XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale

Resoconto stenografico



Seduta n. 57 di Giovedì 8 ottobre 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 3 

Audizione del Sottosegretario di Stato all'economia e alle finanze, Enrico Zanetti, sulle prospettive della fiscalità degli enti territoriali (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati):
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 3 
Zanetti Enrico (SCpI) , Sottosegretario di Stato all'economia e alle finanze ... 3 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 4 
Fornaro Federico  ... 4 
Paglia Giovanni (SEL)  ... 5 
Guerra Maria Cecilia  ... 5 
De Menech Roger (PD)  ... 6 
Bisinella Patrizia  ... 7 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 8 
Zanetti Enrico (SCpI) , Sottosegretario di Stato all'economia e alle finanze ... 8 
Paglia Giovanni (SEL)  ... 10 
Zanetti Enrico (SCpI) , Sottosegretario di Stato all'economia e alle finanze ... 10 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANCARLO GIORGETTI

  La seduta comincia alle 8.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Sottosegretario di Stato all'economia e alle finanze, Enrico Zanetti, sulle prospettive della fiscalità degli enti territoriali.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Sottosegretario di Stato all'economia e alle finanze, Enrico Zanetti, sulle prospettive della fiscalità degli enti territoriali.
  Do la parola al Sottosegretario Zanetti per lo svolgimento della relazione.

