XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 142 di Martedì 7 febbraio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 2 

Audizione del comandante del nucleo operativo ecologico (N.O.E.) Carabinieri di Roma, capitano Marco Cavallo (Svolgimento e conclusione) :
Vignaroli Stefano , Presidente ... 2 
Cavallo Marco , Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) di Roma ... 2 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 
Cavallo Marco , Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma ... 3 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 
Cavallo Marco , Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma ... 3 
Nugnes Paola  ... 4 
Cavallo Marco , Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma ... 4 
Nugnes Paola  ... 4 
Cavallo Marco , Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma ... 4 
Nugnes Paola  ... 4 
Cavallo Marco , Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma ... 4 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 5 
Cavallo Marco , Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma ... 5 
Nugnes Paola  ... 5 
Cavallo Marco , Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma ... 5 
Nugnes Paola  ... 5 
Cavallo Marco , Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma ... 5 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 5 
Cavallo Marco , Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma ... 5 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Cavallo Marco , Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Cavallo Marco , Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Cavallo Marco , Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Cavallo Marco , Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 7 
Cavallo Marco , Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma ... 7  ... 8 
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 
Puppato Laura  ... 8 
Cavallo Marco , Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma ... 9 
Puppato Laura  ... 9 
Cavallo Marco , Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma ... 9 
Puppato Laura  ... 10 
Cavallo Marco , Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma ... 10 
Nugnes Paola  ... 10 
Cavallo Marco , Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma ... 10 
Nugnes Paola  ... 10 
Cavallo Marco , Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma ... 10 
Nugnes Paola  ... 11 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 
Nugnes Paola  ... 11 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 
Nugnes Paola  ... 11 
Cavallo Marco , Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma ... 11 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 
Cavallo Marco , Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma ... 11 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 
Cavallo Marco , Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma ... 11 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 

Audizione del comandante regionale Lazio della Guardia di finanza, generale Bruno Buratti (Svolgimento e conclusione) :
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 
Buratti Bruno , comandante regionale Lazio della Guardia di finanza ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 16 
Buratti Bruno , comandante regionale Lazio della Guardia di finanza ... 16 
Bratti Alessandro , Presidente ... 16 
Buratti Bruno , comandante regionale Lazio della Guardia di finanza ... 16 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 18 
Buratti Bruno , comandante regionale Lazio della Guardia di finanza ... 18 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 
Buratti Bruno , comandante regionale Lazio della Guardia di finanza ... 19 
Bratti Alessandro , Presidente ... 19 
Buratti Bruno , comandante regionale Lazio della Guardia di finanza ... 20 
Bratti Alessandro , Presidente ... 20

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
STEFANO VIGNAROLI

  La seduta comincia alle 12.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma, capitano Marco Cavallo.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) di Roma, capitano Marco Cavallo, che ringrazio per la presenza. L'audizione odierna si inserisce nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sulla regione Lazio. Ricordo che la Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo di depurazione delle acque.
  Avverto il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta. Cedo dunque la parola al comandante Cavallo per lo svolgimento di una relazione introduttiva, al termine della quale seguiranno eventuali domande o richieste di chiarimento da parte dei commissari.

  MARCO CAVALLO, Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) di Roma. Grazie presidente, buongiorno. Ho preparato una relazione, che lascerò agli atti della Commissione, per quanto riguarda l'attività svolta dal nucleo operativo ecologico, di cui sono il comandante, nucleo che – ricordo – ha competenza reale sulla regione Lazio per quanto riguarda gli illeciti di natura ambientale.
  L'attività che abbiamo svolto nel 2016, ovviamente, non termina nell'anno solare del 2016, in parte continua nel 2017, sia come ambito ispettivo, sia come ambito di attività di indagine, di approfondimenti e di altre attività connesse. Solo per dare un'idea dell'attività, nel 2016, come Nucleo operativo ecologico, abbiamo condotto 102 controlli, di cui 90 sono risultati non conformi. Questo ha comportato il deferimento all'autorità giudiziaria di 148 persone, nonché 36 sequestri, per un valore stimato di circa 46 milioni di euro.
  Come operiamo? Operiamo a seguito di esposti e denunce, che ci pervengono in varie forme sia con presentazione diretta da parte di privati cittadini o associazioni presso il nostro comando, sia spesso attraverso la nostra mail istituzionale, che è facilmente reperibile su internet. Nel 2016, di queste ne sono arrivate 190; ovviamente, essendo un servizio di polizia giudiziaria interprovinciale, ci sono pervenute 126 deleghe, tenendo conto che nel Lazio ci sono 9 procure. Abbiamo avuto 87 richieste da parte della nostra struttura territoriale, dall'Arma territoriale, in quanto laddove si ricevono denunce o ci si imbatte in illeciti Pag. 3ambientali, si chiede la nostra competenza; abbiamo quindi svolto 11 attività di indagine d'iniziativa.
  La situazione dei controlli non è omogenea su tutta la regione perché Roma la fa da padrona, nel senso che dei controlli di cui ho fatto menzione, ben 78 sono stati fatti sulla provincia di Roma, comune e provincia, 2 sono stati fatti a Frosinone, 14 a Latina, 2 a Rieti, 6 a Viterbo, per un totale di 102 controlli. I controlli sono svolti abbastanza in profondità. La Commissione sa che fare un controllo di un'attività nell'ambito ambientale è un lavoro certosino.
  Per quanto riguarda il ramo rifiuti, noi abbiamo fatto anche un controllo sugli autodemolitori di Roma e provincia. Abbiamo controllato 10 autodemolitori rottamatori e questo ha comportato il deferimento di 15 persone; nella totalità dei casi abbiamo proceduto al sequestro delle aree dove avvenivano le lavorazioni, in quanto sempre non conformi sotto l'aspetto ambientale, cioè non avevano i requisiti necessari, per cui c'era un potenziale rischio ambientale.
  Anche nell'ambito dei rifiuti sanitari abbiamo condotto 5 controlli su strutture sanitarie e, in linea di massima, non abbiamo trovato criticità nella gestione dei rifiuti, tuttavia in due circostanze abbiamo visto che le aree adibite allo stoccaggio erano prive di quei requisiti. In questo caso devo dire che la nuova normativa, quella introdotta dalla legge n. 68 del 2015, ci ha aiutato perché abbiamo operato con il sistema di prescrizione della polizia giudiziaria.
  Nell'ambito di indagini più complesse, a febbraio 2016 abbiamo eseguito 5 ordini di custodia cautelare agli arresti domiciliari perché, a seguito di un'indagine abbastanza complessa cominciata molto tempo prima, avevamo monitorato una società che si occupa di raccolta rifiuti per conto di un comune dell’hinterland romano, la società L'Igiene urbana; ci eravamo accorti che venivano addebitati costi non dovuti, soprattutto per quanto riguardava il trattamento dei RAEE. Tra l'altro, abbiamo avuto modo di riscontrare favoritismi per quanto riguardava alcuni amministratori locali, soprattutto nell'ambito di assunzioni di personale.
  Noi ci siamo occupati anche dell'incendio che si è sviluppato il 30 giugno 2016 ad Albano, un incendio molto grave, per il quale siamo intervenuti noi, ma ovviamente prima i Vigili del fuoco e anche ARPA e ASL, che hanno fatto dei monitoraggi per quanto riguardava eventuali pericoli per la popolazione. L'incendio è stato devastante perché ha interessato tutta la parte dell'impianto di trattamento meccanico-biologico dei rifiuti, che è una delle strutture portanti di tutta la regione, rendendolo totalmente improduttivo perché le aree sono andate quasi completamente distrutte. Attualmente è sotto sequestro perché lo abbiamo sequestrato noi.
  Abbiamo fatto un'attenta attività di indagine per trovarne le cause e abbiamo individuato più di un fattore colposo, ovvero una negligenza per quanto riguarda la manutenzione dell'impianto antincendio, per il quale l'autorità giudiziaria attraverso un proprio consulente sta svolgendo le opportune verifiche. Non abbiamo trovato dolo, però abbiamo operato in questo senso. Non è stata interessata la discarica (Albano ha anche una discarica di servizio), si era diffusa la notizia che avesse preso fuoco la discarica, ma in realtà non era la discarica, era l'impianto industriale.

  PRESIDENTE. Scusi se la interrompo: per quanto riguarda il TMB di Albano, quindi, è ancora sotto sequestro? Non c'è dolo?

  MARCO CAVALLO, Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma. Diciamo che per quanto riguarda le nostre evidenze non abbiamo riscontrato dolo, ma per noi c'è un fattore colposo per quanto riguarda la manutenzione e la gestione dell'antincendio dell'impianto.

  PRESIDENTE. Va bene, quindi quando potrà essere riattivato, secondo lei?

  MARCO CAVALLO, Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri Pag. 4di Roma. Questo dipende maggiormente dalla società. Intanto bisogna dire che l'impianto è assicurato. Naturalmente, sarà la società che dovrà chiedere il dissequestro non appena termineranno (non ho la situazione aggiornata ad oggi, ma penso che ormai siano ultimati per quanto riguarda la parte della consulenza) e in quel caso potranno essere svolti i lavori, però – ripeto – dipende dalla Pontina Ambiente, che è la società proprietaria del sito.
  Abbiamo svolto anche altre attività per quanto riguarda, ad esempio, un impianto di compostaggio e biomasse a Cittaducale, dove abbiamo visto che per quella tipologia di rifiuto in uscita i codici CER applicati non erano in linea con l'autorizzazione e sono stati entrambi sequestrati. Vorrei affrontare brevemente il discorso ciclo dei rifiuti. Mi riferisco a rifiuti solidi urbani...

