XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 102 di Mercoledì 26 ottobre 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Audizione della direttrice del TG2, Ida Colucci
Fico Roberto , Presidente ... 3 ,
Colucci Ida , direttrice del TG2 ... 3 ,
Airola Alberto  ... 6 ,
Lupi Maurizio (AP)  ... 7 ,
Gasparri Maurizio  ... 8 ,
Minzolini Augusto  ... 9 ,
Lainati Giorgio (SCCI-MAIE)  ... 9 ,
Nesci Dalila (M5S)  ... 10 ,
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 10 ,
Rampelli Fabio (FdI-AN)  ... 11 ,
Verducci Francesco  ... 12 ,
Anzaldi Michele (PD)  ... 13 ,
Colucci Ida , direttrice del TG2 ... 13 ,
Fico Roberto , Presidente ... 14 ,
Colucci Ida , direttrice del TG2 ... 14 ,
Fico Roberto , Presidente ... 15 ,
Minzolini Augusto  ... 15 ,
Fico Roberto , Presidente ... 15 ,
Gasparri Maurizio  ... 15 ,
Fico Roberto , Presidente ... 15 ,
Colucci Ida , direttrice del TG2 ... 15 ,
Minzolini Augusto  ... 15 ,
Colucci Ida , direttrice del TG2 ... 15 ,
Fico Roberto , Presidente ... 15

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 14.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'art. 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione della direttrice del TG2,
Ida Colucci.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della direttrice del TG2, Ida Colucci, che ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione. È inoltre presente il direttore delle relazioni istituzionali della Rai, Fabrizio Ferragni, che ringrazio per la sua presenza.
  Come convenuto nell'ultima riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei Gruppi, invito i colleghi a contenere il proprio intervento entro i cinque minuti.
  Do la parola alla dottoressa Colucci, che riferirà sul piano editoriale della testata giornalistica TG2, con riserva per me e per i colleghi di rivolgerle, al termine del suo intervento, domande e richieste di chiarimento.

