XVII Legislatura

Commissioni Riunite (VIII Camera e 13a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Giovedì 1 settembre 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Realacci Ermete , Presidente ... 3 

Audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Claudio De Vincenti, sugli eventi sismici del 24 agosto 2016 e sulle politiche di prevenzione antisismica (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati e dell'articolo 144-quater, comma 2, del Regolamento del Senato della Repubblica):
Realacci Ermete , Presidente ... 3 ,
De Vincenti Claudio , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ... 5 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 10 ,
Borghi Enrico (PD)  ... 10 ,
Galgano Adriana (SCpI)  ... 11 ,
Matteoli Altero  ... 12 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 13 ,
Zaratti Filiberto (SI-SEL)  ... 13 ,
Arrigoni Paolo  ... 15 ,
De Vincenti Claudio , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ... 15 ,
Arrigoni Paolo  ... 15 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 16 ,
Pastorelli Oreste (Misto-PSI-PLI)  ... 16 ,
Nugnes Paola  ... 17 ,
Lupi Maurizio (AP)  ... 18 ,
Baradello Maurizio (DeS-CD)  ... 19 ,
Zizza Vittorio  ... 20 ,
Davico Michelino  ... 20 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 20 ,
Davico Michelino  ... 20 ,
Orellana Luis Alberto  ... 21 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 21 ,
Melilli Fabio (PD)  ... 21 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 22 ,
Marinello Giuseppe Francesco Maria , Presidente della 13a Commissione del Senato della Repubblica ... 23 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 23 ,
De Vincenti Claudio , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ... 23 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 24

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-Movimento PPA-Moderati: Misto-M.PPA-Mod.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA VIII COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
ERMETE REALACCI

  La seduta comincia alle 11.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera, nonché la trasmissione diretta sulla web tv della Camera dei deputati.

Audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Claudio De Vincenti, sugli eventi sismici del 24 agosto 2016 e sulle politiche di prevenzione antisismica.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati e dell'articolo 144-quater, comma 2, del Regolamento del Senato della Repubblica, l'audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Claudio De Vincenti, sugli eventi sismici del 24 agosto 2016 e sulle politiche di prevenzione antisismica.
  Ringrazio innanzitutto il sottosegretario De Vincenti. Con il collega Marinello abbiamo voluto organizzare l'audizione odierna per fare il punto sull'emergenza, sulla ricostruzione e sulla prevenzione antisismica.
  Il tema è sentito, come si vede anche dalle presenze. Oltre ai colleghi delle Commissioni che presiediamo, sono presenti colleghi molto autorevoli: vicepresidenti della Camera e del Senato, presidenti di gruppo, presidenti di Commissione con cui lavoriamo da tempo insieme su questi temi.
  Ringraziamo il sottosegretario De Vincenti anche per la tempestività con cui ha accolto il nostro invito. Non abbiamo voluto svolgere prima l'audizione perché non potevamo interferire con l'azione di soccorso che era in corso. Dopo un mio breve intervento, darò la parola al sottosegretario De Vincenti, poi a un rappresentante per gruppo, in maniera tale da garantire a tutti la possibilità di intervenire. Cercherò, in seguito, di dare la parola al maggior numero possibile di colleghi e, quindi, al sottosegretario De Vincenti per la replica.
  Come i colleghi sanno, il tema che affrontiamo non è per la prima volta all'attenzione del Parlamento. È un tema che incontra una forte sensibilità, credo non solo nelle nostre Commissioni. La Camera dei deputati, nel corso di questa legislatura, ha approvato una risoluzione in occasione del cinquantenario del Vajont, concernente sia il tema del dissesto idrogeologico sia quello della sicurezza antisismica. Molti dei dati che sono circolati in questi giorni erano contenuti in quella risoluzione. Tuttavia, non sempre siamo riusciti ad andare avanti sul fronte delle politiche. Noi sappiamo che il nostro Paese è dotato – il sottosegretario De Vincenti ci fornirà elementi in materia – di un buon sistema di protezione civile, probabilmente uno dei migliori del mondo, che può essere ulteriormente sveltito e migliorato. La legge a prima firma Braga, che un anno fa circa la Camera ha approvato e di cui il Senato avvierà presto l’iter, reca una delega al Governo in questa direzione ed è stata approvata alla Camera con un confronto ampio fra tutte le forze politiche. Pag. 4
  Sulla ricostruzione abbiamo avuto esperienze diverse; alcune hanno funzionato bene, altre hanno funzionato male, ed è chiaro che dobbiamo migliorare questo terreno.
  L'Italia è indietro con riferimento alla prevenzione. Da questo punto di vista, credo che, al di là delle appartenenze, tutti abbiamo visto con grande interesse l'impegno che con forza è stato ribadito più volte da parte del Presidente del Consiglio sul progetto «Casa Italia», da ultimo, anche nel confronto con la Cancelliera Merkel di ieri.
  Al riguardo, nel passato, abbiamo provato a introdurre alcune misure. Ricordo che l'unica misura attualmente esistente che aiuta la prevenzione antisismica negli edifici privati fu figlia di un mio emendamento, approvato all'unanimità dalla VIII Commissione della Camera, introdotto nella legge di stabilità del 2015, che estendeva l’ecobonus alle zone 1 e 2. Fu un emendamento insufficiente, perché non agiva sugli interi edifici; il meccanismo attuale dell’ecobonus rinnovato ogni anno non consente di affrontare lavori impegnativi come la stabilizzazione antisismica: mettere in stabilità un edificio non è il cambio di una caldaia. Nonostante questo, non è stato facile far sì che fosse approvato, perché, trascorsa l'emozione di questi momenti, la politica viene in qualche maniera riassorbita dalle dinamiche tradizionali e si fa fatica a mettere in campo una politica di prevenzione, che ha tempi più lunghi rispetto a quelli che mediamente servono per un consenso immediato rispetto a questa o quella categoria.
  Stando sempre alle osservazioni formulate ieri dal Presidente del Consiglio Renzi in occasione dell'incontro con la Cancelliera Merkel, oggi dovremmo essere nelle condizioni – e questo è il senso dell'interlocuzione che cominciamo con il Governo – di avviare una politica che invece consenta, da un lato, di favorire un intervento sulle strutture private – non solo le abitazioni, gli edifici, ma anche le fabbriche, le imprese – e, dall'altro, di intervenire sulle strutture pubbliche, su cui come sappiamo c'è molto da fare, visto che oltre il 50 per cento delle scuole italiane – solo per citare questo esempio, ma potremmo parlare anche di ospedali e di altre strutture – è stato realizzato prima che venissero emanate le norme antisismiche e considerato, inoltre, che occorre riorganizzare l'insieme di queste norme.
  Si è discusso molto, in questi giorni, di adeguamento e miglioramento. Sappiamo che il miglioramento oggi non è definito in base a standard, quindi può essere definito miglioramento anche qualcosa che non cambia sostanzialmente la rischiosità di quell'edificio o di quella struttura pubblica. Inoltre, su alcune questioni, in passato, è stata avviata una riflessione ma poi per inerzia ci si è fermati. Penso alla vicenda del fascicolo di fabbricato. Credo che il presidente Marinello sia d'accordo se dico che è intollerabile – è stato ribadito anche in questi giorni in televisione – che ci sia un colpevole ostruzionismo da parte dei proprietari di casa rispetto all'istituzione, nella forma e con gli strumenti finanziari da vedere, del fascicolo di fabbricato. Aggiungo che l’ecobonus potrebbe essere esteso anche alla certificazione sismica ed energetica degli edifici. Questo, come tutto il resto e come la ricostruzione, implica una mobilitazione di competenze, di imprese, di innovazione che l'Italia ha a disposizione, ma che devono essere sicuramente messe in campo. Penso agli ingegneri, agli architetti, ai geologi, ai tecnici comunali, alla pubblica amministrazione che non sempre è in grado di fare i conti con questi problemi. Tutto questo può rappresentare anche una grande occasione per un'economia che scommette sull'innovazione e sulla qualità e che produce posti di lavoro che servono al futuro: è presente il presidente Matteoli, con il quale, insieme anche agli altri colleghi, abbiamo lavorato in questa direzione nella stesura del Codice degli appalti.
  Penso che questo sia solo un primo momento. Continueremo a lavorare in questa direzione. Indipendentemente dall'esito del referendum sulle riforme costituzionali – sul quale si registrano opinioni diverse – c'è un articolo che non viene cambiato nella Costituzione: l'articolo 54, un articolo Pag. 5sottovalutato che, secondo me, è molto importante, in quanto prevede che tutti coloro che sono chiamati ad assumere incarichi pubblici devono farlo con disciplina e onore. Vale per questa istituzione, vale per la politica, vale per i tecnici, vale per le istituzioni locali. Disciplina e onore sono obbligatori dopo quanto è successo, ancora una volta, nel nostro Paese.
  Do la parola al sottosegretario De Vincenti.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Ringrazio i presidenti Realacci e Marinello per l'invito a questa audizione su un evento drammatico, tragico, che ha colpito il nostro Paese e sulle misure che sono state prese per i soccorsi e dovranno essere prese per la ricostruzione dei paesi colpiti dal terremoto.
  Prima di tutto, ribadisco, a nome del Governo, il sentimento di vicinanza e di dolore verso le vittime e verso tutte le persone colpite dal terremoto del 24 agosto. Tengo a ribadirlo perché il Governo, fin dai primi minuti dopo la prima scossa della notte del 24 agosto, si è impegnato a dare risposta concreta e fattiva a questo dolore. La solidarietà e la vicinanza che sto esprimendo non sono retoriche, ma sono ciò che ha preso forma nelle azioni che il Governo e tutte le istituzioni coinvolte hanno messo in campo fin dai primi minuti successivi alla prima scossa.
  Ci tengo anche, in apertura, a ringraziare tutte le istituzioni e tutti coloro che sono intervenuti, dalla Protezione civile ai Vigili del fuoco, agli uomini delle Forze armate e delle Forze dell'ordine, ai volontari, agli uomini del Corpo nazionale di soccorso alpino e speleologico, agli uomini – e alle donne, naturalmente – del Servizio Sanitario Nazionale. C'è stata una mobilitazione generale straordinaria, di solidarietà, che è venuta prima di tutto dalle istituzioni preposte – al riguardo, voglio anche sottolineare la collaborazione forte con le regioni e con i comuni – ma anche dal Paese, dai nostri concittadini. È stato qualcosa, e lo dico veramente dal cuore, di straordinario.
  È di fronte a queste capacità di risposta del nostro Paese che a me viene da dire forte che siamo un grande Paese: siamo in grado di reagire a situazioni tragiche con una capacità di solidarietà e di vicinanza fattiva, operativa, con coloro che ne sono colpiti, che è venuta, lo ripeto, da tutti i nostri concittadini.
  Ripercorro rapidamente gli eventi di questi giorni.
  Il 24 agosto, alle ore 3.36, come ben sappiamo, c'è stata una prima scossa, la più forte, di magnitudo 6 e di profondità 4,2 chilometri, seguita poi da repliche, una molto forte, un po’ meno di un'ora dopo, e poi le altre in seguito. Ha colpito un'area dell'Appennino centrale che è al confine tra quattro regioni: Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo.
  Il bilancio delle vittime, al momento, è di 294 persone; i dati sulle identificazioni risalgono a ieri e, per il momento, 285 persone sono state identificate; 386 ferite; 238 sono state estratte dalle macerie. C'è, poi, come sappiamo, tutto il resto della popolazione che è riuscita a mettersi in salvo e che stiamo assistendo.
  I danni maggiori sono stati nei tre comuni di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto (in particolare nella frazione di Pescara del Tronto), ma ci sono danni anche nelle zone limitrofe. La Protezione civile sta conducendo le verifiche necessarie a definire il cratere. Comunque, tengo a sottolineare che tutti coloro che hanno subìto danni, anche ove risultassero fuori del cratere – vi sono stati danni anche lontano dall'epicentro – potranno comunque chiederne il riconoscimento e, quindi, l'intervento a sostegno, sia nella fase emergenziale, sia nella fase della ricostruzione.
  Con riferimento all'attivazione degli interventi di soccorso, riferisco che la Protezione civile si è attivata pochi secondi dopo la scossa delle 3.36. Ne sono testimone diretto. Si sono immediatamente riuniti l'unità di crisi e il Comitato operativo nazionale. Alle 4 il Comitato operativo nazionale era insediato e stava avviando tutta l'azione di coordinamento dei soccorsi.
  Il Governo è stato immediatamente informato e ha seguito da vicino le operazioni Pag. 6 coordinate dal Capo della Protezione civile, l'ingegner Fabrizio Curcio.
  In particolare, già nelle prime ore del 24 agosto, è stato varato, come previsto dalle norme, il decreto del Presidente del Consiglio che, dichiarando l'eccezionale rischio di compromissione di interessi primari delle popolazioni colpite, ha dato i poteri al Capo della Protezione civile per coordinare tutte le attività di soccorso.
  Immediatamente sono state mobilitate tutte le risorse disponibili e tutte le forze in campo: come ricordavo già prima, tutte le forze della Protezione civile, i Vigili del fuoco, le Forze dell'ordine, le Forze armate, le organizzazioni di volontariato, le colonne mobili di regioni e province autonome (abbiamo avuto apporti di sostegno, di intervento e di soccorso da parte di tutte le regioni italiane), il Servizio sanitario nazionale, i Servizi sanitari regionali, il Corpo nazionale di soccorso alpino e speleologico, la Croce Rossa.
  Tutte queste forze sono entrate in campo immediatamente. Immediatamente si è intervenuti per il soccorso e il salvataggio di vite umane e anche per riattivare al più presto la viabilità che era stata compromessa in modo serio, soprattutto la viabilità secondaria, sulla quale tuttora si sta lavorando, perché ci sono stati alcuni danni molto significativi. In quelle ore serviva prima di tutto consentire di arrivare con tutti i mezzi di soccorso, anche i più pesanti, in particolare, ma, naturalmente, non solo, presso i tre comuni che ricordavo prima. Si è posta molta attenzione su come riattivare subito il sistema delle comunicazioni, non solo quelle tra le forze di soccorso, che passano per altri canali, ma anche quelle per consentire alla popolazione di comunicare e, naturalmente, anche gli altri servizi essenziali. Ci sono state inizialmente, come è inevitabile in questi casi, alcune disalimentazioni elettriche, che sono state però ripristinate molto rapidamente.
  Il 25 agosto il Consiglio dei ministri ha varato la dichiarazione dello stato di emergenza per 180 giorni, conferendo i necessari poteri di ordinanza al Capo della Protezione civile, e ha stanziato i primi 50 milioni di euro per le più immediate esigenze di soccorso e assistenza. Abbiamo infine attivato sia il sistema «Copernicus» sia, insieme con l'Agenzia spaziale italiana, il sistema «Cosmo» per i rilievi satellitari post-evento necessari a chiarire ulteriormente la configurazione dell'evento sismico e le sue conseguenze.
  Lo stesso giorno 24 agosto, insieme con lo sviluppo dell'azione di soccorso e di salvataggio di vite umane, si è proceduto alle prime misure di assistenza alle popolazioni, allestendo le tende e naturalmente i servizi connessi, a cominciare dalle mense, ma non solo.
  Al 31 agosto, cioè a ieri, risultano allestiti nelle zone colpite dal terremoto, nelle quattro regioni, 6.316 posti letto, con tutti i relativi servizi. Di questi, al momento risultano occupati 4.013 posti letto. In ogni caso, la capacità ricettiva verrà mantenuta a livello utile a garantire il soddisfacimento di ogni possibile esigenza.
  Si è subito messa in moto la macchina del Servizio Sanitario Nazionale, mobilitando i servizi sanitari delle quattro regioni. Sono stati attivati posti medici avanzati nelle zone direttamente colpite e sono stati messi a disposizione tutti i posti possibili di ricovero, che sono stati sufficienti, presso le strutture sanitarie regionali, gli ospedali regionali.
