XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 73 di Lunedì 14 dicembre 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Audizione di rappresentanti di Enel:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 
Molina Giuseppe , Amministratore delegato di Enel produzione ... 3 
Bratti Alessandro , Presidente ... 4 
Molina Giuseppe , Amministratore delegato di Enel produzione ... 4 
Bratti Alessandro , Presidente ... 4 
Molina Giuseppe , Amministratore delegato di Enel produzione ... 4 
Bratti Alessandro , Presidente ... 5 
Molina Giuseppe , Amministratore delegato di Enel produzione ... 5 
Nugnes Paola  ... 6 
Molina Giuseppe , Amministratore delegato di Enel produzione ... 6 
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 
Molina Giuseppe , Amministratore delegato di Enel produzione ... 7 
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 
Zerboni Alessandro , Ufficio stampa Enel Italia ... 7 
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 
Zerboni Alessandro , Ufficio stampa Enel Italia ... 7 
Molina Giuseppe , Amministratore delegato di Enel produzione ... 7 
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 
Molina Giuseppe , Amministratore delegato di Enel produzione ... 7 
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 
Cominelli Miriam (PD)  ... 9 
Molina Giuseppe , Amministratore delegato di Enel produzione ... 9 
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 
Molina Giuseppe , Amministratore delegato di Enel produzione ... 9 
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 
Molina Giuseppe , Amministratore delegato di Enel produzione ... 9 
Cominelli Miriam (PD)  ... 10 
Molina Giuseppe , Amministratore delegato di Enel produzione ... 10 
Meduri Giuseppe , Responsabile affari istituzionali centrali ... 10 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 10 
Meduri Giuseppe , Responsabile affari istituzionali centrali ... 10 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 11 
Meduri Giuseppe , Responsabile affari istituzionali centrali ... 11 
Molina Giuseppe , Amministratore delegato di Enel produzione ... 11 
Orellana Luis Alberto  ... 11 
Molina Giuseppe , Amministratore delegato di Enel produzione ... 11 
Orellana Luis Alberto  ... 13 
Cominelli Miriam (PD)  ... 13 
Molina Giuseppe , Amministratore delegato di Enel produzione ... 13 
Nugnes Paola  ... 13 
Molina Giuseppe , Amministratore delegato di Enel produzione ... 13 
Nugnes Paola  ... 13 
Molina Giuseppe , Amministratore delegato di Enel produzione ... 13 
Nugnes Paola  ... 14 
Molina Giuseppe , Amministratore delegato di Enel produzione ... 14 
Nugnes Paola  ... 14 
Molina Giuseppe , Amministratore delegato di Enel produzione ... 14 
Nugnes Paola  ... 14 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 
Molina Giuseppe , Amministratore delegato di Enel produzione ... 14 
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 
Molina Giuseppe , Amministratore delegato di Enel produzione ... 15 
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 
Molina Giuseppe , Amministratore delegato di Enel produzione ... 15 
Bratti Alessandro , Presidente ... 16 
Molina Giuseppe , Amministratore delegato di Enel produzione ... 16 
Bratti Alessandro , Presidente ... 16

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 17.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti di Enel.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dei rappresentanti di Enel. Sono presenti l'ingegner Giuseppe Molina, amministratore delegato di Enel produzione, l'ingegner Pamela Pirrone, il dottor Giuseppe Meduri, responsabile affari istituzionali centrali, la dottoressa Raffaella Moccia e il dottor Massimo Dafano, entrambi dell'ufficio affari istituzionali centrali, nonché il dottor Alessandro Zerboni, dell'ufficio stampa di Enel Italia, che ringrazio per la presenza.
  Ricordo che la Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo di depurazione delle acque.
  In particolare, l'audizione odierna rientra nell'ambito dell'approfondimento in corso di svolgimento sulla regione Veneto, con un riguardo specifico, ovviamente per quel che vi riguarda, allo stato di attuazione della bonifica e della dismissione del sito di Porto Tolle e alla conseguente produzioni di rifiuti che ne deriveranno o ne deriverebbero.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Cederei la parola all'ingegner Molina per lo svolgimento di una relazione introduttiva sugli argomenti di interesse della Commissione. Ovviamente, i suoi colleghi potranno eventualmente integrare ove lei ritenesse opportuno qualche chiarimento. Al termine della sua illustrazione, le saranno eventualmente poste domande o richieste di chiarimento da parte dei commissari presenti.
  Noi ci siamo già sentiti in occasione di una missione della Commissione in Veneto. Allora ci avete fornito delle prime informazioni. Stiamo ultimando i nostri lavori e abbiamo bisogno di fare il punto sullo stato dell'arte. Questa è la motivazione principale dell'incontro. Eventualmente vi saranno rivolte successivamente altre domande da parte dei commissari sulla centrale di Porto Tolle.
  Le cederei, quindi, la parola e, come ripeto, deciderà lei se far intervenire i suoi collaboratori.

  GIUSEPPE MOLINA, Amministratore delegato di Enel produzione. Per introdurre gli argomenti, ci siamo permessi di preparare un breve documento, che abbiamo stampato in alcune copie. Non so se vogliamo distribuirlo...

Pag. 4

  PRESIDENTE. Certamente.

  GIUSEPPE MOLINA, Amministratore delegato di Enel produzione. Si può anche proiettare ?

  PRESIDENTE. No.

