XVII Legislatura

Commissioni Riunite (IV Camera e 4a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 17 di Giovedì 14 gennaio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Garofani Francesco Saverio , Presidente ... 2 

Audizione del segretario generale della difesa e direttore nazionale degli armamenti, generale di squadra aerea Carlo Magrassi (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Garofani Francesco Saverio , Presidente ... 2 
Magrassi Carlo , segretario generale della difesa e direttore nazionale degli armamenti ... 2 
Garofani Francesco Saverio , Presidente ... 9 
Artini Massimo (Misto-AL-P)  ... 9 
Vattuone Vito  ... 10 
Santangelo Vincenzo  ... 10 
Tofalo Angelo (M5S)  ... 11 
Cotti Roberto  ... 11 
Marton Bruno  ... 12 
Garofani Francesco Saverio , Presidente ... 12 
Magrassi Carlo , segretario generale della difesa e direttore nazionale degli armamenti ... 12 
Vattuone Vito  ... 14 
Magrassi Carlo , segretario generale della difesa e direttore nazionale degli armamenti ... 14 
Garofani Francesco Saverio , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale - Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA IV COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI

    La seduta comincia alle 14.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del segretario generale della difesa e direttore nazionale degli armamenti, generale di squadra aerea Carlo Magrassi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno delle Commissioni riunite difesa della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del Segretario generale della difesa e Direttore nazionale degli armamenti, Generale di squadra aerea Carlo Magrassi.
  Saluto il presidente della Commissione difesa del Senato, senatore Latorre, e tutti i colleghi qui presenti. Do il benvenuto, anche a nome del presidente Latorre, al segretario generale della difesa e direttore nazionale armamenti, generale Magrassi, che ringrazio per la disponibilità, e ai collaboratori che lo accompagnano, il generale Nicolò Falsaperna e il Consigliere Franco Massi.
  Ricordo che, come di consueto, dopo l'intervento del generale Magrassi i colleghi che ne faranno richiesta potranno intervenire per porre domande o formulare osservazioni, a cui poi il Generale replicherà.
  Do quindi la parola al generale Magrassi per lo svolgimento della relazione.

  CARLO MAGRASSI, segretario generale della difesa e direttore nazionale degli armamenti. Signori presidenti, rivolgo un cordiale saluto a tutti i componenti delle Commissioni difesa, ringraziandoli per l'opportunità che mi viene oggi offerta di illustrare le linee di azione che intendo porre in essere nel mio mandato, nell'alveo delle priorità politiche indicate dal Ministro della difesa e di quelle operative del Capo di stato maggiore della difesa, per adempiere ai compiti che mi sono attribuiti dalla legislazione e dalla regolamentazione vigenti.
  Come voi sapete, sono entrato in servizio da un paio di mesi e la mia esperienza è abbastanza limitata. Nella mia audizione non vorrei soffermarmi sulla tradizionale descrizione dei compiti di istituto del Segretario generale, per i quali, ad ogni buon conto, consegnerò alla Commissione una breve scheda riassuntiva, quanto piuttosto delineare compiutamente le sfide che dovranno essere affrontate nell'ambito dell'azione più ampia del Dicastero della difesa per assicurare l'esecuzione dei compiti assegnati in modo più efficiente, efficace e rispondente agli obiettivi di modernizzazione che il Ministro della difesa ha avviato con la pubblicazione del Libro bianco per la sicurezza internazionale e la difesa.
  Si tratta di attività di estrema importanza per noi, che richiederanno una continua opera di indirizzo e controllo politico. Ci tengo a sottolinearlo perché è un passo importante del Libro bianco. Per Pag. 3tale ragione, non a caso, il Libro bianco prevede un rafforzamento della dipendenza diretta del segretariato generale e della direzione nazionale degli armamenti (DNA) dal Ministro della difesa per tutti gli aspetti che riguardano la formulazione e l'attuazione delle politiche di settore. Con questo intendo sottolineare che il segretario generale non fa politica industriale. È un supporto al Ministro per le sue prerogative e questo, a mio avviso, è stato chiarito molto bene con il Libro bianco.
  Vorrei esordire delineando brevemente il contesto nazionale e internazionale in cui ci troviamo a operare, premessa indispensabile per inquadrare in modo corretto le attività che dovranno essere intraprese. Il mondo odierno somiglia sempre più a un villaggio globale nel quale ogni attore e, quindi, ogni Stato devono trovare la loro precisa collocazione e specializzazione, al fine di poter valorizzare le proprie capacità e attitudini specifiche e beneficiare contestualmente delle opportunità che la collaborazione internazionale offre nell'ambito di un sistema stabile e sicuro.
  Tale dimensione collaborativa e di integrazione esclude ogni possibilità di azione nazionale totalmente indipendente – sia che si parli di tecnologie, sia che si parli di operazioni all'esterno dei nostri confini – e presuppone che ci si doti degli strumenti fondamentali che sono alla base della possibilità di partecipare attivamente a tale sistema internazionale. Come in un paese, come in un villaggio, ognuno deve fare la propria parte e deve guadagnarsi il pane.
  Ogni Paese che voglia essere un attore protagonista nel contesto internazionale o che desideri valorizzare le capacità possedute e massimizzare le possibilità di affermazione economica, industriale e culturale deve quindi sapere sia operare efficacemente all'esterno sia agire in maniera coordinata ed efficace all'interno. L'efficienza del nostro Paese sarà lo strumento per avere un ruolo verso l'esterno.
  Raggiungere questi obiettivi richiede un adattamento delle esistenti strutture di organizzazione e del funzionamento di alcune istituzioni. Appare evidente come ciò sia particolarmente vero per il Segretariato generale per le sue particolari competenze e capacità nell'ambito dell'amministrazione della Difesa. Partirò quindi dalla dimensione interna, ovvero da ciò che servirebbe e che intenderei realizzare in modo che l'istituzione che mi è stata affidata possa effettivamente essere uno degli elementi chiave di volta della Difesa per la qualità, l'efficacia, l'efficienza dell'attività di competenza e possa essere nelle migliori condizioni per dare il nostro contributo alla citata dimensione internazionale.
  Mi preme preliminarmente evidenziare come l'industria italiana per la sicurezza e la difesa, con la quale la Direzione nazionale degli armamenti si raffronta giornalmente, rappresenti già oggi un sistema di alta valenza strategica per il Paese, non solo perché garantisce l'operatività delle Forze armate, ma soprattutto perché è uno dei comparti produttivi più importanti in termini di proiezione sui mercati internazionali, di tutela dell'occupazione più qualificata e di mantenimento e sviluppo delle capacità tecnologiche.
  Vorrei ricordare, peraltro, come molte tecnologie sviluppate per uso militare trovino poi importanti applicazioni anche nel settore civile. Cito ad esempio alcune di quelle più conosciute, quali i sistemi di trasporto in bio-contenimento, il farmaco stop-choc per fronteggiare il virus Ebola, i droni per l'osservazione multi-spettrale, i sistemi robotici anti-esplosivi e i materiali speciali.
