XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 87 di Mercoledì 8 giugno 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Audizione del direttore di RaiDue Ilaria Dallatana:
Fico Roberto , Presidente ... 3 ,
Gasparri Maurizio  ... 3 ,
Lupi Maurizio (AP)  ... 4 ,
D'Ambrosio Lettieri Luigi  ... 4 ,
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 5 ,
Minzolini Augusto  ... 5 ,
Airola Alberto  ... 5 ,
Pisicchio Pino (Misto)  ... 5 ,
Fico Roberto , Presidente ... 6 ,
Dallatana Ilaria , direttore di RaiDue ... 6 ,
Gasparri Maurizio  ... 9 ,
Lupi Maurizio (AP)  ... 10 ,
D'Ambrosio Lettieri Luigi  ... 10 ,
Airola Alberto  ... 11 ,
Cuomo Vincenzo  ... 12 ,
Minzolini Augusto  ... 12 ,
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 13 ,
Margiotta Salvatore  ... 14 ,
Dallatana Ilaria , direttore di RaiDue ... 14 ,
Gasparri Maurizio  ... 15 ,
Dallatana Ilaria , direttore di RaiDue ... 15 ,
Gasparri Maurizio  ... 15 ,
Dallatana Ilaria , direttore di RaiDue ... 15 ,
Gasparri Maurizio  ... 15 ,
Dallatana Ilaria , direttore di RaiDue ... 15 ,
Gasparri Maurizio  ... 15 ,
Fico Roberto , Presidente ... 15 ,
Dallatana Ilaria , direttore di RaiDue ... 15 ,
Gasparri Maurizio  ... 16 ,
Fico Roberto , Presidente ... 16 ,
Dallatana Ilaria , direttore di RaiDue ... 16 18 18 ,
Airola Alberto  ... 18 ,
Dallatana Ilaria , direttore di RaiDue ... 18 ,
Fico Roberto , Presidente ... 18

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 14.40

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'art. 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del direttore di RaiDue Ilaria Dallatana.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore di RaiDue Ilaria Dallatana, che ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  Il senatore Gasparri ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori.

  MAURIZIO GASPARRI. Gli uffici della Commissione ci hanno girato una lettera di uno dei Comitati per il «no» che torna a sollevare la questione dell'informazione sul referendum. È vero che non è stata ancora fissata la data e che le norme sulla par condicio scattano in base alla data dell'indizione, tuttavia ogni giorno assistiamo a situazioni paradossali. L'ultima è quella di Benigni, su cui ho chiesto alla Corte dei conti una verifica, perché 200.000 euro per cinque minuti di pistolotto iniziale prima della replica è una roba sconcertante, perché non è che, siccome ha vinto l'Oscar, ha diritto ad avere 200.000 euro e allo spazio sulla prima rete il 2 giugno per fare la propaganda e dire che ha cambiato idea sul referendum! Cinque minuti registrati appositamente per un importo mostruoso, gigantesco.
  A fronte di tutte queste cose non si può rispondere che ci sarà poi la par condicio perché, dopo un esposto che ho fatto all'Autorità per le comunicazioni (mi risulta che ne siano stati fatti anche altri) è stata indirizzata una lettera a tutti gli elettori, richiamando i princìpi della legge di cui sono stato a suo tempo promotore che, a prescindere dalla par condicio, prescrive un equilibrio informativo nel rispetto del pluralismo comunque e sempre, tanto che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha scritto una lettera – a parte che attualmente ci troviamo in una fase regolata dalla par condicio per le amministrative.
  Torno a rinnovare la richiesta di una riunione della Commissione di vigilanza perché il caso è delicato. Si obietterà che la par condicio scatterà più in là, ma quando mai si è fatto un referendum con questa condizione ulteriore, rinnovata, che investe la Costituzione nelle sue parti fondamentali, come il Parlamento e il Governo e non materie ordinarie? Credo quindi che un atto di indirizzo, una riflessione generale siano opportuni, posto che l'Agcom ha già fatto un richiamo, un po’ flebile ma importante, ai sensi delle leggi che vigono anche fuori dai periodi di par condicio. Poiché in Commissione discutiamo di mille cose, auspico che ci sia una riunione, in cui poi alcuni diranno che va bene così, che non si deve fare nulla, ma prego tutti i colleghi di non ostacolare una riunione su questo tema, che si può fare quando si riterrà, in cui ognuno esporrà le sue tesi, ma non credo che questa questione debba Pag. 4proseguire a colpi di Benigni, di soldi e di quant'altro, perché la situazione è indecorosa.
  So che oggi c'è anche un consiglio di amministrazione che nella sua interezza ha responsabilità di ordine economico rispetto a queste spese della Rai, quindi la questione si andrà complicando.
  Chiedo quindi una riunione della Commissione per discutere di queste cose, senza dover fare interventi in premessa sull'ordine dei lavori o nella riunione dei Capigruppo, in quanto credo che sia normale riunirsi, poi ognuno solleverà le sue eccezioni in tale sede. Perché si ha paura di fare una riunione su queste cose in Commissione? Francamente i Gruppi che dicono di no dovrebbero dire di no al referendum, non alla riunione sul referendum.

  MAURIZIO LUPI. Volevo porre un'altra questione al presidente della Commissione di vigilanza. Su questo tema, credo che non ci sia nessun problema, vista la delicatezza delle questioni in campo, ad avere un confronto all'interno della Commissione, fatta la premessa che esiste una legge sulla par condicio molto chiara, quindi dal mio punto di vista non c'è alcuna obiezione, pur non potendo partecipare alle riunioni dell'Ufficio di Presidenza.
  La mia osservazione sull'ordine dei lavori è altrettanto importante e delicata: evidenzio al presidente della Commissione di vigilanza (e approfitto della presenza di uno dei direttori di rete) che è inaccettabile che un servizio pubblico come la Rai si presti ad essere il teatrino più comico al mondo per quanto riguarda gli exit poll e le proiezioni. È la rappresentazione finta di una realtà ed è ormai testimoniato in tutti i modi e in tutte le elezioni e competizioni: o si prende seriamente senza fare una gara al massimo ribasso e si cerca di dare un contributo scientifico che abbia una sua logica oppure è semplicemente per riempire il tempo delle trasmissioni elettorali, perché comunque bisogna aspettare due ore. Dare una rappresentazione in cui le istituzioni fanno una figuraccia lo facciano le televisioni libere, non il servizio pubblico! È veramente comico che chi ha vinto l'appalto, alla domanda su quanto siano affidabili gli exit poll, risponda, pur essendo stato pagato dal servizio pubblico, che non hanno nessuna affidabilità. È inaccettabile per la Rai e per un servizio pubblico!
  Siccome a breve avremo il referendum e le relative trasmissioni, credo che questo sia uno dei temi che rientra nella funzione di vigilanza che la Commissione deve svolgere e su cui porre seriamente il tema con i vertici dell'azienda. Non è una questione personale contro qualcuno, ma ormai chiunque è vittima di qualcosa e la gente non capisce più niente, sono pari e poi diventano 11 punti di distacco a Torino, una lista viene data all'8 per cento poi prende lo 0,8 per cento! Di cosa stiamo parlando? Meglio chiamare un astrologo e risolvere i problemi così!