  PAOLA NUGNES. Mi perdoni, quale impianto di compostaggio è stato sequestrato?

  MARCO CAVALLO, Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma. Il nome in questo momento mi sfugge, però non ci sono molti impianti nel reatino e questo si trova a Cittaducale: sono un impianto di biomassa e un impianto di compostaggio. Sono impianti collegati perché la frazione che usciva dal compostaggio, poi veniva mandata all'impianto di biomassa.
  Questa è stata un'attività che abbiamo svolto insieme all'ARPA di Rieti e, anche in quel caso, abbiamo visto che i codici CER attribuiti non erano corretti, in quanto venivano mandate a incenerimento frazioni organiche con un trattamento che non prevedeva quel codice CER.

  PAOLA NUGNES. Quindi, prima l'impianto di biomasse e poi l'impianto di compostaggio?

  MARCO CAVALLO, Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma. No, è il contrario: prima l'impianto di compostaggio, da cui usciva una parte di frazione, quindi una parte può essere mandata a biomassa. Entrambi erano collegati. Ovviamente, l'impianto di biomassa raccoglie anche da altri. Dopo questa attività, l'autorità giudiziaria ha disposto il sequestro.

  PAOLA NUGNES. Grazie.

  MARCO CAVALLO, Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma. Torno al discorso del ciclo dei rifiuti. Nella regione Lazio sono 8 gli impianti di trattamento meccanico biologico che ricevono gli RSU da tutti i comuni del territorio regionale; tra questi 8 ho menzionato anche quello di Albano, sebbene sia fermo; ci sono, quindi, 7 impianti di smaltimento, in parte attivi e in parte che hanno in corso autorizzazioni per nuovi lotti.
  In questo momento stiamo svolgendo un'attività di controllo maggiormente sulla capitale e abbiamo effettuato controlli per quanto riguarda i TMB di proprietà della E. Giovi srl, che sono i 4 TMB di Roma collocati all'interno del sito di Malagrotta, mentre 2 sono di proprietà di AMA (Rocca Cencia e Salario), come sapete perché vi abbiamo fatto anche dei sopralluoghi insieme. C'è anche un altro aspetto delicato in merito al ciclo dei rifiuti che riguarda la parte della termovalorizzazione. Nel Lazio ci sono 3 impianti: 2 a Colleferro, gestiti dalla EP Sistemi e da Lazio Ambiente; un altro sta a San Vittore nel Lazio, gestito dal gruppo ACEA. Quelli di Colleferro in questo momento sono fermi, ma anche nel 2016 hanno lavorato assai poco. Per dare un'idea, nel 2016 il primo impianto ha avuto 27 fermi per manutenzione per 192 giorni, lavorando 41.000 tonnellate su un complessivo autorizzato di 110.000. Il secondo impianto ha avuto 22 fermi per manutenzione per 140 giorni, lavorando 50.000 tonnellate, quindi parliamo di lavorazione sotto la metà del quantitativo autorizzato. Il punto è che, ancora oggi, questi impianti sono fermi: il primo dal 3 dicembre e il secondo dal 25 gennaio, in quanto dovranno fare importanti lavori di manutenzione e hanno previsto un fermo di circa 6 mesi, sperando che non sia una previsione ottimistica. Raccolgono il CDR e Pag. 5il CSS prodotto all'interno della regione Lazio, per cui sono nodi strategici per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti; è vero che il CDR può essere portato fuori regione, però più ci si allontana e più si hanno costi maggiori e tutta un'altra serie di situazioni.
  Per quanto riguarda San Vittore del Lazio, invece, abbiamo visto che c'è un'ottima rispondenza perché hanno tre linee: la seconda e la terza lavorano a pieno regime; la prima ha avuto un importante revamping e sta rioperando da ottobre 2016. A regime, hanno lavorato 300.000 tonnellate all'anno – quantitativi importanti – e hanno in corso un aumento dell'autorizzazione per arrivare a 359.000 tonnellate complessive all'anno.

  PRESIDENTE. Quindi, sostanzialmente, in questi controlli non si sono trovate criticità o fatti illeciti? Su San Vittore nulla da segnalare, però nemmeno su Colleferro, a parte il fatto che lavorino a metà?

  MARCO CAVALLO, Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma. No, non abbiamo contestato alcun illecito. C'è da dire che il NOE svolge un'attività investigativa che però è sempre relativa a un'attività informativa, cioè cerchiamo di avere conoscenza di tutto il ciclo dei rifiuti per quanto riguarda soprattutto la parte indifferenziata, per capire ed eventualmente intervenire, però per quanto riguarda la gestione non abbiamo notato violazioni, quantomeno delle prescrizioni AIA. Certo, un impianto di termovalorizzazione che si ferma per periodi così lunghi va a incidere sul sistema generale.

  PAOLA NUGNES. Se lo stato manutentivo di questi impianti è così deficitario da prevedere fermi così frequenti, le emissioni, ovvero l'impatto ambientale che essi provocano è nei limiti di legge o ci sono sforamenti, visto che si tratta di un impianto così vecchio e maltenuto?

  MARCO CAVALLO, Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma. Quando l'impianto è fermo, non ha emissioni.

  PAOLA NUGNES. Io, chiaramente, intendevo quando è in esercizio!

  MARCO CAVALLO, Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma. Ovviamente, questi sono costantemente monitorati per il controllo delle emissioni: è un controllo tecnico, prettamente scientifico, monitorato costantemente da ARPA, altrimenti ne nasce un'informativa di cui veniamo informati. ARPA, per quanto possa operare anche in veste di ufficiale di polizia giudiziaria, ha comunque necessità di un supporto da parte di una forza di polizia. Sotto questo aspetto, però, non abbiamo rilevato criticità. Volevo menzionare l'operazione condotta dal Gruppo Carabinieri Forestale di Frosinone. Il 25 gennaio sono stati eseguiti sequestri di impianti di trattamento; come NOE abbiamo collaborato fornendo personale nell'esecuzione, ma non nell'attività di indagine.

  PRESIDENTE. L'operazione Maschera?

  MARCO CAVALLO, Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma. Sì, l'operazione Maschera, che ha comportato sequestri su Roma, Latina e Frosinone. Sono stati sequestrati degli impianti; è stato nominato un commissario giudiziale, ma questo non ha comportato il fermo impianti perché ha assicurato la continuazione della lavorazione e il ripristino di una corretta lavorazione dei rifiuti (lo menziono perché l'attività di indagine non è stata condotta da noi, ma abbiamo operato anche noi in esecuzione, per cui siamo stati interessati alla vicenda).
  Registriamo il permanere del fenomeno di tombamenti di rifiuti, soprattutto nel ramo delle costruzioni, delle demolizioni. Recentemente, a fine 2016, abbiamo sequestrato un'area di 17.000 metri quadrati nella provincia di Roma, dove venivano sversati oltre 25.000 metri cubi di materiale da demolizione, peraltro sporco, ossia non epurato di altre frazioni che, sebbene minoritarie, comunque c'erano.
  Abbiamo sequestrato e contestato il reato di discarica, ovvero di gestione non Pag. 6autorizzata di rifiuti; abbiamo rimesso all'autorità giudiziaria, in questo caso di Velletri, per la valutazione di eventuale traffico e abbiamo contestato, naturalmente, anche il reato di inquinamento e violazione delle norme urbanistiche, in quanto hanno alzato il piano strada di quasi 4 metri, tra l'altro in un'area sottoposta a vincolo paesaggistico, area privata.

  PRESIDENTE. Può dirci dove sia quest'area e chi sia accusato?

  MARCO CAVALLO, Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma. Sinceramente, non ricordo i singoli soggetti.

  PRESIDENTE. Quindi non è una società?

  MARCO CAVALLO, Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma. No. Abbiamo deferito queste persone e adesso stiamo interessando gli enti locali per il discorso della bonifica e del ripristino dell'area.

  PRESIDENTE. Dove si trova questa area?

