XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 126 di Mercoledì 26 ottobre 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Audizione di Alessandro Filippi, nella qualità di ex direttore generale di Ama SpA. (Svolgimento e conclusione) :
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 3 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 4 ,
Nugnes Paola  ... 8 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 8 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 10 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 10 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 10 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 ,
Puppato Laura  ... 10 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 11 ,
Puppato Laura  ... 11 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 11 ,
Puppato Laura  ... 12 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 12 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 12 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 12 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 13 ,
Nugnes Paola  ... 13 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 14 ,
Nugnes Paola  ... 14 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 ,
Nugnes Paola  ... 14 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 14 ,
Nugnes Paola  ... 14 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 14 ,
Nugnes Paola  ... 14 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 14 ,
Nugnes Paola  ... 15 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 15 ,
Nugnes Paola  ... 15 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 15 ,
Orellana Luis Alberto  ... 16 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 16 ,
Cominelli Miriam (PD)  ... 17 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 17 ,
Cominelli Miriam (PD)  ... 17 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 17 ,
Carrescia Piergiorgio (PD)  ... 18 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 18 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 19 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 19 ,
Bianchi Stella (PD)  ... 19 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 19 ,
Carrescia Piergiorgio (PD)  ... 20 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 20 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 20 ,
Bianchi Stella (PD)  ... 20 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 20 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 21 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 21 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 21 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 21 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 21 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 21 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 21 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 22 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 22 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 22 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 22 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 22 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 23 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 23 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 23 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 23 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 23 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 23 ,
Bianchi Stella (PD)  ... 23 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 24 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 24 ,
Bianchi Stella (PD)  ... 25 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 25 ,
Bianchi Stella (PD)  ... 25 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 25 ,
Bianchi Stella (PD)  ... 26 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 26 ,
Bianchi Stella (PD)  ... 26 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 26 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 26 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 26 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 26 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 26 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 27 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 27 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 27 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 27 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 27 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 27 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 27 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 27 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 27 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 27 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 27 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 27 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 27 ,
Filippi Alessandro , ex direttore generale di Ama SpA ... 27 ,
Bianchi Stella (PD)  ... 27 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 28 ,
Bianchi Stella (PD)  ... 28 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 28 ,
Bianchi Stella (PD)  ... 28 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 28 

Comunicazioni del Presidente:
Bratti Alessandro , Presidente ... 28

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione di Alessandro Filippi, nella qualità di ex direttore generale di Ama SpA.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'ingegnere Alessandro Filippi, nella qualità di ex direttore generale di Ama SpA, che ovviamente ringrazio per la presenza. Ricordo che la Commissione si occupa illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo della depurazione delle acque.
  L'audizione odierna si inserisce nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sulla regione Lazio. Noi avevamo già avuto occasione di sentirci, se ricorda, in prefettura a Roma, qualche anno fa, a luglio del 2015. Sono successe tante cose nel frattempo.
  Come lei saprà, abbiamo audito l'ex presidente Fortini, l'assessora Muraro e la sindaca di Roma Virginia Raggi. Stiamo cercando un po’ di ricostruire il quadro. Sentiremo, più avanti, anche il commissario straordinario Tronca. Ci mancano ancora alcune testimonianze sull'ultimo periodo in esame e poi una prima parte del nostro lavoro sarà conclusa. Peraltro, ricordo che pur avendo gli stessi poteri della magistratura, non siamo tenuti ad emanare sentenze di nessun genere ma solo a ricostruire i fatti in maniera il più possibile oggettiva – come proviamo a fare – in base a come questi si sono verificati.
  Avverto il nostro ospite che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivate richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso l'indagine tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata nella parte finale della seduta. Le ricordiamo, inoltre (facciamo ciò con tutti gli auditi), nel caso vi fossero situazioni giudiziarie in corso, che ha facoltà di avvalersi della presenza di un avvocato.

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Ci sono delle situazioni giudiziarie in corso, ma non desidero avvalermi della presenza di un avvocato.

  PRESIDENTE. Cederei, quindi, la parola all'ingegnere Filippi per lo svolgimento di qualche considerazione introduttiva sul quel periodo. Immagino avrà ascoltato anche l'audizione del presidente Fortini, in cui venivano indicate delle questioni, alcune che ci riguardavano in maniera particolare, come quella della Pmr Service, cioè la ditta che stava lavorando e sul cui intervento si è fatto in modo di chiudere un contratto. Si è parlato anche di una serie di riunioni o di considerazioni relative a quel tempo. Le saranno poi rivolte delle domande dai nostri colleghi.