  LUIGI D'AMBROSIO LETTIERI. Il tema della corretta applicazione dei princìpi posti a tutela del pluralismo e della parità di trattamento nei programmi di informazione è stato oggetto di un apposito approfondimento nell'Ufficio di Presidenza. Devo dirle, presidente, che c'è stato un corto circuito nell'informazione, perché si è conclusa la riunione dell'ultimo Ufficio di Presidenza con l'impegno di una immediata, tempestiva convocazione del medesimo per proseguire la trattazione del tema e assumere delle decisioni in proposito, non abbiamo saputo più nulla, e devo dirle che l'ho anche cercata senza successo, e questo mi duole.
  Ora ripropongo il tema anche in considerazione della esigenza ravvisata dall'Agcom in una nota puntuale e precisa che ha rivolto a tutti i responsabili delle reti radiotelevisive. Il tema resta ancora attuale, il collega Gasparri ha anche illustrato i motivi per i quali resta di assoluta attualità, vi è un uso a mio sommesso avviso assolutamente non proprio e uno squilibrio fra le varie tesi, che merita di essere sottoposto a una valutazione. Penso quindi che sia assolutamente utile e opportuno affrontare l'argomento nel convincimento che faccia bene a tutti dare una corretta informazione e che un braccio di ferro, utilizzando posizioni di vantaggio nella gestione dei programmi televisivi, non giovi, non soltanto Pag. 5all'efficacia dei princìpi di pluralismo e di equità nel processo informativo, ma anche ai rapporti politici, dove penso ci siano spazi che possano essere ispirati a una dialettica anche aspra, ma corretta, civile e dentro un perimetro di rispetto rigoroso delle leggi.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Per non sottrarre tempo all'audizione che è all'ordine del giorno oggi: rispetto alle considerazioni fatte dal presidente Gasparri non sono assolutamente d'accordo sulle valutazioni rispetto alla messa in onda della trasmissione di Benigni, credo che le considerazioni del presidente Gasparri risentano molto di questo clima già da campagna referendaria, mentre invece credo che la trasmissione di Benigni avesse un valore in sé, soprattutto di servizio pubblico, per cui teniamo le nostre polemiche nell'alveo del confronto politico e dello scambio di agenzie.
  Sul secondo ordine di considerazioni del presidente Gasparri ripreso anche da altri colleghi, ho una valutazione diversa dalla sua, ho già avuto modo di esprimerla in questi scambi su agenzie e anche in Ufficio di Presidenza, però da parte nostra c'è l'assoluta disponibilità a convocare un'ulteriore Ufficio di Presidenza per discutere la questione. Valutando i tempi dei calendari di Camera e Senato per parte nostra c'è la disponibilità a continuare la discussione, tenendo ferme le posizioni diverse, però facciamo questa discussione.

  AUGUSTO MINZOLINI. A questo punto, visto che abbiamo fatto una riunione dell'Ufficio di Presidenza, varrebbe la pena per fare una discussione più approfondita e fare una riunione della Commissione, anche perché, come diceva Lupi, qualcuno probabilmente non sarà presente e non potrà essere rappresentato.
  Senza nasconderci dietro a questioni nominalistiche o formalistiche, è inutile che ragioniamo su una cosa e torniamo al Regolamento: come abbiamo detto l'altra volta, la particolarità di questa campagna elettorale è che avviene nel 90 per cento del suo tempo d'estate, quindi all'interno di una programmazione che può tranquillamente orientarsi o da una parte o dall'altra, quindi un'indicazione ai direttori di rete come ai direttori di telegiornali su questo tema è essenziale.
  Non ho paura che Renzi vada più in televisione per il semplice motivo che più ci va e più le elezioni amministrative dimostrano che prende meno voti, ma proprio per questo vorrei che su un tema così particolare e trasversale, su cui già c'è stata tanta polemica durante il dibattito sulle riforme (feci addirittura una denuncia per come era stata gestita l'Aula alla Corte dei diritti dell'uomo, tanto per essere chiari) ci fossero una riflessione e un'indicazione, senza nasconderci dietro il Regolamento, perché situazioni del genere possono capitare a chiunque successivamente.
  Diamo un'indicazione chiara, definita, entriamo nel merito dei problemi, andiamo veramente ai fatti e poi da quel punto di vista non ci sono problemi, non credo che sia la televisione l'ago della bilancia, anche perché, se così fosse, ammetteremmo che ci sia un'operazione strumentale. Se non c'è questo problema, tanto vale che si diano delle indicazioni e la possibilità di avere gli stessi spazi sia al «no» che al «sì».

  ALBERTO AIROLA. Abbiamo discusso durante l'Ufficio di Presidenza, eravamo rimasti con l'idea di convocare il direttore generale Campo Dall'Orto in virtù della importantissima materia che si sta trattando, quella del referendum sulla riforma costituzionale; ritengo sia una cosa assolutamente lecita e democratica confrontarsi tranquillamente anche alla luce (non so se lo faremo dopo il 19, ma la vedo difficile trovarci tutti prima) delle nomine che stiamo attendendo e che sono strettamente correlate al discorso dei TG, perché il direttore ci aveva accennato che queste nomine sarebbero state fatte dopo le elezioni amministrative. Potremmo unire tutto insieme, decidere una data in Ufficio di Presidenza, convocare il direttore generale e parlare con lui delle sfide che ci aspettano.

  PINO PISICCHIO. I temi sollevati hanno tutta la loro dignità e meritano sicuramente Pag. 6 approfondimenti adeguati, non sono temi di secondo momento. Una sola questione: se una parte cospicua del nostro appuntamento se ne va nei preliminari e negli incidentali, diventa complicato portare a termine il resto del lavoro dentro lo schema abbastanza stretto che ci siamo dati. Prendiamo l'abitudine di postergare (uso questa espressione burocratica) questo dibattito a chiusura della riunione quando abbiamo ospiti da ascoltare. Sono assolutamente d'accordo, l'ho detto in apertura, il tema c'è, però prendiamo questa abitudine, altrimenti sottraiamo tempo al nostro ascolto e noi desideriamo ascoltare.

  PRESIDENTE. Viste le varie richieste avanzate, stabiliremo a fine seduta quando tenere l'Ufficio di presidenza.
  Do la parola al direttore di RaiDue, Ilaria Dallatana.

