XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 135 di Martedì 17 gennaio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 2 

Audizione di Luca Cosentino, Responsabile Eni progetto Italia (Svolgimento e conclusione):
Bratti Alessandro , Presidente ... 2 ,
Cosentino Luca , Responsabile Eni Progetto Italia ... 3 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 ,
Compagnone Giuseppe  ... 6 ,
Cosentino Luca , Responsabile Eni progetto Italia ... 6 ,
Compagnone Giuseppe  ... 6 ,
Cosentino Luca , Responsabile Eni progetto Italia ... 6 ,
Braga Chiara (PD)  ... 7 ,
Cosentino Luca , Responsabile Eni progetto Italia ... 7 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 ,
Cosentino Luca , Responsabile Eni progetto Italia ... 7 ,
Larocca Vincenzo Maria , Amministratore delegato – Syndial ... 7 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 8 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 ,
Cosentino Luca , Responsabile Eni progetto Italia ... 8 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 8 ,
Larocca Vincenzo Maria , Amministratore delegato – Syndial ... 8 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 ,
Puppato Laura  ... 8 ,
Cosentino Luca , Responsabile Eni progetto Italia ... 9 ,
Puppato Laura  ... 9 ,
Cosentino Luca , Responsabile Eni progetto Italia ... 9 ,
Arrigoni Paolo  ... 10 ,
Cosentino Luca , Responsabile Eni progetto Italia ... 10 ,
Larocca Vincenzo Maria , amministratore delegato – Syndial ... 10 ,
Cosentino Luca , Responsabile Eni progetto Italia ... 10 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 11 ,
Cosentino Luca , Responsabile Eni progetto Italia ... 11 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 ,
Cosentino Luca , Responsabile Eni progetto Italia ... 11 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 ,
Cosentino Luca , Responsabile Eni progetto Italia ... 11 ,
Larocca Vincenzo Maria , Amministratore delegato – Syndial ... 11 ,
Carrescia Piergiorgio (PD)  ... 11 ,
Cosentino Luca , Responsabile Eni progetto Italia ... 12 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 ,
Cosentino Luca , Responsabile Eni progetto Italia ... 12 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 13.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione di Luca Cosentino, responsabile Eni Progetto Italia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di Luca Cosentino, responsabile progetto Eni Italia, che è accompagnato da Vincenzo Maria Larocca, amministratore delegato Syndial, da Patrick Monino, vicepresidente Greenfield Initiatives Eni, da Enrica Barbaresi, responsabile collegamento relazioni istituzionali Syndial, da Stefano Meloni, senior vicepresident rapporti col Parlamento e organismi di Governo, da Angelo Grimaldi, manager rapporti con il Parlamento e organismi di governo, e da Filippo Cotalini, manager ufficio stampa Exploration, Upstream and Technical Activities Eni.
  L'audizione odierna si inserisce nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sulle bonifiche in Italia.
  Ovviamente, in questa interlocuzione stiamo facendo un lavoro di approfondimento sullo stato dell'arte delle bonifiche dei siti di interesse nazionale, sui quali Eni, con le sue consociate, soprattutto Syndial, ma non solo, è il nostro interlocutore per quanto concerne il tema specifico delle bonifiche.
  In questo caso, non approfondiremo quel tipo di casistica. L'audizione odierna riguarda in vero un progetto di sviluppo delle energie rinnovabili. Secondo il lavoro che come Commissione – si capirà da quello che leggerò più avanti – stiamo approfondendo sulle questioni legate ai siti contaminati, quando si affronta quest'argomento c'è sempre il tema del reimpiego, di come si può dare un futuro a quelle aree, e ci sembra che il progetto vada in questa direzione. Questo è il motivo dell'audizione odierna.
  Ci tenevo a spiegarlo bene anche ai colleghi parlamentari. Trattiamo la parte Syndial in altre audizioni. Se avremo bisogno di affrontarla, come faremo ad esempio per Crotone credo tra un paio di settimane, sarà presente Syndial e quella sarà l'occasione per fare le domande su quell'attività.
  Alla fine di questa lunga premessa, ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo di rifiuti, alle bonifiche e al ciclo di depurazione delle acque.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Ringraziandolo di aver accettato l'audizione, cedo la parola al dottor Luca Cosentino per lo svolgimento di una relazione Pag. 3introduttiva, al termine della quale potranno seguire eventuali domande da parte dei commissari.

