XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 141 di Giovedì 2 febbraio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 2 

Audizione del direttore generale per la salvaguardia del territorio e delle acque del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gaia Checcucci:
Bratti Alessandro , Presidente ... 2 ,
Checcucci Gaia , Direttore generale per la salvaguardia del territorio e delle acque del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 2 ,
Sacchi Maria Rita , Unità assistenza tecnica Sogesid presso il Ministero dell'ambiente ... 4 ,
Checcucci Gaia , Direttore generale per la salvaguardia del territorio e delle acque del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 4 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 5 ,
Sacchi Maria Rita , Unità assistenza tecnica Sogesid presso il Ministero dell'ambiente ... 5 ,
Checcucci Gaia , Direttore generale per la salvaguardia del territorio e delle acque del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 5 ,
Sacchi Maria Rita , Unità assistenza tecnica Sogesid presso il Ministero dell'ambiente ... 6 ,
Checcucci Gaia , Direttore generale per la salvaguardia del territorio e delle acque del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 7 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 8 ,
Checcucci Gaia , Direttore generale per la salvaguardia del territorio e delle acque del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 8 ,
Braga Chiara (PD)  ... 8 ,
Checcucci Gaia , Direttore generale per la salvaguardia del territorio e delle acque del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 8 ,
Braga Chiara (PD)  ... 9 ,
Checcucci Gaia , Direttore generale per la salvaguardia del territorio e delle acque del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 9 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 ,
Checcucci Gaia , Direttore generale per la salvaguardia del territorio e delle acque del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 9 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 ,
Gualtieri Francesco , Unità assistenza tecnica Sogesid presso il Ministero dell'ambiente ... 9 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 ,
Gualtieri Francesco , Unità assistenza tecnica Sogesid presso il Ministero dell'ambiente ... 10 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 ,
Sacchi Maria Rita , Unità assistenza tecnica Sogesid presso il Ministero dell'ambiente ... 11 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 12 ,
Sacchi Maria Rita , Unità assistenza tecnica Sogesid presso il Ministero dell'ambiente ... 12 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 12 ,
Sacchi Maria Rita , Unità assistenza tecnica Sogesid presso il Ministero dell'ambiente ... 12 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 8.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del direttore generale per la salvaguardia del territorio e delle acque del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gaia Checcucci.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore generale per la salvaguardia del territorio e delle acque del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gaia Checcucci, che ringrazio per la presenza, accompagnata dalla dottoressa Sacchi Maria Rita, collaboratore dello staff, e dall'avvocato Gualtieri Francesco, collaboratore dello staff.
  L'audizione odierna si inserisce nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sui siti di interesse nazionale (SIN) nella regione Toscana.
  Ricordo che la Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo della depurazione delle acque.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Cedo dunque la parola alla dottoressa Checcucci per lo svolgimento di una relazione introduttiva, al termine della quale seguiranno eventuali domande o richieste di chiarimento da parte dei commissari.