  ILARIA DALLATANA, direttore di RaiDue. Vi ringrazio, cercherò di essere breve, ringrazio il presidente e tutti i componenti. Per me è un'esperienza molto speciale, mi ha fatto molto piacere questa convocazione, è qualcosa che non ho mai fatto e rappresenta bene l'avventura che ho iniziato ormai tre mesi fa, di cui spero di essere all'altezza. Per me questo è un banco di prova, ma mi fa molto piacere perché fa parte di un pezzo del lavoro che sto impostando come direttore di rete del servizio pubblico, che trovo molto speciale e molto particolare, perché dentro la realtà del Paese.
  Vorrei cominciare a parlare della RaiDue che ho in testa io, sapendo che il lavoro inizia questo autunno.
  Vorrei però innanzitutto condividere con voi quella che a me sembra una buona notizia. In un contesto ormai da anni sempre più competitivo, se confrontiamo la stagione televisiva 2015-2016 appena conclusa (per stagione televisiva intendiamo autunno-maggio appena trascorso) con quella dell'anno precedente, il gruppo Rai e soprattutto il gruppo generalista Rai (parlo delle tre reti principali) in termini di ascolti sul totale individui tiene, o meglio non perde, rispetto a un calo della televisione generalista, da imputare agli altri due attori presenti sul terreno generalista, Mediaset e La7, intorno ai due punti. Questo è un dato importantissimo, e amo molto relazionarmi con i numeri perché ho iniziato la mia carriera tanti anni fa in un ufficio marketing televisivo e i numeri sono sempre un punto di partenza per ragionare su dove si è e dove si può andare. Quello che fa riflettere ancora di più è che questo succede nonostante nell'ultimo anno, a partire da luglio dell'anno scorso, i due gruppi che consideriamo i newcomers, Discovery e Sky, abbiano lanciato in due posizioni molto interessanti del telecomando due reti a vocazione generalista. È ancora più interessante (questo fa capire quanto sia oggi importante il lavoro di contenimento che facciamo noi, soprattutto RaiDue) sapere che per riempire i palinsesti di queste due nuove reti, la 8 e la 9, questi editori vadano a cercare idee e volti dalla televisione generalista. Nonostante questo contesto sempre più aggressivo non in termini di televisioni altre – quelle che abbiamo visto arrivare negli ultimi anni – ma addirittura due nuove televisioni generaliste il gruppo Rai tiene e RaiDue non perde niente, è sostanzialmente stabile. Cosa significa questo per me, nel momento in cui arrivo e devo cominciare a ragionare sul patto con il pubblico? Significa che Rai, e RaiDue in particolare, hanno ancora un credito fortissimo sul pubblico, una capacità in alcune fasce di attirare movimenti e coperture molto importanti e che sono preziosissime. È chiaro che, per resistere e riuscire magari anche a crescere, non solo a non perdere, in un contesto come questo, bisogna fare uno scatto in avanti, di discontinuità e di innovazione, inserendosi in un processo di ringiovanimento che aveva già portato avanti in alcune fasce orarie l'ottimo direttore Angelo Teodoli prima di me, nel senso che in alcune fasce aveva già identificato una strada e non solo nel prime time, ma anche in alcune fasce ancor più difficili del day time.
  L'obiettivo che mi sono data è quello di lavorare su un mix di codici tradizionali e nuovi per attirare in alcune fasce, laddove Pag. 7possibile, nuovo pubblico, facendo grande attenzione al pubblico più pregiato sia da un punto di vista culturale sia da un punto di vista anche commerciale, che è quello che viene definito in una fascia amplissima dei «giovani adulti», dei 15-44 anni. Si tratta di un pubblico difficile da andare a prendere perché dentro ci sono figli e genitori, però sono pubblici importanti perché da una parte sono quelli commercialmente più interessanti, dall'altra sono anche culturalmente una parte del Paese che si muove, che va intercettata e fatta aderire.
  Questo però senza perdere il carattere generalista e popolare di RaiDue, perché ricordiamoci che RaiDue ha bisogno di iniezioni di novità dentro un architrave che esiste in alcune fasce orarie, a partire dai TG, che sono molto solidi, da alcune fasce orarie del mattino che hanno un ascolto molto solido su pubblici più anziani, perché è inutile andare a cercare pubblico più giovane laddove non c'è.
  La RaiDue che vorrei quindi ha la forma di un caleidoscopio puntato sul mondo di oggi, che cerca fortemente un'estensione sul mondo dei cosiddetti social. Qui arriva una domanda molto diretta: come fa la televisione a sedurre il mondo dei social? Non è detto che sia così semplice l'attuazione della risposta: lo fa con idee chiare, riconoscibili, che abbiano una forte identità e che possano nel mondo di fuori scatenare un dibattito.
  Comincerei quindi a parlarvi di un po’ di idee che tornano e di alcune nuove su questa rete. La prima è la riconferma di Pechino Express, che è un po’ un programma bandiera di questa rete, quest'anno ci sarà la rotta delle civiltà perdute, ancora più emozionante, tra Guatemala, Colombia e Messico. Si tratta di uno degli esempi di programma che è riuscito a catalizzare un'attenzione importante del pubblico giovane, che ha un'attività social importantissima, in un gioco di corrispondenze in cui una cosa rimbalza sull'altra, e soprattutto a mio parere è un modo (ludico evidentemente, perché deve parlare a una massa importante di telespettatori) per fare intrattenimento con una vocazione da servizio pubblico. Dentro c'è infatti il viaggio, la possibilità di restituire alle persone che stanno a casa suggestioni di Paesi che forse non vedranno mai o in cui forse gli faremo venire la voglia di andare, viaggiare e vedere, perché stiamo parlando sempre di aspetti un po’ inediti di quei Paesi.
  Dopo il viaggio nel mondo di Pechino Express stiamo preparando un viaggio nel tempo con un programma che si chiamerà (credo che confermeremo il titolo) Il collegio ed è l'idea di riportare un gruppo di adolescenti di oggi in un collegio di fine ’700 a farli vivere come vivevano i loro nonni nel 1960. Questo per creare un clash culturale tra generazioni, che coinvolga dai nonni ai ragazzi ai genitori, perché pensiamo che questo sia un meccanismo coinvolgente per far riflettere i ragazzi di oggi su una realtà che non è così lontana, per fare emergere tutte le contraddizioni che sono nate negli ultimi dieci o quindici anni a disposizione di queste nuove generazioni. Ricordiamoci che in questo programma ci sarà anche un uso molto attento di una delle cose straordinarie che ha la Rai e gli altri non hanno, cioè le teche: pensiamo di poter realizzare bene questo programma perché abbiamo un patrimonio cui attingere per ricostruire in maniera minuziosa il mondo di quegli anni, perché lo abbiamo e possiamo anche far vedere a quei ragazzi il programma televisivo che nel 1960 potevano vedere i loro nonni, con un interessante gioco di rimandi. Questo è il tipo di intrattenimento su cui vorremmo rimanere e continueremo con altri esperimenti del genere in questo genere che viene definito normalmente tra addetti ai lavori il «dopo Entertainment Reality», una struttura molto agile che permette di raccontare la realtà in modo accattivante, perché la si può raccontare ma occorre anche avere qualcuno che la guarda, e più di altri si presta a un'estensione multipiattaforma.
  Continueremo sempre a parlare di giovani con una cifra molto più seria su un tema importante come quello del bullismo, un fenomeno in crescita, diffuso, che va assolutamente affrontato e contrastato. La Rai ha appena firmato un protocollo d'intesa con il MIUR proprio in questa direzione: Pag. 8 offriremo quattro puntate di una prima serie, le stiamo preparando con molta cura, una prima serie che ne avrà altre probabilmente l'anno prossimo, sapendo che l'idea è che non esistono buoni e cattivi, si tratta semplicemente di mettere a fuoco alcune esperienze di grande fragilità che vanno supportate da un contesto familiare e scolastico.
  Vi è poi il tema dell'informazione, tema molto importante su cui mi sono misurata nel momento in cui sono arrivata, nel senso che l'obiettivo dato a RaiDue è anche quello di cercare di coinvolgere nel mondo dell'informazione quelle fasce di pubblico più giovane che oggi non ci sono, perché oggi l'età media dei programmi cosiddetti «informativi» delle reti Rai ma anche degli altri è intorno ai 60 anni, quindi l'obiettivo di recuperare le fasce più giovani non è sicuramente un obiettivo facile, ma ci dobbiamo provare, credo che sia negli obiettivi che ci siamo dati.
  Nell'aprile di quest'anno il marketing strategico ha commissionato una ricerca proprio sul rapporto tra i giovani adulti – quella grande fascia di cui vi parlavo prima – e la Rai, con un capitolo dedicato al loro rapporto con l'informazione Rai in cui escono due elementi piuttosto chiari e incontrovertibili, da cui siamo partiti per fare la riflessione sulle cose che sarebbe giusto fare in questa direzione: questi giovani non riconoscono tanto valore alla parola in sé, ma a un racconto per immagini, e non si identificano tanto nel commento delle cose che succedono, ma hanno bisogno di essere posti di fronte all'esperienza delle cose che accadono. Questo vuol dire che non è vero che i giovani adulti rifuggano l'informazione tout court, probabilmente i giovani adulti non si riconoscono in alcuni meccanismi di informazione, che lavorano spesso su temi simili di settimana in settimana e da un canale all'altro, probabilmente rappresentati anche da testimonial in cui non si riconoscono per ragioni anagrafiche e di distacco da alcuni codici. Abbiamo aperto un cantiere su cui stiamo lavorando per andare in onda in autunno, incentrato invece sul concetto di esperienza e di vissuto. Sarà un programma composto anche grazie all'apporto di parecchi filmati, che hanno al centro un elemento unificante ovvero che qualsiasi inviato (ci saranno inviati di tipo molto diverso) che proporrà il filmato di un tema qualsiasi della realtà che sta fuori, in uno spettro molto largo, riporterà sempre un'esperienza diretta del tema di cui parla. Si tratta quindi di un cantiere complicato, perché significa fare tanta di quella che in gergo si chiama «preproduzione» ed essere bravi a farla, però penso che sia la strada giusta per provare a riempire questo vuoto che oggi c'è, in Rai come altrove.
  In tema di informazione in senso più classico, abbiamo deciso di riproporre, dandovi più spazio, tempo e una fascia più pregiata, un magazine che esiste da ormai da tre anni, che ha un nome a mio parere non bellissimo e che cambieremo, 2Next, che si era dato come obiettivo di parlare di economia, ma che piano piano ha parlato un po’ di tutto, di attualità, di costume, di società. Lo riorganizzeremo in una fascia molto pregiata aumentandone la durata da 45 a 90 minuti, perché crediamo che sia un bel programma per parlare dell'attualità settimanale, non solo di economia ma di tante altre cose.
  Abbiamo anche tante serate di puro divertimento. Come sapete, tra le reti generaliste siamo quella che ha un appuntamento storico con la fiction seriale USA, quest'anno ci sarà peraltro l'ultima stagione imperdibile di un titolo classico, l'ottava di Castle, che va in onda da tanti anni. Quest'estate stiamo facendo due tentativi di allargare la nostra offerta di fiction su codici che di solito RaiDue non aveva, una verrà lanciata questa estate, forse ne avete sentito parlare, è un titolo a cui tengo molto, Jane the virgin, una sorta di telenovela riadattata in ambito americano, un successo mondiale che parla peraltro in maniera molto divertente e accattivante di una ragazza che per sbaglio viene inseminata in uno studio di ginecologia dove doveva fare un tampone, quindi lei che viene da una famiglia molto cattolica e, poiché la madre era rimasta incinta a 16 anni, ha deciso di rimanere vergine, ha Pag. 9questo grande dilemma se tenere o meno il bambino.
  Questa estate manderemo anche un altro titolo storico della programmazione Sky, Le regole del delitto perfetto, poi ci sarà un appuntamento musicale che metterà d'accordo i più vecchi e i meno vecchi, di cui però ancora non vi posso dare il nome perché, nonostante sia una questione di giorni, c'è ancora una riservatezza sul contratto.
  Questi sono alcuni pezzi della RaiDue che vedrete, ci sono tante altre cose che adesso non vi posso ancora dire perché le stiamo definendo, però la vedo molto eclettica, in grado di far vivere cose molto diverse al suo interno, che rifugge dal conformismo di essere sempre uguale a sé stessa e soprattutto prova a sperimentare strade nuove. Spero che l'autunno sia solo l'inizio di una grande cavalcata, che spero mi divertirò a fare insieme alla squadra e a tutte le persone che in Rai mi sostengono nel progetto. Vi ringrazio.

