XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 122 di Giovedì 19 novembre 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 

Audizione di Alfonso Sabella, già assessore alla legalità del comune di Roma:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 
Sabella Alfonso , già assessore alla legalità del comune di Roma ... 3 
Mirabelli Franco  ... 8 
Sabella Alfonso , già assessore alla legalità del comune di Roma ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 9 
Mirabelli Franco  ... 9 
Sabella Alfonso , già assessore alla legalità del comune di Roma ... 9 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 
Fava Claudio (SI-SEL)  ... 10 
Sabella Alfonso , già assessore alla legalità del comune di Roma ... 10 
Fava Claudio (SI-SEL)  ... 11 
Sabella Alfonso , già assessore alla legalità del comune di Roma ... 11 
Lumia Giuseppe  ... 12 
Sabella Alfonso , già assessore alla legalità del comune di Roma ... 13 
Lumia Giuseppe  ... 13 
Sabella Alfonso , già assessore alla legalità del comune di Roma ... 13 
Lumia Giuseppe  ... 13 
Sabella Alfonso , già assessore alla legalità del comune di Roma ... 14 
Lumia Giuseppe  ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Sabella Alfonso , già assessore alla legalità del comune di Roma ... 14 
Esposito Stefano  ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 18 
Bindi Rosy , Presidente ... 18 
Costantino Celeste (SI-SEL)  ... 18 
Sabella Alfonso , già assessore alla legalità del comune di Roma ... 19 
Fava Claudio (SI-SEL)  ... 19 
Sabella Alfonso , già assessore alla legalità del comune di Roma ... 19 
Fava Claudio (SI-SEL)  ... 19 
Sabella Alfonso , già assessore alla legalità del comune di Roma ... 19 
Bindi Rosy , Presidente ... 19 
Sabella Alfonso , già assessore alla legalità del comune di Roma ... 19 
Bindi Rosy , Presidente ... 20 
Sabella Alfonso , già assessore alla legalità del comune di Roma ... 20 
Bindi Rosy , Presidente ... 20 
Sabella Alfonso , già assessore alla legalità del comune di Roma ... 20 
Bindi Rosy , Presidente ... 20 
Sabella Alfonso , già assessore alla legalità del comune di Roma ... 20 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 21 
Bindi Rosy , Presidente ... 22 
Sabella Alfonso , già assessore alla legalità del comune di Roma ... 22 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 22 
Sabella Alfonso , già assessore alla legalità del comune di Roma ... 22 
Esposito Stefano  ... 22 
Bindi Rosy , Presidente ... 22

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE ROSY BINDI

  La seduta comincia alle 14.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione di Alfonso Sabella, già assessore alla legalità del comune di Roma.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di Alfonso Sabella, già assessore alla legalità del comune di Roma.
  L'audizione rientra nel filone di inchiesta dedicato a «mafia capitale» ed è dedicata, in particolare, a un approfondimento sulla situazione della criminalità organizzata a Ostia. Com’è noto, Ostia è il X municipio del comune di Roma Capitale ed è stato sciolto per infiltrazioni mafiose ai sensi dell'articolo 143 del testo unico degli enti locali. Attualmente il X municipio è in gestione provvisoria affidata alla commissione straordinaria presieduta dal prefetto Vulpiani, nominato con decreto del Presidente della Repubblica del 27 agosto 2015.
  Ricordo che il dottor Sabella durante il suo mandato di assessore alla legalità e trasparenza della giunta del sindaco Marino ad aprile scorso era stato delegato all'esercizio sostitutivo delle funzioni amministrative di presidente del X municipio e che in tale ambito si era occupato dell'amministrazione locale e, in particolare, delle questioni connesse alla gestione delle spiagge.
  Do, pertanto, la parola al dottor Sabella, ringraziandolo per la sua presenza e per la sua disponibilità.