  L'ambito, però, a cui ritengo sia più importante porre attenzione è definito come la «quinta dimensione», con il settore cibernetico. Nel futuro, tutti gli aspetti e i sistemi che interesseranno e serviranno alle nostre esistenze avranno un cuore cibernetico, perché questo fornisce capacità e servizi prima inimmaginabili. Allo stesso tempo, saremo anche esposti a rischi prima neppure concepibili.
  Ciò nonostante, non sarà possibile sottrarsi a questa realtà pena l'isolamento e il confinamento a un ruolo subalterno nel Pag. 4mondo. La cibernetica, di fatto, dà efficienza e senza cibernetica i sistemi oggi non sono efficienti. Basta guardare alle nostre automobili. È una necessità e nello stesso tempo una porta aperta per un'infinita quantità di rischi e problemi. Tuttavia, non ci possiamo sottrarre.
  Nelle nostre società altamente dipendenti dalle strutture informatiche è possibile arrecare danni mortali su vasta scala agendo nell'ambito della dimensione cibernetica, anche con mezzi e sistemi non necessariamente costosi e sofisticati. L'ISIS ce lo sta facendo vedere ogni giorno. Dominare e non essere vulnerabili nella «quinta dimensione» sarà la sfida del futuro. Solo un sistema Paese e mondiale coeso e forte potrà affrontare questa sfida.
  La Difesa deve concretamente e significativamente crescere in questo settore, non solo nella capacità di utilizzarne il potenziale e di contribuire ad assicurare la protezione del nostro Paese, ma anche in quella di creare capacità innovative e – ci tengo a sottolineare questo punto – di utilità generale.
  In questo sarà importante la capacità della Difesa di creare esigenze avanzate, che generino prodotti di avanguardia. Vale a dire, dobbiamo crearci in casa un'industria nazionale che faccia questo. Non dobbiamo continuamente comprare prodotti all'estero. È un punto, questo, su cui noi siamo carenti. Il Ministro ieri ha voluto tenere un incontro molto importante con il Capo di stato maggiore della difesa per dare un input su questo aspetto.
  Se la Difesa, e non solo essa, non genererà esigenze sufficientemente importanti da far radicare il prodotto nel nostro Paese, compreremo all'estero e questo settore per noi non creerà opportunità. Essendo, tuttavia, il settore più importante nel futuro, ciò significherà che ci collocheremo in un angolo di tutto il sistema. Per fare questo, secondo lo spirito del Libro bianco, la Difesa deve sostenere e favorire, insieme agli altri importanti attori nazionali interessati a questo settore, le nostre capacità di crescita e di protezione.
  In aggiunta a quanto detto riguardo all'importanza dell'industria della difesa per la sicurezza internazionale e la difesa del nostro Paese, vorrei ricordare ulteriori elementi di valore, che saranno sicuramente già stati illustrati dai vari rappresentanti di settore, relativi all'impatto che il segmento dell'industria della difesa ha sulla nostra economia nazionale complessiva.
  Un'analisi dei valori coinvolti, sviluppata da un primario istituto di ricerca accreditato a livello internazionale per notoria indipendenza e professionalità, evidenzia infatti che, a fronte di circa 5 miliardi di euro ogni anno investiti fra Difesa e Ministero dello sviluppo economico (MISE) nel comparto della difesa, il settore genera, tra contributi diretti, indiretti e indotti, un valore di 10,5 miliardi di euro di valore aggiunto, pari a circa lo 0,7 per cento del Pil nazionale. Si tratta di alte tecnologie. Inoltre, il settore occupa direttamente e sostiene lungo l'intera filiera produttiva oltre 156.000 lavoratori e garantisce all'erario un gettito annuo di quasi 5 miliardi di euro.
  Questi dati sono riferiti al 2013. Nel 2014 si sono registrati miglioramenti in tutti e tre gli indicatori e le prime rilevazioni relative al 2015 sembrano confermare il trend positivo. Tali aziende costituiscono una filiera caratterizzata da alta produttività e da offerta di lavoro qualificato. Le industrie hi-tech e di servizi ad alta intensità di conoscenza, infatti, sono il 60 per cento del totale in termini di valore aggiunto sviluppato, a fronte del 16 per cento dell'intera economia nazionale.
  Come si può vedere, quindi, il settore con il quale il Segretariato generale si relaziona direttamente è un settore molto dinamico, di assoluto rilievo e di grande valore. Come chiaramente enunciato nel Libro bianco, tuttavia, il segretario generale e direttore nazionale armamenti dovrà affrontare e risolvere importanti sfide per garantire che anche nel futuro la Difesa possa beneficiare di un settore che sia trainante per l'economia ed elemento Pag. 5di eccellenza tecnologica e industriale per l'affermazione del Paese a livello internazionale.
  Sotto questo primo aspetto, il Libro bianco evidenzia come sia oggi impossibile presidiare compiutamente tutti i possibili settori tecnologici produttivi e ciò anche alla presenza di più ampie risorse finanziarie. Dobbiamo, quindi, lentamente specializzarci. Non possiamo fare di tutto. È necessario, pertanto, dare il nostro contributo per operare scelte e facilitare l'opera di individuazione di settori e capacità ove puntare come Difesa e nell'ambito dei quali avere prevedibilmente maggiori opportunità di affermarci a livello europeo quale realtà di eccellenza, e su tali aree progressivamente far convergere le risorse disponibili.
  Il lavoro di individuazione delle aree strategiche di eccellenza e la conseguente individuazione delle possibili priorità di sviluppo capacitivo sono già stati avviati in stretta coordinazione con tutti i ministeri interessati e con la collaborazione dell'industria di riferimento. Il risultato finale, come previsto dal «Libro bianco per la sicurezza e la difesa», sarà la redazione di una bozza di strategia industriale e tecnologica, che sarà poi valutata a livello politico nelle sedi competenti.
  Ho accennato alla dimensione della ricerca tecnologica, che rappresenta il secondo grande ambito di azione individuato dal Libro bianco. Essa rappresenta, accanto alle attività di test e sperimentazione dei prototipi, uno dei fattori più importanti per il futuro della Difesa, in particolare per quanto attiene alle cosiddette «tecnologie abilitanti di base», ovvero quelle che consentono di realizzare una serie diversificata di prodotti in molti settori. Come è noto, queste tecnologie non hanno una caratterizzazione d'uso specifica. Non sono, quindi, esclusivamente militari o civili, ma trasversali all'intera economia, al punto che oggi sono denominate tecnologie duali o, meglio ancora, «tecnologie per tutti».
  La componente trasversale sta diventando ormai dominante. Parliamo di percentuali molto alte, intorno all'80-90 per cento, e non possiamo permetterci di sviluppare queste in isolamento nel mondo della difesa perché sarebbe non possibile e non efficiente. Come dicevo prima, il nostro Paese sarebbe inefficiente nei confronti di altri Paesi con cui ci dobbiamo confrontare.
  Il Segretariato generale e la Direzione nazionale degli armamenti hanno tradizionalmente e direttamente incentivato e finanziato lo sviluppo della ricerca tecnologica considerata di interesse militare, ma tale paradigma oggi non è più completamente valido. Come messo in evidenza dal Libro bianco, la necessità di operare come sistema integrato a livello nazionale e la molteplicità di utilizzi delle tecnologie di base impongono che la ricerca tecnologica sia affrontata in modo più ampio e diversificato rispetto al passato, con una più spinta integrazione, a mutuo beneficio di tutti i ministeri che di ricerca si occupano, in primis il Ministero dell'università e della ricerca.
