XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 77 di Lunedì 18 gennaio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Audizione del presidente della Giunta della regione Campania, Vincenzo De Luca:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 
De Luca Vincenzo , Presidente della Giunta della regione Campania ... 4 
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 
Nugnes Paola  ... 10 
Orellana Luis Alberto  ... 12 
De Luca Vincenzo , Presidente della Giunta della regione Campania ... 12 
Nugnes Paola  ... 13 
De Luca Vincenzo , Presidente della Giunta della regione Campania ... 13 
Nugnes Paola  ... 13 
De Luca Vincenzo , Presidente della Giunta della regione Campania ... 13 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 
De Luca Vincenzo , Presidente della Giunta della regione Campania ... 14 
Nugnes Paola  ... 14 
De Luca Vincenzo , Presidente della Giunta della regione Campania ... 15 
Nugnes Paola  ... 15 
De Luca Vincenzo , Presidente della Giunta della regione Campania ... 15 
Bratti Alessandro , Presidente ... 16 
De Luca Vincenzo , Presidente della Giunta della regione Campania ... 16 
Polverini Renata (FI-PdL)  ... 17 
De Luca Vincenzo , Presidente della Giunta della regione Campania ... 18 
Nugnes Paola  ... 19 
Bonavitacola Fulvio , Assessore all'ambiente della Giunta della regione Campania ... 19 
Orellana Luis Alberto  ... 20 
De Luca Vincenzo , Presidente della Giunta della regione Campania ... 20 
Rostan Michela (PD)  ... 21 
De Luca Vincenzo , Presidente della Giunta della regione Campania ... 21 
Palma Giovanna (PD)  ... 22 
Bratti Alessandro , Presidente ... 22 
De Luca Vincenzo , Presidente della Giunta della regione Campania ... 22 
Bratti Alessandro , Presidente ... 23 
De Luca Vincenzo , Presidente della Giunta della regione Campania ... 23 
Bratti Alessandro , Presidente ... 24

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 17.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del presidente della Giunta della regione Campania, Vincenzo De Luca.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente della Giunta della regione Campania, Vincenzo De Luca, accompagnato dall'assessore all'ambiente, Fulvio Bonavitacola, dal capo di gabinetto, Sergio De Felice e dal capo ufficio legislativo, Pierluigi Petrillo, che ringrazio per la presenza.
  Ricordo che la Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo di depurazione delle acque.
  In particolare, l'audizione odierna rientra nell'ambito dell'approfondimento territoriale in corso di svolgimento sulla regione. A tale proposito, più specificatamente la Commissione è interessata a conoscere lo stato di attuazione delle bonifiche in essere e in via di definizione sul territorio, le iniziative allo studio per risolvere la questione delle ecoballe e la situazione riguardante lo stato dei depuratori, di quelli in funzione come di quelli eventualmente ancora in fase progettuale, essendo stati segnalati alla Commissione in tal senso elementi di particolare criticità proprio sul versante della depurazione delle acque.
  La Commissione ha già fatto tre missioni in Campania, dove abbiamo verificato sia la situazione dei depositi delle ecoballe sia la situazione dei quattro depuratori nella zona Caserta-Napoli, quelli a maggior criticità. Abbiamo fatto anche una visita alle foci del Volturno, per vedere come era la situazione.
  Abbiamo impostato una relazione sulla Campania; l'ennesima, devo dire, e ormai si conoscono moltissime cose. Ovviamente alcuni problemi rimangono. Pertanto, nell'audizione odierna, visto che peraltro lei si è insediato recentemente, ci interesserebbe conoscere le principali politiche d'inquadramento che avete intenzione di mettere in campo per affrontare alcuni problemi che sono purtroppo storici.
  Eventualmente, se dovessero essere poste delle domande specifiche o di carattere tecnico, vi si potrà rispondere successivamente per iscritto, perché è normale che un presidente di regione non si può occupare degli aspetti di dettaglio.
  Abbiamo chiesto anche la disponibilità dell'assessore, come fu fatto nelle scorse legislature, per eventualmente ritrovarci, perché non credo che in serata esauriremo tutte le questioni. Vi chiediamo quindi la disponibilità, quando noi ritorneremo in Campania o qui a Roma, ad approfondire ulteriormente alcuni temi d'interesse della Commissione.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e Pag. 4motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Cedo la parola al presidente De Luca per lo svolgimento di una piccola relazione introduttiva riguardo ai temi qui accennati. Le chiederei, se possibile, di partire dal tema delle ecoballe. Se vuole utilizzare a sua discrezione l'assessore al suo fianco o i tecnici, può farlo nel momento che ritiene più opportuno.
  Le cedo la parola per questa breve introduzione, poi ovviamente le saranno poste delle domande da parte dei colleghi.