  IDA COLUCCI, direttrice del TG2. Buongiorno a tutti, grazie dell'invito, è la mia prima volta in Commissione di vigilanza, quindi perdonerete eventuali défaillances e nell'esposizione e nella trattazione degli argomenti.
  Ho assunto questo incarico il 10 agosto, dopo molti anni trascorsi in Rai in vari ruoli, e mi sono trovata davanti un telegiornale che ben conoscevo, perché precedentemente sono stata per 7 anni vicedirettore del TG2. Era quindi abbastanza chiaro sin dall'inizio dove dover mettere le mani, dove invece poter assicurare al telegiornale una certa continuità nel lavoro.
  Diciamo subito che una delle questioni principali è dettata dalla collocazione oraria del telegiornale delle 20.30, un telegiornale autorevole dal punto di vista contenutistico, con un buon pubblico, un pubblico molto affezionato e anche estremamente elevato come target culturale, che però soffre di una concorrenza che si accanisce particolarmente attorno a quell'ora. Arriviamo per ultimi, quindi la prima sfida è quella di arrivare ultimi, ma di avere cose da raccontare in maniera differente, cosa che si può affrontare in vari modi. Quello che stiamo provando a fare nell'economia generale dell'informazione della giornata è costruire una sorta di sovvertimento della gerarchia delle notizie, cercare di aprire con qualcosa che faccia parte del «sommario», ma che possa suscitare interesse e scuotere, perché non possiamo pensare di poter aprire sempre con la classica liturgia proprio per la nostra collocazione. Vi faccio un esempio: nel corso di questi mesi abbiamo sperimentato due o tre volte delle aperture a sorpresa piuttosto forti, incentrate su temi di giornata, ma che abbiamo ampliato a dismisura per poterli approfondire. Ci è capitato quando la Rai ha concentrato molti dei suoi sforzi nel posizionare il Prix Italia quest'anno a Lampedusa, con tutto quello che quest'isola comporta Pag. 4dal punto di vista del coinvolgimento dell'immigrazione, quindi dell'abbracciare moltissime politiche sociali ed economiche. In quel caso il telegiornale si è aperto da Lampedusa, una parte dello studio è stata trasferita sull'isola, da lì avevamo, oltre a contributi, anche ospiti in diretta, abbiamo fatto un'apertura che è durata 18 minuti, una cosa esagerata per un telegiornale tradizionale, eppure gli ascoltatori ci hanno seguito, i telespettatori ci sono venuti dietro, abbiamo ottenuto ottimi risultati.
  Premetto subito che per noi un buon risultato in quella fascia oraria vuol dire andare oltre i 7,5 punti di percentuale, in quel caso abbiamo raggiunto l'8, che per noi è ottimo perché i nostri ascolti migliori sono sul telegiornale delle 13.00 per tradizione, per affezione di pubblico e perché veniamo prima di tutti, quindi lì possiamo giocarci la partita in maniera più agevole anche rispettando il sommario della giornata, senza bisogno di divagare.
  Questo format ha funzionato anche in un'altra occasione (non abbiamo come unico obiettivo quello di occuparci di immigrazione, ma entrambi i casi hanno avuto questa come tematica forte), quando Fuocoammare, il famoso film, ha ricevuto la proposta di candidatura all'Oscar come miglior film straniero, un film complicato Fuocoammare dal punto di vista non solo della tematica, ma anche della fattura vera e propria, in quanto non è una fiction e non è narrativa che si segue in maniera avvincente. Abbiamo aperto il telegiornale con Fuocoammare, abbiamo fatto seguire tutto ciò che attorno a quel tema si sviluppava, e anche in quel caso abbiamo visto che l'ascolto ci segue. Dico che l'ascolto ci segue perché è vero che è solo una delle variabili quando si parla di informazione e non è corretto concentrare tutti gli sforzi nel recuperare ascolto, perché l'informazione è innanzitutto un dovere da parte nostra darla in una certa maniera, un diritto riceverla da parte di chi ci ascolta. Potreste anche dirmi che la gerarchia delle notizie è qualcosa di dogmatico che non si può toccare, ma è vero anche che viviamo in un'epoca in cui l'informazione se non vuoi riceverla non la ricevi, nel senso che quando dico che arriviamo ben ultimi non lo dico solo perché arriviamo ultimi come telegiornale, ma perché le fonti di informazione oggi sono talmente tante che stando seduti qui potremmo avere un tablet aperto, uno smartphone che lampeggia, qualcuno che ci ricorda costantemente cosa sta succedendo, quindi è chiaro che o vado a sviscerare e approfondire delle materie oppure il mio appeal sarà molto limitato, perché spesso molte più informazioni di quelle che si riescono a dare in un contenitore «tradizionale» sono già arrivate da altre fonti.
  Vi ho parlato dell'edizione delle 20.30 con tutto il carico di sperimentazione che questo ha comportato e che implica anche il sovvertimento di quella che è stata finora la politica del telegiornale, o meglio la continuità di questa politica, nel senso che sempre di più nel corso degli ultimi anni, grazie alla gestione precedente, ci siamo specializzati nei cosiddetti «approfondimenti». Un po’ c'era stata data come mission aziendale, un po’ il direttore precedente aveva avuto questa sensibilità nei confronti dell'approccio all'informazione, il che ha comportato cose estremamente positive, sono state fatte inchieste, ma non sempre il passo dell'inchiesta riesce a tenere un approfondimento sette giorni su sette, dal lunedì alla domenica, in fondo rimaniamo un telegiornale e non abbiamo la vocazione al documentario. Si trattava quindi di sposare questi due elementi, l'attualità, quindi attualizzare questa formula che pure era stata utile, e la capacità ormai maturata dalla redazione di andare a fondo degli argomenti. Stiamo provando a fare degli instant approfondimenti, dei focus di giornata, in cui di volta in volta, arrivandoci prima in maniera intuitiva, possiamo elaborare un argomento che si è mostrato forte nel corso della giornata e svilupparlo sul tamburo, riservandoci (facevo prima l'esempio) l'idea che, se dobbiamo mettere delle persone a fare le inchieste, occorre una programmazione, quindi unire il reportage, l'inchiesta propriamente detta, e un modo di entrare subito sulla notizia e approfondirla nel corso della giornata stessa, dandole un Pag. 5ritmo più da telegiornale che da documentario.
  Un'altra questione riguarda il fatto di essere un direttore donna, che non è un modo per cercare né alibi, né scusanti, è semplicemente un'opportunità che si ha, nel senso che poter avere la direzione di un telegiornale essendo una donna non è uno di quei fatti che uno mette come certo tra gli obiettivi, è una di quelle cose a cui si può arrivare nella vita, ma si può anche non arrivare mai, e quando ci si arriva è il caso di sfruttare quell'opportunità per cercare di imprimere al notiziario un taglio che tenga conto di questo fattore di genere, perché, non per cattiveria degli altri o per poca accortezza, ma spesso un telegiornale ha 30 minuti e non ha la possibilità infinita di occuparsi di tutto con un taglio così specifico. Penso quindi che avere l'occasione da donna di guidare un telegiornale debba voler dire rimandare di sotto l'ascensore, cioè occuparsi delle tematiche che riguardano le donne, occuparsi del loro lavoro, delle loro professioni, del loro welfare, della loro famiglia, delle iniziative culturali che le riguardano, di quello che purtroppo spesso accade intorno a noi e che piacevole non è, dandone conto in maniera puntuale e cercando di individuarne le cause (mi riferisco al femminicidio soprattutto, ma non solo), delle ragioni che però portano a questo, cercando di colmare questo divario. Non vuole essere presunzione, ma un piccolo passo, dare un contributo alla definizione del contesto e quindi aiutare a far emergere tante situazioni che non funzionano, a far emergere (perdonatemi la presunzione) anche le cause che spesso portano a questa incomunicabilità tra generi, che provoca reazioni così violente. Questa è un'altra cosa che mi piaceva raccontarvi, perché a piccoli passi sto cercando di introdurlo nel telegiornale, e quanti di voi avranno l'accortezza di seguirci spero che possano trovare spunti e anche suggerimenti da darci, perché il ruolo della Commissione di vigilanza deve essere anche d'aiuto, è il nostro organismo di controllo parlamentare e quindi ci aspettiamo che possiate darci una mano in questo senso, e sono aperta a tutte le sollecitazioni che riterrete opportune.
  L'altra cosa che sempre di più caratterizza il nostro telegiornale e lo rende spesso riconoscibile all'esterno è la parte così nutrita delle rubriche, su cui c'è un grande lavoro da fare e lo faremo, nel senso che alcune andranno sicuramente molto attualizzate, ne abbiamo una storica, Costume e società, per cui a volte siamo più conosciuti che non per il resto, però tante altre si sono aggiunte, cioè tutta Hit parade, Tutto il bello che c'è che cerca di mostrare la realtà del volontariato, delle iniziative positive, di tutto il buono che attorno a noi, in Italia e non solo, si costruisce. Lì c'è un lavoro complicato da fare di selezione delle iniziative. Ci sono poi le rubriche culturali, che godono di buon ascolto anche se non di fantastica collocazione, quindi su quello stiamo facendo un lavoro di riemersione. Abbiamo una lunga fascia oraria di mattina che va dalle 10.00 alle 11.00 e anche quella è in concorrenza con tanti altri programmi, con tante morning news, quindi molte rubriche che hanno una collocazione per nottambuli cerchiamo di riproporle nella fascia del mattino perché siano visibili, perché spesso sono rubriche su cui c'è un lavoro pazzesco. Mi riferisco a Dossier, ma anche a Storie. È una richiesta che ci viene anche dall'azienda quella di allargare ad argomenti che non siano propriamente da telegiornale e tradizionali, quindi le scienze, l'alimentazione, tutto questo ci è stato dato come missione editoriale e dobbiamo vedere come collocarlo all'interno dei nostri prodotti, cercando però di non diventare un rotocalco.
  Sulla questione del referendum tengo a dirvi che abbiamo avuto il diritto ad andare per primi e da lunedì abbiamo cominciato un format che va in access time, subito dopo la chiusura della sigla del TG delle 20.30, quindi alle 21.00, si chiama Il confronto. Si tratta di due interviste parallele che scherzando dico ricalcate sull'intervista doppia del Le Iene ma ahimè manca la Gialappa's, nel senso che l'argomento è estremamente serio. Non c'è conduttore, i due contendenti, che sono un esponente del «sì» e un esponente del «no» hanno una Pag. 6domanda, che è elaborata dalla redazione politica del TG, domanda che scorre in sovrimpressione e che viene ripetuta da una voce fuori campo, quella del noto doppiatore Luca Ward, i due che si confrontano sono in parallelo nello stesso momento, nella stessa stanza e sotto la stessa telecamera, hanno 40 secondi ciascuno per ogni risposta con il timer che evidenzia lo scorrere del tempo e il tempo limite dei 40 secondi. Le domande sono 4 per una durata complessiva di 5 minuti, anche se poi la sigla ci porta a 6,5 minuti, ma fondamentalmente si confrontano sui 5 minuti e hanno la possibilità non di interrompersi né di distrarsi interloquendo con un conduttore, però di interagire e mostrare dissenso per quanto l'avversario dice con la mimica facciale, poi molti non lo fanno e sono preoccupati più del tempo che scorre che non del resto, però è una possibilità. Avremo 19 puntate che ci condurranno fino al 18 novembre (non sono 20 perché per una serata c'è una cosa particolare e quindi quell'appuntamento salta).

