XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 74 di Martedì 24 novembre 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 2 

Seguito dell'audizione del presidente del consiglio di amministrazione e del direttore generale della Rai:
Fico Roberto , Presidente ... 2 
Airola Alberto  ... 2 
Fico Roberto , Presidente ... 2 
Scavone Antonio  ... 2 
Ranucci Raffaele  ... 3 
Liuzzi Mirella (M5S)  ... 4 
Verducci Francesco  ... 5 
Nesci Dalila (M5S)  ... 7 
Lainati Giorgio (FI-PdL)  ... 8 
D'Ambrosio Lettieri Luigi  ... 8 
Martini Claudio  ... 9 
Fico Roberto , Presidente ... 9 
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 9 
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 10 
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 11 
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 11 
Bonaiuti Paolo  ... 12 
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 12 
Bonaiuti Paolo  ... 12 
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 12 
Bonaiuti Paolo  ... 12 
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 12 
Fico Roberto , Presidente ... 12 
Bonaiuti Paolo  ... 12 
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 12 
Rossi Maurizio  ... 14 
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 14 
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 16 
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 17 
Fico Roberto , Presidente ... 17 
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 17 
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 17 
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 18 
Fico Roberto , Presidente ... 19 
Airola Alberto  ... 19 
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 19 
Fico Roberto , Presidente ... 20 
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 20 
Fico Roberto , Presidente ... 20 
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 20 
Fico Roberto , Presidente ... 20 
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 20 
Fico Roberto , Presidente ... 20

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione del presidente del consiglio di amministrazione e del direttore generale della Rai.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione del presidente del Consiglio di amministrazione e del direttore generale della Rai, che ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  Ricordo che nella seduta dello scorso 28 ottobre la presidente e il direttore generale avevano svolto le proprie relazioni, al termine delle quali erano intervenuti diversi colleghi per porre domande e richiedere chiarimenti.
  Nella scorsa riunione, ancorché si fossero iscritti, i colleghi Scavone, Ranucci, Nesci, Verducci, Rampelli, Liuzzi, Lainati, Fratoianni e Fauttilli non erano potuti intervenire, per il concomitante avvio dei lavori delle Assemblee di Camera e Senato.
  Do la parola al collega Scavone, facendo presente che la dottoressa Maggioni e il dottor Campo Dall'Orto risponderanno, alla fine di questi interventi, a tutte le domande formulate dai commissari. Chiedo a tutti se possiamo rimanere, cercando di autocontrollarci, in un tempo congruo, in modo che possiamo portare a termine tutte le domande.

  ALBERTO AIROLA. Penso che siate informati che alle 16 al Senato avremo in discussione il disegno di legge di riforma della Rai.

  PRESIDENTE. Termineremo alle 15.30 circa.

  ANTONIO SCAVONE. Vediamo di riprendere il clima favorevole della presentazione del direttore generale e del presidente. Ricordo l'intervento appassionato della presidente Maggioni e la sua volontà di guardare a un giornalismo costruttivo. Ricordo bene il passaggio e anche una che collega se ne è fatta interprete. Ricordo anche l'intervento essenziale e pieno di impegni del direttore generale Dall'Orto. Auguro loro un grande lavoro e vado subito ad alcune domande, senza perdermi in preamboli, perché non servono, anche per raccogliere l'invito del presidente.
  Abbiamo discusso molto della riforma delle newsroom con il precedente consiglio di amministrazione e abbiamo ripreso il tema anche nello scorso incontro di più di venti giorni fa. Colpisce stamattina un intervento tipico di Travaglio sul Fatto Quotidiano, circa la copertura della Rai sui fatti di Parigi. Una volta compiuto il processo di riforma delle newsroom lanciato dal precedente consiglio di amministrazione e da Gubitosi in maniera particolare, immaginate che la copertura sarà migliore, peggiore o uguale a quella che la Rai è riuscita a garantire con qualche Pag. 3difficoltà il 13 novembre ? Tra l'altro, come è emerso anche dall'audizione della BBC in Commissione, questo processo di concentrazione deve essere gestito, e loro l'hanno fatto, con grande attenzione per evitare una riduzione degli spazi di pluralismo che ci aspettiamo che la Rai sappia garantire. Presidente Maggioni, lei, che ha grande esperienza in questo settore, che misura intende intraprendere per garantire che non si corra questo rischio ?
  Chiedo ancora se avete calcolato quale sarà la reale riduzione dei posti di lavoro nella gerarchia giornalistica con la nuova organizzazione. Vi chiedo se sono veri i numeri preoccupanti di 3-400 esuberi di cui parlano i giornali.
  Ancora, il precedente consiglio è venuto qui in Commissione a dire che avrebbe presentato un ricorso contro la decisione del Governo di prelevare i 150 milioni sui trasferimenti degli incassi del canone dal bilancio del 2014 e sugli altri a seguire. Vi chiedo a che punto sia questo ricorso: vi è continuità di visione tra il precedente consiglio di amministrazione e l'attuale ?
  È di questi giorni il disegno di legge di riforma con l'attenzione che ha meritato nel suo passaggio nell'Aula parlamentare. A fine mese il Senato potrebbe approvare, forse nella stessa forma, questo testo così come pervenuto dalla Camera. Questo disegno di legge ridurrà di certo considerevolmente i poteri del presidente e del consiglio di amministrazione. Vi chiedo, visto che siete già partiti con quello che era il vecchio assetto, se ciò rischia di incrinare il vostro rapporto, che mi è sembrato dalla vostra presentazione pressoché perfetto. Il 28 luglio c’è stato un «cinguettio», che abbiamo tutti apprezzato, di grande armonia e – spero – di grande prospettiva per la Rai. Oppure avete pensato di mettervi d'accordo su una base volontaria rispetto ai ruoli che verranno modificati dalla legge ?
  Il Parlamento inoltre ha chiesto e ottenuto l'inserimento di una clausola che prevede la consultazione pubblica sul delicatissimo tema del rinnovo della concessione ventennale del servizio pubblico alla Rai. Altri, come appunto la BBC, hanno spiegato che stanno conducendo una campagna di consultazioni pubbliche a prescindere dalle azioni del Governo. Credo di aver sentito che anche lei si orienta in questo senso: come e quando, visto che i tempi sono un po’ ristretti e la concessione scade ormai il prossimo maggio ? Tra l'altro, ricordo che deve passare dal Parlamento.
  Concludo sul canone, cercando di rispettare l'invito del mio presidente alla brevità. L'attuale dirigenza Rai è stata strettamente associata al processo di elaborazione del testo della riforma presentato nella legge di stabilità. Eppure, a mio giudizio, esso rischia di contenere ancora molti rischi per il finanziamento della Rai. Soprattutto la mancata decisione di svincolare questa tassa dal possesso degli apparecchi di ricezione, come altri Paesi hanno fatto – voglio ricordare la Germania, la Svizzera e credo anche la Finlandia – a mio giudizio, rischia di aprire contenziosi infiniti. Ancora, a differenza di quanto accaduto negli altri Paesi, questo importo, che viene incassato dalla società elettrica, non andrà direttamente alla Rai, ma arriverà alla Rai attraverso l'interposizione del Governo. Avete o no la garanzia che quanto incassato attraverso il sistema dell'Enel sia immediato e che non si ripeta quanto accaduto nel 2014 ? Avete o no la preoccupazione che il Governo possa usare come un bancomat queste risorse per le sue esigenze di cassa o per le prossime prevedibili esigenze elettorali ?

