XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 190 di Mercoledì 15 febbraio 2017

INDICE

Trasmissione di atti all'autorità giudiziaria:
Bindi Rosy , Presidente ... 3  ... 3 

Comunicazioni della presidente:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 

Sulla pubblicità dei lavori:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 

Audizione dell'amministratore unico di Riscossione Sicilia Spa, Antonio Fiumefreddo:
Bindi Rosy , Presidente ... 4 
Fiumefreddo Antonio , amministratore unico di Riscossione Sicilia Spa ... 4 
Bindi Rosy , Presidente ... 4 
Fiumefreddo Antonio , amministratore unico di Riscossione Sicilia Spa ... 4 
Bindi Rosy , Presidente ... 6 
Fiumefreddo Antonio , amministratore unico di Riscossione Sicilia Spa ... 6 
Bindi Rosy , Presidente ... 7  ... 7

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
ROSY BINDI

  La seduta comincia alle 14.30.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Trasmissione di atti all'autorità giudiziaria.

  PRESIDENTE. Primo punto all'ordine del giorno: è pervenuta alla Commissione una richiesta di trasmissione di atti da parte dell'autorità giudiziaria. Come di consueto, propongo pertanto di proseguire in seduta segreta.

  (Così rimane stabilito. I lavori procedono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica).

  PRESIDENTE. La Commissione concorda che si procederà a trasmettere alla procura distrettuale di Caltanissetta i resoconti richiesti in forma integrale, sia nella parte libera, sia nella parte segreta, sotto vincolo di segreto per la parte ancora assoggettata a tale regime.

Comunicazioni della presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che l'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi testé riunitosi ha esaminato alcune questioni.
  Relativamente alle attività dei Comitati, si ritiene opportuno ricordare che, ai sensi dell'articolo 13 del Regolamento interno della Commissione, e dell'articolo 4 del Regolamento interno per il funzionamento dei Comitati inerente ai criteri di validità delle riunioni, per cui la riunione del Comitato è ritenuta valida se è presente, oltre al coordinatore o al componente da lui delegato, almeno un altro componente del Comitato stesso, tale disposizione è da intendersi nel senso che i due componenti, affinché vi sia il numero legale, siano appartenenti a gruppi parlamentari diversi. Va bene, senatore Lumia?
  Ci siamo quindi ampiamente chiariti su questo punto.

(Così rimane stabilito).

  Comunico infine di aver dato disposizioni sul trattamento e la salvaguardia degli atti e documenti dell'archivio della Commissione, che stabilisce ulteriori misure organizzative in tema di consultazione e regime di conservazione dei documenti.

(Così rimane stabilito).

  In merito agli incarichi di consulenza per l'anno 2017 si è convenuto pertanto di adottare alcune modifiche agli incarichi di collaborazione in essere, che sono stati rinnovati, con alcune variazioni, fino al 31 dicembre 2017, ad eccezione di quelli per cui si sono conclusi i lavori del Comitato di riferimento, e che pertanto cessano.
  Propongo inoltre nominare a tempo parziale e a titolo gratuito il dottor Vincenzo Scognamiglio, il dottor Paolo Rappuoli, il colonnello della Guardia di finanza Francesco Mazzotta.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la trasmissione tramite impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

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Audizione dell'amministratore unico di Riscossione Sicilia Spa, Antonio Fiumefreddo.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'amministratore unico di Riscossione Sicilia Spa, Antonio Fiumefreddo.
  L'audizione odierna ha ad oggetto il rischio di infiltrazioni mafiose nel settore della riscossione dei tributi in Sicilia e fa seguito a un esposto inviato alla Commissione dallo stesso avvocato Fiumefreddo il 28 novembre 2016.
  Ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera e che, ove necessario, i lavori potranno proseguire in forma segreta.
  Nel ringraziare l'avvocato Fiumefreddo per la sua presenza, gli cedo volentieri la parola, perché espliciti davanti a tutta la Commissione almeno in termini generali i contenuti dell'esposto che ci è pervenuto.

