XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 117 di Martedì 13 settembre 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 2 

Audizione di sindaci dei comuni di prossimità del sito di interesse nazionale di Cengio e Saliceto:
Bratti Alessandro , Presidente ... 2 ,
Brignone Nadia , Tecnico legale dei comuni di prossimità al SIN noto di Cengio e Saliceto ... 2 ,
Pregliasco Enrico , Sindaco del comune di Saliceto ... 4 ,
Giacchino Pier Giorgio , Assessore del comune di Camerana ... 6 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 ,
Giacchino Pier Giorgio , Assessore del comune di Camerana ... 6 ,
Nugnes Paola  ... 7 ,
Giacchino Pier Giorgio , Assessore del comune di Camerana ... 7 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 ,
Giacchino Pier Giorgio , Assessore del comune di Camerana ... 7 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 ,
Puppato Laura  ... 8 ,
Nugnes Paola  ... 9 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 ,
Pregliasco Enrico , Sindaco del comune di Saliceto ... 9 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 ,
Pregliasco Enrico , Sindaco del comune di Saliceto ... 9 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 10 ,
Giacchino Pier Giorgio , Assessore del comune di Camerana ... 10 ,
Pregliasco Enrico , Sindaco del comune di Saliceto ... 11 ,
Brignone Nadia , Tecnico legale dei comuni di prossimità al SIN Acna ... 11 ,
Puppato Laura  ... 11 ,
Brignone Nadia , Tecnico legale dei comuni di prossimità al SIN Acna ... 11 ,
Puppato Laura  ... 11 ,
Brignone Nadia , Tecnico legale dei comuni di prossimità al SIN Acna ... 11 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 ,
Pregliasco Enrico , Sindaco del comune di Saliceto ... 11 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 ,
Pepe Bartolomeo  ... 12 ,
Giacchino Pier Giorgio , Assessore del comune di Camerana ... 12 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione di sindaci dei comuni di prossimità del sito di interesse nazionale di Cengio e Saliceto.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di una rappresentanza di sindaci dei comuni di prossimità nel sito di interesse nazionale di Cengio e Saliceto. Sono presenti il sindaco del comune di Saliceto, Enrico Pregliasco, l'assessore del comune di Camerana, Pier Giorgio Giacchino e il tecnico dei legali dei comuni di prossimità al SIN Acna, Nadia Brignone, che ringrazio per la presenza.
  Ricordo che la Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo di depurazione delle acque.
  L'audizione odierna, che si svolge per espressa richiesta degli interessati, si inserisce nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sulle bonifiche della regione Piemonte. Avverto i nostri ospiti che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali sono in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata nella parte finale della seduta.
  Potete decidere l'ordine degli interventi. Successivamente vi verrà posta qualche domanda da parte dei commissari. Cedo la parola all'avvocato Nadia Brignone.