  RAFFAELE RANUCCI. La presidente Maggioni ha parlato l'ultima volta di un rinnovo della concessione in cui le mission devono essere assolutamente ben precise. Anch'io ricordo con favore l'accenno a un giornalismo costruttivo, che credo debba essere uno dei punti della nuova identità della Rai. Credo che il nuovo direttore generale sarà un nuovo capo azienda, un nuovo amministratore delegato. Come in tutti i consigli di amministrazione, ci sono un capo azienda e un presidente del consiglio di amministrazione. Ognuno avrà i suoi poteri. Il capo azienda si assumerà tutte le sue responsabilità e il presidente Pag. 4sarà il presidente del consiglio di amministrazione. Ricordo che nei consigli di amministrazione non c’è bisogno di avere poteri per fare il buon presidente e per influenzare o influire sull'andamento di un'azienda. È sempre stato così. Non sono le cariche, ma le persone che ricoprono le cariche che fanno la presidenza, l'amministratore delegato o il direttore generale. Sono molto contento che la Rai possa avere finalmente un capo azienda e un presidente del consiglio di amministrazione.
  La presidente Maggioni ha parlato di una questione secondo me molto importante: bisogna riportare la voce dell'Italia nel mondo. La domanda è «come» e «cosa». Il collega Pisicchio ha parlato dell'unità linguistica manzoniana. Ricordo che la lingua italiana è la più studiata nel mondo e credo che la Rai abbia di nuovo un compito fondamentale, quello di far ritrovare l'identità italiana e di far conoscere l'identità italiana nel mondo. Volevo sapere come poter attuare questo progetto.
  La presidente ha sempre parlato degli under 35, di smartphone e di tablet e di un nuovo mondo cui dobbiamo rivolgerci. Quali contenuti pensa siano più giusti per rivolgersi a questo mondo ? Oggi, in teoria, i tre canali dovrebbero avere tre target diversi. Da sempre so che il primo canale dovrebbe essere un canale generalista, il secondo un canale rivolto ai giovani e il terzo un canale culturale e di informazione. Riusciamo a mantenere questa identità, che è un'identità anche molto importante per quello che riguarda la vendita della pubblicità e quindi anche per quello che riguarda gli ascolti ?
  Il direttore generale ha parlato di esternalizzazione anche perché si è persa una grande parte della professionalità all'interno della Rai. Come pensiamo di ritrovarla ? C’è un progetto di ricostruzione delle professionalità che abbiamo perso ?
  Ha parlato poi anche di una posizione della Rai che sul digitale è distante da quella dei principali concorrenti. Questo, però, confligge con i tanti canali: in Rai abbiamo tantissimi canali. Ritiene il direttore generale che siano forse da ridimensionare ? Capisco che molti di quei canali sono stati usati in passato per cercare di fare più pubblicità, visto che la Rai ha un tetto pubblicitario. È chiaro che si poteva vendere più pubblicità, potendo usare più canali.
  Passo all'ultima domanda che vorrei fare, con una piccola parentesi. Ho sentito dire da alcuni colleghi che ci vuole ben altro. No, non ci vuole. Parliamo sempre di benaltrismo in questo Paese. Credo che il ragionamento fatto l'ultima volta, che non era un Piano industriale, fosse un ragionamento relativo a che cosa è la Rai, a che cosa vuole essere e a dove si va. I ragionamenti di benaltrismo mi sembrano assolutamente fuori luogo. La domanda che voglio fare, in relazione alle ultime interviste o alle ultime dichiarazioni che ha fatto il direttore generale, è sulle nuove piattaforme. Ho sempre ritenuto che la Rai avrebbe dovuto avere una sua piattaforma satellitare. Lui ha parlato anche finalmente di una Rai che diventa di nuovo concorrente nello sport, nei grandi avvenimenti. Come pensa di realizzare questo che, secondo me, è un punto fondamentale ? La Rai potrebbe diventare di nuovo concorrente delle altre televisioni, di Sky e di Mediaset, per i grandi avvenimenti ? Pensa che questo debba essere fatto con una piattaforma che possa essere anche a pagamento ?

  MIRELLA LIUZZI. Vorrei svolgere alcune semplici considerazioni per rimanere nei tempi. La prima è una riflessione sul Contratto di servizio. L'anno scorso la Commissione ha approvato il parere sul Contratto di servizio, che sappiamo essere fermo per diverse ragioni. Abbiamo notato che negli ultimi tempi alcune modifiche che avevamo votato, all'unanimità tra l'altro, in tutta la Commissione erano state in qualche modo recepite. Tra queste c’è la pubblicità del gioco d'azzardo, una questione su cui insistiamo molto spesso. Ci risulta che vadano ancora in onda questi tipi di pubblicità. Vorremmo sapere quando verranno meno. L'altra domanda, sempre relativa al Contratto di servizio, riguarda la pubblicità nei canali dei bambini Pag. 5su cui avevamo fatto un buon lavoro in Commissione. Vorremmo sapere se ci sarà questa modifica e i tempi di realizzazione.
  Riguardo a quanto stabilito nella legge di stabilità in relazione al canone – non possiamo non parlarne – prima è stato richiamato come il decreto IRPEF abbia sottratto alla Rai 150 milioni di euro. Oltre a chiedere come questa presidenza e quest'amministrazione vogliano continuare il ricorso avviato dall'amministrazione precedente, vorrei sapere se anche per il canone si è pensato di fare un'azione del genere, sostanzialmente perché la parte eccedente ai miliardi spettanti alla Rai andrà al fondo per l'ammortamento del debito pubblico. Questo è un argomento che è stato già discusso al Senato, ma noi lo riprenderemo anche alla Camera. Volevo sapere il vostro parere perché si tratta comunque di una tassa di scopo, come la giurisprudenza ci insegna.
  Una domanda più generale riguardo a Rai 4, che adesso si trova sul canale 104 del satellite, per un accordo con Sky. Volevo sapere se cambia la programmazione e in che modo alla luce di questo accordo, oppure se ci saranno maggiori potenzialità derivanti da questo canale, che comunque è molto visto e presenta contenuti originali graditi anche a un pubblico più giovane.
  Concludo parlando degli stipendi dei consiglieri della Rai. Abbiamo svolto un buon lavoro proprio due settimane fa, approvando all'unanimità una delibera contro l'eccedenza dei 240.000 euro. Abbiamo poi lanciato, come Gruppo del Movimento 5 Stelle, anche la sfida di tagliarsi lo stipendio che eccedeva questi 240.000 euro. Vorrei avere una vostra opinione al riguardo e anche parlare di quello che intendete fare in questo senso per il futuro, proprio alla luce del parere espresso in Commissione all'unanimità.

  FRANCESCO VERDUCCI. Ringrazio il presidente e il direttore generale per questa loro audizione. Devo dire che è passato un po’ troppo tempo dalla prima parte di questo nostro incontro, che risale al 28 ottobre.
  Ho apprezzato le due relazioni e ho avuto modo anche di dirlo. Soprattutto ho apprezzato la volontà di rottura molto forte che ha ispirato entrambi gli interventi e poi anche le prese di posizione pubbliche di questi giorni di entrambi e la traccia di questo lavoro. Si tratta di uno sforzo innanzitutto culturale, senza il quale non ci può essere anche una rivoluzione organizzativa come quella che compete alla Rai.
  Sul tema della rivoluzione organizzativa, quando avremo approvato la riforma della governance – auspichiamo che questo avvenga molto presto – penso che l'azienda non avrà più alibi. Vogliamo mettere l'azienda nelle condizioni di avere la maggiore efficacia ed efficienza e di poter adoperare tutti gli strumenti che le consentano di tornare in pieno a far primeggiare – non solo valere, ma primeggiare – la sua vocazione industriale. Del resto, è ciò che serve per poter mettere al centro, così come è stato detto, il prodotto, la qualità, l'innovazione nel linguaggio capaci di far competere l'azienda non solo a livello nazionale, nei confronti dei suoi competitor nazionali, ma anche, come ormai sappiamo, a livello globale e internazionale, perché la sfida che abbiamo è certamente a quel livello, a un livello globale. Si tratta di quella che, con un termine che abbiamo richiamato più volte, è definita la trasformazione radicale da broadcaster a media company, puntando tutto sul prodotto. Più volte ci siamo interrogati – questo è anche il punto di incontro tra il lavoro di questa Commissione, che compete a questa Commissione, e le introduzioni della prima audizione – su quale debba essere il servizio pubblico al tempo dell'enorme rivoluzione digitale che abbiamo in atto. Non solo si tratta di capire quale debba essere il servizio pubblico, ma c’è anche la necessità di riaffermare la centralità del servizio pubblico, tanto più importante al tempo di quella rivoluzione digitale, non solo del web 2.0, che ha frammentato il modo di produrre Pag. 6i contenuti audiovisivi e i contenuti legati alla produzione televisiva. Lo sappiamo, è stato detto: viviamo nel mondo in cui il palinsesto tradizionale conta sempre di meno e, invece, è sempre più fondamentale la capacità di costruire offerte on demand, soprattutto per rispondere a un tema che qui è stato richiamato più volte, quello di riallacciare una connessione tra la Rai e il pubblico maggiormente esigente delle nuove generazioni, dei nativi digitali, dei cosiddetti millennials, che sono il vero punto critico per l'azienda. Da questo punto di vista voglio centrare un tema fondamentale per il nostro lavoro ed anche è l'auspicio per il vostro, quello che la Rai, con assoluta urgenza e in poco tempo, riesca a recuperare un terreno perduto, quello della credibilità, quello del riconoscimento sociale, tema che, nonostante ascolti che si sono mantenuti alti negli ultimi anni, è però sempre più venuto a mancare. Penso che questa crisi di credibilità sia la sfida maggiore che abbiamo per il servizio pubblico e anche per la nuova mission dell'azienda, nel momento in cui abbiamo la scadenza, che veniva richiamata, della nuova concessione. Ciò significa che la Rai ha anche la sfida di contribuire a costruire una nuova cultura europea, soprattutto in tempi così drammatici, e – io voglio aggiungere – anche una nuova cultura euro-mediterranea. Trovo che quest'ambizione sia fondamentale e penso che risponda anche al tema della società in trasformazione che abbiamo. Fare servizio pubblico significa oggi soprattutto stare nel mercato con la capacità di distinguersi da quello che fanno gli altri. Questa capacità di distinguersi significa anche discontinuità con un certo conformismo che il mercato porta con sé. Questo tema della discontinuità, della distinzione, è un tema fondamentale per la nuova Rai. Fare servizio pubblico significa fornire risposte, saper fornire dei contenuti in cui riconoscersi, in cui la nostra società in trasformazione possa riconoscersi. In qualche modo qui veniva esposto il ruolo del servizio pubblico come promotore di cittadinanza. Vorrei dire come promotore anche di crescita culturale e sociale e anche di inclusione. Questo è tanto più vero oggi di fronte alla crisi che viviamo, alla crisi internazionale e anche alla crisi terroristica. Riuscire a fare una Rai capace di includere significa anche saper dare cittadinanza, per esempio, a una società che in questi anni è sempre più divenuta multiculturale e multireligiosa, in cui l'apporto dei nuovi italiani e l'apporto virtuoso delle migrazioni è importante da far vedere, da far emergere, non solo negli spazi della cronaca e dell'informazione, ma anche in quelli più generali del racconto Rai. Voglio concludere ponendo l'attenzione su alcune questioni che abbiamo aperto. Intanto c’è il tema dell'informazione. Sappiamo come il servizio pubblico in gran parte significhi capacità di fare informazione al passo con i tempi, non solo con autonomia e pluralismo. Vorrei, quindi, sapere a che punto è quel Piano delle newsroom, quel Piano di riorganizzazione dell'informazione in Rai che ritengo fondamentale per la rivoluzione che abbiamo richiamato. A che punto è anche il lavoro per posizionare la Rai in maniera innovativa, non solo adeguata, nel mondo della rete, dove scontiamo un ritardo enorme e insopportabile, devo dire, proprio per avere un servizio pubblico in cui riconoscersi e capace di parlare alle nuove generazioni ? Trovo che sia importante, sul tema dell'informazione e anche dei nuovi media e dei nuovi generi, che la Rai con coraggio, così come vogliamo fare noi in Commissione di vigilanza – l'abbiamo detto più volte – faccia una riflessione sul versante dei talkshow e dell’infotainment generalisti e anche più legati al tema dell'approfondimento e, quindi, al tema dell'informazione. I talkshow sono stati uno degli strumenti, dei contenitori, che più hanno segnato la nuova televisione, che sappiamo, però, ormai risalire agli anni Settanta e Ottanta. Oggi sono un genere certamente importante, ma completamente da reinventare. Su questo fronte vogliamo fare un lavoro e abbiamo affrontato questo tema stigmatizzando due episodi recenti, quello legato alla puntata di Porta a Porta sui Casamonica e la battuta, sicuramente infelice, di Pag. 7Giletti sulla città di Napoli. Certamente, però, si tratta di un tema più ampio e più complessivo. Occorre saper aprire su questo tema un versante cercando di metterlo in sicurezza da un istinto di spettacolarizzazione e di tentazione populistica nel format e anche in un'attitudine di conduzione che certamente non è utile, soprattutto in questa fase in cui, invece, la Rai deve fare argine a un linguaggio dello spettacolo che molto spesso si trasforma in drammatizzazione, in linguaggio della paura, il che certamente non è utile in questa fase.
  Chiudo dicendo che la Rai, per recuperare credibilità e standard e anche per essere di esempio come azienda, debba recuperare anche sul terreno della trasparenza, della rendicontazione, un terreno che sempre più il cittadino utente che vuole continuare a pagare il canone si aspetta dalla Rai. Questo è un tema fondamentale per recuperare quella credibilità e quella riconoscibilità sociale che dicevo all'inizio. Su questo tema della trasparenza dei conti, dei contratti, degli ingaggi e dei bilanci penso che la Rai debba fare molto e che lo possa certamente fare con successo per vincere le sfide che abbiamo di fronte.

