XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta su sicurezza e degrado delle città

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Martedì 31 gennaio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Causin Andrea , Presidente ... 3 

Comunicazioni del Presidente:
Causin Andrea , Presidente ... 3 

Audizione di rappresentanti di consorzi di autorecupero delle periferie e di associazioni per la rigenerazione urbana di Roma:
Causin Andrea , Presidente ... 3 ,
Pulcinelli Riccardo , A.NA.CI.PE ... 4 ,
De Carolis Andrea , Quartieri Riuniti in Evoluzione ... 5 ,
Causin Andrea , Presidente ... 7 ,
Del Vecchio Amedeo , Consorzi Valle della Borghesiana ... 7 ,
Morassut Roberto (PD)  ... 8 ,
Del Vecchio Amedeo , Consorzi Valle della Borghesiana ... 8 ,
Causin Andrea , Presidente ... 8 ,
Codispoti Salvatore , Unione Borgate ... 8 ,
Giordano Francesco , consorzio Osa ... 9 ,
Gasbarri Matteo , associazione Torpiubella ... 10 ,
Piermarini Dario , associazione per la rigenerazione Flavio Stilicone ... 11 ,
Capelli Bruno , comitato di quartiere Don Bosco ... 12 ,
Di Vico Luciano , associazione volontari Parco degli acquedotti ... 12 ,
Ferdinandi Daniela , comitato discarica Castelverde ... 13 ,
Cataldi Antonio , Nuova Urbe ... 15 ,
Giusto Enrico , ANP Lazio ... 16 ,
Proietti Danilo , associazione Un mondo nel cuore ... 18 ,
Mannino Claudia (M5S)  ... 19 ,
Morassut Roberto (PD)  ... 19 ,
Giusto Enrico , ANP Lazio ... 20 ,
Codispoti Salvatore , Unione Borgate ... 20 ,
Causin Andrea , Presidente ... 21 

Audizione di rappresentanti di comitati e associazioni degli abitanti dei piani di zona di Roma:
Causin Andrea , Presidente ... 21 ,
Riparbelli Gian Luca , comitato Pian Saccoccia ... 21 ,
Polidori Monica , comitato Monte Stallonara ... 23 ,
Causin Andrea , Presidente ... 24 ,
Vacchiano Marco , comitato Ponderano ... 24 ,
Pardo Martina , comitato Colle Fiorito ... 25 ,
Picciau Antonio , comitato Torresina ... 25 ,
Vacchiano Marco , comitato Ponderano ... 26 ,
Picciau Antonio , comitato Torresina ... 27 ,
Rotunno Giusy , comitato Castelverde ... 27 ,
Gregori Paola , comitato Tor Cervara ... 28 ,
Rotunno Giusy , comitato Castelverde ... 30 ,
Gregori Paola , comitato Tor Cervara ... 30 ,
Vacchiano Marco , comitato Ponderano ... 30 ,
Riparbelli Gian Luca , comitato Pian Saccoccia ... 30 ,
Rotunno Giusy , comitato Castelverde ... 30 ,
Schiavo Barbara , comitato Via Longoni ... 31 ,
Mannino Claudia (M5S)  ... 32 ,
Morassut Roberto (PD)  ... 32 ,
Polidori Monica , comitato Monte Stallonara ... 33 ,
Causin Andrea , Presidente ... 34 ,
Polidori Monica , comitato Monte Stallonara ... 34 ,
Gasparini Daniela Matilde Maria (PD)  ... 34 ,
Riparbelli Gian Luca , comitato Pian Saccoccia ... 35 ,
Rotunno Giusy , comitato Castelverde ... 35 ,
Riparbelli Gian Luca , comitato Pian Saccoccia ... 35 ,
Causin Andrea , Presidente ... 36 ,
Mannino Claudia (M5S)  ... 36 ,
Causin Andrea , Presidente ... 36 

Audizione del Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Paolo Aquilanti:
Causin Andrea , Presidente ... 36 ,
Aquilanti Paolo , Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri ... 37 ,
Causin Andrea , Presidente ... 42 ,
Aquilanti Paolo , Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri ... 42 ,
Mannino Claudia (M5S)  ... 45 ,
Aquilanti Paolo , Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri ... 45 ,
Piso Vincenzo (Misto-USEI-IDEA)  ... 47 ,
Aquilanti Paolo , Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri ... 48 ,
Piso Vincenzo (Misto-USEI-IDEA)  ... 48 ,
Aquilanti Paolo , Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri ... 48 ,
Gasparini Daniela Matilde Maria (PD)  ... 49 ,
Aquilanti Paolo , Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri ... 50 ,
Morassut Roberto (PD)  ... 50 ,
Aquilanti Paolo , Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri ... 51 ,
Gasparini Daniela Matilde Maria (PD)  ... 51 ,
Mannino Claudia (M5S)  ... 52 ,
Aquilanti Paolo , Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri ... 52 ,
Causin Andrea , Presidente ... 53

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ANDREA CAUSIN

  La seduta comincia alle 9.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, in seguito, sul canale satellitare della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Comunicazioni del Presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, della Commissione nella riunione del 24 gennaio scorso ha approvato la deliberazione in tema di criteri per l'esercizio delle attribuzioni in materia di spese per il funzionamento e di collaborazioni esterne, nonché la deliberazione sul regime di divulgazione degli atti e dei documenti, che saranno pubblicate in allegato al resoconto della seduta odierna.
  Comunico che pertanto i documenti pervenuti o acquisiti alla Commissione saranno disponibili presso l'archivio e consultabili secondo quanto stabilito dal regolamento interno e dalla delibera sul regime degli atti.
  Comunico, infine, che nella riunione del 24 gennaio scorso, l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, della Commissione ha deliberato che la Commissione si avvalga, con funzioni prevalentemente di gestione e tenuta dell'archivio della Commissione, della collaborazione continuativa dei militari della Guardia di finanza Luciano Bellitti, luogotenente, Davide Fortuzzi, maresciallo aiutante, Carlo Rizzo, vicebrigadiere, nonché della collaborazione temporanea del luogotenente Paolo Nicolò.

Audizione di rappresentanti di consorzi di autorecupero delle periferie e di associazioni per la rigenerazione urbana di Roma.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di consorzi di autorecupero delle periferie e di associazioni per la rigenerazione urbana di Roma, che ringrazio davvero per aver accolto l'invito della commissione.
  Sono presenti: per l'A.NA.CI.PE, Bruno e Riccardo Pulcinelli; per Quartieri Riuniti in Evoluzione, Andrea De Carolis; per Consorzi di Valle della Borghesiana, Amedeo Del Vecchio e Francesco Caruso; per Unione Borgate, Salvatore Codispoti; per l'associazione «Un mondo nel cuore», Danilo Proietti e Valeria Forconi; per il consorzio OSA, Francesco Giordano ed Emiliano Pulcinelli; per l'associazione Torpiubella, Matteo Gasbarri e Riccardo Carbone; per l'associazione per la rigenerazione di Flavio Stilicone, Dario Piermarini; per il comitato di quartiere Don Bosco, Bruno Capelli; per l'associazione volontari Parco Acquedotti, Luciano Di Vico; per il comitato discarica Castelverde, Daniela Ferdinandi; per la Nuova Urbe, Antonio Cataldi; per ANP Lazio Enrico Giusto.
  I rappresentanti di ciascuna associazione avranno a disposizione cinque minuti per il proprio intervento, così da consentire a tutti i presenti di prendere la parola. Vi raccomando di essere tassativi nei tempi, Pag. 4perché poi avremo, al termine, un'audizione della Presidenza del Consiglio sul bando dei progetti riservati alle città metropolitane, per cui non possiamo sforare i tempi.
  Come convenuto nella riunione dell'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, anche gli interventi dei deputati competenti per la Commissione dovranno essere contenuti entro i cinque minuti, così da lasciare spazio a eventuali risposte degli auditi, ciascuna delle quali non dovrà eccedere i due minuti.
  Come precisato nella e-mail di convocazione, gli auditi hanno facoltà di consegnare alla presidenza della Commissione ulteriore documentazione che integri il contenuto dell'intervento.
  Tengo a precisare che la natura inquirente della Commissione dà a voi la facoltà di fare anche denunce o segnalazioni circostanziate, che poi sarà cura della Commissione eventualmente trasmettere all'autorità competente. È una scelta anomala quella di audire così tanti soggetti da parte della Commissione, ma è orientata anche a dare la possibilità di utilizzare la funzione inquirente della Commissione per andare a fondo delle specifiche problematiche. In questo senso, credo che sia una grande occasione per noi, ma anche per voi.
  Do la parola al signor Pulcinelli e, a seguire, agli altri presenti, con riserva per me e per i colleghi al termine di tutti gli interventi, di porre qualche domanda per avere ulteriori approfondimenti. Vi ringrazio ancora per essere intervenuti.

  RICCARDO PULCINELLI, A.NA.CI.PE. Preliminarmente, vorrei ringraziare lei, il vicepresidente e la Commissione tutta per aver dato alla periferia quest'opportunità. Troppo spesso siamo stati inascoltati in questi decenni. Alcuni temi sono veramente importanti, come sentirete, e meritano un'attenzione particolare se vogliamo superare dei bivi a oggi ormai insuperabili. Esporrò una breve relazione sul tema della sicurezza.
  Spettabile Commissione, onorevoli parlamentari, come associazione cogliamo il vostro invito a relazionare sui temi della periferia, focalizzando il nostro intervento sull'annosa e quanto mai attuale questione della sicurezza a Roma, ma soprattutto della sua periferia. Dalle ultime relazioni sulla sicurezza si legge con stupore che in quest'ultimo anno il numero di reati commessi a Roma è diminuito del 15 per cento. Ci domandiamo, allora, come mai sia ancora così forte il senso di insicurezza percepita rispetto a quella effettiva. Ci coglie un dubbio, che forse tanti cittadini, di fronte alla lentezza del sistema giudiziario e al senso di abbandono delle istituzioni, abbiano addirittura rinunciato a denunciare i reati. Diciamo questo perché crediamo, senza con questo voler creare allarmismi, che la periferia romana non sia solamente percepita come pericolosa, ma che lo sia veramente. Se pensiamo, infatti, che nei quartieri più problematici, come Tor Bella Monaca o San Basilio, ci sono commissariati di Polizia e caserme dei Carabinieri, cosa dovremmo immaginarci di trovare in quelle aree diffuse, ad esempio nella zona est di Roma, dove la presenza di forze dell'ordine è un miraggio e dove il posto più vicino dove potersi recare per fare una denuncia sta a chilometri di distanza? Chi fa la prevenzione in quei luoghi, così come in tante realtà della città dove il rapporto tra forze dell'ordine e cittadini rispetto ai quartieri del centro di Roma è vergognoso? Certamente, le forme organizzate di criminalità come la camorra, la ’ndrangheta, la malavita rumena o cinese o le piazze di spaccio delle comunità africane, non si precludono di operare in quei territori per bontà d'animo.
  Il problema della criminalità esiste e quello che percepiamo è esattamente lo stato di abbandono che le istituzioni, compreso il comune di Roma in questo caso, hanno sistematicamente esercitato nei confronti della periferia romana. Sono stati creati i quartieri dormitorio, all'interno dei quali spesso sono stati riversati profughi e immigrati e nelle cui adiacenze ancor più frequentemente sono stati allestiti campi nomadi lasciati allo sbando. Via di Salone ne è l'emblema. Uno dei pochi campi nomadi regolari, un modello per Roma, all'interno del quale con il tempo si era riusciti a fare un buon lavoro di integrazione Pag. 5 e scolarizzazione, oggi rimbalza alle cronache per i fumi tossici e l'elevato livello di atti delinquenziali.
  Mentre il centro di Roma si svuota a causa dell'elevato prezzo degli affitti, la periferia si riempie di giovani coppie e dei loro figli, che non trovano posto nelle scuole perché mancano le aule, dove non ci sono mezzi pubblici adeguati per permettere di spostarsi e raggiungere il posto di lavoro, dove i parchi verdi attrezzati sono un sogno, dove l'illuminazione pubblica funziona a giorni alterni laddove è presente, mentre alcuni quartieri stanno al buio da una vita. Anche questa è sicurezza. Sapere che i nostri figli possono giocare in parchi decenti e puliti e non imbattersi in mucchi di spazzatura lasciata a marcire per giorni prima di essere raccolta, anche questa è sicurezza. Poter bere un bicchiere d'acqua pulita dal lavandino della propria casa, anche questa è sicurezza, ma ancora purtroppo in tanti quartieri di Roma questi gesti che dovrebbero essere naturali e che tanti di noi danno per scontati per tanti cittadini non lo sono affatto.
  Questa è la realtà delle nostre periferie, che non si fermano ai margini del Grande Raccordo Anulare, ma proseguono per chilometri, rispetto alle quali solo l'impegno volontario di tanti cittadini che da sempre si sono fatti carico attraverso l'associazionismo, i comitati di quartiere, le forme consortili, di attenuare i forti contrasti esistenti, ha permesso a tante realtà di essere integrate e ha diminuito il rischio dell'insorgere di ghetti e zone franche, che purtroppo comunque esistono. Esistono intere zone di Roma e della sua periferia che possiamo dividere per etnie, altre per tipo di spaccio, altre ancora per l'offerta sessuale.
  Nel ringraziarvi dell'invito a partecipare a quest'audizione, vi chiediamo di non allentare l'attenzione che state riponendo sulle periferie d'Italia, e in special modo di Roma. I temi da affrontare sono tanti e variegati e noi, come tante altre associazioni qui presenti, che da anni cerchiamo di risollevare le sorti della nostra periferia coordinando momenti di confronto tra le istituzioni e i cittadini, lo sappiamo molto bene. Per questo riteniamo che sarebbe opportuno, proprio in virtù dei diversi tipi e modelli di periferia presenti a Roma, instaurare un dialogo costante e concreto con le realtà presenti sul territorio, che proprio per il grande lavoro svolto in questi anni possono contribuire a conoscere ancora meglio il fenomeno periferie e magari a provare a dare indicazioni per migliorare e far sì che un giorno si possa parlare veramente della periferia romana come del centro di quella grande metropoli che parte dal Colosseo e arriva fino ai comuni limitrofi.

  ANDREA DE CAROLIS, Quartieri Riuniti in Evoluzione. Anch'io ringrazio il presidente e il vicepresidente dell'invito a noi cittadini di Roma Est, che siamo venuti qui da voi, massima autorità rappresentativa del popolo, per aiutarvi ad aiutarci.
  Nella nostra periferia, ricca di umanità, di associazionismo, di volontariato, non ci sentiamo, ma siamo abbandonati dallo Stato. Tutto ci è negato, tutti i servizi di base, anche un luogo dove portare le nostre istanze, perché siano ascoltate le proposte dei cittadini, che chiedono solo di essere riconosciuti come tali. Speriamo con il cuore che lo spazio in cui ci troviamo oggi possa finalmente diventare il posto della condivisione. Siamo ricchi di umanità – nostra è la massima concentrazione di giovani – ma anche ricchi di bellezze naturalistiche e archeologiche inarrivabili. Nonostante ciò, la nostra terra è devastata, distrutta dall'interruzione di un piano, di una visione e di una pianificazione non solo territoriale e urbanistica, ma specialmente umana. Quello che è accaduto negli ultimi anni, con i continui attacchi non solo alle bellezze patrimonio dell'umanità, come Villa Adriana, Gabi e l'Agro romano antico, ma alla stessa sopravvivenza delle nostre famiglie, ha portato molti a rialzarsi, a unire le forze, spesso nel passato frammentate e divise. L'essere stanchi di seppellire i nostri morti giovani per cancro, il vederci primi nei dati del dipartimento epidemiologico per questo terribile male, ha unito prima i nostri cuori e le nostre anime e poi le nostre menti. I Quartieri riuniti in evoluzione rappresentano una nuova consapevolezza dell'essere Pag. 6cittadini, un punto di non ritorno. Nulla sarà più consentito.
  La nostra opposizione umana e tecnica alla proposta di ecodistretto AMA e privati, l'ecomostro a Rocca Cencia, è stata forse il nostro elemento fondativo, culminato sia con il ritiro di un progetto irrealizzabile dati i motivi ostativi assoluti presenti in quel territorio, sia con il recente spegnimento di un tritovagliatore, del quale ci si chiede se fosse mai stato autorizzato e, eventualmente, con quali valutazioni sui vincoli presenti. Quello a cui abbiamo assistito negli anni è stato il formarsi di una condizione di illegalità territoriale diffusa, ex cave e cantieri, interi appezzamenti riempiti di materiali ancora al 99 per cento sconosciuti. Emblematici sono i casi dell'ex cava dell'Osa, il cui processo penale è tuttora in corso, scaturito da una segnalazione dei cittadini, e quello delle discariche di Castelverde e Lunghezzina, ancora da sanare, una disseminazione di discariche abusive impressionante mai studiata e repertata, il funzionamento di un inceneritore che ha affondato nel terreno e nelle nostre carni i suoi veleni per una intera generazione. Mentre però la Terra dei fuochi campana ha potuto proliferare perché, in fondo, anche la società civile si è voltata dall'altra parte, qui i cittadini di ogni provenienza e formazione si sono guardati negli occhi e hanno impedito che questo male proseguisse.
  Con l'aiuto del mondo accademico, di tecnici, associazioni e persone di buona volontà locali, che hanno posto gratuitamente la loro opera alla formazione delle osservazioni e alla valutazione di impatto ambientale, ci siamo chiesti se potevamo solo continuare a opporci o se dovevamo fare di più. Ci siamo attrezzati per fare emergere le ricchezze della nostra terra, iniziando un percorso a occhi umani impossibile e proponendo quello che noi conosciamo bene, quello che in molte università estere vengono a studiare ogni anno con centinaia di studenti, dalla Germania, dagli Stati Uniti, dalla Francia – questo è avvenuto in molti decenni anche nel passato – con Gabii project, che adesso è a livello internazionale e che è stato dimenticato e offeso da molti di quelli che ci rappresentano.
  Noi proponiamo il Parco nazionale dell'Agro romano. A fronte di questa sensibilità presente nelle comunità locali, è nato il movimento per l'istituzione di questo parco, il cui iter è iniziato nel 2015-2016 con la conferenza programmatica e con il deposito al Ministero dell'ambiente della documentazione di base. Si è costituito il comitato tecnico-scientifico, ospitato presso la Scuola di specializzazione in Beni architettonici e del paesaggio a Valle Giulia, con presidente la professoressa Daniela Esposito, direttrice della scuola fondata da Giovanni Carbonara. A esso partecipano personalità accademiche di livello europeo, i maggiori studiosi in ambito di progettazione dei parchi. I primi rilievi e studi che abbiamo fatto sull'area ci restituiscono l'immagine di un insieme di risorse straordinarie. Non ha eguali al mondo questo quadrilatero di circa 11.000 ettari. Il confine del parco segue un po’ le linee della storia, con a sud la via Prenestina antica, a nord la cresta dei Monti Prenestini, a sud le vie Polense e Maremmana, e collega ai quattro vertici – pensate cos'altro al mondo può vantare una cosa del genere – Villa Adriana, Gabi, il Tempio della Fortuna Primigenia di Palestrina e il Santuario della Mentorella a Guadagnolo. Al centro c'è la valle degli acquedotti romani, castelli, alcune città romane e pre-romane, qualcosa di veramente incredibile. Ci si pone come obiettivi, anche sotto la guida di questi accademici, la tutela delle nicchie ecologiche faunistiche e vegetazionali, lo sviluppo sociale e dell'economia delle popolazioni locali e di macroarea metropolitana, attraverso sistemi integrati alle previsioni dell'Unione europea del POR-FESR e FEASR e a Horizon 2020. Venendo dalla base dei cittadini e dell'associazionismo presente in molteplici sfaccettature, si salvaguarda quest'ultima parte del territorio della campagna romana, che ancora resiste dopo tanti secoli. Con il Gabii project, diverse università estere collaborano già adesso agli scavi e alla manutenzione di alcune aree archeologiche. Noi proponiamo che l'ex area AMA per il trattamento dei rifiuti, in dismissione – se non lo faranno Pag. 7 volutamente, lo farà la magistratura – e quella limitrofa possano essere l'embrione di un polo accademico per la ricerca avanzata per il restauro e l'archeologia, andando incontro alla vocazione naturale dei territori, che non è l'immondizia, ma la necropoli dell'Osa, nella quale sono state scavate 600 tombe dell'età del ferro. In questa prospettiva, l'aiuto che chiediamo alle istituzioni è quello di consentirci il salto di qualità nella proposta attivando i canali normativi e finanziari esistenti per il reperimento delle aree dei parchi nazionali, necessari per analisi, interpretazione e redazione di una proposta in assetto generale.
  Vi chiediamo di iniziare un percorso con noi e di proseguirlo, perché è stato già iniziato. Allego la documentazione. Il Parco nazionale dell'Agro romano. È già stata presentata al ministro competente, oltre alla trasformazione del polo AMA in un polo accademico internazionale per il restauro e l'archeologia. Tutta la documentazione di cui ho parlato è presente agli atti che lascio alla Commissione.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Vi ricordo che tutto quello che lasciate alla Commissione diventa un atto della Commissione. Purtroppo, per ordine di tempo dobbiamo stare su tempi stretti, cinque minuti. Capisco la fatica a fare sintesi su temi su cui c'è grande passione, ma quello che ci portate oggi non va disperso. I documenti che ci consegnate diventeranno materiale importante della Commissione.
  Do la parola ad Amedeo Del Vecchio.

  AMEDEO DEL VECCHIO, Consorzi Valle della Borghesiana. Sono il presidente di un piccolo consorzio di autorecupero che fa parte del coordinamento Valle della Borghesiana, al cui interno c'è il toponimo più grosso di Roma, il toponimo della Valle Borghesiana. Sarebbe un piano di zona, il nuovo piano regolatore fatto dalla giunta Veltroni. Penso che noi consorzi abbiamo fatto bei lavori. Abbiamo fatto le opere a scomputo, portato le fogne primarie nelle nostre zone, l'illuminazione, gestendo tutto da noi. Abbiamo attuato realmente il famoso federalismo di cui parlano alcuni. Stiamo operando per fare il toponimo della Valle Borghesiana, un riassetto urbanistico della zona, con i nostri tecnici e con le nostre finanze. Il problema di fondo è questo: il nostro toponimo è bloccato per un semplice motivo di forma. In poche parole, all'interno del toponimo ci sono due consorzi, due zone, dove i lotti non sono di proprietà di chi li occupa. Vi racconto una piccola storia e sintetizzo, anche perché lascerò un sunto.
  Nel 1970 la società la Scatola, che faceva capo a Francisci, ha messo in vendita dei terreni in zona sulla via di Borghesiana. Buona parte dei consorzi – faccio parte di quella zona – hanno fatto gli atti. A un certo punto, questi terreni sono stati sequestrati come lottizzazioni abusive. Chi è riuscito a fare i passaggi, è rientrato nell'ordine della proprietà, ma purtroppo buona parte di queste zone non ha passaggi di proprietà, quindi i proprietari hanno solamente pagato il tutto con cambiali con compromesso, ma non sono proprietari reali. La storia è durata 44 anni, è lunghissima. I proprietari non si sono limitati ad acquistare i terreni: sul terreno si sono costruiti fabbricati, che hanno condonato, sono stati pagati gli oneri concessori e in seguito sono state fatte le opere primarie, perché anche in queste zone dove non ci sono passaggi di proprietà – il comune ha fondamentalmente riconosciuto queste zone come esistenti e da urbanizzare – con i loro soldi, hanno urbanizzato con la creazione delle fogne primarie e le illuminazioni. La nostra azione è abbastanza carina, perché è stata fatta bene. Il problema rimane sempre il fatto che non sono proprietari. Il problema di fondo è che a gestire queste proprietà sono dei malfattori: la società la Scatola, poi Francisci, che ha venduto a faccendieri riconducibili alla banda della Magliana. Stiamo parlando di Mafia Capitale, cose di questo tipo. Siamo veramente in prima linea, non solamente abbandonati dallo Stato. Noi combattiamo con delle persone. Abbiamo fatto incontri in cantine in cui il nostro rappresentante era lì con il registratore e dall'altra parte c'era quello che sul tavolo aveva messo la Pag. 8pistola. Siamo a questi livelli noi, per trattare con queste persone. Dobbiamo cercare di arrivare alla proprietà dei nostri lotti, ma fino adesso sembra che siamo poco ascoltati, poco seguiti.
  Si sono fatti vari passaggi, che Roberto conosce perché è stato assessore a suo tempo. Abbiamo provato varie strade. Purtroppo, quando combatti contro certe persone, è difficile da persone oneste vincere senza essere suffragati dalle istituzioni. Ultimamente, siamo ancora più abbandonati. Ci stiamo accorgendo di cose assurde. Cito un esempio pratico, di cui parlavo l'altro giorno a Roberto, di un fabbricato, che conoscevamo come acquisito dal Comune: l'hanno comprato, definito, completato e anche rialzato, quando nelle nostre zone non si possono fare opere di quel tipo. Quel fabbricato non può essere neanche condonato, neanche concessionato. Purtroppo, sappiamo che sotto ci sono sempre le stesse persone, che possono lavorare suffragate da varie amicizie.
  Abbiamo sporto varie denunce, ma siamo dimenticati, scordati? Non lo so. Continuiamo a lavorare all'interno di questi consorzi, cercando di far capire alla gente di non fare il passaggio. Scusate se mi allungo un po’, ma stanno facendo passaggi, anche nulli a mio avviso. Quando un terreno appartiene all'edilizia abusiva non si possono fare passaggi. Con un notaio, un certo Fiorini – non ricordo bene come si chiami – già destituito tanto tempo fa, buttato fuori dal suo collegio, suffragato dai personaggi che gestiscono, Muzzioli e Piccioni, stanno facendo i passaggi, hanno fatto i passaggi. Oltretutto ho letto che chi acquista si prende in carico tutte le spese che saranno a carico della società: oltre al danno, la beffa. Stiamo cercando di far capire alla gente di non fare niente. Ripeto: stiamo lavorando da soli, completamente abbandonati dallo Stato.
  Voglio consegnare questo sunto.

  ROBERTO MORASSUT. Ha fatto riferimento a questioni che hanno attinenza a risvolti di carattere anche giudiziario, perché sono state fatte affermazioni importanti. Credo che dovremmo acquisire questo materiale per metterlo eventualmente a disposizione dell'Autorità giudiziaria.

  AMEDEO DEL VECCHIO, Consorzi Valle della Borghesiana. Certo, siamo a disposizione.

  PRESIDENTE. A questo riguardo, ricordo che il 21 verrà il procuratore Pignatone, quindi sarà anche quella l'occasione, oltre che per trasmettere ufficialmente gli atti, per segnalare le cose che sono state dette in Commissione. Do la parola a Salvatore Codispoti.

