XVII Legislatura

Commissioni Riunite (VII Camera e 7a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 14 di Giovedì 26 gennaio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 3 

Audizione della Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Valeria Fedeli, sulle linee programmatiche del suo dicastero (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati) :
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 3 ,
Fedeli Valeria , Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca ... 3 ,
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 12 ,
Dallai Luigi (PD)  ... 12 ,
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 13 ,
Dallai Luigi (PD)  ... 13 ,
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 13 ,
Vacca Gianluca (M5S)  ... 13 ,
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 14 ,
Iori Vanna (PD)  ... 14 ,
Palmieri Antonio (FI-PdL)  ... 15 ,
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 15 ,
Valente Simone (M5S)  ... 15 ,
Ghizzoni Manuela (PD)  ... 16 ,
Serra Manuela  ... 17 ,
Blazina Tamara (PD)  ... 17 ,
Pannarale Annalisa (SI-SEL)  ... 17 ,
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 19 ,
Pannarale Annalisa (SI-SEL)  ... 19 ,
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 19 ,
Pannarale Annalisa (SI-SEL)  ... 19 ,
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 19 ,
Pannarale Annalisa (SI-SEL)  ... 19 ,
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 19 ,
Conte Franco  ... 19 ,
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 20 ,
Fedeli Valeria , Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca ... 20 ,
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 20 ,
Coccia Laura (PD)  ... 21 ,
Gallo Luigi (M5S)  ... 21 ,
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 21 ,
D'Ottavio Umberto (PD)  ... 21 ,
Marzana Maria (M5S)  ... 22 ,
Coscia Maria (PD)  ... 22 ,
Puglisi Francesca  ... 23 ,
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 24 

ALLEGATO: Nota depositata dalla Ministra Valeria Fedeli ... 25

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare-NCD-Centristi per l'Italia: AP-NCD-CpI;
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Scelta civica-ALA per la costituente libera e popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Civici e Innovatori: (CI);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-UDC: Misto-UDC.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
DELLA VII COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
FLAVIA PICCOLI NARDELLI

  La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione della Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Valeria Fedeli, sulle linee programmatiche del suo dicastero.

  PRESIDENTE. Buongiorno. L'ordine del giorno della seduta odierna reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati, della Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Valeria Fedeli, sulle linee programmatiche del suo dicastero.
  Do il benvenuto alla Ministra Fedeli, nonché al Presidente Marcucci e ai sottosegretari presenti.
  L'organizzazione dei tempi di questa audizione è in distribuzione. È stata concordata col Presidente Marcucci e ricalca quella che abbiamo individuato e applicato già martedì scorso, in occasione dell'audizione del Ministro Lotti in Senato.
  Prevediamo, in sintesi, che la parte introduttiva della Ministra duri circa 25 minuti, che il tempo per i gruppi parlamentari sia di circa 80 minuti, per lasciare poi eventualmente alla Ministra il tempo per la replica. Naturalmente lo schema verrà applicato con la dovuta flessibilità, però invito tutti i parlamentari, per quanto è possibile, ad attenervisi, proprio per dare un contributo a un ordinato svolgimento della seduta. Chiedo anche di prenotarsi per gli interventi, dando i propri nominativi, in maniera tale che possiamo avere un ordine preciso.
  Assicuro anche che eventuali documenti scritti che la Ministra dovesse depositare dopo l'audizione di oggi verranno trasmessi tempestivamente ai colleghi.
  Do immediatamente la parola alla Ministra Fedeli.