  DALILA NESCI. Ringrazio il presidente e il direttore per essere qui. Vi auguriamo buon lavoro. Naturalmente non dimentichiamo il contesto politico e partitico in cui sono avvenute sia le vostre nomine sia quelle del consiglio di amministrazione, però da parte nostra c’è l'assoluta e concreta voglia di collaborare e di essere propositivi. Rileggendo il percorso – ma immagino l'abbiate seguito in questi due anni – di questa Commissione, si vede come abbiamo sempre cercato di collaborare con la dirigenza, quindi ci aspettiamo anche da voi lo stesso trattamento e lo stesso approccio, almeno per quello che siamo riusciti a fare in questi due anni e, se è possibile, mi suggeriscono, anche meglio. Le numerose delibere approvate all'unanimità indicano che si fa un lavoro molto approfondito e lungimirante, quando è possibile. Ovviamente rilancio la proposta già fatta dalla collega Liuzzi in quanto, come Movimento 5 Stelle, portiamo avanti il dimezzamento degli stipendi, le rinunce ai rimborsi elettorali e via dicendo. Certo, con queste azioni non abbiamo cambiato il mondo, ma l'esempio potrà essere rivoluzionario perché ha cambiato anche i modi di approcciarsi e di pensare alla politica e alle istituzioni. In questo senso, una vostra dichiarazione e una vostra scelta di rinunciare alle eccedenze dello stipendio, oltre i 240 mila euro, potrebbe essere un segnale. Naturalmente si tratta di una riflessione che dovete fare voi e rispondere di conseguenza.
  Rivolgerò brevi domande perché i colleghi hanno già più o meno chiesto tutto.
  Vorremmo avere più dettagli sullo stato di avanzamento del piano news, in particolare sull'accorpamento delle testate. Si è parlato di trasparenza, quindi chiediamo anche a voi quali metodi e procedure utilizzerete, nella maniera più trasparente possibile, per le nomine dei dirigenti apicali dell'azienda.
  Un altro tema che ci sta a cuore è il futuro delle sedi regionali della Rai, che abbiamo difeso in questi anni per il ruolo che occupano oggi, ma che speriamo possano occupare più avanti. Vorremmo infatti sapere a che punto è il processo di innovazione delle sedi, proprio perché è ormai palese la difficoltà non solo di raccontare l'Italia in Europa, ma anche di raccontare le periferie dell'Italia, del sud Italia, quindi il ruolo delle sedi regionali in questo senso potrebbe essere cruciale.
  Immagino che avremo tempo di parlarne nei prossimi mesi, però più volte abbiamo denunciato gli squilibri registrati nei periodi elettorali e non, per quanto riguarda il pluralismo politico nell'informazione. Abbiamo anche più volte sollecitato l'Agcom. Ci sono stati anche eventi spiacevoli, anzi contro legge, come l'ospitata di Renzi da Giletti. Insomma, sappiamo che sono successe tante cose, quindi vorremmo sapere che tipo di azioni metterete in campo per arginare questa deriva che si è di fatto verificata.

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  GIORGIO LAINATI. Saluto la presidente e il direttore generale della Rai. La mia presenza costante negli ultimi quindici anni in questa Commissione mi ha consentito di partecipare all'elezione di ben quattro consigli di amministrazione con la legge n. 112 che porta il nome del senatore Gasparri. Sono ben felice di aver contribuito alla ratifica di tutti i presidenti che si sono succeduti in questi ultimi undici anni, ma soprattutto mi fa piacere salutare in voi delle persone che vengono dal mondo della televisione e lo conoscono molto bene. Quindi, mi unisco al corale augurio di buon lavoro che hanno espresso i miei colleghi, che peraltro credo vi abbiano già posto tutte le domande possibili e immaginabili, dalle emergenze di varia natura al futuro. Pertanto, presidente e direttore, mi limito – è un record, nel senso di parlare assai poco – a porvi l'unica domanda che forse non è stata fatta. Parlando alla Camera, durante il voto sulla riforma, ho dato atto alla Rai di aver fatto una cosa molto bella: il concorso per i famosi cento giornalisti. Erano venticinque anni che la televisione pubblica non faceva una cosa così bella, che avrebbe dovuto trovare il consenso generale, perché è stata fatta davvero bene, con un autorevolissimo presidente della commissione come il direttore De Bortoli. Dunque, non c’è altro da dire che ringraziare la Rai che l'ha fatto. Tuttavia, anche alla luce delle domande che vi sono state poste sul futuro dell'informazione all'interno del servizio pubblico, vorrei capire come sarà possibile, immagino con un arco temporale definito, utilizzare questi cento bravi giornalisti – vorrei ricordare a tutti che sono i cento migliori su 4.000, quindi credo davvero che si sia raggiunto un ottimo risultato – e quali sono le vostre intenzioni a proposito del loro inserimento, che immagino graduale.