  VINCENZO DE LUCA, Presidente della Giunta della regione Campania. Grazie, presidente. Non sono emozionato a trovarmi da quest'altra parte del tavolo, ma credo siano passati dieci anni da quando eravamo in ruoli invertiti, cara collega Polverini. Questo testimonia la grande coerenza che abbiamo in Italia: allora parlavamo di ecoballe e anche oggi siamo qui a parlare di ecoballe. Il tentativo che vorremmo fare, detto molto in sintesi, è rompere questa linea di coerenza eterna e fare in modo che non se ne parli più nei prossimi anni.
  Noi stiamo affrontando problemi che in qualche caso hanno delle proporzioni bibliche tali da scoraggiare le migliori volontà. Uno di questi problemi è sicuramente quello delle ecoballe. Stiamo parlando di un problema di una gravità unica, che si sta trascinando in Italia da quasi vent'anni.
  Vi riporto un episodio, per darvi la percezione di quanto abbia pesato questo problema sull'immagine, non di Napoli e della Campania, ma dell'Italia. Quando l'ambasciatore degli Stati Uniti di America in Italia mi ha chiesto un colloquio di cortesia, conoscitivo degli orientamenti del nuovo governo regionale, mi ha posto due domande. La prima era: «qual è la situazione ambientale, specificamente la situazione delle ecoballe nella Terra dei fuochi ?» La seconda era: «qual è il livello di burocrazia che è presente nella vostra istituzione e cosa pensate di fare per il futuro ?»
  L'ambasciatore degli Stati Uniti d'America domanda qual è la situazione delle ecoballe. Riporto questo episodio per dirvi come a un certo punto di questa vicenda la questione abbia toccato davvero l'immagine internazionale del nostro Paese, come è facilmente comprensibile, perché da New York o da Los Angeles come da Tokyo si fa fatica a distinguere anche Napoli da Roma.
  Abbiamo deciso dunque di affrontare di petto questo problema. Devo dire che abbiamo un elemento di fiducia, perché abbiamo riscontrato una sensibilità particolare nel Governo nazionale, a cui abbiamo segnalato dall'estate scorsa, quando ci siamo insediati, un dato che è ineludibile: la soluzione al problema delle ecoballe richiede un investimento di mezzo miliardo di euro; o siamo disponibili a fare questa scelta, oppure mettiamoci una croce sopra. Ovviamente possiamo discutere le soluzioni tecniche-organizzative, ma con meno di mezzo miliardo di euro non ne usciamo. Abbiamo cercato di parlare di queste cifre, perché ogni altra ipotesi di soluzione ci portava sopra a 1,3-1,5 miliardi d'investimento.
  Abbiamo individuato, rispetto a questo problema, un programma di rimozione delle ecoballe che è fondato su tre capitoli. Parliamo innanzitutto di 5,5-5,6 milioni di tonnellate di ecoballe. Vi lascio immaginare la dimensione del problema.
  Si poteva immaginare di trasportare tutto fuori regione. Ovviamente questo significava andare sopra gli 1,3-1,5 miliardi. Si poteva immaginare di realizzare altri impianti, ma ciò avrebbero comportato, partendo da oggi, la messa in funzione degli impianti stessi da qui a quattro o cinque anni. Mi riferisco a eventuali nuovi termovalorizzatori, secondo il vecchio piano della regione Campania. In ogni caso, potete immaginare che un termovalorizzatore Pag. 5che lavori 300.000 tonnellate di rifiuti l'anno ci metterebbe 20-25 anni per smaltire il tutto.
  Abbiamo definito, come ci eravamo impegnati a fare, il nostro progetto per la rimozione delle ecoballe, che punta su tre capitoli. Il primo capitolo riguarda un terzo delle ecoballe da trasferire fuori regione, negli impianti e in siti autorizzati.
  In secondo luogo, un terzo delle ecoballe è da trasformare in combustibile secondario da rifiuti, con un potenziamento degli impianti STIR (stabilimenti di tritovagliatura e imballaggio rifiuti) che abbiamo in funzione attualmente nella regione Campania. Questo significa un investimento nelle tecnologie (bisogna potenziare alcune linee), ma è un secondo capitolo che a noi pare molto interessante.
  Il combustibile secondario può essere utilizzato facendo accordi con le cementerie del nostro Paese o del resto d'Europa. Noi abbiamo una quota di combustibile secondario utilizzato per le cementerie che è sopra il 13 per cento, a fronte di una quota di utilizzazione di questo combustibile in Europa di oltre il 60 per cento, quindi abbiamo dei margini ampi per smaltire in questo modo un altro terzo di rifiuti trattati.
  Il terzo capitolo è quello che riguarda la ricomposizione morfologica delle cave dismesse. Chi viene nella regione – come voi siete venuti – può vedere delle mezze montagne sventrate, con un danno d'immagine e ambientale enorme. La nostra idea è utilizzare un terzo di rifiuto inertizzato, quindi che non ha emissioni e residui di umido, per la ricomposizione morfologica di questi siti, accompagnando questa ricomposizione con progetti di riqualificazione ambientale e di valorizzazione del territorio, realizzando in quei siti anche impianti di uso sociale (parchi, impiantistica sportiva), cioè facendo un lavoro di ingegneria ambientale che è stato fatto con successo in altri Paesi d'Europa e negli Stati Uniti di America.
  Questa è la nostra ipotesi. I tempi vanno da tre a quattro anni, se riusciamo a correre e a non distrarci. Ovviamente intendiamo partire da un intervento massiccio che contiamo di realizzare nel luogo di massima concentrazione di ecoballe: oltre la metà delle ecoballe sono concentrate fra Giugliano e Villa Literno, per 2,8 milioni di tonnellate.
  Questo è l'intervento di maggior rilievo da tanti punti di vista: siamo nel cuore della Terra dei fuochi e siamo nel cuore dell'insediamento della camorra dura e vincente, i casalesi, nella nostra regione.
  Dunque, da più di un punto di vista, è un intervento che ha per noi un grande valore simbolico, oltre che un grande valore sostanziale. Lo dico perché qualcuno ha osservato che l'intervento per la rimozione delle ecoballe è un intervento simbolico. È simbolico un accidente, innanzitutto perché 5,6 milioni di tonnellate di ecoballe producono percolato che da qualche parte va (non abbiamo sigillato le ecoballe), in secondo luogo perché non è possibile immaginare nessun progetto di sviluppo della regione se non ci liberiamo di questa presenza, e infine perché le ecoballe non sono un dato neutro: c’è qualcuno che vive con le ecoballe, se non altro per i fitti delle aree che, dove ci sono, vanno pagati.
  Di conseguenza, è un intervento di grande complessità, a meno che non decidiamo che la cosa è di proporzioni così gigantesche che vale la pena di non metterci neanche le mani, come qualcuno negli anni passati aveva pensato di fare. È veramente qualcosa che fa tremare immaginare di risolvere questo problema.
  Noi non siamo d'accordo: siamo per affrontare di petto il problema. Costi quel che costi, dobbiamo ripulire la Campania, cioè l'Italia, da questa presenza, se vogliamo ritrovare anche una dignità nazionale.
  Quando ci siamo insediati, siccome parliamo di una materia estremamente delicata da gestire, abbiamo deciso di fare un'intesa con l'Autorità anticorruzione e con il dottor Cantone. Come sapete, la gran parte dei trasporti ha registrato presenze molto delicate di settori della criminalità organizzata. Il trasporto dei rifiuti è uno dei temi più delicati e pericolosi da affrontare nella nostra regione.Pag. 6
  Abbiamo impiegato questi mesi, non solo per una verifica tecnica di questo nostro progetto, ma anche per definire, insieme all'Autorità anticorruzione, il capitolato di gara, perché abbiamo deciso sulla base di questo protocollo, che le gare fatte dalla regione nel campo dei rifiuti e della gestione dei sistemi idrici debbano essere verificate e controllate dall'Autorità anticorruzione.
  Abbiamo lavorato a stretto contatto con i tecnici dell'ANAC e abbiamo definito una prima gara per la rimozione di 800.000 tonnellate concentrate – lo ripeto – in larga misura nelle due aree di Taverna del Re (Giugliano) e di Villa Literno, nelle province di Napoli e Caserta, ma dando dei primi segnali in tutte le province (Casalduni a Benevento, Pianodardine ad Avellino, Coda di volpe a Salerno). Cerchiamo di dare un segno di ripulitura delle aree su tutto il territorio regionale, ma partendo dal luogo di maggiore accumulo del problema.
  Abbiamo bandito la gara il 23 dicembre, se ricordo bene. Abbiamo davanti solo i tempi strettamente necessari per l'espletamento della gara. Abbiamo deciso di suddividere in otto lotti questo primo blocco di ecoballe da rimuovere, sia per rendere gestibile il problema sia per mantenere queste risorse nel territorio regionale. Immaginiamo che la rimozione di un lotto di 15 milioni d'importo a base di gara sia alla portata anche di imprese sane presenti nel nostro territorio.
  La procedura è in corso e, dunque, noi contiamo di partire nella primavera con i primi carichi su gomma o su ferro per rimuovere queste prime 800.000 tonnellate. Contestualmente, stiamo lavorando per il potenziamento degli impianti, per un nuovo trattamento dei rifiuti.
  Noi abbiamo fatto una prima caratterizzazione a campione sulle ecoballe. Credo di ricordare che abbiamo ancora un 30 per cento di materiale riciclabile. Dunque, al netto del materiale riciclato, per il resto va fatto un nuovo trattamento di inertizzazione dei rifiuti, sia per trasformarlo in combustibile secondario, da collocare, d'intesa con l'associazione dei cementieri, in Italia e in Europa, sia per fare l'operazione, cui accennavo, di ricomposizione delle cave presenti nel nostro territorio. Il lavoro è pienamente in corso.
  Ovviamente questo è il primo capitolo della ripulitura ambientale del territorio. Rimane quello fondamentale, sia per il peso ambientale inquinante che ha la presenza delle ecoballe sia perché lì si realizza un intreccio particolarmente perverso fra tema dei rifiuti e delinquenza organizzata.
  Tuttavia, evidentemente dobbiamo mettere mano su altri capitoli. Uno di questi è la bonifica delle discariche. A questo proposito, è in corso un programma di risanamento di 49 siti individuati come discariche da bonificare. Questi lavori sono a carico dei comuni interessati.
  Abbiamo fatto una verifica con tutti i soggetti interessati qualche mese fa. In base ai dati che abbiamo noi – non ho i dati aggiornati a gennaio – oltre il 60 per cento delle opere erano in corso, cioè erano state appaltate. Credo che a oggi siano state appaltate tutte le opere di bonifica di queste discariche.
  Ovviamente in alcuni comuni siamo più avanti e i lavori sono quasi completati e in quattro comuni i lavori erano sicuramente completati già a ottobre o a novembre. Si saranno completati i lavori in altre decine di discariche, mentre in altre siamo più in ritardo, ma possiamo dire che questo secondo capitolo, la bonifica delle discariche inquinate, è pienamente in corso.
  Da questo punto di vista, abbiamo un solo punto di grande criticità e di grande sofferenza, che riguarda per la verità un commissario di Governo nominato per una delle discariche più grandi che andavano bonificate: la Resit.
  Come al solito, si è determinato un contenzioso amministrativo, in quanto l'impresa aggiudicataria della bonifica a un certo punto era stata esclusa, perché – credo di ricordare – uno dei titolari dell'impresa che aveva vinto la gara risultava essere presente nella gestione di una delle imprese coinvolte in Mafia capitale, per cui si è fatta una rescissione contrattuale.Pag. 7
  Il vincitore della gara ha ricorso al TAR, che gli ha dato ragione, ha ricorso al Consiglio di Stato, che gli ha dato ragione, e quindi siamo ritornati al punto di partenza, cioè dovremo consegnare i lavori all'impresa a cui potevamo consegnarli un anno e mezzo fa.
  Comunque, siamo a questo punto della situazione. C’è stato un freno ulteriore, perché il commissario di Governo non è stato rinnovato nel suo incarico. Credo che si stia ragionando a livello parlamentare su una proroga di qualche mese.
  Noi non abbiamo posizioni particolari. La mia posizione particolare è che tutto quello che può essere affidato alla gestione ordinaria della regione deve essere affidato. Se si ritiene invece di dare continuità a un lavoro in corso, per quello che ci riguarda ovviamente non c’è problema. Se si ritiene di passare alla gestione ordinaria, a maggior ragione diamo pieno assenso.
  Ci sono altri due aspetti del problema ambientale, soprattutto nell'area della Terra dei fuochi: c’è un problema che riguarda i roghi che vengono ancora accesi nell'area e ci sono i problemi che riguardano l'economia in nero, rispetto a centinaia di piccole e piccolissime aziende che utilizzano materiali anche rischiosi.
  Rispetto ai roghi tossici, vi devo dare innanzitutto un'informazione che mi viene dalla prefettura di Caserta. È bene ogni tanto far emergere qualche dato che non ci spinga al suicidio collettivo. Rispetto ai roghi la provincia di Caserta è quella più delicata. Nell'anno 2015 rispetto al 2012 abbiamo un abbattimento del 60 per cento dei roghi tossici. È un dato importante. Chiarisco che quasi il 90-95 per cento dei roghi tossici riguarda rifiuti di gomme, pneumatici, plastica, gomma, pellami, stoffe, abbigliamento e cose varie. A Caserta registriamo una diminuzione sul 2012 del 60 per cento. Ovviamente i dati della prefettura sono forniti dai vigili del fuoco.