  GIUSEPPE MOLINA, Amministratore delegato di Enel produzione. È una brevissima presentazione, che ha proprio l'obiettivo di fare il punto su Porto Tolle, partendo però da quanto ci ha portato alla sua dismissione.
  Passando subito alla pagina 2, abbiamo pensato che fosse utile rifare il punto di quello che è successo nel settore elettrico negli ultimi vent'anni. Anche noi ogni tanto cerchiamo di riflettere su quest'aspetto, proprio per capire meglio che cosa sia successo nel passato, in modo da fare tesoro dell'esperienza e gestire al meglio il futuro.
  Come vedete, il passato del settore del mercato elettrico negli ultimi vent'anni è raffigurato con queste immagini. In basso a sinistra e in basso a destra raffigurano, rispettivamente, la potenza installata e l'energia prodotta in Italia: nella parte alta del grafico come totale di tutti gli operatori; nella parte bassa del grafico, rappresentata in verde, per quello che misura quanto è stato fatto dall'Enel.
  L'Enel, come tutti sappiamo, è stato un monopolio fino alla fine degli anni Novanta. Vedete nella parte iniziale, che va dal 1995 al 1999 circa, che rappresentava quasi la totalità degli impianti installati, 56.000 su 68.000 megawatt, rispettivamente, in termini di potenza, 191 terawattora su 241 in termini di energia. Vent'anni fa, quindi, l'Enel aveva quasi per definizione il monopolio della produzione di energia elettrica in Italia. Poi si sono verificati diversi fenomeni in successione.
  Una prima discontinuità è stata quella relativa alla fine degli anni Novanta: la privatizzazione della società e la liberalizzazione del mercato. Ricorderete, infatti, che in quella fase Enel ha ceduto una parte dei propri asset di produzione alle tre cosiddette GenCo, diventate poi le concorrenti dell'Enel e che si sono evolute nel tempo dal punto di vista sia degli asset sia della proprietà societaria. Questo ha fatto sì che ci fosse quel gradino che vedete in basso a sinistra sul grafico verde: l'Enel ha perso improvvisamente circa 16.000 megawatt di potenza. Poi, però, il livello di potenza installata, per quanto riguarda l'Enel che ancora tutti oggi conosciamo, è rimasto praticamente invariato sul territorio nazionale.
  Viceversa, si sono succedute, dopo questa fase di privatizzazione e liberalizzazione, ulteriori fasi di evoluzione tecnologica, che hanno comportato modifiche della potenza installata in Italia. Innanzitutto, c’è stata una fase dello sviluppo dei cicli combinati, ossia degli impianti che bruciano gas a rendimento molto elevato, dal costo di installazione relativamente basso, fatti in Italia dall'Enel e dai nostri competitor in grande abbondanza, forse anche troppa. Adesso molti di questi sono praticamente fermi.
  Questo è il motivo per il quale, sempre con riferimento al grafico in basso a sinistra della potenza installata, la curva della potenza dell'Enel rimane più o meno stabile. In realtà, i cicli combinati realizzati dall'ENEL sostituivano vecchia potenza a olio combustibile, e quindi non cambiavano la misura totale; i competitor, invece, aggiungevano potenza sul mercato, e quindi incrementavano quella curva negli anni, a partire dal 2000 e fino al 2010 circa.
  Si sovrappone a questa dei cicli combinati un'altra fase, che ha avuto un impatto di potenza molto minore, ossia quella del carbone cosiddetto pulito, bruciato ad alta efficienza e con altissima depurazione dei fumi di combustione. È un esercizio di fatto riuscito nel solo impianto dell'Enel di Civitavecchia, che ha sostituito quattro gruppi da 660 megawatt a olio combustibile con 660 megawatt per tre a carbone, quindi meno potenza, cambiamento di combustibile, alto rendimento e alta pulizia dei fumi, un fenomeno che si è verificato localmente, che è entrato in esercizio tra gli anni 2009 e 2010.Pag. 5
  L'ultima parte della curva, sempre in basso a sinistra, la gobba che vedete a partire dal 2010 e fino al 2014, rappresenta il fenomeno delle fonti rinnovabili. Dopo il 2010, hanno cominciato, anche grazie agli incentivi economici, a svilupparsi moltissimo in Italia eolico e, soprattutto, fotovoltaico. Questo ha fatto sì che ci trovassimo alla fine dell'anno scorso con una potenza installata di 130.000 megawatt, di cui solo 39.000 di Enel produzione, con un fabbisogno nazionale che tipicamente non supera i 59.000 megawatt. Cito i 59.000 perché forse proprio quest'anno a luglio, quando c’è stato quel grande caldo, abbiamo registrato il record di tutti i tempi, che però era inferiore a 60.000. Possiamo dire, quindi, che abbiamo una potenza installata che è più del doppio rispetto a quello che serve alla punta di domanda.
  Il grafico a sinistra rappresenta l'energia. Vedete che quella prodotta dall'Enel è diminuita nel tempo, fino a diventare...

  PRESIDENTE. Dove ? A destra ?

  GIUSEPPE MOLINA, Amministratore delegato di Enel produzione. Sì, scusi, in fondo a destra. Siamo passati in vent'anni da 191 terawattora a 50, quindi poco più di un quarto di quello che producevamo vent'anni fa, a fronte di un fabbisogno nazionale, qui riportato al netto dell'importazione, cresciuto leggermente e continuativamente nel tempo fino alla crisi economica del 2008, per poi crollare, riportandosi indietro di qualche anno e non riuscire più a crescere ai livelli di energia assorbita degli anni precedenti per motivi che tutti conosciamo.
  Anzitutto, la crisi economica ha diminuito i consumi, soprattutto industriali, in modo significativo e tale da non essere ancora recuperati; in secondo luogo, si è introdotto anche un fenomeno di efficienza, di risparmio nell'energia elettrica, per cui i consumi si sono ridotti anche per l'inserimento di un ciclo virtuoso prima assente.
  Vengo all'ultimo commento a queste slide. Dal 2004, e quindi da undici anni, è stato introdotto, come sappiamo, un meccanismo di borsa dell'energia, che ha generato una competizione tra i vari attori sul mercato attraverso sistemi abbastanza articolati e complessi: questi hanno dato luogo a prezzi, nella prima fase della borsa, abbastanza altalenanti; nell'ultima fase, in questi ultimi anni, abbastanza decrescenti, fino a portare il prezzo dell'energia nel 2014 a un valore medio di 52 euro al megawattora, valore che più o meno verrà confermato anche per quest'anno.
  Questo è il quadro che ha caratterizzato il nostro settore negli ultimi vent'anni, da cui si evince soprattutto la sovra-capacità del sistema, il fatto che abbiamo troppe centrali, soprattutto troppe obsolete, ormai praticamente fuori mercato per motivi sia di costo variabile sia ambientali, in quanto non più compatibili con gli standard che l'Italia si è data in questi ultimi anni ne consegue l'intenzione della nostra azienda di prendere in mano la situazione e riqualificare quei siti che dal nostro punto di vista non hanno più nulla da esprimere, ma che potrebbero rappresentare un'opportunità per qualcun altro.
  A pagina 3, trovate in modo molto più strutturato di quanto credono che sia stato rappresentato l'anno scorso, quando ancora non era così articolato, i criteri del progetto della nostra denominato Futur-E, che sostanzialmente ha voluto esaminare tutti i siti cosiddetti marginali, e cioè non più utilizzati, per poterne trovare una via di riqualificazione innanzitutto condivisa localmente.
  La nostra intenzione è quella di fare le cose quanto più possibile in stretta interlocuzione con tutti gli stakeholder locali, e nazionali quando necessario: le amministrazioni del territorio (regione, provincia e comune), tutti gli organi di controllo, tutte le associazioni che possono avere un interesse specifico da esprimere, le parti sociali e imprenditoriali. Vogliamo che le proposte siano credibili e innovative, ma soprattutto sostenibili da un punto di vista ambientale e sociale. Questo è l'elenco dei criteri del nostro progetto Futur-E.Pag. 6
  Il progetto insiste, come vedete a pagina 4, non solo su Porto Tolle, ma su 23 centrali, molto diversificate per posizionamento geografico e di tutte le nature tecnologiche: centrali a olio grasso, come era Porto Tolle, a gas, turbogas, a ciclo combinato e a carbone. Le vedete raffigurate su quella mappa sulla parte destra della slide. Tutte insieme assommano a una potenza installata per circa 13.000 megawatt, una componente significativa del nostro parco totale, anche se dal punto di vista della produzione producono ormai pochissimo, quasi niente.
  Per ciascuna di queste stiamo cercando di trovare un progetto, che parte ovviamente dalla nostra volontà e disponibilità di volerlo appunto trovare, ma naturalmente anche dall'appoggio che fino adesso abbiamo ricevuto anche da tutte le amministrazioni e le autorità che hanno colto questa nostra iniziativa, in parte anche dall'imprenditorialità di molti soggetti che in alcuni casi si sono già fatti avanti per avanzare proposte innovative e sostenibili per un futuro alternativo a questi siti.
  Delineato questo quadro generale, a pagina 5 trovate qualche informazione ulteriore relativamente al sito di Porto Tolle, che forse vi è già stata fornita anche a novembre dell'anno scorso, in occasione di una precedente audizione in Veneto.
  Per sommi capi, quella di Porto Tolle è stata comunque una delle centrali più grandi dell'Enel, costituita da quattro gruppi da 660 megawatt ciascuno, per un totale di potenza installata di circa 2.600 megawatt. Si estende su un'area molto vasta alla fine del fiume Po in Polesine, che ha una superficie di circa 240 ettari complessivamente.
  Il grafico che vedete nella parte destra della slide presenta la storia produttiva della centrale. Quest'impianto ha cominciato a produrre all'inizio degli anni Ottanta, per poi esaurire la propria vita produttiva circa 25 anni dopo, arco di tempo che per quest'impianto ha significato anche un contributo di circa il 10 per cento del fabbisogno nazionale dell'epoca. L'impianto ha poi cominciato a produrre sempre meno proprio perché spiazzato e sostituito progressivamente da altri più efficienti, moderni, ambientalmente compatibili, fino ad arrivare praticamente allo zero nel 2007-2008. L'ultima volta che Porto Tolle è stato chiamato in esercizio, se non ricordo male, era il 2009.