  LUIGI D'AMBROSIO LETTIERI. Porgo i miei auguri ai nuovi vertici della Rai, al presidente e al direttore generale, affinché la prospettiva che si apre davanti alla storia della Rai possa rappresentare motivo di rilancio e di garanzia di efficienza, di efficacia nel conseguimento degli obiettivi, di trasparenza nella gestione, di pluralità nella necessità di dar voce, tra l'altro, a tutte le componenti politiche, anche a quelle più piccole, perché questa è la pluralità e questa è la forza che diamo alla democrazia.
  Certamente l'arrivo dei nuovi vertici Rai coincide con un momento particolarmente complesso e difficile. È un momento di transizione, politica e per gli stessi assetti istituzionali dell'azienda, e le difficoltà di questa transizione – che, come tutte le transizioni, può portare anche delle prospettive di rinnovata speranza – coincidono con un momento particolarmente delicato.
  Ho apprezzato molto le vostre relazioni, come anche lo spirito critico e lo sforzo che è stato fatto nell'allungare lo sguardo alla ricerca di un modello nuovo, di un modello di servizio pubblico che palpiti con una società che non sempre si riesce a seguire nei suoi processi di evoluzione. Tuttavia, la scommessa che vi attende – e che ci attende, perché ci riteniamo impegnati accanto a voi nel dare il nostro modesto contributo, e in tal senso si svolgerà la mia azione in questa Commissione – è determinata a far fronte ad alcuni problemi. I problemi sono molti. Ho ascoltato le domande argute e le osservazioni puntuali e precise dei colleghi che mi hanno preceduto. Da ultimo credo che il senatore Verducci abbia centrato punti che sento, in modo particolare, vicini alla mia sensibilità. Per esempio, la rivoluzione digitale ha disegnato un mondo completamente diverso, rispetto al quale il servizio televisivo pubblico rischia di rimanere orfano di funzione e di potenziali interlocutori. Se guardiamo l'enorme platea, nell'intero pianeta, di centinaia di milioni di persone che con la rivoluzione digitale riescono a soddisfare – parzialmente, a mio avviso – le esigenze di informazione, di conoscenza e, se vogliamo, anche alcuni aspetti di educazione, credo che la sfida più grossa oggi sia proprio questa. Il cambiamento della nostra società e l'evoluzione demografica sono lo sfondo sul quale la rivoluzione Pag. 9digitale determina la spinta energica a trovare delle soluzioni più adeguate. Ho colto in fase embrionale – ma era giusto che fosse così in una relazione di presentazione – delle indicazioni. Se fosse possibile, mi farebbe piacere ricevere qualche informazione più dettagliata su quali sono i percorsi che l'azienda intende fare su questo versante, con quali energie, con quali risorse e anche, possibilmente, in quali tempi.

  CLAUDIO MARTINI. Intendo sollevare un tema più eccentrico rispetto a quelli trattati finora – che condivido – che però mi sembra di estrema attualità.
  Mi rivolgo al presidente e al direttore. Uno dei grandi temi di questi giorni è «comunicazione e terrorismo», cioè come si affronta la parte culturale e comunicativa della battaglia contro il terrorismo. Penso che questo sia un tema di estremo interesse perché – senza voler allargare troppo il discorso e per restare all'essenziale – nell'offensiva estremistica e terroristica c’è una forte componente culturale e soprattutto comunicativa. C’è un uso della comunicazione particolarmente sofisticato, o almeno così risulta, e questa è una componente inaggirabile della strategia di contrasto. Il tema sarebbe immenso, ma mi limito semplicemente a sollevarlo e a chiedere che vi sia una grande attenzione su questo punto, e non dubito che vi sia. Chiedo inoltre se ci sia già una riflessione in corso su come gestire il dilemma se trasmettere o meno le immagini, le notizie, se filtrarle o no, e come si governi una partita di questo tipo. Non è compito della Commissione di vigilanza entrare nel merito. Tuttavia, per una complessiva valutazione su come il servizio pubblico, quindi la Rai, si dimostra strumento efficace a servizio dei cittadini in un momento così drammatico, penso che qualche piccolo accenno alla questione non farebbe male.

  PRESIDENTE. Abbiamo circa 45 minuti per le risposte.

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Buonasera a tutti e grazie per questo prosieguo di lavori insieme. Partiremmo con il dare le risposte a quanto chiesto nella seduta scorsa. Per praticità, abbiamo raggruppato alcuni argomenti attorno ai nomi e ai temi sollevati, per evitare di ripetere le stesse cose a più riprese.
  Lasciatemi dire solo, in premessa, che ci sembrava importante partire dall'attualità, tra l'altro evocata anche da diversi interventi di oggi, e pertanto desidero sottolineare che ci sembra che Rai sia stata capace di far sentire la sua presenza negli eventi di Parigi, a partire dal venerdì 13 sera e per i giorni seguenti. Per noi questo è anche un modo per dire che l'azienda ha risposto con forza e grande capacità reattiva: c’è stata, si è fatta trovare dalle persone che ci cercavano, quindi è anche un modo per ringraziare tutte le persone dentro Rai – non sono certo solo quelle che si vedono davanti al video, assolutamente, ma ce ne sono molte altre dietro – e tutti quelli che hanno permesso a Rai di esserci davvero in ore così complicate. Aggiungo io un ringraziamento particolare al direttore generale per la rapidità con la quale è riuscito a mettere mano ai palinsesti. Non so quanto si sia notato – io credo molto – ma l'indomani, finite le dirette, non si è semplicemente ricominciato come il solito; c'era invece una Rai che si è saputa ripensare con la propria reazione allo sconvolgimento della notte precedente. Trovo che anche in questa capacità di ripensarsi nella modalità in cui si racconta il reale ci sia un pezzo fondamentale del servizio pubblico: è molto importante come raccontiamo le cose. Si tratta, senatore Martini, di un tema davvero centrale, quindi rimanderei la risposta al suo quesito a un momento successivo che condividerò con il direttore.
  Anticipo un piccolo passaggio. Vedo grande preoccupazione per come governiamo o potremmo governare l'azienda: francamente questa grande preoccupazione riesce solo a strapparmi un sorriso, perché abbiamo semplicemente in mente di avere un mandato che è comune e un mandato comune si esplica insieme. Ci Pag. 10sono le competenze, ci sono i ruoli, ma c’è una visione, un progetto e un'idea di fondo che uniscono le persone. Ed è un'idea facilmente riassumibile: ci piacerebbe immaginare che quando finiremo questo mandato lasceremo una Rai migliore di quella che abbiamo trovato e metteremo insieme tutte le nostre energie per arrivare a quel punto. Questa mi sembra una premessa indispensabile per poter continuare a dare risposte più puntuali.
  Partirei da un punto, sollevato, tra l'altro, dal senatore Rossi, dall'onorevole Peluffo e dall'onorevole Anzaldi, su elementi aggiuntivi e sulla questione degli audit realizzati dalla Rai e la loro relativa trasmissione all'autorità giudiziaria. Su questo vi preghiamo di credere che proprio la delicatezza del tema e il fatto che ci sono indagini in corso non ci danno alcuna possibilità di dare dettagli ulteriori in termini di risposta: è un tema di natura giudiziaria.
  Passerei alla questione, sollevata dall'onorevole Pisicchio, dal senatore Bonaiuti, dall'onorevole Peluffo e dal senatore Minzolini, del rinnovo della concessione e della definizione dei contenuti della missione di servizio pubblico. Devo dire che mai giornata più di oggi segna la contemporaneità tra le decisioni che si stanno prendendo e quello che poi verrà determinato, quindi è evidente che c’è un nesso tra le due cose. Ricordo solo alcuni passaggi chiave del testo di riforma in esame al Senato: la definizione dell'aumento della durata del Contratto di servizio da triennale a quinquennale, stabilendo dunque che continui l'intesa Agcom-MISE per la definizione delle linee guida seguendo gli indirizzi del Consiglio dei ministri; la delega al Governo per adottare un decreto legislativo per la modifica del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, con l'obiettivo di adeguare i compiti del servizio pubblico con riguardo alle diverse piattaforme tecnologiche – ed ecco che arriviamo ai discorsi evocati negli interventi di oggi – tenuto conto dei mutamenti intervenuti; l'incarico al MISE di avviare una consultazione pubblica sugli obblighi del servizio pubblico. Mi sembra assolutamente evidente che una risposta compiuta non si può dare oggi, mentre si sta chiudendo questo percorso. È un contesto in via di evoluzione. Quello che ci sentiamo di garantire è che è in corso e continuerà un dialogo serrato con le istituzioni su questo piano, per permettere di arrivare a una definizione comune di questi temi. Tra l'altro, tutto questo si collega in qualche misura anche alla definizione del nostro piano editoriale.