  VALERIA FEDELI, Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Grazie. Saluto la signora presidente e il presidente della Commissione del Senato, le senatrici e i senatori, le deputate e i deputati.
  Spero di rispettare i tempi contingentati. L'audizione di oggi serve a delineare il percorso di lavoro dei prossimi mesi – siamo tutti consapevoli a che punto siamo del tempo della legislatura – che immagino come un susseguirsi di passaggi e scelte da realizzare con la massima condivisione possibile.
  Inizio col sottolineare quanto mi senta responsabilizzata alla guida di un ministero così importante, che non solo interessa la vita e le speranze di studentesse e di studenti, ma di milioni di famiglie e riguarda direttamente – questo è quello che pensiamo, credo, tutti – il futuro del Paese.
  Scuola, università e ricerca sono strategiche per un Paese che compete nel mondo grazie al sapere e alle competenze in modo inclusivo e in un orizzonte di sviluppo sostenibile socialmente, economicamente e anche dal punto di vista ambientale. Se questo è il futuro che immaginiamo, non possiamo che mettere al centro proprio le Pag. 4studentesse e gli studenti, perché il sistema di istruzione educativo e formativo è forte se riconosce di essere degli studenti e per gli studenti. Dobbiamo mettere al centro la loro crescita e lo dobbiamo fare riconoscendo il lavoro dei docenti di ogni ordine e grado, come di tutto il personale scolastico, che quella crescita accompagnano ogni giorno, motivandoli e valorizzandoli nell'esercizio dell'autonomia e della responsabilità del proprio ruolo professionale e riconoscendo loro un prestigio sociale che pare, almeno a me, in parte dimenticato. Dobbiamo far sentire ad ogni studente che tutto il Paese e le sue istituzioni investono su di lui, perché lo studio e l'impegno sono certamente strumenti per la crescita personale, ma sono anche e contribuiscono in modo determinante allo sviluppo di tutta la nostra comunità. Ecco perché quello sul sapere, sull'apprendimento e sulla formazione è un investimento sempre vincente dal punto di vista economico e sociale e da quello personale, per l'insieme della società. Dobbiamo allora puntare a un sistema Paese che riconosca e coniughi qualità e accessibilità del sapere, competenze, efficienza, innovazione, equità, riconoscimento del merito, ma anche valutazione dell'operato, per confrontarsi con i migliori standard internazionali e per valorizzare i nostri talenti, i nostri modelli e le nostre competenze.
  Il confronto, però, oggi ci dice, prendendo due dati esemplificativi, che in termini di spesa pubblica in percentuale sul PIL siamo dietro a molti Paesi europei e riferimenti internazionali, e che se guardiamo alla remunerazione dei docenti – sono dati della Commissione europea del 2015 e del 2016 – nella scuola secondaria un insegnante italiano ad inizio carriera guadagna tra l'8 e il 103 per cento in meno di altri Paesi. Ovviamente in questa stima, come sapete, sono ricompresi anche piccoli Paesi con una percentuale di retribuzione molto alta; ma, per far capire come siamo messi, è tra il 25 per cento e il 79 per cento in meno rispetto allo stipendio massimo.
  Dobbiamo investire di più per i docenti, per il diritto allo studio, per gli spazi di formazione, per la ricerca e l'università. Gradualmente lo si sta facendo, ma su questo servirebbe un cambio deciso di grandezza. È un impegno su cui vorrei che riuscissimo a creare tutti insieme alleanze e scelte trasversali, impegnandoci tutte e tutti, almeno su questo, ad un confronto fuori da pregiudiziali e mirato a concreti punti di condivisione.
  La scuola e il sistema educativo e formativo svolgono una decisiva funzione sociale di servizio di empowerment della comunità, non sempre riconosciuta nella società e nel dibattito pubblico. Riconoscere il ruolo culturale e sociale del sistema formativo significa investire sulla scuola continuando il percorso di riforma, di innovazione e di autonomia; significa anche immaginare un'università più aperta e di qualità; significa riconoscere quanto la ricerca sia decisiva per la nostra competitività per permetterci di giocare un ruolo importante negli equilibri molto instabili di una società globale in perenne cambiamento, interdipendente, ma fortemente competitiva. I tempi che viviamo rendono la conoscenza, il sapere, la formazione, la capacità di pensiero critico decisivi: per chiunque, per qualunque lavoro e professione, per ogni possibile scelta di percorso di vita. Dobbiamo allora rimuovere con decisione tutti gli ostacoli che impediscono l'accesso vero e di qualità ai percorsi formativi. Dobbiamo contrastare con interventi sempre più coordinati con le diverse istituzioni che intervengono su questo e sempre più efficaci verso la dispersione scolastica. Dobbiamo combattere la povertà educativa, impegnarci per superare i divari territoriali sociali e di contesto, anche grazie al diritto allo studio vero, reale, su cui credo ci dobbiamo impegnare particolarmente, per tutti, fino alla funzione universitaria, come previsto peraltro dall'articolo 34 della nostra Carta costituzionale.
  C'è poi un'altra dimensione strategica del sapere, spesso tralasciata: la sua funzione formativa rispetto alla cittadinanza delle nuove generazioni, cittadinanza che oggi non possiamo che intendere e coltivare in una dimensione globale. Su questo sia la nostra Costituzione che l'Agenda dell'ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile indicano Pag. 5due orizzonti imprescindibili. Voglio qui soffermarmi – lo conoscete, vado veloce visto il tempo, però voglio che sia in qualche modo registrato – nel dire che se all'articolo 3 della nostra Costituzione si dice che c'è una responsabilità pubblica nel rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano libertà e uguaglianza dei cittadini, significa appunto che va fatto coinvolgendo pienamente la scuola. La scuola è il primo luogo dove imparare che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di religione, di opinione politica, di lingua, di condizioni personali e sociali. Il sapere deve essere un fattore di uguaglianza e strumento di opportunità reali e di pari opportunità dei diversi soggetti, mirando allo stesso tempo a formare una cittadinanza piena e consapevole. In quest'ottica si inseriscono le azioni per la parità anche tra donne e uomini.
  Riprenderemo il lavoro fatto sulle linee guida per far crescere il rispetto tra donne e uomini, aprendo ad una nuova fase di ascolto per arrivare ad un piano di lavoro concreto e largamente condiviso. Lavoreremo, inoltre, per eliminare quegli stereotipi che incidono sulle scelte di bambine e ragazze, in particolare, ad esempio condizionando negativamente l'approccio, come già sapete, sulle materie STEM. Al riguardo, altre misure potranno essere adottate, anche attraverso il Piano nazionale della ricerca, per valorizzare lo sviluppo professionale delle nostre dottorande, ricercatrici e professoresse universitarie, ad esempio attraverso meccanismi che rendano compatibile la progressione di carriera e la vita familiare. Lavoreremo ancora per rendere più equilibrati i programmi scolastici, dando attenzione alle tante donne, in ogni campo, che hanno avuto ruoli importanti e rappresentano eccellenze da conoscere, studiare e valorizzare, a partire, quest'anno, dal ricordo e dallo studio della figura di Grazia Deledda per la sua straordinaria opera, e poi individuando altre figure grazie ad una consultazione nazionale.
  Da questo punto di vista, il dettato della Costituzione è pienamente in linea con l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite e con i suoi 17 obiettivi da realizzare, densi di valori e spunti cui siamo chiamati ad aderire in ogni azione. In particolare, l'obiettivo 4 dell'Agenda afferma la centralità dell'istruzione di qualità come base per migliorare la vita delle persone e raggiungere lo sviluppo sostenibile, ponendo quindi istruzione e formazione come chiave complessiva di crescita e di benessere personale e collettivo. Allo stesso modo, individua l'istruzione come strumento fondamentale per promuovere lo sviluppo sostenibile, tramite un'educazione attenta ad uno stile di vita sostenibile, ai diritti umani, alla parità tra donne e uomini, alla promozione di una cultura pacifica e non violenta, alla cittadinanza globale e alla valorizzazione delle diversità culturali e del contributo della cultura allo sviluppo stesso. Sono convinta che la maggior forza che abbiamo a disposizione per produrre un cambiamento tangibile da qui al 2030 sia proprio nella formazione di quelle cittadine e di quei cittadini che in quel momento – qui abbiamo una responsabilità anche dell'oggi – saranno protagonisti della vita economica e sociale del Paese. I valori della Costituzione e gli obiettivi dell'Agenda 2030 rappresentano la cornice di lavoro per i prossimi mesi del Ministero che ho la responsabilità di guidare e saranno ispirazione di ogni scelta che prenderemo.
  Lavorerò – lo dico esplicitamente – dentro le infrastrutture normative esistenti per attuare, incrementare, equilibrare, migliorare e, se necessario e condiviso, innovare.
  Colgo qui l'occasione per ringraziare in modo non formale, ma davvero sentito, sia Maria Chiara Carrozza sia Stefania Giannini per il lavoro che hanno svolto, che ho sostenuto in Senato e che mi ritrovo ora a proseguire.
  Ho deciso poi di dedicare un'attenzione specifica a due fattori trasversali di lettura e guida dei cambiamenti in corso, con l'obiettivo di unire riflessioni approfondite e di qualità – se ci riusciamo – proposta e azione concreta conseguente. Annuncerò nei prossimi giorni, insieme ad Enrico Giovannini, l'istituzione di una Commissione Pag. 6per disegnare un programma che consenta alle nuove generazioni di mettere la cultura dello sviluppo sostenibile al centro delle scelte individuali e collettive, proprio nella cornice fornita dall'ONU con l'Agenda 2030. La Commissione sarà presieduta da lui e formata da esperti interni ed esterni al Ministero. Ho già descritto l'importanza dell'Agenda come chiave per orientare scelte e azioni, e credo serva lavorare per trasformare quegli obiettivi in elementi di formazione alla cittadinanza per tutti i ragazzi e le ragazze.
  Grazie invece alla collaborazione di Anna Maria Serafini, un secondo gruppo di lavoro affronterà il tema dell'adolescenza, per indagare quel momento delicato della vita di ragazze e ragazzi in cui le fragilità sono più esposte, con il rischio di vedere le potenzialità di giovanissimi e giovanissime non espresse e non valorizzate.
  Vogliamo produrre una riflessione operativa che rimetta il tema al centro del dibattito del Paese e definisca i confini delle nostre azioni. L'obiettivo è ricostruire, grazie ad un gruppo di lavoro interdisciplinare e pluralista, con diverse competenze interne ed esterne al Ministero, una riflessione su cosa debba essere oggi una comunità educante, come sia possibile oggi esercitare la funzione educativa come responsabilità sociale nei confronti di ragazze e ragazzi, ascoltando e dialogando con genitori, mondo della scuola e dell'università, istituzioni, a partire – soggetto a cui do particolare valore – dalla Commissione bicamerale per l'infanzia e l'adolescenza, con l'associazionismo, mondi professionali, competenze nazionali e internazionali. Lanceremo un'alleanza contro la povertà educativa, sociale, economica e relazionale, per permettere ai nostri giovani di ritrovare fiducia nel sistema scolastico e formativo, nel Paese e in se stessi.
  Parlare con tutti coloro che vivono e rappresentano il mondo della scuola, dell'università e della ricerca è e sarà il cuore del mio metodo di lavoro. Ascolterò, mi confronterò, cercherò soluzioni il più possibile aperte e condivise, per provare a risolvere con gradualità le tante condizioni vissute come ingiustizia da parte di tante e tanti che credono di non vedere rispettati i propri diritti o di non vedere supportato il proprio talento e per completare, senza tradirne l'impianto – che d'altra parte ho votato in Parlamento – le riforme avviate, lavorando per attuare, equilibrare, migliorare. Dobbiamo lavorare insieme per realizzare un clima nuovo, che credo possa portarci a ottenere risultati importanti e utili per tutta la scuola italiana.
  Il Ministero sarà aperto, pronto ad ascoltare, dialogare, condividere. Mi aspetto di trovare in tutte e tutti gli interlocutori lo stesso atteggiamento. Non ci deve essere rigidità da parte di nessuno, ma spirito di collaborazione e confronto di merito tra proposte, anche opinioni differenti. Non ci deve essere nessun fraintendimento e nessuna confusione di ruoli e responsabilità. Ascolto e dialogo servono a migliorare la qualità delle scelte, ma ciascuno deve essere consapevole del proprio ruolo e della propria responsabilità. Le scelte finali spettano per competenza al Parlamento, al Governo e al Ministero, soprattutto nel rispetto dell'autonomia educativa e scolastica di scuole e di docenti.
  Il dialogo sociale deve poi accompagnarsi con altre due cose che considero importanti: trasparenza e partecipazione, e sono due impegni che prendo. Rendere facilmente accessibili tutte le informazioni da parte del Ministero, a partire dai bandi rivolti alle scuole fino agli open data, attivare strumenti e pratiche costanti di ascolto e consultazione sulle scelte accessibili a ogni persona, dando riscontro di ogni scelta e misurandone però anche l'impatto. Avremo finestre di ascolto sempre aperte per raccogliere segnali e contributi in maniera ordinata, con incontri diretti, spazi per il dialogo on line, lavoro congiunto con mondi sociali specifici e con occasioni di co-progettazione.
  Il lavoro che c'è da fare per restituire a scuola, università e ricerca il ruolo strategico che serve per il futuro dell'Italia deve poi incrociare competenze di altri ministeri e deve trovare un'efficace collaborazione con il Parlamento. Mi impegno ad ascoltare ed elaborare ogni idea a proposta. Vi chiedo di concederci uno spazio non di polemica e Pag. 7di scontro, ma di dialogo franco e serrato, un confronto tra proposte per provare insieme a trovare le priorità e a risolvere i problemi. Evidentemente – lo dico con franchezza – non chiedo a tutti, compresa l'opposizione, di condividere o sostenere scelte finali se non sono state condivise, ma di concedere a noi tutti, e soprattutto alle studentesse e agli studenti, ai nostri giovani, di poter vedere uno spazio di confronto di merito tra di noi, serio, responsabile, protetto dalla dialettica dello scontro e dalla polemica pregiudiziale. Le scelte sul sapere e sulla conoscenza dovrebbero unire tutto il Paese, tutte le competenze culturali, sociali e politiche, tutti i soggetti che vi operano. Faccio, attraverso di voi e tutto il Parlamento, la scelta di concedere uno spazio al sapere, alla scuola, alla formazione delle cittadine e dei cittadini di domani, uno spazio non pregiudiziale. Non sia questo, anche questo, uno spazio di scontro e di delegittimazione reciproca. Penso anche che contenuti, linguaggi e modi che si adottano per discutere legittimamente le differenti proposte possano e debbano essere un buon esempio di un dibattito che dentro le istituzioni si dimostri di educazione adulta e rispettosa che diamo alle nuove generazioni.
  Prima di venire alla parte più tematica del mio intervento, voglio dire cosa sta succedendo per le scuole nelle aree colpite dal terremoto. In questi mesi, la task force del MIUR ha lavorato in stretta collaborazione, sotto il coordinamento del Commissario Errani, per intervenire con strutture provvisorie e per la programmazione della ricostruzione delle scuole danneggiate. Purtroppo è stato necessario riprogrammare tante volte il lavoro, visto che lo sciame sismico è ancora in corso, aggravato da condizioni meteorologiche straordinariamente difficili.
  Come ricordato dal Presidente Gentiloni ieri in Senato, la prossima settimana verrò emanato un nuovo decreto e le scuole continueranno ad essere in cima ai pensieri di tutto il Governo. Infatti, come Ministero stiamo lavorando perché il completamento dell'anno scolastico sia garantito a tutte e a tutti. Nel decreto sul terremoto che sarà approvato la prossima settimana in Consiglio dei ministri, sarà prevista una norma finalizzata proprio a questo, per evitare che, con le regole attuali, ragazze e ragazzi che sono stati impossibilitati ad andare a scuola rischino di perdere l'anno. Per questo si inserirà una norma che consente di derogare alla durata minima di 200 giorni di lezione perché l'anno scolastico sia valido e alla frequenza per gli studenti di frequentare almeno tre quarti dell'orario annuale per essere valutati ed ammessi agli esami. Abbiamo inoltre garantito anche una gestione diversificata delle iscrizioni, per dare più tempo a scuola e famiglie di quei territori di riorganizzarsi e scegliere modalità e sedi di frequenza per il prossimo anno. La task force del MIUR è inoltre stata e continuerà ad essere in costante contatto con presidi, università e comuni, oltre che con le famiglie, per fornire loro ascolto e collaborazione e per individuare soluzioni di emergenza e strutturali. I disagi sono stati e sono tanti. La responsabilità delle risposte è un dovere istituzionale, etico e umano per chiunque abbia ruoli pubblici, a partire da noi che facciamo parte del Governo. Dovremo dimostrare che l'Italia sa essere efficace nella gestione delle fasi emergenziali, come nella ricostruzione e nel riportare una normalità infrastrutturale che garantisca per il futuro maggiore sicurezza. Lo dobbiamo agli studenti e alle famiglie che hanno visto disgregarsi le proprie certezze materiali e sociali e che dobbiamo sostenere nel faticoso ritrovare fiducia e speranza.
  Venendo più in concreto alle azioni in corso, partendo dalla scuola, abbiamo da un lato iniziato a lavorare per centrare tempestivamente, nel migliore dei modi possibili, tutti i passaggi necessari per iniziare, senza le difficoltà del passato, il prossimo anno scolastico. Ne è testimonianza l'intesa raggiunta a fine dicembre sulla mobilità del personale. Dall'altro lato, serve poi lavorare, come dicevo, per portare a compimento il percorso di riforma e le azioni impostate in questa legislatura, superandone le criticità, ma mantenendo obiettivi e finalità. L'impegno centrale deve essere quello di superare i divari territoriali, sociali Pag. 8 e di contesto, anche grazie al diritto allo studio effettivo per tutte e tutti. Su questo il Governo ha dato una prima importante risposta con la legge di bilancio del 2017 che ha stanziato ingenti risorse per borse di studio che accompagnino gli studenti capaci e meritevoli sino al più alto grado di studi. Rimane fermo l'impegno a proseguire su questa strada. Nuovi ulteriori passi li faremo con il decreto legislativo sul diritto allo studio inviato da poco al vostro esame. Le studentesse e gli studenti trovano una risposta alla loro esigenza di un'istruzione e formazione di qualità anche e soprattutto grazie al lavoro dei dirigenti e dei docenti, nonché del personale amministrativo. Un milione di persone che quotidianamente ce la mettono tutta e profondono amore e cura per le loro attività. Per loro ci stiamo impegnando, come è doveroso, affinché il loro ruolo recuperi quell'importanza e considerazione nella società che ingiustamente negli ultimi anni si è un po’ persa. Come? Continuando con le azioni di reclutamento per ridurre la condizione di precariato che caratterizza ancora tante e tanti, stabilizzando nell'organico i posti che occupano da anni, grazie a 400 milioni di euro stanziati nella legge di bilancio, e con un impegno a lavorare in dialogo con i sindacati perché il prossimo rinnovo contrattuale, che è assolutamente vicino, sia una vera occasione di valorizzare tutte le professionalità condividendo il valore della continuità didattica.
  Il futuro corso-concorso per dirigenti scolastici, di cui è prossimo il bando, oltre a dare un'occasione per una progressione di carriera a quei docenti che siano interessati a un nuovo ruolo, consentirà di riportare alla normalità i carichi di lavoro dei colleghi già in servizio. Solo con il concorso si potrà infatti risolvere l'annoso problema delle numerose reggenze. A breve partirà anche l’iter per il concorso per il Direttore dei servizi generali e amministrativi. Lo Stato torna così ad investire in questo ruolo, avendo ben presente l'importanza della disponibilità di uno di loro titolare nelle scuole.
  Nel corso dei prossimi mesi e comunque in tempo utile per l'inizio dell'anno scolastico terminerà anche il concorso bandito nel 2016 per 63.712 posti di docente. Anche in questo caso si tratta di una misura di normalizzazione che favorirà la continuità didattica grazie alla presenza di docenti titolari. In questa direzione va pure il consolidamento nell'organico di diritto di numerosi posti che da anni sono attivati stabilmente in quelli di fatto. Ciò consentirà finalmente di coprirli con docenti di ruolo, a tutto vantaggio nuovamente della continuità didattica. Da tutte queste azioni ne uscirà migliorata anche la percezione nella società del ruolo del docente, oggi spesso mortificata da un precariato eccessivo che si supera solo con le misure previste dalla legge n. 107 del 2015, il Piano assunzionale straordinario, e ora i concorsi da bandire con regolarità.
  Inoltre, nell'ottica di garantire efficacia ed efficienza, è necessario ripartire dal Sistema nazionale di valutazione, che costituisce uno strumento di forte impatto se inquadrato in una visione di valutazione formativa per il miglioramento delle scuole e per la crescita professionale di dirigenti e docenti. A partire dall'anno 2014, prima con l'avvio del sistema di valutazione delle scuole, poi con la partenza della valutazione dei dirigenti scolastici, importanti passi avanti sono stati fatti. Bisogna ora rafforzare non solo i modelli e gli strumenti, ma sviluppare ed approfondire il processo di condivisione, che già è ampiamente avviato, per la valutazione delle istituzioni scolastiche.
  Tocco ora alcune altre priorità d'azione, per poi soffermarmi sui decreti attuativi della Buona scuola.
  Per quanto riguarda l'edilizia scolastica, ho trovato un lavoro di programmazione ben fatto e capace di ottimizzare le risorse disponibili. Gradualmente si sta lavorando a rendere le nostre scuole sicure, accessibili, vivibili e adatte a una didattica innovativa. Abbiamo in atto diverse azioni. La programmazione nazionale, grazie ai mutui BEI, ha già permesso di finanziare oltre mille interventi lo scorso anno. Occorre ora procedere al completamento della procedura di finanziamento per aggiornare la programmazione con ulteriori interventi. Pag. 9L'adeguamento degli edifici alla normativa antisismica: gli eventi sismici hanno da un lato mostrato la fragilità di alcune strutture, dall'altro hanno però evidenziato che se si interviene adeguando le strutture alla normativa antisismica i danni risultano fortemente ridimensionati. È una sfida larga, che si intreccia a quella più generale di messa in sicurezza di tutto il territorio; una sfida che richiede risorse importanti, per la quale esiste già una programmazione che ci consentirà, una volta ottenute le risorse necessarie, di adeguare nel giro di due anni tutte le strutture scolastiche ricadenti nelle zone di rischio sismico 1 e 2. Servono poi risorse per dare seguito a quegli interventi che sono risultati necessari alle indagini diagnostiche svolte sugli edifici scolastici per prevenire il crollo dei solai. Un tema, quello della sicurezza, che non può vederci distratti, perché nelle nostre scuole vive e lavora un pezzo fondamentale del futuro del nostro Paese, oltre che persone.
  Abbiamo poi in corso il Programma Scuola innovative. Grazie a un investimento di risorse dell'INAIL e di risorse MIUR, è stata avviata la procedura per la progettazione e la realizzazione di nuove scuole innovative dal punto di vista architettonico, impiantistico e tecnologico. Nel 2016 è partito un apposito concorso di idee rivolto prevalentemente a ingegneri e architetti italiani e stranieri. Nel 2017, dopo la chiusura della procedura di valutazione, partiranno i lavori.
  Altra priorità è quella di continuare a investire nel processo di innovazione culturale, organizzativa e istituzionale delle scuole, creare sviluppo e innovazione offrendo alle scuole gli strumenti che servono per essere protagonisti sul fronte della globalizzazione: conoscenze, competenze, attitudini e visioni del mondo. Non basta più l'idea di una scuola solo trasmissiva dei saperi, ma occorre realizzare concretamente quella scuola aperta e inclusiva in una società in continua trasformazione. Il Piano nazionale Scuola digitale ne è un esempio. Accompagna e sostiene la capacità delle scuole e dei docenti di sviluppare una didattica innovativa, coinvolgente, motivante e adeguata ai tempi che cambiano, valorizzando il digitale come agente attivo dei cambiamenti sociali ed economici su larghissima scala.
  Nel 2017 il Piano sarà dedicato alle competenze digitali degli studenti, per superare i divari e l'arretratezza della società, lavorando anche sul pensiero logico e computazionale, che diventerà strutturale in ogni scuola del primo ciclo, per ribadire il concetto che i nostri studenti non possono limitarsi più ad essere consumatori passivi di tecnologia, ma consumatori critici e possibilmente creatori.
  Altra innovazione importante da portare a compimento è il Piano per la formazione dei docenti che concretizza quella formazione permanente, strutturale e obbligatoria per ogni docente prevista dalla legge n. 107 come precondizione essenziale per un sistema educativo moderno, in cui la valorizzazione e la crescita professionale del personale scolastico sono dimensioni fondanti. Nel 2017 dovremo iniziare a dare piena attuazione a tutto questo, come all'analogo piano che riguarda il personale ATA. Entrambe le misure rappresentano un impegno finanziario di dimensioni nuove, mai raggiunte prima.
  Ancora, il PON Istruzione 2014-2020. L'avviso-quadro sarà presentato la prossima settimana e fornirà le linee guida alle scuole. Seguiranno poi dieci avvisi specifici che saranno completati, anche grazie a un percorso di ascolto e partecipazione, per allinearli alle esigenze del Paese, selezionare le buone pratiche e modellizzare azioni nazionali. Entro l'inizio del prossimo anno scolastico le scuole potranno avviare i loro progetti. L'intervento segna una continuità tra la Costituzione italiana, i suoi valori e i suoi precetti, la legislazione e le azioni nazionali, la programmazione europea e le strategie globali per un nuovo orizzonte di sviluppo, facendo esplicito riferimento all'Agenda globale 2030, che ne rappresenta la cornice di riferimento. Gli interventi riguarderanno la disuguaglianza formativa e di opportunità, con un forte investimento sulle competenze di base, la lotta alla dispersione scolastica e la povertà educativa, l'inclusione e la lotta alle diseguaglianze e alle discriminazioni. Saranno destinate risorse Pag. 10 importanti per un più efficace passaggio tra scuola e lavoro attraverso esperienze di orientamento, alternanza e imprenditorialità, per dare maggiore opportunità e contribuire allo sviluppo della nostra società.
  Un'attenzione particolare è dedicata, inoltre, ad affrontare in modo sistematico gli aspetti multidimensionali della cittadinanza europea e globale, della conoscenza e dell'accessibilità del patrimonio culturale, dell'integrazione e della coesistenza sociale, con particolare riferimento al tema dei migranti.
  C'è poi l'alternanza scuola-lavoro, che ritengo decisiva per avvicinare e innovare i percorsi formativi e professionali e offrire opportunità e occasioni qualificanti di didattica ai nostri ragazzi. Una delle novità più importanti della legge n. 107 è stata la trasformazione dell'alternanza da sperimentazione a pratica strutturale di didattica. Con l'anno prossimo, quando il sistema sarà andato a regime, il numero di ragazze e ragazzi coinvolti sarà 1,5 milioni. È evidente che non è un percorso semplice e che, in alcuni casi, sono emerse criticità, ma è altrettanto evidente che l'alternanza si può e si deve fare. Il Registro nazionale dell'alternanza scuola-lavoro, il sito dedicato, la cabina di regia MIUR-Ministero del lavoro: gli strumenti ci sono, vanno messi a regime. Dobbiamo monitorarne l'evoluzione, intervenire dove sono presenti criticità e soprattutto superarle. Credo, ad esempio, che dobbiamo rapidamente approvare la Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza, per assicurare ambienti di apprendimento favorevoli alla crescita della persona e che garantiscano i pieni diritti alle ragazze e ai ragazzi, e garantire un sistema di monitoraggio della qualità dei percorsi di alternanza.
  Vengo ora ai decreti attuativi delle deleghe che rappresentano una parte qualificante della legge n. 107. Con l'approvazione in Consiglio dei ministri il 14 gennaio scorso, abbiamo scelto di salvaguardare le deleghe, la loro attuazione e il lavoro fatto finora, avviandone l’iter di approvazione prima della loro scadenza prevista il 16 gennaio. È iniziato un percorso che ci vedrà collaborare con le Commissioni parlamentari, assicurando una forte partecipazione e presenza del Ministero per ascoltare in audizione tutti i soggetti coinvolti, dirigenti scolastici, insegnanti, personale amministrativo, sindacati, studenti, famiglie, associazioni e stakeholder, in modo che i testi finali siano davvero frutto della massima condivisione possibile. In questa ultima fase, per guidare questo Ministero su questo, siamo consapevoli che voi avete svolto un lungo dibattito nella riforma, per cui non voglio riprenderne le parti, perché le avete già viste e anche incardinate, se le informazioni che ho in possesso sono esatte. Credo che la cosa importante sia il lavoro che voi fate. Su questo faccio solo cenni dal mio punto di vista. Penso che, sulla formazione iniziale, l'accesso all'insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado si conservi il concorso subito dopo la laurea e questo credo che sia uno degli elementi qualificanti di questa delega, perché attraverso quell’iter poi ci sarà un'assunzione certa e a tempo indeterminato. Si supera così una situazione che ha prodotto molte incertezze e molto precariato. Credo che sia un modo chiaro di dire che si vuole davvero investire sugli insegnanti, sulla loro professionalità e sulla loro formazione, che questa formazione e abilitazione non è più un costo a loro carico, ma è, anzi, un periodo di formazione nell'interesse della comunità e quindi con un compenso.
  Penso all'inclusione scolastica, semplificazione e snellimento delle pratiche burocratiche, maggior continuità educativa, professionalizzazione. Credo che siano anche questi elementi particolarmente importanti. Nel testo che vi lascio potete anche leggere altre parti; tuttavia, tenevo a sottolineare anche questo, che è uno degli elementi, dal mio punto di vista, qualificanti.
  Credo, tra l'altro, che anche la revisione dei percorsi dell'istruzione professionale sia un decreto particolarmente utile, perché punta a ridare dignità, qualità, intreccio tra le diverse competenze regionali, degli ITS ma anche delle lauree professionalizzanti, attraverso diversi strumenti. Secondo me, c'è un elemento di innovazione e di razionalizzazione particolarmente significativo. Pag. 11
  C'è poi il sistema che considero particolarmente innovativo e qualificante: il Sistema integrato di educazione e istruzione 0-6 anni. Credo che tutto il Parlamento dovrebbe essere particolarmente soddisfatto di questo lavoro, perché segna esattamente un'inversione nei percorsi di formazione e di istruzione che segnano il futuro di queste generazioni, che saranno quelle che vivranno nel nostro Paese nei prossimi anni. Penso che questa sia davvero una delega che qualifica molto.
  Diritto allo studio. Oggi questo diritto è esercitato con difficoltà e differenze fra territori e anche fra soggetti che lo devono erogare. Anche qui, credo che siano particolarmente importanti razionalizzazione e intreccio. Ci faremo carico di un rapporto più stretto con le realtà regionali e territoriali, perché anche questo va messo a sistema. Penso che sia importante, comunque, la promozione di un sistema di welfare fondato sui livelli di prestazione nazionali: misure su libri di testo, tasse scolastiche, trasporti, potenziamento della carta dello studente. Anche in questo caso, il decreto presenta un piano di riforma che considero ampio e incisivo.
  Che dire della promozione e diffusione della cultura umanistica? Credo che sia l'altro pezzo di carta di identità importante delle scelte che stiamo facendo sui fattori strategici per il nostro futuro. Sono convinta, assolutamente, che la scuola debba dare una giusta e forte importanza anche a questo spazio, in termini di conoscenza, di formazione, di cultura e di esperienza professionale.
  Scuole all'estero. Non devono essere un'esperienza sconnessa dall'insieme del sistema scolastico nazionale; anzi, è una componente del nostro sistema scolastico nazionale, perché anche questa funzione all'estero è un raccordo fondamentale per promuovere all'estero la nostra cultura e le nostre conoscenze, oltre che la nostra lingua.
  Valutazione. Non entro nel dettaglio dei cambiamenti che conoscete. Studiando la documentazione fin qui prodotta, anche dialogando con la Ministra Giannini fino all'approvazione di questa delega, mi sono convinta di una cosa che voglio dire qui oggi. L'esame di maturità non sarà più facile. Certo, si sono ridotte a due le prove, ma la seconda potrà essere multidisciplinare. L'esame sarà così più semplice nelle modalità, ma questo non vuol dire più facile. Non so dire se sarà più difficile, non è questo il punto che credo si debba discutere. Quello che mi pare importante – lo è anche nel dibattito pubblico, anche con le opinioni diverse che legittimamente si esprimono su questo – è valutare se tutto ciò che mettiamo nell'innovazione del percorso formativo cambia l'approccio del processo di valutazione delle studentesse. Questo è secondo me il punto centrale. Dando maggior peso al percorso dell'ultimo triennio e stimolando gli insegnanti ad esprimere una valutazione complessiva su ciascuna alunna e su ciascun alunno, valutando in modo non meccanico la media di voto, si punta a verificare effettivamente il livello di acquisizione di conoscenza e competenza delle ragazze e dei ragazzi. Dire che una sola insufficienza non è motivo per non essere ammessi all'esame è allora un modo di osservare e valutare meglio, in modo più attento e secondo me approfondito, il percorso di formazione. Però io insisto su questo: ben venga un dibattito diverso tra proposte differenti, che motivino però esattamente qual è l'efficacia dei sistemi di valutazione. Insomma, credo che anche questo sia uno dei decreti utili alla trasformazione che integra effettivamente nella scuola apprendimento e formazione di competenze, che è il grande obiettivo di innovazione che dobbiamo perseguire. Spero davvero che su questo si apra un grande dibattito con le audizioni in Parlamento e nel Paese, perché questo è davvero un obiettivo che ci riguarda tutti.
  Università, ricerca, AFAM. Venendo alle sfide per università e ricerca, credo che sia importante lavorare a consolidare investimenti e programmazione, superando anche le eventuali lentezze procedurali e burocratiche. In questa direzione abbiamo programmato con gli uffici di completare tutti i provvedimenti finanziari entro i primi sei mesi dell'anno, in modo da consentire una migliore efficienza nell'impiego delle risorse Pag. 12 certe da parte degli enti. Gli investimenti sono tornati a crescere. La cosa che, però, considero importante è che questi investimenti e tutte le procedure devono essere rapidamente attuate. Dobbiamo fare in modo che sia rimesso al centro anche di questo sistema il bisogno che abbiamo di superare i gap e le differenze del numero e della qualità dei nostri laureati con i numeri delle università europee e internazionali. Il tema dell'accessibilità all'università si pone quindi con forza tanto per queste ragioni, cioè anche la questione del diritto allo studio è un tema fondamentale per l'università e la ricerca, quanto per l'obbligo civile e politico di adempiere al dettato di più articoli della nostra Costituzione. A fronte del calo delle immatricolazioni, credo proprio che su questo dovremmo concentrare di più la nostra attenzione. Lo dico perché su questi tre temi, università, ricerca e AFAM, dobbiamo rimettere al centro molte cose. Poi leggerete i dettagli delle misure, dei dati, che vogliamo portare rapidamente in attuazione; ma voglio parlare di ciò che è meno conosciuto anche nel dibattito pubblico, e cioè di implementare le assunzioni di giovani nelle università, nella sistema della ricerca, proprio per far entrare linfa nuova.
  Considero anche particolarmente importante soffermarmi sulla questione che riguarda l'AFAM, che altrimenti rischia di essere sempre considerata un punto di non qualità. Chiedo scusa a tutti: vi chiedo, se avete tempo e voglia, di leggere tutto il resto. Intervenire, consolidare e aggiornare l'autonomia del sistema AFAM agendo su reclutamento, governance, distribuzione territoriale e offerta formativa e risolvendo con processi di statizzazione graduale ma certa, subito, dal 2017, diventa un elemento qualificante, così come considero qualificante – e qui faccio riferimento a ciò che il Parlamento può già fare e che il ministero si impegnerà a sostenere – portare avanti, discutere e portare in approvazione anche il disegno di legge Martini. Tutto questo diventa anche parte di una qualificazione dell'insieme del sistema di scuola e istruzione a livello dell'università, della ricerca e dell'alta formazione.
  Quello che mi pare chiaro, dopo poco più di un mese di lavoro al e con il ministero, è che il nostro sistema scolastico di formazione superiore e di ricerca ha sicuramente criticità, perché mi sono state segnalate da più parti, ma ha anche molte eccellenze non abbastanza valorizzate. Penso a tutte le nostre qualità nell'area aerospaziale, per dire che siamo fortemente competitivi nel mondo.
  Credo che, da questo punto di vista, serva anche a noi operare quotidianamente per ridurre e intervenire sulle criticità, ma nello stesso tempo rendere consapevole il Paese anche delle eccellenze che ci sono. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringraziamo la signora ministro per quest'esposizione così ricca. Daremo a tutti i membri delle due Commissioni, naturalmente, il testo completo della sua relazione. Cominciamo immediatamente perché abbiamo parecchie richieste di intervento. Do quindi la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LUIGI DALLAI. Userò due minuti: innanzitutto per ringraziare la ministra, oltre che degli argomenti trattati, per le modalità con cui ha mostrato di essersi calata a interpretare queste problematiche. Mi riferisco, in particolare, al sistema dell'università e della ricerca. Pur riconoscendo una preponderanza agli argomenti legati alla scuola, faccio presente che siamo in fase di discussione delle otto deleghe, su questo aspetto lascio eventualmente l'intervento a chi se ne sta occupando direttamente.
  Mi limiterei a cogliere alcuni spunti che la ministra ha citato e che sono, sostanzialmente, indipendenti dalla tempistica con la quale ci troviamo a lavorare. Mi fa piacere ricordare, ad esempio, il punto che ha citato riguardo allo sviluppo sostenibile. Quest'aspetto, che apparentemente potrebbe sembrare secondario, nella realtà dei fatti si mostra come prioritario, se non fondamentale, rispetto a tutte le modalità di intervento che andiamo ad ottemperare Pag. 13nelle situazioni di emergenza, nelle situazioni di prevenzione, nelle situazioni contingenti che si trova ad affrontare il nostro Paese, per esempio in ambito di emergenza terremoto, di emergenza idrogeologica e di emergenze meteorologiche in senso lato. In questo momento, il Paese più importante da un punto di vista della ricerca, probabilmente il Paese più importante del mondo, gli Stati Uniti, si orienta verso i cosiddetti fatti alternativi, cioè un'interpretazione della realtà scientifica profondamente diversa, soprattutto relativamente all'interpretazione dei cambiamenti climatici, all'interpretazione dei fenomeni meteorologici con metodi alternativi da parte dei dirigenti che sono stati scelti dalla nuova amministrazione. Credo sia importante, invece, investire su alcuni aspetti fondamentali non solo per il futuro, ma per il presente del nostro Paese. Questo ha una serie di ricadute.
  Sappiamo che tutti i fenomeni meteorologici che il nostro Paese si trova ad affrontare insistono, sostanzialmente, su infrastrutture, su progettazioni che derivano da studi e ricerche di ambito universitario calcolate per climi tipicamente diversi da quelli che ci troviamo ad affrontare adesso. Questo è un problema infrastrutturale enorme, che può essere affrontato solo attraverso investimenti nell'ambito della ricerca e dell'università, gli ambiti con cui le amministrazioni locali e i governi locali si trovano a progettare le loro infrastrutture.
  Chiedo alla ministra una particolare attenzione a questi temi, anche da lei citati, e a dare attuazione ai progetti finanziari in essere già nei primi mesi dell'anno. Tra questi, forse, uno degli aspetti fondamentali che abbiamo trattato nella legge di bilancio è lo Human Technopole di Milano, di cui è in fase di elaborazione lo statuto. Mi permetto di invitare la ministra a coordinare e a sovrintendere quanto più possibile, per quanto è di sua competenza, a quest'aspetto.

