XVII Legislatura

Commissioni Riunite (V Camera e 5a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Martedì 20 dicembre 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Boccia Francesco , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, nell'ambito dell'esame della Relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell'articolo 6, comma 6, della legge 24 dicembre 2012, n. 243 (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Boccia Francesco , Presidente ... 3 ,
Padoan Pier Carlo , Ministro dell'economia e delle finanze ... 3 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 4 ,
Palese Rocco (Misto-CR)  ... 4 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 5 ,
Galli Giampaolo (PD)  ... 7 ,
Fassina Stefano (SI-SEL)  ... 8 ,
Guidesi Guido (LNA)  ... 9 ,
Cariello Francesco (M5S)  ... 10 ,
Rampelli Fabio (FdI-AN)  ... 11 ,
Tremonti Giulio  ... 12 ,
Guerrieri Paleotti Paolo  ... 14 ,
Pesco Daniele (M5S)  ... 15 ,
Busin Filippo (LNA)  ... 17 ,
Bottici Laura  ... 18 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 18 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 18 ,
Padoan Pier Carlo , Ministro dell'economia e delle finanze ... 19 ,
Finocchiaro Anna , Ministra per i rapporti con il Parlamento ... 21 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 22 ,
Finocchiaro Anna , Ministra per i rapporti con il Parlamento ... 22 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 22

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare-NCD-Centristi per l'Italia: AP-NCD-CpI;
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Scelta civica-ALA per la costituente libera e popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Civici e Innovatori: (CI);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-Movimento PPA-Moderati: Misto-M.PPA-Mod;
Misto-UDC: Misto-UDC.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA V COMMISSIONE
FRANCESCO BOCCIA

  La seduta comincia alle 19.20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva in differita sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, nell'ambito dell'esame della Relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell'articolo 6, comma 6, della legge 24 dicembre 2012, n. 243.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, nell'ambito dell'esame della Relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell'articolo 6, comma 6, della legge 24 dicembre 2012, n. 243.
  Do la parola al Ministro, che ringrazio per la partecipazione all'odierna audizione.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie, presidente, buonasera a tutti. Il Governo chiede l'autorizzazione, ai sensi dell'articolo 6, comma 6, della legge 24 dicembre 2012 n. 243, ad aggiornare gli obiettivi programmatici di finanza pubblica per il 2017. L'aggiornamento degli obiettivi programmatici potrebbe rendersi necessario per adottare misure aventi lo scopo di tutelare i risparmiatori qualora si materializzassero rischi nel settore finanziario.
  Nonostante la tenuta generale del sistema bancario di fronte alla fase recessiva lunga e profonda, alcuni istituti di credito potrebbero non riuscire a colmare sul mercato le carenze di capitale eventualmente evidenziate dagli stress test svolti dall'Autorità di vigilanza in casi di scenari avversi.
  In tali circostanze, per tutelare il risparmio e mantenere la stabilità finanziaria, è possibile un intervento di sostegno pubblico precauzionale con ricapitalizzazione preventiva, in linea con quanto previsto dalla direttiva 2014/59/UE dell'Unione europea sul risanamento delle banche, e dalla normativa europea sugli aiuti di Stato.
  Il Governo è pronto ad adottare uno o più provvedimenti che consentano di realizzare un programma di rafforzamento del patrimonio attraverso interventi di ricapitalizzazione, nonché per assicurare un adeguato livello di liquidità. Il Governo chiede al Parlamento l'autorizzazione ad adottare provvedimenti con effetti finanziari fino a un massimo di 20 miliardi di euro, che conseguentemente possano comportare un incremento rispetto agli obiettivi fissati nella legge di bilancio del fabbisogno finanziario e del saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato, da reperire attraverso emissioni di titoli del debito pubblico.
  L'impatto effettivo sui saldi dipenderà dalla tipologia di interventi che saranno eventualmente adottati e dall'entità delle risorse che potrebbe essere necessario rendere disponibili. L'aggiornamento del quadro programmatico di finanza pubblica sarà effettuato con i prossimi documenti di programmazione.

Pag. 4

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro Padoan. Lascio la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ROCCO PALESE. Grazie, presidente. A undici giorni dalla chiusura dell'esercizio finanziario 2016 il Governo, per il tramite del Ministro, con un'illustrazione che immaginavo potesse essere più articolata, viene a chiedere l'autorizzazione, in base alle vigenti disposizioni di legge, per aumentare l'indebitamento di 20 miliardi, per interventi che dovrebbero essere effettuati sul sistema creditizio.
  In maniera molto chiara, Ministro, parlare del sistema creditizio e della linea politica degli interventi del Governo, che ha visto lei come Ministro in questi mille giorni, è come sparare sulla Croce Rossa, per un motivo molto semplice che illustrano tutti gli specialisti e anche la semplice cronaca.
  Vi è chiaramente un vulnus di base: il Governo Monti del 2012, che passa come il Governo risanatore di questo Paese, fa una valutazione completamente sbagliata, forse portato fuori strada anche dall'organo di vigilanza del nostro Paese, e, contrariamente a tutti gli altri Paesi europei, non interviene nel contesto europeo con misure per stabilizzare il sistema creditizio del nostro Paese.
  Il nostro Paese interviene con soldi presi dalle tasche dei cittadini per 60 miliardi, mentre oggi siamo di fronte a una situazione in cui per il sistema creditizio si chiede un intervento da 20 miliardi, anzi un primo intervento, da quanto lei annuncia.
  Noi abbiamo assistito a più interventi da parte del Governo con diverse riforme, come la riforma delle banche popolari, per la quale l'ex Presidente del Consiglio dichiarò «meno banche, più credito» e non abbiamo avuto né l'uno, né l'altro, perché le banche sono precipitate tutte e il credito è inesistente.
  In quell'occasione però cosa è successo? Con lunghe audizioni, a cui abbiamo assistito qui in Parlamento, con emendamenti e con interventi da parte dei componenti delle Commissioni riunite finanze e attività produttive, si era puntualizzata una serie di situazioni che non andavano, dalla decretazione d'urgenza al problema dell'attuazione dell'articolo 117 della Costituzione, alla definizione che poi si è venuta a creare con il recesso dei soci. Una serie di situazioni che puntualmente è adesso alla valutazione del Consiglio di Stato con l'ordinanza di sospensione del termine entro il quale debbono trasformarsi in società per azioni e della magistratura ordinaria con i provvedimenti d'urgenza ai sensi dell'articolo 700 del codice di procedura civile del Tribunale di Milano, dove vengono puntualizzate una per una tutte le eccezioni e le proposte di valutazione che il Parlamento ha fatto.
  Non c'è dubbio quindi che qui c'è una responsabilità incredibile rispetto al fallimento totale di quella riforma, di cui al Parlamento non è stato consentito di modificare neanche una virgola, per non parlare poi del problema relativo alle banche di credito cooperativo (BCC), la cui riforma attualmente non vede ancora realizzate le condizioni annunciate dal Governo.
  Ma queste riforme cosa hanno prodotto sul fronte delle fusioni? Nulla. Cosa è successo ai capitali esteri che dovevano arrivare dappertutto? Nulla. Rispetto alla situazione determinata dal decreto-legge cosiddetto «Salva Banche», riferito agli istituti Banca popolare dell'Etruria, CariChieti, Banca Marche e di CariFerrara, sappiamo che è urgente un intervento perché non si è riusciti a raggiungere alcun obiettivo, quindi ritengo che siamo veramente in presenza di un fallimento totale, in particolare per ciò che concerne la situazione del Monte dei Paschi di Siena.
  Per brevità non entro nel merito delle proposte emendative di continuo avanzate nel corso dell'esame dei numerosi provvedimenti, ben sette, posti all'attenzione della Commissione bilancio della Camera. Al riguardo, è sufficiente rispolverare gli emendamenti proposti da tanti colleghi di maggioranza e di opposizione, che hanno sempre incontrato l'ostinazione e il veto da parte del Governo, con un atteggiamento di costante chiusura rispetto a qualsiasi tipo di miglioramento, fino ad arrivare alla frattura verificatasi sul recente decreto-legge Pag. 5in materia fiscale, quando è stato formalizzato un emendamento ritenuto inammissibile perché non completo del minimo sindacale, che segnalava la necessità di intervenire non solo sul Fondo di risoluzione, ma anche sulla DTA in generale, sulla DTA delle BCC e sulla situazione delle banche popolari.
  Il Governo aveva l'opportunità di evitare il disastro del contenzioso in Consiglio di Stato e tutto l'allarme che ciò provoca a cascata sul sistema bancario, perché il nostro primo obiettivo è quello della tutela dei risparmiatori, quello della gente, quello degli azionisti, dal momento che questo è il nostro compito. Se poi quell'interesse collima anche con l'interesse di continuare a rendere stabile il sistema creditizio italiano, tanto meglio, ma lì deve essere riposta la nostra attenzione.
  Sulla situazione di MPS anche un bambino di tre anni si sarebbe reso conto un anno fa che non c'era altra soluzione: l'abbiamo detto in tutti i modi, ma si è voluto fare il consorzio delle banche, si è tirata in ballo JP Morgan, con il problema delle commissioni che è uscito più volte e tanto altro cui potremmo accennare, ed alla fine cosa è successo? A causa di tutti gli allarmi diffusi quotidianamente da tutte le televisioni e delle notizie ogni giorno riportate dai giornali, molti risparmiatori hanno ritirato senza sosta i propri depositi, facendo registrare una riduzione di 6 miliardi di euro nell'ultimo periodo e di 20 miliardi negli ultimi due anni.
  Il Governo ha ammazzato questa banca, le ha dato l'estrema unzione, perché non ci sono neanche più i cassetti proprio per l'inefficienza, per la mancanza di un intervento vero, per questa ostinazione rispetto all'intervento di mercato: ma quale intervento di mercato se si sapeva già come sarebbe andata a finire?
  Adesso si viene a chiedere l'autorizzazione alle Camere per questo intervento con un ritardo enorme, ma soprattutto lo si chiede al buio. Noi vorremmo o avremmo voluto, come sarebbe stato auspicabile, che lei questa sera ne avesse indicato almeno le linee generali: leggiamo continuamente sulla stampa degli eventuali contenuti e del possibile indirizzo del decreto-legge, ma avremmo voluto avere dal Ministro delle anticipazioni sul decreto medesimo, capire a cosa serviranno questi 20 miliardi di euro, considerato che lei ci dice che questo è un primo intervento cui forse ne seguiranno altri. Noi vogliamo sapere tutto, perché tranne in un caso in cui il Governo è stato messo con le spalle al muro sulle BCC dall'onorevole Zoggia e da una parte del PD, quando ha dovuto modificare, sia pure in piccola parte, il provvedimento che le riguardava, per il resto è stato sempre «no» su tutto, tanto al Senato quanto alla Camera.
  Il nuovo decreto-legge annunciato, che sarà sicuramente necessario – su questo non c'è dubbio, giacché l'intervento è condiviso sebbene giunga con un ritardo enorme e dopo aver combinato un enorme disastro –, viene considerato immodificabile dal Governo? Questa è una condizione preliminare anche rispetto alle valutazioni che sarà chiamata a compiere la Commissione, perché, se il comportamento del Governo consiste nell'adottare il decreto-legge e renderlo del tutto immodificabile, anche nella parte relativa agli aspetti da correggere, ritengo che questo non sia un modo di procedere corretto.

