XVII Legislatura

Commissioni Riunite (I, XI e XII)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Giovedì 13 ottobre 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Damiano Cesare , Presidente ... 3 

Audizione della Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, sulle linee programmatiche relative alle deleghe a lei conferite con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 giugno 2016 (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Damiano Cesare , Presidente ... 3 ,
Boschi Maria Elena (PD) , Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento ... 3 ,
Damiano Cesare , Presidente ... 9 ,
Binetti Paola (AP)  ... 9 ,
Murer Delia (PD)  ... 9 ,
Scagliusi Emanuele (M5S)  ... 10 ,
Damiano Cesare , Presidente ... 10 ,
Scagliusi Emanuele (M5S)  ... 10 ,
Damiano Cesare , Presidente ... 10 ,
Scagliusi Emanuele (M5S)  ... 10 ,
Nicchi Marisa (SI-SEL)  ... 10 ,
Gnecchi Marialuisa (PD)  ... 11 ,
Dadone Fabiana (M5S)  ... 12 ,
Di Salvo Titti (PD)  ... 12 ,
Di Vita Giulia (M5S)  ... 13 ,
Piccione Teresa (PD)  ... 14 ,
Agostini Roberta (PD)  ... 14 ,
De Menech Roger (PD)  ... 15 ,
Pollastrini Barbara (PD)  ... 16 ,
Damiano Cesare , Presidente ... 16 ,
Boschi Maria Elena (PD) , Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento ... 17 ,
Damiano Cesare , Presidente ... 23

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Civici e Innovatori: (CI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-Movimento PPA-Moderati: Misto-M.PPA-Mod.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA XI COMMISSIONE
CESARE DAMIANO

  La seduta comincia alle 13.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.