  GAIA CHECCUCCI, Direttore generale per la salvaguardia del territorio e delle acque del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie presidente. Sulla base dell'esperienza acquisita cercherò di dare una rappresentazione il più possibile rapida e completa dei vari aspetti sui SIN oggetto dell'audizione, sotto l'aspetto prettamente tecnico in particolare c'è la dottoressa Sacchi a cui ho chiesto di partecipare per le domande più specifiche per lo storico sui SIN toscani, di cui lei è sicuramente la miglior interprete, per gli aspetti giuridici di contenzioso (in particolare mi riferisco a Piombino, ma può essere interessante anche un aggiornamento in termini di contenzioso) l'avvocato Gualtieri, anche lui dedicato specificatamente a questa parte, mentre sulle risorse e sui SIN mi faccio interprete io.
  Inizio da Massa Carrara. Il presidente faceva riferimento ai quattro SIN in Toscana, di cui Livorno come rilevanza, al di là dell'importanza, dopo la riperimetrazione è un po'meno significativo in termini di estensione territoriale.
  Massa Carrara è un SIN dove vi è stata una riperimetrazione nel 2013, appartiene Pag. 3ai SIN individuati e definiti nel 1999 e poi successivamente nel 2013 vede una riperimetrazione, che sulle aree a terra riguarda l'area Syndial, l'area Solvay, ex Ferroleghe e Farmoplant, le quattro aree ubicate all'interno del SIN, dove poi vedremo lo stato di attuazione di interventi rilevanti, perché la parte di Syndial è 17 ettari, la parte di Solvay 26 ettari, Ferroleghe 21 ettari ferro, quindi un impatto non indifferente.
  Abbiamo recentemente ripreso in mano sotto l'aspetto dell'inquadramento giuridico il SIN, nel luglio 2016 è stato infatti sottoscritto un accordo di programma che era in elaborazione dal 2013, quantomeno dopo la riperimetrazione. Ho trovato queste bozze di accordo di programma che si trascinavano, perché erano rimaste risorse pendenti rispetto a quelle già erogate da utilizzare e, a seguito della riperimetrazione, vi era stata la necessità di ridefinire i soggetti anche in termini di attuazione, di ridefinire le aree a seguito del decreto ministeriale di riperimetrazione, quindi questo accordo era rimasto sospeso.
  Visto che c'erano dei fondi a disposizione, non tantissimi: 2 milioni della regione Toscana e più di 1 milione del Ministero dell'ambiente, che erano rimasti sospesi, abbiamo ritenuto di fare ogni sforzo possibile nell'interlocuzione con la regione, quindi con il territorio, che probabilmente si era interrotta, per inquadrare e soprattutto utilizzare le risorse disponibili, anche alla luce della riperimetrazione, tanto che è stato sottoscritto l'accordo di programma, registrato formalmente e perfezionato il 1° settembre 2016, dove questi 3 milioni e 57.000 euro, che erano risorse già previste nel precedente accordo dal 2011, ma rimaste ferme, verranno usate per completare la progettazione dell'intervento di bonifica della falda unitario sia SIN che SIR.
  Abbiamo infatti ritenuto, nonostante la suddivisione, di fare una progettazione unitaria, a prescindere dal confine e dalla qualifica regionale e nazionale, perché la falda non ha confini e soprattutto perché l'intervento, che mi auguro ne deriverà con risorse che riusciremo a reperire per destinarle e convogliarle sulla realizzazione perché qui si parla di progettazione dell'intervento, dovrà essere un intervento unitario che non potrà avere una linea di confine fra SIN e SIR.
  Abbiamo quindi ridefinito l'area di intervento, cercando di convogliare le risorse su qualcosa che potesse avere un inizio e una fine, quindi oggetto dell'accordo è la progettazione dell'intervento di bonifica sulla falda, e le ulteriori attività propedeutiche, ovviamente un aggiornamento della caratterizzazione, importante la definizione del modello di flusso. Questa è l'attività con un cronoprogramma abbastanza stringente, laddove si dovrebbe parlare di un aggiornamento entro il 2017 ed entro il 2018 dovrebbe partire l'intervento vero e proprio.
  Rimessi questi 3 milioni ci sarà ovviamente da risolvere il problema delle ulteriori risorse da destinare agli interventi su Massa, visto che il lavoro di riorganizzazione, di pulizia, di individuazione e soprattutto di successione degli interventi da effettuare è stato fatto proprio in occasione di questo accordo.
  Su Massa, per un quadro degli stanziamenti che vi sono stati dal programma nazionale di bonifica fino ad oggi, il Ministero dalla legge 2001 aveva erogato oltre 15 milioni di euro, ulteriori risorse per 2 milioni di euro erano arrivate dalla regione Toscana, quindi un totale su quel SIN di 17,5 milioni di euro dal 2001, quindi dalla prima erogazione, impegnati sono già 16,5 milioni, effettivamente spesi 9,3, perché le altre sono state oggetto di una attività della regione Toscana per le aree SIR, e poi ho parlato di risorse che erano rimaste non ancora utilizzate e che andranno alla progettazione definitiva della falda per le aree sia SIN che SIR.
  Risorse utilizzate per la caratterizzazione, analisi per la progettazione, qui su questo SIN come su altri poi occorrerà reperire risorse. Su questo ci siamo impegnati anche su richiesta della regione, che ha manifestato la volontà di procedere con celerità (eravamo in Toscana anche la scorsa settimana per tirare le fila sia su Massa che su Orbetello) su questi due SIN, quello citato e Orbetello.
  Anticipo che il Ministero si farà carico di ottenere risorse da destinare subito dopo Pag. 4la progettazione al vero e proprio intervento, ovviamente partendo dalla falda per dar seguito all'attività oggetto dell'accordo.
  Sullo stato di attuazione delle aree che prima ho citato, ossia Syndial, Solvay, Ferroleghe e Farmoplant ci sono state recenti conferenze istruttorie, CDS istruttorie, dove sono stati chiesti ulteriori aggiornamenti sia in termini di analisi di rischio sanitario, sia di prescrizioni sull'emungimento della falda (se volete entriamo nel dettaglio), però in parallelo con queste aree insieme alla regione, per la parte di nostra competenza e come intervento pubblico, abbiamo ritenuto di focalizzare l'area residenziale e SIR per poter investire risorse in quei confini che vi ho prima illustrato.
  Come valutazione direi quindi che il cambio di passo c'è stato, perché si erano interrotti per una serie di motivi, forse a seguito della riperimetrazione, e mi sento di dire che su Massa come su Orbetello è molto alta l'attenzione da parte sia nostra che della regione Toscana.
  Nonostante le risorse non siano ancora nella disponibilità del Ministero e neanche nelle richieste del Ministero, a Massa destineremo quanto riusciremo ad avere magari in altri canali di finanziamento su questo SIN, ma quantomeno è ben dettagliata l'area di intervento e c'è un cronoprogramma preciso, che è stato redatto, su Orbetello invece perché il Ministero dell'ambiente ha fatto uno sforzo e ha ottenuto proprio nella programmazione della FSC pacchetto ambiente le risorse che da più parti si lamentava mancassero sul SIN di Orbetello, che è un SIN molto complesso.
  Il SIN di Orbetello nasce nel 2002, c'è una riperimetrazione e un ampliamento non indifferente nel 2010, perché vengono aggiunti...

  MARIA RITA SACCHI, Unità assistenza tecnica Sogesid presso il Ministero dell'ambiente. Scusate, se posso, sono Maria Rita Sacchi e vorrei entrare nel dettaglio dell'ampliamento della perimetrazione di Orbetello, che nasceva come una perimetrazione limitata all'area dell'ex stabilimento Sitoco, che è ormai una società in fallimento, che inizialmente, fino agli anni ’70, produceva fertilizzanti e concimi. L'area era molto limitata ed era stata anche perimetrata una piccola parte della Laguna di Ponente di Orbetello prospiciente lo stabilimento stesso.
  Con successivo decreto sempre del Ministero del novembre del 2007 il sito di interesse nazionale di Orbetello è stato ampliato, fino a comprendere l'intera laguna di Orbetello, quindi la rimanente parte della Laguna di Ponente, che era stata inizialmente e in piccola parte perimetrata, nonché la Laguna di Levante.
  Con successiva ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 19 gennaio 2010 sono state inserite ulteriori aree a terra, particolarmente sensibili per quella che era la storia dell'area in quel periodo.
  Era soltanto per precisare che nasceva come una piccola area.