  LUCA COSENTINO, Responsabile Eni Progetto Italia. Sono qui oggi per presentarvi il «Progetto Italia», progetto che è partito circa un anno fa, che ha avuto anche una certa risonanza mediatica e sul quale come Eni stiamo lavorando in modo piuttosto intenso negli ultimi mesi. In quest'occasione vorrei farvi un po’ il punto della genesi di questo progetto, dello stadio in cui ci troviamo e di quali potrebbero essere le prospettive per i prossimi anni.
  In questa prima slide, vi mostro qualcosa che probabilmente già conoscete: sulla sinistra, abbiamo l’energy mix italiano nel 2015, con la domanda primaria di energia; sulla destra, una serie di azioni che negli ultimi quindici anni Eni ha messo in opera per contribuire alla transizione energetica in Italia.
  Il primo passo è stato, tra il 2000 e il 2010, quello dell'installazione di una serie di centrali a ciclo combinato. Nella fase successiva, dal 2010 al 2017, c'è la conversione di tutta la chimica e di tutti gli impianti del downstream in impianti di tipo green. L'anno scorso è partito il «Progetto Italia», il punto più in basso, come vedete, dedicato alle energie rinnovabili. Di questo parleremo oggi, delle energie rinnovabili all'interno del «Progetto Italia».
  Faccio una premessa. Nel novembre del 2015, l'amministratore delegato di Eni ha voluto creare una nuova direzione, che si chiama energy solutions, di cui io sono responsabile, che ha il compito di creare una nuova linea di business in ambito energie rinnovabili. Tengo a sottolineare l'espressione «linea di business», perché Eni in realtà lavora sulle energie rinnovabili da oltre 35 anni, ma sostanzialmente questa è stata un'attività di ricerca e sviluppo.
  Da novembre 2015, è diventata una linea di business, quindi energy solutions è responsabile di un bilancio, per cui non si tratta più di fare, come si dice in inglese, il greenwashing, o comunque delle attività che abbiano sostanzialmente delle finalità di ricerca o anche di comunicazione, ma un vero business.
  Su questa linea ci siamo mossi, quindi, fin dal novembre del 2015, identificando una serie di opportunità sia in Italia sia all'estero. Faccio un piccolissimo inciso. Abbiamo già lanciato una serie di iniziative in Pakistan, in Egitto, in Ghana, in Tunisia, in Algeria, stiamo guardando ad altri Paesi, dove faremo dei progetti di grande scala, 50-100 megawatt, di impianti di energia rinnovabile.
  L'Italia resta, però, per noi un Paese fondamentale. Più della metà del budget allocato alla direzione energy solutions oggi è dedicato all'Italia. La base di tutto il nostro lavoro sull'Italia è stata incentrata sulla possibilità di recuperare alcuni dei siti industriali che Eni ha storicamente in questo Paese.
  I siti sono moltissimi, arrivano da una storia pluriennale molto complessa, che riflette anche un po’, come sapete bene, la storia industriale italiana, che oggi si può riassumere in questa slide. Vedete che abbiamo in area upstream circa cento siti produttivi tra centrali a gas, depositi, logistica, aree pozzi, tutto quello che potete immaginare. Abbiamo poi il downstream, con cinque raffinerie, oltre 4.400 stazioni di servizio, depositi e molte infrastrutture di logistica che insistono sul territorio. Abbiamo la chimica, con otto stabilimenti di petrolchimica. Abbiamo le sei centrali che ho richiamato prima per la parte power, e abbiamo oltre 100 siti di interesse nazionali in ambito Syndial, con un terreno occupato di circa 4.000 ettari.
  Tutto questo patrimonio industriale cuba oltre 7.000 ettari di terreni, parzialmente utilizzati, ma anche parzialmente non utilizzati. Molti sono siti in crisi, che richiedono interventi di tipo industriale. Siamo andati a vedere uno per uno questi siti per capire quali potessero essere le possibilità per riconvertirli attraverso progetti di energia rinnovabile.
  Il «Progetto Italia», nello specifico, ha questi obiettivi: realizzare impianti di generazione da fonti rinnovabili su terreni che fossero innanzitutto di proprietà nostra, disponibili, bonificati, certificati, o comunque riutilizzabili e di destinazione industriale, Pag. 4 quindi senza toccare terreni che avessero altre destinazioni di uso.
  I benefìci di questo progetto sono sostanzialmente legati alla possibilità di riqualificare questi terreni e dare una nuova vita, un nuovo senso industriale alle attività della zona, rivitalizzando anche le relazioni col territorio, che in molti di questi siti sono storiche. Siti come Gela, come Brindisi, come Mantova, moltissimi, sono cresciuti attorno al territorio, c'è stato un connubio fin dall'inizio col territorio. E sono relazioni che vanno recuperate e rivitalizzate. Questi sono i benefìci.
  L'amministratore delegato di Eni è estremamente sensibile a questo tema, si è sempre dimostrato molto aperto alle istanze che gli abbiamo presentato ed estremamente ottimista sulla possibilità di rilanciare molti di questi siti attraverso questi nuovi progetti. C'è, quindi, un commitment della società molto forte su questo nuovo progetto industriale per l'Italia.
  Il «Progetto Italia», come forse sapete, si divide in fasi. In particolare, abbiamo identificato una fase 1 e una fase 2.
  La fase 1 è già partita qualche mese fa e prevede l'installazione di una serie di impianti di tipo fotovoltaico in alcuni dei siti che abbiamo potuto identificare fin dall'inizio. Questi siti sono ubicati in Sardegna, e sono Porto Torres e Assemini; in Sicilia, e sono Priolo e Augusta; in Puglia, il sito di Manfredonia, che insiste nel comune di Monte Sant'Angelo.
  Questi sono stati i primi siti che abbiamo identificato, perché sono quelli più scevri da complicazioni di vario tipo. Sono siti disponibili, terreni che possono essere riutilizzati immediatamente, che o sono stati bonificati o comunque sono stati caratterizzati e non hanno evidenziato delle criticità dal punto di vista ambientale. Possono essere, quindi, da subito oggetto di un nuovo intervento industriale.
  Stiamo parlando di circa 180 ettari di terreno disponibile in questi cinque siti, per un totale di 85 megawatt, che possiamo installare, di fotovoltaico.
  La scelta del fotovoltaico come tecnologia rinnovabile è, in questa prima fase, legata in particolare alla necessità di dare da subito materialità al nostro progetto. Voi sapete che impianti di altro tipo, come di biomasse o l'eolico, richiedono molto più tempo. Noi volevamo dare un segnale molto chiaro sia al territorio sia alle istituzioni che il programma è serio, vogliamo fare gli investimenti.
  Probabilmente, la cosa più semplice da fare per cominciare con questo progetto, per dargli una materialità dall'inizio, era partire col fotovoltaico. È il motivo per cui in questa prima fase questi primi cinque sono i siti dove realizzeremo gli impianti di fotovoltaico.