  SALVATORE CODISPOTI, Unione Borgate. Intervengo molto rapidamente. Ringrazio il presidente, il vicepresidente e tutta la Commissione per quest'invito.
  Mi sembra che siamo qui anche per percepire e raccogliere informazioni molto particolari, che danno uno spaccato importante della realtà della periferia romana, sempre sospesa tra degrado e sviluppo. Una prima proposta che mi verrebbe di portare a questo tavolo è quella di pensare a un'assemblea in cui siamo noi che invitiamo la Commissione, con quello che stiamo già provando a fare, con le associazioni che si occupano del coordinamento, per raccogliere in un contesto più diretto tutte queste testimonianze, che, come vedete, possono sicuramente dare un senso al vostro lavoro.
  Credo che la città di Roma e la sua periferia, ormai molto più vasta di come la si immaginava qualche anno fa, debbano essere studiate con tutti gli strumenti che avete anche voi a disposizione. Noi ne abbiamo alcuni, ma molti altri secondo me dipendono anche da voi. Si percepisce già dai racconti di qualcuno che c'è quest'assenza totale dello Stato, questa preoccupazione sulla sicurezza, ma non c'è solo la preoccupazione sulla sicurezza, c'è il tema dei servizi pubblici che non funzionano veramente, descrivendo isole di degrado preoccupanti. Credo che dovremmo, sotto questo profilo, nell'avanzare questa proposta, assumerci anche noi la responsabilità di preparare un'iniziativa che dia a voi un Pag. 9quadro più generale della situazione di Roma.
  Questa città cresce sempre a due velocità. Il centro storico è sempre più lustrato, sistemato, ripulito, è sempre più ricco e importante, e fuori si fa fatica. Un giovane, per andare a scuola, ci mette quindici volte il tempo che impiega un ragazzo della città storica. È un dato importante. Mancano le scuole, mancano i servizi, mancano tantissime cose. Forse, negli anni, la situazione in periferia è cambiata, anche per la composizione sociale. Ci sono tantissimi giovani rispetto a prima, e questo è un dato che non può sfuggire, rappresentato in un contenitore oggi diverso rispetto al passato. Quest'immensa periferia ha una grande ricchezza. In Europa ci invidiano questo nutrito gruppo di associazioni. Credo che in Europa qualche anno fa addirittura abbiano finanziato le associazioni, i gruppi di giovani che andavano in giro per raccogliere le testimonianze dei cittadini, per ricucire il rapporto e il divario che c'è tra gli eletti e i cittadini, le persone comuni. Abbiamo questa ricchezza enorme, che va messa in rete. Si deve legare ancora meglio al sistema dei partiti, molto meglio al tema istituzionale. È una ricchezza che non va dispersa. Credo sia importante, perché quello che stiamo facendo oggi e quello che faremo nell'assemblea pubblica serve per dare a voi tanti elementi per capire e intervenire.
  Abbiamo provato, nel tempo, a fare delle cose da soli. Queste esperienze dell'autorecupero sono importantissime, sono le uniche in Europa. Abbiamo fatto tante cose con i consorzi di autorecupero, realizzando addirittura opere pubbliche, ma oggi c'è bisogno di resettare un po’ tutto, di capire anche dal punto di vista legislativo se queste macchine devono essere aiutate a crescere. Sono situazioni importanti, perché aggregano socialmente i cittadini su obiettivi comuni, ma non possono diventare altro, non possono diventare luoghi di perversione economica o di interessi che si sviluppano in maniera sbagliata. La mia è una lettura molto per spot. C'è tantissima ricchezza in periferia. Si parlava prima dell'importanza ambientale e archeologica. Il più grande patrimonio di Roma è lì. Non è vero che sta nel centro della città. Ci sono dati incredibili: 50 castelli e milioni e milioni di metri quadrati di aree archeologiche: perché lì non si valorizza e in città sì? Perché le due velocità? Roma è un esempio di come non si può fare la città. Roma deve ricucire questo divario. Le due parti della città si devono legare in un progetto generale. Sotto questo profilo, a parte le denunce specifiche che faremo anche nelle sedi in cui ci rivedremo, credo che Roma, attraverso questa forza immensa della periferia romana, che non è solo degrado, è anche sviluppo, capacità di progetto, possa dare quest'importante risultato.

  FRANCESCO GIORDANO, consorzio Osa. Sono presidente del consorzio di autorecupero Osa.
  Osa è un quartiere all'estrema periferia est di Roma, che da anni ha instaurato con il comune di Roma un rapporto di collaborazione, attraverso lo strumento delle opere a scomputo, per riuscire a realizzare le opere di urbanizzazione primaria e permettere a chi vi abita di raggiungere un livello minimo di vivibilità e sicurezza. Purtroppo, ad oggi, nonostante i cittadini di Osa si siano prodigati nel raccogliere i fondi necessari alla realizzazione di tali opere, nello specifico rete idrica potabile e rete di illuminazione, e abbiano prodotto tutti i progetti richiesti, tanto che la conferenza di servizi per la rete di illuminazione pubblica è stata chiusa con parere favorevole e quella per la rete idrica ha raccolto tutti i pareri favorevoli, non si riesce a raggiungere l'obiettivo. Pensare che a Roma ci siano ancora quartieri senza acqua potabile e il buio nonostante abbiano i fondi immagazzinati necessari e sufficienti per realizzare tutte le opere, fa rabbrividire, specialmente se si pensa al grave rischio per la salute a cui vanno incontro i nostri cittadini e all'insicurezza di chi respira camminando in un quartiere senza illuminazione pubblica. Per questo, abbiamo accettato di buon grado il vostro invito e vi chiediamo di proseguire in quest'opera di indagine sui fatti gravi in cui la periferia e quartieri come Osa sono parte lesa.

Pag. 10

  MATTEO GASBARRI, associazione Torpiubella. Ringrazio la Commissione e il presidente che mi ha dato la parola. Noi siamo l'associazione Torpiubella e nasciamo a Tor Bella Monaca nel 2015 dalla volontà di una parte degli abitanti di riscattarsi. La nostra associazione parte, come dice il nome, dalla ricerca della bellezza come mezzo per legarsi a questi quartieri e riscattarli dal degrado in cui sono rimasti negli anni.
  In questi anni, abbiamo svolto alcune attività volte proprio a riscoprire quelle vie, quei palazzi, quei luoghi di comunità in cui la comunità appunto andava perdendosi. Il nostro obiettivo era ricostituire un tessuto sociale che era andato perso durante anni e anni di degrado. Prima si parlava del parco nazionale dell'Agro romano. Via dell'Archeologia è una strada arcinota alle cronache romane per lo spaccio. Si chiama così non a caso. Dietro c'è la via Gabina, una strada romana che porta alla città di Gabi. Tor Bella Monaca, come dicevo, è un luogo di solitudine. Il degrado e l'abbandono hanno permesso alla malavita di farsi spazio, e quindi di relegare le persone chiuse nelle proprie stanze. La paura di uscire dalla propria casa ha premesso alla malavita di affermarsi. È importante segnalare alcuni dati. Tor Bella Monaca si inserisce nel VI municipio, dove per quanto riguarda la disoccupazione abbiamo i dati più elevati di Roma. Per quanto riguarda l'abbandono scolastico, il livello è il più elevato. Per quanto riguarda i redditi, il livello è il più basso. Siamo agli estremi in ogni ambito, sempre trattandosi di tematiche relative. Un indice interessante, l'indice di sviluppo umano, che su una scala da 0 a 1 va a combinare le tre diverse dimensioni di livello di istruzione, reddito e speranza di vita: il municipio VI ha il livello più basso di Roma.
  Inoltre, Tor Bella Monaca è un caso specifico. È una piazza di spaccio chiusa, come ricorda l'Osservatorio della regione Lazio nello studio Mafie nel Lazio. Qui il traffico di sostanze stupefacenti è effettuato direttamente sui pianerottoli e negli androni dei palazzi, con sentinelle e ostacoli fissi o mobili che presidiano le zone da eventuali controlli. Questo aspetto va a limitare la libertà personale degli individui. Quello che c'è a Tor Bella Monaca è un caso veramente unico. Un dato importante riguarda gli arresti: solamente tra febbraio e luglio del 2016, sono state arrestate circa 200 persone nel raggio di 500 metri. Il caso che fece più scalpore fu quello del clan Cordaro. In queste zone, i clan godono anche di consenso sociale, perché sostituiscono il welfare statale permettendo e introducendo il loro tipo di welfare, quindi tramite strumenti quali la «retta» e le sentinelle foraggiano le persone meno abbienti. Durante gli ultimi arresti, sono state arrestate persone a cui non si sarebbe mai pensato, pensionati che facevamo la retta per i clan. Il procuratore aggiunto Michele Prestipino parlava di Tor Bella Monaca come di un centro commerciale della droga aperto h24, pronto a soddisfare le richieste dei tossicodipendenti tutto il giorno. I clan locali hanno stretti contatti con camorra e ’ndrangheta. La loro presenza, chiaramente, impedisce di vivere liberamente e dignitosamente nel quartiere, con interi palazzi ostaggio di uno spaccio negli androni e portati nel più estremo degrado per facilitare la compravendita di stupefacenti. Questo ha un forte impatto anche sui giovani. Riportavo prima il dato riguardo l'abbandono scolastico, il più elevato di tutta Roma. Un altro dato importante riguarda gli adulti sottoposti a provvedimenti penali nella regione Lazio, il 27 per cento si trova nel municipio VI.
  Passando all'aspetto urbanistico di Tor Bella Monaca, questo nasce su due aree distinte: una parte nata abusivamente gli anni Quaranta e una parte di edilizia residenziale pubblica nata negli anni Ottanta tramite il PEEP. A Tor Bella Monaca, il 75 per cento degli abitanti è in affitto, che è il dato opposto rispetto alla media nazionale. Per la maggior parte, sono abitazioni di proprietà di ATER o del comune di Roma. Questo fa capire quanto la presenza delle istituzioni sia stata estremamente importante a livello progettuale e di costruzione, dopodiché è andata via via scomparendo nel corso degli anni. Le istituzioni si sono prese carico della vita dei cittadini durante la costruzione di case popolari, abbandonandoli Pag. 11 successivamente. Oggi, le case popolari costruite negli anni Ottanta sono estremamente fatiscenti. La manutenzione ordinaria sta totalmente scomparendo. Come dicevo, la mano delle istituzioni, che si è presa carico della vita dei cittadini negli anni Ottanta, li ha abbandonati nel modo più assoluto, permettendo alla malavita di sostituirsi col proprio welfare per le popolazioni meno abbienti. Il disagio sociale che è andato costituendosi negli anni ha permesso ai clan di insediarsi e prosperare in quelle situazioni.

  DARIO PIERMARINI, associazione per la rigenerazione Flavio Stilicone. Passiamo dal VI al VII municipio. Faccio parte di un gruppo di cittadini che si chiama «Riqualifichiamo via Flavio Stilicone». Vi do qualche coordinata. Ci spostiamo nel quadrante sud-est di Roma, a pochi passi da Cinecittà, nel quartiere di Don Bosco, un quartiere tristemente famoso per le cronache. Ricorderete i funerali dei Casamonica che ci sono stati a Don Bosco, con la storia dell'elicottero che aveva sorvolato. Ce ne parlerà anche il presidente del comitato di quartiere di Don Bosco, Bruno Capelli. Noi ci siamo occupati principalmente della rigenerazione di questa via. Via Flavio Stilicone è una via densamente popolata di Roma. Considerate che proprio il quartiere di Don Bosco è quello dove la densità abitativa è la più alta d'Europa. Il VII municipio conta 320.000 abitanti, quindi parliamo grossomodo della città di Bari. Quelli che ci sono in questa via sono i problemi affrontati in tutti gli altri interventi. Le periferie alla fine hanno questo filo conduttore della criminalità e del degrado, proprio perché, come è stato accennato negli altri interventi, viene meno l'appoggio delle istituzioni.
  Per quanto riguarda via Flavio Stilicone è accaduto qualcosa di un po’ più grave. Questi palazzi sono quasi tutti di proprietà dell'INPS. Intorno al 2011, improvvisamente, in una spirale di degrado molto preoccupante, le attività commerciali della zona hanno cominciato a chiudere. Hanno chiuso per la grande distribuzione, per la vicinanza con la via Tuscolana, una consolare che consente di portare tutto il traffico dei Castelli a Roma e viceversa. La chiusura di queste attività commerciali ha comportato una serie di occupazioni abusive. L'INPS non si è curata di verificare che questi spazi non venissero rioccupati, e quindi piano piano questi negozi chiudevano, c'erano queste serrate e subito dopo venivano occupati abusivamente. Si è scoperto poi che queste occupazioni non erano solamente di cittadini, di persone che avevano un disagio all'interno dell'emergenza casa, ma che c'era anche una questione di spaccio di droga e di prostituzione. Questo è andato avanti per diversi anni. C'è stato anche l'intervento delle forze dell'ordine, che, credo circa un annetto fa, hanno completamente sgomberato queste occupazioni e messo dei sigilli.
  Vorrei cogliere l'invito del presidente, che ringrazio, insieme al vicepresidente, per averci dato quest'opportunità, e dire che questi locali sono stati tutti sgomberati, che lo sgombero è durato mesi e che ora è tornata una situazione «normale», anche se non è normale perché manca il tessuto commerciale e artigianale in questa zona. Il rischio però è che questi locali, se non presidiati, se non gestiti correttamente, vengano occupati di nuovo. Ho verificato già personalmente che alcuni sigilli apposti dall'autorità su queste saracinesche sono stati rotti. Significa che sta riprendendo un po’ quell'andazzo che era iniziato nel 2011.
  Vi lascio una relazione per spiegare quello che abbiamo fatto in questi anni. Abbiamo cercato di accendere dei riflettori su questa via facendo della rigenerazione urbana, guerrilla gardening, che sostanzialmente significa prenderci cura di aree verdi, rigenerare. Abbiamo rigenerato diversi spazi con due finalità. La prima è sensibilizzare i cittadini sull'importanza di prendersi cura del bene pubblico. La seconda, per noi più importante, a medio-lungo termine, è quella di portare le istituzioni e un'attenzione mediatica su questa via, che rischia di degradare di anno in anno sempre più. Nella relazione che vi lascerò c'è anche una proposta che avanziamo alla Commissione: quella di coinvolgere l'INPS affinché questi locali vengano concessi ad attività commerciali e artigianali che abbiamo individuato Pag. 12e che rispecchiano criteri diversi da quelli che c'erano prima, incentrati sul chilometro zero, sui prodotti di qualità, sull'artigianato. Questo consentirebbe all'INPS di occupare in maniera legale questi spazi e si eviterebbe che una spirale di degrado si inneschi di nuovo se non ci sono azioni politiche, azioni concrete di riassetto urbano di questa via.

  BRUNO CAPELLI, comitato di quartiere Don Bosco. Sono il presidente del comitato Don Bosco.
  Vi ringrazio per questa possibilità di apertura che avete dato ai vari comitati e alle associazioni. Come comitato di periferia, non faccio che confermare tutto quello che è stato già detto. Siamo un po’ abbandonati, in effetti, o quantomeno non siamo considerati come il centro di Roma, che è curato, seguìto per diverse cose, come per i controlli di polizia che ci potrebbero essere in giro. Ho parlato diverse volte con la polizia municipale per questo modo di controllare il territorio. Una volta era molto più controllato. Ora non si vedono più in giro i vigili urbani, che dovrebbero dare una sicurezza maggiore, che non c'è. Mi hanno detto che adesso si interviene con la macchina su richiesta, ma con la macchina su richiesta non si fa prevenzione. Questa è una cosa importante forse da ribadire nei vari municipi. Non so che cosa si possa fare. Come comitato di quartiere, ho accettato di buon grado, visto che è nel nostro quartiere e faccio parte di quest'associazione di riqualificazione di via Flavio Stilicone. Prima di tutto, è una strada molto importante, parallela alla via Tuscolana, che potrebbe essere di scorrimento e di appoggio al traffico, abbastanza caotico sulla strada Tuscolana, arteria molto importante. Questo progetto non fa che cercare di migliorare la zona e il quartiere con queste particolari attività artigianali, che potrebbero ridare un po’ di lustro sia nel quartiere sia in tutta la zona specifica È una bella strada che potrebbe essere attuata con delle migliorie, che naturalmente porto avanti, ma che non abbiamo ancora presentato: realizzare una ciclabile che attraversi in senso longitudinale, invece che la ciclabile che porta da San Policarpo al parco di Centocelle; realizzare qualcosa di più ecologico anche in un quartiere come il nostro, abbastanza popoloso, ricco anche di traffico stradale. Voi sapete che Cinecittà è uno dei quartieri più inquinati di Roma. Pare che piazza di Cinecittà abbia le polveri sottili più alte di Roma. Penso che questo progetto riporterebbe un po’ di vivacità nel quartiere, che è piuttosto anziano, ma i giovani non mancano. Richiamarli nel quartiere e rendere più vivo l'ambiente sarebbe forse più logico. Spero che darete un'occhiata al rapporto stilato da Dario Piermarini, perché è un'iniziativa da portare avanti con il vostro aiuto. Vi ringrazio per quello che potrete fare.

  LUCIANO DI VICO, associazione volontari Parco degli acquedotti. Vi ringrazio per questo prestigioso invito che avete fatto alla nostra associazione perché parlasse di qualcosa che si chiama periferie, più specificatamente del Parco degli Acquedotti.
  Il Parco degli Acquedotti si trova nel VII municipio ed è un'area di circa 240 ettari, delimitata dalla via Appia, da via Lemonia, viale del Quadraro e via delle Capannelle. Quest'area è per il 95 per cento privata, ma gode dei benefìci incommensurabili che sono nati dalla presenza di ben sette acquedotti, sei dei quali romani e uno rinascimentale, e numerose ville romane di prestigio. È una zona stupenda. Quest'area era stata degradata e vilipesa da occupazioni abusive, spaccio, droga, meretricio, furti e scippi, e questo grazie a delle barriere naturali che si estendevano nello stesso parco. Queste barriere naturali erano composte da arbusti, canne, piante, alberi, che impedivano non solo la vista, ma anche l'accesso a queste aree. Questo era un facile covo per persone poco rispettabili, che facevano di questa la loro zona di influenza. Si verificavano scippi e specialmente spaccio di droga. Iniziammo la nostra attività oltre otto anni fa per ridare dignità a questa località, che nel secolo XVIII era una delle mete principali degli artisti del Grand Tour. Qui Goethe si soffermò più volte, definì gli acquedotti che passavano di lì come una serie infinita di archi di trionfo, quindi la magnificenza del posto meritava un rispetto, una nuova dignità, un ristabilire questo. Fino adesso, Pag. 13abbiamo parlato di denunce: questo non viene fatto, quello non si può fare, quell'altro è quello che lo deve fare. Operiamo nella zona da otto anni tutti i giorni per rimuovere queste barriere e consentire alle popolazioni di riacquistare una zona fino adesso a loro preclusa per tutte quelle vicende che ho appena enunciato. Siamo felici di vedere adesso mamme, bambini, persone anziane, persone con disabilità poter percorrere i viali che abbiamo creato per il loro benessere. La droga e lo spaccio non esistono più nel parco, si sono spostati. Il meretricio è andato al di fuori del parco. Ora godiamo solo del sole e della quiete, ma purtroppo dobbiamo anche lamentare qualcosa: la mancanza di una gestione territoriale da parte delle autorità a questo preposte. Basterebbe poco, che qualche vigile urbano passasse per il parco ogni tanto per presidiarlo. Questo potrebbe scongiurare quelle ultime bande di criminalità, in realtà ragazzi che deturpano le opere qui presenti. Queste opere hanno un valore immenso dal punto di vista archeologico, storico, artistico, naturalistico e paesaggistico, per le quali il parco già dal 2004 è stato definito un museo a cielo aperto. E in un museo a cielo aperto tutte quelle cose non possono essere tollerate. Noi cerchiamo di pulire il parco in modo accurato, facciamo messaggi, cerchiamo di convincere la gente a integrare le persone per far amare quella cosa che non è dello Stato e di una persona esterna, ma di nostra competenza, di noi stessi. Noi siamo lo Stato e, come teniamo alla pulizia del nostro viso, dobbiamo tenere anche alla pulizia di una parte di noi, un parco, una zona, un'area aperta al pubblico, che non può essere abbandonata al degrado e alla incoscienza nella convinzione che ci penserà l'AMA a pulire. L'AMA non deve pensare a pulire, siamo noi che dobbiamo pensare a non sporcare. È questo il messaggio che cerchiamo di trasmettere alle generazioni, fin dai bambini che vengono a trovarci nel parco, delle scuole che forse l'onorevole Morassut ben conosce, perché penso che abiti da quelle parti, della «don Filippo Rinaldi», che vengono spesso a trovarci e a intrattenersi con noi.
  Abbiamo cominciato a mettere dei cartellini per far riconoscere ai bambini le specie vegetali presenti nel parco con le loro denominazioni usuali. Abbiamo ripulito i fossi, abbiamo fatto tante cose per consentire alle persone di venire e godere di queste parti. Ho scritto una piccola relazione sulle attività che portiamo avanti e ringrazio questa Commissione di voler puntualizzare e insistere sul rilancio delle periferie. Questa periferia negli anni Sessanta era composta da giovani aitanti, veloci lavoratori ed era un dormitorio e ora è diventata una zona di popolazione attiva, in quanto i giovani di allora hanno adesso la mia età, e quindi sono diventati residenziali, frequentano la zona, non sono più lì per dormire e per far niente.

  DANIELA FERDINANDI, comitato discarica Castelverde. Ringrazio la Commissione parlamentare d'inchiesta sulle periferie per l'opportunità, per l'invito e per l'attenzione che vorrà prestare al tema della discarica di Castelverde.
  Siamo appena fuori dal Grande Raccordo, a poche centinaia di metri dal centro commerciale di Roma est. Questa è stata definita da alcuni servizi televisivi e da alcuni articoli di giornale la Terra dei fuochi della capitale, e si veda Tagadà del 25 dicembre 2016 e il quotidiano Il Tempo del 24 giugno 2016. In questa estrema periferia di Roma si registrano alcuni preziosissimi siti archeologici: Gabi, la necropoli di Osa, la via Francigena, il tracciato dell'antica Collatia, Villa Adriana. Nella stessa fascia che fa da collettore tra Roma e l’hinterland dei paesi della città metropolitana però si registrano anche, in un raggio di circa 7 chilometri, numerosi impianti industriali di notevole impatto, quali la Basf, la Kimeco, la Nieco, la Trelleborg, l'Inviolata e le cave di travertino, il cementificio, le colline di bitume di Osa e l'impianto di Rocca Cencia, solo per ricordarne alcuni. È un quadrante sofferente, che i fumi tossici degli accampamenti Rom di via Salviati e di via Salone compromettono ulteriormente. È un territorio fragile dal punto di vista ambientale e classificato al primo posto, nei dati del dipartimento epidemiologico della regione Lazio, per tumori Pag. 14maligni. È in questo paesaggio, che cela tesori e marciume, storia e progresso, tradotti nel peggiore dei modi, che si colloca la discarica di Castelverde, un'ex cava di materiale piroclastico, utilizzata negli anni Ottanta dal proprietario come discarica di rifiuti, di cui gran parte tossico-nocivi, discarica abusiva. Il sito, nei primi anni del 2000, è stato attraversato dal percorso dell'alta velocità. RFI ha bonificato parzialmente questa discarica. La bonifica integrale non è stata mai completata nonostante un accordo dell'aprile 2012 tra comune e RFI, che impegnava il comune a bonificare l'area dietro un corrispettivo di 3,38 milioni di euro. L'area limitrofa alla discarica è altamente urbanizzata, perché la discarica è al centro di un quartiere. Si registra un eccesso anomalo di patologie pesanti, tanto che il comitato discarica più volte ha richiesto agli organi competenti un'indagine epidemiologica per verificare l'eventuale anomalia sull'incidenza di tumori, leucemie e asportazione della tiroide anche in soggetti piuttosto giovani. Attualmente, con una nota del 17 gennaio 2017, il dipartimento tutela ambientale riferisce che, previo accertamento relativo e regolarizzazione del contributo RFI, ovviamente relativo alle opere TAV, si è provveduto a preparare la documentazione tecnica necessaria all'espletamento della gara europea della seconda fase di completamento di bonifica, rinegoziando peraltro il contratto d'affitto con il proprietario dei terreni dove sono poste le terre necessarie al riempimento della discarica. Posto che il completamento della bonifica avvenga, e avvenga in tempi ragionevoli – sono trent'anni, quasi trentacinque, che esiste questa discarica – è necessario porre l'attenzione su un altro aspetto, quello delle compensazioni di mitigazione ambientale, ovvero le opere che la TAV ha previsto come rigenerazione nei territori attraversati dal tracciato dell'alta velocità.
  Premesso che nell'ex cava, in un raggio di circa 300 metri, sono presenti un elettrodotto, la penetrazione dell'A24, la discarica e il tracciato dell'alta velocità, quale territorio ha maggiore necessità di mitigazioni ambientali se non questo? Tanto più che la deliberazione n. 131 della giunta comunale del 29 gennaio 1999, «Approvazione schema convenzioni comune di Roma e consorzio Iricav Uno per le opere a compensazione socio-ambientali inerenti alla linea e ai lavori dell'alta velocità, tratta Roma-Napoli, dal chilometro 10,5 al 25» identificava due aree per gli interventi compensativi, una a Lunghezza e l'altra a Castelverde, elencando anche gli interventi di rigenerazione. Tra questi interventi, erano elencati un centro anziani e una piscina per Lunghezza, un campo di calcio, di calcetto, di tennis, basket e palestra a Castelverde. La stessa risoluzione 25/2010 del consiglio municipale delle Torri fa riferimento sia alla delibera 131 del 1999 sia al successivo accordo tra comune di Roma e TAV per la definizione degli interventi di mitigazione dell'impatto socio-ambientale – quest'accordo è del 28 febbraio 2005 – riconfermando le aree e gli interventi elencati. Si precisa però che alcune opere sono già state inserite nel piano investimenti del comune di Roma per un importo complessivo di 1,5 milioni, quindi 1,5 milioni di compensazioni da erogare tra Castelverde e Lunghezza. L'ultima deliberazione della giunta capitolina non è comunque quella, ma riguarda le compensazioni ed è datata 18 giugno 2015 e riconferma il corrispettivo di 1,5 milioni di opere per attenuazioni socio-ambientali. Lo stanziamento però non è più suddiviso tra Lunghezza e Castelverde, ma prevede solo opere di mitigazione ambientale per Lunghezza. Premesso che la TAV con i territori aveva preso un impegno e considerato, peraltro, che le proposte del 1999 erano palestra, piscina, centro anziani, campo di calcio, calcetto, tennis, basket, e che sicuramente oggi non possono essere realizzate con 1,5 milioni di euro, sta di fatto che comunque la delibera n. 189 del 2015, destinando tutto il corrispettivo a Lunghezza, lascia Castelverde privo di risorse necessarie a riqualificare un territorio stressato da un attacco ambientale devastante, discariche, elettrodotto, alta velocità, A24, concentrato in 300 metri, in una periferia, in un centro urbano. L'impegno assunto e non mantenuto dall'amministrazione è tanto più inaccettabile Pag. 15 se riferito a una popolazione che sicuramente ha subìto, subisce e continuerà a subire l'impatto di opere così invasive nonché l'effetto di una discarica ingombrante come vicino di casa.
  Mi avvio alla conclusione chiedendo alla Commissione d'inchiesta sulle periferie di fare chiarezza sulla vicenda delle compensazioni, di lavorare per il ripristino degli impegni assunti con l'accordo originario, che instaurava un patto tra cittadini e istituzioni, di valutare quanto sia necessario attrezzare più parti del territorio del VI municipio a servizi per contrastare quelle sacche di disagio sociale, culturale e ambientale che si registrano proprio nel VI municipio in misura maggiore. Siamo convinti che il lavoro di questa Commissione potrà aiutarci nella riqualificazione e nel rilancio di un territorio che sta resistendo con grande fatica a questo stato di fatto.

