XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro

Resoconto stenografico

Seduta n. 88 di Mercoledì 25 maggio 2016

INDICE

Comunicazioni del presidente:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 2

Sulla pubblicità dei lavori:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 3

Testo del resoconto stenografico

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIUSEPPE FIORONI

La seduta comincia alle 14.25.

Comunicazioni del presidente.

PRESIDENTE. Comunico che, nel corso dell'odierna riunione, l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto di:

incaricare la dottoressa Tintisona delle seguenti attività istruttorie: acquisire le generalità dei componenti della volante Monte Mario-Primavalle evocata nella recente audizione di Marco Liberato Di Berardino; acquisire presso le strutture della Polizia di Stato documentazione relativa a Valerio Morucci; acquisire – insieme alla dottoressa Picardi – sommarie informazioni testimoniali da alcune persone coinvolte nella vicenda della scoperta del covo di Viale Giulio Cesare; compiere un approfondimento sulla vicenda della segnalazione, giunta l'11 ottobre 1990, della presenza a piazzale delle Provincie di una videocassetta asseritamente relativa al sequestro Moro; svolgere un approfondimento sulle modalità della scoperta della tipografia di via Pio Foà;

incaricare il generale Scriccia di acquisire documentazione dal procedimento penale 3985/02 I del Tribunale di Roma;

incaricare il tenente colonnello Giraudo di acquisire sommarie informazioni testimoniali da quattro persone al corrente dei fatti;

incaricare il dottor Donadio e il luogotenente Boschieri di acquisire sommarie informazioni testimoniali da una persona al corrente dei fatti;

incaricare il colonnello Pinnelli di identificare i testimoni segnalati dal dottor Salvini a seguito dell'escussione del maresciallo Incandela, al fine di consentire l'acquisizione di sommarie informazioni testimoniali;
incaricare il colonnello Pinnelli di acquisire dalla RAI i filmati e gli audio dei notiziari televisivi e radiofonici del 16-17 marzo 1978 non ancora acquisiti.

Comunico inoltre che:

il 18 maggio 2016 il direttore del DIS ha trasmesso un compendio, segreto, di documentazione;
nella stessa data il dottor Donadio ha depositato una proposta istruttoria riservata, relativa all'identificazione dei componenti di una volante in servizio il 16 marzo 1978 nel quadrante Monte Mario – Primavalle; una proposta istruttoria, di libera consultazione, su Toni Chichiarelli; una proposta istruttoria, di libera consultazione, relativa all'acquisizione di documentazione di polizia su Valerio Morucci;
il 19 maggio 2016 il sovrintendente Marratzu ha depositato documentazione giudiziaria, di libera consultazione, relativa a Toni Chichiarelli;

nella stessa data è stata acquisita una nota, di libera consultazione, dell'ex deputato Falco Accame sulla vicenda di Antonino Arconte;

il 19 e 20 maggio 2016 l'onorevole Grassi ha depositato due note, di libera consultazione, relative alle vicende del cosiddetto «lodo Moro»;

il 23 maggio 2016 è stata acquisita una nota, segreta, depositata dal tenente colonnello Giraudo, riguardante atti di indagine; i relativi allegati, tuttavia, non sono ancora pervenuti;

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nella stessa data è pervenuta una lettera, riservata, della Procura della Repubblica di Bologna;

il 24 maggio 2016 è stata acquisita una nota, di libera consultazione, del dottor Allegrini, relativa a documentazione archivistica della Prefettura e della Questura di Viterbo;

nella stessa data il colonnello Pinnelli ha trasmesso una nota, riservata, con allegata documentazione fotografica relativa a Antonio Nirta, che sarà trasmessa al Reparto investigazioni scientifiche dell'Arma dei carabinieri;

nella stessa data, il tenente colonnello Giraudo ha depositato una proposta istruttoria, segreta, relativa all'acquisizione di sommarie informazioni testimoniali da quattro persone al corrente dei fatti;

nella stessa data, il dottor Donadio, ha depositato una proposta istruttoria, riservata, relativa all'acquisizione di sommarie informazioni testimoniali da una persona informata dei fatti;
nella stessa data, il dottor Donadio ha depositato una proposta, riservata, di quesiti per l'audizione odierna;
il 25 maggio 2016, la dottoressa Tintisona ha depositato il verbale, riservato, di sommarie informazioni testimoniali acquisite da Gaudenzio Truzzi;

nella stessa data il sostituto commissario Ferrante e il sovrintendente Marratzu hanno depositato il verbale, riservato, di sommarie informazioni testimoniali rese da Giulio De Petra.

Comunico altresì che i seguenti documenti riservati saranno duplicati e resi disponibili come documenti «liberi», previa obliterazione dei dati personali sensibili: 269/2, 322/1, 357/1 e 357/2, 365/1, 377/1, 416/1 (limitatamente al solo verbale di sommarie informazioni testimoniali), 418/1, 421/1, 422/1. Il documento 274/1 sarà inoltre declassificato da riservato a libero, mentre il documento 572/1 sarà declassificato da segreto a riservato.

Per quanto riguarda il programma delle audizioni, ricordo che si proseguirà con quelle già deliberate in relazione alla scena del crimine di via Fani e in particolare di Enrico Marinelli, di Egidio Correale e di Paolo Pistolesi. Vittorio Fabrizio per ragioni di salute si trova impossibilitato a venire in audizione. Si prevede inoltre di audire Adelmo Saba, per le vicende legate a via Fani, e Mario Fabbri, come già deliberato.

Come si ricorderà, è stata deliberata l'audizione di Claudio Signorile, alla quale potrebbero seguire le audizioni di altri esponenti politici di interesse, nonché quelle del giudice Armati e del colonnello Cornacchia.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Audizione di Nunzio Sapuppo.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di Nunzio Sapuppo, che ringraziamo per la sua presenza oggi. Faccio presente che, se nel corso dell'audizione il signor Sapuppo riterrà di dire qualcosa in seduta segreta, sarà sufficiente che lo chieda.
L'audizione di Nunzio Sapuppo fa seguito a quella, svolta la settimana scorsa, del suo collega Marco Liberato Di Berardino. Sapuppo – capopattuglia e autista – e Di Berardino erano in servizio sull'autopattuglia del commissariato Monte Mario, che, secondo le loro dichiarazioni, è stata la prima a giungere a via Fani. Di Berardino ha redatto una relazione di servizio il 16 marzo 1978, ha poi reso informazioni testimoniali all'autorità giudiziaria il 6 novembre del 1978 e di fronte ai consulenti della Commissione il 22 luglio 2015.
Le domande che porrò al signor Sapuppo intendono innanzitutto verificare le affermazioni rese dai vari testimoni, che talora non risultano tra loro coerenti, e confermare quanto dichiarato da lui stesso e da Di Berardino in varie occasioni. Pag. 4
Il primo elemento che la Commissione è interessata ad approfondire riguarda le modalità del vostro arrivo a via Fani e la scena che vi trovaste di fronte. Dalle vostre dichiarazioni precedenti e dall'audizione di Di Berardino risulta che voi due eravate in servizio di vigilanza radiocollegata su alcune personalità della zona, in particolare sul giudice Celentano, residente in via Bitossi.
Alle 9, o pochi minuti dopo, riceveste dalla sala operativa ordine di andare a via Fani perché erano stati segnalati colpi di arma da fuoco. Giungeste dopo pochi minuti e foste, secondo la vostra testimonianza, la prima autopattuglia ad arrivare a via Fani. Le chiedo innanzitutto se conferma questa sommaria ricostruzione e, nel caso, se intende aggiungere o modificare qualcosa.

NUNZIO SAPUPPO. Confermo tutto.