  RENATO BRUNETTA. La ringrazio, signor presidente, e ringrazio il signor Ministro. L'ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi circa un anno fa, in una delle sue tante esternazioni televisive, invitava gli italiani a investire in Monte dei Paschi di Siena, dicendo che era un affare.
  Ci rendiamo conto tutti da quella esternazione, che probabilmente, se non ricordo male, avveniva nella trasmissione televisiva Porta a Porta, di quanta acqua sia passata sotto i ponti e soprattutto di quanti errori siano stati commessi da parte del Governo, della sua maggioranza, nonché da parte sua, signor Ministro.
  Nelle sue parole che oserei definire tacitiane, cioè pochissime e molto concentrate, non ho sentito alcun accenno di dubbio, di autocritica, nulla. «Autorizzazione», visto che il Governo è qui a chiedere un'autorizzazione, «aggiornare gli obiettivi programmatici», «carenze di capitale Pag. 6», «stress test», «sostegno pubblico precauzionale», «ricapitalizzazione» e «liquidità» sono alcune delle parole chiave che ho tratto dal suo speech tacitiano.
  Le sembra che basti, signor Ministro, nei confronti dell'opinione pubblica, a cui lei – lo spiego per chi è fuori di qua – è venuto a dire che servono 20 miliardi di euro di ulteriore debito, dopo gli oltre 117 miliardi che avete già fatto in più nei vostri mille giorni di Governo, altri 20 miliardi che forse non saranno bastevoli per salvare il sistema bancario italiano che non siete riusciti a salvare nei vostri mille giorni di Governo, ossia nei mille giorni del Governo Renzi? Ciò, peraltro, di fronte a un Parlamento che era disponibilissimo – ha ragione il collega Palese – a ragionare assieme al Governo su cosa si dovesse fare, anche con risorse pubbliche, per salvare, ricapitalizzare, riformare, rilanciare il sistema bancario italiano.
  Voi però avete sempre detto: «no, lasciateci lavorare, facciamo da soli», fino alla richiesta da parte di Renzi di investire in azioni MPS. I risultati li abbiamo visti: la fuga dei capitali, il panico finanziario. Mi raccontavano che un cliente del Monte dei Paschi in una filiale di Roma ha chiesto all'impiegato allo sportello: «ma li fate ancora quest'anno i calendari?» e, quando l'impiegato ha risposto di sì, ha aggiunto: «ma non chiudete?». Questa è stata la domanda, questo è il quesito del correntista, perché ormai dicono tutti che la più antica banca italiana sta per chiudere.
  Le avrei chiesto, signor Ministro, una parola di autocritica, o pensa che il suo Governo precedente abbia fatto tutto quello che si doveva fare, che l'abbiate fatto nel modo migliore? Persino Bersani parla di «scelte non lineari» ed è un membro della vostra maggioranza, quello che ha vinto le elezioni nel 2013 e grazie al quale governate. Come è possibile, signor Ministro, arrivare qui e con poche battute chiedere 20 miliardi di debito in più senza dare una spiegazione, senza giustificarsi, senza chiedere scusa, senza fare autocritica?
  Rammento il decreto-legge n. 3 del 24 gennaio 2015, con cui Renzi ha imposto la trasformazione delle banche popolari in società per azioni, un decreto-legge molto chiacchierato – lo ricorderà, signor Ministro – dalle parti di Repubblica; il decreto legislativo n. 180 del novembre 2015, con cui è stata recepita in Italia la normativa europea sul bail-in e l'anticipo del bail-in successivo al decreto-legge n. 183 del novembre 2015, con il quale sono stati salvati e affossati i quattro famigerati istituti Banca popolare dell'Etruria, CariFerrara, Banca Marche e CariChieti e da cui poi è stata scoperta anche la truffa nei confronti dei 130.000 azionisti per circa 400 milioni di euro e di 20.000 sottoscrittori di obbligazioni subordinate per altri 790 milioni di euro; il decreto-legge n. 18 del febbraio 2016, che contiene la riforma delle banche di credito cooperativo. L'insieme di tutto questo porta allo stillicidio delle informazioni che quotidianamente percepiamo dai media sugli andamenti erratici dei titoli MPS, alle sospensioni in Borsa, al valore ridicolo della capitalizzazione dello stesso, alle voci – sembriamo Bernadette Soubirous con le voci –, al fondo del Qatar, a JP Morgan, alle provvigioni non proprio leggere della stessa, ad Atlante 1, ad Atlante 2 la «vendetta»: ma vi rendete conto di quello che avete fatto o le basta leggere cinque o dieci righe, professor Padoan?
  Lei sta parlando all'Italia, lei sta parlando agli italiani, ai risparmiatori, alle famiglie italiane, agli investitori, sta parlando all'Europa che non è affatto contenta di tutto quello che sta avvenendo in questo Paese, basti sentire non solo gli advisor di Angela Merkel, ma la stessa Angela Merkel, e lei di fronte a tutto questo ci legge cinque righe? Si rende conto, Ministro Padoan, che non è serio chiedere l'autorizzazione per aggiornare gli obiettivi programmatici?
  Non è così, vuol dire scassare il bilancio dello Stato, vuol dire scassare la riforma appena approvata da questo Parlamento per volontà del presidente di questa Commissione, onorevole Boccia, che ci ha investito tanto, vuol dire scassare tutto, vuol dire creare un precedente, vuol dire che il prossimo Ministro dopo di lei verrà con la stessa sua faccia a leggere le stesse cinque righe e ad aggiornare gli stessi obiettivi programmatici, chiedendoci altri 20 miliardi, Pag. 7 30 miliardi, 50 miliardi! Fino a dove, signor Ministro? Si rende conto di cosa vuol dire questo precedente?
  Già avete chiesto cinque variazioni degli obiettivi programmatici, ma almeno lo avete fatto nei vostri mille giorni sui documenti di programmazione, mentre adesso pare che il Quirinale vi abbia imposto questo passaggio perché volevate fare un passaggio parallelo al decreto-legge, cioè decreto-legge e comunicazione al Parlamento.
  Per fortuna al Quirinale c'è ancora qualcuno che vi ha impedito questo scempio, almeno si salva la forma, si chiede il parere preventivo al Parlamento, che con un voto domani vi dirà di sì, diversamente dalla scelta di fare direttamente un decreto-legge, di cui non conosciamo i contenuti. Lei ci chiede una delega in bianco, un'autorizzazione in bianco di poter fare un decreto-legge che utilizzi in tutto o in parte quei 20 miliardi: ma per fare che cosa? Per salvare chi, i risparmiatori o i banchieri? Per salvare quale banca, Monte dei Paschi o il sistema? Ma non si rende conto, signor Ministro, della gravità, della drammaticità della situazione?
  Non bastano le cinque righe tacitiane, non basta la faccia pensosa – ognuno naturalmente ha quella che ha: occorrono i contenuti, occorre la buonafede, occorre l'etica della politica, quella cosa che ti porta a dire: «abbiamo sbagliato», quella cosa che ti porta a dire: «chiediamo scusa al Paese», quella cosa che ti porta a dire: «abbiamo bisogno del Parlamento», quella cosa che ti porta a dire: «abbiamo bisogno del consenso del Paese in questo momento drammatico per un obiettivo superiore, che è quello di salvare l'economia italiana». Perché non avete questo coraggio? Perché non avete il coraggio dell'autocritica, di ammettere gli errori? O pensate di non aver fatto alcun errore?
  Pertanto le chiedo di essere in sede di replica un po’ meno tacitiano, signor Ministro, e non tanto per me, visto che a me lei dice che non ha tempo per rispondere, bensì per rispondere al Paese, per rispondere alla tanta gente che ha paura, che manda i messaggini chiedendo: «dobbiamo ritirare tutti i nostri soldi in banca, sta crollando tutto?» e noi a rispondergli: «no». Ma come si fa a rispondere «no» di fronte a un Esecutivo che ha questi comportamenti irresponsabili? La ringrazio, signor Ministro. Grazie, signor presidente.