  ANTONIO CATALDI, Nuova Urbe. Ringrazio il presidente e la Commissione per quest'occasione, che è molto più efficace, a mio modesto avviso, di alcune altre manifestazioni a proposito di avvicinamento a cittadini e istituzioni.
  Vi presento in breve la situazione di Lunghezzina, piano di zona 1 e 2, afferente all'area urbana di Castelverde: siamo sempre nel VI municipio. Parliamo di un agglomerato di palazzine senza servizi pubblici, anche se erano state aperte due sale scommesse in poco tempo, nonostante per anni abbiamo chiesto una piccola biblioteca, un centro di ritrovo – una di queste due sale scommesse è chiusa – a esclusione di un fabbricato con annessa chiesetta di San Francesco, ottenuta dal vicariato di Roma dopo le nostre insistenti richieste, e anche servizio pubblico, con alcune fermate dell'autobus ATAC 042. I residenti sarebbero circa 6.000, molti dei quali, presidente, sono i cosiddetti nuovi italiani impoveriti, classe media andata verso il basso, anche perché non avendo diritto di superficie su queste palazzine si sono accollati mutui pazzeschi, con notai compiacenti e banche. È importante che voi abbiate coscienza di questo. Il quartiere ha una sola strada di accesso e uscita, nonostante 6.000 abitanti, – potete meditare su eventuali situazioni di emergenza – nonostante il piano di zona delineato circa diciassette anni fa prevedesse almeno un'altra strada di accesso e uscita, che però a tutt'oggi non è mai stata realizzata, nonostante numerosi solleciti della nostra associazione, ma non solo, ai sindaci Alemanno, Marino e al prefetto Tronca, in ultimo anche alla signora Virginia Raggi, e ai loro relativi uffici di competenza. Durante l'amministrazione Marino, grazie al nostro ricorso al TAR Lazio – anche l'avvocato del comune ha riconosciuto che senza il nostro ricorso non avrebbero neanche presentato il progetto – è stato finalmente elaborato e presentato un progetto di strada parallela a Castelverde, che quindi prenderebbe anche Lunghezzina, dall'assessore Pucci anche a Castelverde, presso la scuola. Alla fine, quello che ci ha fatto ottenere più cose concrete, onorevoli, è questo ricorso di 67 di noi, tra cui un cittadino di cui adesso non dirò il nome, ma a fine intervento vi dirò perché vi cito lui, che era il primo firmatario. Abbiamo pagato 50 euro ciascuno l'avvocato.
  Manca anche un servizio effettivo e regolare di pulizia delle strade e dei marciapiedi, per il quale comunque paghiamo le tasse. Parliamo di terreni pubblici – dovrebbero essere un grande terreno Lunghezzina, cosiddetto C19, abbandonato – di una grande discarica, che viene pulita solamente quando organizziamo giornate ecologiche. Gli sporadici, saltuari interventi dell'AMA Roma sono ottenuti dopo che li abbiamo pregati come santi. Non essendo terreni ancora inseriti ufficialmente – così ci hanno raccontato fino ad oggi – nel demanio pubblico, loro si rifiutano per leggi sulla sicurezza di mettere mano, seppure con i guanti, in questi terreni. Quando organizziamo le giornate ecologiche portiamo la roba fuori, e il camion interviene fuori, sulla strada pubblica. L'unica cosa che abbiamo ottenuto è stato il completamento dei lavori del largo a Montenerodomo, inaugurato nel 2013. Tuttavia, onorevoli, oggi è di nuovo nel degrado e nell'abbandono. A parte queste giornate ecologiche, chi pulisce i cassonetti dell'AMA, che abbiamo fatto mettere pure noi? Non Pag. 16vi dico i litigi con la ditta subappaltatrice che ha fatto questa piazza, perché si ostinava, ed è riuscita a metterli, con cestini senza il logo AMA, per cui ancora di più l'AMA ci dice che non sono loro, e quindi non vengono puliti. Sono tre anni che stiamo così. In questo scenario, vi richiamo quello che già alcuni concittadini hanno detto prima: sono zone di assoluto pregio storico e archeologico, e cito qualche brevissimo esempio.
  Da Lunghezzina è stata prelevata una testa colossale di Ottaviano Augusto, che oggi si trova al Museo nazionale romano, da Lunghezzina è stata portata al Museo nazionale romano una delle due monete d'oro esistenti al mondo della dinastia giulio-claudia, dei due principi dinastici che Ottaviano scelse, tutti e due poi morti. Una di queste monete oggi si trova al Museo nazionale romano e l'altra al Louvre. A Lunghezzina si trova, di una certa età del bronzo, l'unica testimonianza esistente ad oggi, delle grotte con una serie di arredi funebri. Non c'è in tutta la regione romana un'altra testimonianza di questo tipo, e non lo dico io, lo ha detto il sovrintendente archeologo che ha fatto i lavori a metà anni Novanta. Onorevoli, i nostri ragazzi non hanno nessun punto di memoria, nessun punto di aggregazione, se non il centro commerciale Roma est, dove vanno a respirare aria condizionata. Molti dei nostri ragazzi hanno problemi di scoliosi, perché o stanno sul divano col loro tablet o vanno appunto a Roma est, non sanno niente di storia romana e può capitare – io sono nella scuola – di sentire il 2 giugno bestemmie e imprecazioni contro la Repubblica italiana. Cari onorevoli, se potete, fate sì che crescano nuovi romani, nuovi cittadini, che il 2 giugno non imprechino più! Chiediamo il vostro interessamento. Abbiamo situazioni di degrado umano tali che non sfigurerebbero in un confronto con Paesi in guerra e sottosviluppati. Parliamo di persone che soffrono la fame.
  Il primo firmatario del ricorso che vi dicevo, siccome ha perso il lavoro, vive con la madre anziana e un fratello disoccupato, come lui, sta perdendo i denti, sta andando sottopeso. Proprio l'altro giorno, gli ho detto – è testimone anche l'amica Daniela Ferdinandi – di andare almeno in parrocchia, a farsi dare un po’ di roba da mangiare. Mi ha risposto che gli danno solo scatolame e che lui avrebbe bisogno di altro, che con la pensione della mamma arriva sì e no al 13-14. Cito quest'esempio, onorevoli, perché abbiamo bisogno anche di servizi sociali. È il municipio con la più alta dispersione scolastica di tutta Roma e ha sì e no quattro o cinque operatori come assistenti sociali, e pure questi poveracci non possono affrontare tutte queste situazioni. Io credo che voi siate sinceri, ma per cortesia fate in modo che almeno cominciamo dalla strada: toglieteci questa spada di Damocle. Non c'è neanche un piano di emergenza. Qualche anno fa, vi ricordate la neve che abbiamo avuto a Roma? Siamo stati tre giorni bloccati: non passavano autobus, niente. Per cortesia, fate in modo che almeno la strada cominci da domattina e poi piano piano tutto il resto.

  ENRICO GIUSTO, ANP Lazio. Ringrazio la Commissione per quest'opportunità.
  Dopo questa sarabanda di casi specifici, che caratterizzano a vario titolo la periferia romana, voglio riportare i temi su un ambito un po’ più generale e complessivo dal punto di vista urbanistico e, secondo me, anche delle funzioni proprie della Commissione. Come associazione, in questi anni abbiamo organizzato circa 30-35 convegni tra province, comuni e associazioni di comuni in tutto il Lazio, tutti finalizzati alla conoscenza e alla denuncia della mancata applicazione del recupero urbanistico. Mentre le normative vigenti hanno consentito la sanatoria e il recupero della periferia urbana di Roma, quindi delle borgate ad alta densità insediativa, e la legge era stata pensata fondamentalmente per sanare questo tipo di realtà, la gran parte di tutte le aree compromesse e su cui sono sorti i nuclei spontanei in tutta la regione non è ancora stata oggetto di recupero urbanistico: è praticamente ancora una terra di nessuno.
  A differenza delle borgate romane, la realtà regionale è molto più complessa. Abbiamo bassa densità su grandi aree di sedime, il che rende praticamente impossibile Pag. 17 l'acquisizione di oneri concessori per la realizzazione dei servizi, per cui tutti gli interventi di recupero fatti da tutti i comuni che hanno tentato sono recupero su carta. Il recupero non è stato mai possibile realizzarlo. Questi luoghi in realtà oggi rappresentano la nuova grande periferia che si è venuta a creare intorno a Roma e su tutte le aree periferiche del Lazio, quelle più articolate e sviluppate; una periferia nata forse inizialmente anche come seconde case, ma oggi è fondamentalmente rioccupata sia dalle famiglie proprietarie sia dai ceti meno abbienti, i quali trovano in queste aree la possibilità di insediamento a prezzi più bassi che non nelle aree urbane. Abbiamo quindi la realizzazione di questa massa sociale derivata da questi nuovi insediamenti che pone problemi enormi rispetto al recupero, perché sono veramente aree abbandonate.
  Mentre nel resto di Roma – questo problema riguarda in parte anche alcuni settori di Roma – è stato attuato il recupero igienico-sanitario, delle strade e delle fognature, la gran parte di queste aree è ancora completamente abbandonata. È la normativa vigente sul recupero urbanistico che ne impedisce il recupero, perché è stata pensata per equiparare le zone perimetrali alle zone B di PRG, quindi con alto indice edificatorio, 1-1,5 al metro cubo metro quadro. In realtà però in tutte queste aree abbiamo un insediamento intorno allo 0,2-0,3, ma non possono essere considerate come zone di sviluppo edilizio perché già sature e al tempo stesso, non possono essere collocate nelle zone B, perché non hanno quella quantità di volume tale in rapporto all'area di sedime che ne consenta l'inserimento in tali zone. È nata quindi l'esigenza di trovare, anche dal punto di vista normativo, un nuovo soggetto urbanistico, che consenta alle amministrazioni comunali di procedere al recupero urbanistico mediante nuove normative, che attualmente non ci sono. Tra l'altro, il recupero di queste aree è possibile anche abbassando il livello degli standard dei servizi. In gran parte di queste aree spesso non è nemmeno necessaria la rete fognante. Avendo aree di sedime ampie, è sufficiente che ognuno faccia la fossa biologica autorizzata dall'ASL. Questo consente alle amministrazioni comunali di procedere a un recupero molto meno incidente e costoso. Abbiamo fatto per esempio alcune ipotesi di recupero, anche con Bruno, di alcuni perimetri del comune di Gallicano, ai confini di Roma: soltanto per sanare un nucleo, impegnavamo il bilancio comunale per dieci-quindici anni, cosa impensabile e quindi inattuabile. Da questo nasce l'esigenza di trovare nuovi soggetti urbanistici, una modifica delle normative urbanistiche nazionali. Il fenomeno non è soltanto relativo a Roma, alla provincia di Roma o ad alcune fasce del Lazio. È un fenomeno incidente su tutto il centro-sud. Conosco bene la realtà calabrese e siciliana: è una realtà ormai incidente a livello nazionale, proprio perché è la normativa nazionale che ormai non è adeguata a collocare in modo propositivo il recupero di queste aree: non è adeguata perché obsoleta. La legge regionale n. 28 del 1980 ha fatto ormai il suo tempo per sanare le borgate di Roma, ma nei comuni del Lazio non è attuabile, proprio per i presupposti per i quali è stata pensata. È stata pensata per sanare le borgate ad alta densità, ma non esistono più.
  L'altro problema collegato è il ruolo che svolgono le normative di tutela. Laddove ormai troviamo aree compromesse sul serio, decadono anche i presupposti di una tutela estremamente rigida. Spesso, non possiamo procedere al recupero di determinate aree perché nei piani territoriali paesistici non vengono riconosciute. Ne parlavo anche con chi ha fatto i piani territoriali paesistici, Daniele Iacovone: loro hanno strumenti a livello regionale datati 10-15 anni, quando invece lo stato dei luoghi è ormai compromesso. Se non facciamo un recupero urbanistico e di tutela coincidente con lo stato di fatto, creiamo zone ad alta tutela già compromesse, che quindi non potranno essere sanate, non potranno essere recuperate. Anche da questo punto di vista, nasce l'esigenza di fare in modo che le stesse normative di tutela siano effettivamente corrispondenti allo stato dei luoghi. Lo stesso problema vale per le stesse Pag. 18amministrazioni comunali. Che cosa succede? Spesso, le amministrazioni comunali, per salvare le possibilità di incremento, di sviluppo volumetrico, tendono a disconoscere le aree attualmente compromesse e, anziché dare la priorità al recupero, la danno allo sviluppo, tra l'altro in questa fase storica assolutamente assurda. Oggi, anche per i problemi connessi all'uso del suolo, va data priorità assoluta al recupero urbanistico. Diventa lo strumento principale per salvare quello che c'è. Questo è fondamentale. È chiaro?
  Tutti questi presupposti rendono necessaria, da parte degli organi competenti a livello sia parlamentare, per quanto di loro competenza, sia regionale, per quanto di loro competenza, la revisione di tutta la normativa vigente, per adeguarla. Non possiamo più concepire strumenti che seguono i problemi. Dobbiamo avere strumenti che prevedano e che governino i problemi. Non possiamo più avere strumenti obsoleti che corrono dietro i problemi. Facciamo gli strumenti normativi quando il problema è già concretizzato. A che servono? Rischiano di essere inefficaci. Serve quindi una nuova normativa e un nuovo impegno in tal senso.

  DANILO PROIETTI, associazione Un mondo nel cuore. L'associazione di promozione sociale «Un mondo del cuore» nasce a Giardini di Corcolle, quartiere in cui concentra gran parte delle sue attività, con lo scopo di promuovere la questione sociale, la cittadinanza attiva, i valori del multiculturalismo, i valori costituzionali, i valori antimafia e della legalità, stili di vita ecosostenibili e la socialità. Giardini di Corcolle, conosciuto più semplicemente come Corcolle, è un quartiere dove le difficoltà non mancano. A pagare le conseguenze dei numerosi disagi è soprattutto la popolazione giovanile. I giovani abitanti del quartiere sono costretti a un coprifuoco obbligatorio per la mancanza di spazi e di attività. Non hanno un doposcuola nel pomeriggio e passano le giornate in strada, nelle varie sale giochi, nei centri commerciali o sugli autobus per raggiungere le lontane mete del centro città. Alle otto di sera, a chiusura delle attività commerciali, il quartiere si spegne in un lungo sonno. Non c'è un cinema, un teatro né un locale aperto. Molti ragazzi finiscono le scuole con il solo diploma di licenza media, aumentando così il rischio che il loro lavoro sia di fatto costituito da una serie di espedienti e attività illegali.
  Nel nostro piccolo, cerchiamo con tutte le nostre energie di far emergere la bellezza del quartiere, con tutto il nostro entusiasmo di mostrare al resto della città che Giardini di Corcolle non è il quartiere che troppo spesso la stampa nazionale ha descritto, non è solo il quartiere dormitorio che vogliono far credere, solo pieno di problemi e disagi. Il nostro intento è creare punti di incontro e di socializzazione con i nostri vicini di casa, persone con cui dovremmo avere dei rapporti, anche minimi, in modo da aumentare la fiducia in ciò che ci circonda, in chi abita a poche decine di metri da noi, un ottimo modo per realizzare la tanto decantata sicurezza nei quartieri.
  Il discorso fondamentale che vogliamo portare alla vostra attenzione è quello delle compensazioni TAV. L'accordo prevedeva la realizzazione di opere fondamentali per dare respiro a questi quartieri della periferia, scuole, asili nido, centri sportivi polivalenti, tutto ciò che servirebbe per cambiare le sorti della città e troncare in parte le attività della criminalità. Con le delibere del consiglio comunale n. 118 del 3 agosto 1999 e n. 108 del 24 giugno 2004, viene siglato l'accordo tra il comune di Roma e TAV per la definizione degli interventi di mitigazione dell'impatto socio-ambientale, nell'ambito dei lavori della realizzazione dell'ingresso a Roma della linea ferroviaria. L'accordo tra comune di Roma e TAV prevedeva che le opere venissero realizzate direttamente da TAV stessa, ma allo stato attuale, salvo qualche opera di manutenzione delle strade nel perimetro di Corcolle, barriere antirumore e il recupero del fabbricato di via Frontone adibito successivamente a centro anziani, numerose altre opere previste dall'accordo, tra cui la scuola media, l'asilo nido e la viabilità di accesso messa come priorità assoluta per i Giardini di Corcolle, il centro anziani a Lunghezza, Pag. 19la piscina, la palestre, i campi polivalenti a Castelverde non sono stati realizzati. Con la risoluzione n. 25 del 2010 del municipio delle Torri, si fa presente che il comune di Roma, tramite il suo dipartimento sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana, ha valutato in importo economico quanto TAV avrebbe dovuto realizzare con l'esecuzione delle opere sopracitate e di avocarsi la realizzazione delle suddette. In base alle tariffe 2007, risulta che il valore delle opere ancora da realizzare ammonta a 11.528.000 euro, ma che le risorse finanziarie ancora disponibili ammontano a 4.024.000 euro, e non spiega come sono stati impiegati i soldi mancanti, limitandosi ad affermare che i fondi ancora disponibili non potranno soddisfare tutte le richieste formulate e sottoscritte con l'accordo di programma firmato fino al 2005. Con la delibera di giunta capitolina n. 189 del 18 giugno 2015, si è deliberato di autorizzare i dipartimenti interessati alla stipula dell'atto negoziale con RFI Spa, avente a oggetto l'erogazione di contributi a favore di Roma Capitale, con il seguente contenuto: l'entrata dovuta di 5.524.000 euro è stata inserita anche dall'assemblea capitolina nel piano di investimenti 2015-2017, di cui 4.024.000 euro per la costruzione della scuola media di Giardini di Corcolle e 1.500.000 euro per opere di attenuazione socioambientali. Rispetto agli accordi presi nel 2004, che prevedevano che le opere venissero fatte direttamente da TAV stessa, il comune di Roma ha preferito quantificare in importi economici. Invece di chiedere a TAV il completamento della realizzazione delle opere, ci si è accontentati dello stanziamento di pochi spicci, tra l'altro ancora non effettivamente utilizzati. Siamo fiduciosi nel fatto che il nostro territorio possa finalmente avere quanto gli spetta al fine di ritrovare uno slancio di vitalità e di entusiasmo che lo faccia diventare un luogo vero e non appendice della città di Roma.

  CLAUDIA MANNINO. Ringrazio tutti gli auditi che hanno risposto a questa richiesta di audizione: la Commissione durerà un anno con l'obiettivo di essere presa in considerazione dai vari governi che gestiranno i nostri territori, dando una modalità con cui distribuire i fondi sul territorio. Partiamo dal presupposto – io almeno ne sono fermamente convinta – che la gestione del territorio debba partire assolutamente dalla gestione urbanistica.
  Vorrei porre solo alcune domande, nonché una richiesta alla presidenza di poter trasmettere i documenti e le relazioni relative alle aree fortemente inquinate, in particolare con presenza di discariche e rifiuti, alla Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Non so se questi soggetti siano stati auditi, o comunque se siano informati di queste situazioni. Reputo che anche loro abbiano un potere di conoscenza del territorio.
  Una domanda è relativa alla situazione di Roma. Più in generale, mi è piaciuto l'intervento che ampliava il ragionamento sulla regione Lazio: avete coscienza di come sono stati utilizzati gli oneri di urbanizzazione nei vari territori, se diversi Milleproroghe hanno destinato alla spesa ordinaria o se ci sono stati tentativi di utilizzarli per migliorare effettivamente la vivibilità di questi territori? Inoltre, la presenza di soggetti interpretati come soggetti di sviluppo, come i grandi centri commerciali, sono stati invece la causa di abbandono commerciale, artigianale e anche di vivibilità di quei territori? Infine, si sono manifestati progetti nei vostri quartieri nati dalla valorizzazione di quel territorio? Collego molto questo agli obiettivi della Commissione, che nasce dalle due leggi di stabilità, che hanno destinato significativi fondi alle periferie. Obiettivo di questa Commissione è quello di pensare che questi fondi non debbano essere destinati puntualmente, ma far parte di un ragionamento più ampio. Esistono progetti anche tra quartieri realizzati o in itinere?

  ROBERTO MORASSUT. Ho due domande rapidissime su due aspetti specifici, che credo accomunino le questioni che sono state sottoposte, non tutte, ma molte di queste.
  La prima domanda raccoglie un'istanza non solo localmente romana, ma credo generale: quali problemi i vostri consorzi che operano anche nel campo delle opere pubbliche per il recupero urbanistico hanno Pag. 20riscontrato rispetto alle normative nazionali legate all'evoluzione della normativa sugli appalti? Ci sono ostacoli, ci sono freni, ci sono problemi che impediscono di utilizzare risorse accantonate dai cittadini per realizzare opere di urbanizzazione attraverso l'azione dei consorzi, che molto spesso non possono essere spese, non possono essere utilizzate per quelle opere, perché la normativa degli appalti e l'ultima evoluzione del codice degli appalti presentano problematiche apparentemente irrisolvibili.
  La seconda domanda è più legata al carattere di questa Commissione, che è una Commissione anche inquirente. Poiché nelle vostre comunicazioni sono state sollevate, tra le varie questioni, due questioni che ci chiamano anche a svolgere questo ruolo: in particolare mi riferisco a Valle della Borghesiana e al fatto che è stato sollevato il problema di una difficoltà di completare il regime della trasmissione proprietaria dei lotti, nonostante le famiglie li abbiano pagati, anche per problemi di carattere legale, qui sollevati. Queste questioni sono state segnalate agli organi della magistratura e alle forze dell'ordine? Passando a via Flavio Stilicone, dove sussiste lo stesso problema di intromissione di elementi di illegalità, di espansione di attività anche criminali in questo popoloso quartiere – ne abbiamo anche parlato con il Capo della Polizia e so che anche l'INPS si è molto spesa per aprire dei tavoli per un risanamento, che in parte c'è anche stato – esiste un'azione vigile della magistratura e delle forze dell'ordine, che se del caso bisogna sollecitare e incentivare?

  ENRICO GIUSTO, ANP Lazio. Il problema si articola in tre categorie. Una è quella per cui gli oneri concessori, soprattutto per le borgate di Roma integrate dal comune, sono stati sufficienti a produrre il recupero attuato: parlo di tutto il recupero fognario, dell'illuminazione stradale fatto dai consorzi e tuttora in corso di realizzazione. Un secondo aspetto, che riguarda soprattutto il comune di Roma per quanto concerne le nuove proposte di recupero, siccome gli oneri concessori non sono sufficienti alla realizzazione delle opere necessarie, da parte di alcuni consorzi o soggetti si è proposta l'idea dell'ampliamento dei perimetri e delle volumetrie per compensare gli oneri mancanti. Questo però – parlo per me – non è assolutamente opportuno: bisogna controllare molto bene, perché si rischia di introdurre elementi speculativi su questo piano, e va controllato in modo molto serio. Questa estensione volumetrica non è nemmeno praticabile nella fase attuale, in cui non si sa bene come immettere questi volumi sul mercato, come farli valere anche dal punto di vista edificatorio. Il terzo caso, che riguarda la stragrande maggioranza dei comuni della regione, è che gli oneri concessori pagati non sono assolutamente sufficienti per la realizzazione delle opere infrastrutturali, e quindi vengono generalmente incamerati dai comuni nell'ambito dei bilanci deficitari e solo in parte utilizzati per alcune delle opere necessarie al recupero. Questa è la realtà sugli oneri concessori in generale, come è stato chiesto.

  SALVATORE CODISPOTI, Unione Borgate. Forse posso intervenire sulla ricaduta del nuovo impianto legislativo per le opere pubbliche sui nostri consorzi. Il nuovo codice degli appalti genera qualche problema nella gestione delle risorse che i consorzi accantonano per realizzare, con procedure scritte dal comune, le opere per i consorziati, e quindi direttamente nei luoghi dove c'è la necessità di servizi primari e secondari. Bisognerebbe sicuramente rivedere, per consolidare e rafforzare, soprattutto l'aspetto che riguarda la capacità di questi consorzi di creare solidità sociale, quindi di mettere assieme le esigenze dei cittadini per le urbanizzazioni primarie. Si dovrebbero rivedere, probabilmente, alcune norme del codice degli appalti per consentire l'esercizio di queste attività, che rimangono ancorate a livelli economici abbastanza contenuti – parliamo di importi sempre inferiori ai 4-5 milioni di euro – per garantire che la parte associativa continui a manifestarsi e a operare nei territori, producendo, ovviamente sotto il controllo dell'amministrazione pubblica, le attività che servono per riqualificare i quartieri. Credo che sia Pag. 21un aspetto che la Commissione dovrebbe rivedere.

  PRESIDENTE. Purtroppo dobbiamo chiudere. Vorrei soltanto ricordare che le cose che avete illustrato oggi in Commissione diventeranno parte integrante della relazione che la Commissione presenterà alla Camera dei deputati, come ricordava anche la collega Mannino. Sia le sollecitazioni sul tema della rigenerazione sociale sia quelle sulla sicurezza sia le ultime sulla sostenibilità degli strumenti anche urbanistici che possono essere utili alla riqualificazione, sono approfondimenti molto interessanti che ci sentiamo di approfondire e ci riserviamo anche di trasmettere alle altre istituzioni e alle autorità competenti, così come le denunce puntuali che sono state fatte da alcuni di voi. Vi ringrazio moltissimo, perché il vostro contributo diventerà parte integrante del lavoro di questa Commissione, che ricordo essere alla prima esperienza parlamentare: non esisteva nelle legislature precedenti. È quindi un privilegio per noi e per voi e speriamo che la nostra attività possa essere utile anche a chi prenderà per mano i nostri e i vostri suggerimenti.