  Per tale ragione, nel corso del mio mandato mi metterò a disposizione affinché si possa giungere a conseguire gli obiettivi del Libro bianco, che prevedono una piena integrazione delle attività di ricerca militare con quelle previste dal piano della ricerca nazionale. È essenziale, infatti, facilitare e incrementare lo scambio di informazioni tra domanda tecnologica e offerta delle tecnologie disponibili o in corso di sviluppo, al fine di incentivare le sinergie tra centri di ricerca, università, industria nazionale, mondo finanziario e analoghe realtà europee e internazionali, anche con lo scopo di attrarre gli investimenti europei disponibili e favorire una maggiore integrazione a livello comunitario, comprendendo anche qui come funziona il meccanismo europeo. Non è cosa semplice.
  Va pertanto avviato un processo di condivisione degli obiettivi basato su progetti realizzativi anche ambiziosi, sulla base dei quali finanziare e sostenere le tecnologie che saranno necessarie alla loro realizzazione, favorendo le tecnologie trasversali Pag. 6e non solo nel campo della difesa, massimizzando in questo modo gli investimenti effettuati.
  L'opera di maggiore integrazione prevista dal Libro bianco non si fermerà qui. La Difesa ha propri centri di ricerca, sperimentazione e certificazione, oltre che un sistema altamente efficace per lo sviluppo delle progettualità complesse di lungo termine, ovvero tutte quelle attività estremamente pregiate e costose per l'industria se realizzate in proprio.
  In linea con le indicazioni politiche che riceverò, mi adopererò affinché queste capacità siano messe a disposizione dell'intero sistema nazionale pubblico e privato, con l'obiettivo di riuscire a favorire la costruzione di una filiera virtuosa tra università, centri di ricerca e industrie di cui il Paese possa beneficiare nella sua interezza.
  Per fare un esempio, la Difesa ha capacità di sperimentazione e certificazione molto forti, mentre per le piccole e medie imprese queste sono estremamente costose. Per chi costruisce aeroplani, ad esempio, avere un buon ingegnere sperimentatore e un buon pilota fa la differenza tra un prototipo che si trasforma in un bell'aeroplano e un prototipo che rimane un aeroplano mediocre. Questo ha un costo molto alto. La Difesa ha queste capacità e le deve mettere a disposizione del Paese, che ovviamente pagherà per la parte reale. Come dico spesso, per uscire a cena non c’è bisogno di comprare il ristorante. Il ristorante c’è ed è bene che venga messo a disposizione del Paese.
  Il Segretariato generale si porrà, dunque, quale elemento di riferimento della Difesa per il settore di propria specifica competenza e di pieno supporto al più ampio segmento della ricerca e della realizzazione di prototipi in ambito nazionale. In continuità con quanto già avviene oggi, sarà proseguito e rafforzato anche il contributo dato al processo di tutela del patrimonio tecnologico acquisito nello sviluppo di sistemi militari attraverso la vigilanza e la valorizzazione dei brevetti acquisiti. Per essere portata a termine in modo efficace, tuttavia, tale opera richiede anche una revisione delle stesse modalità organizzative e di lavoro con cui opera il Segretario generale.
  Mi sposto adesso a parlare della governance e della sua necessaria innovazione. Quello che ritengo necessario è una revisione strutturale e organizzativa attraverso la quale, in una cornice di più spiccata economicità, trovino adeguata collocazione soluzioni di maggiore efficacia per le funzioni che dovranno essere svolte.
  In armonia con le indicazioni contenute nel Libro bianco, la nuova filosofia ispiratrice che guiderà il processo di adeguamento dell'area tecnico-amministrativa della Difesa prevede di ripartire funzionalmente le aree del Segretariato generale e della Direzione nazionale armamenti – che saranno divisi in due – e concentrare le funzioni di alto indirizzo del comparto della logistica generale e di sostegno presso il nuovo Direttore nazionale degli armamenti e della logistica.
  La logistica, che oggi viene acquisita in maniera frammentata tra le varie componenti della Difesa, deve di fatto essere accorpata, fermo restando che va lasciata alle singole Forze armate la capacità di perseguire la propria missione. Bisogna, quindi, dividere con molta attenzione la logistica che può essere accorpata per creare economie dalla quella logistica che deve essere lasciata alla Forza armata perché necessaria allo svolgimento della funzione propria di questa stessa.
  Inoltre, si prevede di snellire e razionalizzare le attuali strutture di funzionamento interno, accorpando quelle esistenti in un minor numero di enti, in modo che siano omogenei per funzioni e materia. Verrà fatta una rivisitazione di tutta la struttura in maniera da renderla più snella e funzionale. Questa nuova filosofia richiederà un approccio organizzativo innovativo, di tipo «a matrice», che rappresenterà certamente una grande innovazione per un'organizzazione tradizionalmente molto gerarchizzata come quella militare. Bisogna, quindi, iniziare a lavorare in rete.
  Va certamente ricordato che l'organizzazione della Difesa, e in modo particolare Pag. 7quella dell'attuale area tecnico-amministrativa, è un sistema complesso, con molte professionalità, e molto interconnesso. Questo patrimonio di conoscenze e connessioni è estremamente prezioso e, pertanto, particolare attenzione sarà posta affinché, nel processo riorganizzativo, esso non vada disperso o compromesso.
  Gli obiettivi della futura organizzazione sono anch'essi derivati dalle indicazioni del Libro bianco. In particolare, dobbiamo ottimizzare l'impiego delle risorse umane cognitive e capacitive della Difesa per i processi di acquisizione e sostegno logistico dello strumento militare, eliminando duplicazioni e ridondanze, responsabilizzando la dirigenza a ogni livello e introducendo i migliori e più moderni concetti, criteri di azione e pratiche di lavoro. Dobbiamo, inoltre, rendere il Direttore nazionale degli armamenti e della logistica uno degli elementi centrali del processo di azione della Difesa, per contribuire all'affermazione dell'industria nazionale della difesa all'estero – si tratta del supporto all'esportazione – e contribuire alla crescita tecnologica, industriale e occupazionale del Paese.
  Il supporto alle esportazioni si fa anche generando realtà e iniziative che diano alle nostre industrie la capacità tecnologica da poter esportare. Questa deve essere di primo livello perché le nostre aziende competeranno con altre realtà di primo livello.
  Si prevede infine di valorizzare il patrimonio umano a disposizione, sia civile sia militare, favorendo la crescita professionale (dando grande attenzione, in particolare, alla preparazione continua), la specializzazione di ruolo e la professionalità a ogni livello, ottimizzare i servizi di supporto logistico generali e per i sistemi d'arma e raggiungere il massimo grado di sinergia gestionale per gestire i servizi comuni a tutta la Difesa. Questo approccio consentirà di assicurare una migliore efficacia ed efficienza complessiva, funzionali agli obiettivi di integrazione delle capacità di ricerca tecnologica e di sperimentazione a cui facevo riferimento prima.