  ANTONIO FIUMEFREDDO, amministratore unico di Riscossione Sicilia Spa. Desidero innanzitutto ringraziare la presidente e i commissari per l'opportunità che mi viene data di illustrare davanti ad una sede parlamentare così illustre quella che è una vera e propria denunzia su un tema che voi affrontate per motivi di istituto, anche con riferimento all'approfondimento, che come cittadini seguiamo, sui rapporti tra cosa nostra e massoneria in Sicilia per la refluenza relativa a Riscossione Sicilia.
  I commissari sanno che in Sicilia Riscossione è una partecipata regionale, io sono nominato dal governo regionale, dal presidente Crocetta; in Sicilia non abbiamo Equitalia, quindi i compiti della riscossione sono demandati a questa partecipata.
  Io mi sono insediato in questa partecipata innanzitutto come presidente del consiglio di amministrazione nel febbraio del 2015, poi vi è stata una decadenza del consiglio di amministrazione e sono stato nominato amministratore unico nell'aprile del 2016.
  Con il suo permesso, presidente, intendo illustrare in termini generali i contenuti di quell'esposto e poi ci sarà una parte di estrema sintesi per la quale mi permetterò di chiederle la segretazione, perché intendo fare dei nomi.

  PRESIDENTE. Poi ci dirà lei quando.

