XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 140 di Mercoledì 1 febbraio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Esame della proposta di relazione sulle questioni ambientali connesse a prospezione, produzione e trasporto di idrocarburi in Basilicata (Relatori: sen. Paola Nugnes, sen. Laura Puppato) (Esame e rinvio) :
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 
Puppato Laura  ... 3 
Bratti Alessandro , Presidente ... 4 
Puppato Laura  ... 4 
Bratti Alessandro , Presidente ... 4 
Puppato Laura  ... 4 
Bratti Alessandro , Presidente ... 4 
Puppato Laura  ... 4 
Bratti Alessandro , Presidente ... 5 
Puppato Laura  ... 5 
Nugnes Paola  ... 5 
Bratti Alessandro , Presidente ... 5 
Puppato Laura  ... 5 
Bratti Alessandro , Presidente ... 5 
Puppato Laura  ... 5 
Bratti Alessandro , Presidente ... 5 

Audizione dell'assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio, Mauro Buschini (Svolgimento e conclusione) :
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 
Buschini Mauro , assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio ... 6 
Nugnes Paola  ... 12 
Buschini Mauro , assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 14 
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 15 
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 15 
Buschini Mauro , assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio ... 15 
Tosini Flaminia , dirigente area «ciclo integrato dei rifiuti» della Regione Lazio ... 16 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 16 
Tosini Flaminia , dirigente area «ciclo integrato dei rifiuti» della Regione Lazio ... 16 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 16 
Tosini Flaminia , dirigente area «ciclo integrato dei rifiuti» della Regione Lazio ... 16 
Bratti Alessandro , Presidente ... 17 
Puppato Laura  ... 17 
Buschini Mauro , assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio ... 17 
Nugnes Paola  ... 18 
Buschini Mauro , assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio ... 18 
Nugnes Paola  ... 19 
Bratti Alessandro , Presidente ... 19 
Buschini Mauro , assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio ... 19 
Nugnes Paola  ... 19 
Buschini Mauro , assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio ... 19 
Nugnes Paola  ... 20 
Buschini Mauro , assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio ... 20 
Nugnes Paola  ... 21 
Buschini Mauro , assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio ... 21 
Nugnes Paola  ... 21 
Buschini Mauro , assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio ... 21 
Nugnes Paola  ... 21 
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 
Nugnes Paola  ... 21 
Tosini Flaminia , dirigente area «ciclo integrato dei rifiuti» della Regione Lazio ... 21 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 21 
Tosini Flaminia , dirigente area «ciclo integrato dei rifiuti» della Regione Lazio ... 21 
Bratti Alessandro , Presidente ... 22 
Tosini Flaminia , dirigente area «ciclo integrato dei rifiuti» della Regione Lazio ... 22 
Monaco Eugenio Maria , responsabile «bonifica dei siti inquinati» della Regione Lazio ... 22 
Nugnes Paola  ... 23 
Monaco Eugenio Maria , responsabile «bonifica dei siti inquinati» della Regione Lazio ... 23 
Bratti Alessandro , Presidente ... 23 
Nugnes Paola  ... 23 
Bianchi Stella (PD)  ... 23 
Bratti Alessandro , Presidente ... 24 
Bianchi Stella (PD)  ... 24 
Buschini Mauro , assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio ... 24 
Bianchi Stella (PD)  ... 24 
Buschini Mauro , assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio ... 24 
Bianchi Stella (PD)  ... 25 
Buschini Mauro , assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio ... 25 
Bratti Alessandro , Presidente ... 25 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 25 
Bratti Alessandro , Presidente ... 25 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 25 
Bratti Alessandro , Presidente ... 25 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 25 
Bratti Alessandro , Presidente ... 25 
Bianchi Stella (PD)  ... 25 
Bratti Alessandro , Presidente ... 25 
Tosini Flaminia , dirigente area «ciclo integrato dei rifiuti» della Regione Lazio ... 25 
Monaco Eugenio Maria , responsabile «bonifica dei siti inquinati» della Regione Lazio ... 26 
Bratti Alessandro , Presidente ... 26 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 27 
Tosini Flaminia , dirigente area «ciclo integrato dei rifiuti» della Regione Lazio ... 27 
Bratti Alessandro , Presidente ... 27 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 27 
Tosini Flaminia , dirigente area «ciclo integrato dei rifiuti» della Regione Lazio ... 27 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 27 
Tosini Flaminia , dirigente area «ciclo integrato dei rifiuti» della Regione Lazio ... 27 
Bratti Alessandro , Presidente ... 28

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Esame della proposta di relazione sulle questioni ambientali connesse a prospezione, produzione e trasporto di idrocarburi in Basilicata (Relatori: sen. Paola Nugnes e sen. Laura Puppato).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame della proposta di relazione sulle questioni ambientali connesse a prospezione, produzione e trasporto di idrocarburi in Basilicata.
  Ricordo che l'Ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi ha convenuto sull'opportunità di predisporre una relazione sull'oggetto. Comunico che, insieme alle relatrici, senatrici Paola Nugnes e Laura Puppato è stata presentata una proposta di relazione, distribuita a tutti i componenti della Commissione via e-mail. Avverto che il termine per la presentazione delle osservazioni e delle proposte di modifica è fissato per le ore 20 di mercoledì 15 febbraio 2017. Credo che due settimane siano sufficienti. So che le due relatrici hanno lavorato puntigliosamente sul testo base. Vi chiedo se volete dire qualcosa, altrimenti rinviamo l'esame ad altra seduta e iniziamo con l'audizione del Lazio.

  LAURA PUPPATO. Grazie, presidente. Mi permetto, insieme a Paola Nugnes, correlatrice, di ringraziare moltissimo il dottor Battarino, che ci ha supportati e supportate in modo egregio. Credo che l'esperienza di questa relazione meriti l'attenzione di coloro che non hanno avuto modo, per ragioni naturalmente di diverso genere, di poter essere presenti alle missioni che abbiamo fatto in Basilicata. Credo che, anche dal punto di vista della dinamica, per come sono avvenuti i fatti, questo lavoro darà adito a una forma di attenzione, anche da parte delle procure, proprio in relazione alle modalità con cui si sono svolte le vicende e all'esito che ne avranno, visto che l'attività giudiziaria è ancora in corso, con esito che non è certificato. Ricordo, in linea di massima, ciò che ci ha portato a lavorare fin dall'inizio, con una dinamica ordinaria, sulla Basilicata, regione che era già stata oggetto di indagini nelle due legislature precedenti, da cui si era desunto che la quantità di territorio che era stata utilizzata e che viene utilizzata a tutt'oggi, tra concessioni e permessi di ricerca, ammonta al 37 per cento complessivo del territorio della Basilicata. Ciò, evidentemente, pone all'attenzione di tutto il Paese una caratteristica molto particolare e specifica che è solo di questa realtà italiana in questi termini. Essendo interessata dalle attività di estrazione di gas e petrolio, di trattamento e, quindi, di lavorazione industriale, nonché di trasporto, questa regione vede sostanzialmente tutte le questioni attinenti all'intera attività petrolifera, sia diretta che complementare.
  Con un atto del procuratore di Potenza, dottor Luigi Gay, a partire dall'aprile dello scorso anno c'è stata un'accelerazione circa Pag. 4la necessità di individuare effettivamente che cosa stava accadendo in quel territorio, laddove si è iniziato con un sequestro degli impianti, in particolare dell'impianto ENI di Viggiano e in parte del Tecnoparco Valbasento, altra realtà che trattava una buona parte dei rifiuti che erano gestiti dagli stessi impianti ENI.
  Questo atto, sia per le ricadute di carattere produttivo, sia per le ricadute occupazionali e per le previsioni che questo poteva far supporre, anche in ordine agli eventuali danni ambientali che si fossero già verificati e quant'altro, ha richiesto un'attenzione particolare della nostra Commissione. Devo dire che, anche individualmente, ci è stato estremamente utile, come accennavo prima, il fatto di aver potuto vedere in loco le cose e di essere riusciti, con decine e decine di audizioni, a fare un quadro abbastanza chiaro della situazione.
  Quello che possiamo dire in questa relazione è che le società operanti, in particolare ENI ma anche Total, cioè l'altra società (ma c'è anche una quota del 30 per cento di Shell dell'oleodotto che va verso Taranto per 137 chilometri), cioè le due fondamentali società petrolifere in questione, hanno procurato nei confronti di quel territorio una serie di conseguenze che siamo stati in grado di riportare in questa relazione in maniera piuttosto chiara ed esplicita, vorrei dire addirittura «puntuale e precisa», anche dal punto di vista numerico, permettendo di fare chiarezza rispetto al sistema delle royalty e dei flussi finanziari, che sono estremamente rilevanti, ammontando a oltre 1,5 miliardi.
  Per quanto concerne l'occupazione, soltanto per la parte relativa al Centro Oli, si è valutata un'occupazione indiretta di 1.700 persone, quelle che, tra l'altro, sono state dichiarate oggetto dell'eventuale necessità di cassa integrazione, anche se poi questa è stata richiesta per oltre 500 occupati nei vari settori indiretti locali. Dall'altra parte c'è la realtà dei dipendenti diretti delle aziende petrolifere. In questa relazione diamo atto che, nonostante la sospensione abbia certamente diminuito di molto il lavoro dell'impianto, non si è voluto accentuare questa fattispecie di grimaldello, agendo con tempestività. Pur contestando le ragioni che alla procura avevano fatto desumere la necessità della sospensione dell'attività e che erano a monte di quel decreto, la stessa ENI si è immediatamente resa disponibile a una rivisitazione degli impianti, funzionale a garantire che quell'aspetto rilevato come non adeguato potesse essere messo in sicurezza, potendo, quindi, chiudere nel minor tempo possibile la vicenda riguardante lo stesso impianto. Vediamo se riusciamo a essere un po’ più chiari rispetto al rischio di incidente...

  PRESIDENTE. Mi scusi, ma così non riusciamo ad audire l'assessore del Lazio.

  LAURA PUPPATO. Abbiamo tempi ridotti?

  PRESIDENTE. Sì, anche perché normalmente...

  LAURA PUPPATO. Quindi non facciamo la relazione completa?

  PRESIDENTE. No, adesso la illustrate a grandi linee, poi quando l'approviamo si può fare l'intervento in dichiarazione di voto.

  LAURA PUPPATO. Stavo facendo una cosa molto sintetica. Illustro solo i due elementi fondamentali. Gli eventi-torcia, che erano stati fonte di preoccupazione a partire dal 2013, con fiaccolate vistose, quantità di fumo in eccesso, grosse scosse che venivano a turbare la tranquillità di tutti gli abitanti, sono stati uno degli elementi che hanno messo in campo una nutrita serie di associazioni. Queste ultime hanno cercato di mettere il fiato sul collo all'ENI e di portare all'attenzione sia delle realtà amministrative locali, sia di ARPAB (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente in Basilicata), sia, naturalmente, della procura questa situazione di allarme. Dall'altra parte, siccome stiamo parlando di aziende a rischio di incidente rilevante, quindi soggette alla normativa Seveso 2 e 2-bis, il tema delle ammine è stato quello Pag. 5che ha portato alla contestazione dal punto di vista giuridico.
  La procura ha ritenuto che la separazione di idrocarburi e gas dalle acque di estrazione, utilizzando per questa fattispecie la metildietanolammina, potesse richiedere l'istruzione di un codice CER specifico e dovesse essere trattata in maniera diversa rispetto a quello che normalmente si faceva con la reiniezione delle ammine nel cammino previsto. Questo è il quadro generale molto sintetico a cui facciamo riferimento con questa relazione. Credo che avremo modo di parlarne anche in un secondo momento, proprio per riuscire a dire altre cose che oggi certamente non riusciamo a dire. Non so se la collega voglia fare qualche ulteriore precisazione.

  PRESIDENTE. Fino alle 16 possiamo fare quello che vogliamo. È chiaro che normalmente nella fase della presentazione presentiamo la relazione solo in sintesi perché la discussione, eventualmente, si fa in un secondo momento.

  LAURA PUPPATO. Di solito nella presentazione, però, la relazione si presenta: neanche questo? È una presentazione non presentata, insomma.

  PAOLA NUGNES. Io non avevo preparato niente, però tengo a dire che avevo messo in evidenza alcuni punti, che poi hanno trovato convergenza con la senatrice Puppato, anche se in maniera sicuramente più mitigata (poiché siamo due parti che fanno un totale, è giusto che sia così). Penso che ambedue abbiamo voluto mettere in evidenza che comunque, al di là della valutazione giudiziaria che spetterà ad altri, si è evinta una sproporzione di forza sul campo tra le parti in gioco, che abbiamo evidenziato tutti durante le audizioni e che sicuramente non è una buona premessa per mantenere l'equilibrio, come dice anche la legge. Quando ci sono due parti che firmano un contratto, è giusto che le due parti abbiano uguale forza in campo e questo non si è determinato.
  Questo non è un giudizio perché non sono nelle condizioni per poter dare un giudizio, ma è la verità. Ciò crea sicuramente uno squilibrio e uno stato di soggezione in un territorio dove non si è investito, neanche con le royalty, che comunque sono arrivate, in altra economia e in benefici ambientali per il territorio stesso. Ci siamo, quindi, trovati in una condizione di sudditanza di fatto. Semmai, se ciò non ha generato alcun danno – lo dirà la magistratura – però è una sudditanza di fatto. Riequilibrare le parti, quindi, è importante ed è anche, secondo noi, un compito degli enti territoriali lucani. Infatti, vogliamo implicare anche la regione a investire, non necessariamente dal punto di vista economico, ma nei termini della legge e delle definizioni europee, proprio per sostenere anche altri tipi di attività economiche e produttive, anche perché è chiaro che il futuro del petrolio non sarà lunghissimo, né in Basilicata, né altrove. Questo ci chiede l'Europa e questo ci impone il surriscaldamento globale. È necessario occuparsi e preoccuparsi di fare altro e di essere strutturati meglio riguardo a tutti gli enti che devono generare le autorizzazioni e i controlli. La magistratura non deve essere sempre, come avviene troppo spesso, l'ente che viene a riequilibrare le parti perché questo non è giusto e non è una sua prerogativa. Non voglio aggiungere altro.

