XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 189 di Mercoledì 8 febbraio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 

Comunicazione della presidente:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 
Giarrusso Mario Michele  ... 3 
Bindi Rosy , Presidente ... 3 

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli, Giovanni Colangelo:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 
Colangelo Giovanni , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli ... 4 
Bindi Rosy , Presidente ... 11 
Borrelli Giuseppe , procuratore aggiunto ... 11 
Bindi Rosy , Presidente ... 13 
Capacchione Rosaria  ... 13 
Colangelo Giovanni , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli ... 13 
Capacchione Rosaria  ... 13 
Colangelo Giovanni , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Colangelo Giovanni , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Colangelo Giovanni , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli ... 14 
Borrelli Giuseppe , procuratore aggiunto ... 15 
Bindi Rosy , Presidente ... 15 
Borrelli Giuseppe , procuratore aggiunto ... 15 
Bindi Rosy , Presidente ... 15 
Giarrusso Mario Michele  ... 15 
Manfredi Massimiliano (PD)  ... 16 
Garavini Laura (PD)  ... 16 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 16 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
Colangelo Giovanni , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 20 
Colangelo Giovanni , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli ... 20 
Bindi Rosy , Presidente ... 20 
Colangelo Giovanni , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli ... 20 
Bindi Rosy , Presidente ... 22 
Borrelli Giuseppe , procuratore aggiunto ... 22 
Bindi Rosy , Presidente ... 23 
Borrelli Giuseppe , procuratore aggiunto ... 23 
Bindi Rosy , Presidente ... 23 
Borrelli Giuseppe , procuratore aggiunto ... 23 
Colangelo Giovanni , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli ... 23 
Bindi Rosy , Presidente ... 24

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
ROSY BINDI

  La seduta inizia alle 20.05.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione d'impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Comunicazione della presidente.

  PRESIDENTE. Il primo punto all'ordine del giorno sono le comunicazioni della presidente.
  Comunico che, in merito al programma di visite presso tutti i distretti giudiziari, lunedì 27 e martedì 28 febbraio prossimi, la Commissione si recherà in missione a Salerno. Ricordo, inoltre, che la settimana prossima saremo, invece, a Firenze, nei giorni 13 e 14 febbraio.

  MARIO MICHELE GIARRUSSO. Intervengo sull'ordine dei lavori.
  Con riferimento alle audizioni precedenti, io vorrei sottoporre alla sua attenzione e a quella di tutta la Commissione le dichiarazioni fatte dal gran maestro Bisi, che sembrano una reazione all'audizione dell'ex gran maestro Di Bernardo. Di Bernardo ha fatto esplicito riferimento ai documenti sequestrati dal dottor Cordova e la reazione del GOI è stata richiedere la restituzione dei documenti, peraltro facendosi beffe di questa Commissione, dei nostri lavori e, in particolare, della sua presidenza.
  Quindi, sull'ordine lavori chiederei a questa presidenza e alla Commissione di valutare l'acquisizione dei documenti che sono ancora depositati presso la procura di Roma, sequestrati all'epoca dal dottor Agostino Cordova, prima che vengano restituiti al GOI.

  PRESIDENTE. Senatore Giarrusso, credo che la sua richiesta sia degna di essere valutata in ufficio di presidenza. Comunque, le assicuro che né la presidente, né la Commissione consentiranno a chicchessia di provocare e dileggiare le Istituzioni di questo Paese. Quindi, se qualcuno continua a farlo o intende farlo, sa bene che non glielo permetteremo. Se, nel frattempo, qualcuno vuole continuare ad avanzare – come le ho già definite – bislacche motivazioni giuridiche, può continuare a farlo, ma esse non avranno alcun appiglio e certamente non fermeranno l'intento dei nostri lavori. Valuteremo comunque in ufficio di presidenza la sua richiesta.

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli, Giovanni Colangelo.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli, Giovanni Colangelo. Il procuratore Colangelo è accompagnato dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli.
  L'audizione è a carattere generale ed è dedicata a un aggiornamento su una pluralità di temi, tra cui la situazione della criminalità nel distretto di Napoli, con particolare riguardo al tema dei reati commessi Pag. 4 da minorenni, alle infiltrazioni della criminalità organizzata di tipo mafioso nel calcio professionistico e nella tifoseria organizzata, alle recenti indagini della procura distrettuale su eventuali illeciti nella formazione delle liste elettorali nelle ultime tornate di elezioni amministrative e al ruolo della criminalità organizzata napoletana nel traffico illecito di opere d'arte, con particolare riguardo alla vicenda del recupero dei quadri di Van Gogh trafugati in Olanda e rinvenuti presso un noto camorrista in occasione della sua cattura.
  L'audizione rappresenta, inoltre, un'occasione per fare il punto sull'attività della procura guidata dal dottor Colangelo nell'imminenza del suo collocamento in quiescenza per raggiunti limiti di età. Al riguardo, da un lato, desidero rivolgere un sentito ringraziamento e un vivissimo apprezzamento personale e a nome di tutta la Commissione per l'eccellente lavoro e gli straordinari risultati conseguiti in questi anni.
  Dall'altro, assumendomene la responsabilità personale, essendo stata alla Camera firmataria di due emendamenti, ritengo di dover rivolgere un appello alle Camere e al Governo perché possa essere riconsiderato il tema dell'età pensionabile dei magistrati, su cui mi risulta sia in corso un confronto sia in sede politica, sia in sede parlamentare nell'ambito dell'esame del decreto «milleproroghe».
  Questo soprattutto per superare il rischio di deroghe al principio generale fissato dalla riforma che potrebbe ingenerare il dubbio che le deroghe alla norma generale vengano applicate non applicando, a sua volta, un criterio generale, ma individuando situazione per situazione. Tra l'altro, credo che applicare il criterio a tutte le cariche direttive potrebbe far superare il dubbio che potrebbe ingenerarsi.
  Ricordo, come al solito, che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera e che, ove necessario, i lavori potranno proseguire in forma segreta.
  Nel ringraziare, pertanto, il procuratore Giovanni Colangelo per la sua presenza, gli cedo volentieri la parola.