  Una nota finale sul processo di adeguamento della struttura vorrei riservarla alla riorganizzazione della logistica generale e di supporto che sarà sviluppata. Il supporto logistico è, e sarà sempre più in futuro, uno degli elementi centrali di ogni processo acquisitivo, ovvero funzione essenziale per garantire che i mezzi e i sistemi d'arma acquistati siano poi in grado di essere utilmente e pienamente impiegati.
  Come avviene nelle nazioni occidentali più avanzate, la concezione e la definizione del sistema «logistica» attraverso la vita operativa del sistema di supporto deve essere, per ogni nuovo mezzo o sistema d'arma, parte dei requisiti operativi fin dalle fasi iniziali di ogni programma. Tale soluzione consentirà di avere una migliore comprensione degli effetti e dei costi effettivi di ogni capacità che la Difesa andrà ad acquisire, favorendo così decisioni più informate da parte degli organi preposti.
  Essa consentirà inoltre una significativa riduzione dei costi complessivi, in quanto gli stessi saranno parte del processo complessivo di negoziazione. È anche un elemento di chiarezza perché al momento di avviare un programma si conoscerà gran parte del costo. È anche per queste ragioni che ritengo corretta ed efficace la scelta di riunire in un'unica organizzazione le funzioni di acquisizione e di supporto logistico integrato, così come indicato dal Libro bianco.
  Per quanto attiene invece alle altre funzioni non devolute all'acquisizione e alla logistica, esse saranno accorpate in un Segretariato generale, guidato da un Segretario generale scelto tra i dirigenti civili dello Stato e posto alle dirette dipendenze del Ministro della difesa.
  Si tratta di funzioni estremamente importanti che riguardano la gestione degli aspetti più rilevanti del personale civile e militare e del contenzioso del Dicastero, funzioni che in una chiave di moderna gestione della pubblica amministrazione sono più vantaggiosamente gestibili da una struttura a maggior connotazione di personale civile. Anche questa soluzione sarà sviluppata in analogia alle pratiche più Pag. 8moderne e funzionali che osserviamo in altre nazioni con cui ci confrontiamo.
  In quest'ultima parte del mio intervento vorrei soffermarmi sulla cosiddetta «dimensione esterna» del mio ragionamento, ovvero su quanto ritengo sia necessario fare per assicurare una struttura organizzativa della Difesa in grado di essere valore aggiunto per l'affermazione del Paese sul piano internazionale. La riorganizzazione del Segretariato generale e DNA, che sarà portata avanti unitamente al percorso di maggiore integrazione delle varie realtà nazionali nel settore della ricerca tecnologica e dello sviluppo di sistemi complessi, dovrebbe garantire una struttura della difesa pronta, reattiva ed efficace per coadiuvare l'industria nazionale nella sua affermazione internazionale, oltre che favorire la collaborazione internazionale su basi di parità nello sviluppo dei sistemi più avanzati e sofisticati.
  La recente introduzione della normativa sul cosiddetto GovToGov, infatti, già rende possibile un'azione più incisiva a supporto dell'iniziativa industriale nazionale da parte del Direttore nazionale degli armamenti e delle cooperazioni con altri Paesi. La sua piena implementazione, che avverrà alla presenza di una rete più strutturata di dialogo interministeriale e di azione sinergica tra i vari attori, garantirà un'ulteriore spinta propulsiva all'azione dell'imprenditoria nazionale, lo sviluppo di una più ampia cooperazione internazionale militare e, non ultimo, un controllo più attento da parte dello Stato sulle vendite e sull'impiego di materiale militare da parte dei Paesi acquirenti.
  Il coinvolgimento dei Governi delle nazioni ove le industrie hanno sede è, infatti, sempre più richiesto dai Paesi compratori in quanto la tendenza odierna è acquisire non solo sistemi hardware, ma anche le necessarie capacità addestrative e formative per il personale che le dovrà impiegare, e queste ultime possono essere rese disponibili, nelle modalità e qualità richieste, solo da parte delle Forze armate. Il processo di vendita di un sistema militare, pertanto, rappresenta nei fatti un vero e proprio accordo di cooperazione militare tra nazioni, che può aprire la via anche ad altre forme di cooperazione economica, sociale e politica.
  Per il Paese acquirente l'acquisto dalla nazione rappresenta una garanzia diversa. Quando compriamo un'automobile preferiamo sette anni garanzia che uno. Comprando dall'industria, non sappiamo quanto quell'industria sopravvivrà; il Paese dovrebbe sopravvivere di più. Questa è la ragione di fondo. Su questo si innescano tutti gli argomenti che ho citato a proposito della collaborazione.
  Inoltre è importante ricordare che le acquisizioni e le cessioni di materiale per uso militare sono oggi sottoposte in molti Paesi a un regime di controllo, che nel caso dell'Italia è tra i più avanzati e stringenti in termini di requisiti, autorizzazioni e supervisioni. La possibilità del coinvolgimento dello Stato in queste transazioni non solo è garanzia per chi compra di avere un supporto più ampio e garantito, ma anche un fattore che facilita, da parte del nostro Paese, una più stretta supervisione e controllo sui materiali che vengono ceduti. Abbiamo, dunque, un controllo molto stretto su ciò che vendiamo perché parliamo di un campo particolarmente delicato.
  L'intento della relazione odierna è stato quello di fornire un quadro di sintesi delle linee programmatiche che intendo perseguire in stretta aderenza alle indicazioni politiche e tecnico-operative che riceverò durante il mio mandato, con il contributo professionale e competente di tutto il personale del Segretariato generale, che ancora una volta sono certo risponderà con passione e dedizione alle nuove sfide che ci siamo posti.
  L'auspicio di uno spirito di forte innovazione e di pensare in modo differente dovrebbe, da un lato, migliorare le modalità con le quali il Segretariato soddisfa le esigenze della Difesa e, dall'altro, favorire l'opportunità di mantenere una moderna capacità di sviluppo, innovazione e adeguamento della base produttiva e di valorizzazione dell'eccellenza del nostro Paese.
  Concludo rinnovando il mio personale ringraziamento ai presidenti e a tutti i Pag. 9commissari presenti, confermando la mia disponibilità a fornire ulteriori informazioni di specifico interesse. Chi mi conosce sa che io di solito non leggo, ma mi sono insediato da un paio di mesi e quindi devo essere attento a non dire cose che vadano oltre il mio mandato. Ho quindi preferito annoiarvi con la mia capacità di lettura un po’ scarsa, ma rimanere su questo.
  Per me, questo di oggi, è l'avvio di un dialogo con le Commissioni, che si può realizzare in vari modi. Se alle vostre domande potrò rispondere adesso, lo farò ben volentieri. Altrimenti gradirei poter risponde per iscritto. Non vorrei, tuttavia, che fosse un modo per allontanare il contatto. L'importante, secondo me, è che abbiate la risposta. Scritta o orale non è importante.
  Ho parlato prima con i presidenti e mi rendo disponibile sia a tornare qui alla prima occasione che riterrete utile, sia a risponde per iscritto a tutti o ai singoli membri, sia ad avere un incontro per fare in modo che anche il singolo commissario abbia la risposta completa alla sua domanda.
