XVII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SUGLI ITALIANI ALL'ESTERO E LA PROMOZIONE DEL SISTEMA PAESE

Resoconto stenografico



Seduta n. 20 di Mercoledì 22 giugno 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Porta Fabio , Presidente ... 3 

Audizione del Direttore Generale per la Promozione del Sistema Paese del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Ministro Plenipotenziario Vincenzo De Luca, sull'attività di promozione del «Sistema Paese» (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Porta Fabio , Presidente ... 3 ,
De Luca Vincenzo , Direttore Generale per la Promozione del Sistema Paese del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 4 ,
Porta Fabio , Presidente ... 10 ,
De Luca Vincenzo , Direttore Generale per la Promozione del Sistema Paese del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 10 ,
Porta Fabio , Presidente ... 11 ,
Garavini Laura (PD)  ... 11 ,
Porta Fabio , Presidente ... 13 ,
Tacconi Alessio (PD)  ... 13 ,
Fedi Marco (PD)  ... 14 ,
Porta Fabio , Presidente ... 16 ,
De Luca Vincenzo , Direttore Generale per la Promozione del Sistema Paese del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 16 ,
Porta Fabio , Presidente ... 18

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-Movimento PPA-Moderati: Misto-M.PPA-Mod.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FABIO PORTA

  La seduta comincia alle 15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso della Camera dei deputati.

(Così rimane stabilito).

Audizione del Direttore Generale per la Promozione del Sistema Paese del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Ministro Plenipotenziario Vincenzo De Luca, sull'attività di promozione del «Sistema Paese».

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Direttore generale per la promozione del Sistema Paese del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Ministro plenipotenziario Vincenzo De Luca, sull'attività di promozione del Sistema Paese.
  Ringrazio il ministro De Luca, che è accompagnato dal Consigliere Maria Michela Laroccia, Capo della Segreteria della Direzione generale per la promozione del Sistema Paese, e dagli altri diplomatici del Ministero.
  Questo Comitato ha un nome che rispecchia i compiti di questa Direzione Generale, quindi mi sembrava naturale fare questa audizione.
  Ringrazio anche il ministro De Luca per la tempestiva disponibilità, assicurata quando abbiamo avuto modo di invitarlo.
  Ricordo a tutti noi che il ministro De Luca ha assunto, il 1° febbraio di quest'anno, l'incarico di Direttore generale per la promozione del Sistema Paese, dopo aver ricoperto, nella stessa Direzione, l'incarico di Vicedirettore generale e Direttore centrale per l'internazionalizzazione del Sistema Paese e delle autonomie territoriali. Segnalo altresì che la Direzione generale per la promozione del Sistema Paese è la direzione responsabile per la coerente e unitaria promozione delle varie componenti del Sistema Paese, quindi, oltre all'economia, anche la lingua, la cultura, la scienza e la tecnologia, comprese le attività delle regioni e delle altre autonomie territoriali.
  Questa Direzione assicura: il sostegno ai processi di internazionalizzazione del sistema produttivo, della ricerca, dell'università, delle attività delle regioni e delle altre autonomie territoriali e collabora con gli autori pubblici e privati per promuovere l'attrazione degli investimenti esteri. Inoltre, tale Direzione promuove la lingua, la cultura e le scienze italiane all'estero, anche attraverso la rete degli istituti italiani di cultura, delle istituzioni scolastiche all'estero e degli addetti scientifici, nonché gestendo i contributi alle missioni archeologiche italiane nel mondo, e coordina la posizione dell'Italia nell'ambito dalla cooperazione culturale e multilaterale, ma gestisce anche il ricco patrimonio artistico dalla Collezione Farnesina.
  Nell'invitare adesso il ministro De Luca a esporci le linee strategiche operative sulle quali la sua Direzione si muoverà per i prossimi anni, gli sottopongo, anche da parte vostra, anche se poi i colleghi saranno Pag. 4 invitati, ovviamente, a intervenire, alcune questioni che riguardano elementi di novità o di sostanziale continuità rispetto al recente passato. In particolare, ritengo che sia opportuno chiarire le competenze condivise dalle diverse amministrazioni dello Stato che intervengono in questo settore.
  Un altro tema di interesse è la partecipazione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, in particolare di questa Direzione, allo sforzo finanziario che il Governo ha deciso di compiere nel triennio 2015-2017, per cui chiederei al Ministro se tale partecipazione sia riferita a progetti di particolare innovazione.
  C'è anche da riferirci al ruolo degli organismi di rappresentanza degli italiani all'estero, in particolare del Consiglio generale degli italiani all'estero, quindi chiederei come si esplica tale ruolo, con riferimento ai progetti sia promozionali che operativi.
  Riguardo alle attività culturali, bisogna segnalare le prospettive dei corsi di lingua, a seguito del trasferimento delle competenze dalla DGIT, cioè dalla Direzione generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie alla Direzione generale per la promozione del Sistema Paese. A questo proposito, sarebbe interessante conoscere quali sono gli intendimenti in ordine a una loro stabilizzazione o a un eventuale rilancio, anche tenuto conto di possibili sinergie tra la dimensione linguistico-culturale e quella economica per la valorizzazione del made in Italy.
  Dico questo anche in ragione, come sapete, della delega prevista dalla legge sulla «Buona scuola» e di una possibile sede di coordinamento più precisa e formale rispetto alla semplice pratica di dialogo e di collaborazione realizzata finora.
  Nello stesso ambito, infine, si collocano i destini degli istituti di cultura, che sono stati ridotti nel numero e che hanno sofferto anche per una relativa contrazione del personale e delle risorse. In proposito, chiederei al Direttore generale se sono in campo altre ipotesi di cosiddetta «razionalizzazione» delle strutture del Ministero all'estero oppure se si pensa di utilizzare al meglio quelle esistenti, magari con qualche nuovo ingresso in aree strategiche.
  Inoltre, per quanto riguarda il personale docente, Le chiedo, Direttore, se la redistribuzione delle competenze comporterà anche uno spostamento di una parte dei settanta elementi finora in dotazione del stesso Ministero e, se la risposta è affermativa, Le chiedo se si pensa, e in che modo, di salvaguardare le conoscenze e le competenze acquisite nell'esercizio delle funzioni presso il Ministero degli esteri e della cooperazione internazionale, prevedendo un'eventuale ricollocazione automatica presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (MIUR).
  Come vedete, le questioni sono tante e attinenti, in particolare, alla lingua e alla cultura, ma anche all'internazionalizzazione. A questo proposito, concludo ricordando a tutti noi che venerdì mattina avremo un importante momento di riflessione appunto sull'internazionalizzazione, a partire dalla rete delle comunità italiane nel mondo. Sarà un momento al quale non solo i dirigenti di Assocamerestero, ma anche il Direttore generale De Luca, ovviamente, hanno confermato la presenza.
  Con questo invito a rivederci venerdì, chiedo al Direttore generale di esporre il suo intervento e poi ai colleghi di intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni. Grazie.

