XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta antimeridiana n. 145 di Martedì 22 marzo 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori.
Bindi Rosy , Presidente ... 2 

Seguito dell'audizione del Ministro dell'interno, on. Angelino Alfano.
Bindi Rosy , Presidente ... 2 
Alfano Angelino (AP) , Ministro dell'interno ... 2 
Bindi Rosy , Presidente ... 4  ... 4 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 4 
Bindi Rosy , Presidente ... 5 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 5 
Alfano Angelino (AP) , Ministro dell'interno ... 5 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 5 
Alfano Angelino (AP) , Ministro dell'interno ... 5 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 5 
Bindi Rosy , Presidente ... 5 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 5 
Bindi Rosy , Presidente ... 5 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 5 
Bindi Rosy , Presidente ... 5 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 5 
Fava Claudio (SI-SEL)  ... 5 
Bindi Rosy , Presidente ... 6 
Lumia Giuseppe  ... 7 
Bindi Rosy , Presidente ... 7 
Lumia Giuseppe  ... 7 
Scopelliti Rosanna (AP)  ... 7 
Falanga Ciro  ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
ROSY BINDI

  La seduta comincia alle 13.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

(Così rimane stabilito).

Seguito dell'audizione del Ministro dell'interno, on. Angelino Alfano.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione del Ministro dell'interno, onorevole Angelino Alfano. Come nella seduta del 15 maggio scorso, il Ministro Alfano è accompagnato dal prefetto Bruno Frattasi dell'ufficio affari legislativi e relazioni parlamentari.
  Considerata l'eccezionalità della circostanza, a seguito dei noti fatti di Bruxelles, per i quali esprimiamo tutto il nostro cordoglio e tutta la nostra condanna, e dei conseguenti, impellenti impegni del Ministro perché, come sapete, il Comitato di sicurezza è convocato per le ore 15, sarebbe stato possibile rinviare questa audizione, ma con il Ministro abbiamo convenuto di limitare al massimo i tempi dell'intervento e dedicarlo esclusivamente al chiarimento nella sede istituzionale, che è quella propria, sul tema delle vittime di mafia e sul funzionamento del Comitato di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso, che è stato oggetto di polemica nei giorni scorsi. Ho ritenuto opportuno sollevare oggi il Ministro dall'impegno di rispondere alle altre domande che gli sono state rivolte, per le quali verrà depositata la documentazione nei prossimi giorni e per i quali naturalmente resta a disposizione quando la Commissione riterrà.
  Abbiamo voluto onorare comunque l'impegno di questa audizione, perché il tema delle vittime deve necessariamente avere un chiarimento. Non distinguiamo naturalmente le vittime di terrorismo dalle vittime di mafia e forse dedichiamo questa audizione a tutte le vittime della violenza. Credo che il modo migliore per reagire a quanto sta avvenendo in Europa e nel mondo sia rafforzare il lavoro delle nostre istituzioni e rispondere con il valore della democrazia agli attacchi del terrorismo. In momenti come questi vogliamo rinnovare la nostra fiducia negli ordinamenti costituzionali dei nostri Paesi e invocare ancora di più l'Europa, come abbiamo fatto la settimana scorsa a Bruxelles in sede di Commissione LIBE, dove abbiamo portato ancora una volta le nostre proposte per combattere le mafie in sede europea, e, pur consapevoli del collegamento che le mafie sono sempre state capaci di stabilire con il terrorismo, sappiamo che questo nostro lavoro continua con l'impegno di combattere le mafie e anche il terrorismo.
  Grazie al Ministro per la sua disponibilità, gli cediamo la parola e lo solleveremo dalla presenza qui appena possibile, dati gli impegni che seguiranno immediatamente. Grazie, Ministro.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Grazie, presidente. Signora presidente, onorevoli senatori, onorevoli colleghi, affronto immediatamente la questione che mi è stata posta, che riguarda il Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive e dell'usura. Mi sento in dovere di Pag. 3fare due premesse metodologiche. La prima premessa di metodo è che io riferisco su questo non perché me lo abbia chiesto la Commissione nell'audizione precedente, quindi io non sto rispondendo a una domanda della Commissione, ma sto rispondendo a una polemica nata da qui, e quindi la seconda premessa di metodo attiene a una necessità – necessità che produce il mio rammarico in questa occasione – che a mio avviso gli alti esponenti delle istituzioni – mi riferisco al Vicepresidente della Camera – che si occupano di materie che hanno una loro sostanza non solo etica, che si traduce nel dolore delle vittime, ma anche economica, che si traduce in cifre e numeri ben precisi, avrebbero un dovere di verità nei confronti dell'opinione pubblica e delle istituzioni che rappresentano. Vengo quindi qui per adempiere a un dovere di verità a fronte di cifre e considerazioni che smentiscono in modo totale e clamoroso quanto detto dal Vicepresidente della Camera. Partiamo dal Fondo, che è la risultante di un'operazione di riunificazione contabile avvenuta con il DPR n. 60 del 19 febbraio 2014, che ha proceduto alla fusione di due precedenti fondi, quello antimafia e quello antiracket e anti-usura. È amministrato in quota parte dal commissario per il coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso, il quale vi provvede avvalendosi del relativo comitato. La concessionaria dei servizi assicurativi pubblici, la CONSAP, provvede alla gestione economica del Fondo con un'apposita concessione. Ho consegnato della documentazione grafica al presidente, che mi ha autorizzato a farla distribuire. Sul piano tecnico tale documentazione completa queste notizie riguardo la composizione interministeriale del Comitato. Passiamo alle cifre. Il Fondo ha deliberato nel 2015 risarcimenti alle vittime di mafia