  ALBERTO AIROLA. Sono tre anni che cerco in qualche modo di dare il nostro contributo all'indirizzo del servizio pubblico, che abbiamo sempre considerato un bene basilare per la democrazia, quindi in questo momento più che mai è chiaro che ci appelliamo all'onestà e alla correttezza dei giornalisti, che sono forse gli unici veri protagonisti dell'informazione, che possono garantire loro stessi questa correttezza. Le posso dire di non fare panini, di non dare due pareri per il «sì» e uno per il «no», posso raccomandarmi di questo. Il mio problema però basilarmente è che in questi anni (e da quando è arrivato Campo Dall'Orto ho cercato anche di avere un buon rapporto istituzionale, perché si deve dare sostegno a chi si impegna a riformare un servizio pubblico che ne ha estremamente bisogno) non sono riuscito a ottenere quasi nulla dal mio punto di vista sugli obiettivi che ponevo, soprattutto sull'informazione, perché l'informazione è costantemente sotto l'attenzione della politica dei partiti e la Rai di oggi rispetto a dieci anni fa è peggiorata tantissimo.
  Il TG2 era quello che mi dispiaceva di meno tra i TG, anzi ho apprezzato spesso il lavoro di Masi, quindi spero che lei più o meno segua la stessa linea, spero che continui con gli approfondimenti, che sono una bella tradizione del TG2, le rubriche. Detto questo, però, mi domando a cosa ci servano ancora Verdelli e la sua struttura da quasi 2 milioni di euro, che dovrebbero coordinarvi, ma poi di fatto non vi coordinano, a cosa ci serva un impianto così nutrito. Ho grande stima del dottor Ferragni e del dottor Luppi per quanto li ho potuti conoscere, perché sono persone con le quali ho avuto un ottimo rapporto, ma che non sono riuscite a fare da ponte per esempio tra l'ultima audizione, quella di Orfeo, e il sottoscritto, perché in realtà i direttori si muovono autonomamente. In particolare, Orfeo ha dimostrato un'arroganza tipica del fatto che è stato riconfermato al TG1, quindi evidentemente ha fatto bene il suo lavoro per chi lo ha riconfermato, e non capisco cosa possa ottenere io parlando con voi, perché ad oggi, di fatto, non riesco ad ottenere nulla: il TG1 ieri alle 13.00 ha fatto un servizio agghiacciante, mischiando la cronaca sul voto in Parlamento (sto facendo degli esempi che spero voi non ripetiate, cito il TG1, sul TG2 è successo molto meno e mi auguro che non succeda). Continuiamo a vedere dei servizi che mischiano i pareri in maniera tendenziosa, è chiaro che non posso dilungarmi perché i trucchi del mestiere di giornalista sono mille, e soltanto l'onestà intellettuale di chi fa giornalismo mi garantisce questo, ma trovo poca onestà in Rai.
  Le ribadisco: speravo che sul TG1 almeno fino al 4, che è un appuntamento importante, si potesse ottenere qualcosa, lo spero sul TG2, lo spero sul TG3 la settimana prossima quando audiremo il suo collega Mazzà, ma ho dei seri dubbi, lo spero su Rainews, dove però nella rassegna stampa vedo un giornalista che commenta le notizie e dice «che bella!», quando vedo le grafiche dove mi dicono «rottamazione cartelle» senza spiegarmi se sia vero che le tolgano tutte o se ci sia il testo del decreto che stiamo aspettando tutti, perché in Consiglio dei Ministri qualcuno l'ha votato, ma Pag. 7ha votato un foglio bianco! Questi sono i problemi che attanagliano attualmente il servizio pubblico e non vedo una via d'uscita, perché – ribadisco – questo rapporto di dialogo che abbiamo avuto come Movimento 5 Stelle con la Rai non ha portato a nulla o ha portato a pochissimo dal punto di vista dell'informazione. Su altre questioni abbiamo anche ottenuto risposte, abbiamo ottenuto più trasparenza, abbiamo avuto altri risultati, ma sulla base dell'informazione chiesi a Campo Dall'Orto e a Maggioni qui in audizione di limitare la lottizzazione, visto che non siamo stupidi e sappiamo benissimo che le nomine sono in quota, quindi non stiamo a raccontarci stupidaggini perché siamo persone adulte e mature e non ho più voglia di fare pantomime, di fare recite in cui cerco di dare un consiglio a qualcuno e qualcuno fa finta o magari ci crede però poi non succede mai niente, eppure le nomine sono state fatte assolutamente in linea con la lottizzazione precedente, anzi la questione è peggiorata.
  Adesso quindi sto dicendo agli italiani di non guardare la Rai, questo è quello che sto dicendo, che avvilimento! Peraltro sono un professionista, ho lavorato anche per la Rai, per il TG2, ho lavorato con Dario Laruffa e altri professionisti, e mi dispiace, ma questo è.
  Spero solo che un giorno noi si possa governare per mettere veramente il servizio pubblico in condizioni di non avere questa influenza mefitica, e mi appello a lei, mi appello per quanto possa lavorare all’équipe del dottor Ferragni perché si ottenga qualcosa, ma non mi aspetto nulla né da Maggioni, né da Campo Dall'Orto, né da Verdelli (tantomeno), né da Orfeo, né da lei, né da Mazzà.
  Questa è la situazione, quindi o noi arriviamo al 4 dicembre con un minimo di dignità del servizio pubblico che cerca di fare informazione sul «sì» o sul «no» in maniera equa, oppure voi vi assumerete la grande responsabilità morale di aver fatto precipitare questo Paese nell'ignoranza e nella disinformazione, perché l'informazione è un pilastro la democrazia, e lei questo lo sa benissimo.
  Non ho altro da aggiungere, se non auspicare che un minimo di responsabilità etica e morale da parte di tutti i funzionari e di tutti i giornalisti e di tutte le strutture Rai venga messo finalmente in campo, perché fino ad oggi non ho visto niente di buono!