Audizione di rappresentanti di comitati e associazioni degli abitanti dei piani di zona di Roma.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di comitati e associazioni degli abitanti dei piani di zona di Roma, che ringrazio per aver accolto l'invito della commissione.
  Sono presenti: per il comitato Pian Saccoccia, Gian Luca Riparbelli; per il comitato Monte Stallonara, Monica Polidori; per il comitato Ponderano, Marco Vacchiano; per il comitato Torresina, Antonio Picciau; per il comitato Colle Fiorito, Martina Pardo; per il comitato Castelverde, Giusy Rotunno; per il comitato Tor Cervara, Paola Gregori; per il comitato Via Longoni, Maurizio Golisano e Barbara Schiavo.
  Il rappresentante di ciascuna associazione avrà a disposizione cinque minuti per il proprio intervento, così da consentire a tutti i presenti di poter prendere la parola. Vi chiederei davvero la cortesia di essere rigorosi nei tempi, perché dopo dobbiamo audire il Sottosegretario alla Presidenza appunto sui fondi alle periferie.
  Come convenuto nella riunione dell'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, anche gli interventi dei componenti della Commissione dovranno essere contenuti entro i cinque minuti, così da lasciare spazio per eventuali risposte degli auditi, ciascuna delle quali non dovrà eccedere i due minuti. Come precisato nella e-mail di convocazione, gli auditi hanno la facoltà di consegnare alla Presidenza della Commissione ulteriore documentazione che integri il contenuto dell'intervento. Ricordo che essendo una Commissione d'inchiesta, essa ha funzione inquirente, quindi anche annotazioni e denunce particolari che vorrete o potrete fare verranno poi trasmesse alle autorità competenti. Credo che questa sia una grande occasione, perché questa Commissione diventa la sede deputata a fare anche annotazioni o denunce molto puntuali.
  Do la parola al signor Riparbelli e, a seguire, agli altri presenti, con riserva per me e per i miei colleghi alla fine di intervenire e di porre eventuali domande di chiarimento.

  GIAN LUCA RIPARBELLI, comitato Pian Saccoccia. Sono il presidente del Comitato di quartiere di Pian Saccoccia. Cercherò di fare, essendo il primo, anche una piccola premessa sul discorso generale dei piani di zona prima di passare a un breve discorso sul nostro.
  Tutti i nostri comitati, tutte le nostre associazioni, ormai da diversi anni si stanno battendo con quella che definiamo la truffa dei piani di zona: prezzi di vendita gonfiati, opere di urbanizzazione mai completate, norme di legge non rispettate, assenza totale di verifica da parte dell'amministrazione pubblica, sia essa comunale o regionale, sugli operatori convenzionati e anche sui requisiti degli assegnatari, liberatorie concesse dagli uffici per le vendite degli uffici comunali e per vendite successive alla prima senza il rispetto della norma di legge sui prezzi massimi di cessione. Questo è in Pag. 22sintesi l'elenco delle – scusate se uso questo termine – nefandezze che purtroppo si registrano quotidianamente nei piani di zona. Migliaia sono i cittadini in oltre sessanta piani di zona realizzati negli ultimi vent'anni nell'ambito della manovra del secondo PEEP del comune di Roma. Abbiamo cittadini che vivono in piani di zona le cui opere di urbanizzazione primarie non sono mai state completate. Nel mio piano di zona, ad esempio, siamo ancora, dopo sei anni dalla fine dei lavori di tutte le palazzine, al 55 per cento delle opere di urbanizzazione primaria. Non ci sono opere di urbanizzazione secondaria e non sono neanche previsti i fondi per il completamento né delle opere di urbanizzazione primaria tantomeno delle opere di urbanizzazione secondaria. Mediamente, i soci di cooperative o gli inquilini di impresa promittente acquirenti sono stati costretti, e mi sto tenendo per difetto, a pagare somme superiori di almeno 35.000-40.000 euro al prezzo massimo di cessione fissato per legge. Da un rapido calcolo, come da denuncia che personalmente ho presentato all'allora prefetto di Roma Gabrielli, stiamo parlando di oltre 3 miliardi di euro drenati dalle tasche dei cittadini in maniera illegittima. Noi stessi, come comitato, abbiamo presentato una denuncia alla procura della Repubblica proprio su invito del prefetto, che mi ha indirizzato al Comando generale della Guardia di finanza, nei confronti dell'allora sindaco, dell'allora assessore e dell'allora direttore del dipartimento dell'edilizia residenziale pubblica, per un motivo molto semplice: nessun operatore ha mai presentato al comune di Roma, così come prescritto dalla norma e prescritto dalle convenzioni siglate, il piano finanziario dell'intervento, cioè il documento tecnico-economico che deve definire i prezzi di vendita.
  Voglio ricordare a tutti che il prezzo massimo di cessione è convenzionale, cioè è un limite che non deve essere superato, non è il prezzo di vendita dell'alloggio di edilizia residenziale agevolata. Il prezzo di vendita dovrebbe essere inferiore, tanto che il prezzo massimo di cessione deve rimanere costante, è un limite invalicabile, per i 99 anni di durata della concessione. Quello che invece succede normalmente è che gli operatori stabiliscono, nella migliore delle ipotesi, che il prezzo di vendita sia il prezzo massimo di cessione. Nella normalità richiedono sempre prezzi notevolmente superiori, come ho detto prima minimo 35.000-40.000 euro. Da tempo, le associazioni e i comitati di quartiere chiedono all'amministrazione pubblica che si instaurino tavoli tecnici a cui i cittadini devono partecipare in quanto protagonisti, ahimè in negativo, di questa vicenda perché sfruttati da questa situazione, per cercare di esaminare le varie criticità. Noi stessi ci siamo fatti promotori con l'Associazione nazionale dei costruttori edili di Roma per cercare perlomeno di affrontare il tema delle urbanizzazioni. È stato stilato un documento dopo aver fatto un esame puntuale della situazione delle opere di urbanizzazione di sei piani di zona: mediamente, per completare le opere di urbanizzazione primaria, mancano somme che oscillano tra i 4 e i 6 milioni a ogni piano. Alla fine, facendo una stima anche con i tecnici dell'ACER, sappiamo che su Roma, per terminare – ribadisco – le opere di urbanizzazione primaria, senza le quali fondamentalmente noi tutti occupiamo le nostre case in maniera illegittima, perché non si potrebbe avere un'abitabilità delle nostre abitazioni senza le opere di urbanizzazione primaria terminate, occorre una cifra che si è stimata intorno ai 70-80 milioni di euro. Questo era noto al comune ormai da anni, e in questi anni nessuna amministrazione si è mai preoccupata di cominciare a porre rimedio a questa situazione, che secondo noi con un piano programmatico spalmato su quattro o cinque anni, potrebbe portare perlomeno a vivere in una situazione di decenza.
  Le nostre periferie sono l'emblema, rappresentano quasi uno Stato del terzo mondo, senza fognature, senza marciapiedi, senza la raccolta delle acque piovane. Non parliamo dei servizi accessori, di aree verdi, aree sportive, aree di riunione culturale o aree dedicate al culto religioso. Non parliamo di tutte queste cose che sono utopistiche, ma proprio del discorso basilare. Pag. 23Molti dei piani di zona sono addirittura senza strade, senza asfalto. La situazione è drammatica, con cittadini che hanno pagato magari nel frattempo 150.000-180.000 euro o si sono accollati mutui per oltre 200.000 euro. Questa è la situazione. Abbiamo preparato una serie di documenti, che adesso depositeremo. Depositeremo un'altra serie di documenti successivamente. Come comitato di quartiere, ci stiamo occupando di entrare nello specifico di numerosi interventi. Siamo già riusciti ad acquisire il controllo di alcune cooperative. Qui c'è infatti un altro sotto-tema, quello delle false cooperative, cooperative che non sono cooperative, ma imprese vere e proprie, in cui spesso sono coinvolti tutti elementi delle stesse famiglie, dove ci sono fatturazioni false. Le cose che dico sono tutte documentate e sono state oggetto anche di denunce che abbiamo presentato: documentazioni false, società di servizi costituite dai figli del presidente della cooperativa x, dalla moglie del presidente della cooperativa y, dai fratelli del presidente della cooperativa z...

  MONICA POLIDORI, comitato Monte Stallonara. Sono presidente del comitato Monte Stallonara.
  Monte Stallonara è stato sui giornali proprio dieci giorni fa, perché la procura di Roma ha sequestrato 76 appartamenti, tra cui il mio, ipotizzando il reato di truffa e truffa aggravata nei confronti delle mie tre cooperative. Vorrei fare un piccolo sunto. Gianluca ha spiegato in linea generale quello che è successo nei piani di zona di Roma, e ovviamente il mio non è differente da quello di Gianluca. Il mio piano di zona nasce nel 2003 su un'ex cava utilizzata anche come discarica. Le prime assegnazioni dei lotti sono del 2004, i primi appartamenti vengono consegnati nel 2010 nonostante la totale assenza delle opere di urbanizzazione primaria. Io vivo lì dal 2010 e, a distanza di sette anni, il piano di zona è ancora privo di strade, di marciapiedi, di fognatura di acque chiare, di adduzione idrica, di rete gas e del telefono. I lavori sono stati rallentati e poi anche interrotti nell'arco dello svolgimento del primo stralcio, purtroppo perché molti operatori erano insolventi. È nata poi una contesa con il consorzio di bonifica competente per l'area, che esige che vengano realizzate vasche di laminazione, che non erano state previste quando il piano di zona nacque, nel lontano 2003. Molto probabilmente, questo dipende anche dal fatto che c'è stata un'inadeguata valutazione dell'assetto idrogeologico e orografico dei luoghi in fase di conferenza dei servizi, della quale come comitato abbiamo copia. Lì si evince proprio che qualcuno non ha vigilato. In tale contesto, come diceva Gianluca, c'è stata poi un'indebita speculazione sui prezzi massimi di cessione, segnalata in più occasioni alle giunte che si sono succedute e, successivamente, anche denunciata. Oggi, come sapete tutti, è oggetto di diverse indagini da parte della procura di Roma.
  La questione della determinazione dei prezzi di cessione degli alloggi è infatti alla base delle inchieste della magistratura che hanno portato ai recenti sequestri dei nostri palazzi. Noi auspichiamo che questa Commissione possa veramente fare una verifica degli atti delle amministrazioni che hanno consentito le addizionali, spesso rivelatesi mero strumento di speculazione, con l'aggravante purtroppo che, anche di fronte alle evidenze prodotte e documentate da tutti i comitati di quartiere alle amministrazioni succedute nei vari anni, nessuno ha mosso un dito – perdonatemi la battuta – omettendo sia di vigilare sia di sanzionare tali irregolarità e abusi, perpetrati non soltanto nei confronti dei cittadini, ma anche dello Stato. Queste case venivano realizzate con soldi pubblici. Auspichiamo quantomeno che la Commissione possa veramente far luce a tutto. Ovviamente, ci auguriamo che la procura continui le indagini.
  Come comitato, vorrei dire un'ultima cosa e poi concludo e cedo la parola ai colleghi.
  Al momento, non posso darvi nessun tipo di documentazione, perché la procura sta ancora svolgendo indagini sul mio piano di zona. Semmai, se vorrete qualcosa, devo chiedere innanzitutto autorizzazione al mio avvocato ed eventualmente vedere che cosa è possibile darvi. Purtroppo, noi siamo in Pag. 24una situazione molto delicata... Potrete magari prendere direttamente in procura tutta la documentazione che vi serve... Sì, ma purtroppo al momento non posso darvi documenti, mi è stato esplicitamente richiesto. Magari cercherò di darvi quello che posso. Comunque, basta che andiate in procura, il procedimento penale è aperto.

  PRESIDENTE. La ringraziamo e prendiamo atto che c'è un procedimento penale in corso.
  Interviene adesso Marco Vacchiano, per il comitato di Ponderano.

  MARCO VACCHIANO, comitato Ponderano. Il mio sarà un intervento brevissimo, anche perché oggi sono in rappresentanza del presidente del comitato, che non è potuto venire. Mi limiterò a un intervento molto breve e specifico su alcuni piani che abbiamo affrontato in autonomia.
  Il comitato Ponderano è un comitato di quartiere giovanissimo, nato per un'esigenza specifica: quando ci fu la famosa nevicata del 2012, se non ricordo male, siamo rimasti completamente isolati dal mondo, perché abbiamo la problematica enorme della via di Selva Candida, per la quale è dagli anni Settanta che si parla di numerosissime risoluzioni, ma mai attuate. Tra l'altro, tutta la zona di Casalotti è praticamente bloccata su tre punti di accesso: Casal del Marmo, Casal Selce e via Boccea. Paradossalmente, tutti i punti di valico di accesso da una strada all'altra sono sotto il livello dei vecchi originari corsi pluviali. Quando piove e fanno piogge abbondanti, la zona rimane completamente isolata. Non possiamo uscire da quella zona. È un discorso anche proprio di sicurezza che viene a mancare. Non entro nel merito dei piani di zona e delle problematiche di carattere legale e penale che riguardano sicuramente anche il nostro quartiere, con palazzine anch'esse realizzate con la 167, con i vari e successivi passaggi delle giunte che si sono succedute. Da che dovevano essere palazzine vendute alle cooperative per la locazione agevolata con otto anni e il riscatto futuro, sono improvvisamente diventate immobili di pubblica vendita diretta dai costruttori agli acquirenti. Su questo presumo ci siano già indagini in corso. Sarebbe il caso di approfondirle.
  Dicevo che il nostro è un comitato spontaneo nato per quest'esigenza specifica, ma abbiamo poi cercato di dare un esempio, nel senso che abbiamo pagato di tasca nostra un vicino di casa che fa il movimento terra e abbiamo praticamente sbancato tutta l'area dalla neve – è stata quasi una sua sponsorizzazione – per cominciare a poter almeno andare a fare la spesa, arrivare al più vicino centro commerciale. Abbiamo allora iniziato a realizzare una serie di opere, sempre in totale autonomia e volontariato locale, grazie ai contributi dei condomini. C'erano circa 3 ettari di aree verdi abbandonate del comune, destinate ad aree verdi per gli edifici che sono stati realizzati su via Ponderano: vista l'inutilità delle richieste di intervento al comune, abbiamo iniziato a pulircele da soli, a decespugliare le strade, a pulire questi famosi 3 ettari di terreno, abbiamo realizzato in autonomia un piccolo parco bimbi, un'area cani, una piccola area destinata al fitness, dove addirittura vengono dagli altri quartieri ad allenarsi. Questo serve semplicemente a dire che la volontà di questo comitato è quella di rendersi parte attiva, ma non possiamo certo sostituirci alle istituzioni. Il problema è che vogliamo un ascolto dalle istituzioni per fare quello che va fatto, altrimenti i cittadini piano piano cominciano davvero a organizzarsi da soli, e non credo sia il futuro di una di una società civile. Tralascerei qualsiasi altro discorso, ponendo l'attenzione solo sul miglioramento delle linee degli autobus, per esempio, che dal 2012 a oggi sono state migliorate. Abbiamo anche l'inserimento di una nuova linea, che fa proprio capolinea a via Ponderano, e quindi in definitiva ha ampliato un po’ la possibilità di spostamento, ma ripeto che le arterie non ci sono.
  Abbiamo ben quattro accessi da via di Selva Candida che potrebbero portare sulla Casal del Marmo, all'altezza degli svincoli del raccordo anulare, dove bisogna asfaltare penso 80 o 90 metri di lineari di strada, e non vengono aperti. Io so di Pag. 25questo progetto dagli anni Settanta, da quando c'era ancora il palazzone, lo scheletro di quello che doveva essere il palazzo Alitalia, che poi ha avuto tutta la sua storia. Siamo ancora una zona di periferia dove vengono a scaricare l'amianto. Sulle nostre strade addirittura ancora vengono a fare le discariche abusive, perché non c'è controllo, non c'è pulizia, la raccolta differenziata passa una volta sì e due no, quindi abbiamo una serie di problemi che vedono sicuramente minor criticità rispetto a quelli del cittadino che ha pagato o sta pagando il suo mutuo per una casa che non avrà – probabilmente, gli verrà espropriata dalla banca – ma non abbiamo la possibilità di continuare a vivere in questo stato di cose.

  MARTINA PARDO, comitato Colle Fiorito. Sono la presidente dell'associazione Giusta Casa, ma oggi parliamo prettamente di Colle Fiorito. Non mi dilungo, perché la situazione di Colle Fiorino è identica a quella di Monte Stallonara, probabilmente anche a quella di Pian Saccoccia, Ponte Galeria e tanti altri quartieri che vedono mancare le opere di urbanizzazione primaria. Da noi manca ancora l'allaccio in fogna dopo 13 anni, cioè dallo studio del progetto del piano di zona Colle Fiorito dopo pochi mesi dall'espropriazione delle aree mancanti, ancora attendiamo le autorizzazioni che ci permettano di allacciare le palazzine in fogna. Questo è anche stato dovuto al fatto che molti operatori non hanno versato gli oneri concessori, come avrebbe dovuto avvenire per i consorzi che si occupano delle opere a scomputo. A prescindere da questo, Colle Fiorito non può vedere le proprie tabelle dei prezzi massimi di cessione, perché non può essere ancora fatto un calcolo. Dobbiamo ancora trovare un operatore che si tenga come prezzo sotto i 2.500 euro al metro quadro. Ci chiediamo l'agevolazione dove sia finita, dove sia finito il contributo. Abbiamo comunque il problema delle false cooperative, come dicevano i colleghi prima di me, e i cittadini si sentono totalmente in ostaggio, perché le quote sono state versate, i mutui sono stati erogati, quindi si pagano interessi di preammortamento, qualcuno paga proprio la rata del mutuo, perché è stato frazionato, non si può uscire dalla cooperativa perché è impossibile trovare un socio che subentri al posto di chi esce. A questo punto, non resta che pagare. È per questo che le famiglie, pur di non vedersi espropriare la casa, pagano tutto quello che viene richiesto.
  Secondo noi, la chiave di tutte le problematiche deve partire dalla base, e cioè dai requisiti. Su 200.000 famiglie coinvolte dal problema a Roma, forse neanche la metà avrebbe diritto ad abitare in questi alloggi. Se un soggetto non in possesso dei requisiti supera il reddito previsto dalla legge e ha altri appartamenti in proprietà o anche in edilizia agevolata, come qualcuno ha già denunciato, ritengo che non possa godere delle stesse soluzioni di un soggetto che quei requisiti ce li ha e che avrebbe diritto ad accedere al contributo pubblico. Secondo noi, dopo questa prima scrematura, sarebbe forse molto più semplice risolvere il problema. Chi ha possibilità di acquistare un alloggio in proprietà a prezzi di libero mercato non può e non deve avere una soluzione identica a chi invece si trova in difficoltà e una casa a prezzo di libero mercato non può permettersela. Forse sarò la più breve di tutti, ma secondo noi non c'è altro da dire. I requisiti sono la parte della prima scrematura. Se non si parte da qui, la soluzione forse è inarrivabile, perché 200.000 famiglie sono veramente troppe. Solo per le opere di urbanizzazione si parla di 70 milioni di euro. Andiamo invece a vedere tutta la parte che riguarda i contributi, non parliamo soltanto di 70 milioni di euro. Il conto secondo noi è molto molto più grande

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ROBERTO MORASSUT

  ANTONIO PICCIAU, comitato Torresina. Il quartiere Torresina sta tra Primavalle e dentro il raccordo anulare. Sono due piani di zona, uno attaccato all'altro, il B22 e il B44. Il primo è stato completato intorno al 2005, l'altro è ancora in fase di costruzione. È una cosa molto strana, perché quando questo piano di zona è stato concepito, tutti Pag. 26i costruttori che dovevano creare il minimo del 30 per cento di urbanizzazione non l'hanno mai fatto. Che cosa hanno fatto? Hanno tirato su le prime palazzine e le persone che hanno comprato casa, per andare a casa loro, dovevano accedere da una strada privata pagando un pedaggio, e fino a febbraio del 2016 lo hanno pagato. Il privato ha anche tentato di chiudere questa strada. Il consorzio Isveur collega tutte le altre cooperative: sotto pressione del comitato di quartiere, ha preparato una strada provvisoria che serve una parte di palazzine. Eravamo arrivati al compromesso con la passata amministrazione di prendere provvisoriamente questa strada nuova per poi fare accedere i cittadini da una strada vera e propria, senza pagare più il pedaggio. Purtroppo, è cambiata l'amministrazione, è venuta l'amministrazione nuova, che ha paura, non prende in consegna nulla, nonostante l'Isveur, che mantiene tutta la parte delle cooperative, dia garanzie massime, facendo l'assicurazione per incidenti sulla strada e avendola asfaltata per renderla sicura, compresa la segnaletica stradale. Chi ha comprato casa percorre ancora quella strada asfaltata, che però è abusiva, ma le macchine e le persone la percorrono appunto abusivamente. Di là non si dovrebbe, perché è privata e si dovrebbe pagare il pedaggio; di qua, siccome non è aperta e nessuno la prende in consegna, non ci dovrebbero passare. Come si fa a fare i piani di zona e a far costruire gli appartamenti, a vendere le case senza dare la possibilità a chi compra di accedere? Non è che gliele regalano. Io sono critico, ne ho parlato quando c'era Alemanno, quando c'era Marino: come si fa a costruire ancora piani di zona senza pensare che siamo circa 5.000 persone e non abbiamo un punto di incontro, non è stato previsto? Tanti adesso si preoccupano perché si parla ancora di centri anziani. Io vado verso quell'età e parlerò del centro anziani, ma non c'è un punto d'incontro. Per 5.000 persone, se dobbiamo fare una riunione, dobbiamo andare dal parroco a chiedere il permesso e condividere spazi con i bambini che fanno catechismo per incontrarci. Non c'è niente, non c'è un cinema, non si può fare musica, non si può far teatro, non c'è niente. Abbiamo una sola strada di accesso per 5.000 abitanti. Stamattina, dovevo venire qui. Per fortuna, il tam tam funziona e si è saputo che c'era un incidente stradale. Mi sono fatto 5 chilometri a piedi per arrivare a Primavalle e prendere l'autobus, che ho aspettato 40 minuti, per arrivare poi alla metropolitana. Abbiamo una sola strada d'accesso. Come diceva Marco, quando ha nevicato a Roma, siamo rimasti bloccati due giorni, perché non passava più l'autobus, non passava più niente. Sotto Torresina ci sono case occupate abusivamente, una volta hanno fatto una protesta mettendo i cassonetti in mezzo alla strada. Ci hanno bloccato la strada, perché solo quella c'è. La strada è unica. Dovevano fare l'apertura verso il raccordo anulare e, se non finiscono quel piano di zona a fianco, non si va al raccordo. C'era il problema della Torrevecchia bis, soldi finanziati per lungo tempo, e ancora siamo a «carissimo amico».
  Non è una polemica politica, ma gli esponenti del Movimento 5 Stelle – lasciatemelo dire apertamente – vogliano andare tutti in bicicletta, ma io in bicicletta a 72 anni non ce la faccio ad andare da Torresina su e giù, con cinque salite e cinque discese. Se non facciamo questa Torrevecchia bis benedetta, che serve a liberare tutta la zona di Primavalle e Torrevecchia, non si fa niente. Noi moriremo a Torresina. Ancora, è possibile che non si controllino i costruttori fasulli, non si faccia una lista nera di questa gente che esce da Torresina e va a costruire da un'altra parte, da un'altra e da un'altra ancora? Fate la lista nera. Questi non devono più costruire, per favore, perché sono sempre loro che girano per Roma.

  MARCO VACCHIANO, comitato Ponderano. Vorrei aggiungere una cosa. È paradossale, anzi è veramente pazzesco che ci siano privati che realizzano le opere che dovrebbe realizzare il comune, ma è ancora più pazzesco che ci siano privati che speculano sull'accesso alle loro strade private, per aprire vie di comunicazione che dovrebbero essere aperte dal comune. Non è possibile... Sì, mettiamola così, diciamo Pag. 27che il comune sta perdendo l'opportunità di prenderselo lui, visto che dobbiamo trovare fonti di reddito, ma è assurdo.

  ANTONIO PICCIAU, comitato Torresina. Ho parlato solo di strade, ma vi dico che il costruttore dava il gas con il bombolone e lo faceva pagare aumentando a chi aveva comprato casa. Questo è un altro abuso, capito?

  GIUSY ROTUNNO, comitato Castelverde. Castelverde B4 è praticamente lo specchio di tutte le altre realtà di piani di zona. Non ci sono strade, non c'è urbanizzazione, mancano le opere primarie, figuriamoci quelle secondarie, non abbiamo un accesso al trasporto pubblico, per arrivare alla prima fermata dobbiamo fare un paio di chilometri tra strade sterrate senza marciapiedi e tombini. Forse l'illuminazione un mese l'abbiamo e un mese non l'abbiamo, ma voglio portare una realtà oggi ancora più forte, che è quella di 30 famiglie nel comparto GP che hanno ancora due date importanti da affrontare, il 30 marzo e il 6 aprile. Il 30 marzo vedranno le case vendute all'asta, perché abbiamo la quarta battuta per la vendita all'asta degli immobili, immobili che sono stati già completamente pagati dalle 30 famiglie.
  La storia inizia nel lontano 2003 quando 30 famiglie hanno i requisiti per accedere a questa edilizia e stipulano un contratto con la società CEE, Costruzioni edilizie europee. La CEE ha stipulato nel 2005 con il comune di Roma la convenzione ex articolo 35 della legge n. 865 del 1971. Nel corso degli anni, paghiamo lo stato di avanzamento lavori, quindi finiamo quest'opera, diamo i soldi. Ogni volta c'era qualche miglioria o qualcosa non prevista dai progetti. Nel 2007, qualche famiglia riesce ad accedere all'alloggio con una consegna provvisoria dell'immobile. Successivamente, saremmo dovuti andare a rogito. Purtroppo, nel 2008 muore il costruttore e subentra la moglie, che non si accontenta più né del prezzo massimo di cessione né di quanto, pur di non perdere tutto, avevamo accordato, e le parlo in media di altri 60.000 euro. La mia casa, ad esempio, su convenzione costa all'incirca 120.000 euro: pur di non perdere tutto e di andare a rogito, avevamo già pattuito con il costruttore all'incirca 190.000 euro... Sì, 70.000 euro in più, nel 2007, prima che il costruttore morisse. Nel 2008, quando subentra la moglie, non riconosce più niente, poiché pare che ci sia un buco finanziario e arriva a chiedere, per il mio immobile, addirittura 260-270.000 euro dai 120.000 pattuiti. Noi ci rifiutiamo di pagare queste cifre, anche perché sappiamo che c'è un prezzo massimo di cessione che va rispettato. Iniziamo delle procedure civili e soltanto nel corso delle quali veniamo a sapere che nel 2009 è in corso un pignoramento da parte dell'ex avvocato della società. Dopo due anni, la banca Unipol si accoda al pignoramento, fino ad arrivare ai giorni nostri. Il 6 aprile abbiamo il decimo accesso dell'ufficiale giudiziario. Già sette case sono state vendute all'asta e quattro immobili sono stati pignorati, requisiti. Delle sette case vendute all'asta, tre sono di esterni. Le altre sono famiglie che pur di non perdere tutto hanno ripagato due volte lo stesso immobile, ma non è finita. Da noi non c'è un fine lavori, non abbiamo ancora il certificato di agibilità e, nonostante ciò, nel 2013 la società stipula due rogiti. La società stessa, in un rogito, dichiara che è in atto la domanda per il mutuo agevolato, ma nel 2015 è lo stesso Ministero delle infrastrutture che con una lettera dichiara che non c'è nessuna domanda di finanziamento. Oltretutto, la banca Unipol, che non era banca convenzionata per elargire il mutuo, poteva dare questi soldi?
  Tutto quello che è stato è nell'altra amministrazione, perché questo purtroppo è il risultato dell'inerzia delle amministrazioni, dei controlli, e di funzionari e dirigenti. In una CTU è addirittura dichiarato che il prezzo massimo di cessione non è stato fatto secondo i criteri previsti dalla convenzione, bensì avallando il prezzo che la società ha portato. Dove sono il QTE iniziale, i piani finanziari? Dov'è il criterio per calcolare il prezzo massimo di cessione? Oltretutto, il costruttore pensa bene di presentarsi al comune come portatore di finanziamento pubblico e questo è il presupposto Pag. 28 per cui il comune gli dà l'area per costruire un'area 167, poi pensa bene di non prendere più il finanziamento, così può vendere a libero mercato, ma non è così. Nell'articolo 14 del disciplinare è proprio scritto che, nel caso di decadimento del finanziamento, c'è la decadenza della convenzione. Inoltre, la società è fallita, e quindi nell'articolo 14 del disciplinare allegato alla convenzione c'è tutto il criterio che l'amministrazione dovrebbe seguire per la revoca della concessione del diritto di superficie.
  Questo comparto e questi cittadini oggi hanno bisogno di un intervento immediato, imminente da parte dell'amministrazione capitolina. Sono loro gli unici ad avere un atto opponibile alle procedure, in quanto hanno la convenzione stipulata con la società, che è un atto trascritto e registrato. In che modo? Innanzitutto, devono entrare immediatamente nelle procedure con un'opposizione di terzo e poi iniziare immediatamente l'atto e l'iter per la revoca delle concessioni. In questo modo, tutto rientra nel possesso del comune, così come previsto nel disciplinare della convenzione, quindi non è fantasia o utopia, è la legge, è quello che è previsto nel regolamento nella convenzione che la società all'epoca aveva stipulato. Il 30 marzo, per la quarta battuta per la vendita all'asta degli immobili, e il 6 aprile, per il decimo accesso dell'ufficiale giudiziario. Lascio un documento.