  L'importante è dare chiarezza ai quesiti che si intendono porre.

  PRESIDENTE. Ringrazio il generale Magrassi per la sua relazione e per la disponibilità preventiva che ci ha voluto manifestare con questa nota metodologica per il proseguimento dei nostri lavori.
  Do ora la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MASSIMO ARTINI. Ringrazio il generale. Mi sono preparato una serie di domande, ma vorrei prima fare una considerazione. Rispetto alle audizioni di altri Segretari generale, in questo caso, come ha detto lei fin dall'inizio, è stato più interessante scoprire la parte tecnologica. Da tre anni a questa parte mai si era affrontato il problema come oggi. In questa Commissione spesso è emerso il tema legato alla cibernetica come un punto da risolvere. Se il presidente permette, vorrei dire che proprio ieri l'ufficio di presidenza ha convenuto sull'opportunità di svolgere un'indagine sulla sicurezza e la difesa nello spazio cibernetico. Il modo in cui è stata delineata l'importanza della tecnologia mi pare fondamentale.
    Su questo ho due domande per entrare nel dettaglio. In primo luogo, vorrei sapere come si sta procedendo nell'eventuale ristrutturazione – dopo il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 gennaio 2013 che dà un'idea della sicurezza cibernetica – degli altri organi dello Stato. La Difesa in questo caso è un organo meno coinvolto rispetto alla Presidenza del Consiglio. Vorrei comprendere quali sono i passaggi.
  In secondo luogo, dal punto di vista tecnologico, mi piacerebbe che venisse approfondito il tema dei veicoli a pilotaggio remoto (UAV). Vorrei comprendere, su questo tipo d'argomento e in coordinamento con la parte relativa alla cibernetica, come possa essere definita l'Italia sotto il profilo del ruolo e della struttura che presiede e comanda.
  In particolare, per quanto riguarda gli UAV, c’è una domanda che abbiamo già posto a livello di interrogazioni parlamentari. Ci chiediamo se sia possibile o meno armare i Predator che già possediamo e se lei ritenga opportuno, prima di compiere questo eventuale passo, che vi sia un passaggio parlamentare. È in corso una discussione nelle Commissioni competenti perché tra un aereo a pilotaggio remoto che svolga solo il controllo del territorio o dell'aria e uno armato c’è una bella differenza. Io penso che un parere del Parlamento possa essere fondamentale. Sempre con riguardo agli aeromobili a pilotaggio remoto, vorrei sapere quale sia l'ipotesi relativa al P1HH della Piaggio.
  Concludo con due domande veloci. La prima riguarda gli F35. A oggi non sono stati contrattualizzati i lotti 9, 10 e 11. L'anno scorso nessun tipo di contratto è stato terminato, ma, per quanto ne so, all'ufficio di programma (JPO) a Washington siamo già nella fase di contrattualizzazione. Vorrei sapere quale passaggio ci attende e, a fronte dell'ultima mozione che questa Camera ha approvato, se non c’è Pag. 10stato un dimezzamento dei fondi nel bilancio dello Stato, quali possibilità ci sono di incrementare i ritorni industriali per compensare quel tipo di spesa.
  L'ultima domanda, che ho già posto al Capo di stato maggiore, riguarda la legge navale, che è stata approvata ormai da un anno. Durante l'anno c’è stato un incremento di 270 milioni di euro del costo del pattugliatore anfibio portaelicotteri (LHD) e, se non sbaglio, è stato anche approvato un settimo pattugliatore. Vorrei sapere se si stanno facendo progressi e cosa questo possa comportare di riflesso per le nostre Commissioni. Non è un mistero che la Marina vorrebbe raddoppiare lo stanziamento dell'anno scorso di oltre 5,5 miliardi.
  Vorrei quindi sapere cosa intenda fare il Segretariato rispetto alla legge navale.

  VITO VATTUONE. È l'occasione formale per ritrovare il generale e rivolgergli un augurio di buon lavoro in questo importante incarico.
  Concordo con il collega Artini e mi complimento anche io per l'esposizione e le indicazioni che ci sono state date circa gli aspetti prioritari su cui lei si muoverà, piuttosto che soffermarsi in dettagli un po’ noiosi sulle competenze vere e proprie. La ringrazio, dunque, per questo.
  Non le porrò domande specifiche. Mi hanno incuriosito alcune questioni. Posto che, come abbiamo sempre detto, l'industria della difesa è strategica per il nostro Paese, lei ci ha fornito dati concreti dello sviluppo anche dal punto di vista occupazionale. Ho più volte indicato che anche il nostro Paese dovrebbe specializzarsi in alcuni campi e affermarsi a livello europeo. Condivido quindi l'impostazione della sua premessa.
  Vorrei però chiederle una considerazione rispetto alla necessità di organizzare a livello europeo questo tipo di specializzazione. Se ogni Paese europeo si specializzasse nello stesso settore, ci sarebbe un eccesso di offerta oppure, se nessuno si specializzasse in altri, rimarrebbero dei buchi. Il principio è condivisibile e sul piano politico, per quanto ci riguarda, siamo disponibili a rafforzarlo in tutte le sedi, ma ravvediamo la necessità che almeno in sede europea – non dico di Alleanza atlantica – si faccia questa verifica.
  Nelle sedi e nei dibattiti internazionali a cui partecipiamo vediamo che gli altri Paesi – escludendo gli Stati Uniti, che non ne vogliono sapere – oppongono delle resistenze da questo punto di vista. Non voglio con questo confutare la sua tesi, ma addirittura rafforzarla.
  Un altro aspetto che mi sembra di cogliere e che vorrei approfondire riguarda gli accordi di cooperazione GovToGov che lei ha citato. In base a ciò che vedo e sento, penso che sarebbero indispensabili anche per una penetrazione sui mercati. Al nostro livello riscontriamo, infatti, difficoltà di penetrazione, nonostante abbiamo punti di eccellenza industriale quantomeno al pari degli altri e, in alcuni casi, anche superiori.
  Vorrei capire se questa impostazione aiuterà.

  VINCENZO SANTANGELO. Anch'io ringrazio il generale per la sua relazione. Colgo positivamente il suo invito a instaurare un rapporto di collaborazione. Per questo motivo, non le porrò tutte le domande che mi sono segnato. Le darò una copia e con più calma potrà farci avere le risposte.
  Le dico brevemente su cosa avevamo appuntato i nostri quesiti.
  L'esportazione degli armamenti negli ultimi anni è un tema centrale, soprattutto con riguardo alle esportazioni di armi da parte di aziende italiane e dell'Unione europea verso Paesi dove la vendita sarebbe vietata secondo le leggi sia nazionali sia europee. Una delle domande che volevo porre è quali sanzioni siano state attuate da parte del Governo italiano per contrastare la vendita dei sistemi d'armamento in violazione della legge n. 185 del 1990.