  ALFONSO SABELLA, già assessore alla legalità del comune di Roma. Grazie, presidente. Grazie per l'opportunità. Saluto i parlamentari presenti.
  Io volevo semplicemente fare una piccola precisazione. Quando il presidente Tassone, presidente del X municipio di Roma, presentò le sue dimissioni, nei venti giorni previsti dal TUEL per la conferma delle stesse dimissioni io assunsi immediatamente un incarico su Ostia, che era quello di delegato sul litorale, con la competenza sulle spiagge. Ostia ha uno statuto particolare rispetto agli altri municipi di Roma, perché durante la giunta Alemanno fu stabilita la competenza esclusiva di Ostia per le concessioni sul litorale e per il verde. Rispetto agli altri municipi di Roma le concessioni venivano gestite direttamente dal municipio, da un ufficio che si chiama UOAL (Unità organizzativa ambiente e litorale), incardinato nel municipio di Ostia.
  Quando il presidente Tassone presentò le sue dimissioni, prima ancora che ne confermasse l'efficacia, rimise la delega sul litorale nelle mani del sindaco, che la passò a me. Quindi, io ho avuto un primo periodo in cui mi sono occupato di Ostia.
  Devo dire che di Ostia io mi ero già un po’ occupato quale assessore alla legalità per quanto riguardava la questione proprio dei varchi e del lungomuro. Ero Pag. 4andato a Ostia già all'inizio del mio mandato in Campidoglio e avevo preso atto di una situazione di sostanziale illegalità che c'era nel rilascio delle concessioni e soprattutto nel mancato accertamento delle innumerevoli violazioni delle concessioni e delle norme di legge, soprattutto quelle regionali, previste dal nostro ordinamento.
  Quando poi il presidente Tassone ebbe a confermare le sue dimissioni, dopo un breve periodo – credo a fine aprile – io ho svolto le funzioni di delegato del sindaco sul municipio, così come previsto dal TUEL, delega che è durata fino al 27 agosto, quando poi il municipio di Ostia è stato sciolto per infiltrazioni mafiose, come tutti voi sapete.
  Di Ostia io mi ero già occupato quando facevo il PM a Palermo, nell'ambito dell'indagine, non so se la ricordate, quando il noto boss e narcotrafficante Pasquale Cuntrera fu scarcerato per errore dal carcere di Parma per un disguido che coinvolse la procura generale di Palermo. Fu un fatto che ebbe un clamore nazionale, perché furono chieste anche le dimissioni e furono presentate mozioni di sfiducia nei confronti dei Ministri della giustizia e dell'interno dell'epoca. Il procuratore generale di Palermo, il dottor Rovello, poiché io ero abbastanza esperto nella ricerca dei latitanti, mi chiese di occuparmi anche di Cuntrera.
  Io arrestai Cuntrera. Riuscimmo ad arrestarlo in Spagna a Fuengirola proprio seguendo una famiglia, i Triassi di Ostia. Fu un pentito di cui io mi avvalevo all'epoca, tale Giovanni Garofalo, a dirmi che aveva sentito parlare di questi «Triassi» – così mi disse all'epoca – di Ostia come persone legate alla famiglia di Brancaccio, che avevano comunque dei contatti con Cuntrera.
  Tra l'altro, io avevo acquisito i tabulati delle cabine telefoniche presenti davanti al carcere di Parma quando, al momento della scarcerazione di Cuntrera, avevamo trovato che proprio da una di queste cabine era partita una telefonata diretta al numero di telefono dei Triassi. Da lì poi, con tutta una serie di triangolazioni, riuscimmo a capire che questo telefono veniva contattato da altre cabine telefoniche, questa volta installate a Fuengirola in Spagna.
  Con lo SCO, all'epoca anche grazie alla collaborazione del compianto dottor Calipari, mandammo un ufficiale in Spagna, che tra l'altro si sovrappose con un'indagine del ROS sul traffico internazionale di stupefacenti che partiva sempre dai fratelli Triassi. SCO e ROS insieme trovarono vicino a quelle cabine Pasquale Cuntrera e non ci fu nemmeno bisogno di fare intercettazioni. Io avevo fatto una rogatoria al Regno di Spagna per le intercettazioni, ma non ce ne fu nemmeno bisogno.
  La mia consapevolezza che a Ostia ci fossero famiglie mafiose risale, quindi, già a diversi anni fa. Stiamo parlando del 1997. Quando io arrivo a Ostia, per quanto riguarda le mafie tradizionali, noto che c’è una presenza, al di là di quello che avevo letto negli atti di «Nuova alba», delle mafie sul territorio.
  Una delle prime vicende con cui mi scontro è quella della palestra degli Spada. Si trattava di una palestra, la Femus, che era stata installata in un immobile di proprietà del comune di Roma e su cui nessuno aveva mai fatto niente. Ancorché il titolare, o meglio i titolari, Roberto Spada e la moglie Elisabetta Ascani, gestissero questa palestra, la palestra era in un immobile di proprietà del comune. Nessuno li aveva mai mandati via, nonostante quell'immobile fosse occupato praticamente in modo abusivo.
  La cosa che io ho rilevato principalmente a Ostia è stata la quantità di omissioni, cioè il fatto che non venisse fatto nulla per far rispettare la legalità. Il primissimo atto che ho fatto, quando addirittura non ero ancora delegato del sindaco, fu l'abbattimento dei chioschi abusivi a Castel Porziano. Su Castel Porziano si era creata tutta una serie di superfetazioni di chioschi che erano stati costruiti dall'ente comunale di consumo del comune di Roma negli anni Sessanta. Si trattava di chioschi in muratura di 66 metri quadrati, che erano diventati 700-800, tra l'altro nella riserva di Castel Porziano, che è di proprietà della Presidenza Pag. 5della Repubblica, ma che è stata concessa, è stata regalata al comune di Roma.
  La cosa che mi stupì fu il fatto che io organizzai un grande spiegamento di forze perché pensavo di trovare un mare di opposizione da parte dei titolari di questi chioschi e, invece, non trovai assolutamente nulla. Poi capii la ragione: non si aspettavano che un provvedimento amministrativo venisse realmente eseguito, perché evidentemente la regola era che i provvedimenti si facevano, ma non si eseguivano. Per la prima volta, quindi, abbiamo cominciato a porre in essere dei provvedimenti amministrativi, anzi a eseguire quei provvedimenti amministrativi.
  Lo stesso discorso si applica con i varchi sul litorale, perché per gli stabilimenti balneari a Ostia le concessioni sono in tutto settantuno. C’è una gestione particolare che riguarda la parte di Capocotta, perché all'epoca in cui c'era Marco Pannella, che era consigliere comunale di Roma, fu emanata una delibera con cui proprio quella riserva di Capocotta fu tolta dalla competenza del municipio per rimanere al dipartimento ambiente. Poi ci fu un pasticcio con la giunta Alemanno e ancora oggi non si capisce bene se la competenza sia del comune di Roma o del municipio di Ostia.
  Poiché sapevo che quella era una criticità, che comportava una difficoltà di gestione da parte del municipio di Ostia della competenza sulle concessioni, feci approvare in giunta, ma non in consiglio – non abbiamo fatto in tempo a farlo in consiglio – una modifica allo statuto capitolino per far ritornare al comune di Roma la competenza sulle concessioni sul lungomare.
  Le concessioni sono in tutto settantuno. Io le ho fatte verificare più o meno tutte e ho trovato veramente tantissime irregolarità e soprattutto tantissime condizioni che possono portare, anzi che dovrebbero portare alla decadenza di molte concessioni, perché ci sono violazioni palesi delle concessioni stesse.
  Io in quel caso ho fatto un errore gravissimo, che è stato quello di affrontare questo aspetto sul piano politico, rimandando l'attività che avrei dovuto forse compiere un po’ prima alla fine della stagione balneare, per non creare pregiudizi ai cittadini e a coloro che volessero usufruire del mare. Ho ritenuto di rimandare tutto dal 1o ottobre in poi, ma purtroppo le vicende che hanno riguardato il comune di Roma mi hanno impedito di completare il lavoro.
  Il lavoro voleva essere quello di revoca o di avvio dei procedimenti di decadenza delle concessioni su cui sono stati consumati numerosi abusi edilizi che sono stati occultati – lo dico con cognizione di causa – presso l'ufficio condono edilizio di Roma, dove praticamente giacciono delle pratiche con domande di condono che sicuramente saranno rigettate, visto che si tratta di abusi edilizi commessi sul demanio in zona ampiamente vincolata. Dovrebbero essere rigettate de plano.
  Ciò, invece, non è avvenuto e tali pratiche sono state messe insieme al calderone delle oltre 200 mila pratiche di condono edilizio che vengono gestite dal comune di Roma. Lì sarebbero giaciute per anni se non fossi intervenuto io, chiedendo al dirigente dell'ufficio condono di tirarle fuori dal mucchio e di istruirle, cosa che so che avrebbe dovuto cominciare a fare. Non so, però, che cosa sia accaduto successivamente.
  Per quanto riguarda gli aspetti della mafia tradizionale, devo dire che sono successe alcune cose molto particolari. Quando io sono arrivato a Ostia, ho preteso immediatamente che venissero sostituiti tutti i dirigenti. In particolare, sono arrivati un nuovo direttore del municipio, un nuovo direttore dell'UOAL, era stato sostituito da poco il direttore dell'ufficio tecnico, e una nuova direttrice dei servizi sociali. Sono successi diversi episodi che magari non hanno alcun collegamento tra loro, ma che mi hanno confermato quanto sia inquietante lavorare in quel territorio.
  La dottoressa Proverbio, dirigente del municipio, era appena arrivata. Al primo o secondo giorno da quando aveva assunto le funzioni trova la sua macchina Pag. 6parcheggiata negli stalli destinati al direttore del municipio di Ostia davanti al municipio con i vetri infranti.
  Qualche giorno dopo la direttrice dei servizi sociali subisce un bruttissimo tentativo di violenza sessuale, probabilmente a opera di una persona che non c'entra assolutamente nulla con la mafia. Si tratterebbe di un cittadino straniero ubriaco, ma sono tutti episodi che uno mette in fila. Questa povera donna finisce in ospedale, con tanti lividi. Sono andato a trovarla, si è difesa come un leone ed è riuscita a farla franca in qualche modo.
  L'altro episodio inquietante è che la terza dirigente, la direttrice dell'UOAL, è stata oggetto di minacce pesanti da parte di uno dei gestori dei chioschi che avevamo abbattuto e poi di una minaccia indiretta che sarebbe arrivata da parte di uno dei Triassi. Tra le tante cose che abbiamo scoperto è che c'era una spiaggia libera, nota come la «spiaggia delle suore», perché prima era stata affidata in concessione alle suore, le quali, però, non pagavano la concessione, che quindi era stata loro revocata. In questa spiaggia libera qualcuno dei Triassi aveva collocato in una piattaforma un chiosco abusivo e da alcuni anni gestiva questa spiaggia.
  La nuova direttrice del litorale, ovviamente, era intervenuta per fare in modo che questa illegalità non si perpetrasse più, ma per vie traverse sono arrivate le minacce. Credo che la dottoressa Esposito abbia sporto una regolare denuncia alla procura della Repubblica su questi fatti, anzi ne sono sicuro.
  Questi sono episodi che riguardano quello che io ho visto in termini di tentativi di infiltrazione delle mafie di tipo tradizionale. Per quanto riguarda «mafia capitale», ho avuto contezza di quello che è avvenuto dopo, quando, con la seconda ondata di «mafia capitale», c’è stato l'arresto dell'ex presidente Tassone. Lì abbiamo visto che cos'era avvenuto per queste spiagge di Castel Porziano. Sostanzialmente erano state affidate, con i soliti sistemi che ho ritrovato altrove nel comune di Roma, con finte procedure negoziate, gare in cui venivano invitate ditte selezionate nel senso che tre erano collegate, una inesistente, l'altra non aveva i requisiti. Più o meno la regola era questa per quasi tutte le procedure negoziate che ho trovato al comune di Roma. Una di queste ditte era quella nota legata alla Cooperativa 29 Giugno.
  Da quando sono arrivato io lì, ho trovato – fatta maluccio, devo dire la verità – una gara europea per l'affidamento dei servizi di balneazione su Castel Porziano, servizi che l'anno precedente erano costati alla collettività 1,2 milioni di euro. L'anno successivo, quest'anno appunto, tali servizi sono costati zero euro ai cittadini perché noi abbiamo fatto una gara per la concessione di servizi affidando il servizio di pulizia delle spiagge, di salvataggio, di pulizia e di gestione dei bagni in cambio della possibilità di noleggiare soltanto sdraio e ombrellone senza vendere bevande.
  Ovviamente, le spiagge sono una miniera d'oro e non abbiamo avuto difficoltà, ancorché la gara fosse stata progettata male, ad affidarla ad altre ditte, su cui io non ho avuto notizie di mafiosità o di infiltrazioni. Tale servizio, invece, negli anni precedenti era costato un milione e 200.000 euro, tra quanto dato alla Multiservizi e quanto alla base della gara che è stata oggetto dell'indagine della magistratura. Quest'anno il servizio non è costato niente ai cittadini proprio perché l'abbiamo affidato così come probabilmente andava fatto, sia pur con necessità di miglioramento della gara.
  Non abbiamo potuto completare l'opera di risanamento di quel litorale di Castel Porziano, in merito al quale volevamo arrivare anche all'abbattimento di tutta la muratura e alla ricostruzione del tutto in maniera ecocompatibile, anche perché, a parte la situazione politica di Roma, che mi ha impedito di continuare, c’è stata un'ordinanza del TAR che per uno dei sei chioschi che dovevano essere abbattuti ha disposto una sospensione che scade a gennaio. Non ho mai capito le ragioni per cui questo chiosco abbia avuto questa fortuna rispetto agli altri.Pag. 7
  Per quanto riguarda le concessioni, oltre ad aver fatto un monitoraggio attento di tutte le irregolarità previste dall'atto di concessione – potrei parlare ore delle varie cose che ho trovato – la questione più clamorosa riguarda le planimetrie. Le planimetrie di queste concessioni non sono state redatte dal comune, ma da un privato. Parlo del grosso dei rinnovi del 2000. Tra l'altro, l'ingegnere che ha firmato la quasi totalità delle concessioni è l'ingegner Renato Papagni, che – guarda caso – è il presidente della Federbalneari, e come ingegnere, ha firmato queste planimetrie.
  Nel 2013-14 i rinnovi che ci sono stati prima della Bolkestein sono stati firmati da professionisti accreditati, ma io ho subito riscontrato la situazione proprio de visu, dopo aver recuperato alcune planimetrie originali. C’è stato un incendio molto strano a Ostia a ottobre del 2014, che ha bruciato molti degli atti. Io sono riuscito, però, a recuperarli per vie un pochino traverse e ne ho fatto fare tante copie. Facevo sempre la battuta: «Adesso ci vuole Nerone per bruciare tutta Roma ed eliminare tutte le tracce delle planimetrie originali».
  Ho trovato, per esempio, che, a seguito dei ripascimenti che ha fatto la regione, le planimetrie, ancorché siano state firmate da tecnici che dovrebbero aver visionato e misurato il litorale, in realtà portano aree quasi della metà di quelle realmente occupate. La regione ha portato più sabbia. Per esempio, un noto stabilimento storico di Ostia paga 4.300 euro di concessione, ma in realtà – io l'ho fatto misurare – è di oltre 8 mila metri. Questo si vede già de visu, controllando le mappe in possesso dell'amministrazione.
  Queste sono tutta una serie di omissioni che io ho visto. Principalmente ho visto omissioni, ossia il fatto di aver omesso determinati controlli e di non aver fatto delle verifiche.
  Una vicenda singolare è quella delle cosiddette «concessioni francobollo», una della quali riguarda, per esempio, il famoso chiosco che poi è stato gestito da Cleto Di Maria e che era all'interno di una piattaforma di proprietà della famiglia Balini.
  La premessa che va fatta è che alcune concessioni di stabilimenti sono state realizzate a seguito di errore materiale. Erano delle concessioni che avevano tutt'altra natura, tipo il rimessaggio oppure la concessione di servizi di gestione di spiaggia, che poi successivamente spuntava... Avendo trovato le carte bruciacchiate e avendo preso tanta polvere e tanta fuliggine, io ho visto che in molti di questi casi la concessione originaria era, per esempio, per un rimessaggio. Poi in una proroga successiva, ritenuto che per errore materiale nella precedente concessione non fosse stato scritto che si trattava di uno stabilimento, la concessione diventava per stabilimento da quel periodo per gli anni futuri, e via discorrendo. Ho trovato parecchi di questi casi. Anche quando la competenza era del dipartimento urbanistica ed edilizia del comune di Roma questo avveniva principalmente.
  In merito alla gestione, un'altra questione che mi lasciò molto perplesso fu la predisposizione del nuovo PUA, il piano di utilizzazione degli arenili. Il precedente PUA, che era stato approvato dalla giunta Veltroni e che era, devo dire, un ottimo strumento, ancorché non fosse uno strumento urbanistico a norma di legge, prevedeva una grande fruibilità del mare, aveva una visione veramente moderna – almeno a mio giudizio – e addirittura era stato pubblicato sul Bollettino ufficiale della regione Lazio.
  Il presidente dell'epoca, Marrazzo aveva addirittura aggiunto ulteriore spazio. Si prevedeva, infatti, che tra uno stabilimento e l'altro ci dovesse essere un passaggio libero di almeno tre metri (un metro e mezzo e un metro e mezzo) a valere su ciascuno stabilimento, tra ogni stabilimento, proprio per avere la massima fruibilità del mare. Il presidente Marrazzo aveva approvato questo PUA – il padrone di casa era il presidente della regione, perché ovviamente quello è demanio regionale, che viene gestito dal comune – e aveva disposto addirittura Pag. 8con decreto pubblicato sul Bollettino ufficiale della regione Lazio che questo spazio fosse di quattro metri (due metri e due metri). Di questa norma, però, si è persa completamente memoria negli annali del comune di Roma. Nessuno ne sapeva niente, ancorché fosse stata pubblicata sul Bollettino ufficiale.
  Io ho fatto una battaglia per aprire alcuni di questi varchi e soprattutto per farne riconoscere la legittimità al Consiglio di Stato, cosa che sono riuscito a fare. Ho avuto tre pronunce favorevoli da parte del Consiglio di Stato sulla legittimità di questi varchi. Questo è quanto posso dire in maniera piuttosto sommaria.
  Quando sono arrivato a Ostia, ho trovato parecchie criticità nell'area soprattutto del commercio, dove c'erano dei casi molto particolari. C'era una signora che era un'ex dipendente del comune di Roma in pensione, che continuava a venire e mi dicevano anche che addirittura firmava ancora. Ovviamente, abbiamo preso le dovute disposizioni perché non firmasse più nulla e non continuasse a frequentare l'ufficio, dove tra l'altro lavorava la figlia.
  Ho trovato situazioni abbastanza critiche per quanto riguardava la gestione di alcune procedure di somma urgenza, molte delle quali sono finite poi anche nel processo «mafia capitale». Qualcuna l'ho denunciata io alla magistratura. In particolare, intendo segnalarne una, che riguarda la scuola DoReMi Diverto, una scuola dell'infanzia che aveva preso stranamente fuoco. A Ostia ogni tanto qualcosa prende fuoco.