  Sono in corso le verifiche sulla cosiddetta macro-sismica, cioè le verifiche dei danni in tutti i comuni interessati. Si stanno svolgendo, ad esempio, le verifiche ambientali riguardo allo stato, che al momento risulta confortante, degli impianti di depurazione e si sta procedendo con la Protezione civile, le regioni e i sindaci anche a una valutazione delle problematiche di gestione dei materiali provenienti dai crolli e dalle demolizioni, in modo da disegnare un quadro organico di trattamento di questi materiali. Le parti più urgenti saranno anticipate con ordinanze del Capo della Protezione civile.
  Concludo questa parte su soccorsi e prima assistenza rivendicando – come affermava prima il presidente Realacci – l'efficiente ed efficace funzionamento della Protezione civile. Nelle comparazioni, il Pag. 7modello italiano di protezione civile è in alto anche nelle gerarchie internazionali. È uno dei modelli a cui gli altri Paesi si rifanno. Questa tragica evenienza ha confermato l'efficienza e l'efficacia del sistema italiano di protezione civile.
  Il disegno di legge dell'onorevole Braga, che è stato approvato dalla Camera il 23 settembre 2015 e che prevede una delega per il riordino delle disposizioni legislative in materia di sistema nazionale di protezione civile, migliorerà ulteriormente il nostro modello e, quindi, rafforzerà ulteriormente quello che è già uno dei modelli di eccellenza a livello internazionale.
  Vengo ora al passaggio, che ci attende nelle prossime settimane e prossimi mesi, dall'emergenza alla ricostruzione. La ricostruzione, naturalmente, richiederà più che mesi, com'è inevitabile. Noi stiamo affrontando questo passaggio nella consapevolezza che le popolazioni colpite dal terremoto stanno soffrendo e stanno scontando le conseguenze traumatiche, drammatiche, di quanto accaduto la notte del 24 agosto. Noi dobbiamo ridare loro una prospettiva, facendo presto, bene, in trasparenza. Ci tengo a sottolineare che in una settimana abbiamo garantito, per riconoscimento generale, soccorsi efficienti ed efficaci, come ricordavo prima; una prima assistenza altrettanto efficiente ed efficace e, inoltre, in questo stesso lasso di tempo abbiamo fornito le indicazioni di fondo, che ora richiamerò, su quelle che riteniamo essere, in accordo con le popolazioni colpite, le linee di fondo che ci devono guidare nell'azione di ricostruzione; ancora, abbiamo definito il quadro di governance.
  Questa mattina il Consiglio dei ministri ha proceduto alla nomina del commissario per la ricostruzione, che affiancherà il Capo della Protezione civile, che resta il responsabile di tutta la fase emergenziale. Il commissario nominato, Vasco Errani, ha il compito di gestire la fase della ricostruzione, ma naturalmente tra queste due figure fondamentali, Capo della Protezione civile per tutta la fase emergenziale e Commissario governativo per la ricostruzione, è già in corso una collaborazione. Già da questa mattina c'è stata una prima interazione. In questo momento, il Capo della Protezione civile e il Commissario Errani sono alla Conferenza Stato-regioni e stanno ragionando con le regioni su ciò che occorre fare, perché le azioni sull'emergenza devono anche aprire la strada alla ricostruzione. È, quindi, importante un forte coordinamento, che il Capo della Protezione civile ha già realizzato in questi giorni e continuerà a realizzare per tutta la fase emergenziale e che il commissario è chiamato a realizzare, ovviamente, in particolare, con i presidenti delle quattro regioni colpite dal terremoto, con i sindaci e con le comunità locali.
  Si tratta qui di muoverci in un confronto continuo con le esigenze che provengono dalle comunità locali e dalle istituzioni regionali e comunali per individuare a mano a mano le soluzioni che rispondono ai bisogni delle popolazioni colpite. Serve, quindi, un modello di governance condiviso, di governo condiviso, sia della gestione dell'assistenza nella fase emergenziale, sia della gestione della ricostruzione. Questo sarà un punto qualificante. L'abbiamo detto fin dal primo giorno. Io vi direi che l'abbiamo fatto fin dalle prime ore, perché così è stato quella notte e quella mattina del 24 agosto, e così continuerà a essere.
  Abbiamo recepito l'esigenza che è provenuta dalle comunità locali che i loro abitati siano ricostruiti dove sono, anche se purtroppo colpiti così duramente dal terremoto. Naturalmente, dovrà essere una ricostruzione improntata a rigorosi criteri antisismici – ciò si collega, poi, con il tema della prevenzione citato dal presidente Realacci e al quale farò riferimento al termine di questa mia relazione – più sicuri, ma che mantengano l'identità culturale dei luoghi e delle comunità.
  Più nell'immediato, nel breve termine, il compito che adesso ci attende è quello di ricostruire le condizioni della vita quotidiana di queste comunità. Vedremo, ripeto, con i sindaci e con le comunità locali tempi e modalità per realizzare questo primo obiettivo fondamentale e ricostituire le condizioni della vita quotidiana. Pag. 8
  Noi riteniamo che serviranno abitazioni temporanee, perché poi bisogna ritornare nei centri abitati originari, che contemporaneamente, però, devono essere abitazioni degne e devono consentire di mantenere il senso del permanere in quel territorio.
  Da questo punto di vista, sarà importante – e il nostro sforzo va in questa direzione – dare un primo segnale con l'apertura il più presto possibile dell'anno scolastico e il mantenimento della coesione delle comunità scolastiche. Per fare un esempio, i ragazzi della classe IV A saranno i ragazzi della classe IV A, non andranno dispersi e dovranno rimanere insieme.
  Inoltre, il nostro sforzo è di predisporre le condizioni perché, con l'autunno che si avvicina, tutti possano essere al sicuro. Abbiamo sentito alle volte, come è giusto, nell'amarezza di queste ore, per quanti hanno perduto i propri cari e hanno perduto la propria casa: chi ci dice che poi la ricostruzione veramente si farà? Io credo che qui si giochi molto della capacità e della credibilità delle istituzioni, naturalmente sia del Governo sia delle regioni sia dei comuni stessi e delle istituzioni democratiche.
  Credo, però, che abbiamo alcuni esempi importanti, che danno un segnale da valorizzare per dare fiducia alle popolazioni colpite. Cito il terremoto dell'Emilia: anche lì abbiamo avuto sia interventi di soccorso e di emergenza esemplari sia un disegno di ricostruzione che ha rimesso in moto le comunità locali e che ha dato risultati importantissimi.
  Vorrei anche dire che negli ultimi due anni è cambiata la situazione anche nel comune dell'Aquila e nel cratere dell'aquilano. Chiunque di voi sia stato in questi mesi a L'Aquila avrà visto che oggi il centro storico della città è in piena fase di ricostruzione. I risultati, anche in termini di popolazione che è potuta rientrare nelle proprie case, nell'abitato dell'Aquila, sono risultati importanti. Lo sforzo degli ultimi due anni su L'Aquila è stato molto forte. Anche questo ci deve trasmettere fiducia: da errori del passato si è imparato.
  Aggiungo che proprio di recente, con la delibera del 28 luglio 2016, il Consiglio dei ministri ha ripartito lo stanziamento della legge di stabilità per il 2016 per i risarcimenti ai privati e alle attività economiche colpiti dalle calamità del periodo 2013-2015. Non chiediamo, naturalmente, aperture di credito in bianco, ma c'è motivo per nutrire fiducia, perché le cose si stanno finalmente facendo.
  La prevenzione è sicuramente un tema di grandissimo rilievo, come è stato più volte sottolineato. Giustamente, i due presidenti di Commissione hanno convocato l'audizione anche per lavorare su questo tema. Credo che si tratti di un tema fondamentale per un Paese come il nostro, che sotto certi aspetti ha caratteristiche particolari, quasi uniche nello scenario internazionale.
  Noi siamo, al tempo stesso, un Paese con molte aree a elevato rischio sismico e con un patrimonio di centri storici, edifici antichi, beni culturali, come il centro di Amatrice, un esempio di borgo appenninico, dotato di una propria identità culturale e di bellezza nella sua semplicità. Ecco, noi siamo un Paese che ha un patrimonio di questo genere come nessun altro al mondo. Davvero, in questo senso, siamo unici. E siamo pressoché unici nel combinare insieme queste due caratteristiche: molte aree a elevato rischio sismico e grande patrimonio di edifici storici, di centri storici e così via.
  Ora, tutti noi sappiamo che nel caso di costruzioni nuove o di ristrutturazioni vi sono già norme antisismiche importanti. Potremo ragionare con voi, con il Parlamento, se sia necessario ulteriormente migliorarle e rafforzarle, ma direi che la prima cosa è applicarle e quindi è necessaria la massima severità nel verificare che siano state applicate e che verranno applicate.
  Non impossibile, ma certamente più complesso – dobbiamo esserne consapevoli – è l'adeguamento sismico pieno, cioè tale da reggere a scosse come quella della notte del 24 agosto, del patrimonio storico di questo Paese. Non è impossibile, ma richiede tecnologie molto più sofisticate rispetto Pag. 9 a quelle, pure importanti e decisive, che si devono mettere in campo per i nuovi edifici. Abbiamo veramente bisogno di tutte le competenze scientifiche e tecnologiche italiane e internazionali per fare un salto di qualità. Anche in questa direzione, abbiamo pensato il progetto «Casa Italia», su cui poi spenderò alcune parole e in cui vogliamo che tutte le competenze, tutte le forze istituzionali, tutte le istituzioni e tutte le forze sociali, siano coinvolte. C'è bisogno di tutti.
  Alcuni strumenti già esistono, ma sicuramente devono essere migliorati e potenziati. C'è l’ecobonus del 65 per cento per l'adeguamento antisismico nelle zone 1 e 2. Non è, però, scontato che i cittadini vogliano o possano addirittura – pensiamo agli incapienti – utilizzarlo. Dobbiamo perfezionare gli ecobonus, ad esempio per i condomini, perché la tenuta antisismica riguarda l'intero fabbricato e non solo il singolo appartamento. Potrà essere importante e utile il fascicolo di fabbricato e ci lavoreremo.
  Sull'edilizia scolastica sono stati realizzati interventi importanti, ma pensiamo che l'antisismica richiederà un ulteriore potenziamento degli interventi. Teniamo conto, comunque, che negli ultimi due anni e mezzo abbiamo attivato 2 miliardi e 300 milioni di euro di interventi già attuati e in corso sull'edilizia scolastica.
  Sul dissesto idrogeologico abbiamo già attivato interventi. Il tema non è strettamente legato al problema sismico, naturalmente, ma anche questo è uno dei temi chiave del nostro Paese. Abbiamo già attivato interventi e si stanno realizzando opere per quasi 2 miliardi di euro e il Ministero delle infrastrutture ha avviato l'elaborazione delle idee guida per la classificazione del rischio sismico degli edifici, per la valutazione e la prevenzione.
  Abbiamo messo in campo, a tale proposito, qualche strumento, ma è chiaro che, come dicevo, c'è bisogno di un salto di qualità. Vogliamo, appunto, coinvolgere tutte le competenze necessarie che possono scendere in campo – come evidenziato dalla straordinaria solidarietà che in questa settimana tutto il Paese ha dimostrato – tutte le forze vive del Paese in questo compito, che si inserisce all'interno del progetto «Casa Italia». Tale progetto sicuramente avrà come tema centrale le norme antisismiche e la messa in sicurezza degli edifici, ma non ci sarà solo questo. Non a caso, prima ho citato anche il rischio idrogeologico, ma non si tratterà solo di questo, per quanto importanti siano i due temi che ho appena citato. Se ognuno di noi riflette sulla propria casa, sa che non è fatta solo di mura, ma di servizi, di elettricità, di acqua, di gas, di rifiuti, che devono essere anche smaltiti, di collegamenti stradali, con trasporti pubblici, di infrastrutture di comunicazione, internet, e così via. Tantissimi fattori rappresentano il nostro vivere quotidiano.
  Quando parliamo di «Casa Italia» e pensiamo di rendere il nostro Paese la casa degli Italiani, dobbiamo pensare a tutto ciò che serve a fare l'ambiente, il contesto in cui noi viviamo e lavoriamo. Ed è per questo che abbiamo detto che il confronto che adesso apriremo con le istituzioni, con le associazioni professionali, con gli istituti scientifici, con le forze economiche e sociali, imprenditoriali, sindacali, con le associazioni ambientaliste e così via, è un confronto che riguarderà l'insieme del vivere e lavorare nel nostro Paese. È per questo che abbiamo detto che, per esempio, si parla certo di prevenzione antisismica e di edilizia, ma anche, come dicevo, di dissesto idrogeologico, di bonifiche, di depurazioni, di trattamento dei rifiuti, di infrastrutture di trasporto, di banda ultralarga, di piano periferie e così via. Intendiamo avviare il confronto. Non partiamo da zero. Di cose che vanno in questa direzione ne abbiamo già realizzate e ne stiamo realizzando e abbiamo già chiarito programmaticamente obiettivi da raggiungere in modo importante. Non voglio adesso elencarli, perché sarebbe noioso, ma vi accenno solo a un'iniziativa a cui mi è capitato di partecipare, e cioè all'apertura del tratto di Mormanno della Salerno-Reggio Calabria a luglio. Mi è capitato di vedere sui quotidiani – è stato molto interessante – due foto a confronto: la foto della Salerno-Reggio Calabria intasata e bloccata, risalente Pag. 10 a tre anni fa, e la foto della Salerno-Reggio Calabria di quest'estate, in cui il traffico poteva scorrere. Fa parte di «Casa Italia» e della nostra possibilità di muoverci nel nostro Paese.
  Cito altre iniziative che abbiamo messo in campo programmandole insieme alle regioni, come le decisioni che il CIPE ha assunto il 10 agosto scorso, allocando il Fondo sviluppo e coesione in coerenza con i Fondi strutturali europei, costruendo una programmazione coerente, e che recepiscono sia richieste che ci vengono dalle regioni e dalle città del centro-nord sia quanto abbiamo messo a fuoco firmando i patti per il sud con le regioni del Mezzogiorno e le città metropolitane, dove ci sono interventi precisi, chiariti, definiti, nelle risorse, nella tempistica e nelle modalità progettuali. Quando parliamo di «Casa Italia» non stiamo partendo da zero. Certo, però, avvertiamo l'esigenza di un confronto più forte e più ampio, che metta a fuoco tutti i problemi che dobbiamo affrontare e ci aiuti a elaborare la strumentazione necessaria. Questo confronto verrà avviato in tempi molto rapidi. Ci auguriamo che le istituzioni, le forze economiche e sociali, tutte le competenze presenti nel nostro Paese e le forze politiche, vogliano confrontarsi fino in fondo per trovare soluzioni migliori per il nostro Paese.

  PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario De Vincenti. È stata una lunga informativa. Prego i colleghi di svolgere interventi brevi. Ci sono, ovviamente, molti iscritti a parlare. Interverrà ora un deputato per gruppo e poi daremo la parola agli altri colleghi che si sono iscritti dopo. Alle 13.15 daremo la parola al sottosegretario, in maniera da permettere al maggior numero di colleghi possibile di intervenire.
  Alcuni colleghi ci hanno sollecitato un minuto di silenzio. Il presidente Marinello ed io abbiamo convenuto sull'opportunità di osservarlo al termine della seduta: è un debito d'onore che dobbiamo mantenere con le vittime di questo terremoto. A volte, il minuto di silenzio diventa una cosa che si ripete e invece noi dobbiamo far sì che questa storia non sia simile a quelle che ci sono state nel passato.
  Do la parola al collega Borghi, che peraltro era stato il primo a sollecitare l'audizione, assieme agli altri colleghi di gruppo della Commissione Ambiente.

  ENRICO BORGHI. Ringrazio il signor presidente per aver accolto il nostro suggerimento e ringrazio anche i colleghi dei gruppi, che l'hanno immediatamente condiviso.
  Vorrei rimanere, nell'ambito di un intervento molto conciso, sul piano dell'impostazione che ci è stata fornita e che, dal nostro punto di vista, coglie lo schema di lavoro che Parlamento e Governo saranno chiamati a esercitare su questa vicenda nel corso dei prossimi mesi. Mi riferisco alla tripartizione che oggi il Governo ci ha illustrato fra emergenza, ricostruzione e allargamento e, quindi, sicurezza del patrimonio edilizio.
  Esprimiamo anche, come gruppo del Partito Democratico, la nostra solidarietà e la nostra vicinanza alle comunità colpite e ai loro familiari e il nostro vivissimo apprezzamento e ringraziamento nei confronti di tutti coloro che, nel corso di questi giorni, hanno manifestato una straordinaria capacità di intervento e uno slancio di condivisione e di sostegno.
  Non vi è dubbio che quando si verificano calamità di questa natura bisogna anche fare il consuntivo di quello che la politica e le istituzioni debbono fare. Non occorre replicare meccanicamente tutte le cose che sono state fatte in passato. Occorre riuscire a mettere sul campo modalità innovative, capacità di risposta diverse e fare tesoro dell'esperienza del passato rispetto a questo tema e anche assumersi alcuni compiti.
  Sempre con riferimento al tema dell'emergenza, abbiamo dato risposta positiva come Paese. In un Paese che forse troppo spesso è portato a indulgere sulle proprie magagne e sulle proprie incapacità, credo sia doveroso sottolineare in questa sede il riscontro di un elemento positivo, in un momento di così alta drammaticità, anche in relazione al percorso che è stato compiuto su vicende di questa natura. L'Irpinia, Pag. 11infatti, non è lontana negli anni, nelle memorie e nei ricordi, dal tema dell'emergenza e del pronto intervento.
  Sotto questo profilo, si può dire senza retorica che questi anni non sono passati invano se abbiamo avuto, nel quadro di una straordinaria drammaticità, un riscontro simile, che ci consente di avere oggi una macchina dei soccorsi che ha dato simili dimostrazioni. Sentiamo di dover condividere l'osservazione sulla rapida conclusione del percorso di esame parlamentare del disegno di legge Braga di riforma del sistema o, meglio, di miglioramento e di perfezionamento, della Protezione civile.
  Il secondo tema è quello della ricostruzione. Il collega Melilli, che proviene da quelle zone, interverrà nel merito dell'argomento. Noi dobbiamo rispondere a una domanda: ricostruire sì, ma per che cosa? Il terremoto in queste aree rischia di essere l'anello terminale di una catena che è partita da lontano, che è stata di decremento produttivo, occupazionale, demografico, di opportunità e di pari dignità, in molti casi. Noi pensiamo che si debba legare il tema della ricostruzione a quello della messa sul campo di condizioni di sussistenza e di vocazione economica e produttiva di quelle comunità, che non debbono essere ricostruite come museo, ma come luogo vivo di comunità che si vogliono dare un futuro. Questo vale, oggi, per quel territorio circoscritto, ma, come è stato ricordato, vale per l'intero Appennino, che presenta condizioni di questa natura.
  Da ultimo, c'è il tema della prevenzione, su cui la sfida che viene posta oggi, relativamente al progetto «Casa Italia», coinvolge, da un lato, indicazioni che sono già state fornite anche nella discussione parlamentare. Il tema dell’ecobonus era già stato oggetto, nell'ultima legge di stabilità, di indicazioni in questa direzione, che ora crediamo debbano essere positivamente e ulteriormente rafforzate e perfezionate.
  C'è poi il grande tema della qualità degli edifici, dentro il quale far rientrare il dibattito sul fascicolo del fabbricato. C'è il tema delle assicurazioni, che dovrebbero essere attivate senza costituire un onere aggiuntivo nei confronti di famiglie e di imprese. C'è poi la proposta di legge sui piccoli comuni e i centri storici, la cui calendarizzazione in Aula può essere una prima risposta molto concreta in questa direzione.
  Certo, è un percorso molto impegnativo. Bisogna cominciare a dare una diversa direzione di marcia. Il nostro Paese non è condannato da un destino cinico e baro a dover mettere sul campo azioni che non danno risposta e buona prova di sé. Certo, le baraccopoli del Belice sono ancora nella memoria di chi ha vissuto e di chi conosce la storia del nostro Paese. Altri fenomeni di questa natura, dall'Irpinia a L'Aquila, ci dicono che sono stati commessi alcuni errori, ma nel nostro Paese sono stati raggiunti risultati importanti, dal Friuli all'Emilia, alla Valtellina, al Piemonte. Sappiamo che quando c'è un senso di comunità, una logica di prospettiva e una voglia di identità, questo è un Paese che sa ricostruirsi, sa ripartire e sa guardare avanti. E noi siamo pronti a fare la nostra parte in questa direzione.

  ADRIANA GALGANO. Ringrazio il sottosegretario De Vincenti per l'informativa. Siamo d'accordo che siamo un grande Paese, che si mobilita fattivamente per azioni di grande solidarietà. Ringraziamo tutti quanti si sono attivati, sia nel pubblico sia nel privato. Adesso spetta alla politica essere grande, mantenere alta l'attenzione, come affermava il presidente Realacci, e attivare azioni rapide anche quando l'emozione e l'emergenza passeranno. Troppe volte, infatti, abbiamo dimostrato di non saperlo fare. Questo deve essere il momento della discontinuità.
  Per prima cosa, noi di Scelta Civica riteniamo che sia importante occuparsi degli sfollati per ricreare esattamente, come affermava lei, sottosegretario, le condizioni di vivibilità. Su questo il nostro gruppo sottolinea, in particolare, l'esigenza di ripristinare il più velocemente possibile la viabilità, che è una delle condizioni essenziali della vivibilità.
  Inoltre, sottolineiamo che in questo momento continuano le scosse e continuano Pag. 12ad aumentare le persone che si presentano ai centri di assistenza per paura, non solo per esigenze reali. Tutto questo accade in zone definite sismiche. In Umbria, nella zona di Norcia e nella Valnerina, in quarant'anni si sono verificati tre terremoti: tutto questo ci deve far pensare alla prevenzione in un modo innovativo. Da Norcia parte una proposta che noi facciamo nostra, che coinvolge in questo modo i privati nell'azione di prevenzione: nelle zone che ne hanno le caratteristiche, ai privati che hanno la possibilità e la volontà di farlo, sia consentito di dotarsi a proprie spese, per esempio nelle zone delle case sparse, di annessi in legno. Questo consentirebbe di ridurre il numero degli sfollati e delle persone che si presentano per motivi di paura e che potrebbero molto facilmente risolvere il problema rimanendo a casa loro. Questo varrebbe per adesso e anche per il futuro. Soprattutto, si eviterebbe la costruzione di «baraccopoli» che poi magari rischiano di rimanere sul territorio deturpandolo per vent'anni.
  Inoltre, noi sottolineiamo che, nonostante tutti i problemi derivanti dai diversi terremoti, ci sono state situazioni molto positive. Sottolineiamo, quindi, l'importanza di garanzie di rifinanziamenti secondo il modello dell'Emilia-Romagna, ovvero tramite l'assegnazione di risorse senza ripartizione per fasce di priorità, dalle prime fasi dell'emergenza attuale fino alla legge di stabilità, di utilizzare il modello umbro della ricostruzione integrata, che è stato di successo, per garantire velocità e omogeneità degli interventi e prevedere finanziamenti specifici per le attività economiche danneggiate, legate soprattutto all'agricoltura e all'allevamento.
  Vi è infine una richiesta che proviene dall'Umbria. Nonostante la situazione della Valnerina e dei comuni di Norcia, Cascia e Monteleone sia virtuosa, in 1.500 case si richiede un intervento di verifica, perché sono state lesionate anche se sono rimaste in piedi, perché la ricostruzione abbia successo. Noi chiediamo che a queste aree venga comunque garantita l'attenzione che meritano, perché ci sono più di 1.000 sfollati e solo a Norcia, per 1.500 case, è stata chiesta la verifica. Per questo motivo, non perché siamo stati più virtuosi adesso dobbiamo diventare «figli di nessuno».
  Come gruppo Scelta civica assicuriamo quindi tutto il nostro impegno e tutta la nostra attenzione nei mesi a venire perché si conducano gli interventi con un'impostazione pratica e concreta che renda più veloce la burocrazia.

  ALTERO MATTEOLI. Anch'io desidero ringraziare il sottosegretario De Vincenti per l'immediata disponibilità che ha dato per l'audizione. Appena siamo venuti a conoscenza di quanto avvenuto in quelle zone, ho pensato immediatamente, dopo una consultazione con i presidenti di gruppo, di convocare la Commissione che mi onoro di presiedere. Avendo però i colleghi Marinello e Realacci convocato l'audizione odierna, ho immediatamente avvisato tutti i componenti della Commissione che vi avrei partecipato e li ho invitati a partecipare. Li ringrazio perché l'8a Commissione del Senato è largamente rappresentata.
  Nulla da eccepire, sottosegretario, soprattutto sulla prima parte del suo intervento. Tutti noi abbiamo apprezzato quello che è stato fatto, la velocità con la quale sono arrivati i soccorsi della Protezione civile, però sulla seconda parte mi consenta alcune riflessioni, che voglio svolgere con lei non in maniera polemica.
  Io sono orgoglioso di far parte di un partito il cui presidente, quando il Presidente del Consiglio ha lanciato a tutte le forze politiche un appello per sollecitare la collaborazione, ha immediatamente manifestato la disponibilità del partito. Sono orgoglioso di farne parte e certamente non cambieremo idea: siamo disponibili a collaborare per cercare di far presto e bene, anche collaborando con il Governo. Chiediamo però il rispetto da parte del Governo, se c'è questa disponibilità: io non ho nulla da eccepire nella persona di Errani come commissario, anzi sono convinto che un politico d'esperienza come lui sia preferibile ad alcuni prefetti che qualcuno suggeriva, difendo la categoria a cui ho partecipato per tutta la vita e continuo a partecipare. Se però c'è stata Pag. 13la richiesta di collaborazione e questa collaborazione è stata data, almeno un minimo di consultazione a mio avviso ci doveva essere per individuare il commissario, anche se, ripeto, non ho nulla da eccepire sulla scelta. Il primo atto compiuto, però, contrasta con le varie dichiarazioni del Presidente del Consiglio che io avevo apprezzato.
  L'idea e il nome del progetto «Casa Italia», signor sottosegretario, ci piacciono, però chiediamo che non ci si fermi agli slogan, perché ci interessano poco e vorremmo confrontarci sui contenuti.
  Esulando dal problema di Amatrice, lei ha parlato della Salerno-Reggio Calabria, attribuendo il merito a questo Governo, e questo non lo posso consentire perché, se la Salerno-Reggio Calabria oggi ha raggiunto quel livello di efficienza, lo si deve ai Governi di centrodestra e di centrosinistra degli ultimi dieci anni. Se l'ultimo che arriva inaugura e si intesta il merito, mi sembra eccessivo. Lo dico perché lei l'ha ricordato e non vorrei che passi questa idea.
  Pertanto, noi vigileremo perché abbiamo dato la nostra disponibilità e non faremo polemiche: è capitato a noi come Governo di subire un triste evento come questo e alcuni partiti sono stati molto critici nei nostri confronti, non dando la loro collaborazione. Questo noi non lo faremo, però consentiteci di vigilare e vigileremo seriamente.
  C'è un aspetto, sottosegretario, su cui vorrei richiamare l'attenzione del Governo: è intervenuta la magistratura, che è un potere a parte e deve cercare di acclarare, però attenzione, perché spesso, in occasione di questi eventi, l'intervento della magistratura blocca tutto. Il Governo non faccia bloccare dalla magistratura la ricostruzione, perché è accaduto già in passato che si dovesse verificare se i soldi fossero stati spesi bene. La magistratura, perciò, acclari tutto quello che c'è da acclarare, però il Governo non si faccia imbrigliare, come è spesso capitato in passato per vicende come queste.
  Diamo la massima disponibilità alla collaborazione e naturalmente chiediamo che l'audizione odierna non sia fine a se stessa. Credo sia opportuno poter utilizzare costantemente questo canale, che permette al Governo di riferire in Parlamento, che a sua volta fornisce il suo contributo e, se necessario, evidenzia le criticità. Confermo la massima disponibilità a questo tipo di collaborazione.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente Matteoli. Sull'ultimo punto siamo ovviamente d'accordo.