  MAURIZIO GASPARRI. Grazie per la sua esposizione e buon lavoro per il suo incarico. Lei ha detto che da ottobre a maggio la stagione televisiva ha avuto una tenuta di ascolti nelle reti generaliste della Rai, compresa RaiDue, e questo ci dovrebbe interrogare sulla opportunità di fare dei cambi. Questo riguarda non lei, ma chi ha deciso i cambi, se ha tenuto nel momento in cui gli altri perdevano ascolti, forse si poteva proseguire nelle varie reti con i dirigenti che c'erano, ma questo lo valuteremo in futuro, quando può darsi che miglioreranno gli ascolti, quindi difendere i numeri era una cosa minore rispetto a un possibile miglioramento.
  Per quanto riguarda le questioni che ha illustrato vedremo quali saranno i risultati, il suo programma mi pare in linea con quello che il direttore generale ci ha ribadito più volte, i linguaggi, agganciare i social, aderire, il caleidoscopio, racconto per immagini, tutte cose che poi bisognerà verificare sul campo, perché sul piano teorico viene detto da diverso tempo dall'attuale gestione della Rai.
  Quello che ci ha detto lo giudicheremo nel tempo e ci auguriamo che possa funzionare e consentire a RaiDue quell'opera di risalita della china che già negli anni passati era riuscita a fare dopo una fase più complicata, ma vorrei porre due questioni specifiche.
  Lei ha accennato anche all'informazione, dicendo di questo programma con filmati e inviati e della valorizzazione con diversificazione di un altro programma che già esisteva, ma ha fatto molto discutere recentemente la decisione della Rai di sopprimere Virus, che come ascolti ha risultati in linea con l'andamento dei talk show. L'altra sera la Rai ha messo in prima serata Gazebo che ha fatto il 3 per cento, quindi mi chiedo se alcuni programmi, siccome sono graditi ad alcuni settori, prescindano dai numeri, a differenza di altri che hanno numeri decenti, in linea con la difficoltà che i talk show registrano in generale. Vorrei quindi capire la decisione, perché abbiamo letto sui giornali che erano state offerte altre alternative, la domenica dalle 19.30 alle 20.30, quando la gente guarda altre cose e ci sono i telegiornali su tutte le reti principali, e già la Rai ha il programma di Fazio che comincia attorno a questo orario. Vorrei sapere anche quanto costava il programma, che mi risulta fosse un programma dai costi molto ridotti (45-50.000 euro), come lei saprà meglio di me. La domanda quindi è puntuale: quali erano i costi di quel programma, perché si è deciso di sopprimerlo, posto che anche rispetto all'aggancio con i social è un programma che si è mosso verso una maggiore interattività rispetto ad altri più ingessati su altre reti e di canone abbastanza classico. Vedevo infatti che anche rispetto alla rete cercava di interagire. L'informazione è importante e va modernizzata, ma il giovedì cosa si metterà, un telefilm, una serie? Vorrei sapere anche in termini di programma, perché ormai siamo a giugno, quindi penso che lei sappia già, al di là di alcuni aspetti di riservatezza che capisco debbano essere mantenuti, cosa andrà in onda al posto di questo programma.
  Concludo con un'altra domanda specifica. Ho letto sui giornali, non so se sia vero, che su RaiDue dovrebbe andare in onda un programma prodotto da Magnolia Pag. 10– società che lavora da anni in Rai, quindi non c'è una preclusione, lei viene da Magnolia – programma che sarebbe girato a Bergamo, città del fondatore di Magnolia (può darsi che non sia vero, l'ho letto sui giornali) che fa il sindaco di Bergamo dopo essere stato accanto a Renzi nella fase iniziale. È vero che Magnolia farà un programma su RaiDue girato a Bergamo (lei era una dirigente di Magnolia, Gori è sindaco di Bergamo)? Spero che non sia vero perché almeno per diversificare potevano girarlo a Sondrio, a Brescia, a Milano o a Catanzaro!

  MAURIZIO LUPI. Sarò brevissimo e chiedo scusa sin d'ora, ma abbiamo un question time alla Camera e mi dovrò allontanare. Oltre ad aver apprezzato la cortesia e il modo garbato con cui ha posto la seconda domanda il senatore Gasparri, la mia riprende la sua prima domanda, perché lei tra l'altro ha toccato il tema dell'interazione tra informazione e programmazione della Rete.
  La domanda è non solo sulla ragione per cui la Rai, dopo aver investito per tre anni su una trasmissione (e sappiamo quanto è difficile far nascere e crescere programmi nuovi, in particolare di approfondimento e di informazione), Virus, decida di chiudere quella trasmissione; la domanda di fondo è: la nuova impostazione delle reti che spazio vuole dare anche in modo nuovo a programmi di approfondimento, che mantengano ovviamente una pluralità di contenuti e d'informazione, ma che siano anche luoghi dove poter confrontarsi sulla vita della società, delle istituzioni, della politica? La politica non è una bestemmia, il problema è come si fa informazione e come la si confronta, anzi il servizio pubblico credo che possa e debba aiutare in questo modo, non con formule vecchie, ma magari con formule nuove. Ho letto che la Rai ha deciso di spostare in seconda serata tutto questo tipo di approfondimenti, è vero? Tutti i talk show tradizionali che hanno visto su RaiUno, RaiDue e RaiTre in questi anni diverse formule di svolgimento andranno non più in prima serata, ma solo in seconda serata, dedicando quindi la seconda serata a questo approfondimento? È così, ma qual è la ragione di questa scelta, si ritiene che l'approfondimento non meriti la prima serata, che in prima serata occorra invece la leggerezza? Non credo sia questa la scelta che si debba fare, chi vuole riflettere va in seconda serata, chi vuole annullare il proprio pensiero va in prima, non mi sembra che possa essere questo il criterio.
  Posta la prima domanda sulla ragione per cui è stata eliminata Virus, a me interessa completare il ragionamento seguendo l'impostazione che lei ha dato nella sua relazione. Leggerò la sua risposta negli atti e le chiedo scusa.

  LUIGI D'AMBROSIO LETTIERI. Innanzitutto buon lavoro, direttore, e in bocca al lupo, ha bisogno di auguri, mi fa piacere che vi sia una buona sintonia fra le cose che lei ci ha raccontato delineando l'orizzonte verso il quale intende portare RaiDue, e quanto in questa stessa sede ci ha raccontato il direttore generale.
  Mi sarei aspettato che facesse un diretto e specifico riferimento alla soppressione di Virus. Non per essere ripetitivo, ma per rappresentarle ancora meglio e di più come abbia determinato non poco stupore la decisione di sopprimere Virus torno nuovamente, buon terzo, sull'argomento, perché così si convince ancora di più che è centrale nell'attenzione che abbiamo destinato a questa decisione. Questo scaturisce da tre semplici considerazioni: 1) notoriamente Virus con il conduttore Nicola Porro non si poteva certamente dire fra le trasmissioni di informazione più ortodosse rispetto alla linea del Governo, e, pur mantenendo una posizione di assoluto equilibrio, non era una trasmissione allineata al «renzismo»; 2) ho visto gli ascolti della trasmissione e ho visto un trend che ha retto bene, in controtendenza negli ultimi anni rispetto all'andamento degli ascolti più in generale dei programmi di RaiDue; 3) si sopprime Virus e per quanto attiene l’ informazione in prima serata qual è l'offerta che RaiDue intende dare per mantenere un adeguato livello di informazione, ispirato a quei princìpi che lei ha evidenziato come punti centrali della sua attività in questo periodo di direzione?