  PAOLA NUGNES. Mi perdoni, che percentuale copriva del consumo di energia nazionale ?

  GIUSEPPE MOLINA, Amministratore delegato di Enel produzione. Guardi, ho parlato di 10 per cento, ma credo che sia meno. Sono al massimo questi 15 terawattora: se confrontiamo con il grafico precedente, prossimo ai 270, più i 300 dell’import, arriviamo al 5 per cento del fabbisogno nazionale, 15 su 300.
  A pagina 6 – non è numerata, ma è quella subito dopo – c’è più in dettaglio la storia autorizzativa dell'impianto: concepito addirittura all'inizio degli anni Settanta, è stato autorizzato dal ministero, che all'epoca si chiamava dell'industria del commercio e dell'artigianato, in modo da poterne eseguire la costruzione e poi l'esercizio, che come abbiamo visto è cominciato all'inizio degli anni Ottanta con una certa progressione, prima il gruppo 1 nel 1980, poi quattro anni dopo il gruppo 4.
  Dopo questi vent'anni abbondanti di produzione, è cominciato l'iter di dismissione e riconversione. Sapete bene che poi Porto Tolle ha attraversato un periodo abbastanza prolungato molto particolare. Nei vecchi piani industriali Enel, era previsto che fosse trasformato a carbone pulito anche Porto Tolle, esattamente come lo è stato Torre Nord. Per tanti anni, quindi, sono state avanzate istanze di trasformazione dell'impianto da olio combustibile a carbone. L'Enel ha poi deciso, a ottobre 2014, di abbandonare questo progetto e di cercare opportunità diverse per questo sito.
  È proprio, quindi, da un anno che abbiamo cominciato a pensare a quest'ex sito produttivo di energia elettrica come a qualcosa di diverso, che potesse essere messo al servizio anche dell'imprenditoria Pag. 7e della comunità locali per opportunità eventualmente anche diverse da quelle di produzione di energia elettrica convenzionale o alternativa.

  PRESIDENTE. Ho visto che qui non è riportata la questione orimulsion: non ha mai trovato una richiesta autorizzativa o non l'avete riportata perché è stata una parentesi ?

  GIUSEPPE MOLINA, Amministratore delegato di Enel produzione. Guardi, c’è stata...

  PRESIDENTE. C’è stata una richiesta autorizzativa, che poi si è fermata. Penso che l'orimulsion costasse troppo.

  ALESSANDRO ZERBONI, Ufficio stampa Enel Italia. Se posso e se ricordo bene, orimulsion era quel combustibile che...

  PRESIDENTE. Venezuelano.

  ALESSANDRO ZERBONI, Ufficio stampa Enel Italia. Del Delta dell'Orinoco, in Venezuela. Fu contingentato, sotto il profilo degli acquisti, dalla Cina all'epoca in cui Chávez governava quel Paese. Venderono in blocco tutta la loro produzione cinese. Nonostante ci fu, quindi, da parte di Enel la richiesta e la procedura di VIA ben avviata e credo quasi ottenuta, poi ci fu prevalentemente quest'elemento, proprio la mancanza fisica del combustibile.

  GIUSEPPE MOLINA, Amministratore delegato di Enel produzione. Se vuole, eventualmente possiamo poi fornire nei dettagli...

  PRESIDENTE. No, era una curiosità, perché tanto non si è concretizzato nulla.