Audizione della Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, sulle linee programmatiche relative alle deleghe a lei conferite con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 giugno 2016.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, sulle linee programmatiche relative alle deleghe a lei conferite con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 giugno 2016.
  Anche a nome dei presidenti della I Commissione Mazziotti Di Celso, che saluto, e della XII Commissione Marazziti, che non è presente in quanto è attualmente in Giappone, ringrazio la ministra per la sua presenza e le do la parola per la relazione.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Grazie, presidente. Grazie anche al presidente Mazziotti Di Celso e, ovviamente, a tutti i deputati presenti. È sicuramente un'opportunità per me preziosa la possibilità di avere un confronto sulle linee programmatiche che avevo immaginato per questa nuova responsabilità che mi è stata attribuita da giugno con riguardo al Dipartimento per le pari opportunità.
  Come voi sapete, al Dipartimento per le pari opportunità si sono succeduti, negli ultimi tre anni, vari referenti politici, che si sono alternati nel tempo. Ora, per la prima volta, la delega viene riattribuita a un membro del Governo. Quindi, chiaramente, il primo lavoro è stato anche quello di rafforzamento e di ricostituzione, come spesso avviene in questi casi, della struttura del Dipartimento. La struttura ha continuato ovviamente a operare, in questi tre anni della nostra legislatura, ma ha visto negli ultimi due mesi alcune modifiche, rilanciando il lavoro svolto dai dirigenti e dalla struttura stessa anche con l'individuazione di un nuovo capo Dipartimento e di alcuni consulenti che sono venuti ad aggiungersi alla struttura già esistente.
  Il lavoro svolto dal Dipartimento per le pari opportunità è un lavoro significativo, perché ha competenze molto ampie, non soltanto con riguardo alle politiche di genere, ma anche con riguardo al lavoro svolto in collaborazione con l'UNAR (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) per quanto riguarda le politiche antidiscriminatorie.
  Non da ultimo, le competenze del Dipartimento riguardano settori che spaziano dal mondo del lavoro dell'imprenditoria a quello del contrasto alla violenza di genere. Sicuramente è uno spettro molto ampio.
  Abbiamo cercato – dico abbiamo perché anche la Sottosegretaria Amici svolge quest'attività sulle pari opportunità insieme Pag. 4 a me in modo puntuale – da fine giugno a oggi, di dedicarci alla priorità, che ritenevamo, in questa fase, essere la piena attuazione del Piano contro la violenza di genere.
  Sapete bene che il Piano deriva dal lavoro che è stato svolto anche da queste Commissioni. Mi ricordo, come componente della I Commissione, il lavoro che è stato fatto proprio in queste aule e che chiama oggi il Governo a un impegno sulla sua attuazione concreta.
  La situazione che ho verificato a fine giugno era una situazione in cui, purtroppo, non c'era una conoscenza puntuale dell'utilizzo delle risorse che il Piano antiviolenza aveva messo a disposizione attraverso un finanziamento statale alle regioni, perché poi le regioni potessero, a loro volta, individuare e finanziare sia le case rifugio, sia i centri antiviolenza.
  Per quanto riguarda il biennio precedente, le risorse complessivamente messe a disposizione erano di circa 30 milioni di euro, ripartite in modo quasi paritario tra regioni e Stato. La prima attività che abbiamo impostato è stata proprio quella di verifica dell'utilizzo di queste risorse e di rendicontazione, perché mancava una rendicontazione puntuale da parte delle regioni sul livello di utilizzo di tali risorse.
  Attraverso la collaborazione instaurata nella Conferenza Stato-regioni con i rappresentanti delle regioni, a cominciare dal Presidente Bonaccini per arrivare all'assessora del Molise, che è capofila per questa materia, siamo riusciti adesso ad avere una prima ricognizione dell'utilizzo delle risorse pregresse. Questo ci ha indicato un dato sicuramente preoccupante: purtroppo, circa un terzo di quelle risorse messe a disposizione – circa quindi 10 milioni di euro – non sono state utilizzate, non sono state spese. Questo, chiaramente, ha creato anche una serie di difficoltà operative ad alcuni centri.
  Ovviamente, la situazione è molto eterogenea, perché ci sono regioni particolarmente efficienti e particolarmente virtuose, che hanno impiegato completamente e integralmente i fondi a disposizione, con azioni anche molto efficaci e con risultati positivi, e ci sono altre regioni che, per una serie di motivi, purtroppo non hanno utilizzato queste risorse disponibili, con criticità, in particolar modo per la città di Roma, criticità che conosciamo e che stiamo cercando di superare, anche attraverso un lavoro puntuale e preciso del Dipartimento per le pari opportunità con i vari soggetti istituzionali coinvolti (comune, regione e città metropolitana).
  Il punto di partenza è stato comunque significativo per poter cercare di superare alcune criticità che erano state riscontrate nel passato con riguardo ai nuovi fondi a disposizione per il prossimo biennio, che, per quanto riguarda le risorse messe a disposizione dallo Stato, sfiorano i 19 milioni di euro. L'impegno che abbiamo assunto formalmente nella cabina di regia, che per la prima volta ho istituito e convocato, è di portare una proposta di riparto delle risorse in Conferenza Stato-regioni entro la fine del mese di ottobre.
  Proprio per poter raggiungere questo obiettivo di nuovo riparto delle risorse del prossimo biennio vogliamo, però, superare alcuni problemi del passato, in modo particolare individuando dei criteri di riparto e, quindi, di erogazione delle risorse, in maniera tale che effettivamente siano premiati il merito e la qualità di molti centri e di molte case rifugio che da anni operano molto seriamente su tutto il territorio italiano e che hanno messo in campo azioni positive. È, però, necessario anche erogare queste risorse pubbliche in modo selettivo, quindi evitando che possano essere disperse ed essere finalizzate ad attività che non sono quelle previste dal Piano nazionale antiviolenza, come purtroppo, in alcuni casi, è avvenuto.
  Oltre a individuare in modo puntuale e attraverso una valutazione qualitativa l'utilizzo di queste risorse, stiamo cercando anche di individuare delle linee comuni di rendicontazione delle medesime risorse. L'obiettivo è essere il più trasparenti possibile nei confronti dei cittadini e, anche attraverso il sito del Dipartimento, poter dare contezza in modo puntuale dell'utilizzo delle risorse, nonché poter avere i dati dalle regioni che ci consentano anche di presentare Pag. 5 in Parlamento la relazione prescritta, che stiamo predisponendo con riguardo al biennio precedente e che presenteremo a breve in Parlamento. Per il futuro auspichiamo che si possano fornire dei dati più puntuali.
  Proprio al fine di individuare, insieme agli altri soggetti istituzionali coinvolti, queste nuove linee guida, questi nuovi criteri, abbiamo già avuto due incontri, a cui peraltro ho partecipato anch'io, nel primo caso, direttamente con i rappresentanti delle regioni e dei comuni, per poter discutere questo Piano di riparto e per poter discutere le linee guida, sia per quanto riguarda i criteri qualitativi, sia per quanto riguarda la rendicontazione.
  Al tempo stesso, abbiamo incontrato parallelamente anche i rappresentanti delle reti dei centri antiviolenza e dei centri per uomini maltrattanti, proprio per discutere insieme a loro sempre queste linee guida, sia per quanto riguarda il Piano di riparto, sia per quanto riguarda la rendicontazione. Quindi, stiamo cercando di lavorare insieme per individuare a monte strumenti più efficaci che, per il futuro, evitino il ripetersi di alcuni errori e di alcune criticità, con l'obiettivo, a fine ottobre, di riuscire a portare in Conferenza questo nuovo piano di riparto.
  Al tempo stesso, come sapete, il Dipartimento per le pari opportunità, tramite un bando, ha messo a disposizione ulteriori 12 milioni di euro nel marzo scorso, sempre per aumentare la presenza dei centri e delle case rifugio e dei progetti di contrasto alla violenza sulle donne, secondo azioni mirate previste dal Piano.
  Al momento, il bando non si è ancora chiuso con la valutazione delle richieste arrivate, ma dopo giugno abbiamo aumentato il numero delle Commissioni indipendenti, che stanno valutando queste richieste, in modo tale da poter arrivare a una graduatoria e, quindi, a un'assegnazione entro la fine di ottobre anche per quei 12 milioni di euro già previsti nel bando.
  Cito questi numeri perché so che c'è particolare attenzione, comprensibilmente, sul tema delle risorse a disposizione dei centri. Mi sembrava giusto partire da questi elementi per indicare le scadenze e le prossime tappe, per quanto siano già state condivise con i loro rappresentanti negli incontri che abbiamo avuto.
  Ovviamente, il Piano di contrasto alla violenza non si limita alla ripartizione delle risorse e, quindi, al lavoro che viene svolto dai centri, che peraltro inizierò anche a visitare direttamente e personalmente nelle prossime settimane, anche per conoscere più da vicino le realtà operative concrete, ma agisce anche attraverso altre azioni e altre misure che abbiamo discusso in sede di cabina di regia, insieme, non soltanto a regioni e comuni, ma anche agli altri ministeri coinvolti nel Piano.
  Come sapete, la nostra linea è stata quella di cercare, anche secondo le indicazioni previste dal Piano, di svolgere un lavoro trasversale, che possa riguardare a 360 gradi tutta la fase, non soltanto di prevenzione, ma, eventualmente, anche di assistenza e di reinserimento e, comunque, in generale, tutte quelle politiche che possano evitare il verificarsi di fenomeni di discriminazione o addirittura di violenza che poi possono arrivare a situazioni estreme e, addirittura, alla morte di alcune donne e di alcune ragazze.
  Per questo motivo in questo lavoro sono stati coinvolti, e sono tuttora coinvolti, anche i Ministeri della difesa, dell'interno, della giustizia, della salute, dell'istruzione, dello sviluppo economico e della funzione pubblica. C'è un lavoro di condivisione e di collaborazione tra le varie amministrazioni coinvolte.
  Nel lavoro che abbiamo impostato insieme ritengo che un ruolo fondamentale debba essere svolto, proprio in fase di prevenzione, dall'educazione. Il lavoro che stiamo svolgendo insieme al Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca è proprio nell'ottica di preparare, già fin dai primi anni, già dalle prime esperienze scolastiche, i bambini e le bambine, e poi i ragazzi e le ragazze, alla conoscenza e al rispetto reciproco e, quindi, al contrasto a ogni forma di discriminazione, di differenza e di violenza.
  Immaginiamo un lavoro congiunto che riguardi, essenzialmente, prima di tutto la Pag. 6formazione degli insegnanti, che non necessariamente hanno una preparazione specifica su questi temi, anche attraverso progetti nelle scuole, ovviamente di educazione e di maggior sensibilizzazione, che passeranno attraverso la predisposizione delle linee guida previste dalla legge n. 107 del 2015, la cosiddetta «Buona Scuola», cui sta lavorando il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, a che è il dicastero competente in materia.
  Per quanto riguarda il Dipartimento per le pari opportunità, operiamo anche attraverso la disponibilità di 4 milioni di euro per progetti mirati nelle singole scuole che decideranno di partecipare, sempre per quanto riguarda l'educazione contro la violenza di genere.
  Sempre nel Piano abbiamo previsto, inoltre, anche dei protocolli, che dovremmo concludere entro la fine di novembre, con le Forze dell'ordine, sia con l'Arma dei Carabinieri, sia con la Polizia di Stato. Questo con riguardo non soltanto alla formazione del personale della Polizia di Stato e dei Carabinieri (un lavoro che peraltro stanno già svolgendo ma che, ovviamente, a seguito del protocollo potrà riguardare anche delle nuove linee di azione) ma anche al tentativo di creare una maggiore omogeneità e, quindi, delle linee condivise anche per quanto riguarda le denunce e la valutazione del rischio, che purtroppo non sempre è uniforme.
  Il lavoro della cabina di regia riguarda non soltanto l'attività svolta con le Forze dell'ordine, ma anche, per esempio, a 360 gradi, il tema del linguaggio di genere e, quindi, anche della declinazione al femminile dei termini utilizzati nell'ambito della pubblica amministrazione per quanto riguarda gli atti e i contratti pubblici. Con il Dipartimento della funzione pubblica abbiamo insediato un altro tavolo di lavoro con alcuni esperti, con la disponibilità dell'Accademia della Crusca, che sta lavorando con noi sempre sul tema del linguaggio di genere.
  Abbiamo anche avviato un lavoro insieme all'Ordine dei giornalisti, proprio al fine di individuare, di nuovo, delle buone pratiche e delle linee condivise nel senso di una maggiore attenzione sul tema dei linguaggi e su come vengono descritti e raccontati anche i fatti relativi alla violenza sulle donne.
  Nell'ambito del Piano nazionale antiviolenza abbiamo cercato di incentivare un'attività di monitoraggio anche da parte del Ministero del lavoro rispetto all'attuazione concreta della norma prevista dalla riforma del mercato del lavoro, che consente alle donne vittime di violenza di rimanere assenti dal lavoro per tre mesi, il periodo necessario alle cure, senza che questo comporti la perdita né del lavoro, né della retribuzione.
  Questo è il lavoro che stiamo impostando con le altre amministrazioni coinvolte rispetto al Piano.
  Ovviamente, una parte importante del lavoro riguarda anche la banca dati che deve essere istituita, a cui sta lavorando il gruppo di lavoro guidato dal professor Dalla Zuanna, che, in collaborazione con gli altri ministeri coinvolti, in particolar modo con il Ministero della giustizia e dell'interno, ma anche con regioni e comuni, sta costruendo questa prima banca dati comune che ancora non era stata attivata.
  Peraltro, nei prossimi mesi, da qui a fine anno, verrà riattivata anche una campagna di comunicazione sui temi del contrasto alla violenza di genere, soprattutto per dare maggiore pubblicità al numero verde, il 1522, il Telefono Rosa, che è a disposizione per raccogliere denunce e per prestare una prima forma di assistenza successivamente alle denunce.
  Oltre al Piano nazionale di contrasto alla violenza sulle donne e di contrasto alla violenza di genere, il Dipartimento in questi due mesi ha dato attuazione anche al Piano contro la tratta di esseri umani, che è un'altra parte importante del lavoro che stiamo portando avanti. Per la prima volta è stato previsto un nuovo bando per l'assegnazione delle risorse ai centri che accolgono vittime della tratta di esseri umani. Sapete che vi erano state spesso delle proroghe, senza però che si fosse proceduto nuovamente a un'erogazione di risorse che si basasse su una nuova valutazione di Pag. 7criteri e comunque sulla verifica del lavoro svolto dai centri.
  Il bando, che ha messo a disposizione 14,5 milioni di euro per i centri contro la tratta e per l'accoglienza, si è chiuso il 31 agosto. Quindi, queste risorse sono già state erogate e sono già stati individuati i progetti che verranno finanziati con tali nuove risorse. Si tratta di un lavoro svolto da una commissione autonoma di valutazione delle proposte arrivate.
  In occasione della Giornata contro la tratta di esseri umani del 18 ottobre verrà anche rilanciata su questo tema una campagna di comunicazione e di pubblicità anche del numero verde, sempre dedicato alla denuncia, in attuazione del Piano anti-tratta approvato lo scorso marzo.
  Il Dipartimento si è poi impegnato anche per quanto riguarda progetti di contrasto alla pratica delle mutilazioni genitali e dei matrimoni forzati. So che c'è molta attenzione da parte dei deputati e delle deputate su questo tema. In particolare, in questa settimana è stata celebrata la Giornata ONU per le bambine vittime di questa forma di violenza e di mutilazione. Il Dipartimento, attraverso dei bandi, ha messo a disposizione delle risorse alle regioni, che hanno poi attuato dei progetti concreti sul territorio.
  Per quanto riguarda il lavoro svolto in tema di imprenditoria e lavoro femminile, noi sappiamo che si tratta di un altro settore fondamentale, che vede l'impegno del Dipartimento. Una parte importante del lavoro che stiamo portando avanti ha l'obiettivo non soltanto di migliorare il livello di occupazione femminile, ma anche di raggiungere l'equiparazione salariale tra uomini e donne.
  Il Dipartimento ha messo a disposizione un fondo rotativo di garanzia per l'imprenditoria femminile, che è stato esteso anche alle lavoratrici autonome e alle libere professioniste. In questi due anni ha assicurato garanzie per oltre 790 milioni di euro con riferimento a progetti legati all'imprenditoria femminile, per un valore di oltre 1,2 miliardi di euro. Il fondo è stato implementato per il periodo da qui a fine anno. L'intenzione è quella di avere la possibilità di confermare il fondo ed eventualmente di aumentarne le disponibilità anche per quanto riguarda il prossimo anno.
  Si è cercato di lavorare anche, in attuazione della riforma del mercato del lavoro, sia con il Ministero per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione, sia con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, per quanto attiene alla conciliazione dei tempi di lavoro e vita privata. Conoscete bene le misure che hanno esteso la possibilità di ottenere permessi legati alla maternità e, soprattutto, di utilizzare strumenti alternativi, che vanno dal congedo a ore al part-time, alla possibilità anche di poter usufruire dei cosiddetti voucher baby-sitting. Questi sono stati rifinanziati nella scorsa legge di stabilità per 20 milioni di euro, che si sono esauriti. Quindi, tali strumenti hanno funzionato bene e sono stati pienamente utilizzati.
  Al tempo stesso, si è lavorato anche, come voi ben sapete, attraverso misure che facilitano il welfare aziendale, perché concedono agevolazioni fiscali alle aziende che decidono di declinare i premi di produttività attraverso l'erogazione di servizi che spesso consentono anche una migliore efficienza nella conciliazione dei tempi di lavoro. Peraltro, il Dipartimento per le pari opportunità sta lavorando anche a un progetto, d'intesa sia con alcune realtà aziendali, sia con le principali sigle sindacali, che ho incontrato nelle scorse settimane, anche per una sorta di nuovo manifesto, a cui le aziende possono aderire su base volontaria. Esso individua tutta una serie di elementi e di misure che possono essere utilizzati dalle aziende ai fini di una valutazione positiva per quanto riguarda il welfare aziendale, l'attenzione alle politiche di genere e la valorizzazione del lavoro femminile e delle capacità femminili in azienda.
  Probabilmente, molti dei componenti delle Commissioni hanno già letto la relazione inviata al Parlamento sul tema dell'attuazione della legge n. 120 del 12 luglio 2011, la legge Golfo-Mosca, e sanno che i dati ci segnalano un incremento del ruolo delle donne nell'ambito dei Consigli di amministrazione. Si è passati, negli ultimi due anni, dal 17,5 per cento all'oltre 25 per Pag. 8cento di presenza femminile. Ovviamente, continua il lavoro del Dipartimento per le pari opportunità di monitoraggio costante e anche di censura, laddove le norme non vengano rispettate: spesso devo intervenire direttamente per richiamare al rispetto delle regole.
  Al tempo stesso sono iniziati dei progetti di monitoraggio anche per quanto riguarda la possibilità di applicare il telelavoro, il lavoro agile, in alcune realtà aziendali prese come punto di riferimento. Si tratta di un monitoraggio più ampio, svolto in collaborazione con Banca d'Italia e Consob, sempre con riguardo al lavoro e al ruolo delle donne.
  Il lavoro che viene svolto, invece, attraverso la collaborazione con l'UNAR, di contrasto alle varie forme di discriminazione è stato oggetto anche di una recente audizione alla Camera dinanzi alla Commissione sull'intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio: tale Commissione si occupa del contrasto all’hate speech, di monitoraggio costante rispetto al cosiddetto discorso d'odio, non soltanto nei mezzi di comunicazione più tradizionali (televisione e stampa), ma anche sui social network. Si tratta di un lavoro di monitoraggio e anche di censura di eventuali violazioni e discriminazioni effettuate attraverso questi mezzi di comunicazione, svolto in collaborazione con i ministeri competenti e con le Forze dell'ordine.
  Il lavoro dell'Ufficio contro le discriminazioni ha portato anche alla predisposizione di una serie di progetti e, a breve, anche di un ulteriore bando messo a disposizione dall'UNAR per politiche che mirino al superamento delle discriminazioni con riguardo a diverse strategie, non soltanto quella contro la discriminazione legata all'orientamento sessuale, ma anche quelle legate alle discriminazioni basate sulla razza e sull'etnia.
  Il lavoro dell'UNAR, che inizialmente era ristretto alle discriminazioni di carattere razziale ed etnico, come sapete, si è esteso ad altre forme di discriminazione, da quelle basate sul sesso e sull'orientamento sessuale a quelle di carattere religioso, con l'istituzione proprio di un tavolo permanente di confronto sia con i rappresentanti delle varie confessioni religiose che hanno un'intesa con il nostro Stato ai sensi dell'articolo 8 della Costituzione, sia con rappresentanze di altre religioni che non hanno raggiunto l'intesa, ma che, comunque, fanno parte dei tavoli di lavoro. Il tavolo mira ad attuare delle politiche sempre volte a superare le forme di discriminazione e a promuovere una maggior conoscenza e anche una maggiore educazione all'inclusione e al rispetto.
  È on-line ed è, quindi, attivo e consultabile dal luglio scorso anche il portale LGBT che, attraverso il sito dell'UNAR, consente di avere accesso alle informazioni importanti.
  Questo è principalmente il lavoro su cui si è concentrato l'UNAR, che in questi mesi ha portato, anche attraverso il nuovo direttore, il dottor Spano, a riaprire una serie di tavoli di confronto non soltanto con le confessioni religiose, ma anche con le comunità e, quindi, con le rappresentanze Rom, Sinti e Camminanti. Quindi, l'UNAR ha ripreso la propria attività a 360 gradi, con riguardo a tutte le competenze e ai temi propri dell'ufficio.
  Questo è il lavoro che è stato reimpostato in questi tre mesi di attività: si è cercato di affrontare le emergenze e le urgenze più immediate, dando piena attuazione ai diversi gruppi di lavoro e ai diversi osservatori previsti. Non da ultimo, penso all'istituzione e alla convocazione dell'Osservatorio contro la pedopornografia, che si riunirà la prossima settimana e che vede coinvolte anche importanti associazioni da anni impegnate in questo campo, che portano un contributo molto importante al contrasto agli abusi sui minori e alla pedopornografia.
  Sicuramente il lavoro del Dipartimento è un lavoro complesso e le sfide sono molte. È fondamentale, a mio avviso, la collaborazione che abbiamo instaurato con il Ministero dell'istruzione, perché gran parte del nostro lavoro parte proprio dall'educazione fin dalla giovane età. Credo che sia un lavoro di grande attenzione, che spero possa continuare anche nei passaggi successivi e anche in relazione a eventuali Pag. 9iniziative legislative che dovessero essere assunte in questo settore, con il massimo coinvolgimento possibile della Camera dei deputati e del Senato e spero anche con una collaborazione ampia dei Gruppi parlamentari, che spesso, su queste materie e per la sensibilità diffusa su questi temi, riesce a essere anche molto trasversale. Auspico, quindi, di trovare degli obiettivi comuni, che consentano di individuare delle soluzioni condivise a prescindere dai Gruppi di appartenenza.