  VINCENZO DE LUCA, Direttore Generale per la Promozione del Sistema Paese del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Ringrazio il Presidente Porta e ringrazio voi tutti per questo invito. Sono stato molto lieto di accoglierlo. In poco tempo ho dato disponibilità perché un momento di confronto e di dialogo con questo Comitato della Commissione affari esteri e comunitari è per noi fondamentale, anche per presentare l'andamento dei programmi di promozione della cultura italiana all'estero e, direi, per la promozione integrata dell'Italia all'estero. Su questo vorrei appunto iniziare la mia relazione.
  Noi stiamo producendo uno sforzo, anche a seguito dei risultati di Expo, per presentare un volto dell'Italia forte all'estero, Pag. 5 che metta insieme le diverse componenti: culturale, scientifica, tecnologica ed economica. Noi spesso, in passato, abbiamo avuto delle dimensioni della promozione che non sempre sono riuscite a collegarsi le une alle altre. Abbiamo organizzato uno sforzo notevole di accompagnamento delle missioni delle imprese italiane all'estero e abbiamo accompagnato le nostre università nei percorsi di internazionalizzazione. Inoltre, abbiamo promosso la cultura italiana all'estero con il Ministero degli esteri e della cooperazione internazionale e con altri enti e associazioni.
  Quello che può fare la differenza nell'efficacia dell'immagine del nostro Paese all'estero è lo sforzo di riunire i vari aspetti e dimensioni della promozione. Noi, sulla base di una riflessione che abbiamo condiviso con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (Mibact), con il MIUR, con la Società Dante Alighieri e con altri soggetti, in un gruppo di lavoro consultivo che si è riunito la prima volta nel dicembre del 2015 e per il quale stiamo continuando i contatti tra queste istituzioni, abbiamo avviato un disegno di promozione unitaria e integrata della cultura, della scienza, della tecnologia e del sistema economico italiano all'estero. Questo programma prevede diversi assi fondamentali che un po’ rappresentano il segno distintivo della cultura e del saper fare italiano. Parlo del design, parlo dell'archeologia e della tutela del patrimonio culturale, parlo dell'internazionalizzazione dei musei italiani all'estero e parlo della promozione della cucina italiana di qualità, che sempre di più si sta affermando a livello internazionale.
  Parlo poi dell'arte contemporanea per la quale, come è stato ricordato dal presidente Porta, noi disponiamo, unici al mondo, anche di una collezione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale che stiamo portando anche all'estero e che è la Collezione Farnesina di arte contemporanea.
  Parlo di una promozione forte, più integrata e più compatta della lingua italiana, per la quale, oggi, stiamo organizzando, per il 17 e 18 ottobre a Firenze, la seconda Conferenza degli Stati generali della lingua italiana, che rientra nella settimana della lingua italiana che svolgiamo ogni anno su tutta la rete, con oltre 1.020 iniziative in tutto il mondo.
  Parlo ancora dell'internazionalizzazione del sistema universitario e del turismo culturale, che – anche nella definizione che è stata fatta agli Stati generali del turismo, a Pietrarsa, di recente promossa dal Ministro Franceschini – vede sempre di più la dimensione culturale e territoriale come dimensione fondamentale e integrata della promozione del turismo italiano all'estero.
  Ora, questo piano ambizioso serve a riunire le risorse, le forze, i soggetti e le istituzioni in uno sforzo unitario di promozione, attorno alle linee direttrici che consideriamo le più qualificanti e le più caratterizzanti della cultura e del saper fare italiano. Naturalmente questo sforzo e questo esercizio prendono spunto da quanto è avvenuto in questi anni nella promozione del sistema economico italiano Io, per vent'anni, mi sono occupato di questa promozione perché sono stato per sette anni al Ministero dello sviluppo economico, sono stato distaccato presso due grandi aziende, ENI ed ENEL, e, poi, sono stato tre anni Console generale a Shanghai, quindi ho vissuto direttamente tutto un periodo di promozione del sistema delle imprese italiane all'estero e vi posso dire che sono stati compiuti enormi passi avanti dal punto di vista dell'agire più come sistema e con maggiore coordinamento tra i soggetti nazionali e locali pubblici e privati.
  Ora, l'ultima dimostrazione di questo sforzo unitario è il piano straordinario del made in Italy che, per la prima volta, triplica le risorse per la promozione, portandole fino a 300 milioni di euro. Inoltre, tutto questo piano viene condiviso in una cabina di regia per l'internazionalizzazione, di cui fanno parte i principali ministeri economici, il comitato delle regioni, le associazioni produttive di categoria e anche le organizzazioni di promozione del turismo, quindi si tratta di uno sforzo unitario per promuovere, insieme ai prodotti italiani, il sistema delle imprese locali, territoriali Pag. 6 e nazionali, in uno sforzo che prima – devo dire – era un po’ più disperso in rivoli o in sezioni di competenza.
  Anche all'estero noi abbiamo rafforzato enormemente l'integrazione tra gli uffici dell'ICE e la rete diplomatica e consolare e aggiungo che abbiamo rafforzato anche fondamentalmente l'integrazione delle camere di commercio in un Sistema Italia all'estero. Noi vogliamo preservare una funzione e un valore importante di aggregazione delle imprese all'estero, per svolgere attività nei confronti delle istituzioni locali con la nostra rete diplomatica e consolare.
  Tornando al tema del piano straordinario del made in Italy, noi abbiamo condiviso priorità, Paesi, obiettivi e modalità di promozione e abbiamo organizzato l'insieme delle missioni cosiddette «di sistema», che avrete potuto seguire anche sulla stampa, in particolare su quella economica. Inoltre, le abbiamo tutte organizzate in funzione di obiettivi e di priorità che sono stati approfonditi sulla base di uno studio solido, sia di Prometeia, una società di consulenza che ha svolto uno studio per il Ministero dello sviluppo economico, sia dell'ufficio studi della SACE, entrambe convergenti sul potenziale di crescita del made in Italy, che in questi tre anni è stato identificato fondamentalmente nei Paesi del Nord America (Stati Uniti e Canada), nel Messico e nei Paesi dell'Asia, della Cina e dell'ASEAN. In questi Paesi, insieme alle altre attività che normalmente e ordinariamente svolgiamo per la promozione, noi abbiamo concentrato degli sforzi di promozione, sia partecipando a fiere internazionali sia facendo partecipare di più operatori e buyer internazionali alle principali manifestazioni fieristiche italiane.
  Cito qualche esempio: Pitti immagine a Firenze; Salone del mobile a Milano; Cibus a Parma; Vinitaly a Verona. Questi sono divenuti degli straordinari appuntamenti internazionali per favorire gli incontri tra le società e le imprese italiane con gli acquirenti internazionali. Direi che questi sono divenuti gli appuntamenti più importanti, nei vari settori, a livello internazionale.
  Questo è uno sforzo di sistema, nel quale noi abbiamo messo a disposizione interamente la nostra rete diplomatica e consolare per sostenere il sistema economico italiano, perché la crescita del nostro Paese è fortemente, come sappiamo tutti, legata all'aumento dell'internazionalizzazione e dell'innovazione, quindi, per sostenere questo sforzo all'internazionalizzazione, soprattutto delle piccole e medie imprese italiane, noi abbiamo bisogno di una diplomazia economica. Diciamo così: noi siamo fondamentalmente diventati una diplomazia economica per la crescita, anche evolvendo rispetto a una concezione più classica e tradizionale della diplomazia. Noi siamo, all'estero, innanzitutto ambasciatori del sistema economico italiano e degli interessi economici e strategici fondamentali del nostro Paese, che sono, poi, anche interessi di sicurezza, di stabilità e di pace.
  Questa dimensione della nostra rete diplomatica al servizio del sistema dell'internazionalizzazione è cresciuta enormemente. In effetti, la mia stessa esperienza personale sta a significare anche il passaggio, che è consentito dal decreto legislativo n. 165 del 2001, tra il pubblico e privato per un distacco di anni, appunto per interagire tra istituzioni e aziende del settore privato e settore pubblico, in modo da creare un meccanismo fluido di sistema e di maggiore conoscenza reciproca tra sistema delle imprese e sistema delle istituzioni.
  Vorrei anche dire che noi abbiamo prodotto uno sforzo, mai visto prima, per avvicinare le istituzioni che si occupano dell'internazionalizzazione ai territori italiani. Per la prima volta in Italia e come unicum in Europa, noi abbiamo realizzato un programma di roadshow delle imprese che è andato su tutto il territorio nazionale. Abbiamo già organizzato trentatré incontri, da Biella a Palermo, da Treviso a Catania e da Cosenza a Padova, in tutta Italia, per far conoscere alle nostre imprese, che hanno partecipato in numero superiore alle 9 mila unità, in questi trentatré incontri, cosa il Pag. 7sistema istituzionale italiano offre per assistere e per accompagnare le imprese italiane all'estero. Dunque, quando parlo di sistema economico, mi riferisco alla rete diplomatica e consolare, alla rete ICE, alle Camere di commercio, alla Simest, alla SACE e alla nuova configurazione di Cassa depositi e prestiti. Abbiamo invitato anche il settore bancario, perché sappiamo della sofferenza per le nostre piccole e medie imprese, soprattutto per avere accesso al credito, ma lo stiamo facendo per avvicinare ancora di più le istituzioni che si occupano di questo, con la realtà concreta, anche delle piccole e piccolissime imprese.
  Vi ripeto che questo è uno sforzo che non si è mai fatto e che noi intendiamo proseguire, perché ha avuto un risultato molto significativo in termini di partecipazione e di seguiti. A partire da ogni tappa, noi abbiamo un collegamento continuativo, da un punto di vista di corrispondenza, con le imprese che vi hanno partecipato per accompagnare ciascuna di loro, con la nostra rete diplomatica e consolare, con i circa ottanta uffici ICE all'estero e con le settantasei Camere di commercio, nel loro percorso di internazionalizzazione, sia esso di esportazione sia esso di investimento o di partenariato con altri soggetti e con altre imprese internazionali.
  Stiamo esercitando lo stesso sforzo unitario con il Mibact e con il turismo. Qui, devo dire che, nonostante ci siano stati dei ritardi, in questi ultimi anni, nella riorganizzazione della rete ENIT all'estero, oggi siamo in presenza di uno scenario molto interessante.
  Intanto, prendendo spunto anche da quello che è stato un risultato molto significativo di Expo, posso dirvi che noi all'Expo abbiamo avuto la possibilità di presentare molto l'Italia dei territori. Anche grazie all'apporto della ConfColtivatori e delle associazioni delle regioni, molti dei visitatori hanno potuto conoscere una realtà territoriale molto diversificata.