  GIOVANNI COLANGELO, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. Signor presidente, è doveroso da parte mia ringraziare, a mia volta, sia la sua persona, sia tutta la Commissione per l'attenzione che ha costantemente rivolto al mio ufficio. Ringrazio lei personalmente, signor presidente, per le sue attestazioni di stima e di apprezzamento nei miei confronti, che mi gratificano particolarmente e che costituiscono per me motivo di vera soddisfazione professionale, in quanto svolgo il mio lavoro con il preciso intento di cercare di rendere un migliore servizio per la collettività.
  Proprio in questa logica, quando mi sono accinto a dirigere l'ufficio di Napoli, mi sono reso conto di una serie di problematiche che affliggono quel territorio. Le problematiche sono davvero tante, come sanno benissimo tutti coloro che si sono occupati di questa materia. Il distretto di Napoli è afflitto da problemi di illegalità di vario livello, che investono le varie tipologie di delitti, dai delitti contro la pubblica amministrazione ai reati di criminalità organizzata, ai reati riguardanti la contraffazione, agli illeciti riguardanti l'ambiente, che hanno provocato gravissimi danni, a tanti altri settori.
  Purtroppo, spesso il lavoro dei colleghi è stato reso ancora più difficile dalla necessità di dover intervenire d'urgenza in relazione a una serie di emergenze di tipo oggettivo personale, oppure addirittura ambientale. Il numero degli omicidi, delle emergenze legate alla sicurezza pubblica e all'ordine pubblico e delle emergenze legate all'ambiente, all'inquinamento e ai disastri ambientali che sono stati legati al territorio spesso ha costretto i colleghi a veri e propri tour de force, impegnati, come sono stati sempre, a dover intervenire con la massima tempestività sulle urgenze.
  In questi termini ho ritenuto, in questi anni, di dare all'azione della procura della Repubblica un'impronta e una strategia di tipo più generale, nel tentativo di non dover sempre rincorrere le emergenze, ricorrendo a indagini più sistematiche e strategiche che individuassero, di volta in volta, i Pag. 5fenomeni territoriali più gravi e intervenissero in maniera più specifica e settoriale.
  Una delle emergenze, per esempio, più evidenti era quella costituita dal numero dei latitanti. Abbiamo impegnato particolarmente le forze di polizia con le squadre di cattura dei latitanti e i colleghi che se ne sono occupati, ragion per cui siamo pervenuti, ormai negli ultimi anni, a uno standard medio di una caratura di circa 50-55 latitanti per anno catturati, molti dei quali ormai latitanti da moltissimi anni, anche all'estero, in condizioni di estremo agio. Abbiamo catturato latitanti in Spagna, in Francia, in Germania e persino in Brasile, recentemente, con la cattura del latitante ormai ultratrentennale Scotti, del quale si è occupato il collega.
  Altro tema particolarmente dolente era quello legato alla disponibilità di ingentissime forme di reddito di provenienza illecita da parte delle organizzazioni criminali. Abbiamo, quindi, stabilito di intervenire sistematicamente, congiuntamente alle misure di tipo personale, anche sui patrimoni illecitamente accumulati, seguendo la doppia strada del binario delle misure esecutive in sede penale e delle misure patrimoniali in sede di misure di prevenzione.
  A tale scopo, proprio circa un anno fa, ho costituito un'autonoma sezione di misure di prevenzione affidata a un procuratore aggiunto, il quale coordina il lavoro dei colleghi, stimolando peraltro anche i colleghi della distrettuale, ritenendoli comunque legittimati a proporre misure di prevenzione nel loro specifico ambito.
  Altro tema delicato è quello dell'ambiente, al quale abbiamo attribuito un'importanza notevole, sia perché riguarda illeciti che ledono plurimi interessi, sia perché gli effetti dei disastri ambientali si protraggono per anni, creando una sinergia e una piena sintonia tra la sezione che si occupa dei reati ambientali, che è coordinata dal procuratore aggiunto, peraltro anche mio vicario, dottor Fragliasso e la procura distrettuale, così intervenendo sia su fatti di epoca risalente e, purtroppo, rinvenendo situazioni di obiettiva difficoltà nella ricostituzione delle situazioni di sanità e di bonifica ambientale che, se vorrete, potrò esplicitarvi nel dettaglio, sia in modo tale da poter intervenire nell'immediatezza sui fatti più recenti, quali quelli relativi all'abbandono dei rifiuti o all'incendio e ai roghi incontrollati che, purtroppo, sono numerosissimi ogni anno, sia nel territorio della città di Napoli, sia nei territori vicini e circostanti.
  A tale scopo abbiamo stabilito un protocollo con le forze di polizia per stabilire delle modalità di intervento che consentano di risalire ai possibili autori della dispersione dei rifiuti incontrollati. Abbiamo stabilito che le squadre dei vigili del fuoco che intervengono per le situazioni legate allo spegnimento dei rifiuti debbano interpellare immediatamente una forza di polizia che, intervenendo sul posto, deve ricercare eventuali tracce di provenienza, per esempio, di prodotti derivanti da attività produttiva, da contraffazione abusiva o da attività edilizia illecita. Tutto questo ha cominciato a produrre i suoi risultati.
  L'altro tema, proprio per fare un discorso di grande generalità, ha riguardato l'attività di contrasto delle organizzazioni criminali. Purtroppo, la situazione di Napoli e del suo distretto è caratterizzata da un'estrema frammentazione delle organizzazioni criminali. Si pensi che solo nella provincia di Napoli si contano da parte delle forze di polizia circa ottanta organizzazioni criminali e sull'intero distretto siamo ben oltre cento, con numeri che oscillano in virtù della costituzione, ricostituzione, frammentazione o unificazione di vari gruppi criminali.
  In questo senso, oltre a svolgere indagini che hanno riguardato gli specifici episodi criminosi e che recentemente ci hanno consentito di accertare gli autori di gravissimi fatti omicidiari in tempo relativamente breve, da ultimo sono stati arrestati i presunti autori dell'omicidio del famoso giovane Genny, inconsapevole testimone presente ai fatti, ma del tutto estraneo alle lotte criminali, ma anche numerosi altri episodi di omicidio che sono stati scoperti, non già per caso, ma grazie a una continua attività di monitoraggio delle attività criminali.
  C'è stato, per esempio, un caso in cui le attività omicidiarie sono state scoperte solo Pag. 6perché nell'abitazione di alcuni soggetti erano state installate delle microspie per la captazione di intercettazioni ambientali. Attraverso quelle ambientali immediatamente, dopo il fatto omicidiario, si è scoperto chi fossero i presunti autori dello stesso.
  Analogamente, abbiamo scoperto, con lo stesso sistema, ingenti depositi di armi e di munizioni, perché, purtroppo, il territorio brulica di armi che sono nell'immediata e pronta disponibilità di gruppi criminali. Mi riferisco ad armi di vario tipo, che variano dalle granate per uso bellico ai kalashnikov, ai mitra di vario tipo, alle mitragliette veloci, alle pistole di grosso calibro o comunque di tipo militare. Ultimamente si è pervenuti al sequestro di ingentissimi depositi di armi custoditi in vario modo. Si comprende perfettamente da parte di chiunque che tutto questo non è avvenuto, ovviamente, per caso, ma in virtù di un'attività info-investigativa che era a monte.
  In ordine poi alle organizzazioni criminali abbiamo cercato di svolgere un'attività che fosse – per così dire – di sistema, non intervenendo settorialmente su questa o quella organizzazione criminale, ma sul fenomeno criminale in sé, per esempio sull'attività estorsiva e sulle attività di traffico di stupefacenti, ovvero sull'insistenza di gruppi criminali su un determinato territorio.
  Questo è avvenuto, oltre un anno fa, nella zona sud di Napoli, zona Barra-Ponticelli, in cui polizia e carabinieri congiuntamente hanno operato sui due gruppi criminali che si fronteggiavano in quel territorio con scorrerie armate negli stessi comuni. Con lo stesso sistema siamo intervenuti in tempi recentissimi – mi riferisco all'ultima settimana – nel territorio a nord di Napoli, nel casertano e nel territorio di Napoli nord. In un giorno sono stati arrestati gli appartenenti al gruppo Bidognetti e nel giorno successivo gli appartenenti al gruppo Schiavone.
  Sul territorio di Napoli, sempre nella settimana scorsa, per rifarmi agli episodi più recenti, in merito al contrasto delle attività estorsive del traffico di stupefacenti siamo intervenuti in una settimana sul gruppo che operava nella zona centrale di Napoli, proprio a ridosso della piazza della prefettura – mi riferisco al cosiddetto quartiere del Pallonetto di Santa Lucia – intervenendo con un arresto di circa 45 ordinanze di custodia cautelare e la settimana successiva con l'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 96 persone nel rione Traiano per traffico di sostanze stupefacenti. Si è trattato di un'indagine di sistema che ha portato a sgominare il traffico di sostanze stupefacenti (e la disponibilità di sostanze stupefacenti) che veniva svolto con modalità affatto particolari.
  Mi riferisco, per esempio, all'ordinanza che ha attinto il gruppo del clan Elia, che operava nella zona del Pallonetto di Santa Lucia, dove vi erano delle cosiddette piazze di spaccio. Come piazze di spaccio nel territorio non si deve ritenere che si debba fare ricorso a un luogo con chissà quali caratteristiche e particolarità. Come piazza di spaccio è identificato uno specifico luogo, che può essere un garage, un'abitazione privata o un angolo di strada. È un punto in cui un gruppo criminale ha il monopolio dello spaccio.
  Queste famiglie avevano il monopolio dell'attività di spaccio in quel territorio e imponevano, a loro volta, delle tangenti a chiunque si permettesse di spacciare abusivamente nella propria zona, prevedendo persino delle attività ritorsive nei confronti di coloro che non rispettavano la regola del monopolio. Il tutto veniva esercitato anche presso abitazioni private e utilizzando minori.
  In merito l'aspetto più significativo è costituito dall'avere adibito minori da parte delle madri, minori che, in assenza delle persone più adulte, provvedevano o alla consegna diretta delle sostanze stupefacenti, o addirittura – parlo di minori di anni diciotto, ma ultraquattordicenni o ultrasedicenni – alla consegna a domicilio.
  Lo spaccio avveniva con varie modalità, o presso le abitazioni, o nelle cosiddette piazze di spaccio per i consumatori periodici e occasionali o addirittura a domicilio per i consumatori di maggiore interesse o di maggiore riguardo, che avevano interesse Pag. 7 a una maggiore privacy, ragion per cui la consegna delle sostanze stupefacenti avveniva a domicilio.
  Nel caso in questione – è uno tra i primi esempi, ma non è certamente il primo – abbiamo dato esecuzione a due provvedimenti, uno mio interno e l'altro di protocollo d'intesa con la procura presso il tribunale per i minorenni. Io ho dato una disposizione all'interno del mio ufficio per cui qualsiasi magistrato che nell'ambito delle sue attività investigative rilevi l'esistenza di una situazione di esposizione al rischio di minori lo deve segnalare al procuratore della Repubblica presso il tribunale per i minorenni per le iniziative di sua competenza.
  Cosa deve intendersi per «esposizione al rischio»? Io ho precisato che l'esposizione a rischio non è soltanto quella di esposizione al rischio fisico, ma è qualsiasi esposizione a rischio fisico, giuridico, sociale o familiare. L'aver adibito dei bambini al trasporto di un'arma oppure alla consegna di una sostanza stupefacente per me mette a rischio la sua integrità morale e la sua crescita futura.
  In tutti questi casi trasmettiamo non soltanto la notizia, ma, come abbiamo fatto nell'ultima circostanza che ho appena citato, tutti gli atti a corredo, ben selezionati, perché possano essere immediatamente e facilmente disponibili alla procura presso il tribunale per i minorenni.
  I casi più significativi dei quali ci siamo occupati nell'ultima circostanza sono davvero particolarmente allarmanti. In due casi si trattava di minori infraquattordicenni all'epoca dei fatti che dalle madri venivano adibiti alla consegna o al controllo delle sostanze stupefacenti. In altri tre casi si trattava di minori imputabili, che sono stati ovviamente segnalati anch'essi alla procura per i minorenni per le iniziative giudiziarie del caso.
  Questa situazione, peraltro, apre una finestra su un altro problema, che, a mio parere, merita attenzione. Il problema è costituito dal ruolo che hanno svolto le donne negli ultimi anni all'interno delle organizzazioni criminali.
  A seguito degli arresti importanti e ingenti, delle iniziative giudiziarie e delle condanne, abbiamo potuto rilevare che, stanti gli uomini in stato di custodia cautelare, sono le donne ad avere assunto il ruolo di leader delle organizzazioni criminali e, quindi, ad avere assunto anche il ruolo di avviare al crimine le più giovani leve, contravvenendo alla più semplice ed elementare delle norme che avrebbero indotto le madri a tenere indenni i figli sia dai reati, sia dalle posizioni di esposizione al rischio.
  È proprio questo ruolo che ha, purtroppo, determinato, da un canto, il coinvolgimento in fatti criminosi di giovani e, dall'altro, il coinvolgimento dei giovani come vittime o come autori di fatti criminosi, vittime o autori i cui fatti, come sapete, sono balzati spesso all'onore – per così dire, se vogliamo chiamarlo «onore» – della cronaca.
  Abbiamo, quindi, il fenomeno delle cosiddette «stese», in cui ragazzi incontrollati, spesso anche sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, in sella a motoveicoli attraversano a grande velocità le strade o le piazze cittadine, sparando all'impazzata e incutendo terrore. Si tratta di vere e proprie forme di terrorismo urbano, che servono a riaffermare, nella loro logica perversa, il predominio di questo o di quel gruppo criminale su un determinato territorio. Fu proprio durante una di queste attività che venne mortalmente attinto il giovane Gennaro Cesarano, del quale ho già parlato.
  Anche queste situazioni inducono a un attimo di riflessione, perché molte volte le reazioni di questi giovani sono scatenate da fatti banali e neppure proporzionati alla loro reazione. Circa due anni fa o un anno e mezzo fa ho rivolto pubblicamente un invito alle madri a cercare di salvare la vita ai loro figli, ma purtroppo questo non è servito, perché, come ho detto, vediamo che le donne assumono un ruolo determinante nell'ambito delle organizzazioni criminali.