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. Una cosa che si può aggiungere, che risponde anche ad alcune vostre sollecitazioni, è che quella che abbiamo di fronte, secondo me, è una grandissima occasione. Rispetto al passato, come dicevamo anche nel primo incontro con voi – tra l'altro ringrazio tutti coloro che hanno notato la volontà di condivisione che c’è stata da parte nostra – siamo di fronte a una situazione per la quale qualcuno ha citato il modello inglese. È vero, anche lì avviene complessivamente su tempi più lunghi, ma il periodo riservato alla consultazione pubblica poi è abbastanza breve. Dunque, così come ha citato bene la presidente, sia pure sotto la guida del MISE, avremo nei prossimi mesi un'occasione reale e storica, nel senso che non era avvenuta prima, ma non perché non possa avvenire in futuro. Al contrario, a mio parere deve essere la norma in cui coinvolgere il maggior numero possibile di soggetti rispetto a questo tema.
  Credo che sia palese che questo è il ruolo del servizio pubblico oggi. Cito anche alcuni dei vostri interventi, laddove non viene mai messo in discussione che ci possa o ci debba essere un ruolo. In un mondo che si sta digitalizzando e si sta evolvendo, il tema concerne il ruolo del servizio pubblico, partendo ovviamente dall'informazione, che è l'elemento centrale, e arrivando a tutte le altre componenti che lo formano. Credo veramente che sarà un'occasione. È un processo che vede come ruolo guida il MISE, ma dove noi daremo il nostro contributo per far sì che sia un processo aperto, anche perché è l'unico modo per riuscire a dare forma Pag. 11alle aspettative di coloro che ricevono il servizio pubblico. È chiaro che in tutto questo va a confluire anche un tema di risorse complessive, per cui alcune cose saranno fattibili e altre no (poi parleremo di alcune questioni che avete sollevato). Penso che abbiamo anche la fortuna e l'opportunità che nei primi mesi del nostro mandato si sviluppi un percorso in cui si chiede a tutti quali siano le cose che dovremmo fare, che poi verranno cristallizzate dentro una concessione, da cui deriva un contratto di servizio pubblico, che definisce gli ambiti della continuazione del nostro mandato, visto che abbiamo già iniziato. Credo che questo sia molto positivo.

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Continuerei rispondendo ad alcune delle domande della scorsa seduta, in particolare sul tema delle assunzioni dall'esterno, che era stato trattato dai senatori Gasparri e Minzolini. Qui la risposta è abbastanza semplice. C’è necessita di alcune figure che in azienda non ci sono, cioè quelle strettamente legate alla trasformazione in media company. Dunque, è evidente che quando si evoca un'evoluzione significativa di Rai nella sua capacità di essere sulle piattaforme, di essere realmente e strutturalmente digitale e di immaginare programmazioni non lineari, tutto questo richiede competenze specifiche, non necessariamente presenti all'interno, e in molti casi non ci sono. Questo è una parte del discorso. L'altra riguarda la possibilità di acquisire competenze ulteriori rispetto a quelle che già ci sono dentro un'azienda. In questo senso, nell'azienda c’è un meccanismo consolidato di job posting che viene applicato, per cui, di fronte all'impossibilità di coprire le posizioni dall'interno o di fronte a valutazioni specifiche per cui le posizioni che potrebbero esser coperte dall'interno non funzionerebbero rispetto al progetto, ci si rivolge all'esterno. Mi permetto di aggiungere, come già avevo sostenuto l'altra volta – non è teoria mia, ma di persone che hanno costruito aziende di grandissimo successo che operano sul mercato della comunicazione – che c’è anche bisogno di un po’ di commistione con l'esterno per riattivare le risorse dell'interno e per offrire poi possibilità in più a chi c’è dentro. Non è un portar fuori per tarpare le ali, ma è un portar da fuori per riattivare meccanismi e processi che valorizzino anche chi è già all'interno.

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. Continuo su temi legati alle persone, in questo caso gli stipendi.
  I senatori Gasparri e Crosio, ma oggi anche l'onorevole Liuzzi e altri parlamentari hanno citato questo tema. Prima di tutto, per coloro che non ne fossero al corrente, vorrei raccontare, per inquadrare il tema, cosa ha fatto nello specifico l'azienda nei mesi passati – tra l'altro, mesi antecedenti al mio mandato. Innanzitutto va sottolineato che Rai ha applicato i tetti retributivi, sia quelli previsti dalla cosiddetta «legge Monti», sia quello nuovo introdotto dalla legge n. 89 del 2014, che ha comportato, come citavate, il passaggio di tutte le retribuzioni fisse lorde annue al tetto di 240 mila euro. Poi, a seguito delle indicazioni pervenute dal MEF, la Rai ha provveduto a formalizzare una serie di provvedimenti individuali che hanno riguardato 44 persone, tra dirigenti e giornalisti, che in quel momento avevano appunto uno stipendio superiore a quella cifra. Questo ha comportato inevitabilmente un appiattimento dei livelli retributivi, dovuto a questo tetto. Visto che, come sapete, abbiamo una natura mista di azienda che per metà è un servizio pubblico e per metà svolge anche attività commerciali che raccolgono pubblicità – non serve che ve lo racconti, lo conoscete molto bene – ciò ha fatto sì che alcune di queste figure diventassero più facilmente aggredibili dagli altri soggetti presenti sul mercato.
  Il 28 maggio 2015 – anche questa è storia nota – è stato emesso un prestito obbligazionario da 350 milioni di euro. Questo è importante dal punto di vista di una contestualizzazione, perché c'era un Pag. 12tema di finanziamento del debito. Questo finanziamento ha consentito la ristrutturazione del debito del gruppo a tassi molto vantaggiosi, visto che è stato ottenuto a un tasso dell'1,5 per cento, facendo risparmiare all'azienda circa 8 milioni di euro all'anno rispetto al costo...

  PAOLO BONAIUTI. Chi l'ha sottoscritto il prestito ?

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. Essendo un bond, è stato fatto un prestito obbligazionario sui mercati esteri, quindi è stato sottoscritto da vari soggetti che hanno contribuito a questo finanziamento di 350 milioni di euro. Nello specifico, è stato emesso sui mercati anglosassoni. È stato un finanziamento che ha permesso all'azienda di abbassare il costo del debito che invece era...

  PAOLO BONAIUTI. Avete emesso obbligazioni sul mercato estero ?

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. Assolutamente. Quello che è stato citato...

  PAOLO BONAIUTI. Cambiando con ciò la composizione azionaria o no ?

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. No, assolutamente. È solo un modo per finanziarsi.

  PRESIDENTE. Sono obbligazioni.

  PAOLO BONAIUTI. Possono essere conferibili in warrant o in altro modo.