  GAIA CHECCUCCI, Direttore generale per la salvaguardia del territorio e delle acque del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. A sottolineare che prima era soltanto l'area dell'ex stabilimento e dopo si estende a tutta la laguna, con tutte le complessità del caso.
  Orbetello ha la complessità che è data non soltanto dall'estensione, ma anche dalla necessità di ulteriori accertamenti, caratterizzazioni, approfondimenti e anche evidenze di inquinamento che si manifestano nel mentre. È oggettivamente una situazione molto complessa e molto estesa. C'è, quindi, bisogno – anche questa è una valutazione condivisa – di individuare bene gli interventi che devono essere fatti. A fronte dell'enorme possibilità di intervenire ovunque e comunque, di recente insieme alla regione, abbiamo costituito un tavolo tecnico, che ha un po’ di background precedente, ma ha adottato un cronoprogramma abbastanza stringente, per cui entro la fine di febbraio vorremmo poter arrivare all'individuazione degli interventi che dovranno essere il contenuto dell'accordo di programma, anch'esso rimasto in bozza da tempo. Infatti, c'è un accordo di programma che risale al 2013, con delle revisioni successive. Poi abbiamo un'altra bozza del 2015. Ora, è chiaro che quando passa il tempo un accordo rimane fermo, Pag. 5ma cambia lo scenario, per cui bisogna procedere a delle integrazioni anche in termini di caratterizzazioni e di analisi di rischio. Allora, il paradosso è che c'è uno strumento di programmazione negoziata in bozza, che però è già vecchio di un anno, quindi va aggiornato.
  Al fine di evitare quello che era accaduto a Massa – per questo parlavo di due SIN fortemente attenzionati, insieme alla regione – abbiamo deciso di darci un tempo entro il quale procedere alla definizione del nuovo accordo, proprio come abbiamo fatto dopo con Massa.
  Quindi, il tavolo tecnico si è preso la responsabilità di individuare gli interventi e di condividerli in una conferenza di servizi dal 20 al 27 febbraio, che verrà prossimamente convocata. A seguito della condivisione formalizzata in sede di conferenza, procederemo al perfezionamento e alla sottoscrizione dell'accordo.
  Anche qui, c'è la necessità di circoscrivere gli interventi, sebbene – ripeto – l'area sia molto grande. La mia personale valutazione, anche che sulla base dello storico che sicuramente gli altri collaboratori hanno molto più di me, è che si intervenga a spot perché vi sono oggettivamente una serie di complessità, complice probabilmente anche il passaggio dal commissario alla gestione ordinaria da parte della regione Toscana, con la difficoltà di individuare i soggetti attuatori.
  I due siti al centro della nostra attenzione sono, appunto, Massa e Orbetello. Peraltro, su Orbetello – riprendo il concetto di cui dicevo all'inizio – abbiamo ottenuto le risorse che avevamo chiesto, ovviamente con i tempi necessari per l'erogazione dell'FSC (Fondo di sviluppo e coesione) e del pacchetto 2014-2020, con la programmazione che conoscete.
  Abbiamo, perciò, quasi 40 milioni di euro da poter destinare al sito di Orbetello, quindi è evidente tutto l'interesse del Ministero dell'ambiente, ma credo anche della regione, di arrivare, nel momento della disponibilità dei fondi, ad avere un quadro conoscitivo aggiornato, ma anche uno strumento di intesa istituzionale pronto a ricevere le risorse. Altrimenti, ci sono i soldi, ma poi c'è da fare un accordo che rimane pendente, motivo per cui ci stiamo anticipando sotto questo aspetto.

  PRESIDENTE. Per quanto riguarda le aziende presenti sul territorio, c'era solo ex Sitoco o ce n'erano altre? Quali tipologie di inquinanti ci sono?

  MARIA RITA SACCHI, Unità assistenza tecnica Sogesid presso il Ministero dell'ambiente. Per quanto riguarda l'ex stabilimento Sitoco, c'è stato un curatore fallimentare. Poi, intorno al 2004 è stato acquistato dalla società Laguna Azzurra Srl, che è subentrata come proprietaria dell'area, ma non direttamente come inquinatore.
  A ogni modo, ci sono varie tipologie di inquinamento. Se parliamo dell'area dello stabilimento, nel suolo e sottosuolo abbiamo prevalentemente presenza di metalli pesanti, mentre per quanto riguarda le acque di falda, che peraltro hanno una portata minima, c'è ferro e manganese. Tuttavia, tale presenza deve essere rivalutata alla luce dei nuovi valori di fondo che sono stati determinati dagli studi dell'ARPA.
  Un aspetto importante è che, mentre era ancora attiva la produzione di fertilizzanti e concimi nell'ex stabilimento Sitoco, la maggior parte dei rifiuti della lavorazione veniva accantonata nelle aree prospicienti, quindi praticamente in laguna, ovvero in quelli che oggi chiamiamo bacino 1 e bacino 2 per differenziarli, essendo uno in area privata e l'altro in area in concessione demaniale.
  In questi bacini c'è la presenza di quelli che definisco «rifiuti» costituiti prevalentemente da metalli pesanti. Inoltre, c'è una notevole presenza di ceneri di pirite che in passato sono state utilizzate per definire gli argini di questi bacini, prima ancora che il sito diventasse di interesse nazionale.
  Questo è per la parte di competenza privata.