per un totale di 56.520.287,46 euro. Paragonato a quanto erogato nel 2014, siamo al più 55 per cento. Anche a voler considerare il periodo che va da ottobre 2015 a febbraio 2016, in cui si sarebbe verificato il blocco, i dati sono eloquenti in senso contrario. In quell'arco di tempo, infatti, sono stati erogati per l'esattezza 20.278.774,56 euro. Se si aggiungono anche i mesi di luglio, agosto e settembre del 2015, cioè si considera tutto il periodo in cui ha operato il prefetto che da ultimo ha rivestito l'incarico di commissario, l'importo cresce ancora e raggiunge la cifra complessiva di 29.423.077,25 euro. Vorrei ribadire che tutto quello che abbiamo detto riguarda i risarcimenti alle vittime di mafia. C'è poi un altro capitolo che riguarda le associazioni, sul quale sollecito l'attenzione di questa Commissione e del suo presidente in primo luogo, perché dirò delle cose che ritengo parecchio significative nella piena tutela dell'associazionismo, che noi riteniamo un valore fondamentale, e del fatto che le vittime sono le vittime, le associazioni sono le associazioni, ma non bisogna fare sì che l'una cosa vada a detrimento del patrimonio risarcitorio delle vittime. Occorre premettere che l'articolo 91 del codice di procedura penale prevede che enti e associazioni senza scopo di lucro, i cui fini di interesse sociale siano stati riconosciuti per legge, come nel caso di cui stiamo occupandoci, possano esercitare in giudizio gli stessi diritti della persona offesa dal reato, anche se non hanno patito alcuna forma diretta di lesione. In sintesi, come ha riconosciuto anche il Consiglio di Stato con il parere di cui vi parlerò tra poco, si è determinata una situazione di cesura, di rottura tra la posizione sostanziale e quella processuale, quest'ultima venutasi ad autonomizzare dalla prima. A pagina 5 del documento che vi ho consegnato riporto un frammento del parere del Consiglio di Stato. Vorrei che ci fosse la dovuta attenzione su un aspetto che ritengo molto importante, in quanto si è verificato un singolare fenomeno in forza del quale le richieste hanno finito col sopravanzare quelle presentate dalle stesse vittime, assorbendo di conseguenza un maggiore volume di risorse. Ci sono le vittime della mafia e poi ci sono le richieste delle associazioni, che hanno finito per essere maggiori delle richieste delle vittime di mafia. Questo è il punto che chiede anche a tutto il mondo antimafia una seria riflessione. È lo stesso Consiglio di Stato del resto a suggerire tale riflessione, perché nel parere a cui facevo riferimento, Pag. 4 reso su richiesta dell'amministrazione dell'interno al Consiglio di Stato, rilevando l'assenza di norme in grado di frenare efficacemente il fenomeno, il Consiglio ha testualmente affermato che «un simile sistema ha determinato il sorgere di associazioni aventi il solo scopo di attingere alla finanza pubblica in danno delle persone danneggiate dal reato, alle quali vengono così sottratte risorse». La nostra amministrazione di fronte a questa situazione aveva osservato come il diritto al rimborso delle spese processuali richiedesse un filtro, oggi affermato normativamente – perché esiste – solo nei confronti di alcune associazioni, quelle cioè che operano nel campo della prevenzione e del contrasto al racket e all'usura. La nostra amministrazione aveva chiesto se fosse possibile intervenire risolutivamente mediante un atto regolamentare. Il Consiglio di Stato ha però escluso che il problema sia risolvibile per questa via, con atto regolamentare, data l'assenza di una fonte primaria che autorizzi l'esercizio del potere regolamentare, né è percorribile per lo stesso Consiglio la via amministrativa, cioè quella dell'applicazione estensiva o analogica delle disposizioni esistenti, valevoli per le sole associazioni antiracket e antiusura. Solo per le associazioni antiracket e antiusura la legge prevede che debbano essere iscritte in un apposito elenco presso le prefetture e che l'iscrizione sia subordinata al possesso di precisi requisiti, tra i quali anche quello che l'associazione si sia costituita nell'ultimo biennio parte civile in almeno un procedimento riguardante un proprio assistito, quindi – uso un'espressione atecnica in questo caso – è una sorta di certificazione, cioè di avallo alla presenza in campo certificata e già validata da una presenza nel processo di queste associazioni. È evidente che con questa norma si vuol garantire la serietà del fenomeno associativo, dando riconoscimento alle associazioni che abbiano già dato dimostrazione di operare concretamente nel settore, evitando così una sorta di «abuso del diritto». Come è stato ampiamente spiegato dal sottosegretario Manzione non più tardi di venerdì scorso in sede di sindacato ispettivo, i rimborsi processuali alle associazioni antimafia, la cui erogazione era stata temporaneamente sospesa in attesa del parere del Consiglio di Stato, riprenderanno a essere deliberati fin dalla prossima riunione del Comitato di solidarietà previsto dalla legge n. 512 del 1999. Il tema però resta e credo che sia ragionevole apprestare una norma che, oltre a introdurre un filtro di accesso al Fondo, concepisca anche una forma di prelazione a vantaggio delle vittime, perché mi sembra ragionevole che prima vengano le vittime. Si tratta di raggiungere un equilibrio tra l'esigenza di non scoraggiare e deprimere l'associazionismo, il cui apporto resta fondamentale, e l'esigenza di non sottrarre risorse consistenti alla naturale platea dei beneficiari, che si identifica con le vittime di mafia. Io ho completato, ma c'è un aspetto al quale tengo molto ed è la vicenda che riguarda i familiari di Domenico Noviello, per la quale si vorrebbe far passare l'idea di un blocco delle risorse. Mi corre l'obbligo, per tutelare la riservatezza delle notizie che mi accingo a fornire, di chiedere la secretazione di questa parte della mia audizione, laddove farò riferimento alle cifre erogate, essendo peraltro queste cifre cospicue.