Pag. 4

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Partirò da un inquadramento generale. Io entro in Ama nel dicembre 2014, all'indomani degli affetti restrittivi delle misure di «Mafia capitale», che avevano colpito l'azienda, quindi, la mia attività inizia dal dicembre 2014 e si conclude a fine febbraio 2016. In sintesi, le azioni che pongo in essere, chiaramente in linea con le indicazioni del consiglio di amministrazione e del presidente, vanno verso l'obiettivo di emancipare Ama da un sistema di condizionamenti e di soggezioni alle quali l'azienda era soggetta, che – direi – possiamo declinare su delle direttrici principali, che sintetizzo rapidamente ma che possono essere d'aiuto per seguire il ragionamento.
  Innanzitutto, un punto sicuramente essenziale dell'emancipazione di Ama dalle sue dipendenze – l'ho sentito raccontare e la Commissione già l'ha fatto proprio nelle audizioni precedenti sulla situazione dell'equilibrio e del sistema precario di gestione dei rifiuti – è quello di agire sulla garanzia dei flussi di rifiuti. Il primo obiettivo che mi sono posto insieme agli altri – le racconto in serie, ma le attività sono state portate avanti in parallelo – è stato quello di determinare una sempre maggiore autonomia di Ama nella gestione dei propri flussi. Sapete che Roma ha una produzione di rifiuti dell'ordine di 1.780.000 tonnellate, quindi, su questo, l'interesse che abbiamo posto in essere era quello, via via, di emancipare Ama da una dipendenza strutturale: come facciamo ciò? Lo facciamo, sostanzialmente, intervenendo sulla capacità autonoma di Ama, cercando di far lavorare al meglio l'impiantistica di proprietà, i TMB di Rocca Cencia e di via Salaria, facendo rifunzionare quello che non funzionava e ponendo in essere delle soluzioni straordinarie e di mercato, che ci avrebbero aiutato a garantire quest'autonomia.
  Per quanto riguarda le soluzioni straordinarie, c'è il tema di un tritovaglio mobile che l'azienda fa funzionare. Ricordo che su questo, nell'aprile 2015, la situazione di gestione rifiuti ha avuto la possibilità di essere risolta grazie alla messa in esercizio di questa macchina semplice, non diversamente dal tritovaglio di proprietà del gruppo Colari a Rocca Cencia, ma che consente 300 tonnellate al giorno di gestione. Questa si aggiunge alla capacità autonoma data dall'incremento di capacità e attività gestionale dell'impiantistica dei TMB.
  C'è poi un tema di copertura delle esigenze di trattamento di quei flussi indifferenziati che residuano dalla crescita di raccolta differenziata. Su questo ricordo – se n'è parlato molto – che gli effetti non si sono ancora espletati, ma noi creiamo le condizioni attraverso una procedura di evidenza pubblica per garantire la copertura di flussi di indifferenziato, utilizzando l'articolo 35 dello Sblocca Italia, che consente di trattare direttamente l'indifferenziato. Questa è la gara che porterà poi all'aggiudicazione di un quantitativo di 163.000 tonnellate, comunque considerevole all'interno dell'economia complessiva dei flussi di rifiuti da gestire, che poi porta all'aggiudicazione alla Enki, cioè quella che se attivata consente di avere un percorso di autonomia. Queste attività sull'indifferenziato avevano anche un obiettivo, cioè, via via, quello di emanciparsi da una dipendenza, che è quella che più ci preoccupa anche per l'organizzazione dell'affidamento al tritovaglio di Rocca Cencia. Ciò ci preoccupa perché, sulla base delle analisi svolte (su questo si sono presentate le dovute comunicazioni agli organi competenti), non ci convincevano le modalità dell'affidamento, né dell'imposto economico. Soprattutto, ciò rappresentava un elemento di dipendenza che andava superato. Su questo, quindi, lavoriamo fino a portare, nel febbraio 2016, ad azzerare il tritovaglio Colari, sempre nella logica di rendere l'azienda autonoma e indipendente da soggetti terzi, compito che giudico primario da parte dell'amministratore di una società pubblica.
  Per l'indifferenziato, quindi, parliamo di funzionalità dell'impiantistica esistente, di azioni di utilizzo di impiantistica emergenziale, come il tritovaglio di proprietà e di azioni di copertura amministrativa attraverso gare che consentano la possibilità di Pag. 5coprire quei flussi che non riuscivamo a trattare. Si fa una ricognizione – la trovo già fatta nel 2014 e la ripetiamo nel 2015 – dell'impiantistica di trattamento meccanico biologico della regione Lazio. Oggi, come ci dice anche l'ultima ricognizione della regione, l'impiantistica TMB è sovrabbondante nella regione Lazio: abbiamo una capacità di trattamento dell'indifferenziato sovrabbondante. Facciamo quindi un'analisi di mercato (peraltro le tariffe di questi impianti sono disciplinate in maniera chiara dalle determinazioni regionali di autorizzazione) che permetta all'Ama di individuare, anche all'interno del confine regionale, soluzioni che la possano aiutare a sopperire al trattamento dell'indifferenziato. Sulle 5.000 tonnellate al giorno che questa città produce, il trattamento dell'indifferenziato aveva, grazie alla crescita della raccolta differenziata, una media giornaliera di circa 2.800-2.850 tonnellate (questo è un altro elemento fondamentale dell'autonomia che si va costruendo per quest'azienda nei confronti del sistema di gestione impiantistica). Questo permette una capacità, andando ad aggiunge gli addendi che vi ho detto, che rende sempre più autonoma Ama – così come vi dicevo – fino a febbraio 2016, quando spegniamo il tritovaglio di Rocca Cencia, consentendo di cercare di creare, come obiettivo primo, un'autonomia sull'indifferenziato. Se, infatti, non so dove portare l'indifferenziato (autonomia dei flussi), questo mi manda in crisi un pezzo importante del mio processo. Tolta la parte dell'indifferenziato, prima azione di autonomia portata avanti, ci rivolgiamo alla parte della differenziata, per la quale c'è un'azione sulla raccolta, di cui parlerò dopo, ma intanto c'è un'azione sull'impiantistica. Quella per la differenziata è un'impiantistica per alcuni flussi secchi più presente. Ama ha un'impiantistica dedicata. Abbiamo due impianti di trattamento e uno, quando sono arrivato io, era spento da cinque anni, cioè l'impianto che sta presso il sito di Rocca Cencia. L'attività posta in essere è quella del ripristino dell'impianto multimateriale di Rocca Cencia perché poter gestire in proprio i flussi secchi, consente di trattenere nella società la marginalità (ma vedremo anche un effetto di questa sul caso della carta).
  La collocazione sul mercato dei flussi di raccolta differenziata consente nell'autonomia complessiva la riduzione dei costi della TARI. Parliamo, quindi, di ripristino dell'impiantistica di proprietà multimediale, con l'entrata in servizio alla fine del 2015, dopo un'azione di attenta accelerazione delle attività, ma dobbiamo anche coprire una carenza strutturale. Ama non presenta da tempo, caso un po’ singolare per un'azienda che è uno dei primi operatori nazionali nella gestione dei rifiuti, autorizzazioni per realizzare impianti di proprietà; quindi, nell'aprile 2015, presentiamo presso la regione un procedimento di valutazione di impatto ambientale e di autorizzazione integrata ambientale per la realizzazione di un impianto di proprietà su un segmento della raccolta differenziata, quella dell'umido, che in termini di prospettiva, di quantità, rappresenta una delle grandezze di maggiore crescita. L'impianto è di medie dimensioni, di 60.000 tonnellate, con tecnologia di biodigestione – su questo credo che la Commissione sappia molto – ma va in questa logica: non può esistere un'azienda che è uno dei primi operatori nazionali, la quale non si preoccupa di presentare autorizzazioni per costruire impianti di proprietà.
  Sempre per quanto riguarda il segmento della raccolta differenziata, c'è un punto interessante. Intanto, si inverte un paradigma. Casualmente, in Ama il costo della differenziata era sempre a perdere, anche sulla valorizzazione dei flussi secchi. La carta, ad esempio, che tradizionalmente rappresenta un rifiuto facilmente gestibile, rappresentava per Ama una marginalità negativa. Per effetto della nuova gara che ribandiamo – anche qui c'era un tema di affidamenti diretti successivi – si determina un'inversione di questo paradigma e si passa da una marginalità negativa, di circa 1,5 milioni, a una positiva di 2 milioni.
  L'andamento di questa voce va correlato anche, oltre che al tema del trattamento, a quello della raccolta. Rispondo alla questione Pag. 6 relativa alla Pmr, posta dal presidente. Questo fa parte delle attività poste in essere sempre per l'autonomia gestionale di Ama. Nei TMB scopriamo che la parte che ci dava una certa preoccupazione, riguarda il fatto che la gestione della movimentazione dei rifiuti, movimentati attraverso macchine operatrici, era appaltata all'esterno. Su questo chiedo conto del perché ci fosse un meccanismo di affidamento, che rinvengo nel rallentamento di una procedura che avrebbe dovuto garantire ad Ama l'acquisizione in proprio dei mezzi d'opera; acceleriamo le procedure per concludere e perfezionare quella procedura di affidamento e, ottenuti i mezzi d'opera in proprietà, si procede a ricondurre nell'autonomia gestionale della società uno dei trattamenti che, se appaltato a terzi, poteva determinare una dipendenza. Quelle macchine, infatti, muovono i rifiuti. Se non avessero funzionato o chi le manuteneva avesse vinto al Totocalcio, si sarebbe potuto determinare un semplice fatto: che se ne sarebbe andato e ci avrebbe lasciato senza mezzi. Questo porta all'allontanamento del soggetto che era stato incaricato, peraltro con affidamenti successivi a trattativa diretta e, quindi, alla riconduzione nell'autonomia gestionale di Ama di quest'attività, sempre per garantire ad Ama l'autonomia nelle proprie attività.
  Per quanto riguarda, quindi, il tema della gestione dei flussi, la raccolta differenziata rappresenta un elemento strutturalmente importante. Per una città ancora carente di un sistema impiantistico, la scelta di avere una raccolta differenziata spinta come quella che oggi abbiamo – è una raccolta differenziata a cinque frazioni – è sicuramente un grande sacrificio che si è chiesto alla città, che però ha risposto. Arriviamo, infatti, alla fine del 2015 con percentuali che sono oltre il 40 per cento, ma nel suo frazionamento di partenza garantisce la disponibilità di frazioni che incrementano la capacità autonoma gestionale di Ama rispetto a un'impiantistica intermedia. Questo è fondamentale se si vuole superare una crisi solo con la costruzione di un'impiantistica: finché quell'impiantistica non c'è, spingere su questo è un elemento importante. Su questo, in particolare, si innesca il tema della raccolta delle utenze commerciali. Quello che troviamo è anche il fatto che questa raccolta differenziata, principalmente, è legata alla capacità di intercettazione del rifiuto delle utenze domestiche. La capacità di generazione di incrementi significativi, che ritengo possano e debbano permettere il raggiungimento dei livelli che ci sono stati chiesti, sia dalla normativa, sia da quanto previsto nel piano industriale di Ama, passa sicuramente per le utenze commerciali. Ricordo che queste ultime sono state e sono oggetto dei procedimenti di «Mafia capitale».
  Su questo faccio solo un riferimento al percorso impostato dalla società, che va nella direzione di ribandire la gara che aveva portato ai precedenti affidamenti. La nuova gara consente di ridurre i costi della raccolta differenziata presso le utenze commerciali di oltre il 30 per cento, con un incremento delle quantità raccolte. Questo va nella direzione che dicevo, cioè di un'azienda che si emancipa sul lato impiantistico in termini sia di autonomia, sia di gestione dei propri flussi.
  Con l'elemento di autonomia di tipo sostanzialmente gestionale, corre di pari passo anche un'attività di ricostruzione degli assetti organizzativi e anche di presidio dei processi di acquisto e di quelli logistici. Questo si innesca per diverse linee di azione e, sicuramente, per una rivisitazione e un'imposizione della tracciabilità dei processi amministrativi. Si parte da una due diligence condotta sulla modalità con cui Ama provvedeva all'acquisto dei propri servizi e materiali. Ama ha un bilancio che determina costi appaltati che variano nell'ordine dei 300-350 milioni di euro l'anno. Si interviene sulle modalità con cui questo processo veniva gestito, andando a verificare quali anomalie in questo processo potevano essere rinvenute, in particolare modalità di affidamento diretto, di prorogatio degli ordini, di trattative al di fuori delle procedure previste dalla normativa sui lavori pubblici.
  Svolgo quest'attività immediatamente dopo l'insediamento, ritenendola di importanza Pag. 7 fondamentale anche nella logica di presidio gestionale. Ci porta a identificare un valore percentuale di circa l'80 per cento delle procedure che erano fuori dal modello di affidamento secondo la normativa dei lavori pubblici. Su questo, peraltro, presentiamo, dandone comunicazione al presidente, che li fa propri e li presenta agli organi competenti, degli esposti sui casi che erano da attenzionare dalla procura della Repubblica. Questo porta a un'azione di presidio del processo, di analisi di quanto doveva essere fatto.
  Sostanzialmente, questo ci consente di arrivare, alla fine del 2015, a un'inversione di tendenza, in cui un'alta percentuale delle procedure rientra nei parametri previsti dalla normativa pubblica, come d'altronde non può che essere, al netto di casi che rimangono nella privativa industriale. Chiaramente, questo va anche con una tracciabilità documentale delle modalità di definizione del processo d'acquisto e, quindi, si introduce all'interno dei processi di evidenza un processo che porti, intanto, a tracciare chi sta facendo cosa, da dove nasce l'esigenza dell'acquisto, chi ha quest'esigenza e come si fa ciò. C'è l'introduzione del meccanismo di congruità dei prezzi.
  Faccio solo una riflessione. Effettivamente, da una prima analisi dei prezzi della gara, avevamo riscontrato che, ad esempio, relativamente alla congruità della raccolta differenziata delle utenze commerciali, i valori posti a base di gara non erano in linea con i prezzi di mercato. Quella gara di cui vi ho raccontato, che ci ha portato a risparmiare il 30 per cento, è partita da un abbattimento dei costi originari proprio grazie a un'analisi di mercato che avevamo condotto.
  All'interno della tracciabilità dei flussi di acquisto, quindi, si evidenzia chi fa che cosa, come lo si fa, nonché la congruità dei prezzi. Tutto questo, anche se sembra normale, era, in una situazione come quella che abbiamo trovato, un elemento di chiarezza che porta sia a ripristinare condizioni normali di gestione, ma anche, in futuro, ad avere, per effetto delle procedure indotte e del controllo di gestione portato, un risparmio che si tradurrà nell'abbattimento della TARI, che già nel 2015 era stato di 1,5 punti percentuali e nel 2016 era di 2 punti percentuali.
  Guardavo una recente indagine su Il Sole 24 Ore, che proprio su Roma faceva vedere come, effettivamente, nel 2015 e nel 2016 c'era stato un abbattimento complessivo della TARI, proprio perché si stava intervenendo. Abbiamo risparmi nell'ordine delle decine di milioni di euro sui costi del conto economico. Questo va di pari passo con una riorganizzazione amministrativa. Ama aveva una lacuna nella microstruttura del personale. All'indomani dell'incarico che ho ricevuto, ciò si va a ridefinire, o almeno dopo non molto tempo.
  La microstruttura, in una struttura complicata come Ama, è fondamentale. Se io non so chi è responsabile di che cosa, è difficile che riesca a rendere performante la struttura o a individuare delle responsabilità. Nel gennaio 2015 viene emanata anche una microstruttura che individua la responsabilità specifica per le varie unità operative in cui è articolata una struttura di circa 8.000 persone (ricordo, ma la Commissione lo sa benissimo, che Ama ha 8.000 dipendenti). Vengono definite responsabilità, competenze e questo anche nella logica di azioni che vanno a ridurre il personale. In particolare, agiamo sui dirigenti, di cui tre vengono avviati in esodo. Vengono anche effettuati concorsi perché si possano ricoprire le posizioni. Si cercano di individuare, anche all'interno della macrostruttura, posizioni che siano di importanza per la società, sempre con l'obiettivo di liberare Ama da ogni dipendenza, anche da quella di consulenti strutturali, che nel tempo possono aver prestato la propria attività alla società.
  Nel processo di riorganizzazione viene portata avanti anche un'azione relativa al tema della produttività e, quindi, al presidio delle attività. Questo viene sviluppato attraverso azioni sul lato strutturale. Ciò è stato raccontato dagli organi di stampa, ma ricordo il tema dei cassonetti stradali, un bene in locazione per Ama, per cui c'era un contratto di leasing che prevedeva un'attività Pag. 8 di global service: non avere, però, per una società come la nostra, la disponibilità in proprietà dei cassonetti, è un elemento di attenzione. Si passa da un concetto di affitto, a un concetto di proprietà. Peraltro, immaginiamo e sviluppiamo le condizioni per una gara nuova e questo ci consentirà, a livello economico, di ridurre il costo complessivo. Quando me ne sono andato, stavo seguendo la vicenda per cui sarebbero arrivati i nuovi cassonetti; quindi, la città non ha cassonetti di grande qualità non perché non lo fossero all'origine, ma perché la vita, a volte anche decennale, di questi cassonetti li ha resi tali. Da questo si innesca il progetto di riduzione dei costi. Il global service portava a circa 1.800 euro di costo complessivo – eravamo ancora a balzelli di cinque anni a cassonetto – mentre il costo di un cassonetto in proprietà è di circa 650 euro. Il risparmio va anche nella logica del minore costo, ma anche in quella di indipendenza della società.
  Parte anche un progetto di riorganizzazione delle attività che la società deve condurre, verso un nuovo modello di organizzazione del servizio di spazzamento. Accanto alle attività di raccolta di cui vi ho raccontato, in cui il segmento da presidiare è quello dei flussi in uscita e della capacità di raccolta, sia in economia, sia attraverso la soluzione dell'appalto, c'è il tema dello spazzamento. Il tema è caro perché è sulla strada, più o meno sporca, sulla piazza, più o meno sporca, come è giusto che sia, che si innescano i livelli di gradimento del servizio. Viene quindi proposto un modello nuovo, che punta all'individuazione, riprendendo un modello che Ama già aveva, ottimizzandolo, sulla base di una suddivisione del territorio della città in aree elementari, delle quali viene individuata la responsabilità in capo a 356 persone (per 356 aree). Ognuna di queste persone è responsabile di un'area di circa 3 chilometri quadrati. Questo consente l'unicità della responsabilità, sulla quale viene instaurata una procedura che consenta anche l'analisi di quello che viene quotidianamente fatto e segnalato.
  Questo si inquadra in un progetto che portò anche a un incremento dei livelli di completamento dei servizi. Ogni giorno, infatti, abbiamo dei servizi che vengono erogati, ma dei quali bisogna vedere quanti su 100 sono effettivamente erogati e, di quei 100, quanti sono completati. I due parametri misurati e ottimizzati erano il completamento del servizio e il numero di servizi effettuati su quelli assegnati: siamo a un incremento di circa il 30 per cento nel complemento. Si trattava del combinato disposto di un'azione sulla componente di disponibilità dei mezzi.
  Ama è un'azienda semplice, anche nella sua complicazione, ma funziona se ogni giorno riesco a far uscire dalle sedi i mezzi che possono poi andare a prendere i rifiuti. Ama aveva una disponibilità di mezzi di circa il 45 per cento sul parco macchine totale. Questo significava che, ogni giorno, di tutte le macchine che avevo, la metà stava ferma. Riusciamo a raggiungere, anche grazie alle persone che in Ama lavorano – che hanno una grande professionalità e una grande capacità – il 75 settantacinque per cento, con punte al 25 dicembre 2015 – lo ricordo – e dell'85 per cento. È chiaro che più macchine ho disponibili, meno succede che si rallentino i servizi, meno servizi saltano.

  PAOLA NUGNES. Mi scusi, lei dice che ci sono meno mezzi di quelli disponibili: vuol dire che non c'è manutenzione? Non mi è chiaro questo passaggio.