  MAURIZIO LUPI. Cercando di abbassare un po'i toni, intanto auguri e buon lavoro perché, nonostante la lunga esperienza in Parlamento, questa nuova avventura sembra a me e al nostro Gruppo una scelta di continuità fatta nei sette anni di vicedirettore del TG2 e noi abbiamo più volte insistito in questa Commissione che si pescasse all'interno delle esperienze e delle professionalità nate in Rai e siamo di fronte ad una di queste scelte. Auguri quindi, direttrice, anche se l'accento posto sul tema di essere donna e quindi di poter capire come all'interno di un servizio pubblico e di un telegiornale possa portare questo tipo di contributo anche nel modo di raccontare le notizie o delle condizioni. Due osservazioni per stare nei cinque minuti. La prima più generale, perché mi è piaciuta l'impostazione che ha dato, mi sembra che debba essere esattamente il compito del nuovo direttore cercare di capire come, guardando al futuro partendo dalla propria condizione, a quella impostazione si possa dare contenuto e forma. Il TG 2 ha la caratteristica di aprire e di chiudere la giornata di notizie, e questo permette all'interno del panorama dei telegiornali del servizio pubblico di avere un'offerta diversificata e di avere in questo caso un'offerta diversificata all'interno della stessa testata, perché, come lei ha evidenziato, un conto è aprire le notizie alle 13.00, con il compito quindi di stare sulla notizia, altro conto è chiudere la giornata, laddove c'è l'opportunità di sovvertire la gerarchia delle notizie. La preoccupazione che in Commissione di vigilanza abbiamo sempre avuto è capire in che modo il servizio pubblico non si standardizzi, nel senso che ci può essere una continuità, ma ogni direttore ha anche la responsabilità di guardare al futuro, di capire come la modernità possa permettergli di svolgere il proprio lavoro. L'opportunità Pag. 8 che il TG2 ha di raccontare una società e una realtà partendo dalle notizie (gli esempi che ha fatto mi sembrano pertinenti) è viva e ricca, quindi diversificando l'edizione del TG2 delle 13.00 da quella del TG2 delle 20.30, certamente quello delle 20.30 non si chiamerà più approfondimenti, lo chiamerete come riterrete più opportuno, ma raccontare senza l'angoscia di rincorrere la notizia secondo me rientra nella filosofia del servizio pubblico, e l'esperienza che lei ha certamente può essere utile da questo punto di vista, quindi raccontare tutta la vita, compresa anche la politica, raccontarla in maniera diversa da come viene vista nel rincorrere giustamente le notizie.
  La domanda che voglio rivolgerle (le chiedo scusa perché alle 15.00 abbiamo un question time ma leggerò la risposta sullo stenografico) è legata al tema di attualità che lei ha toccato, cioè il servizio pubblico nei confronti di questa importante scadenza (come ha visto, la tensione è legata molto a questo) del referendum costituzionale. Intanto mi fa molto piacere che sia stato il TG2 a sperimentare una delle direttive della Commissione di vigilanza, che era quella di chiedere al servizio pubblico di usare i prime time, gli spazi di massimo ascolto, per cercare, anche attraverso lo studio di nuovi formati, di informare e di catturare l'ascolto, perché se ci limitiamo solo alle tribune politiche rischiamo di non farlo. Tra l'altro posso testimoniare di essere stato uno delle prime «cavie» di questo nuovo programma e l'unica osservazione che le posso fare anche come suggerimento in Commissione di vigilanza è che il format può funzionare (e credo che questa sperimentazione sia interessante) e secondo me l'alternanza delle domande aiuta di più, cioè mette ancora di più in parità. So che c'è un'alternanza da puntata a puntata, ma permettere che una volta la prima domanda sia rivolta a uno e la seconda domanda sia rivolta all'altro aiuta di più. Voi siete responsabili in par condicio di tutta l'informazione durante questo periodo, quindi non solo del TG, ma anche delle trasmissioni di informazione e di approfondimento. Siccome ne rispondete voi, non il direttore della rete (ne abbiamo discusso anche ieri in Ufficio di Presidenza), siete aiutati ad esercitare questa responsabilità e quindi c'è un raccordo con la rete per quanto riguarda le trasmissioni? Ieri abbiamo infatti evidenziato come questo referendum abbia la parità tra i «sì» e i «no», ma anche una pluralità di voci all'interno dei «sì» e dei «no», e non è una cosa semplice garantire questa pluralità, quindi, siccome siete responsabili, la dottoressa Colucci è responsabile, se poi non può intervenire su una trasmissione perché ne risponde il direttore di rete, mi sembra che ci sia una difficoltà. Vorrei capire quindi se siate messi in grado di esercitare in questi due mesi gravosi la vostra responsabilità.

  MAURIZIO GASPARRI. Intanto auguri al direttore, che ha fatto un percorso interno alla Rai anche sull'informazione politica, istituzionale, parlamentare, quindi se non altro un dato positivo delle recenti nomine, che hanno attinto, dopo una serie di escursioni inopportune e all'esterno della Rai, finalmente agli interni, perché se la Rai crede più in sé stessa non è male, quindi da questo punto di vista mi fa piacere perché anche le vicende confermano che l'interno è meglio dell'esterno.
  Non faccio domande specifiche sulla questione del rapporto (però qualche lume vorrei averlo) con la struttura informativa, perché stiamo svolgendo queste audizioni importanti e positive dei direttori, perché non si è voluto approfondire come si era programmato il problema del piano d'informazione complessivo dell'azienda, del ruolo di Verdelli e di questa struttura che è stata giustamente criticata per i suoi costi e la sua sovrapposizione alle strutture interne con persone quasi tutte esterne, spesso digiune di televisione.
  Vorremmo quindi capire dalla sua esperienza, perché lei era vicedirettore TG2 nella fase in cui c'era la famosa pianificazione delle newsroom che personalmente ho molto criticato in questa Commissione, ma per fortuna non sono state fatte, una delle tante cose sbagliate che abbiamo evitato alla Rai difendendola da sé stessa, la sua impressione rispetto al Piano attuale Pag. 9qual è? Lei prima ricopriva una posizione importante, conosce bene la Rai, quella roba è svaporata, quindi adesso cosa si fa? Lei ha detto alcune cose in merito alle aperture, a temi come Lampedusa e Fuocoammare, ma c'è anche l'altra faccia della medaglia, quartieri dove l'arrivo eccessivo di immigrati crea ulteriore degrado, quindi ottima come forma di diversificazione, però l'elenco degli argomenti mi era sembrato unidirezionale. Come state vivendo quindi questo problema dell'offerta informativa? In passato si era detto che il TG2 avrebbe dovuto fare più il sociale, poi quella roba è evaporata, ora che si sta dicendo? Lei lo fa tutti i giorni e si sta giustamente dando una linea, ha citato degli esempi, anche i faccia a faccia sono fatti in un certo modo, quindi ci arrivo al contrario, sperando che prima o poi riusciremo a parlare con Verdelli e con Merlo, con tutti questi che costano un sacco di soldi e non si sa a cosa servano, perché non mi pare che stiano dando un'impostazione.
  Prima l'onorevole Lupi diceva che il TG2 apre e chiude, riferendosi al fatto che voi avete l'edizione delle 20.30, ma è stata soppressa l'edizione notturna, è vero che c'è anche Rai3 che a quell'ora fa qualcosa, ma c'è la possibilità di uno spazio per una chiusura informativa della giornata che mi sembrava utile?