  Noi abbiamo un grande patrimonio dell'industria alimentare e dei prodotti tipici e abbiamo una grande varietà di percorsi e di circuiti culturali, ambientali, artistici e gastronomici, per cui vogliamo costruire una nuova promozione del turismo che parta dai territori. Inoltre, dobbiamo farlo allestendo nei territori dei circuiti attraenti per i turisti internazionali, anche avvicinandoci sempre di più ai gusti della domanda che viene dal turismo, sempre più diversificato, che si rivolge al nostro Paese e all'Europa, in generale. Parliamo di un turismo culturale e parliamo del turismo dei territori e, per questa ragione, noi stiamo cercando di integrare, come hanno fatto altri Paesi, la dimensione della promozione turistica con la dimensione della promozione culturale, scientifica e tecnologica e anche della promozione economica. Lo dico perché, se noi abbiamo attirato più buyer in Italia e più acquirenti, questi sono anche più attratti dal venire in Italia per quello che sappiamo offrire in termini di circuiti turistici sul territorio. In molte di queste fiere – e nella stessa Expo – noi abbiamo avuto questa esperienza, ma anche a Vinitaly, al Salone del mobile, a Cibus e a Pitti Immagine. Insieme alla visita alla fiera, spesso ci sono circuiti che si accompagnano, anche individualizzati, in alcune regioni più strutturate, o comunque c'è una possibilità di visita oltre che di incontro di carattere commerciale.
  Sugli Stati generali del turismo di Pietrarsa ho già detto, mentre, sulla riorganizzazione della rete ENIT, io vorrei dire che noi, all'estero, avendo un asset importante, che è la rete diplomatica e consolare, alla quale si va sempre più integrando l'ICE e che è in rapporto molto stretto con le Camere di commercio, ma anche con la rete della Società Dante Alighieri, che – non dimentichiamo – ha 400 sedi all'estero, dobbiamo creare una rete unica, unitaria, forte e capace di interagire nelle varie dimensioni; quindi, anche l'ENIT, che si ristruttura, viene integrata fortemente nella nostra rete, con strutture molto flessibili e agili, dentro le nostre ambasciate e dentro i nostri consolati, e con responsabilità di aree.
  Questa è un po’ la prospettiva di forte integrazione all'estero perché, se abbiamo un programma integrato in cui uniamo tutti i soggetti per promuovere in maniera coerente l'Italia e quello che esprime dei Pag. 8valori culturali, scientifici e tecnologici, dobbiamo essere coerenti e all'estero avere una rete fortemente unitaria e integrata che accompagni questo sforzo.
  Naturalmente noi abbiamo, come Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, anche partecipato alla predisposizione del piano straordinario del made in Italy, di cui parlavo prima.
  Io, però, non posso nascondervi, anzi questa è per me un'occasione importante per dirlo, il fatto che, nonostante questi obiettivi ambiziosi, che cerchiamo anche di rilanciare con risorse più adeguate, negli ultimi nove anni abbiamo avuto un fortissimo calo di risorse per la promozione culturale all'estero. Siamo passati da 115 milioni di bilancio DGSP nel 2007 a 76 milioni nel 2015.
  Noi stiamo cercando di invertire questa tendenza, anche perché, questa volta, abbiamo uno schema forte, integrato e focalizzato, con l'accompagnamento anche di un piano straordinario del made in Italy economico. Noi vorremmo accompagnare a quello che è stato il piano straordinario il made in Italy dei prodotti e delle imprese un piano straordinario e integrato di promozione della cultura. Questo piano di promozione della cultura, oltre ad avere un valore intrinseco di promozione di valori, di ideali e di dialogo politico, siamo sicuri che ha anche un enorme impatto sulla stessa promozione economica, perché non esistono – lo ripeto – dimensioni della promozione che sono separate.
  Allora, noi adesso chiederemo questo sforzo anche in Parlamento, nei prossimi mesi, unitariamente al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Mibact e al MIUR, perché noi vorremmo invertire questa tendenza che si è naturalmente riflessa anche nel numero dei cosiddetti «APC», cioè dei funzionari che reggono gli istituti italiani di cultura, che sono passati da 250 dell'organico previsto dalla legge n. 401 del 1990, agli attuali 122 che, se non ci saranno novità, diventeranno 119 il 1° gennaio 2017, a seguito di ulteriori pensionamenti.
  Questa è sicuramente una dinamica da invertire e sulla quale noi stiamo lavorando in stretto contatto – lo ripeto – con il Mibact e con il MIUR, perché all'estero dobbiamo avere un'unica rete che promuove la cultura. Non possiamo permetterci articolazioni, perché non siamo un Paese che dispone di risorse per avere più reti, per cui dobbiamo avere una rete forte, unitaria e compatta, che sappia ben gestire le risorse e che dia conto – anche come stiamo facendo qui, oggi, ma come possiamo fare sempre – di come vengono utilizzate le risorse impegnate da questo Parlamento e dal Governo.
  Vorrei anche dirvi che su alcuni di questi filoni di promozione culturale, come il design e l'alta cucina italiana, stiamo realizzando già adesso, con le risorse disponibili, numerosi eventi in tutta la rete. Noi abbiamo promosso la Triennale di Milano, che è stata un successo, dopo l'Expo di Milano, perché abbiamo avuto oltre trenta Paesi espositori sul design e oltre quarantaquattro esposizioni. Noi abbiamo promosso questa triennale, anche con il carico di lavoro che avevamo nell'anno stesso in cui si è svolto l'Expo, cioè nel 2015, e l'abbiamo promossa in sessanta Paesi, con sessanta eventi, ai quali hanno partecipato i testimonial del design.
  Abbiamo promosso e sostenuto il Salone del mobile, nelle grandi aree di mercato del nostro design degli interni. Stiamo promuovendo il Compasso d'oro, che è il grande premio per il design perché, se c'è un settore nel quale l'Italia è leader assoluto, incontrastato e indiscutibile, questo è il design, che accompagna tutta la produzione italiana, dai mobili alle auto, dagli elettrodomestici a qualsiasi altro strumento, fino alla cucina e quant'altro.
  Per la cucina, vorrei dire anche che noi, sulla base dell'onda lunga dell'esperienza di Expo, stiamo promuovendo, quest'anno, per la prima volta, una settimana della cucina italiana in tutto il mondo, cioè in centotrenta Paesi, che si svolgerà dal 21 novembre al 27 novembre. Questa settimana è stata fatta per la prima volta, e diventerà un appuntamento permanente, cioè ogni anno l'Italia promuoverà in tutto il mondo – lo ripeto, in centotrenta Paesi – la cucina italiana di qualità. Noi puntiamo Pag. 9ad avere oltre mille eventi, in quella stessa settimana, in tutto il mondo, coinvolgendo tutti i settori possibili in questa attività: i cuochi, quelli stellati e quelli non stellati; i pizzaioli; i pasticcieri; la Federalimentare; le Grandi vini; l'Unionvini; il Gambero Rosso; l'Artusi; l'Alma. Stiamo coinvolgendo tutti i soggetti nazionali, ma anche le regioni, attraverso il nostro coordinamento con il Comitato delle regioni, per cui le regioni saranno presenti in determinati Paesi per fare anche una promozione regionale. Coinvolgiamo, naturalmente, l'ENIT, perché l'ENIT è interessata anche a promuovere il turismo attraverso i circuiti enogastronomici, quindi si tratta di un'operazione a tutto tondo che, per la prima volta, mette in campo il sistema italiano all'estero, dopo che abbiamo messo in campo il sistema italiano in Italia, con l'operazione Expo.
  Lo stesso, naturalmente, facciamo – e lo facciamo da anni – nella promozione linguistica. Noi, ogni anno, organizziamo, nel corso della settimana della lingua italiana, che quest'anno si svolgerà dal 17 al 23 ottobre, più di mille eventi. Nell'ultimo anno, ne abbiamo realizzati circa 1.200. Inoltre, realizziamo questi eventi insieme a tutti i soggetti che sono coinvolti, quindi insieme all'università, al Mibact, al Ministero dello sviluppo economico (Mise), al MIUR. Su questo, noi stiamo arrivando a un appuntamento molto significativo perché vogliamo rafforzare la promozione della lingua italiana, innanzitutto avvalendoci degli italiani che sono all'estero e che sono una risorsa importante, come veicolo ulteriore di promozione, e utilizzando le scuole italiane all'estero, quelle statali e quelle paritarie, ma anche – questa è la novità anche della «Buona scuola», così come la vogliamo realizzare all'estero – entrando nelle scuole internazionali e nelle scuole locali con i curricula in italiano. In questo caso, se riusciamo a entrare anche in questo bacino di potenziale utenza, possiamo aumentare enormemente il numero degli studenti di lingua italiana.
  Permettetemi anche di fare un riferimento a tutto lo sforzo che abbiamo fatto in questi anni, perché, appunto, la cultura italiana non è soltanto la straordinaria tradizione storica, artistica e culturale, ma è quanto produciamo oggi anche in campo di ricerca scientifica e tecnologica.
  Noi, su questo campo, siamo riusciti – soprattutto in certi Paesi, devo dire – a riunire le forze in campo e a costruire delle agende per la collaborazione scientifica e tecnologica. Penso a quello che abbiamo realizzato, in diversi governi, con diversi ministri e con diversi responsabili.
  In Cina, per sei anni di seguito – quest'anno sarà il sesto – abbiamo tenuto il Forum italo-cinese per l'innovazione, la scienza e la tecnologia, che si svolge un anno in Cina e un anno in Italia e che riunisce oltre cinquecento istituzioni italiane e cinesi per promuovere partenariati, accordi, iniziative e progetti. Quest'anno lo ospiteremo a Napoli, in ottobre, mentre l'anno scorso siamo stati in Cina. Si tratta di un appuntamento molto forte, che si ripete e al quale la Cina, peraltro, guarda con particolare attenzione.
  Stiamo realizzando lo stesso esperimento con la Corea e abbiamo da tempo avviato una collaborazione con Israele e con gli Stati Uniti, dove ci sono moltissimi ricercatori italiani. Come sapete, negli Stati Uniti c'è anche un'associazione dei ricercatori italiani che operano nei centri di ricerca. Noi vorremmo anche favorire dei network tra tutti i ricercatori italiani che vivono nel mondo, perché non li dobbiamo considerare talenti che sono fuggiti e che non hanno più rapporto con il nostro Paese. Noi vogliamo lavorare per una circolarità di cervelli e di talenti e, per fare questo, dobbiamo farli sentire più vicini a noi, dando loro delle opportunità di rientro. Su questo, sta operando anche il Governo con il MIUR, per la parte di sua competenza. Noi vorremmo, ma lo stiamo già facendo in molte sedi, che ci sia un'operazione di rete con tutti i ricercatori italiani che sono all'estero, perché innanzitutto chi opera all'estero vuole sentirsi orgoglioso dell'essere italiano e dell'operare anche nel rapporto con il Paese di provenienza. Questo è stato fatto da altri Paesi e lo stiamo realizzando anche noi perché per noi è importantissimo. Pag. 10
  Ora, non so se vogliamo procedere senza interruzioni o ci vogliamo fermare per un primo set di questioni e di domande.