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Senatrice, quello di Ama è un parco di circa 1.600 mezzi (vado a memoria, potrei sbagliare sulle unità). È chiaro che il servizio quotidiano di Ama ha bisogno di un tot di mezzi. Se i mezzi sono fermi in officina, quel tot potrebbe anche essere zero, ma si deve intervenire perché la percentuale di mezzi funzionanti sia adeguata al servizio.
  Quando però arrivo, trovo che la percentuale di mezzi disponibili è intorno al 50 per cento. Questo determinava dei costi aggiuntivi. Per coprire la quota parte di mezzi non funzionanti, si noleggiavano, infatti, dei mezzi. Pertanto, l'obiettivo che ci si è posti è stato quello di annullare i costi Pag. 9di noleggio perché, se ci sono mezzi fermi, prima di tutto devono funzionare i mezzi di Ama; inoltre abbiamo puntato ad aumentare i mezzi disponibili perché, se li ho, significa che posso incrementare i passaggi, fare una politica di svuotamento più efficace, dedicarli alla raccolta differenziata. Questo ci porta a migliorare la qualità della raccolta che, chiaramente, incide sulla qualità dello spazzamento. Se io non raccolgo il rifiuto dai cassonetti, purtroppo, per l'indisponibilità del cassonetto – e a volte anche un po’ per la pigrizia dei cittadini – succede che il cittadino lasci il rifiuto accanto al cassonetto (magari poi succede che il gabbiano lo apre e ci si trova il rifiuto su tutta la via). È questo, quindi, un elemento di attenzione, cioè quello che punta all'incremento di percentuale di disponibilità. Ciò agisce sui mezzi, come abbiamo detto, anche con un'organizzazione del servizio in cui si richiama la responsabilità puntuale e territoriale. Si agisce, poi, anche sul presidio delle frequenze e sul completamento dei servizi.
  C'è, inoltre, il tema dell'innovazione. Non possiamo non immaginare che ci debba essere un'innovazione forte e che Ama, anche in questo, debba essere un volano, non solo per se stessa ma per la città. La prima innovazione, a luglio 2015, sono stati i GPS sui mezzi. Qui facciamo anche quanto necessario per quanto riguarda le procedure con le organizzazioni sindacali. Si ripristina il GPS, intanto, cioè uno strumento di sicurezza fondamentale. Io avevo, come direttore generale di Ama, persone che, a qualunque ora della notte, stavano in giro: se però non so che cosa sta succedendo a un mezzo, è un po’ difficile che possa intervenire in maniera sicura! Quindi, c'è stato il ripristino dei GPS, che oltre a consentirmi il presidio della flotta, produce un know how. A quel punto, infatti, riesco, dai big data che accumulo, ad avere informazioni sui tragitti, sui cassonetti svuotati o non svuotati, su quello che sta succedendo. Immaginiamo anche un progetto che vada verso la funzionalizzazione del workforce management: è chiaro che un'azienda a grande peso occupazionale come Ama ha anche bisogno di un modello di gestione che consenta di efficientare al meglio. Ripeto: abbiamo colleghi che girano per la strada e fanno il massimo, ma l'efficienza che può dare un presidio attraverso il workforce management diventa importante. Anche in questa direzione si immagina un progetto. Noi testiamo ciò, tra l'altro, grazie alle risorse interne e riusciamo a lanciare, nell'ultima parte del 2015 e nei primi mesi del 2016, un progetto sperimentale sul primo e sul nono municipio. Attraverso un'applicazione presente sui palmari consegnati al personale di Ama, si poteva seguire il lavoro quotidiano di raccolta porta a porta. Si tratta sempre di un elemento di criticità perché, sulla raccolta porta a porta, c'è necessità di avere una tempestività nell'analisi della copertura effettuata. Grazie a questo strumento cerchiamo di andare avanti. Sul tema della produttività si va, quindi, in una direzione che permetta anche l'incremento della produttività stessa e della qualità del servizio.
  Questo si aggiunge al tema del rapporto con la città. Uno degli obiettivi – lo usavo come slogan – era che Ama doveva recuperare la fiducia della sua città. Se andiamo a chiedere ai cittadini romani quanto si fidano di Ama, la risposta a volte non è piacevole. Per recuperare la fiducia della città, però, bisogna che ci sia un presidio attento della customer care, della qualità con cui Ama risponde. Su questo si interviene con alcune operazioni di trasparenza. Si è cominciato, sperimentalmente, pubblicando i tragitti delle spazzatrici e questo diventa anche un termine di controllo reciproco. Io posso mettermi alla finestra e comunicare che domani mattina alle 8.10, a Via del Seminario, passerà la spazzatrice, ma se la spazzatrice non passa? Diventa, quindi, un impegno reciproco. In questa direzione si fanno delle azioni e quella di pubblicare questo dato è un primo passo. Poi, spero che ciò sia ancora funzionante sul sito Ama Today, che consente di verificare i servizi fatti nel giorno prima, oggi per ieri. Si va, poi, verso la produzione di app che consentano di individuare dei servizi. Si va anche verso un'attenzione alla risposta al reclamo e alla Pag. 10tempestività sulla qualità del servizio erogato. Peraltro, nel settembre 2015, interviene nella vita di Ama un evento importante. Ama riceve da parte dell'amministrazione capitolina l'affidamento in concessione del servizio di igiene urbana per quindici anni – vado a memoria – per un importo di circa 11 miliardi di euro, una delle convenzioni più importanti. Tra l'altro, in quel piano industriale si prevede l'abbattimento, per effetto della contrazione dei costi e dell'incremento della raccolta differenziata, del percorso TARI, che va un po’ in linea con quello che ci stavamo dicendo.
  A questo aggiungiamo delle iniziative, in parte proprie del perimetro di gestione. Con la proposta, ad esempio, di un compostaggio di collettività, l'idea è quella di ridurre il trasferimento del rifiuto organico e testare soluzioni di prossimità, laddove c'è una produzione maggiore della frazione organica – qui c'è una collaborazione nel progetto con Enea – che permettano il trattamento locale. Questo è importantissimo: quello della frazione organica raccolta e trasportata è un costo importante in termini sia di trattamento sia di raccolta. C'era un progetto per realizzarne cento. Formulo un'ipotesi: sapendo che un impianto di quel tipo può arrivare a gestire 60-80 tonnellate, questo significherebbe avere circa 6.000 tonnellate già gestite. C'è quindi il tema delle isole ecologiche. Io bandisco una gara che porterà – spero siano in fase di realizzazione – all'aggiudicazione dei lavori per la realizzazione della prima isola ecologica aggiuntiva nel sesto municipio, proprio per portare più vicino al cittadino il punto dove può lasciare i propri rifiuti, in una logica anche di delocalizzazione del personale. Su questo abbiamo anche con l'amministrazione di Roma Capitale una richiesta di disponibilità di siti dove poter alloggiare le persone. Un effetto che c'è stato negli anni, infatti, è stato l'allontanamento dal servizio.
  Tutto questo va in una direzione che trova poi la sua rappresentazione nel risultato economico della società, che nel 2015 chiude il suo bilancio con un attivo, dopo le tasse, di circa un milione di euro e con risparmi nel conto economico dell'ordine delle decine di milioni di euro, che cioè vi rappresentavo rispetto al 2014. Questo è stato il risultato delle azioni di indirizzo e di ottimizzazione svolte, verso l'unico obiettivo di avere un'azienda sempre meno condizionata e sempre più in grado autonomamente di gestire le proprie attività.

  PRESIDENTE. Lei cessa, quindi, nel 2016, dico bene?

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Fine febbraio 2016.

  PRESIDENTE. Come mai viene cessato l'incarico?

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Io ero in distacco dalla società in cui presto la mia attività lavorativa, ACEA SpA. Per il venire meno degli effetti del contratto di distacco e per quanto previsto sia da quel contratto, sia dalla mia società di appartenenza, rientro, appunto, nella società di appartenenza.

  PRESIDENTE. Si è trattato, quindi, di un'operazione assolutamente normale: non è successo niente, non è stato riconfermato, non le è stato chiesto di rimanere?

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Il contratto è cessato e quindi sono rientrato in ACEA.

  PRESIDENTE. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LAURA PUPPATO. Ringrazio il dottor Filippi. In particolare, mi ha colpito quando ci raccontava del fatto – peraltro ciò rende merito alla gestione che c'è stata in questo senso in Ama – che avete cercato di rendervi autonomi il più possibile, al punto che avete ritenuto di ridimensionare, fino possibilmente a chiudere, per esempio, l'accesso che avevate per molte centinaia di migliaia di tonnellate l'anno nei confronti Pag. 11di Colari, mettendo in campo anche un tritovagliatore mobile, che doveva servire proprio a rendervi maggiormente autonomi.
  Ora, durante le varie audizioni che abbiamo tenuto per il caso di Roma, di Ama e così via, ci è stato comunicato che il tritovagliatore mobile ha lavorato in totale solo 14.000 mila tonnellate rispetto alle attese 100.000, mentre Colari ha continuato a lavorarne molte, fino a 280.000 nello stesso anno.
  Innanzitutto, può farci un bilancio dell'acquisto del tritovagliatore mobile? Che problemi ci sono stati? Era, in effetti, così poco rilevante quest'ulteriore opportunità gestionale dei rifiuti che veniva offerta? Cosa c'era di diverso rispetto alle attese? Che problemi ci sono stati?
  In relazione a questo, vorrei anche capire se può fornirci dei dati economici sul costo cui faceva riferimento per la gestione dell'indifferenziato trattato in TMB Colari, in particolare a Rocca Cencia, nonché per quello che invece veniva a suo tempo gestito all'interno di Ama (ma anche nel 2015 negli impianti che ha avuto modo di rimettere in funzione, tra cui quello salario, che è stato riattivato dopo essere stato, come lei diceva, spento per parecchio tempo).

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Era quello di Rocca Cencia. Di quello del Salario non abbiamo parlato. In quest'attività volta a renderci autonomi, un inciampo lo abbiamo avuto il 2 giugno 2015 perché l'impianto di Salario subisce un incendio che lo renderà non disponibile. Questo percorso, che ci sarebbe consentito prima di arrivare a una maggiore autonomia, in realtà, un po’ rallenta.

  LAURA PUPPATO. Sì. Poco fa, diceva anche che è noto ed è anche riconosciuto che abbiamo un'impiantistica TMB sovrabbondante, peraltro, sull'indifferenziato. Vorrei capire bene questa vicenda rispetto alle dichiarazioni. Abbiamo dei dati che non mi tornano dal punto di vista proprio materiale. Esiste questa necessità di implemento dell'attività di TMB e del lavoro da svolgere all'interno di quei TMB o, invece, abbiamo una complessiva sovrabbondanza e solo il caso dell'incendio di salario ha messo in discussione questa sovrabbondanza? Inoltre, vorrei conoscere il costo Colari e il costo Ama a tonnellata. Passo poi a un'altra questione. Risulta che lei abbia assunto come consulente un certo dottor Marconi, che era consulente di Cerroni, mi pare nel 2015 (mi corregga se sbaglio). Con quale criterio è stata assunta questa figura? Rientra nell'ambito delle questioni che anche lei ha testé evidenziato in relazione all'implementazione dei funzionari interni utili a evitare l'accesso a consulenti esterni di varia natura? Può spiegarci anche questi passaggi?

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Il tritovaglio mobile è un impianto d'emergenza. In realtà, trovo che già si era immaginata questa soluzione, che d'altronde non è peregrina. Per la natura stessa del sistema Ama, dotarsi di impianti che possano consentire una capacità emergenziale è chiaramente un cuscinetto che permette una continuità e affidabilità del sistema che sono necessarie.
  Il tritovaglio, macchina semplicissima, fatta da un trituratore e un vaglio – è un frullatore di rifiuti, come dice qualcuno – lavora comunque 400 tonnellate. Vi ricordo che la potenzialità di Rocca Cencia è 750, come quella dell'impianto al Salario. Vuol dire che con una macchina molto semplice io faccio la metà della potenzialità di un TMB, ma non è un TMB, come non è un TMB la tritovagliatura di Colari, dove manca la componente di stabilizzazione della parte umida. Quando troviamo il tritovaglio, questo non lavorava, anche per tema di un percorso autorizzativo: lo abbiamo rimesso in servizio nel momento di una certa conflittualità tra Ama e il gruppo Colari, ovvero nell'aprile 2015 (basta andare a vedere i bilanci di quei giorni). Il gruppo Colari ci aveva rappresentato delle difficoltà relative alla capacità di trattamento dei suoi impianti, per cui c'era stato un rallentamento. Le tonnellate del tritovaglio ci consentono di assorbire e di garantire una certa autonomia: intanto, però come fu autorizzato? Fu autorizzato in Pag. 12emergenza da una delibera dell'amministrazione capitolina. La possibilità di farlo lavorare, tenendo sempre conto che è una macchina emergenziale, ha seguìto la tempistica dell'autorizzazione in emergenza, che è durata sei mesi. A novembre del 2015 è finita l'autorizzazione. Nel frattempo, avevamo chiesto un'autorizzazione prevista per gli impianti mobili, che hanno una loro autorizzazione specifica dalla regione; poi c'è una campagna che li autorizza, perché essendo mobili si suppone la non strutturale presenza; a un certo punto il tritovaglio si ferma, ma perché non ha possibilità di lavorare in quanto non c'è l'autorizzazione. Personalmente, lascio gli atti nel febbraio. Spero che ciò sia stato concesso, poi, dalla regione Lazio, anzi credo l'autorizzazione fosse già stata concessa. Il rimetterlo in esercizio avrebbe potuto determinare sempre le 300 tonnellate...

  LAURA PUPPATO. Possiamo dire che le 14.000 tonnellate sono il lavoro dell'indifferenziato in sei mesi?