  GIUSEPPE MOLINA, Amministratore delegato di Enel produzione. No, non si è concretizzato nulla, non a Porto Tolle. Quell'orimulsion è stato bruciato in un'altra centrale, quella di Brindisi, in mix con il carbone per un periodo molto limitato di tempo. Viceversa, Porto Tolle all'inizio degli anni Duemila ha vissuto un'epoca in cui sembrava si potesse percorrere questa strada di trasformazione a orimulsion al 100 per cento, ma poi, proprio per le motivazioni espresse adesso dal collega Zerboni, non se n’è fatto assolutamente niente.
  La fase di dismissione è quella che esploriamo un po’ più nel dettaglio anche a pagina 7, dove abbiamo cercato di evidenziare le direttrici di intervento che ormai da un anno, con tutta la gradualità del caso connessa a una complessità che ben immaginate, stiamo cercando di seguire. Esse consistono nella messa in sicurezza, nelle bonifiche, a cominciare dai serbatoi di OCD (olio combustibile denso), e nelle demolizioni, a cominciare dalla caldaia gruppo 1.
  Messa in sicurezza vuol dire semplicemente delimitazione delle aree di impianto che possono essere pericolose; allontanamento dei combustibili, dei reagenti, delle sostanze che possono essere pericolose per le persone e per l'ambiente; scollegamenti elettrici e tutta quella collettività di interventi che consente, come dice l'espressione stessa, di rendere il sito innocuo dal punto di vista della sicurezza per le persone e dell'impatto sull'ambiente. Quest'attività si può ormai considerare conclusa.
  È, invece, tuttora in corso la bonifica dei serbatoi di olio combustibile, a Porto Tolle numerosi. Una centrale di quelle proporzioni bruciava, infatti, anche 3 milioni di tonnellate all'anno di olio combustibile, quindi aveva un parco serbatoi composto da sette serbatoi da 100.000 e due da 50.000. Uno di questi sette è già stato demolito completamente. Sono in corso le gare per la bonifica degli altri serbatoi. Si provvederà, nell'arco dei prossimi mesi, a bonificare, a rimuovere tutti i residui, i fondami di olio combustibile ancora presenti nei serbatoi, per poi demolire la parte in ferro e recuperarne il materiale.
  L'ultima direttrice d'intervento è quella che comincia a demolire l'isola produttiva vera e propria dell'impianto, nel caso specifico una caldaia, quella più vecchia, Pag. 8del gruppo 1, per la quale abbiamo chiesto anche specifica autorizzazione al Ministero dell'ambiente e ottenuto autorizzazione paesaggistica da parte del comune. Il cantiere è stato avviato proprio un paio di mesi fa. Vedremo qualcosa più in dettaglio nelle pagine successive.
  C’è qualche dettaglio ulteriore a pagina 8 su che cosa significhi bonificare e demolire dei serbatoi di olio combustibile, su cui credo di avervi già anticipato alcune informazioni. Quel parco serbatoi era originariamente in grado di contenere 800.000 tonnellate di olio combustibile, quindi 700 mila per i sette serbatoi da 100 mila più due da 50 mila.
  La bonifica dei serbatoi avviene proprio in questo modo: prima se ne fa una pulizia interna, in modo da recuperare tutti i residui di olio combustibile che nel tempo si sono accumulati; queste sostanze di solito vengono poi conferite a impianti specificatamente autorizzati, che ne fanno una termodistruzione; una volta che si è pulito un interno e si è ottenuto il cosiddetto gas free, la certificazione di assenza di gas che potrebbero essere pericolosi per le persone che entrano nel serbatoio, si comincia a rottamare la parte in ferro, che, come vedete, pesa circa 2.000 tonnellate, che viene recuperata poi dalle società autorizzate e da noi qualificate e che recuperano questi rottami per farne qualcos'altro, con tutti questi materiali di natura ferrosa. Vedete degli esempi fotografici che mostrano, appunto, nel caso specifico del serbatoio già demolito come si presentava prima e come è risultato poi quello stesso terreno a valle della demolizione.
  Alla pagina successiva, c’è un approfondimento che riguarda le demolizioni della caldaia del gruppo 1. La caldaia è un insieme di tubazioni alte diverse decine di metri. Per centrali di queste dimensioni, si arriva a 70-80 metri di altezza, tanto che si parla poi di pesi per la sola caldaia di 10.000 tonnellate di materiale ferroso. Per le apparecchiature ausiliarie vicine, tipicamente ventilatori, scambiatori aria, condotti, sono altre 5.000 tonnellate di materiale ferroso.
  Abbiamo intrapreso dal mese di ottobre la demolizione di questo gruppo 1 caldaia, con una ricaduta occupazionale, naturalmente dedicata alle imprese del territorio, di circa 30 persone medie per 8-10 mesi di lavoro. Le attività sono state assegnate a due consorzi, peraltro già aggiudicatari di quest'attività nel caso al quale abbiamo rinunciato di trasformazione a carbone degli impianti. Naturalmente, infatti, la trasformazione a carbone avrebbe implicato prima una demolizione di molte componenti, che non andavano bene per il carbone, e poi una successiva ricostruzione.
  A pagina 10, avete semplicemente un rendering, una rappresentazione grafica che mostra come progressivamente si svilupperà questa demolizione. Oggi è ancora del tutto visibile la caldaia, perché abbiamo cominciato a smontare solo i condotti fumi, collocati più in basso e che collegano la caldaia con la ciminiera. A mano a mano che passeranno i mesi, attraverso tecniche molto specifiche affidate al coordinamento di una ditta specializzata, si arriverà alla demolizione totale di questo grande componente.
  Ovviamente, c’è una grande attenzione anche alla sicurezza. Come ben sapete, le demolizioni sono operazioni molto delicate, soprattutto perché ci sono lavori in elevazione, movimentazioni di materiali molto ingombranti e pesanti, per cui siamo particolarmente attenti a che la sicurezza sia posta come priorità numero uno soprattutto di quest'attività.
  A pagina 11, trovate le nostre aspettative per il futuro, che comincia adesso e si apre a un ventaglio di opportunità molto diverse, che speriamo di poter raccogliere grazie all'interlocuzione con il territorio e alle proposte che ci arriveranno da parti terze, senza escludere nessun tipo di settore o attività che si possa immaginare su questo vasto territorio.
  Non escludiamo eventualità dal settore immobiliare o real estate, tantomeno continuazioni industriali di un territorio che evidentemente ha avuto per tanti anni una certa vocazione industriale, attività di natura diversa dalla produzione di energia Pag. 9elettrica. In ogni caso, stiamo procedendo a uno scouting approfondito di tutto il territorio imprenditoriale circostante e regionale per stimolare nel migliore dei modi chiunque abbia idee e suggerimenti. Questo è quanto abbiamo fatto fino adesso su Porto Tolle.

  PRESIDENTE. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MIRIAM COMINELLI. Ho tre gruppi tematici per le domande. Il primo riguarda la questione del tipo di combustibile utilizzato. Visto che la legge regionale imponeva l'utilizzo del solo metano, come mai si è deciso di utilizzare altri tipi di combustibile ?
  Per quanto riguarda la questione delle condanne subite nel corso degli anni, per quella sul risarcimento danni della Corte d'appello di Venezia c’è un piano di risarcimento studiato da voi ?
  Quanto alle condanne penali nei confronti di Tatò e Scaroni, qual è il vostro atteggiamento ? Come vi ponete rispetto a questo tipo di condanna ?
  La terza domanda, che si può riassumere in quello che diceva alla fine su quale sarà il futuro del sito, vorrei chiedere del criterio per le demolizioni. Avete parlato della demolizione del serbatoio 7; che cosa sarà degli altri serbatoi ? In realtà, però, dipende un po’ da quello che pensate sarà il futuro del sito.

  GIUSEPPE MOLINA, Amministratore delegato di Enel produzione. Per quanto riguarda l'utilizzo del combustibile, la centrale è stata autorizzata a bruciare quel tipo e ha rispettato pienamente tutte le autorizzazioni e le disposizioni di legge emesse a livelli nazionale e regionale. La limitazione a cui penso faccia riferimento riguarda la legge del parco, in cui si parla di gas. Se vuole, possiamo anche fare un approfondimento normativo più preciso e posso ricostruire...

  PRESIDENTE. È stata cambiata la legge regionale. Questo è capitato. Lo so perché sono originario di lì. La legge regionale prevedeva che si potesse utilizzare solo combustibile a gas, dopodiché il consiglio regionale Veneto ha modificato la legge.

