XVII Legislatura

IV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Mercoledì 2 dicembre 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Garofani Francesco Saverio , Presidente ... 3 

Audizione del Comandante generale dell'Arma dei carabinieri, Generale Tullio Del Sette (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Garofani Francesco Saverio , Presidente ... 3 
Del Sette Tullio , Comandante generale dell'Arma dei carabinieri ... 3 
Garofani Francesco Saverio , Presidente ... 17 
Artini Massimo (Misto-AL-P)  ... 17 
Scanu Gian Piero (PD)  ... 17 
Garofani Francesco Saverio , Presidente ... 17 
Basilio Tatiana (M5S)  ... 17 
Garofani Francesco Saverio , Presidente ... 17 
Del Sette Tullio , Comandante generale dell'Arma dei carabinieri ... 17 
Scanu Gian Piero (PD)  ... 18 
Garofani Francesco Saverio , Presidente ... 18

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI.

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO SAVERIO GAROFANI

  La seduta comincia alle 14.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera, nonché la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Comandante generale dell'Arma dei carabinieri, Generale Tullio Del Sette.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2 del Regolamento, del Comandante generale dell'Arma dei carabinieri, generale Tullio Del Sette.
  Saluto e do il benvenuto, anche a nome vostro, al generale Del Sette, che ringrazio per la disponibilità a essere presente, e ai collaboratori che lo accompagnano.
  Ricordo che, come di consueto, dopo l'intervento del generale potranno intervenire per porre domande e formulare osservazioni i colleghi che ne faranno richiesta, ai quali il generale Del Sette potrà rispondere alla fine.
  Abbiamo tempo fino alle ore 16. Se non dovessimo concludere entro quell'ora i nostri lavori, il generale ha già anticipato la sua disponibilità a essere presente di nuovo nella nostra Commissione.
  Do la parola al generale Del Sette, che ringrazio ancora.

