, presidente. Ringrazio per il testo che ci ha spedito, di nove pagine, che spero sia utile anche per le persone che non possono intervenire nella nostra Commissione. Trovo veramente interessante poter approfondire alcuni temi per quanto riguarda l'Anagrafe digitale, PagoPA, SPID, tutte cose che abbiamo visto e che sono fondamentali per il Paese. A mio parere, la nostra Commissione deve, adottando una terminologia vicina al Movimento, fare il fiato sul collo, se così si può dire, perché vengano chiuse nel più breve tempo possibile queste procedure che sono aperte da molti anni e che rischiano di essere temi anche della prossima Commissione d'inchiesta sul digitale nella pubblica amministrazione, come nel 2009.
  Chiedo di poter continuare con le audizioni e chiedo anche di poter chiedere nuove informazioni a Sogei, perché nell'ultima audizione sono mancati alcuni dati economici, di bilancio. Chiedo, quindi, che vi sia un'ulteriore richiesta di informazioni, anche perché alcune questioni, tipo ANPR, sono in mano a Sogei, quindi rappresenta un passo fondamentale per applicare tutto il resto.
  Chiedo che si possa audire di nuovo il commissario per l'attuazione dell'agenda digitale Piacentini, almeno una volta, da qui al termine, per capire lo stato di avanzamento dei lavori, così anche Samaritani dell'AgID e di nuovo anche Sogei, per una continuità nelle audizioni. Se vi fossero anche un paio di audizioni alla settimana sarebbe cosa giusta ed opportuna per poter spingere fin quando la legislatura sarà in essere.
  Faccio qualcosa che sembra una provocazione, ma non lo è. Vorrei avere in audizione il Primo Ministro Gentiloni. Lo so, può sembrare una provocazione, ma non lo è perché siccome abbiamo sempre visto, Pag. 7durante questo lungo percorso, che di fatto non si capisce se vi è un contatto diretto della problematica da parte del Consiglio dei ministri – non vi è un ministro in particolare che se ne occupa, visto che non vi è un ministro per l'innovazione e per il digitale all'interno del Consiglio dei ministri – chiaramente l'unica persona che ha il potere di avere una visione politica e di governo è il Primo Ministro. Quindi, in maniera assolutamente umile, se così si può dire, se il Primo Ministro potesse venire qui a definire, all'interno della sua agenda politica, quale priorità dà al digitale nella pubblica amministrazione, sarebbe cosa giusta, perché ritengo che questo debba essere tra i primi obiettivi dell'agenda politica di un Primo Ministro di un Paese come l'Italia, che ha problematiche abbastanza importanti sul digitale.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Incà. Non ci sono altri interventi.
  Vorrei anche io aggiungermi alla discussione. Credo che, nei primi mesi, siano emersi almeno tre ordini di problemi del digitale nella pubblica amministrazione.
  È emerso chiaramente un problema di competenze, sia tecniche che manageriali, di gestione della progettazione e di gestione del controllo dei progetti di informatizzazione. La carenza di competenze tecniche, è evidente, crea problematiche relative alla qualità dei bandi, alla qualità della committenza e alla capacità di valutare l'impatto della spesa ICT della pubblica amministrazione.
  C'è un altro livello di problemi che emergono, che mentalmente riassumo come problemi di carenza di democrazia, perché quando, in alcuni casi, scopriamo che progetti che durano da anni non vanno avanti perché i ministeri non si mettono d'accordo, o perché – come ricordo dall'audizione della dottoressa Poggiani – scopriamo che ci sono ministeri che valgono più di altri e che quindi si arrogano il diritto di decidere quali sono le priorità, quindi quali leggi vanno rispettate prima e quali dopo, chiaramente questi sono problemi di un ordine di grandezza diverso, che comunque incidono indubbiamente su quella che è la governance dell'ICT, che è uno dei temi che è emerso più volte.
  Credo, inoltre, che ci sia un'altra serie di problematiche molto più di basso livello, che però incidono sugli sprechi della pubblica amministrazione, che sono conseguenza in parte di questi e che hanno a che fare con progetti specifici che evidentemente sono sovradimensionati oppure il cui impatto non era quello voluto. In alcuni casi, addirittura – questo è un tema che voi conoscete bene – la digitalizzazione della pubblica amministrazione è anche una spinta alla trasparenza, quindi, come, per esempio, è stato accennato dall'onorevole Bruno Bossio, in alcuni casi scarsa digitalizzazione vuol dire anche scarsa trasparenza. Addirittura, se i sistemi informativi non sono correttamente presidiati, è possibile che si inneschino dei meccanismi di corruzione che è ancora più difficile verificare e analizzare.
  Penso che questo quadro in generale di problemi dovremmo tenerlo presente nell'analisi dei prossimi filoni d'inchiesta, magari cercando di selezionare alcuni casi di esempio. Sicuramente è un ottimo suggerimento quello dell'onorevole Boccadutri, di mettere in evidenza anche le cose positive, i progetti di successo, anche per cercare di vedere quanto sia replicabile l'esperienza in alcuni contesti e magari, analizzando bene qual è stata l'esperienza, capire come mai in tante altre circostanze non troviamo le stesse eccellenze.
  Sono assolutamente d'accordo sul fatto che forse dovremmo aumentare il numero di incontri, compatibilmente con tutte le altre programmazioni della Camera, perché, in effetti, gli spunti sono tanti e il tempo che abbiamo a disposizione non è moltissimo. Ricordo che la Commissione ha durata di un anno e non è rinnovabile, per nostra scelta, quindi dobbiamo cercare di selezionare il più possibile le prossime audizioni, cercando di massimizzare il risultato per dare indicazioni il più possibile efficaci al legislatore e al Governo.
  Prego, onorevole D'Incà.