  Cito questo dato per dire che mi pare che ci sia un'evoluzione positiva. Lo voglio dire perché mi è capitato di fare un'altra esperienza molto creativa in relazione ad alcuni dati pubblicati dall'Istituto superiore della sanità.
  Capiamoci bene: noi lì abbiamo un problema, come è del tutto evidente, ma l'idea che ogni mattina si svegli qualcuno e ripubblichi e rifrigga la stessa minestra per la centesima volta è una cosa rispetto alla quale dobbiamo fare definitivamente chiarezza.
  Io, come tanti di voi, qualche settimana fa ho letto sui giornali un dato proveniente dall'Istituto superiore della sanità sull'incidenza delle malattie tumorali nella Terra dei fuochi e anch'io ho immaginato che ci fosse qualche novità. Invece, stiamo parlando esattamente degli stessi dati pubblicati due anni fa.
  Non credo che sia superfluo chiedere a noi stessi di non farci del male con le nostre mani. I dati più aggiornati di cui noi disponiamo sono quelli di un'indagine svolta – credo – su 20.000 campioni e commissionata dalla regione all'Istituto zooprofilattico, d'intesa con le istituzioni medico-scientifiche internazionali riconosciute, che ha certificato, in tre mesi di ricerca sulla Terra dei fuochi, che i prodotti agricoli e agroalimentari sono assolutamente a norma. Non è possibile aggiungere al problema ambientale il problema di una crisi delle produzioni agricole e agroindustriali, che sono di straordinaria qualità.
  Io credo che sia giusto che venga anche dai livelli parlamentari una raccomandazione a mantenere una misura, a non vendere fumo, perché i problemi ci sono e sono quelli che conosciamo e vanno affrontati in maniera rigorosissima.
  Io sono interessato ad accendere i riflettori su tutti gli aspetti del problema e a fare un'operazione verità a 360 gradi, ma credo che non sia tollerabile che dobbiamo pagare delle ricadute drammatiche sui territori, perché qualcuno deve vendere qualche copia di giornale, qualche televisione deve fare aumentare lo share di mezzo punto e dobbiamo raccontare balle a ruota libera, facendo in qualche caso interviste a personaggi in cerca d'autore.Pag. 8
  Dobbiamo deciderci ad acquisire come dati quelli che ci vengono dalle autorità sanitarie e dalle istituzioni scientifiche, padroneggiandoli con il senso di responsabilità necessario. Verità assoluta: non c’è nulla da mimetizzare, da occultare o da attenuare; c’è da gestire l'informazione in maniera semplicemente corretta. Punto e basta.
  Torniamo ai roghi. Ovviamente sappiamo che viviamo in un territorio delicato. Io credo che dobbiamo accompagnare la nostra iniziativa anche con un'iniziativa rivolta ad alcune aree particolarmente delicate. In quei territori noi abbiamo una serie di campi rom, e anche questo è un tema molto delicato. Io mi limito a raccontare la verità; se la cosa dispiace, me ne dolgo, ma non cambio di una virgola la mia descrizione dei fatti.
  I campi rom sono anche i luoghi dai quali spesso, senza fare generalizzazioni e senza avere posizioni autoritario-repressive, partono soggetti che vanno ad accendere questi roghi. Sono un problema che va affrontato, come sempre con spirito di umanità, aprendo, non una volta ma cento volte, le braccia a chi ha disponibilità a integrarsi nei nostri territori, ovviamente con un'attenzione particolare alle fasce di minori, che dobbiamo portare nelle nostre scuole, garantendo veramente un programma d'integrazione.
  Stiamo facendo un lavoro attento rispetto a un campo rom di Giugliano, con un investimento di quasi un milione di euro della regione, per trovare sistemazioni anche alloggiative, d'intesa con il Governo nazionale, con il Ministero dell'interno e con le prefetture, che stanziano – credo – la metà di quanto stanzia la regione.
  Questo è un lavoro che faremo, con grande senso di umanità e con grande rispetto. Io sono però per dire anche che chi intende vivere al di fuori della legge non può vivere in quei territori. Punto.
  L'ultimo problema che riguarda quell'area e questa emergenza particolare è quello dell'economia in nero. Anche su questo vorrei che parlassimo un linguaggio di verità e che avessimo equilibrio, perché ogni volta che incontriamo qualche comitato della Terra dei fuochi i piani si sovrappongono a questioni emergenti e a questioni minori; si immagina di risolvere problemi di natura storica con qualche provvedimento amministrativo. Anche su questo credo che siamo chiamati tutti a un esercizio di serietà.
  Vi ho riportato questi dati perché dai dati oggettivi risulta che i roghi ovviamente non sono legati in massima parte all'industria in nero ma in grandissima misura ai rifiuti. Pertanto, io credo che dobbiamo accentuare una presenza di controllo e repressiva dello Stato nei confronti di chi va ad accendere i roghi. Siamo in un Paese nel quale tutti siamo in grado di sapere quello che è bene e quello che è male. Che siano italiani, campani, napoletani, salernitani o rom, per me non cambia niente; mi interessa che ci sia gente che rispetta le regole o che non le rispetta. In questo caso, lo Stato c’è anche per reprimere, oltre che per prevenire. Preferibilmente occorre prevenire, ma quando non è possibile bisogna reprimere.
  La gran parte dei roghi sono rifiuti, non scarti di lavorazione industriale, però non c’è dubbio che c’è un problema che riguarda anche gli scarti di lavorazione industriali. Voglio dire che questo problema dell'economia sommersa c’è a Caserta, a Napoli e nell'Agro Sarnese-Nocerino, come c’è in qualche zona industriale del Nord o in altre aree del Paese.
  Sicuramente dovremo accentuare anche le operazioni di controllo dell'autorità sanitaria. Stiamo mettendo a punto un sistema di controllo più efficace e più penetrante anche in questa realtà, ma dobbiamo sapere che imbatteremo prima o poi con una contraddizione: stiamo parlando di migliaia di occupati in queste piccole fabbrichette, soprattutto del tessile o del calzaturiero.
  È evidente che la priorità è la tutela della salute (non c’è dubbio), ma faccio questa osservazione solo per dire che è un problema complesso, che va affrontato con diverse iniziative: il controllo, la repressione, ma anche l'aiuto all'emersione, misure che riguardino la tracciabilità dei Pag. 9prodotti e intese con i grandi gruppi che utilizzano le piccole fabbriche per immettere sul mercato, con marchi diversi, prodotti che vengono da quelle terre.
  Comprendiamo tutti che è necessario fare un lavoro su diversi piani, se vogliamo che l'intervento abbia qualche risultato e non ci porti a impattare con la contraddizione fra tutela della salute o dell'ambiente e tutela del lavoro, che nelle nostre aree, come potete immaginare, è un problema fortemente presente.
  Faccio un'ultima osservazione, non mi dilungo. Ho voluto parlare di più di questo tema di assoluta emergenza. Abbiamo un problema che riguarda sistema idrico e sistema di depurazione, che sono le due grandi questioni sulle quali siamo impegnati.
  A questo proposito, abbiamo in corso cinque gare. Vi daremo anche una nota dettagliata, depuratore per depuratore, che faremo aggiornare a oggi.
  La regione ha utilizzato come stazione appaltante per l'appalto di cinque depuratori, soprattutto dell'area napoletano-casertana, il provveditorato alle opere pubbliche. A mio parere, i tempi utilizzati dal provveditorato sono incompatibili con i tempi di vita degli esseri umani: abbiamo appaltato a primavera del 2014, sono passati due anni e credo che partiamo adesso. Se i tempi solo per fare una gara diventano di due anni, mettiamoci la croce sopra, perché poi dobbiamo partire e ovviamente prevedo qualche problema in corso d'opera.
  Sapete che abbiamo una normativa assolutamente eccellente nel nostro Paese, che riguarda in modo particolare l'abuso d'ufficio. Ne approfitto per sottoporre alla vostra attenzione un fatto che ovviamente potrà sfuggirvi, non essendo voi, per vostra fortuna, impegnati quotidianamente in opere pubbliche o di trasformazione urbana.
  Dovete sapere che in questo Paese in questo momento una condanna per abuso d'ufficio è la cosa più inevitabile per chi voglia fare i cantieri. Per chi sta nei salotti televisivi il problema ovviamente non c’è, ma riguarda chi vuole aprire i cantieri. Abbiamo un tale groviglio normativo, legislativo o amministrativo rispetto a urbanistica e opere pubbliche che diventa quasi inevitabile, per chi voglia fare le cose in questo Paese, correre dei rischi.
  Lasciamo perdere i responsabili politici, che sono, come sapete, dei maledetti che meritano questo e altro, ma mi metto nei panni di un funzionario del provveditorato alle opere pubbliche o di un qualunque ufficio tecnico comunale o regionale. L'attuale normativa per una condanna in primo grado per abuso d'ufficio prevede il dimezzamento immediato dello stipendio, il demansionamento e lo spostamento a incarichi non operativi.
  Ve lo dico perché in ogni opera pubblica di rilievo prima o poi una qualche variante in corso d'opera diventa necessaria, in quanto puoi trovare un banco di roccia o un reperto archeologico non previsto e non monitorato, puoi essere obbligato a spostare di due metri un tracciato o una condotta. In queste condizioni, non c’è nessun tecnico in Italia disponibile a firmare una variante in corso d'opera, correndo il rischio di rovinarsi la vita. Infatti, parliamo di questo, ma è una cosa che non appassiona né l'opinione pubblica né altri in Italia.
  La gran parte dei blocchi è determinata oggi da questo. Alla paura della firma tradizionale della pubblica amministrazione in Italia si aggiunge una paura specifica, determinata dal fatto che per una qualunque sbavatura amministrativa rischi di rovinarti la vita.
  Ovviamente mi auguro che qualcuno voglia ascoltare la preoccupazione che viene dall'esperienza che qualcuno di noi fa sul campo, quando è costretto a misurarsi con i problemi della trasformazione urbana.
  Ci sono cinque depuratori: Napoli Nord, Napoli Est, Regi Lagni, Acerra e Cuma. Dovremmo partire a breve, ma ripeto che ci riserviamo di darvi un quadro aggiornato a metà gennaio dei lavori in corso.
  I tempi di conclusione di questi lavori sono, per quello che mi riguarda, insopportabilmente lunghi: parliamo di due Pag. 10anni per l'adeguamento di impianti di depurazione. Io credo che in questi casi bisogni fare anche i turni di notte.
  Anche su questo, però, bisogna assumersi delle responsabilità nelle procedure di gara e nei capitolati che si fanno, ma la cosa è a rischio ed è più comodo dire: «manteniamoci nell'ordinario». Io penso che non possiamo, di fronte a questi problemi, mantenerci nell'ordinario, perché, se si lavora di notte a Berlino a otto gradi sotto zero, si può lavorare di notte anche in Campania, dove il clima è sostenibile.
  Questi appalti sono stati fatti, tranne uno. Abbiamo due depuratori per i quali c’è un commissario nazionale. È un trascinamento di vecchie decisioni; a mio parere, con l'insediamento della nuova amministrazione regionale, potevamo tranquillamente evitare di prolungare i commissariamenti.
  Su Napoli Est abbiamo un problema estremamente delicato. Quanti di voi conoscono un po’ la realtà di Napoli sanno che a Napoli Est abbiamo i grandi serbatoi delle grandi società petrolifere, in una situazione di obiettiva insostenibilità.
  Tuttavia, anche in questo caso, dire «domani mattina te ne vai» comporterebbe un disastro economico per un porto che è commissariato da due anni – ovviamente auspichiamo che si fuoriesca – che non ha visto approvato il suo bilancio qualche settimana fa e che è destinatario di 150 milioni di fondi europei per lavori interni che non vengono utilizzati, in un clima di grande precarietà gestionale.
  In questo contesto, è necessario ovviamente andare a una stretta, in modo particolare con la Q8, che ha propri serbatoi in quell'area. L'idea della regione è che bisogna fare un investimento – ma questo è di dimensioni tali che sarà necessario trovare un'intesa anche con il Governo nazionale – per la delocalizzazione dei serbatoi da quell'area. Abbiamo aree industriali non lontanissime dal porto di Napoli, nell'area casertana, a Marcianise, però ovviamente bisogna immaginare un investimento molto rilevante.
  È una scelta da fare veramente come investimento di medio-lungo periodo, ma credo che anche su questo, come per le ecoballe, dobbiamo decidere. Se non muoviamo il primo passo, fra dieci o quindici anni saremo ancora alle prese con un problema che dal punto di vista ambientale e anche dal punto di vista della tutela delle popolazioni residenti credo sia doveroso affrontare.
  È pesante. Gli oneri sono tali da non poter essere retti con un intero bilancio dello Stato, però dobbiamo partire, altrimenti lasceremo in eredità ai nostri figli e nipoti un problema che invece merita di essere affrontato di petto.
  Queste sono le poche questioni principali con le quali ci stiamo misurando.