  TULLIO DEL SETTE, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Ringrazio il signor presidente e gli onorevoli deputati. Sono accompagnato dal sottocapo di stato maggiore del comando generale, il generale di brigata Gaetano Maruccia, e dal capo ufficio legislazione, colonnello Roberto Massi.
  Anzitutto, il mio rispettoso saluto va ai componenti di questa Commissione, con la quale, come diversi di loro sapranno, ho avuto il privilegio di rapportarmi tante volte negli anni in cui ho avuto l'onore di ricoprire l'incarico di capo ufficio legislativo di più ministri della difesa e, successivamente, lo scorso anno, di capo di gabinetto. A voi va il grazie più sentito mio personale e quello dell'Arma per la concreta attenzione sempre rivolta ai Carabinieri, come nell'odierna circostanza con questa mia audizione.
  Benché sia ormai trascorso del tempo da quando ho assunto l'incarico, vivo con intensa commozione il privilegio di essere qui a rappresentare l'Arma quale Comandante generale. L'Arma dei carabinieri – consentitemi di definirla così – è un'istituzione di oltre due secoli di vita che ha accompagnato la nascita, lo sviluppo, l'affermazione e la modernizzazione dello Stato italiano, che anela a essere sempre moderna ed efficiente, attenta ai cambiamenti in atto, ed è oggi conosciuta forse come mai da tanti Paesi nel mondo. È un'istituzione nella quale ho la fortuna di militare da oltre 45 anni.
  Vorrei esporre l'attuale situazione dell'Arma trattando della sua condizione, dell'ordinamento, del personale, dell'attività operativa, del supporto logistico e tecnologico, del bilancio e, in conclusione, facendo riferimento ad alcune questioni normative di diretto interesse.Pag. 4
  Ho già avuto modo di essere audito dalla 4a Commissione del Senato su tematiche analoghe. Rispetto all'audizione di allora, introdurrò le necessarie novità e aggiornamenti seguendo l'ordine che ho testé indicato, fornendo, come il presidente ha già preannunciato, tutte le risposte che potrò e riservandomi su quelle per le quali magari sono richiesti o avrò bisogno di approfondimenti.
  L'Arma – lo dico con profonda convinzione – è un'istituzione dello Stato solida e in continuo aggiornamento. Oggi si avvale di dirigenti e comandanti preparati, dediti e lungimiranti; di una rappresentanza militare a livello centrale, intermedio e di base attenta, sollecita e partecipe; di personale di ogni ordine e grado capace e motivato. È un'istituzione dello Stato italiano che pienamente si riconosce nella missione ad essa affidata quale forza militare di Polizia a competenza generale organicamente inserita nel Ministero della difesa e funzionalmente dipendente dal Ministro dell'interno per i compiti appunto di polizia. Alcuni suoi reparti specializzati, come sapete, dipendono funzionalmente anche da altri dicasteri per i rispettivi settori di specialità.
  Tutti i carabinieri svolgono le funzioni di polizia giudiziaria a loro attribuite dalla legge quali ufficiali agenti sotto la direzione dell'autorità giudiziaria. L'Arma è l'istituzione più capillarmente diffusa sul territorio nazionale. Come è stata in passato, è oggi e potrà essere in futuro, è presidio di civiltà, di sicurezza e di democrazia per l'intera comunità nazionale, inserita in quella europea e mondiale. È un'istituzione i cui appartenenti in gran numero continuano a sentirsi partecipi anche dopo il congedo nell'Associazione nazionale carabinieri, che, prossima ai 130 anni di vita, conta 200.000 iscritti, 1.700 sezioni in Italia e 20 all'estero.
  Sentiamo forte la responsabilità dell'appellativo «Benemerita» attribuito all'Arma da poco dopo la metà dell'Ottocento, e di «simbolo, parte integrante e nutrimento continuo della nostra identità e coscienza nazionale», come l'ha definita il Presidente della Repubblica pro tempore nel 2014 durante la festa del bicentenario, riconoscendole «una speciale relazione di fiducia e di amicizia con il popolo italiano, alimentata dalla capillare e diffusa presenza delle stazioni, presìdi di legalità e insieme nei luoghi di ascolto e di accoglienza».
  Oggi, i carabinieri sono 104.961, di cui 3.916 ufficiali, 28.142 marescialli, 13.303 brigadieri, 59.600 appuntati e carabinieri. Le donne sono 2.205, arruolate dal 2001 e oggi presenti in tutti i ranghi con 234 ufficiali, 729 marescialli, 3 vicebrigadieri, 1.239 tra appuntati e carabinieri, oltre a 70 allieve. Questi sono i numeri della forza effettiva.
  Come noto, sono sensibilmente inferiori a quelli della forza prevista dalle leggi. La notevole differenza, circa 13.000 unità, si deve essenzialmente a due motivi. Il primo è il minor contingente di carabinieri effettivi con cui fu sostituito quello degli ausiliari all'atto della soppressione della leva nel 2005, e poi – in maniera rilevante – l'introduzione del taglio del turnover nel 2012, che, limitando drasticamente le possibilità di assunzione, ha in pochi anni determinato un netto calo della forza disponibile. I quasi 105.000 carabinieri di tutti i ruoli della forza effettiva sono ripartiti tra le diverse organizzazioni dell'Arma: l'organizzazione centrale, quella addestrativa, quella territoriale, quella mobile, quella speciale e gli altri reparti.
  In quella centrale milita l'1,7 per cento dei carabinieri, ed è costituita dallo stato maggiore del Comando generale, dal reparto autonomo, dal centro nazionale di selezione e reclutamento e dal centro nazionale amministrativo. Il 4 per cento milita nell'organizzazione addestrativa, articolata in un comando di vertice, da cui dipendono la scuola ufficiali, la scuola marescialli, 5 scuole allievi carabinieri e 5 centri di alta qualificazione, di perfezionamento al tiro sportivo, di lingue estere, di psicologia applicata per la formazione, e l'Istituto superiore di tecniche investigative scientifiche (ISTI).
  Il 79 per cento è nell'organizzazione territoriale, comprendente in linea gerarchica 5 comandi interregionali, 19 comandi Pag. 5di legione, 102 comandi provinciali, 13 gruppi, 5 reparti territoriali, 527 compagnie, 67 tenenze e 4.575 stazioni.
  Il 5,3 per cento è nell'organizzazione mobile, facente capo a una divisione che, insieme all'altra che subito dopo citerò, dipende dal comando unità mobili e speciali ed è articolata in 2 brigate, 9 reggimenti (tra cui quello paracadutisti), 6 battaglioni e il gruppo di intervento speciale, il GIS (reparti destinati all'ordine pubblico, al supporto della territoriale, alle missioni internazionali e agli interventi in emergenza).
  Un altro 5,3 per cento è nell'organizzazione speciale, comprendente reparti specializzati in branche specifiche (antifalsificazione monetaria, tutela del lavoro, della salute, delle politiche agricole e alimentari, del patrimonio culturale, dell'ambiente, Banca d'Italia e raggruppamento investigazioni scientifiche, oltre al raggruppamento aeromobili). Fanno capo, ancora, all'organizzazione speciale il Raggruppamento operativo speciale (ROS), il Centro di eccellenza per le unità di polizia di stabilità (CoESPU) e il comando presso il Ministero degli affari esteri.
  Infine, il 4,7 per cento è addetto a compiti esclusivi di Polizia militare presso l'Aeronautica, la Marina e l'Esercito, ovvero sono impegnati in reparti interforze, tra cui la DIA, la Direzione centrale per i servizi antidroga, il Comando operativo di vertice interforze e il Comando per le operazioni delle forze speciali, nonché i reparti presso organi costituzionali, Presidenza della Repubblica, Senato, Camera dei deputati e Corte costituzionale.
  Di tutti i carabinieri, il 90 per cento è dedicato a compiti prettamente operativi, per la gran parte, come abbiamo visto, nell'organizzazione territoriale.
  Signor presidente, onorevoli deputati, tra i comandi e gli enti che ho citato vorrei fare un cenno ad alcuni, emblematici della capacità di aggiornamento e di rinnovamento tecnologico, gestionale e funzionale, come il Centro nazionale amministrativo e l'Istituto superiore di tecniche investigative (ISTI) o rappresentativi del suo consolidato prestigio internazionale, come il CoESPU, lo SP COE (NATO Stability Policing Centre of Excellence) e il Centro nazionale amministrativo (CNA), istituito a Chieti nel 2001 con l'obiettivo di fare economia accentrando le attività gestionali del personale e migliorando il servizio con il ricorso alle più avanzate tecnologie informatiche.
  L'obiettivo è stato senz'altro conseguito con la realizzazione di un centro che oggi rappresenta un fiore all'occhiello dell'Arma e della pubblica amministrazione. Con 284 addetti, gestisce, direttamente in contatto con ogni singolo reparto – anche il più piccolo – e ogni singolo militare, il trattamento economico, il servizio matricolare e l'assistenza fiscale di tutti i carabinieri, garantendo celerità, sicurezza, precisione e rilevante risparmio gestionale. Potrà farlo anche in regime di cedolino unico, che come sapete inizierà il 1o gennaio prossimo, grazie all'individuazione di soluzioni tecnologiche sviluppate d'intesa con il MEF, che garantiscono l'integrazione del CNA nel sistema NoiPA, con un risultato importante di interoperatività e risparmio colto d'intensa e insieme con il dipartimento dell'amministrazione generale del personale e dei servizi del Ministero dell'economia e delle finanze e con la Ragioneria generale dello Stato.
  L'ISTI, Istituto superiore di tecniche investigative, è stato costituito nel 2008, con lo sguardo al futuro, per elevare la qualità dell'attività investigativa e abilitare il personale all'uso delle tecnologie più avanzate. Le lezioni sono affidate a magistrati, ad esperti ufficiali di polizia giudiziaria, a ufficiali e marescialli del ROS, dei RIS e dei nuclei investigativi, reparti di punta nel contrasto alla criminalità di ogni genere. Sono i nostri più qualificati operatori che portano in aula le esperienze maturate nell'attività quotidiana, realizzando così una didattica dimostratasi estremamente efficace.
  L'ISTI provvede anche alla formazione di appartenenti a forze di polizia di altri Paesi. Su iniziativa del MAE, è stata tra l'altro avviata la formazione per l'antiterrorismo di operatori di polizia di dieci Paesi africani (Benin, Botswana, Guinea-Bissau, Malawi, Namibia, Tanzania, Nigeria, Pag. 6Camerun, Ruanda e Kenya) e di quattordici Paesi caraibici aderenti alla Caribbean community and common market, nonché quella per la gestione della scena del crimine delle fonti di prova per agenti investigativi delle Polizie militari della NATO. Permettetemi, dunque, di considerare con orgoglio la valenza sicuramente alta, nazionale e internazionale, raggiunta dall'ISTI. In sette anni ha erogato addestramento di alto livello a oltre 5.300 operatori di polizia giudiziaria.
  Alla formazione di altre forze di polizia l'Arma dei carabinieri contribuisce ancor più con un polo formativo unico nel suo genere, il CoESPU, Centro di eccellenza per le Stability Policy Units, costituito nel 2005 a Vicenza, nella nostra caserma a Chinotto, con il sostegno del Dipartimento di Stato americano.