  MARCO CAVALLO, Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma. La competenza è Velletri, il comune è Pomezia. Come dicevo, registriamo ancora il fenomeno dei tombamenti di rifiuti, non in modo organizzato ma comunque con più persone coinvolte. È un fenomeno che attenzioniamo sempre, in questo caso abbiamo addirittura posto una videosorveglianza per poter monitorare il sito per lungo tempo. Per quanto riguarda la depurazione e gli scarichi, abbiamo fatto una campagna, che sta continuando ancora per quanto riguarda i cantieri navali, che ci è stata richiesta dal comando superiore. Abbiamo svolto 10 controlli su Gaeta, Anzio e Fiumicino, che hanno poi portato al deferimento di 12 persone e al sequestro di 7 attività perché i cantieri navali sono quasi sempre collocati vicino a specchi d'acqua del mare: si usano i prodotti e poi tutto si sversa. Questa cosa, naturalmente, non è in linea con la normativa, per cui ci sono stati i sequestri. Anche qui abbiamo operato con il sistema prescrittivo e abbiamo interrotto tutta questa attività. Gli imprenditori hanno adottato i necessari accorgimenti e stanno raccogliendo le acque, anche perché altrimenti, se permane questa situazione, la procura non dispone il dissequestro.
  Abbiamo fatto anche dei controlli a dei depuratori. Facciamo spesso dei controlli ai depuratori su richiesta dell'autorità giudiziaria, in certe circostanze o su segnalazione; ora stiamo monitorando anche due fiumi, tra cui il fiume Almone, sempre a seguito di esposto di un'associazione; la stessa cosa accade per quanto riguarda il Rio Galeria. Noi teniamo molto più il controllo su eventuali scarichi abusivi per quanto riguarda le attività industriali, che sono potenzialmente più pericolosi, ma verifichiamo anche i depuratori di acque reflue non industriali, sebbene la violazione sia, nella maggioranza dei casi, di carattere amministrativo.

  PRESIDENTE. Ha parlato di controlli dei depuratori e dei fiumi: quali sono stati gli esiti di questi controlli?

  MARCO CAVALLO, Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma. Per quanto riguarda i cantieri navali, prima ho menzionato le aree. Su Colleferro era un depuratore consortile che operava in assenza di autorizzazione; noi abbiamo fatto le analisi; si rispettavano comunque i parametri della tabella, però era un depuratore senza autorizzazione. L'autorizzazione è stata ottenuta, per cui sotto questo aspetto la criticità è stata superata.
  Abbiamo controllato il depuratore a Marcellina, in provincia di Roma; anche lì c'era stato uno sforamento dei parametri, emerso dal primo controllo (ovviamente, ci supporta ARPA poiché noi non abbiamo laboratori); tale sforamento ha previsto un'informativa di reato perché era un depuratore con scarico diretto sul terreno, non su altro specchio d'acqua. Noi controlliamo anche successivamente, cioè monitoriamo in seguito. In quel caso, c'è stato un rientro Pag. 7nei parametri. Ci concentriamo sulle responsabilità perché è nostro dovere, però cerchiamo anche di verificare il superamento delle criticità ambientali, cioè di non terminare in quel momento, in quel posto il nostro lavoro, riproponendo le analisi (che poi sono tornate nella norma).
  Per quanto riguarda il discorso dei siti di bonifica, abbiamo svolto un'attività ad Aprilia su 4 località: via Savuto, che è località La Gogna, via Scrivia, località Sant'Apollonia, località Sassi Rossi e Pietra del Sole. Queste attività non sono terminate, cioè sono ancora in corso. Per via Savuto abbiamo chiesto anche il supporto dell'Istituto nazionale di geologia e vulcanologia, per verificare con i loro strumenti eventuali masse ferrose al di sotto e purtroppo abbiamo avuto riscontro positivo; tuttavia, da un'analisi approfondita ci siamo accorti che questi tombamenti risalgono agli anni ’90; lì era stata anche fatta un'attività iniziale di bonifica, che poi si è interrotta, per cui se sotto l'aspetto penale non c'è più possibilità di perseguire fatti così risalenti nel tempo, però, ovviamente, abbiamo dato impulso agli enti locali, in questo caso al comune, per attivare tutte le procedure di bonifica e ripristino dei luoghi. Si dovrà quindi indire la conferenza dei servizi e tutta la relativa procedura, che purtroppo è molto lunga, molto articolata e complessa, in quanto prevede una serie di analisi: questa si era inspiegabilmente interrotta già tanti anni fa.
  Stiamo quindi seguendo questi siti per quanto riguarda il discorso bonifiche. Per quanto riguarda invece i nostri controlli in merito ad abbandoni di rifiuti o discariche, in tema di legge n. 68, cioè della prescrizione da parte della polizia giudiziaria, abbiamo sempre superato queste criticità perché impartendo la prescrizione ai privati, abbiamo verificato che poi essi ottemperano. Nel caso invece di aree pubbliche, abbiamo interessato i sindaci, i quali, con le loro ordinanze, hanno superato le criticità; per quanto riguarda queste aree operiamo contestualmente al nostro controllo e in tempi relativamente brevi riusciamo a ripristinare la situazione.
  Solo una nota. Abbiamo fatto anche un controllo per quanto riguarda il discorso degli shoppers, che è stato fatto a livello nazionale. Nel caso del Lazio abbiamo sequestrato 450.000 buste di plastica prive dei requisiti di compostabilità e di biodegradabilità. In questo caso è prevista una sanzione amministrativa e anche il sequestro è amministrativo. Si tratta di bancali perché siamo andati dai produttori: non abbiamo fatto un controllo a valle, bensì abbiamo fatto un controllo a monte, cioè su chi li commercializzava.

  PRESIDENTE. Che irregolarità avevano? Non rispondevano ai parametri?

  MARCO CAVALLO, Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma. Esatto, non rispondevano ai requisiti di compostabilità e di biodegradabilità. Volevo fare menzione alla legge n. 68 del 2015 perché se è vero che questa è entrata in vigore a maggio del 2015, però nel 2016 è andata più a regime, anche perché le stesse procure hanno dato le loro disposizioni; abbiamo quindi dovuto trovare una quadratura perché la legge, in alcuni punti, per quanto riguarda la polizia giudiziaria, aveva necessità di qualche chiarimento. Nel 2016 noi l'abbiamo applicata per 19 casi, con un bilancio positivo perché le criticità ambientali riscontrate sono state tutte superate (a parte i casi in cui c'è il bisogno di autorizzazioni e quindi di seguire l'iter burocratico); comunque, i soggetti interessati hanno presentato tutto, ad esempio per quanto riguarda gli scarichi. Solo in un caso non hanno pagato, negli altri casi pagheranno alla scadenza del termine o hanno già pagato. Questo comporta per la polizia giudiziaria un onere iniziale molto più gravoso perché nel momento in cui viene rilevata l'infrazione, la procedura prevede la violazione penale (che riguarda, comunque, soltanto il testo del 152 del 2006 nelle parti contravvenzionali e per quanto riguarda i rifiuti non pericolosi). Però è anche vero che la risposta è immediata e quindi, una volta fatta la prescrizione, che però viene necessariamente asseverata dall'organo tecnico (il che è un Pag. 8onere maggiore ma anche una maggiore sicurezza di aver centrato l'obiettivo), la risposta, per quanto riguarda le persone che si sono rese responsabili, è stata pronta nella totalità dei casi. Questo comporta una deflazione dei procedimenti penali perché c'è il pagamento di una sanzione, ma anche, successivamente, andando a regime, moltissime convocazioni in udienza per quanto riguarda i procedimenti instaurati in passato; noi già non siamo in numero notevole e spesso il personale va in testimonianza nelle varie aule del tribunale (Cassino, Rieti, Frosinone, Roma); queste sono giornate di lavoro perse, laddove poi, come sapete, il processo stesso a volte non viene celebrato e sono spesso prescritte le pratiche, che per essere istruite richiedono tempo. In questo modo anche chi ha commesso la violazione ha minor necessità di celebrare un processo, anche per i costi contenuti. C'è, quindi, la parte della sanzione, però, forse, in futuro quella andrebbe armonizzata per quanto riguarda gli importi; alla fine, però, ha sicuramente un importo minore rispetto a un procedimento penale. L'ultima nota riguarda il discorso del terremoto verificatosi il 24 agosto 2016, che ha riguardato il reatino, dove c'è il tema delle macerie e dove quindi noi non potevamo non svolgere un monitoraggio su quanto sta avvenendo. Ovviamente, la scelta è competenza degli enti locali, però verifichiamo che non ci siano criticità perché, dopo l'emergenza, c'è tutta la fase di ricostruzione.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BRATTI

  MARCO CAVALLO, Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma. Per quanto riguarda il discorso post-terremoto nelle zone del reatino, che rientrano in quelle di competenza del NOE della regione Lazio, in questo momento sono già state avviate le procedure per la rimozione. C'è una società incaricata per quanto riguarda l'amianto e laddove la presenza di quest'ultimo sia segnalata dai Vigili del fuoco o dalla società incaricata al trasporto, si opera immediatamente e si provvede all'incapsulamento per poi inviare via questo amianto. Sul posto vi è una società che si occupa di una prima differenziazione dei vari materiali, separando RAEE, legno, macerie, in maniera tale da poterli poi avviare a trattamento e smaltimento. Gran parte delle macerie viene caricata su mezzi di una società o dell'Esercito e vengono portate presso la cava del comune di Posta, la Cava Carpelone.
  Questa cava ha un'area non più utilizzata in cui vengono messe le macerie, classificate in tre gruppi perché tutte le macerie che provengono dal centro storico sono sotto il diretto controllo dei funzionari del MiBAC, che verificano quanto sia recuperabile in virtù della ricostruzione; poi c'è un secondo gruppo, che è misto e che quindi viene verificato, altrimenti potrà essere mandato a trattamento; un terzo gruppo, infine, è in zone non di interesse storico.
  È stato anche posizionato un impianto di frantumazione delle macerie, in maniera tale da poter utilizzare anche queste per la ricostruzione. È stata individuata un'area e c'è anche la raccolta delle acque, che confluiscono in una vasca di decantazione, in maniera tale da evitare eventuali possibili inquinamenti. Analogamente, è stata individuata ad Accumoli un'altra cava, la Cava Vallicelle, dove si sta operando con lo stesso sistema. Questa è la nostra attività di controllo al fine di non intralciare le operazioni di ricostruzione, che sono molto complesse e di escludere criticità per quanto riguarda il rispetto della normativa ambientale, che ovviamente è necessario rispettare.