  GIUSEPPE MOLINA, Amministratore delegato di Enel produzione. Noi, quindi, abbiamo rispettato le leggi.
  Per quanto riguarda la seconda domanda, anche in questo caso se vuole posso farle avere dei dati più precisi successivamente. Relativamente al procedimento penale per il quale è stata emessa una sentenza, credo alla fine di marzo dell'anno scorso, di condanna di alcuni nostri vertici rappresentanti, c’è un ricorso in appello, per il quale ci aspettiamo ci siano udienze nei prossimi mesi. Il ricorso in appello, peraltro, non è stato richiesto solo da noi, ma dallo stesso pubblico ministero. Vedremo nel secondo grado come si svilupperanno gli atti processuali.
  Sappiamo anche di avere delle parti civili tuttora aperte, rispetto alle quali naturalmente stiamo preparando tutta la documentazione necessaria per comprovare la nostra innocenza e la nostra disponibilità a trovare una soluzione. Se vuole, su questo tema specifico posso fornire una nota separata.

  PRESIDENTE. Una nota in tempi non troppo lunghi, perché abbiamo bisogno di chiudere la relazione.
  C'era anche una domanda sull'atteggiamento nei confronti dei vecchi dirigenti Enel ?

  GIUSEPPE MOLINA, Amministratore delegato di Enel produzione. Mi sembra fosse sul futuro del sito, che non è solo nelle nostre mani e potrebbe essere di tanti tipi. Alcune idee potrebbero addirittura propendere per la conservazione di molte delle infrastrutture esistenti. Anche quelle possono essere viste come un patrimonio da sviluppare in un modo diverso.
  Non è il nostro mestiere, perché siamo più abituati a produrre energia elettrica che non ad altro, ma è un dato di fatto che Pag. 10delle idee per Porto Tolle, per quanto ancora da sviluppare, così come per altri siti, tendono a conservare una quota parte molto importante delle infrastrutture industriali come archeologia industriale, per poi utilizzare le superfici e le volumetrie al fine di realizzarci qualcosa di completamente diverso. Stiamo cercando, quindi, da una parte, di intraprendere la strada di dismissione che ho cercato di rappresentarvi; dall'altra, di intercettare nel modo più veloce possibile un'idea che provenga dal territorio e ci consenta di fare di quest'impianto qualcosa di diverso, che non vuol dire necessariamente demolire tutto, forse sì o forse no.

  MIRIAM COMINELLI. Sulle tempistiche avete già qualche cronoprogramma ?

  GIUSEPPE MOLINA, Amministratore delegato di Enel produzione. Stiamo sentendo una serie di interlocutori. Ci sono stati anche degli incontri sul territorio, uno dei quali anche molto recente, un tavolo tecnico aperto a tutte le istituzioni, al quale hanno preso parte comune, regione, provincia, imprenditoria, associazioni e sindacati, non più di due giorni fa, di sabato. Vi si sono discussi molto apertamente questi temi, nella consapevolezza del fatto che il problema è comunque complesso.
  Chi ha visto questa centrale sa che è abbastanza rilevante da un punto di vista anche fisico, quindi la questione va affrontata in modo consapevole. D'altra parte, ci stiamo lavorando e, come dicevo, stiamo sentendo vari interlocutori con delle idee in proposito, che stiamo valutando.

  GIUSEPPE MEDURI, Responsabile affari istituzionali centrali. Il progetto di cui parlava l'ingegnere è complesso perché supera l'idea di un approccio top-down. Non abbiamo deciso che cosa vogliamo fare da soli relativamente all'impianto. Abbiamo lanciato una campagna d'ascolto e vogliamo che dal territorio ci arrivino proposte bottom-up.
  Tutte le soluzioni andranno concordate con i livelli locali, quindi avranno grande ruolo e responsabilità anche i livelli istituzionali locali, la classe dirigente, il sindacato, gli industriali, per arrivare comunque a soluzioni condivise. Il tema della tempistica è legato anche a questo. Non abbiamo un progetto per scelta su ogni sito. Vorremmo discuterlo col territorio.

  ALBERTO ZOLEZZI. Vorrei qualche dato ulteriore sulla condanna. Ci risulta che ci sia stata comunque una quantificazione anche economica e che si dovrebbe già aver pagato: è così ? Se sì, in che misura è stata pagata la quantificazione economica del danno relativo alle condanne citate ?
  Anch'io vi chiederei una tempistica non tanto della nuova industrializzazione, ma per il progetto di bonifica che avete esposto. Pressappoco, che tempi ci sono ? Immagino che un po’ dipenda anche dalla reindustrializzazione dei progetti più o meno attivi che partiranno su quell'area. Anche a livello economico, immagino che questo non sia totalmente secondario.

  GIUSEPPE MEDURI, Responsabile affari istituzionali centrali. Per quanto riguarda i risarcimenti, vado a memoria, approssimando e riservandomi però una nota di maggior dettaglio a questo riguardo. Dei procedimenti penali, uno si è chiuso completamente, un altro si è chiuso con una prescrizione, l'ultimo è in secondo grado. Il primo grado arrivato alla fine di marzo dell'anno scorso. Questi hanno fatto scaturire quattro procedimenti amministrativi di risarcimento, tre dei quali poi si sono aggregati e credo si siano conclusi con il risarcimento di un importo complessivo di qualche centinaia di migliaia di euro. Questo era l'importo complessivamente.
  Un'altra richiesta di risarcimento credo sia quella del Ministero dell'ambiente, inizialmente molto elevata ma riconosciuta come improponibile dalla stessa Corte, tanto che la questione non si è ancora chiusa. Ci aspettiamo che, se si dovesse chiudere, ciò avvenga in termini assolutamente ragionevoli e molto limitati...

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  ALBERTO ZOLEZZI. Mi pare di capire, quindi, che avete fatto un appello su questa richiesta del Ministero dell'ambiente.

  GIUSEPPE MEDURI, Responsabile affari istituzionali centrali. Sì.
  Per quanto riguarda la tempistica, una stima dei tempi è difficile, proprio perché non dipende esclusivamente da noi. Se arriva un imprenditore che ritiene di avere le capacità finanziarie e un piano industriale che consente di trasformare questo sito in qualsiasi cosa, un parco multi-tematico, un sito industriale che produce qualcos'altro, può anche darsi che una trattativa di questo tipo si chiuda nell'arco di pochi mesi. Bisogna, però, che arrivi qualcuno con una proposta di questo tipo.
  Viceversa, i tempi possono dilatarsi inevitabilmente e diventare anche significativamente più lunghi. Certo, non stiamo con le mani in mano. Nel frattempo, anche per dare una risposta al territorio, abbiamo cominciato a demolire qualche parte d'impianto, come abbiamo illustrato.

  GIUSEPPE MOLINA, Amministratore delegato di Enel produzione. Potrà aiutare il tema della tempistica anche il fatto che abbiamo chiesto al Governo l'istituzione di un tavolo nazionale sugli impianti marginali, aperto alla partecipazione di MISE, MATTM, Ministro della salute e Conferenza Stato-Regioni. Quella potrà essere una sede utile anche perché sui 23 impianti ci sia un minimo di cabina di regia, che può abbattere alcuni ostacoli burocratici che si frappongono alla strategia di riconversione. Confidiamo molto che l'istituzione di questo tavolo possa offrire un risultato da questo punto di vista.