PRESIDENTE. Le faccio ora alcune domande specifiche sulle pattuglie del commissariato Monte Mario. Può farci un quadro delle auto a disposizione allora del commissariato, tra quelle di istituto e quelle civili, e delle attività che svolgevano?

NUNZIO SAPUPPO. Per quanto riguarda quelle del commissariato, vi era una volante ventiquattr'ore su ventiquattro. Per quanto riguarda la mattina e il pomeriggio sicuramente c'era qualche altra macchina che usciva dall'ufficio.

PRESIDENTE. Si ricorda che auto erano?

NUNZIO SAPUPPO. La nostra era una Giulia.

PRESIDENTE. Quella che lavorava ventiquattr'ore su ventiquattro era una Giulia?
NUNZIO SAPUPPO. Giulia Super 1600.

PRESIDENTE. Altre auto a disposizione del Commissariato con livrea d'istituto, insomma con scritto «Polizia»?

NUNZIO SAPUPPO. No, negativo. Non mi ricordo.

FEDERICO FORNARO. Un totale di due auto, quindi? Nel Commissariato erano due?

NUNZIO SAPUPPO. La macchina «H24» era una sola.

PRESIDENTE. Era la Giulia.
Le volanti che macchine avevano?

NUNZIO SAPUPPO. Poi vi erano le volanti di zona, la volante 11, che non dipendevano dal commissariato, ma dalla centrale operativa, che venivano inviate pure in ausilio ai commissariati.

PRESIDENTE. Che tipo di macchina avevano quelle volanti?

NUNZIO SAPUPPO. Mi ricordo che avevano pure loro le Giulie.

PRESIDENTE. La vostra pattuglia che zona controllava?

NUNZIO SAPUPPO. La nostra era tutta la zona Monte Mario, che andava da viale delle Medaglie d'oro a salire, tutta, compresa via della Camilluccia, fino ad arrivare a via Cortina d'Ampezzo, dall'altra parte in fondo, che confinava con il settore dell'auto di Ponte Milvio.

FEDERICO FORNARO. E le auto civetta?

PRESIDENTE. Delle auto civili c'erano, sempre del commissariato?

NUNZIO SAPUPPO. Io mi ricordo che qualche volta c'era e qualche volta non c'era. Non era continua. Solo quella Giulia... Quella fissa era sempre continua «H24».

PRESIDENTE. C'era sempre una Giulia. Quindi, saranno state due almeno di auto, o una sola?

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NUNZIO SAPUPPO. No, la Giulia militare – chiamiamola così – era una.

PRESIDENTE. La domanda del senatore Fornaro è: le auto civili, senza colori d'istituto, c'erano in dotazione? Forse l'auto del commissario di Monte Mario?

NUNZIO SAPUPPO. C'erano quelle che facevano parte della giudiziaria, certo. Certe volte uscivano.

FEDERICO FORNARO. Erano 127, 128?

NUNZIO SAPUPPO. Mi ricordo un 127, macchine civili di allora.

PRESIDENTE. Il commissario aveva una macchina sua che l'andava a prendere?

NUNZIO SAPUPPO. Sì, mi sembra una 128, allora.

PRESIDENTE. Le risulta che una pattuglia in borghese del commissariato fosse incaricata o fosse stata incaricata in passato di seguire l'auto dell'onorevole Moro in aggiunta alla sua scorta?

NUNZIO SAPUPPO. No, no.

PRESIDENTE. Anche tra le auto quelle civili, quelle cosiddette civetta?

NUNZIO SAPUPPO. No, non mi risulta.

PRESIDENTE. Nella zona Monte Mario-Primavalle operava una volante della Questura di Roma?

NUNZIO SAPUPPO. Volanti, certo, sì. Erano delle volanti che facevano Monte Mario, Primavalle, pure Ponte Milvio. Invece le macchine dei commissariati erano la nostra, Monte Mario, e poi Ponte Milvio.

PRESIDENTE. Quindi, esisteva una volante che pattugliava la zona Monte Mario-Primavalle, però non dipendeva dal commissariato.

NUNZIO SAPUPPO. Non dal commissariato ma dalla centrale operativa.

PRESIDENTE. Quindi dal commissariato dipendevano le macchine civili che facevano polizia giudiziaria o di supporto agli altri e la Giulia militare.

NUNZIO SAPUPPO. Però preciso che gli interventi li comunicava la centrale operativa, non il commissariato. Era la centrale operativa, che lo faceva tramite il 113.

PRESIDENTE. Lo diceva alle volanti o anche a voi?

NUNZIO SAPUPPO. Lo diceva anche a noi. Prima di tutto la centrale operativa, almeno per quello che mi ricordo, se succedeva un fatto in zona Monte Mario, mandava l'auto del posto: «Auto Monte Mario, recatevi in questa via». Se c'era qualche cosa urgente subito, informava pure la volante: «Volante 11, recatevi in ausilio».

FEDERICO FORNARO. Per capirci: centrale operativa della Questura?

NUNZIO SAPUPPO. Sì, centrale operativa della Questura.

PRESIDENTE. Quindi, era la centrale operativa della Questura che diceva a tutti dove andare.

NUNZIO SAPUPPO. Sì.

PRESIDENTE. Voi, quando uscivate la mattina, però, andavate su mandato del commissariato?

NUNZIO SAPUPPO. Sì. In quei tempi – tempi brutti – io mi ricordo benissimo che avevamo delle disposizioni di fare dei controlli, in particolare l'onorevole Piccoli, Pieraccini in via della Camilluccia, poi c'erano alcuni magistrati che adesso non mi ricordo.

PRESIDENTE. Facevate un'opera di prevenzione, girando.

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NUNZIO SAPUPPO. Sì, di vigilanza, in particolar modo nelle ore dell'uscita di questi personaggi a rischio, politici oppure magistrati.

PRESIDENTE. Rammenta lei la sigla identificativa della vostra Giulia? Come vi chiamavate?

NUNZIO SAPUPPO. Monte Mario, auto Monte Mario. Mi ricordo perfettamente – passati trentotto anni – che la sigla della questura era la Doppia Vela 21. Ha detto: «Auto Monte Mario, Monte Mario, recatevi in via Mario Fani, dove si sono sentiti colpi d'arma da fuoco».

PRESIDENTE. Questo sarà stato intorno a che ora?

NUNZIO SAPUPPO. Erano passate le 9, le 9 e qualche minuto. Erano passate le 9 e noi eravamo lì, dove ha detto lei.

PRESIDENTE. Ricorda che percorso fece per andare a via Fani?

NUNZIO SAPUPPO. Il percorso preciso non me lo ricordo. Comunque è: via Massimi, perché si trovava in quella zona, lì vicino; poi c'è una via piccolina e c'è un semaforo ancora oggi, penso, che è con la via Trionfale. Con le sirene, con l'emergenza, siamo partiti da questa parte, abbiamo fatto questo semaforo e abbiamo attraversato via Trionfale. Poi abbiamo imboccato via della Camilluccia. In fondo a via Camilluccia c'era piazza Igea (adesso non so come si chiama) e subito a sinistra c'è via Stresa, angolo via Mario Fani.

PRESIDENTE. Quanto ci avete messo, secondo voi?

NUNZIO SAPUPPO. Con il segnale di emergenza, due-tre minuti.

PRESIDENTE. Quindi, ricapitolando, vi ha chiamato Doppia Vela 21, cioè la Questura, vi ha identificato come auto Monte Mario: «Recarsi su via Fani. Hanno sentito colpi...». Voi siete partiti e, nel giro di due o tre minuti, siete arrivati a sirene spiegate e lampeggiante acceso.

NUNZIO SAPUPPO. Sì.

PRESIDENTE. Lo ricorda, mi sembra, abbastanza chiaramente, e questo ha dichiarato anche Di Berardino. Gliel'ho chiesto, però, perché Paolo Pistolesi, che è un altro testimone oculare, dichiara di aver visto arrivare la vostra macchina senza sirene accese.