  ANTONIO FIUMEFREDDO, amministratore unico di Riscossione Sicilia Spa. Certamente, quindi lascerò alla fine questo aspetto che attiene a questa relazione massoneria/mafia in Sicilia.
  Io ho trovato una società, presidente e signori commissari, con dati devastanti (dati al 2015). Riscossione Sicilia dovrebbe infatti incassare 5 miliardi e 700 milioni l'anno per il monte tributi nazionale e invece incassava 480 milioni di euro, cioè l'8 per cento di quanto avrebbe dovuto riscuotere.
  Questa percentuale diventava ancor più scandalosa man mano che si saliva di reddito, vale a dire per i cittadini siciliani che dichiarano redditi superiori a mezzo milione di euro, quindi dichiarano di vivere bene. La riscossione era ferma al 3,66 per cento.
  Naturalmente sarebbe troppo facile dire che si trattava di un problema di efficienza, perché sono percentuali che non si conoscono dai tempi fenici (non dico romani, che erano molto più bravi), quindi è impossibile immaginare che fosse soltanto un problema di efficienza, con un vulnus incredibile nei confronti del sistema Paese, perché una regione che raccoglie l'8 per cento non contribuisce neanche ai servizi essenziali.
  Questa società aveva anche 887 consulenti su 700 dipendenti, dipendenti assunti al 75 per cento per chiamata diretta, quindi frutto del sistema, e negli ultimi dieci anni aveva lasciato qualcosa come 52 miliardi di euro (basti pensare che il piano di infrastrutturazione futuristico della Sicilia ammonta a poco meno di 30 miliardi), 22 miliardi ancora non prescritti.
  Quando abbiamo effettuato uno studio su chi fossero questi grandi morosi, grandi evasori, abbiamo potuto appurare che le categorie merceologiche interessate erano imprese dedite all'ortofrutta, al mercato ittico, alle carni, al movimento terra, agli appalti e alle onoranze funebri, che tradizionalmente in Sicilia sono tutti settori infiltrati da cosa nostra. Pag. 5
  La situazione appariva quindi drammatica e soprattutto si era consentito che ben 52 miliardi si prescrivessero, cioè non è più possibile in nessun modo inseguirli. Naturalmente non era mai stata fatta una denunzia per sottrazione fraudolenta di questi beni all'esattoria, quindi allo Stato, e vi erano vastissime aree geografiche mai penetrate.
  La provincia di Trapani ad esempio è una provincia in cui Riscossione da più di quindici anni non riesce a nominare un direttore; all'ultimo nominato qualche anno addietro a scavalco hanno puntato la pistola e chiesto di lasciare l'incarico. Nella provincia di Trapani abbiamo la più alta percentuale nel Paese di tunisini e marocchini che posseggono partita IVA, cioè i siciliani non hanno ufficialmente più naviglio, quindi anche i navigli mercantili non esistono.
  Abbiamo quindi proceduto con le azioni esecutive e siamo riusciti a porre sotto sequestro oltre 3 mila autovetture, persino un aereo del valore di 12 milioni di euro parcheggiato sul piazzale di Fontanarossa, a Catania, ma intestato ad una poveretta titolare di un bar a Maletto, che non so se abbia mai preso un aereo di linea, ma risultava proprietaria di questo aereo, quindi chiaramente una prestanome.
  Ovviamente abbiamo creato un ufficio ad hoc, abbiamo iniziato le misure specifiche. La Sicilia, pur essendo un'isola, di fatto non ha naviglio suo, cioè non ci sono siciliani proprietari di barche, se non in misura assolutamente esigua, il che fa impressione, ma soprattutto non è possibile risalire ai proprietari perché ci sono ancora dei registri cartacei e quando la barca esce dal porto non la si segue nel suo percorso.
  Abbiamo ovviamente migliorato queste performance, però ci siamo imbattuti in alcune resistenze fortissime, per cui ad esempio i maggiori debitori di Riscossione in Sicilia sono i comuni anche con diversi milioni di euro, in testa il comune di Catania con 19 milioni di euro, ma poi c'è il comune di Messina, il comune di Siracusa e ultimo il comune di Palermo. Naturalmente abbiamo chiesto anche ai comuni di rateizzare, ma non abbiamo avuto alcuna risposta.