  PRESIDENTE. Onorevole Dallai, sta finendo il suo tempo, anzi l'ha già finito.

  LUIGI DALLAI. Finisco con questo. Siamo noi a esaminare e ad approvare la ripartizione dei progetti premiali anche per gli enti pubblici. Lei ha citato, giustamente, aspetti relativi alla ricerca di base, l'attività propulsiva del nostro sistema ricerca di premiare tanto più la ricerca di base e la ricerca innovativa. Sempre più mi sembra che si faccia leva, invece, su strategie con riflessi commerciali. C'è un riferimento non indifferente alla strategia nazionale di specializzazione intelligente, per esempio, nel riparto del premiale molto rivolta al made in. Mi fermo qui per non rubare ulteriori minuti.

  PRESIDENTE. Passiamo subito la parola all'onorevole Vacca. Torno a ricordare a tutti che sarebbe utile rispettare i tempi assegnati.

  GIANLUCA VACCA. Anch'io senza falsa retorica, auguro buon lavoro alla Ministra, anche perché capiamo quanto sia difficile lavorare senza una scadenza temporale, o quanto meno senza un'indicazione temporale certa. Inoltre, i problemi che si troverà ad affrontare sono tanti, problemi che derivano, a nostro avviso, dal ministero disastroso che l'ha preceduta e che lei ha condiviso, facendo parte della maggioranza, avendo votato i provvedimenti che noi abbiamo contestato e che purtroppo oggi stanno provocando tanti guasti nel nostro sistema scolastico.
  Non affronteremo tutte le questioni, sia per motivi temporali sia perché comprendiamo che il suo ministero dovrà operare in un recinto già definito, quello del Governo che l'ha preceduto. A nostro avviso, però, questo non vuol dire non poter apportare alcuni elementi innovativi, anche migliorativi, del sistema, come la cancellazione di alcuni errori che sono stati fatti in passato. Penso ai guasti della «Buona Scuola», di cui parleranno i miei colleghi, alle distorsioni nel mondo dell'università, introdotte con alcuni provvedimenti che non abbiamo condiviso e che abbiamo fortemente contestato, un quadro abbastanza complesso che noi abbiamo fortemente criticato in passato, come continueremo a fare.
  Mi soffermerò soltanto su alcuni punti, sui quali porrò delle domande. Il primo Pag. 14punto è quello dell'edilizia scolastica. Lei ha fatto un quadro, ha parlato a lungo della situazione nelle zone colpite dall'emergenza terremoto. Credo, però, che sia fondamentale non soltanto intervenire dopo che c'è stato un terremoto e affrontarne l'emergenza, ma fare in modo che i nostri alunni si rechino in scuole, in strutture adeguate dal punto di vista antisismico. Io vengo dalla regione Abruzzo, dove il problema è fortemente sentito. Abbiamo fatto un'analisi consultando il vostro sito, cioè Scuola in chiaro, e abbiamo visto che tra il 70 e l'80 per cento delle scuole in Abruzzo, da zona 1 a zona 2, non sono a norma antisismica: tra il 70 e l'80 per cento nelle zone a rischio 1 e a rischio 2! Questa è una situazione inaccettabile. Qualcuno dovrà iniziare ad affrontare di petto la questione. Non è possibile continuare a chiudere gli occhi e sperare che non accada nulla o che, possibilmente, accada di notte o in momenti in cui le scuole sono vuote perché c'è il rischio che crollino. Riceviamo continuamente allarmi da parte delle famiglie, dai genitori preoccupati perché, avendo potuto constatare la mancanza del certificato di agibilità o di idoneità antisismica, si rendono conto che gli alunni, tutte le mattine, si recano in scuole non a norma.
  In secondo luogo, c'è il problema della mobilità. Ieri, durante il question time, lei ha fornito alcuni elementi sui quali vorrei chiedere un supplemento di chiarimenti. Innanzitutto, perché l'anno prossimo la mobilità si svolgerà sul 40 e non sul 50 per cento, come avviene regolarmente? Che cosa vuol dire che l'assegnazione provvisoria avverrà soltanto per alcune categorie di docenti e non per tutti? Quali sono le categorie?
  In terzo luogo, vorrei parlare di università. Gli argomenti sarebbero tanti. Mi soffermo brevemente su alcune questioni. La prima è la chiamata diretta. Non crede che sia opportuno bloccare questa deriva, introdotta dal Governo precedente, di ricorrere alla chiamata diretta? Mi riferisco, in particolare, alle cattedre Natta. Che cosa pensa della quota premiale che è all'interno dell'FFO? Ne abbiamo discusso varie volte in questa Commissione: non crede che sia arrivato il momento di rendere la quota premiale aggiuntiva, come dovrebbe essere per legge?

  PRESIDENTE. Proseguiamo immediatamente con l'onorevole Iori.

  VANNA IORI. Vorrei anch'io ringraziare la Ministra per la ricchezza di questa relazione, per i tanti spunti di riflessione e per i tantissimi temi che ha affrontato. Mi limiterò, per lo scarso tempo a disposizione, solo a delle sottolineature. In particolare, vorrei rappresentare che mi fa molto piacere che sia attribuito finalmente un ruolo privilegiato al tema dell'adolescenza e alla collaborazione con la Commissione bicamerale per l'infanzia e l'adolescenza. Credo che questo sia uno iato e che veramente non abbia senso che in tutti questi anni non ci sia stata collaborazione con il Ministero.
  Per quanto riguarda le sottolineature, vorrei indicare innanzitutto l'importanza dei saperi, ricordando che nel nostro Paese, nella fascia di età compresa tra i 2 e i 19 anni, ben il 43 per cento di ragazzi non ha in casa nemmeno un libro non scolastico, il che significa che investire sui saperi, e quindi sui libri e sulla lettura, è certamente prioritario.
  In secondo luogo, c'è l'importanza dei luoghi di aggregazione giovanile legati al tema dell'adolescenza, partendo dalle scuole, quindi con le scuole aperte come luogo primario di aggregazione e di integrazione, in una logica di comunità educante, come lei stessa ha citato.
  In terzo luogo, c'è l'uso consapevole della rete, ma anche la conoscenza dei danni che la rete può produrre e che un uso non consapevole della rete può produrre: quindi l'integrazione, in questo senso, tra la scuola e la famiglia, ovvero il sostegno alla genitorialità. Credo che la scuola da sola oggi non possa più affrontare queste tematiche, se non in relazione con la famiglia.
  Da ultimo, c'è l'educazione alla vita emotiva. Credo che la non consapevolezza di ciò che si prova e di ciò che si fa spesso sia all'origine di molte violenze e dei fenomeni Pag. 15che ben conosciamo di bullismo e cyberbullismo.
  In particolare – chiudo con il tema delle ragazze – bisogna aiutare le ragazze, le studentesse adolescenti, a prendere consapevolezza di sé, del proprio valore.