  PRESIDENTE. Ringraziamo la Ministra Maria Elena Boschi per la relazione ampia e ricca di contenuti e di spunti.
  Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PAOLA BINETTI. Mi è sembrato che la relazione prestasse una particolare attenzione ai temi della violenza sulle donne e della violenza anche sulle bambine, con riferimento ad aspetti concreti. Credo che questa sia una delle linee che questa legislatura ha seguito con maggiore insistenza, con maggiore sistematicità e anche con maggiore coerenza.
  Viceversa, mi è sembrato che rimanesse forse più sullo sfondo un tema, che peraltro, classicamente, rientra nelle competenze del Dipartimento titolare delle deleghe sulle pari opportunità. Mi riferisco proprio alla parità di opportunità delle donne nel mondo del lavoro, nel mondo dell'accademia e anche nel mondo delle imprese, a cui lei faceva riferimento parlando della legge n. 120 del 2011 (la cosiddetta legge «Golfo-Mosca») e, quindi, della presenza delle donne nei Consigli di amministrazione. È un tema che comprende, da un lato, sicuramente aspetti stipendiali e, quindi, di parità stipendiale, ma che comprende anche aspetti concreti di selezione alle posizioni di vertice o comunque di governo delle cose. È come se, in un certo senso, la drammaticità degli eventi attraesse tutta l'attenzione.
  Sappiamo che una parte della complessità delle ragioni che tengono le donne in una posizione un po’ più distante rispetto alle posizioni di governo e alle posizioni di punta è dovuta all'oggettiva difficoltà di armonizzare la vita di famiglia con la vita professionale, laddove l'armonizzazione della vita di famiglia rappresenta uno dei fattori determinanti per la salute, anche perché la crisi della famiglia è in parte dovuta anche a questo logorio della vita moderna.
  Mi chiedevo in questo senso – sintetizzerei con l'espressione classica dell'armonizzazione delle politiche tra vita di famiglia e vita di lavoro – come si possono facilitare le donne, non solo per l'accesso al lavoro, non solo per il mantenimento del lavoro dopo il secondo figlio (è un classico l'uscita dal mondo del lavoro dopo il secondo figlio) ma anche per la possibilità, per le donne che lo desiderano e che ne hanno i talenti, le capacità e la motivazione, di arrivare alle posizioni di vertice, che sono quelle da cui poi, di fatto, si possono orientare le politiche.

  DELIA MURER. Grazie, signora Ministra, per la sua relazione, che apprezzo. Tuttavia, ho un'amarezza che deriva dal fatto che, tre anni fa, tutto il Parlamento si è impegnato sul tema della violenza – parlo in particolare di questo aspetto – per far compiere un salto di qualità alla situazione delle donne nel nostro Paese. Come lei ha detto, però, solo ora il Governo è arrivato ad avere una Ministra che possa portare avanti una politica trasversale, che segua passo per passo l'attuazione delle disposizioni del decreto-legge n. 93 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 119 del 2013 (la cosiddetta legge contro il femminicidio).
  Mi dispiace – d'altronde, ne ero a conoscenza – che un terzo dei fondi stanziati per il primo periodo di attuazione della legge non siano stati utilizzati. Oltre al fatto di poterci confrontare e di conoscere nel dettaglio la relazione al Parlamento sull'attuazione del Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere e anche quella più specifica sullo stato di utilizzo delle risorse stanziate, previste dagli articoli 5 e 5-bis della legge sul femminicidio e sui centri antiviolenza, vorrei anche chiedere che, nel lavoro, da lei illustrato, per definire con le Regioni le linee Pag. 10guida sia sul riparto dei fondi, sia sulla rendicontazione, si tengano ben presenti i suggerimenti che la legge offriva.
  La legge chiedeva di tenere in vita la rete dei centri esistenti, sia pubblici, sia privati. Sappiamo, invece, che al riguardo ci sono state in questi anni grosse difficoltà, che più volte abbiamo sottolineato e segnalato al Governo. La legge chiedeva anche un'azione di riequilibrio proprio in quelle realtà in cui non c'erano queste esperienze.
  Posso dire, dall'esterno, con una riflessione generale, che forse può essere anche un po’ troppo generica, non conoscendo i dati, che molte regioni hanno usato i fondi forse in maniera non propria. Quello che vorrei chiedere, al di là della relazione, su cui discuteremo, è che si tengano ben presenti le indicazioni del Parlamento, sia per tenere in vita la rete dei centri esistenti e delle case rifugio, sia per crearne di nuove, al fine di giungere a un riequilibrio della situazione su questo tema nel Paese. Penso che questo sia molto importante e che lo dobbiamo anche a tutte quelle donne che, magari, hanno denunciato e poi si sono trovate senza un sostegno concreto, nonostante gli atti del Parlamento.
  Tralascio il resto. Credo che sia molto importante avere una Ministra e poter cominciare una politica trasversale sulle pari opportunità. Quindi, il mio è un rammarico, ma è anche un auspicio che sia possibile recuperare tutto il lavoro che è stato un po’ lasciato andare.

  EMANUELE SCAGLIUSI. La Ministra ha parlato di molti temi, ma non ha per nulla parlato di adozioni internazionali...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole, ma il tema delle adozioni non riguarda quest'audizione, che, invece, si riferisce ai temi di cui discutono le tre Commissioni convocate. Il tema delle adozioni è già stato trattato in altre audizioni nelle Commissioni di merito. Quindi, la pregherei di non intervenire in merito.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Quindi, non si parla di queste deleghe.

  PRESIDENTE. No, non è prevista la discussione su questo tema. Mi scusi, ma questo vale per tutti, ovviamente. Grazie.
  Rinuncia all'intervento?

  EMANUELE SCAGLIUSI. Sì.

  MARISA NICCHI. Voglio utilizzare in modo efficiente il poco tempo che ho a disposizione per il mio intervento, perché avrei molte cose da dire.
  La prima riguarda il lavoro sul Piano antiviolenza, di cui ha parlato la Ministra. Mi pare un lavoro importante. Noi vogliamo sottolineare alcuni princìpi (tempi certi, finanziamenti certi e una rendicontazione che valuti le metodologie), perché pensiamo che si debba valorizzare il tema.
  In questo senso, mi riallaccio alle osservazioni fatte precedentemente sulla necessità di valorizzare il metodo specifico che i centri antiviolenza, in un lavoro decennale tutto volontario, hanno messo a punto. È un fattore di qualità e di valorizzazione di quella metodologia, nonché un suggerimento per noi fondamentale: tutta la fase di elaborazione deve vedere il coinvolgimento della rete dei centri antiviolenza, che non è sempre stata tenuta in considerazione.
  L'altra cosa importante è che vogliamo prosegua con celerità l'impegno sulle linee guida da parte del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca sull'educazione contro la sopraffazione e sull'educazione di genere, fermo restando che vogliamo anche che continui l'esame della proposta di legge – l'atto Camera n. 1510 – incardinata presso la VII Commissione, sulla questione dell'educazione sentimentale. Apprezziamo il lavoro svolto e ne sottolineiamo l'importanza con queste nostre precisazioni.
  Tuttavia, vorremmo fare alla Ministra un'altra domanda, perché in quest'ultimo mese è stata promossa dal Governo una campagna che ha avuto come oggetto le donne e la libertà delle donne. Possiamo dire che questo Governo, composto per metà da donne e per metà da uomini, ha in qualche modo sferrato uno degli attacchi più volgari all'autonomia delle donne e alla Pag. 11loro libertà. Capiamo le questioni politiche, ma avremmo voluto che la Ministra delle pari opportunità prendesse una posizione su questa campagna e gliela chiediamo.
  Ribadiamo che noi siamo per l'affermazione piena della soggettività delle donne e della loro libertà di autodeterminarsi nella regolamentazione delle proprie scelte, tra cui vi è quella se diventare o non diventare madri. Pensiamo che la libertà di non fare i figli sia una libertà acquisita. Questo è il punto di impostazione che dovrebbe orientare tutte le politiche, fermo restando che, proprio per questa nostra idea, il tema della cosiddetta denatalità è un tema importante.
  Le vogliamo suggerire l'opportunità di attuare una serie di politiche specifiche in materia. Anzitutto vi è l'obiettivo di valorizzare socialmente la funzione della cura attraverso un'azione di rilancio del sistema degli asili nido. Siamo preoccupati perché dalle ultime decisioni assunte dal Governo è chiara la volontà di sganciare il diritto di usufruire dei servizi scolastici e dei servizi all'infanzia dal principio costituzionale legato al bisogno e, quindi, a problemi economici. Su questo punto vorremmo chiedere a lei che cosa pensa di fare per rilanciare la battaglia, soprattutto nel Mezzogiorno, per la rete educativa dei bambini.