  GIAMPAOLO GALLI. Grazie, presidente. Intanto io vorrei notare che anche nei due interventi svolti fino adesso sono state notate due cose.
  La prima è che la procedura adottata è corretta, quale che sia la sua storia che a me non è nota, poiché è una procedura con la quale prima si chiede al Parlamento di modificare gli obiettivi programmatici cui poi seguirà un decreto-legge. È chiaro che l'approvazione di questa modifica degli obiettivi programmatici di per sé ha un valore importante, perché dà un segnale che dovrebbe – speriamo – tranquillizzare i mercati, e in ogni caso avviene prima che venga fatto il decreto-legge.
  Ritengo quindi che faremo la discussione sul merito delle tante questioni sollevate, in merito a quale tipo di intervento fare e via dicendo, in una fase successiva, che credo non sarà molto lontana nel tempo.
  La seconda considerazione è che in entrambi gli interventi – ma credo più in generale nell'opinione pubblica – emerga un ampio consenso sul fatto che sia opportuno un intervento pubblico. Naturalmente è legittimo dire che lo si doveva fare prima – e l'onorevole Palese ha detto che si doveva fare prima ma ha anche rimarcato l'importanza che adesso lo si faccia – ma su questo punto siamo concordi. L'onorevole Brunetta ha detto che il Parlamento era disponibilissimo anche con risorse pubbliche: ma perché adesso non lo è più? Cosa è cambiato, onorevole Brunetta? Perché prima era disponibile mentre adesso equivarrebbe a dire, e cito le sue parole, «scassare il bilancio»?
  Naturalmente possiamo discutere e il Ministro ci dirà la sua sul perché non si sia intervenuti prima. Credo tuttavia che prima degli stress test effettuati a luglio scorso non avesse senso intervenire, credo che abbia avuto un senso cercare una soluzione di mercato e credo che siamo ancora in una fase, per un giorno o due, in cui è aperta una soluzione di mercato possibile, Pag. 8che dobbiamo innanzitutto augurarci funzioni. Qualora quella soluzione non dovesse funzionare, allora è opportuno – credo che lo riconosciamo tutti – che ci sia un ombrello pubblico che consenta di intervenire, qualora ciò fosse necessario.
  Qualcuno sostiene che bisognava intervenire molto prima e l'onorevole Palese risale addirittura ai tempi del Governo Monti. So che ci sono autorevolissime opinioni secondo cui bisognava intervenire prima, ed altri Paesi lo hanno fatto, ma mi limito ad osservare una cosa, cioè che i Paesi che sono intervenuti con risorse pubbliche a sostegno dei propri sistemi bancari lo hanno fatto sempre in condizioni di emergenza. Negli Stati Uniti è stato fatto il giorno dopo il fallimento di Lehman Brothers e situazioni analoghe si sono avute nel Regno Unito, in Germania e negli altri Paesi europei.
  Le banche italiane per molto tempo – non erano storie che si raccontavano, ma corrispondeva alla verità – erano più solide, meno esposte alla crisi finanziaria internazionale, avevano meno derivati. Il problema è sorto gradualmente a causa di una recessione che si è prolungata in Italia per molto più tempo di quanto ci si aspettasse e di quanto accaduto in tanti altri Paesi europei.
  Ci sono tantissime altre questioni che sono state sollevate, mi sembra però fuori luogo adesso sollevare la questione delle banche popolari e delle BCC. Naturalmente ciascuno solleva i temi che ritiene opportuni, ma se si sollevano questi problemi bisogna anche dire con quali altri modi si potrebbe pensare di ricapitalizzare queste tipologie di banche, perché questo è il problema di fronte al quale si sono trovate le banche in tutto il mondo e in tutta Europa, con forti richieste di ricapitalizzazione da parte del mercato e delle autorità.
  Se quindi siamo d'accordo che le risorse pubbliche sono necessarie, su questo dobbiamo fare un punto, riflettere, e poi ognuno tragga le proprie considerazioni: ma questa è la questione sulla quale auspico possa realizzarsi un'ampia condivisione, pur nella totale ed assoluta libertà di critica da parte di ciascuna forza politica, nonché un consenso ampio all'interno del Parlamento.

  STEFANO FASSINA. Grazie, presidente, ringrazio anche il Ministro. Sappiamo tutti che il tema è very sensitive soprattutto quando c'è un'operazione in corso come quella di MPS, ma a differenza di altri colleghi non ho particolari aspettative di autocritica da parte del Governo, nonostante credo che ve ne sia abbondantemente bisogno.
  Vorrei però sottolineare che queste Commissioni – o almeno alcuni di noi che fanno parte di queste Commissioni – si sarebbero aspettate nella sua introduzione qualche parola in più rispetto alla lettura del testo che è stato inviato al Parlamento, perché noi di Sinistra Italiana siamo assolutamente convinti della necessità di un intervento pubblico per tutelare il risparmio. Non da questa sera noi sosteniamo che lo si sarebbe dovuto fare prima, come abbiamo detto nei mesi scorsi tante volte in Aula e in Commissione, tuttavia il Governo chiede 20 miliardi di euro alla collettività, una cifra enorme, e la richiesta non può essere una richiesta generica.
  Mi sarei aspettato di sentire qualche parola sui problemi strutturali del sistema bancario, che riguardano la stagnazione, che non sono – lo sottolineo per il collega Galli – un destino cinico e baro, bensì il frutto di politiche economiche sbagliate che si continuano a fare e che danno risultati negativi, ma non è questa la sede per entrarci. Si tratta di problemi strutturali, dal momento che la politica monetaria della BCE, che è molto positiva per le conseguenze macroeconomiche sul sistema bancario, determina una caduta delle fonti di redditività, e i processi di innovazione, come sapete, comportano necessari effetti di riduzione dei costi.
  Invece, la motivazione di questo intervento che viene data nella sua introduzione e nel testo consiste nella severità degli stress test, nel senso che, per ricollegarmi alle sue parole, nonostante la buona tenuta generale del sistema bancario, la severità degli stress test potrebbe evidenziare comunque carenze di capitale. A me sembra che non ci siamo davvero, e – ripeto – lo Pag. 9dice una forza politica che ha chiesto l'intervento pubblico da tanto tempo, quindi siamo favorevoli all'intervento pubblico, ma non possiamo firmare una cambiale in bianco di 20 miliardi.
  Il Governo deve dire ora, nel momento in cui richiede l'autorizzazione di 20 miliardi di euro, come intenda utilizzarli, quali siano le condizioni di utilizzo, quali capitalizzazioni intenda fare, se intenda farle dopo aver esperito o meno tutto quanto richiesto dalla disciplina sul bail-in. Come intende salvaguardare gli obbligazionisti, in particolare quelli retail? Intende realmente farlo, e in che misura? Quali contropartite chiedete alle banche che riceveranno le risorse di questo fondo, in termini di management, di vincolo alla destinazione di eventuali, futuri utili, di compenso degli amministratori, di azioni di responsabilità? Sono informazioni necessarie nel momento in cui venite a chiedere un'autorizzazione per 20 miliardi.
  C'è poi un altro punto, che attraversa tutte le questioni sulle quali sono necessarie maggiori informazioni: la normativa del bail-in mi pare ormai universalmente riconosciuta come dannosa, quindi intendete ossequiare questa normativa o fare qualche deroga, anche in termini unilaterali, nel momento in cui utilizzate queste 20 miliardi?
  Pur ritenendo necessario l'intervento pubblico, per noi una cambiale in bianco è dunque irricevibile: voi chiedete 20 miliardi, ma provate a immaginare fuori da qui cosa possono pensare i cittadini di Taranto, ai quali sono stati negati 50 milioni, o quei milioni di famiglie in condizioni di povertà ai quali abbiamo dato 600 milioni di euro per un anno, e potrei andare avanti con gli esempi. Non voglio fare demagogia, so che sono necessari, ma vanno motivati. Così come è allo stato attuale articolata, per noi la proposta del Governo non può essere condivisa.

  GUIDO GUIDESI. Signor Ministro, dopo le sue parole, se uno rilegge la convocazione della seduta di questa sera, l'unica cosa che si chiede è quando inizia la sua audizione. Credo che almeno un minimo di rispetto istituzionale, vista la situazione, ci vorrebbe.
  Noi adesso possiamo cominciare sulla delega in bianco che avete chiesto voi – credo che questa sia la sintesi – a porle tutte le domande necessarie, mentre sarebbe stato molto utile se lei avesse almeno spiegato qual è stato il percorso per arrivare fin qui, ivi compreso il confronto con la Commissione europea, se ci avesse detto quali istituti di credito secondo lei rischiano di necessitare di un intervento pubblico, se secondo lei le misure che avete messo in atto fino ad ora – parlo della riforma delle banche popolari, dell'autoriforma delle banche di credito cooperativo e dei fondi Atlante 1 e Atlante 2 – hanno funzionato e quali problemi hanno, di che tipo e soprattutto come volete intervenire.
  Voi oggi ci dite: «Noi abbiamo bisogno di 20 miliardi». Sarebbe interessante anche capire che tipo di calcoli avete fatto per arrivare a quella cifra. Nel caso, come verranno utilizzati questi 20 miliardi?
  L'altra questione, Ministro, è che io non vorrei che ci dimenticassimo che noi siamo arrivati a questo punto, un punto – le dico e le chiarisco – di totale incoerenza da parte di questo Governo o del suo Ministero magari, perché più volte in questi mille giorni voi avete escluso un intervento di questo tipo e, invece, ci siamo arrivati. Ci siamo arrivati, nonostante qualcuno, anche in questa sede, l'avesse richiesto già a suo tempo.
  Detto questo, Ministro, il problema vero è di una chiarezza che ci vuole ed è estremamente necessaria, una chiarezza che noi chiediamo anche dal punto di vista parlamentare. Colgo anche l'occasione della presenza del Ministro per i rapporti con il Parlamento. La Commissione di inchiesta sugli istituti di credito ci vuole, è un'esigenza, vista questa situazione. Non può non esserci una Commissione che valuti per filo e per segno quello che è successo, perché la responsabilità non può essere attribuita solo ed esclusivamente al ciclo economico o alla crisi economica globale; c'è infatti una chiara responsabilità di alcuni amministratori, che, non solo non se la prendono, ma escono anche con dei Pag. 10benefit e con delle buonuscite da vergognarsi. Da questo punto di vista, noi chiediamo un intervento.
  Noi abbiamo bisogno di questa chiarezza, signor Ministro. Non si può venire qua e fare la sintesi di ciò che ci avete già mandato e dirci: «Abbiamo bisogno di questi soldi, poi vediamo cosa farne». Non può funzionare così, perché già troppe occasioni sono state perse, ma soprattutto già troppi vostri tentativi sono andati a finire male. Noi non vogliamo trovarci nella situazione, come è già avvenuto per alcuni istituti di credito, in cui ci sono risparmiatori di serie A e risparmiatori di serie B. Di questa chiarezza, noi abbiamo bisogno fin da subito.
  Se questo intervento viene fatto a salvaguardia dei risparmiatori, noi chiediamo altresì che ci sia una condanna e una sanzione ben precisa e definita per gli amministratori. Se questo intervento viene fatto a salvaguardia dei risparmiatori, noi vogliamo sapere fin da subito chi, come e quando volete tutelare.