  NADIA BRIGNONE, Tecnico legale dei comuni di prossimità al SIN noto di Cengio e Saliceto. Buonasera. Siamo qui in rappresentanza di una ventina di comuni di prossimità al sito Acna della parte piemontese. Purtroppo, dell'Acna non c'è bisogno di presentazione perché sappiamo che è stato uno dei primi siti a essere dichiarato di interesse nazionale proprio in relazione alla gravità della contaminazione esistente.
  In relazione alla gravità della contaminazione Acna ha ottenuto, grazie all'intervento del qui presente Pier Giorgio Giacchino, anche un beneficio previdenziale. Ricordo, a questo proposito, un articolo scritto dallo stesso Giacchino, Il prezzo pagato in anni di vita dagli operai Acna, anche perché, quando parliamo di Acna, parliamo di ammine aromatiche e, quindi, di cancro alla vescica, che sta avendo in questo momento, purtroppo, una grave recrudescenza.
  Intanto vi ringraziamo dell'opportunità di esporre e di segnalare degli elementi che altrimenti rischiano di passare sotto silenzio e che, secondo noi, sono molto importanti. Noi siamo qui anche perché abbiamo letto le precedenti audizioni, segnatamente quella del 1° aprile 2015, in cui sono stati auditi i rappresentanti di ENI-Syndial. Abbiamo letto con interesse le domande che Pag. 3sono state poste dagli onorevoli membri di questa Commissione e devo dire con attenzione e anche con preoccupazione le risposte di ENI. Per questo motivo abbiamo cercato di individuare gli argomenti di interesse della Commissione per esporre brevemente alcuni elementi.
  Prima di tutto, c'è il ruolo di ENI. I rappresentanti di ENI-Syndial hanno riferito in ordine ai siti che stanno bonificando come di siti eredità di altri soggetti. Proprio testualmente il dottor Milani ha detto «ENI non ha svolto – l'ha fatto solo marginalmente – attività industriali per tempi residui, magari un anno, dopodiché il sito è stato chiuso».
  Noi non siamo in grado di riferire sugli altri siti. Per quanto riguarda il sito di Cengio possiamo dire che, invece, ENI è arrivata all'inizio degli anni Novanta con la Enimont, che poi è diventata Enichem. Sia Enimont, sia Enichem hanno svolto delle produzioni fino a quando è stato dichiarato poi lo stato di emergenza socioambientale. Da quello che a noi risulta queste produzioni hanno avuto a oggetto anche delle molecole che in altre parti erano assolutamente bandite. Su questo saranno poi più precisi i tecnici.
  Faccio ancora un brevissimo accenno allo stato dell'arte così come è stato presentato da ENI-Syndial, che molto spesso ha presentato il sito di Cengio come un fiore all'occhiello delle bonifiche a livello nazionale. Questo viene detto non solo sulle varie pagine web che possiamo vedere in rete dal titolo Green Project, per esempio, in cui si parla di Cengio come di un'area già riqualificata, ma anche di fronte alla precedente Commissione d'inchiesta, in cui l'avvocato Bellodi parlava espressamente di bonifica già completata ed era confortato in questo da un tecnico responsabile dell'attività di risanamento ambientale di Syndial, l'ingegner Colombo.
  Devo dire, a onor del vero, che di fronte a questa Commissione, nell'audizione che citavo prima, quella del 1° aprile 2015, ENI-Syndial ha riconosciuto come la bonifica non sia ancora stata ultimata. Su questo ci sono delle criticità, a nostro avviso anche importanti, come, per esempio, la procedura di infrazione avviata – così a noi risulta – dalla Commissione europea nel 2009.
  Vi è una procedura di infrazione in quanto nella zona A1, la zona che in base ai progetti dovrebbe raccogliere i rifiuti industriali e il terreno contaminato proveniente dalle altre zone, si dovrebbe configurare, secondo la Commissione, una discarica e non semplicemente una messa in sicurezza. Quindi, ci risulta che la Commissione europea abbia lamentato questa omissione da parte dell'Italia. Abbiamo sentito, invece, il dottor Milani nell'audizione scorsa parlare di una procedura di infrazione che non è ancora stata aperta.
  A questo proposito, per fare chiarezza con i mezzi che abbiamo a disposizione, abbiamo chiesto alla Commissione europea, attraverso un'interrogazione con richiesta di risposta scritta, lumi in proposito. La Commissione europea ci ha risposto proprio nei primi giorni di settembre, di questo mese, dicendo che è effettivamente stata avviata nel 2009 la procedura di infrazione, che la Commissione europea sta monitorando questa situazione e che deciderà i passi da fare. Questa è una criticità importante, che non può essere sottaciuta. Poi vi esporranno i miei colleghi delle criticità fattuali ancora più delicate.
  Un ultimo punto su cui mi volevo brevemente soffermare è il dialogo con il territorio. Nell'audizione che citavo prima, ENI ha manifestato la volontà di un approccio dialogante, di un dialogo costruttivo, con il territorio e con gli enti locali. L'ha proprio testualmente ribadito più volte facendo riferimento all'accordo con gli enti locali, all'approccio dialogante, agli esempi di Porto Torres e di Pieve Vergonte.
  Tant'è vero che è seguita una puntuale domanda del presidente, onorevole Bratti, il quale ha chiesto al rappresentante di Syndial se fosse intenzione di ENI-Syndial applicare questo modello virtuoso del dialogo con il territorio anche in altri siti. ENI ha risposto di sì e che il confronto con gli enti locali è un modello particolarmente virtuoso.
  Ebbene, noi abbiamo letto, non vi nascondo con molta soddisfazione, le dichiarazioni Pag. 4 di ENI e, abbiamo provveduto subito a scrivere a ENI. Noi rappresentiamo il territorio, gli enti locali, quindi cerchiamo il dialogo con ENI.
  Devo dire che, nonostante sia passato quasi un anno – la nostra prima richiesta risale all'ottobre 2015 – non siamo riusciti a instaurare assolutamente un dialogo costruttivo, men che meno un confronto, con ENI. Abbiamo anche invitato ENI-Syndial, che ha un presidio sul territorio, a un confronto e a un contraddittorio sul territorio, ma purtroppo non abbiamo ricevuto risposta su questo.
  Questo ci lascia amarezza non solo perché ENI ha disatteso – a noi risulta, per quanto ci consta – le manifestazioni di volontà che aveva reso davanti a questa Commissione, ma anche perché noi (e qui concludo) abbiamo una legittimazione che ci deriva dalla norma a interloquire sia per quanto riguarda la rimessa in pristino, sia per quanto riguarda anche il risarcimento del danno ambientale.
  Se è vero che il Testo unico del 2006 prevede una legittimazione esclusiva dello Stato centrale e quindi del Ministero, è anche vero che questa è una legge non retroattiva, che non ha una normativa transitoria, e che quindi vale la legittimazione esclusiva del ministero per i danni che si sono avuti dal 2006 in poi. I danni Acna, invece, ovviamente sono danni più risalenti, ragion per cui per i danni Acna vige ancora la vecchia normativa che parlava di legittimazione, accanto allo Stato, anche degli enti locali e quindi di legittimazione anche nostra.
  Sappiamo che è in corso una vertenza promossa dal Ministero dell'ambiente e dal Commissario straordinario Acna che ha chiesto il risarcimento dei danni e la rimessa in pristino a ENI, ma purtroppo lo sappiamo per gli aggiornamenti dagli atti di questa Commissione. Abbiamo chiesto più volte alla regione e al Ministero di poter interloquire e di sapere a che punto sia la causa, ma ci è stato risposto che, trattandosi di atti giudiziari, non sono ostensibili.
  Vorremmo partecipare, non solo per una questione di legittimazione, ma anche perché riteniamo di essere in grado, con la nostra memoria storica, di fornire un contributo importante. Il fatto che non ci sia stato dialogo con ENI e che non ci sia stata data contezza di questa documentazione devo dire che ci preoccupa.
  Qui lascio la parola.