  MARIALUISA GNECCHI. Visto che siamo dinanzi a tre Commissioni riunite, cercherò di concentrarmi sugli argomenti di competenza della Commissione lavoro. Noi siamo molto contente che siano stati utilizzati tutti i fondi e le risorse per il finanziamento dei baby voucher per le lavoratrici dipendenti, pari a 20 milioni di euro. Segnaliamo, però, con grande sofferenza, che nella legge di stabilità per il 2016 erano stati stanziati anche 2 milioni di euro per il finanziamento dei baby voucher per le lavoratrici autonome. Pare che il Ministro del lavoro e delle politiche sociali abbia firmato il decreto di attuazione lo scorso 1° settembre e che esso sia ancora bloccato all'esame del Ministero dell'economia e delle finanze. Si trattava di una misura sperimentale solo per il 2016. Siamo a ottobre e questa misura non è ancora operativa e ciò ci sembra molto grave.
  Nella suddetta legge di stabilità sono state previste anche altre misure in favore delle donne, o comunque legate al mondo del lavoro femminile, ma ci teniamo a sottolineare anche la fatica che avevamo fatto per introdurre una misura sul congedo di paternità, con l'aumento di un giorno del congedo obbligatorio. Varrebbe la pena adesso, anche prima della presentazione del nuovo disegno di legge di bilancio, che fosse fatta una riflessione per capire anche il senso educativo e culturale di aumentare la durata del congedo di paternità obbligatorio, come stimolo a una paternità responsabile. Ormai alla maternità responsabile penso che siamo state educate e ne siamo consapevoli. Su una paternità responsabile, invece, penso varrebbe la pena che riuscissimo a lavorare in modo più significativo.
  Sempre nella legge di stabilità per il 2016 un grande investimento era stato fatto per la sperimentazione di «Opzione donna», per una spesa pari a 2,5 miliardi di euro per 36.000 donne. Non siamo convinti che fosse necessario lo stanziamento di 2,5 miliardi di euro, anzi, la Commissione lavoro si era impegnata fortemente per ottenere il prolungamento della sperimentazione senza la previsione di ulteriori oneri, attraverso la correzione delle circolari dell'INPS n. 35 e 37 del 2012.
  Vorrei ricordare che la Ministra Fornero è riuscita a correggere una circolare dell'INPS, annunciando il 30 gennaio 2013 (ho ancora il comunicato stampa a disposizione) che, dopo avere garantito l'applicazione a 140.000 lavoratori dei requisiti pensionistici previgenti, attraverso la correzione della circolare n. 35 del 2012, riconosceva a ulteriori 65.000 persone la possibilità di andare in pensione con 15 anni di anzianità contributiva, anziché con i 20 anni richiesti dalla nuova disciplina pensionistica. Questa correzione della circolare n. 35 del 2012 non ha comportato la necessità di stanziare neanche un euro aggiuntivo.
  Ci piacerebbe che riuscissimo a confrontarci su questo tema prima della prossima presentazione del disegno di legge di bilancio o durante la sessione di bilancio, visto Pag. 12che, peraltro, il suo esame comincia dalla Camera, perché vorremmo che i soldi stanziati per le donne fossero spesi per le donne.
  Come Commissione Lavoro, abbiamo anche condotto un'indagine conoscitiva sull'impatto di genere delle riforme previdenziali e della manovra Fornero, i cui atti, raccolti in un volume, il Presidente Damiano sicuramente potrà far avere con grande piacere alla Ministra. Ci piacerebbe che anche quella indagine diventasse uno spunto di riflessione, anche perché siamo assolutamente convinti che le pari opportunità per le donne dovrebbero partire dalla culla. Purtroppo, la Ministra Fornero le ha fatte partire dall'età per la pensione di vecchiaia. Noi non abbiamo condiviso quella scelta e stiamo cercando di correggere questa impostazione fortemente sbagliata. Siamo per le pari opportunità dalla culla.
  Vorrei anche ricordare che nel prossimo disegno di legge di bilancio, nella parte riguardante le misure per il lavoro e misure di altro tipo, pensiamo che debba essere previsto un sostegno specifico anche per le donne.

  FABIANA DADONE. La mia domanda verte sulla tratta di esseri umani, il cui tema è stato accennato soprattutto per la parte che riguarda il Piano nazionale. Avrei tre domande velocissime da porre alla Ministra.
  Una riguarda la modalità di gestione dei servizi che vengono garantiti alle vittime sulla base di bandi. È vero che quest'anno, in effetti, è stato fatto un passo avanti. Mi chiedo, però, visto che il Piano nazionale anti-tratta muove dalla considerazione della necessità di gestire a livello nazionale i servizi nei confronti delle vittime, se abbiate intenzione di attuarlo effettivamente, oppure se preferiate continuare a utilizzare il sistema dei bandi, creando così differenze da regione a regione nei servizi nei confronti delle vittime.
  Non so se si ricorda, tra l'altro, ma a fine agosto era uscita sulla stampa una serie di articoli, una raccolta firme a una lettera aperta, perché erano rimaste escluse dall'erogazione del finanziamento di 14 milioni di euro cinque regioni, ossia Sardegna, Basilicata, Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta. Pertanto, si è riaperto il dibattito in merito.
  Pongo altre due brevi domande riguardanti il Fondo annuale per le misure anti-tratta. Mi chiedo se nel prossimo disegno di legge di bilancio il Fondo verrà aumentato, visto che, a breve, verrà approvata anche la legge sul caporalato, che utilizzerà le disponibilità di tale Fondo per il finanziamento di parte delle misure di tutela delle vittime. Non vorrei che, per avere un adeguato finanziamento, si creasse una spiacevolissima lotta a chi è la più sfortunata tra le vittime di uno piuttosto che dell'altro tipo di reato.
  Vengo all'ultima domanda. Nel Piano nazionale anti-tratta, che recepisce la direttiva europea n. 36 del 2011, si stabilisce un risarcimento delle vittime di 1.500 euro. Avevo già seguito l’iter di recepimento della direttiva presso le Commissioni Giustizia, Bilancio e Politiche dell'Unione europea, che avevano approvato pareri favorevoli con condizioni, una delle quali mirava proprio a modificare la parte della previsione del risarcimento danni di tale ammontare.
  Non so se ha mai avuto occasione di parlare con una vittima di tratta. Io ne ho incontrate tantissime, perché le ho seguite facendo attività di volontariato. Si tratta di persone che sono obbligate a prostituirsi e a vendere il corpo per pagare debiti assurdi ai trafficanti, con prezzi che, peraltro, si basano sull'interesse del cliente, del mercato e su quanto tali vittime devono portare la sera al proprio protettore.
  Queste persone si vendono dopo essere state costrette al «patto vudù» e a sopportare violenze veramente incredibili. Una su cinque di queste vittime è minore. Liquidare un danno spaventoso con 1.500 euro mi sembra quanto meno offensivo. Forse bisognerebbe adeguare la cifra alla reale sofferenza che queste povere ragazze, che sono soltanto colpevoli di essere nate in un Paese sfortunato e di essere molto belle, devono affrontare. Mi chiedo se lei abbia intenzione di aumentarla.

  TITTI DI SALVO. Avendo tre minuti, mi limito a intervenire su due argomenti. Pag. 13
  La differenza dovuta alla presenza di una Ministra autorevole che si occupa di questi temi si vede, perché, per quanto sono innegabili la buona volontà e il lavoro fatto da molti in precedenza, la presenza di una Ministra conferisce autorevolezza, coordinamento e impegno e, quindi, mette a sistema alcune scelte che è giusto valorizzare.
  In particolare – mi limito a dire questo – sul primo punto che ha affrontato, quello della violenza, è molto importante che siano previste la lettura attenta e l'adozione di alcune buone pratiche ed esperienze di altri Paesi. Le cose che ci ha illustrato dimostrano che stiamo andando esattamente nella direzione dell'esperienza inglese.
  In particolare, volevo esprimere il mio apprezzamento sulla scelta di tenere insieme il Piano istituzionale degli interventi e il rapporto diretto e di attento ascolto dei centri antiviolenza, unendo al riconoscimento del valore di quell'iniziativa il bisogno che le istituzioni tutte siano presenti.
  La seconda e ultima considerazione la vorrei fare sul senso che hanno i simboli. Lei ha molto parlato della cultura come terreno su cui intervenire per battere le discriminazioni. Noi siamo d'accordo e io sono d'accordo: è la scelta principale. Nella prima parte di questa legislatura abbiamo fatto alcune scelte importanti anche sul piano dei simboli. Penso alla legge contro le dimissioni in bianco, che è un simbolo, oltre che una cosa concreta. Vuol dire che la maternità è un valore e non è un costo.
  Analogamente, a noi piacerebbe – l'ha già detto la mia collega Gnecchi – che nel disegno di legge di bilancio per il prossimo anno fosse previsto un altro simbolo, che rappresenta anche una leva e che, naturalmente, sarebbe una scelta importante, ossia l'aumento dei giorni di congedo obbligatorio per i padri. Questo vorrebbe dire dare al simbolo della genitorialità un sostegno concreto e, quindi, indicare una strada, una direzione di marcia decisiva da quel punto di vista. Ci sono tante cose che si devono fare, ma ci sono anche simboli che agiscono sulla cultura e che aiutano a cambiare la mentalità.