  Nella fase 2, che illustrerò dopo, implementeremo nuove tecnologie, anche sviluppate da noi, tecnologie proprietarie, e quindi si avrà un contenuto sicuramente più complesso e interessante dal punto di vista tecnologico.
  Qual è la situazione di questi progetti? Noi abbiamo concluso tutti gli studi preliminari, siamo nella fase di gara di questi progetti. In parallelo, abbiamo lanciato il processo di richiesta di autorizzazione con gli enti competenti. Siamo, quindi, nella fase in cui abbiamo cominciato l'iter per l'ottenimento delle varie autorizzazioni necessarie e, in parallelo, stiamo facendo tutto il processo di approvvigionamento.
  A dicembre scorso, come forse avete visto, la BEI, la Banca europea degli investimenti, ha approvato il finanziamento di questi progetti e parteciperà con una quota del 75 per cento al finanziamento globale.
  Faccio notare che la BEI ha scrutinato in maniera molto precisa i nostri progetti. Sono venuti, hanno voluto vedere da vicino tutti i nostri progetti. Hanno anche partecipato a delle visite sul sito. Hanno considerato che questi progetti fossero validi e hanno approvato a livello del loro board questo finanziamento. Anche dal punto di vista del finanziamento, quindi, abbiamo ottenuto tutto quello che ci eravamo ripromessi.
  Per la fase 2, come dicevo, stiamo analizzando una serie di progetti. Vedete che le regioni sono più o meno quelle del sud, ovviamente, anche per una questione direi climatica. Abbiamo anche un progetto in Pag. 5Liguria, a Cengio. Altri progetti sono in Sardegna, in Sicilia e in Basilicata.
  Questi sono una decina di progetti su cui adesso stiamo facendo gli studi preliminari. Questi siti saranno oggetto di interventi più complessi dal punto di vista tecnologico, ci sarà del fotovoltaico, ma anche del solare a concentrazione, sicuramente dell'eolico. In alcuni di questi siti potremmo anche considerare altre tecnologie, attualmente al vaglio. È un processo sicuramente molto più ricco dal punto di vista tecnologico, molto più ambizioso anche in relazione al tipo di impianti che potremmo realizzare nei nostri siti.
  C'è anche, in parallelo, un ambizioso progetto di riconversione delle nostre installazioni a mare. Voi sapete che a mare abbiamo oltre cento installazioni di vario tipo, da piattaforme di transito a piattaforme di produzione, a tripodi, a monopoli, vari tipi di installazioni. Molte di queste installazioni sono a fine vita, o comunque si stanno avvicinando a una fase di fine vita, e quindi ci si pone il problema di valutare la possibilità di riconvertire alcuni di questi asset, se possibile, se ha un senso dal punto di vista economico, in qualcos'altro.
  Abbiamo lanciato un progetto molto ambizioso di ricerca e sviluppo, al quale partecipano anche alcune delle più qualificate università italiane, tra cui l'università di Bologna in particolare. L'idea è cercare di immaginare un progetto di riqualificazione di questi asset.
  Quali idee potrebbero concretizzarsi? Anzitutto, la riconversione di alcune di queste piattaforme in installazioni eoliche offshore. Su questo stiamo facendo degli studi molto approfonditi. In alternativa, si potrebbe trasformare alcune di queste piattaforme in veri e propri laboratori offshore, in cui testare alcune delle più promettenti tecnologie di energie rinnovabili, legate per esempio ai moti ondosi, alle maree, alle differenze di salinità o di temperatura e così via.
  Qui abbiamo degli investimenti molto importanti stanziati a livello di ricerca e sviluppo. Sicuramente, alcune di queste piattaforme saranno oggetto di interventi di questo tipo.
  Altri progetti che stiamo considerando sono possibili utilizzi alternativi, magari non strettamente legati alle energie alternative, ma che potrebbero avere un interesse per le comunità. Se niente di tutto questo funziona, ovviamente si procederà al decommissioning, allo smantellamento di queste piattaforme e alla rimozione totale secondo le procedure vigenti.
  Quello di riconversione è, quindi, un piano molto ambizioso. Come dicevo, continueremo, anche al di là della fase 2, a considerare la possibilità di riconvertire degli asset, dei siti dismessi. Stiamo lavorando con Syndial ormai da un anno per cercare di identificare questi siti e capire quali possono essere le potenzialità di riconversione.
  Abbiamo anche dei progetti di valorizzazione dei rifiuti, che potranno utilizzare alcune delle tecnologie che sono state sviluppate dalla ricerca e sviluppo di Eni negli ultimi anni. In particolare, abbiamo alcune tecnologie di riconversione dei rifiuti solidi urbani in bio-carburanti di seconda e terza generazione. Sono progetti su cui stiamo facendo partire degli impianti dimostrativi in alcuni dei nostri siti.
  Abbiamo poi il solare a concentrazione, che ho già menzionato in precedenza, come sapete una tecnologia nata in Italia delle idee dell'ENEA e del professor Rubbia, che ha avuto uno sviluppo embrionale in Italia e un grande sviluppo in altri Paesi, come la Spagna e il Marocco. Noi abbiamo sviluppato una tecnologia proprietaria insieme al Politecnico di Milano e al Massachusetts Institute of Technology, al MIT. Adesso stiamo passando alla fase di industrializzazione di queste tecnologie.
  Stiamo pensando, in particolare, a siti come Gela e come Assemini per l'implementazione dei primi impianti dimostrativi, quindi a una scala già significativa, di queste tecnologie che sono patrimonio della ricerca che abbiamo sviluppato internamente.
  Questo è per dirvi che il futuro vedrà comunque lo sviluppo di tecnologie che vanno ben al di là del fotovoltaico tradizionale, Pag. 6 al quale ci stiamo indirizzando per questi primi progetti.
  L'ultima slide riassume i concetti fondamentali. Da una parte, per l’offshore, l'idea è di identificare alcune piattaforme da riqualificare e su cui testare una serie di tecnologie nostre o anche di mercato per il futuro; dall'altra parte, c'è l'individuazione di poli tecnologici, due dei quali saranno sicuramente Assemini e Gela, su cui implementare questi progetti. L'obiettivo è far partire queste iniziative e cercare di identificare le tecnologie che per il futuro potrebbero accompagnarci nella generazione di energie verdi, rinnovabili, sempre nell'ottica di creare un grande ponte tra il passato e il futuro, ristabilire le relazioni col territorio e rilanciare un grande piano industriale per questi siti per i prossimi decenni. Questa è la sintesi del progetto.
  In backup ci sono delle informazioni più specifiche sui cinque siti della fase 1 se dovesse essere necessario qualche approfondimento per questi progetti in particolare.

  PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Cosentino. Credo siano progetti molto interessanti. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIUSEPPE COMPAGNONE. Mi complimento, è una cosa interessante. Spero che tutto ciò si realizzi, e mi riferisco soprattutto ai progetti su Gela. Noi abbiamo visitato il sito, e quello che abbiamo visto è un disastro. Sarebbe veramente interessante che quell'area venisse riconvertita.
  Relativamente a Priolo, avete parlato di questi impianti fotovoltaici. A beneficio di chi andrà l'energia elettrica sviluppata? Sarà utilizzata dalle imprese in loco? Che cosa pensate di farne?

  LUCA COSENTINO, Responsabile Eni progetto Italia. In questi impianti alimenteremo le utenze industriali che esistono. A Priolo, per esempio, c'è l'impianto ERG, come lei sa bene. Una parte dell'energia fornirà, quindi, le utenze industriali di Priolo. Questo è vero anche per gli altri siti. Una parte, quella in eccesso, verrà invece ceduta alla rete. Esistono entrambe le componenti.
  Per quanto riguarda Gela, c'è un progetto molto importante. Come lei sa, il protocollo di Gela è stato firmato nel novembre del 2015. Ci sono moltissime attività in corso sul sito di Gela. Ci sono anche molte attività nostre. Gela è uno dei siti della fase 2, già dal 2017 lanceremo alcuni progetti di fotovoltaico, i quali alimenteranno la «Green Refinery» nell'ottica di generare dei progetti completamente green, sia nella produzione dei prodotti finiti, sia nell’input dell'energia utilizzata per gli impianti stessi.
  Su Gela c'è il progetto della conversione dei rifiuti solidi urbani in biocarburanti di seconda generazione. Su questo abbiamo avviato l'iter autorizzativo.

  GIUSEPPE COMPAGNONE. Lo giudico molto interessante. Speriamo che vada avanti. Scusi, ho ancora una questione velocissima: l'Eni sta per caso sviluppando delle tecnologie per l'accumulo dell'energia elettrica?

  LUCA COSENTINO, Responsabile Eni progetto Italia. Noi abbiamo un progetto di ricerca per lo stoccaggio dell'energia, che naturalmente è il tema chiave non solo per Eni, ma direi a livello mondiale per superare il problema dell'intermittenza delle energie rinnovabili. Noi abbiamo una linea di ricerca interna, ma stiamo monitorando il mercato molto da vicino per capire quali sono le tecnologie attualmente utilizzabili in campo a livello industriale per impianti di questo tipo.
  Oggi, la tecnologia non è sufficientemente matura. Non esiste al mondo la possibilità di installare dei battery pack, dei pacchetti di batterie per impianti da 50 o 100 megawatt. Oggi non esiste, non è matura. Lo diventerà. Ne siamo convinti. Stiamo seguendo molto da vicino l'evoluzione tecnologica del mercato, e siamo abbastanza sicuri che nel giro di qualche anno diventerà realtà. Oggi le batterie sono una realtà per le situazioni domestiche o commerciali, non ancora per gli impianti di grande scala industriale.

Pag. 7

  CHIARA BRAGA. Vorrei porre al dottor Cosentino due questioni relative a due aspetti, una in particolare al riutilizzo di queste aree.
  Forse è eccessivo pensare che Eni possa essere testimonial di una campagna di consumo di suolo zero, ma certamente il recupero di aree già industriali dismesse e da recuperare... Questi progetti, in particolare quelli della prima fase, sono tendenzialmente a consumo zero o prevedono anche l'utilizzo di aree vergini per il loro sviluppo?
  Relativamente alla qualità del recupero di queste aree – lei faceva riferimento a terreni di proprietà di Eni bonificati, certificati e riutilizzabili – l'insediamento di queste attività, in particolare di quelle su cui siete in fase più avanzata, quale tipo di interventi di bonifica, di recupero richiede? Ci sono delle difficoltà anche rispetto all'applicazione normativa attuale per poter rendere più fattibile l'insediamento di questo tipo di attività?