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Tutto quello che poteva fare in sei mesi. Ora, il tritovaglio di Rocca Cencia è un impianto di 1.200 tonnellate autorizzate. Peraltro, io faccio sempre una riflessione. Sul bacino di Rocca Cencia l'annullamento delle quantità trasportate da Ama ha determinato un beneficio per il territorio di 1.200 tonnellate, ma di circa 700 tonnellate in meno al giorno. In questo momento, infatti, quell'impianto non le sta prendendo.
  Il beneficio ambientale conseguente alla decisione di autonomia di Ama, quindi, passa anche per un altro fatto. Quando sono arrivato, l'impianto prendeva 700 tonnellate al giorno (ne aveva prese mille il tritovaglio). Abbiamo ridotto, quindi, di mille tonnellate. Si tratta sempre di quasi cento compattatori al giorno, visto che per ogni compattatore ci sono 8 tonnellate, più i camion che escono.

  STEFANO VIGNAROLI. Scusi, ma quest'impianto è stato affittato, comprato, ovvero prima affittato e poi comprato, aumentandone i costi?

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. No, onorevole. Quando arrivo, trovo che era stato noleggiato. Ritengo che siccome è un impianto strutturale per Ama, debba essere comprato. Il costo di acquisto ha scontato tutti i canoni di noleggio che Ama aveva pagato precedentemente, peraltro arrivando – non ricordo, ci sono gli atti – a un costo che forse non era oltre i 300.000-400.000 euro. Si tenga conto anche del fatto che tutti i noleggi furono scontati. Non solo, quindi, non si è determinato un incremento di costi, ma è stato possibile un riassorbimento dei costi d'esercizio, che erano stati già pagati dalla società, peraltro togliendo 300 tonnellate, a una macchina non di proprietà di Ama e che Ama stava portando ogni giorno a 175 euro a tonnellata. Credo che ci siamo ripagati il tritovaglio nel giro di otto giorni: 175 per 300 tonnellate dà circa 50.000 euro (ma non vorrei darvi troppi numeri), insomma, lo ripaghiamo in poco tempo.
  Passo alla seconda risposta. Il tritovaglio di Rocca Cencia costa 175 euro a tonnellata, ma lì il tema è che si tratta di una tariffa pattuita tra le parti. Questo è un tema sul quale sono attivate diverse azioni. Diverso è il caso dei TMB autorizzati dalla regione Lazio, che sono autorizzati, come tutti gli impianti dove c'è una privativa. È chiaro che, se sono obbligato a portare i rifiuti a qualcuno, un ente superiore mi deve disciplinare le modalità con cui io porto i rifiuti a quel qualcuno e, siccome mi obbliga, mi deve anche fissare il prezzo. Questo è il motivo per cui le tariffe d'accesso della differenziata sono disciplinate da una normativa regionale. Su questo ci sono diverse determine. In ogni caso, relativamente al costo, ricordo che 143 euro era la tariffa, oggi in discussione, ci sono state diverse determine. Il numero è comunque inferiore.
  Sul tema del costo vi fornisco un elemento importante. La gara dell'indifferenziato aveva evidenziato che, al mercato, il costo dell'indifferenziato trattato in impianti extra Nazione era di 136 euro a Pag. 13tonnellata. Se io mi devo confrontare con un prezzo di mercato, lo devo fare con quelli di mercato e questo è un elemento. I TMB Ama hanno un costo industriale fatto dalle persone che ci lavorano e dalle attività. Su questo c'è un'attenzione e abbiamo lavorato anche affinché i meccanismi di affidamento dei servizi di uscita dei rifiuti, elemento di grande attenzione, andassero nella direzione di un'attenta analisi delle modalità di affidamento ed evidenziassero, laddove ci fosse una commistione di attività, il superamento della commissione delle attività stesse.
  Penso sempre che il modo migliore per far risparmiare un'azienda sia che chi viene chiamato a fare qualcosa, faccia quello che deve e solo quello. Se metto insieme più attività, rischio di favorire un percorso non misurabile. Nel caso specifico, l'allontanamento dei rifiuti è fatto da un trasporto e da attività di smaltimento e recupero. Io presidio il processo in maniera chiara se bandisco una gara per i trasporti e una per lo smaltimento e il recupero. Se invece li metto tutti insieme, intanto si paga un sovrapprezzo, mentre dovrebbe essere nella capacità di un'azienda delle dimensioni di Ama gestire i flussi e fare una direzione lavori attenta. Se poi lo affido a qualcun altro, è lui che porta ad un mark up il risultato. Conseguentemente, siccome ho filiere precise, ho anche gli atti autorizzativi precisi: li presidio, li seguo, li traccio e vedo quest'aspetto.
  Quanto al tema che richiamava dell'ingegner Marconi, forse l'ho affrontato in maniera rapida. Quando prendo in esame la struttura di Ama – premesso non c'era una microstruttura e quindi la facciamo – l'elemento è il seguente: io ho posizioni strutturalmente deboli all'interno dell'azienda? La responsabilità di un amministratore, in questo caso, è quella del superamento delle posizioni strutturalmente deboli. Nel fare questo, comunico a Roma Capitale (perché ciò mi è richiesto dalla normativa vigente, valida per le aziende pubbliche e credo che la lettera sia rinvenibile tra gli atti) la necessità del superamento delle carenze organizzative di Ama, che sostanzialmente riguardavano anzitutto aspetti puramente amministrativi. In Ama ero direttore generale, ad interim capo dell'amministrazione e finanza, ma ero anche il CFO di Ama, cosa che non può essere per un lungo tempo. Non può esserci, cioè, un'azienda in cui, per lungo tempo, c'è una commistione di attività. Dall'analisi complessiva organizzativa evidenzio alcune situazioni critiche: quella del responsabile amministrazione e finanza, del responsabile di presidio sugli impianti, dove c'era un percorso consulenziale che si ripeteva da numerosi anni...

  PRESIDENTE. Quello della consulente, la dottoressa Muraro!

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. È un aspetto semplicemente di analisi organizzativa. Se c'è il prosieguo per un decennio di una consulenza, si evidenzia che l'azienda è strutturalmente priva di una attività. Come sempre dico, uno può vincere al Totocalcio e andarsene, mentre il know how deve sempre rimanere dentro l'azienda. Nel far questo, abbiamo tutte le procedure necessarie, ma questa lettera che inviammo non ebbe mai una risposta formale e questo ci impedì i cambiamenti organizzativi di cui avevamo necessità, tanto che prorogo il contratto fino al 31 dicembre 2015 alla dottoressa Muraro, ma nel frattempo cominciamo anche a cercare, con evidenza pubblica. Fu fatta una richiesta attraverso l'ufficio del personale secondo le procedure previste (la struttura impiantistica di Ama era, per quanto detto, essenziale). Non è possibile che abbiamo una carenza strutturale anche in termini di presidio in una funzione che è quella che dovrebbe far sviluppare la società.
  All'esito di quest'attività condotta dalla struttura del personale, peraltro comunicata anche all'amministrazione di Roma Capitale, il concorso aveva individuato come figura quella dell'ingegner Marconi.

  PAOLA NUGNES. A parte che concordo con lei, con la visione gestionale, di internalizzare tutti i servizi e portare gli appalti a gara, mi chiedo: per muoversi direttamente Pag. 14 verso questi obiettivi, di che coperture necessitava l'azienda? Dal punto di vista economico, ha detto chiaramente che, per esempio, il tritovaglio si è ripagato in otto giorni, anche se, chiaramente, c'è il dato dei 175 euro a tonnellata, tariffa molto discussa. Mancava, però, la stabilizzazione e il trattamento del secco, che chiaramente avrà avuto un altro costo. In genere, tutte queste internalizzazioni come sono state coperte o come si valutava di coprirle? Infine, ieri, durante il sopralluogo, mi è venuto un dubbio. L'appalto con la società Enki riguarda il trattamento, come lei ha detto, dell'indifferenziato o del tal quale? Nei TMB di Salaria e di Rocca Cencia arriva il tal quale.

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Non è la stessa cosa?

  PAOLA NUGNES. No. Mi perdoni, non vengo a farle lezione, anzi è stato proprio specificato ieri. L'indifferenziato è quella parte che residua dalla raccolta differenziata, quindi avrà una presenza di umido sicuramente inferiore ed è quello che l'Europa ci consente di poter...
  È chiaro che in un'abitazione, in un'unità domestica dove si fa la raccolta differenziata, il sacco dell'indifferenziato presenta sicuramente una percentuale di umido inferiore.

  PRESIDENTE. Tal quale e differenziato da raccolta differenziata hanno caratteristiche diverse.

  PAOLA NUGNES. Perfetto. La mia preoccupazione è che l'Europa non consideri questo trasporto transfrontaliero nelle norme se non è indifferenziato ma è tal quale. Già ci ha risposto in tal senso dicendo che, per quanto riguarda il tal quale, questo non può essere trasportato. Se, invece, si fa un discorso, come mi è stato detto, totale sulla raccolta differenziata come percentuale, per cui con un certo tipo di raccolta differenziata possiamo valutare quell'indifferenziato, che ha delle caratteristiche diverse, penso che sia un po’ un modo di uscirsene dal discorso. Io temo che possa arrivarci dall'Europa una procedura di infrazione. Per quanto riguarda tutti questi affidamenti fuori norma, che sono stati evidenziati e che hanno portato un danno economico così evidente alla società, c'è un elenco? Mi sembra che lei abbia accennato a qualcosa del genere. Le responsabilità e questi affidamenti sono stati attenzionati dalla procura? Sono adesso in fase di esame?
  Ci può dire anche, cortesemente, poiché avevamo notizia di questo procedimento penale a suo carico, se si è concluso e a che punto è?

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Parto dall'aspetto personale, che è più facile. Il procedimento penale a mio carico è un cosiddetto reato di posizione. Io ero amministratore delegato di una società del gruppo ACEA ed è in corso il procedimento. Auspicabilmente – ho contezza delle difficoltà – c'è un processo in corso e vedremo.

  PAOLA NUGNES. C'è un rinvio a giudizio, quindi il processo è ancora in corso. Volevo sapere se c'erano degli aggiornamenti.

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Me l'aveva ricordato l'ultima volta, a luglio 2015!

  PAOLA NUGNES. Personalmente, volevo sapere se c'erano delle novità al riguardo.

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Si va avanti sulla stessa linea. Sulla copertura economica, intanto questa la troviamo nei risultati di bilancio del 2015. Premetto che, come tutte le aziende, la società operava in regime del budget deliberato dagli organi competenti, che diventa per il direttore generale – e quindi direttore operativo – la strada da percorrere, migliorandolo. Se si migliora, va bene. I risultati che chiudiamo nel 2015 ci testimoniano che le azioni di ottimizzazione, compreso il fatto che abbiamo sottratto il rifiuto all'utilizzazione del tritovaglio Pag. 15 mobile, andavano in questa direzione. Aggiungo un aspetto che mi sono lasciato sfuggire prima, ma perché non fa parte strettamente del ciclo rifiuti urbani. Una delle azioni messe in campo, solo per rispondere sul modello con cui abbiamo lavorato, ha riguardato il termovalorizzatore di rifiuti sanitari di Ponte Malnome. Penso che la Commissione sappia che Ama aveva in gestione un impianto di trattamento di rifiuti sanitari.
  Quell'impianto determinava una marginalità negativa di circa 2,5 milioni, pur essendo un settore in cui le aziende normalmente marginalizzano positivamente. C'era una serie di elementi che determinavano la necessità di attenzionare. Abbiamo avviato un percorso – credo che ci siano delibere di consiglio di amministrazione che lo definiscono – in cui si è fatto un piano di revamping, di ristrutturazione, che ha valutato il ritorno sull'investimento, la copertura economica e che ha fatto vedere come la marginalità e l'IRR dell'investimento fossero superiori al 15 per cento.
  Abbiamo effettuato la stessa analisi per tutte le attività di cui le parlavo. Il risultato sta poi nel risultato a consuntivo del conto economico. Se lei guarda il budget 2016, diventato il piano finanziario tariffa – vi ricordo che Ama è tenuta a depositare un piano finanziario tariffa, sulla cui base l'assemblea di Roma Capitale si è determinata già nel 2016 per emanare la tariffa rifiuti – ci trova gli efficientamenti dell'ordine delle decine di milioni di euro, di cui vi dicevo, che hanno permesso nel 2016 un abbattimento della TARI del 2 per cento. Parliamo, quindi, della copertura che è nel piano finanziario tariffa deliberato o da deliberare sulla base degli efficientamenti che abbiamo detto e dell'analisi che dicevo.
  Quanto a Enki, c'è una storia da ricostruire e un tema che chiama conoscenze e direi visioni in capo a organi amministrativi a cui bisogna poi rappresentare quello che lei che lei stessa ha detto: Ministero dell'ambiente, regione Lazio, che stanno valutando proprio questi aspetti. Oltretutto, la pratica di transfrontaliero deve avere delle caratteristiche precise per essere autorizzata.
  Elemento importante: l'articolo 35 dello Sblocca Italia ha fatto passare una visione diversa dal punto di vista della recuperabilità del rifiuto. Nell'articolo 35 c'è un elemento: qui stiamo parlando non di un rifiuto che esce e va a smaltimento. Il tema che lei ha evidenziato rientra in un'analisi merceologica delle caratteristiche del rifiuto di uscita dalla raccolta. Più io vado verso una raccolta differenziata spinta, più sottraggo caratteristiche che passano nel rifiuto urbano residuo, definizione a cui ci stiamo abituando, che mi danno delle attenzioni. Ma l'elemento importante non è solo quale CER do, ma come lo chiamo, che cosa faccio a quel rifiuto e se va al recupero energetico.
  Da questo punto di vista, premesso che le valutazioni sulla qualità del rifiuto e sulle procedure a cui il rifiuto sarà soggetto, necessarie per determinare quest'uscita, sono in capo agli organi competenti, di qui nasceva la gara che avevamo bandito in un periodo transitorio. Io sono convinto che il percorso di utilizzo di soluzioni extra ambito vada pensato per quell'autonomia di flussi di cui dicevamo. La senatrice Puppato mi ha chiesto dei TMB: in questo senso, c'è una ricognizione fatta dalla regione Lazio che evidenzia che la capacità di TMB regionali è adeguata.
  Quanto agli affidamenti fuori norma, il presidente Fortini ricorda...