  Il CoESPU ha addestrato finora oltre 8.000 tra ufficiali, marescialli e funzionari di 97 Paesi di tutti i continenti. È riconosciuto dall'ONU come polo dottrinale di addestramento per le cosiddette FPU, Unità formate di Polizia, ed è stato scelto dall'Unione europea per coordinare esercitazioni di forze di polizia europee e africane nell'ambito del programma EUPST I (European Union Police Services Training), il più importante strumento dell'Unione europea per l'addestramento delle forze di polizia che contribuiscono alle missioni civili, conclusosi nel 2014. Tale è stato il suo eccesso che è stato deciso da parte dell'Unione europea di proseguire con un secondo ciclo nel triennio 2015-2018, nell'ambito del quale tra settembre e ottobre del prossimo anno presso il CoESPU svolgeranno esercitazioni che coinvolgeranno 17 partner provenienti da 13 Paesi, con 334 partecipanti.
  Il Centro gestisce attività formative attagliate alle esigenze emergenti dalla consultazione dei Paesi interessati. Tra le tante, segnalo la richiesta recente del Governo indonesiano di addestrare una FPU da impiegare in una missione di peacekeeping sotto egida ONU in Africa orientale, nonché le più recenti iniziative in favore delle forze di polizia di Emirati Arabi, Qatar e Uganda in materia di operazioni ad alto rischio.
  Nella medesima caserma è stato istituito quest'anno l'unico centro di eccellenza NATO sulle Polizia di stabilità, lo SP COE, fortemente voluto dall'Alleanza, a cui hanno già aderito le altre forze armate e forze di polizia a ordinamento militare di diversi Paesi NATO. Questo centro costituirà un punto di riferimento nello sviluppo delle procedure e delle attività dell'Alleanza Atlantica, ed è chiamato a implementare nei teatri operativi in cui il venir meno delle istituzioni per cause riconducibili a sommosse interne o altro rende necessario l'intervento di un contingente internazionale che sappia garantire una cornice di sicurezza per la popolazione e, allo stesso tempo, avviare il processo di ricostruzione delle infrastrutture statali.
  A tal proposito, accennavo a un'iniziativa importante, ritengo non solo per l'Arma ma anche per il nostro Paese, per il suo impegno nel contesto internazionale. Il 23 e 24 ottobre scorsi si è tenuto a Roma un seminario sul tema International Humanitarian Law and Modern Warfare, cui hanno preso parte con originali relazione il presidente e il vicepresidente della Corte internazionale di giustizia, il procuratore capo presso la Corte penale internazionale, venti tra i massimi esperti mondiali del diritto internazionale umanitario, davanti a una platea di docenti e studenti delle più importanti università nonché di allievi, ufficiali e funzionari delle Forze di polizia italiane.
  Il seminario si è svolto presso la scuola ufficiali dei carabinieri in Roma e ha registrato importanti interventi dei Ministri dell'interno, degli esteri e della difesa. I lavori del seminario hanno suscitato grande interesse e riscosso notevole successo in ambito internazionale. Saranno probabilmente, infatti, pubblicati da uno dei più prestigiosi istituti universitari internazionali. Il seminario è stato inserito nel programma di formazione e aggiornamento Pag. 7degli ufficiali dell'Arma, affidato, come quelli degli altri ruoli, agli istituti dell'organizzazione addestrativa.
  Passo ora a fare un cenno a due peculiarità della nostra attività formativa e addestrativa. Il corso per marescialli, oltre a conferire la laurea in scienze giuridiche e della sicurezza della facoltà di giurisprudenza, garantisce nei tre anni la completa formazione professionale dei futuri comandanti di stazione, cui è specialmente dedicato il terzo anno. È un'innovazione introdotta un paio d'anni fa. C’è poi lo sviluppo di piattaforme di e-learning, denominate corsi Alpha, che consentono a tutto il personale di fruire on line di molti contenuti didattici, come istruzioni sulle tecniche di intervento e sopralluoghi sulla scena del crimine, informatica di base, corsi di lingua e approfondimenti sul traffico degli esseri umani.
  Alla base di tutto c’è comunque, nell'ambito dell'organizzazione addestrativa, l'obiettivo del consolidamento della formazione morale e della strutturazione nei giovani dei princìpi, delle regole e dei comportamenti che fanno del carabiniere anzitutto un cittadino esemplare per comportamento.
  I corsi di formazione iniziale e quelli successivi di aggiornamento hanno l'obiettivo di conferire ai discenti le capacità operative e morali per agire sul territorio, fornendo loro le conoscenze, le competenze e le sensibilità necessarie a dare sicurezza, stando vicini alla gente con una presenza rassicurante; presenza che, come tutti sappiamo, da sempre è garantita dal reticolo delle stazioni carabinieri, che costituisce l'intelaiatura su cui credo incontrovertibilmente poggi il sistema della sicurezza del nostro Paese. Valga come dato per tutti che nei primi otto mesi di quest'anno le stazioni hanno perseguito, come negli scorsi anni peraltro, il 70 per cento dei reati complessivamente commessi in Italia. Il dato evidenzia l'importanza e il successo di questa formula organizzativa, che a nostro giudizio richiede ogni cura perché sia preservata in ogni sua potenzialità.
  Le stazioni rappresentano per oltre il 50 per cento della popolazione italiana l'unico presidio di polizia e riferimento protettivo dello Stato nel territorio. È per questo che auspichiamo che la misura del taglio del turnover non abbia più a ripetersi, e registriamo con favore le misure adottate per assicurare l'intero ricambio annuale dei congedati con nuovi assunti e in più il recupero di una parte delle unità perdute per il taglio del turnover. La maggior parte delle migliaia di stazioni ha una forza di pochi militari, in qualche caso appena di quattro o cinque, ed è evidente che in queste stazioni anche la perdita di un solo militare si riflette sull'operatività del reparto più significativamente di quanto può avvenire in reparti a più alto numero di addetti.
  La ripresa dell'ordinaria dinamica degli arruolamenti e, ancor di più, gli arruolamenti aggiuntivi – come quello dei 1.050 carabinieri assunti in più da fine settembre per il Giubileo – consentiranno di invertire l'andamento disfunzionale associato al processo di progressiva crescita dell'età media, diventata quasi di 42 anni, con punte più elevate in alcune regioni, per effetto soprattutto del decreto-legge n. 95 del 2012. Credo sia evidente che l'età più elevata, se da un lato assicura personale più esperto, dall'altra ha ripercussioni sulla capacità operativa e sull'efficienza delle attività connesse al vigore fisico, alla reattività e alla capacità di sostenere lo stress operativo.
  Al riguardo, oltre ai nuovi arruolamenti, avrà riflessi favorevoli la possibilità di effettuare assunzioni nel ruolo base direttamente dal mondo civile, che attinge a un bacino normalmente più giovane, già prevista dal 2016 in una percentuale che potrebbe nei prossimi anni essere ampliata in armonia con le esigenze delle altre Forze armate.
  È noto che è stato accolto con grande sollievo il fondamentale segnale di attenzione dato da Governo e Parlamento a fine 2014 al comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico, evitando che fosse ulteriormente prorogato il blocco stipendiale perdurante dall'anno 2011. Pur nella consapevolezza Pag. 8che una misura così penalizzante era stata introdotta sotto la pressione esercitata da un'incombente congiuntura finanziaria negativa, non può essere sottaciuto che negli anni appena trascorsi le difficoltà economiche sono state accompagnate da virulente aggressioni della criminalità, che hanno richiesto al personale del comparto un'intensificazione degli sforzi, generosamente offerta senza flessione alcuna.
  Il ripristino dei trattamenti economici corrispondenti alle più elevate funzioni svolte e alle responsabilità connesse costituisce un risultato assai significativo, da tutti apprezzato. È auspicabile, e auspichiamo, che questo primo importantissimo passo possa essere seguìto dal pieno ripristino delle ordinarie dinamiche retributive anche attraverso la ripresa delle procedure di concertazione contrattuale.
  Le risorse stanziate dal disegno di legge di stabilità per il contratto, 74 milioni di euro, sono certo insufficienti a corrispondere a esigenze e aspettative. L'annuncio del Presidente del Consiglio della decisione assunta di estendere agli appartenenti al comparto il beneficio degli 80 euro netti mensili, cui nei prossimi giorni seguiranno coerenti iniziative legislative, è un ulteriore grande segnale di attenzione verso gli appartenenti al comparto.
  Un altro importante segno di considerazione è stato recepito nella delega conferita con la legge n. 124, del 2015 per procedere a un quanto mai auspicato riordino dei ruoli delle Forze di polizia, necessario per adeguare – in equiordinazione con le Forze armate – gli ordinamenti alle attuali esigenze, migliorando funzionalità ed efficienza delle strutture per sostenere la motivazione e la disponibilità del personale, che pure è così alta come ho già detto, chiamata ad affrontare le sfide della sicurezza; sfide crescenti in un quadro di contenimento di costi.
  Il riordino potrà essere in parte finanziato con lo stanziamento accordato dalla legge n. 350 del 2003, con una quota dei risparmi che deriveranno dall'altra delega conferita dall'articolo 8, comma 1, lettera a), della legge n. 124, del 2015, ma probabilmente per gli anni futuri richiederà ulteriori stanziamenti integrativi da parte del Governo e del Parlamento. Il riordino delle carriere risolverebbe, come credo tutti sappiano, un'aspirazione ultradecennale del comparto e sarebbe sicuramente salutata con grande favore. È, infatti, molto attesa.
  Con l'organizzazione che ho sommariamente delineato, forte soprattutto, come tengo a ribadire in ogni circostanza, dello straordinario patrimonio di professionalità e dedizioni del suo personale, l'Arma affronta le sfide attuali insieme alle altre quattro Forze di polizia, in sinergia con le altre tre Forze armate e le agenzie di informazione e sicurezza. Le sfide sono rappresentate, come sappiamo tutti, dal terrorismo, dalla criminalità organizzata e dalla rimanente criminalità, anch'essa diffusa e perniciosa, criminalità predatoria, violenta, del malaffare.
  Abbiamo tutti ben presenti gli attentati terroristici che hanno nei giorni scorsi funestato l'Europa, e mi sia consentito a riguardo di cogliere l'occasione per rivolgere un pensiero commosso alle vittime dell'ultimo attentato, quello di Parigi, tra le quali la nostra giovane Valeria Solesin.
  Le più recenti acquisizioni info-investigative, nel confermare che l'IS, il Daesh, si distingue rispetto ad Al Qaeda per le maggiori potenzialità militari e per la più incisiva propensione propagandistica, hanno evidenziato che l'appello jihadista fa breccia soprattutto su giovani stranieri di religione musulmana, più esposti al condizionamento islamista. Essi si propongono nei Paesi in cui vivono sia come combattenti isolati, sia come foreign fighters, disponibili alla partecipazione ad attentati, al reclutamento e all'attività di preparazione di nuovi miliziani, come sappiamo tutti.