  PAOLA GREGORI, comitato Tor Cervara. Vi ringraziamo di averci convocati. Speriamo che sia un'iniziativa che porti tutti una collaborazione e un arrivare a mettere il punto su qualcosa. Per noi, è importante in questo momento, perché le cose dette finora sono più o meno la realtà quotidiana di tutti. Meglio non potevamo essere convocati che da una Commissione per il degrado, perché viviamo nel degrado.
  Il sogno di una casa, di avere un alloggio, anche per chi non aveva grandi possibilità, si è infranto con la realtà di tutti i giorni, in cui camminiamo su strade non asfaltate, come hanno raccontato tutti, in mezzo all'amianto, in case che non sappiamo se domani potremo abitare. Questo è lo stato di incertezza in cui viviamo per l'illegalità in cui siamo costretti a stare. Le cose dette sulle opere di urbanizzazione sono le stesse per tutti, costruttori che si impegnano e poi o falliscono o dicono che hanno finito i fondi, consorzi che devono costruire che ci dicono che non hanno i soldi. I costruttori ancora attivi cui si chiede, rispondono di averli finiti anche loro, che li mettesse il comune per quelli che non li versano. In questo gioco a rimpiattarsi tra loro le responsabilità, chiaramente il degrado cresce, e non solo il degrado ambientale, ma anche psicologico, per la sensazione di sentirsi impotenti e abbandonati. Questa è la cosa che ci fa più male, perché spesso si genera una guerra tra poveri. In queste periferie spesso, come dove abito io, a Tor Cervara, è pieno di poveretti più poveri di noi, perché non hanno la casa e vivono nelle discariche di amianto. Nessuno ci mette piede, perché le strade non sono state ancora consegnate al comune, perché non sono state completate le opere di urbanizzazione. Siamo nella terra di nessuno. Questa è la premessa. Volevo condividere con voi il nostro stato anche psicologico, perché non è da poco che il sacrificio di tanti anni sembri così svalutarsi. Come molti altri, abbiamo dato dei soldi che non dovevamo dare a questa cooperativa. Io e i miei genitori, che hanno comprato la casa – non è comprata, ma per noi era comprata – abbiamo dato già quasi 90.000 euro, come diceva anche la signora Rotunno, piano piano allo stato di avanzamento lavori. Di questi soldi non c'è traccia, non sono mai stati denunciati dal costruttore. Su questo abbiamo già scritto al comune di Roma, alla regione, abbiamo mandato documentazione. Questi soldi non risultano. È come se li avesse presi in nero. Non abbiamo nessuna ricevuta. È stato un giro di intermediari. Su queste speculazioni dei piani di zona è proliferato un insieme di società fittizie, di mediazioni fittizie. In realtà, la convenzione dice che il mediatore deve essere pagato dal costruttore, mentre si creano società di servizi che vendono case che non possono vendere. Cito l'esempio pratico del mio piano di zona. Quando abbiamo prenotato l'alloggio, ci eravamo rivolti in buona fede a questa società di Pag. 29mediazione e di servizi, poiché molti di noi pensavano che fosse la via legale. Questo mediatore era un avvocato, che però non esercita, che comunque ha venduto tanti alloggi, ha creato varie cooperative di vendita di case: ASA Prima, ASA Seconda, ASA Terza. Noi siamo ASA quarta. Questo mediatore ci ha fatto una promessa di futuro acquisto, una scrittura privata, in cui si diceva che quest'alloggio sarebbe stato in affitto per otto anni e poi l'avremmo potuto ricomprare con acquisto in blocco di tutto l'immobile. Veniamo a scoprire, quando già avevamo dato quasi 80.000 euro, che non era così, eravamo in affitto permanente. Nel 2012, la regione Lazio ha concesso alla società... Io parlo del piano di zona in cui ci sono vari costruttori. Mi riferisco, in particolare, alla Ircos, che è il costruttore che ha costruito il mio immobile e che ha fatto anche da costruttore per la cooperativa che gestisce la Guardia di finanza. L'intreccio di cui diceva prima la signora Polidori è verissimo, ma ci arriviamo dopo. La Ircos è stata ammessa a trasformare l'affitto permanente in affitto a 25 anni. In teoria, tra 25 anni potremmo comprare la casa, ma solo teoricamente. Dopo due anni che ci viviamo, abbiamo ancora un contratto non registrato, non abbiamo l'assegnazione dell'affitto, il costruttore non paga le tasse su questi contratti, che non sono stati registrati all'Agenzia delle entrate. Inoltre, l'affitto è stabilito su canoni totalmente arbitrari, perché pagheremo un affitto che supera gli 800 euro al mese per una casa di 76 metri quadri alla Rustica. Se andassi nel libero mercato in questo momento, alla Rustica una casa di questo tipo la prendo a 500 euro con la strada asfaltata e con tutto servito. Con 800 euro dove sta l'agevolazione? In secondo luogo, questi prezzi sono fissati così alti arbitrariamente, perché non abbiamo mai avuto le tabelle, neanche quelle sbagliate, nel senso che quelle sbagliate erano così sbagliate che i dirigenti che stavano negli uffici del comune hanno ritenuto di mettere in autotutela sé stessi e il comune stesso e di bloccare queste tabelle perché abbiamo fatto notare da filmati che avevano fatto varie illegalità, ma gravi. Il fine lavori è ad esempio del 2013, con tanto di ufficio tecnico del municipio che certifica, quando c'era solo lo scheletro della palazzina, nella quale siamo andati ad abitare nel 2015, ma mancava tantissimo da finire ancora, figuriamoci nel 2013. Questo è per dire dei vari step di illegalità.
  A marzo 2015, c'è una dichiarazione dell'architetto Sette, che altri non è che la moglie di Grisaldi, che altri non è che la figlia del costruttore dell'impresa Sette, che certifica che l'impresa di suo marito ha fatto tutte le migliorie richieste, da loro certificate: il videocitofono, cancelli che si aprono e varie altre cose. Io abitavo in quel periodo – ero appena entrata a casa, in una casa che affaccia su una via pericolosissima, via di Cervara, dove passano Tir di dimensioni inenarrabili – e il mio giardino, al piano terra, era senza recinzione. Se un camion usciva fuori strada, mi veniva dentro la cucina, in buona sostanza. Dopo mesi di battaglie, la Ircos ci risponde dicendo che non avevano più soldi, che se la volevamo, ce la dovevamo costruire. A quel punto, abbiamo fatto una denuncia. In quel periodo, siamo riusciti ad avere un po’ di attenzione dei media, perché fino al 2014 c'è stato il vuoto, nessuno parlava dei piani di zona e nessuno ne sapeva più di tanto, o comunque chi sapeva fingeva di non sapere. Dal 2015, comincia a esserci una certa visibilità anche nei media, e comincia a esserci un po’ di interesse, qualcosa comincia a muoversi. La Ircos, a dicembre del 2015, quando aveva dichiarato le migliorie a gennaio 2015, costruisce la recinzione, veramente una cosa vergognosa, con pezzi di cemento armato, tipo gallinaio, ma almeno ci stava.
  Per il discorso dei prezzi, tutto è arbitrariamente fissato, non è registrato nulla di nulla, con le migliorie, come vi ho detto, fissate in questo modo. Oltretutto, in tutta l'illegalità e la mancanza di controlli, abbiamo la mancanza totale di sicurezza che potremo stare lì. Stiamo lì con un contratto che dura quattro anni: due sono passati; tra due anni che facciamo? Non sappiamo quale sarà il nostro futuro e avendo dato tutti i nostri risparmi per questo, non sappiamo dove andremo a finire. Molto spesso, Pag. 30questi nostri appelli, di tutti, sono rimasti un po’ parole gettate al vento. Noi speriamo di trovare prima o poi un posto dove qualcosa attecchisca, che prenda sul serio tutto quello che stiamo dicendo. Per riassumere, abbiamo fatto le cose che ci mancano, che credo siano quelle che mancano a tutti.

  GIUSY ROTUNNO, comitato Castelverde. Comunque, oggi l'amministrazione ha tutti i poteri, perché ci sono le sanzioni, che sono fondamentali da applicare ai gestori, alle società e ai costruttori che sono inadempienti verso la convenzione che hanno stipulato. Sono tantissimi soldi. Per i 30 cittadini di Castelverde ci sono stati il danno e la beffa: hanno pagato le case, sono costretti a ricomprarle all'asta e viene chiesta un'indennità di occupazione media di 70, 80, 90.000 euro ancora. Capite bene che quest'abitazione, che doveva costare 120.000 euro, a conti fatti viene a costare quasi 400.000 euro per non perderla. È necessario che l'amministrazione inizi ad autotutelarsi con i controlli, ad applicare le sanzioni laddove le società non hanno adempiuto agli obblighi.

  PAOLA GREGORI, comitato Tor Cervara. Per concludere anche i discorsi della signora Rotunno e della signora Pardo, basterebbe anche fare controlli. Se sei lì dentro, non devi superare un reddito dalle cifre variabili rispetto agli anni di affitto, ma comunque al massimo 30.000 euro l'anno lordi, che corrispondono a un reddito di circa 1.500-1.800 euro al mese: come fai a pagarne 900 di affitto? Questa è la prima domanda. Tutto ciò è già pensato in modo illegale. Le cose che a me stanno a cuore in questo momento e tra le cose che più ci fanno male, che credo siano condivisibili, sono questi aspetti di sentirsi abbandonati, sicuramente, la mancanza di legalità, per cui ti senti come se quello che fai non contasse più di tanto, qualsiasi battaglia tu possa fare sembra che importi poco, e le cose pratiche, come mettersi al tavolino e fare delle tabelle corrette con i calcoli ISTAT giusti, con i calcoli delle migliorie veri, non certificati da amici di amici o da mogli e mariti, e il rispetto di quanto stabilito dalla legge nelle convenzioni. Per sapere invece quali sono le regole e le convenzioni, bisogna andare a cercarsele da soli. Di mio non ci capivo niente, ci siamo dovuti mettere a studiare come a scuola, perché nessuno sapeva niente, tutti cadevano dal pero. Ci siamo dovuti mettere a fare i gruppi di studio, a capire, e siamo stati noi ad andare a dire alle istituzioni spesso dov'era l'errore. A me sembra allucinante che noi, cittadini semplici, che non capiscono niente, devono andare dal capo-dipartimento, dal funzionario dirigente, a dirgli che non si può fare una cosa, che è sbagliata. Possibile che questa sia l'Italia?

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ANDREA CAUSIN

  MARCO VACCHIANO, comitato Ponderano. È paradossale che l'istituzione, che dovrebbe tutelare il cittadino, debba essere istruita dal cittadino su come fare il suo dovere. Si innesca un procedimento un po’ anomalo.

  GIAN LUCA RIPARBELLI, comitato Pian Saccoccia. Aggiungo che l'illegalità è talmente ampia che quasi tutti noi nella bolletta dell'acqua dell'ACEA paghiamo circa il 32 per cento per oneri di depurazione e fognatura, che non abbiamo, e anzi paghiamo, per esempio nel caso di Pian Saccoccia, un depuratore consortile, paghiamo a parte questi oneri. Sono quattro anni che combatto con ACEA. Siamo riusciti, come comitato di quartiere, a far togliere la voce e a ottenere il rimborso, stranamente solo ad alcuni fabbricati su 23 del nostro piano di zona. Solo in 6-8 siamo riusciti a far sì che ci fosse il rimborso di queste somme. Per gli altri non ci riusciamo. Ho già presentato la pratica cinque volte in ACEA e continuano ad arrivarci intimazioni che, se non paghiamo, ci tolgono l'acqua. Ovviamente, rispetto al resto che abbiamo raccontato, è niente, ma questo è per capire come siamo vessati continuamente anche dalle società partecipate del comune.

  GIUSY ROTUNNO, comitato Castelverde. A proposito dell'acqua, solo per fare un Pag. 31esempio, noi abbiamo il pozzo, non abbiamo l'acqua corrente, abbiamo le bombole GPL per la fornitura del gas e siamo ancora attaccati con la luce di cantiere. Questo è per rendere l'idea. La fogna no. Abbiamo le vasche Imhoff.

  BARBARA SCHIAVO, comitato Via Longoni. Essere l'ultima a parlare mi agevola, perché hanno descritto la maggior parte dei disservizi che viviamo. Anche noi siamo prigionieri dell'acqua piovana, perché ci allaga le strade, non possiamo prendere né via Prenestina, né via Longoni, né via Collatina, si allagano i garage e rimaniamo tutti a casa, prendendo giorni di ferie. Non ci sono aree bimbi, che abbiamo realizzato noi, decespugliamo, puliamo. Abbiamo la fortuna di avere le fogne e la luce. Siamo privilegiati.
  Vorrei concentrare un attimo l'attenzione sul prezzo massimo di cessione, quello che ha fatto venire fuori tutta questa truffa sui piani di zona. Il prezzo massimo di cessione, che nella 167 era stabilito tanti anni fa a 500.000 lire al metro quadrato, è stato aggiornato in base all'adeguamento all'euro, all'adeguamento Istat, fino ad arrivare a un prezzo massimo di cessione di partenza intorno ai 1.100 euro. Questo adeguamento del prezzo massimo di cessione dall'origine a oggi deriva dal fatto che le regole dell'edilizia sono chiaramente cambiate, sono state aggiunte le regole dell'antisismico, l'abbattimento delle barriere architettoniche. Ci siamo messi a guardare il nostro prezzo massimo di cessione, che magicamente da 1.100 è arrivato a 1700 euro, perché ci siamo accorti che all'interno del prezzo massimo di cessione ci hanno caricato per ben due volte tutte quelle che loro hanno considerato delle migliorie, interne ed esterne, precisando che per le migliorie interne si deve firmare qualcosa con il costruttore, se le si vuole, e noi non abbiamo firmato nulla. Hanno messo a nostro carico gli oneri per l'abbattimento delle barriere architettoniche, che già loro avevano, l'antisismico, il videocitofono e anche il fatto che c'è un cancelletto da cui si entra in casa, una serie di migliorie già comprese che ci hanno fatto pagare un'altra volta. Oltretutto, le case dovevano essere consegnate nel 2005, ma c'è stato un ritardo nella consegna, e quindi il prezzo avrebbe dovuto essere bloccato al 2005, per cui ci hanno messo tre anni in più di Istat sul prezzo massimo di cessione. C'è un coefficiente sul quale deve essere calcolato questo prezzo massimo di cessione, che varia dal l'1,8 al 4,3 per cento: chiaramente, lo hanno fatto per il 4,3 per cento. Mentre in regioni non voglio dire virtuose – non è questione solo di amministrazione, ma anche di persone – nell'Emilia, in Toscana lo hanno moltiplicato per il 2, il 2,1, l'1,8; nella regione Lazio, nel comune di Roma, lo hanno moltiplicato per il 4,3 per cento. Questo vale per la vicenda del prezzo massimo di cessione, sulla quale sono stati fatti nel 2013 quasi 600 esposti. Abbiamo raccolto e con l'avvocato abbiamo fatto 600 esposti, che sono depositati tutti presso il pm Dall'Olio, e non riusciamo ad avere la benché minima notizia per la riservatezza delle indagini – sarà anche giusto così – sull'iter dell'indagine, su quello che sta avvenendo in procura e su quello che sta facendo il magistrato.
  Anche noi abbiamo avuto tutto l'iter del ricorso al Tar, ci siamo opposti: oltre a pagare affitti elevati, ci siamo dovuti far carico di tutte le spese legali. La Ircos è anche un'impresa privata, ma noi non siamo una cooperativa. È un'impresa privata che aveva tutte le caratteristiche per ricevere questo finanziamento, solo che nel 2009 la Provera e Carrassi ha deciso, senza chiedere alcuna autorizzazione, di vendere completamente la palazzina all'immobiliare Guido d'Arezzo. Tra parentesi, sull'affitto paghiamo l'Iva, che non mi sembra che sia tanto normale, il 10 per cento di Iva. Hanno venduto l'intero immobile all'immobiliare Guido D'Arezzo senza chiedere l'autorizzazione a nessuno. Quando sono uscite le nuove tabelle che col procedimento di autotutela ha fatto il comune di Roma e ci sono stati applicati, dopo che abbiamo vinto il ricorso al Tar, i nuovi prezzi massimi di cessione, che comunque sono affitti alti... Io pago 700 euro per una casa di 70 metri quadrati vista raccordo, con oneri condominiali che sfiorano i 100 euro, ma dove non c'è riscaldamento, c'è solo l'acqua, non Pag. 32c'è il portiere, non c'è nulla. Tagliano un po’ l'erba, mettono due lampadine e ci sono questi 100 euro di oneri condominiali. Inoltre, molte famiglie sono andate via e ne sono subentrate altre. A me, che sono lì dal 2008, hanno dato disdetta del contratto d'affitto, cosa non legittima. Mi hanno mandato una lettera in cui il mio affitto veniva automaticamente aumentato del 10 per cento, proponendomi un contratto concordato con il comune di Roma. Inoltre, dovevo firmare una lettera in cui rinunciavo a qualsivoglia azione sia per il risarcimento del danno sia per riavere i soldi illecitamente versati. Ora mi trovo a un bivio: se fare un altro esposto con l'avvocato per estorsione o andare a firmare un contratto d'affitto, o rimanere così – al momento questa è la mia scelta – ad aspettare che prima o poi mi arrivi lo sfratto per finita locazione. Io non ho figli. Ho solo due gatti. Non so se all'ufficiale giudiziario interesserà la mia posizione, non credo, manco i figli, figurati i gatti. Questa è la situazione che personalmente sto vivendo, ma insieme a me anche altre famiglie dello stesso stabile in cui abito.
  Non ho da aggiungere altro. È giusto che, se non pago la tassa dell'immondizia, ricevo una cartella e sono obbligata a pagare le multe per quello che non ho dato all'amministrazione. Non capisco il motivo per cui non debba esserci la consegna dei QTE, i quadri tecnici economici, da cui si capiva perché si era partiti da 1.100 e arrivati a 1.700. Il QTE ti deve spiegare tutto l'iter dell'aumento del prezzo massimo di cessione, ma questi QTE non esistono. L'amministrazione comunale può chiedere risarcimenti e applicare sanzioni penali, e credo sanerebbe il bilancio del comune di Roma se lo facesse per tutte... Non riesco a capire il motivo per cui non viene semplicemente applicata la legge.

  CLAUDIA MANNINO. Preliminarmente, ci terrei, come hanno fatto negli ultimi interventi, anche quelli che mi hanno preceduto, a dire qual è l'obiettivo di questa Commissione. Questa Commissione vuole indagare sulle cause del degrado su scala nazionale, prendendo in questo momento ad esempio alcune realtà significative, quali quella di Roma. Siamo partiti dalle città metropolitane.
  Detto questo, permettetemi una prima «battuta», anche se è triste, perché nelle varie audizioni che abbiamo avuto fino ad oggi abbiamo assistito e abbiamo sentito racconti di situazioni veramente paradossali che subiscono i cittadini, che sono state avallate dalla politica, o comunque da chi amministra i territori. Mi fa un po’ sorridere – perdonatemi questa puntualizzazione, che non vuole essere minimamente un attacco – che si critichi politicamente la scelta, non scritta da nessuna parte, di un movimento che vuole andare in bicicletta. Credo che sia sotto gli occhi di tutti che la delinquenza o l'illegalità che hanno caratterizzato lo svolgersi di queste attività va al di là di chi vuole andare in bicicletta o meno.
  La domanda che vorrei porre è la seguente. Anche stamattina, abbiamo fatto una serie di audizioni che ci sollevavano problemi simili: c'è un coordinamento tra le varie realtà o ogni comitato o ogni consorzio o realtà associativa che nasce deve necessariamente agire in autonomia? Credo che la procura stia facendo un suo percorso. Probabilmente, la Corte dei conti ne avrebbe dell'altro da fare in termini di danno erariale. In tutti questi anni – non credo che sia una questione dell'ultimo anno – qual è stato il vostro interlocutore sotto forma di quale coordinamento? Scusatemi questa domanda. Non essendo romana, oggi ho assistito a racconti veramente paradossali. Vengo dalla Sicilia, che ha altrettanti problemi, ma veramente qui stiamo rasentando l'assurdo.

  ROBERTO MORASSUT. Io mi sento di ringraziare tutte le persone che in rappresentanza delle singole realtà hanno accettato l'invito a partecipare a questa riunione, anche perché quest'incontro può contribuire in qualche maniera a fare chiarezza. Per contribuire a fare chiarezza, naturalmente sarà importante il materiale che ci consegnate oggi, quello che ulteriormente potrete trasmetterci, per una valutazione analitica caso per caso. Ci sono elementi – mi pare di capire – che accomunano le varie situazioni, ma ci sono Pag. 33anche vicende, situazioni specifiche in cui, probabilmente – lo vedremo anche dagli accertamenti della magistratura – si sono consumate illegalità o semplicemente ci sono inerzie dell'amministrazione, colpevoli inerzie, ma che comunque appartengono ad aspetti più di lentezza burocratica, di difficoltà di amministrazione.
  Più che di porre una domanda, ho la necessità di ricostruire la tempistica di queste vicende. In qualche maniera, parte della memoria mi appartiene. Voglio dirlo anche apertamente, ne abbiamo parlato anche forse attraverso forme più moderne, ma parziali, come sono oggi i social, i blog, per un contatto che ho avuto con molti comitati in questi giorni, ma in una sede istituzionale mi sento di farlo. Noi abbiamo avuto due momenti nell'amministrazione comunale negli anni passati di individuazione di aree di sviluppo dei piani di zona, che sono stati, mi pare nel 2003, una prima delibera collegata alla prima delibera di adozione del piano regolatore, e una seconda delibera nel 2008, quando fu completato di fatto il secondo PEEP. Ricordo grossomodo così. C'è quindi una prima generazione di completamento del secondo PEEP – forse il dottor Riparbelli sa addirittura meglio di me, perché ha approfondito – una prima delibera di individuazione delle aree programmatiche, nel 2003, e poi ce n'è un'altra. Tra il 2003 e il 2008 quindi sono probabilmente ricompresi molti di questi piani di zona, che poi sono andati in attuazione. Si tratta anche di verificare bene, attraverso il materiale che ci trasmettete e le ulteriori informazioni, come si sono sviluppati i passaggi attuativi di sottoscrizione delle convenzioni, rispetto delle convenzioni e controlli nel corso dell'attuazione di questi piani di zona. Questo è il punto centrale per capire dove e se ci sono vuoti legislativi che vanno colmati.
  A mio modo di vedere, per l'esperienza che ho fatto – non ho maneggiato direttamente la 167 come piani attuativi, non era nelle mie competenze – da quello che capisco lo strumento 167-865 ha bisogno di una totale revisione anche dal punto di vista dei controlli, dei passaggi di mano tra regioni e comuni, dove poi ci sono più problemi. Questo è il primo aspetto: individuare insieme, anche con materiali che trasmetteremo alle amministrazioni, non soltanto alla procura, per le eventuali illegalità commesse, ma anche alla regione e al comune, in forma del tutto istituzionale, quali sono i vuoti legislativi sui quali il Parlamento può intervenire per apportare modifiche al meccanismo della 167. L'altro, naturalmente, sono le situazioni specifiche, che qui hanno bisogno, per evitare che tutto finisca nel generico, di interventi specifici. È stata citata la questione dell'ACEA. Se ci sono famiglie che pagano l'acqua, che pagano i servizi e non ce li hanno, quindi due volte subiscono soprusi, o che non hanno i servizi ma li pagano, questa è una cosa che merita, credo, da parte della Commissione un'immediata segnalazione all'ACEA. L'avrete fatta, ma magari il peso che una Commissione parlamentare d'inchiesta può avere – mi auguro, voglio ritenere, non so se sia così – è un po’ più pregnante. Le mie, più che domande, sono sollecitazioni a mantenere una relazione di informazione costante, in maniera che si possano accendere delle lampadine per chiarire le varie situazioni.
  Sono state citate, e concludo, l'emergenza del 30 marzo e quella del 6 aprile. Qui ci sono comitati di zona che non sono venuti, pur invitati. Sento che ci sono famiglie sotto sfratto, che rischiano di essere cacciate dagli alloggi, materia da accertare anche con la prefettura, con gli organi di sicurezza e di ordine pubblico. Bisogna capire l'eventualità reale e il perché di questi sfratti e, eventualmente, se per le aste del 30 marzo e del 6 aprile c'è qualcosa cosa che il Parlamento può legittimamente fare, per fare in modo che queste operazioni siano stoppate in attesa che i procedimenti civili e penali accertino le responsabilità. Se ci sono delle responsabilità, le famiglie magari lo sanno dopo. Servirebbe un calendario, un quadro di queste situazioni, in maniera che si possa fare quello che si può.