  FRANCO MIRABELLI. Fa caldo.

  ALFONSO SABELLA, già assessore alla legalità del comune di Roma. Fa caldo. Ha preso fuoco a ottobre, però, mi pare. Era un ottobre caldo, un autunno caldo.
  Questo avveniva nel 2012, mentre erano in corso dei lavori di ristrutturazione che di fatto non erano nemmeno finanziati. Dopodiché, nel 2014, un solerte tecnico, il capo dell'ufficio tecnico di Ostia, si accorge che lì c’è questo incendio e che, quindi, occorre procedere con una messa in sicurezza e con una procedura di somma urgenza, anche perché, tra l'altro, in quella scuola ci sarebbero state tracce di amianto.
  Avendo preso gli atti, ho visto che si sarebbe trattato di ben 6.600 metri quadri di eternit. Credo che l'area non superi i 2 mila metri e che siano 1.200. Volevo capire come questo eternit diventasse di 6.600 metri. Pensando alla palazzina cinese di Palermo con i tetti sovrapposti, forse era quella la costruzione della scuola, che io non conosco.
  Ovviamente, ho rimesso tutti gli atti alla magistratura perché in questo caso ho accertato che la perizia di somma urgenza era costata 908 mila euro alle casse del comune di Roma erogati in somma urgenza, peraltro in un momento in cui da parte del dipartimento patrimonio del Campidoglio quell'area stava per essere ceduta alla CARITAS, che si era impegnata a bonificarla a proprie spese. Non si è mai capito per quale ragione dopo due anni arrivasse quest'urgenza di affidarla. Questo è uno dei tanti esempi.
  Purtroppo, sulle somme urgenze e sulle alberature ci sono più o meno discorsi molto simili e le ditte sono quasi sempre le stesse. In particolare, la ditta di questa somma urgenza – purtroppo, non ho avuto modo di consultare gli atti, di cui non sono più in possesso – legata alla scuola DoReMi Diverto, è una delle ditte che io avevo denunciato alla magistratura qualche settimana prima perché vedevo che in determinati municipi venivano sempre indicate delle ditte collegate tra loro tra le varie procedure negoziate.
  Si tratta di quelle, tanto per essere chiaro, che sono state oggetto degli arresti adesso per la tangente da 2 mila euro che è stata poi erroneamente attribuita al primo appalto del Giubileo. Effettivamente questa era una delle ditte iscritte al SIPRONEG che si sarebbe aggiudicata il primo appalto del Giubileo, ma la tangente l'aveva pagata per aggiudicarsi una gara per la manutenzione ordinaria.
  Io avevo introdotto la novità – che doveva essere prevista dalla legge – per cui la lista delle ditte invitate, che adesso a Pag. 9Roma si sceglie per sorteggio, dovesse essere secretata e non comunicata alle altre per impedire che si mettessero d'accordo. Per avere la copia di questa lista – erano abituati evidentemente a prendersela, ad andare in comune e farsela dare – hanno dovuto corrompere un funzionario, che è entrato di notte nell'ufficio comunale, negli uffici del SIMU, e ha scaricato la lista delle imprese invitate a quella gara. Purtroppo, l'abitudine a Roma era questa. Non so se tutto questo c'entri con la mafia, ma certamente c'entra con la corruzione. Sappiamo perfettamente che cos’è accaduto.
  Io mi fermerei qui, perché poi rischio di annoiare. Grazie, presidente.

  PRESIDENTE. Io ho alcuni iscritti a parlare. Ringrazio il dottor Sabella. Naturalmente, lo ringraziamo anche per il periodo nel quale ha fatto l'assessore alla legalità del comune di Roma.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  FRANCO MIRABELLI. La ringrazio, dottor Sabella. Solo per capire, lei ci ha elencato una serie di episodi che ha riscontrato durante la sua esperienza che mi pare mettessero in evidenza una permeabilità della macchina amministrativa rispetto alla corruzione e a una sorta di laissez-faire più o meno dovuto a pigrizia o a corruzione.
  Poiché lei adesso si è posto la domanda di che cosa c'entri tutto questo con la mafia, io volevo capire se la sensazione è che attorno a queste vicende del litorale e dei chioschi ci fossero una serie di iniziative individuali oppure un'organizzazione vera e propria, un racket o comunque un collegamento tra questi diversi fenomeni che avevano occupato il litorale. Io non credo che fosse lo spontaneismo a consentire tutto questo e non credo che non ci fosse nessuno che si fosse arrogato il diritto di provare a dire chi potesse stare o chi non potesse stare.
  Volevo sapere questo. Capisco che esula dalla sua funzione di assessore, ma vorrei sapere se lei ha avuto qualche esperienza o qualche intuizione. Grazie.

  ALFONSO SABELLA, già assessore alla legalità del comune di Roma. Grazie per la domanda. La ringrazio veramente perché ho omesso di ricordare un episodio che mi riguarda personalmente. Quando io sono arrivato a Ostia, uno dei problemi che c'erano riguardava l'immobile dell'Ufficio tecnico, che è sul lungomare ed è abbandonato da anni. Qualcuno lo vorrebbe abbattere, ma ci sarebbero dei limiti della sovrintendenza. Qualcuno lo voleva riportare agli antichi splendori, qualcun altro voleva farne qualcos'altro.
  Come delegato del municipio, io volevo vedere questo immobile nel dettaglio, ragion per cui andai a fare un giro in questo immobile. Era il mese di maggio. Se arriva uno scemo in giacca e cravatta che gira intorno e dall'altro lato sulla spiaggia, viene immediatamente notato. La cosa che mi colpì fu che, quando io girai intorno, c'erano quelli dello stabilimento accanto che mi chiesero: «Lei che sta guardando ?» Io risposi: «L'accesso alle spiagge è libero ?» «Sì» mi dissero. «Saranno affari miei» conclusi.
  Torno in municipio e continuo la giornata di lavoro. A un certo punto esco a prendermi un caffè e mi trovo davanti al municipio questi due signori che si erano cambiati ed erano lì. Mi chiesero se fossi l'assessore e che cosa fossi venuto a vedere nel loro stabilimento. Questo era l'atteggiamento. C'era la sensazione a volte anche di un controllo del territorio che, purtroppo, io ho avuto, ma sto parlando di sensazioni.
  Per quanto riguarda gli stabilimenti, il ragionamento che faccio io è il seguente: sono il business più grosso di Ostia. A Ostia ci sono le mafie. È impossibile che le mafie non abbiano interessi in quegli stabilimenti. La vicenda del Faber Beach parla da sola. È la vicenda dello stabilimento dei Fasciani che è stato sequestrato dalla magistratura e che adesso il giudice delle indagini preliminari credo abbia segnato a qualcuno, ma non so a chi.Pag. 10
  Poi c’è la vicenda del chiosco di Cleto Di Maria. Il chiosco di Cleto Di Maria non è una cosa da sottovalutare, perché è all'interno di una di quelle cosiddette «concessioni francobollo». Questa è una invenzione tutta ostiense: praticamente io non ti concedo la spiaggia libera, ossia quei pezzi di spiaggia che dovrebbe essere libera, ma un francobollo su questa spiaggia. Il francobollo è costituito da una piattaforma di 20 metri quadrati in cui ti autorizzo a mettere un chioschetto per vendere bevande. In realtà, queste concessioni francobollo sono diventate in alcuni casi, per errore materiale, stabilimenti. In altri casi lo sono diventati di fatto perché, anche senza autorizzazioni, sono diventate delle spiagge in cui praticamente per entrare si deve passare da una forca caudina e chiedere sempre il permesso al titolare.
  Questo chiosco di Di Maria, che si chiama Hakuna Matata, era un chiosco in concessione alla famiglia Balini, mi pare a Mauro Balini, che era il presidente del porto. Era stato sub-concesso con un atto poco chiaro al signor Cleto Di Maria, soggetto arrestato in Brasile parecchi anni prima, dove aveva scontato dieci anni di reclusione perché l'avevano trovato a bordo di una nave che portava trecento chili di cocaina.
  Quando venne fuori questa storia, io ricordo – è una cosa che mi colpì parecchio durante l'esame delle carte delle concessioni – che il signor Balini mandò una nota all'ufficio tecnico in cui cercava di giustificare in qualche modo questo sub-affidamento. La cosa carina fu che un anonimo funzionario, evidentemente perbene, che lavorava all'ufficio tecnico, aveva fatto delle chiose a matita sulla nota che io trovai, in cui diceva: «Questo è falso», «Questo è falso», «Questa è Laura Balini, questo sei tu...». Aveva fatto proprio delle osservazioni che però io non ho visto tradotte in alcun provvedimento amministrativo, che avrebbe dovuto portare almeno alla revoca della «concessione francobollo».