  LUCA COSENTINO, Responsabile Eni progetto Italia. Alla prima domanda le rispondo che non occuperemo terreni vergini. Questa è occupazione di suolo zero, perché questi terreni sono in questo momento non utilizzati, non hanno altri possibili tipi di utilizzo. Per noi, quindi, è a utilizzo zero.
  Quanto alla seconda parte, soprattutto nella fase 1 del «Progetto Italia» abbiamo identificato dei terreni che fossero disponibili, e quindi completamente liberi, che fossero stati o già bonificati e certificati o terreni caratterizzati, risultati liberi da qualunque tipo di problema, quindi comunque utilizzabili.
  Per il futuro lavoreremo con Syndial. L'idea è quella di avere dei progetti integrati fin dall'inizio, integrando all'interno della bonifica un possibile riutilizzo del sito stesso, in ottica appunto di riutilizzo e produzione di energia verde.

  PRESIDENTE. Una cosa forse si collega anche a quest'ultimo ragionamento. La collega Braga chiedeva se da un punto di vista normativo ci fosse qualche idea, qualche suggerimento, o se ritenete che per questa tipologia di attività ci sia qualcosa da cambiare nell'attuale normativa.
  Lei ha parlato, ad esempio, di una cosa molto interessante: un progetto integrato bonifica sviluppo rinnovabili. Forse oggi, dal punto di vista legislativo, questa situazione non è prevista. È cioè prevista in maniera separata, sono autorizzazioni separate. Secondo voi, si potrebbe «mettere in campo» una normativa che, da un lato, consenta di bonificare e, dall'altro, consenta immediatamente di fare investimenti sulle rinnovabili, risparmiando un po’ di tempo da un punto di vista procedurale?

  LUCA COSENTINO, Responsabile Eni progetto Italia. Dal punto di vista normativo, non sono in grado di definire esattamente quali potrebbero essere, ma sicuramente tutto quello che concorre a facilitare, ad accelerare questi progetti, per noi è estremamente importante.
  Abbiamo una grande determinazione in questo progetto. Io sono veramente molto convinto del fatto che riusciremo a fare tutte queste cose. Abbiamo un piano industriale molto chiaro in questo senso. Tutte le facilitazioni che potremo identificare, anche con l'aiuto vostro, saranno sicuramente benvenute.

  VINCENZO MARIA LAROCCA, Amministratore delegato – Syndial. Come Syndial, stiamo già presentando una serie di progetti e studi di fattibilità su attività di bonifica, che introducono all'interno della progettualità di bonifica idee, suggerimenti o indicazioni per l'utilizzo.
  È chiaro che un riutilizzo con un'attività come quella delle energie rinnovabili dovrebbe avere un percorso normativo e amministrativo particolare e dedicato, che consenta già in fase di conferenze di servizi, di avvio dell'iter istruttorio, di «targhettare» la bonifica a riutilizzabilità delle aree su base industriale o che consenta le energie rinnovabili. In questo modo non si attenderebbe che l'area bonificata sia suscettibile di un utilizzo residenziale-abitativo, si potrebbe prevedere un iter più celere, che acceleri la bonifica e renda più rapida anche la possibilità di riutilizzo delle aree.

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  STEFANO VIGNAROLI. Vorrei approfondire quest'ultima questione. Guardo le piantine: la maggior parte di queste aree è già bonificata o libera? Secondo me, come volano per le bonifiche sarebbe stato meglio scegliere di utilizzare le aree da bonificare, ripeto come volano oppure opportunità. Mi sembra, invece, che la maggior parte del terreno occupato sia quello libero, non quello da bonificare: in che percentuale sono i terreni da bonificare e quelli già bonificati o liberi?
  Ho un'altra domanda sulla chimica verde di Versalis: qual è il futuro? Sono previste delle cessioni anche all'estero di questo settore?

  PRESIDENTE. Voi intervenite su aree storicamente già bonificate o presentate il progetto anche su quelle da bonificare, su cui successivamente si può investire?

  LUCA COSENTINO, Responsabile Eni progetto Italia. Questi cinque progetti, come dicevo, sono su terreni già disponibili o già bonificati e certificati, terreni in questo momento dormienti. Per il futuro, valuteremo molto da vicino tutte le sinergie possibili.

  STEFANO VIGNAROLI. Per questo dicevo che non è una riconversione, ma soltanto lo sfruttamento di quello che già è bonificato.

  VINCENZO MARIA LAROCCA, Amministratore delegato – Syndial. Non sono bonificate da vent'anni. Sono aree su cui le certificazioni di avvenuta bonifica sono anche abbastanza recenti. Questo ha consentito di far partire subito il «Progetto Italia» su aree da poco liberate nella prima fase. Per partire, si deve partire già dalla disponibilità del terreno. Nella fase successiva, evidentemente utilizzerà aree che stiamo già bonificando, su cui abbiamo avuto i decreti. Ipotizzare adesso di farlo su aree su cui ancora dobbiamo essere autorizzati al progetto di bonifica, significa traguardarci tra dieci anni.

  PRESIDENTE. Oltretutto, per poter fare qualsiasi investimento, è necessario che l'area sia bonificata. Non si può intervenire su un'area inquinata, quindi si deve fare per forza la caratterizzazione, per forza la messa in sicurezza e/o la bonifica, e poi fare gli investimenti.
  Secondo me, potrebbe essere interessante capire, da un punto di vista normativo, se possa esistere un iter per l'intervento del proponente su un sito di cui non si conosce ancora la caratterizzazione. Oggi non c'è. Oggi si deve prima bonificare, e anzi non esistono limiti per le rinnovabili. Nella normativa esistono limiti per aree industriali. Forse, però, potrebbe essere interessante capire come accelerare il processo se si sceglie quella strada. Bisogna cambiare la normativa.