  FILIBERTO ZARATTI. Grazie, presidente. Anch'io, ovviamente, ringrazio per l'audizione di questa mattina, che è stata opportuna, condivisa e ci fornisce l'occasione per rinnovare le nostre condoglianze ai familiari delle vittime di questa grande tragedia che ha colpito in particolare la mia regione: una tragedia che, come sa chi ha potuto vedere di persona, è ancora più grande di quanto mostrano le immagini trasmesse dai telegiornali.
  Credo che sia opportuno, prima di tutto, sottolineare come il Paese abbia risposto in modo positivo e significativo, non soltanto per quanto riguarda le strutture adibite all'emergenza che hanno fatto un ottimo ed egregio lavoro, ma per le centinaia di cittadini che sin dalla mattina seguente si sono recati in modo spontaneo nei pronto soccorso degli ospedali della nostra regione e del nostro Paese per donare il sangue.
  Penso che questo abbia un significato importante e profondo e dimostri la partecipazione che in certi momenti i nostri cittadini sanno dare e l'aiuto che vogliono dare per cercare di far fronte ai grandi problemi che a volte ci troviamo a gestire.
  Spero che da questa audizione parta un nuovo inizio, non perché tutte le volte dobbiamo ricominciare da zero, anche se la sensazione è questa, ma perché ritengo che serva un salto in avanti importante, un salto di qualità fondamentale per affrontare un tema che troppe volte è stato affrontato, ma non ha mai trovato una soluzione legata ai problemi strutturali e di prevenzione. Le persone, però, continuano a morire, a volte in modo incredibile. Pag. 14
  Si tratta di una questione che dobbiamo affrontare con un grandissimo senso di responsabilità: l'emergenza è stata affrontata, dobbiamo lavorare intensamente alla ricostruzione, vedendo quanto è accaduto in passato e i modelli che sono stati virtuosi.
  Il rappresentante del Governo citava la vicenda de L'Aquila, e chi per quasi un decennio ha visto il centro storico di una delle città più belle ed importanti del centro Italia quasi abbandonato a se stesso, non vorrebbe vedere la stessa sorte destinata a queste piccole, ma belle e fondamentali cittadine del centro Italia. Vorremmo assistere a un salto di qualità, anche perché è possibile farlo. Ritengo, ad esempio, che la soluzione del coinvolgimento di Cassa Depositi e Prestiti, utilizzata in occasione del terremoto dell'Emilia, grazie alla quale la Cassa eroga i fondi necessari alla ricostruzione con un mutuo contratto dal Governo, vista la limitatezza dell'area coinvolta, può garantire l'efficacia di un intervento in tempi rapidissimi.
  Questo intervento rapido non si può focalizzare soltanto sulle prime case, sottosegretario De Vincenti, perché al centro de L'Aquila distinguere tra prime e seconde case ha comportato un rallentamento determinante dei lavori di recupero e in quell'occasione la diversa contribuzione per prime e seconde case ha impedito il risanamento del centro storico che si sta realizzando in questi tempi.
  Ricostruire l'identità culturale e storica di quella comunità significa ricostruire quei paesi, cosa che non si può fare se non si ricostruiscono anche le seconde case. È una constatazione che poniamo all'attenzione di tutti, così come l'esigenza di sostenere il sistema d'impresa e le attività commerciali in quelle zone. Da questo punto di vista, non possiamo abbandonare quelle comunità che, come il collega Borghi evidenziava, hanno difficoltà strutturali dal punto di vista economico e devono essere sostenute. Penso che noi dobbiamo lavorare alla ricostruzione trovando soluzioni originali e anche andando a vedere quello che è accaduto in passato.
  Per quanto riguarda la prevenzione, il 60 per cento del patrimonio edilizio italiano è stato costruito prima del 1974, però il restante 40 per cento, sottosegretario De Vincenti, è stato costruito dopo, quindi tutte le costruzioni e ristrutturazioni che sono state effettuate in zona sismica 1 devono aver ricevuto il benestare del Genio civile e delle regioni. Allora perché queste case cadono? Penso che dobbiamo svolgere un'attenta valutazione anche sui nostri uffici tecnici, non su quelli comunali, che a volte non hanno le competenze, ma su quelli regionali, strutture che sono adibite al controllo della progettazione e che troppo spesso danno il nulla osta senza una valutazione opportuna.
  Noi abbiamo 22 o 24 milioni di persone in zona sismica che rischiano tutti i giorni di avere seri problemi e, quindi, dobbiamo evidenziare alcune questioni con riferimento alla prevenzione. Del fascicolo del fabbricato è stato detto e penso che noi dobbiamo lavorare per una Carta della prevenzione sismica, che preveda anche esercitazioni vere in tutti i comuni ad alto rischio sismico, che permettano ai cittadini di sapere cosa fare in caso di emergenza, perché i cittadini non lo sanno e il 20-50 per cento dei decessi è causato da comportamenti sbagliati in situazioni di emergenza. Le esercitazioni di emergenza non possono essere soltanto «finzioni», ma devono essere poi realizzate. Per quanto riguarda la prevenzione dobbiamo fare un salto in avanti, quindi chiediamo che almeno un punto di PIL sia dedicato al Piano di prevenzione, passando dall'1,8 al 2,8 per cento e chiediamo di liberare 16 miliardi di euro per la prevenzione sismica, che permetterebbero di realizzare la più grande opera pubblica del nostro Paese... altro che «Casa Italia», che non ho capito cosa sia, ma una grande opera pubblica che permetta di avere risorse vere da investire, perché altrimenti parliamo soltanto di «chiacchiere» se non abbiamo a disposizione le risorse.
  Lei ha fatto una lunga elencazione delle questioni affrontate dal Governo e dei risultati. Se posso permettermi, non era forse questa la sede per farla; non so cosa Pag. 15sia il progetto «Casa Italia»: lo vedremo, però certo l'articolo 17 del provvedimento cosiddetto «Sblocca Italia», che ha permesso di effettuare, senza alcuna autorizzazione, ristrutturazioni interne e modifiche strutturali, non ci aiuta nella prevenzione antisismica!
  Il 60 per cento delle nostre scuole è ancora ad alto rischio sismico, quindi non vorrei che il progetto «Casa Italia», piuttosto che risolvere qualche problema, lo aggravasse. La nostra proposta è quindi mettere a disposizione risorse vere, lavorare sul fascicolo del fabbricato e sulla Carta della prevenzione e dedicare questi 16 miliardi di euro, finalmente, a questa grande e utile opera pubblica, che tra l'altro potrebbe creare anche un volano di occupazione di qualità nel nostro Paese.

  PAOLO ARRIGONI. Ringrazio perché, oltre al tema all'ordine del giorno dell'audizione odierna, la prevenzione, si è parlato del terremoto verificatosi in altre quattro regioni. Con il collega Cantiani ci siamo andati in quei luoghi negli scorsi due giorni per renderci conto dell'ampiezza dell'area. Non si tratta solo dei tre comuni citati prima dal sottosegretario De Vincenti, che non so se sia andato in sopralluogo in quelle zone, e comunque, concentrandosi su questi tre comuni, stiamo parlando di...

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Scusi, senatore, io ho parlato di tutte le aree limitrofe, anche al di là del cratere.

  PAOLO ARRIGONI. Sì, infatti, però solo limitandoci a questi tre comuni stiamo parlando di 100 frazioni, perché 69 sono quelle di Amatrice, 17 quelle di Accumoli e 14 quelle di Arquata del Tronto, e poi ci sono quelle di Norcia. La Valnerina è stata gravemente colpita e abbiamo potuto apprezzare il lavoro di tutti gli operatori che lei ha citato e che non cito di nuovo perché rischio di dimenticare qualcuno, che hanno dato e stanno dando assistenza alle popolazioni che vivono nelle tendopoli e sono preoccupati del fatto che fra poche settimane arriverà l'inverno.
  Lei ha parlato del progetto «Casa Italia», sottosegretario De Vincenti, ma noi abbiamo trovato strade «colabrodo» (strade provinciali, regionali e statali) e in queste condizioni non ci sono solo le strade di quel territorio: abbiamo trovato ponti resi inagibili perché nel corso degli anni non sono stati manutenuti. Nel progetto «Casa Italia» lei ha parlato di banda ultralarga, mentre in quella zona – e non a causa del terremoto – da tempo si fa fatica a telefonare da un posto all'altro. Il territorio, quindi, è molto più esteso di questi tre comuni e le case inagibili sono tante anche nella Valnerina.
  Non condividiamo nel merito e nel metodo la nomina del commissario Errani: noi auspichiamo che, insieme al Capo Dipartimento della Protezione civile, possa veramente collaborare con i sindaci delle zone terremotate e che nei prossimi provvedimenti il Governo punti sulla fiscalità (esenzione e sospensione dei versamenti fiscali, tasse, tributi, contributi, bollettini, premi assicurativi e tasse di mutuo), senza che alla ripresa di questa sospensione debbano essere chiesti gli interessi. Auspichiamo che il Governo adotti politiche sul piano della fiscalità soprattutto per le attività economiche, una no tax area, perché pensiamo non solo alle attività economiche che hanno subito la distruzione di uno stabilimento o di un opificio, ma anche a quelle situate a Norcia o a Cascia, o alle attività agricole, crollate a seguito del terremoto. Chiediamo che il Governo possa garantire versamenti e contributi ai liberi professionisti e alle attività artigianali.
  In termini di prevenzione, oltre a quanto già detto dal presidente Realacci, auspichiamo che le prossime leggi di stabilità prevedano un finanziamento costante e che il bonus sia stabile e riguardi anche le seconde case e non solo le abitazioni principali. Degli edifici interi si è già detto.
  Riguardo alla ricostruzione, chiediamo che il Governo pensi a un risarcimento integrale della ricostruzione di abitazioni e di attività economiche senza fare distinzione tra prime e seconde case, perché in Pag. 16un edificio che contiene più unità abitative, una può costituire abitazione principale e un'altra può essere seconda casa e, se non risarciamo integralmente anche la seconda casa, c'è il rischio che l'adeguamento sismico di quell'edificio non si possa più fare. Ovviamente, non si deve più distinguere tra residenti e non residenti. Pensiamo ad Amatrice, una città storica conosciuta in tutto il mondo: senza un risarcimento integrale anche per i non residenti non la ricostruiremo più.
  Per realizzare quanto è stato illustrato dal rappresentante del Governo e ciò che abbiamo chiesto di realizzare, come ha detto prima il collega Zaratti, è fondamentale focalizzarsi sul tema dei finanziamenti, che non devono assolutamente mancare. Da qualche giorno il Governo ha stanziato 50 milioni di euro: servono miliardi di euro, presto e subito, da spendere con trasparenza.
  Non voglio strumentalizzare, sottosegretario De Vincenti, ma il Governo ha stabilito di erogare, a favore dei nuclei familiari e di coloro che hanno deciso di non usufruire dello spazio nella tendopoli o nelle case provvisorie e di essere ospitati presso un parente o un amico, la somma di 600 euro al mese, 200 euro a persona. Ricordo però che per i richiedenti asilo, per oltre il 90 dei quali si è dimostrato che si tratta di clandestini senza diritto alla protezione, il Governo stanzia oltre 1.100 euro.