  PRESIDENTE. Propongo di passare in seduta segreta.

(Così rimane stabilito. La Commissione procede in seduta segreta, indi riprende in seduta pubblica).

  PRESIDENTE. Credo che il Ministro potrà fermarsi con noi ancora un quarto d'ora prima del Comitato di sicurezza, quindi darei subito la parola all'onorevole D'Uva.

  FRANCESCO D'UVA. Grazie, presidente. Ringrazio il Ministro per essere qui e per averci dato questa esaustiva risposta a una domanda che avremmo fatto comunque da qui a breve. Chiaramente avrei voluto parlare e sentir parlare di quello di cui avevamo parlato la volta scorsa, in particolare su Sacrofano, avrei voluto chiedere al Ministro di rivedere la sua posizione perché Pag. 5riteniamo che lì la situazione sia molto più drammatica di quanto si pensi.

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole D'Uva.

  FRANCESCO D'UVA. Vado sul punto. Avrei voluto parlare di quello ma non ne parlerò, ma devo far presente una cosa, presidente: oltre all'onorevole Di Maio, queste cose sono state confermate anche dal presidente onorario della Federazione antiracket italiana (FAI), Tano Grasso. Non credo che qui si parli semplicemente di contrapposizione politica, signor Ministro. In particolare, si parla di 497 domande di parte civile bloccate, che non sono state erogate da novembre a febbraio, quindi questa è una questione che dobbiamo affrontare. A questo dobbiamo aggiungere che va benissimo concludere auspicando nuove misure legislative per colmare le lacune normative, ma noi auspichiamo anche che venga nominato il nuovo commissario, perché da venti giorni il commissario Carpino è capo del gabinetto del Ministro Costa, e credo che qui ognuno abbia le proprie responsabilità. A pagina 3 si scrive «in cui per l'onorevole Di Maio vi sarebbe stato un blocco», ma il blocco c'è stato, perché queste 497 domande sono inevase, di fatto queste 497 domande non sono state prese in considerazione, mentre qui stiamo dicendo ben altro. A questo punto chiedo quindi al Ministro se sia vero che ci sono 497 domande di parte civile inevase...