  AUGUSTO MINZOLINI. Innanzitutto tanti auguri e poi le pongo alcune domande precise. La prima domanda è questa: nella preparazione della campagna referendaria avete avuto riunioni con il direttore editoriale Verdelli, avete ricevuto indicazioni o no? Questa è la cosa che vorrei sapere in termini chiari, perché altrimenti ci giriamo intorno.
  La seconda cosa che vorrei dire è che è interessante questa cosa dei 40 secondi per rispondere, però, se poi come Mentana metti da una parte Renzi e dall'altra parte De Mita, ci vogliono 40 minuti. Il punto è che anche in questa maniera si manipola la campagna elettorale, l'ho già detto l'altra volta a Orfeo, è chiaro che questo tipo di confronti prevede che a un professore corrisponda un professore, che a un politico corrisponda un politico, perché o si dà un meccanismo omogeneo o altrimenti facciamo quello che succede nella box, dove si fanno anche degli incontri truccati, quindi conto sulla responsabilità che oltretutto corrisponde anche al tipo di efficacia della trasmissione.
  Un'ultima cosa molto semplice: stiamo attenti perché c'è il solito problema del dualismo tra azione di governo e campagna referendaria, è evidente che bisogna trovare un modo per evitare che le due cose si sovrappongono e ci sia una sorta di moltiplicatore, partendo dall'azione di governo, sul referendum. Dato che il Presidente del Consiglio mostra di essere abbastanza abile da questo punto di vista, mi rifaccio a un minimo di attenzione, perché ci sono delle scalette che trovo purtroppo discutibili. Il TG1 di domenica, ad esempio, apri su Renzi e la manovra economica, poi passa a un servizio sulla Brexit in cui aumenta l'attenzione dicendo «state attenti perché addirittura le grandi banche d'affari minacciano di andarsene», dimenticando però di dire che dopo la Brexit il PIL inglese è arrivato a 1,8. Poi si passa all'immigrazione e poi abbiamo l'intervista di Benigni sulla cena da Obama. Anche questo è un modo raffinato di intervenire sull'informazione. Dato che il momento è complicato e su questo tema del referendum ci sono delle posizioni estremamente trasversali, che passano per tutta la società italiana e si vede da quanto sono compositi i due fronti, vi prego di tenere conto anche di questo, perché altrimenti si rischia di partire dalla Costituzione e di mettere sul banco degli imputati l'informazione.

  GIORGIO LAINATI. Carissima amica, buon lavoro per questo prestigioso impegno che hai assunto tre mesi fa. Tu sai benissimo chi sono io e cosa ho fatto in questi ventidue anni, e ancora mi stupisco delle cose curiose che si dicono in politica perché, avendo lavorato per un imprenditore come Berlusconi nel settore privato, oggi stiamo dibattendo del ruolo del servizio pubblico, non abbiamo mai trovato le risposte a queste domande, e questo è un problema forse che riguarda la nostra società. In attesa che l'onorevole Brunetta presenti questa famosa proposta di legge Pag. 10per privatizzare la Rai, come ha annunciato più volte ma non si è mai vista, parlo del servizio pubblico, ancora pubblico perché non l'ha comprato ancora nessun cinese di turno, e ti dico che sono molto contento dell'impostazione che hai dato al telegiornale che dirigi, hai fatto bene a ricordare la bella puntata monografica sull'emergenza sbarchi, con cui hai colto la sensibilità del Prix Italia, e devo dare atto alla Rai che non è quel mostro che altri ritengono, ma è anche una grande interprete della società italiana nella sua complessità e dunque quando la Rai fa il Prix Italia da Lampedusa, nell'indifferenza dei Paesi del nord Europa, visto che al Prix Italia partecipano le televisioni pubbliche di tutta l'Europa, dimostra quello che è stata, è e sarà.
  Molto giusta, quindi, la puntata monografica, debbo dirti anche che avete fatto un lavoro straordinario per il terremoto e ricordo un tuo bellissimo editoriale, che mi ha molto toccato ed è ha toccato le corde dei telespettatori con le tue parole e le immagini che le accompagnavano. Sai quanto abbiamo apprezzato le rubriche in questi decenni, magari se possiamo come Commissione di vigilanza aiutare il TG2 a trovare delle collocazioni (anche con Rai Parlamento ci abbiamo provato, ma non ci siamo riusciti), perché alcune rubriche meriterebbero collocazione orarie più prestigiose, data la qualità del lavoro che viene svolto nelle rubriche stesse.
  Complimenti anche per i faccia a faccia senza conduttore, che sono un'innovazione, e qui vorrei far notare a chi dice che c'è una manipolazione degli ospiti che quando facevamo dei programmi a Canale 5 chiedevamo alle forze politiche chi avessero intenzione di mandare, non li indicavamo noi, dicendo che dall'altra parte avrebbero inviato un soggetto molto bravo nel comunicare. Certo dovrebbe essere una sensibilità di costoro, poi se tra le fila di una fazione ci sono migliori comunicatori non è colpa del direttore di un telegiornale o responsabile di un programma televisivo, spesso ci si deve accontentare dei soggetti che ci sono. Auguri di buon lavoro!