  ENRICO PREGLIASCO, Sindaco del comune di Saliceto. Buongiorno. Sono Enrico Pregliasco, sindaco di Saliceto. Intanto grazie per questa opportunità. Riallacciandomi a quello che ha detto il nostro legale, volevo fare il punto su questo aspetto.
  Tra il 2009 e il 2010 è cessata l'attività del Commissario straordinario che seguiva gli interventi di messa in sicurezza d'urgenza del sito Acna. Fino ad allora dobbiamo dare atto che, come amministratori del territorio, abbiamo avuto sempre la possibilità di interloquire con questo soggetto. Eravamo invitati alle Conferenze dei servizi e sapevamo quello che succedeva sul nostro territorio.
  Da allora ci troviamo in una situazione in cui, come ha ben spiegato l'avvocato, veniamo ad apprendere spesso dai giornali o da altri soggetti della procedura di infrazione e di quello che si sta ancora realizzando e sviluppando all'interno del sito. Questo ci crea parecchie preoccupazioni.
  Perché? Intanto perché siamo consci che una parte del lavoro, che è tutta la parte di capping di questi 250.000 metri quadrati di area, in cui sono confinati circa 3,5 milioni di metri cubi di sostanze tossiche, è ancora a cielo aperto. Questo comporta che, anche semplicemente passando in automobile lì di fianco d'estate, le sostanze benzeniche e naftaleniche presenti nel sito, che con le alte temperature sublimano e vanno in atmosfera, siano già percepibili dall'olfatto umano.
  Questo non fa altro che contribuire alla paura e alla preoccupazione nei cittadini e noi amministratori, che vorremmo fornire delle risposte certe, non siamo in grado di fornire risposte su quello che sta succedendo e che si sta sviluppando, perché non siamo più convocati e aggiornati su quello che succede, né da ENI, che ovviamente fa il suo lavoro, né tanto meno, e questo ci preoccupa di più, dal Ministero dell'ambiente, che dovrebbe essere il nostro interlocutore Pag. 5 privilegiato. Se non quotidianamente, almeno annualmente vorremmo riuscire ad avere degli aggiornamenti e degli incontri per sapere quello che succede.
  Ci preoccupa maggiormente questa questione perché anche l'attività di capping, che sappiamo essere già stata appaltata – si vedono all'interno questi cumuli di materiale pronti a ricoprire l'area – abbiamo la sensazione che vada molto a rilento, probabilmente perché il tutto è legato alla procedura d'infrazione avviata dalla Commissione europea. Di fatto, se quella venisse considerata discarica, molto probabilmente bisognerebbe anche andare a rivedere questa tipologia di capping che è stata prevista, con eventuali emungimenti di sostanze gas e altro. Sono operazioni che forse oggi sono state previste, ma delle quali come dettaglio non siamo a conoscenza.
  Detto questo, un tema importante è anche che non vorremmo poi essere coinvolti da eventuali problemi di danni erariali, se di fatto questa venisse considerata una discarica. Con riguardo a una discarica da oltre 3,5 milioni di metri cubi di sostanze tossiche e nocive, chi l'ha realizzata avrebbe anche dovuto riconoscere al territorio l'ecotassa.
  Comunque, fatti due conti, parliamo di cifre che vanno da 30 a 180 milioni di euro di ecotassa. È ovvio che saremmo ben contenti di vederci riconoscere, visto che il danno l'abbiamo già subìto, degli importi tanto significativi, perché ciò ci permetterebbe di andare a sopperire la seconda parte dell'ordinanza che aveva istituito il sito da bonificare, ovvero gli interventi di natura sociale. Abbiamo un problema socioeconomico in quanto per oltre un secolo l'intera valle, nel bene o nel male, ha vissuto con questo stabilimento e non si sono potute sviluppare e realizzare altre attività.
  Vi cito un esempio perché, secondo me, è molto emblematico. Saliceto è un paesino – è il primo paese a valle dell'Acna – che si trova nelle Langhe. È uno dei primi paesi delle Langhe. Come sapete, le Langhe recentemente sono diventate patrimonio UNESCO. Sono una terra famosa per i vini. A Saliceto, prendendo le carte catastali, che ovviamente non vengono aggiornate quotidianamente, risulta che il 90 per cento del territorio sia composto da vigne. Noi di vigne non ne abbiamo, perché il vino sarebbe imbevibile. Negli anni passati, quando lo stabilimento era in attività, le vigne sono state tutte estirpate perché si produceva vino al gusto di fenoli, che quindi non era, ovviamente, nemmeno commestibile.
  Quindi, ci troviamo in questa situazione. Quello che voglio dire – mi avvio anche alla conclusione – è che non siamo qui per rinnegare tutto il lavoro che è stato fatto in questi quindici anni. Anzi, proprio perché si sono spesi moltissimi milioni di euro in questo intervento e oggi abbiamo oggettivamente avuto un grosso miglioramento – il fiume finalmente è trasparente, quanto meno, mentre prima aveva delle colorazioni particolari – vorremmo che tutto questo lavoro non venisse vanificato. Vorremmo, quindi, per questa ragione, avere un rapporto più diretto sia con ENI, sia soprattutto con il Ministero dell'ambiente per concordare assieme come fare evolvere la situazione.
  Peraltro, nel 2010 il Ministro Prestigiacomo, allora Ministro dell'ambiente, era venuto nella sede ex Acna a presentare la fine dei lavori della bonifica. Di fatto all'epoca si era finito il confinamento – come vi dicevo, restano ancora dei lavori da fare – ma soprattutto in quella sede era stato presentato dall'Ufficio commissariale il sistema di monitoraggio permanente che sarebbe dovuto servire per i decenni a venire per monitorare lo stato e la qualità dell'acqua e dell'aria. Questo sistema con monitor sempre aggiornati sarebbe dovuto essere presente sia a Cengio, sia a Saliceto, che è il comune che rappresento. Questo per dare una serenità in più ai nostri cittadini che tutte le opere che sono state fatte nel tempo effettivamente siano in grado poi di fornire quelle performance di confinamento che ci aspettavamo.
  Questo non è più stato fatto; anzi, quel sistema che era stato installato a Cengio è scomparso e ci basiamo sulle analisi annuali che vengono fatte dall'ARPA in alcuni tratti del fiume Bormida, ma non abbiamo Pag. 6altri riscontri. Questa è una forte preoccupazione, perché una bonifica non si può ritenere finita fino a che non abbiamo un sistema di monitoraggio facilmente accessibile, che ci consenta di vedere nel tempo quali saranno poi i risultati di questa bonifica. Peraltro, molte delle tecnologie che sono state impiegate in quel sito sono tecnologie sperimentali e, quindi, si conosceranno fra dieci, venti o trent'anni effettivamente i risultati di questa bonifica, ma solo se riusciremo ad andare a monitorare in modo efficace questo sito.
  Vado a chiudere, vi ringrazio per l'opportunità e lascio la parola al mio collega.