  GIULIA DI VITA. Purtroppo, non posso tacere il rammarico per il fatto che il Governo, dopo così tanto tempo, si sia finalmente deciso a dare la delega alle pari opportunità ad un suo membro. Ora mi ritrovo ad avere solo tre minuti, mentre avrei una valanga di temi da sottoporre al ministro.
  Abbiamo prodotto in tre anni numerosissimi atti parlamentari di sindacato ispettivo che attendono ancora una risposta. Vorrei semplicemente sottolineare quanto poco il Parlamento venga tenuto in considerazione anche su questo tema, che per noi è fondamentale. Adesso, finalmente, siamo felici di avere un interlocutore del Governo. Pertanto, cerco di sintetizzare al massimo e pongo le domande più importanti. Ovviamente, sollecito anche le risposte ai nostri atti di sindacato ispettivo in materia. Se si potessero avere più confronti di questo tipo, ne saremmo felici, anche per entrare più nel dettaglio delle varie tematiche.
  Vorremmo sapere quando verrà convocata nuovamente la cabina di regia e secondo quali criteri vengono scelte le associazioni che sono ascoltate in tale sede.
  Per quanto riguarda, invece, la mappatura dei centri antiviolenza, lei ha chiaramente accennato, anche in maniera dettagliata, a questo tema. Noi volevamo sottolineare il rischio dell'apertura di centri antiviolenza fittizi. Purtroppo, questo è successo. Non possiamo permettere che quei pochi fondi stanziati vadano a centri antiviolenza che durano un anno o qualche mese, giusto per accaparrarsi le risorse previste dal bando, e poi chiudono, oppure non offrono alcun servizio alle donne che si rivolgono al centro antiviolenza.
  Sempre per restare in tema di genere, vorremmo alcune delucidazioni sul funzionamento dei Comitati unici di garanzia (CUG), gli uffici che si occupano di casi di discriminazione nel luogo di lavoro. In particolare, abbiamo ricevuto segnalazioni da alcune lavoratrici dipendenti che lamentavano inefficienze nel funzionamento degli uffici di questi Comitati e del loro raccordo a livello nazionale. Pag. 14
  In particolare, ho ricevuto la risposta dal direttore del Servizio per gli interventi in materia di parità e pari opportunità (del 30 maggio 2014) alla domanda se fosse stato istituito un gruppo di monitoraggio proprio sul funzionamento dei cosiddetti CUG, da cui risulta che il gruppo di monitoraggio è stato istituito nel 2012.
  Nel 2014, però – avendo durata biennale – il gruppo ha smesso di esistere e mi è stato risposto che non si sarebbe provveduto al rinnovo. Vorremmo sapere le motivazioni che spingono a non rinnovare il gruppo di monitoraggio, e, in mancanza del gruppo di monitoraggio, in che modo si vogliono tenere sotto controllo i CUG per vedere se funzionano e per poterli migliorare nel caso in cui, invece, siano effettivamente inefficienti.
  L'ultima domanda riguarda più prettamente la tematica della disabilità. Nel Piano biennale d'azione per le persone disabili, che il Governo ha adottato nel novembre 2013, sono previste linee di intervento che sono nella responsabilità proprio del Ministero delle pari opportunità, per esempio la prima linea di intervento.
  Questa è la prima volta che abbiamo l'occasione di parlare di questi temi. Volevamo sapere, più in generale, cosa ha fatto il Ministero per le pari opportunità per la realizzazione delle sue parti di competenza del Piano biennale per le persone disabili.
  Sottolineo che la Commissione delle Nazioni Unite ha richiamato l'Italia, sempre in relazione alla Convenzione ONU per i diritti delle persone disabili, sulla «multidiscriminazione» delle donne disabili, che vivono la discriminazione di essere donne e la discriminazione di essere disabili. La Commissione invita in maniera specifica a introdurre il tema di genere nelle politiche sulla disabilità e viceversa, ossia a introdurre il tema della disabilità nelle politiche di genere.

  TERESA PICCIONE. Intanto apprezzo molto la relazione, che ha trattato temi tutti molto impegnativi, ai quali si cerca – io penso con efficaci interventi – di fornire risposta, sia nello stanziamento, sia nell'attenzione a particolari linee di percorsi che garantiscano un traguardo alle pari opportunità.
  In particolare, la domanda riguarda i fondi che vengono poi ripartiti alle regioni. Mi è parso di capire che ci sarebbe un'idea di avere una premialità laddove questi fondi siano stati spesi bene. È così?
  Sono d'accordo con questa linea di pensiero, ma, proprio per riportare uguaglianza laddove invece questa efficacia della spesa non c'è e laddove non c'è abbastanza attenzione, vorrei che si creasse un incentivo che sia quasi un fondo perequativo proprio in quelle realtà che, invece, hanno sottovalutato colpevolmente il problema.

  ROBERTA AGOSTINI. Anch'io ringrazio la Ministra Boschi per la sua relazione e saluto con soddisfazione il fatto che abbiamo una Ministra. Penso che sia un fatto importante.
  Nel 2013 abbiamo approvato una legge, la legge n. 119, contro il femminicidio. Concentro i miei pochi minuti su questo punto. L'articolo 5 e l'articolo 5-bis di quella legge contro il femminicidio prevedevano la stesura di un Piano d'azione contro la violenza, cosa che è avvenuta solamente due anni dopo. Siamo stati tutti un po’ in un colpevole ritardo.
  La predisposizione del Piano aveva e ha bisogno di una forte regia a livello nazionale, con la predisposizione di un osservatorio e di una cabina di regia. Mi fa molto piacere che sia stata convocata la cabina di regia e che si siano mossi alcuni passi in questa direzione. Secondo me, a causa anche di questi problemi non siamo riusciti poi a spendere compiutamente le risorse che quella legge aveva stanziato. Questo è un peccato, perché, a fronte di risorse non spese, invece, ci sarebbe la necessità di investirne di ulteriori. Spero, mi aspetto e lavorerò anche perché nella legge di stabilità ci siano ulteriori risorse stanziate.
  Mi chiedo – da quello che la Ministra ha detto e credo di aver compreso – come si possa ovviare a questi problemi di riparto, a questi problemi di rapporto con le regioni, che chiedono anche una capacità di direzione dal Governo nazionale. Spero che con le linee guida riusciremo a cambiare le cose. Pag. 15
  A proposito di quel Piano, non ricordo, ma sicuramente la Ministra lo sa molto meglio di me, quando dovremo modificarlo, perché è in scadenza. Quel Piano aveva ricevuto anche numerose critiche. Penso che debba essere elaborato un Piano più operativo e più prescrittivo, in qualche modo.
  Sui numeri della violenza penso che anche qui dovremmo provare a coinvolgere l'ISTAT.
  Penso che le linee guida – scusi se vado per spot – dovrebbero assumere fino in fondo la logica della Convenzione di Istanbul, che chiedeva di costruire la rete secondo una dimensione multidisciplinare e integrata tra pubblico e privato, con un privato scelto anche in base ad alcune caratteristiche che per me sono fondamentali, come l'approccio di genere alle politiche contro la violenza.
  Chiudo con l'ultima questione, che non è stata sollevata durante la discussione. Secondo me, la legge n. 119 del 2013 andrebbe monitorata molto attentamente anche per le parti che riguardano le innovazioni sul piano della procedura penale, del Codice di procedura penale. In merito avevamo introdotto una serie di questioni, tra cui l'allontanamento del coniuge violento, una sorta di compromesso sul tema della procedibilità d'ufficio e una serie di misure molto innovative che, secondo me, andrebbero monitorate molto attentamente. Purtroppo, quello che vediamo è che le donne vengono uccise anche se hanno denunciato, o anche se c'è stata un'attivazione dei servizi delle forze di polizia.
  Non ho tempo. Ci sarebbero molte altre domande, ma mi taccio.

  ROGER DE MENECH. Ringrazio la Ministra per la relazione e per essere qui, sottolineando l'importanza anche di questa svolta e di questa attenzione rispetto all'incarico che ha ricevuto. Voglio sottolineare solo una considerazione rispetto alla rete che dobbiamo mettere in campo e, quindi, al rapporto fra il Governo centrale e il Ministero e i servizi da lei diretti e il territorio.
  La cultura che sconfigge la violenza rappresenta sicuramente un cambio culturale profondo, ma richiede anche una ricerca dei luoghi in cui questo cambio culturale va messo in atto. Dico questo perché dobbiamo stringere i bulloni rispetto alla filiera che parte dal Governo centrale, arriva alle regioni e poi distribuisce i finanziamenti che oggi esistono nei territori soprattutto nei centri antiviolenza.
  Sottolineo un'altra cosa. Secondo la mia esperienza, soprattutto di amministratore, per intercettare i luoghi del disagio e, quindi, i luoghi in cui nascono le violenze, abbiamo sicuramente bisogno di mantenere in piedi la rete dei centri antiviolenza, la rete dei servizi a livello territoriale, con il nodo centrale dei comuni, ma abbiamo bisogno anche di allargarla a tutti quei luoghi in cui possiamo intercettare questo bisogno di servizio.
  Ne cito uno. Oggi in Italia esiste una moltitudine di centri di scambio, in cui tante donne e tante famiglie si recano per esigenze di scambio di materiali, ma anche di parole. Dentro quei centri di scambio, secondo me, è opportuno che iniziamo un percorso culturale, perché i centri siano dotati di quelle professionalità che sanno cogliere il disagio e, quindi, la violenza e canalizzarli successivamente nei luoghi più idonei, come i centri antiviolenza.
  Dico questo perché allora al meglio possiamo usare e chiudere i «bulloni» fra il finanziamento dei centri e le amministrazioni locali, e ottenere la semplificazione del finanziamento che dobbiamo erogare. La questione che, secondo me, è strategica, e forse è il lavoro più pressante che si dovrà fare nei prossimi mesi, riguarda il controllo dell'efficacia del finanziamento che il Governo mette in campo. Secondo me, solo così possiamo produrre sul territorio quelle politiche di prevenzione, da una parte, e di repressione, dall'altra, in sinergia con la rete territoriale dei servizi contro la violenza.
  Faccio solo un accenno, perché ne ho sentito parlare da chi mi ha preceduto, rispetto alla denatalità. È un tema che, al di là delle campagne sfortunate delle settimane scorse, credo sia importante, su cui dobbiamo discutere e su cui il Paese deve discutere, non solo il Governo, ma il Paese Pag. 16nel suo complesso. Asili e servizi sono un pezzo fondamentale di questo tema.
  Sono convinto – e lo capisco – che questo non sia direttamente nelle competenze della sua attività di Ministra, credo, però, che dobbiamo finalmente mettere in campo delle azioni sulla fiscalità, rispetto all'agevolazione della natalità in questo Paese, che troppo spesso è disincentivato proprio da leggi che non consentono di mettere in campo anche la volontà della donna o della famiglia in generale.