  PRESIDENTE. Lasceremo la relazione per 15 giorni in visione. Chi presenterà le sue osservazioni, cerchi di farle avere per favore nei tempi dati.

  LAURA PUPPATO. Che termine abbiamo?

  PRESIDENTE. Ho dato 15 giorni, che è un tempo assolutamente congruo, anche perché abbiamo un intasamento del calendario lavori tale che poi diventerebbe difficile procrastinare le date.

  LAURA PUPPATO. Non si può accelerare a una settimana?

  PRESIDENTE. Se si vuole fare, io l'ho già vista. Tuttavia vi ricordo che la prossima settimana siamo in missione in Toscana. Pag. 6 Se non vi sono altre osservazioni, passiamo al successivo punto all'ordine del giorno.

Audizione dell'assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio, Mauro Buschini.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio, Mauro Buschini, che è accompagnato dal dottor Lucio Migliorelli, capo segreteria dell'assessorato, dal dottor Riccardo Strambi, addetto stampa dell'assessore, dalla dottoressa Flaminia Tosini, dirigente area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio, dal dottore Eugenio Maria Monaco, responsabile bonifica dei siti inquinati della regione Lazio, e dal dottor Andrea Baldanza, capo ufficio del gabinetto del presidente della regione Lazio, che ringrazio per la presenza.
  L'audizione odierna si inserisce nell'ambito dell'approfondimento che come Commissione stiamo svolgendo sulla regione Lazio. Ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo di depurazione delle acque.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Prima di cederle la parola, per essere un po’ più preciso, ricordo che lavori sul Lazio sono stati svolti dal Parlamento, a causa di diverse emergenze, nelle due o forse anche nelle tre legislature precedenti. È una regione che è stata abbastanza osservata. Noi abbiamo diviso il nostro lavoro in due parti: la prima, che abbiamo chiamato per comodità nostra «Lazio 1», si è incentrata molto sulle vicende di Roma, anche perché Roma, ovviamente, è un player importante e determinante su tutto il ciclo dei rifiuti; l'altra, che abbiamo iniziato e per la quale abbiamo cominciato ad acquisire elementi, riguarda invece tutto il resto del Lazio.
  Abbiamo già ascoltato, a suo tempo, la regione con il presidente Zingaretti e il suo predecessore. In seguito abbiamo fatto un ulteriore incontro con la dottoressa Tosini ed abbiamo affrontato alcune questioni. Oggi stiamo chiudendo i nostri lavori. Tenendo presente che su Roma abbiamo finito, mentre sul resto del Lazio abbiamo necessità di fare ulteriori approfondimenti e avremmo bisogno di fare un po’ il punto della situazione con la regione.
  Abbiamo letto che siete in fase di revisione della pianificazione, quindi ci interessa che lei ci faccia un quadro, anche alla luce delle richieste che noi avevamo fatto al presidente e al suo predecessore, alcune delle quali non avevano avuto risposta (ciò vi è stato comunicato). Da un lato, quindi, ci interessa avere quelle risposte, dall'altro, se ci sono elementi che lei considera importanti per il nostro lavoro, ovviamente siamo qui ad ascoltarla. Questo è il lavoro che ci occuperà in questa ora e mezza (alle 16,00 riprenderanno i lavori in Assemblea). In seguito, se ci sarà necessità di sentirci o di avere uno scambio di documenti, ve lo faremo sapere. Intanto sfruttiamo questa ora e mezza di lavoro. Cederei quindi la parola all'assessore Buschini, che si può avvalere dei suoi collaboratori quando lo ritenga necessario e opportuno. Le chiedo di farci un excursus sulle questioni che ho prima citato, a cui, ovviamente, seguiranno poi le domande da parte dei commissari.