  In questo contesto l'Arma svolge la propria azione di prevenzione e contrasto con le sue articolazioni territoriali di prossimità informative e investigative, nonché soprattutto con il ROS, nato 25 anni fa, come sappiamo, dall'evoluzione della struttura che negli anni precedenti aveva contribuito in modo determinante a debellare Pag. 9le organizzazioni eversive che tanto sangue di italiani avevano versato. La struttura era stata immaginata e organizzata dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Il raggruppamento è stato nel tempo in grado di adattare le proprie potenzialità sviluppando strutture d'eccellenza nel contrasto alla criminalità organizzata in tutto il territorio nazionale e, al contempo, affinando e rimodulando le originarie capacità investigative antiterrorismo.
  Articolato su una struttura centrale piuttosto cospicua e una periferica composta da 28 reparti, sezioni e nuclei sull'intero territorio nazionale, il ROS opera in assoluta sintonia con i reparti territoriali fino alle stazioni, capisaldi della nostra attività informativa, e in proficua e continua cooperazioni interforze internazionale, che ben combinate costituiscono fattore determinante di successo di molte attività investigative, tra le quali quelle volte al contrasto appunto del terrorismo di matrice islamista.
  È così che in questi periodi operiamo, secondo pianificazioni interforze nell'ambito del Comitato di analisi strategica antiterrorismo (CASA), di cui avrete sentito parlare, sotto i profili informativo, preventivo, investigativo e addestrativo per non lasciare spazio alla sorpresa e, contestualmente, rispondere a eventuali possibili emergenze con immediatezza, professionalità ed efficacia, estremamente attenti, ma senza lasciarsi condizionare da improduttivi allarmismi.
  Fondamentale, in questa fase, è la capacità informativa svolta ed erogata attraverso il monitoraggio professionale del Web, dei luoghi di aggregazione, phone center, Internet point, luoghi di culto e altri siti delle periferie degli agglomerati urbani, del mondo carcerario, che oggi registra una cospicua presenza di praticanti di religioni musulmana, di ogni altra possibile fonte di informazione e di conoscenza.
  Tra le iniziative assunte da tempo, settimanalmente nell'ambito del CASA sono pianificate operazioni di controllo straordinario a livello nazionale nei confronti di soggetti d'interesse sospettati di possibili contiguità al terrorismo islamico e di luoghi di aggregazione frequentati da persone provenienti da Paesi a rischio. Da gennaio, sono oltre 35.000 le persone identificate e controllate, e quasi 10.000 gli obiettivi per la parte dell'Arma, cui si aggiungono i controlli della Polizia di Stato.
  In ambito preventivo, d'intesa con l'autorità di pubblica sicurezza, è stata intensificata la proiezione esterna per potenziare vigilanza del territorio, tutela degli obiettivi sensibili e attività di controllo dei soggetti, come ho detto, di interesse operativo già conosciuti o che vengono via via individuati.
  Tutte le iniziative di cui ho parlato sono, naturalmente, orientate a sostenere e potenziare l'azione di contrasto, nel cui ambito risulta particolarmente utile lo strumento delle intercettazioni preventive di cui all'articolo 226 delle disposizioni attuative del codice di procedura penale, idonee a fornire un apporto determinante per l'esplorazione dei contesti operativi emergenti sotto il diretto controllo dell'autorità giudiziaria.
  Ho fatto cenno anche all'addestramento, necessario elemento di amalgama ed efficienza degli ambiti che ho richiamato. Quest'addestramento è diretto, oltre che a fornire un punto di situazione generale e particolare sempre aggiornato sul fenomeno, anche a incrementare le esercitazioni già previste sulle tecniche di intervento operative e sull'uso delle armi in dotazione in situazioni di emergenza. Inoltre, è volto anche a curare la formazione psicologica dei carabinieri di ogni grado affinché sviluppino al meglio le capacità di reazione e autocontrollo, anche a fronte di possibili minacce gravi.
  Quella terroristica non è, come sappiamo, l'unica minaccia alla serena convivenza civile. Permangono pervicaci la minaccia e l'azione della criminalità organizzata, che nelle sue diversificate manifestazioni è fattore di grave condizionamento del tessuto socioeconomico anche fuori dalle regioni d'origine, come sappiamo bene. Le tante indagini condotte Pag. 10quotidianamente da reparti dell'Arma e dalle altre strutture di Polizia (Polizia di Stato, Guardia di finanza, DIA) dirette dalle Direzioni nazionale e distrettuali antimafia, confermano l'elevata capacità operativa delle consorterie mafiose, a cominciare da quelle ’ndranghetiste, nelle regioni centro-settentrionali del Paese, ove si registrano infiltrazioni negli ambiti imprenditoriali e negli assetti istituzionali. Gli obiettivi sono quelli di investire capitali illecitamente accumulati e di acquisire appalti pubblici remunerativi.
  Emblematica, come sappiamo, è l'inchiesta romana «Mondo di mezzo», le cui risultanze investigative successivamente sono state corroborate anche da collaborazioni di alcuni indagati. Hanno documentato con evidenza a dir poco clamorosa la corruzione di funzionari pubblici continui a rappresentare purtroppo uno dei principali strumenti di condizionamento degli apparati amministrativi e degli enti locali, utilizzato non più soltanto dai noti sodalizi mafiosi, ma anche da nuovi circuiti criminali, che la loro capacità di penetrazione hanno mutuato, interessati ad acquisire e mantenere un vantaggio indebito e competitivo nei settori di attività.
  Impegnativo è anche il contrasto della criminalità organizzata siciliana e campana. Per la prima, basti citare il recente arresto di sei appartenenti al mandamento di Monreale, che, protagonisti di una faida tra fazioni legate a Provenzano e Riina, ipotizzavano di colpire l'attuale Ministro dell'interno, ritenuto responsabile o corresponsabile per la rigidità del vigente sistema carcerario. A Napoli, si è registrata una recrudescenza omicidiaria che riconduciamo a tensioni verificatesi per l'indebolimento di clan camorristici storici, decimati anche da una consistente azione di contrasto delle Forze di polizia e per ultimo, per quello che ci riguarda, dallo smantellamento di una rete di gruppi attivi nel centro storico della città.
  La strategia di risposta da tempo adottata è orientata allo spossessamento dei patrimoni illeciti, associata alla disarticolazione dei sodalizi e alla cattura dei latitanti. Nel 2015, abbiamo proceduto al sequestro e alla confisca di beni per un valore di oltre un miliardo di euro e tratto in arresto 567 soggetti per associazione di tipo mafioso e altro, tra questi tre latitanti tra i più pericolosi.
  Trattando di contrasto alla criminalità organizzata, senza citare tante altre attività anche riguardanti la criminalità transnazionale, pure significativa, vorrei soffermarmi sul lavoro svolto da alcuni settori di specialità dell'Arma. Nel 2014, secondo il dato complessivo dell'anno, i carabinieri della salute hanno effettuato 59.000 controlli e accertato 23.000 violazioni penali e amministrative. Quelli della tutela del patrimonio culturale hanno recuperato 120.000 opere d'arte illecitamente sottratte tra dipinti, sculture, reperti archeologici e materiale bibliografico. Quelli della tutela dell'ambiente hanno effettuato 2.534 controlli, denunciando all'autorità giudiziaria più di 1.100 persone.
  Grazie all'attività svolta da decine di anni nel settore di specialità, l'Arma ha maturato una sensibilità che credo possa essere definita unica o comunque straordinaria per l'integrità della salute, del paesaggio e dell'ambiente in ogni sua declinazione. È così, ad esempio, per la tutela dell'ambiente nel contrasto dei crimini ambientali, sviluppato in piena coerenza con quel senso di protezione che è ispirazione e cultura dell'Arma.
  La nostra capillarità ha consentito e consente una maggiore vicinanza alle esigenze del territorio, che in aree caratterizzate dalla presenza di zone boschive, parchi e riserve si sostanziano anche nella tutela dei beni naturali più preziosi. Da qui origina l'intuizione che ha ispirato la nascita dei reparti di specialità e, tra essi, dei NOE. Dopo le esperienze maturate con i NAS dal 1962 e dai Nuclei di tutela ai patrimoni artistici, poi culturale dal 1969, nel 1986 è stato costituito il primo Nucleo operativo ecologico insieme al Ministero dell'ambiente per contrastare la diffusione degli illeciti ambientali e salvaguardare lo straordinario patrimonio paesaggistico e ambientale nazionale.Pag. 11
  In questi quasi trent'anni è via via cresciuta la consapevolezza del valore dell'ambiente, di pari passo purtroppo con quella che l'ambiente costituisce opportunità economica fortemente attrattiva per i gruppi criminali. Il ciclo dei rifiuti costituisce, ad esempio, il comune denominatore attorno a cui si muove un variegato cosmo di attività illecite, richiamate dalle forti possibilità di guadagno nelle attività di gestione, soprattutto se condotte con il sistematico ricorso allo smaltimento illegale. Valga per tutti l'esempio della Terra dei fuochi.
  Altra minaccia che preoccupa è certo quella della criminalità comune, la prima in termini di diffusione sul territorio e di offensività nei confronti della generalità dei cittadini. I soli dati statistici offrono indicazioni confortanti. Le rapine, ad esempio, secondo dati non ancora consolidati, nei primi otto mesi di quest'anno sono in diminuzione di oltre il 12 per cento, gli omicidi calano del 6 per cento, i furti del 9 per cento. Anche per quanto concerne l'usura, si registra un decremento intorno al 21 per cento per quanto riguarda le denunce.
  È comunque alto tra i nostri concittadini il timore di rimanere vittime degli stessi reati di cui apprendono dai media o sentono parlare da parenti e amici. Questi dati, però, non bastano. È vero che gli omicidi sono in diminuzione, ad esempio, soprattutto quelli riconducibili alla criminalità organizzata, ma è anche vero che rimane rilevante il numero di quelli maturati in ambiti relazionali, tra cui i femminicidi.
  Si tratta di un fenomeno complesso, che spesso matura in contesti familiari o in rapporti nei quali la violenza estrema, pianificata o improvvisa, diviene drammaticamente strumento di risoluzione della conflittualità. È un fenomeno grave, il cui contrasto richiede preparazione, sensibilità, tempestività d'azione sul piano preventivo e professionalità investigativa a volte specialistica per una pronta individuazione delle responsabilità penali.
  In tal senso, abbiamo cercato di operare con direttive operative, supporti specialistici e reparti centrali ad hoc, come la sezione atti persecutori del RIS e il reparto crimini violenti del ROS. Su un piano generale, siamo consapevoli che la nostra azione va rivolta a prevenire i reati e a perseguirne gli autori quando vengono purtroppo commessi, a sconfiggere la delinquenza, a ridurre la sua nefasta attività e, al contempo, ad abbattere e diminuire la sensazione di insicurezza della gente ed a elevare la percezione di sicurezza. Questo può avvenire attraverso un mix efficace e più incisivo di presenza preventiva e reazione repressiva, cui il recupero di unità organiche e la valorizzazione delle professionalità e dell'impegno potranno molto contribuire, così come il sostegno di una giustizia più certa e tempestiva.