  PRESIDENTE. Io andrei avanti.

  VINCENZO DE LUCA, Direttore Generale per la Promozione del Sistema Paese del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Adesso sintetizziamo le altre domande che sono state fatte e alle quali sono molto lieto di rispondere.
  Mi è stato chiesto, sui corsi di lingua e cultura gestiti dagli enti gestori, che cosa succede. Intanto, vorrei fare una piccola precisazione. Non è stato ancora completato il trasferimento di competenze dalla DGIT alla DGSP, ma sarà fatto nei prossimi mesi. Ci stiamo già preparando per gestire al meglio e tenete presente che stiamo anche lavorando a un processo di riorganizzazione per rendere più forte ancora la DGSP. Di questo, parleremo quando avremo uno schema più avanzato, però vogliamo rafforzare la dimensione unitaria e integrata della promozione culturale e, in particolare, della promozione linguistica, quindi vogliamo riunire le voci che riguardano la promozione della lingua e vogliamo mantenere e rafforzare, se possibile, l'utilizzazione delle risorse anche attraverso gli enti gestori, ma lo vogliamo fare in un quadro unitario più efficace e più coerente e anche avendo una condivisione con tutti i soggetti degli sforzi che vogliamo compiere.
  Per questo motivo, sono già due le edizioni che abbiamo organizzato degli Stati generali della lingua italiana. Non vogliamo agire unilateralmente col Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, anche se abbiamo una competenza primaria in materia di promozione linguistica, ma vogliamo coinvolgere i soggetti. Lo stiamo facendo benissimo nella preparazione degli Stati generali, perché abbiamo cinque gruppi di lavoro, che riguardano tutti gli aspetti della promozione e della certificazione, e stiamo per promuovere un portale per la promozione della lingua italiana, che sarà uno strumento utilissimo per informare e anche per avere il quadro di tutte le attività formative e informative sulla lingua italiana. Inoltre, tale portale sarà utilissimo per tutti quelli che, all'estero, operano per diffondere e promuovere la lingua italiana.
  Nel 2015, gli studenti che frequentavano i corsi dell'ex DGIT sono stati 321 mila, per un numero complessivo di 17.619 corsi. In questi corsi, a partire dal prossimo anno scolastico, presteranno servizio 160 unità, di cui 149 docenti e 11 amministrativi. Fondamentale sarà il ruolo, in questo esercizio, anche dei 34 dirigenti scolastici che sono presso le ambasciate e i consolati. Queste iniziative sono innanzitutto finalizzate a mantenere il legame dei nostri connazionali con la lingua di origine, ma anche a moltiplicare in qualche modo l'utenza e la conoscenza della lingua italiana.
  Ora, stiamo lavorando per l'attuazione della «Buona scuola» e siamo ottimisti, perché forse la «Buona scuola» avrà il suo primo provvedimento attuativo appunto all'estero e siamo orgogliosi del fatto che riusciremo, forse prima che in altri settori, ad applicare e rendere attuativi i principi della stessa «Buona scuola». Per noi, la «Buona scuola» all'estero significa quello che dicevo prima: dobbiamo aumentare la presenza dei curricula italiani, dove è possibile, anche nelle scuole internazionali.
  Naturalmente su questo schema vorrei aggiungere che, come si diceva giustamente, quando sarà maturo – ancora siamo in fase di definizione –, noi lo consulteremo con il CGIE – questo è evidente – perché è una competenza del Comitato generale degli italiani all'estero. Questo sarà fatto appena andremo avanti con il MIUR, ma vi ripeto che siamo a un buon punto di elaborazione.
  Lo stesso esercizio di «Buona scuola» ci dice quanto stiamo molto più integrati nel rapporto MAECI-MIUR. Abbiamo un coordinamento che è ormai operativo e permanente sulla «Buona scuola» e, da poco, abbiamo creato un gruppo di lavoro sull'internazionalizzazione del sistema universitario, perché non possiamo accontentarci di quanto si sono internazionalizzate le nostre università fino a questo punto. Certo, sono aumentati gli studenti stranieri, Pag. 11ma sono ancora il 4 per cento del totale, contro l'8 per cento della media OCSE. Dobbiamo risalire questa china e dobbiamo farlo con una strategia, anche qui, unitaria: o le università, insieme al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e del MIUR, agiscono in maniera appunto unitaria per promuovere l'offerta formativa, anche allineando i tempi e le procedure per la stessa offerta formativa con quello che succede con gli altri Paesi, per essere competitivi nell'attrarre gli studenti, oppure il rischio è che noi manteniamo questo divario, il che non è un bene, non soltanto per le università, ma anche per il nostro sistema economico, perché l'internazionalizzazione del sistema universitario è un fattore di competitività.
  Non ci giochiamo soltanto la reputazione del nostro sistema scolastico e universitario, ma ci giochiamo la competitività di sistema nell'internazionalizzazione, infatti, abbiamo coinvolto anche Confindustria e le associazioni imprenditoriali. Inoltre, abbiamo rilanciato un programma che è Invest your talent in Italy e che vuole appunto dare un segnale a Paesi importanti per noi, ai quali offriamo, per il momento, cinquanta borse di studio, per le quali abbiamo ricevuto seicento domande; quindi c'è stato un grande successo di questa iniziativa, che incrementeremo. Con Invest your talent in Italy, che nasce come programma di borse di studio, ma poi può diventare anche un programma semplicemente di iscrizione a corsi universitari, noi diamo la possibilità di iscriversi a corsi universitari e, allo stesso tempo, di frequentare degli stage presso imprese italiane.
  Abbiamo già raccolto disponibilità di numerose imprese italiane, che hanno una vocazione internazionale, a ospitare studenti che vengono in Italia per gli stage presso di loro, perché questi potranno diventare anche il personale e le risorse umane che, negli investimenti che si faranno all'estero, potranno essere utilizzati. È in questo il fattore di competitività perché, anche quando si internazionalizza il sistema economico, la prima questione che si pone per un investitore è quella delle risorse umane qualificate. Lì, c'è una competizione enorme.
  Sono stato a Shanghai e ho visto che il tema fondamentale, tra i grandi investitori, è accaparrarsi le migliori risorse di ingegneri e di manager, per investire adeguatamente in quel Paese. Lo dico, non soltanto per l'investimento diretto, ma anche per il nostro sistema universitario, che deve arricchirsi di presenze di studenti e docenti. Per fare questo, noi abbiamo creato un gruppo di lavoro per mettere insieme tutti i soggetti: il MIUR, la Conferenza dei rettori, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Unitalia, le università che si internazionalizzano, quindi, un po’ tutti i soggetti.
  Delle scuole ho già detto e anche dell'ENIT, ma era stata posta la questione su come si riorganizza il contingente nell'ambito della «Buona scuola». Noi abbiamo fatto, con la «Buona scuola» anche un'opera di razionalizzazione di competenze, ossia: ciò che è più propriamente di competenza del MIUR deve stare nel MIUR, mentre quello che è più propriamente di competenza del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale deve stare presso il nostro Ministero. Questa è la logica, nonché il principio. Quindi, su questa base noi ridefiniremo il contingente, tenendo conto certo delle professionalità che sono state maturate in tanti anni di esperienze e che noi apprezziamo moltissimo.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro De Luca e dico ai colleghi che avremo il tempo per le domande e per le risposte, perché l'Aula riprende alle 16.15, con una commemorazione, quindi, credo che possiamo, ovviamente con interventi contenuti, riuscire ad avere anche una replica alle domande che vorrete porre al Direttore generale.
  Do la parola all'onorevole Garavini.