  MAURO BUSCHINI, assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio. Grazie, signor presidente, onorevoli deputati e senatori. Riguardo ai quesiti che ci avete comunicato e che erano rimasti in sospeso, li abbiamo per iscritto; di conseguenza, magari al termine dell'audizione, potrò consegnarveli. Ho con me anche tutta la documentazione che nella mia breve relazione richiamerò. Si tratta di atti e di una documentazione più generale. Io vi ringrazio per avermi offerto con questa audizione l'opportunità di un confronto e la possibilità Pag. 7 di contribuire all'inchiesta assai approfondita e certamente preziosa che questa Commissione sta svolgendo sul ciclo dei rifiuti della regione Lazio e di Roma Capitale.
  Premetto che rivesto la carica di assessore regionale all'ambiente dal mese di febbraio 2016, pertanto, a eventuali domande che riguardassero fatti e circostanze del passato mi riservo, se non sarò esaustivo in questa sede, di rispondere anche con una successiva documentazione, non potendomi appellare a una memoria che non posso avere.
  Come questa Commissione ha già potuto accertare, la gestione dei rifiuti del Lazio e nella capitale presenta numerosi aspetti di criticità, con una eredità del passato che genera preoccupazioni e talora allarmi, i quali ogni giorno sollecitano il nostro costante impegno. Da una parte si deve lavorare per mettere in sicurezza il territorio e la salute dei cittadini, fronteggiando situazioni pregresse e problematiche, dall'altra si deve prospettare uno scenario pianificatorio che realizzi e assicuri, nel rigoroso rispetto delle leggi, una gestione dei rifiuti improntata verso l'economia circolare, quindi verso la prevenzione, il riuso, il riciclo e il recupero dei rifiuti come risorsa.
  Veniamo da un trascorso di tempo nel quale il dominio del trattamento e dello smaltimento dei rifiuti nel Lazio era proprio delle discariche e non possiamo dimenticare che, fino al 2011, in esse era consentito sversare anche rifiuti tal quali. Sulla permanenza delle discariche e sulla loro presunta insostituibilità si è innestato un apparato industriale che ha compresso e mortificato le raccolte differenziate, evitato la costruzione di stabilimenti del riciclo, originato fabbriche che producono rifiuti da rifiuti, mentre le discariche venivano creando enormi problemi ambientali e gli impianti di termovalorizzazione si dimostravano insufficienti. È a tutti nota la problematica degli effetti derivanti dalla coltivazione pluridecennale della discarica di Malagrotta, ma possiamo riscontrare problematiche simili in tante discariche esaurite e chiuse, così come in talune ancora in esercizio. Ogni invaso ha caratteristiche specifiche e richiede considerazioni circostanziate, misure adeguate e interventi risolutivi che necessitano di tempi e risorse economiche importanti. Alle problematiche ambientali si sommano quelle amministrative e talvolta anche questioni di legalità. È un lavoro difficile e complesso, che stiamo cercando di svolgere con la massima attenzione e il massimo rigore. L'avvio della bonifica della discarica di Malagrotta è un primo segno certamente importante, ma non esaurisce l'azione di risanamento, che è assai più vasta e di largo impegno.
  Il fallimento della società Bracciano Ambiente, che gestiva la discarica di Cupinoro, le difficoltà della Latina Ambiente, come quella in cui è incappata, con un'interdizione prefettizia, la IPI S.r.l., che gestiva i rifiuti del comune di Nettuno, ogni giorno ci segnalano un nuovo e allarmante problema sul quale intervenire. In ultimo, c'è stato l'intervento della direzione distrettuale antimafia, che ha ordinato il sequestro di impianti in tre province della nostra regione, contestando gravi reati. Anche questo testimonia la preziosa azione della magistratura, a cui va tutto il nostro sostegno.
  Non meno preoccupazioni desta, d'altra parte, l'emersione di reati contro la pubblica amministrazione, a Roma come altrove, nella gestione degli appalti e delle forniture, in un settore, come quello della gestione dei rifiuti, che si conferma particolarmente esposto a condizionamenti e vessazioni, purtroppo ancora rese possibili anche dall'inerzia e dall'inefficacia amministrativa di taluni enti locali. Il lavoro che stiamo compiendo, quindi, agisce su tre fronti. Il primo è mettere in sicurezza i territori su cui insistono discariche e ricercare la massima efficienza, anche dal punto di vista della salubrità, di tutti gli apparati che lavorano rifiuti. Il secondo è dispiegare ogni possibile e legittima iniziativa per prevenire crisi ed emergenze sempre incombenti, in un assetto così fragile e precario come quello attuale, che deve qualificarsi come transitorio. Il terzo è pianificare soluzioni definitive nel contesto dell'economia circolare, puntando sulla prevenzione Pag. 8e incoraggiando le buone pratiche del riciclo e del recupero, prevalentemente di materia, in modo da minimizzare il ricorso a discariche e inceneritori.
  Sul primo aspetto, quello che attiene alla messa in sicurezza delle discariche esaurite e al controllo di quelle ancora in esercizio, consegno un documento predisposto dalle nostre strutture tecniche, che dà conto dello stato delle cose e delle iniziative che veniamo assumendo. Sul secondo tema, quello del governo della fase transitoria, che deve cominciare a procurare la netta separazione dal passato (dominato, come dicevo, dalle discariche) e realizzare obiettivi strategici di economia circolare, osservo quanto segue. In primo luogo, la raccolta differenziata negli ultimi tre anni è cresciuta intensamente. L'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), nel rapporto sulla gestione dei rifiuti urbani, presentato a dicembre scorso, ha rilevato che la raccolta differenziata nel Lazio si è attestata nel 2015 al 37,5 per cento, mentre nel 2013 era al 26,5. L'incremento percentuale dell'11 per cento in assoluto equivale al +41 per cento di progressione nel triennio. Nel 2013 l'incremento annuo è di oltre il 6 per cento, il che giustifica la stima per la quale nel 2016 si ritiene superata la percentuale del 40 per cento. Ciò ha permesso di deviare oltre 1,2 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti nel 2015 dal circuito delle discariche e degli inceneritori, per essere invece avviati a riciclo e recupero. Nel 2015, 1.133.775 tonnellate di rifiuti sono stati raccolti in modo differenziato e avviati a riciclo, mentre 1.889.627 tonnellate di rifiuti indifferenziati sono stati tutti trattati negli impianti di trattamento meccanico-biologico (TMB) della regione o in altri impianti extraregionali (meno del 2 per cento).
  I rifiuti combustibili in uscita dai TMB sono stati indirizzati a termovalorizzazione per 566.000 tonnellate: in impianti regionali per l'85 per cento, in impianti extra regionali per il 15 per cento circa.
  I rifiuti da smaltire post-trattamento nei TMB sono stati conferiti nelle discariche laziali per 403.000 tonnellate, corrispondenti a circa il 60 per cento del fabbisogno. Gli scarti di lavorazione di TMB non allocati in discariche o in impianti di ulteriore trattamento siti nella nostra regione, sono stati avviati a trattamento o a recupero in altre siti extraregionali per circa 700.000 tonnellate.
  Tra il 2013 e il 2015 i rifiuti indifferenziati sono diminuiti per 433.807 tonnellate, cioè del 18,7 per cento, sia per effetto della contrazione dei consumi, sia grazie allo sviluppo della raccolta differenziata. La copertura di trattamento meccanico-biologico di questi rifiuti è ora del 100 per cento. Era del 55 per cento nel 2012, l'ultimo anno di pieno esercizio della discarica di Malagrotta. In quell'anno, difatti, si seppellirono nelle discariche laziali 2.184.695 tonnellate di rifiuto, contro le 403.000 tonnellate del 2015.
  Il contributo allo sviluppo della differenziata della città di Roma è apprezzabile, ma in tutta la regione si sta compiendo uno sforzo sincero e che viene conseguendo risultati tangibili. La raccolta differenziata è la prima misura basilare per ridurre i rifiuti da trattare e smaltire. Su questo, specialmente per le matrici organiche, pubblicheremo nelle prossime settimane bandi che metteranno a disposizione dei comuni importanti risorse finanziarie per sollecitare investimenti sia in attrezzature che in infrastrutture. Dalle compostiere domestiche fino agli impianti industriali di compostaggio, intendiamo marcare un impegno deciso verso il raggiungimento delle soglie di legge per la raccolta differenziata. Il fabbisogno di compostaggio è evidenziato dalla ricognizione svolta dalla regione nei mesi scorsi ed è certa l'urgenza di costruire impianti nel territorio regionale, a superamento dell'attuale situazione che registra un gap impiantistico e di trasferimento massivo extraregionale. Peraltro, sono in attesa di autorizzazione impianti anche a Roma, su cui però l'amministrazione di Roma Capitale sembra ora volersi esprimere in senso negativo. Vedremo quali azioni intenderà adottare l'amministrazione capitolina, ma lascia perplessi l'annuncio di voler rinunciare a impianti pubblici progettati su aree pubbliche e gestiti da una Pag. 9municipalizzata, come quello progettato a Rocca Cencia, continuando a esportare verso imprese private di altre regioni oltre 100.000 tonnellate all'anno di rifiuti organici, con un forte impatto ambientale, oltre che economico.
  La regione Lazio, in coordinamento tra l'assessorato all'ambiente e l'assessorato all'agricoltura, adotterà una normativa ad hoc per la valorizzazione del compost di qualità prodotto nel territorio regionale. Intendiamo inserire nei piani annuali di aiuti all'agricoltura incentivi per l'utilizzo di ammendanti provenienti dal recupero dei rifiuti, creando un albo degli impianti di compostaggio regionali e un marchio di qualità per il compost della regione Lazio. Come per le frazioni organiche, sarà pubblicato un bando per sostenere l'utilizzo di ogni equipaggiamento, così come di ogni pratica tesa a estrarre le frazioni secche riciclabili dai rifiuti urbani da trattare e da smaltire.
  Diminuire la quantità e qualità dei rifiuti residui è il nostro primo obiettivo e l'inversione di tendenza per il futuro, da quando è chiusa la discarica di Malagrotta, è tangibile. Certamente sappiamo che arriviamo in ritardo rispetto ad altre regioni italiane, proprio per l'azione dominante esercitata dal comodo passato di seppellimento di rifiuti in discarica, ma i progressi sono in accelerazione e confidiamo di terminare il mandato amministrativo nella primavera del 2018 con risultati accostabili a quelli delle migliori regioni del Paese. La seconda osservazione, da cui discendono azioni correttive, che vogliamo incisive, riguarda il funzionamento dell'impiantistica di trattamento e di smaltimento dei rifiuti residui. Ad oggi il sistema industriale disponibile consente di evitare la collocazione in discarica di rifiuti tal quali, così come accaduto fino al 2013. Gli impianti di trattamento meccanico-biologico hanno la capacità di trattare la totalità dei rifiuti generati dalla regione; anche questo è un risultato, che abbassa il rischio di inquinamento rispetto all'epoca in cui si seppellivano i rifiuti rovesciati dai cassonetti nei compattatori della raccolta e da questi in discarica. Detto questo, però, occorre aver presente che gli impianti devono essere gestiti nel pieno rispetto delle autorizzazioni e delle norme; deve inoltre migliorare, in ogni caso, la gestione degli impianti di trattamento meccanico-biologico ora in esercizio perché non tutti assicurano al meglio le performance prescritte.
  Questa stessa Commissione, nelle sue indagini, ha svolto sopralluoghi in questo tipo di impianti e avrà certamente rilevato il deficit di efficienza che anche noi stiamo considerando. Nello scorso mese di luglio, dopo pochi mesi dal mio insediamento, ho chiesto all'ARPA regionale di svolgere una dettagliata analisi sul funzionamento dei TMB autorizzati. La ricognizione è ancora in corso, mentre l'azione di monitoraggio e controllo ai fini ambientali e sanitari è dispiegata costantemente da parte di ARPA Lazio. Per altro verso, come sappiamo, sono in corso indagini dell'autorità giudiziaria per accertare violazioni di illeciti che devono essere perseguiti con la necessaria severità. Al momento il sequestro cautelare di impianti strategici, come il TMB della società SAF e la discarica MAD, siti in provincia di Frosinone, nonché il TMB sito a Malagrotta, non ha procurato l'interruzione delle lavorazioni e l'esercizio è affidato a commissari giudiziari, che al pari di altri nominati riceveranno tutto il nostro sostegno.
  La nostra volontà collaborativa è piena e incondizionata. Nei mesi scorsi, quando ARPA ha rilevato l'esigenza di un nostro intervento, ci siamo immediatamente attivati. Sopralluoghi, sollecitazioni e diffide sono gli strumenti di cui disponiamo e che usiamo tutte le volte che è necessario, fino ad arrivare a procedure di riesame delle autorizzazioni integrate ambientali (AIA), senza escludere che queste possano anche essere revocate. A ottobre 2015, infatti, la regione ha rilevato le criticità del funzionamento del TMB della SAF, aprendo al riesame dell'AIA a suo tempo rilasciata. La procedura di riesame si concluderà, come da normativa vigente, entro questo mese, in un confronto anche con il commissario nominato dall'autorità giudiziaria per introdurre le correzioni, anche infrastrutturali, di cui vi è bisogno. Pag. 10
  Resta il fatto che i TMB svolgono funzioni ora importanti, quella di separare i rifiuti recuperabili ai fini della generazione energetica e quella di minimizzare il potenziale di inquinamento dei rifiuti da abbancare in discarica, ma restano macchine di vecchia concezione, riconducibili a un ciclo dei rifiuti arcaico e da superare. Gli impianti che noi abbiamo disponibili, peraltro, sono stati concepiti alla fine degli anni 1990 del secolo scorso, sono stati costruiti circa quindici anni fa e gestiti, come abbiamo visto, non senza criticità.
  Cause accidentali forse hanno determinato l'incendio al TMB di via Salaria a Roma nel maggio 2015, con l'impossibilità di usare quel TMB fino all'ottobre 2015, nonché l'incendio al TMB di Albano Laziale del giugno 2016, che ancora adesso è posto sotto sequestro dalla magistratura. Ci sono indagini in corso su più fronti e speriamo di conoscere presto la verità, ma è fuor di dubbio che taluni impianti TMB non corrispondono più, sia per le tecnologie installate, sia per le finalità, a ciò di cui abbiamo bisogno. Il TMB di via Salaria a Roma è ora in esercizio, mentre quello di Albano Laziale è gravemente danneggiato e resterà fuori uso ancora per molto tempo. Contemporaneamente, il TMB di Guidonia è indisponibile a causa di un sequestro giudiziario ancora in corso, mentre il pianificato TMB di Bracciano è ora osteggiato dalle amministrazioni comunali alle prese con il fallimento della società Bracciano Ambiente.
  Il venir meno del TMB di Albano Laziale ha costretto alla deviazione dei rifiuti che in esso convergevano verso il TMB di Aprilia; da qui, le frazioni trattate e destinate a discarica sono state dirottate verso l'invaso di Colleferro. Nel mentre ci si sta adoperando affinché quei flussi tornino a essere collocati nella discarica di Pontina Ambiente, come ordinariamente previsto.
  Se la dotazione di TMB è, come visto, autorizzata in modo sufficiente ad accogliere i flussi residui della regione, la realtà ci dice che non è comunque abbastanza per scongiurare minacce di blocco e rischi imprevedibili come gli incendi di cui ho fatto menzione. Si conferma oltremodo l'interdipendenza impiantistica tra i territori della regione. I TMB in esercizio accolgono flussi provenienti da territori che non sono quelli di strettissimo interesse del bacino in cui i TMB sono collocati, dimostrando una sussidiarietà che sarà oggetto delle valutazioni della nostra amministrazione nel momento in cui adotteremo il nostro nuovo piano regionale dei rifiuti urbani.
  L'ipotesi che ho avanzato alla giunta e al consiglio regionale per la potestà regolatoria e la governance di sistema, è quella di adottare l'ambito unico ottimale, disegnato sul perimetro della regione Lazio, certamente articolato su base territoriale ma con le competenze di programmazione, regolazione e controllo affidate a un unico e autonomo soggetto di dimensioni regionali. La chiusura del ciclo attraverso il fabbisogno impiantistico, dovrà poi avvenire nei bacini provinciali.
  È mia intenzione sottoporre alla giunta una proposta di legge da presentare rapidamente al consiglio regionale, affinché l'ambito unico regionale possa costituirsi e iniziare a operare prima della fine del mandato di questa amministrazione, anche in anticipo rispetto all'adozione del piano. La questione della governance di sistema, affrontata in questa stessa Commissione in precedenti audizioni, è fondamentale e strategica ed era anche contenuta in uno dei quesiti che ci avete comunicato. Perciò, con legge regionale, lo stralcio e l'anticipazione della costituzione dell'ATO (ambito territoriale ottimale) unico regionale, risponde a una esigenza per troppo tempo elusa. Gli ATO nel Lazio non sono mai stati costituiti e riuscire a farlo adesso ha il sapore di una svolta storica.
  L'oscillazione delle disponibilità di TMB, dovuta a rotture, a incidenti e talora a problematiche amministrative o investigative, costringe all'individuazione di soluzioni alternative immediate ed efficaci. L'accordo con la regione Abruzzo richiesto da AMA per consegnare a un TMB di quella regione fino a 170 tonnellate al giorno di rifiuti residui, rinnovato nello scorso ottobre dalla nostra regione fino a ottobre 2017, va considerato in questo quadro, così come l'esercizio del tritovagliatore mobile Pag. 11della stessa AMA da noi autorizzato e azionato da qualche settimana dalla municipalizzata per fronteggiare la maggior produzione di rifiuti residui manifestatasi nelle festività di fine anno.
  È noto a tutti che Roma Capitale, pur avendo superato la soglia del 40 per cento di raccolta differenziata, ogni giorno genera 3.000 tonnellate di rifiuti residui e ne tratta nei quattro TMB autorizzati circa 2.300 tonnellate, mentre le rimanenti tonnellate sono inviate ai TMB di Colfelice e di Aprilia, nelle province di Latina e Frosinone, oltre che in Abruzzo.
  La città di Roma ha autorizzato e installato nei suoi TMB una capacità di trattamento meccanico-biologico appena sufficiente al suo fabbisogno, ma la ridotta lavorazione al TMB di via Salaria, associata a episodi di momentanea interruzione degli altri siti, fa invocare a Roma Capitale la necessità di soccorsi esterni. Capiremo meglio nei prossimi giorni se il TMB della SAF potrà continuare ad accogliere i rifiuti di Roma, ma già adesso abbiamo sollecitato l'amministrazione capitolina a individuare ogni possibile soluzione, nell'evenienza che la SAF non possa più accogliere circa 200 tonnellate al giorno di rifiuti provenienti da Roma Capitale.
  Una cosa è certa: Roma Capitale non può pensare di fermarsi agli slogan, mentre la regione e tutto il territorio nazionale devono risolvergli i problemi. L'ubicazione in via Salaria di un importante stabilimento di trattamento dei rifiuti urbani non è certo stata una scelta felice; ipotizzarne la delocalizzazione, quindi, non trova ostilità da parte della regione. Un conto, però, è parlare di delocalizzazione, cioè dello spostamento di quelle lavorazioni, ovvero alternative di pronto impiego, altro conto è pensare a un immediato smantellamento dell'apparato industriale di via Salaria, che dovrebbe trattare fino a 750 tonnellate al giorno. In buona sostanza, dismettere le lavorazioni di trattamento meccanico-biologico a via Salaria è ragionevole, ma a condizione che si sappia dove saranno collocate le centinaia di tonnellate di rifiuti residui che, ogni giorno, vanno smaltite in quel TMB. Affermare che quelle tonnellate saranno raccolte in modo differenziato e che, per questo, non avranno più bisogno di un TMB, è auspicabile ma non pare essere un obiettivo alla portata nel breve periodo.
  In ogni caso, resterebbe la problematica legata alle 700 tonnellate al giorno di rifiuti residui che Roma Capitale esporta negli altri TMB della regione e pure fuori regione. Fintanto che non vi saranno tangibili progressi nella raccolta differenziata, ovvero nella riduzione dei rifiuti da mandare a TMB, sembra assai difficile prefigurare lo smantellamento dell'impianto di via Salaria, cui pure la regione non è – ripeto – pregiudizialmente contraria. D'altra parte, la regione Lazio ha autorizzato il trasporto transfrontaliero di rifiuti urbani indifferenziati di Roma Capitale soltanto come misura straordinaria e temporanea, per il tempo strettamente necessario a Roma Capitale ad adottare le misure infrastrutturali per la chiusura del ciclo dei rifiuti nel perimetro metropolitano.
  Le procedure di notifica finora pervenute e autorizzate attengono a 70.000 tonnellate in Austria via ferrovia, al ritmo di circa 2.500 tonnellate spedite con quattro treni settimanali. È presumibile che il quantitativo sarà esaurito in circa 7-8 mesi. Riteniamo che questo tempo sia sufficiente a Roma Capitale per localizzare la discarica di servizio, di cui essa ha assoluta necessità, nonché per allestire il progetto costruttivo e avviare l’iter autorizzativo. Se questo accadrà, potremmo considerare un ulteriore breve conferimento all'estero di rifiuti indifferenziati destinati al recupero di energia e con ciò potremmo interloquire con la Commissione europea affinché vi sia comprensione e collaborazione. Diversamente, non saremmo credibili e il rischio di incappare in nuovi procedimenti di infrazione alle direttive dell'Unione europea sarebbe assai elevato. D'altra parte, il confronto sulla localizzazione della discarica di servizio per Roma Capitale è in corso fin dal 2006, quando già da allora si prevedeva la chiusura della discarica di Malagrotta.
  Con tutte le amministrazioni di Roma Capitale, la regione Lazio ha, nel tempo, discusso e confrontato ipotesi e opzioni. Dopo la chiusura effettiva di Malagrotta, Pag. 12però, la questione si è fatta impellente. Già con l'amministrazione di Ignazio Marino la regione ha ripetutamente insistito affinché Roma Capitale si esprimesse sul punto. Per tutta la fase commissariale, guidata dal prefetto Tronca, il tema è rimasto comprensibilmente sospeso; tuttavia, ora, mentre 10.000 tonnellate al mese di rifiuti tal quali valicano le Alpi e mentre altre 10.000 tonnellate al mese ingombrano impianti e suoli di altre province del Lazio, che fanno il loro dovere (mentre, cioè, 20.000 tonnellate al mese di rifiuti tal quali generati a Roma vengono affidati alla responsabilità di altri), sarebbe inopportuno pensare che questa possa essere la configurazione a regime del ciclo dei rifiuti della capitale d'Italia.
  La regione ha il compito di pianificare il ciclo integrato, individuando flussi e destini di rifiuti residui, incoraggiando la differenziata e la costruzione di impianti di riciclo e recupero; la regione, però, non può far ciò senza il protagonismo di tutti gli enti locali, Roma Capitale e area metropolitana comprese. Roma, oggi, ha bisogno dei TMB di Colfelice, di Aprilia e di Aielli; ha bisogno degli inceneritori di Colleferro e San Vittore, così come ha bisogno di altri 49 impianti dislocati in dieci regioni italiane e in tre Stati esteri, mentre usa anche inceneritori austriaci. Senza questi soccorsi sarebbe in permanente emergenza ed è assai difficile persuadere i cittadini di altri territori laziali, mentre Roma dichiara di non aver bisogno di nessun impianto di recupero o smaltimento. A loro, invece, tocca ricevere centinaia di tonnellate di rifiuti romani. Il confronto con Roma Capitale e con la sua area metropolitana dovrà, perciò, subire una forte accelerazione e concludersi con decisioni e azioni che saranno assunte nel piano regionale.
  Ho apprezzato la volontà collaborativa espressa qui ieri dall'assessore Montanari. Vedremo i progetti – spero presto – e garantisco la massima collaborazione. Resta però inevasa la questione dello smaltimento dei rifiuti da inviare a discarica: adesso è il momento di decidere. Il 16 gennaio scorso, con il presidente Zingaretti, abbiamo ribadito al sindaco di Roma Capitale queste stesse considerazioni. Il 17 gennaio ho scritto all'assessore capitolino uguale sollecitazione. Attendiamo fiduciosi che Roma Capitale risponda con le misure adeguate.