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Avete impostato l'attività di dismissione secondo il progetto Futur-E: è il primo caso di applicazione ? Questa di Porto Tolle è la prima casistica o è già avvenuto qualcosa di analogo negli altri stabilimenti ? È un caso «di successo» che può ripetersi ?
  Inoltre, dato che uno degli aspetti del progetto Futur-E è quello di coinvolgere anche molto la popolazione, gli enti locali, gli enti territoriali in genere, il coinvolgimento avverrà anche proprio durante l'attività di dismissione, di bonifica e demolizione delle caldaie ? Generalmente, le persone si preoccupano che in queste fasi si possano generare momenti di inquinamento ad esempio per una lavorazione non corretta. Ovviamente, ci sono dei controlli periodici delle autorità, non so se dell'ASL o dell'ARPA, ma vorrei sapere se avete previsto in questo il coinvolgimento di enti come comuni o associazioni di cittadini.
  Tornando all'esempio di pagina 7, prevedete comunque queste tre fasi ? In attesa di trovare chi prenderà in carico il sito e se questo non avvenisse, i sette più due serbatoi verranno comunque demoliti, bonificati ? Avete presentato una tempistica che, se ho capito bene, dura un anno – nella slide successiva, la numero 8 – mentre per la caldaia ci dite che dura dagli otto ai dieci mesi: nell'ipotesi che non ci sia null'altro da fare che procedere alla demolizione, si può pensare che appunto si tratti di un anno più dieci mesi – mettiamoci un po’ di margine – due anni in totale e finisce tutto, viene completamente demolito e bonificato il sito ?

  GIUSEPPE MOLINA, Amministratore delegato di Enel produzione. Cercherò di rispondere andando per ordine rispetto alle domande che mi ha rivolto.
  Porto Tolle è il primo sito. È uno dei 23 siti, nell'ambito di questo progetto partito simultaneamente con gli altri 22. Sappiamo, però, anche che Porto Tolle ha una storia particolare sia per dimensione sia perché ha attraversato la fase della trasformazione a carbone, prima ancora quella della trasformazione orimulsion, che però si è interrotta molto prima. Certo, ha una visibilità probabilmente diversa da molti altri impianti. Merita, però, di essere ricordato che abbiamo venduto uno di questi 23 impianti, neanche tanto lontano da Porto Tolle, ossia Porto Marghera.
  A Porto Marghera, appunto vicino a Venezia, a Mestre, c'era una centrale a Pag. 12carbone vecchissima, costruita addirittura negli anni Venti-Trenta, poi rifatta con il Piano Marshall negli anni Cinquanta, due gruppi da 70 megawatt, immersa in mezzo al petrolchimico, quindi relativamente poco visibile da un certo punto di vista. Ha finito il suo ciclo produttivo qualche anno fa perché ambientalmente non più compatibile con i criteri attuali, quindi non più utilizzabile, oltre che fuori mercato.
  Quella centrale, proprio per il suo posizionamento su uno dei canali di Marghera e per la sua vocazione evidentemente industriale, è risultata appetibile da altri imprenditori che, nel caso specifico, si sono consociati in tre e l'hanno acquistata proprio alla fine di questo mese di ottobre. Poco meno di due mesi fa, abbiamo sottoscritto la vendita di questo sito produttivo in favore di tre imprenditori, uno di Massa Carrara, uno cuneese e uno di Bergamo, che ne faranno un sito industriale per produrre carpenteria, tubazioni metalliche, infrastrutture e una parte di logistica. Questa è una possibile soluzione, che naturalmente va cablata sul caso specifico.
  Ad Alessandria c’è un altro sito produttivo molto più piccolo, di 7 ettari, vicino all'autostrada Torino-Piacenza, ma anche Milano-Genova. Naturalmente, le caratteristiche sono molto diverse da quelle di Porto Tolle, ma quello che abbiamo fatto è stato un concorso di idee. Proprio per volerci aprire quanto più possibile alle opinioni degli altri, abbiamo istituito dall'inizio di luglio alla metà di ottobre un concorso di idee, la cui premiazione peraltro avverrà proprio domani.
  Ci sono arrivate varie decine di proposte, che sono state valutate da una giuria, la quale peraltro comprendeva il Politecnico di Milano, l'università del Piemonte Orientale, che ha sede ad Alessandria, il comune di Alessandria e noi. La giuria ha valutato le proposte, teoriche per adesso, ma che speriamo possano essere realizzate, e tre di queste verranno premiate domani. C’è, quindi, una diversificazione che appunto caratterizza ogni sito anche in funzione delle potenzialità che può esprimere per il futuro.
  Quanto al coinvolgimento del territorio, è assolutamente coinvolto in tutte le fasi, quindi anche in quella di demolizione della caldaia e dei serbatoi per come sono stati rappresentati. Il nostro interesse, oltre che il nostro dovere, come crediamo che sia, è quello di coinvolgere il territorio il più possibile anche in queste fasi, in modo che non siano vissute come un momento di pericolo, ma casomai il contrario, come un momento anche di respiro per l'occupazione locale, che tipicamente attraversa un momento di significativa difficoltà.
  C’è, quindi, pieno coinvolgimento e piena trasparenza in tutte queste fasi da parte del territorio per tutte le attività – vengo alla sua terza domanda – per come sono state rappresentate alle pagine 7 e 8. Lì abbiamo fatto un programma di quello che pensiamo di fare nei prossimi sei, dodici o diciotto mesi. Come dicevo, la speranza è che nell'arco di questo tempo si intercetti una proposta diversa che magari ci faccia anche interrompere le demolizioni. I serbatoi potrebbero anche servire per qualcos'altro. Nella centrale di Livorno i serbatoi di olio combustibile ci sono stati richiesti perché la società municipalizzata che si occupa di acqua ci vuole, naturalmente previa bonifica e pulizia, stoccare dell'acqua.
  Nella stessa Livorno, ci è stato chiesto, sempre dal comune e nonostante la centrale fosse ferma, di tenere in esercizio le pompe dell'acquacondensatrice, quelle che fanno circolare ingenti quantità di acqua per raffreddare il vapore che fuoriesce dalla turbina. Siccome, infatti, lo scarico va in un canale di Livorno, di cui francamente non ricordo il nome, questo flusso è indispensabile per ossigenare il canale indispensabile per evitare una moria di pesci che avrebbe comportato una serie di problemi. Teniamo le pompe in moto proprio per questo motivo. Le esigenze, quindi, possono essere estremamente diversificate. Essere troppo frettolosi nel demolire qualcosa potrebbe rivelarsi una mossa intempestiva rispetto a un'occasione che si può presentare.

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  LUIS ALBERTO ORELLANA. Avete segnalato solo tempi tecnici, ma per il programma vero chi vivrà vedrà.

  MIRIAM COMINELLI. Visti i pronunciamenti della Cassazione e della Corte d'appello di Venezia, che parlano di disastro ambientale, distruzione della biodiversità e così via, vorrei capire, anche con documentazione successiva, in che modo si sta tentando questo ripristino ambientale e le ragioni ad esempio degli interventi che avete illustrato adesso sul serbatoio sette: perché proprio quello ? La presenza è stata molto negativa, come è stato dichiarato e riconosciuto: in che modo realmente si vuole dare un ristoro al territorio ?