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. Ci mancherebbe altro, anche perché siamo al 100 per cento pubblici e quello siamo rimasti. Come sapete, con l'emissione del bond il tetto agli stipendi è venuto meno. A quel punto, nell'ottica di provare a gestire correttamente il flusso decisionale, è stata commissionata a una società che probabilmente molti di voi conoscono, che si chiama HAY, leader mondiale del settore delle risorse umane, un'analisi per capire quali di queste figure avessero una retribuzione che fosse palesemente fuori mercato. A seguito di quest'analisi, 15 delle 44 persone che avevano visto una retribuzione ridotta sono state riportate ai livelli precedenti, pur rimanendo, secondo l'analisi di questa società, al di sotto dei livelli di mercato, e 4 sono state adeguate al mercato, pur rimanendo significativamente al di sotto della retribuzione precedente. Condivido queste notizie al fine di raccontare esattamente cosa è successo. Tutto questo ha portato, dal punto di vista di queste 44 persone, misurando lo stipendio complessivo su base annua prima e dopo gli interventi, un risparmio di 2 milioni di euro l'anno. Capisco molte delle considerazioni, quindi riconosco l'importanza del tema, ma allo stesso tempo la sfida che abbiamo di fronte – e credo che sia stato sottolineato da tutti voi – è estremamente impegnativa e va a incidere su un perimetro (anche dal punto di vista di difesa dei posti di lavoro, visto che questo è un interesse di tutti) di 13 mila persone. Queste sfide si fanno anche riuscendo a difendere le competenze che si hanno o in alcuni casi anche ad attrarne altre, ma in questo caso stiamo parlando di difendere le competenze che si hanno. Dal mio – e mi sento di dire nostro – punto di vista, il fatto di riuscire ad avere le competenze che permettano di compiere le azioni giuste per far sì che tutti coloro che lavorano in Rai possano avere una prospettiva lavorativa che si difenda anche dentro un contesto competitivo che cambia fortemente, è molto importante e riguarda la decisione che prenderemo, che si riferisca all'informazione, alla multipiattaforma, all'intrattenimento.
  In questo senso, credo che lo sviluppo riguardi non soltanto noi. Tenete conto che parliamo di cambiamento in un meccanismo di trasformazione e lo dico perché l'ho vissuto per un anno. Poste è un esempio di cosa significhi cambiare, in questo caso addirittura attraverso la privatizzazione, e mi sembra un esempio virtuoso di quanto è stato fatto nell'ultimo Pag. 13anno o poco più. Quello che stiamo cercando di fare è rendere la Rai un'azienda più normale, con le esigenze che hanno aziende come questa e con la necessità di riuscire a trovare il modo di difendersi, nel senso positivo, dal punto di vista aziendale e di modello di azione, perché credo che questo sia il modo per riuscire a difendere il ruolo di servizio pubblico. Applichiamo e applicheremo senza alcun indugio tutte le norme che ci arrivano, però è importante condividere questo concetto di come vediamo questa sfida molto impegnativa. Condividiamo con voi – e anche per questo ho tenuto a fare un ragionamento un po’ più articolato – il tema dell'assoluta trasparenza dei comportamenti, per cui non abbiamo nessun timore a raccontare nel dettaglio questo tipo di azioni.
  Passo a un altro tema rilevante sollevato da molti di voi e che riguarda l'informazione e, in questo caso, la prospettiva dell'informazione in un mondo che ci sta facendo capire di essere in ebollizione: lo sapevamo probabilmente anche prima degli attentati di Parigi. Al riguardo ringrazio la presidente per le parole spese prima rispetto alla nostra capacità di reagire in un momento complesso. Credo che tutto quello che faremo nell'ambito dell'informazione vada visto sotto quest'ottica. Oggi occorre riuscire a rispondere a un'esigenza molto chiara: ritengo che nei giorni immediatamente successivi abbiamo risposto molto bene, in maniera molto presente e appassionata e di ciò va dato merito a tutta l'azienda. Ovviamente questo non può essere messo da parte nel momento in cui andiamo a ripensare i temi legati all'informazione. Abbiamo cominciato un percorso, in consiglio di amministrazione e con il consiglio di amministrazione, di come il progetto che è passato attraverso il vostro vaglio possa essere arricchito, tenendo conto che oggi, per noi, il tema è riuscire a coprire tutti gli ambiti che sono necessari per far bene il nostro mestiere.
  Credo che i senatori Ranucci e Verducci e altri intervenuti abbiano citato la questione dei linguaggi e di cosa vuol dire oggi coprire queste iniziative. Come avete visto, abbiamo cercato di provare a coprire tutti gli ambiti, dall'informazione immediata di immagini in diretta ai telegiornali che cominciavano ad articolare il ragionamento, a ulteriori luoghi dove l'articolazione del ragionamento e dell'approfondimento diventava più strutturata ed evoluta. Ritengo che un servizio pubblico ben fatto debba coprire bene tutti gli ambiti. Esso non deve mai diventare, come è stato detto, un soggetto portatore di ansia non necessaria, ma per fare bene questo mestiere deve riuscire a raccontare e poi contestualizzare, in modo tale da dare alle persone gli elementi per riuscire a ritenersi debitamente informate. Ovviamente le persone si informano in mille modi, non solo con noi, però è anche vero – e lo avrete visto dai dati di ascolto – che nei momenti complessi il richiamo del servizio pubblico diventa più forte. Per questo sentiamo questa responsabilità in modo molto stringente. Il tema fondamentale di garantire massima pluralità, ma allo stesso tempo anche massima presenza, deve caratterizzare l'evoluzione del progetto. Di questo abbiamo parlato in consiglio di amministrazione, tra l'altro, tanto per essere chiari, prima degli avvenimenti di Parigi, e ne riparleremo questo giovedì nella stessa sede, anche perché è lì che si definisce il ruolo del servizio pubblico, anche rispetto ai cittadini che pagano il canone. Ovviamente non è solo quello, ma sicuramente quello è al centro delle nostre attività.
  Il senatore Rossi poneva una domanda sui prezzi della pubblicità. La verità è che la situazione è cambiata rispetto alla sua domanda e ricreare valore con gli innalzamenti dei prezzi dei listini e le diminuzioni degli sconti è una strategia che abbiamo provato ad applicare con successo fin dall'inizio dell'estate. Un articolo su Italia Oggi della settimana scorsa riferiva che Rai Pubblicità oggi è il soggetto che ha aumentato di più i listini sul mercato; nonostante la ripresa ci sia, sebbene non ancora solida, oggi non siamo certo nella situazione in cui possiamo essere tacciati come coloro che abbassano Pag. 14i prezzi sul mercato. La situazione, tra l'altro, sta andando bene dal punto di vista dei nostri ricavi e questo ci consente di farlo con forza, però va detto anche che questa decisione l'abbiamo presa insieme al direttore della concessionaria, ad agosto, appena arrivato, e ha funzionato molto bene nei mesi di settembre, ottobre e anche novembre...

  MAURIZIO ROSSI. È possibile avere dei dati ? Sarei felice di vedere questo cambio, perché sul mercato si dice esattamente l'opposto, ossia che il soggetto che fa più dumping in Italia, peraltro con un aiuto di Stato che è il canone, che è una cosa gravissima, è la Rai. O meglio, è stata la Rai, poi voi siete arrivati ad agosto e vedremo.