  ANTONIO PALMIERI. Presidente, come si usava una volta nelle classi, farei l'intervento in piedi, anche per un fatto logistico. Anch'io faccio gli auguri sinceri di buon lavoro alla neo Ministra Fedeli. Garantisco da parte di Forza Italia che, come abbiamo sempre fatto quando siamo stati all'opposizione, non intendiamo usare la scuola come un terreno di scontro politico, a differenza di quanto ci è capitato di subire in passato, compresa ovviamente la sua forza politica.
  Nei miei interventi in Aula, i colleghi del Movimento 5 Stelle e del Partito Democratico hanno più volte sentito il sottoscritto ricordare loro che la legge del contrappasso esiste, e quindi è toccato a voi e a loro subire quello che loro hanno inferto a noi nei nostri anni di Governo. Ciò detto, la collaborazione è massima. Lavoreremo sui decreti attuativi con lo spirito di migliorare i provvedimenti.
  Passo ad alcune considerazioni rapidissime.
  Aspettiamo le linee guida che ha citato nel suo intervento iniziale. Ovviamente, noi siamo contro ogni tipo di stereotipo, ogni tipo di diseguaglianza, ma ci piacerebbe però che fosse rispettata la natura, da un lato, e i desideri delle famiglie, dall'altro lato. Ancora in questi giorni, c'è una polemica che si riferisce a uno spettacolo che va nelle scuole inneggiando all'ideologia gender. Poi mi diranno che non esiste, ma questo è un altro paio di maniche. Comunque, il tema c'è, le linee guida sono importanti. Lei sa che in Commissione stiamo facendo un lavoro su una serie di testi. Confido che non sia necessaria una legge, perché farete linea guida sagge, oculate e rispettose di tutti.
  Aggiungo quattro cose lapidarie, una delle quali riguarda la mia amica Elena Ferrara. La legge sul bullismo e sul cyberbullismo è finita su un binario morto, grazie al pessimo lavoro fatto alla Camera. Come ministero, avete però, già dai tempi di Gelmini e Carfagna, iniziato una serie di attività: l'esortazione è di andare avanti. Allo stesso modo, bisognerebbe andare avanti sul programma per il futuro con i 100 famosi milioni per il pensiero computazionale. Noi abbiamo sostenuto, sia come gruppo sia come intergruppo Innovazione, quest'iniziativa in tutti questi anni. È importante sapere come saranno spesi questi 100 milioni, quando, e dati a chi.
  Per quanto riguarda sempre il tema del digitale, permane la situazione, a nostro avviso intollerabile, per cui più di un milione di studenti e i loro insegnanti siano esclusi dal Piano scuola digitale. Mi riferisco, evidentemente, agli alunni e agli insegnanti delle scuole paritarie, che in questo caso sono disparitarie. Al riguardo, ho già presentato tre interrogazioni in Commissione, peraltro a tre interlocutori diversi, e ho avuto tre risposte diverse, evidentemente nessuna soddisfacente. Mi manca solo Toccafondi. Confidiamo, però, che lui e De Filippo rispondano prossimamente. Insisterò sul tema, perché è evidente che è un'ingiustizia tagliare fuori queste persone.
  Infine, bene ha fatto a porsi in continuità con chi l'ha preceduta. Lo faccia compiutamente, non si fermi sull'alternanza scuola-lavoro. Il tema era addirittura nella riforma Moratti. Noi votammo convintamente sia la riforma sia l'alternanza, e quindi lo giudichiamo uno strumento fondamentale, assieme agli ITS, voluti dal nostro Ministro Gelmini, per cominciare ad avvicinare effettivamente al mondo del lavoro i ragazzi delle scuole superiori e poi diplomati. Veramente buon lavoro. Oggi è il compleanno di Forza Italia, compiamo 23 anni: fateci gli auguri, che non ci offendiamo.

  PRESIDENTE. Auguri.

  SIMONE VALENTE. Ministro, esprimo solo un po’ di rammarico per non aver sentito dalla sua relazione citare il tema dell'educazione fisica, dello sport, delle attività sportive extrascolastiche, della situazione, ahimè, delle palestre scolastiche. Dalla legge 107 abbiamo visto che non è cambiato Pag. 16 assolutamente nulla, quindi è un tema centrale che continua a essere irrisolto. Le pongo solo una domanda. Abbiamo sentito il Ministro dello sport Luca Lotti in audizione che ha più volte citato la collaborazione con il MIUR: in che modo sarà avviata questa collaborazione, preso atto che ormai il progetto sport di classe andrà avanti? Ci sono altre collaborazioni? Nello specifico, vorrei sapere se si prevede una riforma della formazione anche universitaria per quanto riguarda gli esperti, i nuovi professionisti del mondo sportivo e del movimento e, in questo caso, se avverrà uniformando sia la formazione che svolge il CONI sia quella che svolgono le università. Volete andare in questa direzione o è un tema che non ponete sul tavolo?

  MANUELA GHIZZONI. Due minuti volano velocemente, quindi anch'io sarò un po’ apodittica, ma voglio ringraziare la Ministra Fedeli anche per come ha impostato il suo lavoro, per le linee programmatiche soprattutto su metodi di lavoro, che però danno anche contenuto. Trasparenza e condivisione, infatti, non sono solo degli obiettivi, degli strumenti, ma danno sostanza politica all'azione. Apprezzo anche, peraltro, l'accenno che la Ministra ha fatto relativamente alla delega sulla formazione iniziale e sulla sottolineatura di un punto fondamentale, che mi pare sfugga in generale al dibattito anche pubblico. Nella delega, sulla quale io spero si possa aprire un dibattito per il miglioramento – è quello che ci auguriamo tutti – viene sottolineato che si cambia paradigma, che finalmente c'è un investimento sugli aspiranti docenti. Questi non vengono lasciati soli, soprattutto nella loro fase di formazione, ma vengono accompagnati in un progetto educativo che li condurrà poi a fare un mestiere difficilissimo, una professione, rendendoli forti di competenze che li condurranno, nel corso della carriera, a fare sperimentazione, innovazione, ad approfondire le conoscenze. Questo è un aspetto di cui si parla poco, ma penso che sia da valorizzare e mi fa piacere che lei lo abbia colto.
  Leggerò con molto interesse, così come l'ho apprezzata, la parte sull'università. Apprezzo, però, anche che lei abbia voluto per una volta privilegiare l'AFAM, che tutti si dimenticano. Questo accada sempre. Qui c'è un'innovazione molto positiva. Poi parleranno altri colleghi, immagino, sul settore. Leggerò con molta attenzione le sue linee programmatiche sul tema universitario. A questo proposito, mi permetto due sollecitazioni, anzi tre. Va benissimo se si riesce ad approvare i provvedimenti, soprattutto di natura finanziaria, nei primi sei mesi dell'anno. Questo è importante, sennò la programmazione non si riesce a fare. A questo riguardo, però, chiedo altrettanta sollecitudine – noi saremo disponibili a dare una mano, e credo in questo caso di interpretare il sentimento di tutti i colleghi, non solo della mia parte politica – nell'affrontare tutta la parte attuativa del diritto allo studio, sulla quale questa Commissione in particolare ha lavorato molto insieme ai colleghi del Senato, conseguendo dei risultati credo non banali. Questi hanno bisogno, però, di un'attuazione immediata se vogliamo che davvero, nell'anno accademico prossimo, 2017-2018, se ne possano cogliere i frutti a vantaggio degli studenti.
  Su un'altra questione lancio una sollecitazione, ma magari la troverò leggendo le pagine che non abbiamo potuto sentire dalla sua viva voce. Sento un'esigenza, spero condivisa anche da altri colleghi. A diversi anni dall'approvazione della legge 240, con interventi successivi, carenze di risorse negli anni passati, un tema difficile, a cui però abbiamo posto un freno significativo, e alla luce anche di un'innovazione normativa contenuta e approvata nella legge di bilancio di quest'anno, cioè la premialità ai dipartimenti con un finanziamento cospicuo, le chiedo se non sente il bisogno di condividere con trasparenza una valutazione, un approfondimento, una riflessione, magari aprendo un tavolo, sui meccanismi di finanziamento dell'università? Il problema non è solo quanto, ma anche come. Questo è fondamentale. Quanto al tema del divario nord-sud, più che del divario nord-sud comincerei a parlare di aree interne, che sono in tutte le regioni d'Italia, e di altri luoghi a forte attrattività e via discorrendo. Credo che si possano affrontare diverse questioni. Peraltro, e concludo, Pag. 17 ci troviamo di fronte un impegno che aveva preso il Governo precedente rispetto a una risoluzione approvata alla Camera proprio in merito alle modalità di calcolo del costo standard, a fronte di due altre quote di premialità. L'una è la premialità tradizionale contenuta nel FFO e l'altra è l'innovazione introdotta con la legge di bilancio. Penso che ci sia materia, grazie alla volontà di tutti e con il metodo che lei auspicava di trasparenza e di condivisione, per un ragionamento collettivo, scevro da ideologie, ma con la voglia proprio di migliorare il sistema, per un dibattito sul tema del finanziamento pubblico dell'università.

  MANUELA SERRA. Io vorrei fare una domanda secca: con il decreto del Ministero che è stato adottato il 31 agosto 2016, si sarebbe dovuta risolvere tutta la problematica degli stipendi dei precari, che a oggi continuano a non essere pagati mensilmente, come dovrebbe essere. La ex Ministra Giannini aveva detto che la questione si sarebbe risolta, e invece questa continua a creare grossi problemi, soprattutto ai lavoratori della scuola e soprattutto per il fatto che queste persone continuano a non essere stipendiate da settembre, ottobre, novembre, nei mesi corretti, ma dopo mesi, anche con una limitazione del loro stesso stipendio. È possibile che lei, Ministra, possa controllare questa situazione e fare in modo che sia risolta?

  TAMARA BLAZINA. Tralascio i ringraziamenti, che sono ovvi. Devo dire solo che apprezzo soprattutto la prima parte dell'intervento della Ministra, perché ha inserito la scuola e ha inserito nella scuola i grandi temi che sono di quest'epoca. Penso che questo sia molto importante, dai temi dell'ambiente a quelli dell'uguaglianza, della parità e così via. Tralascio i tanti spunti che derivano dalla sua esposizione. Ne hanno parlato e ne parleranno ancora gli altri colleghi. Mi limito, a costo di essere ripetitiva, a sottolineare un tema che riguarda le scuole con lingua d'insegnamento slovena. È un tema che si inserisce poi nelle modalità con cui lei affronterà questo difficile ministero, cioè quello dell'ascolto e del confronto.
  Come lei sa, in questi ultimi anni le scuole con lingua d'insegnamento slovena hanno avuto difficoltà a vedere per loro attuate le norme che venivano a mano a mano approvate – mi riferisco, in particolare, alla «Buona Scuola» –, non da ultimo il concorso docenti di cui sono appena state approvate le commissioni. Si è dovuta rincorrere per mesi – i suoi funzionari lo sanno – una risposta. Non vorrei che altrettanto possa succedere con il bando di concorso per i dirigenti scolastici, per i dirigenti tecnici. Lo sto verificando negli otto decreti, che non hanno alcuna attenzione su questo versante, per cui chiederei al Ministero una sensibilità, ma anche la possibilità di avere presso il ministero un interlocutore costante e attento perché non si debba rincorrere continuamente ogni provvedimento, per inserire poi queste specificità che di fatto fanno parte del sistema scolastico italiano.

  ANNALISA PANNARALE. Ministra Fedeli, intanto le auguriamo buon lavoro, anche perché che lei faccia bene e in maniera differente è per noi un punto importante, non tanto per Sinistra italiana francamente, quanto per i docenti, gli studenti e le studentesse, che dovrebbero essere al centro della scuola e di tutto il sistema di istruzione e di formazione del Paese.
  Ho sentito una prima parte della sua relazione, devo dire particolarmente bella e condivisibile, persino nei princìpi costituzionali. Ho sentito parlare di equità, inclusione, qualità, innovazione, talenti, centralità dei saperi. Tuttavia, devo dire che, quando si passa alla seconda parte, le soluzioni o le modalità per dare attuazione a tutto questo mi sembrano in piena continuità con la gestione e le scelte di questo Ministero prima di lei, tanto che oggi conferma il piano assunzionale della «Buona Scuola» come soluzione ideale al problema storico del precariato.
  Ho sentito parlare di diritto allo studio, eppure devo ricordarle che, sulla base dei documenti che abbiamo a nostra disposizione in questo momento, il diritto allo Pag. 18studio si realizza ancora senza nuovi o maggiori oneri per lo Stato.
  Ho sentito parlare di trasparenza e di partecipazione, sempre nella prima parte, eppure noi ci ritroveremo nelle prossime settimane, a cominciare da oggi, costretti in un ciclo serratissimo di audizioni per discutere di contenuti di deleghe che devono essere analizzati a posteriori, quindi non attraverso un lavoro di confronto con tutte le soggettività e il personale della scuola prima, e in maniera frettolosa. Vado subito ad alcune domande.
  Siamo rimasti colpiti dalla prima parte della relazione, ma poi ci siamo ritrovati alle prese, non soltanto con i problemi di sempre, ma anche con una serie di questioni che non sono state neanche citate. Su questo pongo delle domande, che provo a rendere abbastanza secche.
  In relazione alla conferma del piano assunzionale come soluzione della precarietà che continua ad essere assolutamente ben presente e strutturale nella scuola italiana, come pensa di risolvere il destino di tutti gli abilitati, della seconda fascia, e di coloro che hanno almeno 36 mesi di servizio in questo momento? Questo è un punto che non ho sentito affrontare nella sua relazione e sul quale ci auguriamo ci possa essere una risposta.
  Ho sentito parlare, e ne sono davvero lieta, di 400 milioni per le stabilizzazioni, di un consolidamento dell'organico di diritto rispetto a quello di fatto, dell'utilizzo del 40 per cento dell'organico di fatto per le operazioni di mobilità e via discorrendo. A queste intenzioni, a questo programma si connettono due questioni, che peraltro abbiamo anche affrontato con interrogazioni che non hanno mai avuto ancora risposta.
  I docenti di sostegno hanno bisogno, in effetti, di una trasformazione piena dell'organico di fatto in organico di diritto. Lei sa molto bene che quest'anno scolastico è stato segnato, insieme all'aumento del numero degli studenti disabili, da trasferimenti continui dei docenti di sostegno, oltre che dall'assenza degli stessi docenti nei posti.
  Ci sono poi i residuali GaE, rispetto ai quali la Ministra Giannini ha sempre «fatto spallucce» quando le è stata posta la questione. È evidente che, se ci fossero ancora deroghe al vincolo triennale e alla mobilità, ci sarebbero ulteriori problemi rispetto allo scorrimento delle graduatorie. È evidente che bisognerà assumere una posizione rispetto a docenti che legittimamente, per legge – la certezza del diritto deve esistere – non hanno optato per un piano la cui adesione era volontaria e oggi si ritrovano a veder leso il diritto a essere assunti in ruolo, perché quello scorrimento naturale delle graduatorie è saltato completamente per una serie di cambi di regole del gioco che voi stessi avete fatto, compreso il famoso decreto n. 62 di giugno 2016.
  Passo alle deleghe. Lei ha parlato di salvaguardia delle deleghe e devo dire che ne ha parlato con grande convinzione. Naturalmente, le voglio ricordare che abbiamo davanti un calendario intensissimo di audizioni, oltre al confronto che ci dovrà essere nelle Commissioni parlamentari. Vorrei capire in maniera assolutamente chiara se c'è intenzione, da parte sua, di modificare realmente il contenuto degli schemi di decreto delegato. Molti contenuti di queste deleghe non funzionano, sono assolutamente «in contraddizione» rispetto a quello stesso principio di continuità didattica su cui lei sta insistendo, giustamente, da molto tempo. Penso alla delega sul sostegno, quindi all'idea che si possa risolvere questa continuità didattica bloccando – diciamolo – i docenti di sostegno per dieci anni, oltre che su una scelta a monte che viene fatta sul sostegno, senza la possibilità di cambiare idea nella propria vita. Deve essere legittimo pensare che a un certo punto non si possa più continuare a insegnare sul sostegno e che ci possano essere altre prospettive, altre soluzioni, a beneficio degli stessi ragazzi, degli stessi bambini e bambine. Questo è soltanto un esempio.
  Allo stesso modo, sulla delega 0-6 anni bisognerà discutere molto. C'è un arretramento, ancora una volta, dello Stato rispetto al principio costituzionale di garantire la scuola dell'infanzia statale a fronte di servizi educativi forniti dal privato, che si distanziano sempre di più dal diritto collettivo.

Pag. 19

  PRESIDENTE. Onorevole Pannarale, le ricordo i tempi.

  ANNALISA PANNARALE. Sì, vado avanti. La stessa delega sul diritto allo studio, Ministra Fedeli, non prevede risorse, si affida ad accordi territoriali con imprese private. Questa è la verità, un sistema di compensazione. Siccome, invece, le ho sentito mettere il diritto allo studio al centro di questa sua relazione, le voglio dire che alla fine di dicembre è stata depositata alla Camera una legge di iniziativa popolare sul diritto allo studio. Mi auguro che lei voglia sostenerla con forza in questi mesi, dando seguito alle parole.
  Vado rapidamente alla parte università. Le ho sentito dire che ha intenzione di rivedere le regole, le disposizioni sulle cattedre Natta.

  PRESIDENTE. Onorevole Pannarale tenga conto che sta usando più del doppio del tempo.

  ANNALISA PANNARALE. Sì, ci siamo accordati su questo. Le ho sentito dire che vuole rivedere le disposizioni sulle cattedre Natta. Noi abbiamo fatto un'interrogazione su questo e, invece, ci è stato risposto, precedentemente alla sua nomina, che questo era un punto di valorizzazione di talenti all'interno dell'università. Siccome, invece, sentiamo da lei che ci può essere un elemento di discontinuità, ci dica con altrettanta chiarezza se intende rivedere questo metodo autoritario e antidemocratico di reclutamento all'interno dell'università, così come se intende modificare il sistema di riparto dei fondi universitari, visto che in questo momento le disparità territoriali sono tantissime.