  In tale contesto, svolge un ruolo assai positivo il coordinamento, che consente di orientare e calibrare efficacemente l'azione delle Forze di polizia sul territorio. È così che nell'assolvimento delle funzioni di polizia l'Arma è protagonista del sistema della sicurezza pubblica in sinergia con Polizia di Stato, Guardia di finanza e altre Forze di polizia. Il coordinamento è la strategia vincente. Ne vediamo esempi concreti nel richiamato CASA, istituito nel 2004, quale supporto per l'attività decisionale dell'attività politica e, soprattutto, per valutare la minaccia terroristica interna e internazionale.
  Il CASA – lo dico, anche se credo che già lo sappiate – è composto da rappresentanti delle Forze di polizia e delle agenzie di informazione. È un utilissimo strumento che si sta rivelando particolarmente funzionale in un periodo come questo. Credo che potrà dimostrare la sua efficacia anche in occasione del prossimo Giubileo, evento di rilevanza mondiale, che presenta profili di rischio connessi sicuramente con la minaccia terroristica di matrice islamistica, ma anche su un altro piano e con altre espressioni violente del dissenso.
  È evidente, dunque, l'esigenza di assicurare un efficace coordinamento informativo e operativo. Molto si gioverà questo della centrale unica di risposta del 112 NUE e dell'interconnessione tra centrale Pag. 12operativa del comando provinciale e sala operativa della questura di Roma, nonché del collegamento con la sala Roma della capitale per la gestione dei flussi degli apparati di videosorveglianza urbana.
  Per completare il quadro delle attività svolte dall'Arma, per mesi impone di prendere in considerazione quelle rivolte all'estero. Le funzioni di polizia svolte in patria e le capacità operative proprie dell'organizzazione militare hanno trovato piena attuazione nelle attività effettuate fuori dai confini nazionali. Noi impieghiamo attualmente all'estero, al fianco delle altre Forze armate, oltre 400 carabinieri in otto teatri operativi, per l'addestramento delle forze di polizia locali e per la vigilanza sul rispetto dei diritti umani. Sono forze in aggiunta i 440 carabinieri impiegati per la vigilanza delle nostre rappresentanze diplomatiche all'estero; vigilanza svolta in modo esclusivo dai carabinieri.
  Posso segnalare il modulo delle missioni addestrative italiane, adottato con successo nella formazione delle Polizie somale e a Gibuti e di quelle palestinesi a Gerico nonché l'attività addestrativa svolta a favore delle forze di sicurezza afgane, libanesi e irachene.
  La missione in Palestina merita qualche parola in più perché emblematicamente rappresentativa del credito e del prestigio che tali delicate attività possono dare anche al nostro Paese, e quindi dell'importanza che assumono per la sua collocazione nella comunità internazionale. Il progetto è nato a margine del tavolo di coordinamento per lo sviluppo delle relazioni bilaterali tra Italia e Autorità nazionale palestinese allorché, il 12 luglio 2012, il Ministro dell'interno palestinese chiese al nostro Ministro degli affari esteri di far addestrate proprie forze di sicurezza dall'Arma dei carabinieri nei settori delle tecniche investigative, dell'ordine pubblico e della lotta al terrorismo.
  La missione – condivisa da tutti i Paesi interessati a quelle aree, compreso Israele, e coordinata dal Dipartimento di Stato americano, per la parte dedicata alla sicurezza per Israele e Palestina – prevede l'impiego di una training unit composta da 30 carabinieri al comando di un colonnello per lo svolgimento, nel polo addestrativo palestinese di Gerico, di corsi della durata di dodici settimane, con 200 poliziotti palestinesi per ogni ciclo. Abbiamo completato due cicli e il terzo, in corso, è stato avviato a fine settembre. Partecipano anche appartenenti alla polizia turistica, addestrati dai carabinieri del comando tutela patrimonio culturale.
  In area attigua all'Arma è stato appena aggiudicato un training, promosso dalla Commissione europea, per un ampio programma di formazione in tema di gestione dell'ordine pubblico a favore della Jandarma, la Gendarmeria turca. Le tre missioni addestrative in Somalia costituiscono un contributo significativo alla stabilizzazione dell'area e all'incremento della capacità di governance da parte delle autorità locali.
  Il successo dell'iniziativa ha trovato il convinto sostegno del Presidente della Somalia, tanto da indurlo a chiedere un'estensione dei corsi da noi tenuti a una classe di 100 allievi ufficiali della Polizia, per avviare così una fase maggiormente qualitativa del supporto alla ricostruzione di quel Paese, nella prospettiva di contribuire incisivamente alla costituzione della stessa classe dirigente delle forze di sicurezza somale. L'addestramento che abbiamo finora svolto ha interessato 546 poliziotti somali e 74 gibutini a Gibuti. All'edizione in corso partecipano altri 200 somali e 270 gibutini, appartenenti sia alla Polizia sia alla Gendarmeria.
  A breve, avrà inizio un altro programma europeo per l'assistenza alle forze di polizia del Corno d'Africa in materia di antiterrorismo, di cui l'Arma seguirà in particolare la componente dedicata alla Somalia. Per l'Iraq, nel contesto degli sforzi profusi dalla coalizione anti-ISIS, l'addestramento delle forze di polizia è stato riconosciuto presupposto indispensabile per assicurare un'efficace azione di controllo del territorio, soprattutto nelle aree liberate dall'ISIS, e così consentire il ripristino di un ambiente sociale quanto più possibile stabile e sicuro.Pag. 13
  In questo quadro, in stretto coordinamento con la Coalizione e con il Ministero dell'interno iracheno, l'Italia ha progettato e avviato una missione affidata ai Carabinieri e in prospettiva multinazionale per fornire consulenza, assistenza e addestramento alle forze di polizia locali. La task force carabinieri ha già addestrato oltre 250 poliziotti iracheni e ne formerà entro la fine dell'anno altri mille, appartenenti sia all'organizzazione centrale della Polizia federale sia alle polizie regionali, anche in aree a maggioranza sunnita o curda, in un'ottica inclusiva e imparziale.
  Nelle missioni all'estero, l'Arma continua a svolgere anche compiti di polizia militare nei contingenti delle altre Forze armate ed è chiamata a operare per stabilizzare ambienti caratterizzati da alti tassi di criminalità e da accese tensioni sociali, vigilando sempre sul rispetto dei diritti umani. L'avvenuto riconoscimento internazionale di queste nostre capacità ha indotto la NATO ad affidare all'Italia e – per essa, all'Arma dei carabinieri – l'elaborazione della dottrina per lo sviluppo di un modello di polizia di stabilità, con l'istituzione in Vicenza del già citato SP COE, dedicato alla materia. Particolare impulso ha recentemente assunto anche la partecipazione a programmi cofinanziati dall'Unione europea in diversi settori della cooperazione di Polizia nello sviluppo infrastrutturale e tecnologico e nell'assistenza tecnica a Paesi terzi.
  Rientra in quest'ambito la recente assegnazione all'Arma di un importante progetto europeo in materia di traffico internazionale di rifiuti da parte della criminalità organizzata. Infine, quest'anno sono stati siglati accordi tecnici con l'Uganda e con la Somalia, in base ai quali l'Arma ha distaccato consiglieri in favore dei comandanti delle rispettive Polizie, come a Mogadiscio, dove un colonnello è impiegato quale advisor in favore della delegazione dell'Unione europea per il coordinamento delle attività di assistenza alla ricostruzione della Polizia somala in Uganda, e in Uganda, dove un tenente colonnello svolge un carico di police advisor in favore del comandante dell'Uganda police force. Chiaramente, si tratta di attività tutte svolte previa autorizzazione o su richiesta del Ministero degli affari esteri, della difesa e dell'interno italiani.
  Ancora nell'ambito delle attività di respiro internazionale, cito il progetto dei Caschi blu per la cultura, proposto dal Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, che, approvato all'unanimità dall'UNESCO, ha previsto una task force di carabinieri, la quale, costituita l'esigenza, sia in grado di svolgere interventi a favore del patrimonio culturale a tutela in caso di pubbliche calamità, conflitti armati o crisi internazionali, ante o post-conflitti.
  Il compito previsto dell'unità è quello di incrementare le capacità delle autorità locali nel recupero e nella tutela del patrimonio culturale, a sostegno delle Polizie del luogo, e di procedere al censimento e alla messa in sicurezza dei siti archeologici e dei monumenti a rischio di aggressione criminale. Il progetto prevede che un team denominato «United for Heritage», composto da carabinieri specializzati del comando tutela patrimonio culturale, operi a integrazione del team di esperti selezionati dal nostro ministero, sfruttando le capacità operative maturate negli anni di esperienza nel settore, le conoscenze tecniche nella gestione della banca dati nazionale e di quella Interpol e le potenzialità esprimibili in termini di addestramento di Forze di polizia straniere.
  Signor presidente, onorevoli deputati, dedicherei ora qualche parola al supporto tecnico logistico.
  L'Arma continua a muoversi nella direzione dell'ammodernamento delle dotazioni, in primis tecnologiche. In questo quadro, per il supporto delle attività di prevenzione generale e di controllo del territorio e per accrescere la capacità di analisi operative dei reparti dedicati al contrasto del terrorismo e della criminalità organizzata, è stato realizzato un articolato programma informatico, denominato Sistema di controllo del territorio (SICOTE), finanziato dal Ministero dello sviluppo economico e basato su innovative Pag. 14applicazioni in grado di gestire un'enorme mole di dati estremamente eterogenei tra loro.
  Questi dati vengono posti in collegamento interattivo tra loro grazie a un motore semantico che consente di realizzare volute correlazioni anche su testi trascritti in altre lingue, arabo compreso. Per favorire l'immediata fruibilità delle informazioni in ogni situazione operativa, il sistema è anche collegato attraverso una rete di sicurezza ai sistemi portatili installati sui veicoli.
  A proposito di sicurezza, considerate le sofisticazioni ormai raggiunte dagli attacchi cibernetici, presso il centro di sicurezza telematica del comando generale è stata istituita una sala di controllo attiva 24 ore su 24, che difende costantemente le strutture informatiche dell'Arma da ogni tipo di minaccia. In caso di allarme, adotta tempestivamente ogni necessaria contromisura per neutralizzare l'attacco e individuare gli autori.
  Con questa complessa architettura e con il valore aggiunto del SICOTE è stato dato ulteriore impulso alle capacità investigative del ROS, sono state incrementate le capacità tecnico-scientifiche del RaCIS (Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche) e del RIS, sono stati integrati i sistemi aeromobili a pilotaggio remoto in fase di sperimentazione per le attività di ricognizione e sorveglianza, utili sia alla prevenzione sia alle attività investigative.
  Aggiungerò qualche parola sul bilancio. L'Arma è destinataria di finanziamenti sullo stato di previsione della Difesa e su quello dell'Interno nonché, per le esigenze dei reparti specializzati, di risorse ad hoc attestate presso i Dicasteri della salute, dei beni culturali, dell'ambiente, del lavoro e delle politiche agricole.