  PAOLA NUGNES. Mi perdoni, dal 16 gennaio cosa è partito?

  MAURO BUSCHINI, assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio. Il 16 gennaio scorso, con il presidente Zingaretti abbiamo svolto un incontro con il sindaco di Roma e abbiamo ribadito queste considerazioni. Il 17 gennaio, per ribadire ulteriormente i temi, ho scritto all'assessore capitolino la stessa sollecitazione, con una nota dettagliata, che peraltro allego alla documentazione che lascio alla Commissione.
  Signor presidente e signori membri della Commissione, io credo fermamente nello sviluppo della raccolta differenziata, nel riuso e nel riciclo dei rifiuti e spero davvero che Roma e il Lazio raggiungano l'80 per cento di raccolta differenziata e si approssimino a rifiuti zero. Quando ciò accadrà, non avremo più bisogno di discariche e neanche di TMB; tuttavia, fintanto che questo obiettivo non sarà conseguito, Roma non può dire di non avere bisogno di discariche perché sta usando quelle di altri. Il giusto percorso, al contrario, è quello di organizzarsi la propria discarica e, contemporaneamente, accelerare lo sviluppo della raccolta differenziata in modo che di quella discarica ci sia sempre meno bisogno.
  L'aggiornamento del piano regionale per la gestione dei rifiuti urbani, vigente dal 2012, risponde proprio al principio di responsabilità e assume a priorità assoluta il dovere dell'autosufficienza impiantistica per il trattamento, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti residui entro i confini di prossimità nei posti nei quali i rifiuti sono generati. Come è noto a tutti, i rifiuti in uscita dai TMB assumono la caratterizzazione di speciali e non spetta all'ente regione stabilire il destino dei flussi speciali derivanti da trattamento, tant'è che i comuni e le loro municipalizzate svolgono gare per collocare i rifiuti trattati e destinati a smaltimento e recupero. Pag. 13
  Nei termovalorizzatori di Colleferro e San Vittore accedono i rifiuti che i gestori di quegli impianti hanno contrattualizzato al libero mercato con i conferitori privati, oppure hanno avuto aggiudicati dai conferitori pubblici a valle di gare pubbliche. D'altra parte, lo stesso articolo 35 del decreto Sblocca Italia stabilisce che quando i rifiuti indifferenziati sono destinati al recupero di energia, non vi è necessità di un accordo fra le regioni, tra produttori di rifiuti indifferenziati e recuperatori a fini energetici e che ciò avviene secondo il codice degli appalti nel contesto del libero mercato.
  Ogni iniziativa necessaria e indispensabile per garantire il corretto svolgimento del ciclo di trattamento nella regione Lazio, è sostenuta dalla nostra amministrazione. Per Roma Capitale in particolare la regione ha corrisposto, sia sul piano finanziario che su quello amministrativo, ingenti risorse economiche e impegno amministrativo. Ciò non toglie, però, che la situazione sia ancora allarmante per la persistente precarietà, fragilità e incompiutezza del ciclo integrato dei rifiuti urbani nella capitale e nella sua area metropolitana. Per questo, insistiamo affinché ciascuno svolga la propria parte. Infine, mi preme informare questa Commissione, come mi sollecitava anche il presidente, del lavoro di aggiornamento del piano regionale di gestione dei rifiuti urbani, che è entrato nella fase di adozione degli atti necessari alla sua definitiva approvazione.
  Il consiglio regionale, con l'ausilio delle competenti commissioni, ha cominciato a esaminare e discutere un pacchetto di delibere che riguardano la prevenzione, la riduzione dei rifiuti, la tariffa puntuale e la stima del fabbisogno impiantistico (delibere che consegno alla Commissione) per la chiusura del ciclo di trattamento e smaltimento dei rifiuti indifferenziati.
  Consegno a questa Commissione la delibera adottata dalla giunta regionale già dal 22 aprile 2016, la n. 199, contenente le stime previsionali del fabbisogno di trattamento e smaltimento dei rifiuti residui della regione Lazio, quindi la stima previsionale di quanti e quali rifiuti possano essere collocati al recupero di energia e quanti, invece, conferiti in discarica. La delibera in questione, la n. 199, è stata nuovamente aggiornata a valle della pubblicazione dell'edizione 2016 del Rapporto sui rifiuti urbani da parte dell'ISPRA.
  Sul tema del fabbisogno di termovalorizzazione, che è stato oggetto di considerazioni nel confronto tra la regione Lazio e il Ministero per la tutela dell'ambiente, mi preme osservare che non vi è divergenza tra le stime sulla quantità di rifiuti combustibili da destinarsi a incenerimento nei prossimi anni. Una divergenza c'è – non la nego – ma è sulle scelte riferite al destino di questa frazione di rifiuti trattati. Secondo il Ministero per la tutela dell'ambiente, questi dovrebbero essere collocati in un nuovo inceneritore. Secondo la giunta regionale, invece, i rifiuti combustibili potrebbero essere conferiti agli impianti esistenti di Colleferro e San Vittore, senza creare un nuovo insediamento di termovalorizzazione. Se a San Vittore, infatti, dallo scorso mese di ottobre sta funzionando una terza linea, moderna ed efficiente, a Colleferro il necessario revamping delle due linee ora installate, ma scarsamente efficienti, potrebbe procurare la copertura dell'intero fabbisogno di termovalorizzazione regionale. Tale fabbisogno, beninteso, è decrescente, sia per effetto dell'incremento delle raccolte differenziate, sia per il miglioramento tecnico delle performance di TMB.
  Dobbiamo anche lavorare, insomma, per far sì che i rifiuti combustibili in uscita dai TMB possano essere recuperati energeticamente in impianti diversi dagli inceneritori, proprio come consente la legge di riferimento al combustibile solido secondario. Anche questa, a nostro parere, è una misura di prevenzione. Di questo progetto è parte, inevitabilmente, la dismissione della partecipazione azionaria della regione Lazio nella società Lazio Ambiente, che ora gestisce i servizi di igiene urbana per diversi comuni della Valle del Sacco, la discarica e gli inceneritori di Colleferro.
  Con delibera della giunta regionale di ieri abbiamo avviato definitivamente la vendita dell'intero pacchetto azionario della Pag. 14società, ora posseduto interamente dalla regione. È nostra intenzione agire in quella direzione, esonerando la regione da un ruolo gestionale nel ciclo dei rifiuti, assolutamente atipico e contraddittorio rispetto alle funzioni proprie del nostro ente. Sul versante delle discariche, rimando ugualmente alla delibera della giunta regionale che ho poc'anzi richiamato e nella quale sono descritte in dettaglio le azioni in essere e quelle prospettiche.
  Siamo convinti che occorre tendere al più ambizioso dei risultati, cioè quello di ridurre a zero il conferimento dei rifiuti in discarica, anche di quelli trattati, così come viene indicando il pacchetto sull'economia circolare approvato nei giorni scorsi dal Parlamento europeo, un traguardo che l'Unione europea colloca al 2030, ma che già in altri Paesi dell'Unione e pure in talune regioni italiane è quasi stato raggiunto. Insomma: si può.
  Resta il nodo di Roma. Se Roma Capitale e l'amministrazione della città metropolitana dovessero rinunciare a svolgere il proprio ruolo di governo e, sostanzialmente, si dovesse precipitare in un'emergenza – lo ripeto – non esiteremmo ad azionare gli strumenti che la legge ci assegna per provvedere a risolvere la situazione. Per altro verso, segnalo a questa Commissione che sono pervenute alla regione Lazio iniziative imprenditoriali private per la costruzione di nuovi invasi di discarica. Le proposte saranno valutate di concerto con le amministrazioni interessate, senza pregiudizio e con l'attenzione al soddisfacimento del pubblico interesse.
  In ultimo e brevemente, mi preme portare all'attenzione di questa Commissione l'azione della regione in direzione di un cambio strategico di visione del ciclo integrato dei rifiuti urbani. Se rovesciamo il paradigma, cioè se intendiamo i rifiuti come una risorsa e non come un problema, tutte le prassi e le procedure, come gli assetti industriali, devono essere esaminati nel loro rovescio. I rifiuti organici non diventano compost per evitare che finiscano in discarica, ma diventano una risorsa impiegabile come compost perché utile all'agricoltura e al verde urbano. I rifiuti verdi di sfalci e potature non sono un problema di cui liberarsi facendone pellet da bruciare e magari inquinando, ma materia fibrosa strutturante, necessaria al processo di compostaggio dei rifiuti organici. Gli impianti TMB non devono essere stabilimenti utili a minimizzare il potenziale inquinante dei rifiuti biodegradabili, ovvero impianti di separazione delle frazioni combustibili da inviare all'incenerimento. Rovesciare il paradigma dalla parte dell'economia circolare vuol dire impiegare i TMB come stabilimenti nei quali i rifiuti vengono selezionati già al loro conferimento, estraendone tutte le frazioni riciclabili.
  Questa Commissione ha chiesto a suo tempo alla regione Lazio di conoscere aspetti puntuali della gestione del ciclo dei rifiuti nella nostra regione – mi riferisco ai quesiti che all'inizio ho annunciato, che possiamo consegnare alla fine dell'audizione – anche rispetto ai valori economici dell'ecotassa e delle tariffe di accesso ai TMB o ad altre specifiche questioni. A fianco a me ci sono l'ingegner Tosini e il dottor Monaco, che potranno puntualmente rispondere anche a domande di carattere tecnico e nello specifico che la Commissione intenderà porre.