NUNZIO SAPUPPO. No. La nostra è arrivata per prima lì e io ricordo benissimo...

PRESIDENTE. Io insisto su questo. Lei ricorda che la vostra è stata la prima macchina che è arrivata lì?

NUNZIO SAPUPPO. Sì, con il segnale di emergenza e, subito dopo noi, una gazzella dei Carabinieri, che si è affiancata quasi a noi.

GERO GRASSI. Di cui nessuno ci ha mai detto.

PRESIDENTE. No, la gazzella dei Carabinieri risulta menzionata più volte. Non abbiamo mai saputo chi fosse a bordo perché non siamo riusciti a identificarla, ma la sua presenza è sempre stata indicata. Di Berardino e Sapuppo l'hanno sempre detto, ma non siamo mai riusciti a capire da dove veniva né chi l'aveva mandata.

NUNZIO SAPUPPO. Fino a qua mi ricordo benissimo. Poi c'è la gazzella dei Carabinieri subito. È giunta dopo che era passato non più di un minuto. Erano in due pure loro.

PRESIDENTE. È arrivata da dove? Se lo ricorda?

NUNZIO SAPUPPO. Non so se hanno fatto via della Camilluccia.

PRESIDENTE. Adesso le faccio vedere una fotografia. (Il presidente mostra a Nunzio Pag. 7 Sapuppo una fotografia). La vostra auto dovrebbe essere questa e questa dovrebbe essere la gazzella dei Carabinieri.

NUNZIO SAPUPPO. Però non so se loro sono venuti da via Stresa a scendere.

PRESIDENTE. Non ricorda da dove venne, però nella foto ecco qui la vostra auto quella dei Carabinieri.

NUNZIO SAPUPPO. Sì, sì. Io, appena sono sceso, ho visto arrivare questa macchina, però stavo vedendo il caposcorta dell'Alfetta, che ancora respirava. Respirava e io non sapevo come fare.

FEDERICO FORNARO. Ha aperto lei la portiera?

PRESIDENTE. Ha aperto lei o Di Berardino?

NUNZIO SAPUPPO. Non mi ricordo chi ha aperto, però non sapevamo come dare aiuto a questa persona. Abbiamo sollecitato la centrale operativa a mandare l'ambulanza sul posto, perché questa persona ancora respirava.

FEDERICO FORNARO. Chi è che ha chiamato la centrale operativa?

NUNZIO SAPUPPO. Io sicuramente mi ricordo che parlavo di più con la centrale operativa, forse perché ero un po’ più...

FEDERICO FORNARO. Ma usando quale strumento?

NUNZIO SAPUPPO. L'autovettura nostra.

FEDERICO FORNARO. La vostra o l'Alfetta?

NUNZIO SAPUPPO. No, la nostra. La nostra Giulia. L'Alfetta quale?

FEDERICO FORNARO. L'Alfetta bianca dove c'era questa persona.

NUNZIO SAPUPPO. No, lì nessuno ci ha messo mano.

FEDERICO FORNARO. Nessuno ci ha messo mano.

NUNZIO SAPUPPO. Io penso che nessuno ci ha messo mano perché lì...

PRESIDENTE. Di Berardino dice che lui si è avvicinato, ha aperto lo sportello... e ha chiamato da là. Lei invece ha preso il microfono e ha chiamato dalla vostra auto.

NUNZIO SAPUPPO. Questo non me lo ricordo. Io ho chiamato dalla nostra macchina. Poi c'era un movimento, un sacco di persone. Io ho sollecitato la centrale operativa e l'ambulanza perché il caposcorta dell'Alfetta ancora respirava: «L'ambulanza, l'ambulanza!» Non si capiva più niente là. In quel momento la cosa più importante era di fare allontanare tutti dalle macchine.

PRESIDENTE. Ricorda se, mentre arrivavate a via Fani, vi si è affiancata un'altra auto di un collega?

NUNZIO SAPUPPO. No. C'era un manicomio.

PRESIDENTE. Ma ancora prima di arrivare lì e vedere la gente. Quando voi siete arrivati per primi.

NUNZIO SAPUPPO. Quando siamo arrivati lì, già c'era la gente, questa confusione di gente.

PRESIDENTE. Già c'era gente?

NUNZIO SAPUPPO. Sì. C'era una confusione totale. Lì non si capiva.

PRESIDENTE. Lei non ricorda se un signore ha lasciato la macchina e si è avvicinato a voi?

NUNZIO SAPUPPO. No.

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PRESIDENTE. E qualcuno a cui avete consegnato una paletta per aiutarvi?

NUNZIO SAPUPPO. No, no. Io non mi ricordo questo. Questa faccenda non me la ricordo, completamente.

PRESIDENTE. Andiamo avanti in maniera organica.
Il primo documento che riporta la vostra testimonianza è la relazione di Di Berardino del 16 marzo. A questo proposito nelle dichiarazioni rese a collaboratori della Commissione nel 2015 lei ha detto: «Mi sono recato al Commissariato per redigere la relazione di servizio e poi sono ritornato a casa». La relazione, però, in realtà, è firmata da Di Berardino. Può precisare perché?

NUNZIO SAPUPPO. Le relazioni... Questo non ricordo bene, però certamente o uno o l'altro. Siccome ero pure autista, si faceva il foglio di viaggio nella macchina.

PRESIDENTE. Può averla scritta lui perché non guidava.

NUNZIO SAPUPPO. Non guidava. L'avrà scritta lui questa. Ma non c'era sotto anche la mia firma?

PRESIDENTE. No.

NUNZIO SAPUPPO. Non mi ricordo. Eravamo tutti e due.

PRESIDENTE. Sarà marginale, ma per capire chi aveva scritto.
Dalla vostra relazione di servizio del 16 marzo risulta che al vostro arrivo al via Fani vedeste circa venti persone che erano attorno alle tre auto ferme in mezzo alla strada.

NUNZIO SAPUPPO. Venti?

PRESIDENTE. Secondo lei, di più?

NUNZIO SAPUPPO. Sì, certo.

PRESIDENTE. Più di venti.
Ha visto una 128 blu che si allontanava?

NUNZIO SAPUPPO. No, completamente.

PRESIDENTE. Quando voi siete arrivati, non avete visto andare via nessuno?

NUNZIO SAPUPPO. No, no.

PRESIDENTE. Ha visto arrivare altre macchine della Polizia poi con livrea di istituto?

NUNZIO SAPUPPO. Subito dopo poi si sentivano solo sirene. Sono arrivate un sacco di macchine: volanti da tutte le parti, gazzelle dei Carabinieri, l'ambulanza, una dopo l'altra.

PRESIDENTE. Ma dopo la vostra e quella dei Carabinieri lei rammenta se è passata per caso un'altra volante che è andata via?

NUNZIO SAPUPPO. No, di preciso no. Di preciso solamente la gazzella dei Carabinieri. Subito dopo noi è arrivata quella gazzella, e poi tutte le altre. Se erano gazzelle o volanti o auto civili, subito dopo pure, non... Ma arrivavano col passare dei secondi, una dopo l'altra, così.

PRESIDENTE. Lei conferma che voi eravate in due e non in tre?

NUNZIO SAPUPPO. Sulla macchina due. Al 100 per cento mi ricordo.

PRESIDENTE. È vero che l'equipaggio delle volanti era di tre, invece?

NUNZIO SAPUPPO. Sì. Su quasi tutte le volanti erano in tre.

PRESIDENTE. Quindi una macchina con tre persone della Polizia era sicuramente una volante e non l'auto Monte Mario.