  PRESIDENTE. Onorevole, mi dispiace doverla interrompere, ma togliamo tempo agli altri gruppi, lei lo sa, oltre che essere un problema di correttezza verso gli altri.

  ANNALISA PANNARALE. Presidente, noi ci riserviamo, se è possibile, di mandare le nostre domande per iscritto perché in pochi minuti è complicatissimo dire tutto.

  PRESIDENTE. Conosciamo tutti la passione che lei mette in queste battaglie, ma dobbiamo cercare di lasciare spazi anche ai gruppi più piccoli, come nello spirito di questa Commissione. Do la parola al senatore Conte.

  FRANCO CONTE. Grazie, presidente. Ringrazio il ministro dell'esposizione nella quale mi riconosco. Faccio una riflessione sulla prima parte, là dove sono state citate le linee generali di indirizzo che sono, fra l'altro, anche i capisaldi della legge n. 107 che ha affrontato le varie tematiche sviscerate nel dettaglio dalla sua relazione. Mi piace in modo particolare l'affermazione che al centro della scuola ci debba essere lo studente. Credo, infatti, sia questa la grossa problematica. Faccio questo richiamo perché qualche volta il diritto dello studente viene messo in secondo piano rispetto all'altro diritto legittimo, ovvero quello dei docenti. Mi riferisco all'inizio dell'attuale anno scolastico che non è stato agevole, soprattutto per la difficoltà relativa al programma della mobilità di coprire i posti che erano disponibili nei tempi adeguati, in tutte le regioni e in maniera uniforme. Io vengo dal Veneto, che ritengo sia stata la regione maggiormente penalizzata dal progetto della mobilità messo in atto, visto che attualmente sono ancora scoperte delle cattedre affidate in via temporanea a personale non inserito in graduatoria perché, ovviamente, mancano i docenti. In sostanza, abbiamo delle graduatorie totalmente scoperte, quindi credo che la conclusione del corso per i docenti sia il primo passo per garantire che il prossimo anno scolastico parta in maniera più regolare. Sembra quasi che ci sia una contraddizione, ma si deve trovare il giusto equilibrio tra i diritti degli studenti e delle loro famiglie e i diritti dei docenti. Al centro dell'attenzione per me c'è lo studente, come lei ha detto giustamente all'inizio della sua relazione.
  Lo stesso discorso vale per i dirigenti scolastici. I 200 posti scoperti in Veneto costituiscono il 40 per cento del totale. Cito i dati, altrimenti rischiamo di fare ragionamenti astratti mentre nel concreto la situazione è molto diversa. In questi giorni Pag. 20nelle due Commissioni parlamentari stiamo affrontando i decreti delegati. Ecco, mi sento di chiedere – su questo mi ricollego anche all'ultimo intervento – che ci sia un clima di collaborazione tra ministero e commissioni parlamentari perché effettivamente ci sono delle situazioni che devono essere esaminate con cura. L'apertura che chiedo è che ci sia il recepimento delle indicazioni e delle osservazioni che perverranno da parte delle commissioni parlamentari.
  Una delega che mi interessa in modo particolare, è quella che riguarda la fascia 0-6, tematica che con la collega Puglisi, autrice di un disegno di legge, avevamo già affrontato in Senato nella 7ª Commissione. In quella delega, facendo riferimento alla diversità tra aree geografiche, c'era un'importante affermazione, ovvero che il diritto allo studio è di tipo duale, con la possibilità che coesistano – anche in questo caso cercando il giusto equilibrio – scuole pubbliche e scuole paritarie, naturalmente riconosciute secondo le modalità previste, anche in virtù di un principio costituzionale. La stessa Costituzione afferma che il sistema scolastico deve essere di questa natura. Ritengo, quindi, che quella delega sia particolarmente importante proprio perché afferma il principio del sistema duale. Credo, inoltre, che sia altrettanto importante l'attenzione alla formazione professionale in quanto è quella che maggiormente deve adattarsi alla diversità del nostro territorio. Ci deve essere uno stretto collegamento tra scuola e mondo del lavoro, altrimenti anche il principio dell'alternanza scuola-lavoro rischia di essere minato qualora non ci siano i giusti indirizzi adeguati anche alle propensioni produttive o alle realtà economiche dei singoli territori.
  Un tema forte è quello dell'edilizia scolastica. Bisogna riconoscere che le risorse necessarie sono state incrementate negli ultimi anni, ma ci sono ancora tante carenze. In questo settore rimane una questione aperta che non è sicuramente di competenza solo del Ministero della pubblica istruzione. Mi riferisco alla problematica delle competenze delle province. A seguito del risultato del referendum gli edifici delle scuole secondarie devono essere manutenuti, ampliati e messi a norma dalle province, ma attualmente nella legge di bilancio non ci sono le risorse da destinare a questo ente territoriale. Questo è un problema non solo del suo ministero, che mi sento di sollevare in questo ambito proprio perché ho visto che nelle priorità c'è la tematica dell'edilizia scolastica, che dovrà essere, però, affrontata a livello di più ministeri.
  Riguardo alle risorse finanziarie, bisogna riconoscere che molto è cambiato negli ultimi anni rispetto a come eravamo abituati in precedenza. Cogliamo, quindi, questo aspetto in maniera positiva. Sono risorse che devono continuare a essere messe a disposizione in una doppia direzione, quella di dotare la scuola di strutture e infrastrutture adeguate e idonee e quella della formazione e del reclutamento dei docenti.
  La legge si chiama anche «buona scuola». Ecco, io ho sempre affermato che una scuola è buona quando sono buone tutte le sue componenti, quindi studenti, docenti, famiglie, ma anche le attrezzature e gli edifici scolastici.

  PRESIDENTE. Grazie, senatore Conte. Abbiamo ancora sette interventi, ma i tempi sono molto stretti. Non so la Ministra quanto tempo può darci.

  VALERIA FEDELI, Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Posso restare fino alle 15.45. Successivamente è in programma un incontro con le parti sociali al quale devo partecipare. Mi piacerebbe, però, se la presidente della Commissione, il vicepresidente e tutti voi foste d'accordo, calendarizzare in modo specifico alcuni temi, in particolare il tema dell'università e della ricerca, quello dell'edilizia e quello degli organici, per discuterne in un'altra seduta.

  PRESIDENTE. Credo che i gruppi siano assolutamente d'accordo. Completiamo, quindi, rapidamente gli interventi dei gruppi Pag. 21e poi programmiamo la replica della Ministra con questi interventi mirati.

  LAURA COCCIA. Onorevole Ministra, quarant'anni fa l'Italia chiudeva le scuole differenziali e per prima si poneva l'obiettivo di creare una scuola veramente inclusiva. Dopo quarant'anni facciamo il punto della situazione. Credo sia importante portare avanti uno degli obiettivi della «buona scuola» che è appunto il potenziamento dell'offerta formativa, tra cui c'è l'inserimento del laureato in scienze motorie nella scuola primaria. Questa è una figura – ne parlavo anche durante l'audizione del ministro Lotti – fondamentale perché insegna ai bambini con disabilità a relazionarsi fin da piccolissimi con le persone normodotate. C'è, pertanto, un'osmosi anche valoriale. In questo senso, credo sia importante un principio sancito dalla delega sull'inclusione che è quello di valorizzare le diverse abilità. Credo, però, che sia importante portare avanti anche un'ulteriore riflessione. Ho dati non ufficiali, ma ritengo necessario incrementare il numero di studenti universitari con disabilità perché a oggi abbiamo numeri veramente molto bassi, nonostante l'accesso alle università sia assolutamente favorito dal punto di vista economico. Ecco, credo che questa sia la sfida del terzo millennio. Lei ha parlato giustamente dell'articolo 3 della Costituzione, a cui dovremmo finalmente dare piena attuazione. Magari, tra quarant'anni potremmo rifare il punto per vedere come sarà andata e come avremo saputo cogliere questa sfida.

  LUIGI GALLO. Grazie, presidente. Vorrei riprendere alcune parole che la Ministra ha pronunciato durante il suo intervento. «La scuola deve migliorare la qualità della vita, educando studenti che diventino consumatori critici e creativi, puntando alla sostenibilità e al benessere». Ora, a nostro avviso, tutto questo è in contrasto con le scelte fatte dal Governo precedente. In particolare, le pongo una domanda rispetto alla politica dei bonus. Si è scelto, infatti, di mettere le scuole in concorrenza, cercando fondi sul territorio attraverso i privati tramite, appunto, il bonus scuola che consente la detrazione. Che cosa ne pensa?
  La seconda questione riguarda il bonus del merito. In pratica, il dirigente sceglie chi lo deve meritare. Questo porta, però, a una concorrenza tra i docenti, nonché a una forte concorrenza e assenza di cooperazione tra gli studenti. Ora, noi non diciamo che determinate dinamiche non possano esistere, ma in questo disegno della scuola non sono affatto equilibrate rispetto alle competenze chiave che sono state definite.
  Chiediamo, quindi, il parere del ministro su questo punto, anche rispetto all'inserimento dell'alternanza scuola-lavoro nella certificazione finale. Questa, infatti, non può essere l'unica esperienza esterna qualificante perché la realtà esterna alla scuola non è solo il lavoro, bensì tutto quello che ha detto anche lei nel suo intervento.
  Concludo parlando della questione dei 3 miliardi di correttivi che l'Europa ci chiede. Quali punti sacrificherà il Ministro nell'ambito di questa manovra correttiva?

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Gallo. Vi prego di fare interventi brevissimi, altrimenti non riusciamo a far parlare tutti gli iscritti.

  UMBERTO D'OTTAVIO. Durerà meno della presentazione. Mi permetto, signora Ministra, di augurarle un buon lavoro, ricordando due suoi illustri predecessori. Il primo è Francesco De Santis, del quale quest'anno ricorre il bicentenario della nascita. Abbiamo proprio qui davanti la statua che ce lo ricorda ogni giorno. La sua opera più importante è il racconto del suo viaggio elettorale. Mi permetto, dunque, di suggerirle di andare a trovare le scuole, che è il modo migliore per recuperare un rapporto con insegnanti e studenti. L'altro predecessore è Tullio De Mauro, recentemente scomparso. Ci diceva che il 50 per cento degli italiani non capisce un testo scritto. Non ho trovato nel suo intervento nessun accenno all'educazione degli adulti, che è una vera emergenza perché affronta due questioni, quella gli adulti che vogliono Pag. 22essere cittadini moderni e soprattutto il tema dell'integrazione.
  Sull'edilizia scolastica si è fatto molto. Qui gli interlocutori non sono le scuole, ma i comuni e le province, proprietari degli edifici. Nel decreto «mille proroghe» manca la proroga dei tempi per l'utilizzo delle risorse, mentre abbiamo prorogato la scadenza per la messa a norma degli impianti elettrici. Questo non va bene: bisogna che i comuni possano spendere i soldi nei tempi dei progetti e che gli impianti elettrici vengano messi a norma. La vicenda del terremoto ci chiede di rimettere in ordine le priorità, coinvolgendo tutti (privati, fondazioni, fondi). Non possiamo impiegare vent'anni per mettere a posto il patrimonio dell'edilizia scolastica. Dobbiamo assolutamente accorciare i tempi. Questa è una grande emergenza nazionale.

  MARIA MARZANA. Grazie, Ministra. Preciso che non ci soffermeremo sulle deleghe, ma auspichiamo che il metodo che si vuole adottare – quello di ottenere la massima condivisione da parte dei gruppi parlamentari sia con i cittadini, sia con le istanze che arriveranno – si realizzi, perché nella «buona scuola», a dispetto delle dichiarazioni, non si è fatto.
  Per quanto riguarda il merito delle diverse questioni aperte – penso a quello delle assunzioni e della precarietà, che comunque rimane, ma anche al caos del concorso e della mobilità, che sta danneggiando docenti e studenti – vogliamo sapere come ha intenzione di colmare queste immense lacune che, oltretutto, si ripercuotono maggiormente sugli studenti, specialmente quelli con disabilità. Ricordiamo, infatti, che abbiamo il 30 per cento di posti di sostegno in deroga e questo vuol dire una discontinuità didattica rilevante.
  Voglio ricordarle, signora Ministra, che non è necessario aspettare l'attuazione delle deleghe perché domani mattina si possono scorrere le graduatorie degli insegnanti con specializzazione sul sostegno e si può rimediare rispetto a queste problematiche, ovvero precarietà e molto spesso mancanza del docente con competenze specifiche.
  In merito alle prestazioni che garantiscono il diritto allo studio, pongo l'attenzione su quello degli studenti con disabilità. Mi riferisco al diritto sancito dalla legge n. 104 del 1992, che è a carico degli enti locali. È anche vero, però, che una volta che vengono diminuite le risorse degli enti locali senza dire con chiarezza chi deve assumersi le responsabilità per le scuole superiori, in seguito alla legge Delrio, occorre una presa in carico da parte del Ministro dell'istruzione.
  Termino con l'invito a sbloccare i posti accantonati nell'ambito sia degli assistenti amministrativi sia dei collaboratori scolastici, attraverso un concorso per titoli ed esami, come abbiamo sempre auspicato.
  Infine, le chiedo di prendere in carico la risoluzione approvata in Commissione per il riordino dello studio della letteratura del Novecento, inserendo gli autori meridionali, come è stato appunto avallato da tutta la Commissione, visto che ha detto che vuole intervenire anche sulle indicazioni curricolari, cosa che ci auguriamo faccia.

  MARIA COSCIA. Grazie, presidente. Grazie, signora Ministra. Le do un benvenuto non formale perché la conosco da tempo e so che quando dice che si mette in una posizione di ascolto, questo corrisponde alla verità. Le sue non sono frasi di bon ton che normalmente si dicono.
  Certo, è del tutto evidente – lei è stata chiara su questo – che si colloca in un percorso che è già stato iniziato, quello di un processo di cambiamento e di riforma del sistema dell'istruzione nel nostro Paese, in modo particolare della scuola, sapendo che lungo il percorso attuativo si sono verificate una serie di criticità e di problematiche. Tuttavia, con l'esame più attento che faremo nei prossimi giorni, dopo l'incardinamento delle deleghe, attraverso le azioni quotidiane che riguardano il lavoro che da poco più di un mese sta svolgendo, sono sicura che riusciremo a trovare una modalità di confronto aperto e positivo anche con le opposizioni, mantenendo al centro il tema che lei ha menzionato, ovvero che i soggetti fondamentali sono gli studenti.
  Non c'è dubbio che nelle discussioni che abbiamo avuto, sia in Parlamento sia all'esterno nel mondo della scuola, in questi Pag. 23mesi sono prevalse cose diverse. Ovviamente non voglio mettere in discussione questo aspetto, ma dobbiamo assolutamente trovare un nuovo equilibrio tra i diritti dei lavoratori e quelli degli studenti.
  È bene che lei ci chieda di fare approfondimenti tematici, uno dei quali è sicuramente ragionare sin da adesso sul prossimo anno scolastico, sui temi degli organici, della semplificazione e della definizione dei tempi, in modo da non trovarci nelle situazioni di difficoltà anche estreme in cui ci siamo trovati in questo inizio di anno scolastico. Grazie.