  PRESIDENTE. Grazie, assessore, per l'ampia disamina. Abbiamo un'ora per le domande e le risposte. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  STEFANO VIGNAROLI. Sorvolo sugli slogan politici perché, di fatto, la situazione che giustamente avete appena fotografato è la stessa. Anche la precedente amministrazione diceva no a una discarica a Roma. Peraltro, io non ho capito bene una cosa: se l'uscita dei TMB è a libero mercato, perché Roma dovrebbe per forza necessitare di una discarica? Ha appena detto che i rifiuti pretrattati sono in uscita a libero mercato.
  Detto questo, ho alcune domande. Per quanto riguarda la vicenda di Frosinone e di tutta quell'inchiesta che c'è stata (comunque spetta alla regione il controllo di quello che accade in regione), mi risulta Pag. 15che nell'ottobre 2015 è stata fatta una riclassificazione della tipologia della discarica Mad. Questa riclassificazione è stata possibile grazie a un decreto ministeriale, che però dava delle condizioni, ovvero che ci dovesse essere un lotto specifico riguardante una discarica che doveva ospitare rifiuti derivanti da bonifiche di territori inquinati: non mi sembra che ci sia questa condizione. Di conseguenza, non essendoci questi requisiti, mi domando come mai si è allargato, nel senso che questa riclassificazione ha permesso anche di ricevere 30 volte i limiti stabiliti dalla legge del carbonio organico disciolto (DOC) e di altri parametri.
  Inoltre vorrei sapere se sono state redatte delle linee guida sulle biomasse: non ho ben capito qual è il vantaggio dell'ATO unico e perché è stata fatta questa scelta. Ad aprile 2016 è stata fatta una delibera sul fabbisogno impiantistico e lì c'è stata una divergenza di vedute nell'amministrazione della regione. La direzione regionale diceva che non necessitava di valutazione ambientale strategica (VAS), essendo soltanto ampliamenti di siti già esistenti, mentre l'area vasta aveva smentito, dicendo che la regione deve fare la VAS. Lei in Commissione ambiente aveva dichiarato – ma non era vero – che la VAS era già stata ottenuta. Pertanto, vorrei capire bene perché era successo ciò e qual è la verità, visto che ci sono state notizie contrastanti.
  Per quanto riguarda il fabbisogno di TMB, viste anche tutte le polemiche che ci sono state sui tritovagliatori di Porcarelli-Cerroni, chiedo a voi se rientra nel fabbisogno stabilito dalla regione Lazio e vorrei sapere anche quali sono perché ci sono dei comuni che lo stanno utilizzando. Da alcune dichiarazioni sui giornali sembrava che il tritovagliatore fosse sotto sequestro e inutilizzabile, invece abbiamo visto che ci sono dei comuni che lo stanno utilizzando, quindi vorrei capire qual è la vostra posizione.
  Inoltre vorrei sapere se è stata determinata la tariffa. Non mi riferisco solo a quell'impianto, ma vorrei sapere in generale com'è la situazione delle tariffe, che fino a poco tempo fa non era ancora ben definita.

  PRESIDENTE. Un'altra domanda e poi ci fermiamo.

  STEFANO VIGNAROLI. Ne ho tantissime!

  PRESIDENTE. Ho capito, però ci sono anche gli altri colleghi. Dopo magari facciamo un secondo giro.

  STEFANO VIGNAROLI. Ne faccio un'altra: sui rifiuti ospedalieri qual è la situazione nella regione?

  MAURO BUSCHINI, assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio. Ad alcune questioni di carattere prettamente amministrativo rispondo io, mentre a quelle più tecniche penseranno i miei colleghi. Parto dalla prima domanda: da cosa nasce la necessità di avere una discarica, se i rifiuti in uscita di TMB vanno sul libero mercato? Sostanzialmente noi intendiamo chiudere il ciclo dentro gli attuali ambiti nella trasformazione. Le anticipo anche la risposta successiva sull'ambito unico. La regione ha bisogno di un soggetto che sia un regolatore della gestione, dividendo le funzioni prettamente amministrative e legislative della regione con il regolatore del flusso e della gestione del rifiuto.
  Nell'attuale piano dei rifiuti gli ambiti corrispondono, tranne qualche piccola variazione di comuni, alle province del Lazio, ma non sono mai stati attivati. Questo non ha consentito di sviluppare una funzione di chiusura degli ambiti da un lato e di soggetto regolatore del flusso dall'altro. Centralizzarlo su un unico ambito, quindi, può dare una visione complessiva del flusso regionale, ben sapendo – perché sarà esplicitato nella stessa proposta normativa – che il ciclo si dovrà chiudere, ma nei bacini provinciali. Si tratta, quindi, di un soggetto istituzionale che svolge la funzione di regolatore. Con riferimento alle linee guida delle biomasse, stiamo lavorando.
  Per ciò che concerne la mia dichiarazione sulla delibera n. 199 e sulla procedura Pag. 16 di VAS, in quella Commissione – peraltro, mi è stata posta la domanda mentre la Commissione era sostanzialmente conclusa e la metà dei componenti erano già in piedi – io intendevo dire che la procedura di assoggettabilità a VAS era conclusa nella tempistica e nella procedura; attendevamo, quindi, la risposta rispetto all'assoggettabilità o meno della VAS; ottenuta la necessità di arrivare a VAS, nella delibera n. 199 noi diciamo qual è il fabbisogno impiantistico.
  Peraltro, nel fabbisogno sono presenti tutti gli impianti autorizzati, anche il tritovagliatore. L'onorevole Vignaroli ricorderà, quando venne in ufficio con l'assessore Muraro per chiedere delle informazioni che spiegammo come quell'impianto sia nella delibera n. 199, che sull'impiantistica fa una ricognizione di tutti gli impianti presenti. Su Mad e le questioni più tecniche di classificazione, passo la parola all'ingegner Tosini.

  FLAMINIA TOSINI, dirigente area «ciclo integrato dei rifiuti» della Regione Lazio. Per ciò che concerne la riclassificazione, si tratta di un'istanza che ha presentato la società nel 2015, perché questa discarica era già stata riclassificata. Vorrei fare una precisazione perché, spesso, accade che c'è questa confusione: un discorso sono le deroghe, altro discorso sono le riclassificazioni. Questi sono due concetti diversi: le deroghe sono quelle dell'articolo 10 e hanno una serie di valutazioni, tipo tre volte i valori, mentre la riclassificazione significa dare delle sottocategorie di discarica, che sono espressamente previste dal decreto ministeriale del 29 settembre 2010, modificato con il decreto ministeriale del 25 giugno.
  Per ciò che concerne questa particolare situazione, il decreto ministeriale del 25 giugno 2015 aveva introdotto il valore della raccolta differenziata (RD) come elemento di valutazione sul codice 190501, che prima era solamente 190503. È una questione molto tecnica, però di questo si tratta. La regione ha fatto un quesito all'ISPRA, chiedendo espressamente come andava affrontato e risolto questo problema. Sulla base del parere ISPRA, che è citato ma, logicamente, non declinato in tutta la tecnicità, è stata rilasciata questa riclassificazione. Ripeto: non è una deroga, ma è una riclassificazione, che è una cosa completamente diversa.

  STEFANO VIGNAROLI. Questa cosa, in qualche modo, ha un po’ peggiorato la situazione della discarica?

  FLAMINIA TOSINI, dirigente area «ciclo integrato dei rifiuti» della Regione Lazio. No, assolutamente. L'elemento di valutazione – ripeto che è una questione molto tecnica – è la possibilità di gestione delle discariche, legata alla capacità di trattamento del percolato e del biogas. L'elemento tecnico che permette questa valutazione è un'analisi di rischio, che era stata compiuta. È molto complicato, però questi sono gli elementi fondamentali. L'altra domanda a cui credo debba rispondere io è quella sul tritovaglio. Il tritovaglio è un impianto esistente e autorizzato dalla provincia di Roma: non è autorizzato dalla regione Lazio, quindi non ha tariffa per questo motivo. È soprattutto un impianto che, nell'autorizzazione attuale, che conosco semplicemente perché l'ho letta, è autorizzato in R12, non è autorizzato per nessuna forma di recupero. Contemporaneamente, però, è stata presentata richiesta di AIA in regione per poter autorizzare questo impianto al recupero, quindi per poter modificare l'effettiva natura dell'impianto stesso. L'AIA è tuttora in corso e non si è conclusa. Pertanto, l'approccio regionale all'impianto è sicuramente quello di citarlo perché è un impianto esistente, come sono citati tutti gli altri impianti che hanno questo tipo di trattamento. Per quanto riguarda, invece, l'approccio al recupero, appena si completa il procedimento di AIA che è in corso ...

  STEFANO VIGNAROLI. Mi scusi, quali sono adesso i comuni che lo stanno utilizzando?

  FLAMINIA TOSINI, dirigente area «ciclo integrato dei rifiuti» della Regione Lazio. Non ho contezza precisa. Posso, in caso, Pag. 17anche riferirlo successivamente, ma non abbiamo un tipo di controllo su questa cosa perché questo tipo di verifica spetta alle province, non alla regione. Se vuole, posso chiedere in merito ma non abbiamo noi questo tipo di notizia: è provinciale.

  PRESIDENTE. Eventualmente, se può la ringraziamo.

  LAURA PUPPATO. Grazie per la sua disamina, che è piuttosto puntuale e precisa. Questa cosa ci rende il lavoro molto più facile. Ovviamente, io le farò delle domande sulle questioni che non sono state affrontate o che sono state affrontate in maniera più leggera. La prima riguarda le discariche. In particolare, vorrei sapere come siamo messi dal punto di vista delle infrazioni, nel senso che abbiamo avuto una progressiva e anche molto positiva accelerazione nella chiusura. Vado a memoria, ma sbaglio di poco: mi pare che fossero 27 le infrazioni solo nella zona di Frosinone (lì, tra l'altro, si concentra il SIN e ci sono una serie di problemi non da poco, che abbiamo rilevato). Vorrei capire com'è la situazione da quel punto di vista. In particolare, per ciò che concerne la Valle del Sacco (Le Lame), vorrei sapere se l'ipotesi di landfill mining, che era stata fatta quando noi siamo stati da quelle parti, è stata poi portata avanti.
  Un'altra questione concerne ARPA Lazio, che aveva 400 dipendenti. Questo era uno dei rilevanti problemi che noi abbiamo visto nel corso di queste audizioni e dello sviluppo dell'approfondimento sul Lazio. Infatti, è risultato di tutta evidenza – la situazione nella quale si trova oggi il Lazio è una conferma di questo – che erano del tutto insufficienti a garantire un minimo di tutela e anche di prevenzione rispetto a fatti gravi che hanno determinato percolamenti e situazioni di forte inquinamento locale.
  Visto che è una specifica competenza regionale, le chiedo se ci può dire come avete intenzione di operare, come state operando, con quali obiettivi, con quale necessità di formazione e quant'altro. Lei ha parlato del piano regionale dei rifiuti sul Lazio, usando l'espressione «a breve»: vorrei che fosse un po’ più esplicito in termini temporali. Infine, in relazione al tema delle discariche e dell'impiantistica, vorrei sapere a quali fondi potete far riferimento, se avete già un'idea di quali fondi utilizzare, se avete già degli accordi con il Ministero, se avete presentato dei progetti. Ci faccia un po’ il punto sui finanziamenti.

  MAURO BUSCHINI, assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio. Anche in questo caso, sulla parte più amministrativa rispondo io. Inizio da ARPA Lazio, che è stata interessata da una delle primissime delibere che ho approvato non appena mi sono insediato, ovviamente per un lavoro che veniva fatto dall'amministrazione anche precedentemente. Noi abbiamo riapprovato la pianta organica, ma la svolta c'è stata nel bilancio di programmazione 2016, ribadito e ampliato dal bilancio del 2017, dove abbiamo gradualmente aumentato le risorse a disposizione per ARPA sia per la dotazione di carattere infrastrutturale, dai laboratori fino agli strumenti necessari, sia per immaginare l'assunzione di nuovo personale.
  Su questo, una parziale risposta è stata data con la presa in carico da parte della regione di personale delle province. Sui numeri precisi, se volete, potrò inviare una documentazione dettagliata, anche con le singole unità. La cosa molto positiva è che il personale che è entrato dalle province, è un personale prettamente tecnico. Questo ha rafforzato anche la dotazione tecnica da parte di ARPA.
  L'aumento graduale di risorse era pari a 1,5 milioni in più solo lo scorso anno ma, probabilmente, riusciremo a fare anche di più. Nel corso del 2016 abbiamo affidato ad ARPA Lazio anche la gestione – che ha significato anche in quel caso risorse maggiori – delle centraline per la rilevazione della qualità dell'aria intorno alla centrale a carbone di Civitavecchia, che prima erano gestite da un consorzio di comuni (erano di proprietà del comune di Civitavecchia e conferite a un consorzio). D'intesa con il comune di Civitavecchia, secondo me abbiamo fatto un ottimo lavoro nell'affidarle alla gestione di ARPA. Questo vuol dire Pag. 18farle rientrare nel quadro dei meccanismi di valutazione di ARPA.
  Rispetto alla Valle del Sacco, va avanti il progetto di rimozione della discarica: l'idea è quella. Noi abbiamo acquisito dal comune di Frosinone le proposte che, precedentemente, quest'ultimo aveva raccolto. Stiamo notando una discrepanza di proposte, in quanto ce ne sono alcune che prevedono 0 euro per effettuare il lavoro, altre che parlano di 100 milioni di euro, quindi, insieme al dottor Monaco stiamo cercando di capire.
  Metteremo una task force nei prossimi giorni su questo, convinti del fatto che, essendo quella discarica sul letto del fiume e avendo vasche di raccolta del percolato totalmente insufficienti, sarebbe un controsenso immaginare la bonifica della Valle del Sacco con un punto di generazione di inquinamento costante. In base agli studi che abbiamo e anche a quelli della procura di Frosinone che sono stati pubblicati, è l'unica possibilità che c'è. Siamo un po’ in ritardo perché ci sono stati problemi rispetto alla perimetrazione della Valle del Sacco e, di conseguenza, abbiamo atteso la pubblicazione della perimetrazione. Avremo una riunione tra qualche giorno con il Ministero e una delle azioni cardine che porremo su questo riguarda proprio la discarica di via Le Lame. Abbiamo a disposizione le risorse che ci provengono, in parte, dalla finanziaria del Governo del 2016; inoltre, abbiamo appostato parte della programmazione europea. Riteniamo, comunque, di avere risorse a disposizione tali da poter iniziare questo tipo di bonifica.
  Rispetto alle discariche che erano andate in infrazione, risponderà più tecnicamente il dottor Monaco, ma stiamo via via proseguendo. Abbiamo impegnato tutte le risorse che c'erano e abbiamo chiesto ai comuni, anche attraverso l'ausilio di ARPA Lazio, di continuare le opere di bonifica o comunque di capping e di messa in sicurezza.