  FRANCESCO CARIELLO. Io vorrei fare in primo luogo un'annotazione di metodo. Il Governo non ha praticamente dato nessun valore aggiunto a quanto già in nostro possesso, che è la Relazione alle Camere. Noi faremo delle domande e il Governo risponderà e, quindi, farà la sua vera audizione.
  Io chiedo, presidente, se alle risposte del Governo si potrebbe riattivare una controreplica dei parlamentari, perché un'audizione non c'è stata. Noi stiamo suggerendo al Governo quello che il Parlamento aveva necessità di sapere oltre a quanto già contenuto nella Relazione alle Camere, quindi il Governo poi risponderà, ma sulla risposta del Governo nasceranno obiettivamente altre domande. Che facciamo? Dunque, diamo la chiusura al Governo?
  Questa doveva essere l'audizione di questa sera. Questo era il metodo. Se volete procedere così, ve ne prenderete la responsabilità, perché il Parlamento domani deve votare la richiesta di poter emettere 20 miliardi di ulteriore debito e si deve prendere una responsabilità. La responsabilità va presa sulla base di informazioni certe e concrete. Qui non si sa nemmeno come è venuta fuori la cifra di 20 miliardi. Come è stata stabilita?
  Voi chiedete di utilizzare la possibilità di emettere titoli di debito pubblico per andare a fare due sole cose: un adeguato livello di liquidità al sistema bancario e un programma di rafforzamento patrimoniale. Non c'è nemmeno la lista delle banche su cui vorreste andare a operare. Come viene fuori questa cifra? Come un parlamentare domani può prendere una decisione sulla base di questa Relazione?
  Pertanto, io chiedo formalmente che alla replica del Governo alle nostre domande – e noi stiamo facendo un favore al Governo stesso indicandogli quali sono le risposte che questo Parlamento avrebbe voluto sentirsi dire dalla sua audizione – sia poi possibile controreplicare, perché io ad oggi so che questa Relazione è stata letta in parte dal Ministro ma non si sa ancora qual è la posizione del Ministro stesso.
  Questo è il metodo che, a nostro avviso, dovrebbe essere seguito. Vi ho già posto la prima domanda. Non vorrei che queste audizioni si trasformassero infatti in un'occasione per i membri delle Commissioni bilancio dei due rami del Parlamento per fare comizi. Io non voglio fare un comizio, voglio semplicemente avere delle informazioni per poter prendere domani una decisione concreta e responsabile, perché conosciamo benissimo tutti la gravità della situazione. Non posso prendermi questa responsabilità sulla base delle informazioni attualmente in mio possesso.
  Vi ho già posto la domanda sui 20 miliardi. In secondo luogo, vorrei capire cosa accadrebbe concretamente ai risparmiatori – perché di quelli stiamo parlando, non delle banche – qualora non concedessimo l'autorizzazione richiesta ai sensi della presente Relazione.
  Il Governo, come si è dimostrato anche nel caso del referendum, pensa ad una sola possibile opzione. Ha pensato convintamente solo allo scenario di una pronuncia favorevole, ma si è dimenticato totalmente di cosa sarebbe accaduto al Paese nel caso di una pronuncia contraria. Pag. 11
  Ad oggi io, per poter prendere una decisione, devo capire quello che intendete fare. Grosso modo, si capisce che l'intervento riguarderà il sistema bancario, anche se occorre dettagliarlo, ma mi piacerebbe anche capire quali sono i rischi che corrono i risparmiatori se tutto questo non avvenisse. Mi sembra che voi ipotizziate l'emissione di successivi provvedimenti che permetteranno una ricapitalizzazione delle banche. Vogliamo far capire agli italiani come questo si traduce in una tutela del risparmio e in una tutela del risparmiatore? Questa è la domanda a cui deve rispondere. In seguito, vorrei magari controreplicare.
  Inoltre, c'è una questione importante. La cifra, come detto, è 20 miliardi. Non sono milioni, sono miliardi. Le priorità di questo Paese sono tante. Vi è venuto in mente di chiedere un'autorizzazione al Parlamento per destinare 20 miliardi di euro in favore dello sviluppo di questo Paese? Forse riusciremmo a risolvere i problemi un po’ di tutti: banche, risparmiatori, lavoratori e disoccupati. Cambiamo il paradigma: venite a chiedere in Parlamento 20 miliardi per generare sviluppo. Guardiamola sotto un altro punto di vista.
  Ogni volta che un'opposizione come la nostra vi ha proposto un approccio di questo tipo, ci siamo sempre sentiti dire che non ci sono soldi.
  Infine, vorrei sapere da lei – poiché ciò non risulta in maniera chiara dalla Relazione – come questa autorizzazione inciderà nel percorso di avvicinamento all'obiettivo di medio termine, che è un vostro obiettivo e che noi abbiamo sempre contestato. Io voglio capire concretamente come vengono variati quei saldi e se a livello strutturale comincia a preannunciarsi un intervento della Troika anche in Italia.

  FABIO RAMPELLI. Anch'io sono abbastanza strabiliato dalla scarna illustrazione – se così possiamo definirla – del Ministro Padoan. Mi fa piacere che sia presente anche la neo Ministra per i rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro, perché così forse ci rendiamo conto insieme dell'assurdità dei rapporti che sono intercorsi in questi tre anni tra il Parlamento e il Governo.
  Infatti, non siamo in presenza di un fuor d'opera, ma purtroppo siamo in presenza di una replica di rapporti che non si possono neanche definire deteriorati, nella misura in cui semplicemente non esistono.
  Siamo qui ad attendere che il Gotha dell'Esecutivo di questo Paese venga, non dico ad illustrare, ma in buona sostanza a dare degli ordini, indisponibile da sempre all'ascolto, indisponibile ancor più anche a ragionare su eventuali possibilità di modificare, emendare e migliorare.
  Nel caso in cui ci fossimo trovati in presenza di un Esecutivo di elevatissimo profilo e dai risultati certi, la cosa sarebbe stata imperdonabile ma comunque comprensibile. Invece, mi pare che sia ormai chiaro quale sia l'andazzo del Governo e della legislatura, e ciò risulta, ahimè, anche sgradevole sul piano delle relazioni politiche e umane.
  Comunque, dopo questa premessa, veniamo alle questioni che maggiormente ci coinvolgono. Noi dobbiamo capire la modifica di questi obiettivi programmatici, altrimenti non possiamo valutarla e non la possiamo neanche votare.
  Se si vuole opzionare una sorta di atteggiamento responsabile da parte del Parlamento tutto, maggioranza e opposizione, di fronte a un'emergenza, dobbiamo capire questa emergenza: dove comincia, dove finisce, come si vuole collocare il Governo pro tempore e il Ministro pro tempore, quali sono gli obiettivi di fondo, gli scenari e gli orizzonti verso i quali si intende condurre sia il sistema del credito sia in particolare, all'interno del medesimo sistema del credito, i risparmiatori italiani.
  Bisogna però essere anche molto convincenti nell'illustrazione di questi obiettivi, perché proprio in questo settore, com'è già stato ricordato da chi mi ha preceduto, sono stati già sparati molti colpi in aria e a vuoto.
  Sorprende la velocità e la facilità con le quali improvvisamente si riesce a saccheggiare il bilancio dello Stato e a reperire 20 miliardi di euro. Questi 20 miliardi – ma un discorso analogo potrebbe essere svolto Pag. 12anche in relazione a cifre di molto inferiori – sono sempre regolarmente indisponibili per patrocinare, promuovere e stimolare lo sviluppo, la crescita, l'occupazione, il lavoro, la rigenerazione sostanziale del tessuto economico e produttivo dell'Italia, mentre si riescono a reperire con enorme facilità, esattamente com'è accaduto in passato anche per singoli aspetti e singoli istituti di credito, quando ad essere in gioco sono le banche.
  Siccome il sospetto è che esista sin dall'origine un rapporto tra questa maggioranza parlamentare e il Governo che essa esprime, da un lato, e questo sistema, che viene definito per facilità di comprensione «sistema dei poteri forti», dall'altro, noi vorremmo capire, proprio perché non ci vogliamo credere fino in fondo, com'è che funziona questo rapporto. Vorremmo capire anche come mai si ha questa facilità di reperimento di 20 miliardi, anche se in questo caso attraverso la semplice modifica degli obiettivi programmatici, a fronte di un'indisponibilità in precedenza registrata per qualunque operazione virtuosa tra quelle citate, e non soltanto da me.
  Nel caso in cui il Parlamento approvi questa manovra e, quindi, questo impegno pubblico, c'è una volontà da parte del Governo e della maggioranza di procedere a passi veloci verso una complessiva riforma del credito, che preveda la separazione tra banche d'affari e banche commerciali, in modo tale che tutto ciò che è speculazione non possa più incidere nel mondo dell'economia reale e della produzione, che, ahimè, subisce ancora notevoli sofferenze, è maggiormente indifeso e rischia di collassare?
  C'è una disponibilità, nel momento in cui si mettono a disposizione dalle casse dello Stato 20 miliardi, a entrare nel merito degli errori commessi nel corso di questi decenni?
  Anche noi abbiamo presentato una proposta di legge per istituire una Commissione d'inchiesta sul sistema del credito italiano. Forse sarebbe opportuno che tutte le forze politiche non dico sostenessero la nostra proposta, ma si facessero parte integrante per indagare insieme a noi, congiuntamente e trasversalmente, su che cosa sia accaduto di così grave da arrivare a una degenerazione che ormai è un dato di fatto.
  Se esistono questi 20 miliardi e il Parlamento dovesse certificare questa volontà e questa decisione, che tipo di contropartite verrebbero chieste alle banche, in modo particolare a quelle che fin qui non sono conosciute e, per quanto sospettabili e prevedibili, non sono state dichiarate da voi, rispetto al compenso per gli amministratori, agli eventuali futuri utili, a come verranno gestiti, a come nella fattispecie saranno trattati i risparmiatori? Ci sarà un atteggiamento diverso rispetto ad altri risparmiatori che hanno subìto i medesimi rovesci da una crisi finanziaria che ha coinvolto alcuni istituti bancari?
  Che tipo di trattamento dovranno e potranno avere coloro i quali appartengono al management di questo sistema, pur in presenza di errori conclamati, che sono stati anche soggettivi? È previsto da parte del Governo un intervento da questo punto di vista per modificare le regole di ingaggio, oppure noi dobbiamo solo pagare? Parlo di noi, in questo caso, intesi come cittadini italiani, ancorché nella figura di loro rappresentanti. Dobbiamo pagare e basta, o c'è una speranza che possano modificarsi regole che non hanno retto per decenni e forse anche per secoli, vista la loro stratificazione?
  Queste sono le domande: riforma del credito, contropartite dalle banche, Commissione d'inchiesta – su questo le chiedo giusto un parere, perché non è una competenza propria del Governo, ma se ne può discutere – sul sistema del credito italiano e tutto quanto è stato più o meno argomentato anche in riferimento a un problema di relazioni tra il Parlamento e l'Esecutivo.