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Non stiamo parlando di risarcimenti...

  FRANCESCO D'UVA. No, stiamo parlando di costituzioni di parte civile, di coloro che hanno chiesto fondi e non li hanno avuti.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Non stiamo parlando delle vittime.

  FRANCESCO D'UVA. No, stiamo parlando delle associazioni, ma il Fondo è lo stesso. Mi scusi, signor Ministro, non voglio assolutamente polemizzare con lei e con la sua figura, ma qui stiamo parlando di associazioni che funzionano, difendono le vittime e credo che abbiano bisogno di questi fondi. Se poi vogliamo andare a fare interventi normativi, ben venga.

  PRESIDENTE. Mi corre l'obbligo, onorevole D'Uva, di fare una domanda: le oltre 400 domande a cui lei faceva riferimento sono domande di costituzione di parte civile o di risarcimento da parte delle associazioni? La decisione sulla costituzione di parte civile spetta alla magistratura e noi abbiamo fatto richiesta a tutte le procure d'Italia di farci avere i dati delle associazioni che avevano fatto la domanda, di quelle accolte e di quelle rifiutate. Non vorrei che il dato al quale lei fa riferimento...

  FRANCESCO D'UVA. Sono richieste di risarcimento per spese legali.

  PRESIDENTE. Penso che innanzitutto bisognerà aspettare se c'è stata la costituzione o meno...

  FRANCESCO D'UVA. Poi c'è Carpino che non è stato ancora sostituito e agisce in proroga, quindi anche lì bisogna intervenire e non c'è traccia di questo.

  PRESIDENTE. Però non è stata bloccata l'erogazione dei fondi per questo.

  FRANCESCO D'UVA. Ovviamente ci sono lungaggini e queste 497 domande sono inevase.

  CLAUDIO FAVA. Ringrazio il Ministro, siamo in attesa delle risposte alle altre nostre domande, ma credo che sia stata utile la precisazione che ci ha fornito per due ragioni. La prima è che credo francamente che possiamo permetterci tutto, fuorché il lusso di assumere la morte di qualche vittima di mafia come un titolo di merito da metterci sulle spalle per usarlo come ragione di polemica politica. Questo non è consentito a nessuno, nessuno in questo Paese ha titolo o legittimità per utilizzare la morte delle vittime di mafia Pag. 6come ragione di polemica politica. Venendo al merito, il lavoro fatto dal prefetto Carpino va esattamente nella direzione auspicata dalla nostra Commissione, che in tempi non sospetti ha capito che il circuito delle associazioni antimafia tiene dentro associazioni benemerite, che hanno fatto molto, che hanno rischiato molto, che hanno dato contributi straordinari, ma purtroppo, colleghi, in questi anni ha anche raccolto associazioni che si sono costituite, come dice un parere richiesto del Consiglio di Stato, soltanto per truffare lo Stato, assumendo la bandiera dell'antimafia come un passe-partout per ottenere finanziamenti. Questo è un fatto ed è un fatto che ha spinto per ragioni istituzionali e di indignazione personale questa Commissione ad aprire un focus d'indagine su questo tema. Il Consiglio di Stato dice che «sono sorte associazioni aventi il solo scopo di attingere la finanza pubblica», perché è così che funziona. Se infatti in questa sede facciamo in tre un'associazione e nello statuto mettiamo che domani ci batteremo per ottenere ristoro e risarcimento per le vittime della mafia, rappresenteremo un baluardo, avremo cure e solidarietà per le vittime dell'usura e del racket, da domani saremo autorizzati ad agire nei processi come parte civile. Ciò che viene chiesto dal Consiglio di Stato e ciò che assume come necessità il Comitato di solidarietà per le vittime di mafia è una valutazione di affidabilità, perché, se questa affidabilità non ci sarà, continueremo a premiare, attraverso risorse pubbliche sottratte alle vittime della mafia, associazioni che fanno un lavoro benemerito e associazioni che sono state costruite sulla carta soltanto per truffare lo Stato. Abbiamo esempi antichi e recenti di associazioni vissute per molti anni con questo unico obiettivo. Certo, ci dispiace che per alcuni mesi non sia stato possibile ottemperare alle richieste arrivate da molte associazioni, ma credo che sia stato un atto di scrupolo di straordinaria utilità porre questa domanda al Consiglio di Stato, perché il Consiglio di Stato nella sua risposta non rimanda al Comitato o al Ministro, ma rimanda al Parlamento e dice: «cari signori, non sarà una norma regolamentare che potrà permetterci di valutare l'affidabilità delle associazioni, sarà un intervento del legislatore». Si tratta quindi di un intervento che va fatto, da questo momento questo Parlamento è in mora. Credo, signora presidente, che potrebbe essere titolo di responsabilità e di merito di questa Commissione assumere l'iniziativa di presentare un progetto di legge che permetta di evitare le ambiguità di una valutazione discrezionale della norma.