  PAOLA NUGNES. L'articolo 35 dello Sblocca Italia permette il trasporto infraregionale, se c'è un accordo tra le parti: è il transfrontaliero che non permette il tal quale!

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Non faccia dare a me una risposta. Ripeto: ci sono organi più competenti di me.

  PAOLA NUGNES. Quella che le ponevo era una preoccupazione e volevo che mi desse una risposta su questo.

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. La logica in cui è nata la possibilità di utilizzare l'appalto Enki, Pag. 16che mi pare stia procedendo e possa rappresentare per la città una soluzione, era quella, rispettando correttamente la norma (non può che essere così) di utilizzare quest'azione. Come dicevo, vale il CER e quindi la tipologia del rifiuto, che sarà valutata: vale l'operazione che va fatta su questo. Poi ci possiamo intrattenere sul 152, sulle azioni di recupero e su come si pensava di reprimere lo smaltimento fuori regione o su come, invece, il recupero possa essere inteso. Da tecnico, però, potrei essere contraddetto dai legali.
  Quanto agli affidamenti, abbiamo presentato gli esposti alla procura della Repubblica. Sono quei 14 esposti di cui il presidente ha già riferito. L'abbiamo fatto in base alle evidenze che ci si manifestavano via via che individuavamo, nell'analisi degli appalti che trovavamo, situazioni non corrette e da denunciare. Su questo sta lavorando la procura.

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Ringrazio il dottor Filippi. Io Ho qualche domanda. Una è in generale. All'inizio della sua attività come direttore generale e al termine, i rapporti economici con Colari e con ACEA sono migliorati? Non m'interessa il numero assoluto ma il trend: ci sono stati miglioramenti, peggioramenti? Relativamente a Colari, durante il suo periodo, guadagnava di più, guadagnava di meno? Per i rapporti con ACEA la domanda è la stessa.
  Inoltre, relativamente a un argomento del giorno – vedo che qualcuno si sorprende quando gli ingombranti restano per strada a Roma – c'è stato un bando, cui credo abbia partecipato, perché è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea il 6 febbraio 2016, per gli otto lotti per il Ricicla Casa: il lotto 1, per 1.848.000 euro, è andato infruttuoso ai primi di giugno di quest'anno e poi è stato ripresentato il 9 agosto dalla nuova amministrazione, ma non conosco il risultato di quest'ultimo tentativo. In quel momento, però, è risultato infruttuoso. Credo che lei non fosse più assolutamente responsabile perché era rimasto il dottor Fortini, ma lei è rimasto sorpreso di ciò? Perché, su questi otto lotti, proprio quello è rimasto infruttuoso e non si è riusciti ad andare avanti? Adesso viene riproposto e, come dicevo, qualcuno poi si sorprende – non voglio fare una polemica politica – dei frigoriferi per strada, ma la situazione è questa da parecchio tempo. Lei ha un'interpretazione per questa situazione?
  Infine, lei ha detto di essere tranquillamente rientrato in ACEA al termine di un mandato: a lei risulta che siano state fatte pressioni per questo suo rientro in ACEA anticipato o meno? Sui giornali si è parlato sia dell'interrogazione parlamentare del vicepresidente Augello, ma anche di eventuali pressioni da parte del vicepresidente Vignaroli. I nostri vicepresidenti si sono molto interessati a lei: può dirci qualcosa di concreto su questo? Quanto alla stampa, non metto assolutamente la mano sul fuoco, ma neanche posso ignorare quello che si dice.

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Allora, i rapporti economici sono frutto di contratti che le aziende stipulano sulla base delle modalità che la normativa prevede. Per quanto riguarda i contratti stipulati sulla base di quello che la normativa prevede, nel momento in cui ho lavorato in Ama, nulla è cambiato, o meglio Colari riceveva rifiuti in base alla delibera regionale che autorizzava i due TMB di Malagrotta e quindi su quello veniva fissato un importo. Al netto della determina che ha cambiato quelle tariffe, lì si è continuato a conferire a quelle tariffe.
  Per quanto riguarda Colari, quello che può aver determinato una variazione di fatturato è la riduzione delle quantità conferite al tritotovaglio, ma questo, come vi ho detto, faceva parte anche delle azioni che via via hanno determinato la progressiva autonomia di Ama. Se un'azienda va verso una soluzione di autonomia, quello che veniva prima conferito all'esterno va a calare.
  L'ACEA era aggiudicataria per quanto riguarda – l'ho già trovato – il conferimento del CDR presso San Vittore, ma quello era frutto di una gara pubblica avvenuta prima di quando ho assunto l'incarico in Ama. Quanto al tema degli ingombranti, Pag. 17 non ho contezza di quanto accaduto perché sono uscito da Ama: lì c'era una gara preesistente. Gli atti che portai avanti furono relativi a una nuova gara, che scontava anche un fenomeno di prorogatio e che si era portata avanti. Io spinsi perché ci fosse fatta una nuova gara, sempre nella logica che vi dicevo dei superamenti. Non le so dire sulle modalità per cui una gara dà certi esiti. Quello è un elemento che deve essere indagato su come il mercato reagisce, su come si costruiscono le situazioni, su come vuole rispondere.
  Sul rientro in ACEA, posso guardare agli effetti. Io ho un contatto di distacco: finisce e io rientro. Sulle cause non le so dire più di quello che ho detto prima sugli effetti. Per me, le cause e gli effetti coincidono: finisce il contratto, rientro.

  MIRIAM COMINELLI. Può descriverci il suo percorso professionale fino al suo ingresso in ACEA e descriverci anche i suoi compiti in quella società prima del distacco in Ama? Per quanto riguarda i ruoli formali svolti in Ama, sono i due che ha citato prima: il responsabile dei servizi finanziari e direttore generale?

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. In realtà, un po’ di più.

  MIRIAM COMINELLI. Se ne ha degli altri, può elencarli? Riguardo il TMB di Rocca Cencia, lo ha sottoposto a una valutazione da parte di un esperto del CNR e con quali esiti? Quest'azione – vedo che annuisce – è stata fatta a seguito di segnalazioni della dottoressa Muraro? Relativamente alla dottoressa Muraro, qual era il ruolo della dottoressa al momento del suo ingresso in Ama? Tale ruolo è mutato nel corso della sua presenza in Ama?

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Brevemente, entro in ACEA nel 1996. Il mio percorso professionale è, quindi, in ACEA, dove divento dirigente nel 2001 e, come tale, ricopro cariche nella gestione dei servizi idrici integrati. Sono stato consigliere di amministrazione di due società quotate, l'Acquedotto Nicolay e Acque potabili, di cui mi occupavo per conto di ACEA, per cui maturo un'esperienza nella gestione dei servizi a rete. Ricopro, all'interno di ACEA, anche ruoli di consigliere di amministrazione di ACEA, ATO2 di ACEA Distribuzione, ruoli di società di peso all'interno del panorama aziendale fino al 2007 (io sono ingegnere meccanico come formazione professionale) quando passo a occuparmi di rifiuti. Passo alla divisione ambiente di ACEA e seguo per ACEA lo sviluppo del ramo dei rifiuti organici, come amministratore delegato di Acquaser, che è poi il tema della posizione di cui dicevamo. Seguo anche la realizzazione dell'impiantistica di compostaggio; realizzo un impianto di Kyklos, uno dei principali impianti di compostaggio della regione Lazio; sono consigliere di amministrazione e presidente delle altre società che operano nel settore rifiuti; maturo, quindi, un'esperienza ulteriore nella gestione sia della raccolta, sia del trattamento all'interno del gruppo ACEA, dove ricopro cariche di dirigente, e comunque di consigliere di amministrazione in società rilevanti, acquisendo in un'esperienza sia gestionale, sia tecnica. Nel 2014, a dicembre, vengo distaccato in Ama, dove all'inizio ricopro una somma di incarichi. La necessità di avere una visione centrale in un'azienda come quella in cui ero arrivato, mi ha portato a farmi carico della funzione di direttore generale degli acquisti, dell'amministrazione e finanza. Mi serviva avere le leve gestionali per intervenire sui fenomeni che vi ho descritto, che rapidamente cerco anche di ricondurre a normalità.
  È normale che in un'azienda ci sia una sedimentazione di poteri, un'attenzione alla microstruttura, si creino nuove macrostrutture. Lascio la direzione acquisti; via via mi riduco alla funzione di direttore generale e conservo – non era andata in porto – quella di amministrazione e finanze. Quanto a Rocca Cencia, parto dal contratto e dal rapporto con la dottoressa Muraro, che era un consulente di Ama, come ho detto. Per me ogni azione che doveva essere posta in essere era volta all'autonomia di Ama e, quindi, anche nelle posizioni che si ripetevano, l'interesse era Pag. 18quello di andare a un superamento di situazioni che non permettevano a delle professionalità interne di essere gestite, appunto, internamente. Il contratto stipulato è diverso, sì, nel senso che chiedo un contratto omnicomprensivo. Ogni attività che la dottoressa Muraro avrebbe gestito in Ama doveva ricadere all'interno del contratto che le veniva affidato.
  Il compito originale, quando lo trovo, era di responsabile IPPC per l'autorizzazione integrata ambientale italiana dell'impiantistica di Rocca Cencia e di via Salaria. Che cos'è un responsabile IPPC lo dice la normativa e quello che deve fare lo definiscono gli obblighi, le competenze specifiche e le responsabilità. Io avevo l'abitudine di convocare riunioni operative, verbalizzate, con tutti i responsabili delle varie azioni, all'interno delle quali veniva richiesta l'evidenza di punti d'attenzione, di criticità, di compiti da svolgere e si verificava lo stato d'avanzamento. La dottoressa Muraro partecipava a tutte queste attività.
  Sul tema dell'individuazione di un'ulteriore due diligence sull'impiantistica, non è una richiesta della dottoressa Muraro ma una scelta autonoma della direzione di avviarne una dedicata sull'impiantistica di Rocca Cencia e di Salaria, sia sullo stato d'attuazione delle modalità gestionali, sia sulle procedure, sia sulle azioni che si mettevano in piedi, in un'ottica sia di ottimizzazione, sia di verifica. Le relazioni sono agli atti dell'azienda, disponibili per chi le vuole: io le ho lasciate. Credo che l'attività del supporto dell'ingegnere Mininni sia andata avanti anche dopo la mia uscita.

  PIERGIORGIO CARRESCIA. Io ho tre domande da porle. In parte ha già risposto alla collega Cominelli. L'ingegner Fortini ci ha riferito che la dottoressa Muraro, e lei l'ha confermato, non era una semplice consulente, ma anche la responsabile dell'IPPC e, come tale, responsabile di omologare i rifiuti in ingresso, validare il processo, la lavorazione e l'omologazione dei rifiuti in uscita, tutti aspetti che lei ha evidenziato come delicati, critici, sia per la presenza di alcuni soggetti che operavano in queste fasi, sia per le modalità con cui si lavorava.
  A gennaio-febbraio – lo ha detto l'ingegner Fortini e risulta anche agli atti della Commissione – la dottoressa Muraro partecipò a dei campionamenti effettuati da organi di controllo. Il contratto era già scaduto: l'ingegner Marconi, che se ho ben capito era la figura che doveva sostituire e stabilizzare quello che nei dieci anni era stato oggetto di incarico dell'ingegner Muraro, era il responsabile IPPC: era colui che era subentrato, ovvero, in quel momento, non avevate ancora sostituito il responsabile e quindi, formalmente, avevate un responsabile che non aveva alcun rapporto con l'Ama? In questo caso, a che titolo la dottoressa Muraro partecipava a campionamenti e a operazioni che riguardavano l'azienda?
  L'altra domanda è relativa alle criticità che lei aveva evidenziato e che erano oggetto anche di questi incontri. Al suo ingresso in azienda la dottoressa Muraro, relativamente agli impianti di cui era responsabile, le ha mai evidenziato con un report, una relazione, qualcosa, delle criticità, oppure queste segnalazioni, che la dottoressa Muraro nella sua audizione ha detto di aver fatto alla dirigenza dell'Ama, sono successive a quando lei interviene per verificare processi e attività?
  Da ultimo, mi riallaccio al collega Orellana e vorrei capire come sia organizzata – penso che sia così tuttora – la raccolta degli ingombranti. Nel 2015 ci sono stati momenti di criticità, dei picchi particolari? Anche in quel caso, ha avuto sentore, ha pensato che ci fosse un «frigo-gate», ovvero trame oscure da Guerra Fredda (restando sul tema dei frigoriferi), oppure tali particolari momenti di difficoltà erano normali e capitavano anche in precedenza?