  Abbiamo letto le notizie che sono recentemente uscite riguardo all'Arabia Saudita. Le chiedo se siano stati presi provvedimenti per l'esportazione di armi in Arabia Saudita e, se sì, quali siano le Pag. 11aziende che sono state fermate da parte dell'Italia in questo ultimo periodo. La trasparenza in quest'ambito è scarsa e le notizie che si hanno sono molto frammentarie. Credo che sia utile per tutti avere un chiarimento in questo senso.
  Un altro quesito interessante riguarda gli istituti di credito italiani che hanno rapporti con aziende che sviluppano o producono armamenti nucleari. Mi chiedo se il Ministero della difesa, unitamente a quello dello sviluppo economico, stia applicando contromisure per cercare di ridurre il proliferare di queste attività. Inoltre vorrei sapere quali siano i controlli che si stanno attuando in particolar modo in quest'ultimo periodo.
  Per quanto riguarda gli F35, è noto l'incidente dello scorso 23 giugno, quando è scoppiato un incendio a bordo di un velivolo. Il Pentagono per precauzione ha sospeso l'utilizzo dei mezzi. Mi chiedo se quei problemi siano stati risolti e quali azioni abbia messo in atto il Governo italiano.
  Infine, visto che anche l'Esercito contribuirà con il proprio personale alla funzione di sicurezza interna per far fronte al pericolo terrorismo, mi chiedo se sia stata verificata con il Ministero dell'interno l'idoneità dei mezzi e della strumentazione e se sia stata pianificata la quantità della stessa.
  Non aggiungo altro e non vado nel particolare. Le consegno le domande affinché più in là ci possa dare il suo cortese riscontro.

  ANGELO TOFALO. Grazie, generale, per l'ampia relazione. In alcune domande sono già stato anticipato dai colleghi e, quindi, mi soffermo su un aspetto che ritengo sia fondamentale.
  Come Movimento Cinque Stelle, abbiamo ampiamente criticato il Libro bianco, ma abbiamo apprezzato un aspetto che lei oggi ha marcato in modo particolare, ovvero il rilancio del nostro Paese attraverso la nostra tecnologia, valorizzando l'Italia da questo punto di vista. Su questo concordiamo tutti.
  Da tecnico, io sono particolarmente sensibile a questo aspetto e ho numerosi colleghi nell'Esercito, nell'Aeronautica e nella Marina. È opinione comune che nella scelta di una tecnologia, di un software o di un armamento la parola venga data al commercialista o all'avvocato di turno anziché al tecnico.
  So che la procedura è chiara, ma vorrei sensibilizzarla nel valorizzare sia la stessa procedura sia i tecnici che devono compiere questa scelta piuttosto che persone non dotate della necessaria competenza, che potrebbero essere spinte a decidere in base a pressioni di vario tipo. Credo che sia un aspetto chiave da approfondire. Anche dal punto di vista normativo occorrerebbe focalizzare l'attenzione affinché la scelta delle tecnologie sia fatta da chi le conosce e non da chi legge solo le marche.
  Tenevo molto a precisarlo.

  ROBERTO COTTI. Io ho raccolto informazioni su numerosi Capi di stato maggiore o presidenti del comando militare NATO che, al termine della loro carriera, una volta andati in pensione hanno assunto incarichi come presidenti di società che producono armamenti. Guarda caso, andando a controllare, si nota che, proprio quando erano Capi di stato maggiore di qualche arma, le società di cui poi sono diventati presidenti vendevano armi e sistemi d'arma allo Stato italiano, con un evidente conflitto di interessi, a mio parere.
  Le vorrei chiedere se fosse disponibile ad aiutarci a monitorare eventuali conflitti di interesse. Io non so e, anzi, chiedo a lei se e in che modo i Capi di stato maggiore possano influenzare la scelta di acquistare armamenti da un'azienda oppure da un'altra, ma lei sicuramente ha un ruolo importante nella scelta di quali armi acquistare e da chi.
  Sarebbe disponibile lei, o chi la coadiuva nel ruolo di decisore degli acquisti, ad aiutarci a monitorare e capire, fornendoci indicazioni sulle aziende da cui vengono acquistate armi in questo periodo, per esempio, e su chi in questo periodo Pag. 12occupa ruoli importanti e può prendere decisioni in tal senso ? Potremmo così controllare successivamente se qualcuna delle persone che ha influenza nella scelta di acquisto delle armi sia diventato presidente o abbia ricoperto qualche altro incarico nelle aziende da cui prima sono state acquistate queste armi.
  Sarebbe disponibile ad aiutarci a fare questo tipo di monitoraggio ?

  BRUNO MARTON. Ringrazio il generale. Mi ha colpito molto, nella sua relazione, il fatto che lei abbia citato una sostanziale bipartizione della funzione logistica, in parte alle singole Forze armate e in parte all'esterno. Se non ricordo male, nel Libro bianco viene citato anche il direttore generale delle operazioni, che ha un'ulteriore funzione logistica relativa alle operazioni. Come si concilia questa sostanziale tripartizione ? Quella del Direttore delle operazioni è forse la seconda parte logistica ?
  La seconda domanda riguarda il fatto che lei ha puntato molto sulla «quinta dimensione» e sul settore cyber. Come concilia la volontà di creare tecnologia interna italiana per questo settore e la scarsità di risorse ? È vero che nella legge di stabilità sono stati potenzialmente stanziati dei fondi, ma devono essere suddivisi anche per l’intelligence.
  Qual è il suo ruolo ? Come intende procedere in questo ambito cyber ?

  PRESIDENTE. Do ora la parola al generale Magrassi per la replica e le risposte che è in grado di fornire subito. Eventualmente possiamo aggiornarci a un prossimo incontro oppure potrà rispondere singolarmente ai colleghi per iscritto, come da sua disponibilità.

  CARLO MAGRASSI, segretario generale della difesa e direttore nazionale degli armamenti. Parto dall'intervento dell'onorevole Artini. La prima domanda riguardava il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 24 del 2013, Direttiva recante indirizzi per la protezione cibernetica e la sicurezza informatica nazionale attualmente in vigore. Sicuramente c’è una notevole attenzione. Rispondo in questo caso nella mia veste precedente perché questo tema rientrava in quelle competenze più che nelle attuali. Posso soltanto dire che i recenti attacchi stanno evidenziando la necessità di fare rete. Ho notato che il Nucleo di sicurezza cibernetica, che prima si riuniva in maniera quasi formale, sta adesso iniziando a svolgere un'attività molto coesa.
  Rispondo volentieri alla domanda perché il punto sta nella cultura cibernetica. La guerra cibernetica è uno dei tanti aspetti della cibernetica e della «quinta dimensione». Si possono fare tantissime altre cose in questa dimensione. La guerra è un aspetto, purtroppo non bello. La cultura relativa a come ci si muove in una dimensione è importante. Se abbiamo la cultura, comprendiamo la necessità di creare una realtà industriale nel nostro Paese e la necessità di esprimere esigenze, che non devono essere grandissime. Con questo ho risposto parzialmente anche ad un'altra domanda. Piccole applicazioni generano a volte ricchezze enormi perché il mondo cibernetico è nuovo. È una realtà incredibile. È come l'America quando è stata scoperta. Offre possibilità eccezionali. L'importante è la cultura cibernetica.