  PRESIDENTE. Prego, le domande. Senatrice Puppato.

  LAURA PUPPATO. Grazie, presidente. Può essere che faccia delle domande le cui risposte sono già contenute nella vostra relazione, ma velocemente le vorrei chiedere alcune cose. Ci siamo già visti circa un anno e mezzo fa, comandante Cavallo, e lei lamentava il fatto che avevate soltanto 14 figure all'interno dei NOE Lazio, con 10 Pag. 9procure interessate e una serie di altre difficoltà; vorrei capire, anche in ragione degli interventi legislativi di nostra competenza, se l'inserimento del Corpo forestale, a cui lei accennava poc'anzi relativamente a un'operazione, stia fornendo dei contributi anche in relazione alle attività in corso e a quelle che si sono rese necessarie. Volevo anche chiederle se stiate promuovendo dei filoni o vi rifacciate, come già diceva la volta scorsa, alla richiesta da parte delle procure, che sono nutrite e quindi occupano larga parte del vostro lavoro.
  Lei accennava inoltre a due questioni sulle quali vorrei maggiori informazioni. La prima riguarda l'operazione Maschera, in cui lei accennava al sequestro di impianti, ma non ci ha detto quali e quanti; vorrei quindi chiederle di essere più esplicito rispetto a questa operazione. L'altra questione riguarda invece il grave incendio che si è verificato nell'impianto TMB di Albano. Su questo – non so se preferisca rispondere in forma riservata – vorrei sapere se abbiate fatto delle indagini che possano dimostrare il coinvolgimento di una criminalità organizzata a monte del delitto perpetrato, se siate sulle tracce di qualcuno, ovvero se abbiate elementi informativi da darci rispetto a questo fatto estremamente rilevante. Grazie.

  MARCO CAVALLO, Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma. Noi, come Nucleo operativo ecologico, siamo sempre 14 unità, ma è chiaro che l'ingresso del Corpo forestale nell'Arma dei carabinieri è sicuramente un fattore positivo. Ho portato l'esempio dell'operazione Maschera perché l'Arma dei carabinieri, l'Arma territoriale ma anche noi come NOE, abbiamo tutti fornito un contributo importante perché non c'erano soltanto gli impianti da sequestrare, ma c'era anche tutta un'attività di perquisizione collegata, quindi, in termini di personale e mezzi, abbiamo fornito un contributo che credo sia apprezzato e apprezzabile. Noi, quindi, continuiamo.
  C'è da dire che l'unione è avvenuta il 1° gennaio e siamo quindi ancora in una fase iniziale, però c'è già un maggiore scambio di informazioni perché abbiamo maggiori contatti con la loro organizzazione territoriale (adesso si chiamano gruppi), per cui c'è un maggiore interscambio. Evitiamo sovrapposizioni e, in questo senso, penso che si svilupperà sempre di più la cooperazione; poi vedremo gli ulteriori cambiamenti che deciderà il nostro vertice.
  Per quanto riguarda il discorso dei filoni, entrambe le cose: come servizio di polizia giudiziaria, laddove si apre un procedimento penale, lavoriamo su delega della procura; poi, è chiaro che la delega riguarda a volte dei filoni, a volte delle situazioni singole. Se l'esposto riguarda un sito produttivo nella provincia di Latina perché tratta rifiuti, che comunque investe l'aspetto ambientale, che abbiamo delega o che abbiamo una denuncia, è chiaro che si apre un procedimento penale e ci occupiamo di quello. Laddove, invece, svolgiamo un'attività più complessa, si fa riferimento a più situazioni, per cui si apre in questo caso un filone. Il discorso è certamente interconnesso. È chiaro che dobbiamo andare per obiettivi in relazione alle forze che abbiamo; essendo il NOE collocato a Roma e avendo un'area così vasta, non siamo certamente di prossimità. La prossimità la fa la nostra Arma territoriale, alla quale andiamo in supporto in numerosissimi casi.

  LAURA PUPPATO. Le spiego la ragione della domanda: subito dopo audiremo il comandante della Guardia di finanza e loro hanno scelto, da quanto ci hanno comunicato nella relazione preventiva, di seguire un paio di filoni soprattutto, tra cui quello relativo ai materiali ferrosi, a cui lei, peraltro, faceva cenno nella sua relazione. Volevo capire se anche in questo caso ci sia uno scambio di informazioni, se ci sia un'attività congiunta o ciascuno prosegua in proprio.

  MARCO CAVALLO, Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma. No, in questo caso, come NOE, non abbiamo attività congiunta in questo filone; naturalmente, se disponiamo di informazioni esigibili, siamo ben contenti di Pag. 10dargliele e così come a volte chiediamo alla Guardia di finanza di darci qualche suggerimento nell'ambito delle amministrazioni, la stessa cosa facciamo noi con loro: se ci chiedono, noi ben volentieri andiamo in supporto. Se però stanno lavorando su delega, è chiaro che sanno loro quali sono le loro attività.
  Per quanto riguarda il discorso dell'operazione Maschera – ripeto – non è un'operazione che abbiamo svolto noi come attività di indagine: l'ha svolta il gruppo carabinieri forestali di Frosinone. Sono stati sequestrati 10 impianti di trattamento; cito i più noti perché gli altri sono meno noti (ovviamente, nell'ambito della regione amministrativa Lazio): la SAF e la MAD.
  La SAF è l'impianto di trattamento meccanico biologico che tratta i rifiuti solidi urbani di tutto il frusinate e anche qualcosina della provincia di Latina nella parte più in basso; la MAD è la discarica che riceve la parte che esce dal TMB. L'altra attività ha riguardato la società E. Giovi, che è stata sequestrata, quindi anche la gestione della E. Giovi, che è importante. Non ricordo gli altri obiettivi perché non ho svolto l'attività. Mi faceva piacere dire ciò perché si ricollegava sia al ciclo dei rifiuti, sia alle attività che noi facciamo congiuntamente con il gruppo forestale carabinieri.
  Per quanto riguarda Albano, le posso dire che negli ultimi anni ci sono stati tre incendi ai TMB. C'è stato poi un incendio, un po’ meno noto, per quanto riguarda Viterbo e un incendio, più noto, al Salario; un terzo incendio è questo del quale ci siamo occupati. Per quanto riguarda quello di Viterbo, in quel periodo avevamo un'attività molto importante proprio su quell'impianto, un'attività che ha portato, in termini giudiziari, anche a dei risultati importanti. Tuttavia le posso dire, anche con molta consapevolezza, che quell'incendio è stato veramente un incendio fortuito, nel senso che noi in quel periodo monitoravamo molto attentamente quel sito: le posso dire che quell'incendio non aveva nessuna natura colposa. Del TMB Salario, il NOE non si è occupato; se ne sono occupati altri, però il fermo impianto è stato relativamente breve, quindi i danni sono stati più limitati; tuttavia non ho modo di dire le ragioni per cui si sia generato l'incendio.
  Per quanto riguarda invece il TMB di Albano, le posso assicurare che abbiamo ascoltato un numero impressionante di persone, abbiamo svolto un'attività abbastanza attenta e, anche in questo caso, ne è uscita una responsabilità – ovviamente, tutta da accertare in sede di aule di tribunale – per un fattore di negligenza nella manutenzione del sistema antincendio, che avrebbe dovuto funzionare. In quel caso i danni sono stati rilevanti. Tenga conto che per spegnere l'incendio i Vigili del fuoco sono stati veloci per quanto riguarda la parte visiva ma, siccome questo continua anche dopo, essi hanno impiegato una settimana per spegnere del tutto l'incendio; sono intervenuti con più mezzi e anche ARPA e ASL hanno messo in campo le loro risorse. È stata fatta un'attività certosina sotto tutti gli aspetti, però, in questo momento, non abbiamo riscontro di evidenze per cui dietro tale episodio ci possa essere un gruppo criminale, il che non lo esclude aprioristicamente, però io devo parlare per come opero e nel caso di Viterbo posso escludere ciò con dati di fatto.

  LAURA PUPPATO. È doloso Albano?

  MARCO CAVALLO, Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma. No, colposo!

  PAOLA NUGNES. Le domande che volevo porre le ha fatte la senatrice Puppato, però per la questione dei carabinieri forestali volevo qualche precisazione, se possibile. Lei dice che i NOE sono 14 unità, ma a quanti uomini corrispondono?

  MARCO CAVALLO, Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma. Sono 14 militari.

  PAOLA NUGNES. Per tutto il territorio laziale?

  MARCO CAVALLO, Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri Pag. 11di Roma. Sì, è proprio la nostra forza organica.

  PAOLA NUGNES. Lei ha detto che i carabinieri forestali sono divisi in gruppi: sa dirmi a che tipo di forza unità (uomini/donna) corrispondano questi gruppi e quanti sono?

  PRESIDENTE. Se ci interessa saperlo, lo chiediamo magari per iscritto al comando....