  LAURA GARAVINI. Direttore De Luca, non Le nascondo che è musica per le nostre orecchie quanto da Lei riferito e lo è su più fronti, sia per quanto riguarda il nuovo approccio da Lei illustrato, sia in materia Pag. 12di promozione integrata di tutto il sistema produttivo, dunque, di tutto il sistema volto a promuovere l'internazionalizzazione del nostro Paese all'esterno e di tutti i passaggi di cui Lei ci ha riferito, e soprattutto anche rispetto all'obiettivo, da Lei stesso individuato, di fare altrettanto anche in materia di promozione di lingua e cultura italiana all'estero.
  Lo ripeto e non lo dico per piaggeria, perché è esattamente quanto stiamo sostenendo, almeno all'interno della compagine dei colleghi del PD, davvero da anni, non perché ci sia un approccio meramente di difesa delle ambizioni, degli interessi e dei bisogni delle nostre comunità italiane all'estero, ma anche per quella valorizzazione e per quella forte necessità e potenzialità nella creazione di risorse umane, che, nei contenuti, siano in grado di spendere e di valorizzare la conoscenza e la competenza linguistica della lingua italiana, vuoi che siano stranieri, vuoi che siano connazionali di origine italiana.
  Da questo punto di vista, c'è un potenziale straordinario che andrebbe appunto non soltanto a beneficio degli italiani all'estero, che noi conosciamo bene e che noi rappresentiamo, in quanto eletti all'estero, ma che potrebbero, in misura molto più consistente, coinvolgere anche italofili, oriundi o meno che siano; infatti, non è detto che siano oriundi, ma, per fortuna, tanti di loro sono anche cittadini stranieri, i quali, appunto, nutrono interesse per l'approccio e per l'acquisizione di competenze linguistiche italiane e possono rappresentare un ritorno in termini anche economici, non soltanto in termini di turismo o di utilizzazione o consumo di design o di made in Italy.
  Gli italofili possono rappresentare, anche dal punto di vista economico, personale qualificato, in grado di promuovere, all'interno di aziende non soltanto italo-straniere, ma anche straniere, rapporti commerciali o produttivi o, comunque, con grandi ricadute economiche per il nostro Paese.
  Dunque, credo davvero di esprimere l'opinione di tutti i colleghi, anche se, senz'altro, avremo il piacere di avere il tempo di poterci esprimere tutti quanti, dicendo che noi non possiamo che sostenerLa e chiedere al Ministero e al Governo che si vada davvero avanti in questa direzione, quindi, quanto si è fatto in sede di legge di stabilità, prevedendo risorse ingenti in materia di internazionalizzazione, è quanto mai opportuno che, in maniera analoga, avvenga anche per la promozione di lingua e cultura italiana all'estero. Questo può avere un ritorno per il Paese che sarebbe già sufficiente, ma va molto al di là di quella che è la promozione della lingua, dunque, va molto al di là di quello che sarebbe un aspetto valoriale, legato, appunto, a un aspetto culturale e anche alle tradizioni valoriali della promozione dell'italianità all'estero. Questo va molto al di là, perché può avere, appunto, anche un ampio riscontro in termini non soltanto sociali, ma anche economico-finanziari.
  Detto questo, sarebbe comunque interessante capire meglio il processo, ribadendo la necessità di questo approccio unitario, cioè di questa consapevolezza che sia necessario valorizzare le diverse realtà e dare loro l'opportunità di essere molto più sinergiche e di lavorare nella stessa direzione, non gli uni in contrasto agli altri o in concorrenza agli altri, come spesso e volentieri nel passato si è verificato, ma in modo appunto strategicamente utile per la promozione del Sistema Paese, non soltanto economico e culturale, ma anche produttivo.
  Ribadito questo, resta comunque, da parte nostra, o, per lo meno, da parte mia, una premura o un'attenzione, almeno in una fase di passaggio e di transizione, perché è un approccio estremamente diverso da quanto è avvenuto in passato, anzi direi che è radicalmente diverso ed esattamente ciò di cui c'è bisogno. In questa fase di transizione, credo che sia utile avere un atteggiamento di attenzione nei confronti di realtà operanti sul territorio e, magari, di peso minore o, comunque, di forma che potrebbe sembrare minore o «irrilevante» e che, invece, hanno – e offrono – una parte, per esempio, di insegnamento di lingua e cultura italiana consistente, per le nostre comunità e per coloro i quali, tradizionalmente, Pag. 13 sono stati utilizzatori sia della lingua e cultura italiana all'estero sia anche del tessuto produttivo, quindi ci sono due ambiti.
  Per enuclearne uno e per rendere più concreto ciò a cui mi riferisco, penso, da un lato, in ambito di lingua e cultura italiana, per esempio, agli enti gestori che non sono né scuole italiane né scuole paritarie né scuole internazionali. Anche loro rappresentano una parte – lo ripeto – di insegnamento di lingua e cultura italiana comunque preziosissima, perché da un lato, si rivolgono ancora ai figli dei nostri connazionali, che – anch'essi – rappresentano un nocciolo duro di estrema importanza e di estremo valore e sono sempre di più stranieri interessati e amanti dell'Italia, quindi non vanno, secondo me, trascurati solo perché espressione magari di un'italianità «antica» o, comunque, da superare o, ancora, non più quella oggi oggetto di particolare interesse. Al contrario, anche loro rappresentano, da un lato quel legame e quel valore che ci unisce anche, e che, comunque, rappresenta un punto di connessione tra l'Italia e il resto del mondo, ma sono, loro stessi, anche sempre di più espressione di quel nuovo mondo e di quella nuova realtà che, invece, può essere una grande potenzialità per il nostro Paese.
  Dunque, anche loro, che pur potrebbero sembrare il piccolo mondo antico, in realtà sono i nuovi cittadini del mondo, quindi anche loro vanno tenuti in considerazione, anche laddove siano oggetto, appunto, di offerte da parte di enti minori, come enti gestori dal punto di vista dell'insegnamento di lingua e cultura italiana o, per esempio, le stesse Camere di commercio all'estero, per quanto riguarda la parte produttiva. Lo dico perché anche queste ormai sono realtà estere, infatti si chiamano Camere di commercio italiane, ma sono realtà, a tutti gli effetti, estere. Anche loro, nel loro piccolo, giocano un ruolo di grande rilievo a livello locale con i riferimenti di carattere straniero. Mi avvio alle conclusioni, scusandomi per aver preso forse un po’ troppo tempo.
  Sarebbe interessante capire come si conta di coniugare e di tenere conto di queste diverse realtà e, dall'altro lato, semplicemente – lo ripeto – c'è un invito a proseguire celermente in questo ambito di progettazione perché credo che sia esattamente ciò di cui c'è bisogno e che sia sicuramente destinato ad avere un grande successo. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie all'onorevole Garavini. Do la parola all'onorevole Tacconi.