  BARBARA POLLASTRINI. Avendo tre minuti di tempo, cerco di sintetizzare. La mia è una domanda-appello, signora Ministra. Avrei voluto fare altre considerazioni, come penso tante colleghe. Questo incontro è un'occasione per noi molto preziosa.
  Le chiedo come nella gerarchia delle sue funzioni, nella gerarchia delle sue priorità, intenda collocare il Dipartimento che sta dirigendo. Lo dico perché mi rendo conto, credo per esperienza, e lo voglio dichiarare anche qui pubblicamente, che in questi anni – non mi riferisco all'attuale Governo, o meglio non solo – sia stato sciupato qualcosa.
  Nella logica, che condivido solo in parte, di efficienza e di razionalizzazione, come lei sa, a partire dal Governo Monti, il Ministero dei diritti e delle pari opportunità è stato accorpato con altri ministeri. Non è un fatto burocratico, ma è un fatto assolutamente ed esclusivamente politico. Questo ha comportato – io ho usato la parola «sciupio» – uno spreco di visione di cui le donne italiane sono portatrici, nel loro pluralismo. Nel corso di una lunga storia, anche le donne più giovani, sono portatrici di una visione da cui hanno ricavato tanti talenti e tante capacità.
  Le faccio un esempio, così ci capiamo. Penso al fatto che una Ministra con una delega importantissima, come fu durante il Governo Monti, avesse al contempo la funzione di dirigere il Ministero per i diritti e le pari opportunità e la riforma delle pensioni. Ha già capito, Ministra. Penso al fatto che sul piatto della bilancia dovesse mettere una ragione, la riforma delle pensioni, e sull'altro piatto della bilancia i diritti e la ricaduta di quella riforma sulle donne, sulla condizione materiale delle donne.
  In sintesi, ho fatto questo esempio, ma avrei potuto farne altri. Sono sicura che le mie colleghe e i colleghi di tutti i gruppi politici le abbiano rappresentato come noi le saremo vicini se lei vorrà dare grande ruolo alla ricostruzione di quel Ministero in tutte le sue parti. Ciò vuol dire, essenzialmente, riportare a quel Ministero la funzione per cui è nato nel corso degli anni, quella di una visione che si trasformi in un programma che abbia un forte impatto di genere in tutte le politiche. Senza questa, otterremo sempre a qualche risultato, ma mai a un risultato definitivo.
  Veniva qui accennato il tema della denatalità. Potrei citarne altri, ma lei meglio di me sa che la denatalità è figlia di due grandi questioni: la questione del lavoro che manca alle donne, in particolare del lavoro al Sud (che richiede quindi un programma straordinario per il lavoro nel Meridione d'Italia, che è interesse del Paese, del Governo e delle donne), e la mancanza nel territorio di una rete diffusa di asili nido.
  Quando dico che credo molto nel lavoro che si può fare qui, è perché proprio solo una visione programmatica e di insieme può restituire al ruolo che, in questo caso, lei ricopre e al ruolo che riguarda tutte noi, in quanto donne, quella funzione per cui poi i diritti umani delle donne vengono difesi e si vogliono portare avanti.

  PRESIDENTE. Ringraziamo l'onorevole Pollastrini. Abbiamo concluso.
  Prima di dare la parola alla Ministra Maria Elena Boschi, naturalmente, non posso disobbedire all’«ingiunzione» dell'onorevole Gnecchi, che seguo ovviamente con grandissimo piacere, di consegnare al termine dell'audizione le documentazioni sull'impatto in termini di genere della normativa previdenziale sulle disparità esistenti in materia di trattamenti pensionistici tra uomo e donne, materia oggetto di un'indagine conoscitiva svolta dall'XI Commissione, indagine molto ponderosa, che sono sicuro le sarà molto utile.
  Do la parola alla Ministra Boschi per la replica.