  PRESIDENTE. Grazie, vicepresidente Fava. Prima di dare la parola al senatore Lumia voglio sottolineare che uno dei motivi che ci ha spinto a intraprendere un'inchiesta sull'antimafia è legato all'uso strumentale che qualcuno ha fatto e continua a fare della parola «antimafia» e dell'azione contro le mafie. Voglio anche ricordare che lo stesso presidente onorario della FAI, quando in audizione ci ha portato tutti i bilanci della sua associazione, ha invocato da parte delle prefetture – e oggi sappiamo dopo il parere del Consiglio di Stato anche della necessità di un intervento del Parlamento – un'opera di chiarezza e di trasparenza sulle associazioni antiracket e sulle associazioni che proteggono le vittime proprio per il motivo evidenziato dallo stesso parere del Consiglio di Stato, cioè il fatto che in questi anni si siano ricevute più domande dalle associazioni che dalle vittime. La stessa FAI ha chiesto al Ministero degli interni attraverso le prefetture e anche a noi di fare un'anagrafe delle associazioni che meritano di accedere a questi fondi. Tengo a precisare questo punto, perché tirare in ballo la dichiarazione di Tano Grasso di ieri non mi sembra opportuno, in quanto il blocco è stato fatto perché si era in attesa del parere del Consiglio di Stato. L'ha detto il Ministro: in attesa del parere del Consiglio di Stato abbiamo dovuto sospendere, ma abbiamo sospeso per un'opera benemerita, che è quella di non far accedere a questi fondi associazioni che non ne hanno i requisiti e sono state le stesse associazioni a chiedere che si facesse quest'opera di chiarezza e di bonifica. In questo senso... poi dirò una cosa in conclusione.

Pag. 7

  GIUSEPPE LUMIA. Ringrazio anch'io il Ministro, non è usuale per me in Commissione, esprimo il pieno plauso per le cose che ha detto qui questa mattina e ringrazio anche la presidente per le precisazioni. Questa polemica fa solo del male all'antimafia, fa un male enorme, perché la vicenda delle costituzioni di parte civile non è un fulmine a ciel sereno, hanno fatto bene l'onorevole Fava a ricordarlo e la presidente a ribadirlo: in questa Commissione se ne è discusso più volte, più volte si è sottolineato che si stava inflazionando l'utilizzo dell'accesso alla costituzione di parte civile e più volte è stato ribadito che il Parlamento attraverso la Commissione doveva valutare, selezionare e correggere il tiro. Ringrazio per aver fatto riferimento alla FAI e a Tano Grasso evitando la strumentalizzazione – che non va fatta – di un'associazione che si impegna, che lavora bene, che utilizza un criterio stringente per costituirsi, perché le associazioni antiracket e antiusura hanno un altro binario, hanno un filtro, devono dimostrare con i requisiti che il Ministro accennava prima, che loro ci sono, operano da anni, la loro opera è sotto valutazione e viene valutata perché devono essere iscritti in registri presso le prefetture con particolari e stringenti criteri. Ricordo che anche il procuratore Lo Voi qui ha fatto cenno a questo numero eccessivo di costituzioni di parte civile e ci ha ricordato che anche dal loro osservatorio la cosa stava acquistando caratteri patologici.

  PRESIDENTE. (fuori microfono) Per questo abbiamo fatto la richiesta.