  PRESIDENTE. Do ora la parola al collega Pastorelli, che purtroppo conosce bene le zone colpite.

  ORESTE PASTORELLI. Ringrazio il sottosegretario De Vincenti. Come diceva lei, sono un cittadino della provincia di Rieti e per molti giorni sono stato ad Amatrice con il collega Melilli, anche lui della provincia di Rieti. Conosco benissimo la realtà e mi voglio soffermare su due aspetti: uno riguarda la ricostruzione e l'altro la prevenzione.
  Per quanto riguarda la ricostruzione, bene ha fatto il Governo sull'impostazione data. Occorre anche adoperarsi per avviare, insieme alla ricostruzione, le attività artigianali in quei posti, perché senza rimettere insieme le attività artigianali e commerciali quelle zone finiscono e non hanno una ripresa economica.
  Nei giorni scorsi un ragazzo che negli anni precedenti aveva aperto una gelateria ad Amatrice mi ha detto: «Oreste, cosa faccio adesso? La mia attività non ha più senso!» e gli ho risposto: «Non ti preoccupare, perché la tua attività deve ricominciare, insieme con la ricostruzione di quel posto». Noi come Governo, Parlamento, l'intera classe politica, dobbiamo dare forza a tutte queste attività imprenditoriali, artigianali e commerciali che sono in quel territorio e non le dobbiamo abbandonare.
  Voglio ringraziare il sistema di soccorso che è stato eccezionale, dalla Protezione civile ai Vigili del fuoco, a tutti quelli che hanno partecipato all'attività di recupero dei sopravvissuti e delle persone che non ci sono più: la vicinanza del popolo italiano è stata straordinaria.
  Svolgo ora qualche riflessione sulla prevenzione e sulla sensibilità che dobbiamo avere nei prossimi giorni, non nei prossimi mesi. Dobbiamo orientare maggiormente la nostra politica alla cura dell'ambiente; non possiamo dimenticare gli accordi che il Governo italiano ha sottoscritto alla Conferenza di Parigi: dobbiamo avere ben chiari gli accordi firmati e dall'altra parte dobbiamo mettere in campo la carta d'identità dei fabbricati sia pubblici che privati, perché non c'è attualmente una carta degli edifici pubblici.
  Quando mettiamo in campo un processo – il sottosegretario ha accennato a questo aspetto – dobbiamo pensare anche all'economia del cittadino: se non ha i soldi per mettere a norma il suo fabbricato, dobbiamo dargli la possibilità di contrarre mutui a tasso zero per fare prevenzione e aderire all’ecobonus.
  Queste sono le azioni che dobbiamo mettere in campo «da ieri», cercando di eliminare le polemiche, che non servono: la magistratura farà il proprio corso e noi dobbiamo portare avanti l'iniziativa politica, perché a noi compete far sì che i territori investiti dal sisma del 24 agosto non solo abbiano la vicinanza, ma ricevano Pag. 17anche un sostegno economico e politico dallo Stato.

  PAOLA NUGNES. La cosa che più ci spaventa sono proprio gli annunci: mi riferisco, ad esempio, all'annuncio del progetto «Casa Italia», che riecheggia il «Piano Casa» e ricorda il provvedimento «Sblocca Italia», due precedenti che hanno inciso molto negativamente sul patrimonio edilizio. Il Piano Casa, «padroni in casa propria» è stato l'antecedente del provvedimento «Sblocca Italia», che ha dato il via libera a tante manomissioni delle strutture che pure non erano abusive. Il progetto «Casa Italia» nasce con quali finalità e con quali fondi? Sono sempre i soliti fondi «raccattati» altrove, come succede da anni per il dissesto idrogeologico e come succede per il social housing: è un gioco delle tre carte, per cui prendiamo fondi da una parte e li destiniamo altrove per fare l'annuncio e poi non accade niente?
  Dobbiamo ricordare che per l'Irpinia abbiamo speso 43 miliardi di lire, mentre adesso si parla di 50 milioni di euro del fondo stanziato in legge di stabilità; chiaramente lo sbilancio è enorme. Occorre la trasparenza che in Irpinia non ci fu: non abbiamo alcuna speranza che ci sarà, non abbiamo alcuna fiducia; purtroppo già non ci fidiamo, anche per la nomina del commissario Errani, per le modalità con cui è avvenuta.
  Ci saranno controlli tecnici post e ante? Il nostro patrimonio di tecnici sul campo quale sarà, visto che in Italia i Dipartimenti dei geologi, a causa della riforma Gelmini, sono diminuiti da 29 a 8 e anche questi sono a rischio: quali tecnici supporteranno questa ricostruzione e come avremo certezza della trasparenza?
  Lei giustamente ha detto che noi siamo il Paese a maggior rischio sismico del Mediterraneo con il più bel patrimonio architettonico e storico, ma non sono stati approntati provvedimenti stringenti sulla prevenzione e abbiamo il maggior tasso di corruzione e di inefficienza. Ad Amatrice, infatti, la Procura sta indagando sui lavori di adeguamento di alcune scuole, sui ponti che dovevano essere messi in sicurezza, su dove siano finiti questi fondi.
  Lei dice giustamente che la Protezione civile è un vanto per l'Italia, perché l'Italia è il modello dell'emergenza, che abbiamo una buona Protezione Civile che la legge del 1992 non è riuscita a «rovinare». La Protezione Civile interviene successivamente, ma dov'è la prevenzione? Abbiamo parlato del fascicolo del fabbricato, sono decenni che se ne parla anche alla Facoltà di Architettura: è una cosa necessaria, ma non si è fatta perché è stata bloccata dal mercato immobiliare e dai notai, perché quando di un edificio si sa tutto, gli si assegna un vero valore economico e quindi probabilmente si blocca il mercato e si bloccano le acquisizioni.
  Noi abbiamo bisogno di un certificato energetico certo, che sia stringente e tassativo, e di un certificato sismico, di ingegneri strutturisti, di geologi, delle scuole che li formino, e invece chiudiamo i Dipartimenti con meno di 40 insegnanti, quando in Europa questo avviene per i Dipartimenti al di sotto dei 20 insegnanti.
  Dobbiamo puntare su questo e uscire dalla logica della detrazione del 65 per cento spalmato in dieci anni dall'IRPEF, con la quale non si riesce neanche a fare emergere il sommerso, è un palliativo «strappato» con emendamenti, soprattutto quello sul rischio sismico è stato strappato come una vittoria perché il Governo non era così ben disposto.
  Il presidente dell'Ordine degli ingegneri dice chiaramente che il 75 per cento degli immobili del nostro patrimonio non è adeguato sismicamente e che il 27 per cento dei comuni non ha un piano di sicurezza, per non parlare dei piani di evacuazione. Io vengo dai Campi Flegrei e so bene cosa significa la mancanza di un piano di evacuazione e l'importanza della conoscenza dei cittadini.
  Dobbiamo puntare a dare all'edificio una certificazione certa, che sia quella energetica o quella sismica, per capire cosa stiamo comprando, dove stiamo andando a dormire, ma bisogna soprattutto dobbiamo essere fiscali nel richiedere tali certificazioni e dare un sostegno per le opere necessarie, urgenti e obbligatorie e cercare fondi certi. Pag. 18
  I fondi europei con l'Obiettivo 5 metterebbero a disposizione dell'Italia ben 2,5 miliardi di euro per la messa in sicurezza del Paese, però dobbiamo rompere le catene del vincolo di bilancio, perché spesso gli enti territoriali non riescono a intervenire con il Fondo di cofinanziamento e questi fondi vanno perduti. Occorrono anche i controlli su come queste somme vengono spese.
  Mi auguro (ma non ho molta speranza) che questa volta andrà diversamente anche rispetto all'Emilia e alla seconda fase de L'Aquila, che per noi non hanno significato un buon modello da seguire.