  GIULIO TREMONTI. Io domani nell'Aula del Senato vorrei parlare della Relazione e della richiesta fatta in applicazione dell'articolo 81 della Costituzione, come modificato qualche anno fa.
  Qui, senza pretesa di esaurire la memoria storica, vorrei cercare di spiegare che cosa è successo in passato e cosa ha differenziato Pag. 13 il caso di tanti altri Paesi europei rispetto al caso dell'Italia.
  Nel biennio 2008-2009, direttamente a seguito dell'esplosione della crisi americana dei Subprime, è prodotta su vastissima scala nel continente europeo una rivoluzione bancaria. Una serie molto numerosa di banche, dall'Inghilterra alla Scozia, dalla dimensione baltica al Benelux, dalla Germania alla Francia, ha investito in titoli tossici ed è fallita.
  C'è un punto su cui riflettere. Hanno investito in titoli tossici, ovvero in titoli ad alto rendimento ma anche ad alto rischio, perché già stavano in crisi strutturale.
  La combinazione della crisi storica precedente con l'esplosione dei titoli Subprime porta a una catena lunghissima di interventi sviluppati sulla sequenza bancarotta, nazionalizzazione e permesso da parte dell'Europa di operare, in deroga agli aiuti di Stato, interventi di capitale pubblico.
  Questo non è stato il caso dell'Italia durante il Governo Berlusconi. Citerò due passaggi, oggetto ai tempi di discussione e di analisi con il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi.
  Nell'aprile-maggio del 2011 la relazione all'Associazione bancaria italiana (ABI) di Draghi poteva affermare che il sistema italiano presentava elementi strutturali assolutamente positivi, gli impieghi risultavano in salita e le sofferenze in discesa, non vi erano indicatori di bolla immobiliare e tutti gli indicatori erano positivi.
  Non marginale ma fondamentale era il seguente punto, secondo cui la capitalizzazione delle banche italiane era assolutamente superiore a quella delle altre banche in Europa.
  Considerazioni simili erano svolte anche con riguardo alla struttura del pubblico bilancio italiano, in merito al quale si precisava che il deficit era inferiore a quello di altri Paesi e le correzioni necessarie in Italia risultavano inferiori a quelle negli altri Paesi.
  In seguito tutto cambia, con una violenta torsione politica e un'indotta e conseguente recessione economica. Sono le conseguenze economiche e politiche, o viceversa, del Governo Monti.
  Quello che segue è un periodo di progressiva e diffusa manifestazione di indicatori di crisi. Non si può dire che non fossero in qualche modo evidenti, a partire dai non performing loans relativi ai finanziamenti erogati alle piccole e medie imprese. Tanto per essere chiari, se io con le imposte immobiliari ammazzo l'edilizia, è abbastanza evidente che l'andamento complessivo dell'economia ne risente.
  Arriviamo in qualche modo a oggi. Io ho sentito molte cose interessanti e importanti. Cerco di essere chiaro: voi siete e noi siamo sull'orlo del baratro. Forse non ne avete ancora la percezione, ma io ho l'impressione che troppi indicatori siano fortemente negativi, non solo quelli bancari, e che questo sia l'anticipo di una cascata di fenomeni di cui forse non avete l'impressione o la cognizione.
  Ricordo l'intervento che ho fatto in Senato nel maggio di quest'anno, quando dissi: «Chiedete la fiducia su questo decreto. Forse non capite che dovete chiedere la fiducia su un altro decreto e non la dovete chiedere in Aula, ma la dovete chiedere nel Paese».
  Voi pensate che questo sia davvero – ed io lo spero – un provvedimento salva-risparmio? Non pensate piuttosto che esso attiverà, data anche la sciagurata tecnica di comunicazione della nazionalizzazione prima e dello sharing dei costi, un falò che sarà grande almeno quattro volte quello delle quattro banche precedenti?
  Voi questo lo ignorate, siete salvifici, miracolosi. Io ho l'impressione che non valutiate l'intensità drammatica e la cifra dei fenomeni in atto e che non siate capaci di gestire la situazione. Mi spiace dirlo e vorrei che fosse diverso.
  Si è parlato degli stress test. Gli stress test erano annunciati negativi già in maggio, poi sono venuti in luglio. È un caso di omonimia o un Ministro della Repubblica il 3 ottobre 2016 ha detto: «Nessuna urgenza sulle banche. L'operazione MPS sarà un successo» e il 12 ottobre: «Nessuna ipotesi di supporto pubblico»? È un caso di omonimia?
  Cito, più o meno testualmente, la lettera al Corriere della Sera del 16 ottobre: «Su Pag. 14MPS linea prudente rispettando il mercato. Avrò un ruolo di facilitatore». Se desistesse da questo ruolo, credo che farebbe il bene di questo Paese.
  Come concludere? Io ho trovato molto interessante quanto è stato detto, in termini politici, dall'onorevole Rampelli. Può avere senso chiedere, può essere l'emergenza che postula questo intervento, però in primo luogo non potete farlo voi, ma lo dovete fare in Parlamento con il consenso di tutti. Se è prevista dalla Costituzione una maggioranza rafforzata, ci deve essere non solo per l'autorizzazione ma anche per l'applicazione. Non sarà scritto nella Costituzione, ma sembra che sia una cosa di gran buon senso.
  In secondo luogo, credo che abbia senso porre degli obiettivi, che non sono solo «tale» e «quale», ma interventi. Si è già accennato alla separazione tra attività produttive e attività speculative. Il nostro caso non era esattamente speculativo, ma c'erano, peraltro, malversazioni.
  Insomma, ci vorrebbe una riflessione sui fondamentali del sistema del credito e non solo sulla richiesta di debito pubblico, che peraltro, per come è scritta la Relazione, viene espressa in termini e condizioni che, come cercherò di dire domani, sono fuori dai presupposti costituzionali. Dunque, cambiateli. Prima lo fate e meglio è.

  PAOLO GUERRIERI PALEOTTI. Ringrazio il Ministro per la sua introduzione. Io credo che, al di là dei tempi degli interventi che si stanno prospettando, ci sia una maggioranza di consensi sulla necessità dell'intervento che il Governo si accinge a varare e per cui chiede l'autorizzazione ad aumentare i saldi dell'indebitamento.
  Tuttavia, credo che sia importante ribadire le finalità di questo intervento, perché qui ho sentito più volte parlare di un sistema bancario italiano ormai sull'orlo del fallimento. Io credo che sia importante, in una sede come questa, ribadire che in realtà non stiamo discutendo del sistema bancario italiano e della sua solidità. Questa è stato ribadita da più indicatori, misure e test che sono stati riportati. Qui non si sta parlando del rischio di una crisi di sistema, ma si sta parlando in realtà della necessità di intervenire su alcuni casi ben individuati di crisi, che possono essere affrontati con strumenti di mercato o con un intervento pubblico.
  Credo che questo vada detto e che vada detto con forza, altrimenti si accredita un'immagine e si parla di una realtà che a me non risulta. Se qualcuno ha dei numeri e delle evidenze che siano diverse da quelle che conosciamo, ce le faccia vedere e poi ne possiamo discutere.
  Io credo che sia importante che il Governo garantisca che, se il mercato non dovesse farcela, è pronto a varare un paracadute pubblico per evitare il peggio. Questo si può dire, perché c'è una voluminosa massa di teoria e di evidenza che dimostra che nel caso di una banca in crisi di liquidità o in difficoltà nel reperire capitali, ma che sia solvibile, è importante arginare il rischio di una crisi di panico e di una corsa al ritiro dei depositi della banca stessa. Da qui nasce la necessità di un intervento pubblico. Di questo stiamo discutendo.
  Naturalmente il superamento della crisi di alcune aziende di credito può giovare al complesso delle attività produttive del Paese, perché rimette in moto e dà la possibilità al resto del sistema di svolgere la sua funzione di intermediazione fondamentale. Credo che questo sia un primo punto: stiamo parlando di interventi su alcuni casi di crisi.
  In secondo luogo, sono interventi in base alle regole europee. È stato ribadito che si metteranno in atto. Sono, quindi, da questo punto di vista, normative che per alcuni aspetti critichiamo, ma che sono comunque da applicare.
  Sappiamo che c'è una direttiva, che risale al 2014, che prevede questo intervento di sostegno pubblico, che sia volto a prevenire situazioni di difficoltà in determinate condizioni. Sono condizioni che possono verificarsi, perché ancora da questo punto di vista non sappiamo che cosa succede, ma qui è importante ribadire la possibilità di avere questa rete di sicurezza.
  Io credo che abbia fatto bene il Governo a parlare di 20 miliardi di indebitamento e di possibili emissioni, perché è una cifra Pag. 15tale da far capire a tutti che nessuna banca in questo Paese è destinata al fallimento.
  Venti miliardi sono una cifra importante, come massima possibilità per quanto riguarda questo indebitamento. Naturalmente forse ne saranno utilizzati molti meno, perché, come è avvenuto in altri casi, gli investitori possono capire il quadro entro il quale ci si muove e possono trovare conveniente fare un investimento ai prezzi attuali, che, come sappiamo, sono alquanto bassi per quanto riguarda una serie di realtà.
  Inoltre, si sta già modificando e si è modificato il clima di fiducia degli investitori nei confronti dei nostri istituti di credito. Basta vedere che cosa è successo nelle ultime settimane all'andamento dei titoli bancari di molte delle nostre banche. Naturalmente il percorso da compiere resta ancora molto lungo.
  Qui io vorrei richiamare un tema, perché si è parlato di cosa può succedere. Ci sono casi di Paesi – ne cito solamente due: gli Stati Uniti e la Svezia – dove lo Stato è intervenuto nel capitale delle banche e poi è uscito con un lauto profitto da questi interventi. Basta andare a vedere questi precedenti.
  Infine, credo che sia importante che accanto al rafforzamento patrimoniale si dia luogo a ristrutturazioni, perché i problemi strutturali ci sono; in parte sono europei, ma in parte sono italiani. Sono problemi di bassa redditività, di frammentazione, di modelli di business che vanno rinnovati e vanno rilanciati.
  Da questo punto di vista, è anche importante sottolineare che alcune banche hanno già preso atto che ricapitalizzare senza ristrutturare non basta e non dà luogo a un vero risanamento. Io credo che sia importante adesso spingere le nostre aziende di credito ad affrontare questi problemi con fusioni e razionalizzazioni, come sta avvenendo anche nel campo delle popolari, settore molto denigrato e criticato. Quelle riforme hanno già messo in moto alcune prime ristrutturazioni che vanno in una direzione importante. Certamente moltissimo resta da fare, ma intanto si è mossa quella che sembrava una situazione assolutamente stagnante.
  Credo che questa autorizzazione segni, per le ragioni che ho cercato di sintetizzare, un passo importante. Naturalmente vedremo quello che seguirà con il decreto-legge e ciò che verrà previsto, guardando agli esiti della soluzione di mercato, che non è affatto scontata, come mi sembra sia stato affermato con tanta sicurezza da alcuni. L'importante è che ci sia questa prospettiva che adesso, con questa prima misura, ci accingiamo ad affrontare.