  PRESIDENTE. Il quadro è stato molto esaustivo, anche rispetto ai commenti. Riguardo ai provveditorati, purtroppo, abbiamo scoperto – in questo caso al nord – la vicenda di Mestre, dove hanno risolto la situazione in maniera molto spiccia, attraverso direttrici palesemente illegali o illecite. Dunque, sicuramente la burocrazia è un problema.
  Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni. Vi suggerirei di scegliere un argomento sul quale porre due o tre domande a testa, non di più. In questo modo, possiamo fare anche due giri per consentire al presidente di rispondere più puntualmente.

  PAOLA NUGNES. Purtroppo, gli argomenti sono tantissimi, così come le domande per ciascuno di essi.
  Per quanto riguarda il bando per l'affidamento del 23 dicembre, le vorrei chiedere secondo quali criteri sono stati scelti gli 8 siti. Ho guardato un po’ il bando, che toglie un po’ di qua e un po'di là. Tuttavia, siti come Coda di Volpe, che necessitano di essere svuotati per dare l'avvio al depuratore, saranno completamente svuotati ?
  Sempre per quanto riguarda il bando, abbiamo visto che c’è un primo lotto di 790.000 tonnellate, quindi circa il 14,5 per cento del totale. Il costo per questo appalto Pag. 11è di 118,469 milioni di euro. In sostanza, però, nel bando stesso, al punto 1.6, ci si riserva la possibilità di raddoppiare, secondo il codice degli appalti, che, tuttavia, mi sembra dia la possibilità di aumentare solo del 50 per cento. A ogni modo, raddoppiando il quantitativo e dunque la cifra di altri 118 milioni di euro, si arriva a 236 milioni di euro, per circa meno del 30 per cento del totale.
  Allora, in pratica, oltre la metà della cifra messa a disposizione dal governo ci servirà per risolvere il problema di poco meno di un terzo del lavoro. Guardando anche il cronoprogramma, è vero che la valorizzazione termica degli impianti nazionali e internazionali sarà più costosa, anche se si deduce è che sarà più veloce.
  In ogni caso, a quanto sembra, per quanto riguarda la sanzione europea, questo non ci aiuterà ad avere uno sconto perché essa si divide in tre tronconi di argomenti: gli impianti di incenerimento, le discariche e le bonifiche. Quindi, benché le ecoballe vengano citate nell'infrazione, risolvere il problema in tempi più veloci non ci aiuterà a guadagnare rispetto ai soldi che dobbiamo dare all'Europa.
  Soprattutto, visto che questo bando si rifà all'articolo 2 del decreto n. 185, la somma totale dell'importo è superiore a quella indicata dal decreto stesso, non ci sono, pertanto, dei profili di incostituzionalità del bando ? So che ci sono stati dei controlli, ma, guardando ai fatti, questo punto risulta un po’ problematico.
  Inoltre, nel progetto questa quota parte ha un costo, che qui viene rapportato agli altri costi, ma non c’è il raddoppio delle quantità e quindi degli oneri. Allora, dove verranno presi i fondi in più, ossia i 118 milioni di euro in aggiunta ? Verranno sottratti alle altre voci ?
  Non so se sono stata chiara nella mia domanda.
  Ancora, per quanto riguarda l'appalto, si fa riferimento alla tipologia e alla quantità di rifiuti e si dice che il rifiuto è classificato con i codici CER 19.12.10 e 19.12.12, ad esclusione di quelli pericolosi, riprendendo una valutazione che è stata fatta e che, però, non ci mette al sicuro. Infatti, nello stesso progetto si dice che se queste tipologie di rifiuti risulteranno difformi per una quantità superiore al 5 per cento del range valutato, ci sarà un aggravio di costi, ma soprattutto la possibilità dell'impresa aggiudicataria di recedere dagli obblighi contrattuali, per cui si potrà verificare un nulla di fatto.
  Allora, la mia domanda è se abbiamo la certezza che questi rifiuti classificati come non pericolosi in 8 siti dislocati in diversi luoghi della Campania siano corrispondenti a questi codici CER. Quali sono state le risultanze e i monitoraggi che ci permettono di dire questo ?
  Visto che la magistratura e l'esperimento che fu fatto – dico esperimento, ma mi riferisco al tentativo di bruciare le ecoballe a Tivoli, se non sbaglio – creò dei grossi problemi all'impianto di incenerimento, mi chiedo quale contezza abbiamo di questa faccenda.
  Vorrei porle ancora qualche domanda. Per quanto riguarda la parte della proposta che troviamo più interessante, ossia quella di recuperare il 40 per cento di materia nell'impianto di Giugliano facendo una revamping dell'impianto stesso, ci chiediamo come mai nell'impianto di Caivano, invece, si valuta un recupero del 7-14 per cento. Mi chiedo, in particolare, se questo non dipenda dal fatto che la gestione dell'impianto di Caivano sia della A2A, la stessa impresa che gestisce l'inceneritore di Acerra.
  Visto che degli istituti scientifici e universitari hanno valutato la possibilità di recuperare un 40 per cento di materia (non lo sto dicendo io, ma sono contenta di leggere questa proposta nel suo piano), le domando per quale motivo non si è puntato – questa è una bella domanda – al revamping di tutti e 7 gli impianti, con un recupero della materia sicuramente più alto, anche perché il costo per portare fuori regione e incenerire è più alto economicamente, anche da un punto di vista ambientale visto che non si rispettano i livelli di prossimità, c’è l'aggravio del trasporto e così via.Pag. 12
  Un'altra domanda, che è insita in questa, e se l'Europa, che ha insistito molto sulla vicinanza, riterrà questa scelta adeguata.

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Anch'io voglio fare riferimento alle modalità dell'appalto, su cui mi ha anticipato la collega. Grazie alla nota del nostro ufficio, leggo che lo smaltimento deve essere effettuato entro 18 mesi. Mi domando, quindi, se in caso di sforamento sia prevista una sanzione o una penale per chi prenderà l'appalto ed, eventualmente, di quale importo.
  Per quanto riguarda la possibilità del superamento del 5 per cento di materiale fuori dai codici CER citati, è scritto chiaramente che questo non crea oneri per la stazione appaltante, quindi per la regione e per la finanza pubblica. D'altro canto, però, aumenterebbe i tempi, mentre stiamo dicendo che ci interessano molto anche i tempi con cui affrontare questo problema.
  Inoltre, vorrei capire il discorso dei costi. Ho visto che le 800.000 tonnellate si smaltiscono a 150 euro a tonnellata, quindi il conto è preciso al centesimo. Partendo dal numero iniziale di 5,6 milioni di tonnellate – numero spaventoso che ha citato il presidente – e facendo la moltiplicazione, viene 840 milioni. All'inizio, però, si era parlato di 1,2 miliardi, dunque le chiedo di tornare su questi numeri perché sono un po’ confuso, altrimenti possiamo pensare che servono solo 800 milioni euro, che sono comunque tantissimi soldi. Invece, il governo, come ha detto anche lei, parlava di 500 milioni.
  Insomma, mi perdo nei conti, perché abbiamo 1,2 miliardi, 500 milioni, ma poi, facendo la moltiplicazione, arrivo a 840 milioni. Sono sempre cifre spaventose, ma vorrei capire qual è la discriminante tra questi numeri.
  Ho altre domande, ma le faccio dopo.

  VINCENZO DE LUCA, Presidente della Giunta della regione Campania. Per quanto riguarda il bando che abbiamo fatto, bisogna tenere conto che, ovviamente, prevediamo anche un ribasso da riutilizzare. Il problema dell'equilibrio fra i costi è questo. Fra le tre ipotesi di soluzione del problema ecoballe, la più costosa è quella del trasporto fuori regione.
  Il motivo per cui abbiamo deciso di fare tre capitoli del problema è esattamente questo, ovvero la ragione di cui diceva il senatore Orellana. Se facciamo il calcolo matematico di 150 euro a tonnellata per il trasporto, su 5,6 milioni di tonnellate, non andiamo molto oltre il miliardo di euro. Tuttavia, comprendendo che in questo momento non possiamo chiedere al governo un investimento di 1,2-1,3 miliardi e quant'altro, abbiamo lavorato a un'ipotesi che ci consenta di trovare il punto di equilibrio fra tempi di soluzione del problema e compatibilità economica.
  Quella del trasporto è la voce più costosa. Per questo, abbiamo immaginato un potenziamento gli STIR per fare un altro terzo di lavorazioni e quant'altro e un'altra parte di inertizzazione dei rifiuti da utilizzare per la ricomposizione delle cave.
  Quello è parso ai nostri uffici il punto di equilibrio più ragionevole fra tempi di soluzione del problema ed equilibrio finanziario, che – ripeto – porta a cifre spaventose per quella quantità di rifiuti da rimuovere. Ricordo, infatti, che si arriva a 1,3-1,5 miliardi per fare una ripulitura rapida.
  Per quanto riguarda la gara, abbiamo fatto 8 lotti. Dopodiché, abbiamo cercato di capire cosa succede se vincono 4 imprese anziché 8, per gli 8 lotti che abbiamo definito. Ecco, che facciamo ? Questa è un elemento affrontato specificamente anche con l'Autorità anticorruzione. Siccome dovremmo evitare di perdere tempo, se c’è un'impresa che si aggiudica un lotto e ha tutti i requisiti, abbiamo chiesto se era possibile prevedere che questa stessa impresa potesse proseguire nella rimozione di un altro o di altri due lotti. Questo è il senso della scelta che abbiamo fatto.
  Immaginiamo – ripeto – di avere anche un ribasso interessante da reinvestire nell'operazione di rimozione delle ecoballe.

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  PAOLA NUGNES. Lei mi conferma che il bando è per 236 milioni di euro, quindi facendo riferimento...

  VINCENZO DE LUCA, Presidente della Giunta della regione Campania. Il bando è per 150 milioni.

  PAOLA NUGNES. Vi è l'ipotesi di raddoppio, che però non è contemplata nel piano perché ci sono i 450 milioni dello stanziamento ministeriale. In pratica, per questo bando dovrebbero esserci 118 milioni di euro, perché le altre voci sono per le altre soluzioni che sono state prospettate.