  MONICA POLIDORI, comitato Monte Stallonara. Vorrei rispondere all'onorevole Mannino relativamente al coordinamento e alla domanda che ha posto. Pag. 34
  Purtroppo, non so, anche in questo caso, se per divisioni politiche o per altro, ma ahimè purtroppo siamo tutti truffati. Forse la gente dovrebbe capire questo. La politica, almeno per noi, c'entra veramente poco in questa situazione. Io faccio parte del gruppo ASIA USB, referente Angelo Fascetti, e sono con l'avvocato Vincenzo Perticaro, che si sta occupando di svariati piani di zona. Io intendo il comitato di Monte Stallonara, ma se volete ognuno di noi vi lascerà le proprie e-mail per darvi i documenti e per mandarvi altro.
  Vorrei invece fare un piccolo appunto. Il dottor Morassut ha detto che questi piani di zona sono quasi tutti quelli del secondo PEEP, sviluppatasi poi tra il 2003 e il 2005, fino al 2008. Vorrei capire – questa è una domanda che mi faccio da molto tempo – chi ha preso la decisione, e parlo per il mio piano di zona, di realizzare dei palazzi dove dovranno venire 5.000 persone su un'ex cava e su un'ex discarica abusiva. Sembra dagli atti che Manlio Cerroni scaricasse lì tutto quello che avrebbe dovuto portare a Malagrotta più di 40 anni fa. Noi non sappiamo neanche che cosa c'è sotto i nostri palazzi. Non è stata fatta una bonifica di nulla! Su questo sono avvelenata. Già abitiamo vicino a Malagrotta, dove non so se sapete tutti che qualcuno vuole realizzare anche una discarica di amianto, e noi faremo le barricate per questo. Già qualcuno ha deciso di fare un piano di zona vicino a Malagrotta. In più, ha costruito le case dove c'erano non sappiamo neanche che genere di rifiuti ci fossero. Non sappiamo neanche se lì sotto c'è l'amianto o ben altro. Quando hanno scavato per fare le fogne, hanno tirato fuori di tutto! Le fogne si fanno a 8 metri ed è stato tirato fuori di tutto! Abbiamo anche fotografie di questo. Chi è lo scellerato che ha dato la possibilità di costruire dei palazzi lì!? Questo è uno scellerato, o questi. Dico un'altra cosa e concludo, ma sono veramente molto arrabbiata su dove sono stati costruiti i palazzi. Lì ci vivono centinaia migliaia di bambini, oltre che persone. Siamo la Terra dei fuochi 2 lì, in quella zona. Qualcuno deve fare qualcosa per controllare che cosa c'è sotto questi palazzi. Anche su questo vertono anche le nostre denunce.
  Il dottor Riparbelli diceva dei 70-80.000 euro che mancano in tutti i piani di zona, ma mancano anzitutto per quello che hanno detto loro, anche per le sanzioni mai fatte a tutti i costruttori. Non è possibile. Ormai abbiamo scoperto qual era il giochetto dei costruttori con la politica – la metto in mezzo tutta – con i dirigenti del comune, con i dirigenti della regione. Magari ci sarà anche gente brava, ma intanto questi costruttori hanno fatto il porco comodo per più di vent'anni su Roma. Hanno speculato su di noi e hanno drogato tutto il mercato immobiliare di Roma. Questa è una cosa che deve essere molto chiara. L'edilizia privata costa moltissimo, perché le case in edilizia agevolata costavano intorno ai 2-3.000 euro al metro quadro. Questo non andava altro che a favore dei grandi costruttori di Roma che vendevano privatamente.
  Infine, a Monte Stallonara, ma vi prego di verificarlo anche su altri piani di zona, ci sono ancora operatori, tra cui Amore, arrestato un anno e mezzo fa, che deve costruire: nessuno del dipartimento gli ha tolto le aree. Togliamo le aree ai costruttori che non costruiscono e mettiamoci quelli che vogliono costruire. Poi se vi volete andare a vedere anche i comuni virtuosi in Italia che fanno i prezzi massimi di cessione come dovrebbero, vi mando la documentazione.

  PRESIDENTE. Sarebbe interessante conoscerli, così lo acquisiamo agli atti. Sull'ultima battuta che ha fatto.

  MONICA POLIDORI, comitato Monte Stallonara. Certo.

  DANIELA MATILDE MARIA GASPARINI. Parlavo dei comuni virtuosi, visto che nella mia città c'è un grande movimento cooperativo, positivo in questo caso. Ho una curiosità. Una cosa che non riesco a capire, perché non sono romana: qual è la rete di relazioni istituzionali? I municipi per voi sono un riferimento o no?

Pag. 35

  GIAN LUCA RIPARBELLI, comitato Pian Saccoccia. Non hanno potere sull'ambito dei piani di zona. I municipi non hanno nessun potere. C'è un dipartimento apposito che regola i piani di zona, l'ex IX dipartimento. Il municipio non ha nessun tipo di potere su quest'argomento.

  GIUSY ROTUNNO, comitato Castelverde. Nel nostro caso, il municipio ha attestato un fine lavori poi risultato non veritiero. A febbraio 2010, il direttore dei lavori attesta l'ultimazione dei lavori e, nel mese di maggio-giugno dello stesso anno, lo stesso direttore dei lavori chiede per la terminazione delle opere altri 300.000 euro. In seguito a una commissione di controllo e garanzia del VI municipio, lo stesso funzionario del municipio che aveva dato il benestare alla fine lavori dichiara – ci sono i verbali – che ad oggi non darebbe il fine lavori. Pensi che abbiamo parti incompiute, non c'è l'antincendio, e abbiamo parti di box incompiute. Se ritenete opportuno, posso mandare delle foto per valutare lo stato effettivo dell'immobile.
  Per tutto il resto, abbiamo avuto un consiglio straordinario al VI municipio, ma più che un impegno per impegnare l'amministrazione attuale non fa.

  GIAN LUCA RIPARBELLI, comitato Pian Saccoccia. Politicamente, il municipio ha poco potere. I tecnici sono utilizzati per fare verifiche. Nel nostro municipio, come forse saprete, il XIV, l'ufficio tecnico è stato totalmente azzerato dagli arresti della magistratura. Abbiamo presentato alcune denunce personalmente. Purtroppo, questa è la situazione.
  Vorrei cercare di rispondere ad alcune cose che sono state dette, e riprendere anche quello che è stato detto poco fa.
  Lei, onorevole Morassut, ha parlato dell'impianto legislativo. Il problema qui, secondo me, non è tanto l'impianto legislativo 167, ma la stortura delle applicazioni. Di fatto, la legge funzionerebbe, peccato che non sia mai stata applicata. Non solo non è stata mai applicata, è stata proprio smentita, violata ripetutamente. Faccio presente l'altro tema grande dell'affrancazione, del prezzo massimo di cessione. Ci sono circa 200-300.000 atti nulli in questo momento per appartamenti venduti in seconda o in terza battuta, con prezzi superiori al prezzo massimo di cessione. Perché? Perché gli uffici avevano rilasciato una liberatoria dicendo che il prezzo massimo di cessione si applicava solo alla prima vendita, tanto che, se lei avesse ascoltato, come abbiamo fatto noi, i famosi tecnici del dipartimento, li avrebbe sentiti parlare di prezzo massimo di prima cessione. Si sono inventati letteralmente delle norme inesistenti, questo per favorire, come è stato detto, una serie di persone e costruttori. Se faceste un semplice elenco di tutti i piani di zona in questo momento in corso, i nomi sono sempre gli stessi, sono trenta nomi, sono trenta aziende, trenta famiglie, trenta imprese, sono sempre loro che si sono aggiudicati ripetutamente le assegnazioni delle aree! Cambiano i nomi delle imprese o delle cooperative, ma se fate come abbiamo fatto noi, un'indagine al registro delle imprese, scoprirete che i proprietari sono sempre gli stessi. Cambiano i nomi, ma non le persone che ci sono dietro.
  Quando diciamo che siamo delusi, abbandonati, arrabbiati, è perché, nonostante da anni... Personalmente, da cinque anni mi conoscono tutti, in tutti gli uffici comunali e regionali, perché ripetutamente il nostro comitato va, così come tutti loro. Siamo diventati ormai quasi una famiglia: hanno paura di noi quando arriviamo là.
  Voglio raccontare un altro aneddoto. Ci abbiamo messo tre anni per avere le copie di documenti che abbiamo richiesto con l'accesso agli atti. Abbiamo dovuto fare ricorso al difensore civico, perché ci sono stati rifiutati gli atti, ci è stato messo per iscritto che non ci venivano dati perché i cittadini non sono in grado di comprenderne la complessità tecnica. Con questa motivazione ci sono stati rifiutati gli atti. Abbiamo dovuto fare denunce. Voglio cercare di farvi capire che è una situazione kafkiana, nella quale, come è stato detto dai colleghi, abbiamo dovuto studiare giorno e notte. Io addirittura ho preso una laurea nel frattempo. Tanto mi ero appassionato al tema che mi sono pure laureato su Pag. 36questo. Siamo in una situazione incredibile. Chiediamo da anni che ci sia un interlocutore, che venga costituita una task force, come ci è stata promessa. Ci è stata promessa dall'assessore Caudo, ci è stata promessa da Berdini, dai vari assessori che si sono succeduti, ma non si vede ancora niente.
  La famosa convenzione dice tutto, chiarisce tutto. Il disciplinare attuativo della convenzione prevede tutto: non è stato mai applicato.
  Prima parlavamo dell'Istat. Una norma molto chiara dice che, nel caso in cui le opere di urbanizzazione non siano state terminate, non si deve applicare l'aumento dell'indice Istat al prezzo di costruzione, e invece è stato applicato. Prima sono stati citati 3 anni di proroga: nel mio caso 5 anni di proroga sono dati, e quindi ci hanno calcolato 5 anni in più di indice Istat, in maniera illegittima. Il nostro prezzo massimo di cessione è aumentato del 7 per cento solo per questo.
  Vogliamo parlare di un'altra illegittimità? Il comune di Roma, in maniera illegittima, ha stabilito un prezzo base del costo di costruzione di 1.150 euro al metro quadro. Perché in maniera illegittima? Perché è la regione Lazio che per legge e per dettato costituzionale, visto il titolo V, lo stabilisce. Nello stesso periodo, giugno 2005, per la regione Lazio il prezzo base per l'edilizia residenziale agevolata è di 830 euro al metro quadro. Il comune di Roma, in maniera del tutto autonoma e non si sa sulla base di quale norma, parla di 1.150 euro. C'è già di partenza un gap del 30 per cento. Oggi, con tutti questi conteggi che sono stati fatti, come è stato detto prima, il prezzo minimo di un alloggio in edilizia residenziale cosiddetta agevolata, escludendo il costo dell'area, che andrà pagata a parte, è minimo di 1.800 euro al metro quadro, e si arriva a punte di 2.000, 2.100, 2.150, in aree che sono, come è stato detto prima, quasi tutte fuori dal raccordo anulare, senza opere di urbanizzazione, senza servizi, senza nulla, senza possibilità di arrivare. Ognuno di noi, per arrivare qua oggi, ha impiegato un tempo minimo da un'ora e un quarto a due ore; un viaggio, no? Faremmo forse quasi prima arrivare a Firenze che qua.
  In effetti, fino a oggi c'è stata solo l'ASIA USB che ha iniziato, assieme all'avvocato Perticaro, un certo tipo di percorso nel 2012 partendo con la difesa degli inquilini in affitto. In realtà, loro hanno seguìto questo filone, ma non ci sono solo gli inquilini in affitto, ci sono anche per esempio i soci di cooperativa. Noi, per esempio, stiamo cercando di organizzarci, ma è un lavoro. Personalmente, ormai lavoro praticamente solo per questo da due anni a questa parte. È una battaglia incredibile.

  PRESIDENTE. Ricordo che l'attività che avete svolto e rappresentato attraverso l'audizione in Commissione viene acquisita dalla Commissione e diventerà parte integrante della relazione finale. Vi invitiamo a tenere rapporti con la Commissione. Qualsiasi ulteriore questione dovesse emergere nel prosieguo, siamo disponibilissimi ad acquisirla.

  CLAUDIA MANNINO. Vorrei chiedere al presidente se è possibile fare, in relazione a tutte le audizioni di oggi, uno scambio dei contatti dei soggetti che sono stati auditi. Credo che tutto il materiale depositato verrà inviato a tutti i componenti della Commissione.

  PRESIDENTE. Vi ringraziamo per essere intervenuti. Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione del Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Paolo Aquilanti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri, Paolo Aquilanti, che ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  Sono inoltre presenti l'architetto Carmela Giannino, coordinatore della segreteria tecnica del Nucleo per la valutazione dei progetti per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie presso la Presidenza del Consiglio; la dottoressa Valentina Pag. 37 Tucci, responsabile del procedimento concernente il bando per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie presso la Presidenza del Consiglio, che ringrazio per la loro presenza.
  Do la parola al dottor Aquilanti, con riserva per me e per i colleghi di rivolgergli, al termine del suo intervento, domande e richieste di chiarimento.

  PAOLO AQUILANTI, Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri. Abbiamo avuto, per la cortese segnalazione degli uffici della Commissione, le indicazioni sui temi di interesse di questa Commissione. Vorrei premettere che, oltre che per il fatto che sono il Segretario generale della Presidenza del Consiglio, la mia presenza qui è motivata dal fatto che ho presieduto il Nucleo di valutazione che si è costituito alla Presidenza del Consiglio per il Programma straordinario di riqualificazione delle periferie urbane. Altri quesiti che ci sono stati trasmessi preventivamente riguardano altre questioni e procedimenti, sui quali comunque volentieri darò le informazioni in mio possesso, che ho raccolto anche dagli altri uffici e strutture della Presidenza del Consiglio, ma mi soffermerò in modo più diffuso e specifico su quella parte su cui ho avuto anche una responsabilità diretta come presidente del Nucleo di valutazione.
  In riferimento ai compiti che la normativa vigente ha attribuito alla Presidenza del Consiglio dei ministri e per essa al Segretario generale in tema di assegnazione dei fondi a disposizione dei comuni per il risanamento delle aree periferiche delle città italiane e in relazione ai quesiti posti dalla Commissione, come dicevo, in via informale preventiva, fornisco gli elementi di informazione più rilevanti, restando naturalmente disponibile a rispondere poi ai quesiti già preannunciati dal presidente o a richieste di chiarimento. Anzitutto, faccio riferimento alle problematiche applicative riscontrate nell'attuazione delle previsioni introdotte dalla legge di stabilità per il 2016, che ha istituito quello che è definito dalla legge stessa il Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle Città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia.
  La legge n. 208 del 2015, legge di stabilità per il 2016, ai commi da 974 a 978, ha istituito per l'anno 2016, quindi con copertura finanziaria per l'esercizio 2016, pari a 500 milioni di euro, un Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle Città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia. Ai fini della predisposizione di tale programma, gli enti interessati hanno trasmesso i progetti alla Presidenza del Consiglio dei ministri secondo modalità e procedure stabilite da un decreto del Presidente del Consiglio in data 25 maggio 2016, con allegato il relativo bando per la partecipazione. Tra le condizioni stabilite dal bando, vi è il limite massimo della quota di finanziamento per ciascun ente a carico del bilancio statale, fissato nella misura di 18 milioni di euro per i comuni capoluogo, compresi i comuni cosiddetti capoluogo di città metropolitane, identificate più correttamente come comune con il maggior numero di abitanti della Città metropolitana e di 40 milioni di euro per ciascuna Città metropolitana, quota distinta dalla prima, e dunque cumulabile con essa. Pertanto, nelle città metropolitane spetterebbe, in astratto, la quota di 18 milioni per il comune capoluogo e di 40 per l'ente Città metropolitana. Hanno partecipato quasi tutti gli enti aventi diritto, esclusi i comuni di Bari, Como, Lecco, Lodi e la città metropolitana di Cagliari, che non hanno presentato domanda.
  Con decreto del segretario generale del 6 settembre 2016, è stato costituito il Nucleo per la valutazione dei progetti per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie, composto dallo stesso segretario generale in qualità di presidente e da sei esperti di particolare qualificazione professionale, anche estranei alla pubblica amministrazione, due dei quali designati, rispettivamente, dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e dall'Associazione nazionale dei comuni. Ne hanno fatto parte l'ingegnere Michele Brigante, designato dalla Conferenza delle Regioni; la dottoressa Veronica Nicotra, designata Pag. 38dall'ANCI, di cui è segretario generale; il consigliere Ferruccio Sepe, dirigente della Presidenza del Consiglio, che a sua volta presiede il comitato di cui poi parleremo riferito all'altro procedimento sulle periferie previsto dalla legge di stabilità dell'anno precedente e che riguarda tutti i comuni; l'architetto Elisabetta Fabbri; la professoressa Laura Ricci, direttore del dipartimento di pianificazione design e tecnologia dell'architettura presso la facoltà di architettura dell'università di Roma «La Sapienza»; il professore Fabio Pammolli, ordinario di economia e gestione delle imprese presso la Scuola superiore universitaria IMT, Alti Studi di Lucca. Il Nucleo è stato coadiuvato da una segreteria tecnico-amministrativa, qui egregiamente rappresentata dalla coordinatrice e dalla responsabile del procedimento.
  Con decreto del Presidente del Consiglio del 6 dicembre 2016, pubblicato il 5 gennaio 2017 in Gazzetta Ufficiale, è stata approvata la graduatoria dei progetti, che comprende tutti i 120 enti partecipanti – 107 comuni capoluoghi di provincia o di città metropolitana e 13 città metropolitane – che hanno tutti superato lo scrutinio preliminare di ammissibilità, per cui sono entrati tutti nella graduatoria di merito formata in base a un punteggio, graduatoria pubblicata, per l'appunto, in Gazzetta Ufficiale il 5 gennaio 2017. Il valore finanziario complessivo dei progetti presentati ammonta a 3.881.000.000 euro e riguarda sia la quota a carico del bilancio statale sia le quote a carico di altri bilanci pubblici, in particolare dello stesso ente partecipante, o di altri enti pubblici partecipanti al progetto o anche la quota di cofinanziamento privato. La quota complessiva da imputare al finanziamento statale corrisponde a un valore di poco meno di 2,1 miliardi. Tutti i progetti hanno cioè un volume, per la parte per la quale chiedono finanziamento a carico del Programma per le periferie, di 2 miliardi 61 milioni; la parte restante è costituita da altre fonti di finanziamento pubblico, in primo luogo degli stessi enti interessati, o da cofinanziamenti privati. I comuni e le città metropolitane, che nella graduatoria vanno dal 1° al 24° posto, potranno accedere alle risorse previste dall'articolo 1, comma 978, della legge di stabilità per il 2016, quindi 500 milioni di euro, per la semplice ragione che la somma delle quote di finanziamento statale richieste da questi comuni arriva a 500 milioni. Quasi tutti hanno chiesto la quota massima. Altri hanno chiesto, invece di 18, 15, 12 o 9 milioni. Facendo la somma di quanto hanno chiesto i primi 24 si esaurisce dunque la disponibilità di 500 milioni per l'anno 2016. Naturalmente abbiamo interpretato e fatto la scelta di non ripartire su tutti i progetti i 500 milioni, ma di concentrarli integralmente sui primi. Come vedremo, come sapete in quanto parlamentari che hanno concorso a elaborare e approvare la legge, la legge di bilancio per il 2017 ha rifinanziato in una misura tale che arriverà a coprire l'intero fabbisogno di tutta la graduatoria. Pertanto, al fine di completare, nella misura di 1,6 miliardi di euro – quindi 500 già stanziati più 1,6 si arriva a 2,1 miliardi – il finanziamento dei progetti ammessi, e quindi di tutti in effetti, la legge di stabilità per il 2017 ha previsto l'utilizzo sia del Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale, alla cui ripartizione si procederà con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, ai sensi dell'articolo 1, comma 140, della legge n. 232 del 2016, legge di bilancio per il 2017, sia ai sensi del successivo comma 141, delle disponibilità del Fondo per lo sviluppo e la coesione relativi al periodo di programmazione 2014-2020, da assegnare con delibera del CIPE.
  Con riferimento alle risorse del comma 140, quindi a quelle del fondo investimenti, è stata già inoltrata al Ministero dell'economia e delle finanze da parte della Presidenza del Consiglio la richiesta della somma complessiva per il biennio 2017-2018 di 800 milioni di euro. Riguardo invece alle risorse di cui al comma 141, in considerazione della rilevanza strategica del finanziamento del piano per le periferie, è stata avviata dagli uffici competenti della Presidenza del Consiglio l'istruttoria relativa all'assegnazione di risorse pari complessivamente, per lo stesso biennio 2017- Pag. 392018, agli altri 800 milioni di euro. Nel complesso dunque 1,6 miliardi, che coprirebbero, insieme ai 500 milioni, l'intero fabbisogno. L'istruttoria è in corso di perfezionamento e si confida di poter sottoporre la proposta al CIPE già in occasione della prossima seduta, prevista entro le prime due settimane di febbraio.
  Entro il 28 febbraio 2017, i primi 24 enti in graduatoria e il Segretario generale della Presidenza del Consiglio stipuleranno le convenzioni relative alla realizzazione e al finanziamento dei progetti nell'ordine di punteggio decrescente assegnato dal Nucleo di valutazione. Non sono state riscontrati particolari problemi in merito all'applicazione delle previsioni di queste norme. In ragione delle complesse procedure previste dal bando precedente, quello sulla riqualificazione delle aree urbane degradate di cui alla legge n. 190 del 2014, legge di stabilità per il 2015, in quest'occasione si è inteso predisporre un percorso più snello ed efficace, con richiesta di limitati ma rilevanti documenti agli enti partecipanti e indicazione di criteri di selezione degli interventi che, in coerenza con le finalità del programma, hanno inteso valorizzare la tempestiva esecutività degli interventi, privilegiando progetti con un grado di attuazione avanzato, e comunque, come si dice, cantierabili, e la capacità di attivare sinergie tra finanziamenti pubblici e privati.
  Riguardo alla natura e alla tipologia dei progetti presentati e alla loro conformità alle finalità previste dalla legge e dal bando, si può dire che, come si diceva all'inizio, hanno presentato la domanda 13 città metropolitane e 107 comuni capoluogo di provincia, per un totale di 120 enti, dell'importo complessivo di 3 miliardi 881 milioni, 2 miliardi 61 milioni a valere sulle risorse statali e 1 miliardo 820 milioni risorse di cofinanziamento pubblico e privato, come da somma fatta sui singoli progetti. Su 120 proposte complessive, solo 11 non hanno previsto un cofinanziamento pubblico o privato. Quasi tutte le città hanno presentato progetti, come abbiamo visto, e quasi tutti vedono il concorso di soggetti pubblici, quali ad esempio l'Agenzia del demanio, Rete Ferroviaria Italiana, agenzie regionali per la casa, e soggetti privati, come, solo a titolo esemplificativo, fondi immobiliari, apporti di capitali da fondazioni bancarie ed enti privati del terzo settore. Il concorso di tali soggetti pubblici e privati ha contribuito, nello spirito del bando, a rendere innovativi i progetti presentati, apportando un significativo effetto moltiplicatore delle risorse messe in campo, ovviamente potenziale perché siamo ancora allo stadio di progettazione. Riguardo alla fattibilità dei progetti, dall'esame degli stessi progetti emerge un altro dato significativo: solo il 10 per cento è a livello di progetti esecutivi, il 13 per cento di progetti definitivi, il 77 per cento di studi di fattibilità o progetti preliminari.
  Dall'analisi dei cronoprogrammi presentati dagli enti emerge un ulteriore dato rilevante. Il 31 per cento dei progetti prevede tempi di attuazione fino a due anni, il 44 per cento un tempo fino a tre anni, il 25 per cento fino a quattro anni, il 20 per cento superiore a 48 mesi, con punte di 72 mesi in due casi. Tale dato assume un valore rilevante e anche decisivo per la fattibilità degli interventi, che saranno oggetto di progettazione esecutiva nei tempi previsti dal bando, 60 giorni dalla sottoscrizione delle convenzioni.
  Abbiamo usato finora il termine progetti per semplicità, nel senso che finora li abbiamo intesi come la domanda fatta da ciascun ente. In realtà, ognuna di queste domande contiene un numero a volte assai rilevante di singoli progetti, che abbiamo chiamato «interventi», in alcuni casi addirittura alcune decine di progetti, presentati dallo stesso ente, raccolti in un'unica domanda e, secondo la prospettazione dell'ente, connessi tra loro da un filo conduttore, quantomeno finalistico, di riqualificazione, che poi in alcuni casi è più o meno evidente. La loro motivazione è questa. Tuttavia, il 74 per cento dei comuni, pari a 88 comuni, ha presentato un numero di interventi fino a 20. Il 21 per cento di comuni, 25 enti, ha presentato un numero di interventi fino a 50. Il 5 per cento, 6 enti, ha presentato un numero di interventi superiore a 50. Pag. 40
  Riguardo alla natura e alla tipologia degli interventi che sono stati elaborati e presentati dagli enti, e quindi raccolti nelle loro proposte progettuali, l'esame dei progetti presentati, limitandoci per il momento – posso lasciare una documentazione riferita anche a tutti gli altri – a quelli fino al 24°, quelli immediatamente finanziabili, beneficiari delle risorse già stanziate dalla legge di stabilità per il 2016, ma anche dagli altri complessivamente, emerge una significativa varietà di tipologie di intervento, esemplare ai fini delle strategie di sviluppo urbano previste sui territori di riferimento. Le innumerevoli casistiche rilevate sono state concentrate dagli uffici con uno sforzo interpretativo, anche al di là delle auto-qualificazioni date dagli enti. Spesso dietro ai titoli che pure hanno dato ai progetti, c'erano realtà un po’ diverse, anche solo per una non sempre esatta definizione, non necessariamente per intenti particolari. Sono state individuate – consideratelo un lavoro interpretativo degli uffici – otto macro-aree principali, riferite alle finalità indicate dalla legge che ha istituito il Programma straordinario e che sono a voi note, e quindi commisurando quelle finalità al contenuto proprio reale dei progetti o della loro prima definizione, così come ci è stata presentata. Si tratta di interventi per l'occupazione e l'avvio al lavoro di particolari segmenti sociali; di interventi di rigenerazione urbana materiale, comprensivi di interventi infrastrutturali, ferroviari, di ristrutturazione edilizia e recupero di aree industriali dismesse; di interventi per la sicurezza urbana e ambientale, illuminazione pubblica, reti Wi-Fi; interventi di riduzione del rischio idrogeologico; interventi di miglioramento o completamento di servizi idrici e fognari; bonifiche ambientali; recupero di caserme dismesse e di sedi per presìdi di pubblica sicurezza; di interventi per l'edilizia scolastica; di interventi di edilizia residenziale e di cosiddetto housing sociale; di interventi di welfare metropolitano, servizi sociali, culturali, spazi pubblici, comprese piazze, aree verdi, orti urbani, impianti sportivi, beni culturali; di interventi di mobilità sostenibile, piste ciclabili, trasporto pubblico locale, parcheggi; in forma trasversale, di piani e studi di fattibilità. Naturalmente, di tutti questi elementi informativi lascerò copia, e ci sono anche tabelle grafiche che riassumono le notizie che sto comunicando.
  Queste tipologie di interventi così aggregati sommariamente sono stati reputati coerenti con le finalità previste dalla norma di legge per i progetti di intervento sulle periferie a scopo di riqualificazione. Pertanto, il programma e il bando stesso assumono, secondo la valutazione della Presidenza del Consiglio, ancora di più un valore strategico innovativo, anche se, soprattutto se messo a confronto con programmi e progetti in corso nelle grandi città europee, come Parigi o Londra, la tendenza a livello europeo ormai molto visibile è quella di far rinascere, rivivere luoghi cittadini pubblici, aree dismesse, con progetti che rispondono all'esigenza di innovare e soddisfare bisogni dei cittadini legati al vivere quotidiano. Obiettivo comune è l'attuazione in tempi brevi e la determinazione di condizioni da parte delle autorità pubbliche e delle autorità amministrative per attirare le innovazioni, mobilitare energie, mettere insieme competenze, per rispondere anche ai nuovi modi di vivere. I progetti tendono a individuare normalmente le potenzialità dei territori urbani di riferimento, a rafforzare la cosiddetta mixité sociale e a rispettare l'ambiente, mettendo in atto i princìpi del costruire sostenibile, e della riduzione, addirittura dell'assenza del cosiddetto consumo di suolo. Riguardano diversi aspetti dell'uso degli spazi per valorizzare il patrimonio edilizio esistente, la realizzazione di nuovi servizi adatti alle esigenze legate alla salute e all'invecchiamento della popolazione, la promozione di forme di partenariato pubblico-privato e di concertazione, dimostrando così di essere in grado di garantire la fattibilità della proposta; caratteristiche che sono state valutate attraverso una dettagliata articolazione di sub-criteri di valutazione di cui ora si dirà. Tutto quanto detto in modo riassuntivo è ciò che abbiamo ritenuto di raccogliere come elementi di informazione dai progetti presentati, ma si tratta anche dell'impostazione Pag. 41data in base alla legge e al bando all'attuazione e all'esame delle domande, tanto che il Nucleo di valutazione ha ritenuto di individuare alcuni indicatori, ovvero delle articolazioni più analitiche, dei criteri di valutazione principali, già definiti dal bando e che avevano una natura, secondo uno standard consolidato per esperienze simili, prevalentemente quantitativa. I sotto-criteri individuati dal Nucleo avevano più una connotazione di tipo qualitativo, criteri ai quali comunque è stato poi assegnato un punteggio tra un minimo e un massimo.
  Ve li lascerò nel dettaglio, ma sommariamente vi descriverò, per non tediare troppo, alcuni di questi, per esempio riguardo al criterio già individuato dal bando concernente la tempestiva esecutività degli interventi che, ai sensi del bando, vale fino a 25 punti. Abbiamo individuato criteri più specifici sullo stato di avanzamento, lo stato della strumentazione urbanistica generale e/o esecutiva, cioè se adottata o approvata, i tempi di realizzazione, e quindi il cronoprogramma, sulla capacità di attivare sinergie tra finanziamenti pubblici e privati quando il contributo finanziario di parte privata sia pari almeno al 25 per cento dell'importo complessivo del progetto. Abbiamo individuato come elemento rilevante la presenza di un cofinanziamento privato superiore al 25 per cento, la presenza di cofinanziamento pubblico, la presenza di intese o accordi già stipulati con gli enti finanziatori diversi dall'ente dallo Stato e dall'ente proponente.
  Riguardo alla fattibilità economica e finanziaria e alla coerenza interna del progetto, anche con riferimento a singoli moduli progettuali, abbiamo individuato criteri più specifici concernenti congruità, attendibilità e realismo del piano finanziario in relazione alle dimensioni e al tipo di progetto; la coerenza interna e i risultati attesi e la presenza di singoli lotti funzionali autonomamente fruibili, quindi anche indici di qualità sotto l'aspetto organizzativo in termini di chiarezza e raggiungibilità degli obiettivi; la dimostrazione di una capacità gestionale dei progetti da parte degli enti, compresa la possibilità di coinvolgere reti di cittadini singoli e associati nella gestione dei beni oggetto di intervento; le valutazioni concernenti parametri di carattere ecologico-ambientali, interventi con tecnologie innovative sul modello di smart city, mobility, building, patrimonio edilizio e infrastrutture, indicatori di qualità ecologica ambientale, aree verdi.
  Riguardo all'aspetto architettonico urbanistico, come si è detto già, abbiamo guardato a rifunzionalizzazione e adeguamenti di edifici e di infrastrutture già esistenti; all'attenzione agli aspetti architettonici, anche estetici, dei progetti; alla presenza di mix funzionali di tipologie di servizi pubblici, comprese le residenze sociali.
  Ancora, sotto l'aspetto più di orientamento al welfare metropolitano, abbiamo guardato al numero e alla consistenza dei possibili beneficiari individuati dagli enti, popolazione residente o anche quando i progetti interessavano un universo di persone che andasse oltre la popolazione residente; alla promozione di attività turistiche culturali, didattiche e sportive; alla presenza di interventi di inclusione sociale e lavorativa; alla presenza di spazi e attrezzature pubbliche e di uso pubblico; alla valorizzazione della coesione sociale nelle comunità locali.
  Il Nucleo ha poi stabilito, come criterio generale, una soglia minima di punteggio per l'ammissione dei progetti al finanziamento pari a 20 punti: tutti lo hanno raggiunto. Mi pare che gli ultimi della graduatoria abbiano 25 punti. Pubblicata la graduatoria, i comuni, come abbiamo detto, fino al 24 possono accedere ai 500 milioni. Come però avete visto, poiché i progetti sono tutti di carattere pluriennale, da due fino a quattro anni, un finanziamento su due anni comunque copre senz'altro tempestivamente anche il fabbisogno finanziario di tutti gli enti successivi al 24° posto in graduatoria. Contestualmente, insieme alla pubblicazione delle graduatorie, nello stesso decreto del Presidente del Consiglio, è stato definito un sistema di monitoraggio per la verifica anche a campione delle opere e dei servizi realizzati nonché dello stato di avanzamento dei progetti e del corretto utilizzo dei finanziamenti. Nella convenzione-tipo con gli enti beneficiari, che è in fase di Pag. 42predisposizione, saranno definiti gli obblighi delle parti, quindi della Presidenza e dell'ente beneficiario, le modalità di erogazione dei finanziamenti anche per quote successive, le modalità di controllo e monitoraggio, le procedure e le scadenze da rispettare e le eventuali revoche e le possibili penali, come sempre in questi casi.
  Presidente e onorevoli deputati, su questa parte la mia esposizione è terminata. Se ritenete, posso già riferire in modo più sintetico sugli altri quesiti che ci erano stati anticipati.