  Abbiamo soprattutto segnalato alla regione che in Sicilia gli appalti pubblici, qualunque sia la stazione appaltante, si tengono solo con autocertificazioni relative alla cosiddetta «regolarità fiscale», che è un requisito che anche l'ANAC ha più volte segnalato come necessario ai fini dell'aggiudicazione definitiva, anzi ha spiegato che, come prevede la legge, l'aggiudicazione provvisoria va sospesa finché l'aggiudicatario non si mette in regola con il fisco, per esempio chiedendo la rateizzazione.
  In Sicilia non è mai pervenuta una sola istanza all'esattoria di regolarizzazione fiscale, sono tutte autocertificazioni. Abbiamo preso un campione di queste autocertificazioni, sono tutte false, cioè sono imprese che hanno posizioni anche ingenti con il fisco, abbiamo naturalmente trasmesso questi atti alla magistratura e segnalato la necessità che si cambiasse metodo, cioè che si chiedesse, come si fa ovunque, il certificato all'esattoria, come si fa in Italia con Equitalia, la sola che può dirci se sia vero o non sia vero.
  Sul punto, quindi, abbiamo segnalato anche all'ANAC l'irregolarità di tutti gli appalti siciliani, dove si aggiudica senza questo requisito. Abbiamo trovato grosse resistenze rispetto ai prelievi ai comuni, ma in gran parte motivate da difficoltà finanziarie, naturalmente anche sulle rateizzazioni, perché nessuno viene a rateizzare, ma abbiamo trovato grosse resistenze anche con riferimento a quella larga fascia di grandi evasori, cioè a quelle sei categorie che vi ho illustrato, dall'ortofrutta alle onoranze funebri, categorie rispetto alle quali non è facile inviare soltanto l'ufficiale esattoriale che bussa alla porta, ma c'è bisogno di un maggiore impegno dello Stato.
  Abbiamo avuto garantito un importante aiuto che ci è venuto dalla Guardia di finanza, che in casi particolari ci accompagna per gli accessi, ma larga parte di questi recuperi è impedita dalla mancata collaborazione di uffici anche dello Stato, non militari, che ci devono aiutare a reindividuare il soggetto da perseguire, dove ha trasferito l'azienda, insomma non abbiamo una risposta in tempi possibili (neanche certi) rispetto a soggetti che pure risiedono in piccoli paesini, dove non sarebbe difficile riuscire a reperirli. Pag. 6
  Noi sappiamo per certo che per questo importo, che è un importo significativo di 22 miliardi, che ancora non è prescritto e potrebbe essere inciso, seppure in misura minima, si trova difficoltà nel mettere insieme tutte le forze che devono cooperare. In questo senso abbiamo avuto una grande disponibilità da alcune prefetture, che ci hanno consentito una organizzazione come in conferenza di servizi per coinvolgere le altre forze, ma spesso abbiamo anche lì grosse resistenze da parte dei comuni e soprattutto, presidente, abbiamo un problema molto serio con chi effettua le notifiche.
  Si tratta di gare ovviamente pubbliche, ma, come è già accaduto con un provvedimento della procura di Milano che ha interdetto un'azienda, in Sicilia purtroppo buona parte delle notifiche va a vuoto, ed è una buona parte qualitativa, nel senso che ad alcuni soggetti non vengono puntualmente recapitate.
  Stiamo prendendo dei provvedimenti e facendo in maniera tale che sopra un certo importo le notifiche tornino ad essere di competenza dell'azienda, quindi con gli ufficiali esattoriali, però mandare un ufficiale esattoriale a casa di un mafioso non è la cosa più semplice o presso l'azienda magari soggetta a provvedimenti. Incontriamo quindi difficoltà enormi in questa fase di recupero. Abbiamo migliorato l'accertamento, ma la notifica ai soggetti viene malamente gestita da chi si occupa di notifiche, che evidentemente subisce una presenza sul territorio di forze criminali, perché in alcuni quartieri non entriamo, in alcune città è impossibile notificare, come Barcellona Pozzo di Gotto e Gela, a volte non risultano corretti neppure gli indirizzi.
  Abbiamo molto migliorato dal punto vista tecnologico per evitare il rapporto diretto, ma è evidente che ancora in molti casi dobbiamo ricorrere alla notifica cartacea, quindi bisogna trovare il soggetto. Quando passiamo dallo studio teorico alla presenza sul territorio scontiamo l'assenza dei presìdi sul territorio e incontriamo i presìdi mafiosi: non si entra, non si notifica. Naturalmente questo è stato segnalato, ma non è un problema di facile soluzione.