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NUNZIO SAPUPPO. Quelli del commissariato di solito erano quasi sempre in due per macchina per mancanza di uomini. Invece le volanti erano molto più equipaggiate.

PRESIDENTE. E sulle volanti erano in tre.

NUNZIO SAPUPPO. Erano in tre, sì. Infatti, la volante aveva la zona più ampia, era più attrezzata.

PRESIDENTE. Quando siete scesi per arrivare a via Fani, ricorda se c'era una macchina sportiva, una Lancia, che si è messa vicino alla vostra auto e vi è venuta dietro?

NUNZIO SAPUPPO. Dietro a noi?

PRESIDENTE. A voi.

NUNZIO SAPUPPO. No, no.

PRESIDENTE. E non ricorda nessuno che ha fatto gesti particolari quando siete arrivati?

NUNZIO SAPUPPO. Gesti in che senso?

PRESIDENTE. Qualcuno che, per esempio, è sceso da un'altra macchina e ha cacciato persone?

NUNZIO SAPUPPO. No, che mi sia rimasto impresso proprio nessuno. Mi sono rimaste in mente tutte quelle macchine che arrivavano là e basta.

PRESIDENTE. Adesso le chiederò altre cose che sembrano ripetitive, ma che per noi sono importanti.
Stando alle varie dichiarazioni e ad altri testimoni, nei minuti successivi alle 9, sul posto c'eravate lei e Di Berardino, ma anche due poliziotti fuori servizio, Giovanni Intrevado e Renato Di Leva, che abbiamo ascoltato.
C'era, inoltre, tra gli altri, il figlio dell'edicolante, Paolo Pistolesi, che ha ricordato di aver visto da via Stresa arrivare una macchina della Polizia, di averla fermata e di aver riconosciuto l'autista, che si chiamava Nunzio. Lei se lo ricorda?

NUNZIO SAPUPPO. Questo particolare non me lo ricordo, però il fioraio, cioè quel ragazzo lì, me lo ricordo.

GERO GRASSI. Giornalaio, non fioraio.

NUNZIO SAPUPPO. Il giornalaio, sì. Me lo ricordo. Quel ragazzo me lo ricordo.

PRESIDENTE. Lei non si ricorda se si è avvicinato a lei?

NUNZIO SAPUPPO. No, no, questo non me lo ricordo, nella confusione...

PRESIDENTE. Però lo conosceva.

NUNZIO SAPUPPO. Sì, sì.

PRESIDENTE. È probabile che Pistolesi la conoscesse perché la vostra era l'auto di zona.

NUNZIO SAPUPPO. Sì, lo conoscevo.

PRESIDENTE. Nelle vostre dichiarazioni del 1978 sia lei sia Di Berardino avete ricordato la presenza di un agente di polizia in borghese, che era in uno stato di grande agitazione. Più recentemente, lei ha detto che non se ne ricordava.

NUNZIO SAPUPPO. Questa storia non... completamente.

FEDERICO FORNARO. Completamente cosa?

NUNZIO SAPUPPO. Non lo so, non mi viene in mente che si è avvicinato questo poliziotto.

FEDERICO FORNARO. Può fargli vedere la foto, presidente? Quella che abbiamo fatto vedere la scorsa settimana a Di Berardino.

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PRESIDENTE. Lei ha mai visto questo poliziotto? (Il presidente mostra a Nunzio Sapuppo una fotografia).

NUNZIO SAPUPPO. No, non mi ricordo.

PRESIDENTE. Quest'altro se lo ricorda? (Il presidente mostra a Nunzio Sapuppo una fotografia). Sono foto dell'epoca. Non si ricorda se erano agitati, se si sono avvicinati a voi, se hanno provato a darvi una mano per mandar via la gente che si accalcava?

NUNZIO SAPUPPO. No, no. Io, quando sono arrivato con la volante a sirene spiegate, sono sceso e sono andato a vedere e mi sono reso conto. Nessuno mi ha detto che si trattava dell'onorevole Moro sequestrato. Ho capito io personalmente che era la scorta. Infatti, ho detto: «Forse c'è qualcosa di grosso nei confronti dell'onorevole Moro». Perciò tutti gli altri particolari, le macchine vicine oppure che si sono avvicinate persone che mi battevano le spalle...

GERO GRASSI. Quanti anni aveva lei all'epoca?

NUNZIO SAPUPPO. Ero appena sposato. Venticinque anni. Sono del 1953, è successo nel 1978: avevo venticinque anni. Mia moglie era in attesa, a Roma, da soli, perciò in uno stato... in quegli anni che non li auguro a nessuno.

PRESIDENTE. Le ho fatto questa domanda perché lei il 6 novembre 1978, parlando col giudice Imposimato...

NUNZIO SAPUPPO. Scusi, non mi ricordavo neppure questa cosa del dottor Imposimato.

PRESIDENTE. Non se ne ricordava?

NUNZIO SAPUPPO. Non tanto bene, perché ho preso proprio un forte trauma.

PRESIDENTE. Lei disse al giudice Imposimato di aver visto una guardia di pubblica sicurezza in borghese piangere quando ha visto i colleghi morti.

NUNZIO SAPUPPO. Il primo che ha pianto sono stato io, con le lacrime agli occhi. C'erano persone disperate, persone anziane: «Mamma, che è successo?». Di tutti i colori. Però persone in divisa agitate non ne ho viste; persone civili ce n'erano tante, anche anziani. Noi cercavamo di allontanarli e la loro curiosità...

PRESIDENTE. Adesso le leggo alcune dichiarazioni di Intrevado e Di Leva. Intrevado, che si trovava a via Fani quando c'erano ancora i brigatisti e fu da loro bloccato, ha affermato di aver ricevuto poi da voi – da voi o da qualche altro poliziotto; Intrevado parla della prima auto della Polizia arrivata e i primi senza dubbio siete stati voi – una paletta e di essere rimasto a via Fani per qualche minuto. Poi, impaurito, se n'è andato, portandosi via la paletta. Lei è sicuro che la vostra paletta non sia stata data a un collega?

NUNZIO SAPUPPO. La paletta credo che, quando siamo poi andati in ufficio all'una o all'una e mezza, era a bordo della macchina. Non è che è scomparsa.

PRESIDENTE. Non ve l'ha portata via nessuno?

NUNZIO SAPUPPO. No, no, completamente, altrimenti ce ne accorgevamo.

PRESIDENTE. L'altro poliziotto, Renato Di Leva, ha detto di aver seguito con la sua Lancia Fulvia HP – la sua in quanto la guidava lui – la vostra auto che si dirigeva verso via Fani (Di Leva era in borghese) e di essersi fermato poco prima dell'incrocio tra via Stresa e via Fani. Stiamo parlando di questa macchina che le mostro nella fotografia. Ha detto di essersi qualificato con voi e di avervi aiutato. Lo stesso Di Leva ricorda di aver visto la FIAT 128 dei brigatisti che si allontanava.
Secondo le più recenti dichiarazioni di Di Leva, inoltre, a bordo della prima auto Pag. 11della Polizia intervenuta a via Fani c'erano tre agenti e non due.

NUNZIO SAPUPPO. No, eravamo noi. Noi eravamo in due.

FEDERICO FORNARO. Lei è sicuro che, quando siete arrivati voi, non ci fosse nessun'altra auto con le insegne d'istituto?

NUNZIO SAPUPPO. Io mi ricordo benissimo che siamo stati noi, l'auto di Monte Mario, a dare l'allarme, a comunicare quello che era successo.

FEDERICO FORNARO. E lei ricorda benissimo che non c'era nessun'auto con le insegne di istituto?

PRESIDENTE. Un'auto della Polizia, quando siete arrivati, non c'era?

NUNZIO SAPUPPO. No, no. Non me lo ricordo. Successivamente, dopo, mi ricordo che è giunta l'auto dei Carabinieri. E noi eravamo in due in quella macchina.