  Abbiamo visto di recente che, quando sono stati attinti da ordinanza di custodia cautelare i presunti autori dell'omicidio di Gennaro Cesarano, tra i destinatari dell'ordinanza Pag. 8 di custodia cautelare vi era anche un giovane, a sua volta, sospettato di avere partecipato a un altro omicidio in precedenza, che non è stato arrestato perché, nel frattempo, era stato a sua volta ucciso.
  Tra i destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare vi era un altro giovane di circa vent'anni, il quale, a sua volta, rispondeva di altri due omicidi. Questo evidentemente è un fenomeno altamente preoccupante, perché si è perso ogni rapporto di proporzionalità tra azione o reazione criminosa e causa scatenante. È un fenomeno che merita di essere oggetto di una riflessione attenta.
  Per quanto riguarda l'ufficio di procura della Repubblica, noi ci siamo posti il problema. Sotto questo profilo non abbiamo altri strumenti per intervenire, se non quelli della repressione giudiziaria. Come ho detto, gli interventi dell'autorità giudiziaria sono stati estremamente urgenti e tempestivi.
  Tuttavia, nel tentativo di pervenire anche a una diversa forma, stavo e sto studiando in questi giorni con un collega della procura ordinaria di intervenire in maniera più sistematica sulla dispersione scolastica, in modo tale da avere un monitoraggio più obiettivo, reale e concreto del fenomeno della dispersione scolastica, che sia in Napoli, sia sul territorio del distretto assume veramente andamento e indici altamente preoccupanti.
  Sono preoccupanti questi indici reali a fronte di quelli segnalati, invece, ufficialmente, che sono di gran lunga inferiori all'effettiva entità del fenomeno. Spiego subito perché. Abbiamo determinato che la scoperta dei fenomeni di dispersione scolastica avviene attraverso un meccanismo complesso, farraginoso e persino lungo, che segnala i casi di evasione dell'obbligo scolastico alla fine dell'anno. Il tutto è spesso affidato alle attività di messi comunali che devono svolgere le ricerche presso le famiglie. Ci sono pochi messi comunali, con le difficoltà altamente comprensibili.
  Stiamo cercando di pervenire a un protocollo con le autorità scolastiche per avere immediatamente le segnalazioni della dispersione scolastica e attivare le indagini per un reato che, purtroppo, continua ad avere una definizione di gravità giuridica che ho delle remore a definire, ma che è assolutamente insignificante, perché è punito con una pena dell'ammenda assolutamente ridicola e insignificante, ma che comunque ci consente di attivare un minimo di indagine sull'origine del fenomeno per poterlo, a nostra volta, segnalare, come ho detto, nell'ambito di quelle intese con la procura per i minorenni, alla procura per i minorenni stessa per le iniziative del caso.
  A questo riguardo all'epoca ho già inviato alla Commissione la copia dell'ordinanza di custodia cautelare che riguardava l'intervento effettuato sul Pallonetto di Santa Lucia. Ho portato qui stasera e consegno la copia dell'ordinanza di custodia cautelare con la richiesta sul rione Traiano, che, come ho detto, ha portato all'arresto di 96 persone. Si tenga conto che la richiesta era per 101 persone. Quindi, il GIP ha praticamente condiviso in toto l'impostazione accusatoria del pubblico ministero.
  Anche in questo caso segnalo alla vostra attenzione un dato. Nel mese di luglio del 2016, mentre stavamo chiudendo le indagini su questo fatto e i colleghi si apprestavano a scrivere l'ordinanza di custodia cautelare, ci siamo accorti, attraverso le attività di intercettazione, che erano in corso delle iniziative di ritorsione armata per delle scorrerie da compiere mediante mitragliette e pistole.
  Aderendo a quell'invito che ho rivolto ai colleghi che mi seguono, devo dire, con grande attenzione – sotto questo profilo non posso che cogliere l'occasione, una volta per tutte, di ringraziare i colleghi, che non risparmiano alcuna energia per cercare di fare fronte a tutti i fenomeni di illegalità sul territorio – in pochi giorni (parliamo di 24 ore) i colleghi hanno approntato un decreto di fermo per fermare quelle persone, pervenendo al fermo nel giro di poco tempo e anche al sequestro di alcune armi. Questo sta a dimostrare che seguiamo sempre questi fenomeni sotto un doppio binario, sia quello dell'urgenza, sia quello di sistema, riguardante il complesso delle associazioni nella loro complessiva entità. Pag. 9
  Farò poi un cenno per quanto riguarda la zona del nord napoletano, quella cosiddetta del gruppo dei casalesi, sui quali, come ho già detto, siamo intervenuti a distanza di una settimana l'uno dall'altro su due diversi gruppi con due corpose ordinanze di custodia cautelare. Faccio solo un cenno, perché poi lascerò la parola al collega Borrelli, che coordina proprio i magistrati che si occupano di quell'area.
  Devo fornire due indicazioni per quanto riguarda le infiltrazioni di tipo mafioso nel calcio professionistico. Ho portato qui le ordinanze di custodia cautelare, sia quella conclusiva, sia quelle che ne sono state la matrice, che hanno dimostrato sotto il profilo investigativo l'esistenza degli interessi della criminalità organizzata nell'ambito del gioco e delle scommesse e, quindi, del calcio professionistico di serie B. L'anno scorso abbiamo, a tale proposito, eseguito delle ordinanze di custodia cautelare, che, come vi ho detto, ho portato e metto a vostra disposizione.
  Indagando sul gruppo che opera nella zona di Secondigliano-Scampia, quello cioè degli Amato, i colleghi hanno rilevato degli elementi che portavano a contatti con appartenenti alle associazioni calcistiche e, in particolare, anche con calciatori professionisti di serie B. Purtroppo, il fenomeno è estremamente difficile da cogliere e da contrastare, per la diffusione capillare sul territorio delle sale da gioco e scommesse e la collocazione all'estero di molte società che operano in questo settore e che introitano i rilevantissimi ricavi di quest'attività.
  Una recente indagine ha quantificato in ben oltre 80 miliardi l'anno i proventi delle attività di scommesse. Questo rende estremamente difficile l'attività perché l'associazione criminale, ovviamente, parcellizza la scommessa su determinati eventi. È ancora più difficile per il fatto che oggi si può scommettere su tutto e, quindi, non soltanto sull'esito finale della partita di calcio, ma anche sul risultato parziale, su un gol compiuto o subìto da una determinata squadra, o addirittura sull'espulsione di un calciatore anziché di un altro.
  Da tutti questi elementi, purtroppo, è difficile trarre alla fine una conclusione che dimostri, da un canto, l'intervento criminale o illecito nell'evento sportivo e, dall'altro, addirittura l'organizzazione criminale che ha un interesse in questa direzione. Nel caso di specie crediamo, però, di avere acquisito elementi importanti. L'ordinanza è stata eseguita, dimostrando che, purtroppo, vi erano stati una consistente infiltrazione e un interesse delle organizzazioni criminali con contatti diretti con calciatori o club professionistici.
  Non è emerso, invece, nulla di particolarmente significativo in merito al ruolo del noto Antonio Lo Russo per essere stato ripreso più volte a bordocampo insieme a calciatori o per avere avuto un ruolo – diciamo così – di privilegio nell'assistere a partite di calcio. Ciò sembra essere più riconducibile a un atteggiamento di spavalderia o di dimostrazione del proprio ruolo piuttosto che a un intervento negli esiti delle partite di calcio svolto da questo soggetto o dal gruppo criminale di riferimento.
  Aggiungo due parole sul rinvenimento dei Van Gogh. Il rinvenimento dei Van Gogh non è casuale, come potete ben intuire. Nell'ambito di un'indagine che ha riguardato un gruppo criminale particolarmente importante e dedito al traffico di sostanze stupefacenti la procura della Repubblica e i colleghi hanno trovato contatti e traffici con l'Olanda, con materiali e sostanze stupefacenti provenienti dall'Olanda. Premetto che l'Olanda, come la Spagna, è una nazione nella quale il traffico di sostanze stupefacenti è particolarmente attivo. Abbiamo scoperto recentemente addirittura dei canali di importazione diretti dal Sudamerica.
  Uno è balzato agli onori della cronaca – anche qui «onori» tra virgolette – per avere determinato il sequestro di circa 24 chili di cocaina nell'aeroporto di Roma da parte di una signora che faceva da corriere, da noi ritenuta responsabile e consapevole.
  Un altro è un'operazione che merita veramente attenzione, perché è stata una pregevolissima operazione della Polizia di Stato, che ha individuato un'imbarcazione che, guidata da uno skipper, si era recata in Sudamerica. È stata monitorata per tutto il percorso per la durata di sei mesi, ritrovata Pag. 10al ritorno in Europa e scoperta al largo delle coste spagnole. I nostri investigatori, su indicazione dei magistrati di riferimento, si sono recati in Spagna e hanno sorpreso il soggetto mentre sbarcava 300 chili di cocaina proveniente dal Sudamerica. Come vedete, le rotte sono le più svariate e le più fantasiose.
  Nell'indagine che riguardava un traffico di sostanze stupefacenti uno dei soggetti al momento ricercato e tuttora latitante si trova negli Emirati Arabi, per essere precisi a Dubai. L'altro soggetto, invece, attinto da ordinanza di custodia cautelare ha cominciato a fornire indicazioni di collaborazione e ha detto che Imperiale – si chiama così quello che si trova a Dubai – aveva acquistato dei quadri di pregio in Olanda, dei quadri di Van Gogh, e che li deteneva.
  Attraverso un'attività svolta dalla Guardia di finanza d'intesa e coordinata dai colleghi dell'ufficio e grazie anche a una serie di indicazioni che sono provenute attraverso un memoriale depositato dallo stesso Imperiale, si è andati nell'abitazione di questo signore, dove sono stati trovati i quadri che, al momento, sono già stati restituiti alle autorità olandesi. I quadri erano due dipinti di particolare pregio per la rarità dei soggetti ritratti. Di uno non ci sono altri esemplari e dell'altro c'è un solo esemplare conservato a New York.
  Uno degli aspetti che voglio segnalare di questa vicenda, che reputo emblematica, riguarda i tempi di definizione del processo. Purtroppo, ritengo – lo riteniamo tutti, credo, senza ombra di dubbio – che i tempi della giustizia italiana siano dei uno dei nodi più dolorosi con i quali ci dobbiamo quotidianamente confrontare. Credo che questo tema meriterebbe un capitolo a parte, ma soprattutto uno studio sulle motivazioni di questi tempi.
  Tuttavia, noi ci siamo attivati in questa direzione e io ho cercato di sollecitare i colleghi, che, come ho detto, sono stati estremamente disponibili a seguirmi, nel tentare di percorrere in ogni modo o il completamento della fase delle indagini, sì da rendere quasi ineluttabile il rito abbreviato, oppure di preferire, in tutti i casi in cui ciò fosse possibile, il rito immediato. Tutto questo ha consentito di celebrare in tempi più solleciti e brevi il processo.
  Dal sequestro dei quadri di Van Gogh, avvenuto nel mese di settembre, alla sentenza di condanna in primo grado a pene pesantissime a carico degli imputati sono intervenuti appena quattro mesi. Al quarto mese sono state pronunciate le sentenze di condanna di primo grado e sono state restituite le tele ai legittimi proprietari, che sono il Museo Van Gogh e il Ministero per l'istruzione olandese.
  Intendo dire che questo non è un esempio isolato. Voglio rammentare che nell'ottobre del 2015 furono eseguite numerosissime ordinanze di custodia cautelare contro i gruppi criminali che operavano scorrazzando e seminando morte e terrore al centro della città. Parlo del rione Sanità, del rione Forcella e dei Quartieri Spagnoli.
  Si tratta del fenomeno che diede luogo al nome della cosiddetta «paranza dei bambini», con ciò intendendosi riferire a persone appena maggiorenni. Anche in quel caso il processo è stato celebrato dopo sei mesi dagli arresti. Nel maggio-giugno del 2016 sono stati celebrati i processi e, come è noto, sono state inflitte pene pesantissime a tutti gli imputati, o alla maggior parte degli imputati.
  Questo corrisponde a un sistema di lavoro che mira, ovviamente, oltre che alla custodia cautelare per ovviare a situazioni di pericolo di reiterazione dei reati, a pervenire a pronunce di sentenze, che ritengo sia l'esito ottimale del processo penale.
  Quanto alle liste elettorali, nelle indagini che stiamo compiendo sui fatti recentissimi relativi alle liste elettorali non sono emersi elementi che siano di interesse della criminalità organizzata. Allo stato, trattasi di fatti per i quali una persona è sottoposta alle indagini. Le è contestato il reato di cui all'articolo 90, comma 2, del DPR n. 570 del 1960, ossia sostanzialmente il falso nell'autentica della presentazione di lista.
  Si tratta, complessivamente, di poco più di dieci falsi, nove dei quali appartenenti tutti a una stessa lista. L'indagato è – come è noto, peraltro – un consigliere comunale che ha autenticato queste firme. Non è emerso in alcun modo, al momento, un Pag. 11riferimento di criminalità organizzata. Siamo di fronte a delitti, ancorché gravi, ma di criminalità comune.
  Non abbiamo recenti emergenze – quando dico recenti, intendo negli anni che riguardano la mia gestione – di fatti riguardanti logge massoniche o collegamenti con logge massoniche da parte di qualsiasi forma di criminalità. Vi è, invece, purtroppo – ed è, purtroppo, ricorrente – il collegamento tra criminalità organizzata, imprenditoria e amministrazioni locali o amministrazioni comunali tipiche. Per amministrazioni locali intendo sia amministrazioni di vario genere, che vanno dalle ASL ad altri enti pubblici locali, sia amministrazioni comunali. Tutte le volte che troviamo qualche elemento di spunto e di aggancio, ovviamente, avviamo le indagini. Ne abbiamo in corso qualcuna, forse anche di prossima definizione, così come ci auguriamo, rispetto alle quali abbiamo formulato.
  Adesso, se consentite, passerei la parola al collega perché illustri gli ultimi aspetti riguardanti la criminalità organizzata del nord di Napoli. Poi, se vi sono domande per me, ovviamente, sono qui a disposizione.