  FEDERICO D'INCÀ. Mi scusi, L'ho interrotta solo per domandarle se poteva Pag. 8dare una risposta sull'audizione del Primo Ministro Gentiloni.

  PRESIDENTE. Sicuramente sarebbe molto interessante sentire la posizione del Primo Ministro Gentiloni, anche per la sua competenza nel settore. Valuteremo questa possibilità, però vorrei ricordare che questa è una Commissione d'inchiesta sul livello di digitalizzazione. Magari potremmo chiedergli cosa ha fatto quando era Ministro delle telecomunicazioni.
  È chiaro che ogni volta ci incrociamo anche con i progetti che sono in itinere, quindi è giusto anche considerare questo aspetto. Non vorrei, però, che ci focalizzassimo troppo su quello che si sta facendo adesso, anche perché, devo dire sinceramente, da quello che emerge dalle audizioni, quello che si sta facendo adesso sembra che si stia facendo evitando gli errori di prima. Vorrei che la Commissione mettesse in evidenza gli errori che sono stati commessi, in modo che si riduca al massimo il rischio di ritornare a commetterli, magari, la prossima volta.
  Assunto che sicuramente – penso sia opinione condivisa – l'assetto che c'è adesso con il commissario Piacentini e, da quello che ci ha raccontato, la metodologia che ha messo in itinere, le modifiche normative nel CAD che sono state fatte recentemente vanno nella direzione di risolvere alcuni dei problemi che abbiamo visto nel passato, non credo che siano tutti. Il lavoro della Commissione sarà utile anche e soprattutto, a mio parere, se riusciamo a farli emergere il più possibile.
  Comunque, chiaramente l'Ufficio di presidenza discuterà della richiesta dell'onorevole D'Incà, nell'ambito del programma.
  Non essendovi altri interventi, mi riservo di valutare le osservazioni emerse nel corso del dibattito interno ai fini di proporre un programma e un calendario per i prossimi mesi.
  Dichiaro conclusa la seduta di comunicazioni.

  La seduta termina alle 15.55.