  PRESIDENTE. La lascerei completare.

  PAOLO AQUILANTI, Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri. Uno dei quesiti riguarda l'applicazione della normativa sulla realizzazione di impianti sportivi nelle periferie urbane prevista dal comma 3 dell'articolo 15 del decreto-legge n. 185 del 2015, che ha istituito il Fondo sport e periferie. Questa disposizione ha la finalità di potenziare l'attività sportiva agonistica nazionale. Dico subito che è agonistica perché, come sapete, la giurisprudenza della Corte costituzionale impone che, in base alla ripartizione di materie del Titolo V, la competenza legislativa e amministrativa e il finanziamento in materia di sport, e quindi di impianti sportivi, spetta allo Stato solo se lo sport è agonistico, spettando altrimenti alle regioni: la capacità statale anche di finanziare progetti è limitata quindi agli impianti per finalità agonistiche o strumentali ad attività agonistiche.
  La disposizione ha la finalità di sviluppare la cultura sportiva soprattutto, in questo caso esclusivamente, in aree svantaggiate e zone periferiche urbane, anche con l'obiettivo di rimuovere squilibri economico-sociali e incrementare la sicurezza urbana. La gestione delle risorse che costituiscono il fondo, per il quale è autorizzata una spesa complessiva di 100 milioni di euro nel triennio 2015-2017 (20 milioni nel 2015, 50 nel 2016 e 30 nel 2017), è assegnata al CONI, cui compete la ricognizione delle esigenze e la proposta degli interventi. A tal fine, il fondo è stato istituito inizialmente sullo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, per essere poi trasferito sul bilancio della Presidenza del Consiglio e, successivamente, trasferito da parte della Presidenza al CONI nell'esercizio delle proprie competenze e funzioni in materia di sport nonché di vigilanza sull'ente CONI, cioè da parte della Presidenza.
  Sul piano sostanziale, il fondo è destinato al finanziamento e al sostegno di interventi dei tipi seguenti: ricognizione dell'impiantistica sportiva esistente sul territorio nazionale; realizzazione o rigenerazione di impianti sportivi con destinazione all'attività agonistica nazionale localizzati nelle aree svantaggiate del Paese e nelle periferie urbane e diffusione delle attrezzature sportive nelle stesse aree; completamento e adeguamento di impianti sportivi esistenti con destinazione ad attività agonistica nazionale e internazionale; attività e interventi per la presentazione e la promozione della candidatura per le Olimpiadi di Roma del 2024, cosa che evidentemente è venuta meno, di cui poi diremo.
  Sulla base di quanto previsto dalla norma di cui si tratta, il CONI ha effettuato una ricognizione delle richieste e delle esigenze più urgenti predisponendo all'inizio il piano degli interventi urgenti, già previsto dalla stessa norma di legge, che è stato inviato il 10 dicembre 2015 alla Presidenza del Consiglio per le valutazioni e l'approvazione con DPCM, adottato poi il 1° febbraio 2016. Questo piano di interventi urgenti, che ha un valore complessivo di spesa di 23,2 milioni di euro, ha individuato otto progetti urgenti; per le città di Roma, Ostia, Corviale e altre aree periferiche; Napoli, Scampia; Palermo, quartiere Zen; Barletta, stadio-pista Pietro Mennea; Reggio Calabria, Piazza della Pace; Milano, Lorenteggio; un contributo alle spese già sostenute per la candidatura di Roma 2024. Per la parte residua delle risorse finanziarie, si è reso invece necessario, dopo il completamento della mappatura del patrimonio impiantistico sportivo nazionale, utile per una destinazione mirata degli investimenti, rimodulare una bozza già predisposta del piano a seguito dell'interruzione della candidatura di Roma ai Giochi Olimpici del Pag. 432024. Il piano pluriennale è stato poi approvato il 5 dicembre 2016 e registrato dalla Corte dei conti alla fine dello stesso mese.
  Per quanto riguarda il contenuto del piano pluriennale illustrato, in dettaglio e molto corposo, nella relazione allegata a quel DPCM del 5 dicembre 2016, l'esame delle proposte di intervento è stato svolto dal CONI sulla base del proprio patrimonio informativo, integrato dalle proposte pervenute in esito a una consultazione pubblica, che si è conclusa il 15 febbraio 2016. All'esito dell'esame svolto da un comitato di esperti nominato dal CONI, la giunta nazionale del CONI ha individuato 183 interventi da sottoporre alla Presidenza del Consiglio, per un valore complessivo di spesa di quasi 55 milioni (circa 54,9 milioni). Nell'individuazione dei progetti condotta con criteri diretti ad assicurare il maggior numero di interventi tenuto conto delle risorse a disposizione, sono rappresentate tutte le regioni, a eccezione del Trentino-Alto Adige e della Valle d'Aosta, dalle quali non sono pervenute proposte complete. Riguardo alle altre richieste, si tratta di rideterminazione del costo di alcuni interventi urgenti inseriti nel piano di febbraio, deliberata dalla giunta nazionale del CONI il 5 luglio 2016 a seguito di approfondimenti della documentazione progettuale, per un valore di 4.300.000 euro: l'intervento di rigenerazione del centro polifunzionale Giulio Onesti, 5 milioni di euro; le spese per la ricognizione dell'impiantistica sportiva nazionale, 3 milioni di euro; l'istituzione di un fondo di riserva tecnica, 9 milioni di euro, da utilizzare per l'impiantistica agonistica di alto livello e per far fronte alle spese connesse all'attuazione del fondo, a rischi e a spese straordinarie e imprevedibili che comportino uno scostamento dal budget assegnato. Naturalmente, per quanto riguarda le risorse per la candidatura di Roma 2024, tolte le spese già sostenute, tutto il resto è confluito sul progetto impianti sportivi, quel poco che c'era, perché non era granché. Non ricordo complessivamente la destinazione iniziale per Roma 2024, ma non era una quota particolarmente rilevante.
  Ora trattiamo dell'altro progetto di riqualificazione delle aree urbane degradate, quello già previsto dalla legge di stabilità per il 2015, la legge n. 190 del 2014, che, come sapete, era ed è rivolto a tutti i comuni. La legge n. 190 del 2014, comma 431 dell'articolo 1, ha disposto l'attuazione di un piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate, ma non metropolitane o di comuni capoluogo, ponendo in capo ai comuni la predisposizione di progetti da inviare alla Presidenza del Consiglio dei ministri. I commi 433 e 434 hanno disciplinato le fasi di selezione e finanziamento dei progetti, istituito un apposito fondo, dotato complessivamente di 200 milioni di euro, dotazione iniziale – vedremo poi perché – 50 per il 2015, 75 per ciascuno degli anni 2016 e 2017, per il finanziamento dei progetti risultati in posizione utile in graduatoria. Il 15 ottobre 2015, è stato emanato il decreto del Presidente del Consiglio, che, oltre a disciplinare l'istituzione e il funzionamento del Comitato di valutazione, le modalità di attuazione degli interventi finanziati e la finanziabilità degli stessi interventi, ha approvato il bando per la presentazione delle proposte, allegato allo stesso decreto del Presidente del Consiglio, che aveva fissato come termine per la presentazione delle proposte la data del 30 novembre 2015, poi prorogata di 48 ore a causa del numero enorme di domande pervenute contestualmente quel giorno.
  Il comitato di valutazione si è insediato il 4 aprile 2016 e si è riunito 28 volte, proprio oggi l'ultima volta. Nelle prime quattro riunioni sono state definite le modalità operative di funzionamento, approvata la scheda di ammissibilità, discusse alcune delle criticità riscontrate, individuando le soluzioni più idonee. A partire dalla quinta riunione, il 17 maggio 2016, si è proceduto alla valutazione di ammissibilità delle proposte, che si è conclusa nella seduta di oggi, 31 gennaio. Nel complesso, sono stati presentati 870 progetti, cioè hanno partecipato 870 comuni, di cui finora, esclusa la seduta di stamattina, risultava una valutazione complessiva, salvo verifiche su richieste di integrazione istruttoria, di circa Pag. 44400 ammessi alla valutazione di merito. Ultimata la prima fase, il comitato avvierà la seconda e ultima fase di valutazione di merito delle proposte ammesse. La durata di questa fase non potrà essere breve, in quanto, oltre ai punteggi che potranno essere attribuiti in modo automatico sino a concorrenza di 40 punti, ai sensi dell'articolo 6 del bando, si renderà necessario approfondire gli specifici contenuti di ciascun progetto, valutandone effetti, sostenibilità, quantità e qualità dei servizi erogati, attribuendo un punteggio sino a 60 punti, quindi prevalente su quello automatico di 40. Al termine di quest'attività, che presumibilmente terminerà intorno alla fine del prossimo mese di maggio, sarà approvata una graduatoria di merito.
  Per quanto riguarda i progetti che potranno beneficiare del contributo, si fa presente che le risorse originariamente disponibili, come si diceva 200 milioni di euro, sono state ridotte a 78,5 milioni di euro per interventi legislativi successivi. La dotazione finanziaria attuale è iscritta nel capitolo pertinente del bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri, dipartimento pari opportunità. Con tali risorse, che quindi ancora non sono state utilizzate, potranno essere finanziati circa 40-60 dei progetti tra quelli che saranno definitivamente ammessi. La stima è stata effettuata sulla media del contributo richiesto per ciascun progetto.
  L'ultima richiesta di informazioni che ci era stata anticipata riguarda il Comitato interministeriale per le politiche urbane, che fu istituito da una norma della legge n. 134 del 2012, articolo 12-bis. La norma istitutiva prevede che il Comitato sia presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri o da un ministro delegato e composto dal Ministro per la coesione territoriale, dal Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, denominazione di allora evidentemente, dal Ministro dell'interno, dal Ministro dell'economia e delle finanze, dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali, dal Ministro dello sviluppo economico, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, dal Ministro dell'istruzione università e ricerca e dal Ministro dell'ambiente. Al Comitato partecipano un rappresentante delle regioni e delle province autonome, un rappresentante delle province e un rappresentante dei comuni, nominati dalla componente rappresentativa delle autonomie territoriali nell'ambito della Conferenza unificata. Alle riunioni partecipano, inoltre, i ministri aventi competenza sulle materie oggetto dei provvedimenti e delle tematiche inserite all'ordine del giorno. È stata istituita una segreteria tecnica, collocata presso un ufficio del dipartimento per la programmazione economica.
  Il Comitato, dalla sua istituzione, si è riunito tre volte: il 23 gennaio, il 20 marzo e il 25 settembre 2013. Dopo i primi due incontri, presieduti dal Ministro per la coesione territoriale dell'epoca, Fabrizio Barca, è stato pubblicato un documento unitario strategico (20 marzo 2013) sugli indirizzi per una politica nazionale per le città e una possibile agenda urbana, intitolata Metodi e contenuti sulle priorità in tema di agenda urbana, in grado di integrare i diversi livelli di governo le politiche settoriali e le risorse finanziarie ordinarie europee. Il documento si avvale dei contributi dei Ministeri dell'istruzione università e ricerca, delle infrastrutture e dei trasporti, dell'interno, dell'economia e delle finanze, dell'ambiente, del lavoro, degli uffici del Ministro degli affari regionali, dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica regioni province e Anci. Nel documento è formalizzata una visione strategica che, a livello europeo, sarà recepita nell'articolo 7 del Regolamento del Fondo europeo di sviluppo regionale 1301 del 2013; a livello nazionale, nell'accordo di partenariato 2014-2020, nella sezione dedicata allo sviluppo urbano sostenibile. In particolare, tramite tale documento, il Comitato interministeriale aveva sancito la necessità di impostare – cito testualmente – «a livello centrale una politica ordinaria delle città a cui debbono partecipare e contribuire, sotto il coordinamento della Presidenza del Consiglio, le amministrazioni centrali dello Stato, impostando ognuno, per quanto di competenza, una propria capacità di intervento che si affianchi alle possibili azioni pubbliche Pag. 45 aggiuntive da finanziare con i fondi comunitari 2014-2020».
  A seguito della terza riunione del Comitato del 25 settembre 2013, è stato pubblicato un documento del Ministro per la coesione territoriale dell'epoca, Carlo Trigilia, sul Comitato interministeriale per le politiche urbane e le nuove politiche per la città, in data appunto 25 settembre 2013, nel quale si ravvisava l'opportunità di lavorare a un programma sulle aree metropolitane da integrare con il programma operativo previsto nell'ambito del ciclo 2014-2020 dei fondi europei. Come abbiamo visto all'inizio, queste indicazioni, per quanto risalenti ormai a qualche anno fa, non sono rimaste proprio lettera morta, perché il primo progetto di cui abbiamo parlato ha il suo elemento fondativo nella concentrazione sulle aree metropolitane e adesso, con il rifinanziamento, anche nell'imputazione ai fondi europei, e comunque in generale sulle aree periferiche delle città capoluogo.

  CLAUDIA MANNINO. Vista l'interessante audizione, spero che ci siano possibilità e tempo eventualmente per reintervenire.
  Vorrei ringraziare il segretario generale di questa relazione, che egoisticamente mi porta a ritirare alcune interrogazioni parlamentari che avevo presentato proprio su quest'argomento, ma ne sono ben lieta. Mi fa piacere aver ricevuto finalmente un aggiornamento sulla precedente programmazione straordinaria per il recupero delle periferie. Non so quale documentazione ci lascerete, ma a noi interessa, come obiettivo di questa Commissione, capire che tipologia di progetti le singole città hanno presentato, proprio con l'obiettivo di verificare o cercare di indirizzare i governi a non finanziare progetti spot, ma progetti che rientrano in una visione più organica, talvolta in ambito urbanistico, altre volte in ambito sociale, culturale, visti gli obiettivi della Commissione, ma anche del bando stesso.
  Ho acquisito che nella programmazione dell'ultima finanziaria c'è un controllo postumo sull'effettivo congruo utilizzo dei fondi. Vorrei sapere se anche sulla prima programmazione, quella che di fatto è in itinere – vedremo quando si concluderà – quella dei 200 milioni, è prevista la stessa regolamentazione, o comunque se la Presidenza del Consiglio ha intenzione di gestire in questa maniera la distribuzione.
  Vorrei anche chiedere se, proprio in funzione della profonda differenza tra le due programmazioni, quella del 2015 e quella del 2016, ci sono stati soggetti che hanno ripresentato i progetti con la seconda programmazione.
  Inoltre, l'ultima programmazione, quella del 2016, prevedeva la possibilità di finanziare anche soggetti privati: da quello che ho sentito non sembrerebbe, ma questa programmazione finanzierà anche dei progetti presentati da privati, così come la legge di stabilità prevedeva? Si potevano finanziare infatti soggetti pubblici e privati.
  Sarà mio interesse verificare i dettagli dei progetti, che chiedo quindi ufficialmente al segretario generale di farci avere sotto forma di relazione o di documenti che ci darà, ma guardando la graduatoria pubblicata, da siciliana – parlo in questo momento proprio in veste territoriale – mi è risultato anomalo, ad esempio, che le città metropolitane di Palermo, Messina e Catania abbiano presentato tutte e tre un progetto di 40 milioni di euro, una cifra precisa... e anche altre. Tra l'altro, solo la città di Messina, se non mi sbaglio, si è qualificata tra i primi 24. Vorrei capire: nessun progetto era meritevole di esclusione da quest'ultima programmazione?
  Per quanto riguarda la questione del comitato presieduto dall'onorevole Barca, non ho capito se questa sorta di modus operandi introdotta sia stata utilizzata come strumento di valutazione di questa programmazione.

  PAOLO AQUILANTI, Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri. Riguardo alla prima questione, documentazione sulla tipologia dei progetti, vorrei precisare anzitutto che, proprio per favorire un iter più celere, che vi ho appena fornito, peraltro senza commenti o apprezzamenti, avete dai dati potuto verificare che, facendo anche tesoro dell'esperienza del programma precedente, previsto dalla Pag. 46legge di stabilità per il 2015, già il fatto che in quel caso ci si riferisca all'universo di tutti i comuni è una differenza sostanziale. Anche avendo sperimentato le difficoltà di gestire quella procedura, questa, fin dalla progettazione della norma entrata nella legge che lo ha regolato, è stata concepita in modo completamente diverso, per poter favorire anche una decisione di merito più tempestiva, tale che non si aspettino anni e anni. Questo è già un elemento. Per far questo, abbiamo inoltre adottato alcuni accorgimenti nel bando. Abbiamo chiesto agli enti partecipanti di poter concorrere non con una documentazione già completa dall'inizio, ma con una relazione di non più di dieci cartelle e con elementi di documentazione certi fin dall'inizio, anzitutto le delibere dell'ente partecipante che facevano riferimento a quei progetti. Per il resto, la documentazione arriverà, è tutta da valutare e da vedere. Abbiamo potuto fare delle verifiche. Alcuni hanno anche già mandato documentazione più o meno completa, ma non era una condizione di partecipazione, proprio per favorire una partecipazione ampia, visto che comunque l'universo era limitato alle città metropolitane e ai capoluoghi di provincia, e la determinazione è stata quella di permettere loro di presentare i loro progetti, di corroborarli con deliberazioni formali di giunta o di consiglio già adottate, eventualmente di progetti, se ci fossero, esecutivi o studi di fattibilità, ma senza il vincolo di avere tutta la documentazione già disponibile. Avremmo dovuto, altrimenti, dare un termine molto più lungo di partecipazione. Così, invece, si sono raccolte le domande in tempi brevi. Riguardo alla documentazione disponibile quindi la prima cosa da dire è che al momento è una documentazione molto parziale. Naturalmente, a mano a mano che si procederà stipulando le convenzioni, dovremo chiedere e pretendere documentazione completa, che si arricchirà via via in ragione dello stato di avanzamento dei progetti e delle quote di finanziamento. Tutto è commisurato al decorso del tempo e all'acquisizione di documenti validi, che confermino quello che gli enti partecipanti hanno dichiarato. Per semplificare, potremmo dire che hanno fatto una specie di iniziale autocertificazione, anche se in parte corroborata da elementi formali, anzitutto la nomina di un responsabile del procedimento, che è la condizione di ammissibilità, e l'attestazione di una delibera valida dell'organo di governo o dell'assemblea dell'ente partecipante.
  Riguardo alla tipologia dei progetti e all'identificazione della finalità, abbiamo fatto un lavoro interpretativo, abbiamo dato anche un titolo avvalendoci di quello che hanno dato loro, qualche volta adattandolo, titolo che quindi ha un valore non formale. C'è per tutti i 120 enti partecipanti, ai cui progetti abbiamo dato un titolo unitario e molto breve, per rappresentare quali sono le finalità principali di ciascun progetto di ciascun ente. Riguardo al fatto che qualcuno ha potuto «riciclare» i progetti del programma precedente, è inevitabile ed è successo, per esempio da parte di comuni capoluogo di provincia, ma non si può cumulare, cioè chi è finanziato da una parte non è finanziato dall'altra, per norma espressa dei bandi. Ovviamente, non si può prendere da canali di finanziamento statale diverse risorse per lo stesso progetto. Se si è ammessi al finanziamento per uno, non si sarà finanziati per l'altro.
  Riguardo ai progetti privati, questi sono rilevanti solo in quanto sono accompagnati a progetti pubblici, cioè integrano e accompagnano progetti pubblici, non sono finanziabili ex se i progetti privati. Fanno parte di un disegno progettuale unitario, che ovviamente può essere in parte solo privato, nel senso che un lotto di questi lavori può essere un intervento finanziato direttamente da privati e solo da privati. Fa parte però di un contesto complessivo nel quale necessariamente c'è una quota, anzi sempre una quota prevalente, di finanziamento pubblico.
  Riguardo ai 40 milioni, va precisato che sia nel caso delle città metropolitane siciliane, ma anche negli altri casi, e non solo delle città metropolitane, 40 è il risultato di un taglio che gli uffici hanno fatto su richieste superiori a 40: si tratta del limite massimo finanziabile. Questo è normale, perché loro hanno presentato un progetto Pag. 47con un certo valore. Tra l'altro, ed è naturale che sia così, alle volte hanno presentato progetti preesistenti, che già erano in cantiere nei loro enti e che non riuscivano a realizzare anche a causa della carenza di risorse proprie. Approfittando del fatto che ora c'è un canale di finanziamento aggiuntivo che viene da risorse statali, li hanno presi e li hanno messi in campo come progetti finanziabili da loro stessi per quello che possono, dai privati quando ci sono e per il canale statale. Se la parte di cui richiedono il finanziamento statale fosse stata di 60 o di 50, noi l'abbiamo presa per buona fino a 40. Questo è il motivo per cui sono uniformati su 40. Non hanno costruito il progetto per arrivare a 39.900. Hanno costruito un progetto che probabilmente era intorno a 45-50, forse anche di più, ma per noi è finanziabile fino a 40 secondo il limite stabilito dal bando.
  Sul dettaglio dei progetti ho già detto. Per quello che si può, vi possiamo dare indicazioni fin d'ora, ma non sono comunque indicazioni complete.
  Riguardo a quello che ho detto, forse non ho espresso bene la mia ultima osservazione sul comitato interministeriale che fu presieduto prima dal Ministro Barca, poi dal Ministro Trigilia. Siccome l'ultima seduta risale al 2013, alcune indicazioni contenute nell'ultimo documento Trigilia si ritrovano, almeno in parte, nella realizzazione di questi mesi, in particolare sulle aree metropolitane e sul ruolo del fondo di sviluppo e coesione. Ho fatto solo quest'osservazione, non ho aggiunto altro.