  DANIELE PESCO. Siamo qui per parlare di un intervento drastico sulle banche italiane, ma diciamocelo tra di noi: siamo qui per la crisi della Banca Monte dei Paschi di Siena.
  Inoltre, va ricordato che una delle politiche utilizzate da questo Governo, ma anche da altri, per riuscire a nascondere le cose è quella di aggregare. Dunque, attualmente non servono più 5 miliardi per Monte dei Paschi, ma ne servono 15-20 anche per altre crisi, e non sappiamo neanche con certezza di quali crisi si stia parlando.
  È il sistema dell'aggregazione dei problemi che abbiamo già visto utilizzare l'anno scorso con il caso delle quattro banche. C'era Banca Etruria da mettere a posto e si è detto «Ma no, aggiungiamoci anche Banca Marche», e poi «Potremmo ancora subire i sospetti di qualcuno, aggiungiamoci anche altre banche» e sono state aggiunte altre due banche minori, in un provvedimento sulle quattro banche che non ha portato a nessun risultato, se non quello di avere quattro nuove banche che non valgono nulla.
  Perché è stato fatto quel provvedimento? Secondo noi è stato fatto per nascondere le responsabilità sull'erogazione dei crediti, tant'è che le sofferenze sono ancora messe lì, da parte, segregate, e non si sa ancora che cosa si vuol fare e a chi si vuol vendere quelle sofferenze.
  Perché non si sa ancora? È logico che Governo e Banca d'Italia sono d'accordo per riuscire a vendere queste sofferenze solo a persone fidate, perché non è tollerabile che il Partito Democratico possa accettare che queste sofferenze possano Pag. 16essere vendute a chiunque e quel chiunque vada a vedere chi ha erogato quei finanziamenti, in che modo e a chi sono stati dati quei soldi che non sono stati restituiti.
  Questo è stato fatto per le quattro banche e per Banca Monte dei Paschi è la stessa cosa. Ci sono 47 miliardi di crediti deteriorati su circa 200 miliardi di soldi prestati. Diciamocelo: è una grandissima cifra. Anche in questo caso è logico che non si vuol far venir fuori a chi sono stati dati questi soldi, e allora si cerca di studiare qualsiasi tipo di misura utile per riuscire a nascondere queste cose.
  Al posto di fare la famosa disclosure che tanto questo Governo ha cercato di fare con i capitali all'estero, che alla fine, come sappiamo bene, è stata solo un bel favore ai grandi evasori fiscali, non si vuole fare questa disclosure sulle banche su cui il Partito Democratico ha avuto un controllo politico.
  Non è il MoVimento 5 Stelle a dirlo. Sono i magistrati a dirlo in diverse relazioni e anche in diversi documenti utili per l'archiviazione delle varie denunce fatte. Sono i magistrati a dire che Banca Monte dei Paschi è stata influenzata dai condizionamenti politici.
  Andiamo avanti. Per ciò che concerne Banca Monte dei Paschi, nulla si dice su quella famosa vendita di Banca Antonveneta: 9 miliardi sono stati autorizzati e 16 miliardi sono stati versati. Pertanto, quell'autorizzazione era nulla e, quindi, bisogna fare in modo di farsi ridare i soldi da Banca Santander, perché quella vendita è nulla. Invece, non si sta facendo niente e sembra che niente si voglia fare. Abbiamo un Governo azionista di Monte dei Paschi e su questa vicenda non dice nulla. Si potrebbero recuperare 16 miliardi.
  Andiamo avanti. Monte dei Paschi è stata tenuta ostaggio da questo Governo in tutti questi mesi. Vi prego, non raccontiamoci che solo da qualche mese sappiamo dell'esito degli stress test, perché dei 47 miliardi di sofferenze eravamo a conoscenza già da un po’ di tempo e sapevamo che erano tanti.
  Anche questo Governo sapeva benissimo che il nostro sistema bancario non è messo bene in questi anni. Le sofferenze sono aumentate di 20 miliardi all'anno. Sicuramente sono tanti soldi e ogni anno sono cresciute tantissimo, ma allo stesso modo sono cresciuti quei coefficienti patrimoniali che la BCE e Basilea ci chiedono.
  Se da una parte abbiamo il sistema messo male, non possiamo accettare di rendere più severi i coefficienti patrimoniali per le banche. Avremmo dovuto dire: «No, fermiamoci un attimo. Il nostro sistema è stato gestito male in questi anni e abbiamo la crisi che incombe. Non possiamo utilizzare questi coefficienti patrimoniali e, quindi, non possiamo accettare che la BCE venga a casa nostra, in Italia, a dirci che queste banche sono fallite. Non possiamo accettarlo».
  Avremmo dovuto prendere tempo. Invece, questo Governo non ha fatto nulla. Al contrario, ha accettato l'inserimento del bail-in, e con il bail-in ha fatto quel famoso decreto «salva-banche» a seguito del quale molti obbligazionisti sono ancora per le strade a protestare.
  Che cosa ha fatto questo Governo in questi anni per le banche? Non ha fatto assolutamente nulla. Il sistema bancario è un sistema molto delicato perché è basato sulla fiducia. Le banche hanno fiducia che i correntisti non vadano a recuperare i loro soldi in banca e allo stesso tempo i correntisti hanno fiducia che la banca amministri bene i loro soldi.
  I soldi in banca non ci sono, diciamocelo! I soldi sono stati tutti prestati e sono stati tutti impiegati. Tutti! Ci sono i patrimoni, ma sappiamo benissimo che i patrimoni delle banche sono un'inezia rispetto ai soldi dei correntisti.
  Qui bisogna fare qualcosa, ma non lo si può fare oggi con 20 miliardi buttati lì nel piatto. Bisognava farlo tempo fa, bisognava dare fiducia ai correntisti tempo fa. Dunque, questo Governo è scaduto, perché non può venire ora a chiedere questo intervento. Noi non ci fidiamo di un Governo che in questi anni ha fatto tutte cose diverse da quelle che noi abbiamo consigliato e ha fatto solo cose che hanno messo a repentaglio la fiducia dei correntisti, degli Pag. 17azionisti e degli obbligazionisti verso il sistema bancario.
  Inoltre, ha permesso che venissero ancora vendute obbligazioni subordinate, senza rendersi conto che queste obbligazioni subordinate venivano vendute a persone non in grado di capire se quello era un investimento rischioso o no.
  Questo Governo ha fatto tutte scelte sbagliate e ora ci viene a chiedere 20 miliardi di debito pubblico per utilizzarli chissà come. È sul «chissà come» che si dovrebbe concentrare questa audizione. Dovremmo riuscire a sapere come il Governo intende utilizzare questi soldi.
  Noi su Monte dei Paschi ci siamo esposti. Abbiamo detto che Monte dei Paschi va nazionalizzata. Sappiamo che è stata gestita male, sappiamo che è stata gestita male dal Partito Democratico, però noi diciamo: «Va bene, però va nazionalizzata per tutelare i correntisti e va nazionalizzata per tutelare gli obbligazionisti».
  E abbiamo detto anche come. Servono le risorse necessarie, che si possono utilizzare, perché noi crediamo che una gestione delle sofferenze svolta all'interno della banca possa portare buoni frutti, così come è stato fatto con il Banco di Napoli. Ci hanno messo dieci anni, però hanno recuperato i soldi. La stessa cosa si può fare anche per Monte dei Paschi e per altre banche in difficoltà.
  Invece no, si vogliono utilizzare soldi pubblici per andare ad alimentare quel mercato delle sofferenze, delle obbligazioni, delle cartolarizzazioni, dei crediti strutturati, degli interventi strutturati di finanza che noi non vogliamo.
  Lo stesso Governo con JP Morgan è andato a pranzo diverse volte. Si sono messi d'accordo. Lo stesso Governo ha fatto delle telefonate a Monte dei Paschi per mandar via i vecchi manager. Non che noi avessimo grandissima fiducia nei vecchi manager, ma non va bene che un azionista chiami al telefono e mandi via i manager. Non è giusto, né rispettoso nei confronti degli altri azionisti, eppure questo Governo l'ha fatto. L'abbiamo letto sui giornali e nessuno l'ha smentito.
  Noi non possiamo accettare questo, soprattutto perché Monte dei Paschi è stata utilizzata come ostaggio – lo ripeto, ostaggio – per il referendum. Per quattro o cinque mesi non si è fatto nulla e non ci si è esposti, se non dicendo che andava trovata la soluzione di mercato.
  I cittadini sono stati minacciati: se vince il «sì», Monte dei Paschi si salva; se vince il «no», non si salva. E noi dovremmo dare fiducia a questi ricattatori? No, signori, non ci sto. Ministro Padoan, non si offenda se uso la parola «ricattatore», perché è veramente l'unica che si possa utilizzare.
  Presidente, mi interrompo qui, ma le nostre ragioni le abbiamo già evidenziate. Chiediamo maggiori informazioni su come devono essere utilizzati questi soldi, su quali banche si intende intervenire, se si intende intervenire entrando nel capitale delle banche o no, o se si intende, invece, andare a garantire il mercato delle obbligazioni, il mercato delle cartolarizzazioni e il mercato di questa finanza strutturata, che noi non vogliamo.