  GIUSEPPE LUMIA. È bene ribadire quindi che dalla parte della più avvertita e attenta attività di antimafia, non dall'esterno, da chi la vuole bloccare o da chi la vuole imbavagliare, ci viene un'attenzione rigorosa a selezionare e a rivedere il meccanismo. Ecco perché penso che fermare quel meccanismo non sia stato un blocco del risarcimento alle vittime di mafia, ma sia stata un'opera buona e giusta, e che in sede legislativa al Senato, dove dobbiamo rivedere il codice antimafia, l'inserimento di un emendamento in questa direzione possa essere la strada per tutti da condividere per rispondere a un'esigenza reale. Una cosa sono le vittime di mafia, una cosa sono le associazioni serie, rigorose e impegnate, altra cosa sono quelle che si improvvisano, fittizie, che vogliono speculare, quindi prima di pronunciarci non dobbiamo mai fare l'errore di non documentarci e di fare sponda a chi non lo merita.

  ROSANNA SCOPELLITI. Ringrazio il Ministro per questa delucidazione, per questo intervento molto puntuale e ad oggi necessario, perché quello che è successo questo fine settimana, le speculazioni alle quali siamo stati costretti ad assistere da parte di rappresentanti delle istituzioni sono molto gravi, perché quando si parla di vittime di mafia, quando si sceglie di onorare la memoria delle vittime di mafia, lo si deve fare non per polemica e visibilità politica, ma in punta di piedi, con grande rispetto per le vittime e per le famiglie che purtroppo piangono i propri cari. Come non trovarci d'accordo con quanto scritto in questa relazione? Come i colleghi ricordavano, infatti, noi ci siamo battuti in Commissione antimafia per una maggiore trasparenza nelle associazioni, per non doverci trovare domani nelle stesse situazioni in cui ci siamo trovati precedentemente, per cui è stata necessaria un'inchiesta di questa Commissione su associazioni create appositamente per sottrarre fondi alle vittime che sostenevano di difendere. Secondo me, dunque, ogni misura atta a bloccare questo meccanismo era necessaria e doverosa soprattutto per la memoria delle vittime di mafia. Vi posso assicurare che il problema della credibilità e della trasparenza per le associazioni che si occupano di questi temi è fondamentale, ed è il miglior modo, al di là del livello economico, di rendere omaggio alle vittime di mafia, che lo sono diventate per aver voluto essere degli esempi, per aver creduto in valori che oggi non possono assolutamente essere messi in discussione. Ben venga quindi questo blocco, se c'è stato – e non c'è stato – perché ci ha dato e ci darà modo di lavorare su trasparenza e credibilità di queste associazioni, e ci faremo promotori – sono Pag. 8convinta che la presidente Bindi vorrà farlo di concerto con i commissari – di una legge per stigmatizzare queste situazioni e garantire massima trasparenza. Questa è l'unica cosa che oggi bisogna fare, perché altrimenti non ha senso continuare a fare inchieste sulla nuova antimafia che ruba i fondi dell'antimafia: l'antimafia deve essere credibile, le persone che fanno antimafia e che si fregiano di portare avanti questi valori devono essere credibili, tutto il resto viene dopo, e le istituzioni devono andare con lo stesso passo. Sono contenta di questa relazione e mi auguro che il Parlamento possa al più presto realizzare una legge che tuteli vittime e associazioni serie.

  CIRO FALANGA. Soltanto per dire che ho apprezzato molto l'intervento del Ministro e le misure che nella sua funzione ha adottato. Mi permetto soltanto di suggerire che la norma di procedura penale che ella ha segnalato, che prevede la possibilità di costituzione di parte civile a un soggetto giuridico che non abbia un titolo per chiedere un risarcimento, costituisce indubbiamente una deroga al principio generale e in quanto tale va rivisitata. Credo che sia molto difficile immaginare una norma che possa distinguere l'associazione affidabile da quella non affidabile perché, al di là dei requisiti formali, è molto difficile. Penso piuttosto, Ministro, che, eliminando questa deroga e quindi rifacendoci al principio generale, automaticamente si dissolveranno molte associazioni che operavano soltanto per quel fine.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro, faremo la nostra parte, sappiamo che il Governo ci potrebbe anche precedere, ma non ci dispiace se gli obiettivi che si raggiungono sono comuni. Tengo a precisare che questo tema non è stato sollevato da componenti di questa Commissione e mi auguro che il Vicepresidente Di Maio faccia le sue scuse non a noi, non al Ministro, ma alle vittime, perché credo che sia doveroso. Nel ringraziare il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.20.