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Capire quali siano le responsabilità del referente IPPC, come dicevo, è facile. Più della normativa, sono usciti regolamenti e indicazioni che il Ministero dell'ambiente dà in maniera molto puntuale. Sapere, quindi, che cosa sia un referente IPPC è nelle competenze, nelle responsabilità e nell'attività svolta. Che cosa debba fare, oltre a definirlo il nome del referente IPPC, lo definisce, come diceva Pag. 19 lei adesso, anche l'atto amministrativo in virtù del quale l'AIA viene autorizzata all'esercizio dell'impianto. In particolare, c'è dentro anche il piano di monitoraggio: c'è tutto.
  Il referente IPPC deve fare quello che sta dentro le autorizzazioni e ne risponde nella misura in cui è referente, senza nulla togliere alle responsabilità legali dei dirigenti o delle strutture della società, ma ha delle competenze e delle attività precise. Quello che doveva fare era esattamente quello che stava scritto nella normativa. Quello che si aggiunge nel contratto che io faccio è che altre attività che potessero essere richieste per la qualità tecnica e l'esperienza professionale della dottoressa Muraro, a me risultavano sempre ricomprese all'interno del contratto, per cui c'era un contratto unico.

  PRESIDENTE. Scusi, i documenti li abbiamo segretati. Ho dato un'occhiata all'ultimo contratto e credo – mi sembrava – se non sbaglio, che fossero tre le voci: la responsabilità IPPC, una sorta di consulenza tecnica più generale, una consulenza anche di carattere giuridico per eventuali situazioni di contrasto per l'azienda con certe implicazioni. Mi conferma ciò o sbaglio?

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Nel momento in cui io instauro un rapporto con una figura professionale, l'obiettivo dell'azienda è avere quadrato tutto. Io devo avere la certezza che se è cento quello che pago, quel cento è tutto. L'obiettivo del contratto è questo. C'è una funzione di referente IPPC, che va in prorogatio rispetto a quello che c'era; ma se, ad esempio, proprio per la professionalità che la dottoressa Muraro aveva, le venivano chieste altre cose, non è che questo potesse determinare per l'azienda ulteriori spese. Oltretutto, un elemento di riferimento è che se io prevedo di spendere cento, devo spendere cento. Questo è nello spirito normale di una contrattualistica di questo tipo.

  STELLA BIANCHI. Mi perdoni: come invece, mi pare di capire, era successo in passato?

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Sul contratto precedente abbiamo visto una richiesta d'offerta, accettata dall'azienda, ma l'obiettivo che avevamo, non relativo alla dottoressa Muraro in particolare, era su ogni azione. Credo che ciò fosse normale. Se mi confronto con un operatore, devo essere sicuro che...
  Ciò vale anche per l'idraulico che viene a casa: non può chiedermi cento per il tubo e, a fine lavoro, diventano mille. Devo sapere che quell'idraulico vale cento. Questo era l'obiettivo, che per me, peraltro, si sarebbe dovuto concludere a dicembre del 2015. Quelli dei presìdi sull'impiantistica erano temi che ci portavano anche a un'esigenza di attenzione. Stavamo facendo varie cose sugli impianti. Ho raccontato, prima, che bisognava far ripartire il multimateriale, che è ripartito, ripristinare la funzionalità degli impianti TMB di Rocca Cencia e via Salaria. Si è quindi preparata la gara del nuovo impianto di compostaggio. Le attività su quel settore erano pesanti, anche per la struttura, perché si aggiungevano alla normale gestione. A febbraio, sono andato via.
  Quanto alla temporaneità, la prorogatio del contratto, credo sia stata realizzata anche per coprire quella parte di periodo che non era stato possibile coprire precedentemente. Quanto alle criticità, come nel normale rapporto con un fornitore o un consulente, chiesi che, se c'erano criticità, mi fosse scritto formalmente e mi fossero segnalate formalmente. La formalità è fondamentale. Se c'erano criticità, queste dovevano essere segnalate; poi, magari, potevano essere affrontate e risolte all'interno delle attività, ma dovevano essere segnalate. Così ha fatto la dottoressa Muraro: le ha segnalate all'interno delle riunioni cui eravamo presenti e su ognuna di queste criticità, che potevano dar luogo anche ad attività di manutenzioni aggiuntive, riferii anche io stesso, se non ricordo male, nel luglio del 2015 proprio a questa Commissione.
  Che ci possano essere dei malfunzionamenti di un impianto fa parte della gestione. Si può rompere una saracinesca e Pag. 20chiedi che si faccia una formale rappresentazione. Per queste chiedevamo, incaricando i competenti uffici e i dirigenti, di dare delle risposte. Ho chiesto di mettere tutto formalmente per iscritto e di affrontare le questioni all'intero delle commissioni.
  In questo stesso senso credo che fosse sollevato il tema della due dirigence sull'impianto di Santa Palomba, quello del multimateriale, che credo sia stato citato dalla dottoressa Muraro. Anche in quel caso, si è trattato di un incarico che è stato affidato, sempre allo stesso prezzo, all'interno del contratto per la verifica della due dirigence di quell'impianto. Non c'era un'autonoma azione, ma c'era la richiesta dell'azienda, come un'azienda fa normalmente: ho un consulente e lo faccio lavorare, gli chiedo di fare delle cose e di rispondermi.

  PIERGIORGIO CARRESCIA. Sintetizzo. Mi conferma che la dottoressa Muraro ha fatto le segnalazioni dopo che lei le aveva chieste, non prima. Comunque, a febbraio, anche se nel verbale di ispezione risulta che era consulente, in quel momento formalmente non lo era.

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Il contratto scadeva a dicembre 2015. Quanto alla raccolta degli ingombranti e all'organizzazione del servizio, serviva per un'attività di raccolta stradale. Ricordiamo che il servizio di raccolta degli ingombranti copre, nel 2014 e nel 2015, anche il servizio di raccolta al piano. Era un servizio che aveva diversi livelli di azione: raccolta stradale dell'abbandono e raccolta degli ingombranti. Le dinamiche previste erano quelle. C'era sicuramente un incremento forte delle richieste e delle attività. Tenga conto – non l'ho detto prima perché mi era sfuggito – che, oltretutto, una delle azioni messe in campo è stata anche quella della vigilanza sul territorio, declinata in due risultati. Nel 2015 le multe per contrastare l'abbandono dei rifiuti salgono a quasi 15.000, mentre erano state 2.000 nel 2014.
  Relativamente al recupero dei crediti TARI, poi, noi facciamo un'azione di vigilanza che ci fa evidenziare che il 30 per cento delle utenze commerciali era non iscritto in TARI. C'è, quindi, un'azione forte di contrasto all'evasione e all'elusione. Sempre sull'abbandono degli ingombranti, credo possa essere d'interesse per la Commissione, il progetto telecamere. C'è, infatti, un tema da attenzionare, soprattutto nei municipi più periferici, per l'abbandono di rifiuti a volte anche ai limiti della criminalità organizzata.

  STEFANO VIGNAROLI. Trovo che, effettivamente, la rivisitazione dei bandi per quanto riguarda la carta sia stata molto positiva, ma non crede che quello che è successo dopo, cioè utilizzare gli stessi camion dell'Ama per l'indifferenziato per ritirare la carta a cura di Ama (che quindi andavano poi lavati), mettendo ulteriormente in crisi una raccolta dell'indifferenziato già critica, abbia peggiorato ancora di più la raccolta della carta? Per quanto riguarda il tritovagliatore di Porcarelli – ci siamo andati ieri, se non sbaglio – vorrei capire alcune cose. Questo è stato fatto quasi passare per abusivo, addirittura sui giornali era scritto che era sotto sequestro. Lei l'ha utilizzato e l'ha utilizzato durante tutto l'arco del suo mandato, tranne l'ultimo giorno; tuttora ci sono 39 comuni che lo stanno utilizzando. Vorrei capire che cosa c'è dietro e il perché di tutta questa storia del tritovagliatore, che si fa passare per abusivo e poi, invece, viene utilizzato da voi ed è stato utilizzato da 39 comuni. Per quanto riguarda la cifra, i 175 euro a tonnellata, che trovo effettivamente esagerata, diventata 140 euro, staccarsi dal tritovagliatore di Porcarelli, che è in affitto...

  STELLA BIANCHI. È di Cerroni!

  STEFANO VIGNAROLI. Esatto. Lei giustamente dice che bisogna comunque che Ama torni forte – sono pienamente d'accordo – e riesca a gestire lo smaltimento da solo, senza essere sotto ricatto di nessuno. Non pensa, però, che passare da un operatore a un altro, che magari era Sogliano, con un contratto di credo 140 euro a tonnellata, a cui va aggiunto il trattamento Pag. 21fatto nei TMB di Ama, stimabile grosso modo in cento euro, una cifra plausibile – mi corregga se sbaglio, ma stiamo parlando di cifre alte – inneschi determinate dinamiche?
  Soprattutto, nel contratto con Sogliano è previsto che Ama dichiari quanti camion deve mandare Sogliano per prendere il rifiuto. Si è visto che durante questi ultimi due anni, il quantitativo richiesto da Ama non è mai stato verificato, cioè c'è sempre stato un prelievo inferiore. Questo ha generato la criticità di gestione per quanto riguarda gli impianti TMB di Ama e ha messo in crisi anche la manutenzione degli impianti. Glielo dicevo un anno fa: tutte queste criticità di gestione, purtroppo, a giugno, quando sono andato in visita a quell'impianto, ancora c'erano.

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Giugno 2016?

  STEFANO VIGNAROLI. Sì, a Rocca Cencia, a giugno 2016. I rifiuti arrivavano al soffitto, i lavoratori lavoravano in condizioni precarie, non si riusciva a respirare, non funzionava l'aria condizionata. D'estate, si è provveduto a svuotare questi impianti e a fare la manutenzione. Anche queste condizioni un po’ precarie di gestione di questi impianti, secondo me non rafforzano Ama, tutt'altro. Ora, nel contratto c'erano delle penali e se la Sogliano non veniva a ritirare questi camion, doveva pagare una penale, stimabile in circa due-tre mesi. Stiamo parlando di un 1,5 milioni di euro moltiplicati per due anni: una cifra bella grande. A me non risulta che Ama abbia prima mai richiesto queste penali: non pensa che sia un danno erariale? Se sì, perché ciò non è mai stato richiesto?
  Per quanto riguarda la vicenda della Muraro, se ho capito bene, come lei giustamente conferma, nel 2015 le ha rinnovato il contratto. Addirittura, è stata nominata come consulente nella causa contro Cerroni, causa che poi è stata vinta da Ama, fortunatamente.

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Nel 2014.

  STEFANO VIGNAROLI. È stata nominata nel 2014. Se era effettivamente il diavolo, come poi è emerso, perché le avete rinnovato il contratto e l'avete nominata consulente di parte per il lodo Cerroni?

  PRESIDENTE. Quante domande ha ancora?

  STEFANO VIGNAROLI. Altre due o tre.

  PRESIDENTE. Andiamo veloci, grazie.

  STEFANO VIGNAROLI. A Ponte Malnome Ama aveva presentato un impianto di ecodistretto: le risulta che ACEA, sempre la sua azienda, abbia presentato un progetto di biogas sempre a Ponte Malnome e Malagrotta? Per quanto riguarda alcuni lotti di gara, che a me risulta nel settembre 2016 l'ANAC sta attenzionando, cioè i bandi di gara in cui si diceva di avere separato il trasporto, chi ha vinto il trasporto? Sono le stesse aziende che già lo avevano nel 2014, cioè quelle di Avellino? Chi ha vinto? Come mai queste gare sono andate tutte deserte all'inizio? Per incapacità di fare il bando o per un assestamento di mercato o non so per quale altra ragione?
  Il senatore Orellana diceva che leggendo i giornali si è pensato che io avessi fatto delle pressioni, quindi mi sono dovuto tutelare a livello legale. Lei adesso sta dicendo che non ha ricevuto nessuna pressione per quanto riguarda il suo rientro in ACEA? Ha mai fatto un esposto in procura per quanto riguarda queste pressioni? Se sì, contro chi?