FEDERICO FORNARO. «Subito dopo» che cosa significa? Trenta secondi, un minuto, due minuti?

NUNZIO SAPUPPO. Trenta secondi, quarantacinque secondi, subito dopo.

FEDERICO FORNARO. Subito dopo, quindi nel suo ricordo immediatamente, insomma.

NUNZIO SAPUPPO. Subito dopo, mentre noi scendiamo dalla macchina, sentiamo un'altra sirena che si avvicina ed erano loro: era la gazzella dei Carabinieri.

FEDERICO FORNARO. All'epoca, voi tramite radio mobile potevate sentire le comunicazioni dei Carabinieri e viceversa?

NUNZIO SAPUPPO. No, negativo.

FEDERICO FORNARO. Quindi, i Carabinieri non avevano la vostra lunghezza d'onda?

NUNZIO SAPUPPO. No.

FEDERICO FORNARO. Ognuno lavorava su una lunghezza d'onda differente.

NUNZIO SAPUPPO. Sì.

PRESIDENTE. Andiamo avanti. Tutto ciò premesso, può dirci se avete parlato o compiuto azioni insieme a uno dei due poliziotti fuori servizio che si qualificarono come vostri colleghi nei minuti immediatamente successivi al vostro arrivo, o se tantomeno (lei ha già detto di no) avete mai dato la paletta a uno di loro?

NUNZIO SAPUPPO. No, completamente.

PRESIDENTE. Un altro testimone, Gherardo Nucci (verbale del 16 dicembre 1978), ha dichiarato che, mentre stava dirigendosi in auto a via Fani provenendo da via Stresa, vide un giovane di 20-25 anni, alto un metro 1.68-1.70, che indossava un giaccone blu e aveva in mano una paletta il quale gli impedì di girare in via Fani e gli intimò di proseguire per via Stresa. Lei si ricorda di un giovane, quando siete arrivati in mezzo all'incrocio?

NUNZIO SAPUPPO. No. Può darsi pure che fossero quelli in servizio dopo che sono arrivate le auto civetta.

PRESIDENTE. No, questo era prima di voi.

NUNZIO SAPUPPO. No.

PRESIDENTE. Un altro testimone, Bruno Barbaro, in un'intervista televisiva a David Sassoli del 22 ottobre 1993, ha dichiarato che una persona di bassa statura, che indossava un soprabito chiaro, scesa da un'Alfa Romeo «di vecchio tipo» e con una paletta della polizia, fece bruscamente allontanare i presenti con grida e spintoni dalle auto ferme in mezzo alla strada. Lei ricorda questa scena?

NUNZIO SAPUPPO. No, non la ricordo.

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PRESIDENTE. Avete avuto altri contatti radio con la centrale operativa oltre a ricevere l'indicazione iniziale di andare a via Fani e alla vostra chiamata per far arrivare l'ambulanza?

NUNZIO SAPUPPO. La centrale operativa che comunicava: «L'ambulanza è stata avvertita, sta arrivando» e cose così. Altri particolari no.

PRESIDENTE. Chi di voi chiamò l'ambulanza? Lei ha detto che la chiamò lei, mentre era lì.

NUNZIO SAPUPPO. Parlavamo tutti e due nella confusione, ma di più ho chiamato pure...

FEDERICO FORNARO. Parlavate da dove, da quale microfono?

NUNZIO SAPUPPO. Dalla macchina.

FEDERICO FORNARO. Dalla vostra? Per capirci, Di Berardino era con lei accanto all'auto all'incrocio di via Stresa?

NUNZIO SAPUPPO. Siamo scesi tutti e due dall'auto e ci siamo dati da fare tutti e due.

FEDERICO FORNARO. Mi perdoni, non la prenda come una critica. È solo per capire, perché è importante: quando lei chiama e avverte che c'è bisogno di un'autoambulanza, lo fa dalla sua automobile?

NUNZIO SAPUPPO. Sì.

FEDERICO FORNARO. In quel momento Di Berardino è vicino a lei o non c'è?

NUNZIO SAPUPPO. No, non penso. Era vicino a dove era successo il fatto. Allontanava...

FEDERICO FORNARO. Quindi, in quel momento lei è vicino all'auto con i colori di istituto e Di Berardino è vicino all'Alfetta.

NUNZIO SAPUPPO. All'Alfetta e allontana le persone. Fa tutto questo.

FEDERICO FORNARO. Benissimo. Lei, quindi, sta più vicino all'auto per tenere i contatti con la centrale operativa e Di Berardino, invece, è più vicino all'Alfetta.

NUNZIO SAPUPPO. Sì.

PRESIDENTE. Di Berardino racconta di aver aperto la portiera, perché Zizzi ancora respirava. Apre la portiera e si pente ancora di aver fatto un gesto spontaneo e aver abbassato un pochino il sedile, pensando di farlo stare meglio e, invece...

NUNZIO SAPUPPO. Sì. Anch'io l'ho visto. Non l'ho toccato, però ho visto che questa persona ancora respirava. Era vivo.

PRESIDENTE. Secondo voi, al di là di lei e di Di Berardino, ci può essere qualcun altro che, mentre eravate lì, si è avvicinato e ha parlato con Zizzi?

NUNZIO SAPUPPO. No, assolutamente. Zizzi era con gli occhi aperti, ma io non penso che capisse. Non capiva, perché era con gli occhi...

FEDERICO FORNARO. Oltre a lei e Di Berardino non si è avvicinato nessuno?

NUNZIO SAPUPPO. A parlare con lui?

FEDERICO FORNARO. No, non si è avvicinato nessuno fino all'arrivo dell'autoambulanza?

NUNZIO SAPUPPO. Da quando c'eravamo noi non facevamo avvicinare proprio nessuno. Prima del nostro arrivo, non lo so.

FEDERICO FORNARO. No, ovviamente dopo.

NUNZIO SAPUPPO. No, dopo no.

FEDERICO FORNARO. All'arrivo dell'autoambulanza, c'è qualcuno che aiuta i Pag. 13barellieri a estrarre il corpo del povero Zizzi?

NUNZIO SAPUPPO. Quando è arrivata l'ambulanza, ce n'erano tanti. C'erano pure, penso, già auto civili e pure gente del commissariato.

FEDERICO FORNARO. Però, fino all'arrivo dell'autoambulanza voi non avete fatto avvicinare nessuno, neanche i colleghi?

NUNZIO SAPUPPO. No, i colleghi si sono avvicinati.

FEDERICO FORNARO. Anche persone della DIGOS?

NUNZIO SAPUPPO. Certo, perché l'ambulanza ha tardato ad arrivare. Prima dell'arrivo dell'ambulanza lì sul posto come minimo erano arrivate altre dieci volanti.

FEDERICO FORNARO. Ricorda anche i colleghi della DIGOS?

NUNZIO SAPUPPO. C'erano, certo. C'erano altri colleghi della DIGOS.

PRESIDENTE. Si ricorda se c'era anche il capo della DIGOS?

NUNZIO SAPUPPO. No, non lo conosco.

PRESIDENTE. Rammenta se quel bar che sta all'angolo tra via Fani e via Stresa, il bar Olivetti, a memoria, era aperto o chiuso quella mattina?

NUNZIO SAPUPPO. So che c'era un bar lì, però non ricordo nulla ... C'erano tante persone appollaiate lì, che c'era un po’ di verde e una ringhiera. Erano tutte messe là, però non sono andato al bar a vedere se era aperto o chiuso.

PRESIDENTE. Nella relazione di servizio del 16 marzo 1978 di Di Berardino si legge: «Subito dopo sono giunte altre auto della Polizia con a bordo personale di questo ufficio e della DIGOS, nonché autoradio dei Carabinieri». Quanto tempo dopo di voi arrivarono, a parte quella dei Carabinieri? Agli altri sa dare un tempo?