  GAIA CHECCUCCI, Direttore generale per la salvaguardia del territorio e delle acque del Ministero dell'ambiente e della Pag. 6tutela del territorio e del mare. Riprendendo il dettaglio sugli inquinanti, per quanto riguarda lo stato di attuazione degli interventi nell'area perimetrata, per la parte di competenza pubblica, c'è una caratterizzazione di tutte le aree a terra, a eccezione delle ultime che sono state inserite nella perimetrazione.
  Per quanto riguarda la falda, nel 2010 è stato approvato il progetto di bonifica. All'epoca sono stati caratterizzati i sedimenti dell'area lagunare, ma il tutto – ripeto – va aggiornato perché è evidente che la fotografia che abbiamo è di qualche anno, quindi la situazione è necessariamente cambiata.
  Ecco, sotto questo aspetto vorrei condividere con voi una riflessione personale poiché talvolta – come avrete sicuramente sentito nelle vostre audizioni – abbiamo un corredo conoscitivo molto puntuale e di dettaglio che soffre, però, del ritardo nel procedere con l'intervento e ancor prima con le progettazioni. Di conseguenza, deve essere ripreso in mano, aggiornato, integrato e nuovamente caratterizzato. Questo è il problema che ravviso come osservatore, sebbene con poca esperienza, su tutti i SIN, ferme restando le complessità e le differenze.
  Insisto molto sulla necessità di individuare un perimetro non solamente fisico, ma anche giuridico, ovvero un accordo, proprio per cercare di avere, nella complessità, qualcosa di definito su cui intervenire, da iniziare, ma anche da chiudere. Dico questo perché spesso si apre molto, ma poi si fa fatica a chiudere.
  Su Orbetello c'è anche la difficoltà che il soggetto è cambiato. Ci siamo, dunque, dati un impegno ben preciso, a fronte delle risorse che arriveranno, per cui vi è tutto l'interesse ad avere degli aggiornamenti non solo in termini progettuali, ma anche in relazione a chi fa che cosa, ovvero ai soggetti che devono operare.
  Credo, infatti, che sarebbe irresponsabile, dopo aver ottenuto delle risorse per un SIN complesso come quello, non riuscire a spenderle. Questo, peraltro, è il tema vero che si ripropone anche altrove.
  Tornando a questo, vorrei aggiungere che su quell'area – non so se l'ha citato la dottoressa Sacchi – c'è stato il problema del contenzioso comunitario, ovvero del pilot per la cassa di colmata, che ha rappresentato anch'esso una complessità non banale. Ne siamo, tuttavia, usciti. Tra l'altro, era stata attenzionata solo una di queste casse di colmata, ma in realtà ce ne sono altre.

  MARIA RITA SACCHI, Unità assistenza tecnica Sogesid presso il Ministero dell'ambiente. Ce ne sono altre quattro all'interno del sito perimetrato. L'attenzione del Pilot su Orbetello era limitata alla cassa di colmata in prossimità di Ansedonia. Il problema, che poi è stato fortunatamente risolto per il momento, ha evidenziato la necessità di mettere in sicurezza le altre casse di colmata esistenti all'interno del perimetro di Orbetello, che sono state già caratterizzate per quanto riguarda i loro contenuti.
  I sedimenti contenuti non sono, però, assolutamente contaminati perché queste casse di colmata venivano utilizzate dall'allora commissario pro tempore per il risanamento ambientale della laguna di Orbetello per collocare i sedimenti che dovevano essere dragati dai canali che collegano la laguna con il mare e che permettono il ricambio di acqua durante il periodo estivo.
  Infatti, come sapete, sin dagli anni Novanta nell'area ci sono stati dei casi di eutrofizzazione molto gravi e di moria di pesci. L'ultimo che è finito sulla cronaca era quello dell'estate del 2015.
  Il fenomeno è dovuto alle caratteristiche morfologiche della laguna, che è caratterizzata da un modesto battente di acqua durante l'anno, mediamente intorno ai 40-50 centimetri. Solo al di sotto della diga di collegamento tra Orbetello e Monte Argentario la colonna d'acqua si approfondisce intorno ai 2 metri. Di conseguenza, in periodi di alte temperature, vista, appunto, questa condizione morfologica, da anni vengono effettuati degli interventi – la situazione si è protratta sia durante il periodo commissariale sia durante il passaggio all'ordinarietà, quindi alla regione Toscana – Pag. 7proprio per evitare i fenomeni di eutrofizzazione.
  Vorrei ricordare che il 14 febbraio 2014 è stato sottoscritto tra la regione Toscana, la provincia di Grosseto e il comune di Orbetello l'accordo, ai sensi dell'articolo 15 della legge n. 241 del 1990, per la gestione della laguna Orbetello, che prevede tutte le procedure ordinarie per la rimozione delle biomasse algali che vengono prodotte durante i periodi di eutrofizzazione.
  Poi vi sono anche la limitazione degli apporti in laguna e il mantenimento in perfetto ordine del sistema di canali che permettono lo scambio di acqua tra la laguna e il mare. Mediante questo accordo tutte queste attività sono state seguite anche da un comitato scientifico.
  Per quanto riguarda il soggetto attuatore, in un primo tempo, finito il periodo della struttura commissariale, il sistema è stato assicurato dalla regione Toscana. Nell'ultimo periodo, invece, è intervenuto direttamente il comune di Orbetello.