  PRESIDENTE. Grazie, procuratore. Do la parola al procuratore Borrelli.

  GIUSEPPE BORRELLI, procuratore aggiunto. Innanzitutto buonasera a tutti. Vorrei dare un completamento di informazione per quanto riguarda il coinvolgimento della camorra nel settore delle scommesse sul calcio.
  Nell'ordinanza di custodia cautelare che ha riguardato alcuni calciatori dell'Avellino ai quali è stato contestato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa – ex calciatori dell'Avellino, per la verità, perché ci sono alcuni calciatori che militano in altre squadre e che non sono stati all'epoca colpiti da ordinanza cautelare, pur essendo indagati – accertammo, per darvi un'idea, due puntate su queste partite, ciascuna di 400 mila euro, provvista formata attraverso la raccolta del denaro nel quartiere. Una puntava sul fatto che venisse segnato un gol dalla squadra di casa e un'altra sulla vittoria dell'Avellino, che giocava, nel secondo caso, in casa. Questo dà il senso della rilevanza degli interessi in gioco.
  Per quanto riguarda l'argomento sul quale il procuratore della Repubblica mi ha chiesto di intervenire, ho già avuto occasione di dire, in sede di alcune conferenze stampa, come le indagini che abbiamo recentemente svolto dimostrino, da un lato, la fondatezza dell'affermazione secondo la quale il clan dei casalesi in quanto tale non esiste più e, dall'altro, come questo non abbia fatto venire meno la presenza della camorra nella zona di Caserta.
  Si tratta di una camorra molto forte, violenta, organizzata essenzialmente sul vincolo familiare. Il comando dei vecchi capi del clan dei casalesi è passato ai figli. Questa camorra opera in settori diversi rispetto a quelli tradizionali. Sotto questo profilo preoccupa il fatto che alcune di queste organizzazioni traggano rilevanti profitti dal controllo estorsivo delle piazze di spaccio. Nell'ultima ordinanza cautelare che è stata eseguita si è accertato come esponenti del clan Venosa-Schiavone pretendessero dai capi piazza delle somme di denaro a titolo di tangente per consentire loro di spacciare sul territorio.
  Questo è un fatto preoccupante, perché dimostra l'esistenza del rischio di un'evoluzione di quella camorra che è stata nel corso degli anni strutturata, secondo una deriva più napoletana, con tendenze alla violenza. Tra l'altro, abbiamo in corso investigazioni che dimostrano una notevole disponibilità di armi da parte loro, mentre l'unico momento di collegamento tra le vecchie organizzazioni Bidognetti, Zagaria e Schiavone riguarda parzialmente, per la verità, il pagamento degli stipendi ai 41-bis. Il denaro relativo continua a essere ricavato dalla gestione del gioco d'azzardo, in particolare dal gioco d'azzardo online su piattaforme che sono collocate spesso all'estero.
  Questo, in realtà, è un problema che, secondo me, andrebbe affrontato e sul quale faremo nei prossimi giorni una riflessione. Abbiamo fatto una serie di procedimenti che hanno riguardato una serie di gestori Pag. 12di queste piattaforme, sia online, sia le cosiddette macchinette, ma all'arresto di alcuni gestori segue immediatamente l'ingresso di altri. Questa è una riflessione che dobbiamo fare, perché chiaramente vogliamo spezzare questo circolo vizioso.
  Con riguardo alle attività investigative sulla zona di Caserta dobbiamo dire che siamo stati abbastanza previdenti perché, in un momento nel quale si poteva cantare vittoria, abbiamo invece cercato di monitorare le dinamiche attuali e, quindi, abbiamo una visione abbastanza nitida. Tutte le ordinanze eseguite nelle settimane scorse sono state eseguite senza il contributo determinante di collaboratori di giustizia.
  Tuttavia, quest'attività, svolta sull'attualità, va, ovviamente, affiancata alla ricostruzione del passato, alla quale stiamo procedendo per quanto riguarda la ricostruzione del sistema di potere del clan dei casalesi, che ha visto, come tutti sanno, chiare collusioni tra la camorra, l'imprenditoria e la politica locale e, a volte, non solo locale.
  C'è un problema fondamentale, che è quello della ricostruzione delle ricchezze. Il problema è questo: noi abbiamo l'occasione di monitorare il nucleo familiare di Schiavone Francesco e di Bidognetti. Il nucleo familiare di Bidognetti è stato recentemente arrestato, per la verità, però abbiamo avuto occasione di monitorarlo.
  Vediamo che sicuramente si tratta di soggetti che hanno un tenore di vita assolutamente sproporzionato rispetto alle loro attività. È chiaro che esistono dei flussi di ricchezza i cui canali stiamo cercando di ricostruire e che probabilmente ci porteranno anche ben al di fuori della Campania e anche al di fuori dell'Italia.
  Questa è la situazione che riguarda la zona di Caserta. Alla zona di Caserta si affianca quella che, secondo me, è, in questo momento, la situazione più allarmante della Campania, quella di Giugliano in Campania e dei Mallardo, l'organizzazione consolidata su quel territorio.
  Innanzitutto devo dire che sui Mallardo, come procura di Napoli, abbiamo fatto un investimento, perché siamo passati da un magistrato che lavorava su quel territorio a un gruppo di lavoro costituito da quattro magistrati. Devo dire che si tratta non solo di quattro magistrati, ma anche di magistrati che sono, secondo noi, tra i più affidabili e direi anche brillanti della procura di Napoli. Pensiamo che i risultati si vedranno nei prossimi mesi, perché abbiamo già una serie di attività in corso che sono molto significative. Tuttavia, va fatto altro e, in particolare, vanno sistematizzati tutti i risultati delle attività investigative che sono state compiute negli anni scorsi.
  Perché dico che i Mallardo sono il gruppo, in questo momento, più importante che opera in Campania, insieme ai Moccia? Abbiamo intercettazioni che dimostrano la perdurante operatività della vecchia cosiddetta alleanza che raggruppava i clan Contini-Mallardo e Licciardi e abbiamo recenti intercettazioni, già confluite nelle ordinanze cautelari, che evidenziavano come Francesco Mallardo, il capo del clan Mallardo, rivendicasse la possibilità di cambiare l'assetto di comando anche negli stessi quartieri cittadini.
  Si tratta di una capacità di comando del territorio che si estende ben oltre il tradizionale insediamento dei Mallardo, soprattutto per la varietà delle attività dei Mallardo, che è veramente una varietà caratteristica, che apre lo spazio su quella che è – non vorrei usare un termine... – una camorra 2.0, con capacità di presenza nel settore delle assicurazioni e delle riassicurazioni, infiltrazioni con la politica locale, grandi infiltrazioni con l'imprenditoria, controllo dell'edilizia nel territorio, controllo anche di importanti imprese. Si tratta di un'estensione degli interessi camorristici di questa organizzazione criminale che, per la verità, anche mal si concilia con la rozzezza dei protagonisti e che dimostra come al loro fianco si sia creato un ceto professionale che opera su un piano quasi autonomo – questo è un elemento di grande difficoltà nella ricostruzione – rispetto alle attività criminali di questa organizzazione.
  Ulteriori significative attività riguardano il tradizionale clan Moccia, la cui operatività è ormai distinta e ripartita sia sulla Campania, sia sulla città di Roma – questo lo dicono le cronache giudiziarie – mentre Pag. 13delle significative riprese di una presenza camorristica che sono preoccupanti per la tradizione sul territorio riguardano la zona di Nola. Su questo, però, stiamo lavorando.
  Veramente inquietante, sempre su Nola e quindi ricollegato a Nola – questo è preoccupante veramente, perché riguarda alcuni territori che tradizionalmente vengono considerati immuni dalla presenza camorristica – è un fatto che riguarda la provincia di Avellino.
  In realtà, noi abbiamo su Nola una proiezione che da Nola si spinge sull'intero cosiddetto Vallo di Lauro. Chi è di Nola lo conoscerà. Abbiamo individuato una presenza camorristica ben precisa, sulla quale stiamo lavorando, ma abbiamo un preoccupante fenomeno di infiltrazioni di questa realtà nelle amministrazioni locali.
  Un esempio eclatante di queste infiltrazioni è dato da una recente ordinanza di custodia cautelare che abbiamo eseguito, che ha riguardato un piccolo comune dell'Avellinese, il comune di Pago del Vallo di Lauro. Al di là della sua non particolare grandezza e dimensione, è paradigmatico di quella che può essere l'influenza della camorra nel settore della pubblica amministrazione.
  C'era un sindaco – non l'attuale, ma il precedente – completamente asservito agli interessi del clan Cava, rappresentato da un soggetto che è stato anche arrestato, Luigi Vitale, che si riferiva a questi esponenti del clan Cava prima di adottare qualunque decisione amministrativa, anche, per esempio, l'abbattimento di un immobile abusivo, o addirittura la denunzia di furti di legna in boschi demaniali. Prima di procedere alla denunzia chiedeva il permesso al capo di questa organizzazione criminale. Questo è un esempio veramente paradigmatico. In quel territorio le infiltrazioni con le amministrazioni comunali e le amministrazioni locali sono numerose.
  Bisogna dire, come ultima cosa, che quell'area presenta un aspetto molto preoccupante, che è quello della rivitalità del clan Graziano, che è stato protagonista di una sanguinosa faida con il clan Cava durata vari decenni e culminata con la cosiddetta strage delle donne. In realtà, ha avuto ulteriori manifestazioni sporadiche. Il clan Graziano è nuovamente attivo a causa di scarcerazioni fisiologiche per fine pena e della crescita degli eredi, perché si tratta di organizzazioni sul piano familiare.
  Questa è la situazione, lo stato dell'arte.