  Esulo un po’ dal mio ruolo. Una delle componenti principali dello spirito del Libro bianco è che ognuno faccia la sua parte e non travalichi il lavoro degli altri. Il direttore nazionale armamenti e segretario generale è un organo tecnico, che, alla luce delle direttive politiche che gli provengono dal Ministro – che è il suo primo contatto verso il Governo e lo proietta verso il Parlamento – esegue oppure fornisce pareri, consigli e suggerimenti. A quello si deve fermare. Alcune delle domande che mi sono state fatte travalicano i miei compiti e ve le segnalerò.
  Tenevo però a dire qualcosa sulla cibernetica perché ha un impatto forte anche sulla Direzione nazionale armamenti. In questo settore dobbiamo fare crescere la nostra industria. Se posso fare un paragone con tanti anni fa, quando furono Pag. 13inventati gli aeroplani, se in Italia non si fosse creata una cultura di questo tipo, oggi non avremmo l'industria aeronautica, ma compreremmo all'estero quello che c’è. Lo abbiamo fatto perché dalla cultura è nato il centro di sperimentazione di Guidonia, una realtà che ai tempi coinvolgeva tutto il Paese. Era un mondo diverso, con un regime, ma era un mondo in cui il sistema Paese era coinvolto completamente.
  Dobbiamo assolutamente ricreare questa condizione perché, specialmente nella quinta dimensione, il tempo va a zero e le dimensioni non ci sono più, come non ci sono più differenze tra mondo della difesa, mondo della sicurezza e mondo industriale. Dovunque io entro, posso creare un danno. Posso entrare in una banca e creare un danno spaventoso al Paese. È la realtà. Pensare di creare ancora barriere, confini e muri non è più possibile. Non ci sono confini.
  Quanto questo offre possibilità, tanto offre rischi da cui ci si difende solo con la cultura. Questo, secondo me, è il primo punto. Da qui poi deriveranno le varie funzioni e i vari ruoli. Non ho risposto, ma la risposta era lì. Oggi siamo lì, ma sto notando che la cultura del gioco di squadra si sta facendo avanti.
  Quello degli UAV cibernetici è un settore molto importante. La guida unmanned è uno dei primi passi dell’internet of things che sta arrivando. Il velivolo a pilotaggio remoto non è un aeroplano. Chi ancora lo vede come un aeroplano non ha compreso. È semplicemente l'attuatore di un sistema che darà ordini e potrà muovere automobili, treni, navi e aeroplani. Agirà in funzione dei payload di cui dispone. Potrà fare fotografie, spegnere incendi, sganciare bombe. È sempre un discorso di scelte dell'uomo e, a un certo livello, della politica.
  La cibernetica, però, pervade l'UAV, che si muove soltanto perché c’è uno strumento cibernetico che lo comanda. Quello è il suo punto debole. È demented-mind, perché è un drone. In italiano drone è il fuco, che nell'alveare ha puramente la funzione di assistenza all'ape regina. Se gli si dice che l'aeroporto è nel centro di Roma, il drone atterrerà nel centro di Roma. Questo è il problema grosso.
  A questo dovremo prestare estrema attenzione. Da un lato, dovremo essere lì perché lì si sviluppa la tecnologia del futuro modo di volare. Il volo sarà sempre più automatizzato: anche se a bordo ci saranno i piloti, riceveranno informazioni via computer. Dall'altro, gli spazi di rischio sono enormi.
  Su questo dobbiamo incentrare la nostra cultura e capacità di capire. L'Italia dovrà crescere, ma è messa abbastanza bene. C’è la tecnologia di Piaggio, che siamo intenzionati ad acquisire. Nel 2018 il Predator A terminerà la sua vita. Per noi è quindi interessante cominciare a ragionare. Può darsi che prolungheremo un po’, come abbiamo per l’F104, che è andato avanti per un tempo incredibile, ma dobbiamo cominciare a ragionarci su.
  Quando il Predator fu acquisito – e lo posso dire perché ero il colonnello dell'ufficio che ai tempi volle acquisire i velivoli unmanned –, ciò avvenne per fare cultura e comprendere che questo era un nuovo mondo e dovevamo imparare qualcosa. In questo settore siamo abbastanza forti. La nostra industria è una realtà e dobbiamo sostenerla, comprendendo che si tratta della porta d'accesso alla cibernetica e all’internet of things applicate al volo.
  Per quanto riguarda l'acquisizione degli armamenti, attualmente il Department of Defense (DOD) ha dato il suo assenso, come sappiamo. È un processo ancora lungo. Non vuol dire che acquisiremo questo tipo di armamento, ma semplicemente che avremo la possibilità di farlo da parte degli Stati Uniti. Sarà una decisione politica, che è superiore ed esula da me. La richiesta è stata fatta. Gli Stati Uniti la stanno processando positivamente e quindi potremo essere nella condizione di acquisirli. Ritengo che la scelta, nello spirito del Libro bianco, passerà da queste parti.
  Sul P1HH ho risposto. Con riguardo agli F35, come sapete, il Ministro ha avocato a sé la rivisitazione di tutto il Pag. 14programma, nell'ottica delle indicazioni date dal Parlamento. Credo che nel Documento programmatico pluriennale (DPP) di primavera ci sarà la prima risposta, sulla base della quale tutto andrà rivisitato. Ci saranno ovviamente anche dei risvolti di politica industriale. Solo allora si capirà se possiamo aumentare o ridurre o se non possiamo fare nulla.
  Quanto alla legge navale, al momento con i fondi a disposizione sono stati avviati sette pattugliatori polivalenti d'altura (PPA), la LHD e la nave logistica. Delle navi veloci si sta discutendo. La trattativa per i PPA era stata fatta sulla base di dieci macchine. I fondi ne hanno messe a disposizione sette. Non ho al momento dati sul fatto che la Marina voglia o meno procedere. Immagino di sì perché tutte le Forze armate, se possono comprare qualcosa, lo fanno, ma mi devo fermare qui perché al momento non c’è alcuna documentazione che vada oltre questo.
  Ringrazio il senatore Vattuone per la domanda. Il discorso delle specializzazioni a livello europeo è molto interessante. Io sono stato esposto per qualche anno a questa realtà ed è un problema. Lei ha messo il dito in una grossa piaga. La stessa Agenzia europea per la difesa (EDA) è stata creata per fare esattamente quello e, fondamentalmente, non ci è riuscita bene. I Paesi si sono chiusi. Con l'apertura delle frontiere i confini si sono ristretti e l'articolo 296, oggi 346 del nuovo trattato, ha permesso di creare roccaforti ultime di difesa delle tecnologie. Si può investire, con la garanzia di farlo nella propria nazione, senza essere coinvolti in un consesso internazionale o in una gara internazionale con la possibilità di spendere i soldi non a casa propria.
  L'Europa spinge per smontare tutto questo. L'Alto Rappresentante Federica Mogherini si sta muovendo per eliminare il divide che separava gli investimenti in difesa e sicurezza da tutti gli altri investimenti, ma il conto che presenta prevede di aprire alle gare internazionali nel campo della difesa. È un bene o un male ? È un bene per chi è efficiente; è un male per chi è inefficiente. Per questo dobbiamo correre e renderci efficienti almeno in alcuni settori e, secondo me, la «quinta dimensione» è l'area dove possiamo veramente recuperare.