  Il bilancio previsionale della Difesa per il 2015 ha attribuito all'Arma 5.400 milioni di euro per il personale e 250 milioni per il funzionamento, di cui 210 per l'esercizio e 40 per l'investimento; complessivamente 36 in meno del 2014. A fine anno, le dotazioni destinate al funzionamento sono state incrementate, fino alla sufficienza, complessivamente di circa 150 milioni di euro grazie a integrazioni pervenute per il contrasto al terrorismo, per il Giubileo, per le missioni di pace, a cui vanno aggiunte quelle derivanti dal fondo per le accise, ovvero ottenute da meccanismi di riassegnazione per assestamento compensato e per spese impreviste.
  Proprio grazie alle risorse ottenute nel corso dell'esercizio finanziario, è stato possibile eliminare una perdurante situazione problematica nel settore dei consumi energetici, avviare il necessario piano di rinnovo del parco mezzi, di cui si sentiva l'esigenza da tempo, e finanziare ulteriori programmi di adeguamento tecnologico a supporto delle attività operative.
  Il bilancio previsionale dell'Interno per il 2015 ha attribuito all'Arma 750 milioni di euro, di cui 440 per il personale (15 in più rispetto all'anno precedente) e 310 per il funzionamento (13 in più rispetto al 2014) quasi tutti destinati all'esercizio, tranne 500.000 euro, attribuiti per l'investimento. In questo caso, a fine anno le dotazioni destinate al funzionamento sono state incrementate di 30 milioni per effetto di fondi provenienti dal fondo unico di giustizia e dalla legge di assestamento. Queste risorse hanno allineato la disponibilità con l'effettivo fabbisogno dei reparti, soprattutto per i settori che presentavano delle criticità, come energia elettrica, missioni di polizia giudiziaria e manutenzioni di immobili.
  Il disegno di legge di bilancio 2016, ora al vaglio parlamentare, assegna all'Arma sul bilancio della Difesa 5.360 milioni di euro per il personale, 38 in meno rispetto al 2015, considerando che le risorse per lo straordinario e alcune indennità specifiche, ammontanti a 291 milioni, sono state trasferite sul bilancio della Difesa in virtù o a causa del passaggio al sistema del cedolino unico, e 320 per il funzionamento, ripartiti tra 280 per l'esercizio, 69 in più rispetto al 2015, e quasi 40 per l'investimento, sostanzialmente come nel 2015.
  Per quanto riguarda l'Interno, il disegno di legge di bilancio 2016 assegna all'Arma 130 milioni di euro per il personale, Pag. 15310 in meno rispetto al 2015 a causa del citato trasferimento per il cedolino unico, e 310 milioni per il funzionamento, come nel 2015. Nel prossimo anno, peraltro – ci tengo a dirlo – sarà attivo sul bilancio della Difesa un innovativo programma di noleggio a lungo termine di veicoli per 9,6 milioni di euro. Ciò, a fronte di un consistente ricambio del parco automezzi, consentirà un risparmio di risorse rispetto alla formula dell'acquisto.
  Nel settore dell'investimento sempre della Difesa, si rileverebbe utile un'integrazione, che stimiamo intorno agli 80 milioni, per procedere più speditamente nel rinnovo del parco autoveicoli non noleggiabili, mezzi speciali e militari, e nella rifunzionalizzazione degli immobili demaniali, per il potenziamento tecnologico dell'organizzazione territoriale e speciale dell'Arma, per l'avvio di un piano di sostituzione degli elicotteri, che negli scorsi anni abbiamo ridotto nel numero da 96 a 43.
  Procedendo ancora nell'ordine che ho indicato all'inizio, vorrei ora segnalare schematicamente alcune questioni normative e poi concludere.
  L'Arma partecipa al gruppo di lavoro avviato dal Governo per la razionalizzazione delle funzioni e delle risorse delle Forze di polizia, in cui si opera per coniugare le esigenze di efficienza operativa e quelle di riduzione della spesa. Credo che la sicurezza sia da tutti riconosciuto un fattore indispensabile per la crescita sociale, e quindi economica, di un Paese. Il compito del gruppo di lavoro è stato assolto con grande impegno e tempestività in un quadro di totale condivisione di intenti e soluzioni tra le Forze di polizia. La difficile congiuntura ci impone di lavorare con ancor maggiore vigore per la realizzazione di un sistema della sicurezza efficiente e snello, impostato su modalità che favoriscano economie di scala.
  Si è proceduto e si procede in uno sforzo unitario interforze, a partire dall'analisi del funzionamento di ogni Forza, seguendo tre direttrici. La prima è riferita alle procedure di acquisto e alla gestione dei servizi logistici, con l'obiettivo di razionalizzare e ridurre ulteriormente il personale addetto per recuperare risorse da destinare alle attività operative e di razionalizzare altri servizi interforze. La seconda è imperniata sulla revisione della distribuzione dei presìdi sul territorio per preservare e migliorare la presenza delle Forze di polizia e l'azione di controllo. La terza è incentrata sulla razionalizzazione delle funzioni sia al fine di valorizzare ulteriormente le capacità dei comparti di specialità, sia per verificare la possibilità di attribuire ad altre amministrazioni compiti di natura amministrativa, quali le denunce di smarrimento, ovviabili con autocertificazioni, ovvero le notifiche per conto dell'autorità giudiziaria, demandandole ad altre amministrazioni o ad altre modalità.
  Questo è il quadro delle attività in atto da quest'estate sul tavolo della spending review e per l'attuazione della delega recata dalla legge n. 124 del 2015, con cui il Parlamento ha delegato il Governo all'adozione di provvedimenti normativi di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, in particolare stabilendo all'articolo 8, che ho già citato, il potenziamento dell'efficacia delle funzioni di polizia nell'ottica di una migliore cooperazione sul territorio che garantisca i necessari livelli di presidio, evitando sovrapposizioni di competenze e duplicazioni.
  L'attuazione della delega è certo importante per preparare al futuro gli assetti dedicati al mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica. La norma di interesse, nel disporre il riordino delle funzioni di tutela dell'ambiente del territorio e del mare, anche con riferimento al settore agroalimentare, prevede la riorganizzazione del Corpo forestale dello Stato e il suo eventuale assorbimento in altra Forza di polizia, preservando i livelli di presidio e unitarietà delle funzioni svolte dal Corpo, specializzazioni e professionalità.
  Secondo le indicazioni governative e gli indirizzi dati da alcuni ordini del giorno parlamentari, concordemente in ambito Pag. 16interforze si è constatato che l'Arma è la forza di polizia che presenta maggiori affinità con le attività e l'organizzazione del Corpo forestale. La linea di assorbimento della gran parte delle funzioni del personale del Corpo forestale dello Stato nell'Arma dei carabinieri, quindi, è pienamente coerente con la ratio della delega e consente di preservare l'unitarietà della struttura in ragione della contiguità delle attività svolte negli specifici ambiti operativi del Corpo forestale e dell'Arma, eliminando sovrapposizioni di attività potenzialmente esistenti.
  La soluzione proposta è quella di incrementare e valorizzare le capacità mettendole a sistema, ricercando un effetto moltiplicatore di efficienza. Le professionalità e le capacità del Corpo forestale dello Stato potranno perciò divenire risorsa ancor più significativa se sinergicamente unita a quella di una Forza di polizia a competenza generale che può già contare su oltre 105.000 unità, su una diffusione straordinariamente capillare sul territorio e su una qualificazione riconosciuta in settori di specialità contigui, apprezzata anche in campo internazionale.
  Le oltre 800 stazioni forestali, permanendo integre, potranno giovarsi del reticolo delle oltre 4.600 stazioni e tenenze dei carabinieri. Unendo le capacità specialistiche dei reparti forestali a quelle degli attuali comandi carabinieri per la tutela dell'ambiente e per le politiche agricole e alimentari, si potrà procedere a costituire un nuovo polo d'eccellenza in materia ambientale, unico a livello europeo e, verosimilmente, anche a livello più ampio, mondiale, capace anche di esportare in altri Paesi, verso Forze di polizia che l'Arma forma e addestra, la cultura dell'ambiente e la tutela degli alimenti. È evidente che sarebbero totalmente salvaguardate le professionalità e le attese dei singoli: incarico, sede di servizio, attività, modalità esecutive, aspettative di carriera e rappresentatività.
  Nella stessa manovra di razionalizzazione si inserisce anche l'ipotesi di ulteriori razionalizzazioni dei dispositivi territoriali e specialistici dell'Arma e delle altre Forze di polizia. In base agli approfondimenti interforze, solo per il triennio 2016-2018 si ipotizzano risparmi di almeno 90 milioni di euro, destinati a permanere e ad accrescersi negli anni successivi, derivanti dalla razionalizzazione dei presìdi sul territorio, dalla componente aerea e navale, dalla gestione associata dei servizi strumentali e dal citato assorbimento del Corpo forestale dello Stato.
  Mi avvio a concludere. A questo riguardo, non posso non indicare come sia diffusa tra i carabinieri e l'intero comparto la preoccupazione per l'attuale sistema previdenziale, che, a seguito del passaggio al sistema contributivo, richiede una concreta favorevole riflessione sul tema della previdenza complementare, introdotta nel 1998 e non ancora attuata.
  Senza un adeguato intervento, il personale assunto dal 1996 in poi si avvia a percepire un trattamento pensionistico significativamente inferiore all'ultimo stipendio. Le stime in materia sono sempre azzardate, ma fondandosi su indici e proiezioni forniti da istituzioni di settore, non si è troppo lontani dalla realtà affermando che la pensione di questi giovani uomini e donne non ancora quarantenni potrebbe non arrivare al 60 per cento dell'ultima retribuzione in servizio. Credo siano facilmente intuibili e pienamente condivisibili le preoccupazioni che sempre più la maggioranza di loro nutre per il proprio futuro e per quello delle loro famiglie, preoccupazione da noi condivisa, della quale sentiamo grande responsabilità, ritenendo che si tratti di problemi da affrontare quanto prima.
  Signor presidente, onorevoli deputati, a voi rinnovo il ringraziamento più vivo per quest'audizione.
  Le nostre linee programmatiche possono essere così riassunte: ottimizzare le strutture di comando e controllo e di supporto, ricorrendo il più possibile alle potenzialità offerte dalla tecnologia informatica e dalle sinergie con le altre Forze di polizia e Forze armate al fine di proseguire nella linea del massiccio snellimento dell'apparato logistico e burocratico Pag. 17con gli obiettivi di preservare, e anzi incrementare la funzionalità operativa con il recupero di risorse umane, il nostro vero unico patrimonio da impiegare nell'attività operativa. Lavoriamo per assicurare il mantenimento dei livelli di professionalità riconosciuti come eccellenti anche a livello internazionale e apprezzati negli ambienti accademici e scientifici, come quelli del RaCIS e del ROS.
  Consentitemi di affermare, in conclusione, che l'Arma, i carabinieri continueranno a profondere ogni sforzo per essere quanto più possibile all'altezza delle aspettative che promanano da istituzioni e comunità, dagli italiani.