  PRESIDENTE. Grazie al procuratore Colangelo e al procuratore Borrelli. Dopo quest'ampia esposizione passiamo alle domande dei commissari.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ROSARIA CAPACCHIONE. Signor procuratore, sperando di vederci ancora relativamente a lungo.

  GIOVANNI COLANGELO, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. Non dipende da me.

  ROSARIA CAPACCHIONE. Sui casalesi le ultime ordinanze hanno evidenziato una serie di criticità che riguardano in maniera strutturale la provincia di Caserta. Per esempio, su Bidognetti quello che mi ha colpito più di tutto non è tanto il ruolo delle donne e delle figlie – c'è un'antica tradizione rispetto a questo – quanto, per quello che ho letto dalle carte, la capacità ancora attuale di aggirare il regime del 41-bis, facendo arrivare all'esterno messaggi, informazioni e ordini di vario tipo. Questa è una questione.
  L'altra ordinanza è quella che, invece, ha riguardato Carmine Schiavone, l'ultimo figlio di «Sandokan» che non era stato ancora arrestato, con una predisposizione alle nuove tecnologie, che, per la verità, a sua volta si era già manifestata in passato, in Emilia-Romagna, con gli investimenti che aveva fatto in Emilia-Romagna, ma con una pericolosità anche attuale e radicata sul territorio.
  Quanto incide questo, visti anche i rapporti pregressi che c'erano all'epoca con la filiera dei fratelli Grasso sul gioco d'azzardo, con la gestione delle macchinette online, su comparti che sono storicamente sempre gli stessi? Pag. 14
  Passando a un'altra questione, le estorsioni che stanno avvenendo adesso a Parete, confinante con Giugliano, le riconduce all'attività dei Mallardo, o è in corso un'altra attività più aversana e anche di contrasto ai Mallardo sulla zona riconducibile alla filiera di Bidognetti?
  Sui rapporti tra pubblica amministrazione e imprenditoria sto notando un ripetersi di scarcerazioni al riesame perché viene meno l'articolo 7. C'è un problema normativo, c'è un problema nella prova, c'è un problema nella qualità dei dichiaranti? C'è un unicum dietro questo fatto, o sono normali dinamiche processuali?
  Aggiungo l'ultima cosa. Per quanto riguarda la situazione dei condannati non ergastolani – penso ai fratelli Zagaria – come stiamo? Quando dovrebbero uscire? Voci del posto danno almeno uno di loro in uscita piuttosto imminente. Costui potrebbe ricollegarsi con il resto dei familiari, che non hanno mai smesso, peraltro, se non altro, di riciclare i soldi.

  GIOVANNI COLANGELO, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. Io rispondo per la prima parte, il collega per la seconda.

  PRESIDENTE. Posso pregarvi, procuratore, di raccogliere prima tutte le domande?

  GIOVANNI COLANGELO, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. Mi perdoni, rispondiamo solo questa volta singolarmente e poi le altre le mettiamo tutte insieme, perché non ho preso appunti.

  PRESIDENTE. Va bene, facciamo così.

  GIOVANNI COLANGELO, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. Per la prima parte rispondo io. In effetti, come lei stessa ha detto e come ha ribadito il collega, le nostre attività hanno dimostrato che le operatività dei clan non erano morte in quella zona, ma erano tuttora attive. Non solo, il prestigio dei capi-clan, anche di quelli che sono in carcere al 41-bis, rispetto a una determinata fascia di popolazione è rimasto alto.
  Che si possano portare fuori dal carcere con regime speciale anche informazioni, notizie e direttive, purtroppo, è un fenomeno che cerchiamo di arginare. Come si vede, i sistemi che adottiamo ce ne danno le prove e la dimostrazione. Abbiamo le riprese filmate, abbiamo le registrazioni delle conversazioni tra padre e figlio. Non possiamo, ovviamente, impedire neppure i colloqui tra familiari.
  Quello che ci premeva sottolineare, però, e che ci ha giustificato l'ampiezza e l'utilità del nostro lavoro è il fatto che abbiamo trovato le prove di quello che immaginavamo, cioè che quell'apparente situazione di normalità non era tale e che le ricchezze di cui costoro disponevano potevano avere una matrice di illiceità.
  I campi di esplicazione delle attività criminali, grosso modo, sia per un fatto di specializzazione, sia per un fatto di territorio, sono le stesse e si sono evolute con i tempi. Ho paragonato un'altra circostanza e trovo che il paragone sia effettivamente calzante. La criminalità organizzata è un virus, perché, come il virus, la capacità della organizzazione criminale è quella di adattarsi e di effettuare una mutazione genetica e strutturale.
  Prima operava la bisca clandestina. Se si può lavorare con la bisca clandestina, si fa con la bisca clandestina. Qui avevamo un bar in cui si giocava a zecchinetta di nascosto, clandestinamente. Se la frontiera nuova del gioco d'azzardo è il gioco online, mettiamo su una piattaforma e la lasciamo gestire agli stessi responsabili dell'organizzazione. Si guadagna sul duplice fronte: nell'imporre l'estorsione del pizzo al bar e al locale che deve tenere la macchinetta del gioco d'azzardo e nel ricavato del provento del gioco d'azzardo in sé e per sé.
  Questo è il dato di fatto che è emerso dalle nostre indagini e che ha dimostrato l'importanza e l'utilità di non abbassare l'attenzione e la guardia su questo tipo di fenomeni.
  Sulle due domande specifiche risponde il collega.

Pag. 15

  GIUSEPPE BORRELLI, procuratore aggiunto. Per quanto riguarda le scarcerazioni, credo lei sappia che era prevista la scarcerazione di Zagaria Pasquale per il 2017. Questa è una cosa molto importante. Posso andare in segretazione?

  PRESIDENTE. Propongo di passare in seduta segreta.

  (Così rimane stabilito. I lavori procedono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica).

  GIUSEPPE BORRELLI, procuratore aggiunto. Per quanto riguarda, invece, l'articolo 7, si tratta di giurisdizione. Come lei sa, perché sussista l'aggravante dell'articolo 7 è necessario che il reato debba favorire non il singolo camorrista, ma l'intera associazione. Credo che andiamo di fronte a una restrizione nell'applicazione dell'articolo 7. Perché si possa, viceversa, far sussistere un'aggravante, è necessario costruirla e configurarla in un altro modo. Questo, chiaramente, è compito eventuale del legislatore.

  PRESIDENTE. Propongo di passare in seduta segreta.

  (Così rimane stabilito. I lavori procedono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica).

  MARIO MICHELE GIARRUSSO. Grazie, procuratore, per il lavoro innanzitutto a nome del Movimento. È un lavoro enorme quello che affrontate, lo comprendiamo bene, e le difficoltà sono ben note. Una domanda, però, sorge.
  Lei stesso, procuratore, ha accennato alla questione della cosiddetta Dama Bianca. La Dama Bianca pone una serie di domande, secondo noi, molto importanti, sia su come è iniziata la vicenda, sia su come si è peggio conclusa la vicenda, almeno al momento.
  Partendo dalla fine, la condanna che ha riportato questa signora che è arrivata con oltre 22 chili di cocaina sembra un invito a delinquere: non fate rapine, non fate furti e andate a procurarvi qualche milione di euro di cocaina, perché tanto non finite in galera. È così abnorme da sembrare veramente strana e anomala.
  Anche il modo in cui si era conclusa l'operazione sembra abbastanza strano. Le nostre forze di polizia sono considerate, non a torto, fra le migliori del mondo. Sono avvezze a seguire soggetti che sono stati addestrati a tecniche di anti-pedinamento. Che non si possa seguire una signora con un trolley a Roma, francamente, non sta né in cielo, né in terra, né fra le cose credibili.
  Quindi, come si sia conclusa questa operazione in fretta e furia con l'arresto della signora è una questione che pone delle domande notevoli e che potrebbe anche aver influenzato la fine. Vorremmo anche capire come sia possibile arrivare a una sentenza che non tiene conto nemmeno del fatto che sicuramente per attrezzare un traffico di 22 chili di cocaina non solo ci vuole un'organizzazione criminale, ma ci vuole anche un'organizzazione criminale forte e accreditata in un narco-Stato.
  Ci interesserebbe avere delle spiegazioni su questi due aspetti, che sono veramente preoccupanti dello stato delle cose.
  Passo alla seconda questione. So che non è strettamente attinente alla vostra attività, però è attinente alla vostra attività il fatto che produciate un enorme sforzo, anche con gravissimi rischi personali di molti di voi, che noi apprezziamo e che porta a condanne che poi non vengono eseguite, perché non vengono notificate.
  Capisco che non è nelle vostre competenze, ma certamente non possiamo non affrontare questa questione e non chiedervi qualche cosa su questo punto. Non è possibile che una mano non sappia cosa fa l'altra, perché comunque il complesso della giustizia deve funzionare tutto.
  Non è possibile che, da un lato, vi spendiate in questo modo e che lo Stato si impegni in questo modo e che poi, dall'altro, ci siano migliaia di condanne non eseguite perché non sono state notificate. Anche in questo caso c'è un crollo di credibilità della risposta dello Stato, che probabilmente è anch'esso un incentivo a delinquere. Le migliaia di condannati che restano liberi per strada semplicemente Pag. 16perché nessuno ha notificato loro la condanna, francamente, non sono uno spettacolo che si può ancora tollerare.

  MASSIMILIANO MANFREDI. Innanzitutto rivolgo anch'io un ringraziamento al procuratore Colangelo per il lavoro che ha svolto fino adesso, come già mi è capitato di dirgli lunedì. Vorrei un approfondimento, approfittando anche della presenza del dottor Borrelli. Chiedo se si può segretare.

  PRESIDENTE. Propongo di passare in seduta segreta.

  (Così rimane stabilito. I lavori procedono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica).