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  ALBERTO AIROLA. La ringrazio per essere qui, benvenuta. Cominciamo dall'attuale palinsesto di RaiDue che lei giustamente va a correggere perché, se guardo il palinsesto di questa settimana, vedo che dalle 6.00 di mattina con Pasiòn prohibida fino circa alle 17.00 e poi in prima serata ci sono solo telefilm, peraltro vecchiotti. È vero che sta finendo la stagione, ma è anche vero che il servizio pubblico non va in vacanza. Questa è una questione che non riguarda ovviamente solo RaiDue, ma tutti i canali e un atteggiamento in generale della Rai, che è quello di ignorare la sessione estiva, cominciando con ritagli, avanzi, neanche con il valore che potrebbero avere i documenti di teche, ma con degli intermezzi propinati da anni, che tutti conosciamo bene, quindi questo va assolutamente cambiato. In più, RaiDue secondo noi non deve diventare per forza un competitor vecchio di Italia 1, anch'essa vecchia come fascia, nel senso che i giovani hanno bisogno di altri prodotti correlati con i social, ne abbiamo parlato ampiamente con il direttore generale e con il dottor Tagliavia e sicuramente RaiDue è la tv giusta per applicare determinate dinamiche.
  Sull'intrattenimento e l’infotainment andrei cauti. Il servizio pubblico è intrattenimento, ma mi sembra che siamo di fronte a palinsesti troppo pieni di intrattenimento, soprattutto infotainment (lo criticammo già con Vespa) quando si mischiano temi seri e faceti e non si dà al cittadino un contesto di riferimento chiaro, dove inquadrare le problematiche trattate. Se infatti passo da un caso di cronaca molto duro a una questione molto leggera, da un caso di mafia a un caso di chirurgia estetica, liposuzione, ho contesti diversi che mi permettono approcci diversi, sempre tenendo presente il fatto che la tv si fruisce anche in maniera distratta, fa parte della sua natura.
  Ha bisogno di iniezioni di verità, ha detto bene, un caleidoscopio aperto sul mondo, una finestra aperta sul mondo, sono d'accordo, quindi basta vedere le stesse persone in tv, perché il mondo è abitato da tante altre persone, mentre l'esperto di storia è sempre Mieli: apriamoci anche a nuove figure, basta con queste persone un po’ da regime televisivo, che hanno le loro competenze, ma forse è ora che lasciano spazio ad altri.
  Quanto ai reality, va bene limitatamente. Pechino Express può essere curiosa, stimolante, del programma Il collegio me ne parla lei adesso, ma questi sono format di chi, sono interni Rai o sono esterni? Quello che voglio dire è che bisogna favorire la produzione interna, soprattutto se andiamo a comprare il format sui mercati esteri con intermediari, che sono in genere ex dirigenti che adesso gestiscono società che lavorano per la Rai, nulla di male, ma se facciamo risparmiare i cittadini e produciamo internamente questi forma, magari è meglio.
  Parliamo di trasparenza. Lei arriva da Magnolia, le si potrebbe dire che magari ha mantenuto delle relazioni, quindi la soluzione è la trasparenza. Lei renda trasparenti i criteri delle sue scelte e, se possibile, anche i dati aggregati sulle spese, che ci darebbero un'idea più credibile delle scelte che fate, e si proteggerà da eventuali accuse. Queste stanze sono impregnate della parola «trasparenza», abbiamo annoiato tutti, ma è una questione centrale, e la Rai adesso non la sta facendo perché sul sito ancora non ci sono i dati dei dirigenti e di quanto avevamo concordato.
  Informazione. Adesso lei sta parlando di cantiere, 2Next non è male come programma, va bene, riguardo alla questione di Virus non mi metto a discutere su Porro, ma c'è un tentativo di portare tutti questi contenitori più verso l'intrattenimento che verso l'informazione, compresi i talk, che non ci sono mai piaciuti, ma che se vengono eliminati e non sostituiti da altro, forse ci sarà una perdita di informazione, quindi cosa avete intenzione di fare?
  L'informazione di RaiDue ha avuto una vocazione all'approfondimento che noi apprezziamo (parlo del TG 2 e delle sue rubriche) e mi sembra che invece questo patrimonio vada perduto.
  Sono molto critico con la gestione di Rai Fiction e di Rai Cinema, mi piacerebbe vedere film non del 2011 in prima serata o robe vecchie, ma vedere i film della Rai, Pag. 12che i cittadini finanziano e pagano con i loro soldi e che invece vanno distribuiti dalla 01. Non capisco perché succeda questo, non capisco perché Del Brocco ci venga a dire che ha prodotto 200 e passa documentari in un anno e non ne vediamo nessuno sulla Rai, perché anche i documentari oggi non sono più quelli noiosi e con un format trito che abbiamo visto da bambini, oggi sono documentari di generi vastissimi e differenziati che possono essere molto accattivanti per un pubblico giovane o meno giovane, e continuiamo a non vederli.
  La questione fiction: ero molto critico con la Andreatta per come gestisce i soldi dei cittadini con le fiction, ci è stato detto qua in Commissione che verranno prodotte fiction anche per altri canali. Su questo le chiederemmo qualche indicazione in più. Mi sembra che 500 milioni in tre anni per film e fiction siano eccessivi se si va nella direzione in cui si è andati fino adesso, con prodotti di questo genere, e anche lì auspichiamo un ampliamento delle coproduzioni di competitor che siano al di fuori dai soliti cinque (sa benissimo di cosa parlo).
  Mi è stato segnalato e abbiamo fatto un'interrogazione su Cronache animali, un programma che piaceva molto, diverso: sarà sostituito, verrà fatto altro?

  VINCENZO CUOMO. Mi associo all'apprezzamento per l'esposizione fatta dal direttore e sarò molto breve. Nell'ascoltare il programma di RaiDue non sono riuscito a comprendere l'idea rispetto alla valorizzazione di tutti i programmi che venivano prodotti dalla Rai. In particolare mi riferisco a quelli prodotti nel centro di produzione Rai Napoli che – siccome ha cominciato la relazione dicendo che i numeri sono punti di partenza e alcuni programmi prodotti nella Rai di Napoli, oltre a valorizzare le risorse interne, hanno avuto un buon rendimento nel range tra ascolti e costi – le chiedevo se potesse essere più precisa nella replica rispetto a programmi come Made in sud che ha avuto un notevole successo di pubblico e che non ho sentito citare nella sua esposizione, o Fatti unici che, nonostante l'orario in cui veniva messo in onda e il rapporto tra costo e ascolti, era assolutamente in un range migliorabile.
  Da buon napoletano, preoccupato anche da quello che ho sentito dal collega Gasparri, ho inteso fare un sano campanilismo, cercando di capire meglio quali siano le sue intenzioni.