  VINCENZO DE LUCA, Presidente della Giunta della regione Campania. Noi lavoriamo su 150 milioni di euro. Se ci sono ribassi di gara, utilizziamo i soldi dei ribassi per proseguire nell'operazione. Ci siamo riservati un'opportunità in più per evitare di dover ripetere trecento volte le procedure, ma questo è tutto. Quindi, ci manteniamo sui 150 milioni, che abbiamo a nostra disposizione.
  Per quanto riguarda le caratteristiche del materiale eventualmente fuori codice, ci siamo mantenuti su quello che è emerso dalla caratterizzazione che abbiamo fatto a campione in diversi siti di tutte le province. Ci sono stati docenti della nostra università e responsabili tecnici ai quali abbiamo chiesto di fare una caratterizzazione e a cui abbiamo domandato, concretamente, prese delle balle, quanto risulta di materiale riciclabile. Come dato medio, un po’ generalizzato, si arrivava al 27-33 per cento di materiale riciclabile, che è comunque una cifra interessante. Abbiamo, dunque, messo già in preventivo che possiamo utilizzare questo materiale da riciclo.
  Il tema delicato è quello del rapporto con l'Europa. È chiaro che non evitiamo la sanzione europea nell'immediato. Ci dobbiamo preparare a pagare come Stato italiano 120.000 euro al giorno per infrazione ambientale, che è un delitto nei confronti del nostro Paese. Questo, però, è il risultato di gestioni ultradecennali alle quali stiamo cercando di porre rimedio.
  Il problema che abbiamo avuto con l'Unione europea era relativo al vecchio piano dei rifiuti della regione Campania che prevedeva la realizzazione di 4 termovalorizzatori, di molti impianti di compostaggio e la bonifica delle discariche. La sanzione è scattata perché non abbiamo fatto né A, né B, né C, quindi siamo a termovalorizzatori zero, impianti di compostaggio zero, bonifica delle discariche zero.
  Noi abbiamo ritenuto di rivedere il piano dei rifiuti della regione Campania e di presentare al governo e all'Unione europea un altro piano, che non prevedeva la realizzazione impianti di termovalorizzazione.
  Ovviamente, è una scelta difficile perché la prima obiezione che fanno in Europa è perché in tutta Europa si fanno gli impianti e in Italia e in Campania no. Abbiamo cercato di spiegare che la Campania ha un livello molto alto di raccolta differenziata – un'anomalia positiva, una volta tanto – per cui siamo oltre il 40 per cento su base regionale. Siamo, dunque, in grado, con un'implementazione di raccolta differenziata, di arrivare a oltre il 50 per cento.
  Pertanto, prevediamo di dare un sostegno ai comuni che incrementano la raccolta differenziata. Ovviamente, il punto critico è Napoli. È chiaro che se non schiodiamo il 20 per cento di Napoli, faremo fatica ad arrivare a quel risultato. Anche qui, però, immaginiamo un sistema di premialità e incentivi per dare una mano a incrementare il livello.
  Allora, se c’è un incremento fino al 55-59 per cento di raccolta differenziata e riusciamo a realizzare gli impianti di compostaggio per la lavorazione dell'umido – dovremmo realizzarne almeno 12-13 – il piano regge. Del resto, fare oggi 4 impianti di termovalorizzazione determina un doppio problema. Innanzitutto, abbiamo un elemento di sostenibilità dei piani economico-finanziari. Infatti, questi interventi si devono fare in progetto di finanza e se il CIP6, cioè l'incentivo, viene eliminato il Pag. 14piano economico-finanziario non regge. In secondo luogo, se tutto va bene e si parte domani mattina (ammesso che si abbia un progetto esecutivo, la compatibilità urbanistica dell'area e tutto quello che vogliamo), si diventa operativi fra 4 anni.
  Abbiamo, inoltre, valutato il fatto che siamo in un territorio talmente martoriato che immaginare di portare vicino Acerra, nella Terra dei fuochi o dovunque vogliate un impianto di termovalorizzazione apre un tale conflitto sociale enorme, con comitati, sottocomitati e quant'altro. Quindi, possiamo pure decidere che facciamo 10 impianti sulla carta, dopodiché in concreto succede quello che è successo in questi anni: non si fa niente.
  Allora, abbiamo preferito dire all'Unione europea che ci impegniamo su un programma che riteniamo realizzabile. Adesso, però, dobbiamo realizzarlo perché il programma prevede, per essere sostenibile, l'incremento di raccolta differenziata e la realizzazione di almeno 10-12 impianti di compostaggio.
  Abbiamo già fatto la riunione con i sindaci. Devo dire che, diversamente da quello che pensavo, c’è una grande disponibilità e persino una richiesta per fare impianti di compostaggio. Ovviamente, in questo modo i sindaci pensano di abbattere i costi perché oggi per l'umido fuori regione paghiamo 140 euro a tonnellata, per cui passare a 80 o dimezzare la cifra, riscuote un grande interesse.
  Inoltre, mi permetto di dire che abbiamo un esempio che ho realizzato nella mia città, da sindaco, con un impianto di compostaggio che è perfettamente a norma; non c’è nessuna emissione. Ovviamente, gli impianti vanno realizzati come Dio comanda, con digestori non all'aria aperta e così via. Insomma, bisogna fare gli impianti. Questa è la soluzione. In questo modo riusciamo ad avere una tenuta di tutto il piano, che è stato discusso con il Governo e presentato – credo – all'Unione europea.
  Questo è il nuovo piano: nessun nuovo impianto di termovalorizzazione, moltiplicazione degli impianti di compostaggio, incremento della raccolta differenziata. Se reggiamo su ognuno di questi capitoli, la cosa tiene; se non reggiamo, andiamo al fallimento.

  PRESIDENTE. Prima di chiederle un'ulteriore delucidazione, rispetto al trasporto dei rifiuti che inevitabilmente ci sarà (con questa scelta, è evidente che i camion girano debbano girare), vorrei sapere se avete pensato a eventuali soluzioni tramite ferro, ove sia possibile, visto che pure la situazione ferroviaria è quella che è.

  VINCENZO DE LUCA, Presidente della Giunta della regione Campania. Certamente, anche perché proprio a ridosso di Giugliano-Caivano abbiamo la linea ferroviaria che è proprio lì. È, quindi, prevista la rimozione via ferro di gran parte delle ecoballe.

  PAOLA NUGNES. Vorrei tornare sulla mia domanda. In pratica, lei mi conferma che l'unico motivo per cui si è scelto il trasporto fuori regione a incenerimento è – per quello che ci dice il cronoprogramma – relativo ai tempi. Tuttavia, abbiamo visto anche che i costi sono di molto superiori, infatti stiamo parlando del 15 per cento in più. Se poi calcoliamo il bando per intero, abbiamo il 30 per cento, con più del doppio della spesa.
  Allora, le rifaccio la domanda. Se è soltanto una questione di tempo e se questo non incide sulla sanzione europea, non potevamo puntare su tutti gli impianti STIR, visto che abbiamo anche un problema di allocazione dei lavoratori ? Ricordo, infatti, l'accordo di programma con la regione Calabria e Sicilia per importare i rifiuti proprio per mantenere i livelli occupazionali. Allora, il progetto di Caivano e di Giuliano non poteva essere riportato sugli altri per fare il recupero di materia, che in questo piano leggo essere al 40 per cento ?
  Questa è una domanda per avere una precisazione, ma c’è anche un'altra faccenda. Il decreto n. 185, all'articolo 2, lettera b), parla anche di bonifiche e riqualificazione ambientale, sostenendo che quella dotazione economica dovrà servire Pag. 15anche a questo. Invece, nel piano si fa un riferimento solo a un'eventuale necessità di bonifica, ovvero al procedere ad alcuni monitoraggi e poi eventualmente a un ripristino ambientale e di bonifica. Questo, però, non è previsto né nel cronoprogramma, né nel calcolo economico.
  Allora, mi chiedo, se questa voce così importante esce fuori dalla disposizione del decreto n. 185, dove troveremo queste risorse ? Stiamo rispondendo, dunque, al decreto nella sua interezza ?

  VINCENZO DE LUCA, Presidente della Giunta della regione Campania. Non so se riferisce all'insieme del decreto, che comprende anche Bagnoli. Una parte di bonifica ambientale riguarda, infatti, Bagnoli.

  PAOLA NUGNES. No. È la lettera b) del comma 1 dell'articolo 2.

  VINCENZO DE LUCA, Presidente della Giunta della regione Campania. Me la studierò con grande attenzione. Poi verrò a sostenere l'esame da lei, però, cara collega, vorrei che lei partisse dal presupposto che a me fa male la testa da quando mi sveglio la mattina, quindi vorrei che anche questo nostro dialogo fosse improntato a una reciproca collaborazione e comprensione.
  Essendo in origine professore di filosofia, apprezzo anch'io la discussione. Duemila anni fa i filosofi facevano anche i matematici, da Talete in poi abbiamo perso questa complessità formativa. Noi stiamo sputando sangue per venire a capo di questo problema. È chiaro ?
  L'equilibrio che tocchiamo è fra costi e benefici. Ora, lei mi dice che spendiamo un po’ di più. È chiaro che se metto una quota di trasporto, so bene che mi costa di più, ma non reggo ulteriormente una situazione di immagine politica e sociale nella quale dovremmo mantenere ancora, per anni, la presenza di milioni di tonnellate di ecoballe. Devo, dunque, dare il segnale che il problema si risolve da subito.
  Infatti, mentre sto parlando, sto cercando di rilanciare la Reggia di Caserta, che è a 6 chilometri dalla discarica di Giugliano, o il rione Terra a Pozzuoli e il recupero dei Campi Flegrei. È evidente che non posso neanche immaginare un progetto di sviluppo, se continuo ad avere milioni tonnellate di ecoballe sul territorio.
  Ora, è chiaro che non è quella la strada. È, però, altrettanto chiaro che questo ci serve a dare un segnale immediato di soluzione del problema. Non a caso, ci manteniamo su un terzo, proprio perché i costi sono molto rilevanti. Credo, tuttavia, che sia necessario dare questo segnale al mondo, non a noi. Per questo le ho parlato da ambasciatore.
  Per quanto riguarda gli STIR, facciamo i conti anche con la gestione ordinaria del ciclo. Non possiamo ingolfare gli STIR perché dobbiamo fare dei lavori sulle tecnologie, quindi fermare delle linee. È chiaro che non posso intervenire su tutti gli STIR contemporaneamente perché dobbiamo, appunto, gestire anche il ciclo ordinario.
  Allora, credo sia importantissimo dire che chiariamo tutto nei dettagli, in modo che ce ne andiamo con la consapevolezza che si è fatto un lavoro attento. Alla fine possiamo non condividere le ipotesi finali dal punto di vista tecnico, ma abbiamo almeno la consapevolezza che abbiamo buttato il sangue, facendo un lavoro fino nel dettaglio per trovare i punti di equilibrio necessari.
  Vi prego di credere che sarei stato tranquillo nel fare la mia vita, se avessi fatto finta di non vedere il problema. Nei 5 anni precedenti, abbiamo eliminato 185.000 mila tonnellate. Ho calcolato che, con questi ritmi, per rimuovere le ecoballe occorrono 140 anni, insomma un secolo e mezzo. Ora, per quanto ottimismo abbia sulle mie prospettive di vita, credo proprio che non possiamo reggere.
  Pertanto, penso che l'ipotesi che abbiamo avanzato sia sinceramente equilibrata. Ovviamente, non avevamo una soluzione unica. Ci abbiamo ragionato per mesi. Non c’è la soluzione unica: non c’è Pag. 16quella del solo trasporto fuori; né quella dei soli impianti; né quella della sola differenziata, dunque dobbiamo intervenire necessariamente in diverse direzioni.
  Mi pare che abbiamo trovato un punto di equilibrio ragionevole.