  LAURA GARAVINI. Anch'io mi associo ai complimenti e ai ringraziamenti dei colleghi. In modo molto telegrafico vorrei fare riferimento agli interventi sia del procuratore Colangelo, sia del procuratore Borrelli, facendo un focus in particolare sulle questioni legate all'internazionalizzazione della camorra, anche alla luce del lavoro che stiamo portando avanti nel Comitato che ho il piacere di coordinare, che fa riferimento alla presenza delle nostre mafie di origini italiane all'estero e anche a quegli interventi normativi o legati a un miglioramento dei meccanismi di collaborazione tra forze inquirenti che possono trarre grande beneficio dalla vostra esperienza.
  In merito ai casi a cui faceva riferimento il procuratore, chiederei se ci potesse indicare anche qualche ordinanza, al fine di acquisirla alla luce dei lavori che stiamo portando avanti, che possa essere significativa in merito a quei casi che hanno visto l'arresto di camorristi in diversi Paesi all'estero.
  Vorrei sapere se siano emerse particolari lacune dal punto di vista normativo anche nei singoli Paesi nei quali si è proceduto agli arresti o alle inchieste, se funzioni il meccanismo delle rogatorie internazionali e, se no, quali interventi credete o avete rilevato che potrebbero essere utili e opportuni, in modo tale che questi meccanismi possano essere più efficaci e più celeri.
  Vi risultano, inoltre, casi di inchieste inerenti truffe ai danni dell'Unione europea e contemporanee commistioni della camorra? Recentemente abbiamo avuto un'inchiesta importante in Calabria. Mi chiedevo se anche a livello di camorra ci potessero essere casi noti.
  Invece, in merito a quanto ci riferiva il procuratore Borrelli sulla presenza di piattaforme inerenti al gioco online all'estero, proprio per cercare di evitare di deviare la normativa italiana, avete già individuato interventi di carattere normativo che potrebbero essere utili non soltanto a livello nazionale, ma anche eventualmente a livello europeo? Più in generale, non soltanto limitatamente alla partita estero, ci sono anche interventi normativi che ritenete utili e necessari per agevolare il vostro lavoro?

  FRANCESCO D'UVA. Ringrazio il procuratore per essere qui. Alcune domande sono già state poste dai colleghi, altre che avevo preparato in realtà hanno trovato risposta nella vostra esposizione. In generale vorrei chiedervi un'opinione su cosa pensate del procedimento di scioglimento dei comuni e, in particolare, se servono, secondo voi, dei correttivi legislativi.
  Ve lo chiedo perché, anche se non è la procura, ovviamente, a occuparsi di questo, in generale avete un osservatorio privilegiato rispetto a noi. Quindi mi sembra utile una opinione in merito.
  In generale, abbiamo visto che può capitare che, anche se un comune viene sciolto, possa essere interessato nuovamente, dopo lo scioglimento, dalle nuove elezioni, dai soliti inquinamenti e dai soliti personaggi che magari hanno causato lo scioglimento la volta prima. Ci chiediamo se può essere fatto qualcosa al riguardo.
  Pongo ora due domande che possono essere anche apparentemente provocatorie, ma non lo sono, anzi, fanno forse capire quanto anche dal nostro punto di vista la situazione sia abbastanza grave in Campania e nel napoletano.
  Esplosioni di raffiche di mitra in piazza, a casaccio, come diceva lei, ha detto essere terrorismo urbano. Mi chiedo: si può parlare di reato di terrorismo per qualcosa del Pag. 17genere? Si potrebbe anche ragionare in questi termini per cercare di evitare che questi comportamenti continuino ad accadere?
  Poi c'è sempre questo problema della paranza. È ipotizzabile un abbassamento di età imputabili? Capisco che è forte come domanda, per alcuni versi, ma è anche vero che queste persone molto spesso si rifugiano nel fatto che sono minorenni e poi fanno delle cose gravissime. Mi chiedo se forse per determinati reati potrebbe avere un senso ragionare in questi termini legislativi.
  Cosa ne pensa del modello del tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, che sembra stia funzionando e ritiene che possa essere utile anche in terra campana?

  PRESIDENTE. Vorrei aggiungere due domande. Una è riferita all'organizzazione dei vostri lavori e alla situazione delle sede giudiziaria di Napoli nel suo complesso, facendo riferimento anche ai dati che sono stati forniti durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario. Al di là del grandissimo lavoro che avete fatto, quali sono le carenze strutturali che vi sentite di consegnare a questa Commissione?
  L'altro aspetto è, invece, una domanda di interpretazione del fenomeno camorristico nel suo complesso, in questa fase. Era opinione diffusa che, dopo la fase nella quale c'era stata una forte presenza e affermazione della camorra in quei territori, legata anche al tema dei rifiuti, ma non solo – si era avuta questa impressione – il grande lavoro che era stato fatto dalla magistratura, dalle forze di polizia e dagli interventi sullo scioglimento dei comuni o altro avesse portato non dico ad aver vinto la guerra, ma ad aver avuto un'affermazione della legalità e del lavoro dello Stato molto significativa.
  A giudicare dal vostro lavoro e dai risultati che avete raggiunto in questi anni e dall'evoluzione che riguarda soprattutto i minori, non solo di quest'ultima fase, si ha quasi l'impressione che i soggetti criminali abbiano avuto una battuta d'arresto, dalla quale si sono ripresi in qualche modo, magari cambiando, come sempre sanno fare, la loro capacità di intimidire, di fare affari e di compiere atti di violenza. Che interpretazione date di questi ultimi anni della parabola della camorra?

  GIOVANNI COLANGELO, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. Le domande sono tante. Cercheremo di essere sintetici nelle risposte.
  La prima domanda, del senatore Giarrusso, riguarda il traffico di stupefacenti e l'introduzione di quel quantitativo di cocaina nel territorio dello Stato. In realtà, come è noto e come è evidente, il sequestro di quella partita di sostanza stupefacente non fu dovuto a un controllo occasionale. Il collega che conduceva le indagini, che attualmente non opera presso il nostro ufficio, ma è procuratore aggiunto a Torre Annunziata, decise di intervenire – è il validissimo collega Filippelli – perché il quadro di destinazione era abbastanza evidente, sia della struttura che aveva organizzato l'ordinazione della sostanza stupefacente, sia di coloro ai quali erano destinati.
  Di conseguenza, rispetto al rischio determinato dalla situazione contingente di perdere la traccia della sostanza, il collega decise di intervenire sul momento. Sono scelte investigative che solo chi le ha vissute personalmente può valutare, perché molte volte si tratta di decidere in pochi minuti se intervenire o non intervenire. Ci sono stati dei casi in cui si è persa la traccia del corriere, perdendo anche la sostanza stupefacente. In quel caso, credo che il collega abbia fatto bene a intervenire, perché il quadro di destinazione era abbastanza evidente.
  La parte relativa all'indagine non di pertinenza di Napoli fu trasmessa, ovviamente, agli organismi competenti, che dovettero proseguirla. Francamente, qui arriviamo al clou della domanda del senatore Giarrusso, ossia l'entità della condanna e l'effettività dell'esecuzione penale.
  L'entità della condanna, come è noto, non dipende da noi. È uno dei cardini più importanti e irresolubili della giurisdizione e della discrezionalità della giurisdizione. Presenta indubbiamente degli aspetti critici, ma questi aspetti sono certamente inferiori alle eventuali misure di segno opposto Pag. 18 che imponessero pene predeterminate, perché rimane comunque fondamentale una valutazione discrezionale. Ovviamente, compete poi al pubblico ministero l'eventualità di interporre appello e di cercare una pena più adeguata nelle fasi successive, ma sulla giurisdizione noi non possiamo e non intendiamo intervenire.
  Quanto all'esecuzione penale, cosa posso dirvi? Sono assolutamente e incondizionatamente d'accordo. Vi prego di pensare per un attimo a questo: se il cittadino rimane sconcertato e il legislatore da voi rappresentato rimane sconcertato rispetto a decine, centinaia e qualche volta migliaia di condanne comminate e non eseguite, dovete immaginare quale sia la sensazione o la reazione di un pubblico ministero che su un processo ci ha sudato, ci ha lasciato nottate insonni e un sacco di lavoro, e poi vede vanificato perché magari in quello stesso grado o nei gradi successivi le sentenze non vengono eseguite.
  Certo, io sarei il primo a ritenere che le sentenze vanno eseguite. Più volte ho anche detto che la pena nella nostra Costituzione ha una funzione rieducativa, ma l'impunità non ha mai rieducato nessuno e la sensazione di impunità è ancora peggiore. Vorrei vedere la sensazione di frustrazione che dovrebbe cogliere noi pubblici ministeri, quando vediamo il sorrisetto compiaciuto di certi imputati che sanno che magari i benefici post poenam oppure le riduzioni di pena nei gradi successivi sono per loro quasi garantiti.
  Vorrei dire che, se mi fossi lasciato condizionare da queste situazioni, avrei tralasciato di fare questo lavoro molti anni fa. Continuo a farlo con la stessa passione del primo giorno e continuerò a farlo fino a quando lo Stato me lo consentirà o me lo chiederà, perché ci credo ancora, perché dobbiamo comunque continuare a fare quello che dobbiamo fare. Occorre mettere un rimedio a questo tema sicuramente mediante un'opportuna verifica di quali siano le cause di migliaia di sentenze esecutive non messe in esecuzione.
  Uno dei nodi più importanti è quello del personale. Vi posso dire che, per quello che mi riguarda, noi abbiamo una gravissima sofferenza per la qualità e la quantità del personale che possiamo adibire all'ufficio esecuzione e che da quando sono a Napoli, ormai da oltre quattro anni, ogni anno imploro il Ministero della giustizia e il DAP di lasciarmi la disponibilità di tre sottufficiali di polizia penitenziaria. Se ci fossero sottratti, ciò paralizzerebbe l'ufficio esecuzione, perché la loro competenza, ma soprattutto i loro rapporti con gli istituti di pena e i collegamenti diretti che hanno con gli istituti penitenziari consentono il disbrigo di una grande quantità di pratiche.
  Questo per dirvi a che punto siamo. Siamo al punto che, quando arriva un nuovo magistrato, il primo problema che mi viene a porre il dirigente amministrativo è quale cancelliere dargli, visto che non ce ne sono più. Siamo arrivati a questo punto.
  Presso la corte di appello di Napoli – è stato detto ed è stato pubblicizzato – ci sono decine di migliaia di sentenze in attesa di essere messe in esecuzione. Il fatto viene affrontato. Cerchiamo di smaltirle. Anche presso il mio ufficio ci sono moltissime sentenze. Ho creato una sezione esecuzione e ho messo a capo di essa un procuratore aggiunto. Stiamo smaltendo periodicamente e sistematicamente l'arretrato, ma abbiamo bisogno di uomini, personale e strumenti. Non entro nei dettagli anche degli apparati informatici, che spesso ci paralizzano.
  Per il Vallo di Lauro e Marano lascio la parola al collega Borrelli. Passo la parola a lui, perché è un tema molto settoriale.
  Ci tengo a dire – con questo credo anche di rispondere a una domanda successiva dell'onorevole D'Uva – che io stesso ho partecipato al comitato provinciale riguardante lo scioglimento di molti comuni, fornendo, in sintonia con l'autorità prefettizia del Ministero dell'interno, tutte le informazioni possibili.
  In merito anticipo una risposta. Uno dei nodi principali è quello del preavviso e della commissione di accesso. Perché? Poiché gli inquinamenti camorristici o della criminalità organizzata nelle amministrazioni comunali non vengono operati soltanto attraverso gli amministratori, ma anche attraverso tutta la struttura amministrativa Pag. 19 e chi vi opera, l'intervento della commissione di accesso, da un canto, costituisce un campanello di allarme con le prescrizioni imposte, per cui, una volta che vengono adottate le prescrizioni imposte, sembrerebbe che venga a cessare l'esigenza dello scioglimento del comune; dall'altro canto, vi è la difficoltà sia dei commissari prefettizi inviati sul posto, sia delle nuove amministrazioni di operare con strutture amministrative che non ci sono. Sono sempre gli stessi. Quarto ne è l'esempio evidente.
  Poi completerò la risposta. Mi vorrà perdonare l'onorevole D'Uva. Risponderò in seguito alle altre domande.
  Passo all'onorevole Garavini. Con riguardo alla camorra internazionale, le espansioni della camorra all'estero sono numerose. Ho fatto due esempi che sono i più evidenti, clamorosi ed eclatanti. Abbiamo in corso diverse attività investigative condotte con l'estero. Abbiamo costituito persino una squadra investigativa comune con la Spagna. Abbiamo una serie di attività costantemente in corso con l'Olanda questi sono i Paesi di provenienza sistematica. Abbiamo eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in Austria e altre in Germania e abbiamo contatti diretti con queste attività.
  Cercheremo di procurarle le ordinanze che hanno consentito l'arresto di queste persone all'estero, ma nelle ordinanze non troverà traccia dell'attività, perché quella è un'attività che viene condotta parallelamente e che si chiama attività di cattura latitanti, per cui si fanno intercettazioni. Nella cattura latitanti c'è la squadra catturandi della questura dei Carabinieri, che poi, a seguito dell'internazionalizzazione del provvedimento di custodia cautelare e dell'inserimento del sistema SIRENE, svolgono attività con i corrispondenti organi di polizia giudiziaria all'estero e, quindi, individuano il latitante all'estero e vanno a catturarlo.
  Dovremmo cercare – cortesemente, il collega ne prenda nota – le ordinanze che dimostrano attività condotte in attività criminose anche con l'estero. Cercheremo di trovarle e di mandarle alla Commissione.
  Le squadre investigative comuni sono uno strumento efficace. Per quanto riguarda le rogatorie, per renderle più snelle e celeri, spesse volte ricorriamo a Eurojust, un organismo nel quale attualmente opera un nostro collega ben noto, che prima stava alla Direzione nazionale antimafia, Filippo Spiezia, al quale ricorriamo, sia ad altri strumenti.
  In realtà, molto dipende dagli Stati con i quali instauriamo quest'attività. Ci sono Stati che sono molto collaborativi e molto operativi sul sistema dell'interscambio delle notizie e Stati che lo sono meno. Ci sono Stati che sono molto pignoli nelle richieste di rogatorie e che le ammettono per determinati reati e non per altri. Per esempio, posso dire che la Spagna è collaborativa per taluni versanti, la Germania è molto collaborativa, la Francia lo è e anche adesso stiamo trovando una collaborazione che è stata rivitalizzata con l'Olanda, perché, a seguito di questa nostra disponibilità a riconsegnare immediatamente, abbiamo avuto un effetto rebound molto positivo. Al magistrato di collegamento olandese che è venuto da Roma e si è incontrato con noi abbiamo posto il problema di alcune rogatorie inevase che erano lì giacenti e le abbiamo rimesse in moto. È un'attività pur sempre faticosa, che spesse volte cammina sulla base dei rapporti soprattutto di tipo personale.
  L'onorevole Garavini aveva posto altri due, tre temi. Uno è il gioco d'azzardo. Il gioco d'azzardo, signori della Commissione, è uno dei temi che non riuscirò mai a comprendere fino in fondo. Mi consentirete questa perplessità. Molti anni fa, circa vent'anni fa, quando ero procuratore aggiunto a Bari, nel corso di un convegno – era presente l'allora procuratore nazionale Vigna – ebbi a dire che la nostra Costituzione sancisce che la Repubblica italiana è fondata sul lavoro e che, quindi, il lavoro dovrebbe essere lo strumento di promozione sociale e lo strumento attraverso il quale si può pervenire a una lecita ricchezza e a una lecita affermazione sociale.
  Abbiamo visto negli ultimi vent'anni non soltanto la presenza a macchia d'olio, con una capillarità impressionante, di sale gioco Pag. 20e scommesse, ma anche una serie di autorizzazioni date, concesse e permesse dall'attuale legislazione che hanno consentito non più quello che era quando ho iniziato la mia attività, ossia il gioco d'azzardo in Italia, in cui c'erano il gioco del lotto, il Totocalcio, i casinò di Sanremo, Saint Vincent e Venezia, l'ippica e basta. Il resto, se c'era, era illecito e clandestino. Adesso abbiamo sale gioco e scommesse dappertutto.