  AUGUSTO MINZOLINI. Cerco di essere il più breve possibile. Partendo dal tipo di esposizione che ha fatto che è interessante, porrei però un problema, perché l'elemento essenziale del pluralismo, che è l’humus del servizio pubblico, ha un rapporto anche per quanto riguarda le indicazioni che ha dato riguardo agli ascolti, al discorso dei social, nel senso che programmi con forti identità creano quel rapporto con una parte della rete e contemporaneamente tante identità creano la possibilità di avere un rapporto diretto con tutta la rete.
  Da questo punto di vista non faccio una polemica, ma non capisco per quale motivo si sia scelto di eliminare un programma con una forte identità come Virus, perché all'interno di questo grande meccanismo che dovrebbe essere il servizio pubblico (lo dice uno che non ha mai detto che Santoro dovesse andare via dalla Rai, tanto per essere chiari, anzi), se continuiamo a ragionare in modo da rendere tutto più omogeneo, creiamo due problemi.
  Il primo è che abbiamo il rischio di fare un'informazione che non ha tinte forti, ma avviene attraverso una via subliminale, nel senso che improvvisamente in una trasmissione e in un'altra hai lo stesso messaggio, lo stesso concetto, il che dal punto di vista del pluralismo porta problemi, ossia rischi che vasti settori della platea televisiva non si sentano riconosciuti in una delle comunità Rai.
  Il secondo problema è che, se abbiamo un palinsesto che prevede tredici o quindici telefilm, significa che abbiamo una difficoltà da affrontare nel periodo estivo. Ritorno quindi alla campagna referendaria, perché l'informazione viene tutta lasciata ai TG. Se poi i TG vengono decisi nel senso che c'è una conferma che deriva dal tipo di linea editoriale più vicino al Governo e gli altri due vengono invece sostituiti, comincia Pag. 13 ad esserci un problema non indifferente di informazione.
  Non so come sostituirete Virus, però è evidente che dare uno spettro ampio con programmi a tinte forti all'interno del palinsesto della Rai è fondamentale, altrimenti se alle polemiche che ci sono state sulla nuova governance aggiungiamo qualcosa che è estremamente omogeneo e non definibile, rischiamo di aver fatto quello che viene sempre negato, seppur in maniera intelligente dal punto di vista culturale, ma con lo stesso risultato. Credo che anche dal punto di vista degli ascolti uno schema del genere potrebbe riservare cattive sorprese.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Voglio ringraziare il direttore perché ho visto che la definizione che ha utilizzato di «giovani adulti» arriva fino a 44 anni, per cui mi sono sentito in una fascia ampia e considerevole. Le auguro buon lavoro, come hanno fatto gli altri colleghi, peraltro mi sembra interessante (aggettivo utilizzato anche dal collega Minzolini) il respiro che dava alla sua comunicazione il suo percorso lavorativo, la sua formazione cui lei stessa ha fatto riferimento, perché penso che questa sua esperienza non scontata rispetto al ruolo che svolge possa contribuire anche a una definizione contemporanea di servizio pubblico per quanto riguarda innanzitutto le sfide che esso ha di fronte. Questo però lo vedremo con i palinsesti, un banco di prova a cui lei stessa ha fatto riferimento. Io non le chiedo di Virus, capisco le domande dei colleghi anche in ragione delle polemiche che ci sono state, quindi capisco che vogliano riproporre qui il tema, sono domande assolutamente legittime e ascolteremo le spiegazioni.
  Mi sento di dire che però in un'audizione come questa, la prima del direttore di RaiDue, ridurre tutta RaiDue a Virus secondo me è un errore, così come ridurre le sfide che ha di fronte RaiDue e il servizio pubblico semplicemente a come viene sostituito Virus mi sembra un po’ limitativo, anche perché nella comunicazione c'erano elementi interessanti che dovrebbero cogliere l'attenzione dei colleghi come il riferimento all'età media degli spettatori dei programmi di approfondimento e di informazione.
  Questa Commissione ha discusso a lungo il tema dei talk show, sull'esigenza di rinnovamento e approfondimento che tenga insieme pluralismo e capacità di essere generalisti nel senso di riuscire ad abbracciare un pubblico vasto, e dai dati che sono stati richiamati emerge innanzitutto il problema di come facciano riferimento soltanto a una fascia limitata della popolazione. A me sembra interessante questo, e come su questo si debba lavorare in termini di linguaggio, una sfida più volte riproposta nei piani industriali, che poi però deve essere sostanziata con le scelte. La centralità del racconto e della capacità di identificarsi innanzitutto con le immagini sono gli elementi di maggior respiro che possono e debbono interessare la riflessione che facciamo oggi.
  Lei faceva riferimento alla trasmissione 2Next in termini di esperimento che è stato fatto, e alcuni risultati e trasformazioni: lo prendo a prestito non tanto con riferimento alla stessa trasmissione ma credo che ci sia un punto che riguarda anche una capacità di ritrovarsi di una parte significativa del pubblico cui faceva riferimento nella parte analitica della sua comunicazione: c'è un tema che riguarda come essere consumatori attivi, partecipi, consapevoli, su cui il servizio pubblico ha un di più da dare in termini di strumenti che si possono offrire. Penso al risparmio consapevole, per esempio, che è una materia che è diventata di stretta attualità in altri Paesi ed è un tratto del percorso formativo almeno a livello secondario, un tratto di una consapevolezza che viene costruita in termini di opinione pubblica. Tutto questo nel nostro Paese non c'è, ma credo che sia una cosa su cui sia utile riflettere.
  Il Parlamento è coinvolto da circa un anno sul disegno di legge sulla concorrenza, che ha dentro una serie di questioni che sono oggetto di posizioni molto diverse dei Gruppi parlamentari, ma c'è un aspetto che adesso è discusso al Senato sul superamento del mercato di maggior tutela nel settore dell'energia, quindi il completamento Pag. 14 della liberalizzazione, che comporta una piena consapevolezza da parte dei consumatori, dei cittadini. Su questo pensiamo che ognuno debba in tempi rapidi costruirsi una consapevolezza e che possa essere un tema di carattere generale su cui il servizio pubblico può intervenire. Ho inteso così quando ne parlava il direttore, quando si parla di una capacità di ritrovarsi di una parte del pubblico, a quella parte significativa identificata anche nelle slide del direttore generale in termini di classi di età e di collocazione geografica di una serie di nostri concittadini che non ritrova attualmente nel servizio pubblico cose che hanno a che fare con i problemi della vita quotidiana e con la necessità di avere una strumentazione per affrontarli, quindi credo che questo possa essere un terreno nuovo di sperimentazione del servizio pubblico. Forse ho interpretato male le parole del direttore, però credo che questo possa essere un aspetto del ritrovarsi.

  SALVATORE MARGIOTTA. Farò una domanda flash. Innanzitutto dico con sincerità che ho apprezzato la relazione del direttore di RaiDue anche per la premessa, nella quale mi è sembrato dare la giusta consapevolezza anche al ruolo della Commissione di vigilanza. Non è avvenuto spesso in questo nuovo corso Rai, quindi lo saluto in maniera assolutamente positiva.
  La domanda, che non è una provocazione ma è davvero una domanda, è questa, perché continuo a cercare di capire ma ancora non l'ho ben capito fino in fondo: la direzione editoriale si occupa anche dell'informazione che è di competenza non delle testate, ma delle reti, quindi come avviene l'interazione tra un direttore di rete e un direttore editoriale? Il direttore editoriale dice cosa deve trattare? Dal punto di vista pratico e concreto in che maniera ci si confronta, decide uno, decide l'altro, lei obbedisce, esegue gli ordini, come funziona? Non è una provocazione, ma è davvero un tentativo di capire.