  PRESIDENTE. Mi sembra che abbia chiarito alcuni punti. È importante comprendere perché la discussione a volte prende, anche nelle aule parlamentari, delle strane derive, quindi era giusto che approfondissimo queste questioni.
  Passando alle bonifiche, vorrei chiederle qualche informazione di carattere più generale. Poi, se qualche collega si vuole, può aggiungere qualcosa.
  Innanzitutto, sulla questione ex Resit, che era quella che ci preoccupava di più, osserviamo la situazione del commissariamento. Ci ha detto che le due ipotesi sono aperte. Riguardo alla gara, che anche noi abbiamo seguito perché eravamo lì quando c’è stato l'annullamento, mi sembra che, a questo punto, l'impresa debba per forza essere questa.
  In ogni caso, nell'epoca passata per le bonifiche c'era un accordo per 282 milioni, di cui 141 milioni del ministero e 141 presi dai Fondi di coesione europei, che dovevano, appunto, servire per fare una serie di bonifiche. Mi sembra fosse questa la linea teorica.
  Ora, la mia domanda è proprio per capire questo punto. A questo proposito, abbiamo anche scritto perché stiamo cercando di fare un censimento, dal momento che ci è veramente difficile capire quanti quattrini sono stati dati, quali sono gli appalti aperti, quelli che sono stati chiusi e quelli che devono essere ancora attivati. Sentiamo delle cifre di tutti i tipi. Vi chiederemo, dunque, una nota rispetto a ciò.
  Vi è poi la questione dal rapporto con Sogesid, che è la società in house. Anche su questo argomento abbiamo fatto degli approfondimenti perché ancora oggi continua ad avere una certa presenza nella regione Campania. Vorremmo capire, dal vostro punto di vista, come procede la relazione con Sogesid, come si modifica e se ci sono dei problemi. Lo chiedo con spirito di collaborazione, infatti, ci poniamo sempre l'obiettivo di cercare di sbloccare o migliorare alcune situazioni che non vanno.
  Ora, siccome sul tema delle bonifiche e sui siti di interesse nazionale in giro per l'Italia Sogesid è stata investita di diverse polemiche, vorremmo capire qual è, ad oggi, il rapporto con questa società.

  VINCENZO DE LUCA, Presidente della Giunta della regione Campania. Su questo vi manderemo una nota di dettaglio che prepara l'assessorato, in modo da dare informazioni precise.
  L'orientamento generale che abbiamo è quello per cui tutto quello che può essere gestito dalla regione deve essere trasferito alla regione. Meno commissari e meno presenze esterne abbiamo meglio è perché assorbiamo solo tempo perso e complicazione. Questo è uno dei casi di scuola: chi si prendeva la responsabilità di affidare i lavori alla società vincitrice ? Questo è l'esempio tipico. Lei non troverà nessun funzionario che metta la firma e faccia l'affidamento perché corre il rischio di compiere un abuso di ufficio.
  Ora, possiamo trovare un funzionario strutturato o un dirigente che afferma che non ci sono motivi ostativi a farlo, anche sotto riserva di legge, per cui va avanti, data anche l'urgenza, ma possiamo anche trovare il funzionario che pensa a tornarsene a casa la sera tranquillo, per cui fa la rescissione contrattuale, dopodiché si fa ricorso al TAR. Ormai, la procedura è questa.
  Nessuno decide più niente. Si ricorre al TAR. Poi, ovviamente, non possiamo fermarci al primo giudizio. In teoria, infatti, ci si può fermare anche lì, se il TAR gli ha dato ragione. Tuttavia, se qualcuno chiede perché non si è fatto ricorso al Consiglio di Stato, si rischia di essere accusati di essere stati omissivi di atti. A questo punto, dunque, c’è il ricorso al Consiglio di Stato.
  In questo modo, chi deve decidere sta tranquillo, ma i territori muoiono e pure le comunità. Siamo in una sede parlamentare, Pag. 17vorrei, quindi, porre il tema di come rendere possibile la decisione per le persone perbene. Abbiamo una tragedia in Italia. Facciamo fatica a mantenere la distinzione fra i ladri, i tangentisti e i dirigenti e i funzionari pubblici che devono prendere decisioni. Non siamo riusciti a trovare un punto di equilibrio fra la necessità di colpire i tangentisti, triplicando le pene, con la necessità di tutelare le persone perbene, che quando prendono decisioni devono poter vivere serene perché non possono stare con il patema d'animo.
  Quello che abbiamo ereditato è uno dei casi di scuola. Quando c’è un minimo di preoccupazione, non si decide, quindi si fa il ricorso. Per l'aspetto dei lavori parlamentari, vi dico che abbiamo fatto una gara per completare la cittadella giudiziaria della città di Salerno. Sulla base della normativa anticorruzione, si deve escludere dalla gara un'impresa che ha avuto una rescissione contrattuale con un ente pubblico. Ebbene, il responsabile dell'ufficio appalti esclude l'impresa, la quale fa ricorso al TAR, che la riammette. Ora, se vado avanti, faccio abuso d'atto d'ufficio; se non vado avanti, sono omissivo rispetto a una sentenza del TAR. Insomma, si può lavorare in queste condizioni ?
  Ecco, vi sono alcuni nodi che sono legati all'attività pratica e concreta che vorrei fossero valutati con attenzione anche in sede parlamentare perché tantissime volte è proprio su questi nodi che si paralizza l'Italia. Sarebbe bene, quindi, che nella discussione che penso prossima dei decreti Madia sulla pubblica amministrazione le Commissioni parlamentari raccogliessero indicazioni e sollecitazioni dai territori e dalle esperienze sul campo. Dopodiché, il Parlamento valuta autonomamente. Tuttavia, se il lavoro sul campo ci suggerisce che alcune cose vanno perlomeno chiarite per lasciare le persone perbene tranquille di decidere, credo che facciamo un servizio all'Italia.

  RENATA POLVERINI. Presidente De Luca, condivido gran parte delle sue osservazioni relative alle responsabilità che gravano sugli amministratori e sui funzionari pubblici. Tuttavia, le può capire soltanto chi ha governato strutture complesse. Molto spesso, invece, in Parlamento c’è un approccio purtroppo esclusivamente punitivo rispetto a questo tipo di provvedimenti. Speriamo che, forti di queste esperienze, si possa modificare la capacità di legiferare per andare incontro soprattutto alle persone perbene che vogliono fare le cose. Condivido, dunque, l'idea che in questo Paese è difficilissimo realizzare le cose.
  Ho soltanto una domanda. Lei ha accennato alla questione dell'Europa. Se non ricordo male, la sentenza di condanna è su diverse questioni. La prima è la raccolta differenziata inadeguata, sulla quale lei sta intervenendo, come ha detto questo pomeriggio. Abbiamo, poi, un sistema impiantistico insufficiente, sul quale, però, mi pare mantiene l'impiantistica esistente, ma non va avanti con l'impianto di Giugliano. Va, invece, nella direzione di impianti di compostaggio. Infine, vi sono le bonifiche delle discariche autorizzate e non.
  Una domanda è stata già fatta dal presidente. Vorrei, quindi, chiedere se c’è da parte della regione un impegno economico nel bilancio. Su questo, però, aspettiamo la sua relazione.
  Riguardo alle ecoballe, sulle quali la regione e il governo nazionale stanno intervenendo, c’è un grande dibattito alla Camera. Alcuni miei colleghi hanno sostenuto che quella non era la priorità. Lo stesso sindaco di Giugliano ha detto recentemente che non era il primo dei problemi da affrontare.
  Abbiamo, poi, il trasferimento dei rifiuti fuori regione, che, però, mi pare che, almeno per un po’ di tempo e per una parte, vada mantenuto. Lei ha cambiato il piano della precedente giunta, cosa che feci anche io quando arrivai alla regione perché ciascuno di noi quando viene eletto mette in campo le proprie politiche. Ha detto il piano sarà mandato in Europa.
  Ora, la domanda riguarda proprio il rapporto con l'Europa. Il nuovo piano è stato inoltrato ? C’è un rapporto tra le due Pag. 18istituzioni, quella europea e quella regionale, per negoziare – mi consenta questo termine – quanto dobbiamo pagare a seguito della sentenza ? Da parte della regione, c’è un dialogo con l'Europa per provare a dimostrare che il suo piano va a risolvere i problemi per i quali l'Europa, con la sentenza, ha condannato l'Italia ?

  VINCENZO DE LUCA, Presidente della Giunta della regione Campania. Per la parte finanziaria, credo che avremo un centinaio di milioni aggiuntivi sulla parte della bonifica. Stiamo chiudendo in queste ore l'accordo con il governo. Nel Patto per il sud prevediamo investimenti aggiuntivi, ma è chiaro che non ce la facciamo.
  Del nostro POR, che abbiamo approvato in calcio d'angolo, apprezzerete almeno la meditazione, anche se siamo arrivati per ultimi. Abbiamo, infatti, studiato a fondo il nostro POR, anche se, appunto, siamo riusciti ad approvarlo solo a novembre. Prevediamo, comunque, un capitolo imponente di risorse sulla parte ambientale, anche perché è veramente una tragedia. Ci saranno, dunque, risorse aggiuntive.
  Per quanto riguarda il rapporto con l'Europa, ci muoviamo in un clima di grande diffidenza perché di tutti gli impegni che abbiamo preso non ne abbiamo rispettato neanche uno, anzi neanche mezzo. Quindi, la fatica che abbiamo fatto e dovremo continuare a fare è quella di riconquistare il rispetto dell'Europa. Prevedo, però, che questo avverrà non sulla base dei rapporti diplomatici, ma dei fatti. Quando dimostreremo che le cose cambiano, credo che avremo rispetto e anche più credibilità nel porre le nostre questioni.
  Una delle ragioni dell'operazione ecoballe è anche questa, cioè dimostrare che cominciamo a mettere in movimento le situazioni.
  È chiaro che, quando vado lì e dico che tolgo di mezzo gli impianti di termovalorizzazione, mica mi applaudono: ci guardano come esseri strani, pensando «ci state prendendo per i fondelli un'altra volta, è la solita Italia, avete inventato un'altra manfrina», ma mi sono speso una qualche credibilità, perché nella mia città l'impianto di compostaggio l'ho fatto e abbiamo avuto un riconoscimento fra le pratiche di avanguardia amministrativa dall'Europa stessa.
  Mi sono quindi presentato con qualche credibilità per la raccolta differenziata e per l'impiantistica, nel senso che è servito per dire «abbiate pazienza, datemi almeno fiducia, poi giudicherete dai risultati».
  Noi quindi ci stiamo muovendo su un terreno minato, a questo punto dobbiamo rispettare in maniera rigorosissima tutti gli impegni che riguardano tutti i capitoli. Credo che entro febbraio definiremo anche le localizzazioni degli impianti di compostaggio.
  La mia idea è di regalare ai comuni che si dichiarano disponibili il nostro progetto preliminare, quello che ha realizzato la mia città. Ve lo diamo, i vostri uffici tecnici o del Genio civile fanno un adeguamento rispetto alle localizzazioni, la parte strutturale, ma cominciamo a farvi risparmiare i soldi per la progettazione, però mi interessa che in due anni ognuno di voi realizzi l'impianto, perché tanto ci abbiamo messo noi.
  Diamo una mano per fare i capitolati di gara, è chiaro che realizzare 12 impianti di compostaggio è uno sforzo immane, ma non c’è un'altra strada, questa è, così come dobbiamo incrementare la raccolta differenziata.
  Il piano bonifica era uno dei capitoli più delicati, sinceramente sta andando avanti (io pensavo fossimo più indietro), ma almeno nei 49 siti stiamo bonificando. Per Resit – ripeto – se si scioglie questo benedetto nodo, per quanto ci riguarda va bene tutto, premesso che siamo sempre orientati a non avere commissari, se però si ritiene di privilegiare una simile metodica, va benissimo, basta che ci muoviamo, perché veramente abbiamo perso un anno e mezzo ! Non è possibile, anche in situazioni di tale emergenza, procedere con ricorsi e controricorsi, TAR e via dicendo. Basta, andiamo avanti anche con qualche assunzione di responsabilità !Pag. 19
  Non tutti convivono con gli avvisi di garanzia e l'abuso d'ufficio, c’è anche gente che non li regge, non ci dorme la notte, ha il bruciore di stomaco.