  DALILA NESCI. Grazie per la sua presenza qui. Porrò solo una domanda veloce perché purtroppo mi devo allontanare, quindi leggerò il resoconto.
  Capisco che questo ambiente piccolo, domestico forse induce allo scambio di ricordi e alla chiacchierata colloquiale, però lei ha ricordato nel suo intervento che questo è l'organo di vigilanza e di controllo nel senso più positivo del termine, quindi in questo senso vorrei avere, come altri colleghi hanno sollecitato, un suo intervento più specifico sul piano dell'informazione di Verdelli, su come lei sta interloquendo, su come questo piano tocca o toccherà il TG2 anche in riferimento alla riorganizzazione interna che si è effettuata. Per vigilare è importante conoscere, quindi, se queste audizioni non servono ad avere dati specifici, rischiamo non dico di perdere tempo, ma comunque di non impiegarlo nella maniera più sensata possibile, quindi grazie e mi scuso ancora perché devo allontanarmi.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Ringrazio anch'io la direttrice Colucci e le auguro buon lavoro come hanno fatto i colleghi, peraltro lei raccoglie un'eredità importante per l'autorevolezza della testata, per il lavoro molto positivo e proficuo del suo predecessore, quindi ha una responsabilità, ma anche un'opportunità di grande rilievo.
  Devo dire che mi ha colpito il riferimento alle opportunità che lei ha fatto nel passaggio in cui diceva che può capitare di diventare direttrice di un telegiornale e questa può essere un'opportunità in più in termini di fattore di genere. Desidero riprendere quella parte, anche perché come parlamentare sono alla seconda legislatura e tra i tanti provvedimenti della scorsa legislatura che ho portato con me ce n'è uno che riguarda la presenza delle quote delle donne nelle società (avevo firmato la proposta di legge dell'onorevole Mosca) e il congedo parentale obbligatorio maschile, seppure contenuto in termini temporali. Credo che siano state due cose di cui forse si è parlato non molto di quella legislatura, che però hanno consentito a tutti di fare un passo avanti, quindi credo che la sua esperienza Pag. 11 possa rappresentare un'opportunità in più.
  Lei ha toccato in maniera del tutto tangenziale un problema che riguarda molto nel profondo il nostro Paese, il fenomeno del cosiddetto femminicidio. Sono anch'io convinto che si tratti di un problema culturale, che riguarda innanzitutto noi maschi. In queste settimane un gruppo di parlamentari di Camera e Senato ha dato vita a un'iniziativa di colleghi maschi che ritengono di porre questo tema come una questione culturale che deve essere affrontata innanzitutto da noi, quindi tra le tante cose che lei è chiamata a fare credo che portare avanti questa sensibilità sia un'opportunità e un modo di fungere da apripista. Mi sento assolutamente di incoraggiare quelle parole, che erano una parte della sua comunicazione.
  La domanda che le voglio fare invece è la seguente. In questa Commissione abbiamo approvato la delibera sull'applicazione della par condicio che prevede due elementi molto precisi, la parità di trattamento tra «sì» e «no» e la presenza dei soggetti politici e di altri soggetti, così come da monitoraggio. È quindi evidente che bisogna combinare diversi elementi e, visto che lei ne ha la responsabilità non solo in riferimento al telegiornale, ma anche sulle trasmissioni di informazione ricondotte a testata, la mia domanda, seguendo anche quanto diceva il presidente Lupi, è come sia orientata e quale sia la valutazione sul primissimo periodo di applicazione e quale ritiene possano essere gli interventi nel prosieguo della campagna referendaria.

  FABIO RAMPELLI. Mi associo ai ringraziamenti e sono anch'io convinto che l'eredità di questa testata sia un fatto in particolarmente importante e il lavoro svolto nel corso degli anni dai direttori che l'hanno preceduta e in genere quello che ha composto l'identità della testata che oggi dirige è stato un lavoro importante e tutto sommato c'è un punto di partenza positivo nella possibilità/capacità, anche attraverso il mantenimento o l'irrobustimento delle rubriche tradizionali che hanno fatto conoscere il TG2, di svolgere un ottimo lavoro.
  Vengo alle questioni di carattere politico, perché sono quelle maggiormente legate al pluralismo dell'informazione e a come questo concetto può essere manipolato per entrare nel vivo della discussione. Abbiamo assistito a una campagna pre-referendaria che a fasi alterne la Rai a mio giudizio non ha voluto o non ha saputo gestire in punta di equilibrio. Noi in vigilanza ne abbiamo fatto ampia menzione, tuttavia tutto quello che è accaduto prima dell'indizione della data del referendum è dietro le nostre spalle, ma penso che si possa recuperare. Il recupero non è e non può essere soltanto indirizzato a una sorta di maniacale applicazione del meccanismo della par condicio, oltretutto dobbiamo comunque trovare, al di fuori delle campagne referendarie o delle campagne elettorali, un sistema di equilibrio che prescinda dalla logica del bilancino o del minutaggio, perché quando non si sta più al riparo della par condicio, cosa che la fa guardare con nostalgia passate le scadenze elettorali, si pone drammaticamente il problema degli squilibri, dello scarso accesso al circuito dell'informazione almeno in alcune testate anche della Rai. C'è quindi un'informazione che può essere fatta in maniera tendenziosa, di cui altri hanno già parlato ma che voglio sottolineare anche perché la considero la più efficace da un punto di vista della capacità di convincimento o di condizionamento dei cittadini, quando passa l’endorsement di Barack Obama sul «sì» al referendum penso che valga non so quante centinaia di tribune referendarie e dichiarazioni di venti secondi al telegiornale! La medesima fattispecie è riscontrabile attraverso la necessaria pubblicità da darsi ad altrettante dichiarazioni del comico e premio Oscar Benigni, quindi c'è un'informazione tendenziosa che non credo vada a sommarsi dal punto di vista della par condicio a minutaggi di qualsivoglia livello, però penso che in questi casi il servizio pubblico debba indagare e cercare (non è molto difficile) personalità magari meno note di Benigni e di Barack Obama, ma di elevato profilo che possono riequilibrare. Questo lavoro non è stato mai fatto, ma penso invece che vada fatto da tutte le Pag. 12reti della televisione pubblica, se vogliamo che il pluralismo corrisponda anche a un concetto di libera informazione, non soltanto di bilancino, ma anche per la logica del bilancino.
  Vi è poi un'informazione che secondo me la sua testata sta facendo molto meglio di altre, che è un'operazione verità, un'informazione di inchiesta, ma che – mi permetto di dire – si può sempre fare meglio, che è quella sulle reali condizioni in cui si sviluppa un giudizio dei cittadini o si può sviluppare alla vigilia di una scadenza elettorale referendaria. I contenuti della riforma esistono, si possono manipolare i titoli fino a trasferirli nella scheda elettorale e fare propaganda persino al povero cittadino che entra nella cabina e che si accorge in quel momento il dover esprimere un voto perché se ne è disinteressato e non ha maturato una sua precisa e approfondita opinione al riguardo, però il fatto che i costi della politica e delle istituzioni non siano contenuti se non in maniera ridicola è un dato di fatto, è un dato oggettivo, quindi, se il Presidente del Consiglio dice il contrario, non è soltanto Rampelli o Minzolini o Gasparri che devono controbattere, ma penso che ci debba essere anche un'informazione di dettaglio, di merito, in punta di verità che vada fatta, perché è giusto farla, è giusto cercare di sottrarre al dibattito politico quello che è oggettivo.
  Se ho finito il mio tempo, concludo l'intervento, capiterà sicuramente un'altra occasione per dire altro.