  PAOLA NUGNES. Certo, però, visto che sono parte dell'organizzazione interna...

  PRESIDENTE. Possiamo chiedere a che punto è la situazione organizzativa, ma questa non è una sua responsabilità.

  PAOLA NUGNES. Su tutto il territorio laziale queste unità/uomo sono 14 per quanto riguarda i NOE e questa è una cosa che va rilevata. È stato risposto che sicuramente c'è un miglioramento perché c'è una nuova forza che interviene. Volevo quantizzare il dato, se è possibile.

  MARCO CAVALLO, Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma. Io non ho assolutamente i numeri; posso dire che i loro comandi provinciali hanno assunto la denominazione di gruppi, per cui nella regione i 5 comandi sono diventati 5 gruppi. Indubbiamente loro sono maggiormente di prossimità, cioè sono dislocati più capillarmente rispetto a noi, ma c'è anche una ragione storica. Noi eravamo un'organizzazione specialistica dell'Arma, che svolgeva questa attività nell'ambito ambientale, che nel tempo ha acquisito una maggiore valenza, sino agli ultimi interventi. In futuro questa organizzazione, attraverso il nostro comando unità tutela forestale ambientale agroalimentare implementerà maggiormente i controlli su questo settore. Quello che le posso dire è che c'è una collaborazione, un interscambio con loro perché facciamo parte della stessa organizzazione (evitiamo quantomeno di sovrapporci): se abbiamo informazioni su un determinato sito gliele diamo, se dobbiamo fare un intervento chiediamo se loro si siano già attivati. Questo è già un grande passo avanti per ottimizzare.

  PRESIDENTE. Vorrei chiederle una cosa. Ho letto la relazione che avete mandato. Rispetto alle società che fanno raccolta e spazzamento in alcune zone della costa, tipo Nettuno e Anzio, società che hanno vissuto momenti complicati, anche nel rapporto con la giustizia, avevano interdittive antimafia (una è l'IPI, ma ce ne sono altre): avete indagini rispetto a queste situazioni?

  MARCO CAVALLO, Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma. In questo momento non abbiamo attività di indagine su queste aree, ma non è detto che non verranno fatte nel prossimo futuro.

  PRESIDENTE. Sappiamo – non è un segreto – che ci sono problemi rilevanti con la società che aveva – o aveva vinto – l'appalto perché hanno bloccato anche l'attività; ci sono stati momenti di tensione. Visto che ormai in alcune aree del Paese sulla raccolta e lo spazzamento, purtroppo, ci sono problemi di infiltrazioni di tutti i generi, vorrei capire se sia in atto o ci sia l'intenzione di mettere sotto osservazione queste situazioni critiche.

  MARCO CAVALLO, Comandante del nucleo operativo ecologico (NOE) Carabinieri di Roma. Ovviamente non escludo che altre forze di polizia stiano operando in questo senso perché non abbiamo l'esclusiva su questo settore, anzi concorriamo spesso con altre forze di polizia in funzione di un aspetto tecnico ambientale, ma c'è anche un aspetto imprenditoriale e autorizzativo che va al di là, quindi anche altre forze di polizia si occupano di questi settori, anche con risultati notevoli.

  PRESIDENTE. Noi la ringraziamo per la sua disponibilità. Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione del comandante regionale Lazio della Guardia di finanza, generale Bruno Buratti.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della Pag. 12seduta odierna viene assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso. L'ordine del giorno reca l'audizione del comandante regionale Lazio della Guardia di finanza, generale Bruno Buratti. Il comandante è accompagnato dal tenente colonnello Andrea Bello, comandante del gruppo di Formia, dal capitano Rosario Masdea, comandante della compagnia di Civita Castellana, nonché dal capitano Bianca Giacalone dell'Ufficio operazioni del comando regionale Lazio, che ringrazio per la loro presenza. L'audizione odierna si inserisce nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sulla regione Lazio.
  Ricordo che la Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo di depurazione delle acque.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta. Questo nel caso in cui ci fossero delle indagini che avete piacere rimangano coperte dal segreto istruttorio.
  Nel cedervi la parola – ci avete già mandato una relazione dettagliata – vi chiederei di focalizzarvi proprio sulle singole questioni che ritenete più utili per la Commissione. Dal punto di vista generale, ci avete mandato una relazione e abbiamo visto che avete fatto un inquadramento della vicenda, il che va benissimo. Oggi, in audizione, chiederemmo di focalizzarvi sulle questioni che ritenete più importanti, più recenti e di maggiore interesse per la Commissione. Do la parola al generale Buratti.