NUNZIO SAPUPPO. Sì, ogni minuto che passava arrivava qualche auto. O era della DIGOS, o poteva essere pure qualche auto civile dei commissariati vicini, di Ponte Milvio oppure di Primavalle. Non sapevamo, perché, siccome si era dato l'allarme, possibilmente qualche funzionario dei commissariati vicini...

PRESIDENTE. L'unica cosa che lei ricorda è che arriva per prima l'auto dei Carabinieri?

NUNZIO SAPUPPO. Sì.

PRESIDENTE. Lei si ricorda se è arrivata, mentre stava lì, anche un'Alfasud di colore chiaro?

NUNZIO SAPUPPO. No, no. È da escludere. Non mi ricordo.

PRESIDENTE. Ha confermato già che non conosceva il dottor Spinella.
Fino a che ora si trattenne in via Fani? Di Berardino ha dichiarato forse fino alle 10-10.30.

NUNZIO SAPUPPO. No, forse un po’ di più, le 11. C'erano i nostri là del commissariato. Ci siamo essi a disposizione dei marescialli e dei sottufficiali.

PRESIDENTE. Il suo collega Di Berardino, nelle dichiarazioni del 22 luglio 2015, ha ricordato che nelle prime ore del 17 marzo 1978 fece parte dell'equipaggio del commissariato Monte Mario che rinvenne un'auto lasciata dai brigatisti a via Licinio Calvo. Dalla documentazione risulta che fu la pattuglia composta da Antonio Pinna e Adelmo Saba a trovare quell'auto.

NUNZIO SAPUPPO. Ma io non c'ero là. Non c'ero.

Pag. 14

PRESIDENTE. Lei partecipò a questo loro ritrovamento dell'auto usata dai brigatisti?

NUNZIO SAPUPPO. No, non c'ero.

PRESIDENTE. Lei il 17 marzo con loro non c'era.

NUNZIO SAPUPPO. No, non c'ero.

PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

GERO GRASSI. Chiedo un chiarimento su quello che ha detto, signor Sapuppo. Lei arriva in via Fani da quale strada? Da via Stresa, da via Fani giù, da via Fani su?

NUNZIO SAPUPPO. Ecco, la strada precisa da via Massimi e via Trionfale...

GERO GRASSI. No. Lei sul posto dell'eccidio da dove arriva?

NUNZIO SAPUPPO. Ricordandomi – penso che sicuramente è quella la strada – sarà via della Camilluccia e a sinistra subito via Stresa. Abbiamo fatto via della Camilluccia.

GERO GRASSI. Quindi, lei arriva da via Stresa.

NUNZIO SAPUPPO. Sì.

GERO GRASSI. Via Stresa su o via Stresa giù?

NUNZIO SAPUPPO. Quella che confina con via della Camilluccia. Quella sopra, lì sopra, è via Trionfale.

GERO GRASSI. Quindi, praticamente, arrivando, lei ha via Fani sulla sinistra. È così? È giusto?

NUNZIO SAPUPPO. Sì. Si gira in via Stresa e via Fani è sulla sinistra.

GERO GRASSI. Quindi, lei scende da via Stresa e si trova via Fani a sinistra.

NUNZIO SAPUPPO. Scusi se la interrompo. Per essere esatti, ci ho pensato un sacco di volte, a qual era la strada proprio precisa, perché c'era confusione; mi sono ricordato poi benissimo che abbiamo fatto tutta questa via.

GERO GRASSI. Quindi, praticamente, nell'immaginario o nella versione – non sua, ma di un poliziotto che qui ha detto cose diverse la sua potrebbe essere la macchina che quel poliziotto supera su via Stresa o affianca su via Stresa.

PRESIDENTE. Gliel'abbiamo chiesto già.

GERO GRASSI. Sì. Sto cercando di ricostruire.
Nella versione del poliziotto – non lei, né Di Berardino, ma Di Leva – mentre lui assisteva Zizzi, due persone – colleghi, dice Di Leva – lo presero e lo portarono in Questura.

NUNZIO SAPUPPO. Ho capito: non a me, a questo poliziotto.

GERO GRASSI. Esatto, due in borghese.
Mi chiedo, presidente: se un poliziotto sta morendo e ci sono poi due poliziotti che dicono di averlo assistito, non combacia. C'è qualcosa che non quadra.

PRESIDENTE. Mi sembra evidente, però i dettagli dati da Di Berardino sulle modalità inequivocabili dell'agonia dell'agente Zizzi quando prova a reclinare il sedile li può raccontare solamente uno che ha visto e che c'era. Il problema è sapere quell'altro poliziotto che cosa racconta. I racconti sono talmente precisi che non possiamo dire che sono...
Quindi, onorevole Grassi, ha ragione, però in questo caso è da spiegare dove stava Di Leva.

GERO GRASSI. Io non lo so. Sto cercando di ricostruire quello che ho sentito. Pag. 15
Secondo le ricostruzioni che abbiamo noi – che possono essere infedeli, come molta della storia del caso Moro – sul posto c'erano due poliziotti in borghese, che, a quanto sostengono, sarebbero arrivati prima di voi o insieme a voi. Poi abbiamo anche nella ricostruzione qualcuno che dice di aver visto una volante con tre poliziotti a bordo e oggi abbiamo capito che la volante a tre non è quella di Monte Mario, ma è quella – diciamo – della zona, che è gestita però dalla Questura. È giusto? Lei ha detto così?

NUNZIO SAPUPPO. Sì.

GERO GRASSI. Ora, tre su una volante, due su un'altra auto della Polizia, e sono cinque persone, più due poliziotti in borghese, e sono sette, più due uomini della Questura in borghese che prelevano uno dei poliziotti in borghese, e sono nove. Tra questi nove, molti, pur appartenendo alla stessa categoria non ricordano o mentono. È evidente che o mentono, o non ricordano. Parliamo di nove persone che fanno riferimento tutte alla stessa categoria.
Lei credo che sia siciliano di estrazione.

NUNZIO SAPUPPO. Sì. Sono fiero di essere siciliano.

GERO GRASSI. Appunto. Io sono un poco più su di lei, quindi si figuri.
La domanda è questa. Lo so che è difficile, ma lei ci può descrivere, quando esce dalla sua auto, che cosa vede, ma non limitandosi a dirci: «C'era molta gente». Se può fare uno sforzo di memoria, cioè se mi può dire: «Stavano due lì, uno lì, tre lì, uno che aveva la gonna scozzese, uno che aveva il colbacco dei russi».
La domanda è tesa a cercare di capire, perché qui – non lo dico a lei – qualcuno racconta il falso. Ne abbiamo ascoltati alcuni, perché gli altri non sappiamo nemmeno chi sono, della stessa organizzazione, cioè tutti della polizia, e non può essere che ci diano versioni completamente diverse.

PRESIDENTE. Dobbiamo trovare i due carabinieri, a questo punto.

GERO GRASSI. Magari, certo.
Vorrei che lei, signor Sapuppo, ci descrivesse la zona. Lei guidava?

NUNZIO SAPUPPO. Sì.

GERO GRASSI. È uscito, quindi, dalla parte sinistra. La macchina l'avete lasciata all'incrocio di via Stresa con via Fani, quindi lei si è recato a sinistra. A sinistra c'erano tre auto. Ci vuol dire che cosa ha visto, come erano le tre auto, come stavano le persone dentro, la condizione delle persone, chi stava attorno? C'era una moto, non c'era una moto? Una descrizione più dettagliata, insomma.