  FRANCESCA PUGLISI. Grazie, presidente. La ringrazio davvero, Ministra, per quest'ampia relazione, i cui punti svilupperemo nelle parti che non è riuscita a illustrare, ma che è stata già densa di contenuti politico-culturali fondamentali per la crescita del nostro Paese. Sono messaggi molto importanti. Colgo e rinnovo, dunque, l'auspicio della massima condivisione, pur nelle differenze politiche, anche con l'opposizione.
  In particolare, sono felice che lei abbia posto al centro la sfida educativa soprattutto nei confronti degli adolescenti, anche con il coinvolgimento di Anna Serafini come nuova consigliera dal suo ministero, a cui diamo il benvenuto.
  Purtroppo, molti strumenti che questo Paese si è dato a livello istituzionale, anche con il dialogo ampio con i media e con tutti gli interlocutori – penso alla Carta di Treviso – hanno dimostrato molti limiti, anzi sono stati un vero e proprio fallimento. Allora, penso che avere la forza di far dialogare insieme attori diversi e competenze diverse sia quanto mai urgente per il nostro Paese. Basti pensare ai tanti fatti tragici che hanno colpito l'opinione pubblica italiana in queste settimane, dai femminicidi ai ragazzi che hanno ucciso i propri genitori. Credo che dobbiamo davvero riflettere su questa enorme sfida educativa che coinvolge tutti. Ovviamente, non si può addossare l'intera responsabilità alla scuola, ma la scuola e gli insegnanti vanno aiutati.
  Lei ha posto tanti temi, alcuni altissimi e altri molto concreti che voglio risottolineare, come l'urgenza di un concorso per dirigenti scolastici. Le reggenze sono, infatti, davvero troppe perché i dirigenti scolastici possano svolgere un compito di leadership educativa e didattica pienamente coinvolgente. Per stare sul punto dei dirigenti scolastici, oggi mi ha molto colpito l'articolo di un quotidiano nazionale che ha riportato di un insegnante di potenziamento utilizzato unicamente come «tappabuchi». Anche i dirigenti vanno, dunque, sostenuti nell'innovazione. Chiedo, pertanto, che il ministero si assuma il compito di formazione e coinvolgimento dei dirigenti scolastici.
  Il governo precedente ha investito risorse importanti per assumere 50.000 insegnanti, ma nella «buona scuola» c'è scritto con grande chiarezza che fanno tutti parte dell'organico dell'autonomia, quindi devono servire per potenziare l'offerta formativa e per fare le attività di recupero scolastico. Ci sono anche bellissime storie nelle nostre scuole di pieno coinvolgimento dell'intero organico dell'autonomia, che grazie alle nuove risorse che sono arrivate sta facendo cose meravigliose, quindi credo che anche lo scambio di esperienze tra dirigenti scolastici possa essere utile a implementare la «buona scuola».
  Sull'università mi limito a citare la semplificazione e l'internazionalizzazione. Alla Camera sono stati fatti degli emendamenti e sono state inserite importanti innovazioni in termini di semplificazione. Gli atenei, però, ne aspettano altre.
  Sul diritto allo studio abbiamo a disposizione risorse che permettono la svolta sul diritto allo studio universitario, con l'eliminazione delle tasse universitarie al di sotto dei 35.000 euro di ISEE e il calmieramento per un'ulteriore fascia. Inoltre, abbiamo sfondato finalmente il tetto dei 216 milioni di euro sul diritto allo studio. Voglio ricordare che quando questa legislatura è iniziata ne avevamo 12 milioni, quindi c'è stata una svolta che finalmente può far riconoscere quell'importante articolo della Costituzione secondo cui i capaci e meritevoli privi di mezzi possono raggiungere i più alti gradi di istruzione. So che su questo c'è qualche critica, ma dobbiamo renderci conto che oggi gli atenei sono frequentati Pag. 24 solo ed esclusivamente da ragazzi (anche quelli che beneficiano delle borse di studio) di famiglie già benestanti. Invece, abbiamo bisogno di permettere a tutti di partecipare alla scuola, pertanto non basta il diritto allo studio attuale, ma serve una «super borsa» come quella che aveva pensato il precedente governo per permettere a ragazzi bravi, ma in stato di povertà, di accedere agli studi. Il tema dell'accesso che lei ha posto con forza è quindi sicuramente centrale.

  PRESIDENTE. Dobbiamo consentire alla Ministra di mantenere gli impegni che ha preso. Sono esauriti gli interventi dei gruppi parlamentari. Se tutti i gruppi concordano, d'intesa con la Ministra, rinviamo la sua replica che programmeremo in modo strutturato, dividendola per tematiche, così come la Ministra ha proposto, ricomprendendo gli organici della scuola, l'edilizia scolastica, l'università, la ricerca e i vari temi che sono stati trattati.
  D'intesa tra gli Uffici di presidenza delle settime Commissioni di Camera e Senato, definiremo una data per avere questo ulteriore incontro con la Ministra Fedeli, che intanto ringraziamo per la sua presenza e per quello che ci ha detto.
  Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della nota che depositerà la Ministra Valeria Fedeli (vedi allegato).
  Rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.50.

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ALLEGATO

AUDIZIONE DELLA MINISTRA DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA VALERIA FEDELI – 26 GENNAIO 2017

LINEE PROGRAMMATICHE

  Presidenti, Senatrici e Senatori, Deputate e Deputati, l'audizione di oggi serve a delineare il percorso di lavoro dei prossimi mesi, che immagino come un susseguirsi di passaggi e scelte da realizzare con la massima condivisione possibile.
  Inizio col sottolineare quanto mi senta onorata e responsabilizzata nel trovarmi a guidare un Ministero così importante come il Miur, che non solo interessa la vita e le speranze di studentesse e studenti, di milioni di famiglie, ma riguarda direttamente il futuro di tutto il Paese.
  Scuola, università e ricerca sono strategiche per un Paese che competa nel mondo grazie al sapere e alle competenze, in modo inclusivo ed in un orizzonte di sviluppo sostenibile socialmente, economicamente e dal punto di vista ambientale.
  Se questo è il futuro che immaginiamo non possiamo che mettere al centro bambine e bambini, ragazze e ragazzi, studentesse e studenti, perché il sistema di istruzione, educativo e formativo è forte solo se riconosce di essere degli studenti e per gli studenti.
  Dobbiamo mettere al centro la loro crescita e lo dobbiamo fare riconoscendo il lavoro dei docenti, di ogni ordine e grado, e di tutto il personale dirigenziale e tecnico – amministrativo, che quella crescita accompagnano ogni giorno, motivandoli e valorizzandoli nell'esercizio dell'autonomia e della responsabilità del proprio ruolo professionale e riconoscendo loro un prestigio sociale che è dimenticato.
  Dobbiamo far sentire ad ogni studentessa e ad ogni studente che tutto il Paese, le sue Istituzioni e la società tutta, investono su di loro.
  Perché lo studio e l'impegno sono certamente strumenti per la crescita personale, ma contribuiscono anche in modo determinante allo sviluppo di tutta la nostra comunità.
  Ecco perché quello sul sapere, sull'apprendimento e sulla formazione è un investimento sempre vincente, dal punto di vista economico e sociale, da quello personale e della società tutta.
  Dobbiamo allora puntare ad un sistema Paese che riconosca e coniughi qualità e accessibilità del sapere, competenze, efficienza, innovazione, equità, riconoscimento del merito, valutazione dell'operato. Per confrontarsi con i migliori standard internazionali e per valorizzare i nostri talenti, i nostri modelli, le nostre competenze.
  Il confronto, però, oggi, ci dice, prendendo due dati esemplificativi, che come spesa pubblica in percentuale sul PIL siamo dietro a molti Paesi europei e disallineati rispetto ai riferimenti internazionali.
  E se guardiamo alla remunerazione dei docenti (dati Eurydice, Commissione Europea, 2015-2016), nella scuola secondaria un insegnante italiano ad inizio carriera guadagna tra l'8% e il 103% in meno degli altri Paesi europei e tra il 25% e il 79% in meno rispetto allo stipendio massimo.
  Dobbiamo investire di più. Per i docenti, per il diritto allo studio, per gli spazi di formazione, per la ricerca e l'università. Gradualmente lo si sta facendo, ma servirebbe un cambio deciso di grandezze.
  È un impegno su cui vorrei che si riuscissero a creare alleanze e scelte trasversali, impegnandoci tutte e tutti, almeno su questo, ad un confronto fuori da pregiudiziali e mirato a concreti punti di condivisione.
  Il sistema educativo e formativo svolge una decisiva funzione sociale, di servizio e di empowerment della comunità, funzione purtroppo non sempre riconosciuta nella società e nel dibattito pubblico. Pag. 26
  Riconoscere il ruolo culturale e sociale del sistema formativo significa investire sulla scuola, continuando il percorso di riforma, di innovazione e di autonomia.
  Significa anche immaginare un'università più aperta e di qualità.
  Significa riconoscere quanto la ricerca sia decisiva per la nostra competitività, per permetterci di giocare un ruolo importante negli equilibri instabili di una società globale e in perenne cambiamento.
  I tempi che viviamo rendono la conoscenza, il sapere, la formazione, la capacità di pensiero critico decisive, per chiunque, per qualunque lavoro e professione, per ogni possibile percorso di vita.
  Dobbiamo allora rimuovere con decisione tutti gli ostacoli che impediscono l'accesso – vero e di qualità – ai percorsi formativi. Dobbiamo contrastare con interventi sempre più coordinati ed efficaci, anche tra i diversi attori istituzionali, la dispersione scolastica, combattere la povertà educativa, impegnarci per superare i divari territoriali, sociali e di contesto anche grazie al diritto allo studio reale, per tutte e tutti, fino alla formazione universitaria, come previsto dall'Articolo 34 della nostra Carta costituzionale.
  C'è poi un'altra dimensione strategica del sapere spesso tralasciata: la sua funzione formativa rispetto alla cittadinanza delle nuove generazioni, cittadinanza che, oggi, non possiamo che intendere e coltivare in una dimensione europea e globale.
  Su questo la nostra Costituzione e l'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, lanciata dalle Nazioni Unite nel 2015, indicano orizzonti imprescindibili.
  Per quanto riguarda la Costituzione voglio qui soffermarmi solo sull'articolo 3 della Costituzione: se la Repubblica ha il compito di «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese», non vedo come questo si possa fare senza coinvolgere il sistema educativo e formativo.
  La scuola, in particolare modo, è il primo luogo dove imparare che «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».
  Il sapere deve essere un fattore di uguaglianza e strumento di pari opportunità, mirando a formare una cittadinanza piena e consapevole.
  In questa ottica si inseriscono le azioni per la parità tra donne e uomini.
  Riprenderemo il lavoro fatto sulle linee guida per far crescere il rispetto tra donne e uomini, aprendo ad una nuova fase di ascolto, per arrivare ad un piano di lavoro concreto e largamente condiviso.
  Lavoreremo inoltre per eliminare quegli stereotipi che incidono sulle scelte di bambine e ragazze, ad esempio condizionando negativamente l'approccio con le materie Stem.
  E studieremo nuove misure che potranno essere adottate, anche attraverso il Piano Nazionale della Ricerca, per valorizzare lo sviluppo professionale delle nostre dottorande e ricercatrici, ad esempio attraverso meccanismi che rendano compatibile la progressione di carriera e la vita familiare.
  Lavoreremo, ancora, per rendere più equilibrati i programmi scolastici, dando attenzione alle tante donne, in ogni campo, che hanno avuto ruoli importanti e rappresentano eccellenze da valorizzare, conoscere e studiare. A partire da Grazia Deledda, per far studiare la sua figura e la sua straordinaria opera. E poi individuando altre figure grazie ad una consultazione nazionale.
  Accanto alla Costituzione, e pienamente in linea con essa, c'è poi l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con i suoi 17 obiettivi da realizzare, densi di valori e spunti cui siamo chiamati ad aderire in ogni azione.
  In particolare, l'obiettivo 4 dell'Agenda afferma la centralità di un'istruzione di qualità come base per migliorare la vita delle persone, ponendo quindi istruzione e formazione come chiave complessiva di crescita e di benessere personale e collettivo. Pag. 27
  Allo stesso modo, individua l'istruzione come strumento fondamentale per promuovere lo sviluppo sostenibile, tramite uneducazione attenta ad uno stile di vita sostenibile, ai diritti umani, alla parità tra donne e uomini, alla promozione di una cultura pacifica e non violenta, alla cittadinanza globale e alla valorizzazione delle diversità culturali e del contributo della cultura allo sviluppo sostenibile.
  Sono convinta che la maggiore forza che abbiamo a disposizione per produrre un cambiamento tangibile da qui al 2030 sia proprio nella formazione di quelle cittadine e quei cittadini che in quel momento saranno protagonisti della vita economica e sociale del Paese.
  I valori della Costituzione e gli obiettivi dell'Agenda 2030 rappresentano la cornice di lavoro per i prossimi mesi, e saranno ispirazione di ogni scelta che prenderemo.
  Lavorerò dentro le infrastrutture normative esistenti, per andare ad attuare, incrementare, equilibrare, migliorare e, se necessario e condiviso, innovare.
  Colgo qui l'occasione per ringraziare, in modo non formale e davvero sentito, sia Maria Chiara Carrozza che Stefania Giannini per il lavoro che hanno svolto, che ho sostenuto in Senato, e che mi trovo ora a proseguire.
  Ho deciso poi di dedicare un'attenzione specifica a due fattori trasversali di lettura e guida dei cambiamenti in corso, con l'obiettivo di unire riflessione approfondita, proposta e azione concreta.
  Annuncerò nei prossimi giorni l'istituzione di una Commissione per disegnare un programma che consenta alle nuove generazioni di mettere la cultura dello sviluppo sostenibile al centro delle scelte individuali e collettive, proprio nella cornice fornita dall'Onu con Agenda 2030. La Commissione sarà presieduta da Enrico Giovannini e formata da esperti interni ed esterni al Ministero.
  Ho già descritto l'importanza dell'Agenda come chiave per orientare scelte e azioni, e credo serva lavorare per trasformare quegli obiettivi in elementi di formazione alla cittadinanza per tutte le ragazze e i ragazzi.
  Grazie invece alla collaborazione di Anna Maria Serafini, un secondo gruppo di lavoro affronterà il tema dell'adolescenza, per indagare quel momento delicato della vita di ragazze e ragazzi in cui le fragilità sono più esposte, con il rischio di vedere le potenzialità di giovanissime e giovanissimi non espresse e non valorizzate. Vogliamo produrre una riflessione operativa, che rimetta il tema al centro del dibattito del Paese e definisca i confini delle azioni che potremo mettere in atto.
  L'obiettivo è ricostruire – grazie ad un gruppo interdisciplinare e pluralista con diverse competenze interne ed esterne al Ministero – una riflessione su come sia possibile oggi esercitare la funzione educativa come responsabilità sociale nei confronti di ragazze e ragazzi.
  Ascoltando e dialogando con genitori, mondo della scuola e dell'Università, Istituzioni (a partire dalla Commissione bicamerale per l'infanzia e l'adolescenza), associazionismo, mondi professionali, competenze nazionali e internazionali, lanceremo un'alleanza contro la povertà educativa, sociale, economica e relazionale. Per permettere ai nostri giovani di ritrovare fiducia nel sistema scolastico e formativo, nel Paese e in se stessi.

  Parlare con tutte e tutti coloro che vivono e rappresentano il mondo della scuola, dell'università e della ricerca è e sarà il cuore del mio metodo di lavoro.
  Ascolterò, mi confronterò, cercherò soluzioni il più possibile aperte e condivise.
  Per provare a risolvere con gradualità le diverse e complesse condizioni vissute come ingiustizia da parte di tante e tanti che credono di non vedere rispettati i propri diritti o di non veder supportato il proprio talento.
  E per completare, senza tradirne l'impianto – che ho votato in Senato – le riforme avviate, lavorando, come dicevo, per attuare, equilibrare, migliorare.
  Dobbiamo lavorare insieme a che si realizzi un clima nuovo, che credo possa portarci a ottenere risultati importanti e utili per la scuola e l'università italiana.
  Il Ministero sarà aperto, pronto ad ascoltare, dialogare, condividere. E mi aspetto di Pag. 28trovare in tutte e tutti gli interlocutori lo stesso atteggiamento. Non ci deve essere rigidità da parte di nessuno, ma spirito di collaborazione e confronto di merito.
  E non ci deve essere nessun fraintendimento e nessuna confusione di ruoli.
  Ascolto e dialogo servono a migliorare la qualità delle scelte, ma ciascuno deve essere consapevole del proprio ruolo e della propria responsabilità, e le scelte finali restano di competenza del Parlamento, del Governo e del Ministero, nel rispetto della autonomia educativa.
  Il dialogo sociale deve costantemente accompagnarsi con altri due principi: la trasparenza e la partecipazione. E sono due impegni che prendo.
  Rendere facilmente accessibili tutte le informazioni (a partire dai bandi rivolti alle scuole fino agli open data). Attivare strumenti e pratiche costanti di ascolto e consultazione sulle scelte, accessibili a ogni persona. Dando riscontro di ogni scelta e misurandone l'impatto.
  Avremo finestre di ascolto sempre aperte, per raccogliere segnali e contributi in maniera ordinata, con incontri diretti, spazi per il dialogo online, lavoro congiunto con mondi sociali specifici e con occasioni di co-progettazione.
  Il lavoro che c'è da fare per restituire a scuola, alta formazione e ricerca il ruolo strategico che serve per il futuro dell'Italia deve, poi, incrociare competenze di altri Ministeri e deve trovare una efficace collaborazione con il Parlamento.
  Mi impegno ad ascoltare ed elaborare ogni idea e proposta, e vi chiedo di concederci uno spazio non di polemica e di scontro, ma di dialogo franco e serrato, un confronto tra proposte per provare a risolvere problemi.
  Evidentemente non chiedo a tutte e tutti, compresa l'opposizione, di sostenere le scelte finali se non condivise, ma di concedere a noi, e soprattutto alle nostre bambine e ai nostri bambini, alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi, ai nostri giovani, uno spazio di confronto di merito, serio, responsabile, protetto dalla dialettica dello scontro e dalla polemica pregiudiziale.
  Le scelte sul sapere e sulla conoscenza dovrebbero unire tutto il Paese, tutte le competenze culturali, sociali e politiche, tutti i soggetti che vi operano.
  Allora faccio attraverso voi un appello a tutto il Parlamento affinché scelga di concedere uno spazio al sapere, alla scuola, alla formazione delle cittadine e dei cittadini di domani.
  Non diventi questo, anche questo, uno spazio di scontro e delegittimazione reciproca.
  Contenuti, linguaggi e modi che si adottano per discutere le differenti proposte possono e devono essere un buon esempio di «educazione» adulta e rispettosa, che diamo alle giovani generazioni.