  GAIA CHECCUCCI, Direttore generale per la salvaguardia del territorio e delle acque del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Anche sul soggetto attuatore siamo in fase di ridefinizione e di inquadramento, per stabilire, come dicevo, chi fa che cosa. Nel frattempo, siamo partiti dal che cosa. Dopodiché, c'è ovviamente una gestione ordinaria che resta in capo alla regione, che può decidere di avvalersi di un soggetto attuatore, quindi della società. Questo, però, corre in parallelo.
  La dottoressa Sacchi, che ringrazio, ha evidenziato la complessità dell'area. Vedendola, data anche l'estensione, si comprendono meglio le diverse problematiche sovrapposte. Tuttavia, al netto di questo, c'è l'urgenza di individuare il punto da dove iniziare e concentrarsi su questo, portando a valore tutto ciò che è stato fatto. Ricordo, infatti, che su quel sito sono stati destinati e spesi quasi 28 milioni di euro, per cui parliamo di finanziamenti che non giacciono fermi.
  Date le problematiche che sono sotto gli occhi di tutti, dobbiamo ripartire in modo organizzato, tenendo un certo passo, al netto – ripeto – delle modifiche che, peraltro, credo non ci siano più perché il perimetro è quello e i soggetti sono la regione e l'amministrazione di Orbetello. Altri interlocutori non ce ne sono.
  Su questo resto, ovviamente, a disposizione per ulteriori approfondimenti. Mi scuso, ma fra poco dovrò andare perché alle 10 devo essere in sede.
  Vorrei aggiungere qualche notizia sul sito di Piombino. Per darvi gli ultimi aggiornamenti sul contenzioso, chiederei all'avvocato Gualtieri di dettagliare bene, in particolare, l'ultimo punto di cui si parlava prima, che probabilmente non è noto. Mi riferisco all'ammissione allo stato passivo, quindi all'aspetto, appunto, più problematico.
  Per quanto riguarda il sito di Piombino, sotto l'aspetto della riqualificazione e della reindustrializzazione la regia è più del Ministero dello sviluppo economico. Tuttavia, fermo restando la regia e il ruolo del MISE, che dà il contributo anche formale come sede delle riunioni e del coordinamento, per quanto ci riguarda specificamente, ovvero per l'aggiornamento e la messa in sicurezza e la bonifica delle due macroaree (quella di proprietà Lucchini in concessione demaniale e quella di competenza pubblica) siamo a un buon punto perché abbiamo, nonostante la richiesta di alcune integrazioni, l'approvazione del progetto formalizzata in conferenza dei servizi e in sede di tavolo. Quindi, siamo abbastanza fiduciosi, sempre al netto delle complessità che vi sono anche in quell'area.
  Per quanto ci riguarda, in questo anno si è tenuto un certo ritmo. Devo dire che gli uffici del ministero, che ringrazio, ci aggiornano costantemente e approvano o meno le integrazioni che ci vengono mandate.
  Per quanto riguarda Piombino, l'accordo da cui è promanato quello del 2015 che sicuramente conoscerete, che è un vero e proprio SIN di cui all'articolo 252 del decreto legislativo 152 del 2006, è dell'aprile del 2014 e definiva la cornice degli interventi per la riqualificazione e la riconversione del polo industriale.
  L'accordo, all'interno di un asse specifico di intervento, con una serie di azioni, Pag. 8prevedeva la famosa «azione 2», ovvero il progetto integrato di messa in sicurezza e reindustrializzazione delle aree del comune attualmente in concessione demaniale alla Lucchini, ai sensi dell'articolo 252-bis, individuando, appunto, gli interventi necessari per garantire la fruizione e l'utilizzo delle aree all'interno del polo industriale in condizione di sicurezza.
  Tra gli interventi vi erano la messa in sicurezza operativa della falda, del suolo e delle aree demaniali. Successivamente, con una sorta di spin off dell'accordo del 2014, nel 2015 si stipula l'accordo di programma per l'attuazione del progetto integrato di messa in sicurezza e riconversione a cui facevo riferimento prima per gli aspetti di competenza.
  Questo è lo strumento di attuazione di ciò che era già previsto in astratto nel 2014 ed è – ripeto – a tutti gli effetti un esempio di 252-bis, ovvero di opportunità di utilizzare il quadro normativo previsto opportunamente dal legislatore per la prima volta su Piombino e Trieste.
  In particolare, proprio all'interno del 252-bis, era prevista l'attuazione da parte della società Aferpi del progetto integrato di messa in sicurezza. La realizzazione degli interventi di messa in sicurezza operativa resta, invece, in capo all'amministrazione pubblica, fermo restando il diritto di rivalsa. Sull'individuazione del soggetto responsabile da parte della regione, da un punto di vista operativo, sta lavorando la società Invitalia. Infine, la realizzazione degli interventi di riconversione industriale e di sviluppo economico secondo le modalità del piano industriale presentato da Aferpi riceve attenzione istruttoria e aggiornamento costante presso il Ministero dello sviluppo economico.
  Confermo che sotto l'aspetto dell'aggiornamento e degli obiettivi che ci si poneva siamo abbastanza soddisfatti. C'è, tuttavia, una complessità non banale, su cui l'avvocato Gualtieri può entrare più nello specifico, anche perché quello giudiziario è l'elemento di maggiore debolezza.
  Prima di dare la parola all'avvocato Gualtieri, come ho fatto per gli altri, vorrei fare un riepilogo anche sul SIN di Piombino, dandovi qualche numero. A oggi fra programma nazionale di bonifica di allora, vari fondi del Ministero dell'ambiente, che dal 2001 sono arrivati a quasi 69 milioni, e ulteriori risorse arrivate dalla regione e dalle autorità portuali (di cui dirò dopo) per un importo di 105 milioni, abbiamo un complessivo di 173 milioni, di cui poco più del 32 per cento sono stati impegnati e una percentuale simile spesi. Le risorse a disposizione sono, dunque, probabilmente non sufficienti, ma è un tema che ci porremo nel prosieguo.
  La cornice mi sembra perfezionata. Tutto sommato, il 252-bis era una prima interpretazione e applicazione di un'ipotesi che il legislatore aveva concesso opportunamente. Poi, metterlo in pratica è sempre molto diverso. C'è, infatti, un contenzioso che corre in parallelo, che crea qualche problema e qualche lentezza. Su questo, l'avvocato Gualtieri entrerà nello specifico.
  Dovendo rientrare in sede, vi ringrazio, ma sono comunque a disposizione. Vi manderemo le schede sintetiche che contengono quello che ho detto sull'inquadramento e sui numeri.