  PIER GIORGIO GIACCHINO, Assessore del comune di Camerana. Sono Pier Giorgio Giacchino, assessore al comune di Camerana.

  PRESIDENTE. Assessore all'ambiente?

  PIER GIORGIO GIACCHINO, Assessore del comune di Camerana. Nel nostro piccolo comune la mia attività è allevare nuovi sindaci e fare un passo indietro, dopo una vita dedicata anche alle cose pubbliche con il volontariato tipico dei piccoli comuni.
  Camerana è il secondo comune a valle dello stabilimento Cengio-Saliceto-Camerana. Grazie per averci accolti e per ascoltare la nostra testimonianza. Aggiungerò qualche nota tecnica, se mi è consentito. Ho lavorato per un bel po’ di anni nell'impianto di produzione delle ammine aromatiche a Cengio e credo di essere un testimone tra quelli ancora viventi, che non sono moltissimi.
  Noi siamo certo consapevoli della vostra funzione inquirente, ma siamo anche fiduciosi della vostra origine di eletti, di rappresentanti della gente e, nella fattispecie, di noi, che viviamo sotto quelle mura. Siamo di fatto gli eredi di un secolo di veleni e delle conseguenze di questi veleni, che – è chiaro – restano tutti lì. Non siamo qui per chiedervi certamente aiuto a rimuoverli, perché non si spostano le montagne, ma per dirvi cosa osserviamo e anche che cosa ci attendiamo.
  Credo sia noto a tutti che la zona A1 ha raccolto in circa 27 ettari di stabilimento, circa la metà, tutti i residui e la massa di scorie chimiche e assimilati in quantità che si descrivono sempre da 2 a 3 milioni di metri cubi o di tonnellate, comunque in quest'ordine di importanza.
  Considerando le indagini geognostiche che collocano la marna, cioè lo strato impermeabile nel sottosuolo, a 5-6-8 metri di profondità variabile al di sotto del piano di campagna e considerando che gli accumuli hanno un'altezza media di almeno 12 metri, ci troviamo di fronte a un volume, variamente contaminato, che è di almeno 5 milioni di metri cubi. Sarebbero almeno 9 milioni di tonnellate. Questo, milione più milione meno, ne fa comunque il sito di gran lunga più grande di quelli conosciuti, o certamente tra quelli conosciuti, e anche tra quelli non conosciuti, prendendoli uno per uno, ovviamente.
  Questa situazione è sulle nostre teste e non riusciamo, come è stato prima detto, a saperne più niente. Nemmeno il comune di Cengio, il comune in cui risiede fisicamente questo sito, ne sa niente almeno dal 2009, dopo la cessazione commissariale e nemmeno si sente in obbligo di chiedere qualcosa, perché il problema esiste, ma è a valle del comune, esattamente sul confine piemontese, quindi incombente.
  Per Cengio è chiaro che è sufficiente la modalità, francamente un po’ sbrigativa, della messa in sicurezza permanente prevista dal Piano, ma la domanda che facciamo è: quale tutela c'è per noi a valle? Per noi c'è sempre la stessa incombenza. L'incombenza è da un secolo che continua a essere lì, come negli anni Trenta, come negli anni Cinquanta, come negli anni Settanta. Dal 2009 in avanti ci sono migliaia di automezzi che vanno, vengono, accumulano, spostano, modellano e coprono, senza nessuno che controlla, senza nessuno che sa. Va tutto sulla fiducia. Non c'è un aggiornamento progettuale. Sulla zona A1 potrei scommettere che ne abbiano fatti una quantità, perché ENI certamente non è composta di sprovveduti. Quando fanno una cosa, si coprono convenientemente. Vorrei vedere se così non fosse, non abbiamo Pag. 7 dubbi su questo, ma noi non abbiamo niente. Per avere un'idea di che cosa succede siamo costretti a sorvolare il sito. Queste sono fotografie di sabato prese per dare un'occhiata a che cosa accade lì dentro.
  Domandiamo, quindi – l'hanno detto prima il sindaco di Saliceto e, prima ancora, Nadia Brignone – se è questa la disponibilità, se è questa la trasparenza, se è questa la sinergia, se è questa la causa comune, se è questo il recupero del territorio, se è questa la fiducia. Non rappresentiamo tutti, ENI compreso, un pezzo di Stato?
  Se quella è la montagna che stimavo; se quelli sono i muri per cui Fuga da New York sembra uno scherzo; se questi muri sono incernierati nella marna in profondità con doppia parete, con bentoniti, con tutte le tecniche sperimentali, o come sono; se tutto questo corre lungo il fiume Bormida esattamente così – qui c'è il muro, qui ci sono una stradina e una scogliera e qui il fiume, con tutti i calcoli delle esondazioni duecentennali e compagnia bella, certamente tutto fatto perbene – se questa garanzia di impermeabilità verso il fiume è reale; se lungo il perimetro ci sono pozzetti di verifica e di controllo (questa è una foto); se nei pozzi è presente questa situazione e siamo al di fuori del sito, sul fiume, e questo è esattamente il colore del fiume degli anni Ottanta e anche l'odore; se l'analisi di queste sostanze dice che lì – lo ricordo per mia esperienza di chimico e di persona che conosce anche nel dettaglio questa realtà – ci potrebbe essere e ci può essere dell'anilina, perché al di fuori del muro l'azienda nei decenni riversava degli scarti di produzione nel greto del fiume che erano ossidi di riduzione dell'impianto di metilaminofenolo e dell'impianto riduzioni; se è vero che lì, dunque, ci può essere dell'anilina, non ci può essere orto-toluidina, non ci possono essere orto- e cloro-paranitroanilina, non ci possono essere 5CT o 5-cloro-2-toluidina, non ci possono essere 2-5- o 3-4 di cloroanilina, non ci può essere naftilammina, che è un cancerogeno, non ci può essere Alfa-amminoantrachinone? Queste sono appena le prime dieci molecole che abbiamo riscontrato.