  Prima di venire alla parte più tematica del mio intervento voglio dire qualcosa su ciò che sta succedendo per le scuole nelle aree colpite dal terremoto.
  In questi mesi la task force del Miur ha lavorato in stretta collaborazione con la Protezione civile e sotto il coordinamento del Commissario Errani per intervenire con strutture provvisorie e per la programmazione della ricostruzione delle scuole danneggiate.
  Purtroppo è stato necessario riprogrammare tante volte il lavoro, visto che lo sciame sismico è ancora in corso, aggravato da condizioni meteorologiche straordinariamente difficili.
  Come ricordato dal Presidente Gentiloni ieri in Senato, la prossima settimana ci sarà un nuovo decreto, e le scuole continuano ad essere in cima ai pensieri di tutto il Governo.
  Come Ministero stiamo lavorando perché il completamento dell'anno scolastico sia garantito per tutte e tutti.
  Nel decreto sul terremoto che sarà approvato la prossima settimana in Consiglio dei Ministri sarà prevista una norma finalizzata proprio a questo, per evitare che con le regole attuali ragazze e ragazzi che sono stati impossibilitati ad andare a scuola rischino di perdere l'anno.
  Per questo si inserirà una norma che consente di derogare alla durata minima di 200 giorni di lezione perché l'anno scolastico sia valido e all'obbligo per gli studenti Pag. 29di frequentare per almeno tre quarti dell'orario annuale, per essere valutati ed ammessi agli esami.
  Abbiamo inoltre garantito una gestione diversificata delle iscrizioni, per dare più tempo a scuole e famiglie di quei territori di riorganizzarsi e scegliere modalità e sedi di frequenza per il prossimo anno.
  La Task force del Miur è inoltre stata e continuerà ad essere in costante contatto con Presidi, Rettori e Sindaci, oltre che con tante famiglie, per fornire loro ascolto e collaborazione per individuare soluzioni d'emergenza e strutturali.
  I disagi sono stati e sono tanti, e la responsabilità delle risposte è un dovere istituzionale, etico e umano per chiunque abbia ruoli pubblici, a partire da noi che facciamo parte del Governo.
  Dovremo dimostrare che l'Italia sa essere efficace nella gestione delle fasi emergenziali come nella ricostruzione e nel riportare una normalità infrastrutturale che garantisca per il futuro maggiore sicurezza. Lo dobbiamo alle bambine e ai bambini, alle ragazze e ai ragazzi, alle studentesse e agli studenti, alle famiglie che hanno visto disgregarsi le proprie certezze, materiali e sociali, e che dobbiamo sostenere nel faticoso ritrovare fiducia e speranze.

  Vengo ora più in concreto alle azioni in corso, partendo dalla scuola.
  Su questo, da un lato, dobbiamo lavorare per «centrare» tempestivamente e nel migliore dei modi possibili tutti i passaggi necessari per iniziare, senza le difficoltà del passato, il prossimo anno scolastico. Ne è testimonianza l'intesa raggiunta a fine dicembre sulla mobilità del personale.
  Dall'altro lato serve poi lavorare, come dicevo, per portare a compimento il percorso di riforma e le azioni impostate in questa legislatura, superandone le criticità, ma mantenendone obiettivi e finalità.
  L'impegno centrale deve essere quello di superare i divari territoriali, sociali e di contesto anche grazie al diritto allo studio effettivo, per tutte e tutti. Su questo il Governo ha dato una prima importante risposta con la legge di bilancio per il 2017, che ha stanziato ingenti risorse per borse di studio che accompagnino gli studenti capaci e meritevoli sino al più alto grado di studi. Rimane fermo l'impegno a proseguire su questa strada. Nuovi, ulteriori passi li faremo con il decreto legislativo sul diritto allo studio, inviato da poco al vostro esame.
  Le studentesse e gli studenti trovano una risposta alla loro esigenza di una istruzione e formazione di qualità anche e soprattutto grazie al lavoro dei dirigenti e dei docenti nonché del personale amministrativo. Un milione di persone che quotidianamente ce la mettono tutta e profondono amore e cura per la loro attività.
  Per loro ci stiamo impegnando, come doveroso, affinché il loro ruolo recuperi quell'importanza e considerazione nella società che ingiustamente negli anni si è un po’ persa. Continuando con le azioni di reclutamento, per ridurre la condizione di precariato che caratterizza ancora tante e tanti. Stabilizzando nell'organico i posti che occupano da anni, grazie a 400 milioni stanziati nella legge di bilancio. E con un impegno a lavorare, in dialogo con i sindacati, perché il prossimo rinnovo contrattuale sia una vera occasione di valorizzazione per tutte e tutti, condividendo il valore della continuità didattica.
  Il futuro corso-concorso per dirigenti scolastici, di cui è prossimo il bando, oltre a dare un'occasione per una progressione di carriera a quei docenti che siano interessati ad un nuovo ruolo, consentirà di riportare alla normalità i carichi di lavoro dei colleghi già in servizio. Solo col concorso si potrà infatti risolvere l'annoso problema delle numerose reggenze.
  A breve partirà anche l'iter per il concorso per direttori dei servizi generali ed amministrativi. Lo Stato torna così ad investire in questo ruolo, avendo ben presente l'importanza della disponibilità di un DSGA titolare nelle scuole.
  Nel corso dei prossimi mesi e comunque in tempo utile per l'inizio dell'anno scolastico, terminerà anche il concorso bandito nel 2016 per 63.712 posti di docente. Anche in questo caso, si tratta di una misura di normalizzazione, che favorirà la continuità didattica grazie alla presenza di docenti titolari. Pag. 30
  In questa direzione va pure il consolidamento nell'organico di diritto di numerosi posti che da anni sono attivati stabilmente in quello di fatto. Ciò consentirà finalmente di coprirli con docenti di ruolo, a tutto vantaggio, nuovamente, della continuità didattica.
  Da tutte queste azioni ne uscirà migliorata anche la percezione nella società del ruolo del docente, oggi spesso mortificata da un precariato eccessivo, che si supera solo con le misure previste dalla legge n. 107 del 2015: il piano assunzionale straordinario e, ora, i concorsi, da bandire con regolarità.
  Inoltre, nell'ottica di garantire efficacia ed efficienza, è necessario ripartire dal sistema nazionale di valutazione, che costituisce uno strumento di forte impatto, se inquadrato in una visione di valutazione formativa per il miglioramento delle scuole e per la crescita professionale di dirigenti e docenti. A partire dall'anno 2014, prima con l'avvio del sistema di valutazione delle scuole, poi con la partenza della valutazione dei dirigenti scolastici, importanti passi avanti sono stati fatti; bisogna, ora, rafforzare non solo i modelli e gli strumenti, ma sviluppare ed approfondire il processo di condivisione che già è ampiamente avviato per la valutazione delle istituzioni scolastiche.
  Tocco ora alcune altre priorità d'azione, per poi soffermarmi sui decreti attuativi della Buona Scuola.
  Per quanto riguarda l'edilizia scolastica, ho trovato un lavoro di programmazione ben fatto e capace di ottimizzare al massimo le risorse disponibili.
  Gradualmente si sta lavorando a realizzare l'obiettivo di rendere le nostre scuole sicure, accessibili, vivibili e adatte ad una didattica innovativa.
  Abbiamo in atto diverse azioni.
  La programmazione nazionale, grazie ai Mutui BEI, ha già permesso di finanziare oltre 1000 interventi lo scorso anno. Occorre ora procedere al completamento della procedura di finanziamento per aggiornare la programmazione con ulteriori interventi.
  L'adeguamento, poi, degli edifici alla normativa antisismica: gli eventi sismici hanno, da un lato, mostrato la fragilità di alcune strutture, dall'altro hanno però evidenziato che, se si interviene adeguando le strutture alla normativa antisismica, i danni risultano fortemente ridimensionati.
  È una sfida di ampio respiro, che si intreccia a quella più generale di messa in sicurezza di tutto il territorio. Una sfida che richiede risorse importanti, per la quale esiste già una programmazione che ci consentirà, una volta ottenute le risorse necessarie, di adeguare nel giro di due anni tutte le strutture scolastiche ricadenti nelle zone di rischio sismico 1 e 2.
  Servono, poi, risorse per dare seguito – con gli interventi che sono risultati necessari – alle indagini diagnostiche svolte sugli edifici scolastici per prevenire il crollo dei solai. Un tema, quello della sicurezza, che non può vederci distratti, perché nelle nostre scuole vive e lavora un pezzo fondamentale del futuro del Paese.
  Abbiamo poi in corso il programma Scuole innovative: grazie a un investimento di risorse dell'INAIL e di risorse MIUR, è stata avviata la procedura per la progettazione e la realizzazione di nuove scuole, innovative dal punto di vista architettonico, impiantistico e tecnologico. Nel 2016 è partito un apposito concorso di idee, rivolto prevalentemente a ingegneri e architetti italiani e stranieri. Nel 2017, dopo la chiusura della procedura di valutazione, partiranno i lavori.
  Altra priorità è quella di continuare a investire nel processo di innovazione culturale, organizzativa e istituzionale delle scuole. Creare sviluppo e innovazione, offrendo alle scuole gli strumenti che servono per essere protagoniste sul fronte della globalizzazione: conoscenze, competenze, attitudini e visioni del mondo. Non basta più l'idea di una scuola solo trasmissiva dei saperi, ma occorre realizzare concretamente quella scuola aperta e inclusiva in una società in continua trasformazione.
  Il Piano Nazionale Scuola Digitale ne è un esempio. Accompagna e sostiene la capacità delle scuole e dei docenti di sviluppare una didattica innovativa, coinvolgente, motivante e adeguata ai tempi che cambiano, valorizzando il digitale come agente Pag. 31attivo di cambiamenti sociali ed economici su larghissima scala.
  Nel 2017, il Piano sarà dedicato alle competenze digitali degli studenti, per superare i divari e le arretratezze della società, lavorando anche sul pensiero logico e computazionale, che diventerà strutturale in ogni scuola del primo ciclo, per ribadire il concetto che i nostri studenti non possono limitarsi più ad essere consumatori passivi di tecnologia, ma devono diventare consumatori critici e, possibilmente, creatori.
  Altra innovazione importante, da portare a compimento, è il Piano per la formazione dei docenti, che concretizza quella Formazione permanente, strutturale e obbligatoria per ogni docente prevista dalla Legge 107 come precondizione essenziale per un sistema educativo moderno, in cui la valorizzazione e la crescita professionale del personale scolastico sono dimensioni fondanti. Nel 2017 dovremo iniziare a dare piena attuazione al Piano. Come all'analogo piano che riguarda il personale ATA. Entrambe le misure rappresentano un impegno finanziario di dimensioni nuove e significative, mai raggiunte prima.
  Ancora, il PON Istruzione 2014-2020. L'Avviso Quadro sarà presentato la prossima settimana e fornirà le linee guida alle scuole, seguiranno poi i 10 avvisi specifici. Entro l'inizio del prossimo anno scolastico le scuole potranno avviare i progetti.
  L'intervento segna una continuità tra la Costituzione italiana, i suoi valori e i suoi precetti, la legislazione e le azioni nazionali, la programmazione europea e le strategie globali per un nuovo orizzonte di sviluppo, facendo esplicito riferimento all'Agenda 2030, che ne rappresenta la cornice di riferimento.
  Gli interventi riguarderanno la disuguaglianza formativa e di opportunità, con un forte investimento sulle competenze di base; la lotta alla dispersione scolastica e alla povertà educativa; l'inclusione e la lotta alle disuguaglianze e alle discriminazioni. Saranno destinate risorse importanti per un più efficace passaggio tra scuola e lavoro, attraverso esperienze di orientamento, alternanza e imprenditorialità, per dare maggiori opportunità e contribuire allo sviluppo della nostra società.
  Un'attenzione particolare è dedicata, inoltre, ad affrontare in modo sistematico gli aspetti multidimensionali della cittadinanza europea e globale; della conoscenza e dell'accessibilità del patrimonio culturale; dell'integrazione e della coesistenza sociale, con particolare riferimento al tema dei migranti.
  C'è poi l'alternanza scuola-lavoro, che ritengo decisiva per avvicinare e innovare i percorsi formativi e professionali e offrire opportunità e occasioni qualificanti di didattica ai nostri ragazzi.
  Una delle novità più importanti della Legge 107 è stata la trasformazione dell'alternanza da sperimentazione a pratica strutturale di didattica. Con l'anno prossimo, quando il sistema sarà andato a regime, il numero di ragazze e ragazzi coinvolti sarà di 1,5 milioni.
  È evidente che non è un percorso semplice e che in alcuni casi siano emerse delle criticità ma è altrettanto evidente che l'alternanza si può e deve fare.
  Il Registro Nazionale dell'Alternanza Scuola-Lavoro, il sito dedicato, la cabina di regia Miur-Ministero del Lavoro: gli strumenti ci sono, vanno messi a regime, dobbiamo monitorare le evoluzioni, intervenire dove sono presenti criticità, per superarle.
  Credo, ad esempio, che si debba rapidamente approvare la Carta dei Diritti e dei Doveri degli Studenti in Alternanza, per assicurare ambienti di apprendimento favorevoli alla crescita della persona e che assicurino i pieni diritti alle ragazze e ai ragazzi e garantire un sistema di monitoraggio della qualità dei percorsi di alternanza.
  Vengo ora ai decreti attuativi delle deleghe che rappresentano una parte qualificante della legge 107.
  Con l'approvazione in Consiglio dei Ministri il 14 gennaio scorso, abbiamo scelto di salvaguardare le deleghe, la loro attuazione e il lavoro fatto finora avviandone l'iter di approvazione prima della loro scadenza prevista il 16 gennaio. È iniziato un percorso che ci vedrà collaborare Pag. 32 con le Commissioni parlamentari – assicurando una forte partecipazione e presenza del Ministero – per ascoltare in audizione tutti i soggetti coinvolti.
  Dirigenti scolastici, insegnanti, personale amministrativo, sindacati, studenti, famiglie, associazioni, stakeholder, in modo che i testi finali siano frutto della massima condivisione possibile.
  Ho la responsabilità di guidare il Ministero nell'ultima fase di attuazione di un lungo percorso di riforma, nel momento in cui sono in discussione e in attuazione le parti più innovative e qualificanti della Legge 107.
  Guardando alle singole deleghe, senza entrare nel dettaglio di testi che conoscete, voglio ribadire allora le ragioni innovatrici di ciascuna di esse, per come si presentano al percorso di confronto che potrà vedere protagoniste del cambiamento tutte le componenti del mondo della scuola.
  1. Formazione iniziale e accesso all'insegnamento nella scuola secondaria di I e II grado
  Si conserva il concorso, subito dopo la laurea, che permetterà di accedere ad un percorso di formazione di tre anni, due dei quali anche a scuola, che si concluderà con l'assunzione certa a tempo indeterminato. Si supera così una situazione che ha prodotto molte incertezze e molto precariato.
  È un modo, chiaro, di dire che si vuole investire sugli insegnanti, sulla loro professionalità e sulla loro formazione, che non è più un costo a loro carico ma anzi un periodo di formazione nell'interesse della comunità, e quindi con un compenso.
  2. Inclusione scolastica
  Semplificazione e snellimento delle pratiche burocratiche, maggiore continuità didattica e formazione del personale docente e della comunità scolastica, costruzione di un progetto individuale dedicato.
  Dopo anni, finalmente, si discute la riforma del sostegno e si mettono al centro le esigenze di bambine e bambini, ragazze e ragazzi.
  Il livello di sostegno sarà determinato tenuto conto della gravità della disabilità, come oggi, ma si cercherà anche di determinare in senso più ampio i bisogni, con una presa in carico più forte di ciascuna e ciascuno.
  3. Revisione dei percorsi dell'Istruzione professionale
  Il decreto mette ordine in un ambito frammentato e punta a ridare dignità, forza e organicità a questi percorsi formativi, rafforzando al contempo l'autonomia scolastica.
  Stiamo costruendo, in questo modo, il sistema duale all'italiana. Un percorso coerente ed organico, con un maggiore raccordo con la formazione post secondaria e terziaria, non solo universitaria.
  4. Sistema integrato di educazione e di istruzione 0-6 anni
  Per la prima volta si parla di un Sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a 6 anni, per garantire «ai bambini e alle bambine pari opportunità di educazione, istruzione, cura, relazione e gioco, superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, etniche e culturali».
  Significa puntare a diffondere i servizi educativi su tutto il territorio, cambiarne l'approccio e migliorare la qualità.
  Obiettivi per un cambiamento epocale, che merita un grande dibattito.
  5. Diritto allo studio
  Un diritto oggi esercitato con difficoltà e differenze tra territori. Quando invece ogni diritto deve essere per tutte e tutti.
  Un nuovo modello di governance, Conferenza Nazionale, una maggiore partecipazione degli studenti, la promozione di un sistema di welfare fondato su livelli di prestazioni nazionali, misure su libri di testo, tasse scolastiche, trasporti, il potenziamento della carta dello studente: anche in questo caso il decreto presenta un piano di riforma ampio e incisivo, che permette finalmente di rispondere a tante aspettative e di far crescere l'esperienza reale di quel diritto.
  6. Promozione e diffusione della Cultura umanistica
  Bellezza, arti, patrimonio culturale, qualità delle nostre produzioni: se questi sono fattori strategici per la nostra identità e il Pag. 33nostro futuro – e io sono convinta che lo siano – credo sia profondamente giusto che la scuola dedichi loro uno spazio importante, in termini sia di conoscenza, che di più complessiva esperienza e formazione personale.
  7. Scuole italiane all'estero
  Non devono essere un'esperienza sconnessa dal resto del sistema scolastico, ma una componente di esso, per formare cittadine e cittadini italiani anche all'estero e promuovendo il nostro patrimonio culturale. Ecco perché anche questo decreto è importante e indica il segno dell'ampiezza della riforma.
  8. Valutazione
  Anche qui non entro nel dettaglio dei cambiamenti, che conoscete.
  Studiando la documentazione, fin dalle prime ore di lavoro al Miur e poi fino all'approvazione in Consiglio dei Ministri, mi sono convinta di una cosa: l'esame di maturità non sarà più facile.
  Certo, si sono ridotte a due le prove, ma la seconda potrà essere multidisciplinare. L'esame sarà così più semplice nelle modalità, ma questo non vuol dire più facile.
  Non so dire se sarà più difficile, e non mi interessa. Non è questo il punto.
  Quello che mi pare importante è che il processo di valutazione cambierà nell'approccio. Dando maggior peso al percorso dell'ultimo triennio e stimolando gli insegnanti ad esprimere una valutazione complessiva su ciascuna alunna e ciascun alunno, valutando in modo non meccanico la media di voto, si punta a verificare effettivamente il livello di acquisizione di conoscenze e competenze di ragazze e ragazzi.
  Dire che una sola insufficienza non è motivo per non essere ammessi all'esame è allora un modo di osservare e valutare meglio, in modo più attento e approfondito.
  Insomma, questo decreto – come tutto l'impianto della Legge 107 e dell'azione che vogliamo perseguire – procede nella direzione di una trasformazione della scuola che integri apprendimento e formazione di competenze, che è il grande obiettivo di innovazione che dobbiamo perseguire.
  Spero davvero che si apra un grande dibattito, con le Audizioni in Parlamento e nel Paese. Perché è un obiettivo che riguarda tutte e tutti.