  GIUSEPPE MOLINA, Amministratore delegato di Enel produzione. Premesso che nessuna sentenza è passata in giudicato, ma c’è una sentenza di primo grado rispetto alla quale abbiamo fatto ricorso, siamo confidenti nel fatto che il secondo grado si concluderà in modo diverso.
  Onestamente, non c’è molta correlazione tra la demolizione di un serbatoio e i capi di imputazione che ci sono stati mossi in quel caso, evidentemente legati all'inquinamento atmosferico, che non ha nulla a che vedere con il serbatoio. Non abbiamo cominciato dal sette perché avesse caratteristiche particolari. Probabilmente, lo abbiamo fatto perché era quello che più si prestava alla demolizione o era il più vecchio, ma certo non c’è nessuna correlazione con quei procedimenti, che però ripeto non sono ancora affatto conclusi.

  PAOLA NUGNES. Mi perdoni, al di là dei procedimenti giudiziari che, come dice giustamente, sono ancora ingiudicati, una legge obbliga al ripristino nella dismissione: a carico di chi sono il progetto e, quindi, i monitoraggi precedenti il progetto ? Chi predispone il progetto di riconversione dell'area ? Vi state attenendo a questo progetto di riqualificazione o state valutando la dismissione dei soli elementi strutturali, e quindi probabilmente del terreno immediatamente limitrofo ? Chi vi sta dando questo layout di progetto ?

  GIUSEPPE MOLINA, Amministratore delegato di Enel produzione. Il layout di progetto è quello che ci attendiamo possa venire nei prossimi mesi da una parte terza. Ci stiamo muovendo in modo inerziale verso una progressiva demolizione e bonifica del sito, che però appunto speriamo sia una traiettoria molto presto intercettata da un interesse di terzi, che vedano in quest'impianto la possibilità di fare qualcosa di diverso.

  PAOLA NUGNES. Mi spiego meglio. Visto che l'impianto adesso è fermo, e quindi il ripristino deve comunque avvenire a rigor di legge, la committenza del bene collettivo richiede un progetto di riambientazione e bonifica. Credo che a monte di quest'attesa di una progettazione industriale, che pure comprendo – anzi, sarebbe sicuramente interessante che venisse prima di qualunque demolizione, per non fare cose inutili – siate obbligati a rigor di legge a un progetto di ripristino dello stato dei luoghi: che cosa mi sfugge in tutto questo ?

  GIUSEPPE MOLINA, Amministratore delegato di Enel produzione. Credo niente. Condivido quello che sta dicendo e non posso che confermare che questo progetto è quello che stiamo mettendo in atto.
  Tra l'altro, forse vale la pena ricordare anche un'altra cosa che, se non erro, era stata citata anche nell'audizione precedente alla quale ha partecipato il mio collega. Questa centrale, proprio perché si pensava di poterla trasformare a carbone fino a poco tempo fa, ha beneficiato in quella fase non solo di una vasta progettazione di trasformazione, ma anche di una prima caratterizzazione ambientale, che ha consentito di accertarne lo stato di assoluta tranquillità dal punto di vista dell'eventuale inquinamento delle matrici suolo e sottosuolo. Sulla base di quelle informazioni ci stiamo muovendo nel più assoluto e rigoroso rispetto delle norme di legge. La traiettoria che stiamo seguendo è assolutamente coerente...

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  PAOLA NUGNES. È l'ARPA locale che vi ha dato un monitoraggio ?

  GIUSEPPE MOLINA, Amministratore delegato di Enel produzione. Assolutamente, sì.

  PAOLA NUGNES. Vi state, quindi, attenendo a un progetto.

  GIUSEPPE MOLINA, Amministratore delegato di Enel produzione. In quell'epoca sono stati elaborati dei dati, assolutamente tranquillizzanti da questo punto di vista, dopodiché è un percorso che naturalmente continuerà secondo le fasi che abbiamo esplicitato.

  PAOLA NUGNES. Va bene. La ringrazio molto.

  PRESIDENTE. Vorrei chiedere alcune cose e anche una precisazione sulla sentenza passata in giudicato. A noi risultava ci fosse una sentenza passata in giudicato senza conseguenze penali, ma amministrative. Vorremmo cercare di capire. L'anno è il 2011 e si tratta della Cassazione. Dopo penseremo anche a questo chiarimento.
  In questa fase di demolizione, visto che comunque avete aziende che trattano rifiuti speciali pericolosi, avete un parco di clienti ? Queste ditte sono accreditate presso di voi o lo sono solo di volta in volta, nelle gare che bandite ?
  Inoltre, dove vanno a finire i rifiuti pericolosi ?
  Quanto alla contaminazione in loco, visto che questa è una centrale di 240 ettari, una zona anche un po’ delicata dal punto di vista ambientale, avete effettuato carotaggi dei terreni per verificare se vi siano state eventuali perdite ? Soprattutto quando si ha a che fare con questi grandi serbatoi, ovviamente di perdite ce ne possono essere. Qui si risale al 1980, per un'attività che si è protratta per trent'anni. Vorremmo capire se c’è anche una problematica legata alle bonifiche del sito, non solo allo smantellamento dell'impianto, ma anche alla bonifica eventuale dei terreni che possono essere stati interessati.
  L'altra domanda riguarda le ciminiere, ma immagino che quella sarà una delle ultime eventuali demolizioni. Oltre ad avere un costo notevole, credo che si tratterà di capire, appunto, che tipo di ragionamento vada sviluppato successivamente.
  Ancora, che tipo di rapporto avete con la regione Veneto ? È costruttivo ? Da parte della regione c’è un interesse reale e concreto ? Lì c'era un problema di natura occupazionale fortemente legato al fatto che questa centrale dovesse continuare a camminare o meno. Probabilmente, in parte, con la demolizione, un po’ si è data una risposta. Come dicevate, però, c’è un ragionamento su che cosa fare nel futuro: in un'eventuale interlocuzione futura, vi ponete come un attore attivo o semplicemente come coloro che devono vendere o mettere a disposizione delle aree, dopodiché sarà un problema di altri ? Mi interessa capire anche questo.