  PRESIDENTE. Che il racket ci sia a Ostia è dimostrato dalle associazioni antiracket che ci sono. Partirei almeno da alcune.

  CLAUDIO FAVA. Grazie, dottor Sabella. Lei ha avuto la fatica e il privilegio di poter guardare all'interno della macchina amministrativa su Ostia e non solo su Ostia, partendo da un'esperienza e da una consapevolezza professionale da magistrato, ma avendo, per una volta, anche strumenti diversi, ossia una lettura più interna e più dall'interno.
  Vorrei chiederle, quando lei parla di omissione di controlli e di verifiche, il vulnus principale che ha riscontrato, a quale livello sono mancati questi controlli e queste verifiche. Che livello amministrativo si è reso compiacente o reticente ? Stiamo parlando di un livello apicale ? La capacità, la possibilità, la necessità dell'intervento andava riferita immediatamente alla giunta, al sindaco e agli assessori, o questi filtri omissivi si potevano determinare anche a livelli più bassi, se c’è stata la possibilità di individuare delle responsabilità ?
  Passo a un'altra domanda. Lei ha riepilogato l'avvio di molte procedure che sono in itinere e che hanno bisogno ancora di concretizzarsi, una per tutte questa procedura in decadenza per le concessioni, che è il grosso business di Ostia. Che fine faranno ? Il sindaco si è dimesso, ma l'amministrazione funziona attraverso i buoni uffici del commissario, il prefetto Tronca.
  Lei ha potuto materialmente trasmettere soprattutto gli atti più urgenti, quelli che pretendono anche una conclusione con un impulso dell'amministrazione ? Ha avuto richieste e sollecitazioni in questo senso ? C’è una linea di continuità che ci permette di dire che questo lavoro importante che è stato fatto per smantellare queste forme/zone di illegalità e rivedere tutto il mercato delle concessioni sia stato assunto in eredità e continui ad andare avanti, o c’è il rischio che ci ritroveremo all'inizio della stagione balneare ricominciando daccapo ?

  ALFONSO SABELLA, già assessore alla legalità del comune di Roma. Onorevole Pag. 11Fava, rispondo immediatamente alla sua ultima domanda. Purtroppo, questo rischio c’è, perché per il procedimento di avvio della decadenza delle concessioni e i preavvisi di rigetto e i condoni che dovrebbero partire dall'ufficio urbanistica i tempi, se non ci si sta dietro, potrebbero allungarsi notevolmente.
  Peraltro, teniamo conto che è stato approvato un nuovo regolamento regionale che prevede il PUA. Si potrebbe provare a fare una scelta politica del genere, ossia aspettare il PUA regionale e poi il PUA comunale, come è avvenuto sempre in passato, e quindi continuare in questa situazione.
  Io credo, però, che abbiamo delle scadenze che ci impone anche l'Europa. Sappiamo che la legge con cui è stata stabilita automaticamente la proroga delle concessioni fino al 2020 è stata oggetto di impugnativa ed è in questo momento al vaglio della Corte di giustizia europea. Dai boatos che girano non sembra che la posizione del nostro Paese sia proprio blindata sulla tenuta di questa legge.
  Al di là di questo aspetto, una cosa è la visione del mare che si vuole dare e, quindi, quello che riguarda il PUA, un'altra è l'accertamento delle irregolarità presenti in quelle concessioni. Gli atti che io ho fatto fare sono tutti in possesso del municipio. Ci sono settantuno verifiche. Io ho fatto fare delle schede in maniera molto semplificata sulle violazioni delle concessioni.
  Per esempio, in molte concessioni c’è scritto, cosa di cui nessuno si era accorto – non capisco come facessero a non accorgersene, visto che è una vita che si parla di lungomuro di Ostia – con riferimento agli stabilimenti più importanti, più grossi, a quelli tradizionali di Ostia, che «la recinzione verso terra non deve essere in muratura». Eppure noi parliamo di lungomuro di Ostia e nessuno si era accorto che c'era scritto questo proprio nella concessione.
  Oppure in molte concessioni c’è scritto che le recinzioni laterali devono essere in materiali ecocompatibili, che non ci deve essere filo spinato, che devono essere facilmente rimovibili e alte non più di novanta centimetri. Io ho trovato dei veri e propri lager col filo spinato sopra, che ho fotografato. Tra l'altro, sono finito anche sui giornali, perché mi hanno fotografato mentre fotografavo proprio questa specie di lager col filo spinato addosso che avrebbe dovuto essere uno stabilimento.

  CLAUDIO FAVA. Sempre in giacca e cravatta ?

  ALFONSO SABELLA, già assessore alla legalità del comune di Roma. Sempre in giacca e cravatta, sì. Ero presidente del municipio e avevo un problema di immagine.
  Questi atti sono in possesso del municipio. Ora lì c’è una commissione straordinaria. Come dicevo originariamente, la competenza è rimasta a Ostia perché noi abbiamo approvato la modifica dello statuto solo in giunta e non abbiamo fatto in tempo a portarla in consiglio per riportare la competenza sulle concessioni al comune di Roma. Questa questione, quindi, è di competenza del prefetto Vulpiani e della commissione straordinaria al momento e non del prefetto Tronca.
  Per quanto riguarda il livello di controlli che sono mancati, i controlli sono mancati a tutti i livelli. I controlli non sono stati fatti. Era proprio quella la criticità maggiore dell'amministrazione, secondo me. Quando sono arrivato io, nel nuovo piano per l'anticorruzione ho preteso che fosse innalzato al massimo, soprattutto nei settori critici, il livello dei controlli di legittimità successiva, che, per esempio, a Roma venivano fatti in maniera contata.
  La criticità peggiore non c'entra con Ostia, ma c'entra molto con «mafia capitale». Ciò che ha permesso a «mafia capitale» di fare e disfare il bello e il cattivo tempo è stata una delibera, anzi sono state tre delibere, con cui è stato attribuito dal 5 al 15 per cento dei fondi destinati ai servizi direttamente alle cooperative sociali di tipo B.
  Si tratta di delibere chiaramente illegittime. Poiché le cooperative sociali di Pag. 12tipo B possono avere appalti solo se sono sotto la soglia comunitaria, ossia sotto i 200 mila euro, conseguentemente, nel momento in cui si attribuisce loro dal 5 al 15 per cento del bilancio, si è deciso che dal 5 al 15 per cento dei bilanci si fanno artificiosi frazionamenti. È fin troppo evidente. Che poi questo meccanismo in qualche comune abbia funzionato e funzioni bene è un altro paio di maniche, ma si tratta di una delibera che ha un aspetto criminogeno.
  A questa si aggiungeva un'altra delibera che era molto inquietante, quella che sottraeva ai controlli di legittimità successiva tutti gli affidamenti sotto i 200 mila euro. Di fatto, da un lato, si attribuivano senza gara e con artificioso frazionamento appalti fino a 200 mila euro e, dall'altro, si sottraevano ai controlli a norma di regolamento tutti questi affidamenti sotto i 200 mila euro.
  È chiaro che questo significava spalancare, come ho detto io in qualche trasmissione pubblica, delle vere e proprie autostrade al crimine. Questa norma presunta, che io dico sempre essere nella tradizione orale del «mondo di mezzo», sul fatto che ci sia una legge nazionale che prevede che una quota parte del bilancio debba andare alle cooperative sociali di tipo B è una chiara fandonia, perché non esiste alcuna Gazzetta Ufficiale che porti questo provvedimento di legge. Esso, però, viene ribadito anche da illustrissimi esponenti del mondo politico e istituzionale come se esistesse.
  Il livello di controlli a Ostia è fallito sotto tutti i profili. Per esempio, io ho raccontato la storia della DoReMi. Credo che questa vicenda sia sfuggita anche alla commissione delle somme urgenze. Sono cose che, purtroppo, se non si istituzionalizza bene un sistema di controlli radicato, effettivo ed efficace, ma anche un controllo politico... Non dovrei dirlo, ma, quando io ho adottato la direttiva di giunta del 20 gennaio del 2015, appena arrivato a Roma, uno dei tre pilastri su cui si fondava questa delibera era proprio quello di obbligare il controllo politico sulla gestione amministrativa, perché questo era ciò che era principalmente mancato, non solo a Ostia, ma anche in tutta Roma.

  GIUSEPPE LUMIA. Io penso che questo suo lavoro sia preziosissimo. La sua memoria ha fatto bene a ricordarla alla Commissione, perché la presenza, da un lato, del clan Fasciani-Spada e, dall'altro, di quello Triassi-Senese-Cuntrera, è di lunga data in quel di Ostia.
  Io mi pongo il problema se questa sua conoscenza, che è memoria attiva, e l'azione che lei ha fatto su Ostia – è la prima domanda che le faccio – in sostanza se questo patrimonio sia stato trasferito adesso al commissario prefettizio, in modo tale che questo benedetto Stato non lavori in discontinuità, ma utilizzi al meglio il risultato che lei ha già ottenuto.
  Lei ci ha detto che ha buttato le basi per ottenere altri risultati, in modo tale che ci fosse un minimo di continuità per le parti virtuose e per le parti oggettivamente positive. La prima domanda è se lei è stato chiamato, se si è aperta una collaborazione o, se lei non venisse chiamato, se darebbe la sua disponibilità per fare questo benedetto lavoro di cooperazione, che è uno dei punti deboli che da decenni e decenni notiamo nella lotta alla mafia.
  La seconda domanda che le faccio è un po’ più specifica. Lei ha messo a fuoco il problema dei chioschi, e ci ha detto le cose che ci ha detto. Poi ha messo a fuoco il tema dei varchi, ha messo in evidenza il Faber Village, che è una delle questioni mafiose importanti, legate peraltro anche a un mondo dei professionisti. Il tribunale ha rinviato gli atti alla procura anche per il commercialista Paolo Proteo, un colletto bianco di notevole spessore.
  Volevo sapere se si è imbattuto anche su un'altra cosa che ha attirato la mia attenzione, il famoso Jumbo V, gestito da Lorenzo Alibrandi, fratello del famoso killer dei NAR, un pezzo da novanta dei NAR che ha agito a Roma. Ricorderete tutti questa storia. C’è un punto di collegamento sia con Carminati, sia con uno studio che ha gestito tutte queste operazioni. Pag. 13Tutto ciò mette in collegamento anche con un'altra vicenda nella quale volevo sapere se si è imbattuto, quella del famoso porticciolo. Lei l'ha accennato. Anche il porticciolo è un cardine importante. Volevo sapere anche se questo porticciolo che noi abbiamo lì... Lei ha accennato al famoso Balini...