  BRUNO BURATTI, comandante regionale Lazio della Guardia di finanza. Signor presidente, la ringrazio, così come ringrazio tutta la Commissione per aver offerto questa possibilità di esporre l'attività svolta dalla Guardia di finanza del Lazio nel settore del traffico di rifiuti e fenomeni illeciti connessi. Faccio ammenda alla Commissione per tutto ciò che riguarda l'inquadramento ordinativo-organizzativo e i compiti della Guardia di finanza in materia ambientale, che mi risulta siano stati esposti più volte. Ricordo soltanto che la Guardia di finanza ha in questo settore una funzione sostanzialmente concorsuale, con alcuni aspetti di specificità connessi al ruolo del comparto aeronavale per la vigilanza aerea dei siti.
  Voglio soltanto aggiungere, magari anche per curiosità, le conseguenze dell'applicazione del decreto legislativo n. 177 del 2016, che ha comportato l'accorpamento del Corpo forestale dello Stato nell'Arma dei carabinieri per gli effetti che ha avuto sul comando regionale Lazio, invero abbastanza limitati in termini numerici. Abbiamo assorbito la squadra nautica e marittima del Corpo forestale dello Stato di Sabaudia e i relativi compiti di sorveglianza delle acque prospicienti l'area naturale protetta del Parco nazionale del Circeo. In estrema sintesi, si tratta di quattro persone, quindi diciamo che l'impatto, per quanto ci riguarda, è stato abbastanza limitato. Il personale è stato inglobato nell'ambito della nostra struttura di Terracina, che è lì vicino. Detto questo, passerei direttamente all'analisi del fenomeno dal punto di vista dell'attività di servizio che svolgiamo. Come accennavo, l'attività di controllo nel settore, avendo noi una funzione di tipo concorsuale con altre forze di polizia, trova generalmente spazio in connessione con lo svolgimento dei tradizionali compiti di istituto. Gli interventi operativi sono effettuati per la gran parte attraverso i tradizionali strumenti ispettivi di carattere amministrativo, oppure attraverso attività di polizia giudiziaria d'iniziativa o delegata.
  In questo quadro, parto da alcuni dati numerici per poi focalizzare su alcuni specifici contesti investigativi che ritengo possano essere di interesse. Segnalo che nel Lazio sono stati effettuati, durante il triennio 2014-2016, 524 interventi operativi complessivi, che hanno consentito di riscontrare 548 violazioni, verbalizzare 591 responsabili, Pag. 13 denunciare 186 persone, porre sotto sequestro più di 7.500 tonnellate di rifiuti speciali pericolosi e non, aree demaniali e terreni per oltre 68.000 metri quadri e 44 manufatti immobiliari.
  Una parte considerevole degli interventi operati dal Corpo, riferiti ai numeri che vi ho appena esposto, riguarda la scoperta di discariche abusive, debbo dire molto diffuse, che testimoniano un persistente e diffuso malcostume in tutte le province laziali, prevalentemente nella provincia di Roma, semplicemente per un problema dimensionale. Il fenomeno consiste nell'abbandono di rifiuti di diversa natura, dalle autovetture ai ciclomotori, dai rottami ferrosi ai fusti di olio esausto, fino a prodotti chimici, vernici, apparecchiature elettriche ed elettroniche e quant'altro la fantasia possa prefigurare. Questi servizi sono il frutto della diuturna attività di controllo economico del territorio, che spesso porta le nostre pattuglie anche a imbattersi in siti dove la chiusura delle attività produttive preesistenti ha lasciato il posto a vere e proprie bombe ecologiche, con l'abbandono incontrollato di rifiuti speciali e pericolosi.
  Farei, quindi, sostanzialmente, due distinzioni: quella delle discariche abusive e quella dei siti industriali abbandonati che poi vengono adibiti a discarica.
  In linea di massima, le violazioni penali più frequentemente rilevate sono quelle di cui agli articoli 192 (divieto di abbandono) e 256 (attività di gestione di rifiuti non autorizzati) previste dal decreto legislativo n. 152 del 2006, recante «Norme in materia ambientale».
  Solo per fare un esempio, nel mese di giugno del 2014 la compagnia di Rieti ha individuato, unitamente a funzionari della locale ASL e con il supporto dei Vigili del fuoco, un'area sulla quale erano stoccati numerosi residui inquinanti provenienti da lavorazioni industriali, scarti di cantiere, pneumatici, cisterne arrugginite, fusti di ferro chiusi e interrati, sostanze oleose bituminose e lastre di Eternit, il tutto in evidente stato di degrado e abbandono.
  L'area in questione, insistente nel comune di Vazia, in provincia di Rieti, è risultata essere nella disponibilità di una società di costruzione di strade, autostrade e piste aeroportuali in attività dal 1991. Questa area era sottoposta a vincolo idrogeologico e paesaggistico. La massa di rifiuti depositata in decenni di sversamento incontrollato aveva invaso il sito naturale di un corso d'acqua, tanto da modificarne il percorso prima del suo deflusso verso una sottostante area boschiva. L'attività ha portato alla denuncia di un responsabile e al sequestro del complesso industriale insistente su un'area di 14.000 metri quadri.
  Adesso farò cenno anche a servizi di cui avete avuto cognizione in precedenti audizioni, in particolare dal comandante provinciale di Viterbo. In tal caso, farò presente cos'è cambiato rispetto a ciò che avete già sentito. Tra gli interventi di interesse segnalo che la compagnia di Civita Castellana, nel triennio 2014-2016, ha sottoposto a sequestro numerose aree industriali, compresi i capannoni dismessi ivi insistenti, all'interno delle quali è stata rilevata finanche la presenza di solventi chimici, fibroceramica, scarti ceramici, materiali ferrosi arrugginiti, coperture di Eternit divelte, autovetture e motocicli.
  Gli interventi sono stati eseguiti nella maggior parte dei casi con il supporto specialistico dell'Ufficio regionale amianto, avente sede proprio a Civita Castellana. Dopo aver segnalato i responsabili alle competenti autorità giudiziarie e/o alla provincia di Viterbo, la quasi totalità delle attività ha avuto come epilogo la bonifica delle aree sequestrate dal reparto del Corpo, come nel caso di un cementificio abbandonato da oltre trent'anni dalla società proprietaria, che è un importante gruppo di rilevanza nazionale.
  In questa fase la partecipazione della Guardia di finanza è stata richiesta espressamente dall'autorità giudiziaria o dall'ente locale quale supervisore al ripristino dello stato dei luoghi. Segnalo questa fenomenologia perché si tratta di casi nei quali questi siti erano noti e, magari, oggetto anche di sollecitazioni da parte di autorità, alle quali le imprese non avevano dato sostanzialmente ascolto. Poi, dopo l'intervento della Guardia di finanza e il sequestro del sito, Pag. 14alla fine, il soggetto responsabile è addivenuto alla necessità di dare luogo alla bonifica e, effettivamente, questi interventi di bonifica sono stati avviati. Questo mi sembra un segnale positivo.
  Non va dimenticato poi che le ordinarie attività di polizia economico-finanziaria hanno trovato valorizzazione anche in accordi di collaborazione con l'Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA) e con la regione Lazio. Il protocollo d'intesa sottoscritto il 15 ottobre 2003 disciplina in modo organico, nell'ambito delle rispettive attribuzioni, la collaborazione tra le istituzioni nel controllare sia gli scarichi delle acque urbane industriali, sia l'impiego delle risorse finanziarie pubbliche destinate dalla regione al particolare settore.
  In attuazione del protocollo, il reparto operativo aeronavale di Civitavecchia, nel triennio in esame, ha effettuato 45 controlli nei confronti di impianti di depurazione, sia urbana che industriale, che hanno portato alla denuncia all'autorità giudiziaria competente di 10 soggetti e al sequestro di due impianti. In riferimento alle irregolarità accertate, quelle di maggior rilevanza sono state la gestione dell'impianto senza titoli autorizzativi, il superamento dei valori limite di emissione allo scarico e la non correttezza nella compilazione dei registri di carico e scarico dei rifiuti. In tale contesto la stazione navale di Civitavecchia ha svolto un'attività di polizia ambientale nel periodo compreso tra il 9 febbraio e il 16 marzo 2016 presso i depositi petroliferi della Società depositi costieri (SoDeCo Srl), sita in Civitavecchia, ove erano stoccate illecitamente ingenti quantità di rifiuti speciali pericolosi.
  Gli accertamenti effettuati, svolti in cooperazione con i tecnici della sezione provinciale ARPA Lazio di Roma e gli ispettori del dipartimento ambiente della città metropolitana di Roma Capitale, hanno evidenziato che tutti i rifiuti liquidi scaturenti dai processi di lavoro dei depositi petroliferi in argomento, venivano illecitamente stoccati all'interno di un serbatoio e non venivano sottoposti ad alcun trattamento depurativo, in quanto il depuratore era inutilizzabile e non autorizzato allo scarico, né tantomeno venivano conferiti a un soggetto esterno all'impresa per il successivo smaltimento. In ragione delle sue specifiche competenze, inoltre, il reparto operativo aeronavale del Lazio ha autonomamente sviluppato la propria proiezione operativa con una serie di missioni di perlustrazione a mare nello spazio aereo di riferimento, per un totale, nell'ultimo triennio, di 2.876 ore di moto dei mezzi navali e 175 ore di volo.
  Detto questo, occorre però considerare che gli interventi di maggior spessore che il Corpo svolge nello specifico settore sono quelli condotti nell'ambito di attività investigative sviluppate con i classici poteri di polizia tributaria e polizia giudiziaria, soprattutto nei confronti dei soggetti (operatori commerciali, gestori di impianti, aziende di trasporto) a vario titolo coinvolti nei processi di trattamento e smaltimento dei rifiuti.
  In questi contesti la particolare capacità professionale dei finanzieri, in grado di seguire le tracce documentali e finanziarie dell'attività di gestione e trattamento dei rifiuti, può rappresentare un contributo determinante nell'individuazione e nella repressione di fenomenologie illegali, anche in relazione ai più insidiosi fenomeni di corruzione, concussione e sperpero di risorse pubbliche nei quali siamo chiamati a operare.
  Un notevole apporto può essere fornito dalla componente specialistica dedicata alla lotta alla criminalità organizzata, ossia il gruppo investigativo del nucleo di polizia tributaria di Roma, che svolge un ruolo primario nel contrasto all'infiltrazione mafiosa nel tessuto economico. In questi campi, significativo è stato l'impegno dei reparti del Lazio. Emerge in tale contesto l'indagine di polizia giudiziaria delegata dalla procura della Repubblica di Roma al locale nucleo di polizia tributaria, avviata nell'ottobre 2011 nei confronti del gruppo societario riconducibile a Cerroni Manlio, attività della quale vi ha già riferito il 5 agosto 2015 il comandante provinciale di Roma pro tempore.
  A tale riguardo, a questo punto, mi limito semplicemente a segnalare che è Pag. 15stato recentemente operato un ulteriore sequestro a seguito del provvedimento emesso dal responsabile delle misure di prevenzione del tribunale di Roma, un sequestro di 25 opere d'arte autentiche riconducibili a Salvador Dalì, Renato Guttuso, Mario Schifano, Franco Angeli, Marcello Avenali e Pericle Fazzini. Si tratta di 25 opere d'arte che hanno portato, nel complessivo, i beni sequestrati nei confronti di tale Spagnoli Arcangelo, poi deceduto, che era il trait d'union del Cerroni (costui era il RUP, cioè il responsabile unico dei procedimenti, che garantiva sostanzialmente che le procedure di affidamento viaggiassero in una determinata direzione), a 8 milioni di euro. Ricordo che il sequestro è stato condotto a termine nei confronti degli eredi, essendo il soggetto venuto meno. Si tratta, peraltro, di una caratteristica tipica delle misure di prevenzione, che come sapete perseguono il patrimonio anche al di là del soggetto responsabile dei reati.
  La gestione del ciclo di raccolta e smaltimento dei rifiuti da parte degli enti locali rappresenta un contesto nel quale elevata deve essere l'attenzione, sia per i rischi connessi alla tutela del territorio, sia per i pericoli di episodi di mala gestio da parte di funzionari pubblici incompetenti, se non corrotti. Segnalo, a tale proposito, l'attività tuttora in corso, condotta su delega della procura regionale della Corte dei conti del Lazio, dalla compagnia di Civita Castellana in ordine alla gestione della discarica di Cupinoro, nel comune di Bracciano, da parte della società Bracciano Ambiente SpA.
  Quest'attività, per la quale il comandante provinciale di Viterbo è stato già sentito da codesta Commissione il 30 settembre 2015, riguarda gli accertamenti istruttori eseguiti in relazione a quattro vertenze erariali che, al momento, hanno permesso di accertare un danno erariale pari a oltre 7,5 milioni di euro. In estrema sintesi – vado velocemente al dettaglio – in occasione dell'ultima audizione, c'era stata sulle quattro vertenze soltanto una prima sentenza di primo grado della Corte dei conti: adesso ne sono intervenute altre due. Quindi, siamo a tre sentenze di condanna e a una quarta vertenza, che è ancora in itinere. Di tutte è destinatario sempre il comune di Bracciano, amministratori e sindaco compresi.
  Le vertenze, in estrema sintesi, comprendono la V/2007, afferente ai danni erariali per il mancato pagamento di interessi moratori, riconoscimento di debiti fuori bilancio e spese per cessione di crediti, per i quali la Corte dei conti, con sentenza del 10 gennaio 2017, ha condannato a vario titolo 30 convenuti, per un risarcimento di un danno complessivo di oltre 3 milioni di euro. Per quanto riguarda la vertenza V/2014, afferente alla gestione del cosiddetto fondo post mortem e al mancato versamento del tributo speciale ecotassa, il relativo procedimento penale, instaurato presso la procura di Civitavecchia per le ipotesi di reato di peculato e malversazione, per il quale vi era stata comunicata una richiesta di archiviazione del PM, si è conclusa, in effetti, con l'archiviazione da parte del GIP in data 24/11/2015 perché non ha ritenuto di configurare nella fattispecie ipotesi di reato. Resta, ovviamente, in piedi la parte del danno erariale. Sotto questo profilo, a seguito di audizione nei confronti del responsabile area ciclo rifiuti della regione Lazio, sono emersi ulteriori profili di danno erariale, ancora in fase di quantificazione. Questa è l'unica vertenza ancora in essere, come Corte dei conti.
  Avuto riguardo alla cosiddetta ecotassa – qui c'è un passaggio, penso, importante – nonostante l'iniziale rinuncia da parte della regione Lazio alla pretesa erariale, ammontante a oltre 10 milioni di euro dovuti dalla Bracciano Ambiente SpA, giustificata in prima battuta dalla concessione di una compensazione con altre spese sostenute dalla Bracciano Spa (perché la regione in prima battuta aveva rinunciato con una delibera a esigere queste somme), in un secondo momento la regione, appresa l'esistenza di attività di indagine da parte nostra e della Corte dei conti, ha rivisto le proprie posizioni e, con successiva delibera, ha rivendicato la somma dovutale: melius re perpensa, come dicevano i latini.
  La vertenza V/2015 dovrebbe essere l'ultima afferente alla diminuzione del valore Pag. 16della partecipazione sociale del socio unico comune di Bracciano nella partecipata Bracciano Ambiente SpA. È stata emessa sentenza di condanna al risarcimento di 200.000 euro nei confronti del sindaco del comune di Bracciano con una sentenza del 21 aprile 2016.