  MAURIZIO LUPI. Ringrazio anch'io il presidente Marinello e il presidente Realacci per aver convocato le Commissioni congiunte e il sottosegretario De Vincenti per la relazione che ha svolto.
  Prima di entrare nel merito (seguirò i punti analizzati nella relazione del sottosegretario) esprimo anche a nome del collega Cera e dei nostri gruppi parlamentari la solidarietà non formale – credo che nessuno di noi esprima solidarietà formale e la vicinanza rispetto alle vittime – alle famiglie, ma anche a coloro che oggi vivono drammaticamente il disagio di un evento come questo. Mi permetto, in premessa, di invitare il Governo a raccogliere non formalmente la disponibilità data a un lavoro unitario, da svolgere tutti insieme, nell'unità delle istituzioni, dal livello locale a quello centrale, e nell'unità delle forze politiche che rappresentano queste istituzioni.
  Si trovino le modalità, come è avvenuto in altri momenti di emergenza (penso al lavoro che stiamo facendo insieme sul tema del terrorismo), e che questa disponibilità all'unità diventi il luogo in cui dare un segnale concreto nei confronti delle popolazioni dall'intero Paese. L'intervento fatto dal presidente Matteoli, che ribadisce la disponibilità, mi sembra un tesoro e un patrimonio da non disperdere.
  Fatta questa premessa, rispetto ai punti sottolineati dal sottosegretario vorremmo svolgere tre osservazioni. Dobbiamo essere orgogliosi, come ha sottolineato il sottosegretario, perché il sistema italiano di Protezione civile è molto efficiente, un fiore all'occhiello del Paese. Dobbiamo essere orgogliosi anche per la forza del volontariato, per la solidarietà e la disponibilità: è una delle risorse vere che l'Italia possiede e che fa grande questo Paese. Teniamocelo stretto e agevoliamo la possibilità che sia esercitato nel miglior modo, frutti e diventi un moltiplicatore. Non è una negatività avere un sistema di Protezione civile efficiente, anzi mi sembra che il primo punto sia il riconoscimento di questo e la futura valorizzazione di queste risorse, da una parte la Protezione civile, dall'altra il sistema di volontariato e la solidarietà vera che il Paese dimostra, dal cittadino più semplice alle più alte espressioni.
  Il secondo punto è quello della ricostruzione. Mi sembra che i primi passi seguano una strada positiva. Ha fatto bene il Governo a seguire la strada dell'ascolto delle popolazioni per individuarne le esigenze principali. Nel nostro Paese sono stati seguiti diversi modelli di ricostruzione, ognuno dei quali ha avuto pregi e difetti, di cui occorre fare tesoro. Spesso, ad esempio, a proposito di ricostruzione e di finanziamenti, abbiamo discusso sulla differenza tra prima e seconda casa, ma il terremoto ha drammaticamente dimostrato come questa discussione sia artificiale, perché in comuni come quelli colpiti dal terremoto il cuore dei nuclei storici è costituito dalle seconde case, dove i nostri concittadini trascorrono i week-end e l'estate, rendendone vive le tradizioni. È evidente che questa distinzione, che aveva le sue ragioni rispetto alle risorse o a legittime posizioni politiche, lascia il tempo che trova, perché il tema è mettere in sicurezza tutto il patrimonio edilizio, quello privato e quello pubblico, e rendere vivi comuni come questi che sono un patrimonio del Paese. Il tema della ricostruzione è quindi assolutamente prioritario. Si segua il metodo che il Governo sta seguendo nel dialogo con le popolazioni, si utilizzino al meglio le risorse e si utilizzino nella trasparenza, nella collaborazione, ma anche nella rapidità dei tempi con cui attuare queste azioni.
  In terzo luogo, riguardo al tema della prevenzione, ci permettiamo di svolgere Pag. 19due osservazioni. È ormai evidente non solo che l'Italia è un Paese a rischio, ma che ciclicamente vi si verificano eventi sismici. Negli ultimi vent'anni questi hanno riguardato, nel 1997, l'Umbria e le Marche, nel 2002 il Molise, nel 2009 l'Abruzzo, nel 2012 l'Emilia-Romagna, quindi è evidente che ci troviamo ciclicamente a confrontarci con fenomeni sismici, per cui il tema della prevenzione è fondamentale, ma occorre utilizzare al meglio le risorse a disposizione.
  Credo che questa volta non avremo problemi di risorse, vista anche la disponibilità delle istituzioni europee, ma avremo per l'ennesima volta il problema di come utilizzarle al meglio. Il nostro gruppo ritiene che si possano utilizzare le risorse a disposizione per la prevenzione solo all'interno di un piano effettivo di programmazione. Anche il fascicolo del fabbricato ha una sua logica se viene finalmente attuato quanto è rimasto fermo dal febbraio del 2015, ossia le linee guida della classificazione del rischio sismico degli edifici nel nostro Paese. È stato fatto un egregio lavoro, come sottolineato anche dal Ministro Delrio, e non possiamo aspettare i tempi della burocrazia per attuarlo. Se infatti dal febbraio del 2015 ad oggi avessimo attuato quelle linee guida, sarebbe stato realizzato anche il fascicolo del fabbricato, con la distribuzione delle risorse e la classificazione degli edifici. I principali esperti sono nel nostro Paese e il nostro lavoro deve andare in questa direzione, facendo tesoro, senza polemica, di quello che siamo in grado di fare, che abbiamo messo in essere come strumenti e che dobbiamo attuare.
  Una discussione, come ricordato dal presidente Realacci, si è svolta più volte sul tema degli incentivi sulle ristrutturazioni, sul 65 o 50 per cento, sul tema dei condomini; per anni abbiamo discusso se l'attuazione delle ristrutturazioni potesse essere applicata, da una parte, agli edifici pubblici, dall'altra non più solo alle singole famiglie ma ai condomini, e oggi questo tema torna ad essere di attualità impressionante, è un volano per l'economia, ma è un'attuazione del sistema di prevenzione fondamentale.
  Da questo punto di vista, sul tema della ristrutturazione degli edifici sismici, valuti il Governo la proposta che noi facciamo, anche per incentivare questo tipo di lavoro, dell'accorciamento dei tempi di beneficio del recupero, che oggi sono pari a dieci anni: diminuendoli a cinque anni agevoleremmo una modalità di recupero e di messa in moto di questi provvedimenti, dando quindi la priorità al Paese, che avrebbe un'efficacia totalmente diversa in particolare sul tema degli edifici privati.
  Questi sono i primi contributi che ci sentiamo di dare, ringraziando ancora tutti per l'impegno e per il lavoro svolto.

  MAURIZIO BARADELLO. Mi associo ai ringraziamenti per l'audizione e per la relazione svolta.
  Farò solo alcune riflessioni, perché molto è stato detto e anche ripetuto. Il punto qualificante che è stato annunciato anche all'inizio degli interventi di questa mattina è la governance di tutto questo evento. Le tre figure chiave che devono dialogare in queste fasi successive al terribile evento sono il Capo della Protezione civile, il commissario e i sindaci dei luoghi interessati.
  Auspichiamo che la prima figura «scompaia» in fretta, cioè che l'emergenza finisca e che quindi resti tutto in capo alle altre due figure, il commissario e i sindaci. Noi auspichiamo che fra queste figure ci sia coesione e totale condivisione di percorsi, perché il sindaco c'era prima, c'è adesso e ci sarà dopo, conosce le problematiche e le persone nel dettaglio, trattandosi anche di comuni abbastanza piccoli, e conosce profondamente le famiglie.
  Noi crediamo che il sindaco debba restare il perno della ricostruzione, perché è la figura chiave nei rapporti anche psicologici sul territorio. Occorre muoversi, pertanto, su due filoni di intervento, quello della ricostruzione delle case, fase avviata con una grande esperienza e capacità di gestire il periodo transitorio, e quello altrettanto importante (come insegnano le esperienze passate) delle attività produttive e dell'artigianato, che riportano la vita alla normalità. Pag. 20
  La scorsa estate ho visitato il Friuli a quarant'anni dal terremoto: sono state allestite mostre ed esposizioni con spiegazione di quanto successo. Lì sono state per prima cosa ricostruite le attività economiche – l'area interessata era molto più vasta di questa – per fare in modo che le famiglie si sentissero di nuovo in vita, producendo e ritornando a vivere. I sindaci, quindi, sono per noi elemento sostanziale.
  Infine, pongo l'attenzione sui provvedimenti parlamentari e governativi che sarà necessario predisporre. Invocherei, per rispetto delle vittime, una pax politica, per fare in modo che tutto torni il prima possibile alla normalità.

  VITTORIO ZIZZA. Ringrazio il presidente e il Governo per aver convocato questa audizione: sarà sicuramente utile portare avanti questa discussione nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.
  Penso che sia fondamentale focalizzare l'attenzione sul tema delle risorse: ieri l'Europa ha fatto capire che ci potrebbero essere flessibilità. Se ci sono le risorse, molti di questi problemi si potranno risolvere. Considero fondamentali le risorse e la lotta seria alla burocrazia (leggevo in questi giorni che la burocrazia costituisce il lato negativo della ricostruzione) e, quindi, bisogna analizzare bene i provvedimenti che mi auguro arrivino presto all'attenzione delle Commissioni. L'inizio di una fase di audizioni per capire bene la situazione è fondamentale.
  Sui giornali di questi giorni si è parlato anche del modello giapponese di ricostruzione, che pare abbia ottime caratteristiche. Considero opportuno vagliare attraverso le audizioni le capacità ricostruttive nelle aree più soggette a terremoti.
  La creazione di zone economiche speciali e l'intervento di edilizia abitativa sono tutte idee suggerite dai colleghi, quindi mi auguro che al più presto sia predisposto un provvedimento sull'argomento, affinché tutti insieme possiamo dare il nostro contributo equilibrato e non politico.

  MICHELINO DAVICO. Interverrò molto brevemente, anche perché molte considerazioni sono già state svolte e sono condivisibili, anche nel nome della pax politica appena richiamata che su questi drammatici avvenimenti considero doverosa.
  Condivido lo schema illustrato: il primo intervento, le Forze dell'ordine, i Vigili del fuoco, la collaborazione di tutti, il volontariato e così via.
  Io formulo solo quattro domande specifiche su ciò che più o meno abbiamo tutti capito. La prima riguarda la sistemazione della popolazione nell'immediato futuro e fino alla ricostruzione. Oggi, le migliaia di persone che sono state ospitate sono nelle tende. È la soluzione immediata, la prima soluzione, il primo intervento. Per la ricostruzione ci vorrà un po’ di tempo: non penso sarà così immediata, perché ci vorranno mesi, forse anni. Dalle sistemazione nelle tende alla ricostruzione che cosa succederà? Questa è una questione importante, soprattutto per quelle popolazioni. Ho letto che sarà allestita una scuola, nei container, che sono tristemente noti. È chiaro che anche questo sarà un intervento immediato e veloce e che non si poteva fare diversamente.
  La seconda questione riguarda un cronoprogramma. Forse oggi lei non ce ne poteva parlare, però da ora in poi che cosa succederà? Si parla di interventi e finanziamenti, di interventi e azioni: io penso che per avere garanzie di tranquillità e serenità, la popolazione abbia bisogno di sapere che cosa le aspetta: mesi? Anni? Non dobbiamo nasconderci dietro gli slogan. Non è così semplice intervenire, come sappiamo anche a seguito dei drammi del passato, che tutti abbiamo bene sotto gli occhi. Serve anche per noi la garanzia, come prima sostenuto dal presidente Matteoli e da altri colleghi, di forme di collaborazione, di attenzione e di controllo.
  In terzo luogo, a quanto ammonteranno le risorse e dove le prenderete?

  PRESIDENTE. Devo invitare a stringere.

  MICHELINO DAVICO. Accise, nuove tasse, Europa, punti di PIL, nuovo debito pubblico? Non lo sappiamo, quindi bisognerà Pag. 21 drammaticamente e concretamente risolvere la questione.
  C'è poi la questione del commissario straordinario, che penso abbia poteri straordinari. Dovrà affiancarsi al Capo della Protezione civile, ai presidenti di regione, e questa volta sono più d'uno. Nella precedente occasione i commissari erano i presidenti delle regioni, che venivano incaricati. Questo è, invece, un commissario politico, che creerà una certa situazione. Si dovrà affiancare al Governo che c'è già, perché la rete dei prefetti sul territorio c'è già. Probabilmente, interverrà l'ANAC. Qualcuno poi accennava al fatto che la magistratura sta già intervenendo.
  Se la condivisione, come si diceva prima, diventa assemblearismo, forse è un danno per tutti e porterà a non fare le cose piuttosto che a fare. A quel punto, i modelli Friuli, Abruzzo, Irpinia, decadranno.
  Riguardo agli altri aspetti relativi alla prevenzione e alle norme da cambiare, avremo più tempo per parlarne successivamente.