  ILARIA DALLATANA, direttore di RaiDue. Direi di affrontare subito il tema Virus, che non è il tema Porro ma il tema Virus, li terrei distinti, poi progressivamente risponderò alle altre domande.
  Nel momento in cui eredito questa rete e mi si chiede di dare un momento di discontinuità per crescere e per catturare (è nel piano industriale, ma credo che sia anche un obbligo del servizio pubblico andare a attrarre su alcuni temi un pubblico più giovane), non posso che valutare l'esperienza di Virus, che era fatto molto bene anche per quello che costava, nel senso che aveva un costo relativamente basso come i programmi che hanno pochi filmati, con tante idee dentro. Non era un programma fatto male per niente: purtroppo il risultato è che in tre anni è sempre rimasto come media intorno al 4 per cento, una media sicuramente inferiore alla media di rete che oscilla intorno al 7 per cento in quella fascia, ma è anche un problema sapere da chi è composto questo 4 per cento: circa un milione di spettatori, quasi tutti uomini sopra i 60 e donne tra i 55 e i 65 anni. È facile catturare i più giovani quando si fa intrattenimento, musica, The Voice, Pechino Express ma se devo prendere il mio ruolo seriamente e pensare di provare a catturare le fasce più giovani anche sull'informazione e su quello di cui si parlava prima, il tema della riconoscibilità di un servizio pubblico che parla delle cose che interessano, non posso valutare correttamente Virus in un palinsesto così, e me ne dispiaccio moltissimo. Peraltro, la mia opinione su Porro era molto positiva, tanto che gli ho fatto una proposta che lui ha considerato probabilmente un po’ troppo aggressiva perché piena di incognite, ma sempre nella direzione che vedo io, di smuovere le acque. La fascia in cui ho proposto a Nicola Porro di ristrutturare un magazine che facesse il bilancio su tutta l'attualità settimanale e rilanciasse quella della settimana successiva, va dalle 18.50 alle 20.30 della domenica e il totale ascolto di quella fascia è di un milione di persone in meno di quello del prime time del giovedì, con una differenza sostanziale di curve tra le due, e anche se si va contro i TG secondo me si può fare un bellissimo pezzo d'informazione, Pag. 15 tanto che su questo stiamo continuando a lavorare, anche sul nome.
  Sono molto dispiaciuta, perché credo che Porro sia un buon giornalista prestato alla televisione, che rappresenta quel pluralismo di cui – sono d'accordo con voi – abbiamo bisogno. Ha detto di no, è notizia di una settimana fa, e, ripeto, me ne dispiaccio, perché mi ero convinta che dicesse di sì e mi piaceva iniziare insieme a lui questa avventura, gli avevo già proposto un'ipotesi di studio e di collaboratori: c'era un'idea, perché vado sempre dietro alle idee, sperando che, aprendo lì, avremmo aperto un nuovo fronte. È vero che è una fascia difficile, però anche Fazio quando ha iniziato a fare un talk show che dura un'ora di domenica sembrava una follia e adesso fa uno degli ascolti migliori di quella fascia di tutte le reti! La risposta di Porro è stata di una settimana fa e nel nome del pluralismo, che siamo sicuri di dover garantire, stiamo cercando un'alternativa.
  È vero che il programma di Zoro ha fatto il 3 per cento in prima serata, però va in onda una volta all'anno in prime time, e infatti non è andato bene, però non importa, era un'idea.

  MAURIZIO GASPARRI. Non è una volta l'anno in prime time...

  ILARIA DALLATANA, direttore di RaiDue. In questo caso eccezionalmente è andato in prime time, la sua collocazione normale è in seconda serata, è stato un esperimento che è andato come è andato, ma andava provato come tante cose che uno prova e vede come vanno.
  Per finire di rispondere al senatore Gasparri vorrei affrontare il discorso del Collegio che si fa in un paese vicino a Bergamo, a lei sembra straordinario però...

  MAURIZIO GASPARRI. Lo fa Magnolia?

  ILARIA DALLATANA, direttore di RaiDue. Certo, è di Magnolia. Adesso vi racconto la storia, sono tranquillissima su questa cosa, mi dispiaccio solo che lei tragga delle conclusioni.

  MAURIZIO GASPARRI. Ne ho visto tante, mi mancava solo questa: lei viene da Magnolia e si fa un programma con Magnolia a Bergamo, dove è sindaco Gori. Se era un altro di centrodestra, l'avevano già arrestato!

  ILARIA DALLATANA, direttore di RaiDue. Faccio una serie di premesse, così almeno lo sapete tutti: io non lavoro più a Magnolia da due anni e mezzo, non ho più quote in Magnolia, di cui sono stata una delle fondatrici e lo dico con orgoglio, mi scusi. In seguito è stata comprata da un gruppo, che a sua volta adesso è stato comprato da un altro gruppo francese, e ve lo dico perché dentro a questo grande gruppo in cui è andata a diluirsi anche Magnolia c'è Vivendi di Bolloré, quindi stiamo parlando proprio di un altro mondo rispetto a quello a cui si riferisce lei.

  MAURIZIO GASPARRI. Proponga un collegio di Napoli.

  PRESIDENTE. Gasparri, basta interruzioni, però.

  ILARIA DALLATANA, direttore di RaiDue. Questa è una cosa di cui vado orgogliosa, senatore Gasparri, me lo faccia dire perché ci ho perso anche tanto tempo: proprio perché uno dei componenti ha parlato della necessità di comprare dei concept direttamente, senza intermediazioni, nel caso specifico di questo formato, che originariamente è un formato inglese che è stato fatto anche in Francia e Spagna che chiamiamo comodamente Le pensionnat, ho deciso come Rai di andare a comprarlo proprio per avere direttamente i diritti. A questo punto è stata aperta una gara fra quattro operatori tra cui anche Magnolia, è stata istituita una commissione che per un'intera giornata ha valutato tutti i progetti editoriali, peraltro io non ero neanche presente in Commissione proprio perché è una cosa che ho chiesto io, c'erano due persone editoriali della mia squadra, il Pag. 16direttore marketing, il vicedirettore degli studi, il direttore degli acquisti e un notaio, e alla fine delle quattro proposte è passata con un meccanismo di punteggio quella di Magnolia, che ha trovato questo bellissimo collegio vicino a Bergamo.
  Questa è la storia, se lei ci crede, bene, però...

  MAURIZIO GASPARRI. Ma io ci credo, questo è intrattenimento puro, guardi.

  PRESIDENTE. Gasparri, così non possiamo andare avanti, le faccio un richiamo formale...