  ALFONSO SABELLA, già assessore alla legalità del comune di Roma. Mauro.

  GIUSEPPE LUMIA. Sì, Mauro Balini, che, insieme a Silvano Giacometti, un altro imprenditore, è legato – pensate un po’ – a un killer, Roberto Giordani, connesso col clan Fasciani. Vorrei sapere se in merito a questo porticciolo si è imbattuto in questa società e le responsabilità che è riuscito a individuare.
  Un altro punto strategico riguarda l'ufficio tecnico del municipio di Ostia. Anche lì ci sono delle figure importanti, come il Papalini, e anche tutta una serie di attività. La vicenda è anche di colore: questo Papalini dava l'autorizzazione per entrare dentro le aree di corsia preferenziale a Fasciani, al boss Carmine, e nello stesso tempo le utilizzava anche lui. Siamo proprio al livello, come potete capire, di una volgare sfacciataggine di questi soggetti, che rende il loro senso dell'impunità e del loro totale controllo della macchina amministrativa, del territorio e delle attività che si esercitavano sul territorio. Volevo sapere anche su questo punto dell'ufficio tecnico.
  Parlo, quindi, del porticciolo e dell'ufficio tecnico, due punti strategici che dovrebbero essere bonificati per fare in modo che lo Stato avanzi e che non si riproduca fra qualche anno la stessa condizione.

  ALFONSO SABELLA, già assessore alla legalità del comune di Roma. Rispondo alle ultime domande. Per quanto riguarda la prima, grazie, senatore Lumia. Lei mi ha conosciuto ai tempi di Palermo. Io, purtroppo, a Ostia non sono arrivato con i poteri investigativi del pubblico ministero, ma semplicemente con quelle che erano le mie competenze da amministratore.
  Devo anche dire che il mio periodo a Ostia è stato fin troppo breve. Essendo, come mi autodefinivo, assessore alle varie ed eventuali, avevo tutta una serie di altri impegni su Roma e per tutta una serie di ragioni ho dovuto, come lei capirà, lavorare esclusivamente da solo. Non avevo una squadra di persone, se non qualche collaboratore di segreteria. Non avevo nessuno a cui poter affidare la redazione di provvedimenti, anche perché nel dubbio, avevo deciso che forse fosse il caso che io comunque, mi muovessi da solo.
  In tutto questo contesto, per quanto riguarda il mio bagaglio di conoscenze, io mi sono incontrato qualche volta col prefetto Vulpiani dopo il commissariamento per mafia e abbiamo parlato un po’, anche perché io ero l'assessore alla legalità e lui era il commissario su Ostia, delle mie iniziative e di quello che avevo fatto.
  Per quanto riguarda il Campidoglio, giusto ieri ho ricevuto una richiesta da parte del prefetto Tronca di incontrarmi. Per una questione di correttezza istituzionale io non mi ero fatto avanti né con l'uno, né con l'altro, perché, essendo io formalmente l'assessore della disciolta giunta, ancorché con un ruolo molto più tecnico che politico, ho preferito – devo dire la verità – non fare io il primo passo. Ieri mi ha chiamato il prefetto Tronca per chiedermi di andarlo a trovare. Non so che cosa mi vorrà chiedere, ma ovviamente mi metto a piena disposizione, da servitore dello Stato, per tutto quello che riguarda me, e l'ho sempre detto, per quello che può essere il mio bagaglio di competenze.

  GIUSEPPE LUMIA. Presidente, posso fare una proposta ? Sarebbe utile che da questa sua esperienza a Ostia, sia al municipio, sia al comune, lei ci lasci dei punti cardine. Se glieli chiederanno, saranno da trasmettere anche alla Commissione antimafia i punti cardine su cui lei ritiene che si debba andare avanti. Se non lo faranno, sarebbe utile che lei li lasciasse comunque alla Commissione, in modo da poter verificare se nei mesi ci sia un'importante continuità nell'azione di rimozione. Pag. 14
  La mia esperienza mi dice che spesso caschiamo lì. Si individuano le questioni e poi col tempo, essendoci una fisiologica alternanza di chi, come Stato, si deve occupare di queste questioni, le questioni si incancreniscono e loro – ossia la mafia – occupano quelle posizioni. Sarebbe importante da questo punto di vista avere un suo contributo che ci aiuti a capire che questi sono i punti che lei ritiene importanti – mi riferisco alle delibere che aveva preparato e alle cose che aveva fatto – e su cui poter esercitare un'azione anche di inchiesta e di controllo, per i poteri che ha, da parte della Commissione.

  ALFONSO SABELLA, già assessore alla legalità del comune di Roma. Molto volentieri, se mi autorizzate, ma io faccio presente che non ho più la disponibilità degli atti, perché li ho lasciati tutti, come dovevo, in Campidoglio.

  GIUSEPPE LUMIA. Non parlo di atti, ma dei titoli e delle questioni.

  PRESIDENTE. In parte li ha già detti.

  ALFONSO SABELLA, già assessore alla legalità del comune di Roma. Per quanto riguarda il Jumbo, dovrebbe essere una delle concessioni che riguardano Capocotta. Su Capocotta la competenza era del dipartimento ambiente. Noi stavamo cercando di recuperare e di unificare quelle competenze, cosa che non abbiamo fatto in tempo a fare, anche perché le concessioni erano scadute. Lì devo dire che ci sono delle irregolarità analoghe a quelle che io ho accertato e abbattuto a Castel Porziano, ma su Capocotta la situazione è leggermente diversa, perché la competenza è altrove.
  Io ho avuto modo di vedere un atto di cui vorrei lasciare traccia prima di dimenticarlo. Si tratta di una sub-concessione di una concessione di un chiosco, di un pezzo di litorale, alla famosa spiaggia dei naturisti. La cosa che è stata veramente inquietante è il costo di quella sub-cessione. A fronte di un canone demaniale pagato di 30 mila euro l'anno, quella sub-cessione di un pezzettino di spiaggia avveniva per un importo di alcune centinaia di migliaia di euro. Questo dà la misura di quanto possa rendere, di quanto valga il litorale di Roma. La cosa che si dimentica spesso è che quello non è il mare di Ostia, ma è l'affaccio sul Mediterraneo della capitale d'Italia. È una cosa che molto spesso viene dimenticata.
  Per quanto riguarda il porticciolo, il porto, quella del porto è una questione che io avevo in agenda da affrontare. Avevo già fatto alcune verifiche e avevo visto che, per quanto riguarda la convenzione, in cui erano coinvolti troppi enti, c'erano diverse opere che dovevano essere eseguite da parte del concessionario del porto e che non erano state eseguite, una delle quali era, per esempio, la bonifica di quello che è un momento di grandissima criticità di Ostia, ossia la questione dell'idroscalo di Ostia, una questione che è stata sottovalutata per troppo tempo e che, tra l'altro, coinvolge anche la vita, in alcuni momenti, di un paio di migliaia di esseri umani. Queste persone vivono ad appena ottanta centimetri sopra il livello del Tevere, in una situazione di abusivismo totale, ma in caso di inondazione rischierebbero, come qualche tecnico dell'alto bacino del Tevere mi ha segnalato, di essere folgorati, perché gli impianti elettrici non sono a norma. Se non dovessero annegare, il rischio è quello.
  Io avevo convocato diversi tavoli tecnici e anche una conferenza dei servizi. Spero che qualcuno si prenda veramente cura di questa situazione. Non c'entra con le competenze della Commissione antimafia probabilmente, ma è una questione che va affrontata a livello serio, perché si tratta di esseri umani che rischiano in questo momento.