  Venendo ora alle sfide per università e ricerca, credo che sia importante lavorare per consolidare investimenti e programmazione, superando anche le eventuali lentezze procedurali e burocratiche. In questa direzione abbiamo programmato con gli uffici di completare tutti i provvedimenti finanziari entro i primi sei mesi dell'anno, in modo da consentire una migliore efficienza nell'impiego delle risorse certe da parte di tutti gli Enti.
  Gli investimenti sono tornati a crescere, dopo i forti tagli della precedente legislatura. Questo significa che cresceranno i finanziamenti alle Università (le risorse del Fondo di Funzionamento Ordinario nel 2017 aumenteranno del 1,29%, e di un ulteriore 4,2% nel 2018 e dovremo prestare attenzione a come migliorare i criteri di riparto in modo che siano effettivamente fattori di equilibrio del sistema) e aumenteranno le risorse per il diritto allo studio, su cui devono essere migliorate e rese più tempestive anche le procedure di ripartizione e assegnazione. Nello specifico vale la pena qui di rammentare che nel 2017 l'FFO degli Atenei passerà da 6,927mld di euro a 7,056mld; mentre nel 2018 la somma sarà di 7,325mld di euro. In questo modo l'FFO tornerà a sfiorare la quota di 7,4mld di euro del 2009 – allo stesso modo anche il FOE degli Enti di Ricerca nel 2018 avrà un incremento importante di 25mln di euro, con 1,725mld di euro.
  Sono interventi importanti che segnalano una netta inversione di tendenza e che permetteranno, assieme ad altri, di dare maggiore qualità al sistema universitario.
  Anche qui, però, dobbiamo fare in modo che al centro delle nostre azioni ci siano le studentesse e gli studenti, quindi l'interesse del Paese, che oggi ha bisogno di più laureate e laureati per colmare un divario importante rispetto agli altri Paesi europei.
  Il tema dell'accesso all'Università si pone, quindi, con forza, sia per quanto appena detto che per l'obbligo, civile e politico, di Pag. 34adempiere al dettato della Costituzione che, in più articoli, impegna la Repubblica a rimuovere le barriere di ogni tipo che ostano lo sviluppo della persona, l'accesso alle opportunità e, nello specifico, al Sapere.
  A fronte del calo delle immatricolazioni registrato negli ultimi dieci anni, che pare essersi finalmente fermato quest'anno, dei dati sulla disoccupazione giovanile, di quelli sulla percentuale di laureati, credo che sia urgente per il nostro Paese impegnarsi con forza per rilanciare l'Università come luogo di crescita, sviluppo ed opportunità.
  Questo va fatto, da un lato, cominciando a contrastare la percezione, diffusa negli ultimi anni senza alcuna evidenza numerica, che frequentare l'Università non serva a migliorare le opportunità di lavoro. Non è così; i dati lo dimostrano, dobbiamo spingere, quindi, ragazze e ragazzi a iscriversi.
  Dall'altro dobbiamo dare loro gli strumenti per farlo, indipendentemente dalla condizione economica, sociale, familiare e di contesto, investendo fortemente sugli strumenti del Diritto allo Studio Universitario.
  L'Italia è molto indietro su questo rispetto all'Europa, tanto per il numero di studenti destinatari dei sussidi, quanto per la qualità e quantità dei servizi offerti.
  Si sono fatti passi in avanti. Pensiamo ad esempio ad alcuni interventi dell'ultima finanziaria, come l'aumento del FIS – il fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio, incrementato di 50 milioni di euro a decorrere dall'anno 2017 – e la previsione di una no tax area per gli studenti provenienti da famiglie meno abbienti.
  Ma molto resta ancora da fare.
  Serve rimettere a sistema gli strumenti, e coordinare i vari livelli coinvolti, anche al fine di colmare i divari territoriali; dobbiamo lavorare ad eliminare la figura dello studente non beneficiario, quello che ha diritto alla borsa ma al quale non viene concessa per mancanza di risorse. Sono due esempi, che ritengo importanti e prioritari, ma cui ne potrebbero seguire molti.
  Questo è un ambito che ritengo prioritario se vogliamo che l'Università sia davvero un'infrastruttura di conoscenza, opportunità e mobilità sociale.

  Di sicuro il 2017 sarà un anno di svolta, e lavoreremo intensamente perché il processo di riforma sia pienamente realizzato.
  Nel corso di quest'anno dovremo innanzitutto approntare, così come prevede la Legge di Bilancio, la regolamentazione e la commissione per dar seguito immediato al progetto di finanziamento per i migliori dipartimenti universitari. I cosiddetti 180 ’ipartimenti di eccellenza’. I tempi sono regolati dal comma 333 della legge di bilancio per il 2017 e, in sostanza, implicano la chiusura del lavoro preliminare entro il 30 aprile p.v. Importante sottolineare che questo è un provvedimento che implica una sorta di nuovo ’iano straordinario’ per i giovani ricercatori. Unito ai precedenti provvedimenti sulla liberalizzazione del turnover dei ricercatori, infatti, questo finanziamento consentirà, per almeno il 25% dei fondi, di assumere nuovi ricercatori a tempo determinato; inoltre fino al 70% delle risorse disponibili, inclusi i punti-organico necessari, potrà essere impiegato per assumere personale. Il nostro obiettivo resta sempre quello di incrementare in maniera sensibile gli attuali numeri dei ricercatori.
  Vareremo rapidamente il nuovo Fondo per il finanziamento delle attività base di ricerca, pari a 3.000 euro all'anno per 15.000 ricercatori e professori associati in servizio nelle università statali (45 milioni di euro a decorrere dall'anno 2017), commissionando all'ANVUR (nel frattempo in corso di rafforzamento nel proprio organico) le liste dei meritevoli.
  Occorre poi semplificare il quadro normativo che regola il funzionamento del sistema universitario.
  In primo luogo semplificando ulteriormente le regole di accesso e di mobilità della docenza, rendendo più flessibile e competitivo il trattamento economico che le Università possono attribuire per attrarre i giovani ricercatori e per ridurre Pag. 35l'età media dell'ingresso alla carriera universitaria.
  Inoltre, occorre favorire modelli organizzativi più flessibili, dando finalmente attuazione a quanto previsto dall'articolo 1, comma 2 della legge 240/10 per quelle Università che hanno raggiunto la piena sostenibilità finanziaria e ottimi risultati nella didattica e nella ricerca. Bisogna uniformare la flessibilità delle Università italiane, soprattutto nell'àmbito dell'attività di ricerca, a quella degli altri Paesi attraverso una revisione delle norme che ostacolano la velocità nell'implementazione delle politiche di ateneo.
  Altrettanto urgente è una revisione del regolamento relativo alle procedure per il riconoscimento delle Filiazioni di Istituti universitari stranieri in Italia (ex art.2 della Legge n. 4/1999), con particolare attenzione ai requisiti da richiedere in fase di riconoscimento. Su questo si è sviluppata una proficua discussione anche in Parlamento che vorrei riprendere e portare a compimento, considerate le numerose richieste che si registrano in questa materia da parte di Istituzioni estere.
  Sempre in tema di semplificazione, ritengo urgente procedere a semplificare e a rendere più snella la prova nazionale di accesso a Medicina: si potrebbe studiare la possibilità di espletare le prove presso le sedi universitarie in via informatica, così come è stato fatto per l'accesso alle Scuole di specializzazione in medicina. Sempre in materia di Medicina è stata ultimata la revisione del Regolamento relativo all'accesso all'esame di stato per Medico chirurgo (n. 445/2001), al fine di un'abbreviazione dei tempi per l'accesso all'esame di stato, portando il trimestre del tirocinio all'interno del corso di laurea magistrale in Medicina e ad una semplificazione della procedura attualmente prevista con l'eventuale ausilio di metodi informatici.
  Analogamente vorremmo studiare una modifica dell'apposito Regolamento in materia di Dottorato di ricerca (D.M. 45/2013), con un alleggerimento di alcuni requisiti per il relativo accreditamento e favorendo il sorgere di Dottorati Innovativi con caratteristiche di internazionalità, interdisciplinarità e con collegamenti con le imprese, come richiesto anche dal Piano Nazionale della Ricerca.
  Inoltre la formazione universitaria deve essere meglio collegata al mercato del lavoro, per accrescere la qualità con cui si punta a far crescere la nostra economia, come nell'esempio virtuoso di Industria 4.0, con i fattori strategici di sviluppo direttamente connessi alle competenze e al sapere. Questo anche rafforzando le partnership tra sistema della ricerca, imprese e territori.
  E gestendo meglio la formazione professionalizzante, cui abbiamo deciso di dedicare una specifica cabina di regia, che ci consenta di evidenziare le peculiarità e le caratteristiche degli Istituti tecnici Superiori da un lato e delle Lauree professionalizzanti dall'altro.
  Ugualmente occorre lavorare per dare piena attuazione alla riforma dell'autonomia degli Enti Pubblici di Ricerca mediante la creazione di appositi strumenti di programmazione e monitoraggio e l'applicazione di idonei sistemi di valutazione.
  Con il recente d.lgs. 25 novembre 2016, n. 218, è stata estesa agli Enti Pubblici di Ricerca – inclusi i 14 vigilati dal MIUR – l'autonomia regolamentare e programmatoria delle Università, estendendo il principio delle assunzioni legate al solo budget disponibile e svincolandole dai controlli sui meccanismi contrattuali, semplificando inoltre il regime di missione all'estero per i ricercatori e gli acquisti sul mercato elettronico (MEPA). Si tratta ora di varare i decreti applicativi, seguire il nuovo percorso di riforma statutaria (da completarsi entro 6 mesi) e, soprattutto, creare quei meccanismi di controllo e monitoraggio dei bilanci che la nuova legge richiede e che impronteremo a quelli già funzionanti nel mondo degli Atenei.
  È indispensabile intervenire, consolidandola e aggiornandola, sull'autonomia del sistema AFAM, agendo su reclutamento, governance, distribuzione territoriale e offerta formativa. E risolvendo – anche con processi di statizzazione graduale ma certa – le attuali debolezze e ristrettezze finanziarie. Infatti, dei due segmenti che costituiscono Pag. 36 il mondo della Formazione superiore, quello che più oggi abbisogna di provvedimenti urgenti di natura strutturale è sicuramente l'AFAM. Nonostante l'avvio di cantieri di riflessione importanti e di condivisione con l'intero e variegato mondo dell'AFAM, non si è ancora riusciti a portare a conclusione quella riforma che questo straordinario settore, che tanto prestigio arreca al nostro Paese, aspetta da più di quindici anni. La ’riforma incompiuta’, come noto, altro non è che l’

  ’autonomia incompiuta’ dell'AFAM, un'autonomia avviata ma mai implementata dopo il varo della legge 508 del 1999. Da allora si sono succeduti solamente interventi puntiformi (sulla didattica, sul finanziamento con l'introduzione di criteri rigorosi di riparto, e sulla governance statutaria), ma quasi nessuno dei regolamenti che erano stati previsti dall'articolo 2 della Legge è stato finora messo in campo.
  Lavoreremo in questa direzione, che spero il Parlamento vari in tempi brevi, anche sulla base del DDL Martini.
  In materia didattica è imminente l'emanazione del Decreto Ministeriale per l'attesissima messa ad ordinamento dei corsi accademici di secondo livello sperimentali AFAM, in attuazione dell'art. 1, comma 105 della legge n. 228/2012 con la correlata emanazione delle relative tabelle di corrispondenza.
  Sulla ricerca, infine, c'è da dare efficace attuazione alla strategia del Programma Nazionale per la Ricerca e alla programmazione europea attraverso una sinergia virtuosa con Regioni e stakeholders.
  Sono in corso le consultazioni dell'apposito Tavolo Tecnico per la costruzione del bando Cluster con le Regioni e il mondo delle Imprese. È stato pubblicato a settembre il bando per il consolidamento dei 4 nuovi Cluster (Blue Growth, Design Creatività Made in Italy, Energia, Patrimonio Culturale) che dovranno completare la rosa degli 8 già esistenti (Aerospazio, Agrifood, Chimica Verde, Fabbrica Intelligente, Mobilità e Trasporti, Salute, Smart Communities, Tecnologie per gli Ambienti di Vita). Si tratta di un iter che vogliamo condividere con tutti i soggetti, in primo luogo le Regioni, per dar vita a quello che è l'impegno più significativo del PNR in questo triennio: un bando di più di 300mln di euro dedicato alle public-private partnerships distribuite, per quanto lo consentono i finanziamenti strutturali, su tutto il territorio nazionale.
  C'è poi da agire sul capitale umano, in una prospettiva di rilancio di competitività internazionale. È il momento di integrare rapidamente le misure già avviate. A oggi, infatti, sono stati stanziati 20 milioni di euro l'anno per il triennio 2016-2018 volti ad incrementare fino ad un massimo del 20% i fondi di ricerca dei vincitori di ERC-Grants (borse di studio dello European Research Council) che scelgano l'Italia come sede di lavoro. Ci attendiamo molto da questa misura visti i risultati deludenti anche dell'ultima tornata dei grants ERC.
  Permettete che mi soffermi un momento a riguardo. Si è trattato di un successo straordinario per i ricercatori di nazionalità italiana: 38 vincitori, secondi solo ai tedeschi (50), più dei francesi (34), ben più dei britannici e spagnoli (24 e 22 rispettivamente). Ma dei ’nostri’ 38 vincitori, ben 25 operano all'estero e solo 13 in istituzioni italiane. Per avere qualche termine di paragone, dei 50 vincitori tedeschi solo 15 sono all'estero, dei 34 francesi addirittura solo 6 e dei 24 britannici solamente 1. Di qui l'urgenza di invertire la tendenza.
  E allora l'intervento del 2017 ha l'obiettivo dichiarato di migliorare le performance nazionali e attrarre un numero sempre crescente di ricercatori italiani e stranieri di eccellenza. La misura, da attivare non prima di dicembre 2017, sarà rivolta ai ricercatori italiani o stranieri vincitori dei bandi 2017 dell'ERC, che abbiano scelto una host institution italiana. Attraverso una procedura competitiva, sarà garantito ai principal investigator un finanziamento aggiuntivo rispetto a quello già assicurato da ERC.
  L'intero sistema della formazione superiore e della ricerca, nelle rispettive autonomie responsabili, si fonda sulla valutazione che consente di monitorare e di premiare l'efficienza. Dopo il varo della legge n. 240/2010 e del recente decreto legislativo Pag. 37 n. 218/2016, è opportuno riflettere e riesaminare i delicati equilibri che regolano i rapporti tra ANVUR e Ministero, affidati ad un DPR di ben sette anni fa.

  Quello che mi pare chiaro – dopo poco più di un mese di lavoro al e con il Ministero – è che il nostro sistema scolastico, di formazione superiore e di ricerca presenta sicuramente delle criticità, ma anche molte eccellenze non abbastanza valorizzate (penso alla ricerca aerospaziale, per fare un solo esempio).
  Credo allora utile lavorare sui due piani: ridurre le criticità e sostenere la piena valorizzazione delle migliori esperienze, per farne fattori di crescita di tutto il sistema e di rilancio della fiducia nel Paese di studentesse e studenti e di cittadine e cittadini.