  ALESSIO TACCONI. Grazie, presidente. Direttore De Luca, grazie per la Sua esposizione. Mi associo alle parole della collega Garavini, che ha parlato prima di me, nell'apprezzare lo spirito e il lavoro che Lei e i suoi collaboratori avete cominciato a fare, già a partire dal primo giorno del Suo insediamento, e che abbiamo potuto toccare con mano dalle Sue parole.
  È chiaro che, giustamente, come si diceva anche prima, il ripetere molte volte parole come «integrazione», «sinergia» e «rete unitaria» e, poi, sentire parlare di un piano straordinario per il made in Italy – come è vero e come ci stiamo rendendo conto sempre di più, la nostra è una diplomazia economica per la crescita – così come sentire anche degli sforzi unitari di promozione per la lingua e la cultura italiana non ci fa che piacere.
  Mi permetta, visto che i complimenti sono stati abbondanti, di sottolineare alcuni punti che abbiamo visto negli ultimi mesi e anni e che ancora devono essere oggetto di un miglioramento, quindi non solo di attenzione, ma anche, appunto, oggetto di un lavoro più puntuale. Perché dico questo? Dalla nostra esperienza, noi veniamo da anni, in cui, come giustamente anche Lei diceva, ci sono stati tagli ripetuti e milioni di euro che ogni anno vediamo sfumare, distribuiti nei vari capitoli di bilancio del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e che riguardano il mondo degli italiani all'estero e tutto quello che riguarda l'Italia all'estero, ma, ogni anno, facciamo una fatica immane per recuperare alcune briciole nel corso dell'esame del disegno di legge di stabilità, anche se poi dobbiamo ridistribuirle in briciole ancora più piccole nei vari capitoli di spesa. Pag. 14
  Non si preoccupi, La volevo prima di tutto rassicurare che da parte nostra, come lavoro che facciamo quotidianamente e anche nella prossima legge di stabilità, andremo assolutamente a fare tutto il possibile per fare in modo che non solo i capitoli di spesa che riguardano la DGSP, ma anche tutti gli altri che riguardano l'Italia all'estero, possano essere, in qualche maniera, rimpolpati rispetto a quello che è stato fatto nel passato.
  Il mio intervento, come ho detto dall'inizio, ha anche un po’ di amarezza, perché negli ultimi mesi e settimane, anzi giorni – perché ho ricevuto l'ultima telefonata un paio di giorni fa – noi, per esempio, per quanto riguarda la promozione della lingua e cultura italiana, vediamo enti gestori che non ce la fanno ad andare avanti; corsi che vengono interrotti due o tre settimane prima della fine programmata; professori e, comunque, docenti di questi corsi che vengono preventivamente messi in pre-licenziamento perché non si sa se poi gli stessi corsi possono essere riattivati dopo la pausa estiva. Due giorni fa, ho ricevuto una telefonata da parte di una persona che mi raccontava – attraverso i loro, non so quanto affidabili, «servizi segreti» – di una riunione che, in quel momento, si stava svolgendo al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e che una delle persone interessate era appunto il dirigente De Luca – io riporto quello che ho sentito – riunione in cui si stavano decidendo altri tagli. Allora, io ho detto: «ragazzi, scusate, ma qui forse...». Ora, io non voglio entrare nel merito di questa riunione né sapere se c'è stata o se non c'è stata, però può capire che l'atmosfera è pesante. In effetti, negli ultimi anni quelle sono state, poi, le cose che si sono ripercosse negli ambienti che vivono gli italiani all'estero.
  Dall'altra parte, siamo sempre felici di sentire che siano in programma altri Stati generali della lingua italiana in ottobre. Tuttavia, abbiamo notato che – questa è una cosa che rilancio – negli ultimi momenti di riflessione attorno a questo argomento, l'aspetto che riguarda gli enti gestori e la promozione della lingua italiana in quell'ambito è rimasto molto ai margini. Noi non siamo dei difensori strenui, con la spada sempre sguainata, degli enti gestori, ma sto solo dicendo che spero che le Sue parole – che, come diceva prima la collega Garavini, sono molto rassicuranti – possano anche, nel prossimo futuro, vedere dei frutti, non solo rispetto a quello che già si sta facendo.
  Io sono, per esempio, molto felice che si faccia una settimana della cucina italiana, perché questa è una cosa eccezionale, anzi, vi faccio i complimenti anche per l'idea e per la messa in atto, però vorremmo vedere, anche in altri aspetti, i frutti di un lavoro che effettivamente deve essere sempre più sinergico, quindi, da una parte, mi congratulo e siamo, come dicevamo prima, rassicurati dalle sue parole e, dall'altra parte, Le posso dire che non solo noi non attenueremo il nostro sforzo per farvi arrivare sempre più risorse, ma anche che staremo sempre molto attenti a vedere quali possano essere anche gli ulteriori sviluppi rispetto al nostro e al vostro lavoro insieme, giustamente. Grazie.