  PAOLA NUGNES. A quando risalgono queste analisi?

  PIER GIORGIO GIACCHINO, Assessore del comune di Camerana. A qualche settimana fa.

  PRESIDENTE. Al 28 luglio 2016. La data di arrivo è il 2 agosto 2016, inizio prove, e 3 agosto, fine prove.

  PIER GIORGIO GIACCHINO, Assessore del comune di Camerana. Ci permettiamo di chiedere a questa onorevole Commissione, proprio per quest'area A1, nella quale non è stato semplicemente consolidato uno scarico storico di scorie, ma sono stato accumulate, e in grande quantità, anche rinvenienze esterne al sito del comune di Saliceto, dalle aree golenali, che erano aree demaniali, da tutte le demolizioni interne della zona A1 e da tutti gli scarti del resto dello stabilimento, come sia possibile non avere un piano di caratterizzazione di quest'area, una valutazione di impatto ambientale. Se è vero, come è vero, che è obbligatoria nel proprio giardino una valutazione di impatto ambientale per dieci pannelli fotovoltaici, ci chiediamo se non sia possibile una verifica finale di che cos'è arrivato in quella montagna e di che cosa lasciamo ai nipoti dei pronipoti. Questo è. Qui ci troviamo di fronte a sostanze la cui biodegradabilità tende a zero.
  Ci domandiamo se chiediamo troppo volendo verificare che la montagna non contenga altro materiale che non siano i derivati del benzene, della naftalina, dell'antrachinone, le tre molecole di base per tutte le oltre 200 sostanze fabbricate e sintetizzate in questo stabilimento. Ci domandiamo se chiediamo troppo e se tuttora, e chissà per quanto tempo, saremo inseguiti dal papilloma e dal carcinoma. Ne siamo tuttora raggiunti, perché i tempi di latenza di esposizione a queste sostanze sono riconosciuti come ultratrentennali.
  Questa consapevolezza affonda nella notte della chimica industriale, perché la Pag. 8coscienza di questa pericolosità era nota nella bibliografia medico-scientifica alla fine del 1800. Non potremo che dare massima notorietà a queste cose. Chiediamo troppo, tanto per richiamare ancora un pezzo di nostra storia – ci scusiamo per farlo, ma le occasioni non sono molte, ve l'assicuro – se è bastata una relazione di questo genere, di alcuni anni fa, cinque paginette intestate Il prezzo pagato in anni di vita dei lavoratori dello stabilimento Acna di Cengio, a far riconoscere e indennizzare con legge di Stato il rischio chimico all'Acna di Cengio, una questione che è un fatto unico in Italia e credo in Europa e, dunque, penso anche nel mondo intero?
  S'era mai vista una proposta di legge fatta da sconosciuti che è diventata legge così rapidamente, approvata in qualche settimana? Credo, dunque, che abbiamo il dovere – di questo vi ringraziamo per l'accoglienza – più che il diritto di pensare un po’ male, o comunque di un po’ dubitare. Come pubblici amministratori, abbiamo il dovere di perseguire il ristoro del danno ambientale (su cui non mi soffermo oltre) e questo siamo venuti a dirvi, auspicando che questa Commissione voglia, andando anche un po’ oltre la sua funzione, rendere possibile un dialogo.
  Diversamente non possiamo fermarci fino a quando il fiore all'occhiello della bonifica di Cengio, non solo nelle nostre intenzioni, appassirà, ma diventerà maleodorante e tossico come quel sito e come la sua storia. Vorremmo pregarvi di venire sul posto. L'avete fatto in varie occasioni e questa è un'occasione per chiedervi ancora questa disponibilità.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LAURA PUPPATO. Ho parecchie domande, perché onestamente è stata una questione che ha piuttosto scosso quella che avete rappresentato rispetto all'area nella quale vivete. Ho delle domande da porvi anche per meglio comprendere.
  Vorrei comprendere a quali conferenze dei servizi eventualmente abbiate partecipato, perché mi par di cogliere come dal 2009-2010 a oggi vi sia stato un taglio netto – una risoluzione, per così dire – a un'attività che mi par di cogliere fosse in precedenza in qualche modo da voi partecipata, cioè quella dell'elaborazione delle soluzioni e anche delle ipotesi in campo.
  Vorrei capire, se mi permettete, qual è stata la diversa situazione che avete vissuto nel corso di questi anni e quando e perché si è interrotto un rapporto di partecipazione e di collaborazione, ovverosia se avete fatto richiesta di partecipare alle conferenze dei servizi e se ci siano state delle lacune amministrative magari nei comuni di vostro riferimento che hanno impedito questo.
  Vorrei capire anche se vi sono state delle ordinanze, che sono ovviamente nella competenza delle vostre amministrazioni, proprio per mettere in luce e in evidenza alcune importanti lacune, come quelle che oggi state denunciando.
  In particolare, sono state fatte richieste d'intervento all'ARPA? Per esempio, le indagini che avete oggi presentato, le analisi della fine di luglio, sono state fatte da ARPA o da un laboratorio privato? Avete – immagino – dovuto e potuto produrle immediatamente ad ARPA, in modo tale che la stessa realtà pubblica, che è peraltro tenuta ad avere piena conoscenza della qualità dei luoghi e dei fiumi, riesca a esprimersi rispetto a fatti di questa rilevanza.
  Ho un'altra domanda, avvocato. Lei ha detto prima che non siete riusciti a instaurare un dialogo con Syndial e con ENI. Ci può precisare in che termini? Ci sono state delle richieste avanzate in termini semplicemente – mi scusi la terminologia – di richieste danno e, quindi, avete avanzato una qualche forma di richiesta di risarcimento o, invece, che cosa intendete per «mancanza di dialogo costruttivo», atti e fatti in concreto e dunque iniziative?
  Ho un'ultima questione. Quando avete parlato di confinamento di rifiuti e di mancata caratterizzazione, non c'è stato, per esempio, un collaudo? È il minimo indispensabile per riuscire ad avere contezza Pag. 9della situazione nella quale si trova l'attuale discarica.
  L'ultima domanda riguarda il coinvolgimento delle AASSLL locali. C'è stato o non c'è stato? ARPA e AASSLL hanno lavorato insieme?