  PRESIDENTE. A chi è stato segnalato?

  ANTONIO FIUMEFREDDO, amministratore unico di Riscossione Sicilia Spa. È stato denunciato alla magistratura, è stato segnalato alle prefetture perché una cooperazione come a Catania con il prefetto e le forze di polizia per alcune notifiche, con i messi comunali, con un interforze, probabilmente garantirebbe la notifica di cartelle importanti per milioni di euro che meriterebbero maggiore attenzione, mentre le perdiamo puntualmente perché non riusciamo a notificarle. Il processo tributario non può neppure avere un inizio corretto e puntualmente rischiamo di perdere queste posizioni.
  Ugualmente abbiamo registrato e denunciato alla magistratura come per il beneficio delle maggiori rateizzazioni, che è un beneficio dal quale si decade quando non si versa un certo numero di rate, in Sicilia in maniera assolutamente selettiva, cioè riguardo ad alcuni soggetti che sono stati segnalati, per importi per milioni di euro non si attiva la revoca, quindi quel soggetto risulta addirittura al CAD, cioè al nostro sistema informatico, apparentemente in regola con i versamenti e invece non paga dal 2010, 2011, 2012, in alcuni casi non ha mai pagato.
  Questo sistema porta a quelle percentuali assolutamente irrisorie, che abbiamo migliorato nel senso che siamo passati ad una raccolta intorno al 14 per cento, con una performance importante, ma lontanissima da quella che è una raccolta vera, che consenta di restituire all'ente impositore quello che chiede.
  Troviamo grosse difficoltà in alcune strutture come l'INPS, in passato le abbiamo trovate anche all'Agenzia delle Entrate, adesso sono cambiati gli uomini, ma abbiamo trovato difficoltà nell'accertamento, alcuni accertamenti ci sono sembrati troppo tardivi, troppo lenti, e questo ci preoccupa quando riguardano alcuni soggetti.
  Se andiamo a prendere i tabulati provincia per provincia, ci accorgiamo che ci sono nomi famigerati in tutte le province e che sono in testa alle evasioni, i nomi ricorrono come grandi evasori ma nessuno li ha cercati, perché agli stessi soggetti nell'ultimo anno abbiamo sequestrato autovetture di lusso con le quali circolavano regolarmente in città o in paese, quindi una Pag. 7situazione di sostanziale impunità sotto gli occhi di tutti e di vanto, perché tanto nessuno andava a sequestrare nulla.
  Questo naturalmente riguarda anche alcuni profili istituzionali, nel senso che abbiamo avuto una battaglia non di poco momento con alcuni parlamentari regionali siciliani, i quali regolarmente non pagavano e non erano perseguiti anche per importi milionari, anche per condanne molto serie, derivanti per lo più da reddito prodotto fuori dall'attività politica, reddito professionale o per condanne della Corte dei conti, quindi come esito di attività amministrativa.
  Anche lì abbiamo avuto problemi enormi, allorché io sottoposi questa questione all'Assemblea regionale. Fui convocato il venerdì per il sabato dalla commissione bilancio presieduta dall'onorevole Dina, che poi sarebbe stato tratto in arresto qualche giorno dopo per fatti relativi a concorso in reati di mafia.
  Questo è l’humus in cui si lavora. Veniva intesa come lesa maestà la circostanza che Riscossione Sicilia per la prima volta si fosse permessa di bussare al portone di Palazzo dei Normanni, sedicente più antico Parlamento del mondo.
  Un episodio che ci ha inquietato e che ovviamente abbiamo sottoposto con esposto alla magistratura, che ha in corso un'indagine. Quando ho chiesto di costituire e poi di centralizzare l'ufficio relativo ai grandi evasori per capire chi fossero e ho scelto chi se ne poteva occupare perché mi sembrava la persona più sveglia, più giovane rispetto ad altri, più impegnata, questo signore di cinquant'anni si è suicidato in ufficio impiccandosi, dopo avermi inviato dei messaggi in cui mi diceva che aveva scoperto delle cose molto gravi (naturalmente messaggi e altro sono stati consegnati alla magistratura).
  Questo significa che c'è una condizione interna alla Sicilia veramente impensabile. Faccio un esempio che riguarda soggetti non siciliani, ma che operano in Sicilia. Abbiamo per la prima volta chiesto ai soggetti titolari di piattaforme di estrazione petrolifere di dimostrarci se avessero versato le tasse (a noi non risultava), come avviene in tutto il Paese. Avevamo preso ad esempio Ravenna con alcuni titolari identici, ma in Sicilia ci hanno risposto che nessuno aveva mai chiesto loro di pagare queste tasse e quando abbiamo chiesto l'elenco delle piattaforme la risposta è stata: «non abbiamo un elenco delle piattaforme che ci sono in Sicilia».
  È una risposta singolare, perché vorrebbe dire che noi non sappiamo chi viene a casa nostra, e mi pare strano. Fatto sta che si sono dati voce e dall'indomani non hanno consentito ai nostri ufficiali esattoriali di entrare nelle raffinerie per chiedere soltanto se avessero o meno versato le imposte. Non le hanno versate, continuano a non versarle, abbiamo denunziato anche questa circostanza.
  Certo, inquieta che dopo il suicidio del povero Mario Capitani non abbiamo potuto incaricare più nessuno perché nessuno ha voluto più occuparsi della questione, segno che evidentemente, a torto o a ragione, la considerazione che fanno all'interno i dipendenti è che avesse trovato, cercato o rinvenuto qualcosa che doveva riferire al presidente.
  Allo stesso modo abbiamo un rapporto che è giusto storicizzare, presidente, con le banche, in particolare con il Monte dei Paschi di Siena, però sul punto, poiché vorrei fare una brevissima ricostruzione, chiederei la segretazione.

  PRESIDENTE. Propongo di passare in seduta segreta.

(Così rimane stabilito. I lavori procedono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica).

  PRESIDENTE. Ringrazio l'audito e dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 16.30.