  MARCO FEDI. Grazie, presidente. Io desidero innanzitutto rivolgerLe un ringraziamento per la Sua illustrazione, Direttore, molto utile per capire anche questioni politiche, che ovviamente non attengono direttamente alla Sua sfera di competenza, ma che mi portano a una prima riflessione, dopo averLe fatto i migliori auguri perché, con un impianto e un programma strategico di questa portata, Lei ha bisogno forse più che dei miei auguri, del nostro sostegno e, come detto dai miei colleghi, il sostegno, a livello parlamentare, non mancherà.
  La riflessione che rivolgo a noi stessi, a livello politico, è che noi, in effetti, su questo nuovo impianto strategico non abbiamo avuto un vero momento di confronto con il Governo, su questo tema specifico della internazionalizzazione del Sistema Paese nel mondo, mettendo finalmente – perché questo è un impianto che a noi piace, come rilevato dai colleghi – insieme l'aspetto della promozione economico-commerciale con quello della promozione culturale, ma anche di tutto quello che ruota attorno a ciò. Questo è un Pag. 15problema che dovremo affrontare, perché non abbiamo avuto un'occasione di confronto vero col Governo su questo tema e poteva essere utile anche per fare alcune riflessioni che, poi, desidero svolgere in maniera molto sintetica.
  Mi preme, in questo contesto, fare una prima considerazione. Esiste sempre un rischio, quando in una Direzione generale convergono aspetti così importanti, ma anche così diversi, rispetto all'organizzazione dell'erogazione di servizio e di risorse o della promozione dell'impianto commerciale ed economico e di quello culturale. Io non vorrei che un settore comprima l'altro o danneggi l'altro, quindi la prima richiesta è quella di fare in modo che i due settori camminino insieme: non solo verso l'impianto strategico di politica internazionale, ma anche con la dovuta attenzione alle risorse.
  Inoltre, Le chiedo se su questo esiste una strategia, perché una delle questioni che noi avremmo voluto affrontare col Governo è il disegno: ossia, dietro questa fase di transizione e questa nuova organizzazione, che cosa c'è? Lo chiedo perché, se noi promuoviamo, per esempio, il sistema economico e commerciale nel mondo accanto a quello culturale, in che modo il sistema economico e commerciale che promuoviamo nel mondo è in grado di sostenere anche lo sforzo che facciamo a livello culturale e, quando lo fa, come lo fa? C'è questa parte dell'impianto strategico che il Governo ancora non ci ha rivelato, per cui, se c'è, vorremmo discuterne. Credo che sia importante, anche per voi, avere le idee chiare sull'impianto futuro in questa direzione. Noi abbiamo audito, per esempio, il presidente della Società Dante Alighieri, che ha un'idea e un progetto. Noi abbiamo avuto occasioni di confronto su questi temi con altri settori e ognuno ha il proprio progetto, anche le Camere di commercio, che venerdì avremo modo di ascoltare e che, per quanto riguarda le eccellenze, nella loro collocazione nel mondo, hanno una propria idea. Come riesce a convergere tutto questo e a produrre un risultato positivo per noi?
  C'è una seconda considerazione, per la quale mi scuso con Laura Garavini, anche se non è una critica: io non lo porrei come un «piccolo mondo antico».
  Noi abbiamo, nel mondo, della realtà che, a volte, sono importanti e significative – parlo, per esempio, dell'Australia – perché senza enti gestori non avremmo i numeri di cui voi vi vantate, dal punto di vista dell'insegnamento della lingua italiana. Inoltre, non avremmo la collocazione curricolare che abbiamo nei vari Stati, se non avessimo avuto gli enti gestori, quindi, questa parte di mondo che esiste non basta coordinarla e fare, per esempio, il FilmFestival oppure l'evento sulla cucina nel mondo oppure la settimana della lingua italiana, ma bisogna fare qualcosa di più, per valorizzare questo mondo che esiste, che negli anni ha dato un contributo significativo e che, secondo me, può darlo, magari in modo diverso, ma tenendo conto anche della capacità che ha avuto di incidere nelle realtà nel mondo. Vorrei che su questo anche voi ci diciate in che modo volete farlo.
  Siamo impegnati sulle risorse e vorremmo capire, se una volta completata questa fase di appropriazione – in termini, naturalmente, positivi – delle risorse stesse e degli strumenti tecnici, ci aiuterete a recuperare i due milioni e mezzo, nella fase di assestamento di bilancio, perché sono fondamentali per partire con un minimo di credibilità rispetto alle cose che sono state dette.
  Sull'internazionalizzazione delle università, vorremmo capire anche in che direzione ci si può muovere insieme per una partita che è molto importante, in alcuni Paesi più di altri, e che riguarda anche il riconoscimento dei titoli di studio e le qualifiche professionali, che rappresentano un settore rispetto al quale, per molti anni, l'Italia ha fatto poco. Questa è una critica che, ovviamente, non rivolgo a voi, ma rivolgo a tutti noi che abbiamo trascurato alcuni settori strategici.
  La riflessione politica riguarda noi e la faremo. L'impegno sulle risorse c'è; in Commissione affari esteri e, quando avremo occasione di farlo, anche nel Comitato Pag. 16 per gli italiani nel mondo seguiremo con attenzione l'evoluzione sia dell'assestamento di bilancio sia della legge di stabilità, per cui vorremmo che ci sosteniate anche in questo sforzo di collegare questi mondi, che potrebbero rafforzare questo impianto strategico complessivo. Grazie.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare nuovamente il ministro, perché ha fatto anche uno sforzo di sintesi nel complesso delle deleghe che ha e che sono, effettivamente, molto impegnative, e nel ringraziare anche i colleghi, vorrei dare la parola per una replica finale al Ministro, premettendo alcune considerazioni.
  Intanto, dico, come suggeriva il collega Fedi, che noi, con questa audizione, in qualche maniera, stiamo iniziando una riflessione che continueremo venerdì e che, credo, riprenderemo anche a livello di Governo e di altre Commissioni parlamentari, su tutto il tema dell'internazionalizzazione, quindi sul coordinamento e sulla cabina di regia. Lo dico perché, se è vero che c'è uno sforzo positivo in atto, è anche vero che siamo ancora in presenza di grandi modifiche e, anche a livello di assetti, non abbiamo ancora ascoltato l'ICE, perché siamo in presenza di un avvicendamento ai vertici e lo stesso vale – mi pare – per le Direzioni generali del Ministero dello sviluppo economico.
  Al processo di accorpamento o di maggior coordinamento con Simest e SACE e dell'ENIT, Lei stesso, ministro, ha accennato, per cui io credo che noi dobbiamo sostenere, come hanno detto i colleghi, questo processo, e dare – o contribuire, con il nostro Comitato e come Parlamento, a dare – delle indicazioni e delle linee guida un po’ più pregnanti. Da molto tempo sentiamo parlare, e noi stessi parliamo, di coordinamento e di cabina di regia, a vario titolo, ma adesso veramente dobbiamo tradurre tutto questo in un momento in cui, poi, le risorse diminuiscono, quindi con uno sforzo anche di creatività, di razionalizzazione e di organizzazione maggiore, in atti di indirizzo precisi.
  Concludo precisando che è vero quanto diceva la collega Garavini, anche se io non parlerei di «piccolo mondo antico», ma parlerei, a volte, di «figli di un Dio minore», riferendomi sia alle Camere di commercio italiane all'estero sia agli enti gestori, ossia a quei i soggetti che sono i veri interlocutori di quel mondo che potremmo definire degli italici e che è composto probabilmente da alcune centinaia di milioni di persone nel mondo. Nonostante al loro interno ci sia di tutto, perché ci sono delle Camere di commercio eccellenti, ma ce ne sono altre che, onestamente, non sono all'altezza del loro compito, anche se ciò vale anche per gli Enti gestori, tali strutture sono strumenti e terminali che possono veramente, a volte anche più e meglio delle nostre strutture ufficiali, rapportarci o legarci a questa struttura. In questo senso, anch'io mi associo all'invito di considerarle parte non solo di questo sistema, ma anche una parte virtuosa.
  Con questa considerazione e nel ringraziarLa ancora, ministro, Le do la parola e credo che ci sia il tempo necessario per le Sue considerazioni finali, sperando poi, non solo venerdì, ma anche nei prossimi mesi, di continuare a fare insieme questo lavoro di promozione del Sistema Paese.