  PRESIDENTE. Ringrazio il generale per l'amplissima, nitida e puntuale fotografia dell'Arma dei carabinieri.
  Abbiamo poco tempo prima della ripresa dei lavori dell'Aula. Ho già cinque iscritti, ma credo che ce ne saranno altri. Proporrei ai colleghi di iniziare le domande, anche se credo che sia inevitabile una seconda audizione per fornire le risposte.

  MASSIMO ARTINI. Sull'ordine dei lavori, presidente Al netto di un ringraziamento che sento di fare per la relazione veramente ampia del generale, penso che le domande possano essere presentate per iscritto. Oltre alle domande che avevo preparato per l'audizione, infatti, ne sono scaturite almeno altre sei. Potrebbe, quindi, essere opportuno sintetizzarle per ogni gruppo o per ogni singolo deputato per iscritto, per poi vedersi un'altra volta.
  Il mio ringraziamento è veramente ampio, perché ci ha offerto una visione generale, totale dell'Arma e dei suoi aspetti programmatici, per cui effettivamente le domande sono veramente tante.

  GIAN PIERO SCANU. La proposta appena avanzata dal vicepresidente Artini ci trova d'accordo. Desideriamo anche noi come gruppo del Partito Democratico esprimere un convinto e sincero apprezzamento per la relazione svolta dal comandante generale, che non solo ha toccato gli innumerevoli ambiti nei quali viene declinata l'azione dei carabinieri, ma ha anche aperto problematicità che oggettivamente in pochi minuti non possono essere indagate e trattate.
  Ripeto, quindi, che anche noi saremmo del parere di chiedere di tornare in un'altra circostanza, per poter interloquire direttamente.