  FILIPPO BUSIN. Ministro, noi abbiamo recepito in modo acritico – direi anche supino – il bail-in, dopo che la Germania ha usato 250 miliardi di fondi pubblici per salvare il suo sistema creditizio. Abbiamo recepito senza batter ciglio i parametri imposti dalla BCE, che sembrano fatti quasi apposta per penalizzare il nostro sistema creditizio e, insieme a questo, il nostro sistema produttivo, che adesso è molto strettamente correlato, come sappiamo. Non solo sono parametri punitivi per il nostro sistema, ma sono anche demenziali, se applicati a un sistema già in grave crisi, com'è il nostro sistema bancario.
  Soprattutto, come è già stato rilevato da altri colleghi, abbiamo un Paese che non cresce. Se non riusciamo a rimuovere i fattori che impediscono la crescita dell'economia del nostro Paese, nessun intervento di nessuna entità potrà essere sufficiente per salvare il sistema creditizio. Una banca in un sistema bloccato economicamente, come il nostro, non riuscirà a fare utili e non riuscirà a trovare la via per guarire dalla malattia in cui è piombata. Pag. 18
  Lei ci chiede adesso 20 miliardi. Oltretutto, per fare anche una proporzione delle cifre in campo, ricordo che abbiamo già versato, ormai cinque anni fa, 60 miliardi al Fondo salva-Stati, che si chiama salva-Stati, ma ha salvato, in realtà, le banche che di questi Stati avevano i titoli di credito, in particolare della Grecia.
  Se avete partorito – dopo anni di conclamata crisi, dopo allarmi che si sono susseguiti negli ultimi due anni e, in particolare negli ultimi mesi – come soluzione risolutiva quella di usare 20 miliardi per ripianare o per salvaguardare la liquidità o il patrimonio delle banche in crisi, credo che non ci siamo. Non siamo persuasi. Anzi, la nostra preoccupazione, dopo questa richiesta, non fa che crescere – troviamo inadeguata la vostra azione – ma soprattutto cresce la consapevolezza della gravità e dell'entità della crisi a cui siamo esposti e del precipizio cui ci stiamo avvicinando.

  LAURA BOTTICI. Credo che i miei colleghi abbiano già espresso tutto il nostro pensiero. Una domanda mi sorge, considerato che ogni intervento che è stato fatto su queste banche è stato inutile, perché non ha rimesso in moto in alcun modo l'economia, considerato che dalle indagini della magistratura emergono dei reati bancari. Chiedo quand'è che si riformerà la vigilanza e si manderanno a casa Consob e Banca d'Italia.

  RENATO BRUNETTA. Signor Ministro, qui tutti noi abbiamo detto «no» a una cambiale in bianco, ma abbiamo anche detto tutti «sì» al salvataggio del Monte dei Paschi. Quello che è venuto fuori da tutti è stato «come», e soprattutto è venuta fuori una cosa, la più interessante: lei impegna se stesso e il suo Governo a condividere con il Parlamento i decreti, dando in questa maniera un senso e un segno di discontinuità rispetto al passato?
  Questo è il punto. Dire adesso «sì» o «no» ai 20 miliardi ha poco senso, perché è un fatto puramente procedurale. Il punto è il dopo. Lei si impegna, impegna se stesso e il suo Governo a chiedere e a ottenere il più vasto consenso possibile dal Parlamento sui decreti, cioè sul come intervenire e sulla Commissione parlamentare di inchiesta, che è stata chiesta da tutti, anche dal suo Presidente Renzi? Cosa intendete fare, come intendete farlo e soprattutto intendete farlo con il consenso del Parlamento? Oppure intendete andare avanti more solito, con un decreto-legge e magari ponendo la questione di fiducia sul decreto stesso?
  È bene che gli italiani sappiano questo. C'è discontinuità da parte del suo Governo rispetto al passato poco glorioso sul decreto? L'ha detto prima il senatore Tremonti e lo ribadisco anch'io: non c'è alcun problema a salvare Monte dei Paschi, ma lei si impegna, signor Ministro, e impegna il suo Governo a condividere con il Parlamento, in una situazione così drammatica, il decreto che ne seguirà, o i decreti che ne seguiranno? Questa è la domanda e questa è la questione che pongo io sul tavolo e sul tappeto. Mi dia una risposta, se è in grado.