  VINCENZO DE LUCA, Direttore Generale per la Promozione del Sistema Paese del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Ringrazio ancora il presidente Porta e ringrazio gli onorevoli Garavini, Tacconi e Fedi. Devo dire che mi sento anche confortato dal sostegno e dall'apprezzamento per quest'approccio.
  Naturalmente, noi stiamo definendo uno schema di azione e di attività, in parte anche innovativo, anzi direi, per certi aspetti, innovativo, che era stato avviato anche al mio predecessore. Comunque, si è avviato un percorso per rendere più forte, più compatta e più unitaria la nostra promozione all'estero.
  Ora, in questo schema, le preoccupazioni espresse sono sostanzialmente molto vicine le une alle altre, cioè il tema è: come coinvolgiamo in questo schema non soltanto gli attori istituzionali, quindi la rete diplomatica e consolare e gli uffici ICE, ma la realtà che esprime la comunità degli italiani all'estero, vecchia e nuova, perché abbiamo anche nuove comunità all'estero Pag. 17che si organizzano su schemi più o meno simili ai precedenti o anche, qualche volta, innovativi.
  Ora, per me, appunto perché parliamo di integrazione, di fare sistema e di mettere insieme le forze, sarebbe veramente un peccato mortale non coinvolgere i soggetti sul territorio.
  Io ho fatto l'esperienza di Shanghai, dove, per esempio, la Camera di commercio è una realtà nuova che prima non esisteva, ma c'erano un'associazione delle donne e altre realtà. Le espressioni della comunità italiana, per me, nel lavoro che ho fatto, sono state fondamentali e lo sono state per capire meglio le esigenze delle imprese e per rappresentarle meglio.
  Certo, l'ICE organizza le imprese che arrivano dall'Italia, ma, quando le imprese si insediano e organizzano il loro lavoro e loro attività insieme, perché le nostre piccole e medie imprese hanno bisogno di rinforzarsi le une con le altre e non abbiamo una multinazionale che non ha bisogno di null'altro per agire, interviene la camera di commercio e, addirittura, i gruppi di lavoro della camera di commercio. Non so se voi sapete che a Suzhou, vicino a Shanghai, dove ci sono centoventi imprese italiane, ossia il più grande concentrato di piccole e medie imprese italiane, esiste un gruppo di lavoro della camera di commercio italo-cinese di Shanghai che svolge una funzione fondamentale per ognuna di loro, perché ha un dialogo diretto con le autorità e con le dogane, per la fornitura di energia, per gli sdoganamenti e anche per tutto quello che riguarda il rapporto per le autorizzazioni. Si è creato un sistema di questo genere, che noi siamo stati i primi a sostenere, entrando in questo tipo organizzazione e rappresentazione. Ora, questo vale per le camere di commercio e vale per gli enti gestori. Naturalmente, anche in questo ambito, come diceva il presidente Porta, bisogna distinguere quelle che effettivamente esistono e che svolgono una funzione da quelle che, soltanto perché sono state costruite o inventate decine di anni fa, magari vanno avanti per inerzia, ma non esprimono più vera rappresentatività.
  Abbiamo fatto un esercizio, anche con il Mise, per le camere di commercio all'estero, perché i contributi sono stati legati anche un esercizio di rating delle attività effettivamente svolte. In quell'esercizio noi abbiamo coinvolto la nostra rete diplomatica e consolare, per capire effettivamente quali sono le camere di commercio da sostenere. Ve ne sono moltissime che sono meritevoli di essere sostenute e che sono soggetti importanti, mentre ve ne sono altre che, magari, non hanno più ragion d'essere o, comunque, hanno una limitatissima capacità di iniziativa e di azione, perché i membri si sono dispersi o perché non c'è più quella struttura che è in grado di portarle avanti. Faccio lo stesso discorso per gli enti gestori.
  Naturalmente, per quanto riguarda le risorse disponibili, per le camere di commercio, noi, come Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, quando siamo venuti in Parlamento, abbiamo sostenuto che almeno una quota che non riguarda l'attività di promozione, ma quel tipo di azione che le camere di commercio possono e devono svolgere all'estero, rimanga per tale tipo di contributo, seppur ridotto.
  Per gli enti gestori vale la stessa cosa: è certo che cercheremo di mantenere e sostenere. Ora, lasciando perdere dove sia l'ufficio, se alla DGIT o alla DGSP, l'abbiamo messo come parte integrante della promozione della lingua, quindi, casomai, lo stiamo valorizzando perché lo mettiamo al centro della promozione della lingua. Il problema non è il nostro, ma è vedere se vi riusciamo insieme, cosa di cui io sono molto contento, non solo perché personalmente mi fa piacere l'apprezzamento comunque, ma perché si tratta di un percorso impegnativo. Inoltre, si diceva giustamente che non c'è stato ancora un confronto con il Governo, ma questo è ancora uno schema. Adesso, dobbiamo arrivare insieme con i Ministri a presentarlo, anche alla presenza del Consiglio, e poi certamente ci sarà un confronto in Parlamento. Si tratta di uno schema che vi ho anticipato concettualmente. Inoltre, da quando sono arrivato, il 1° febbraio, abbiamo iniziato Pag. 18subito a dare un'impostazione perché, quando si inizia un'attività o un'esperienza, intanto si deve definire qual è lo schema di gioco e poi, man mano, si va avanti.
  Alcune cose sono state già avviate, anche con risorse uguali. Vi preciso che, per la settimana della cucina italiana, noi stiamo utilizzando le risorse esistenti e anche per il design stiamo utilizzando le risorse esistenti, quindi non abbiamo aggiunto nulla. Tuttavia, si può fare molto di più, se noi, come anche alcuni di voi hanno detto, accompagniamo il piano straordinario del made in Italy con un piano di promozione integrata, culturale, scientifica e tecnologica dell'Italia, perché l'uno rafforza l'altro, in una certa misura. Non stiamo parlando di risorse esagerate, ma stiamo parlando di riportare le risorse a un limite che è molto diminuito rispetto a quanto fissato in precedenza. Insomma, stiamo ragionando su risorse abbordabili, anche in un quadro molto stringente di contenimento della spesa e di massimizzazione delle risorse.
  Noi stiamo portando avanti tutte queste iniziative a risorse decrescenti, quindi la tensione e lo sforzo che stiamo esercitando sulla rete è molto forte, perché, con risorse decrescenti, facciamo anche di più. Certo, poi c'è un limite oltre il quale magari non avremo neanche più le forze in campo per essere incisivi in ogni parte del mondo, perché abbiamo una rete molto estesa, obiettivamente. Comunque, è una forza dell'Italia il fatto di avere 120 Ambasciate e lo vediamo. Inoltre, adesso siamo in campagna anche per un seggio temporaneo nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Tuttavia, posso dirvi che se non avessimo una rete di questo genere, non so quale ruolo potremmo svolgere anche in molti scenari di crisi. Pensiamo a tutte le questioni migratorie. Qualcuno diceva: «di questa ambasciata in Africa che ne facciamo?», ma ora ce le ritroviamo tutte, con la loro enorme importanza per tutto quello che sta succedendo e per tutte le aree di crisi, nelle quali noi, comunque, cerchiamo di dire la nostra.
  Vi ringrazio ancora e vi ripeto che c'è il massimo impegno da parte nostra.
  Mi farà piacere ritornare, quando questo quadro sarà più definito, per vedere quali risorse il Parlamento deciderà di stanziare, perché il Parlamento è sovrano sulla definizione delle risorse da distribuire al Governo. Comunque, con qualsiasi volume di risorse, noi faremo questo schema, in ogni caso e, se ne abbiamo di più, molto meglio, ma se avremo quelle che abbiamo attualmente, faremo quello che abbiamo fatto, e che non mi pare sia neanche pochissimo, in questi ultimi mesi, a cominciare da Expo in poi. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie al Direttore Generale De Luca. Raccogliamo la disponibilità a un'eventuale audizione, magari nella seconda parte dell'anno.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.10.