  FRANCESCO VERDUCCI. Anch'io ringrazio la direttrice per questa audizione, le auguro un ottimo lavoro e mi scuso con lei per non aver ascoltato tutta la sua audizione per impegni concomitanti. Tengo però a intervenire perché trovo questa audizione particolarmente importante come questo intero ciclo di audizioni.
  Sappiamo bene che l'informazione è l'essenza del servizio pubblico e che ricade su di voi una responsabilità particolarissima, quella di fare in modo che l'informazione del servizio pubblico recuperi una caratteristica fondamentale, quella di autorevolezza, credibilità, verificabilità, che faccia dell'informazione del servizio pubblico «l'informazione» senza altri aggettivi, contenendo in questo quel pluralismo, quell'imparzialità, quella autonomia che ne sono caratteristiche fondamentali, e che possa quindi avere un criterio di oggettività che faccia premio su un'informazione che oggi, al tempo dei social network, è molto frammentata e spesso incorre in casi talvolta disdicevoli, talvolta anche dannosi e pericolosi di falsa informazione. La responsabilità che avete è fondamentale. Penso non solo al contesto dell'evoluzione della comunicazione e dell'informazione al tempo del web 2.0, ma anche a fenomeni internazionali che fanno sì che i cittadini e l'opinione pubblica abbiano bisogno non solo di conoscere, ma anche di capire i fatti nella loro complessità. Lei ha citato il fenomeno delle migrazioni, uno dei fenomeni più importanti e complessi del tempo che viviamo, con ricadute enormi di impatto sull'opinione pubblica, eventi che non solo vanno raccontati, ma vanno anche spiegati perché è giusto che l'opinione pubblica possa comprenderli nella loro complessità e nella loro origine. Questo è decisivo per avere un'opinione pubblica consapevole e un'informazione credibile, matura e adeguata. L'auspicio che faccio e penso che questa Commissione debba fare nei confronti suoi e dei suoi colleghi riguarda la funzione sociale della vostra informazione. Lei ricorderà che questa Commissione di vigilanza ebbe modo di censurare in qualche modo le modalità delle nomine che avvennero i primi di agosto, soprattutto perché non rientravano nel piano dell'informazione, un piano che ancora non conosciamo e auspichiamo che quanto prima ci sia una completezza di informazione, ma lei sa perfettamente che il suo mandato si svolge dentro una fase di transizione, perché questa Commissione in passato approvò insieme ai manager precedenti un importante piano di radicale trasformazione dell'informazione, fase di transizione che dovrà investire l'informazione in Rai e riplasmarla. Il suo lavoro insieme a quello dei suoi colleghi vive quindi una fase innovativa. Pag. 13
  Da ultimo voglio rimarcare, come hanno fatto anche altri colleghi, l'importante appuntamento del referendum costituzionale che voteremo il 4 dicembre: abbiamo votato due settimane fa una delibera molto importante in attuazione della legge sulla par condicio. Rispetto a questo la sua testata come si sta adoperando per interpretare al meglio l'atto licenziato all'unanimità dalla Commissione di vigilanza?

  MICHELE ANZALDI. Vorrei mettere agli atti una cosa: nell'intervento di Airola, che mi ha stupito anche se il collega era molto concitato, quindi forse è dovuto a questo, non ho capito le critiche, che a me sono sembrate esplicite, alla Commissione di vigilanza, perché diceva che in tre anni non abbiamo portato a casa nulla. Non sono minimamente d'accordo e non capisco questo attacco alla Commissione, all'Ufficio di Presidenza, a lei, presidente: in tre anni abbiamo fatto tantissime cose che gli italiani hanno visto, dall'abolizione della cronaca nera la domenica al caso Riina, solo per citarne alcuni. Vorrei che si mettesse agli atti, non sono d'accordo che la Commissione di vigilanza non ha lavorato bene, e purtroppo nell'intervento sembrava proprio questo, perché da una parte dice di non aver portato a casa nulla, dall'altra fa addirittura i complimenti alle relazioni istituzionali della Rai, invece secondo me questa Commissione, nonostante la mancata collaborazione della Rai, ha avuto dei successi e continua ad averli. Dovremmo migliorare la collaborazione e speriamo di farcela.
  Rapidamente una curiosità: nei dibattiti che hanno preso avvio a fine TG2 perché si è scelto come voce questo doppiatore (non voglio offendere la figura professionale di Luca Ward) e non le voci della politica italiana attraverso il TG2?

  IDA COLUCCI, direttrice del TG2. L'onorevole Lupi mi chiedeva spiegazioni su che tipo di accessibilità abbiamo (se non ho capito male) alle scalette delle trasmissioni di rete a carattere prevalentemente informativo che nel periodo della par condicio vengono ricondotte come controllo alla testata, quindi ciascuno ne ha qualcuna. Semplicemente un responsabile della struttura del programma ci fornisce settimanalmente l'indicazione di quali sono gli ospiti della trasmissione, noi facciamo degli appunti, se si rendono necessari, altrimenti per noi le trasmissioni vanno bene così, se il tipo di ospite che si è deciso di invitare in quella determinata puntata non presenta caratteristiche che possano alterare l'equilibrio sostanziale della trasmissione a cui si fa riferimento. Se questa era la domanda, potrei dire che questa è la risposta: noi abbiamo un controllo sulle trasmissioni per buona parte, c'è sempre qualcosa che ci può sfuggire, ma in linea di massima sappiamo cosa va in onda. Certo, sono trasmissioni in diretta, quindi il contenuto di quello che gli ospiti diranno è vero che ricade sotto il nostro controllo, ma quello è più difficilmente censibile preventivamente.
  Il senatore Gasparri mi chiedeva del taglio dell'edizione della notte e anche del tipo di rapporto che intratteniamo con la struttura per il coordinamento dell'offerta informativa. Sul taglio dell'edizione della notte, senatore, purtroppo mi trovo a gestirne gli effetti più che aver contribuito alla decisione, perché il mio insediamento è avvenuto a palinsesti già usciti, quindi immagino di non essere l'interlocutore migliore per poter offrire una risposta. Quello che le posso sicuramente dire è che ho cercato attraverso la mia gestione di restituire a quelle professionalità che si erano viste private di quel tipo di turnazione un'opportunità di rientrare nel lavoro notturno attraverso l'istituzione di una sorta di task force delle emergenze perché, se è vero che il telegiornale notturno non va più in onda, è anche vero che l'informazione non va a dormire. Può accadere qualcosa nel corso della serata, da quando chiudiamo le trasmissioni alle 21.00 in poi, e in ogni caso riprendiamo la mattina dopo alle 10.00, quindi, se succede un fatto come ad esempio nel caso del terremoto, dobbiamo essere in grado di far partire la macchina, di far partire gli inviati, di assicurare la copertura dell'evento, anche se non abbiamo un'immediata finestra informativa, Pag. 14ma l'avremo la mattina seguente alle 10.00, e, se la missione non è stata messa in campo quando il fatto accade, è difficile poi poter coprire con efficacia un avvenimento.
  Quanto al rapporto con la struttura del coordinamento informativo, abbiamo un rapporto pressoché quotidiano e in qualche modo fruttuoso, e faccio solo un esempio e così forse rispondo anche a più di un commissario che è intervenuto. Abbiamo lavorato alla programmazione sui referendum, sui quali intervengono vari soggetti della Rai nella fornitura di dati, nel monitoraggio dell'equilibrio, perché c'è la struttura istituzionale, c'è la struttura di Giancarlo Leone, c'è la struttura di Carlo Verdelli, e tutti contribuiscono ad assicurare la funzione del servizio pubblico e l'equilibrio.
  Nonostante alcune critiche che obiettivamente mi sono dispiaciute, nel senso che vengono fatte a un'azienda in cui lavoro da 27 anni, al netto delle obiettive criticità e défaillance che ci possono essere in qualsiasi struttura, è un'azienda che si impegna quotidianamente nel raggiungimento dell'obiettivo dell'equilibrio. Se non riusciamo sempre, vi chiediamo scusa, però obiettivamente a questo ci applichiamo, su questo lavoriamo tanto. Abbiamo questi dati che ci confortano e ci aiutano a mantenere settimanalmente il giusto equilibrio tra «sì» e «no», e, se volete, non vi leggo i miei dati (non so se a qualcuno interessi, ma potete averne accesso sul sito) ma alla fine abbiamo una sostanziale parità, siamo in vantaggio con il «no» perché magari sono capitate delle interviste che hanno fatto pendere la bilancia a favore di uno schieramento piuttosto che dell'altro, ma sono differenze minime, che possono farci parlare di una sostanziale parità nell'accesso ai nostri tempi di informazione nel periodo dal 28 settembre al 23 ottobre.
  Questi sono i dati dell'Osservatorio di Pavia, a cui si aggiungono periodicamente quelli dell'Agcom, ma immagino che nessuno meglio di voi abbia accesso all'una e all'altra fonte.