  STEFANO ESPOSITO. Io, ovviamente, ringrazio moltissimo il dottor Sabella, che ha fatto una puntualissima disamina della situazione del litorale ostiense. In aggiunta a quanto richiedeva il senatore Lumia, io credo che valga la pena che la Commissione chieda l'acquisizione diretta degli atti relativi alle concessioni di cui ci ha Pag. 15parlato il dottor Sabella, comprese le planimetrie, del lavoro puntuale che non era mai stato fatto rispetto a questo tema, perché sono, secondo me, fonte particolarmente utile che rimanga agli atti di questa Commissione.
  Metto l'accento su un tema che il dottor Sabella ha non so se dimenticato o scelto di non porre alla nostra attenzione. È stato citato a più riprese il nome di Balini ed è stato citato a più riprese il porto turistico. Io segnalo che qualche mese fa una figura molto importante a Ostia come Balini, è stata arrestata nell'ambito di un'iniziativa della procura della Repubblica per evasione fiscale, truffa e bancarotta.
  L'aspetto che mi ha colpito della vicenda è il sequestro ingente di beni fatto a Balini. Stiamo parlando di 400 milioni di euro, una cifra gigantesca. Lo dico perché non c’è un'azione legata alla criminalità organizzata, ma io credo che la partita, presto o tardi, troverà un collegamento.
  Tenete conto che, a mia memoria, un sequestro di 400 milioni di euro non è facilissimo da ricordare per una vicenda riguardante un porto turistico relativamente piccolo come quello di Ostia. Se poi a questo si aggiunge che la famiglia Balini, attraverso fratelli, cognati, parenti e amici, di fatto ha un ruolo non irrilevante sulle famose settantuno concessioni e relazioni particolarmente strette sicuramente con la famiglia Spada – certificate, mai nascoste e pubbliche: basta cercare, senza neanche particolare professionalità, sul web per vederle – si capiscono, secondo me, molte questioni.
  Nel massimo rispetto dell'azione dei commissari prefettizi inviati a Ostia, a differenza del dottor Sabella, io ho la percezione che sul tema del lavoro che è stato fatto in questi mesi si stia arretrando. A supporto di questa mia preoccupazione, se la presidente me lo consente, leggerei, perché rappresenta meglio di qualunque ragionamento, un comunicato stampa del 17 novembre, a firma di Renato Papagni, citato come presidente di Federbalneari, ma soprattutto come l'ingegnere che ha sottoscritto tutte le pratiche relative alle concessioni, cosa del tutto anomala, come voi potete capire. Il 17 novembre Papagni dichiara: «In fase di verifica per la sistemazione degli impianti Federbalneari Roma dà il via al piano di restyling del lungomare con una visione moderna di sviluppo turistico del litorale romano. In una lettera al prefetto Vulpiani, inviata nella tarda serata di ieri, il presidente di Federbalneari Renato Papagni comunica all'amministrazione il timing dei lavori che la federazione ha intenzione fin da subito di mettere in campo al fine di restituire visibilità al mare entro la primavera». Così è scritto in un comunicato Federbalneari Roma.
  «Il programma prevede almeno quattro o cinque accessi sul fronte mare del centro città, con una prospettiva di destagionalizzazione che prevede il funzionamento degli impianti anche d'inverno, di giorno e di notte e con la regolarizzazione di una passeggiata a mare con orari concertati con l'amministrazione».
  «Al via il primo incontro giovedì 19 novembre con una convocazione plenaria di tutti gli associati di Federbalneari Roma, congiuntamente all'invito rivolto ad altre due associazioni balneari, SIB e FIBA, così come richiesto dallo stesso prefetto Vulpiani, con la presenza dei tecnici (architetti e paesaggisti) per raccogliere le indicazioni progettuali. Successivamente la verifica delle proposte, la settimana dopo, presumibilmente il giorno 27 novembre».
  «Il 30 novembre l'Assemblea di tutti i balneari si dovrà pronunciare per l'approvazione finale del piano di ristrutturazione completa da presentare all'amministrazione».
  «Confermo la piena collaborazione con il prefetto Vulpiani, informandolo che nell'ultimo consiglio direttivo tenutosi l'11 novembre Federbalneari ha manifestato un grande segno di maturità per il futuro restyling del lungomare di Roma, esprimendo una visione di ammodernamento e diversificazione dell'offerta balneare. Siamo sulla buona strada».
  Io lo dico con franchezza, presidente: non esiste possibilità. Questo comunicato, Pag. 16nonostante una richiesta che io ho formalizzato, non è stato smentito nel contenuto che riguarda il ruolo dei commissari prefettizi dal prefetto Vulpiani, cosa che mi dispiace moltissimo, lo dico con grande franchezza. Che coloro che hanno realizzato e costruito il lungomuro di Ostia e hanno operato le violazioni sul litorale di cui ci ha parlato il dottor Sabella diventino non solo interlocutori, ma soggetto istituzionale che affronta il problema del restyling... Non c’è restyling da fare a Ostia. A Ostia vanno punite le illegalità, va abbattuto il lungomuro e si deve procedere alla semplice e banale, almeno per me, revoca delle concessioni e messa a gara delle stesse.
  Voi tutti sapete che io ho svolto un ruolo prima politico, che continuo a svolgere, su Ostia e poi anche amministrativo. Con l'allora assessore Sabella io litigai sul fatto che nello svolgimento delle sue funzioni lui decise, a un certo punto, di ricevere l'associazione dei balneari di Ostia, perché io ritengo che in un Paese normale i soggetti che sono attori conclamati delle violazioni e delle illegalità non debbano avere accesso.
  Qui, presidente – se necessario, basta acquisire questo comunicato – siamo di fronte al fatto che sono loro che spiegano all'amministrazione che cosa faranno. Purtroppo, citano il prefetto Vulpiani dichiarando di fare ciò in accordo col prefetto Vulpiani. Io, ovviamente, continuo a ritenere che questa sia una forzatura del presidente di Federbalneari. Non pretendo di rispondere alla domanda del senatore Lumia, ma, se questo è il buongiorno, caro collega, io ho la sensazione che a Ostia nulla cambi. Sono sempre loro che generano le scelte: convocano architetti, paesaggisti e tecnici, comunicano le date, fanno le assemblee e approvano il piano di restyling.
  Di che cosa stiamo parlando ? O Ostia è un problema serio, e io ritengo che lo sia, oppure non lo è. Io credo che, per le competenze che derivano da questa Commissione ed essendo quel municipio commissariato non per «mafia capitale», ma per infiltrazioni mafiose legate alla criminalità organizzata, noi dobbiamo svolgere un ruolo e una funzione.
  Concludo. Non c’è domanda, ma capirete. Abbiate pazienza, sapete tutti che mi sono occupato di Ostia. Non faccio il gioco di far finta di non essermene occupato. Vi aggiungo un ulteriore elemento che in questa vicenda, secondo me, merita di essere in qualche modo approfondito.
  Io ho presentato a questa Commissione una relazione su Ostia e ho denunciato la presenza di finte associazioni antimafia sul territorio di Ostia. Ho fatto i nomi e i cognomi. Questa mia relazione è stata oggetto di una serie di iniziative politiche del tutto legittime da parte di altri Gruppi. A un certo punto si è parlato di una controrelazione di un'altra forza politica, che però, non esistendo agli atti della Commissione, non esiste.
  Ieri queste due associazioni antimafia hanno chiesto di essere accettate come parte civile al processo di «mafia capitale». Il tribunale di Roma ha respinto la loro richiesta, motivando ciò con la totale assenza di qualunque iniziativa nell'ambito dell'antimafia sul territorio romano.
  Poiché io credo e continuo a ritenere che non ci debbano essere divisioni e battaglie politiche giocate intorno ai temi della criminalità organizzata, non intendo fare alcuna polemica su ciò che non esiste, presidente, perché non esiste. Almeno, mi risulta che non esista. Se poi, nel frattempo, è stata depositata, la situazione cambia.
  Se fosse stata depositata, poiché quella relazione è stata legittimamente curata – questo è esplicito nelle cose pubbliche che sono uscite – da queste due associazioni antimafia, io inviterei caldamente a fare molta, moltissima, grandissima attenzione, perché quelle due associazioni che io ho denunciato, e su cui ribadisco la denuncia, oggi sono state escluse dal tribunale perché inesistenti nella loro iniziativa antimafia sul territorio romano e, quindi, anche sul litorale ostiense.
  Poiché io spero che si farà la missione a Ostia e immagino che, quando questa missione verrà organizzata, ci sarà qualcuno Pag. 17che chiederà di essere audito, sono ben felice se la presidente e l'ufficio di presidenza decideranno di audirle. Deve essere chiaro, però, che le informazioni raccolte e le 5.500 pagine di allegati dimostrano che ogni volta che io e l'assessore Sabella – purtroppo, questo ci accomuna – abbiamo operato delle iniziative sul piano politico o amministrativo nel segnalare la presenza della criminalità organizzata, queste associazioni e i loro aderenti hanno passato il loro tempo, e l'hanno lasciato scritto, a insultare l'azione antimafia in questo senso.
  Invito tutti a fare grandissima attenzione proprio perché credo che lo spirito di questa Commissione non debba essere quello di dividerci sulla polemica politica. Lo dico ai colleghi: facciamo attenzione a chi ci rivolgiamo, perché si possono creare pericolosi boomerang che si rivolgono non sul piano politico alla singola forza politica, ma nei confronti della Commissione stessa. Io non ho la pretesa di avere la verità in tasca, ma ieri il tribunale di Roma ha dato una certificazione sulla quale penso che occorrerebbe riflettere in maniera molto attenta.

  PRESIDENTE. Senatore Esposito, la relazione è stata depositata e inviata alla Commissione in data 4 novembre ed è stata inoltrata dalla deputata Roberta Lombardi. Naturalmente, i documenti che arrivano in Commissione vengono valutati in piena autonomia, come lei sa.
  Per la presenza a Ostia noi avremmo previsto innanzitutto un'audizione, mercoledì 25 novembre alle 20 qui in sede, del prefetto Magno, che ha presieduto la commissione di accesso, per acquisire ulteriori elementi come quelli che stiamo acquisendo oggi ascoltando l'assessore.
  Poi è prevista la missione a Ostia giovedì 3 dicembre. A ora non abbiamo ricevuto alcuna richiesta di audizione di associazioni, ma comunque tutto questo sarà valutato dentro l'ufficio di presidenza. Tutti sanno che in Commissione è disponibile anche la relazione che lei ha fornito.
  Prima di passare la parola all'onorevole D'Uva, che l'ha chiesta – credo – per interloquire anche con i problemi posti dal senatore Esposito, e dare poi la parola al dottor Sabella, c’è solo un punto su cui io approfitto del suo intervento per girare una domanda all'assessore e poi magari per interloquire.
  A Ostia c'era la mafia e c'erano due famiglie ritenute tali prima che naturalmente scoppiasse il caso di «mafia capitale». Tuttavia, le dimissioni del presidente del municipio sono avvenute per le vicende legate a «mafia capitale». «Mafia capitale» era arrivata anche lì. Essendo queste dimissioni arrivate prima degli atti giudiziari nei confronti del presidente, che poi è stato posto agli arresti domiciliari, corre l'obbligo di domandare all'assessore se abbia avuto sentore, da assessore alla legalità di tutto il comune e, quindi, anche nei confronti del municipio di Ostia, se oltre agli insediamenti storici vi fossero dei segnali che interessavano anche la vicenda di «mafia capitale».
  Per quanto riguarda il resto, è chiaro che noi intendiamo monitorare – come Commissione non possiamo non farlo – anche tutta la fase attuale. Essendo stati in qualche modo noi a far presente anche con la nostra azione al Governo che, se non c'erano le condizioni per lo scioglimento del comune di Roma, c'erano comunque le condizioni per una sorta di vigilanza sullo stesso municipio, è chiaro che, soprattutto adesso che c’è un commissariamento, abbiamo tutta l'intenzione di verificare questo, essendo stata anche la Commissione ad aver riconosciuto una certa discontinuità.
  Quindi, questo lavoro verrà sicuramente fatto. Anzi, io chiedo a tutti coloro che hanno elementi di conoscenza maggiori anche diretti di offrire alla Commissione materiale perché la nostra inchiesta possa procedere anche in questo senso.
  Io darei la parola all'onorevole D'Uva come capogruppo del Movimento 5 Stelle e poi tornerei a cedere la parola all'audito. Poi ho iscritti anche Costantino e Vecchio.