  VINCENZO PISO. La ringraziamo per la disponibilità. Vorrei, innanzitutto, fare una considerazione di carattere generale rispetto a come questa vicenda si è sviluppata. Credo che o in Italia prendiamo atto che abbiamo una situazione di crisi economico-finanziaria che imporrebbe anche di mettere paletti più stringenti rispetto ad alcune disponibilità che abbiamo messo in campo, o non ne usciamo. Stavo guardando i progetti di quest'iniziativa: vedremo in termini concreti quello che si è andati a finanziare, ma sinceramente, parlo per la città di Roma, di strategico c'è ben poco.
  Oggi abbiamo ricevuto una serie di delegazioni di persone che hanno una serie di problemi relativamente ai piani di zona: siamo di fronte a carenze infrastrutturali pesantissime in zone periferiche e, purtroppo, quello che vedo mi sembra proprio un'incapacità a sviluppare un ragionamento strategico che vada in una certa direzione. E gli effetti purtroppo non positivi si vedono. Mi rendo conto che questo è un compito della politica, non è una critica alle strutture della Presidenza del Consiglio, ma forse tutti insieme dovremmo avere il coraggio di essere più stringenti su un certo piano, perché temo che questo modo di procedere non produca effetti positivi. Spero che si possa avere l'acquisizione della relazione che ci è stata poc'anzi rappresentata, proprio per vedere più nel particolare il tutto. Non le farò domande che riguardano essenzialmente l'amministrazione comunale. Si diceva che questi progetti dovessero avere trasparenza, partecipazione da parte dei cittadini: sempre per quello che riguarda Roma, la mia città, non abbiamo traccia di questo tipo di procedura.
  Ha risposto nel corso della relazione a una domanda che le volevo fare riguardo l'esecutività di questi progetti. Mi sembra di capire che siamo ancora in una fase di firma di convenzione. La informo, che è stato richiesto un finanziamento per il XIII municipio di Roma: abbiamo la situazione di un auditorium andato letteralmente bruciato; bisognerà pensare a rimodulare, eventualmente, o immaginare altro tipo di finanziamento. Prendetene nota, perché questo è un tema che vi troverete ad affrontare. Termino, perché vorrei vedere come il dibattito si sviluppava. Vorremmo avere quest'elenco, ma pure su questo ha risposto, ci ha detto che ancora non ha una serie di dati completi, ma sarebbe importante vedere effettivamente quali progetti sono stati finanziati e con quale modalità. Ribadisco che non c'è una critica a una iniziativa che chiaramente ha una ratio, ma credo che, proprio sulla scorta delle esperienze che poc'anzi ha citato, dovremmo essere tutti in grado di operare in maniera più ficcante, più precisa, avendo chiaro Pag. 48dove vogliamo andare a parare. Trovo che il quadro fornito da alcune amministrazioni, e non voglio fare polemica politica – ci mancherebbe altro – non vada bene. Non si possono utilizzare risorse così importanti per fare giardinetti. Credo che sia una prassi che dobbiamo dismettere assolutamente nel nostro Paese.

  PAOLO AQUILANTI, Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri. Naturalmente, sull'adeguatezza dei progetti rispetto a priorità e a gerarchie di priorità, che in alcune aree sono particolarmente drammatiche, non possiamo fare nessuna valutazione. D'altra parte, non solo per il ruolo, che non è politico, ma anche nel rispetto delle competenze delle diverse istituzioni e dei diversi livelli di governo, i progetti nascono dal basso, cioè dagli enti che partecipano. La valutazione del Nucleo è stata di tipo tecnico, in ragione dei parametri della legge e del bando, cioè su una coerenza e una finalizzazione. Se, nello specifico, i progetti di Roma o di un altro comune o di una città metropolitana sono stati selezionati quando avrebbero potuto essere scelte altre priorità, questo è scelta dell'organo di governo e dell'assemblea capitolina e non può essere giudicato da noi. È legittimamente e giustamente oggetto, semmai, di dibattito politico nella comunità cittadina e altrove. Riguardo alla possibilità che citava per il caso del XIII municipio, questa è una procedura che non può consentire un aggiornamento dinamico, per esempio la sostituzione di un certo intervento con un altro neppure a causa di un fatto sopravvenuto, altrimenti la procedura sarebbe ingestibile. Abbiamo avuto dal comune di Roma, incluso nelle prime 24, una proposta progettuale, giusto al limite per poter entrare nei primi 500 milioni e valutata con i parametri applicati a tutti gli altri. Tra l'altro, qui, proprio per la ragione che sto per dire, mi pare che ci sia un non definito. Loro non hanno dato un titolo, noi abbiamo fatto una certa fatica a darglielo, perché sono interventi che hanno una loro validità commisurata ai parametri di valutazione del bando e del Nucleo, ma che si possa dire che ci sia un progetto con una coerenza complessiva è difficile, tanto che non hanno neanche loro dato un titolo. Sono interventi collocati in diverse aree della città. D'altra parte, questo è forse anche inevitabile, considerato che comunque sono 18 milioni e la città di Roma – è inutile dirlo a lei e anche all'onorevole Morassut – ha rilevanti dimensioni. La città metropolitana potrà prendere i 40 nel momento in cui si arriverà. Città metropolitana vuol dire anche il territorio circostante a quello del comune di Roma.

  VINCENZO PISO. Mi dispiace interrompere, ma lei mi insegna che 18 milioni oggi, 18 milioni domani, 18 milioni dopodomani, alla fine si può arrivare a un monte risorse che permette interventi sicuramente più incisivi. Peraltro, e concludo, mi perdoni ma è chiaro ed evidente che questo attiene all'amministrazione locale. Quello che dico è semplicemente che forse anche l'amministrazione centrale, nel momento in cui va a creare i presupposti per dare opportunità agli enti locali, dovrebbe essere più stringente e non avere timore – è un discorso che chiaramente rivolgo a noi come espressione politica di questa Nazione – a essere pressante. C'è veramente il rischio di una dispersione incredibile, che poi produce una serie di problemi. Altro tema sarebbe quello della manutenzione, ma andiamo avanti.

  PAOLO AQUILANTI, Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri. Mi permetta, onorevole, ma invidio molto il suo ottimismo: 18 oggi, 18 domani, 18 dopodomani... Diciamo 18 oggi, che oltre ai 40 e per 120 vuol dire 2 miliardi e 60 milioni... Per il resto, lei ha fatto una battuta efficace che esemplifica quando ha parlato di finanziare i giardinetti. Ricordo cose che si limitavano a queste e sono finite in fondo alla graduatoria. Sarà discutibile sia l'operato degli enti che hanno partecipato sia l'operato del Nucleo di valutazione – soprattutto con parametri che incrociano dati di quantità e dati di qualità, non è facile – ma abbiamo cercato di fare una valutazione il più possibile non dico oggettiva, ma completa, che comprendesse tutte Pag. 49le possibili implicazioni, sulla base di prospettazioni che però vengono da loro e sono per noi insindacabili.

  DANIELA MATILDE MARIA GASPARINI. È una gran bella cosa, dopo tanti anni, un bel po’ di soldi, che riguardano – mi permetterei di dire – più che le periferie, la riqualificazione della città. Questo è un bando che ha più focus, mi pare di capire, sul tema che riguarda la qualità urbana, che vuol dire comunque di fatto miglioramento della prospettive di vita dei cittadini anche come attrattività dei territori.
  Sono io che ho chiesto della vicenda CIPU e, vista una lunga esperienza da amministratore pubblico e anche da amministratore pubblico che ha avuto più finanziamenti sui contratti di quartiere e su Urban, le politiche di tanti anni fa, e anche più recenti, non vengono mai misurate né pesate. Non esiste in Italia un luogo che valuti i risultati delle politiche per le periferie, che sono politiche preventive prima di tutto. Perché siano fruttuose nel tempo, devono avere come corollario non soltanto l'edilizia, ma anche tutta la parte relativa al sociale, e quindi anche un coinvolgimento di più soggetti nazionali, i ministeri, ma anche le regioni, che hanno comunque responsabilità nel campo sociosanitario, oltre ai comuni. Mi sembrava importante che, anche a fronte di questo lavoro della Commissione, ma anche di questo nuovo investimento economico da parte dello Stato, ci fosse chi nel tempo potesse aiutare a capire i comuni e le regioni quali sono stati i progetti che hanno portato i risultati, se i risultati sono le periferie, che vuol dire risanare quei luoghi in relazione ai quali ISTAT sta provando a darci degli indicatori. La somma di diversi indicatori porta, infatti, a una situazione anche leggibile, dal punto di vista dell'indagine, come di estremo disagio. Non li enuncio, li conoscete: bassa scolarità, problemi di nuova immigrazione. Per esperienza, ci sono sempre contratti di quartiere che non sono stati ancora completati, a Milano ad esempio, soldi di vent'anni fa, cosa che non può essere. Non parlo di Roma, parlo di Milano, anche in negativo. Non può più essere in prospettiva. Sarebbe utile, anche con il vostro aiuto e con l'esperienza che avete maturato e state maturando, capire come aiutarci come Commissione per provare a indicare quale può essere una strada perché questi progetti, che hanno tempi molto lunghi – lo diceva anche lei – siano comunque valutabili per fare meglio dopo.
  Passo a un secondo tema. Proprio in questa logica operativa, da parte mia, quando parla di 77 per cento di progetti preliminari o studi di fattibilità presentati, chi dà i soldi ai comuni per fare poi il progetto esecutivo? Questo è previsto nella convenzione? Immagino che i comuni non abbiamo i soldi per i progetti esecutivi. È solo una domanda, la mia, non l'ho letto ed ero curiosa di saperlo.
  L'altro tema riguarda noi politica. Per esperienza, ho visto che i comitati di quartiere con gli Urban partono in cento e, se arrivano in ottanta, va bene. Non ce la fanno a stare al passo della presentazione, ci sono problemi di varia natura. Sarebbe utile capire come rimpinguare quei 78 milioni e portarli a 200. Credo che quello delle politiche per le città sia un tema che riguarda sicuramente in maniera particolare le grandi aggregazioni urbane, ma anche i piccoli comuni. Da questo punto di vista, mi sembra un'ingiustizia che chi aveva prima 200 milioni, adesso ne abbia 78 e non possa vedere rimpinguate queste cifre. Potrebbe essere anche un'indicazione della nostra Commissione dire, visto che avete assegnato tutto, che a chi non sarà capace di presentare finanziamenti né progetti nel tempo e nei modi utili siano dirottate quelle risorse, almeno a completamento della cifra iniziale di 200 milioni, per i 400 progetti che avete in questo momento ammesso.
  L'ultima cosa che voglio dire riguarda una richiesta, anche questa informativa. Nel bando il tema manutenzioni non era previsto o in che misura è previsto? In realtà, tutto quello che stiamo ascoltando in questi giorni è la pessima gestione delle case pubbliche e la mancanza dei soldi degli enti locali o delle regioni per fare manutenzione a case che già esistono, oltre che dare loro servizi. La mia è una richiesta per capire anche le prospettive: i comuni Pag. 50 potevano? Se sì, hanno richiesto in questi finanziamenti anche risorse per la manutenzione del patrimonio esistente, e quindi delle situazioni già in essere in estrema difficoltà?

  PAOLO AQUILANTI, Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri. Riguardo all'argomento della valutazione, ci sono due piani: quello generale, si riferisce evidentemente anche al destino di quel comitato interministeriale, che, come abbiamo visto, si è riunito solo poche volte dopo la sua istituzione. In realtà, il tema in generale della valutazione delle politiche pubbliche, in modo più specifico delle politiche per le periferie e per gli interventi di riqualificazione materiale, ma anche di inclusione sociale, è, come sappiamo, dibattuto. Peraltro, ha formato oggetto di una delle indicazioni della legge delega sulla pubblica amministrazione, la cosiddetta legge Madia, collocando la funzione in ambito governativo, proprio presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Questa parte della delega non è ancora attuata, quindi è ancora un tema da sviluppare. Riguardo, invece, all'aspetto più specifico, un modo di declinare la questione della valutazione delle politiche pubbliche è il monitoraggio che abbiamo previsto nel DPCM di approvazione del bando e che si farà – in questo rispondo anche a uno dei quesiti dell'onorevole Mannino, scusandomi con lei perché non l'ho fatto prima – anche per l'altro, perché sappiamo che l'orientamento della Commissione è di farlo perché è una buona pratica quella di seguire l'attuazione attraverso tecniche e modalità di controllo e monitoraggio sull'erogazione di finanziamenti e sull'effettiva realizzazione degli interventi. Sotto quest'aspetto, in modo puntuale è una forma comunque di valutazione nel tempo della realizzazione. In modo più strategico, convengo che ancora siamo un po’ nella definizione degli strumenti, ma questo ovviamente appartiene a valutazioni di carattere politico e legislativo.
  Il bando prevede la copertura dei costi di progettazione, ovviamente imputati sempre alle stesse risorse, non sono di più: della parte che viene dal finanziamento statale, una parte può essere destinata ai costi di progettazione.
  Sul recupero da 78 a 200 milioni sapete che vi è stata più di una determinazione legislativa. Si può recuperarli, ma i mezzi sono quelli che conoscete meglio di me... Non è poco, ma in termini relativi rispetto all'altro non è una grandissima cifra. Ovviamente, potrà essere riconsiderata.
  Quello delle manutenzioni non è stato un criterio isolato come tale, ma è stato considerato. Nell'analisi fatta dal Nucleo della valutazione dei progetti, gli interventi di manutenzione sono stati assimilati a interventi di riqualificazione di patrimonio già esistente, e quindi considerati in concreto.

  ROBERTO MORASSUT. In parte il dottor Aquilanti ha già risposto alla domanda che intendevo fare e che riguarda proprio l'aspetto del monitoraggio.
  La questione più delicata di un programma di questa natura, un grande programma pubblico nazionale, arriva con le forme classiche del finanziamento pubblico. Noi abbiamo conosciuto una stagione dei programmi complessi, che ha dato per certi aspetti i suoi frutti, ma che, nomen omen, è stata estremamente complessa. In molti casi, molte risorse si sono non dico perse, ma si sono smarrite nei meandri delle amministrazioni, dagli articoli 11 della 493, agli articoli della 179 dei contratti di quartiere. C'è stata una legislazione e una fase il cui problema – ecco perché pongo la domanda, ma in parte la risposta è stata data – è stato proprio il monitoraggio, cioè le forme e le tecnicalità attraverso le quali le amministrazioni e le loro relazioni erano in grado di garantire e verificare non solo l'erogazione dei fondi, ma anche l'attuazione dei programmi. Questo mi pare il punto decisivo in questo caso. Naturalmente, qui abbiamo una maggior diffusione su scala nazionale del territorio, con interventi più piccoli, che, se non capisco male, sono in gran parte opere pubbliche. Dato però che siamo in una fase prevalentemente di preliminari, anzi di studi di fattibilità, e cioè quasi il 70 per cento di studi di fattibilità, c'è un arco temporale che probabilmente impegnerà un certo numero Pag. 51 di anni. L'aspetto del monitoraggio e del come si interloquisce con le amministrazioni anche piccole, secondo me è decisivo per un buon esito del programma complessivo.
  Infine, vorremmo avere non solo la trasmissione della relazione del dottor Aquilanti, ma anche quella del professor Barca su Agenda Urbana, che è stata citata nella relazione.

  PAOLO AQUILANTI, Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri. Naturalmente, la verifica, quella che si chiama appunto in senso generale e generico monitoraggio, sia sull'erogazione concreta delle risorse sia sull'attuazione dei progetti, è la scommessa di quest'operazione, effettivamente, oltre allo snellimento e alla concentrazione nel tempo della fase di valutazione, che è stata resa possibile da una normativa progettata proprio allo scopo di renderla più rapida, e anche dalla concentrazione su un universo di enti limitato rispetto a quello di tutti i comuni italiani. Obiettivamente, è stato non così semplice, ma certamente molto più agevole che non la valutazione di centinaia e centinaia di domande quella di 120 domande. È stato possibile farlo in tempi molto concentrati. La scommessa che ora si fa è quella – ci stiamo lavorando – della costituzione di un gruppo di monitoraggio, che ha anche un altro aspetto. Come ricordava l'onorevole Morassut, nei programmi e nei progetti anche legislativi che conosciamo dal passato, c'era anche una dispersione attraverso le competenze di tante amministrazioni, centrali e locali. Qui è stata fatta una scelta. Si può discutere. Vedremo se funziona, ma la scelta è di concentrare tutto sulla Presidenza del Consiglio. Come amministratori, speriamo di sì. La scelta è stata politica e poi anche legislativa. Naturalmente, nulla è scontato, nel senso che, come sapete, la Presidenza del Consiglio è un'amministrazione di un certo peso ma non è un ministero, ha comunque dimensioni più limitate. Peraltro, come è noto, è stata costituita da poco, tra le altre, una struttura di missione denominata «Casa Italia», affidata al professor Azzone, già direttore del Politecnico di Milano, fino a poche settimane fa, che sta reclutando una squadra di esperti molto qualificati. Tra l'altro, nel provvedimento che ha istituito la struttura di missione si delinea già un percorso successivo, e cioè la costituzione di un vero e proprio dipartimento presso la Presidenza del Consiglio destinato a occuparsi di queste tematiche. Una linea di indirizzo c'è. Ovviamente, può essere discussa. Come tutte le cose, è discussa e discutibile. Noi ci stiamo lavorando. Speriamo di ottenere qualcosa di più concreto e anche di più misurabile proprio in tempi ragionevoli rispetto a esperienze fatte nel passato.
  Riguardo ai documenti, abbiamo qui per la Commissione qualche copia di quello che ho detto, integrato da grafici e tabelle, che non ho illustrato e con la tabellina con le denominazioni sintetiche dei progetti di tutti i 120 enti partecipanti. Nella relazione sono citati i link nei quali sono pubblicati i due documenti del Comitato sulle politiche urbane, sia quello Barca sia quello Trigilia, che sono stati pubblicati on line. Possiamo anche mandare il documento stampato, se volete. Non credo che ci sia altro.

  DANIELA MATILDE MARIA GASPARINI. C'è stato il Ministero delle aree urbane con Tognoli, poi ci sono stati via via i contratti di quartiere, e ogni volta che cambia un Governo tutti quei progetti cadono. Visto che lei ha questa responsabilità e che più o meno siamo vicini alle elezioni, non sappiamo quando, quale potrebbe essere lo strumento, il soggetto che va al di là della maggioranza di governo? Il problema è avere veramente in questo caso un soggetto che negozi con i vari livelli ministeriali e regionali, con l'Europa, con politiche di settore che siano continuità. Ho sperato che fosse il Senato che avesse almeno questo il compito di valutare le politiche. Così non è stato, ma sarebbe molto utile da parte vostra, che avete questa responsabilità così importante, aiutarci a dare continuità, a prescindere da quello che succede, se no i territori rimangono sempre incapaci di rispondere seriamente.

Pag. 52

  CLAUDIA MANNINO. In parte, il mio intervento è quasi identico a quello della collega, quello che mi preoccupa sono proprio i momenti dei cambi di guardia a monte, in questo caso a livello di Presidenza del Consiglio. Essendo sicura, comunque, che c'è un nucleo operativo ben qualificato, dico anche che credo che anche il segretario generale sia in fase di cambiamento, se non mi sbaglio ha avuto una bella promozione. Questo momento del cambio di guardia, sia a monte sia a valle, con riguardo alle amministrazioni comunali, alle città metropolitane, nel momento in cui cambiano, si rigenerano, che cosa succede? Quale può essere la struttura da proporre anche dal punto di vista normativo?
  A proposito di atti normativi, ricordiamoci che l'obiettivo di questa Commissione è quello di indirizzare il Governo per non dare progetti spot, ma farli sempre in maniera armonica. Mi chiedo se valutate utile un intervento normativo per unificare i due progetti, cioè il progetto della finanziaria 2015 o quella del 2016, visto che l'ultimo è nato proprio per semplificare tutti i rallentamenti della precedente Commissione. Alla luce di eventuali depennamenti di progetti che non superano i dettagli richiesti, visto che il numero dei progetti e le risorse disponibili per la prima programmazione si è notevolmente limitato, la Presidenza del Consiglio valuta fattibile un'unificazione in modo da accelerare i tempi?

  PAOLO AQUILANTI, Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri. L'onorevole Gasparini ha citato il Ministro Tognoli, quindi mi dà l'occasione anche per dire – scusate la notazione personale – che per me oggi c'è anche un po’ di emozione, è il mio ultimo giorno da funzionario parlamentare. Io sono un funzionario del Senato fino alla mezzanotte di oggi, e quindi essere qui in una sede parlamentare è per me particolarmente significativo. Da domani sarò consigliere di Stato, ma posso tranquillizzare l'onorevole Mannino che non cambierò incarico per adesso, resterò alla Presidenza del Consiglio come segretario generale, fuori ruolo dal Consiglio di Stato, anziché dal Senato. Questo era giusto per la parentesi anche personale. Mi ha fatto venire in mente, il Ministro Tognoli, le origini. Ho appena completato il trentesimo anno da funzionario del Senato. Erano bei tempi, perché avevamo trent'anni di meno.
  La questione anche qui ha due piani. Io posso occuparmi di quello di livello più strutturale, amministrativo; quello politico, comprenderete, non è proprio per me il caso di affrontarlo. Noi abbiamo dei presìdi in Presidenza del Consiglio che si occupano, sotto aspetti diversi, ma comunque secondo un disegno tendenzialmente unitario, di questi temi. Il Dipartimento delle politiche di coesione è di recente istituzione e attrae competenze che prima erano del Ministero dello sviluppo economico e realizza un disegno elaborato fin dai tempi del Ministro Barca, poi sviluppato dal Ministro Trigilia anche con l'istituzione dell'Agenzia per le politiche di coesione, che gestisce i fondi strutturali e il Fondo di sviluppo e coesione, dal quale si attinge per quei famosi 800 milioni, ma gestisce anche l'uso e l'impiego dei fondi strutturali, come il Fondo europeo di sviluppo regionale.
  C'è poi tutto il capitolo dei cosiddetti programmi operativi nazionali delle politiche di coesione, il PON Metro, quello sulle città metropolitane. C'è una serie di strumenti. Forse c'è una congerie, più che una serie di strumenti, che potrebbe essere armonizzata e portata a una visione più unitaria e tendenzialmente coerente anche sotto il profilo realizzativo. Come dicevo però l'istituzione recente della struttura di missione denominata «Casa Italia», che prelude già nel suo atto istitutivo alla costituzione di un dipartimento, quindi di una struttura permanente della Presidenza del Consiglio, e la recente ristrutturazione – cose giustamente poco note all'esterno – nella Presidenza del Consiglio che ha portato all'unificazione tra due dipartimenti (delle politiche economiche e delle economie territoriali), assorbendo le funzioni di quello dell'economia territoriale in quello della politica economica, tenuto conto che c'è anche il nuovo dipartimento delle politiche di coesione, tutto questo vuol dire che c'è una struttura permanente che con un'auspicabile e tendenziale coerenza si Pag. 53occuperà anche in futuro di queste cose. Intanto, ci occupiamo di portare a termine possibilmente bene questo progetto. Come segretario generale, come è noto, cesserò non domani, perché giuro da consigliere di Stato, ma quando finirà il Governo – il mio incarico finisce con la fine del Governo – ma tutto questo è per il futuro, e quindi per chi ci sarà. Se non è domani, è dopodomani: come sempre, nessuno lo sa. Non si è mai saputo, in tutti i casi.
  Quanto alla possibilità di unificare i progetti, è stata presa in considerazione ed è stata esclusa, perché sono di natura molto diversa. I problemi applicativi del primo sono tuttora visibili e dipendono in larga misura dall'universo molto esteso di partecipanti, sia potenziali sia reali, dalla limitazione delle risorse, dal fatto che c'è una minore selettività anche di criteri di valutazione. Secondo me, è bene tenerli separati, perché uno potrebbe compromettere l'altro. Cerchiamo di portare a termine bene entrambi, ma tenendoli separati e, ovviamente, con quel vincolo del divieto di cumulo sulle stesse cose da parte degli stessi enti, e tenendo conto del fatto che quello previsto per primo dalla legge di stabilità per il 2015 soffre purtroppo di quella riduzione di risorse, che è il tema principale. Se fosse recuperato anche in parte, potrebbe corrispondere a qualche bisogno in più. Questa è una scelta politica e legislativa, perché è stato ridotto da norme di legge. Ci si può ragionare e ci si può lavorare.

  PRESIDENTE. Direi che è stato più che esaustivo. È molto utile il lavoro della parte documentale richiesta dai deputati, anche quelli che questa mattina non hanno potuto essere presenti, quindi provvederemo a trasmetterla. Ci riserviamo eventualmente di disturbarla ancora, anche perché auspichiamo che il lavoro della Commissione sia lungo e proficuo e vorremmo che l'interazione fosse continuativa.
  Ringrazio il dottor Aquilanti e le sue collaboratrici, e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.50.

Pag. 54