  PAOLA NUGNES. Il trasferimento ai comuni della questione delle bonifiche è generale? Non vale solo per Malagrotta?

  MAURO BUSCHINI, assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio. Questo era uno specifico finanziamento. Durante un'emergenza, soprattutto nella provincia di Frosinone, fu chiesto, sul finire degli anni 1990, di ricorrere a delle discariche che dovevano avere un carattere momentaneo. Ovviamente, furono costruite con la normativa e con le tecnologie dell'epoca. Successivamente, quelle discariche sono state chiuse perché si scelse di aprire la discarica unica provinciale come discarica di servizio di SAF, quindi la MAD e quelle discariche furono avviate a bonifica, con lungaggini che non ci hanno permesso di evitare l'infrazione. Occorre tener presente, però, che fino al 2013 quelle discariche rientravano in un SIN nazionale e che erano fuori dalla competenza regionale. Una volta rientrate nella disponibilità e nella competenza regionale, noi abbiamo attivato gli strumenti economici per poter intervenire. Gli interventi ci hanno portato a togliere immediatamente nove discariche dall'infrazione. Abbiamo quindi chiesto di toglierne altre sette dall'infrazione, in quanto i risultati che abbiamo dalle rilevazioni ci dicono che non c'è inquinamento e riteniamo che la messa in sicurezza, come accertato da ARPA, sia sufficiente. Immaginate che queste erano discariche che quando sono andate in infrazione o erano nella gestione del SIN nazionale, non avevano recinzione, non avevano capping: erano molto lasciate a se stesse. Ora c'è un quadro molto più ordinato. Noi abbiamo presentato alla Commissione tutte le delibere che, di fatto, compongono l'aggiornamento del piano, ivi compresa la modifica normativa per istituire l'ambito unico. Abbiamo preferito portarle prima alla discussione della Commissione per condividerle con l'intero Consiglio, sapendo che poi ci sarà la tempistica di VAS.
  Conclusa la tempistica di VAS, noi lo porteremo in Consiglio per l'approvazione, però la decisione è quella di scorporare la parte della verifica normativa e il cambiamento della norma, proprio per poter istituire da subito l'ambito unico con la funzione che prima spiegavo.

Pag. 19

  PAOLA NUGNES. Se non sbaglio, c'è stato il sequestro di 20 impianti nella regione Lazio, fortunatamente con facoltà d'uso: da chi avrebbero dovuto essere monitorati e controllati questi impianti? Lei mi dice che l'ARPA Lazio negli ultimi tempi è stata soggetta a nuovi finanziamenti e a una nuova ristrutturazione. Se l'impegno di questo monitoraggio era di ARPA Lazio, credo che questa cosa vada un minimo messa all'osservazione.
  Rispetto alla raccolta differenziata al 41 per cento, sono state fatte verifiche, visto che fu sollevato anche qualche dubbio sulla valutazione oggettiva di questo dato? In tal caso, vedo una contraddizione di termini nel momento in cui lei mi dice che negli ultimi tre anni avete avuto un salto sulla raccolta differenziata, che vi ha portato dal 25 al 41 per cento e che, dal 2006, state cercando di trovare soluzioni per una discarica di emergenza, di servizio per la città di Roma, che adesso diventa urgente. Sono undici anni che stiamo ragionando su questo e proprio oggi che abbiamo avuto un balzo sulla raccolta differenziata diventa urgente? Cosa pone come punto di urgenza rispetto al passato?
  Mi chiedo se la sinergia con la regione, di cui ha parlato l'amministrazione ieri in audizione, sia effettiva. Avete parlato di due interlocuzioni, però, da quello che lei mi ha detto, sono state frontali. Mi chiedo se sono stati raccolti dei dati, se si sta procedendo a un piano, basandosi probabilmente su dati, anche progettuali, raccolti dalle amministrazioni precedenti. Vorrei sapere se si è creata una sinergia per valutare. Mi chiedo su che basi lei ha valutato un'intenzionalità dell'amministrazione capitolina di andare verso un compostaggio privato e di rinunciare a un compostaggio pubblico (lei lo ha affermato chiaramente perché le sembra che ci sia una rinuncia all'impianto di Rocca Cencia, che era un progetto della precedente amministrazione). Ha valutato se questa eventuale – anche a noi hanno detto che stanno valutando – rinuncia non rientri in un altro tipo di piano che viene impiantato?
  Per quanto riguarda l'impiantistica, anche quella di compostaggio e degli impianti è prerogativa della regione Lazio oppure no? Tutta la valutazione dell'impiantistica necessaria e della localizzazione degli impianti di compostaggio, tanto per fare un esempio, è prerogativa della regione Lazio? Per quanto riguarda il fabbisogno l'impiantistica, non è prerogativa della regione? Per quanto riguarda la discarica di Malagrotta, mi chiedo secondo quale valutazione è stata data delega dalla regione al comune per la bonifica, visto che l'articolo 242 del decreto legislativo n. 152 prevede che sia la regione. Inoltre, vorrei sapere se è una cosa che ha interessato altri comuni e altre discariche di questa entità e, soprattutto, secondo quale ragionamento di beneficio.
  Mi perdoni, ma dalle sue parole – questo è un inciso che il presidente non mi perdonerà – mi sembra che il decreto Clini di trasformazione dei SIN in SIR, sia stato proprio una corsa contro il tempo rispetto alle infrazioni che ci venivano dall'Europa: lo diremo a Clini quando lo rivedremo. Mi riferisco al decreto Clini che ha declassato da SIN a SIR (ho premesso che era un inciso).

  PRESIDENTE. Loro avevano la Valle del Sacco e dopo glielo hanno rimesso!

  MAURO BUSCHINI, assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio. Noi avevamo due SIN: Valle del Sacco e...

  PAOLA NUGNES. Per quanto riguarda Malagrotta, vorrei un approfondimento sulla discarica di amianto e sulle fideiussioni. C'è una legge regionale per cui si prevede che la fideiussione si attivi dopo la realizzazione del capping: dunque, noi non abbiamo certezza di questa fideiussione? Mi può chiarire questo punto? Inoltre ho una domanda sulle tariffe. Lei mi ha spiegato molto chiaramente che, laddove l'impianto di tritovagliatura è di competenza provinciale, della tariffa non si interessa la regione, ma per tutti gli altri impianti so che ci sono dei grossi problemi di attribuzione della tariffa da illo tempore, quindi vorrei avere qualche chiarimento.

  MAURO BUSCHINI, assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio. Gli Pag. 20impianti sequestrati dalla DDA sono 11 e sono in tre province. Mi sento di dire, con assoluta certezza, che ARPA Lazio ha fatto per intero il proprio lavoro, anzi sono stati alcuni rilievi fatti da ARPA Lazio, anche su richiesta della regione, a evidenziare un malfunzionamento degli impianti. Come ho ricordato nella relazione, è sulla base di quei rilievi fatti da ARPA che, ad esempio, l'impianto SAF e gli altri impianti che sono stati sequestrati – consegniamo anche questo dato alla Commissione – sono stati rinviati a riesame della propria autorizzazione.

  PAOLA NUGNES. Prima del sequestro?

  MAURO BUSCHINI, assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio. Prima del sequestro. Ad esempio, SAF è stato rinviato a riesame nell'ottobre del 2015. Il riesame dell'AIA si concluderà entro il mese di febbraio. Avevo dimenticato di rispondere alla senatrice Puppato sulla raccolta differenziata e sui finanziamenti. A tal proposito, noi abbiamo approvato in bilancio, mettendo insieme risorse della regione e risorse della programmazione europea, circa 80 milioni di euro, su cui potremo contare per il prossimo triennio. Rispetto alla passata programmazione, abbiamo privilegiato le risorse in parte capitale anziché quelle in parte corrente, per fare in modo che vi sia soprattutto la possibilità di fare investimento, cioè che quel finanziamento lasci un'infrastruttura necessaria per poter portare a regime la differenziata.
  Sulla differenziata non c'è mai stato – mi consenta di dirlo – un balletto sulle cifre. Noi prendiamo le cifre che ci fornisce ISPRA. Abbiamo anche fatto l'adeguamento con delibera di giunta rispetto al nuovo calcolo che il decreto ministeriale ci dava come nuovo calcolo della differenziata. Ad esempio, quella parte di organico che magari con compostiere domestiche non viene immessa nel circuito della differenziata, va comunque considerata nel calcolo perché, comunque, è un rifiuto differenziato. Il 6 per cento, con gli investimenti nei quali si sta crescendo, ci può proiettare a una cifra ragionevole nel 2016 perché il dato di ISPRA si riferisce al 2015. Nel 2016 possiamo stare al 40 per cento.
  Parlo della programmazione degli impianti di compostaggio e poi della discarica per un processo di ordine. La regione non ha nella sua prerogativa la programmazione del rifiuto differenziato e quindi degli impianti necessari anche a smaltire e a lavorare la raccolta differenziata: individuiamo un fabbisogno e, sostanzialmente, mettendo insieme la produzione di rifiuto con la parte differenziata e l'indifferenziato, riusciamo a trarre anche il fabbisogno di organico.
  Rispetto all'impianto di Rocca Cencia, il comune di Roma prima ha approvato un ordine del giorno nella propria Commissione ambiente; questa è una posizione che in conferenza di servizi è stata presentata come decisione del comune di Roma. Rispetto a questo, io non mi permetto di entrare nelle scelte che sono proprie di un'amministrazione. Faccio però presente nella mia considerazione che rinunciare a quell'impianto significa rinunciare a un impianto che, comunque, era in grado di assicurare la possibilità di trattamento di 50.000 tonnellate annue di rifiuti organici, sapendo che ne inviamo molti a trattamento, anche facendo gare fuori dalla regione. Quelli sono impianti privati: non dico che ci sai una prerogativa rispetto alla tipologia di impianti, però il percorso porta lì.
  La discarica di Roma è sempre stata urgente. Io non parlo in base alla memoria mia, ma in base alla ricostruzione che ho fatto leggendo tante carte. Da sempre ciò è urgente, da quando si diceva che ne dovevamo trovare un'altra perché andava chiusa Malagrotta, fino a quando si è chiusa Malagrotta. Oggi passiamo dall'urgente al non più rinviabile, anche perché, dopo la chiusura di Malagrotta, continuando così, di fatto abbiamo riempito quasi tutte le discariche del Lazio. Immaginerete che la regione può quindi avere una difficoltà a dire ora a una provincia, la quale ha avuto già l'onere di costruire una discarica, che quella discarica si è riempita per i rifiuti di Roma ed ora bisogna immaginarne un'altra, quando poi Roma stessa ci dice che Pag. 21della discarica non c'è bisogno. Senza alcuna polemica, io credo che noi abbiamo bisogno di affrontare la questione per quella che è: va bene la crescita della differenziata, vanno bene le cose che ho detto nella relazione (che non ripeto), però ora, nella fase impellente, c'è bisogno di una piccola discarica di servizio.

  PAOLA NUGNES. Come fabbisogno, la regione ha valutato che servirebbe una discarica di quante tonnellate?

  MAURO BUSCHINI, assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio. I quantitativi che le ho detto prima.

  PAOLA NUGNES. Mi è sfuggito, mi perdoni.

  MAURO BUSCHINI, assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio. Vi posso lasciare il dato. Mi si chiedeva, poi, perché la bonifica di Malagrotta è in capo al comune di Roma: è la legge regionale n. 27 del 1998 che attribuisce questa facoltà ai comuni. Rispetto a Malagrotta, ma soprattutto rispetto alle tariffe, do la parola all'ingegner Tosini. Sulla discarica di amianto ci è arrivata una proposta e noi, come prevede la norma, abbiamo attivato la procedura di convocazione della conferenza. Sarà quel procedimento tecnico a poterlo valutare.

  PAOLA NUGNES. La valutazione è anche di questo tipo: la legge regionale non è stata fatta da questa amministrazione regionale – questo è chiaro – e neanche quella sulla fideiussione nel momento in cui è stato realizzato il capping. Tuttavia, la regione attualmente non valuta poco opportune queste norme, per esempio, il fatto di caricare l'amministrazione di Roma della bonifica di Malagrotta?

  PRESIDENTE. La bonifica è sempre in capo al comune. L'altra volta lo avevano fatto le province, ma per legge le bonifiche sono sempre in capo al comune. Non c'è nessuna regione in Italia che gestisca direttamente le bonifiche. Con la normativa precedente erano in capo alle province, ma poi, come ci siamo detti ieri, sono passate al comune: dico bene?

  PAOLA NUGNES. Se c'è una specifica legge regionale che attribuisce la delega ai comuni, vuol dire che la legge nazionale non è così: è giusto?