  GIUSEPPE MOLINA, Amministratore delegato di Enel produzione. Parto dalle ditte che utilizziamo per i rifiuti. L'Enel si avvale di un sistema di qualifiche delle ditte che consiste in una preselezione di tutti gli imprenditori che si occupano di determinati comparti. Utilizziamo quelli che internamente definiamo gruppi merceologici per individuare le ditte che si occupano di demolizioni, smaltimento dei rifiuti, trasporti, manutenzione meccanica, manutenzione elettrica e così via. Questi sono i gruppi merceologici.
  Per ciascuno di questi qualifichiamo un certo numero di ditte a livello nazionale. Qualificare vuol dire seguire una nostra procedura interna che ci consente di avere dei prerequisiti di affidabilità rispetto a queste ditte di natura, prima di tutto, reputazionale, poi economico-finanziaria, quindi di solidità dei bilanci, e ovviamente tecnici. Delle commissioni interne alla nostra azienda, costituite in modo variabile a seconda dell'aspetto che si vuole approfondire, esaminano periodicamente queste Pag. 15ditte e sono aperte a qualunque domanda una ditta ancora non qualificata voglia fare per potersi qualificare.
  Questo ci consente di accedere a un elenco di imprese che posseggono questi tre requisiti. Evidentemente, non è un obbligo di legge e ogni tanto è necessaria qualche deroga. Se abbiamo bisogno di svolgere un certo tipo di attività e non troviamo la ditta qualificata, siccome la qualifica è un nostro patentino interno, se riusciamo a darlo per tempo, bene; se dobbiamo fare un'eccezione alla regola, abbiamo anche la procedura per poter fare questo.
  Naturalmente, particolare attenzione poniamo alle ditte che si occupano di rifiuti. Ci sono due gruppi merceologici appositi, uno per i rifiuti pericolosi e l'altro per i non pericolosi, attraverso i quali qualifichiamo queste ditte. In quei gruppi merceologici ci sono poi categorie di ancor maggiore dettaglio che diversificano chi fa il trasporto, da chi fa il recuperatore, ovvero prende un rifiuto e ne fa qualcosa di diverso, da chi fa lo smaltitore, che tipicamente lo mette in una discarica, da chi fa l'intermediario. Queste sono le macrocategorie di massima che distinguono i gruppi merceologici all'interno del comparto rifiuti pericolosi e non pericolosi.
  Moltissime ditte, anche a livello nazionale, di varie dimensioni sono in grado di trattare rifiuti di varia natura. Sono quelle che utilizziamo nei casi in cui ci servono. Peraltro, qualunque centrale in esercizio produce rifiuti. Ovviamente, ne produce molti di più una centrale in esercizio che una ferma. Nel caso specifico della centrale di Porto Tolle, i rifiuti che produciamo sono in parte molto nobili. Nel momento in cui demoliamo questa caldaia e gli accessori che ci stanno intorno per 15.000 tonnellate di ferro, il rifiuto ferroso viene venduto, quindi ha un suo valore di mercato che varia nel tempo proprio a seconda...

  PRESIDENTE. Questo è un valore. È interessante capire se, secondo le vostre informazioni, i rifiuti pericolosi (come fondi dei serbatoi, che magari sono quantità di un certo tipo) vengono trattati in Italia o vanno via.

  GIUSEPPE MOLINA, Amministratore delegato di Enel produzione. Vengono trattati anche in Italia. Anche molti recuperatori italiani sono in grado di trattare i residui di olio combustibile attraverso la termodistruzione, ovvero utilizzando dei forni appositi ad alta temperatura, che recuperano appunto energia da questi materiali, appunto residui da olio combustibile, riducendo poi a una minima parte il rifiuto definitivo, cenere derivante dal processo di combustione. Si fa in modo molto tranquillo e ordinario, attraverso ditte qualificate presenti anche in Italia.
  Con la seconda domanda chiedeva dove andassero i rifiuti pericolosi.

  PRESIDENTE. C'era la domanda sui rapporti con la regione. Nei progetti successivi, potreste teoricamente giocare anche un ruolo attivo e non solo di venditori ? Poi vorrei chiedere anche qualcosa relativamente alla sentenza, ma eventualmente ci tornerò.

  GIUSEPPE MOLINA, Amministratore delegato di Enel produzione. Aveva parlato anche di contaminazione ed eventuale carotaggio.
  Le cose stanno in questi termini. La centrale è già stata in qualche misura caratterizzata, soprattutto nelle aree potenzialmente più critiche, proprio quelle vicino ai serbatoi, alle pompe spinta nafta, che potrebbero presentare maggiori problematiche di natura ambientale. Questo tipo di analisi era stato effettuato alcuni anni fa, non con la prospettiva di una dismissione e successiva bonifica, ma con quella di una trasformazione a carbone. Aveva comunque dato un esito assolutamente tranquillizzante dal punto di vista ambientale. Non c'era nessun tipo di superamento delle soglie di contaminazione delle sostanze inquinanti nelle matrici ambientali.
  È chiaro che, anche in funzione dello sviluppo futuro di questo sito, si dovranno Pag. 16fare altre verifiche, che effettueremo nel modo più rigoroso possibile. Porto Tolle ha anche una fortuna tecnica, che forse vi è già stata raccontata nell'altra audizione: l'impianto è montato, sostanzialmente, su una grande soletta di cemento armato, proprio perché è in una zona particolare del territorio, il Delta del Po.
  Siccome lì il terreno è un po’ cedevole per definizione, quando è stato costruito Porto Tolle, sono stati fissati non ricordo più se 9.000 o 18.000 micropali, infissioni nel terreno di pali di cemento armato abbastanza profondo, sui quali poi è stato appoggiato questo solettone gigantesco di cemento armato che sorregge tutta la centrale. In questo modo è anche facilmente ispezionabile quello che c’è sotto la soletta, e quest'opportunità ci dà l'occasione di verificare che sotto la soletta la situazione è, dal punto di vista ambientale, assolutamente tranquilla.
  Quanto alla ciminiera, abbiamo altri siti nei quali ci chiedono di mantenerle assolutamente, proprio perché viste come un reperto di archeologia industriale. Si possono demolire le ciminiere in tanti modi, ma è chiaro che prima aspettiamo di vedere se non se ne possa fare un uso diverso.
  Credo che con la regione abbiamo un rapporto assolutamente positivo e costruttivo, e vorremmo che anche la nostra parte fosse quanto più attiva possibile. Non aspettiamo passivamente che qualcuno venga a dirci che cosa vuole fare di questa centrale; anzi, con il progetto che abbiamo cercato di illustrare, cerchiamo in tutti i modi di stimolare proposte e idee per poterle cogliere quanto prima.

  PRESIDENTE. Relativamente alla declaratoria di prescrizione dei reati, di cui si diceva, la Corte di cassazione con la sentenza n. 16422/11 in data 11 gennaio 2011 ha rimesso le parti davanti alla Corte d'appello di Venezia per la liquidazione dei danni. Ci interessa capire lo stato dell'arte di questa situazione. Al di là dell'aspetto della prescrizione, che veniva ricordato c’è stata, in realtà ci interessa capire la parte civile come si era venuta a determinare.

  GIUSEPPE MOLINA, Amministratore delegato di Enel produzione. Se non le dispiace, preparo una nota.

  PRESIDENTE. Certo. Se ne avete bisogno, possiamo fornirvi anche indicazioni più precise, non è un problema. Se ci fate avere anche questo materiale, siamo in grado di chiudere l'indagine.
  Ringraziamo i nostri ospiti. Ripeto che, se avremo bisogno di qualche approfondimento, ve lo faremo sapere.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 19.