  ILARIA DALLATANA, direttore di RaiDue. Questo per darvi una risposta sul programma Il collegio in quattro puntate, a cui peraltro tengo molto e spero che sarà un bel programma e darà i risultati che ci aspettiamo anche nel catturare quel benedetto pubblico giovane di cui parlavamo prima. Delle cose quindi si possono fare per comprare direttamente i formati, non è semplicissimo perché spesso sia le case di produzione sia le altre reti come Mediaset, Discovery, Sky sono molto aggressive sul mercato, ma ci stiamo provando, è una cosa non facilissima ma in questo caso ci siamo riusciti con un risultato di cui sono molto contenta.
  Mi avete chiesto cosa abbiamo pensato di fare in nome del pluralismo: stiamo cercando (è una cosa che avverrà nelle prossime settimane, spero di essere in grado di dirlo alle riunioni di palinsesto) una sostituzione a quello che avevamo immaginato fosse lo spazio di Nicola Porro.
  Sulla prima serata, quella più propriamente informativa, che per comodità chiamiamo il giovedì, è il programma che vi ho raccontato prima che dovrebbe fare informazione attraverso immagini e momenti anche di studio, che attraggano un pubblico che oggi ha bisogno di ciò. Credo infatti che, al di là del discorso dell'attualità specifica politica, il pubblico abbia voglia di un racconto di cose che succedono là fuori. Vi faccio qualche esempio di cose che stiamo mettendo in cantiere per questo programma: con cinque telecamere un nostro inviato va in un campo profughi in Turchia e lascia a cinque profughi queste cinque telecamere affinché ci restituiscano un racconto del loro quotidiano che poi monteremo e commenteremo in studio. Vi sto dando degli esempi perché credo che siano importanti, stiamo ragionando per fare una cosa che sta molto a cuore oggi alla sensibilità degli italiani, ovvero il tema delle carni, gli allevamenti intensivi e non, con una serie di reportage proprio in questa direzione, quindi io dico informazione, attualità, politica, sì, però credo che riuscire a intercettare una maniera di fare come servizio pubblico un'informazione anche aderente alla realtà sia parte della mia missione.
  Sono d'accordissimo con voi che l'estate sia un disastro, però quest'anno ci sono gli Europei di calcio su RaiUno mentre RaiDue diventa la rete olimpica, quindi per compensare (immagino, perché sono arrivata tre mesi fa, non ho deciso la politica industriale dell'estate, però la leggo così) un investimento fatto in questi due grossi appuntamenti sportivi, che sicuramente daranno ascolti e visibilità alle reti Rai, sicuramente a RaiDue che con le Olimpiadi in passato ha raggiunto ascolti mai visti prima, si è deciso di disinvestire in altre fasce. Sono abbastanza d'accordo con voi che però forse (però è una proposta che bisognerebbe ragionare insieme anche con il CFO) si potrebbe spostare un pochino la settimana di fine della programmazione normale. Non sono affatto felice che adesso siamo intasati di telefilm, tanto che lanciamo i due telefilm che vi ho detto prima proprio per creare una novità in questo momento e scuotere le acque.
  Sappiate che un direttore di rete avrebbe voglia di avere tutti i giorni in onda qualsiasi programma sempre, perché hai voglia che la tua rete sia sempre viva, ma bisogna fare i conti anche con l'economia, con il totale ascolto che cala e con gli investimenti.
  Sul tema della politica degli acquisti di Rai Cinema non posso veramente darvi una risposta, invece mi sono colpevolmente dimenticata di dirvi che avremo una serie di sei puntate da prime time quest'autunno che si chiama Il Vicequestore Schiavone,Pag. 17tratto da un bestseller di Antonio Manzini, lo scrittore che ha scritto una serie di racconti su questo vicequestore romano che viene trasferito, un personaggio molto scorretto, però con una grande umanità, che sta dalla parte dei più deboli e c'è questo contrasto culturale di un romano messo in castigo nelle montagne della Val d'Aosta sempre con la neve, sempre con i vestiti sbagliati. Sono storie poliziesche a puntate, è un prodotto molto forte su cui contiamo moltissimo.
  Cronache animali era un programma realizzato anche molto bene, ma il problema è che aveva ascolti veramente esigui anche perché la collocazione era molto complicata ed era difficile pensarne un'altra. Ci ho ragionato e, dovendo ottimizzare alcune risorse del palinsesto e di personale da reimpiegare altrove, abbiamo deciso di sospenderlo. In realtà il tema degli animali viene trattato in altri programmi, da I fatti vostri in poi; stiamo poi lavorando per avere invece un appuntamento bisettimanale di Cronache animali, grazie a un progetto branded. Sul mercato ci sono molti operatori che vogliono investire, stiamo lavorando su un progetto che dovrebbe vedere la luce in autunno, che invece di essere mezz'ora tutti i giorni avrà un'ora il sabato e un'ora la domenica in una collocazione un pochino più grata, quella precedente era veramente una collocazione molto sfortunata, faceva il 2-3 per cento in mezz'ora, non facevi in tempo ad accendere che era già finito, quindi il tentativo è di recuperare gli investimenti, ma anche di dargli più dignità di collocazione.
  Per me Napoli e tutto il mondo del sud è un mondo fondamentale per RaiDue, di questo mi sono resa conto, perché ha un legame fortissimo con questa rete, sia il pubblico sia un centro di produzione, sicuramente un'eccellenza, quello di Napoli. Made in sud è stato un programma straordinariamente buono nei risultati, che è confermato per l'anno prossimo, non vi ho parlato della primavera, vi ho parlato dell'autunno e invece Made in sud tornerà in primavera, quindi è per questo che non ve ne ho parlato. A Napoli partiremo quest'autunno con un nuovo programma in seconda serata, di cui non vi ho parlato perché non potevo parlarvi di tutto, quindi sicuramente Napoli diventa centrale, tanto che stiamo anche studiando con la struttura fiction dei progetti che lavorino intorno al concetto del sud di Napoli, perché credo ci sia un legame molto forte tra quel territorio e RaiDue, nonostante abbiamo programmi che parlano a pubblici molto diversi, ma credo che quel rapporto sia un pochino privilegiato e Made in sud l'abbia rafforzato, gli abbia dato una voce e una personificazione molto importante.
  Il senatore Minzolini parlava di Virus e del fatto di avere un connotato forte. In quello che stiamo rimettendo in pista ci sono alcune cose ereditate da Virus, che gli danno anche un connotato molto forte e valido e sono peraltro fatte internamente dalla Rai, come il fact checking e tutto il gioco di rimando con il mondo social, verranno assolutamente mantenute, perché quello era un passo avanti di quel programma. Non l'ho messa in piedi io, ma la squadra che ha fatto il fact checking per Virus ha vinto anche un premio per il miglior fact checking a livello europeo, è una soddisfazione e lo manterremo sicuramente, perché considero che fosse uno dei tratti distintivi e un po’ diversi.
  Sul discorso di come si possa garantire lo svolgimento di un'attività di dibattito politico pre-referendum anche in estate probabilmente non sono l'interlocutore giusto. Capisco il quesito che avete messo sul tavolo, però non sono la persona giusta per rispondervi in questo momento, perché vi sto portando un'idea di autunno e sull'estate mi attengo a quello che ho ricevuto, però è un'estate importante, con le Olimpiadi e gli Europei di calcio: dovete pensare che lo sforzo comunque c'è stato e i risultati arriveranno in termini di ascolto e anche in termini di investimenti.
  Chiudo con l'onorevole Peluffo, che aveva capito cosa volevo dire io: quando parlo di quel cantiere, parlo di qualcosa in cui il pubblico si riconosca sui temi che stanno fortemente a cuore, sono gli esempi che vi ho fatto prima, e questa è una strada difficile da iniziare, però sono sicura che, Pag. 18se la prendiamo con il piede giusto, abbiamo un prodotto in più, non uno in meno.
  Per quanto riguarda l'ultima questione del rapporto, con Verdelli è una risposta abbastanza semplice da dare, perché sono arrivata da poco. Esistono due livelli di interlocuzione, per esempio con il direttore del TG, Marcello Masi, parlo molto di problemi di allungamento e spostamento o magari ci confrontiamo su temi che penso sia importante che la rete affronti con più continuità, che magari sono temi importanti, non prettamente politici, ma che possono rappresentare un po’ il pubblico della rete, e c'è poi un'interlocuzione diretta con la direzione editoriale, su questa non lo so, però io ho questo genere di riferimento.
  La decisione su cosa faccio con Virus. Quando ho pensato alle possibili alternative ho avuto un colloquio iniziale per avere uno scambio di idee, però la decisione in questo caso è stata mia, mi è stato dato un parere, però non sono andata a chiedere «cosa faresti», ma ho detto «io farei così, cosa ne pensi?», ne abbiamo parlato in due occasioni e poi ho deciso io, anche perché se devo decidere con cosa sostituire, devo essere in grado di decidere cosa tolgo sia in termini di risorse sia in termini strategici. Questo è come funziona fino adesso, sono appena arrivata e non so come potrà essere questo autunno. Non so se ho risposto a tutti...

  PRESIDENTE. La questione della trasparenza.

  ILARIA DALLATANA, direttore di RaiDue. Sulla trasparenza, a parte avervi detto che non ho nessun incarico, che Giorgio Gori è sicuramente un mio amico, ci ho passato quindici anni di lavoro insieme, ma oggi fa il sindaco di Bergamo ed è felice di fare quello. Credo che la trasparenza riguardi il mio rapporto con Magnolia e non ho alcun problema a dire che per me Magnolia è una società come le altre, quindi se porta un buon progetto e funziona e fa ascolti nei budget che abbiamo, bene, altrimenti no. Peraltro, rispetto all'anno scorso Magnolia produrrà meno ore di programma, perché il precedente direttore si appoggiava parecchio a Magnolia, perché gli aveva portato Pechino Express, Monte Bianco che è stato fatto l'anno scorso, quindi da questo punto di vista non c'è alcun problema.
  Peraltro, mi sono data come obiettivo anche quello di aprire RaiDue negli spazi possibili ad altre collaborazioni perché secondo me il mercato va incoraggiato anche per i soggetti più piccoli, che hanno magari bisogno di più. C'è poi tutto un lavoro che sto svolgendo insieme a Massimo Lavatore che è il mio vicedirettore, ai miei capistruttura, un lavoro capillare per creare le condizioni di lavoro con la squadra interna che sto cercando di far lavorare il più possibile, perché quelli fuori sono fornitori, ma la mia squadra è questa, ce l'ho chiarissimo. Siccome è una squadra grande e anche distribuita, perché siamo un po’ a Roma, un po’ Milano, un po’ a Napoli, non è facilissimo, però piano piano sto facendo un lavoro di coinvolgimento di una squadra che è il mio capitale umano, su cui posso appoggiarmi, perché questo è il mio capitale, non è quello fuori.

  ALBERTO AIROLA. Non fatevi condizionare eccessivamente dallo share, perché la Rai prende 1,7 miliardi di soldi pubblici, ha un compito regolato, quindi non è il nostro obiettivo, se un programma non fa il top dello share, non è un problema, se è un buon programma e fa servizio pubblico, non ci preoccuperemo mai.

  ILARIA DALLATANA, direttore di RaiDue. La ringrazio moltissimo perché questa per me è una bellissima notizia. Vi ringrazio e spero che ci rivedremo presto per parlare delle cose nuove che faremo in autunno, un po’share e un po'qualità. Spero vi possano piacere e vi possiate ritrovare in quello che vedrete.

  PRESIDENTE. Ringrazio il direttore Dallatana e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.05.