  PAOLA NUGNES. Condivido con lei pienamente il fatto che le gestioni debbano essere ordinarie e non commissariali. Ma non è l'unica cosa, devo dire che ne condivido parecchie, per il momento, poi vedremo quelle che si faranno.
  Per quanto riguarda i cinque depuratori che sono stati commissariati fino a poco fa, la gestione adesso è passata a questa società della SMA di iniziativa di questa Giunta.
  Ci chiediamo però se questa struttura abbia le competenze tecniche necessarie alla gestione di questi impianti che, come è stato detto anche da lei, sono vetusti e nell'ultimo anno per mancanza di fondi hanno peggiorato sicuramente la loro performance, che era stata un po'recuperata negli anni della gestione commissariale ma nell'ultimo anno abbiamo visto anche con sopralluoghi che ci sono stati aggravi notevoli della gestione proprio per mancanza di fondi.
  Innanzitutto, quindi, vorremmo sapere se i fondi e le competenze tecniche ci sono, perché questo processo durerà ancora un po’ di tempo e purtroppo non possiamo domani darli in gestione ad altri con i fondi.
  Una domanda che è rimasta più volte senza risposta: per quanto riguarda le famose centraline Arpac che hanno goduto dei fondi POR 2003-2007, che l'Arpac ha smesso di utilizzare per mancanza di fondi, c’è (mi rivolgo all'assessore perché reputo siano cose più pertinenti a lui) un'azione da parte della Giunta ?
  La domanda di prima: nel momento in cui liberiamo Coda di Volpe, riusciamo a mettere in funzione questo impianto ? Penso che potremmo presentare anche una serie di domande alla Giunta per evitare adesso di ingolfare, ma ad esempio l'impianto fognario di Torre del Greco si è bloccato perché la regione sembra non aver dato dei pareri sulla pertinenza VIA e quindi ci sono dei ritardi che ci preoccupano.
  Noi conosciamo la sua volontà di azione, il pragmatismo che la contraddistingue e quindi speriamo che tutti questi depuratori, oltre a quelli di Napoli e Caserta che abbiamo seguito, abbiano un'evoluzione. Il depuratore di Battipaglia è dimensionato per 10 milioni di abitanti e invece ne riceve da 50 milioni, Maiori non ha il depuratore pur essendo uno dei comuni più popolosi, c’è quello di Cetara, a Casal di Principe e Casapesenna sembra che manchino 4 chilometri di condotta, quindi spero di avere buone notizie rispetto a questo.
  Per quanto riguarda le bonifiche vorrei farle solo una domanda, perché abbiamo notizie tramite la Sogesid e altre strutture e purtroppo per Novambiente la prefettura ha sospeso anche quel bando perché c’è qualche problema con la Tre Erre.
  Per quanto riguarda Cava Monti sembra che ci sia un problema di passaggio di denominazione, in quanto Cava Monti non è ancora indicata come sito di discarica abusiva, quindi non rientra nel piano di bonifiche regionali e c’è un accordo che prevede ancora ulteriori monitoraggi quando sia la procura che il Corpo forestale e l'Arpac si sono espresse sulla necessità e l'urgenza di procedere subito con i dati già a nostra disposizione. Come si pone la regione al riguardo ? Grazie.

  FULVIO BONAVITACOLA, Assessore all'ambiente della Giunta della regione Campania. Sulla vicenda Arpac è ovvio che noi prevediamo di potenziare l'attività di questa struttura e anche, nello scenario dell'attività legislativa, una riforma di questa agenzia, ovviamente tenendo conto dei vincoli che derivano dalla legislazione statale, perché l'Arpac è un'agenzia prevista da leggi dello Stato.
  Su Torre del Greco e Castellammare il problema è che bisogna convogliare la rete fognaria di Torre del Greco all'impianto di Castellammare. Si è aperta una discussione per valutare se sia preferibile la strada via terra o realizzare una condotta Pag. 20di 4,5 chilometri via mare. Mentre si discuteva di questo, questioni quindi non politiche, ma tecniche, su cui ci sono decisioni pregresse all'insediamento dell'attuale amministrazione regionale, si è scoperto che mancavano addirittura le valutazioni di incidenza di questo intervento ai fini della valutazione di impatto ambientale. Questo è il motivo.
  Non sono un tecnico, però quando sento di condotte che superano il chilometro via mare mi allarmo, perché anche in termini di manutenzione successiva la cosa diventa delicata. Risponderemo puntualmente alle varie cose che ha chiesto, ma le voglio rispondere su Cava Monti.
  Cava Monti effettivamente non è nelle discariche in procedura di infrazione, perché i 49 siti di cui parlava il presidente erano oggetto di infrazione comunitaria. Cava Monti è una discarica di rifiuti speciali pericolosi, che, come normalmente accade in questi casi, ha visto un passaggio di proprietà tra la fase in cui la discarica fu realizzata e la fase nella quale ci si è accorti di dover bonificare il sito, per cui l'autore penalmente responsabile della condotta che portò alla realizzazione della discarica non è l'attuale proprietario. Le norme vigenti – questo forse è un tema di approfondimento normativo – hanno un vuoto, nel senso che non consentono di ricostruire responsabilità in capo all'originario proprietario.
  Di fatto lei ha ragione quando dice che c’è una discussione – anche qui non politica, tecnica – che precede la nostra amministrazione, perché fu insediato un tavolo tecnico nel quale l'Arpac, l'università, il consulente della procura decisero che occorreva fare un nuovo piano di caratterizzazione per fare il progetto esecutivo. Il consulente della procura ritiene che le sue indagini siano sufficienti e quindi si è aperta una discussione tipicamente nostra.
  Io ho fatto un'audizione al Senato su questo punto, credo che la cosa più ragionevole sia fare un progetto preliminare sulla base dei dati disponibili e nella procedura di gara, attraverso l'offerta economicamente più vantaggiosa, prevedere un progetto definitivo esecutivo a carico dell'impresa partecipante. Questo ovviamente impegnerà un periodo di intervallo temporale, all'interno del quale potremo fare delle indagini ulteriori, per metterle a disposizione dei concorrenti.
  Questo per la banale ragione per cui, quante più cose si mettono in parallelo e non in sequenza, si fa prima, che è una cosa alla Catalano, che però a volte in Italia si dimentica.

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Vorrei porre alcune domande puntuali rispetto a segnalazioni che ci giungono a fronte dell'importanza della presenza del presidente, e mi riferisco in particolare alla situazione dell'inquinamento nel Vallo di Diano e nella Piana del Sele.
  Se ricordate, nel 2007 ci fu l'inchiesta Chernobyl che individuò interramenti di rifiuti tossici in 6 comuni del salernitano (San Pietro al Tanagro, Teggiano, Sant'Arsenio, San Rufo, Montecorvino Rovella, Capaccio), 39 imputati, circa 180.000 tonnellate di rifiuti (cifra stimata per ora).
  Le lungaggini della giustizia hanno portato dopo quattro anni alla prima udienza a Santa Maria Capua Vetere, poi si è passati a Salerno nel 2013, poi per un errore di notifica si è arrivati al 2014, quindi credo che alla fine tutta questa roba terminerà con una prescrizione, purtroppo senza colpevoli, però il problema è che le bonifiche e i problemi sul territorio non hanno prescrizione, come è emerso anche nel corso dell'audizione.
  Vorrei sapere quindi se ci sia un aggiornamento, se su questi 6 siti che forse non rientrano nel 49 ci sarà una possibilità e in quali tempi, aggiornamento che magari ci farete avere in seguito anche sul sito di Pianura, che – per me incredibilmente – si trova in una città, perché Pianura è un quartiere di Napoli, tra l'altro uno di quelli in cui si sono spese cifre significative.
  Se volete rispondere adesso lo gradiremo, però potrete anche mandarci successivamente queste informazioni. Grazie.

  VINCENZO DE LUCA, Presidente della Giunta della regione Campania. Vi mandiamo Pag. 21sicuramente una nota aggiornata comune per comune, sito per sito. Noi abbiamo un programma che prevede, oltre ai 49 siti, anche il finanziamento e interventi in una serie di comuni del Vallo di Diano e del Cilento, quindi vi faremo avere un quadro aggiornato dello stato dei lavori da dove siamo partiti o dei finanziamenti in corso.
  Voglio aggiungere, a completamento di una preoccupazione che dobbiamo avere, dal momento che lei faceva riferimento al Vallo di Diano, che nell'indagine fatta dall'Istituto zooprofilattico questa estate su falde acquifere, terreni e prodotti vegetali, indagine estesa a tutto il territorio regionale, c'era un dato che mi aveva colpito, che riguardava proprio il Vallo di Diano, un valore leggermente superiore nelle falde acquifere, cosa che sembrava strana a chi conosce quel territorio, una zona veramente splendida, un'area interna.
  Credo che questo sia un punto da indagare con grande attenzione, anche qui senza dire cose a ruota libera, mantenendo sempre le opinioni agganciate a valutazioni scientifiche, però verifichiamo bene se vi sia una qualche connessione fra interventi di trivellazione altrove o vi sia proprio un problema geologico specifico di quei territori. Le volevo segnalare questo, niente di preoccupante, però colpisce riscontrare in un'area interna un valore che ti aspetti magari nell'agro sarnese, nell'agro vesuviano, nell'agro aversano. Si tratta quindi di una zona già attenzionata da parte nostra, ma comunque le daremo informazioni sulle singole discariche.

  MICHELA ROSTAN. Mi associo ai ringraziamenti al Presidente De Luca soprattutto per l'importante operazione verità che sta provando a fare nella nostra regione, direi finalmente. Io invierei le domande, perché sono per lo più tecniche. Solo due osservazioni brevissime.
  Per quanto riguarda il problema dei roghi tossici emerge un dato straordinario, cioè che la maggior parte dei comuni della provincia di Napoli non è dotata di strumenti di videosorveglianza, pur potendo fare una semplice richiesta di questi strumenti con finanziamenti europei, come il CED, il nuovo, straordinario Centro di elaborazione dati a Capodimonte, un'eccellenza campana, ci ha ripetuto nelle ultime settimane.
  La maggior parte dei comuni purtroppo non è dotata di sistemi di videosorveglianza quindi, se da un lato c’è uno sforzo enorme da parte della regione, dall'altro lato ci dovrebbe essere un controbilanciamento da parte dei comuni.
  In merito alla progettazione europea la regione Campania dovrebbe dotarsi, per agevolare il compito dei sindaci, di un ufficio dedicato alla progettazione europea, perché paghiamo un gap rispetto agli altri partner che è difficile risanare se non mettiamo mano a questo tipo di problema.
  Noi campani soffriamo di vittimismo per le problematiche che ci hanno colpito, però credo che forse il tutoraggio dovrebbe prima o poi finire.