  ALBERTO ZOLEZZI. È vostra competenza anche Livorno? Ci manderete qualcosa?

  GAIA CHECCUCCI, Direttore generale per la salvaguardia del territorio e delle acque del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Sì, ma su Livorno c'è stata una riperimetrazione che ha tolto tutto, tranne le aree a mare. Comunque, è il quarto sito.

  CHIARA BRAGA. Vorrei riprendere un aspetto che citava la dottoressa Checcucci. La questione della criticità della norma sul contenzioso forse andrebbe approfondita, non nel caso specifico, ma anche in termini generali perché, come diceva, un conto è scrivere la norma, un altro è applicarla. Ecco, potrebbe essere utile avere un dettaglio maggiore su questa sua osservazione.

  GAIA CHECCUCCI, Direttore generale per la salvaguardia del territorio e delle Pag. 9acque del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Forse mi sono spiegata male. Mi riferivo all'opportunità del legislatore in relazione al 152-bis. In realtà, la mia osservazione era positiva. Dicevo che quando si scrivono le norme, talvolta, l'applicazione può inevitabilmente far rilevare qualche carenza o magari necessita di un'integrazione, mentre sul 252-bis, Piombino, insieme a Trieste, ne è stata la prima vera applicazione per la quale non ho nessuna critica.
  Mi riferivo al contenzioso su cui entrare nel merito, ma non era legato specificatamente alla norma quanto alle complessità che vi sono state e continuano a esservi in particolare su Piombino.
  Sul 252-bis ho detto solo che metterlo in pratica avrebbe potuto manifestare delle complessità non banali, come è di fatto accaduto, ma all'interno dell'accordo del 2014 e di quello del 2015 che specificamente ci riguarda le cose stanno procedendo bene.

  CHIARA BRAGA. Visto che lei oggi ci parla del SIN, ma ha un ruolo anche nella direzione del ministero, le chiedo se la norma è applicabile o ritiene che ci sia la necessità – magari non oggi – di segnalare delle questioni sulla non applicabilità. Lo dico perché abbiamo scritto una norma che ci auguriamo venga applicata per accelerare la risoluzione dei contenziosi.

  GAIA CHECCUCCI, Direttore generale per la salvaguardia del territorio e delle acque del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Sul 252-bis direi di sì. Se la domanda era rivolta alla norma che riguarda i contenziosi...

  PRESIDENTE. C'è la norma delle transazioni, che è un tema che non riguarda solo...

  GAIA CHECCUCCI, Direttore generale per la salvaguardia del territorio e delle acque del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Riguardo alla norma sulle transazioni qualcosa potrebbe essere rivisto.

  PRESIDENTE. Sulla questione delle transazioni, del danno, delle difficoltà e dei problemi, nelle varie situazioni che abbiamo analizzato, non ultima questa molto complessa della Caffaro, abbiamo visto una sproporzione tra la quantificazione del danno e le modalità con cui eventualmente transare. In questo meccanismo, forse, c'è qualcosa che non va. Noi avevamo fatto una norma – credo fosse nel collegato – che pensavamo potesse aiutare a semplificare, ma se non è così sarebbe necessario intervenire. Ecco, vista la vostra esperienza diretta potremmo fare un focus su questo.