Pag. 18

  FRANCESCO D'UVA. Grazie, presidente. Ringrazio anche l'assessore Sabella per essere qui. Il collega Esposito non era aggiornato sulla nostra relazione. Francamente, io ho difficoltà a capire quale sia il riferimento alla nostra forza politica. Dobbiamo considerare che non c’è nessuno dei nostri portavoce e nessuno dei nostri iscritti certificati che faccia parte di queste fantomatiche associazioni antimafia. Non vedo il senso. Se vuole leggere la nostra relazione, la trova agli atti. È da un po’ di tempo che è lì. Io non trovo questo riferimento calzante.
  Bisogna stare molto attenti, comunque. Sento anch'io di voler fare questa raccomandazione a tutti i commissari e a tutte le forze politiche sul mondo antimafia, perché vediamo quanto sia infiltrato. Quando oggi si parla di antimafia, magicamente si spalancano le porte e, quindi, un po’ tutti sono interessati ad aprire associazioni antimafia. Questo vale ovunque. Io parlo della Sicilia in generale. Abbiamo visto in passato quello che è successo. Sicuramente dobbiamo stare tutti attenti. Vedremo che cosa succederà in futuro.
  Certo, se ci sono degli elementi chiari, se sappiamo determinate cose, è bene condividerle sia con tutte le forze politiche, sia soprattutto con gli uffici giudiziari. Questo è ovvio. Se sappiamo qualcosa, è inutile stare lì a sbandierare e andare a colpire a livello mediatico. Cerchiamo, invece, di colpire a livello giudiziario, che è la cosa più interessante. Siamo tutti interessati, in tutti i territori – mi riferisco a tutte le persone che tengono alla legalità – ad allontanarci da determinati ambienti e a cercare eventualmente di fare pulizia.
  Questa è una battaglia che, come sappiamo benissimo, da quando siamo nati noi portiamo avanti. Lo fanno anche altre forze politiche che stanno cercando di pulirsi anche al loro interno eliminando persone che sono state colpite da provvedimenti giudiziari. Sappiamo cos’è successo a Ostia, ragion per cui è inutile stare qui a ripeterlo.
  All'assessore, anzi all'ex assessore – l'ho detto anche prima, mi scusi, dottor Sabella – in qualità di ex assessore e anche alla luce di quello è stato detto dal collega in generale, vorrei chiedere che consigli si sentirebbe di dare agli attuali commissari. Quali dovrebbero essere le priorità ? Vorrei sapere se si può lasciare agli atti quello che farebbe oggi il dottor Sabella se fosse commissario di Ostia.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Io darei prima la parola all'onorevole Costantino, sia per problemi di tempo, sia per problemi di merito legate alle cose di cui stiamo parlando.
  Devo registrare prima un fatto, però, ossia che la relazione pervenuta dal Gruppo del Movimento 5 Stelle di Roma è pervenuta attraverso l'onorevole Lombardi e non attraverso i componenti della Commissione antimafia. Anche da questo punto di vista mi sento di garantire l'obiettività del lavoro della Commissione non solo nella sua collegialità, ma anche nella composizione da parte dei singoli componenti e Gruppi.
  Prego onorevole Costantino.

  CELESTE COSTANTINO. Anch'io mi unisco ai ringraziamenti al dottor Sabella per essere qui e per il lavoro che ha svolto come assessore alla legalità del comune di Roma.
  Io ho chiesto di intervenire adesso perché parlo più o meno sullo stesso argomento, ma vorrei provare a fare un ragionamento un po’ più articolato. Io credo che provare a ripristinare la legalità su un territorio che vive evidentemente da anni una dimensione a parte porti con sé necessariamente un'impopolarità.
  Banalmente, per fare un lavoro di ripristino della legalità, bisogna bloccare determinati servizi. Si sono registrate delle reazioni negative da parte della popolazione, che possono essere frutto in parte di un disservizio che c’è stato, che si è creato, ma che possono anche essere state direzionate per via di un controllo del territorio che soprattutto le mafie classiche sappiamo bene essere capaci di fare e di portare avanti. Con la stessa capacità con cui sono capaci di costruire un consenso Pag. 19sono capaci, infatti, di costruire un dissenso all'interno della popolazione e, quindi, costruiscono anche antiracket e antimafia.
  Io vorrei capire che idea si è fatto lei. Anch'io sono abituata a parlare di cose che esistono e non di cose astratte, ma si sono manifestate forme di dissenso all'interno di quel territorio. Vorrei capire che idea si è fatto lei e se c’è stata effettivamente una manipolazione dietro queste manifestazioni che ci sono state anche per via di alcuni provvedimenti che sono stati presi.
  Penso, per esempio, alla palestra degli Spada. Lì si è determinata una manifestazione. Per me questo è abbastanza evidente, ma penso che uno sguardo attento che ha lavorato su quel territorio possa essere utile. Sto chiedendo uno sguardo politico, quasi sociologico, rispetto a quello che è avvenuto.

  ALFONSO SABELLA, già assessore alla legalità del comune di Roma. Posso permettermi un esempio ? Io ho parlato prima del cambiamento che c’è stato rispetto all'anno precedente su Castel Porziano. Si tratta di due gare, per cui adesso ci sono due capi di imputazione nel procedimento pendente avanti al tribunale di Roma su «mafia capitale», che hanno comportato l'affidamento ad alcune cooperative della galassia Buzzi del servizio di pulizia della spiaggia di Castel Porziano.
  Quest'anno si è cambiato regime, perché, come ho detto, l'abbiamo affidato a costo zero. C’è stato in uno dei due lotti in cui era divisa questa spiaggia un disservizio, durante due giorni in cui non era ancora arrivata la ditta che doveva noleggiare le sdraio. I giornalisti del luogo di un noto giornale romano mi hanno attaccato violentemente perché una signora non aveva trovato la sua sdraio da noleggiare, dicendo che era un fatto scandaloso, uno scandalo. È stato fatto un servizio video su tutta questa vicenda. Lo scandalo non era, ovviamente, il fatto che 1,2 milioni di euro fossero stati spesi l'anno scorso con le modalità di cui si sta occupando la magistratura, ma il fatto che per un giorno, a causa di questo nuovo servizio, non ci fosse la sdraio da noleggiare.
  I due giornalisti che hanno fatto questi grandi servizi fanno parte tutti e due di un grande giornale. Uno pubblica un sacco di attività sponsorizzate da Federbalneari, l'altro era il portavoce dell'ex presidente del municipio prima di Tassone. Questo è il clima che si vive a Ostia.

  CLAUDIO FAVA. Di quale giornale parla ?

  ALFONSO SABELLA, già assessore alla legalità del comune di Roma. Di un giornale, un noto quotidiano romano, cui io non ho rilasciato interviste.

  CLAUDIO FAVA. Non dobbiamo fare pubblicità. Ci interessa saperlo.

  ALFONSO SABELLA, già assessore alla legalità del comune di Roma. È Il Messaggero.

  PRESIDENTE. L'avevamo capito.

  ALFONSO SABELLA, già assessore alla legalità del comune di Roma. Non ci voleva molto. Diciamolo per chiarezza.
  A volte, purtroppo, io ho avuto il sospetto, chiaramente non confermato se non da mie impressioni. Guarda caso, io mi sono dovuto cancellare dai social. Io non amo i social. Avevo una vecchia pagina Facebook, ma sono sparito per evidenti ragioni. Ho visto, però, che sui social, per esempio, tutte le persone contro cui – dico «contro» con tutte le virgolette del mondo – l'amministrazione si è in qualche modo mossa per far ripristinare la legalità, sono tutte andate a finire nello stesso ambito. Penso, per esempio – questo non c'entra niente con la mafia – a un libraio che occupava abusivamente il lungomare con una struttura di 400 metri quadrati e non aveva mai pagato niente, che abbiamo mandato via di lì perché non ci poteva stare o, se ci stava, ci doveva stare ad altre condizioni completamente diverse. Penso ai chioscari di Castel Porziano e agli Spada a cui abbiamo chiuso la Pag. 20palestra. Sono tutti andati a finire nello stesso ambito del social, di cui fa parte almeno uno di questi due giornalisti, che si riconducono a quelle finte organizzazioni antimafia di cui parlava il senatore Esposito.
  Ovviamente, non voglio fare ulteriori polemiche. Non voglio fare polemiche perché, sinceramente, adesso il mio ruolo è quello del magistrato. Per questa ragione le chiedo scusa, onorevole D'Uva, ma non mi sento di rispondere alla sua domanda. Le chiedo di perdonarmi, ma dovrei dare da funzionario dello Stato a un altro funzionario dello Stato dei consigli, tra l'altro a una persona di esperienza quale il prefetto Vulpiani. Sinceramente, mi sentirei veramente molto in difficoltà. Del resto, quale fosse la linea che io volevo adottare è abbastanza noto. Poi, ovviamente, sarà il prefetto che deciderà nell'ambito delle sue doverose competenze.
  Una cosa, però, che volevo segnalare in relazione a quello che ha detto il senatore Esposito riguarda il PUA. Posso chiedere che venga segretato questo pezzo della mia audizione ?

  PRESIDENTE. Propongo di passare in seduta segreta.
  (Così rimane stabilito. La Commissione procede in seduta segreta, indi riprende in seduta pubblica).

  ALFONSO SABELLA, già assessore alla legalità del comune di Roma. Assolutamente. Mi riferivo a quali fossero state le motivazioni che avevano portato alle dimissioni del presidente Tassone, sostanzialmente.

  PRESIDENTE. Più che altro, la nostra domanda riguardava la vostra consapevolezza evidentemente, almeno politica.

  ALFONSO SABELLA, già assessore alla legalità del comune di Roma. Io avevo notato, presidente, come ho detto anche all'inizio, delle criticità particolari su Ostia, in realtà su due o tre municipi, in cui c'erano sempre le stesse ditte che lavoravano. Poi ho avuto un'ulteriore conferma.