  FLAMINIA TOSINI, dirigente area «ciclo integrato dei rifiuti» della Regione Lazio. Rispondo io. Intanto mi sono ricordata che non ho risposto a due domande. Una era sulle linee guida sulla biomassa. Detta così, io non saprei rispondere perché la biomassa è un argomento che non riguarda i rifiuti. Se dobbiamo parlare di linee guida riguardanti gli impianti di compostaggio, queste sono predisposte dall'ufficio e andranno con tutta la parte relativa al piano. Se parliamo di biomassa in senso lato, la risposta è no perché la biomassa è anche un rifiuto, quindi non è competenza nostra. Noi abbiamo fatto le linee guida per quanto riguarda i compostaggi di piccoli quantitativi, sia sulla base della delega del Governo fino a 80 tonnellate, sia sulla base della nostra delega, che non è stata ancora approvata dalla legge regionale. Appena diventerà legge regionale, usciranno le linee guida relativamente a questo tipo di impianti. Per quanto riguarda i rifiuti sanitari, non abbiamo competenze di programmazione sull'area rifiuti. Noi autorizziamo gli impianti, quindi non posso dare indicazioni. Eventualmente posso portare una relazione successiva sugli impianti.

  STEFANO VIGNAROLI. Non vi sto attribuendo la responsabilità, vorrei sapere com'è la situazione dei rifiuti ospedalieri nel Lazio!

  FLAMINIA TOSINI, dirigente area «ciclo integrato dei rifiuti» della Regione Lazio. Sto dicendo che se è un problema di programmazione dipende dalla sanità, ciò non dipende da noi. Io posso dare una relazione sugli impianti sanitari che posso gestire, che è un'altra cosa. Eventualmente, fatemi sapere. La discarica di amianto è stato un impianto che è stato presentato in valutazione Pag. 22 di impatto ambientale (VIA) e, quindi, segue la procedura regolare dei procedimenti di valutazione di impatto ambientale: siamo in questa fase del procedimento. Quando termineranno i 60 giorni, che sono quelli previsti dalla normativa per presentare le osservazioni, si riaprirà la conferenza di servizio.
  Per quanto riguarda le fideiussioni, nel settembre del 2014 ci sono stati diversi incontri con il Ministero dell'ambiente, in quanto doveva uscire un decreto nazionale per poter adeguare e coordinare le fideiussioni in tutta Italia. In realtà, questo decreto, che è stato preparato, che io sappia, non è ancora stato emanato, quindi la regione Lazio non ha mai modificato il regime perché in quel decreto dovevano risolversi quegli aspetti. La delibera della regione Lazio, che risale ad anni addietro, quindi ad amministrazioni precedenti, prevedeva che ci fossero due tipi di polizze: una polizza di gestione e una polizza di post-gestione che viene presentata nel momento in cui viene approvato il capping e parte la post-gestione. Contemporaneamente, però, c'è un'altra delibera, che nessuno cita: è la n. 604, che prevede un costo di post-mortem stabilito per tonnellata, che deve essere accantonato dalla società. Questi sono gli elementi che vanno letti in maniera coordinata.
  Per quanto riguarda l'adeguamento della deliberazione della giunta regionale (DGR), che evidentemente va fatto, siamo in attesa del decreto. Infatti, se non esce il decreto, diventa difficile correre appresso a modifiche che stanno già in quel decreto, quindi stiamo aspettando. Per quanto riguarda le tariffe, queste vengono fatte esclusivamente per gli impianti che hanno in ingresso rifiuti urbani indifferenziati. Se negassimo che c'era un problema sarebbe ipocrita. A dicembre c'è stata una situazione abbastanza complessa, con verifiche da parte del Ministero e via dicendo ed è stata fatta l'ultima tariffa definitiva. Pertanto, credo che abbiamo risolto per quanto riguarda almeno uno degli impianti. Gli altri impianti hanno tutti le tariffe già rilasciate. Nella documentazione che abbiamo portato oggi sono citati sia gli importi che le determinazioni di approvazione delle tariffe.

  PRESIDENTE. Specificate questa questione della bonifica in capo al comune nel caso in cui il privato non ottemperi, altrimenti si genera un qui pro quo.

  FLAMINIA TOSINI, dirigente area «ciclo integrato dei rifiuti» della Regione Lazio. L'obbligo che ha la regione, in base al 182-bis, è quello di bacinizzare e garantire il trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati nella regione. Gli impianti a recupero non debbono avere queste caratteristiche, quindi c'è il fabbisogno ma non c'è l'obbligo: era questo il senso dell'impianto di compostaggio.
  Per quanto riguarda Malagrotta e in particolare il procedimento di bonifica, la legge del 1998 è ben precedente. L'indicazione che volevo dare è la seguente. In seguito, il collega che si occupa di bonifiche risponderà meglio. Nella legge n. 27 c'è l'articolo 17 che regolamenta questo aspetto. La sensazione che ho avuto è che – così si pensa – i comuni siano abbandonati a se stessi, a fare cose più grandi di loro. In realtà, è previsto espressamente che alle conferenze di servizi che gestiscono i comuni partecipino sia l'ufficio delle bonifiche, in cui lavora il collega, sia l'ufficio rifiuti, qualora si tratti di bonifiche legate ai rifiuti, tanto che il mio ufficio partecipa attivamente al procedimento di bonifica della discarica di Malagrotta. Questo è il concetto.

  EUGENIO MARIA MONACO, responsabile «bonifica dei siti inquinati» della Regione Lazio. Innanzitutto, è doveroso tranquillizzare un'istanza del genere perché, fortunatamente, a Roma, così come nei comuni, come nel Lazio e come a livello nazionale vige il principio «chi inquina paga». La nostra delega regionale, che parte, come diceva l'ingegner Tosini, dall'articolo 17, non è una delega ad attuare la bonifica bensì a gestire il procedimento di bonifica. Di conseguenza, il comune ha l'onere di richiedere al soggetto individuato dall'ente provinciale come responsabile della contaminazione Pag. 23 di produrre determinati documenti.

  PAOLA NUGNES. Abbiamo conoscenza del fatto che, chiaramente, c'è una crescita della responsabilità data da chi ha inquinato (il proprietario, il sindaco, il presidente della regione), però la delega è disciplinata dalla legge regionale, perciò io mi chiedevo in che maniera – e lei adesso mi sta rispondendo, giustamente – questa delega si attua. Anche ieri ci è stato detto che tutta la fase progettuale viene gestita dall'amministrazione comunale, chiaramente con il debito supporto, però vorrei che lei mi specificasse dove entra la regione.

  EUGENIO MARIA MONACO, responsabile «bonifica dei siti inquinati» della Regione Lazio. L'onere dell'amministrazione comunale è quello di svolgere il procedimento ordinario, come giustamente ha richiamato lei, secondo l'articolo 242 del Testo unico ambientale. Faccio un esempio perché altrimenti il discorso sarebbe molto lungo. Se viene presentato un piano di caratterizzazione, il comune di Roma convoca la conferenza dei servizi del comune di Roma e tutti gli enti si riuniscono, compresa l'Agenzia regionale per l'ambiente del Lazio. Ricordiamo, infatti, che l'ARPA è un'agenzia strumentale dell'amministrazione, quindi il nostro supporto tecnico quantomeno è garantito a prescindere dalla delega perché dopo, come sappiamo, è l'ARPA Lazio che rilascia i pareri a livello tecnico. Pertanto, possiamo dire che c'è una copertura totale a livello amministrativo dell'amministrazione regionale, soprattutto in qualità di organo di pianificazione.
  Penso che la scelta del legislatore regionale del 1998 fosse quella di dire che noi rimaniamo a livello di ente di pianificazione a gestire un procedimento di bonifica, inteso come intero territorio regionale. Per esempio, noi abbiamo l'onere di redigere l'anagrafe dei siti inquinati, che quest'anno sicuramente verrà presentata, nonché il piano delle bonifiche, che è un allegato al piano dei rifiuti. Inoltre, quella norma, all'epoca, ha garantito le amministrazioni comunali perché questa delega decade nel caso in cui l'inquinamento fosse riscontrato nel territorio di due o più comuni. In quel caso, è l'amministrazione regionale che gestisce il procedimento di bonifica. Peraltro è vero che la normativa è vetusta, ma allo stesso tempo è molto più garantista rispetto ai controlli degli enti provinciali. Infatti, se a livello nazionale la provincia ha semplicemente l'onere di certificare l'avvenuta bonifica, la regione Lazio ha ritenuto di fargli certificare anche la messa in sicurezza, che sia d'emergenza, operativa o permanente, quindi è una garanzia in più.

  PRESIDENTE. I progetti devono essere fatti dal privato. Il procedimento è sempre in carico ai comuni in Italia. Funziona così da tutte le parti. Hanno risposto a tutte le domande, senatrice Nugnes?

  PAOLA NUGNES. Sì.

  STELLA BIANCHI. Sulla bonifica di Malagrotta ho una domanda. Io non riesco ad avere contezza di un fatto: è partita – ma ho l'impressione di no – o non è partita? Se ho ben capito, è Roma Capitale che deve sollecitare che sia realizzata in rapporto alla Giovi. Questa è una curiosità che mi è venuta successivamente. Vorrei farle anche delle altre domande. L'assessore diceva che il tritovagliatore non è autorizzato dalla regione Lazio. Ci spiega meglio questa questione del tritovagliatore, che era molto usato nella gestione precedente e poi, improvvisamente, è diventato di nuovo fondamentale?
  C'è una questione su cui spero di avere conforto da voi. Noi abbiamo avuto ieri un'audizione con il nuovo assessore all'ambiente, Montanari, nonché con l'assessore Colomban. Io ho avuto un'impressione, ma non so quanto sia condivisa. Non vorrei usare delle espressioni molto forti, però, a fronte di domande specifiche su qual è il piano, su quali sono gli impianti, sulla discarica di servizio, sono arrivate delle risposte che definirei vaghe per rimanere in termini educati, cioè degni di una Commissione parlamentare.

Pag. 24

  PRESIDENTE. La domanda?

  STELLA BIANCHI. La domanda è: nell'interlocuzione con la regione, Roma Capitale è più chiara? È più precisa? Espone dei progetti più concreti? Avanza delle proposte in grado di costruire o di avviare almeno la realizzazione di un ciclo di gestione dei rifiuti? A noi ieri non ha dato questa impressione, ma magari nell'interlocuzione con la regione invece non è così. Assessore, mentre parlava, lei a un certo punto ha detto: «Se si dovesse verificare un'emergenza...». Voi considerate che la situazione dell'area di Roma sia passibile di generare un'emergenza nella gestione dei rifiuti?
  A un certo punto lei ha accennato a un incontro che ha avuto con l'allora assessore all'ambiente Muraro e il deputato Vignaroli: ci dice qualcosa in più di questi incontri che ci sono stati? A che titolo Vignaroli partecipava a questi incontri? Che tipo di incontri erano? Come immagina, sorprende che un membro della Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti si rechi da un assessore della regione insieme a un assessore del comune di Roma Capitale. Io non riesco a capire a che titolo, però, magari, lei invece mi spiegherà perché un componente di una Commissione d'inchiesta vada con un assessore da un altro assessore.

  MAURO BUSCHINI, assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio. Sul meccanismo di autorizzazione del tritovagliatore lascerei la parola all'ingegner Tosini. Introduco un'informazione per rispondere a una delle sue domande. Noi abbiamo autorizzato il tritovagliatore di AMA, quello mobile, che è stato attivato durante le feste natalizie. Infatti Roma ha sostanzialmente due picchi di produzione di rifiuto, che coincidono, il primo, con le festività natalizie, il secondo con la fase immediatamente prima della pausa estiva, laddove, ovviamente, c'è un arrivo ingente di turisti che si sommano agli abitanti che non sono ancora andati in ferie. Come è noto, i romani all'arrivo delle ferie partono e, di conseguenza, si abbassa e si compensa la produzione di rifiuto.
  Roma può andare in emergenza? Io ho scritto una lettera, che ho poi consegnato alla commissione bilancio della regione Lazio in sede di discussione di bilancio e che è stata anche pubblicata sui quotidiani romani nei giorni successivi, in cui chiedevo all'amministrazione di mettere in campo delle azioni. In caso contrario, il rischio ci può essere.
  Faccio un esempio. Come ho detto nella relazione, oggi noi ci reggiamo in un equilibrio perfetto. Se per un qualsiasi motivo uno degli impianti dovesse subire un problema, oppure uno dei tanti impianti ai quali si conferisce fuori regione o fuori provincia dovesse...
  Ad esempio, noi avremo un confronto per capire se SAF, nella situazione attuale, può ancora ricevere i rifiuti: ne riceve circa 200 tonnellate al giorno. Questo potrebbe essere un problema se ci dovesse essere l'impossibilità di poterli lavorare lì. Dunque, ci può essere questo rischio, che noi, però, dobbiamo insieme scongiurare. Per ciò che concerne l'interlocuzione con la regione, io ho elencato delle questioni, però se mi viene chiesta una valutazione rispetto alla disponibilità che si è manifestata ieri, rispondo che io ne ho colto un elemento positivo. Ho letto sui giornali che sono stato anche citato per un prossimo incontro. Credo che, nel prossimo incontro, l'assessore capitolino, assieme al sindaco o a chi riterrà, potrà magari presentarci un piano dettagliato. Noi esprimeremo la nostra posizione, ovvero se secondo noi tutto questo copre Roma e gli dà la possibilità di avere una programmazione che la traghetti a un ciclo ordinario e fuori pericolo, oppure se, magari, bisognerà ancora fare degli interventi.