  PAOLA NUGNES. Anch'io mi chiedevo perché non si siano avvalsi di ARPA, che comunque è un'agenzia riconosciuta, che avrebbe dato un valore alle analisi, che non sono analisi private.
  Vorrei sapere poi se il rapporto della regione con il Ministero e con voi è negli stessi termini o se la regione ha un rapporto privilegiato con il Ministero e manchevole con voi?
  Qui sono mancante probabilmente io di informazioni, ma mi chiedevo fino adesso, che a voi risulti, quali sono le opere che sono state realizzate oppure di che progetti temete la realizzazione per cui avete dei dati. Avete parlato di capping. È soltanto la faccenda dell'Europa che caratterizza come discarica quei luoghi o avete altri dati alla mano per pensare che le opere a farsi, oltre quelle fatte, non saranno risolutive?

  PRESIDENTE. Do la parola agli auditi per la replica.

  ENRICO PREGLIASCO, Sindaco del comune di Saliceto. Inizio io sulle domande di cui forse conosco meglio i dettagli.
  Per quanto riguarda l'aspetto della convocazione e della nostra presenza per le varie autorizzazioni delle varie fasi progettuali, siamo sempre stati convocati, come dicevo prima, fino al 2009, in quanto c'era una procedura straordinaria commissariale che faceva sì che questo sito, che si trova totalmente in comune di Cengio e, quindi, in regione Liguria, potesse coinvolgere anche la regione Piemonte e, quindi, il comune di Saliceto e i comuni a valle.
  Finita quest'attività di emergenza, si è proceduto con gestione ordinaria della situazione e quindi la regione Liguria, la parte ligure, non ha mai più mandato convocazioni. Non venivamo nemmeno a sapere quando c'erano le conferenze dei servizi interne e non abbiamo più avuto sviluppi sui progetti.
  Siamo rimasti ai progetti preliminari. Di fatto la procedura dall'avvio dell'attività commissariale nel 2010 si è sempre svolta indicativamente in questi termini: si andava avanti, sempre in sede di conferenza dei servizi, con progettazione preliminare dell'insieme degli interventi e poi si procedeva, in un secondo step, con lotti funzionali e progetti definitivi esecutivi che venivano approvati di nuovo dalla conferenza dei servizi.
  Quindi, siamo rimasti ai progetti preliminari. Delle varie fasi vi faccio un breve sunto. Potrei dimenticarmi qualcosa, perché sono passati anni. Io avevo fatto una tesi anni fa proprio sul sito, ma adesso sono passati un po’ di anni, purtroppo.
  L'intervento ha previsto la costruzione di un diaframma plastico per perimetrare tutti i 400.000 metri quadrati di stabilimento e far sì che acque di falda esterne non potessero più entrare nel sito. Questa perimetrazione è stata fatta con l'ausilio di diaframmi plastici in cemento-bentonite e teli in HDPE di uno spessore variabile da un metro e mezzo a due metri, con tempo di ritorno per un'eventuale fuoriuscita di materiale, ossia il tempo di permeazione di questa goccia di contaminante, di circa 200 anni.
  È stati poi previsto tutto un sistema di emungimento con pozzi piezometrici interni allo stabilimento per deprimere la falda, in modo che anche un'eventuale fuoriuscita fosse dall'esterno verso l'interno e non viceversa.
  Detto questo, però, questi muri di cemento-bentonite nel tempo si possono fessurare per movimenti...