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Onorevole Vignaroli, le domande sono tante, quindi richiedono anche un attimo di ricostruzione perché, forse, bisogna ritracciare un po’ i flussi, altrimenti non ce la facciamo. Sul tema della carta, l'indirizzo che diedi, che partiva dalla disponibilità incrementale dei mezzi di gestione, era di arrivare a una raccolta dedicata con mezzi che potessero essere anche orientati alla raccolta delle frazioni di differenziata. Uno degli elementi su cui abbiamo impostato azioni Pag. 22correttive delle modalità gestionali era, oltre che recuperare le percentuali di macchine ferme, anche di incrementarne l'utilizzo proprio funzionale ad avere una raccolta il più possibile gestita anche per filiera. Poi, io sono sempre stato 14 mesi in Ama. In ogni caso, i risultati ce lo dicono, abbiamo messo in piedi delle attività che inevitabilmente avevano i loro tempi per potersi esplicare. Su questo l'attenzione era all'efficienza della manutenzione perché si recuperasse disponibilità di mezzi. Anche in termini di frequenza di raccolta, c'era un progetto di efficientamento della raccolta differenziata che doveva incrementare, appunto, la frequenza di raccolta della differenziata, riducendo la frequenza di raccolta dell'indifferenziato.
  L'obiettivo banale è che riduciamo i volumi che diamo alle persone per mettere l'indifferenziato e incrementiamo i volumi della differenziata. Se, infatti, continuo a lasciare i cassonetti grigi, purtroppo tutti vanno più facilmente a riempire quelli grigi piuttosto che quelli della differenziata.
  Quanto al tritovagliatore in affitto da parte di Porcarelli, quando sono arrivato questo funzionava a 800 tonnellate: in 14 mesi l'abbiamo portato a zero. Semmai, bisognerebbe chiedersi perché l'ho trovato che funzionava a 800 tonnellate. Se in 14 mesi si può portare a zero, forse la domanda va fatta a ritroso nel tempo!

  STEFANO VIGNAROLI. Qual è la risposta?

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Io posso dirle quello che ho fatto per portarla a zero. Su quello che non è stato fatto, la domanda la deve fare a chi lo utilizzava. Peraltro, dicevo che le pattuizioni contrattuali di un impianto che nasceva in emergenza, erano per noi un punto d'attenzione ed era interessante per noi cercare di riportare l'alveo gestionale di Ama verso una soluzione che fosse quella che le dicevo. Quanto al tema dei flussi in uscita dall'impiantistica, quindi delle gare di allontanamento, non ci sono solo le gare di Sogliano ma tutte le gare affidate, che ho trovate già affidate prima di arrivare in Ama, cioè gare relative all'attività di allontanamento del 191212 o del 190501-03: ciò fa parte dell'attività che fa funzionare gli impianti di TMB.
  Il fatto di arrivare, come dicevo, a una soluzione che consentisse la filiera controllata e quindi evitasse di avere, sotto lo stesso fornitore, trasporto, smaltimento e recupero, aveva l'obiettivo di evitare che Ama pagasse di più e che quel lavoro di presidio della filiera fosse più facile. Se devo controllare solo il trasportatore, ho un rapporto col controllo di trasporto; se devo controllare lo smaltitore, ho un contratto con lo smaltitore.
  Peraltro, come lei diceva, questo è stato affrontato anche nelle riunioni operative e sono state fatte segnalazioni a Sogliano e alle imprese che non rispettavano la calendarizzazione dei ritiri. Se andiamo a vedere agli atti, l'azienda ha segnalato e ha contestato il fatto che la calendarizzazione dei ritiri potesse non essere rispettata. Poi, lì c'è sempre un tema di rapporto tra le aziende.

  STEFANO VIGNAROLI. Quando l'ha fatto? Ha richiesto questi soldi, queste penali? Le ha richieste o no?

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Questa fu una questione che sollevammo anche in riunioni operative, in cui il referente IPPC era stato chiamato anche a dare riscontro dell'applicazione di questo. C'è, infatti, un tema di attenzione su questo. La struttura, su mio mandato, ha contestato. È chiaro che c'è un rapporto contrattuale tra fornitore e appaltatore. A sua volta, l'appaltatore può aver manifestato riserve sulla gestione dell'appalto in base alle comunicazioni. A febbraio 2016 sono andato via e ho lasciato agli uffici competenti un mandato perché l'appalto era ancora in corso. In tutti gli appalti, la stazione appaltante contesta e un fornitore fa le sue riserve. Io avevo dato indicazioni all'interno delle riunioni operative e ciò è riscontrabile dai verbali.

  STEFANO VIGNAROLI. Quante sono le contestazioni che ha fatto? A che cifra risulta?

Pag. 23

  PRESIDENTE. La prego, onorevole Vignaroli...

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Onorevole, relativamente alle lettere formali, non so risponderle.

  STEFANO VIGNAROLI. Le ho fatto una domanda: mi aspettavo una risposta.

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Nelle riunioni operative di indirizzo alla struttura, presente anche, come era d'altronde coerente, il referente IPPC, è stata data indicazione di fare le contestazioni. Possiamo contare le lettere e farglielo sapere. Quanto a Ponte Malnome e alla domanda sull'attività di Ama, avevamo in mente, nel progetto di indipendenza, di realizzare (a parte il ripristino dell'impiantistica di termovalorizzazione) un'impiantistica dedicata al trattamento delle frazioni secche. Quanto alle pressioni, come ho detto, rispondo degli effetti. Per me, in questo caso, le cause coincidono con gli effetti: le ridico quello che ho già detto prima.

  STEFANO VIGNAROLI. Il motivo per cui le gare del 2015 sono andate deserte?

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Penso che vada attenzionato il mercato dei rifiuti per capire perché, in una situazione in cui Ama aveva bisogno di allontanare i rifiuti, improvvisamente questo non ha determinato la disponibilità e la partecipazione a quelle gare. Bisogna fare un'analisi delle condizioni di mercato.

  STELLA BIANCHI. Dottor Filippi, qual è l'importanza di un tritovagliatore nel ciclo dei rifiuti? Perché è così importante o non è importante avere un tritovagliatore nel ciclo dei rifiuti? Riguardo, poi, a quest'operazione di cessazione, ci ha raccontato del passaggio dalle 800 tonnellate a zero del tritovagliatore: perché lo ha fatto? Mi aiuti a capire questo. C'è stato un risparmio per l'azienda, per quale motivo lo ha fatto?
  Una volta che c'è stata questa cessazione, il presidente Fortini ci ha riportato di incontri che si sono svolti presso la Colari, forse con l'avvocato Cerroni: lei era presente? Ricorda che tipo di interlocuzione ci fu in quel momento? Se a lei e al presidente Fortini da parte di Cerroni fu detto qualcosa in particolare?
  Passo a un altro argomento. Riguardo alla dottoressa Muraro, che naturalmente è all'onore delle cronache, due o tre cose vorrei che mi aiutasse a chiarire meglio: una è la perizia sui TMB, di cui credo le chiedesse anche la collega Cominelli, che si affida a un esperto del CNR. La necessità di questa perizia le viene segnalata dalla dottoressa Muraro in qualche modo? La dottoressa Muraro in quel momento era responsabile IPPC di quegli impianti; all'esito di quella perizia, si riscontrano malfunzionamenti degli impianti? In qualche modo è presumibile che chi doveva controllare quegli impianti, cioè la dottoressa Muraro, poteva rendersi conto che qualcosa non funzionava in quegli impianti?
  Torno a un tema richiamato da un altro collega. Sull'arbitrato, in cui la dottoressa Muraro ha una consulenza, il ruolo della dottoressa Muraro stessa è predominante per la risoluzione di quel lodo arbitrale, oppure ci sono stati altri consulenti che hanno svolto un impegno diverso o maggiore? Possiamo dire che c'è stata una supervisione di tutta quella partita da parte di qualcun altro o la soluzione di quel problema è dovuta in esclusiva alla dottoressa Muraro, come a volte sembra quasi che qualcuno voglia far pensare?
  Riguardo alla consulenza della dottoressa Muraro, ci ha detto prima – mi sembra anche una cosa di buonsenso – che avendo un consulente, si riassume, tuttavia mi rimane un dubbio. Noi avevamo capito che la dottoressa Muraro aveva una consulenza di importo rilevante e io non ho strumenti per sindacare se l'importo fosse congruo o meno (ma insomma, un importo rilevante e per un lungo periodo). Tuttavia, è come se a un certo punto, oltre a questa consulenza, le arrivassero sempre dall'Ama, Pag. 24 sempre nello stesso periodo, altre consulenze per qualcos'altro che faceva nell'azienda. Questa è la situazione che lei ha trovato e che l'ha portata a voler avere un contratto unico, per evitare che ci fosse di nuovo questa costruzione quasi «a grappolo» – capisco che l'espressione è impropria – cioè quasi un moltiplicarsi di consulenze?
  Sempre riguardo alla consulenza della dottoressa Muraro, la dottoressa, nella sua audizione innanzi alla Commissione, ci ha detto che verso ottobre-novembre di ogni anno lei chiedeva all'azienda, cioè all'Ama, se ci fosse ancora bisogno di lei come consulente. Avendo clienti in altre società, infatti, doveva, evidentemente, rendersi conto dei suoi carichi di lavoro: nell'anno 2015, questo è avvenuto? A un certo punto, tra ottobre e novembre, le ha chiesto se c'era ancora bisogno di lei? Quali erano le intenzioni che lei e l'azienda avevate sul rapporto di collaborazione con la Muraro?
  In particolare, ci ha colpito un'affermazione della Muraro, che ha detto alla Commissione che lei, dottor Filippi, le avrebbe scritto che assolutamente non poteva fare a meno di lei per la sua professionalità, per la fiducia che riponeva nei suoi confronti e così via: lei si ricorda di quest'interlocuzione che c'è stata, a quanto ci riferisce la dottoressa Muraro, o no?
  Avrei anche una domanda sulla società Pmr, che mi incuriosisce parecchio: che ruolo c'era? Lei è effettivamente intervenuto? Ancora, vorrei che mi aiutasse su un'altra questione. Sul procedimento a suo carico, ci dice che lei è dentro per posizione: ce lo spiega meglio? Qual è il procedimento, in quali anni si svolge e perché è per posizione?

  PRESIDENTE. Le faccio io un'ultima domanda. Si tratta sempre di una dichiarazione della dottoressa Muraro. Mi sembra di aver capito che il suo punto fosse di stabilizzare la situazione, quindi di eliminare una serie di consulenze. Lei ci ha detto che c'era un posto che era stato messo a gara e che, di fatto, le avete sconsigliato di partecipare a questa gara. Al di là dei risvolti che può avere un'affermazione di questo genere, che sono abbastanza pesanti, si tratta comunque di un'affermazione che qui è stata fatta: può dirci, anche riguardo a questa situazione, se ciò corrisponda al vero o se si trattava di una precisazione di altre questioni?

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Riprendo il percorso di cui chiedeva l'onorevole. Un tritovaglio in un sistema di gestione dei rifiuti non ci deve stare: è l'emblema dell'emergenza resa strutturale! Un tritovaglio non è un impianto strutturale, che serve a gestire un rifiuto perché poi possa essere ulteriormente gestito. È un sistema – non è così in altre parti d'Italia e d'Europa – in cui si è scelto di non utilizzare un'impiantistica intermedia, come quella del trattamento meccanico biologico, ovvero di trattare direttamente nell'impiantistica la valorizzazione energetica, la componente del rifiuto urbano residuo. Nella nostra regione si è scelta una soluzione che vede un'impiantistica intermedia e il tritovaglio non lo è. Il tritovaglio è una macchina che fa un cambiamento di codice, ma non fa un trattamento tale che si possa definire strutturalmente necessario a un sistema rifiuti evoluto. In un sistema rifiuti che abbia la dignità di questo nome, il tritovaglio non deve esserci. Devono esserci impianti che funzionano in modo da garantire flussi in uscita, gestiti poi dalle ulteriori fasi. In questa regione si è scelto un certo processo – lo sapete meglio di me – che permette di avere in uscita dei flussi da avviare ad altre soluzioni. In questo caso, il tritovaglio non è un elemento che possa ritenersi da impianto di trattamento rifiuti maturo. Ciò detto, questo è un tema tecnico. In un certo modello, i tritovagli non devono esserci.
  Poi c'è un tema amministrativo-economico, cioè l'obiettivo di portare a zero quello che, in una gestione complessiva, rappresentava un elemento di attenzione: è ciò che mi ha fatto lavorare attraverso le azioni che abbiamo messo in essere per poter, nei 14 mesi, portare la macchina del tritovaglio a non funzionare. Funzionerà se c'è un'emergenza, cioè qualora ce ne fosse il bisogno. Questo è un elemento di attenzione. Poi, l'elemento fondamentale strutturale, come dicevo, per Pag. 25un'azienda come la nostra, deve essere la crescita sulla capacità di avere una raccolta differenziata che ci consenta di ridurre ancora di più l'esigenza di gestione del rifiuto indifferenziato. Quanto all'azione sui TMB, quella nasce in autonomia, l'ho detto prima.
  Per quanto attiene all'incontro con Cerroni, il presidente lo ha riferito anche alla Commissione. Il presidente mi chiese di accompagnarlo in quest'incontro con l'avvocato Cerroni. Noi manifestammo che l'utilizzo del tritovaglio era per noi residuale e doveva essere ricondotto – cosa che poi abbiamo fatto – a zero, così com'è successo a febbraio 2016, ma perché, come ho detto e ripetuto, l'azienda deve emanciparsi da quell'attività. L'incontro che il presidente ha rappresentato alla Commissione mi vedeva presente: lo confermo.
  Quanto alla perizia sui TMB, fa parte delle azioni che credo siano normali all'arrivo in un'azienda come Ama. Ricordo sempre che sono stato lì 14 mesi ma, a un certo punto, chiedo di avere una verifica da un soggetto fuori da un certo contesto, anche per avere una visione terza della situazione. Credo che ciò sia normale per l'amministratore che interviene in una società come Ama.
  Chiedo, quindi, a luglio, di fare un'azione di verifica sull'impiantistica del 2015, come una sorta di due diligence. Analogamente, l'abbiamo fatta sugli appalti attraverso l'attività dell'organismo di vigilanza, che ha attivato una due diligence puntuale sulla modalità di gestione degli appalti. È inevitabile, infatti, che occhi nuovi possano vedere quello che occhi abituati a vedere non necessariamente vedono più. Gli esiti di questa relazione sono presenti e li abbiamo consegnati. La società ce li ha.