Pag. 17

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Ringrazio il presidente e tutta la Commissione XI per il lavoro che è stato svolto e che sicuramente potrà essere una base importante di riflessione e di spunti anche per azioni concrete. Ovviamente, ringrazio tutti i colleghi che sono intervenuti, perché sono stati toccati molti temi e questo mi offre l'opportunità di completare la relazione in modo più dettagliato. Cerco di rispondere più o meno a tutto, anche se i tempi sono stretti.
  L'onorevole Binetti ha posto il tema, non secondario, della piena parità nel mondo del lavoro, non soltanto in termini di occupazione e salariale, ma anche di prospettive di carriera e di crescita all'interno dei diversi settori.
  Probabilmente, nella mia relazione la questione è stata toccata meno esaustivamente del Piano antiviolenza, ma semplicemente perché incrocia le competenze di altri Ministeri in modo massiccio, in modo particolare del Ministero del lavoro, ma anche di quello dell'istruzione, nonché per una grande attenzione diffusa rispetto all'attuazione del Piano antiviolenza. Questo non vuol dire che non sia un tema rilevante o che non sia oggetto dell'attività mia e del Dipartimento.
  Da questo punto di vista credo che alcuni dati significativi – come ho detto nella relazione – derivino dall'applicazione della normativa vigente (la legge n. 120 del 2011) e che la relazione puntuale trasmessa al Parlamento possa offrire strumenti di approfondimento utili, che diano atto però anche di un'evoluzione.
  È ovvio che si tratta di un percorso sempre in continua evoluzione, ma quello che ci fa ben sperare è che c'è un progresso costante e che aumentano i numeri delle donne che sono chiamate a rivestire ruoli di vertice all'interno delle aziende, non soltanto perché c'è una crescita oggettiva – come dicevo – nell'ultimo periodo, che porta a superare il 25 per cento di presenza femminile nei board, ma anche perché l'attività di monitoraggio che abbiamo rinnovato con Consob e Banca d'Italia ci consente di tenere sotto controllo e, quindi, di individuare anche quali sono i punti di debolezza.
  Abbiamo anche siglato un accordo con il MIUR, che è già in fase di attuazione, per esempio per quanto riguarda le politiche rivolte alle studentesse per l'orientamento rispetto ad alcuni percorsi universitari, soprattutto in ambito scientifico, per le facoltà di fisica e matematica, e anche per il percorso successivo agli studi universitari. Abbiamo visto che anche l'attività di orientamento, sia per il percorso universitario, sia per il percorso post-universitario, è importante rispetto alla possibilità di accedere a determinate professioni e anche a determinati ruoli.
  È chiaro che, come diceva lei, dipende dalle caratteristiche, dalle competenze e dalle scelte personali che uno compie. Il nostro compito è cercare di mettere a disposizione anche degli strumenti che non obblighino a una scelta che sacrifichi la professione; si tratta un insieme di strumenti, che sono stati predisposti da questo Governo in questi trenta mesi, secondo me molto efficaci con riguardo alla conciliazione dei tempi, che abbiamo ricordato prima brevemente, ma sui quali potremmo essere ancora più puntuali.
  Sicuramente c'è il tema dell'utilizzo delle risorse da parte delle regioni. Su questo voglio essere molto sincera. Il Governo sicuramente si assume le proprie responsabilità per quanto riguarda le eventuali proprie mancanze, ma non possiamo sottacere le responsabilità delle regioni. In questo assetto costituzionale sappiamo che sono le regioni, che ricevono il finanziamento da parte dello Stato, che devono farsi poi promotrici dell'erogazione concreta sul territorio nei diversi centri e che devono essere responsabili dell'utilizzo pieno di queste risorse e della loro rendicontazione.
  Purtroppo, il Governo non ha strumenti sostitutivi o «coercitivi» rispetto al ruolo delle regioni. Tutto si basa su una leale collaborazione tra lo Stato centrale e le regioni. Almeno per quanto mi riguarda, ho sempre cercato di coinvolgere anche i comuni e, quindi, di coinvolgere sempre anche l'ANCI in tutti i tavoli di lavoro che ci sono stati, perché, secondo me, è importante Pag. 18 anche il ruolo dei comuni sul territorio.
  Purtroppo, le difficoltà che abbiamo riscontrato oggettivamente in alcune regioni sull'utilizzo delle risorse non hanno niente a che vedere con il Governo centrale, perché, nello specifico, la maggiore criticità si è rivelata nel Lazio. Lazio e Molise sono le due regioni che hanno avuto problemi maggiori a spendere queste risorse, per il Lazio è avvenuto in modo particolare a Roma. Questo deriva, purtroppo, dall'assetto legislativo nel riparto di competenze, che per il Lazio vale tra Lazio, Roma Capitale e città metropolitana. Ovviamente non è una questione relativa alla singola amministrazione in carica adesso, ma è proprio una questione di assetto legislativo e di definizione delle funzioni, che ha provocato obiettivamente dei ritardi, perché non è chiara la competenza. Stiamo lavorando insieme con la regione e con gli altri soggetti istituzionali per cercare di individuare una soluzione che porti per il futuro a evitare che ci possa essere questo stallo.
  Altre regioni, a nostro avviso, non sempre hanno destinato in modo puntuale queste risorse ai centri, purtroppo, ma le hanno destinate in generale a politiche sociali meritevoli, ma non strettamente connesse alla strategia del Piano. Proprio per questo motivo, pur non essendo strettamente previsto dalla cabina di regia, ma per una scelta che ho fatto di coinvolgimento delle regioni e dei comuni, stiamo avviando dei tavoli informali, che cioè non sono previsti dal Piano.
  Ciononostante, prima di portare in Conferenza Stato-regioni il Piano, ci vediamo ogni settimana per discutere insieme le linee guida per condividere i criteri di riparto, gli indici qualitativi dei centri e delle case rifugio, ma anche i criteri di rendicontazione, tenendo insieme regioni e comuni. Come sapete, perché molti di voi hanno un'esperienza pluriennale su questo settore, ciò non è facilissimo, perché le regioni non sono tenute a coinvolgere i comuni in questo lavoro. Tutto si svolge nell'ottica della collaborazione istituzionale.
  Inoltre, coinvolgiamo i rappresentanti dei centri e della rete delle associazioni che costantemente vediamo, proprio per condividere anche con loro le linee guida e fare al meglio il nostro lavoro per il futuro, proprio per evitare che ci possano essere sprechi di risorse pubbliche. Si tratta di soldi di tutti ed è giusto che siano spesi non soltanto fino all'ultimo centesimo, ma anche correttamente per le finalità a cui sono destinati e poi rendicontati in modo trasparente.
  Poiché è difficile farlo a posteriori, proprio perché adesso stiamo ripartendo le risorse per il prossimo biennio, lo stiamo facendo a monte. Decidiamo insieme come devono essere rendicontate queste nuove risorse, per evitare poi di trovarci, tra un anno e mezzo o due anni, dinanzi al problema in cui ci siamo trovati oggi, per cui non è chiaro come vengono rendicontate le spese. Quindi, decidiamo come possiamo darne conto in maniera trasparente sia al Parlamento, come previsto dalla legge, sia ai cittadini, come pensiamo sia giusto e doveroso fare.
  Per ora ho riscontrato grande disponibilità sia delle regioni, sia dei comuni, sia dei centri e delle reti che rappresentano centri e associazioni nel fare questo lavoro insieme. Stiamo andando avanti in modo molto positivo con grande disponibilità e grande collaborazione da parte di tutti.
  Affronto ora il tema dell'Osservatorio per il contrasto alla violenza di genere. Scusate se passo tra i vari interventi, ma cerco di toccare i vari temi posti. L'osservatorio, che è stato costituito e che verrà convocato entro il prossimo mese per quanto riguarda il contrasto alla violenza di genere, ha individuato i propri soggetti sulla base delle indicazioni del Piano. Nella domanda si faceva riferimento alle riunioni informali, che non hanno a che vedere con i lavori della cabina di regia o con l'Osservatorio. Peraltro, la cabina di regia non prevede la presenza dei centri. Quelle che stiamo tenendo con il Dipartimento sono riunioni informali. Il criterio di selezione, di cui ovviamente mi assumo la responsabilità, è stato quello di considerare le associazioni e le reti maggiormente rappresentative Pag. 19 sul territorio italiano. Sono disponibili a integrazioni, se abbiamo dimenticato qualcuno, ovviamente, ma al momento non ho visto particolari casi. Spesso succede, se ci si dimentica qualcuno in buona fede, che qualcuno chieda di essere chiamato a integrare il tavolo. Per ora non è successo, perché probabilmente la scelta che abbiamo fatto è stata effettivamente abbastanza completa nel rappresentare tutti. Se, però, abbiamo dimenticato qualcuno, volentieri siamo disponibili, trattandosi di un tavolo informale, a capire chi eventualmente abbiamo dimenticato. Abbiamo cercato di adottare un criterio di rappresentanza il più ampio possibile per chi partecipa al tavolo, compresi – ripeto – i centri per uomini maltrattanti.
  Sul Fertility Day ho avuto modo di dire come la pensavo pubblicamente e privatamente, come avviene nei rapporti tra colleghi. Credo che la Ministra Lorenzin, che ha immaginato con la sua struttura questa campagna di comunicazione – è una campagna di comunicazione del Ministero della salute – sia stata la prima ad ammettere che la campagna di comunicazione era sbagliata.
  Io ho detto pubblicamente che non condividevo quella campagna di comunicazione. Come UNAR, abbiamo anche fatto rilevare che, a nostro avviso, una parte della campagna era sbagliata anche per altre ragioni, che attenevano a determinate immagini e a determinati soggetti scelti per la campagna di comunicazione.
  Tuttavia, credo che l'iniziativa in sé, a prescindere dall'errore commesso sul tipo di comunicazione svolta, su cui condivido l'opinione dell'onorevole Nicchi, avesse un obiettivo in sé condivisibile, cioè quello di cercare di informare le donne, essendo di competenza del Ministero della salute, sulla parte che riguardava i rischi collegati a determinate patologie, a determinate malattie e alla fertilità. Credo, quindi, che avesse in sé delle finalità condivisibili, come anche molti medici e ginecologi hanno sostenuto.
  È ovvio che non possa essere esaustiva. Il Governo non pensa che una campagna solo sulla salute della donna e sulla fertilità possa essere esaustiva della tematica. Condivido, e su questo il Governo non credo abbia dubbio alcuno, il fatto che la maternità debba essere una libera scelta. È una libera scelta anche decidere di non essere madre. Su questo non c'è alcun dubbio.
  Qual è il nostro eventuale compito? Si tratta di cercare di fare in modo che questa sia davvero una libera scelta, e non diventi invece una rinuncia obbligata. Se una donna decide di non essere madre, deve farlo per una sua scelta personale del tutto legittima, non perché si sente obbligata a farlo a causa dell'assenza di strumenti che possano sostenere una scelta di maternità.
  Passo alle politiche del lavoro che riguardano gli asili nido e i voucher per baby-sitter. Si tratta di un insieme di condizioni che consentono alla donna (o alla coppia se questa maternità viene vissuta all'interno di una coppia) di poter decidere chi nella coppia successivamente segue maggiormente i figli.
  Noi oggi ci siamo concentrati molto sul tema delle donne, ma il tema delle pari opportunità e il tema della maternità non riguardano esclusivamente le donne. C'è un tema di rapporto con gli uomini e, quindi, un tema di possibilità di scelte singole all'interno delle coppie.
  Sugli asili nido condivido le preoccupazioni e soprattutto condivido – molte colleghe l'hanno sottolineato – l'importanza degli asili nido proprio per poter garantire questa libertà di scelta e la piena compatibilità tra professione e lavoro e vita familiare.
  Anche in quel caso si può sempre fare meglio, ma c'è un problema oggettivamente di riparto di competenze, perché questo Governo, con la sua prima legge di stabilità, che poi il Parlamento ha approvato, ha messo a disposizione 100 milioni di euro per nuovi asili nido. Tali fondi non sono stati spesi dalle regioni. Noi li abbiamo dati alle regioni, che sono poi chiamate a spenderli, ma i soldi non sono ancora stati spesi.
  Quindi, sono d'accordo con voi, ma poi c'è un problema di funzionamento di talune procedure. Se ad oggi abbiamo stanziato 100 milioni che non sono stati spesi, Pag. 20è anche difficile immaginare di mettere nuove risorse, se nemmeno sono stati spesi i 100 milioni che, come prima legge di stabilità, come primo atto del Governo, abbiamo stanziato sugli asili nido.
  Molto bene hanno funzionato, invece, i voucher che consentono di scegliere tra baby-sitter o asili nido. Per gli asili nido, poi, possono essere usati anche i 20 milioni della scorsa legge di stabilità, che credo debbano essere confermati e, se possibile, incrementati, ovviamente con riguardo alla prossima legge di bilancio. Sono uno strumento che ha funzionato e che ha funzionato bene e che, quindi, vale la pena confermare.
  Per quanto riguarda sempre il tema dei voucher posto dall'onorevole Gnecchi, con riguardo ai 2 milioni di euro ancora non spesi, a me risulta che, in realtà, sia stato dato il cosiddetto concerto da parte del Ministero dell'economia. Tale atto è quindi stato firmato dal MEF ed è ora in fase di registrazione da parte della Corte dei conti. Quindi, confidiamo che si possano accelerare i tempi. Poi, per carità, se avessimo fatto prima, sarebbe stato meglio, ma – ripeto – il provvedimento è attualmente già alla Corte dei conti. Ci auguriamo, quindi, a questo punto, concretamente verosimile, che tali soldi siano spesi entro la fine dell'anno, perché i tempi della Corte dei conti dovrebbero consentirlo.
  Sul progetto Opzione donna l'onorevole Gnecchi sa che c'è la mia attenzione, a prescindere dalle nuove deleghe che ho assunto a fine giugno. Ci siamo già confrontati con l'onorevole Gnecchi e con il presidente Damiano. Ricordiamo bene le riunioni in occasione dell'esame della scorsa legge di stabilità su questo punto (conosco bene la vicenda).