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. Vedrà le analisi dei mesi di settembre, ottobre, novembre e dicembre, e farà le sue valutazioni, ma sono molto sereno perché vedo i dati. Ovviamente alcuni sono confidenziali e non posso riferirli, però su questo mi sento di dire che la nostra politica commerciale oggi si basa su aumento dei listini e riduzione degli sconti. Questo avviene dal primo settembre e, essendo io arrivato il 5 agosto, non rispondo per quello che è successo prima. Avremo modo di confrontarci su questo tema senza problemi.
  Anche il tema della presenza Rai sul web è emerso da alcuni vostri interventi. È vero, su questo non siamo oggi un soggetto significativo. A un certo punto ho sentito parlare di digitalizzazione e rapporto con il web, ma non si deve fare confusione. Abbiamo in corso un progetto molto impegnativo e importante di digitalizzazione di tutta la nostra library e dei nostri studi. Abbiamo canali digitali, che sono i canali lineari che vanno sul satellite e sul digitale terrestre. Altro tema, però, è la nostra strategia multipiattaforma. Quello è il nostro punto più complesso, ma ci stiamo lavorando. Capisco l'esigenza, perché molti di voi si chiedono dove stiamo andando.
  Vi abbiamo raccontato le linee guida di quello che sarà il nostro piano. Stiamo costruendo il piano industriale che ha dentro sia la parte editoriale sia la parte economica. È un piano che, proprio per la sua complessità, è in corso di definizione e ci vorrà qualche mese per completarlo; sarà quello il piano che definirà le azioni anche di ordine economico. Non c’è dubbio, però, tanto per essere chiari, che in quell'ambito possiamo fare meglio. Per riuscire a costruire, digitalizzare e fare in modo che i diritti che abbiamo per le library in nostro possesso possano essere usati è necessario un certo tempo, perché non era stato fatto. Pazienza, da qualche parte bisogna cominciare. Non c’è dubbio che quel patrimonio a cui stiamo dando valore rimarrà per i prossimi futuri lustri della Rai. Quello, secondo me, è un valore molto elevato a cui daremo forma.
  Approfitto per rispondere anche alla domanda sui modelli a pagamento e mi permetto di chiarire, rispetto a quanto è uscito ieri, che non abbiamo nessuna intenzione di entrare nel mercato e di acquisire calcio a pagamento. Quello non è il nostro mestiere e non abbiamo mai avuto intenzione di farlo. Certo, abbiamo volontà di avere una strategia multipiattaforma molto incisiva e ci vorrà del tempo, per forza, visto che sono operazioni molto complesse. Tuttavia, secondo me non vanno scissi perché abbiamo come compito quello di ridare valore o dare valore, decidete voi, al canone – poi parliamo anche di quello – avendo in mente tutti coloro che usufruiscono oggi dei nostri contenuti nelle varie forme, siano esse televisive, radiofoniche, relative a internet.
  Per quanto riguarda l'altra domanda del senatore Gasparri che chiedeva come intendiamo gestire il contenzioso che effettivamente è cospicuo per un'azienda delle nostre dimensioni, quello che possiamo dire, anche citando il lavoro fatto da chi ci ha preceduto, è che dal punto di vista quantitativo le cause giuslavoristiche sono scese da 1.350 a 978 in due anni, riducendosi del 28 per cento. È mia ferma Pag. 15volontà continuare questo tipo di riduzione perché non è fisiologico per un'azienda di 13.000 dipendenti avere cause che due anni fa coinvolgevano il 10 per cento del personale. Adesso è stata abbassata la soglia sotto i 1.000, però è ovvio che questa è un'azione che deve essere continuata in questo senso.
  L'onorevole Peluffo chiedeva chiarimenti rispetto ad alcuni aspetti. In merito alla disponibilità della Rai di investire negli spazi che hanno ospitato l'Expo il nostro atteggiamento è aperto. La Rai non può non affrontarlo in stretto coordinamento con le altre istituzioni. In questo momento si stanno formando i luoghi dove verranno prese queste decisioni e stiamo cercando di capire in che modo poter interloquire positivamente per capire perché non siamo in una fase decisionale, ma in una fase di comprensione di quali possano essere le condizioni. Come dicevo, il nostro atteggiamento è aperto. Poi, nel momento in cui comprenderemo le condizioni, potremo prendere una decisione in merito.
  Sul rilancio delle sedi regionali, il rapporto con il territorio è uno degli elementi più importanti che ci caratterizza e di questo credo che non debba convincere nessuno. Credo che il rapporto sia particolarmente importante in un Paese come il nostro dove le realtà locali per la nostra storia – senza andare troppo indietro nel tempo – hanno sviluppato una positiva diversità che dà valore al Paese. Il TGR con le sue strutture, che possono essere consentite, tanto per essere chiari, solo a un servizio pubblico, perché sarebbe impensabile per chiunque averne di quel tipo, ha un valore enorme per noi in quanto permette un dialogo quotidiano con tutto il Paese. Tale aspetto, tanto per farvi un esempio rispetto alla prospettiva, va valorizzato assolutamente e va valorizzato, se pensate alla prospettiva futura, anche in tutti i modi in cui riusciremo e potremo arrivare alle persone, come si dice in gergo, in modo «non lineare». Oggi, comunque sia, la TGR funziona ancora e noi ne siamo molto contenti. Tuttavia, se uno vuole avere informazione attraverso di noi, è più facile se guarda il telegiornale regionale. Certo, speriamo che le persone lo guarderanno per sempre, però, detto questo, accompagnarlo magari ad altri modi, affinché si possano anche ricevere queste informazioni in altra maniera, penso che sia assolutamente da fare.
  Vorrei rispondere alla domanda sul nuovo canale dedicato all'enogastronomia. La verità è che occorre riuscire a capire quale tipo di iniziative possano essere incluse nel nuovo piano industriale. È chiaro che è un ambito che nel Paese è molto rilevante in cui ci si può anche chiedere cosa raccontare di sé fuori dal Paese. In merito, qualcuno ha citato il rapporto che abbiamo con l'estero in questo momento identificato, come sapete, in primis dal canale Rai Italia. Dico solo che la questione riguarda anche il perimetro e le risorse per capire quante cose possano essere fatte in quest'ambito.
  Per quanto riguarda la domanda sulla nomina del rappresentante dei lavoratori della Rai nel nuovo consiglio d'amministrazione, tenete conto che questi aspetti saranno figli dell'approvazione della nuova riforma, quindi sarà nostro compito poi, una volta approvata, applicare tutte le modalità indicate: la trasparenza nella procedura di voto con avviso pubblicato nel sito internet istituzionale almeno 60 giorni prima della nomina; la partecipazione al voto di tutti i dipendenti titolari di un rapporto di lavoro subordinato; l'accesso alla candidatura di soli soggetti che abbiano i requisiti previsti dalla riforma stessa; la presentazione delle candidature da parte di una delle organizzazioni sindacali firmatarie del contratto collettivo integrativo dalla Rai o da almeno 150 dipendenti almeno 30 giorni prima della nomina.
  C’è una domanda del senatore Airola rispetto alle modalità di selezione delle società di produzione esterne. Su questo tema ricordo che applichiamo il codice Pag. 16degli appalti pubblici e in secondo luogo che il criterio di scelta è normalmente rappresentato dall'offerta economicamente più vantaggiosa.
  Poi, il senatore Airola chiedeva anche chiarimenti sull'ipotesi che la Rai potesse sviluppare una propria offerta a pagamento, anche in relazione all'ingresso Netflix sul mercato italiano. Come anticipavo prima, in questa fase – cosa che abbiamo condiviso con voi rispetto all'ipotesi di scenario – stiamo facendo le analisi di tutti i diritti della nostra produzione quotidiana. Tanto per essere altrettanto espliciti, non credo che il servizio pubblico possa comprare i diritti di prodotti americani o, come dicevo prima, ad alto valore, come lo sport, per dare un servizio a pagamento. Ciò è fuori dal perimetro delle nostre iniziative e credo che debba rimanere fuori. Ripeto, altra cosa è valorizzare tutto quello che facciamo e che stiamo cercando di analizzare in dettaglio, in quanto in alcuni casi abbiamo i diritti, in altri casi diritti condivisi con terzi e in altri ancora non abbiamo i diritti. Stiamo facendo questo grande lavoro: abbiamo già fatto la gara e siamo partiti con l'analisi di 17.000 contratti. Lo dico per darvi la dimensione anche del valore non soltanto del lavoro perché tutto ciò si fa una volta sola e chiunque arriverà dopo di noi si troverà secondo me un bel lavoro fatto per usare tutto questo materiale che avremo «clear», cioè liberato dal punto di vista dei diritti.
  Il senatore Buemi proponeva di disporre le indicazioni in merito al valore medio degli stipendi in Rai. Su questo aspetto segnaliamo che il sito della Rai riporta i compensi concernenti i titolari di incarichi dirigenziali, quindi di dirigenti giornalisti con funzioni direttive, ovviamente aggregati per fasce. Inoltre, ci chiedeva di avere informazioni sul costo dei programmi. Anche qui abbiamo pubblicato integralmente il bilancio, redatto secondo i criteri della contabilità separata, che contiene molte informazioni sulle modalità di allocazione delle risorse in funzione dell'attività delle varie aree aziendali. Poi, ci chiedeva di intervenire su alcuni casi di programmi di approfondimento informativo che presentano eccessivi livelli di rissosità. Ho preferito mantenere come ultima questa risposta perché credo – ovviamente ognuno ha i suoi parametri e non vogliamo prenderci un merito che non abbiamo – che in questa stagione stiamo vedendo uno sforzo reale nel provare a rendere più comprensibile ciò che viene fatto. In effetti, anche molti di voi hanno citato – rispetto il pensiero di tutti – il fatto che in una trasmissione ci possano essere più ospiti che in un'altra, però oggi credo che sia già un risultato non avere così diffusa la sensazione, come veniva detta in gergo, di «pollaio» o di rissa nei nostri programmi. Credo sia una cosa difficile da confutare e risponde al fatto che c’è stata una riflessione rispetto a come trattare il contenuto. Certo, sia ben chiaro si può sempre far meglio, però credo che questo risultato sia difficile da negare e quest'aspetto, devo essere franco, soprattutto nel momento delicato che stiamo affrontando oggi, è secondo me molto utile. Ripeto si può sempre far meglio e cercheremo sicuramente di fare meglio.

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. C'era un passaggio che riguardava direttamente il consiglio e che veniva sollevato tra l'altro dall'onorevole Pisicchio sulla questione dei componenti del consiglio di amministrazione che sono in pensione e che sono Diaconale, Guelfi, Freccero e Mazzuca. C’è un parere molto preciso in questo senso dell'azionista che rimanda all'assemblea dei soci in fase elettiva in cui si specifica che si applicano le disposizioni dell'articolo 5 comma 9 del decreto legge n. 95 del 6 luglio 2012 che stabilisce l'assoluta gratuità della carica per soggetti già lavoratori privati o pubblici collocati in quiescenza, quindi da questo punto di vista c’è un parere vincolante che abbiamo recepito come tale. Pag. 17
  Direi che possiamo passare alle risposte alle domande di oggi.

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. Posso partire dal tema del canone, visto che è stato toccato da molte persone.
  Sul canone siamo la società che ne è oggetto, nel senso che ne sarà beneficiaria, quindi vedremo alla fine dell'iter legislativo cosa ci aspetta. Non credo che possiamo esprimerci molto su un tema che ci riguarda. L'unica cosa che possiamo dire, però, e che riguarda l'aspetto di un'azienda che vive questo percorso, è che sicuramente l'idea di dare all'azienda risorse certe nel tempo è una cosa che permette di lavorare pianificando meglio le attività che abbiamo citato oggi, siano investimenti su multipiattaforma o qualunque altra cosa. Inoltre, soprattutto una volta superato il primo anno perché ogni volta che si cambiano queste cose si hanno scompensi inevitabili dal punto di vista di capacità di previsione dei ricavi, questa prospettiva secondo me sarà positiva. Abbiamo un'intera struttura che si occupa di canone: oltre alla riduzione del canone – come abbiamo detto la scorsa volta abbiamo il canone più basso di tutti i servizi pubblici – l'analisi della nostra struttura è che così si tenderebbe a diminuire l'evasione, la cui elevata percentuale costituisce un elemento di particolare contrarietà da parte di coloro che pagano regolarmente il canone. Questo è quello che possiamo dire. La competenza adesso è del Parlamento, non nostra. Nel momento in cui l'iter sarà compiuto, daremo tutto il nostro supporto a tutti i soggetti con cui stiamo interagendo da un punto di vista tecnico, con il coinvolgimento della nostra struttura canone. La gestione di un database di più di 20 milioni di famiglie è una esperienza molto interessante dal punto di vista tecnico.
  Non so se ci sono altre domande.

  PRESIDENTE. C'era la domanda sul ricorso contro il prelievo da parte del precedente consiglio di amministrazione che ho sentito porre da più commissari.

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. Il ricorso, che riguarda i 150 milioni di euro è stato presentato dal precedente consiglio ed è tuttora pendente: non c’è stata ancora la decisione di primo grado. In quanto gestori dell'azienda, stiamo appunto difendendo la prospettiva dell'azienda. La speranza è che questi interventi sul canone, oltre a dare certezza di risorse, evitino il crearsi di questo tipo di situazioni che non sono mai virtuose, quando ci sono soggetti l'uno contro l'altro nell'ambito dell'amministrazione dello Stato. Rispetto alla domanda che è stata fatta e che è stata allegata vi diciamo di aspettare che la legge di stabilità arrivi in fondo per dare un giudizio su quello che avverrà rispetto al canone.
  Per quanto riguarda l'identità italiana nel mondo, è stato chiesto cosa può fare il servizio pubblico, come può incrociare quest'aspetto con gli under 35 e come viene sviluppato. Questo è esattamente quello che pensiamo debba essere sviluppato nel piano industriale che stiamo predisponendo. L'identità italiana nel mondo si fa sicuramente con i contenuti: tale aspetto è al centro del progetto, ma oggi si fa anche con la comunicazione e con la distribuzione dei contenuti. Naturalmente, è per questo che avete capito quanto siamo convinti che l'investimento sulla distribuzione multipiattaforma ci possa aiutare.
  Sullo sport nella piattaforma a pagamento abbiamo già risposto.