NUNZIO SAPUPPO. Io ripeto: meglio di così, di come la racconto non ho modo di raccontarla più esplicita, precisa e giusta nei minimi particolari.
Le spiego che cosa ho visto io, che cosa ho fatto. Anzi, adesso le dico pure le macchine come le ho viste e poi anche i colleghi.
La centrale operativa ci chiama. Noi con il segnale d'emergenza, la sirena, ci rechiamo sul posto. Scendiamo. Vediamo questa scena: una macchina davanti bianca, mi ricordo che era una 128, una macchina grossa che allora gli onorevoli e deputati avevano; e nella nostra zona ce n'erano tanti, Cossiga, Zaccagnini, Piccoli e tutti questi, e dietro un'Alfetta, una dietro l'altra. Sembrava che avessero fatto un incidente.
Scendo per primo e l'occhio dove mi va? Al collega a due metri dell'Alfetta, quella dietro, bianca; era per terra, morto, non respirava. E con la sua pistola d'ordinanza a trenta centimetri dalla mano.
Io ho visto queste macchine e queste persone. La prima che mi colpisce di più è questa persona fuori, per terra, che forse voleva sparare, questo collega e la pistola vicino. «Che cosa è successo?». Urla, Di Berardino da un lato a non far avvicinare nessuno, io da un altro lato, la centrale operativa: «Monte Mario, Monte Mario, Monte Mario!». Subito sono andato là: «Auto Monte Mario, sì, qua è successo qualcosa di grosso». Pag. 16
Certamente non cominciavo io a «fotografare» le persone. Se ci fosse stato qualche collega del commissariato, come diceva lei, in abiti civili, mi avrebbe colpito. E mi sarei chiesto che ci faceva, ma ce n'erano di tutti i colori là. Ci poteva essere ben più che un poliziotto, ci poteva essere pure qualche onorevole e non me ne sarei accorto. Che ne so chi erano tutte quelle persone? Vestiti, cappotti, oppure vestiti di lavoro, chi era curioso che si era fermato a lasciare la macchina a distanza, più sotto.
Noi già ci davamo da fare a non farli avvicinare a queste macchine, però nello stesso tempo, almeno io, non è che ho cominciato a prendere visione o a fotografare. Anzi, ora ci sono i cellulari, ma prima mica c'erano.

GERO GRASSI. È chiaro. La prima persona con la quale lei ha parlato chi è stata?

NUNZIO SAPUPPO. La prima con cui ho parlato io, l'ho detto, fu la centrale operativa.

GERO GRASSI. No, la centrale operativa non è una persona.

NUNZIO SAPUPPO. Poi ho parlato con Di Berardino e non sapevamo cosa fare.

GERO GRASSI. Di Berardino era insieme con lei.

NUNZIO SAPUPPO. Non ho parlato con nessuno. Qualcuno ci diceva: «Erano vestiti così», ma non è che ho identificato o ho avuto il tempo di identificare quella persona.

FEDERICO FORNARO. Il primo superiore che lei incontra chi è?

NUNZIO SAPUPPO. I primi superiori che io incontro e riconosco erano quelli del commissariato, dei quali adesso non mi ricordo i nomi, addirittura nemmeno del funzionario.

FEDERICO FORNARO. Che arrivano quanti minuti dopo?

NUNZIO SAPUPPO. Arrivarono, non so, dieci minuti dopo. Passò del tempo. Però altre auto della polizia arrivavano subito, Polizia e Carabinieri.

FEDERICO FORNARO. Qualcuno invece della Questura non l'ha visto...?

NUNZIO SAPUPPO. Della Questura... Qua a Roma la Questura era grande. Sì, con i colleghi ...

FEDERICO FORNARO. Ma non si è presentato a lei, non le ha dato ordini?

NUNZIO SAPUPPO. No, non ci hanno chiesto niente.

FEDERICO FORNARO. Nessuno le ha dato ordini in quell'ora e mezza?

NUNZIO SAPUPPO. No, completamente.

GERO GRASSI. Quindi lei, uscendo dall'auto, si dirige verso le tre macchine, vede il collega morto con la pistola...

NUNZIO SAPUPPO. ...per terra.

GERO GRASSI. Lato sinistro, salendo. Ma lei si ferma dal lato sinistro o va anche dal lato destro?

NUNZIO SAPUPPO. Giro tutta la macchina, perché volevo vedere se l'onorevole era lì dentro.

GERO GRASSI. E non c'è l'onorevole Moro.

NUNZIO SAPUPPO. E non c'era.

GERO GRASSI. Ma sui posti davanti nell'auto dell'onorevole ci sono i due carabinieri.

NUNZIO SAPUPPO. C'erano tutti e due, ma erano morti.

FEDERICO FORNARO. In che posizione, se lo ricorda?

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NUNZIO SAPUPPO. Uno era reclinato.

GERO GRASSI. Ognuno stava sul sedile suo?

NUNZIO SAPUPPO. Sì, erano nei propri sedili.

FEDERICO FORNARO. In particolare il viaggiatore, non l'autista?

NUNZIO SAPUPPO. Mi ricordo uno dei due che era accasciato con la testa verso il basso.

GERO GRASSI. Leonardi.

FEDERICO FORNARO. No, l'altro.

NUNZIO SAPUPPO. Forse l'altro. Non lo so.

GERO GRASSI. Ricci. Quindi, vede questi due, poi passa alla macchina di dietro.

FEDERICO FORNARO. Lei non li conosceva? Il caposcorta di Moro lei non lo conosceva?

NUNZIO SAPUPPO. No.
Faccio così: vedo prima a terra questo, ho visto poi il collega che respirava. Ho girato e ho visto tutto. Ho allontanato le persone che volevano...

GERO GRASSI. Quindi lei, andando da sinistra, dove sta Iozzino a terra, fa il giro da dietro.

NUNZIO SAPUPPO. Sì, prima dell'Alfetta e poi giro verso la 130.

GERO GRASSI. Quindi, passa dal conducente dell'Alfetta e poi va alla macchina di Moro. Quando si ferma poi vicino a Zizzi, avvicinandosi, torna indietro...

NUNZIO SAPUPPO. Poi là... Faccio tanti movimenti.

GERO GRASSI. Quanti minuti voi restate da soli, più o meno, lei e Di Berardino?

PRESIDENTE. Prima dell'arrivo dei Carabinieri.

NUNZIO SAPUPPO. Prima dell'arrivo della macchina dei Carabinieri? Subito, un minuto, un minuto e mezzo.

FEDERICO FORNARO. Che cosa fanno i carabinieri, nel suo ricordo?

NUNZIO SAPUPPO. Hanno fatto quello che facevamo poi noi: allontanavano le persone. «Non avvicinatevi!». Hanno cercato di vedere... Quello che facevamo noi, cioè stare attenti alle macchine e di non fare avvicinare. Anzi, il mio pensiero sa che cos'era? Era se qualcuno si prendeva quella pistola del collega per terra... Perciò, si può immaginare.

FEDERICO FORNARO. Questi colleghi dei Carabinieri non li aveva mai visti?

NUNZIO SAPUPPO. No, nessuno. Io nemmeno la scorta conoscevo. La conoscevo così superficialmente la scorta, perché li vedevo ogni tanto fermi lì davanti... a casa.

GERO GRASSI. Quindi, se ho capito bene, lei e Di Berardino rimanete soli sul posto due minuti. Un minuto, due minuti.

NUNZIO SAPUPPO. Un minuto, sì, così.

GERO GRASSI. E i primi ad arrivare sono i Carabinieri.

NUNZIO SAPUPPO. Subito dopo arrivano loro. Poi, se c'erano altre persone là civili, non lo so.

GERO GRASSI. Tra l'altro, nella foto, vicino alla pistola c'è un carabiniere con i baffi, quindi non è che sta dicendo una cosa falsa. Pag. 18
Quindi, rimanete in quattro praticamente da soli fino a che non arrivano gli altri.