  PRESIDENTE. Legali.

  GIOVANNI COLANGELO, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. Tutte legali e tutte con società aventi sede all'estero. Basti seguire la pubblicità sui canali televisivi più famosi. Basti seguire i canali delle reti più importanti, in cui la pubblicità al gioco d'azzardo viene fatta da attori, calciatori e personaggi di immagine, pubblicizzando il gioco d'azzardo come sicuro e menzionando che si tratta di società aventi sede all'estero. Il tutto è salvato con l'etichetta salva-coscienza «Gioca responsabile», «Gioco vietato ai minori di anni diciotto».

  PRESIDENTE. «Il gioco può creare dipendenza».

  GIOVANNI COLANGELO, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. «Il gioco può creare dipendenza» e via elencando, con il che ci siamo auto-assolti.
  Ebbene, chi controlla che siano effettivamente minorenni quelli che giocano online o da casa propria? Vedete, è una piaga sociale gravissima. Genera usura, disoccupazione, disperazione, estorsioni, appropriazioni di attività economiche. C'è gente che si è ridotta sul lastrico e che si riduce sul lastrico e non sappiamo dove vanno questi soldi.
  Noi abbiamo trovato il caso classico, emblematico, di una società online gestita direttamente dall'organizzazione camorristica, ma chi ci assicura chi ci sia dietro quella società costituita nelle Isole Vergini, ad Haiti, in Gran Bretagna o in qualsiasi altro posto? Che cosa sappiamo noi? Nulla. Dove vanno questi proventi?
  Leggevo in una ricerca apparsa ieri che l'imposizione della tassa sul gioco d'azzardo è pari al 5 per cento. Quella sull'abbigliamento che indossiamo è pari al 20 per cento. Questo non è compito nostro, egregi onorevoli. Credo che sia il legislatore che dovrebbe provvedere. È un disastro. Basta vedere dove sono i nostri giovani durante le ore di scuola o all'uscita delle scuole – sono tutti nelle sale giochi e scommesse, con i volti ormai impietriti davanti alle macchine – o i pensionati, che si giocano la pensione prima ancora di averla percepita e finiscono nella stretta degli usurai, a cui devono cedere poi la casa, il negozio e quello che hanno.
  È un dramma, ma l'abbiamo diffuso noi. Lo permettiamo. È nei nostri angoli. Basta uscire da questo palazzo e andare qui vicino e ne troveremo sicuramente qualcuna. Non dipende da noi, purtroppo.
  Passo allo scioglimento dei comuni e alle successive elezioni. Onorevole D'Uva, lo scioglimento dei comuni interviene sullo scioglimento del comune. Il meccanismo elettorale non ci appartiene. Nel momento in cui troviamo liste elettorali formatesi in maniera illegale, la magistratura interviene laddove ravvisa dei reati. La qualità dei candidati, il numero dei candidati, il rinnovamento politico e sociale di un Paese credo spetti a voi.
  L'esempio, più volte citato prima dall'onorevole Manfredi, di Quarto è emblematico. La persona che venne arrestata era il candidato sindaco. Mentre era in carcere in stato di custodia cautelare, fu il primo suffragato di tutte le liste ed è stato condannato anche. Non fu soltanto una custodia cautelare ingiustamente sofferta. Non è ancora uscito. Credo che questo sia un problema al quale bisognerebbe pensare in altra sede.
  Per quanto riguarda le «stese» e il terrorismo, abbiamo pensato al problema della contestazione del reato di terrorismo, in realtà, mancano taluni dettagli e ciò non comporterebbe molto di più rispetto all'aggravante della finalità mafiosa o camorristica, che comunque comporta pene. Il problema Pag. 21 è piuttosto di individuazione dei responsabili e di effettiva espiazione di pena.
  Quanto all'età imputabile, ho detto già in altre sedi che, secondo me, bisognerebbe ripensare all'età imputabile, o comunque al sistema sanzionatorio, quantomeno nella fascia d'età tra i 16 e i 18 anni. Ci sono diciassettenni che sono ormai dei killer. Non si possono trattare e mettere negli stessi istituti penitenziari insieme a minori, sui quali esercitano o un'influenza nefasta, oppure una serie di soprusi e di sopraffazioni.
  Per quanto riguarda il tribunale per i minorenni e le eventuali iniziative adottate anche dal tribunale di Reggio Calabria, voglio rammentare che l'anno scorso abbiamo avuto un caso che forse non ha avuto la stessa risonanza, ma che non è stato meno grave. A seguito di un atteggiamento ondivago della moglie di un collaboratore di giustizia e della possibile esposizione al rischio dei bimbi, la nostra procura ha fatto una segnalazione al tribunale per i minorenni di Napoli affinché sottraesse alla potestà della madre quei bambini.
  Il giorno dopo sono stati sparati colpi con due kalashnikov contro la caserma dei Carabinieri di Secondigliano. Quarantott'ore dopo o pochi giorni dopo – non ricordo esattamente quando, ma parliamo di pochissimi giorni dopo – i presunti responsabili sono stati catturati.
  Da ultimo, la presidente Bindi chiede delle carenze dell'organizzazione giudiziaria. L'abbiamo detto più volte: sono carenze di mezzi, sono carenze strutturali, sono carenze di personale amministrativo e soprattutto vi sono anche carenze di tipo normativo che appesantiscono enormemente il lavoro e che rendono particolarmente lungo il processo.
  Continuamente sottopongo all'attenzione di tutti coloro con i quali ho il privilegio di parlare la domanda se il processo si prescriva perché dura tanto o se non sia piuttosto vera l'equazione che dura tanto perché, prima o poi, si prescriverà. Sottopongo quest'alternativa alla vostra valutazione, nel momento in cui è in discussione la normativa sulla prescrizione, perché siamo soltanto due Paesi in Europa a ritenere che la prescrizione continui a correre anche nelle fasi di impugnazione. Almeno dopo la sentenza di primo grado si dovrebbe bloccare. Vedreste diminuire o crollare drasticamente le impugnazioni e i ricorsi per Cassazione.
  Noi abbiamo una media di ricorsi per Cassazione in materia penale di circa 50 mila ricorsi all'anno. Negli Stati Uniti c'è una percentuale che è mille volte inferiore e, se andiamo a vedere la Francia, troviamo numeri enormemente più bassi. Qualche sistema anche sul piano normativo bisognerà ricercarlo. Occorre una deflazione più seria e concreta dei reati.
  Non dimentichiamo che la deflazione che si voleva ottenere con l'estinzione del reato per fatto di particolare tenuità è stata assolutamente inefficiente, perché gli adempimenti necessari per pervenire alla speciale tenuità sono talmente tanti e si propongono con tali opposizioni da parte delle parti offese che non vengono praticamente mai perseguiti.
  Vengo alla riorganizzazione delle organizzazioni criminali. Signora presidente, l'abbiamo detto tante volte e la vostra attenzione sul tema ne è la prova e la testimonianza più efficace. Voi ci avete chiesto di parlarci dei minori e delle situazioni familiari. La repressione da sola non può bastare. La repressione interviene e libera spazi urbani, spazi fisici e spazi sociali. Devono intervenire altre forme dello Stato.
  Lo Stato non siamo soltanto noi. La capacità dello Stato va dimostrata mediante la sua capacità di intervenire sin da piccoli. Non posso pensare che un bambino che all'età di tre anni vede sua madre che spaccia in casa e vede sua sorella di otto anni che forma le dosi e le consegna agli spacciatori, quando arriverà a dieci anni, non sarà anche lui uno spacciatore. Mi dovete dire quel bambino che futuro ha davanti a sé. È un bambino che esce dalla casa e non trova spazi. Non ha palestre e viene sottratto alla scuola perché deve fare altro.
  Anni or sono ho assistito a un concerto bellissimo tenuto da bambini e da ragazzi che provenivano da un quartiere a rischio Pag. 22– per così dire – di Napoli, con strumenti che erano stati comperati da un'associazione benefica che si era attivata in quella direzione e che a molti di loro aveva dovuto ricomprare gli strumenti, perché i genitori se li erano venduti.
  La capacità dello Stato di reazione, a mio parere, si dimostra anche in questo, nella condizione di far sentire ai cittadini un senso di appartenenza che veda lo Stato non già come qualche cosa di altro da sé, ma come parte di se stesso. Di questo sono profondamente convinto. Quando cominceremo a ragionare in questi termini, la criminalità non avrà più ragione di esistere.