  PRESIDENTE. Ci deve dire anche gli altri municipi in seduta segreta o pubblica.

  ALFONSO SABELLA, già assessore alla legalità del comune di Roma. Un altro era il VI, per esempio, un municipio su cui io ho trovato più o meno sempre le stesse ditte. Qualcosina è emersa dal IV, ma poi c’è stata l'operazione Vitruvio, che ha chiarito quali fossero i reali termini della questione.
  Su qualche municipio avevo avuto un po’ più sospetto degli altri. Chiedo scusa, ma purtroppo veramente, lavorando da solo, con ventiquattr'ore di tempo al giorno e non di più, non riuscivo a fare grandi cose. Quello che sono riuscito a fare è stato dovuto a un grosso sforzo che ho dovuto compiere.
  Su Ostia c’è un'altra cosa che ho notato subito. Qui è venuto fuori il mio animo da sbirro. Quando abbiamo abbattuto i chioschi sul litorale, ho visto un signore, che era uno dei titolari delle ditte con cui stavamo facendo questa operazione, che era un po’ troppo insistente. Aveva troppi rapporti, troppe relazioni, troppa disponibilità. Mi informai subito dopo. Si tratta di una di quelle ditte che poi ho denunciato perché ho capito che aveva tutta una serie di reti e di ditte con cui lavorava sotto altro nome, con vari prestanome e vari soggetti che adesso abbiamo anche provveduto a cancellare dal SIPRONEG, ossia dall'albo degli operatori economici accreditati. Questo è uno degli ultimi atti a cui io ho avuto modo di assistere mentre ero ancora al comune di Roma e che è oggetto di indagine della magistratura.
  Su Ostia io ho avuto una sensazione di assoluta debolezza del presidente Tassone rispetto ai balneari. L'ho detto nel periodo delle immediate dimissioni. Per questo motivo ho voluto subito nei venti giorni che la delega al litorale tornasse a Roma e poi il sindaco l'ha data a me, perché ho notato un'assoluta debolezza dell'amministrazione municipale a far Pag. 21fronte a una macchina da guerra come quella dei balneari, tanto per parlare chiaro. La questione era troppo grossa per essere gestita da un municipio, per quanto importante come quello di Ostia. Io pensavo che fosse una questione che dovesse essere gestita molto più approfonditamente dal Campidoglio.
  Tra l'altro lì avevo anche una perplessità giuridica, perché la competenza sul demanio è della regione, la quale la demanda al comune. Il comune, a sua volta, può subdelegare al municipio, ma a me è sembrato che ci fosse forse una criticità giuridica su questo profilo. Come prima cosa, quindi, fu chiesto questo.
  C'erano poi, per esempio, le voci che erano arrivate – c'era stata la vicenda di «Ostia Mon Amour» che certamente non deponeva bene – le criticità che c'erano state sulla gestione dei vigili in loco e il fatto che comunque ci fosse un'altra questione bruttina che riguardava il patrimonio e, in particolare, la caserma dei vigili, su cui si pagavano un sacco di soldi, ma il cui unico immobile alternativo era di proprietà dei Balini e che comunque non era adatto. La proprietà è quella.
  Ricordiamoci adesso, per esempio, che quest'estate è successo un fatto molto brutto a Ostia, che mi ha inquietato molto per quel che riguarda la mia esperienza sulla mafia. In uno degli stabilimenti uno di questi lavoratori che vengono assunti a chiamata con un contratto che rende conveniente pagare la multa piuttosto che rispettare la legge – a Ostia è quello che viene fatto normalmente – è stato massacrato e picchiato a sangue da uno dei Balini, un cugino, un altro titolare di un'altra concessione, perché dopo dodici ore di lavoro l'aveva trovato che dormiva o che si era seduto sotto un ombrellone.
  Io ho scritto una lettera su un giornale in cui ho detto che il clima a Ostia è un clima che mi ricorda quello, che il senatore Lumia e anche l'onorevole Fava conoscono bene, della mafia dei campieri feudali siciliani. Più o meno mi ha ricordato questa condizione.
  Le criticità che noi avevamo visto all'epoca su Tassone furono quelle di un'incapacità, non tanto di Tassone, quanto del municipio. Ovviamente, noi sapevamo che «mafia capitale» aveva preso dei lavori su Ostia. Lì fu svolto un lavoro politico, che non ho fatto io, ancorché ne sia stato informato, da parte del senatore Esposito per cercare di capire quale fosse stato il livello di coinvolgimento del presidente del municipio in questa storia. Il senatore non si è convinto e le decisioni sono state quelle di fargli confermare le dimissioni.

  ANDREA VECCHIO. Grazie, dottor Sabella. Io sono siciliano, vicino alla mentalità della quale parlava lei poco fa. Voglio rivolgerle tre domande brevissime.
  In primo luogo, lei dice che le concessioni sono state prorogate da una legge fino al 2020. Io posso capire una legge che proroga una concessione, ma immagino che la concessione che proroga sia una concessione legittima, che risponda a tutti i requisiti di legittimità. Se queste concessioni di Ostia sono tutte illegittime e hanno tutte delle criticità, possono essere revocate tutte, a mio avviso. Questa è la domanda che io le rivolgo.
  In secondo luogo, lei ha detto che c’è stata una giunta che ha adottato delle delibere che portavano dal 5 al 15 per cento l'importo dei finanziamenti che si volevano dare ad alcune cooperative particolari. Quale amministrazione ha adottato questa delibera, quella di Marino, quella di Alemanno, o quella precedente ancora ?
  Quanto all'ultima cosa che lei ha detto per deferenza verso chi è venuto dopo di lei, deferenza che in un funzionario pubblico integerrimo si può anche capire, io credo che una deferenza di questo genere sia superflua. Se lei ha accumulato delle conoscenze e delle esperienze e ha in possesso un patrimonio di informazioni, io credo che abbia il dovere di trasferire a chi viene dopo di lei tutte queste informazioni. O forse ho capito male io ?
  Nient'altro.

Pag. 22

  PRESIDENTE. Per quest'ultima domanda credo che le relazioni non mancheranno, ma certo non è questa la sede nella quale due funzionari dello Stato si scambiano le consegne.

  ALFONSO SABELLA, già assessore alla legalità del comune di Roma. Vorrei rassicurare l'onorevole Vecchio sul fatto che con il prefetto Vulpiani, proprio su Ostia, ci siamo scambiati diverse volte delle idee. Sa perfettamente com’è la situazione, ma soprattutto su Ostia c’è un ufficio tecnico, un nuovo direttore di municipio e nuovi tecnici che la conoscono perfettamente e che hanno gli stessi atti che ho io.
  Questo background di informazioni è tutto in possesso del municipio di Ostia. È chiaro che, se io mi prenderò un caffè col prefetto Vulpiani, sarò ben disponibile a dirgli qual è la mia idea. Questo è anche possibile che accada.
  Per quanto riguarda il prefetto Tronca, non l'ho ancora incontrato, ma mi ha chiesto lui l'incontro e io sarò ben lieto di fornirgli tutta la collaborazione possibile e immaginabile. Su questo non ci piove.
  Per quanto riguarda l'illegittimità delle concessioni, non sempre è illegittimo il procedimento di rilascio della concessione. È l'esecuzione di quella concessione che non lo è. Se il rilascio della concessione prevede che io debba rispettare il vecchio PUA e io poi non lo rispetto, è chiaro che questo è un elemento che la rende illegittima. La proroga sarebbe sempre legittima, ma il problema è che va disposta la decadenza a monte del provvedimento originario. La proroga, quindi, tamquam non esset. Questo a norma.
  Qual era la sua prima domanda, onorevole ?

  ANDREA VECCHIO. La questione del passaggio dal 5 al 15 per cento.

  ALFONSO SABELLA, già assessore alla legalità del comune di Roma. Si tratta della delibera n. 60 adottata dall'amministrazione Alemanno. Poi sono state adottate altre due delibere di modifica, che però sono delibere di giunta.
  Con delibera dell'assemblea capitolina, sempre dell'era Alemanno, è stata adottato, invece, il regolamento che prevedeva i controlli successivi di legittimità. Essa prevedeva che i controlli successivi di legittimità venissero estesi solo agli affidamenti superiori ai 200 mila euro, che era proprio all'epoca il limite della soglia comunitaria.

  STEFANO ESPOSITO. Intervengo solo perché non vorrei che si pensasse che la mia affermazione relativa alla distinzione e alle ragioni per le quali è stato commissariata Ostia volesse far venir meno la gravità delle vicende che hanno riguardato Ostia su «mafia capitale». Segnalavo soltanto la necessità di avere ben chiare le ragioni del commissariamento, perché è fare il gioco di chi vuole nascondere il problema della criminalità mischiare le ragioni del commissariamento tra «mafia capitale» e criminalità organizzata. Intervengo solo su questo.

  PRESIDENTE. Non avevamo dubbi.
  Io ringrazio il dottor Sabella per quest'audizione e per il lavoro che ha svolto come assessore alla legalità. Corre l'obbligo – io credo – di fare una verifica immediata sul contenuto, che ci servirà sicuramente anche per la nostra presenza a Ostia, del comunicato che ci è stato letto dal senatore Esposito, perché, in effetti, la vicenda appare rispetto a quello che abbiamo ascoltato abbastanza inquietante. Penso che avremo materia proprio per la nostra presenza a Ostia e anche per le audizioni che faremo prima del prefetto Magno e poi del commissario.
   Ricordo che martedì 24 alle 20 avremo l'audizione del dottor Gratteri, mentre mercoledì intorno alle 16, cioè al termine della seconda chiama per la votazione dei giudici della Corte, tra la fine del Senato e l'inizio della Camera, avremo tutto il tempo per fare un ufficio di presidenza, perché i deputati possono votare in seconda chiama. Pag. 23
  Riepilogando, la missione a Ostia la faremo giovedì 3 dicembre, l'audizione del prefetto Magno il 25 sera.   Ricordo, inoltre, che il 1o dicembre saremo a Bruxelles, alla Commissione LIBE del Parlamento europeo.
  La missione sarà di un giorno solo, non riusciamo a fare altrimenti per l'esame della legge di stabilità e della riforma costituzionale. I calendari non ci consentono né missioni lunghe, né audizioni.
  Dichiaro conclusa la seduta.

   La seduta termina alle 15.30.