  PRESIDENTE. Scusi, quindi rispetto alla gestione del progetto originario di messa in sicurezza permanente non avete la certezza o perlomeno non avete dati per dire se quelle operazioni continuino a funzionare e paventate che in qualche caso addirittura ci possano essere dei problemi. Questa è la novità.

  ENRICO PREGLIASCO, Sindaco del comune di Saliceto. Ha centrato pienamente Pag. 10il tema. Avendo fatto questa piccola verifica sui pozzi esterni, dove non dovrebbe più esserci nulla – parliamo dell'esterno del muro – trovando questo materiale, ciò ci fa pensare che oggi non sia stato ancora installato questo sistema di monitoraggio. Nel tempo questo materiale si fermerà lì a pochi centimetri dal muro o lo troveremo di nuovo nel fiume?
  Noi abbiamo – rispondo anche all'altra domanda – rapporti con ARPA, ARPA Piemonte e non ARPA Liguria, perché ARPA Liguria ha l'accesso nel sito e può fare anche i campionamenti del percolato. Fino all'attività commissariale anche ARPA Piemonte poteva entrare autonomamente all'interno del sito, ma da ora questo non si può più fare. Ci basiamo sulle analisi che abbiamo annualmente sul fiume, che però sono analisi realizzate più a valle e sono analisi a campione.
  Non sappiamo se su 365 giorni all'anno l'acqua può avere dei separamenti di alcuni parametri, tant'è che, dopo oltre un secolo in cui l'acqua del fiume non si poteva utilizzare, un anno e mezzo fa ho emanato, come alcuni altri comuni, un'ordinanza per consentire la pesca, perché il fiume sta tornando a essere leggermente vivo, ovviamente con divieto assoluto di consumare il cibo. Da una parte, quindi, quindi c'è il catch and release, che è bellissimo perché salviamo i pesci, ma dall'altra di fatto ci sarebbe proprio un pericolo. Non saremmo in grado di valutare se l'eventuale consumo umano possa essere anche pericoloso. Questo è un po’ il tema.
  Per quanto riguarda l'area A1 – prima è stata fatta un'altra domanda – non c'è stato ancora alcun collaudo. Non siamo coinvolti. Non c'è stato collaudo da parte della provincia di Savona e di ARPA Savona, che devono congiuntamente collaudarlo, proprio perché manca tutta l'attività di capping.
  Ribadisco il concetto: a nostro giudizio, ci può essere proprio un rallentamento in questi lavori, magari – sospettiamo – causato da questa procedura d'infrazione. È possibile che la procedura di infrazione, se andasse a portare la necessità di una valutazione di impatto ambientale per quell'area, vada a modificare un progetto che è stato approvato autonomamente dalla parte ligure e del quale non conosciamo i dettagli.
  Di fatto, dopo che abbiamo appreso dai giornali che è stata appaltata la costruzione di quest'opera di capping, abbiamo avuto un incontro al comune di Saliceto la scorsa estate con la ditta esecutrice. L'abbiamo convocata e ci ha relazionato su come intende portare avanti il cantiere. La ringraziamo per quello, per l'amor di Dio, ma di documenti e di atti ufficiali depositati presso i nostri enti non ne abbiamo.
  Purtroppo, questo fa anche un po’ il gioco di chi alle volte soffia sul fuoco, magari il giornalista di turno che passa vicino all'area, come vi dicevo prima, d'estate e sente questi odori di sostanze di origine naftalenica. È ovvio che non è un odore che non dà una sensazione di un ambiente salubre e decontaminato.
  Purtroppo, ci troviamo privi di strumenti anche per fornire delle risposte alle popolazioni per eventuali propagande giornalistiche che possono essere anche fatte, in alcuni casi. Questo ci crea anche un danno al territorio, perché è un territorio che è al margine dell'area UNESCO e che vorrebbe fare una promozione a fini turistici per cercare di rilanciare, ancorché lievemente, l'economia. Mette veramente male dire alla gente: «Venite e sentite che bell'odore di naftalene».
  Questa è un po’ la situazione. Sulle altre domande lascerei spazio ai colleghi.

  PRESIDENTE. Tutta la documentazione può essere consegnata in Commissione. Poi decideremo come procedere.

  ALBERTO ZOLEZZI. Volevo sapere nello specifico quali attività, se ci sono, si stanno cercando di insediare nel sito e se c'è qualcosa legato alla gestione rifiuti, a impianti a biogas e via discorrendo. Potete anche rispondere dopo.

  PIER GIORGIO GIACCHINO, Assessore del comune di Camerana. Non c'è nulla all'orizzonte. C'era un unico progetto che avevamo presentato negli anni Duemila, nel Pag. 112003 circa, per trasformare l'area, una volta risanata, in un tempio della velocità, cioè per togliere le moto dalla Langa e da quel cimitero che sta diventando quella strada per dare dello sfogo di velocità in circuito, per così dire. Si tratta di un'attività che riusciva nei nostri programmi a procurare oltre 100 posti di lavoro, ma anche collaudi e altre questioni. Si legava a un'attività di riutilizzo del sito, perché qualsiasi riutilizzo industriale fa saltare per aria la valle. Poiché è stata bruciata nel tempo, non si fida di nulla.