  PRESIDENTE. Ricordo ai colleghi che, terminata l'audizione, ci saranno le sedute delle Commissioni bilancio di Camera e Senato. Ci sarà la sede referente, in cui dovremo discutere del conferimento del mandato al relatore.
  Prima di passare la parola al Ministro Padoan volevo aggiungere anch'io qualcosa. Ministro Padoan, – visti anche i tempi stretti con cui è stata fatta questa valutazione da parte delle Commissioni, tempi rapidi necessari, non solo perché ci ritroviamo in una parte particolare dell'anno, ma anche perché, quando si discute di queste cose, non si può non discuterne rapidamente – penso che sia molto opportuno garantire al Parlamento la trasmissione immediata del testo del decreto-legge quando il Governo deciderà di adottarlo e il Consiglio dei ministri l'avrà licenziato. Se ciò dovesse accadere in tempi in cui il Parlamento non è riunito, penso che i gruppi parlamentari potrebbero apprezzare la trasmissione immediata degli atti, perché si consentirebbe a tutti i gruppi parlamentari, indipendentemente dal voto di domani, di essere edotti in tempo reale sulle volontà del Governo. Pag. 19
  Le dico questo perché ritengo che i temi che sono stati rappresentati da tutti i gruppi, dal relatore Galli qui in Commissione bilancio alla Camera e dagli altri colleghi e senatori, abbiano un comune denominatore, che – mi permetto di dirlo – si può riassumere in un «ascoltiamoci di più». Infatti alcune delle criticità che lei stesso ha richiamato nella relazione, il Parlamento le aveva individuate per tempo. Penso all'evidente incapacità di questi mercati di smaltire le sofferenze, che – lo ricordo anche al senatore Tremonti – sono passate dai 40 miliardi del 2007 ai 200 miliardi del 2015. Sono cresciute sempre di più, ma sono aumentate gradualmente, penso – è una mia valutazione assolutamente personale – anche con una colpevole disattenzione generale, anche quando le autorità dicevano che tutto andava bene. C'è stato un momento storico in cui la crisi già mordeva, le imprese iniziavano ad andare in sofferenza e le banche, che sono imprese, andavano in sofferenza come le imprese.
  Non lo dico per rifare la storia, ma semplicemente perché ho condiviso una parte dell'analisi del senatore Tremonti, al quale, però, dico che quei sette anni vanno rianalizzati con particolare attenzione. L'Italia paga una crisi economica che è sotto gli occhi di tutti e le banche l'hanno pagata come le imprese. I dati sono quelli: 40 miliardi nel 2007 e 200 nel 2015.
  Dico questo sull’«ascoltiamoci di più» semplicemente perché il fatto che la garanzia di alcuni aumenti di capitale il mercato non fosse in grado di sostenerla era noto da tempo. Penso che questa relazione che viene oggi sottoposta al Parlamento sia molto opportuna, arrivi in un momento difficile e vada sostenuta. Mi auguro che sia sostenuta con numeri che siano ampiamente superiori alle maggioranze assolute chieste da Camera e Senato, perché c'è un senso di responsabilità che tocca tutti noi. Il Governo non sta chiedendo 20 miliardi. Sta chiedendo di arrivare fino a quella cifra, in funzione delle esigenze che ci dovessero essere.
  Non posso non richiamare che proprio in queste Commissioni alcune criticità erano state segnalate per tempo. Penso al tema connesso alle facilitazioni ulteriori per le banche che partecipano al Fondo di risoluzione, alla soglia degli 8 miliardi per le banche popolari, che è assolutamente incomprensibile – l'abbiamo detto più volte – e alle esigenze più generali.
  Penso che vada dato un segnale forte. Siamo in zona Cesarini. Il Governo l'ha deciso ieri sera con questo atto trasmesso al Parlamento. Ci sono inevitabili differenze, anche qui, che incideranno sui risparmiatori che hanno sottoscritto obbligazioni subordinate delle banche per le quali abbiamo già messo in atto dei provvedimenti in passato. Di questo in qualche modo dovremo farci carico, perché i titolari di obbligazioni subordinate che staranno convertendo quelle obbligazioni in azioni avranno un trattamento diverso rispetto ai titolari di obbligazioni subordinate delle altre banche che abbiamo alle spalle.
  Di questa e delle altre asimmetrie dovremo farci carico come legislatori. Lo dico prima. Diamo all'esterno messaggi rassicuranti. Penso che il messaggio più rassicurante sia che lo Stato c'è. Poi si discuterà delle caratteristiche, dei modi e dei termini. Quello che le chiedo, a nome delle Commissioni, è che il Governo possa trasmettere nel più breve tempo possibile, quando ci saranno, nei tempi che il Governo deciderà, gli atti al Parlamento, anche se il Parlamento non dovesse essere in quei giorni impegnato in attività ordinarie.
  Do la parola al Ministro Padoan per la replica.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie, presidente. Grazie a tutti per gli interventi. Mi scuso perché sono stato troppo breve. Non pensavo che questo fosse qualcosa di fastidioso.
  Sono stato breve perché la richiesta che viene avanzata dal Governo è relativamente semplice: si tratta di chiedere l'autorizzazione a mettere in piedi un meccanismo precauzionale che possa avere una capacità di azione fino a 20 miliardi per effettuare operazioni essenzialmente di due nature. Pag. 20
  Una riguarda la ricapitalizzazione di istituti bancari, laddove si fosse rivelata un'insufficiente capitalizzazione delle banche in questione e una scarsa capacità di reperire sul mercato le risorse necessarie per ricapitalizzare. L'altra è, invece, una garanzia pubblica per operazioni di breve termine di liquidità. Si tratta di due strumenti standard nel caso di gestione di situazioni bancarie difficili che, per varie ragioni, anche di natura storica e di scelte istituzionali passate, non sono a disposizione oggi del sistema italiano.
  Tra l'altro, ringrazio tutti i parlamentari che hanno voluto collocare questa discussione in un contesto storico affascinante. Nella mia introduzione non ho toccato temi più ampi di riforma strutturale del sistema bancario perché ero convinto che il problema principale fosse appunto parlare di questo nuovo elemento del sistema bancario.
  Il fatto che si parli di uno strumento di tipo precauzionale è già una giustificazione e una spiegazione, sia pure indiretta, della dimensione richiesta del massimo ammontare di risorse che si possa utilizzare. È una dimensione realistica, tenendo conto dell'impatto sul debito, su cui torno tra un momento, e del fatto che il numero riflette, ovviamente, non al singolo euro, ma in modo generale, due cose.
  Una è che il sistema bancario italiano non è, nel suo complesso, sull'orlo del baratro – rifiuto decisamente questa definizione – ma, come è noto da tempo e come il Governo dice da tempo, ci sono alcuni elementi di crisi che hanno soluzioni di mercato, che però potrebbero richiedere soluzioni precauzionali da parte del settore pubblico. Questa è la spiegazione fondamentale del perché di quella cifra.
  Aggiungo che non mi è possibile, e francamente non credo che sia opportuno, parlare di casi specifici, per la semplice ragione che alcuni di questi casi specifici sono tuttora – non in questo momento perché i mercati sono chiusi, ma in questi giorni – oggetto di operazioni di mercato. Pertanto, bisogna fare estrema attenzione a non introdurre, sia pure involontariamente, elementi di turbativa dei mercati fino a quando queste situazioni non saranno chiuse.
  Questo spiega anche perché non ho parlato di casi specifici che molti di voi hanno sollevato e perché non sono entrato nel dettaglio di operazioni relative alla salvaguardia del risparmio che hanno, in molti casi, nature specifiche e che, quindi, devono richiedere una valutazione specifica dei casi in esame. Questo non significa che il problema non si ponga.
  Dal punto di vista poi delle risorse e del lato di finanza pubblica di queste risorse ricordo che stiamo parlando di aumento del debito, un'operazione finanziaria – ripeto – fino a 20 miliardi, il quale debito, non avendo una natura strutturale, non impatta sul sentiero di aggiustamento dal punto di vista della finanza pubblica ed è escluso dal conteggio ai fini dei parametri del Patto di stabilità e crescita. Questo implicitamente mi porta a dire che queste valutazioni sono state fatte in sintonia con le Istituzioni europee.
  Da questo punto di vista fare il confronto, che alcuni degli onorevoli hanno proposto, tra risorse destinate a questa operazione precauzionale e altri interventi significa confrontare grandezze diverse, perché interventi di qualunque tipo, per esempio di sostegno all'economia, hanno un impatto sull'indebitamento, grandezza di cui non si chiede la revisione in questo documento.
  Sto ricorrendo ai miei appunti per vedere i punti sostanziali che sono stati sollevati. L'onorevole Cariello pone una domanda estremamente importante: che succede in un sistema in cui ci sono alcuni elementi di criticità, ma in cui non c'è un meccanismo precauzionale? Sto usando le mie parole, onorevole. Traduco con le mie parole il suo concetto, così come l'ho capito.
  La risposta è molto semplice: se non c'è possibilità di capitalizzare le banche che hanno bisogno di capitale in base a criteri che sono discutibili, ma che sono i criteri ai quali dobbiamo sottostare o che dobbiamo accettare perché facciamo parte dell'Unione bancaria, se, in base a questi criteri, il capitale viene ritenuto insufficiente, e lo Pag. 21stress test è un modo per identificare queste carenze, un istituto bancario che si trovasse in queste condizioni, ove non ci fosse un aggiustamento di capitale, finirebbe in risoluzione. In questo caso i danni, innanzitutto per i risparmiatori e poi per le imprese che ricevono credito da quell'istituto, sarebbero incalcolabili.
  Pertanto, nel momento in cui si valuta l'opportunità di una misura, non si può dire se la misura piace o non piace. Ci si deve chiedere quali siano le alternative. In questo specifico momento storico, politico e istituzionale, dobbiamo chiederci quali siano le alternative che, dato lo stato delle regole e data la situazione di generale sostenibilità, ma con alcuni casi di criticità, le autorità e il Governo possono mettere in campo innanzitutto per togliere dal tavolo il rischio di instabilità finanziaria, ma almeno, in modo altrettanto importante, salvaguardare il risparmio, anzi salvaguardare il risparmio proprio perché c'è stabilità finanziaria.
  Quanto alla questione sollevata dal presidente nel suo intervento di chiusura, ossia i tempi del decreto, innanzitutto si tratta di un eventuale decreto. Io non ho parlato di un decreto che sicuramente ci sarà. Ho parlato di una condizione necessaria per permettere a un eventuale decreto di essere operativo. Vorrei chiarire questa cosa.
  Ove ci fosse un eventuale decreto, perché la situazione lo dovesse richiedere, è chiaro che sarà cura del Governo fare in tempi rapidi quello che serve in questo eventuale caso e, naturalmente, trasmettere immediatamente al Parlamento, pur nel calendario festivo, quello che dovesse essere deciso. I tempi, in questo caso, sarebbero evidentemente condizionati da eventi che potrebbero svilupparsi, ma sto sempre parlando al condizionale.
  In ultimo, aggiungo una considerazione generale. Mi sembra di capire che ci sia una convergenza sulla necessità – non vorrei tradurre troppo a mio vantaggio o leggere in modo distorto quello che ho percepito dal dibattito – di una condivisione, più generale di quanto possa sembrare, sul fatto che, al di là della sua storia, il sistema italiano può beneficiare di uno strumento aggiuntivo come quello di cui si chiede l'instaurazione.
  Questo strumento aggiuntivo ha dei costi, perché aggiunge al debito, anche se non aggiunge all'indebitamento, e quindi pone come ulteriormente urgente il fatto che bisognerà rapidamente, ove queste risorse dovessero essere utilizzate, riportare il sistema in condizioni di normalità. Ma c'è la necessità di avere strumenti di questo tipo e, naturalmente, c'è la necessità di avere condivisione sugli obiettivi generali che – ripeto – mi sembra si possano riassumere nella stabilità finanziaria e nella salvaguardia del risparmio.

  ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i rapporti con il Parlamento. Volevo solo ringraziare le Commissioni e i senatori e deputati, delle Commissioni bilancio.
  Volevo aggiungere alle parole del Ministro Padoan che da questa discussione sono venuti molti spunti su quelle che dovranno essere le questioni con le quali gli eventuali strumenti futuri dovranno misurarsi. Sono questioni che attengono anche ad aspetti di particolare rilevanza, dalla responsabilità alle tutele, questioni di primario rilievo.
  Il Ministro Padoan, peraltro su suggerimento e proposta del presidente, si è impegnato a trasmettere al più presto gli eventuali strumenti futuri che dovessero essere adottati. Io considero già preziosa l'esposizione da parte di molti di voi di questioni che considerate particolarmente significative per la confezione dei prossimi eventuali strumenti.
  Niente esclude che, se anche in queste occasioni si dovesse o si dovrà agire d'urgenza, possano esserci anche occasioni preventive nelle quali su questi temi e su queste necessità ci possa essere anche una discussione sganciata dall'urgenza, ma che possa servire a inquadrare la questione.
  Lo dico in ragione di una considerazione che mi capita spesso di fare e che ho fatto più volte. Quando la Costituzione richiede maggioranze qualificate – ringrazio le Commissioni perché mi pare che domani potremmo aspettarci un voto che vada ben al di là della maggioranza qualificata prevista dalla disciplina di rilievo costituzionale – lo fa per fondare una decisione Pag. 22particolarmente significativa su basi solide e per associare non soltanto la maggioranza, ma anche altre forze a questa decisione.
  Nello stesso tempo, credo che in questi casi scatti anche una responsabilità nell'altro soggetto, che è il Governo, che deve tenere conto del fatto di essere stato autorizzato da una maggioranza molto larga. Direi che questa responsabilità sarà tanto più larga quanto più larga sarà la maggioranza.

  RENATO BRUNETTA. Mi scusi, signora Ministro, deve essere esplicitato in ogni caso, perché io dalle sue parole, che ho molto apprezzato, l'ho sentito, ma non l'ho sentito dalle parole del Ministro Padoan.

  ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i rapporti con il Parlamento. Mi permetto di parlare a nome del Governo. Credo che il Ministro Padoan non abbia alcuna difficoltà ad associarsi a queste parole.
  Mi lasci anche dire, onorevole Brunetta, che ho qualche esperienza di relazioni con il Parlamento. Mi mancano tutte le altre doti, competenze, specialità e virtù del Ministro Padoan, ma questa esperienza ce l'ho.

  PRESIDENTE. Grazie.
  Dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 21.10.

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