  PRESIDENTE. Grazie, procuratore.
  Prego, Procuratore Borrelli. Se vuole che andiamo in seduta segreta, ce lo comunichi.

  GIUSEPPE BORRELLI, procuratore aggiunto. Vorrei dire solo due cose. Rispetto agli sfratti esecutivi, cioè all'esecuzione delle pene, secondo me, questo deve essere oggetto di una riflessione. Questi sono dati pubblici, perché ne ha fatto oggetto di segnalazione il presidente della corte d'appello in sede di inaugurazione dell'anno giudiziario.
  Nella corte d'appello di Napoli dovevano essere spedite per l'esecuzione 50 mila sentenze, di cui 10 mila circa per pene detentive. Sapete cosa significa questo? Significa che tutti gli interventi sul sovrappopolamento delle carceri, in realtà, si fondano sul fatto che la corte d'appello di Napoli non esegue le sue sentenze perché, se le eseguisse, vi sarebbe un incremento della popolazione carceraria di circa il 20 per cento.
  Abbiamo il 20 per cento di soggetti che dovrebbero essere detenuti e che, viceversa, sono liberi. Questa è una situazione di una gravità inaudita. Perché questo avviene? Avviene perché, ovviamente, non c'è personale amministrativo – le assunzioni sono bloccate da vent'anni – che possa eseguire questi adempimenti.
  Rispondo prima a due domande dell'onorevole Garavini e poi vado sulle due questioni.
  Per quanto riguarda l'internazionalizzazione della camorra, abbiamo indagini in corso, sulle quali non vorrei in questo momento dilungarmi, che forniranno dei risultati davvero inquietanti anche sul profilo e sulle conseguenze che queste attività della camorra determinano sul bilancio dello Stato.
  La seconda questione è che sono emerse lacune di carattere normativo. Noi abbiamo degli istituti che sono molto avanzati. Recentemente sono state emanate leggi che prevedono l'istituzione di squadre comuni investigative. Quindi, il complesso normativo è fatto bene, ma purtroppo si scontra con ordinamenti che non sono sempre all'altezza della situazione.
  Mi è stato chiesto recentemente se la Brexit avrebbe potuto comportare conseguenze in tema di cooperazione giudiziaria. Ho detto che sicuramente no, tanto la Gran Bretagna non ha mai collaborato, ma abbiamo avuto, per esempio, delle situazioni in Spagna che sono state eclatanti.
  Abbiamo costituito una squadra investigativa in Spagna alla quale partecipava anche un giudice istruttore spagnolo e abbiamo fissato un appuntamento per stabilire il da farsi. Ci siamo recati in Spagna e abbiamo scoperto che nel periodo intercorrente tra la costituzione della squadra investigativa e il primo appuntamento il giudice aveva archiviato il caso. Non abbiamo capito bene perché e abbiamo protestato. Siamo tornati in Italia, dove io ho detto che avrei scritto una lettera al Ministero della giustizia perché ritenevo che ci fosse una violazione flagrante degli accordi internazionali, e abbiamo scoperto che il caso non era più archiviato, ma era stato riaperto ed era cambiato il giudice.
  Voglio dire che ci sono degli ordinamenti diversi che sono difficilmente comprensibili anche da parte nostra e che probabilmente rendono evidente come sia questo il momento, se deve esistere l'Unione europea, ovviamente, di creare veramente degli organi comuni di investigazione europea, come una procura europea, e una legislazione comune. Mi sembra evidente. Pag. 23
  Per quanto riguarda le piattaforme online e il gioco d'azzardo online, la senatrice Capacchione ha parlato dei fratelli Grasso. Io sono affezionato al nome dei fratelli Grasso, perché me ne occupai nel 1998, con un processo che, purtroppo, finì male. Poi, però, le successive esperienze e quello che è successo hanno dimostrato che avevo visto bene.
  In realtà, il problema del gioco d'azzardo online è che sostanzialmente perseguiamo i gestori delle piattaforme, ma non siamo in grado di perseguire efficacemente quelli che ricevono le piattaforme, perché gli esercizi commerciali dove si punta sono puniti con un reato contravvenzionale. Forse sarebbe il caso di affrontare legislativamente questo sistema e di stabilire un reato autonomo che abbia delle pene più elevate, ossia la tenuta materiale del punto scommesse. Mettiamola in questi termini.

  PRESIDENTE. Nella nostra relazione lo abbiamo scritto.

  GIUSEPPE BORRELLI, procuratore aggiunto. Esattamente. Tutto questo porta a un ulteriore argomento, sul quale rispondo anche alla presidente Bindi. Poi vengo a Nola e a Marano.
  Io non credo che negli anni non sia stato fatto niente. Se mi permette, ho un'esperienza di camorra che risale al 1995. In realtà, la situazione è molto migliorata rispetto agli anni scorsi. Nonostante questi nuovi fenomeni, che io definisco para-camorristici, perché, francamente, siamo ai limiti tra le gang metropolitane e la camorra quando si parla della paranza. Sono gang metropolitane particolarmente violente. Sia chiaro questo.
  Il problema qual è? È che noi abbiamo una visione dei fenomeni che non è mai attuale. Per esempio, vi faccio un caso. Non voglio, in questo momento, lanciare accuse nei confronti di nessuno, sia chiaro, perché, a fronte del nostro impegno, c'è altrettanto impegno da parte di altri nostri interlocutori.
  La fotografia che diamo del clan Bidognetti o del clan Schiavone che abbiamo dato questa settimana non è una fotografia di oggi, ma è una fotografia che risale a otto, dodici mesi fa, perché questo è il tempo trascorso tra la richiesta di misura cautelare e l'emissione dell'ordinanza cautelare.

  PRESIDENTE. È un periodo lunghissimo dal punto di vista della giustizia, ma dal punto di vista dell'interpretazione del fenomeno non è così lungo.

  GIUSEPPE BORRELLI, procuratore aggiunto. Ha ragione, non dell'interpretazione del fenomeno. A Napoli mi permetto di non essere perfettamente d'accordo. A Napoli sull'area metropolitana è lungo. Nella provincia di Napoli non è molto lungo, ma comunque non ci consente di avere una visione attuale del problema. Questo non dipende, ovviamente, dal fatto che i giudici non vogliano lavorare, ma da una serie di considerazioni per cui probabilmente gli organici vanno potenziati.
  Bisogna stabilire se investire o non investire nel contrasto alla criminalità organizzata. Noi crediamo, per esempio, che quello che faremo nei prossimi mesi dimostrerà che dal punto di vista economico non investire sulla criminalità organizzata porta rilevanti danni anche al bilancio dello Stato. Probabilmente ci rivedremo.
  Sull'ultima questione che riguarda Nola e Marano chiedo la segretazione.

  PRESIDENTE. Propongo di passare in seduta segreta.

  (Così rimane stabilito. I lavori procedono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica).

  GIOVANNI COLANGELO, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. Svolgo due o tre brevissime considerazioni. Lei parlava della rigenerazione dei clan criminali. Io dico che, se si vuole intervenire in questa direzione, bisogna fare in modo che non sia più possibile il reclutamento tra i giovani. Abbiamo visto che, messi in galera i genitori, gli anziani, i nonni, gli zii, via via l'età si abbassa, perché i giovani trovano più conveniente prendere il loro posto, o magari sono stati abituati a Pag. 24ritenere più facile, o magari sono stati educati a ragionare in un determinato modo e sono stati avviati al crimine in una data maniera. Quindi, bisognerebbe, a nostro parere, nel momento in cui lo Stato interviene e rende liberi determinati spazi del tessuto urbano ed extraurbano, comprendere quali siano gli strumenti per allontanare questi ragazzi, per educarli in una maniera diversa, per recidere questo continuo riciclo che si avvale delle forze più giovani.
  Non è un'impresa facile, ma se non ci si prova non ci si potrà mai arrivare. Lo si fa, come diceva il collega, attraverso degli investimenti. Bisogna ritenere che questo sia un settore nel quale è conveniente investire per quello che riguarda il futuro.
  Per esempio, quando siamo intervenuti su Torre Annunziata, su quella che era una roccaforte del gruppo criminale, Palazzo Fienga, l'abbiamo sgomberata. Adesso bisogna vedere: che si fa di quello che era un simbolo di un gruppo criminale che ha operato su quel territorio?
  L'altra iniziativa l'abbiamo adottata pochissimi giorni fa. Nell'intervenire sul rione Traiano, abbiamo sgomberato i locali, i garage e i depositi di cui si erano abusivamente impossessati per restituirli ai proprietari, ma, tra le tante iniziative, stiamo valutando una possibilità.
  Possiamo andare in segretazione, presidente?

  PRESIDENTE. Propongo di passare in seduta segreta.

  (Così rimane stabilito. I lavori procedono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica).

  PRESIDENTE. Ringraziando gli auditi, dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 22.05.