  Come lei diceva giustamente, in alcuni settori siamo ancora forti e non abbiamo problemi. Dobbiamo individuarli e puntare su quelli. È il lavoro che ci aspetta e mi farebbe piacere mantenere l'interlocuzione con il Parlamento perché è estremamente importante avere supporto. Sarà essenziale perché ognuno cercherà di difendere le proprie realtà e non sarà facile. La NATO e l'EDA non sono riuscite a spezzare questa sorta di monopolio che avvantaggia i grandi Paesi.
  GovToGov è un'iniziativa molto importante. È come l'assicurazione. Come ho detto, io preferisco comprare un'auto che abbia sette anni di garanzia piuttosto che uno solo. Lo Stato offre una garanzia di più lungo periodo e i vantaggi che ho citato prima nella relazione. Dobbiamo avere un GovToGov che sia all'altezza degli altri perché quello che il nostro GovToGov riesce a esprimere verrà confrontato con quello di altri Paesi.
  L'altra faccia della medaglia è che gli altri Paesi leggeranno il nostro GovToGov e andranno nel Paese dove noi vogliamo vendere a mettere in evidenza le debolezze del nostro GovToGov. Il mio commento personale è che deve trattarsi di un documento vivente perché deve essere all'altezza degli altri.
  Diversamente saremo più deboli.

  VITO VATTUONE. Mi scusi, ma secondo lei è sufficiente questo aspetto per entrare nei mercati di altri Paesi ?

  CARLO MAGRASSI, segretario generale della difesa e direttore nazionale degli armamenti. È il massimo che abbiamo. Le strade sono due. La prima è quella di un prodotto multinazionale. L’Eurofighter ha venduto, anche se aveva costi più alti di altri prodotti, perché c'erano quattro nazioni che spingevano. Nella mia vita precedente ho fatto parte di quel comitato che aveva una forza di dialogo.Pag. 15
  Per farvi un esempio dell'altra strada, gli inglesi, che allora stavano penetrando a Singapore, una delle rogue nation inserite nella lista dei cattivi da parte dell'Europa, ci chiesero di fare pressione sull'Ue per sbloccare questa posizione. Stiamo parlando del 2003 e già allora la Gran Bretagna lavorava con un GovToGov perché stava premendo su altri per una vendita industriale.
  Il discorso della rete implica di giocare con tutte le opportunità che un Paese o una coalizione hanno. In funzione del prodotto, vedremo di volta in volta cosa potremo mettere insieme, ma sicuramente facendo rete come Paese possiamo massimizzare questo lavoro. Non lo si può lasciare solamente alla Difesa.
  Il senatore Santangelo ha parlato di esportazione verso Paesi «canaglia». Resto nell'ambito della risposta precedente. Come lei sa, c’è l'Unità per le autorizzazioni di materiali di armamento (UAMA), l'ufficio che all'interno del Ministero degli affari esteri (MAE) controlla le esportazioni delle armi. Quello che posso fare è fungere da ponte con l'UAMA per rispondere alla sua richiesta, ma penso che potreste ascoltarli direttamente.
  La competenza è del MAE. Noi abbiamo solo la competenza tecnica sulla fattibilità e non sugli aspetti politici o di sicurezza o sulle garanzie che il Paese acquirente offre nella gestione dei nostri strumenti. Questa è la realtà e vale sia per l'Arabia Saudita sia per gli istituti bancari. Questo esula dalla mia area di competenza. Se vorrà, io posso fare da ponte con gli organi interessati, ma voi siete già un ponte con tutto e non avete bisogno del sottoscritto.
  Per quanto riguarda le scelte operative evocate dall'onorevole Tofalo, devo dire che è successo. Io sono stato un pilota sperimentatore e ho visto passare tanta roba. Parliamo di un passato abbastanza lontano. È stato fatto spesso in un'ottica, a volte distorta, di supporto al sistema Paese. Se supporto il prodotto sbagliato, lo compro solo io e non lo vendo a nessuno. Alla fine faccio un danno al sistema perché si tratta di assistenzialismo, che oggi l'Europa bacchetta sempre di più, senza che nel sistema si lanci alcuna capacità tecnologica.
  Questo supporto – se corretto – oggi è riconosciuto dall'Europa. Dopo aver pensato inizialmente di aprirsi, l'Europa si è accorta che prendevamo tremende batoste da parte degli americani e di altri che avevano tecnologie migliori e penetravano i nostri mercati e quindi ha accettato il pre-competitive procurement come protezione. Esso deve però essere mirato a un prodotto di qualità. Se gli Stati Uniti, ad esempio, supportano la ricerca di un certo prodotto, quel prodotto sul mercato costerà molto meno perché l'azienda ha la ricerca pagata. Se voglio competere devo farlo anche io, ma puntando su un prodotto di qualità che possa competere. Se investo soldi su un prodotto non di qualità, quel prodotto non venderà mai. Questa è la risposta. È vero e dobbiamo evitarlo perché non è detto che non si ripeta.
  Il senatore Cotti sfiora aspetti che vanno al di là del Ministero della difesa e ricadono in un altro Ministero. Io posso girare la sua richiesta al gabinetto del Ministro per verificare se possono esserle forniti dei dati, ma ho difficoltà perché si tratta di un comportamento borderline quanto a correttezza. Se mi permette, vorrei evitare di rispondere a questa domanda.
  Il senatore Marton chiedeva chiarimenti sul direttore delle operazioni logistiche e la «quinta dimensione». È sempre lo stesso concetto. Le Forze armate sono approntatrici di forze. Le forze poi vengono impiegate, nello spirito del Libro bianco, in maniera congiunta. In quella fase c’è bisogno di una logistica che viene chiamata «logistica di aderenza». Normalmente si dà alla Forza armata, ma, quando un aereo o una nave sono impegnati in operazioni, è lì che c’è bisogno della logistica, che va sotto il comando delle operazioni.
  Ringrazio per la domanda sulla cibernetica in Italia perché mi permette di concludere sottolineando di nuovo l'importanza di questa dimensione. È davvero «l'America», ma non dobbiamo fare come l'Italia della scoperta dell'America. Un italiano l'ha scoperta, Pag. 16le abbiamo dato il nome, ma non abbiamo conquistato né utilizzato nemmeno un metro quadrato di territorio americano. Al di là del lavoro dei nostri poveri emigranti, che sono stati trattati come schiavi e piano piano hanno trovato la propria strada, non abbiamo preso niente da quel mondo, mentre altre nazioni ne hanno tratto un'enorme ricchezza.
  La «quinta dimensione» è persino di più. Dobbiamo esserci e dobbiamo esserci con una cultura che ci permetta di radicare in Italia il prodotto. Nel momento in cui, ad esempio, per la difesa, per gli antivirus e per la capacità di protezione dipendessimo dallo straniero, sarebbe come se le mura del castello le facessimo costruire da chi ci attacca.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare il generale Magrassi e i suoi collaboratori anche per aver annunciato la disponibilità a proseguire questa interlocuzione e questo lavoro comune, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.40.