  PRESIDENTE. La società deve al sindaco 200.000 euro?

  BRUNO BURATTI, comandante regionale Lazio della Guardia di finanza. No, è il sindaco che deve 200.000 euro per il danno erariale collegato.

  PRESIDENTE. Non avevo capito.

  BRUNO BURATTI, comandante regionale Lazio della Guardia di finanza. Avuto riguardo alla vertenza V/2011, la seconda in ordine di tempo di quelle citate, connessa alla realizzazione dell'impianto per il trattamento del percolato della Bracciano Ambiente SpA, dopo l'intervenuta sentenza di condanna del 6 agosto 2015, che vi era già stata resa nota, nei confronti del sindaco al risarcimento di euro 900.000, ancora non ci risulta se essa sia stata o meno appellata.
  Tra le attività in corso da parte dello stesso reparto – qui aggiungo una nuova attività da parte della compagnia di Civita Castellana – c'è un'ulteriore vertenza, sempre con la Corte dei conti, la V/2014, avente per oggetto i maggiori costi sostenuti da Roma Capitale, per il tramite della municipalizzata AMA SpA, per il conferimento in discarica dei rifiuti indifferenziati. L'attività trae origine da un esposto inoltrato nel 2014 da tre consiglieri comunali capitolini alla procura regionale della Corte dei conti di Roma, all'interno del quale venivano segnalati presunti danni erariali correlati al mancato raggiungimento da parte di Roma Capitale degli obiettivi stabiliti dalla normativa vigente in materia di raccolta differenziata, con il conseguente sostenimento di costi maggiori, ovviamente per la raccolta indifferenziata, che come sapete è più onerosa. C'è quindi stata una fase di acquisizione di documentazione sia presso AMA, sia presso il comune. La documentazione è in fase di esame. Al momento non siamo in grado di configurare ipotesi specifiche.
  Sullo stesso solco – qui parlo invece di attività che non vi sono note – si pongono le attività investigative sviluppate dal gruppo di Formia nei confronti del comune di Minturno per l'affidamento del servizio di smaltimento tra il 2007 e il 2016. Premetto che quest'attività, dal 2007 al 2016, è a mio avviso significativa; tale attività si è poi sviluppata nell'arco di ben tre distinti procedimenti penali, che hanno visto coinvolti i gestori del sistema di smaltimento dei rifiuti che si sono succeduti nel tempo; tuttavia, nonostante le attività investigative condotte, gli arresti e anche l'intervento di una sentenza di primo grado, nel corso degli anni sono continuate esattamente le stesse condotte che avevamo constatato in precedenza, quindi si tratta, evidentemente, di un tema abbastanza ostico.
  Le indagini si sono sviluppate in tre diverse fasi, che hanno interessato nove anni della vita del comune di Minturno, corrispondenti ad altrettanti procedimenti penali, tutti incardinati presso la procura della Repubblica di Latina. I primi due procedimenti, il n. 7524 del 2008, per il quale abbiamo la condanna con sentenza di primo grado del 2013, e il n. 9798 del 2012, ancora in dibattimento, riguardano il contratto d'appalto stipulato dall'ente pubblico dapprima con la Clin Industrie Città Srl di Roma per il periodo dal 2003 al 2007 e, successivamente, con la Ego Eco Srl di Cassino, società formalmente distinte ma, di fatto, riconducibili allo stesso soggetto, tale Vittorio Ciummo, anch'egli destinatario di provvedimento di custodia cautelare. Il terzo procedimento, anch'esso in fase dibattimentale, riguarda invece il contratto d'appalto stipulato dall'ente con il consorzio nazionale servizi, società cooperativa di Bologna, e la sua consorziata ASA (Azienda servizi ambientali), società cooperativa con sede in Latina, per il periodo dal 25 luglio 2013 al 23 maggio 2014 e, successivamente, con la Eco.Car Srl di Roma per il periodo da maggio 2014 a dicembre 2015. Pag. 17
  Si è trattato di un lungo periodo investigativo, che ha permesso di registrare reiterate condotte illecite legate alla gestione dei rifiuti nel territorio di Minturno. Dal primo procedimento, nato da una denuncia presentata nel 2008 da alcuni consiglieri di minoranza del comune, che al momento vede la condanna in primo grado di tutti gli imputati a giudizio, le cose sembrano faticare a registrare un necessario cambiamento. Tutte le indagini esperite hanno consentito di confermare l'esistenza di gravi irregolarità nella raccolta dei rifiuti, accertando che un ingente quantitativo di rifiuti non era stato raccolto secondo le modalità pattuite per la raccolta differenziata e smaltito secondo le modalità di legge previste e contrattualmente appaltate. In sostanza, è emerso che l'iter procedimentale di affidamento da parte del comune di Minturno alla stazione appaltatrice era da considerarsi illegittimo, in quanto palesemente in contrasto con gli atti di gara. Sostanzialmente, vi erano delle irregolarità nella presentazione dei documenti da parte della società che ha vinto e queste irregolarità non sono state tenute in considerazione in sede di aggiudicazione. Mi riferisco in particolare alla presenza del certificato DURC, che attesta la regolarità della posizione contributiva dei lavoratori dipendenti. Esisteva, quindi, di fatto, un vero e proprio connubio, accertato giudizialmente, di interessi tra funzionari, amministratori comunali e la compagine dirigenziale delle aziende, che gestivano il siffatto affidamento attraverso false attestazioni di regolarità sul servizio svolto da parte dei funzionari del comune.
  Abbiamo quindi un problema non solo di aggiudicazione irregolare della gara, ma anche di persistente e reiterata applicazione al di fuori di quelle che erano le clausole contrattuali, con attestazioni falsamente rese da parte di pubblici ufficiali che lo smaltimento avveniva secondo quanto previsto. Addirittura, in ipotesi di violazioni contrattuali per le quali erano previste delle penali e venivano versate delle cauzioni, poi subentravano delle false attestazioni di sopravvenuta regolarità, in virtù delle quali le cauzioni venivano restituite alla società. C'era, insomma, un accordo abbastanza stretto con i funzionari pubblici.
  Sintetizzando gli aspetti salienti dei tre filoni investigativi, mi preme evidenziare il completo spregio delle regole di corretto andamento della pubblica amministrazione e l'asservimento dei funzionari pubblici che, nel tempo, si sono avvicendati nella gestione dell'ente locale alle esigenze delle imprese appaltatrici; il notevole danno arrecato alla collettività per il mancato sviluppo della raccolta differenziata e dei rifiuti sul territorio, che di contro veniva falsamente attestata dai funzionari pubblici; l'uso di false dichiarazioni di regolarità contributiva per accedere illegittimamente alle procedure di gara; il rischio di infiltrazione della criminalità laddove, nel corso dei procedimenti, seppur non sia stato accertato il coinvolgimento diretto di ambienti criminali, sono emersi elementi di possibile collegamento con indagini condotte in altra sede.
  In relazione all'aggiudicazione della gara alla Eco.Car Srl, durante le indagini è emersa la circostanza che la società ha ottenuto l'affidamento del servizio in appalto nonostante fosse oggetto di un'interdittiva antimafia, circostanza comunque conosciuta dal comune di Minturno, ma evidentemente poi ignorata.
  Rinviando alla mia relazione per i dettagli sugli esiti dei tre procedimenti, ritengo opportuno evidenziare in questa sede che il danno erariale complessivamente segnalato alla Corte dei conti nei confronti del comune di Minturno ammonta, per tutti i tre contesti, a oltre 32 milioni di euro nei nove anni di affidamento del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti. Si tratta di due vertenze attualmente ancora in essere con la Corte dei conti.
  Concludo il mio intervento segnalando che lo stesso gruppo di Formia ha avviato più recentemente una nuova attività investigativa, iniziata nel gennaio 2017, in collaborazione con la sezione aerea di Pratica di Mare. L'attività trae spunto dall'individuazione di un terreno sito in località San Sebastiano e locato da privati al comune di Castelforte, destinato da quest'ultima a discarica Pag. 18 abusiva dei rifiuti. È abbastanza particolare il fatto che il comune che prende il terreno in gestione, poi affidi il servizio a terzi che sversano sul terreno senza che la cosa sia regolare.
  Dopo i primi riscontri, che hanno portato al sequestro di un'area di circa 2.500 metri quadri destinata a discarica e contenente rifiuti speciali e pericolosi per circa 6.000 tonnellate, nonché alla segnalazione all'autorità giudiziaria di due responsabili per violazioni in materia ambientale, nella fattispecie il proprietario del terreno e il responsabile dell'Ufficio ambiente del comune di Castelforte, la procura della Repubblica presso il tribunale di Cassino ha delegato al gruppo di Formia ulteriori accertamenti, tuttora in corso, che potrebbero allargare il campo dell'indagine.
  Ovviamente, l'attività della Guardia di finanza nel settore prosegue secondo le modalità organizzative a voi note. Vi ringrazio per l'attenzione e rimango a disposizione per eventuali domande.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  STEFANO VIGNAROLI. Più che approfondire il pasticcio che è stato fatto a Bracciano con il comune e la regione Lazio per quanto riguarda la discarica di Cupinoro, mi interessava approfondire con lei, se possibile, un discorso in generale. Quali sono gli strumenti di garanzia finanziaria, ovvero le fideiussioni, per quanto riguarda questi siti nel Lazio, o comunque in generale? Sono state fatte indagini sulla validità di queste garanzie finanziarie?