NUNZIO SAPUPPO. Sì, però subito dopo la gazzella arrivano altri successivamente.

GERO GRASSI. L'ambulanza quanto tempo ci mette per arrivare?

NUNZIO SAPUPPO. L'ambulanza è arrivata un pochettino più tardi. Non so se è partita dal Gemelli, non lo so.

GERO GRASSI. In quanto tempo?

FEDERICO FORNARO. Dieci minuti, un quarto d'ora, venti minuti?

GERO GRASSI. Guardi, dal Gemelli a lì un quarto d'ora ci vuole a piedi.

NUNZIO SAPUPPO. Non è tanto distante. Sì, un quarto d'ora. Non lo so, di preciso non lo so.

GERO GRASSI. Dal Gemelli a via Fani?

PRESIDENTE. Dal Gemelli a via Fani a piedi ci vuole ben più di un quarto d'ora.

GERO GRASSI. Mezz'ora a piedi, ma l'ambulanza...

NUNZIO SAPUPPO. Con l'ambulanza un quarto d'ora-dieci minuti. Di preciso non...

PRESIDENTE. Discutevo solo sul quarto d'ora a piedi perché, avendolo fatto, ci mettevo 45 minuti.

GERO GRASSI. Sì, però è strana quest'ambulanza che arriva con tanto ritardo.

NUNZIO SAPUPPO. È arrivata. Si è fatta attendere, però non so di preciso.

FEDERICO FORNARO. Se, per cortesia, può fare un attimo mente locale sul lato destro, invece, di via Fani, lei ricorda chi c'era sul lato destro? C'erano delle persone anche sul lato destro?

NUNZIO SAPUPPO. Sul lato destro, a scendere dove poi hanno fatto il monumento?

FEDERICO FORNARO. Dove c'è il bar Olivetti.

NUNZIO SAPUPPO. A sinistra a scendere, allora. Via Mario Fani è a sinistra.

FEDERICO FORNARO. Ha ragione lei. Chiedo scusa. Era alla sua destra.

NUNZIO SAPUPPO. Sul lato destro a scendere, dove c'è adesso il monumento, c'erano pochissime persone, ma dall'altra parte c'era una platea.

FEDERICO FORNARO. Sul lato del bar Olivetti?

NUNZIO SAPUPPO. Ce n'erano tante lì.

FEDERICO FORNARO. C'erano persone?

NUNZIO SAPUPPO. Assai, assai.

FEDERICO FORNARO. Lei si ricorda anche le auto che c'erano?

NUNZIO SAPUPPO. No. C'era qualche auto parcheggiata lì sopra, però...

FEDERICO FORNARO. C'era anche una 127?

NUNZIO SAPUPPO. No, completamente. È inutile che dico 127...

FEDERICO FORNARO. Perché potrebbe essere un'auto civetta vostra.

NUNZIO SAPUPPO. No, completamente.

FEDERICO FORNARO. Non ricorda nulla?

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NUNZIO SAPUPPO. No.

FEDERICO FORNARO. E non ricorda neanche un'Alfasud posteggiata verso il bar?

NUNZIO SAPUPPO. Quando siamo arrivati noi, c'era qualche macchina parcheggiata, però non l'ho «fotografata».

FEDERICO FORNARO. Chiedo scusa se le faccio ripetere una cosa, ma per noi è importante per capire. Voi, dopo l'arrivo di altre auto della polizia, auto civetta, auto della Questura, auto del commissariato di Monte Mario, non ricevete ordini da nessuno?

NUNZIO SAPUPPO. No, completamente.

FEDERICO FORNARO. Quindi, lei non ha un suo superiore che le dice «Fai questo» o «Fai quest'altro»?

NUNZIO SAPUPPO. No, completamente. Poi dopo, passato del tempo, sono giunti altri funzionari e sottufficiali.

PRESIDENTE. Dopo è arrivato il magistrato Infelisi.

NUNZIO SAPUPPO. Sì, sì, sono arrivati...

PRESIDENTE. Di Berardino ricorda che voi andate via quando vi assegnano – alle 10.30 o giù di lì o poco dopo – il compito di accompagnare Infelisi a via Belli.

NUNZIO SAPUPPO. Questo no, non me lo ricordo. Via Belli è una traversa lì vicino, una traversa di via Trionfale.

PRESIDENTE. Giacché il senatore Fornaro le ha chiesto di queste auto, lei ricorda se tra via Fani e via Stresa, c'era una FIAT 500 ferma?

NUNZIO SAPUPPO. No.

PRESIDENTE. Cioè, il suo no è che non se lo ricorda. Ci poteva essere, ma non se lo ricorda.

NUNZIO SAPUPPO. Non me lo ricordo.

FEDERICO FORNARO. Ci aiuti su un punto: l'incrocio con via Stresa. In quell'incrocio viene bloccato il traffico, ma a un certo punto viene anche liberato. C'è qualcuno che fa passare delle macchine, in particolare un camioncino. Lei lo ricorda? Chi c'era lì? C'era un carabiniere, c'era lei, c'era Di Berardino? Chi c'era lì?

NUNZIO SAPUPPO. Per quanto riguarda questo traffico, io non ho bloccato traffico e nemmeno sbloccato. Noi abbiamo fatto quello che ho detto. Auto che mi posso ricordare, furgone, altre cose... completamente nulla, se no l'avrei detto.

FEDERICO FORNARO. I suoi colleghi carabinieri fanno esattamente quello che fate voi, quindi?

NUNZIO SAPUPPO. Fino a che eravamo lì all'inizio sì, poi si invischiano tutte queste persone...

FEDERICO FORNARO. Vi siete parlati? Le hanno detto qualcosa? «Chi siete?»?

NUNZIO SAPUPPO. No, sono scesi là e sono rimasti come noi quelli, poveretti, là. Dicevano: «Che è successo?», così. Hanno cercato di allontanare: «Largo, largo!» e basta.

FEDERICO FORNARO. Lei ricorda di una moto Honda?

NUNZIO SAPUPPO. No, completamente. Non moto e non motorini.

FEDERICO FORNARO. Qualcosa che le dissero i testimoni e, quindi, i curiosi? Che ci può dire?

PRESIDENTE. Qualche battuta che la gente le fece, ad esempio,: «Maresciallo, Pag. 20sono andati via questi, sono andati via quelli».

NUNZIO SAPUPPO. Le persone gridavano. «Erano vestiti da...» chi diceva da aviatori, quelli degli aeroporti...

FEDERICO FORNARO. Le hanno detto dove erano scappati i rapitori?

NUNZIO SAPUPPO. Hanno detto che erano saliti per via Stresa.

FEDERICO FORNARO. Scesi. Scesi per via Stresa.

NUNZIO SAPUPPO. Saliti dalla parte a sinistra. A sinistra si saliva. Dicevano: «Di qua sono andati».

FEDERICO FORNARO. Nessun'altra cosa?

NUNZIO SAPUPPO. Noi certamente abbiamo dato l'allarme: «Sono vestiti...» L'abbiamo detto alla centrale operativa che erano vestiti chi diceva da aviere, chi da...

FEDERICO FORNARO. Qualcuno aveva visto delle targhe?

NUNZIO SAPUPPO. No, no.

FEDERICO FORNARO. Nessuna persona tra i curiosi le ha destato un qualche sospetto, in quel momento?

NUNZIO SAPUPPO. Che mi ricordi no, completamente.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri, ringraziamo il signor Sapuppo della collaborazione. Grazie ancora per essere venuto rapidamente dalla Sicilia, anche se forse le abbiamo creato qualche disagio.
La settimana prossima non si terranno sedute della Commissione per la sospensione dei lavori di Camera e Senato. Si riprenderà la settimana dopo. Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15.40.