  PRESIDENTE. Una battuta involontaria, perché abbiamo avuto problemi nell'averne i dati.

  IDA COLUCCI, direttrice del TG2. Mi è stato chiesto come ci rapportiamo con la struttura di Carlo Verdelli. Come dicevo, sulla questione referendum abbiamo avuto più di una riunione per capire chi dovesse andare in avanscoperta con i vari programmi, sono chiaramente riunioni in cui intervengono più manager aziendali e in cui Verdelli tira un po’ le fila di questa dialettica. Lo stesso sta avvenendo per le elezioni americane, su cui la Rai avrà un impegno molto significativo dal punto di vista informativo, e noi siamo divisi a staffetta a partire dalla serata dell'8 novembre per tutta la nottata elettorale americana. Come sapete, lì sono sei ore prima, quindi andremo avanti dalla prima notte fino alle 6.00 del mattino, poi secondo le testate abbiamo vari interventi, e, anche a compensazione di questa perdita dell'edizione della notte, abbiamo guadagnato una prima serata che per il TG2 è un grande risultato, perché non sempre è avvenuto in passato, quindi abbiamo due ore di informazione e siamo piuttosto soddisfatti di poterle sfruttare sperando di poterlo fare al meglio.
  L'onorevole Peluffo aveva chiesto spiegazioni su come ci saremmo regolati sulla questione di ritenere un'opportunità questo profilo femminile da dare alla direzione: grazie dell'apprezzamento che è sempre molto gradito. Penso di aver spiegato che tipo di collocazione voglio dare alle tematiche femminili, voglio riferirle a pieno titolo nei sommari e dare loro ampio spazio, perché spesso l'informazione è relegata nelle grandi testate della grande offerta editoriale italiana, perché sono i magazine che settimanalmente accompagnano i grandi quotidiani ad avere un taglio prettamente legato a questo tipo di universo, invece noi vorremmo ricondurle nei nostri sommari, con tutta la fatica che questo comporta perché non è semplice inserire tematiche così nel sommario quotidiano, che per ovvi motivi ha un tempo contingentato.
  Qualcuno chiedeva come intendiamo applicare la delibera della par condicio e come verrà regolata la presenza dei soggetti politici all'interno dei telegiornali e del Pag. 15contenitore. Faccio una differenza perché il contenitore si presta a un bilanciamento immediato e subito visibile del «sì» e del «no», ogni piccolo format è in sostanziale equilibrio, quindi quel format semmai ci può porre problemi di altro genere, cioè quante realtà del «sì» o del «no» vengono evidenziate, perché all'interno del bilanciamento ci deve essere il bilanciamento di tutta la rappresentazione politica, di tutti quelli che sono a favore del «sì» e di tutti quelli che sono a favore del «no». Non so se mi sono spiegata o sono stata criptica, ma ciò che voglio dire è che potrei sbilanciarmi a favore di un partito piuttosto che di un altro, pur mantenendo una sostanziale parità e bilanciamento tra il «sì» e il «no», quindi c'è uno sforzo da compiere e che noi stiamo compiendo. Ho messo una squadra a lavorare su questo, un piccolo gruppo di persone che lavora solo su questo, quindi, oltre all'Osservatorio di Pavia e all'Agcom, abbiamo una nostra empirica rilevazione interna, con cui facciamo i conti edizione per edizione del telegiornale e soprattutto su questo contenitore, che è più visibile, quindi su questo stiamo focalizzando un grande sforzo e una grande attenzione.

  PRESIDENTE. Minzolini, do io la parola quando me la chiede. Si calmi.

  AUGUSTO MINZOLINI. No si calmi lei.

  PRESIDENTE. Ha un primo richiamo verbale.

  MAURIZIO GASPARRI. Per un'interruzione non si chiede la parola.

  PRESIDENTE. Io rispondo così, grazie Gasparri.

  IDA COLUCCI, direttrice del TG2. Mi sembra che la sua domanda vertesse su come vengono fatti i confronti...

  AUGUSTO MINZOLINI. No, chiedevo se rispetto ai rapporti che avete con la direzione editoriale abbiate avuto incontri, contatti o addirittura riunioni sul tema del referendum.

  IDA COLUCCI, direttrice del TG2. Ci sono state delle riunioni precise a cui hanno partecipato vari soggetti aziendali, ognuno per la sua competenza, e il direttore per l'offerta informativa, Carlo Verdelli: è stato preliminare alla messa in campo di tutte le varie iniziative, di cui sono andata in avanscoperta con questo format, che per ovvi motivi era un format limitato nel tempo.
  L'onorevole Anzaldi mi ha chiesto come mai abbiamo deciso di utilizzare un doppiatore piuttosto che una voce delle tante interne del telegiornale. Abbiamo pensato che la voce del doppiatore diventasse un elemento scenico di questo così scarno e grafico formato, pur non volendo togliere nulla alla redazione del TG2, che elabora le domande – lo sforzo contenutistico è interamente affidato alla redazione politica e a un suo coordinatore – con la mia revisione. Ci è sembrato opportuno affidare la voce fuori campo a un timbro autorevole, molto riconoscibile come tentativo di posizionare questa trasmissione in maniera più incisiva.

  PRESIDENTE. Ringrazio la direttrice Colucci e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.35.

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