  LAURA PUPPATO. Innanzitutto, bisogna trovare le soluzioni dal punto di vista delle bonifiche, piante o altre soluzioni. Peraltro, anche in questo campo esiste una ricerca in corso, di cui parlavamo proprio stamattina. Speriamo che le cose accelerino.
  Ho alcune curiosità veloci.
  Relativamente ai 180 ettari – parlo del progetto già finanziato – mi pare di aver capito che è tutto concentrato sul fotovoltaico: fotovoltaico a terra? che tipo di fotovoltaico?
  Come mai, anche per la vostra origine, la vostra natura di produttori di energia, non avete ritenuto di diversificare subito rispetto al solare termico, una delle nostre carenze come Paese? Anche rispetto ad altri siamo in ritardo sul fotovoltaico. Ci sono delle ragioni di carattere industriale o di altra natura che vi hanno portato a scegliere questo?
  In relazione ai 300 ettari che invece avete già identificato come potenzialità, avete identificato due soluzioni. Una è l'eolico e l'altra il solare a concentrazione. Vorrei, se possibile, saperne di più. Preferibilmente, c'è il solare a concentrazione, per cui avete escluso i biocarburanti, e quindi la possibilità di realizzare aree dove si possano coltivare cereali, in modo da trasformarli poi in biocarburanti, o lo avete escluso e per quale ragione?
  Passo a maree, offshore e impianti già in fase di dismissione, una delle questioni Pag. 9fortemente contestate, come sapete, durante l'ultimo referendum. Alla luce della situazione attuale e del fatto che mi pare interessante quello che state dicendo sulla volontà di utilizzare anche quelle piattaforme, in modo da prevederne un uso atipico rispetto al passato, che era il semplice smantellamento, la questione che intriga di più – non so se intriga solo me o molte altre persone, ma penso di sì – su cui vedo crescere la letteratura in materia, è quella relativa al moto ondoso, alle maree e a tutte le possibili attività di crescita di un'energia davvero pulita e universale, oltre che eterna, che è quella dell'utilizzo delle maree.
  Potete dirci, come Eni, a che punto siete con la ricerca e che soluzioni intravedete?

  LUCA COSENTINO, Responsabile Eni progetto Italia. Relativamente alla prima domanda, sul tipo di fotovoltaico, per la fase 1 installeremmo un fotovoltaico a terra, quindi del tipo tradizionale. Probabilmente, in alcuni di questi impianti utilizzeremo degli attuatori e degli inseguitori, i cosiddetti tracker, per poter avere più produzione. Questa prima fase, però, sarà del fotovoltaico tradizionale.
  Per quanto riguarda il CSP, il solare a concentrazione, come dicevo abbiamo sviluppato questo prototipo con il MIT, un prototipo estremamente interessante dal punto di vista industriale. Quello che abbiamo fatto è ricreare un CSP così come sono quelli industriali, ma con materiali molto più poveri, e quindi facendolo costare molto meno. La ragione per cui il CSP non ha avuto la diffusione che ci si aspettava è che è ancora molto caro, tanto che anche dal punto di vista normativo ci sono ancora degli incentivi.
  La nostra sfida è stata quella di rendere il CSP competitivo, abbassandone drasticamente i costi. Questo è stato il driver fondamentale della ricerca.
  Riteniamo di avere una soluzione molto interessante in questo momento. Stiamo partendo con progetti sia a Gela sia ad Assemini.

  LAURA PUPPATO. È già brevettata?

  LUCA COSENTINO, Responsabile Eni progetto Italia. Certo, da tempo. Non è stato brevettato il CSP, che è un oggetto, ma alcune delle tecnologie costruttive sono coperte da brevetto.
  Già dal 2017, installeremo i primi impianti dimostrativi in Sicilia e in Sardegna. Se i risultati saranno quelli che ci aspettiamo, potremmo immaginare uno sviluppo molto significativo del CSP sia in Italia sia all'estero. Questo è un punto molto importante che viene fuori dalla nostra ricerca di base.
  Per quanto riguarda la terza domanda che ha posto, sulle altre tecnologie per le fasi future, nella slide è riportato l'eolico, è riportato il CSP. Non significa che faremo solo eolico, solo CSP. Serviva solamente a indicare che tutte nelle fasi future per i progetti che realizzeremo sia onshore sia offshore saremo tecnologicamente neutri. Cercheremo, cioè, sito per sito la migliore tecnologia, quella che dà i migliori risultati in termini di produzione, quella che ha il maggiore impatto in termini di indotto industriale e di occupazione, quindi il miglior progetto.
  Ripeto che per noi in questa prima fase il fotovoltaico serve a dare un segnale a tutti che ci siamo, che il nostro è un progetto industriale serio, su cui stiamo investendo decine e decine di milioni. A seguire, però, tutte le tecnologie saranno prese in considerazione, saranno valutate e implementate in funzione delle differenti realtà geografiche e sociali, compresi i biocarburanti. Chiaramente, lì c'è una questione di competizione sul suolo e così via, ma se dovessero verificarsi le condizioni, anche parlando con gli enti locali, per progetti di questo tipo, siamo sicuramente interessati e abbiamo dei brevetti sviluppati internamente.
  Per quanto riguarda l'ultimo punto, maree, sono personalmente molto interessato ai discorsi del mare. Ovviamente, il mare ha una quantità di energia che da sola basterebbe a far funzionare il mondo tre volte. Il problema che abbiamo in Italia è che, come sapete, le maree italiane sono abbastanza scarse, il moto ondoso italiano è abbastanza scarso, le profondità dei mari Pag. 10italiani, soprattutto nell'Adriatico, non sono particolarmente elevate, quindi anche i gradienti non sono particolarmente... È allora una grande sfida.
  In Inghilterra, per esempio, nella Manica, dove ci sono 7-8 metri di marea, i progetti ci sono, li stanno facendo partire. È molto più facile per loro. Per noi è molto più difficile. Dello stesso vento, per l'eolico, nell'Adriatico non ce n'è molto. Abbiamo, quindi, una sfida tecnologicamente molto interessante nel riuscire a estrarre la massima quantità di energia da siti non particolarmente forniti di questo tipo di risorse naturali.
  Come Eni, siamo molto interessati. Abbiamo dei progetti di ricerca su questo e, come dicevo, sicuramente a partire dall'anno prossimo implementeremo delle piattaforme in cui queste tecnologie verranno appunto implementate. La nostra idea è di attrezzare delle piattaforme che possano, allo stesso tempo, prendere del fotovoltaico, del mini-eolico, installare dei meccanismi per lo sfruttamento delle maree e del moto ondoso, integrare tutto questo in un unico punto di raccolta di queste energie e vedere che cosa ne viene fuori.
  È una grande sfida, soprattutto per l'Adriatico, ma ci proviamo e lo faremo.