  BRUNO BURATTI, comandante regionale Lazio della Guardia di finanza. Nell'ambito dei contesti investigativi che abbiamo esaminato, non ci è capitato di imbatterci in situazioni di irregolarità sulla prestazione di garanzie a tal proposito. In altre tipologie di indagini, sovente ci capita di avere a che fare con soggetti che operano abusivamente sul mercato finanziario e rilasciano poi fideiussioni prive di copertura, ovviamente a prezzi inferiori a quelli di mercato. Nel caso di specie, però, non abbiamo rinvenuto problemi di questo genere.
  Certo è che, laddove c'è una presenza di un rapporto d'interesse tra la società che gestisce il servizio e l'amministrazione pubblica, che dovrebbe vigilare, qualunque tipo di presidio lascia un po’ il tempo che trova perché, a parte il problema delle garanzie, vi dovrebbero poi essere le garanzie contrattuali. Il problema si sviluppa evidentemente su due fronti. Il primo è la regolarità della gara di affidamento e quindi la selezione del soggetto, con tutte le caratteristiche e i problemi connessi all'applicazione del codice degli appalti. Il secondo è il problema dell'esecuzione, anche laddove il soggetto scelto non fosse – ahimè – il meglio sul piano dell'affidabilità che offriva il mercato, il che purtroppo può accadere perché sapete che il sistema dei ribassi è abbastanza micidiale. Ne parlo anche come «stazione appaltante» per quel che riguarda il comando. Noi per primi abbiamo a che fare con il problema dell'affidamento dei lavori. Poi, però, c'è il problema anche del controllo durante l'esecuzione dei lavori. I contratti devono prevedere obbligatoriamente l'applicazione di penali in caso di mancata o cattiva esecuzione e, nelle ipotesi di reiterazione di violazione, c'è anche la risoluzione del contratto. Ahimè, abbiamo constatato che questo non accade, ovvero, peggio ancora, che viene certificato come regolarmente eseguito un servizio che non lo è affatto. Direi che sul piano normativo non ho motivo per ritenere che ci siano problemi sotto questo profilo. Sul piano applicativo non abbiamo riscontrato casi di fideiussioni false. Sul piano più generale, invece, c'è un problema di controllo della regolarità dell'esecuzione delle prestazioni.

  PRESIDENTE. Volevo chiederle un chiarimento non tanto rispetto a chi gestisce gli impianti, ma a chi gestisce il servizio di raccolta e spazzamento, visto che spesso queste sono aziende – o società – che vengono date in condizioni anche di emergenza, a volte attraverso ordinanze contingibili e urgenti, quindi non attraverso procedure d'appalto regolari. In alcune zone ci Pag. 19è stato segnalato un problema al riguardo. Inoltre, lei prima faceva riferimento a Eco.Car, ma c'era un'altra società a Nettuno, la IPI, che ha avuto dei problemi, tra l'altro non solo nel Lazio ma anche fuori regione: voi avete altre indagini in corso, su delega o in modo autonomo, su questa tipologia di aziende?
  Le faccio anche l'altra domanda, che segue sempre lo stesso ragionamento: rispetto a questo «mercato nero» diffuso sui rottami ferrosi, ci sono azioni? A parte che anche qui credo ci sia un'indagine particolare che, se non ricordo male, avete citato nel lavoro che ci avete fornito, ma la domanda è se su questi temi state lavorando ancora. Ci sono tante cose che dipendono molto – lo abbiamo visto – dalle licenze che vengono concesse dalle amministrazioni comunali, ma c'è anche un traffico, che abbiamo ugualmente visto, riguardante il materiale informatico che viene bruciato, con l'estrazione di materiale ferroso o comunque di sostanze particolarmente pregiate che hanno un loro commercio assolutamente clandestino: su questo avete delle attività in corso? Ci dicono che nel Lazio, così come in altre regioni, questa situazione sia abbastanza presente.

  BRUNO BURATTI, comandante regionale Lazio della Guardia di finanza. Le indagini che attualmente abbiamo in essere nei confronti di questioni che impattano direttamente sulla gestione del ciclo dei rifiuti, sono quelle di cui vi ho dato contezza oggi. Sul piano più generale, certamente attività di carattere amministrativo – e poi anche penale nei confronti di soggetti che commerciano in prodotti ferrosi – ne abbiamo e ne abbiamo fatte. Vi è certamente noto che questi soggetti costituiscono per noi oggetto di attenzione, soprattutto dal punto di vista fiscale perché sono tra coloro che fanno più massicciamente ricorso al fenomeno delle frodi carosello, frutto – ahimè – del regime transitorio dell'IVA, che è transitorio da qualche anno. Questo consente l'abbattimento dei costi di gestione e la realizzazione di vere e proprie frodi attraverso l'emissione e l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. In proposito, però, non le ho citate espressamente in quanto si tratta di contesti investigativi dai quali, allo stato, sono emerse irregolarità di tipo fiscale ma non specificamente irregolarità nella gestione del ciclo dei rifiuti. Le attività investigative in itinere, che hanno una più diretta attinenza con il settore che a voi interessa, al netto della variegata tipologia di abusivismo dell'utilizzo di terreni come discarica, fa parte di ciò che ho detto.

  PRESIDENTE. A noi ciò interessava. Se magari avete il dato, possiamo raccoglierlo. Quello che abbiamo capito, anche da altre situazioni, è che i questi soggetti Rom, appartenenti anche a diversi gruppi, alla fine bruciano queste cose, tirano fuori il materiale ferroso – oppure anche di qualità migliore – e poi vanno presso queste aziende le quali, a loro volta, ricevono il materiale. Quindi, magari, è possibile che con i rifiuti direttamente non abbiano niente a che fare ma, in realtà, questi materiali derivano da una lavorazione a monte assolutamente abusiva di rifiuti. Magari voi li verificate, come ci ha detto lei, sotto una sorta di frodi di altro genere, che però sono innescate da una gestione del ciclo dei rifiuti assolutamente illecita e irregolare: ci sono i rovistatori che vanno a frugare dentro i cassoni, c'è chi ruba rame dai cavi della tensione delle Ferrovie dello Stato e poi, a seguire, tutto il mercato dei rottami ferrosi. In realtà, ciò che emerge, almeno dai dati ufficiali, soprattutto con riguardo al materiale informatico, al di là del lavoro dei consorzi, i quali stanno facendo un buon lavoro, è la presenza anche di questo tema, cioè dell'uno contro uno, ovvero dell'uno contro zero. Si può, insomma, anche andare a consegnare nei negozi il materiale, che poi viene smaltito lecitamente ma, in realtà, dal punto di vista quantitativo, mancano delle fette notevolissime di materiale, che presupponiamo, al netto di quello che va via all'estero (come anche a livello nazionale), sia trattato in maniera assolutamente illegale, costituendo un guadagno importante per le aziende che ricevono, più che per quelle che cedono. Mi chiedo se stiate guardando anche in questa direzione.

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  BRUNO BURATTI, comandante regionale Lazio della Guardia di finanza. Non ho evidenza specifica di fenomeni di questo tipo nell'ambito delle indagini che stiamo conducendo nel settore della commercializzazione di materiale ferroso. Tuttavia, potrei magari fare un approfondimento più mirato e, laddove emergessero sentori di questo tipo, potrei produrvi un documento.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande, noi vi ringraziamo. Ci avete fornito del materiale utile. Se ci fosse qualche altra situazione specifica, attraverso i nostri ufficiali di collegamento ve la comunicheremo. Dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.45.