  Più volte ho incontrato anche le rappresentanti di Opzione donna. C'è sicuramente disponibilità a proseguire nel lavoro già svolto l'anno scorso, anche in virtù di questa nuova mia responsabilità, perché è verosimile che non tutte le risorse siano state completamente esaurite rispetto a quanto era stato preventivato. Non a caso, se non ricordo male, proprio riguardo a questo, avevamo previsto anche un meccanismo di misurazione, una sorta di contatore proprio per poter verificare questi aspetti su cui ci siamo a lungo confrontati. Ricordo bene anche tale vicenda.
  Quanto alla tratta degli esseri umani (l'onorevole Dadone si è allontanata ma la risposta resterà agli atti), sicuramente c'è stato il problema del bando e, quindi, delle regioni inizialmente escluse. In merito – vorrei rispondere in modo puntuale – ci sono due casi diversi.
  Vi è un caso che riguarda Piemonte e Liguria, laddove è stato impossibile procedere diversamente a causa di errori materiali da parte delle regioni che si erano fatte capofila dei progetti. Nel caso della Liguria, la richiesta è stata presentata oltre il termine previsto dal bando. Nel caso del Piemonte, mancava un terzo della documentazione: era incompleta la documentazione presentata dalla regione, quindi non era possibile per la Commissione prendere in esame quella proposta. Ci siamo però attivati prontamente con le regioni interessate tramite un confronto diretto – l'ho fatto personalmente – e abbiamo dato la disponibilità, eventualmente, a prevedere un periodo di transizione al fine di consentire alle regioni di attivare ipotesi alternative.
  Devo dire che le regioni prontamente si sono attivate, sia la Liguria, sia il Piemonte, per sopperire con risorse proprie, perché hanno riconosciuto che si trattava di un loro errore e che obiettivamente non hanno partecipato al bando correttamente. Purtroppo, non potevamo fare niente, perché i bandi e la legge si rispettano, anche se ci sono degli errori da parte delle regioni.
  Con riguardo ad altre regioni, quali Sardegna, Basilicata e altre che erano rimaste inizialmente escluse, siamo intervenuti proprio per evitare che si verificasse una tale circostanza e cioè che ci fossero intere regioni rimaste escluse. In quel caso, tali regioni erano in graduatoria ed erano state escluse soltanto perché erano negli ultimi posti della graduatoria. Si erano esaurite le risorse, ma tutta la procedura era corretta e i progetti erano ritenuti validi. Pertanto, abbiamo aggiunto delle risorse rispetto a quelle inizialmente previste dal bando, per Pag. 21consentire di scorrere la graduatoria e, quindi, di poter finanziare anche quei progetti e coinvolgere anche quelle regioni, che oggi sono coperte dal bando anti-tratta.
  Abbiamo cercato di fare un lavoro molto puntuale, ma non si può andare avanti di proroga in proroga. Si fa un bando per cercare di valutare correttamente quali progetti sono buoni e quali non lo sono. Ma poi si rispettano le regole.
  Quanto al Fondo per le vittime, sapete che determinare gli importi in merito è competenza del Ministero della giustizia e non del Dipartimento delle pari opportunità. Quindi, se dobbiamo rivedere la cifra di 1.500 euro, siamo a disposizione, ma è un lavoro da fare con il Ministero della giustizia.
  Devo dire che noi abbiamo lavorato molto per semplificare le procedure per poter accedere a quei fondi, perché di fatto pochissime, ma veramente pochissime, sono le persone che hanno chiesto quel tipo di risarcimento. Ripeto: sono pochissime. Ma c'è un problema anche di procedure, che abbiamo cercato di rendere più semplici.
  Condivido la potenziale preoccupazione per la futura capienza del fondo, perché sappiamo che si attingerà da lì anche per i risarcimenti delle vittime per il caporalato. È anche vero, però, che il fondo, proprio sulla base della legge sul caporalato, sarà in parte incrementato, anche grazie ai beni che dovessero essere confiscati alle aziende e alle imprese autrici del reato. Condivido, però, talune preoccupazioni, ragion per cui sicuramente valuteremo attentamente questo tema.
  Per quanto riguarda l'onorevole Di Salvo, valuteremo il tema che ella ha posto riguardo al congedo parentale per gli uomini. Accolgo positivamente la proposta di verificare se ci siano risorse per poter eventualmente ampliare lo strumento già previsto dalla scorsa legge di stabilità, con riguardo al congedo parentale obbligatorio per gli uomini, fermo restando che già esiste un meccanismo, anche quello facoltativo.
  L'onorevole Di Salvo ha posto il tema, in generale, di politiche che guardino anche – credo – al superamento di alcuni stereotipi circa i diversi ruoli. Questo tema mi offre anche l'occasione per anticipare che una prossima campagna di comunicazione, secondo un Piano che si svolgerà nei prossimi mesi, sarà destinata anche a cercare di contrastare gli stereotipi di genere, proprio nell'ottica – speriamo – di un superamento di questa condivisione rigida.
  C'era stata una domanda molto specifica sull'Osservatorio nazionale per i CUG (Comitati unici di garanzia). Questo è stato ricostituito a inizio del 2016 e, quindi, è operativo e funzionante. Probabilmente la sua informazione, relativamente al 2014, è superata dai fatti. A inizio 2016 l'Osservatorio è stato ricostituito ed ora è pienamente attivo.
  Abbiamo istituito anche una commissione, insieme agli altri ministeri coinvolti, per quanto riguarda il tema delle disabilità. Molte delle competenze coinvolgono il Ministero del lavoro, che si occupa anche di welfare. La Sottosegretaria Biondelli ha deleghe puntuali in materia. Quindi, abbiamo istituito un tavolo di lavoro con rappresentanti del suddetto dicastero, perché merita attenzione il tema che veniva posto della doppia discriminazione che talvolta subiscono le donne portatrici di handicap, disabili (con questa doppia accezione). Cercheremo di lavorare insieme al riguardo.
  Tra l'altro, ho incontrato anche la consigliera nazionale per le pari opportunità, che è stata coinvolta anche nel lavoro di attuazione del Piano antiviolenza. A mio avviso, può darci una mano anche per quanto riguarda la valutazione circa il reinserimento nel mondo del lavoro e, quindi, anche delle politiche attive che dobbiamo immaginare per queste donne, che spesso o non denunciano, o comunque sono in difficoltà dopo la denuncia. Infatti tali vittime magari non sono autonome da un punto di vista economico: non hanno un lavoro e hanno difficoltà perché sono costrette a trasferirsi e a ritrovare un lavoro altrove. È importante anche individuare come la parte che riguarda l'inserimento nel mondo del lavoro possa essere implementata attivamente.
  Con riguardo alle zone non coperte da centri, non è stato ad oggi immaginato un Pag. 22fondo perequativo, perché stiamo lavorando sull'ipotesi di bandi e, quindi, di progetti che riguardino tutto il territorio. Vi sono però anche risorse che prescindono dai bandi e che sono messe a disposizione direttamente attraverso iniziativa del Dipartimento; sono risorse solitamente usate per far fronte alle situazioni di criticità, laddove manchi effettivamente sul territorio una copertura e un punto di riferimento.
  Con riguardo al nuovo Piano per i centri antiviolenza, su cui l'onorevole Roberta Agostini chiedeva chiarimenti, ricordo che è in scadenza il Piano che è già stato approvato prima che assumessi questa delega. Quando ho assunto questa delega, la mia scelta è stata quella di non rimettere in discussione quel Piano, che pure probabilmente ha dei limiti e ha ricevuto delle critiche, perché questo avrebbe reso impossibile poi concretamente dargli attuazione entro la fine di quest'anno e poter erogare le risorse che, invece, era necessario erogare per consentire ai centri di proseguire la propria attività. Quindi, ho ritenuto che fosse preferibile dare attuazione al Piano già esistente.
  Dal momento che il termine cade a breve, c'è tutto il tempo e il modo di lavorare sul prossimo Piano. Ben vengano i contributi che possono arrivare, soprattutto perché credo che il lavoro che abbiamo cercato di impostare non soltanto insieme alle varie Istituzioni e ai vari ministeri, ma anche con le associazioni e le reti dei centri, sia un lavoro continuativo, che ci consenta anche di far tesoro delle migliori pratiche in molti centri che hanno avuto risultati eccellenti nel corso degli anni e che hanno mostrato una grande affidabilità, un riconoscimento e una stima sul territorio. Auspico che ci aiutino anche a distinguere tra quelli che così bene non hanno operato e che ci possa essere un lavoro il più condiviso possibile.
  Tra l'altro, segnalo che i centri antiviolenza e le case rifugio sono aumentati negli ultimi tre anni complessivamente di 160 unità. Sono aumentati, è vero, ma il punto è sempre selezionare bene le esperienze più virtuose. Il Dipartimento comunque cerca anche di monitorare e di fornire un supporto ai nuovi centri, proprio per evitare che vi siano esperienze che si chiudono brevemente con insuccesso e per cercare di verificare che ci sia una continuità nel lavoro svolto, e anche un supporto, per quanto possibile.
  La cabina di regia verrà riconvocata a breve. Non ho ancora la data, ma verrà riconvocata a breve. Peraltro, è stata convocata un mese fa. Verrà riconvocata come detto anche per dare atto del lavoro che è stato fatto per il riparto delle nuove risorse, in modo tale da portarne a conoscenza la cabina di regia prima di portarle in Conferenza Stato-regioni.
  Rispetto a quello che ha detto l'onorevole De Menech sono assolutamente d'accordo. C'è un tema, in primo luogo, di fiscalità generale. Tra l'altro, credo che anche la risoluzione approvata dal Parlamento ieri, anche da questo ramo del Parlamento, con riguardo alla Nota di aggiornamento al DEF e, quindi, alla legge di bilancio che dovrà essere predisposta dal Governo, abbia fornito alcune indicazioni in tal senso. Penso, per esempio, alle misure che possono riguardare famiglie in stato di difficoltà, famiglie numerose. Già la risoluzione che il Parlamento ha votato ieri ha fornito alcune linee guida e alcune tracce di lavoro.
  Sicuramente, colgo lo spunto arrivato dall'onorevole De Menech con riguardo ad altre esperienze nuove, come questi nuovi centri, che stanno avviando il loro lavoro e che dobbiamo anche eventualmente capire come poter coinvolgere e valorizzare, cercando di conoscere queste nuove realtà. Come spesso accade, peraltro, ci sono regioni e comuni che, invece, anticipano spesso anche il lavoro nazionale o il lavoro del Governo.
  Ci sono molte regioni che, per esempio, hanno fatto un lavoro straordinario sia sui centri, sia, in generale, sulle politiche di contrasto alla violenza sulle donne. Sicuramente posso citare la Toscana perché la conosco un po’ meglio, venendo da quella realtà, ma c'è anche l'Emilia-Romagna e potrei citare altre esperienze particolarmente fruttuose, che possono essere assunte come esempio. Pag. 23
  Per quanto riguarda il ruolo del Dipartimento, onorevole Pollastrini, nella mia disamina sono partita proprio da questo aspetto, e cioè ricordando, ovviamente, il tema del rafforzamento della struttura e di valorizzazione delle competenze che già esistono (abbiamo avuto modo anche di confrontarci in altra sede al riguardo). Ci sono, infatti, persone che hanno continuato in questi anni a lavorare con continuità e con capacità e che sono anche riconosciute ormai come punti di riferimento importanti, cercando al tempo stesso di rafforzare la struttura e di ridare un ruolo al Dipartimento. Credo quindi che questo problema, più in generale, riguardi il ruolo di quel Dipartimento e, quindi, di questa nuova delega.
  Credo, onestamente, che la scelta del Presidente del Consiglio di affidare a me questa responsabilità vada un po’ nella direzione che diceva l'onorevole Pollastrini. Perché? Perché le altre deleghe a cui quest'ultima si somma sono quelle dei rapporti col Parlamento e dell'attuazione del programma di Governo. Si tratta di deleghe abbastanza trasversali, che consentono un lavoro già di per sé di collaborazione con più ministeri, sia nella fase legislativa, sia nella fase attuativa.
  Pertanto, siamo in linea con la scelta iniziale di mantenere questa delega alla Presidenza del Consiglio, proprio perché doveva essere una delega trasversale e di coordinamento. Ripeto, non doveva essere una delega peculiare, esclusiva e limitata, ma essere piuttosto di tipo trasversale. Inoltre, aggiungendosi alle altre deleghe, forse si favorisce la possibilità di lavorare insieme e in sinergia con le altre amministrazioni e, quindi, di realizzare una sorta di agenda trasversale, in linea con quello che credo il nostro Governo abbia nel proprio DNA e che ha dimostrato di avere nelle proprie corde.
  Penso alla composizione del Governo sin dall'inizio, alle scelte cioè di porre alcune donne in ruoli chiave. Credo che questo possa essere aiutato anche dalla nuova legge sulla contabilità che ha approvato il Parlamento, che prevede anche, nell'ottica delle misure che dobbiamo presentare, che ci sia una valutazione degli impatti e degli effetti anche da questo punto di vista.
  Credo che ci siano tutti gli strumenti per poter fare un lavoro che vada in questa direzione, e sono contenta che ci sia questa disponibilità a lavorare insieme e a dar vita ad una collaborazione da parte dei colleghi e delle colleghe dei vari gruppi su questi temi. Ovviamente, questo può aiutare ad affrontare una sfida che è complessa: raggiungere la piena parità è una sfida molto difficile e rappresenta un cammino continuo, che può essere, però, alla nostra portata e deve essere uno dei nostri obiettivi.
  Un elemento positivo è che questa responsabilità e impegno sono avvertiti sia dalle donne sia dagli uomini. Questo lavoro vede protagoniste non soltanto le colleghe donne: non si tratta esclusivamente di politiche per le donne, ma si tratta, a mio avviso, di un elemento che fa bene a tutto il Paese, alle donne e agli uomini, e fa bene alla crescita del Paese nel suo insieme, allo sviluppo del Paese nel suo insieme.

  PRESIDENTE. Ringraziamo la Ministra Maria Elena Boschi e tutti i convenuti delle Commissioni I, XI e XII. Buona giornata e buon lavoro a tutti.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.55.

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