  PAOLO ARRIGONI. Il piano industriale, con annessa parte economica e cronoprogramma, è disponibile o è riservato alla società?
  Per la realizzazione poi di questo progetto, dal punto di vista economico beneficerete di agevolazioni o contributi pubblici?
  Ancora, nel quadro economico avete pensato di dirottare una parte delle entrate, che immagino saranno cospicue, per favorire i processi di bonifica di tutti i siti che hanno bisogno di quest'intervento?
  Infine, sia nella fase 1 sia nella fase 2, a parte Cengio, tutti i vostri interventi sono dirottati nel centro-sud e nelle isole. La finalità di questo progetto è lo sviluppo economico e sostenibile del territorio. Anche il nord ha bisogno di un sostegno economico e di uno sviluppo sostenibile. Da parte di Eni il nord sarà dimenticato o c'è un'attenzione...

  LUCA COSENTINO, Responsabile Eni progetto Italia. Il piano, nel dettaglio, non è disponibile, ma abbiamo comunicato all'esterno che per fase 1 e fase 2 abbiamo dato i tempi e i costi. Abbiamo parlato di 230 milioni di euro, che investiremo nei prossimi quattro anni, per produrre 220 megawatt. In ogni caso, quindi, ci sono una dimensione temporale e una dimensione economica dichiarate. Ovviamente, in questo momento non sono stati resi pubblici ulteriori dettagli.
  Per quanto riguarda i contributi, non conteremo su contributi pubblici, non stiamo contando su incentivi di nessun tipo. Questo progetto è nato fin dall'inizio con l'obiettivo di sviluppare dei progetti che potessero stare in grid parity, quindi che non dovessero usare incentivi pubblici. È stato detto, lo ripeto e lo sottolineo, perché è estremamente importante. Non stiamo in questo momento facendo il CSP perché ci siano incentivi particolari. Il nostro progetto ha altre finalità.
  Per quanto riguarda il ricorso a proventi per accelerare le bonifiche, direi che qui forse si torna al punto che abbiamo toccato un po’ prima.

  VINCENZO MARIA LAROCCA, amministratore delegato – Syndial. Faccio una battuta in replica, se mi è consentito.
  Come Syndial abbiamo accantonamenti sufficienti per la realizzazione dei progetti di bonifica che abbiamo in mente sui vari siti. Il nostro problema è che ci scontriamo con le lungaggini di percorsi autorizzativi non semplici, non rapidi. Il nostro problema è avere le approvazioni dei progetti di bonifica, non finanziarli.

  LUCA COSENTINO, Responsabile Eni progetto Italia. Per quanto riguarda l'ultimo punto, il nord è sicuramente dentro il nostro radar. I motivi per cui in fase 1 e fase 2 ci sono siti al sud sono due. Il primo è, ripeto, un discorso climatico. Ovviamente, al sud gli impianti producono molto di più, e per noi, siccome questi progetti comunque sono molto marginali, avere quelle 200 ore di irradiazione in più può fare la differenza. Pag. 11
  L'altro motivo è che la maggior parte dei nostri siti industriali è obiettivamente in quelle zone, ma il nord non è assolutamente fuori dal nostro radar. Sicuramente, ci saranno delle iniziative per il nord. Abbiamo molte cose, come sapete, a Mantova, a Ravenna, a Ferrara. Sono tutte zone in cui c'è la nostra presenza.
  In questo momento, abbiamo un progetto di valutazione di tutte le nostre iniziative. Quelle che vedete sono solamente quelle che abbiamo identificato finora, ma c'è una serie di siti dietro in corso di valutazione. Molti di questi sono al nord, quindi vi confermo che non c'è nessuna preclusione contro il nord.

  PRESIDENTE. La prendiamo in parola.

  STEFANO VIGNAROLI. Sarò veloce. Scusate se approfondisco la domanda di prima. Ho capito che questi progetti non ricadono su aree da bonificare. Visto, però, che avete scritto che questo progetto cade su proprietà del gruppo Eni a destinazione industriale con limitate possibilità di conversione e siti bonificati, è possibile conoscere grosso modo il peso, la percentuale delle aree bonificate e di quelle che semplicemente erano aree industriali?
  Inoltre, prima avete detto che non prendete contributi pubblici, ma ovviamente producendo energia da fotovoltaico prenderete i contributi statali. Penso che quello sia scontato, no?