  PRESIDENTE. Con l'impegno, richiamato dall'onorevole Artini, a formulare delle domande per iscritto che i gruppi faranno avere, naturalmente con la facoltà di integrare nella seconda seduta, ma in maniera da dare al generale già qualche indirizzo per preparare le risposte.

  TATIANA BASILIO. Anche a nome del gruppo del Movimento 5 Stelle, mi associo alla proposta del vicepresidente Artini di depositare delle domande e inviarle, in modo che la prossima volta ci saranno già delle risposte e si potrà eventualmente avere un dibattito più ampio.
  Ringrazio, sempre a nome di tutto il mio gruppo, il generale Del Sette per l'ampia spiegazione e per quest'enorme quantità di notizie e informazioni che ci ha portato oggi, notizie su cui sicuramente potremo riflettere e inviare ulteriori domande, perché dalla sua ampia esposizione abbiamo ricevuto ulteriori informazioni di cui non eravamo a conoscenza. Anche noi, quindi, ci associamo alla richiesta del collega Artini.

  PRESIDENTE. Se siamo tutti d'accordo, procediamo così.
  Ringraziamo ancora molto il generale per il suo intervento. Attendiamo di averlo di nuovo presto con noi.

  TULLIO DEL SETTE, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Consentitemi soltanto di ringraziare moltissimo per la pazienza.
  È nelle nostre intenzioni fornire ogni elemento di conoscenza, perché quanto meglio possibile possa essere conosciuta l'Arma dei carabinieri. Chiaramente, se è Pag. 18conosciuta a livello parlamentare, è conosciuta di più anche da tutti gli italiani.

  GIAN PIERO SCANU. Mi scusi presidente, intervengo solo per organizzarci per la prossima volta. Il generale è stato molto discreto nello sviluppare azioni di tipo rivendicativo. Da par suo, ha espresso la fedeltà dell'Arma anche in termini di lealtà nei confronti del Governo. Ha parlato di 80 milioni di euro che sarebbero necessari per certe implementazioni, e ha rappresentato, o almeno mi pare, che le criticità emerse siano proprio questa degli 80 milioni e quella del trattamento economico e stato giuridico del personale.
  Se posso dare un suggerimento per la prossima audizione, ritengo che sarebbe estremamente importante focalizzare la nostra attenzione sulle criticità, cioè su che cosa il Comando generale dei carabinieri attende dal Parlamento.
  Credo che potremmo anche economizzare il tempo, impiegarlo meglio.

  PRESIDENTE. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.50.