  FRANCESCO GUALTIERI, Unità assistenza tecnica Sogesid presso il Ministero dell'ambiente. Sulle transazioni, attualmente la norma di riferimento è il 306-bis, che prevede una struttura amministrativa a monte, quindi una proposta da parte del soggetto interessato, un'approvazione e infine la stesura di un'effettiva transazione. Il 252-bis riguarda, invece, gli accordi di bonifica e successiva industrializzazione.
  Torno sulla questione di Piombino per rappresentare che, come ha detto il direttore, sul sito ci sono alcuni contenziosi di carattere ordinario che sono risalenti e riguardano l'impugnazione di conferenze di servizi da parte degli operatori. Si tratta di giudizi amministrativi al TAR Toscana che sono stati sorpassati dal superamento delle stesse prescrizioni da parte delle amministrazioni, per cui si è andati verso delle pronunce di sopravvenuta carenza di interesse.
  I contenziosi più rilevanti sono quelli afferenti al danno ambientale e più recentemente il giudizio pendente presso il TAR Toscana sul provvedimento della regione per l'individuazione del responsabile della contaminazione ex articolo 244.
  Per quanto riguarda il contenzioso relativo al danno ambientale, è partito nel 2013, a seguito del rigetto da parte del commissario straordinario della richiesta del Ministero dell'ambiente e dell'autorità portuale di Trieste di ammissione al passivo della Lucchini per una somma complessiva di circa 440 milioni di euro, a titolo, appunto, di danno ambientale. Pag. 10
  Questa somma prevedeva una stima delle risorse spese e soprattutto di quelle da spendere per il risanamento ambientale del sito. Questo contenzioso ha avuto un primo esito negativo sia con il decreto del giudice delegato sia con il provvedimento del tribunale di Livorno, che ha rigettato la richiesta di ammissione.
  Recentemente, nel luglio 2016, a seguito dell'appello da parte dell'avvocatura dello Stato, c'è stato l'accoglimento da parte della Cassazione, quindi la cassazione della sentenza del tribunale di Livorno, ma limitatamente alle spese già sostenute per la messa in sicurezza e bonifica del sito.
  In sostanza, è stato riconosciuto un titolo, seppur limitato, all'amministrazione di inserirsi nel passivo dell'amministrazione straordinaria Lucchini per delle somme che successivamente, ai fini della riassunzione del giudizio in primo grado, sono state quantificate in 50 milioni di euro di spesa per quanto riguarda Piombino e 15 milioni di euro circa per quanto riguarda Trieste.
  Ricordo che i due siti sono coinvolti perché in entrambi operava Lucchini, ma, avendo essa sede a Livorno, la giurisdizione spetta al tribunale di Livorno e al TAR Toscana.
  Il giudizio, allo stato, è, quindi, nuovamente pendente presso il tribunale di Livorno, che ha chiesto la riassunzione del giudizio aggiornando le spese. L'amministrazione ha fornito le proprie argomentazioni e quindi si attende la pronuncia definitiva – si spera – per quanto riguarda un titolo di credito nei confronti dell'amministrazione.
  Per quanto riguarda la pronuncia della Cassazione e del tribunale di Livorno in primo grado, il problema principale è stato la mancata prova dell'imputabilità dell'inquinamento alla Lucchini e la mancata definizione di una baseline, cioè di un punto di interruzione della responsabilità della Lucchini rispetto agli operatori precedenti.
  A questo ha risposto in termini amministrativi la regione Toscana, individuando con un provvedimento ex articolo 244 quali responsabili della contaminazione dell'area dell'ex stabilimento di Piombino la Lucchini e la Fintecna, quale società che eredita la gestione pubblica degli interventi.
  In questo senso si introduce il secondo contenzioso che allo stato è pendente, in quanto gli operatori – sia Fintecna, sia Lucchini, sia recentemente la Aferpi con un ricorso straordinario al Capo dello Stato – hanno impugnato il provvedimento amministrativo che è di competenza della regione. Di conseguenza, l'amministrazione centrale, ovvero il ministero, tramite l'avvocatura, fornendo delle argomentazioni tecniche e giuridiche, ha chiesto l'intervento in giudizio per sostenere la legittimità del provvedimento. Si attende la definizione di questo giudizio di primo grado, per il quale l'udienza è prevista il 12 aprile.
  Questo provvedimento è molto importante perché la definizione di un responsabile può riaprire potenzialmente anche le possibilità di una richiesta del danno ambientale nei confronti degli operatori privati, nonché giustificare gli interventi in rivalsa nei confronti degli stessi.
  La sentenza si attende nella tempistica ordinaria, quindi successivamente all'udienza pubblica del 12 aprile. A seguito, si definirà questo contenzioso e si vedrà se il provvedimento potrà reggere nei confronti degli operatori privati.

  PRESIDENTE. La quantificazione del danno rimane entro questi 440 milioni di euro?

  FRANCESCO GUALTIERI, Unità assistenza tecnica Sogesid presso il Ministero dell'ambiente. Nel giudizio di Cassazione è stata offerta una relazione tecnica, redatta dagli uffici tecnici dell'ISPRA, che hanno quantificato in tal senso. È chiaro che nell'eventualità di un nuovo giudizio, che a questo punto dovrà conseguire alla definizione del giudizio amministrativo, si provvederà con la valutazione di aggiornare tale dato.

  PRESIDENTE. Credo che sia un tema generale perché se si parte da 440, ma alla fine si arriva al 10 per cento, iniziano le problematiche vere e proprie. A ogni modo, chiudiamo la panoramica.