  STELLA BIANCHI. Comunque, ad oggi, non avete fatto nessun incontro e non vi è arrivato nessun piano.

  MAURO BUSCHINI, assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio. Degli incontri ci sono stati, anche prima con l'assessore precedente. Il 16 gennaio, io e il presidente Zingaretti abbiamo richiesto e siamo andati in Campidoglio per manifestare Pag. 25 queste stesse preoccupazioni. Rispetto agli incontri a cui ha partecipato anche l'onorevole Vignaroli, mi sento di dire che erano incontri del tutto ordinari su questi temi, non erano un'altra tipologia...

  STELLA BIANCHI. Io sono curiosa di questa cosa: voi incontravate una delegazione di Roma Capitale, della quale faceva parte l'onorevole Vignaroli?

  MAURO BUSCHINI, assessore all'ambiente e ai rifiuti della regione Lazio. A me il comune di Roma ha chiesto un incontro. Io mi sono sempre caratterizzato, onestamente, per non voler ricevere mai nessun soggetto attuatore, ma per ricevere sempre tutti i soggetti istituzionali. Io ho concesso l'incontro...

  PRESIDENTE. È stato spiegato, adesso basta: è finita l'argomentazione!

  STEFANO VIGNAROLI. Magari ne approfitto io per integrare anche le domande.

  PRESIDENTE. Non so se ce la faremo. Se eventualmente ci sarà la necessità di risentirci, ci riconvocheremo.

  STEFANO VIGNAROLI. Allora, innanzitutto, non mi va di perdere tempo con questa fuffa dell'incontro. Tutti noi siamo andati da assessori. Io già ero stato, anche precedentemente, in un colloquio con...

  PRESIDENTE. È stata fatta una domanda, a cui è stata data una risposta, né più né meno!

  STEFANO VIGNAROLI. Allora dico la mia! La Muraro mi ha detto: «Visto che non lo conosco...» Io gli ho detto: «Io l'ho incontrato, è stato molto disponibile». Lei mi ha detto: «Okay, allora se vuoi lo incontriamo, così parliamo della situazione generale dei rifiuti nel Lazio».
  Mi hanno detto: «Vieni». Io l'ho accompagnata e sono rimasto anche fuori, quindi non ho neanche partecipato a tutto l'incontro, ma sono arrivato alla fine e ho salutato: non ho detto mezza parola. Era proprio un incontro di carattere generale. Francamente, mi sembra di stare a parlare della fuffa. Aspetto, eventualmente, il secondo giro per le domande serie.

  PRESIDENTE. Ci sono altre domande?

  STELLA BIANCHI. A me rimane il dubbio su Malagrotta...

  PRESIDENTE. Scusate, lasciate finire di rispondere alle domande dell'onorevole Bianchi.

  FLAMINIA TOSINI, dirigente area «ciclo integrato dei rifiuti» della Regione Lazio. Per quanto riguarda il tritovagliatore, ce ne sono due: uno è il tritovagliatore mobile di AMA, che procede come impianto mobile ai sensi dell'articolo 208, comma 15, per cui ci sono delle norme; l'altro è un tritovagliatore che ha come attività solamente la R12.
  Che cosa accade? Il procedimento di AIA e il 208, cioè i due sistemi per cui si autorizza un impianto, scattano secondo delle soglie che stabilisce la normativa: c'è l'allegato 8, cioè la parte seconda del decreto n. 152, che stabilisce quand'è che scattano e non scattano. Questo tritovagliatore scatta in AIA perché hanno chiesto di fare un'operazione che prima non faceva, che rientrerebbe nella tipologia 5.3.b. È solamente quando hanno deciso di fare questa attività che è emersa la necessità di fare l'autorizzazione integrata ambientale, per cui si è presentata istanza; prima faceva solamente la R12, che è un'altra cosa, cioè quello che dicevo all'inizio; fa R12 e non fa preparazione per impianti di termovalorizzazione (questo è il concetto). Anche il destino dei diversi tipi di rifiuti è diverso. È una questione molto tecnica, ma la differenza sta proprio nella tipologia di lavorazione che si fa e nel destino del rifiuto. La R12 è un'operazione di aggiustamento e non un recupero vero e proprio.
  Per quanto riguarda la bonifica di Malagrotta, c'è un po’ di confusione. Io credo che sia importante esplicitare quello che si sta facendo, piuttosto che la bonifica. Abbiamo Pag. 26 due diversi procedimenti in piedi: uno presso il comune, che poi spiegherà meglio il dottor Monaco, che prevede la bonifica del sito. Praticamente, si sta agendo sulla messa in sicurezza, che è già attivata e lui vi dirà in che termini. Dall'altra parte, la discarica non ha ancora il capping perché ce n'era uno approvato con il decreto n. 36 del 2008, che in realtà si è rivelato superato tecnicamente. Infatti, dal 2008 al 2013 sono continuati i conferimenti, quindi il capping progettato non era più conforme a quello iniziale. Pertanto abbiamo avviato un percorso che si concluderà il 7 febbraio (abbiamo cominciato con la prima conferenza a settembre) con l'approvazione definitiva del capping, che porterà a diversi tipi di intervento. Una parte sarà relativa alle aree già stabili, che saranno immediatamente cappate, in quanto prive di problemi. Un'altra riguarderà aree instabili, in quanto il conferimento sta ancora determinando un abbassamento delle quote; quindi non è possibile intervenire in maniera definitiva, ma solo con interventi provvisori. In questo contesto, abbiamo fatto altre due operazioni una è l'approvazione con valutazione di impatto ambientale dell'impianto di trattamento del percolato per migliorare e aumentare la quantità di trattamento del percolato dentro l'impianto. Anche su questo si è svolta la conferenza di servizi l'altro ieri ed è in conclusione; dall'altra parte, invece, c'è stata la nostra prescrizione, nel procedimento del comune di Roma, di utilizzare un impianto che era già esistente e autorizzato come impianto di trattamento del gassificatore di Malagrotta, che però non era utilizzato perché il gassificatore non funziona. Quest'impianto, quindi, è stato spostato amministrativamente e messo a servizio della società che ha la discarica (che non è quella che ha il gassificatore) per poter trattare le acque di falda. È stato spostato di società e, contemporaneamente, è stata integrata con verifica tecnica la possibilità di trattare in questo impianto acque di falda. Questo elemento, che è stato già autorizzato, permette di partire con gli interventi di messa in sicurezza di emergenza (MISE).

  EUGENIO MARIA MONACO, responsabile «bonifica dei siti inquinati» della Regione Lazio. Cercherò di essere rapidissimo, visto l'orario. Le peculiarità del procedimento di bonifica di Malagrotta devono necessariamente passare da me, rispetto a una sentenza del TAR del 2011, che di fatto aveva cristallizzato il procedimento. ARPA Lazio, ad adiuvandum dell'amministrazione capitolina, presenta appello al Consiglio di Stato. Fortunatamente, nel 2015, di conseguenza, si risblocca il procedimento di bonifica e l'amministrazione regionale chiede subito a Roma Capitale di riattivare il procedimento. Adesso siamo nella fase della riapprovazione del piano della caratterizzazione; infatti, anche se era stato presentato all'epoca, il Consiglio di Stato si è munito di una consulenza tecnica di ufficio del Politecnico di Torino e, di conseguenza, il piano della caratterizzazione approvato adesso, necessariamente doveva tener conto di tutte le prerogative poste all'interno di quel documento. A oggi, quindi, abbiamo delle azioni di messa in sicurezza che consistono, come diceva l'ingegner Tosini, nel pompaggio delle acque. C'è stato un momento di decantamento del procedimento amministrativo, in attesa di comprendere quali fossero gli impianti idonei a trattare. La stessa cosa vale per il percolato. Naturalmente, in questa fattispecie non possiamo creare un nesso tra il capping e il procedimento di bonifica perché il capping – è una confusione che spesso viene fatta, purtroppo, anche a livello giuridico – seguirà il post mortem. Adesso, quindi, noi stiamo garantendo ciò. Rispondo anche alla domanda precedente: l'ARPA Lazio rilascia parere tecnico anche all'amministrazione capitolina. Di conseguenza, seppure c'è una delega data da quella norma, la regione Lazio è praticamente sempre presente.

  PRESIDENTE. L'assessore si è gentilmente reso disponibile a tornare e cercheremo di concordare una data. Io, però, avrei piacere di sentirlo sul resto del Lazio. Decidete fra voi due chi vuole fare le domande, ma che siano su Roma, in modo che chiudiamo su questo. Evitiamo, ora, di parlare del resto del Lazio. Alle 16,00 dobbiamo Pag. 27 chiudere, quindi abbiamo tempo per altre due domande. Decidete tra voi chi fa le domande. Io evito di farle perché le mie domande erano fondamentalmente relative al resto del Lazio. Poiché l'assessore ha dato disponibilità a ritornare per parlare del resto del Lazio, oggi finiamo con Roma, a meno che non ci siano delle cose particolari di qui alla prossima volta. La prossima volta, però, proviamo a concentrarci sul resto della regione, visto che abbiamo altri problemi e che mi sembra che abbiamo abbastanza puntualizzato alcune cose.

  STEFANO VIGNAROLI. Faccio una domanda che riguarda sempre Malagrotta. So che il Ministero, viste le denunce che i comitati hanno fatto sullo stato di inquinamento delle falde e la situazione di Malagrotta, sta cominciando a investigare per capire se aprire una procedura di infrazione sulla bonifica di Malagrotta. Ovviamente, ha mandato comunicazione allo Stato. Il Governo ha scritto una lettera, sia a voi come regione, sia al comune, chiedendo alcune informazioni. A questa lettera il comune ha risposto: voi avete risposto? Che cosa avete risposto?
  Sempre riguardo alla bonifica di Malagrotta, la dottoressa Tosini, giustamente, ricorda che la legge stabilisce che chi inquina paga, quindi è il proprietario della discarica che, almeno in teoria, deve pagare; tuttavia, se questo proprietario domani non c'è più, che cosa succede?
  Visto che per legge bisogna accantonare dei fondi e visto che ci sono delle fideiussioni che riguardano la gestione, il post mortem, il capping, la bonifica e tutto il resto, mi domando se in regione sono depositate delle fideiussioni su cui ci si può rivalere, anche riguardo alla gestione e non al post mortem: ci sono mai state queste fideiussioni? Quanti soldi il privato ha dichiarato di aver messo a disposizione per fare questa bonifica? I soldi sono tanti.

  FLAMINIA TOSINI, dirigente area «ciclo integrato dei rifiuti» della Regione Lazio. In realtà, per quello che so io, la procedura d'infrazione su Malagrotta ha fatto nascere il pilot, che riguarderà non la bonifica ma il capping di Malagrotta. Dico ciò per chiarire la situazione. Comunque, abbiamo risposto. Non so se poi questa risposta è nella documentazione che lasciamo oggi.

  PRESIDENTE. La documentazione è sulle fideiussioni, sulle tariffe, su Malagrotta. C'è tutto qui: dopo potete vederla.

  STEFANO VIGNAROLI. Ho visto che anche ieri il comune ha portato dei documenti. Prima di fare delle dichiarazioni, si dovrebbe almeno leggere: io cercherò di leggere questi.

  FLAMINIA TOSINI, dirigente area «ciclo integrato dei rifiuti» della Regione Lazio. Logicamente, interloquiva perché, come dicevo, la conferenza di chiusura del procedimento c'è il 7 febbraio, quindi fino al 7 non possiamo chiudere. Per quanto riguarda l'altro aspetto, le polizze di post gestione non ci sono. C'è scritto, ma l'avevo già detto precedentemente.
  Per quanto concerne la parte della gestione, non so esattamente come spiegarlo ma, in realtà, quella parte di gestione delle discariche, essendo fatta con proroghe da parte dei commissari, non era gestita dalla regione Lazio. C'era scritto anche nel decreto del Ministero dell'ambiente che era il commissario, nella fattispecie Sottile, a dover gestire tutta questa parte. Comunque, ne abbiamo traccia interlocutoria e abbiamo già chiesto documentazione al commissario per integrarla.

  STEFANO VIGNAROLI. Comunque, questa legge sulle fideiussioni delle bonifiche non riguarda solo Malagrotta, ma riguarda anche Bracciano. Visto che la legge secondo me ha dei limiti, avete dei suggerimenti per noi parlamentari per poter proporre un miglioramento?

  FLAMINIA TOSINI, dirigente area «ciclo integrato dei rifiuti» della Regione Lazio. Il decreto sulle fideiussioni, fatto a settembre, se uscisse, probabilmente potrebbe dare questa risposta.

Pag. 28

  PRESIDENTE. Non bisogna fare un decreto sulle fideiussioni, bisogna accantonare fisicamente i soldi: questa è la mia proposta. Si deve chiedere che vengano accantonati i soldi in un conto corrente. Ringraziamo l'assessore e tutti i suoi collaboratori. Dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.10.