  ENRICO PREGLIASCO, Sindaco del comune di Saliceto. Aggiungo telegraficamente – un pezzo è preso dai giornali, ma confermato dalla... – che c'era stata la presentazione di un progetto, di cui forse avete sentito parlare un paio d'anni fa. L'ENI si era impegnata alla vendita del sito dell'area A2, quella già completata e potenzialmente riutilizzabile, a patto che il soggetto, che era un consorzio di imprese, che si sarebbe costituito nel momento in cui l'ENI gli avesse ceduto l'area, si facesse carico del completamento dei lavori.
  L'ipotesi riguardava la preparazione e insacchettatura di sabbia per animali, lettiere per animali e trattamento e recupero del vetro di riciclo. È un progetto che è saltato in partenza perché l'ENI chiedeva al consorzio di farsi carico anche del completamento dei lavori e di accollarsi anche tutta la gestione post mortem del sito. Ovviamente, il consorzio è scappato di corsa.

  NADIA BRIGNONE, Tecnico legale dei comuni di prossimità al SIN Acna. Sarò telegrafica e riporterò proprio il testo delle comunicazioni che abbiamo rivolto all'ENI. Non erano limitate ovviamente alla legittimazione e al risarcimento dei danni. Partendo proprio dal testo del verbale dell'audizione, facendo riferimento espresso all'esempio particolarmente virtuoso che ENI ha detto di aver seguito a Pieve Vergonte su domanda del presidente, dicendo di voler estendere agli altri, abbiamo riportato quel testo e abbiamo formulato un'espressa richiesta, ossia quella «di essere interpellati, quali enti territoriali, come sopra individuati, per una condivisione di qualsiasi intervento, al fine di rendere quindi effettiva e non solo formalmente esplicitata o indiretta...»

  LAURA PUPPATO. Qual è la data?

  NADIA BRIGNONE, Tecnico legale dei comuni di prossimità al SIN Acna. È il 16 ottobre 2015. Concludo: «...la vostra intenzione di dialogare con il territorio per arrivare a un risultato di più alto livello».
  Quindi, ci siamo esattamente agganciati alla manifestazione di intenti di ENI. Abbiamo raccolto l'invito al dialogo costruttivo, ma purtroppo ad oggi non ci siamo ancora arrivati. Come dicevo prima, abbiamo anche invitato ENI-Syndial sul posto, dando la nostra massima disponibilità e apertura per un confronto costruttivo, ma questo non è avvenuto.

  LAURA PUPPATO. Non hanno risposto?

  NADIA BRIGNONE, Tecnico legale dei comuni di prossimità al SIN Acna. Hanno risposto dicendo che ci sono delle sedi istituzionali e che vedranno di farci convocare a vari tavoli tecnici e via di seguito, ma è rimasta lettera morta.

  PRESIDENTE. Vi hanno risposto, però dicendo così. Fateci avere eventualmente tutto il materiale, comprese eventualmente tutte le risposte.
  Volevo chiedervi una cosa e poi dobbiamo chiudere. Abbiamo capito la questione. Non so se faremmo eventualmente un sopralluogo. Questa è una decisione che dovremo prendere in Ufficio di presidenza.
  Il fatto della presenza del Commissario mi induce a capire che, a parte ENI, ci fossero anche altre aree dentro allo stabilimento di cui ENI non è proprietaria. Normalmente, questa tipologia di siti è quasi sempre multisocietari.

  ENRICO PREGLIASCO, Sindaco del comune di Saliceto. Qui c'era solamente ENI, ma c'erano le aree esterne demaniali. È intervenuto anche sulle aree esterne demaniali, Pag. 12 dove è sempre stata ENI che, nel tempo non avendo più spazio, ha depositato anche all'esterno materiali, che poi sono stati riportati nel sito.

  PRESIDENTE. Intanto vi ringraziamo per le indicazioni, con tutte le informazioni e tutto il materiale che ci potete lasciare. Dopodiché, cercheremo di capire come fare un approfondimento, innanzitutto chiedendo ufficialmente qual è lo stato dell'arte della situazione.

  BARTOLOMEO PEPE. Ho una domanda breve. A voi risulta che lo screening tossicologico della popolazione o su matrice animale sia stato fatto, per vedere se ci sono gli stessi elementi presenti anche nel corpo umano o in latte e derivati e carne da macello?

  PIER GIORGIO GIACCHINO, Assessore del comune di Camerana. No. Recentemente abbiamo soltanto chiesto molto insistentemente alla regione Piemonte di svolgere un'indagine epidemiologica su quest'area di prossimità, osservando una recrudescenza e un aumento di queste patologie tumorali, specificatamente sulla vescica, come è tipicamente dovuto alle ammine.
  C'è stata anche un po’ di difficoltà per poter convincere a partire in questo senso e sono passati alcuni mesi senza che, francamente, abbiamo fatto molti passi avanti. Purtroppo – e qui chiudo proprio, presidente – la sensazione di essere un po’ lasciati a noi stessi l'abbiamo portata qui e speriamo di avervela lasciata.

  PRESIDENTE. Abbiamo capito. Abbiamo capito che avete la necessità, se non altro, di avere delle informazioni puntuali. Dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.55.