  STELLA BIANCHI. Ce le ricorda brevemente? C'erano criticità e quelle criticità potevano essere state segnalate a lei e da chi?

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Questo fa parte un po’ di quelle attività complessive di riorganizzazione dell'azienda, che vedeva, anche nel caso del sistema di gestione rifiuti, la necessità di andare verso una maggiore proceduralizzazione delle attività e un'individuazione corretta delle responsabilità all'interno della stessa gestione degli impianti. Uno dei punti che mi ricordo vennero evidenziati – ed è un po’ quello su cui stavamo lavorando – era proprio quello di avere una più attenta procedura nelle modalità con cui avveniva la gestione all'interno degli impianti. Questo, però, era un problema tipico di Ama, che sugli impianti venne rilevato.
  Sul tema dell'arbitrato credo che si debba rendere onore al presidente Fortini di essere stato l'artefice di questa attività, cioè di aver capito che l'arbitrato poteva rappresentare un rischio importante per la società. Poi si tratta di un confronto tra imprenditori e società. La capacità del presidente è stata anche quella di individuare un rischio, di presidiare, anche personalmente, in maniera attenta. In questo si è avvalso del contributo sia dei legali, sia dei consulenti tecnici e Paola Muraro era una delle figure che con le sue competenze ha preso parte. Direi che in questo caso c'è una collegialità che vede nella presidenza della società il deus ex machina, l'attore che l'ha portata avanti, con il supporto, secondo le competenze e le professionalità, di una serie di soggetti.
  Per quanto riguarda il contratto, ho avuto evidenza che la dottoressa Muraro aveva ricevuto incarichi perché mi venivano evidenziate delle attività che aveva condotto per la precedente direzione generale, in particolare di supporto in situazioni in cui Ama si era trovata a essere chiamata in causa. Una tipica è quella della bonifica di Ponte Malnome, a seguito dello sversamento (lo ricordo, perché lì ha avuto delle attività).

  STELLA BIANCHI. Che attività ha avuto in quell'occasione?

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Attività di consulenza per l'azienda per le azioni consequenziali all'evento di sversamento che si era verificato. Ha seguìto l'azienda nella procedure Pag. 26che si erano verificate, nei rapporti con gli enti di controllo e nel supporto...

  STELLA BIANCHI. A suo ricordo, rispetto a qualche figura in particolare dell'azienda?

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Per quanto mi ricordo, erano per l'azienda. L'avevo trovata nei documenti che coinvolgevano l'azienda nei confronti degli organi di controllo, quindi presidio delle conferenze di servizio. Il tema del contratto andava proprio in questa direzione: se fosse capitata un'attività di questo tipo, avevo già l'importo. Quanto a Pmr...

  STELLA BIANCHI. 2015: la Muraro chiedeva se c'era ancora bisogno di lei in azienda?

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Questa è la domanda che mi ha fatto il presidente. Quando arrivai in Ama, tra le tante cose, avendo la consulenza della dottoressa Muraro, le dissi che era intenzione dell'azienda andare a un superamento strutturale, com'è normale. Non è che ogni ottobre-novembre l'azienda si ricordava che c'era un consulente. Credo che la prima azione che si sarebbe dovuta fare fosse quella di individuare per la struttura, essendocene l'esigenza, una modifica e di creare una posizione da mettere a concorso. Questo è esattamente quello ho detto al consulente, che l'intenzione di Ama era il superamento della posizione consulenziale attraverso un concorso a evidenza pubblica, che è quello che ho richiesto – troviamo le lettere agli atti – all'amministrazione di Roma Capitale. Purtroppo, però, per vari fenomeni, non ho avuto mai risposta. Per noi, chiunque poteva partecipare. Anzi, quanto alla partecipazione della dottoressa Muraro, questo era assolutamente un aspetto positivo. A un concorso, se si hanno le capacità e il curriculum, vince il migliore.

  PRESIDENTE. Lei dice che voi l'avete indotta a non partecipare?

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Questo non è vero. L'interesse dell'azienda non è quello di indurre qualcuno a non partecipare. L'interesse dell'azienda è che partecipino tutti e che vinca il migliore, ma anche che vengano affidate le attività non in base alla prosecutio di attività consulenziali, bensì alla chiarezza delle modalità con cui si affidano.
  Quanto a Pmr, la movimentazione di rifiuti in testa agli impianti era fatta da un soggetto che metteva un noleggio a caldo di mezzi d'opera. Questo, come dicevo, rappresentava un tema. Io non posso affidare chi mi movimenta i rifiuti a un terzo: se quello fosse andato via, sarei rimasto con gli impianti bloccati. Su questo non ho avuto segnalazioni da nessuno, me ne sono accorto attraverso l'analisi degli affidamenti che venivano reiterati.
  Come dicevo, non c'era stata la procedura di acquisto dei mezzi d'opera. Ama doveva comprare delle ruspe; ha bandito una gara, ma le ruspe non arrivavano e siccome non sapevo come movimentare questi rifiuti, si era fatta la scelta dell'affidamento a questa società, che però era un soggetto terzo, per cui se fosse andato via portandosi via anche le ruspe, non avremmo trattato i rifiuti di Roma. Siccome c'era una gara, si è accelerata l'aggiudicazione della stessa gara con un po’ di fatica e, nel mese di ottobre, sono arrivati i mezzi nuovi, quindi, a novembre 2015 abbiamo riportato sugli impianti il personale di Ama, che è stato formato, ha preso le ruspe e ha cominciato a fare l'attività in proprio. A quel punto, il problema era di Ama. Questo ci ha permesso di risparmiare circa 900.000 euro perché a contatto erano 90.000 euro al mese.

  PRESIDENTE. Fortini ci ha detto che questa società è stata attenzionata per problemi di malavita organizzata: può dirci qualcosa al riguardo?

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Io posso dire quello che avevo evidenziato e di cui mi sono preoccupato per porvi rimedio, in modo da riportare in capo ad Ama...

Pag. 27

  PRESIDENTE. Sì, un'operazione...

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Che quest'azienda fosse coinvolta in altri tipi di reato...

  PRESIDENTE. Quella non è una motivazione!

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Semmai lo fosse stata, a maggior ragione avremmo avuto il rischio...

  PRESIDENTE. La motivazione era sempre un problema di autonomia dell'azienda!

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Autonomia dell'azienda e costi. Se ho il mio personale...

  PRESIDENTE. Motivazione di personale, quindi, o comunque di un'azienda particolarmente attenzionata dalle Forze dell'ordine.

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. C'era una modalità di gestione che non era normale. Per quanto riguarda il procedimento penale che mi riguarda, io ero amministratore delegato di Acquaser, una società che si occupa del trattamento e recupero dei fanghi in agricoltura. Sul tema ho prodotto, in fase già di udienza preliminare, delle relazioni che rappresentano come l'impostazione del processo che mi riguarda nasca da una lettura normativa non corretta. Si parla di reato di posizione perché ero amministratore delegato della società: nell'ambito delle indagini, vengo chiamato come amministratore delegato e quindi come rappresentante legale della società.
  La questione in sé è riconducibile a un aspetto – che stiamo affrontando nel dibattimento e ci difenderemo, ovvero di interpretazione della normativa – che ha determinato l'avvio dell'indagine e del provvedimento.

  STEFANO VIGNAROLI. Ho una precisazione e una domanda. Relativamente alle azioni in questione, nessuno ha mai detto che la Muraro ha il merito unico di aver vinto l'arbitrato contro Cerroni, ma ciò va messo agli atti e va chiarito, proprio per capire come cambiano i rapporti interpersonali a seconda di determinati eventi, cioè come in un suo comunicato abbia ringraziato tre persone, non 650, di cui una è la dottoressa Muraro.

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Nel comunicato di Fortini?

  STEFANO VIGNAROLI. Sì, certo, ed ecco la domanda: il compito della Muraro – secondo me, è importante capirlo – era fare dei controlli o fare in modo che i controlli venissero dalle autorità competenti? Credo che questo sia importante.

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Onorevole, ripeto che questo è facile. Se lei prende la definizione del referente IPPC, c'è scritto quello che deve fare, cioè, tra l'altro, presidiare che venga applicato quanto è scritto nell'autorizzazione integrata ambientale.

  STEFANO VIGNAROLI. Volevo, infatti, che si spiegasse questo perché magari non tutti lo sanno.

  ALESSANDRO FILIPPI, ex direttore generale di Ama SpA. Questa, però, è forse la cosa più facile. C'è una normativa e, meglio ancora, ci sono le relazioni esplicative e le circolari che il Ministero dell'ambiente ha emanato su questo. È proprio un ruolo chiaro, all'interno del quale ci sono tutti i compiti, gli oneri, le responsabilità dell'IPPC e quello che deve fare come attività.

  STELLA BIANCHI. Magari non ho visto bene la normativa dei referenti IPPC, ma se capisco che c'è una persona responsabile dell'autorizzazione integrata ambientale di quell'impianto, quella persona non rileva criticità e poi viene fatta – come normalmente viene fatta – una due diligence, e quindi una verifica anche su quell'impianto, che riscontra criticità, a me, che Pag. 28magari non ho capito bene che cosa fa uno che verifica l'autorizzazione integrata ambientale, mi viene il dubbio che non ha proprio visto bene se quell'impianto funzionava o no. Presidente, vorrei approfittare dell'occasione. Io capisco tutte le regole, ma mi dispiace che il vicepresidente di una Commissione, cioè l'onorevole Vignaroli....

  PRESIDENTE. È una questione che abbiamo già affrontato.

  STELLA BIANCHI. Presidente, mi consenta solo di dire questo.

  PRESIDENTE. Il vicepresidente fa quello che può, ne abbiamo già discusso. Se volete, parlatene fuori, al termine della seduta.

  STELLA BIANCHI. Ne parliamo fuori. Vorrei solo, possibilmente, aiutarlo a non trovarsi nella condizione di dover chiedere se ha fatto o meno delle pressioni perché una figura aziendale venga allontanata. Possibilmente, vorrei aiutarlo a non trovarsi in questa condizione nella normale seduta della Commissione d'inchiesta.

  PRESIDENTE. Se qualcuno farà la domanda, qualcuno risponderà. Ringrazio il nostro ospite. Dichiaro conclusa l'audizione.

Comunicazioni del Presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che, secondo quanto stabilito nella riunione odierna dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, la missione in Sicilia, già prevista dal 13 al 14 novembre 2016, avrà luogo dal 13 al 15 novembre 2016. Nella medesima riunione è stato inoltre stabilito che una delegazione della Commissione effettui una missione nel Lazio il giorno 22 novembre 2016. Comunico, inoltre, che nel corso della suddetta riunione è emerso un orientamento volto ad assicurare lo svolgimento di iniziative culturali all'interno di quei siti inquinati dove l'attività industriale ha caratterizzato la vita della comunità locale, lasciando però una pesante eredità sotto il profilo ambientale. La presidenza pertanto avvierà i contatti con le autorità nazionali e locali competenti in materia. Comunico, infine, che sempre nella odierna riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, è stata stabilita la desecretazione dei documenti consegnati dall'assessora alla sostenibilità ambientale di Roma Capitale, Paola Muraro, nel corso dell'audizione del 5 settembre scorso.

  La seduta termina alle 16.20.