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Vorrei fare un passaggio veloce su quello che diceva il senatore Verducci sulla credibilità del riconoscimento sociale. Si tratta di un tema che esce fuori da quello che stiamo dicendo rispetto al progetto che abbiamo ed è chiaro che è un tema fondamentale. In tal senso, mi ricollego anche a quello che diceva il senatore Scavone, cioè cosa significa essere lì in Pag. 18mezzo come Rai in un momento in cui cambia tutto il contesto. Posso rispondere che significa per esempio mantenere una forte riconoscibilità e una forte affidabilità, cioè rivalorizzare le professionalità, anche quelle interne, che è un altro dei temi scaturito dagli interventi. Penso che questo atteggiamento che stiamo avendo di riorganizzazione e di ripensamento anche delle funzionalità dei vari pezzi dell'azienda abbia a che fare col fatto che le diverse professionalità possano ripensarsi e rimettersi in gioco. È difficile oggi essere centrali in uno schema mediatico, se non si è i migliori in quel campo, per questo dicevamo prima che andare verso la media company vuol dire chiamare a bordo anche professionalità specifiche, per esempio sulla capacità di trasformare i nostri contenuti. Noi abbiamo un po’ questa visione telecentrica per certi aspetti e dobbiamo appunto muoverci da lì. Bisogna fare un passaggio significativo per continuare a essere credibili, come lo si è stati per decenni nell'ambito televisivo, in un ambito assai più complesso.
  Poi magari rispondiamo anche alla domanda del senatore Lainati sulla questione dei «cento» del concorso perché è un passaggio interessante, sia per come il concorso è stato fatto sia per come intendiamo l'inserimento.

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. Grazie per la domanda perché non so se non siamo stati abbastanza bravi nella comunicazione dell'evento. È stato un processo molto articolato che, con la presidenza di Ferruccio De Bortoli, ha portato a cento nomi che ci hanno inorgogliti, perché sono nomi di altissimo livello. Alcuni ci hanno chiesto di mantenere la privacy perché, come sapete, è una lista che possiamo usare per i prossimi tre anni. Con la direzione di testata e la direzione del personale stiamo pensando a un meccanismo di inserimento che miri a usare bene le risorse, ma che deve anche combaciare con le aspettative di queste persone. Si tratta di un tema estremamente importante che verrà discusso a valle della discussione sul tema del ripensamento delle news perché si tratta di un valore da utilizzare bene per non disattendere le aspettative. Posso dire che, se avevamo bisogno del fatto che la Rai venisse percepita come soggetto centrale dal punto di vista dell'informazione, è sufficiente vedere questa lista e uno si toglie qualunque dubbio, quindi la ringrazio di nuovo per la domanda.
  Vorrei ora rispondere a quanto chiesto dall'onorevole Liuzzi rispetto ad alcuni temi legati al rapporto tra servizio pubblico e risorse, partendo da Rai 4 che già oggi ha un valore superiore a prima, perché siamo riusciti a darle più visibilità. Detto questo, stiamo costruendo un progetto che vedrà la luce all'inizio del prossimo anno di cui non posso ancora parlare, perché lo faremo in maniera pubblica, e mira a coprire uno spazio di linguaggio complementare a quello di Rai Uno, Rai Due e Rai Tre: un progetto che tende a incrociare i Millennials e anche un pubblico più adulto.
  In quel caso, la strategia è quella di riuscire a occupare uno spazio che non avevamo e che si colloca tra le tre le reti generaliste e il mondo multipiattaforma. Certo, rimane un mondo lineare, quindi è il mondo classico dal punto di vista del tipo di acquisti e del tipo di impaginazione, però è uno spazio che non occupavamo. Credo di avere già detto in modo chiaro che come servizio pubblico dobbiamo essere inclusivi in tutti i sensi, anche in termini di pubblico, il che significa che dobbiamo preoccuparci di provare a interloquire con tutti i pubblici.
  Circa le domande sul gioco d'azzardo e la pubblicità sui canali per bambini, confermo che rispetto al canale Rai YoYo, quello più prescolare e i canali di cultura, dal primo maggio toglieremo la pubblicità perché abbiamo già svolto i necessari ragionamenti su azioni e risorse: dato che siamo un'azienda, dovevamo combinare tali aspetti. Su ulteriori iniziative, oltre a quelle che ci verranno chieste dal contratto del servizio pubblico e che quindi Pag. 19ovviamente diventano la nostra linea guida, stiamo valutando, in quanto dobbiamo fare un ragionamento che riguarda il rapporto tra risorse e azioni, ma non ho dubbi che il servizio pubblico debba essere un luogo totalmente rassicurante, non dal punto di vista del tono, ma editoriale, perché è un luogo dove sapere cosa trovare. Senatore Verducci, userò una delle sue espressioni. Lei ha detto che il servizio pubblico è stare nel mercato sapendosi distinguere. In effetti, abbiamo una doppia natura che è una nostra forza perché non credo al modello di servizio pubblico stile PBS che è molto bello, ma che ha un peso sulla cultura popolare pari quasi a zero. Con questo spero di aver risposto anche alla domanda sul rapporto con i Millennials.
  C’è un'altra cosa in cui credo molto e che, lo riconosco, è in fase di gestazione perché non era parte dei nostri ragionamenti e che i fatti di Parigi ci pongono dal punto di vista dei servizi pubblici come tema che lei ha chiamato della «cultura euro-mediterranea». Ora, partendo proprio dalla cultura europea, visto che tutti hanno sostenuto che questi attacchi terroristici vanno a incidere o vorrebbero incidere sul nostro modo di vivere che pure ha delle differenze rispetto a quello dei francesi e degli inglesi, la verità è che i fatti del teatro Bataclan, dello stadio e del ristorante, alla fine sono attività comuni, per cui capire se c’è la possibilità di un racconto che non riguarda coproduzioni, ma che possa diffondere il contenuto europeo tra soggetti europei e che vada nel senso probabilmente sempre maggiore di includere, credo che sia un tema che si porrà ed è per questo che lo cito. Mentre sugli altri aspetti abbiamo la ferma intenzione di andare avanti, questa è invece solo una riflessione e non so a che cosa porterà: una riflessione che secondo me sicuramente va fatta rispetto al modo in cui i servizi pubblici debbano fare qualcosa per riuscire a rappresentare anche un'identità europea, come somma di parti. Spero di aver risposto anche alle altre domande.

  PRESIDENTE. Senatore Airola, velocemente visto che siamo in chiusura.

  ALBERTO AIROLA. Direttore, grazie mille. Nella risposta sugli appalti è stato un po’ vago. Io mi lamentavo degli appalti al ribasso che sono permessi per legge, ma che in qualche modo possono veramente pregiudicare la qualità del servizio pubblico, e mi riferivo per esempio a un appalto che aveva il 40 e passa per cento di sconto, domandandomi se poi uno manderebbe il figlio in una scuola che fa un appalto per la mensa al 50 per cento di ribasso. Era un po’ questo il tema. Vorrei solo sapere se avete intenzione di agire su questo punto.

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. Le logiche della gara al massimo ribasso sono logiche che hanno avuto lo scopo di cercare la massima efficienza proteggendo il servizio. Tuttavia, questa cosa è vera nel momento in cui il servizio è una pura «commodity», cioè è puramente scambiabile. Ripeto, è una cosa estremamente delicata per cui al momento le gare si fanno così, quindi questo è il modo con cui vengono valutate le offerte che riceviamo. Stiamo cercando di provare a capire come si possano introdurre elementi che riescano a combinare prezzo e servizio perché il rischio in questi casi è che la tensione all'eccellenza rispetto alla realizzazione dei servizi possa essere ostacolata dalla logica del massimo ribasso. È un tema che stiamo valutando con l'organizzazione, con gli acquisti, perché comunque siamo un'azienda pubblica, e dobbiamo sempre essere attenti a qualunque variazione di queste logiche. In questo momento, per dare una risposta, la logica è quella. Inoltre, credo sia ragionevole riuscire a trovare modi trasparenti che possano includere l'elemento costo e l'elemento servizio, perché poi è la trasparenza che riesce a essere il più grosso deterrente per i comportamenti anomali. Ripeto, su questo tema stiamo lavorando.

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  PRESIDENTE. Solo un chiarimento sulla pubblicità su Rai YoYo: sarà dunque eliminata dal primo maggio ?

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. Sì.

  PRESIDENTE. E su quali altri canali ?

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. I canali di cultura che per noi sono Rai Cinque e Rai Storia.

  PRESIDENTE. Però non ancora la pubblicità del gioco d'azzardo.

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. No.

  PRESIDENTE. Ringrazio la presidente e il direttore generale della Rai e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.35.