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Non ripeto le numerose osservazioni già svolte, ma mi associo a tutti i ringraziamenti fatti, a cui aggiungerei anche – mi sembra che non siano stati citati – quelli agli organi di stampa, che comunque hanno fornito un'informativa continua agli italiani, invitandoli anche a essere più generosi nelle donazioni telefoniche.
  Per me quelli affrontati oggi sono due temi completamente separati: quello del sisma – e della ricostruzione che seguirà – e quello della prevenzione antisismica, contenuta nel cosiddetto piano «Casa Italia», che invece è a lunghissimo termine e dovrebbe permettere di mettere in sicurezza milioni di unità abitative in Italia. Stiamo parlando, quindi, di dimensioni e di tempi completamente diversi.
  Tornando sul tema della ricostruzione, credo sia stato già indicato il commissario straordinario. Tutti ci aspettiamo molto da lui. Ci aspettiamo che si coordini bene, che faccia quello che deve fare e che – questo è il mio suggerimento – il Governo possa assumersi l'impegno di venire a riferire periodicamente presso le Commissioni parlamentari, come è successo oggi, e forse non in altre modalità. Che periodicamente, però, ci racconti, quando ne avrà la possibilità, come ha detto il collega che mi ha preceduto, il suo cronoprogramma e l'avanzamento dei lavori. Credo che questa sia un'informativa dovuta, non solo al Parlamento, che è l'espressione, sappiamo, di tutti gli italiani.
  Ho sentito parlare del piano «Casa Italia» come di un progetto di grandissimo respiro, ma io mi concentrerei comunque sulla prevenzione antisismica. Anche a tale riguardo, mi piacerebbe capire di quante risorse si dovranno dotare, nei prossimi anni, il Governo e i Governi che si succederanno nel tempo. Oltretutto, quali obiettivi si pone questo piano? Per una prevenzione antisismica qualche obiettivo bisognerà pur porselo. Io ne propongo uno. Mi auguro che da qui a vent'anni, nel caso in cui il Paese subisca un altro evento di sesto grado, o anche di più, della scala Richter, non dovremo piangere vittime sotto le macerie, come succede in altri Paesi, il Giappone o altri. Questo è l'obiettivo a vent'anni. Speriamo di esserci tutti e di potercelo raccontare. Se quest'obiettivo sarà raggiunto attraverso il piano «Casa Italia», ben venga, altrimenti da oggi in avanti avremo fallito.

  PRESIDENTE. Ci sono molti colleghi che vengono dalle zone colpite, a cui purtroppo non posso dare la parola, come ad altri colleghi che si sono iscritti a parlare. Continueremo però questo lavoro e avremo modo di dare loro la parola.
  Do la parola al collega Melilli, direttamente coinvolto nelle zone interessate.

  FABIO MELILLI. Ringrazio il presidente Realacci e il presidente della Commissione del Senato per l'occasione. È il primo giorno che sono fuori dai confini di Amatrice e Accumoli, e naturalmente le sensazioni e il desiderio di chiarimenti sarebbero molti, ma come ha detto lei non mancherà occasione per approfondire.
  Vorrei dare due o tre suggerimenti, se posso, naturalmente non dimenticando i ringraziamenti. Hanno funzionato le istituzioni Pag. 22 e hanno funzionato i cittadini. Noi abbiamo passato due giorni, ad Amatrice e ad Accumoli, a tentare di spiegare ai volontari che forse eravamo troppi e, dall'altra parte, a tentare di spiegare agli italiani che bisognava fermare il sistema di approvvigionamento delle donazioni fatte. Rieti è una città piccola, ma oggi piena, nelle sue strutture pubbliche, dei mezzi che sono arrivati.
  Grazie davvero a tutti. Ha funzionato il Paese. Mi permetto di ricordare che ha funzionato anche la sanità: 360 viaggi in ventiquattr'ore verso gli ospedali di Ascoli e di Rieti hanno dato il segno di un'efficienza davvero indiscutibile.
  Mi permetto di svolgere qualche riflessione. Conosco abbastanza bene quelle zone, che oggi conoscono in molti. Questo terremoto è stato molto strano anche nella sua dislocazione geografica e orografica. Pensate che delle 69 frazioni di Amatrice, le frazioni a sudest, non quelle a nord che confinano con Accumoli, sono praticamente quasi intonse; dall'altra parte ci sono frazioni totalmente crollate. I comuni dell'area del Velino, Borbona, Cittareale, Posta, in tutta l'area della Valle del Velino quasi non hanno subìto danni, e invece a pochi chilometri, fino nelle Marche, vi sono paesi distrutti. Mi permetto di dire, sottosegretario, che non è sempre giusto definire il cratere.
  Io sono stato presidente della provincia e, per qualche anno, commissario al terremoto. Conosciamo le polemiche di questi giorni; la verità e la giustizia faranno il loro corso, ma essere fuori o dentro il cratere spesso fa sprecare soldi e, nello stesso tempo, esclude aiuti ad altri. Se fosse possibile – non ho qui la soluzione, ma possiamo ragionarci – farei un'operazione più puntuale anche sul versante del differimento dei tributi, che segue criteri abbastanza particolari, ed è bene invece che quei criteri vengano approfonditi.
  C'è poi sintonia totale tra il sistema istituzionale nazionale, quello regionale e quello locale. I sindaci sono protagonisti delle scelte: fino ad ora lo sono stati e lo sono nell'individuazione che si sta compiendo in queste ore delle aree in cui dislocare le abitazioni. Lo sono in modo anche differente l'uno dall'altro. Parlo, naturalmente, per la mia provincia, e non conosco la vicenda di Arquata. Qualche collega ha parlato della dislocazione delle persone nel tempo invernale – lì l'inverno arriva presto – e della costruzione delle nuove case. Ci sono scelte molto differenti. Il sindaco di Accumoli preferisce dislocare le persone nella costa adriatica per farle restare insieme; il sindaco di Amatrice ha una situazione molto più complessa, ma assicuro – il Governo lo sa – che le scelte che si compiranno nelle prossime ore sono condivise con le collettività locali: questa è stata la linea che il Governo ha tenuto fino ad ora.
  Io sono dell'idea che nessun terremoto sia uguale a un altro. Il nostro Paese è molto diverso da luogo a luogo e, quindi, non mi avventuro a cercare modelli. Si arriva fino al Giappone, quindi immaginare modelli sarebbe anche un'impresa difficile. C'è un modello che dovrà essere costruito per le caratteristiche, l'orografia e la storia di quelle comunità.
  Mi preme sottolineare, come dicevano anche altri colleghi, che quelle realtà vivono perché chi ha deciso di restare ha intrecciato natura, turismo, fantasia imprenditoriale tipica di una piccola impresa ed enogastronomia. Non debbo dirvi nulla a questo proposito. Se non ricostruiamo le condizioni per la rinascita del tessuto economico – senza dimenticare che esiste un vasto sistema di piccoli imprenditori agricoli e di allevatori, che oggi non si muoveranno dalla loro azienda – ricostruiremo un Paese fantasma.
  È ovvio che c'è il problema delle seconde case: è un tema molto complesso, ma penso che bisognerà affrontarlo. Da questo punto di vista, non mancherà alla Camera e al Senato l'occasione di affrontarlo, nei provvedimenti che saranno predisposti.

  PRESIDENTE. Il collega Melilli è stato relatore anche del disegno di legge di stabilità. Noi sappiamo che molte di queste previsioni o sono contenute nella legge di stabilità o rischiano di essere vanificate. Prendiamo anche questo, quindi, come un impegno di lavoro comune.

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  GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO, Presidente della 13a Commissione del Senato della Repubblica. Questo è soltanto il primo appuntamento. Non lo abbiamo tenuto prima, perché abbiamo ritenuto di lasciare il tempo e lo spazio per i soccorsi nel momento dell'emergenza. Il nostro, quindi, è stato un comportamento assolutamente responsabile.
  Oggi siamo qui e dobbiamo prendere atto che il primo momento, quello dei soccorsi e dell'assistenza, ha dimostrato che il nostro, come già è stato detto da tanti colleghi, è un grande Paese. Tuttavia, sottosegretario De Vincenti, noi dobbiamo imparare dall'esperienza di quanto accaduto nel nostro Paese dal 1968 a oggi, quarantotto anni ininterrotti di disgrazie, con un alto numero di terremoti. Ci sono ancora ampie zone del Paese in cui i debiti sono assolutamente insoluti. Dobbiamo, allora, far fruttare l'esperienza. Vorrei quindi concentrare la mia attenzione su un tema. La prima risposta è stata eccezionale: sicuramente si avvierà la ricostruzione dei siti distrutti dov'erano, com'erano, nel migliore modo possibile e nei tempi, ma oggi bisogna lavorare alacremente per il ritorno alla quotidianità. Il ritorno alla quotidianità pone domande a cui vanno date delle risposte in tempi assolutamente rapidi. Mi permetto di suggerire sommessamente che il Governo deve provvedere a un cronoprogramma su quest'argomento e sottoporlo prima possibile al Parlamento, addirittura prima della discussione sulla legge di stabilità. Ritengo, infatti, che su un provvedimento di questo genere non abbiamo il tempo per aspettare la legge di stabilità. La legge di stabilità servirà poi a dare delle risposte nel medio o nel lungo termine, ma è tutt'altra storia. Alcuni colleghi hanno parlato di ecobonus: mi pare assolutamente pertinente l'osservazione dell'onorevole Lupi secondo la quale bisogna rivedere le modalità e i tempi dell’ecobonus, perché un sostegno a dieci anni è assolutamente poco appetibile per i cittadini.
  Credo che in Parlamento – mi riferisco, in particolare, ai colleghi del Senato, che in questo momento stanno discutendo, nelle Commissioni competenti, il disegno di legge sulla Protezione civile – si debbano accelerare i tempi per arrivare a elaborare testi che siano non soltanto approvati, ma siano utili. In quel contesto credo che si debba aprire un dibattito e arrivare a formulare proposte risolutive su una serie di questioni. Mi riferisco, in particolare, alla valutazione del rischio sismico, ma anche alla rivalutazione di tutta la questione riguardante il dissesto idrogeologico, non pertinente con la materia dei terremoti, ma sicuramente attinente al tema delle grandi calamità. Credo che sia arrivato il momento di svolgere una verifica sull'attività svolta dalla struttura che si occupa del dissesto idrogeologico. Da questo punto di vista, il lavoro delle Commissioni servirà sicuramente da guida. Con il presidente Realacci abbiamo in mente di predisporre due risoluzioni, una alla Camera e una al Senato, assolutamente identiche, che percorrano gli stessi passaggi dell’iter parlamentare. Questa può essere una risposta utile per poter dare non solo al Paese, ma soprattutto al Governo, gli indirizzi che ritengo che il Parlamento debba avere su un tema di questo genere in maniera urgente e compiuta.

  PRESIDENTE. Do la parola al sottosegretario De Vincenti per la replica.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il dibattito di oggi è stato ricco di indicazioni. Io non svolgerò una replica. Come hanno già detto i due presidenti, ritengo che vada accolta la proposta del presidente Matteoli di convocare stabilmente audizioni che permettano un confronto tra Governo e Commissioni parlamentari, al fine di riprendere gli argomenti che sono stati trattati, che richiedono un lavoro di respiro.
  Sento di svolgere solo un accenno su una riflessione svolta, da ultimo, dall'onorevole Melilli, ma sottolineata in precedenza dagli onorevoli Pastorelli, Zaratti e Borghi. È molto importante che la cura della ricostruzione investa il tessuto produttivo locale e non solo i centri abitati, perché quella che dobbiamo ricostruire è Pag. 24proprio la possibilità, per queste comunità locali, di avere un futuro. Questo è il punto che mi premeva adesso sottolineare.
  Su tutti gli altri temi avremo sicuramente modo di riprendere il nostro confronto. Il Governo farà tesoro della discussione di oggi. Molte grazie.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il sottosegretario De Vincenti.
  Invito ora le Commissioni a osservare un minuto di silenzio: è un impegno non soltanto in memoria delle vittime, ma anche per un nostro lavoro comune.
  Dichiaro conclusa l'audizione in titolo.

  (Le Commissioni osservano un minuto di silenzio).

  La seduta termina alle 13.45.