  LUCA COSENTINO, Responsabile Eni progetto Italia. Sui contributi direi di no. Qual era l'altra domanda?

  PRESIDENTE. Qual è più o meno la percentuale di aree che avete dedicato alle rinnovabili rispetto al perimetro dell'area industriale?

  LUCA COSENTINO, Responsabile Eni progetto Italia. Secondo me, se ho capito bene la domanda, più o meno la metà sono terreni bonificati e la metà sono terreni caratterizzati, quindi disponibili all'uso, ma che non sono passati attraverso un processo di bonifica, bensì solo di caratterizzazione. Sono lì, sono disponibili, non hanno avuto problemi. Più o meno, credo che questa sia la percentuale.

  PRESIDENTE. Più o meno...

  LUCA COSENTINO, Responsabile Eni progetto Italia. Più o meno. Sono terreni, come nel caso di Porto Torres, veramente dentro il sito industriale, come ad Assemini.

  VINCENZO MARIA LAROCCA, Amministratore delegato – Syndial. Nello specifico, dei cinque progetti della prima fase, sono solamente due, quello di Priolo e quello di Augusta, 15 ettari e 36 ettari, le aree che non hanno avuto precedente utilizzo industriale. Gli altri tre progetti sono su aree che hanno avuto utilizzo industriale, e quindi sono state caratterizzate o bonificate, caratterizzate se non c'è contaminazione e anche l'area industriale è riutilizzabile.

  PIERGIORGIO CARRESCIA. Io sposto il radar dal nord all'est e dalla terra al mare.
  Vorrei approfondire un po’ il rapporto con il mondo della ricerca, dell'università in particolare, più nello specifico i progetti sull'Adriatico.
  Lei ha parlato di un accordo con l'università di Bologna per lo studio di un parco eolico, o comunque di interventi su piattaforme offshore nell'Adriatico. L'Università Politecnica delle Marche ha avviato con la regione Marche e con la regione Abruzzo, Croazia e Montenegro, il progetto «Powered»: c'è integrazione con quel progetto? Mi sembra che me lo stia confermando.
  Sempre rispetto allo studio del moto ondoso, è ancora la Politecnica delle Marche – essendo su Ancona, città di mare, è molto attenta a queste problematiche – ad aver avviato anche uno studio sul moto ondoso in Adriatico, proprio nell'ottica delle energie rinnovabili. Le chiedevo se c'erano questi rapporti, dato che questo progetto è stato sviluppato con la «Sapienza» di Roma, con l'Università di Aberdeen e così via. Pag. 12
  Nell'ipotesi di dismissione di quelle piattaforme in mare, c'è già un progetto di recupero? In ogni caso, come intendete recuperare, nell'ottica dell'economia circolare, alla quale lei faceva riferimento, queste piattaforme?

  LUCA COSENTINO, Responsabile Eni progetto Italia. Alla prima domanda le ho risposto. In realtà, le università con cui stiamo lavorando sui discorsi legati alle energia marine sono, appunto, l'Università delle Marche e Bologna. Le confermo questo. Con Milano stiamo lavorando più sulla parte del CSP.
  Per quanto riguarda il riutilizzo delle piattaforme, oggi non abbiamo un piano specifico. Non sono state ancora rimosse alcune piattaforme. Noi valuteremo tutte le alternative possibili di riutilizzo, riuso, riqualifica, delle piattaforme. Nel caso in cui non ci fosse nessuna opzione possibile o economicamente sostenibile, si passerà allo smantellamento delle piattaforme. In quel contesto valuteremo sicuramente quali sono le possibilità di implementare meccanismi di economia circolare, quindi di riutilizzare.
  Oggi non siamo ancora lì, per fortuna. La maggior parte delle piattaforme, anche se in fine vita, sta ancora producendo, ma sicuramente sarà valutato.

  PRESIDENTE. Da un punto di vista della fase 1, avete trovato delle difficoltà nell'interlocuzione con il sistema degli enti locali? Avete trovato delle differenze tra enti locali ed enti locali? Avete trovato, da parte degli enti locali o della regione, una predisposizione o avete avuto delle difficoltà in senso generale? Se sì, quali?

  LUCA COSENTINO, Responsabile Eni progetto Italia. La domanda è complessa. In generale, abbiamo avuto un responso positivo degli enti locali. Tutti si sono dimostrati interessati, tutti si sono dimostrati aperti ad ascoltare, tutti hanno chiesto più cose. In generale, direi che è stato positivo.
  Le situazioni delle tre regioni a cui abbiamo avuto accesso (Sardegna, Sicilia e Puglia) sono molto diverse. In Sicilia abbiamo avuto una ricezione direi molto positiva fino a questo momento, ma non abbiamo ancora fatto partire le istanze, quindi non siamo ancora a redde rationem in Sicilia.
  In Sardegna, abbiamo fatto partire le istanze, abbiamo avuto delle reazioni direi sicuramente positive fino a questo momento. Ci sono dei temi complessi sull'area di Porto Torres che non aiutano l'avvio immediato di questi progetti, ma pensiamo di poterli risolvere.
  Quanto alla Puglia, stiamo cominciando l'interlocuzione in questi giorni, quindi non sono ancora in grado di darle una risposta precisa.
  Se dovessi sintetizzare, direi che fino ad ora la ricezione del territorio, perlomeno a parole, perlomeno secondo il feeling, gli incontri preliminari che abbiamo avuto, al di là dei processi autorizzativi, è stata positiva.

  PRESIDENTE. Vi ringrazio e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.30.