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  MARIA RITA SACCHI, Unità assistenza tecnica Sogesid presso il Ministero dell'ambiente. Il sito di Livorno era stato perimetrato con il decreto ministeriale del 2003. Successivamente, nel 2014 la riperimetrazione è stata limitata, riguardo alle aree a terra, a quelle di pertinenza dell'ENI SpA e dell'ENEL, a cui si aggiunge una parte a mare.
  L'area marina costiera è ubicata all'esterno delle dighe foranee fino al limite dell'attuale perimetrazione del SIN, a circa tre chilometri dalla costa. Siccome anche la caratterizzazione dell'area marina costiera risale al 2008, la regione Toscana negli ultimi incontri, proprio al fine di ridurre la perimetrazione dell'area marina, ha chiesto una rivalutazione sulla base dei valori di riferimento che potranno essere determinati. Da parte nostra c'è stata la massima collaborazione, nel senso che abbiamo dato la nostra disponibilità per la rivalutazione di questa perimetrazione.
  Come dicevo, all'interno della parte a terra sono presenti le due realtà. C'è, innanzitutto, la raffineria ENI, che è stata caratterizzata e ha evidenziato, per quanto riguarda suolo e sottosuolo, prevalentemente presenza di metalli pesanti, IPA, alifatici clorurati, BTEX e idrocarburi, mentre per le acque sotterranee abbiamo la presenza di metalli come ferro, manganese e arsenico, e solfati, fluoruri, idrocarburi totali, IPA e cloruro di vinile.
  L'altra realtà all'interno del sito è costituita dalla centrale ENEL. Anche in questo caso, dal punto di vista della criticità ambientale, le attività di caratterizzazione hanno evidenziato, nel suolo e sottosuolo, presenza di metalli pesanti, nonché IPA, clorometano e idrocarburi C maggiori di 12; nelle acque sotterranee abbiamo di nuovo presenza di metalli pesanti, solfatici, alifatici clorurati e così via.
  Per quanto riguarda lo stato di attuazione degli interventi all'interno di queste due aree private, per l'ENI è stata presentata l'analisi di rischio, che ha tenuto conto di una serie di prescrizioni che erano state fatte nella conferenza di servizi del luglio 2016. Questo nuovo elaborato sarà oggetto della prossima conferenza di servizi istruttoria, ovviamente previa trasmissione da parte dell'ISPRA del parere in merito.
  Per quanto riguarda, invece, la bonifica della falda, l'azienda ha presentato il modello numerico per il dimensionamento del barrieramento idraulico. Anche in questo caso siamo in attesa dei pareri degli istituti, in modo da poter andare in conferenza di servizi.
  Comunque, nella stessa conferenza di servizi che si è tenuta nel luglio del 2016 è stato richiesto all'azienda di trasmettere il progetto di messa in sicurezza operativa delle acque di falda, che tenga conto contemporaneamente di tutte le prescrizioni fatte dagli istituti sino a oggi. La revisione di questo progetto di messa in sicurezza operativa delle acque di falda è stata trasmessa ad ottobre e sarà anche questa oggetto della prossima conferenza di servizi istruttoria.
  Per quanto riguarda, invece, l'ENEL sono stati presentati l'analisi di rischio e il progetto di messa in sicurezza operativa dei suoli, che pure andranno in conferenza di servizi, previa trasmissione da parte degli istituti dei vari pareri. Dopodiché, anche per l'ENEL abbiamo la presentazione delle analisi di rischio delle acque di falda, che è stata oggetto di una serie di prescrizioni alla quali la società ha risposto con un documento che sarà anch'esso oggetto della prossima conferenza di servizi.
  Per quanto riguarda l'area marina, che era stata totalmente caratterizzata, era contaminata da metalli pesanti (cadmio, mercurio, piombo, zinco), composti organostannici e IPA.
  Questa è la situazione a oggi.

  PRESIDENTE. Benissimo. Ci avete illustrato il quadro in maniera generale. Se c'è qualche domanda specifica su questioni tecniche, possiamo farla adesso. Direi ai colleghi di riservarci, comunque, di intervenire dopo il sopralluogo, in modo da avere qualche altra notizia per poi fare delle domande specifiche che indirizzeremo alla direzione del ministero. Ecco, se siete d'accordo procederei in questo modo.
  Do, quindi, la parola ai colleghi che desiderano intervenire.

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  ALBERTO ZOLEZZI. Avete parlato di eutrofizzazione. Vi chiedo, dunque, di trasmetterci cortesemente qualche documento in merito, prima che ci rechiamo sul posto.
  Riguardo a Enel, lei ha accennato che ha risposto alle prescrizioni con un documento. Ecco, è possibile averlo per capire meglio lo stato dell'arte? Credo sarebbe, infatti, l'unico modo per capire che cosa è stato fatto finora su Livorno riguardo alle prescrizioni.

  MARIA RITA SACCHI, Unità assistenza tecnica Sogesid presso il Ministero dell'ambiente. D'accordo. Per presentare una sintesi – ovviamente previa autorizzazione del direttore che in questo momento non è presente – potrei addirittura anticipare l'istruttoria che è stata fatta dalla divisione.

  ALBERTO ZOLEZZI. Infine, vorrei capire se a Livorno la riperimetrazione delle aree a mare verrà fatta eventualmente con prelievi o solamente su una base documentale.

  MARIA RITA SACCHI, Unità assistenza tecnica Sogesid presso il Ministero dell'ambiente. Purtroppo i dati della caratterizzazione che è stata effettuata a Livorno sono obsoleti, quindi ci sarà bisogno non di una nuova caratterizzazione, ma semplicemente di indagini integrative, che dovranno essere definite dall'ISPRA, per la valutazione dei nuovi valori di riferimento, anche per avere un quadro aggiornato delle volumetrie e dell'eventuale loro destinazione.
  Questo, peraltro, è il problema che ci perseguita su tutti i siti: i sedimenti contaminati, anche se precedentemente trattati, devono essere collocati in discarica oppure dove? Ecco, sono queste le problematiche progettuali che molto spesso rallentano la realizzazione degli interventi in alcuni siti.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare nuovamente gli auditi, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.45.