  VINCENZO DE LUCA, Presidente della Giunta della regione Campania. Un po’ di vittimismo di troppo ce l'abbiamo ! Faccio fatica a spiegare che il rispetto della gente deriva dai risultati che produci, non dalle chiacchiere, e che la solidarietà non sarà più regalata da nessuno, quindi convinciamoci. È bene che sia così, quindi impariamo a combattere.
  Credo che abbiamo due possibilità. Questa di moltiplicare gli impianti di videosorveglianza, qualcuno dei comuni interessati dai 49 interventi deve fare interventi di monitoraggio, non di bonifica, quindi sono progettazioni relative agli impianti di videosorveglianza e stiamo verificando con la Polizia forestale la possibilità di un'intesa per il controllo del territorio. Loro hanno una dotazione di sistemi satellitari e droni che possono aiutarci nel controllo del territorio e quindi stiamo verificando come avere un controllo.
  Parliamoci chiaro, l'area più direttamente interessata è un rettangolo di cinque chilometri per sette, non è impossibile. Io sarei anche per altre cose, però non lo dico altrimenti mi accusano di Pag. 22essere un repressore, maledetto autoritario. Questa è sicuramente la nostra attenzione e dovremo completarla.
  Per la progettazione di fondi europei stiamo mettendo mano alla macchina amministrativa, realizzando un ufficio tecnico adeguato della regione e anche uno sportello unico. Abbiamo approvato anche un fondo di rotazione per le progettazioni esecutive, per dare una mano ai comuni, spesso non andiamo avanti per i fondi europei perché i comuni non hanno le risorse necessarie per pagarsi le progettazioni, quindi abbiamo deciso con la nostra legge di stabilità appena approvata di costituire un fondo anche rilevante per dare una mano ai comuni per le progettazioni.
  Ci stiamo dotando anche di una struttura di progettazione regionale, che dovrebbe intervenire sui progetti più di area vasta (Litorale Domizio, bonifica), non abbiamo la possibilità di moltiplicare comune per comune.
  Sui progetti strategici del programma pensiamo di dotarci anche di una struttura nostra di progettazione anche per fare le gare di appalto.

  GIOVANNA PALMA. Anche io colgo l'occasione per ringraziarla del lavoro che sta facendo per la nostra regione. Lei sa bene che io sono di Giugliano e, essendo anch'io membro della Commissione agricoltura, come lo è stato lei in un recente passato, chiederei di valorizzare ancora di più i prodotti della nostra terra, perché lei sa bene che la mia città è a vocazione agricola e non deve essere semplicemente ricordata per la Resit e le tante altre discariche. Un piccolo fazzoletto è interessato all'inquinamento, ma tutto il resto è sano ed è salubre.
  Vorrei richiamare la sua attenzione – ci tengo particolarmente da giuglianese prima ancora che da campana – sulla questione dei rom. Non è spostandoli da una parte all'altra che risolveremo il problema. Io sono molto più interessata alla possibilità di vederli integrati all'interno della nostra comunità.
  Li voglio accogliere come giuglianesi, perché la città è grande e può, ma non possiamo metterli, come mi è sembrato – ma mi riservo di guardare con maggiore attenzione quello che diceva la prefettura – che li si voglia allocare, in una zona ad alta vocazione agricola, dove ci sono aziende importanti che lavorano con la grande distribuzione.
  Proprio perché lei tiene tanto (e io come lei) all'importanza della pubblicità di quello che noi siamo in grado di dire all'esterno, immagini quando verranno i camion a ritirare la merce e troveranno i campi rom. Questa è una questione molto importante, che va secondo me analizzata.
  Mi riferisco in particolare al luogo dove vorreste ricollocare i rom, che attualmente sono presenti a ridosso della discarica.

  PRESIDENTE. Diciamo che la scelta di metterli dentro una discarica non è stata forse la più lungimirante. Vedere questa gente in mezzo a due discariche dimostra che il luogo era il meno indicato in assoluto da tanti punti di vista. Da lì a qualsiasi altra scelta è un passo avanti.

  VINCENZO DE LUCA, Presidente della Giunta della regione Campania. Il delitto è stato collocare i siti delle ecoballe in uno dei territori agricoli più fertili del mondo, non solo dell'Italia, dove si fanno tre raccolti all'anno, il delitto è stato questo, ma adesso cerchiamo vi recuperare questa cosa. Nessuna preoccupazione: per quanto riguarda Giugliano ovviamente pensiamo a collocazioni non lussuose ovviamente, ad alloggi decorosi, come è giusto e doveroso che sia, per le famiglie che hanno bambini che vogliono frequentare scuole e vogliono integrarsi, è un dovere, non è una concessione, così come è un dovere fare i conti con il campo rom di Scampia.
  Come sa, io non appartengo ai caritatevoli, sa che ho lanciato l'idea di costituire l'albo dei caritatevoli in Italia, cioè quelli disponibili ad assumere un rom a casa propria, però nessuno si è iscritto all'albo, soprattutto di quelli che frequentano i salotti televisivi.
  Detto questo, anche lì vale il discorso dell'apertura delle braccia a chi vuole Pag. 23integrarsi, però se abbiamo gente che ruba il rame, ruba la corrente elettrica, ruba l'acqua, ruba i cavi delle ferrovie, ruba i tombini di ghisa e si costruisce perfino alloggi abusivi con strutture di cemento che nessuno vede, io non sono d'accordo, sono perché queste situazioni siano ripulite.
  Non raccoglieremo la simpatia di tutti, ma decidiamoci: decidiamo se in questo Paese le leggi devono valere o no. Quando, come facciamo a Giuliano, ti offro la possibilità di una vita dignitosa, di un alloggio dignitoso, di un aiuto che dobbiamo dare, un accompagnamento con i servizi sociali... Ripeto: io tengo molto soprattutto ai bambini e alla formazione di bambini, su cui credo che dobbiamo essere disponibili a fare di tutto. Ma se trovo gente che non ha voglia di adottare uno standard di vita rispettoso credo che il problema vada risolto comunque.

  PRESIDENTE. L'ultima domanda la faccio io, presidente. Sulle verifiche della penetrazione della malavita organizzata nell'economia esiste una storia che è inutile ripercorrere. Adesso i soldi girano e gireranno sul settore delle bonifiche, oltre che sui trasporti. A suo avviso, in base alla sua conoscenza della regione, il pericolo è ancora alto ?
  Quali sono gli anticorpi ? L'Anac fa un ottimo lavoro, ma è diventato una sorta di mantra per risolvere tutti i problemi e non credo che possa essere sufficiente. In questi due settori che riguardano la nostra Commissione: bonifiche e trasporti, state mettendo in atto tutti gli anticorpi per evitare questa situazione ? C’è ancora secondo lei l'esigenza di non abbassare la guardia ?

  VINCENZO DE LUCA, Presidente della Giunta della regione Campania. Il rischio è molto alto, lo so bene. Non tutti forse si rendono conto che risolvere questi problemi significa anche toccare interessi, però parliamoci chiaro: o decidiamo di vincere questa sfida oppure la Campania è perduta.
  Ci sono interi territori nei quali diventa difficile immaginare la vita di un ragazzo o di una ragazza, dunque è una sfida decisiva per il futuro e, costi quel che costi, noi dobbiamo fare questa battaglia, con i profili di delicatezza che ha.
  Noi stiamo cercando ovviamente di mettere in campo tutto quello che è possibile per garantirci, dal punto di vista delle procedure di gara, ovviamente abbiamo concordato con l'Autorità anticorruzione; credo che faremo anche un protocollo di legalità con la prefettura, perché questo ci serve poi ad avere la garanzia di una presenza delle forze dell'ordine anche sui cantieri. Io immagino un'impresa che arriva fra Giugliano e Villa Literno, magari viene da un altro pezzo della regione o da un'altra parte d'Italia e va lì a prendere i rifiuti e immagino che possa essere avvicinata da qualcuno. Quindi, dovremo avere anche un controllo sui cantieri e a questo ci servirà il protocollo intesa con la prefettura per il monitoraggio e la vigilanza sui cantieri, perché ognuno possa lavorare con tranquillità.
  Per il resto, credo che il segnale più forte che possiamo dare sia l'oggettività delle procedure e la rottura del rapporto fra clientela politica e gestione di queste grandi partite.
  Il sud in larga misura, la Campania in larga misura hanno vissuto di questo intreccio perverso fra denaro pubblico e clientela politica. Puoi fare una scelta radicalmente diversa quando governi o quando sei una forza democratica che punta al consenso, puoi trovare il consenso nella capacità di trasformazione della realtà, di soluzione dei grandi problemi collettivi, di civilizzazione dei territori e quindi anche dei processi di sviluppo che questo determina, o puoi scegliere di puntare al consenso avendo una rete clientelare di massa.
  Questo è il cancro che ci ha condannato fino ad oggi. Il tentativo più difficile che vorremmo fare è di spezzare questa logica, cioè di cercare il consenso sulla capacità di risolvere i problemi, non di gestire anche realtà economiche borderline. È chiaro che non viviamo a Stoccolma, a volte fai fatica a capire chi ti stringe la mano, e vorrei che questo fosse Pag. 24chiaro anche al resto del Paese: tu sei nato e ti muovi lì, ci sono generazioni che vivono lì, a volte hai studiato con gente che poi ti ritrovi, quindi sono veramente cose delicate.
  L'importante è dare la percezione che si volta pagina sul piano della logica politica e che regole e procedure sono oggettive. La pubblica amministrazione non può diventare il terminale di interessi particolari.
  Tutte insieme queste cose: il protocollo di legalità, l'accordo con la prefettura, il controllo dei cantieri, la pubblica amministrazione che diventa impermeabile, con qualche taglio in testa, qualche funzionario che non risponde, va bene pure questo, e soprattutto la percezione che c’è un'altra logica politica, cioè non hai bisogno dei voti di quello che deve fare affari. Si guadagnano i voti nella rigenerazione dei territori e nel respiro economico generale.
  Se tutta l'operazione cammina insieme, con molta fatica – non domani mattina – vinceremo la scommessa. Sono estremamente fiducioso.

  PRESIDENTE. Ringrazio il presidente De Luca e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 18.50.