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato all'economia e alle finanze. Ringrazio il presidente Giorgetti e tutti i commissari per questa opportunità di interlocuzione sulle prospettive della fiscalità degli enti territoriali. Vado rapidamente dritto ai punti principali.
  Come ben sapete, il Governo si è impegnato a effettuare nella prossima Legge di stabilità tre interventi che impattano sulla fiscalità degli enti locali relativamente al comparto immobiliare. Tali interventi sono: l'abolizione della tassazione sull'abitazione principale, l'abolizione dell'IMU sui terreni agricoli e la soluzione alla cosiddetta questione «IMU imbullonati».
  L'insieme degli interventi determinerà una riduzione della pressione fiscale sul comparto immobiliare di circa 5 miliardi, senza impatto alcuno sulla finanza degli enti locali, posto che saranno adottate corrispondenti misure compensative a carico del bilancio dello Stato.
  L'intervento più significativo è chiaramente rappresentato dall'abolizione della tassazione sull'abitazione principale. Si tratta di un intervento che, allo stato attuale, dovrebbe riguardare sia la TASI che l'IMU e, quindi, la generalità degli immobili aventi i requisiti per essere considerati abitazione principale, senza eccezioni di sorta in ragione del loro classamento catastale o di altri parametri.
  La volontà di operare un intervento di riduzione della pressione fiscale sul comparto immobiliare che sia chiaro e inequivoco, tanto nella sua sostanza ma anche nella sua percezione, induce a inserire questo provvedimento in un contesto di estrema chiarezza, cioè in un contesto in cui siano nulle, o comunque ridotte al minimo, le modifiche alla disciplina della fiscalità degli immobili nel suo complesso.
  Per tale ragione, l'unica altra modifica che si sta valutando se operare o meno è quella della riunificazione della TASI nell'IMU per tutti gli immobili diversi dall'abitazione principale, ferma restando la previsione di un'aliquota unica, esattamente pari alla sommatoria delle due aliquote attuali.
  L'intenzione del Governo è quella di accompagnare a questa estrema semplicità e chiarezza di intervento a favore del contribuente, altrettanta semplicità e chiarezza nel rapporto con gli enti locali, Pag. 4prevedendo una compensazione finanziaria calcolata esattamente sulla base dell'introito di TASI e IMU sull'abitazione principale che ciascun ente locale perderà a decorrere dal 2016 rispetto al 2015.
  Per quanto concerne l'IMU sui terreni agricoli, ferma restando la sicura abolizione delle misure più recenti, il Governo sta valutando interventi più radicali, tali da determinare l'abrogazione dell'imposta su tutti i terreni agricoli, ivi compresi quindi quelli che risultavano soggetti a tassazione già prima delle misure attuative del decreto-legge n. 66 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 89 del 2014.
  Per quanto concerne infine la questione dell’«IMU imbullonati», la volontà del Governo è di prevedere espressamente a livello normativo, con una formulazione tecnica in corso di definizione, che la rendita catastale degli immobili a destinazione speciale, censibili nel gruppo catastale D, è effettuata tramite stima diretta, tenendo conto del suolo e delle costruzioni nonché degli elementi ad essi strutturalmente connessi che ne accrescono la qualità e l'utilità, ma con l'esclusione dalla stima diretta dei macchinari, dei congegni, delle attrezzature e degli altri impianti funzionali allo specifico processo produttivo.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  FEDERICO FORNARO. Ringrazio il sottosegretario per la sintesi.
  Io interpreto le sue parole sostanzialmente nel senso che lo Stato rimborserà all'ente locale l'introito della TASI e dell'IMU sull'abitazione principale, compreso lo sforzo fiscale. Quindi, la scelta è stata quella più «costosa» per il bilancio dello Stato.
  Inoltre, lei ha detto che questo Governo sta valutando interventi più radicali. Che cosa significa ? Mi sembra che il messaggio lanciato dal Presidente del Consiglio recentemente fosse quello dell'abolizione totale dell'IMU agricola, che significa, per intenderci, anche l'IMU pagata sui terreni di pianura.
  Con l'occasione, visto che si parla di questa manovra, ricordo che non ho ancora visto decreti o interventi – lei sa a cosa mi riferisco – sull'IMU dei cosiddetti «comuni di collina svantaggiata». Mi riferisco al rimborso della differenza tra la stima dell'introito teorico fatta dal Ministero dell'economia e delle finanze e l'effettivo l'introito registrato dai comuni stessi, valutazione che è stata fatta, per quanto ancora parzialmente, lo sottolineo, per il 2014, ma che deve essere fatta anche per il 2015.
  L'ultima questione che vorrei porre è in realtà una raccomandazione. Nel momento in cui si interviene in materia di TASI e IMU sull'abitazione principale, si dovrebbe fare attenzione anche ad alcuni aspetti apparentemente secondari. C’è una diversa interpretazione di cosa si intende per abitazione principale tra la disciplina dell'IMU e quella della precedente tassazione, perché bisogna dimostrare, in un caso, anche il domicilio; cioè, attualmente, se uno ha la residenza ma non il domicilio presso la stessa abitazione, non ha diritto all'esenzione dall'IMU per l'abitazione principale, ma bisogna capire se con la prevista unificazione della tassazione permarrà questa differenziazione. Altro tema molto delicato è il trattamento fiscale da parte dei comuni dei comodati d'uso dei familiari. In merito, ci sono interpretazioni differenti, perché alcuni comuni adottano un'interpretazione estensiva. Il tema è collegato, per esempio, ad aspetti – chiedo scusa se vado nel dettaglio, ma sono temi che, nella vita dei comuni, hanno un loro impatto – che riguardano la certificazione che il comune ritiene valida ai fini della dimostrazione del comodato stesso, cioè se è sufficiente una scrittura privata non registrata oppure è necessaria la registrazione presso gli uffici del registro. Intendo dire che sarebbe importante, visto che ci si accinge a definire tutta questa materia e tutto questo comparto, avere chiarezza, altrimenti capitano cose antipatiche, cioè che due comuni Pag. 5vicini danno interpretazioni magari molto differenti, suscitando reazioni negative a fronte di tale situazione.
  Chiedo scusa se sono entrato un po’ nei particolari, ma è l'occasione, visto che ci accingiamo a redigere le norme, per provare a rivedere questi aspetti, che poi sono quelli da cui nascono i problemi.

  GIOVANNI PAGLIA. Vorrei andare al di là di qualsiasi considerazione sulla questione dell'abolizione della TASI, che faremo in altra sede.
  Mi sembra di capire – e trovo giusta l'osservazione del senatore Fornaro – che, di fatto, saranno più fortunati quei comuni che, negli ultimi anni, hanno deciso di innalzare la pressione fiscale sui propri cittadini. Certo, è una scelta politica, ma potevate dirlo prima: «la TASI resterà in vigore per due anni, quindi cercate di fare cassa il più possibile perché poi avrete più trasferimenti dallo Stato quando verrà abolita».
  La domanda che vorrei porre è la seguente. Noi abbiamo visto che c’è un'evasione della TASI e dell'IMU piuttosto elevata in questo Paese, pari circa a un terzo del totale, o almeno così dicono i dati che sono stati diffusi dal Ministero dell'economia e delle finanze (28 per cento). Io ho chiesto – ma non ho ancora il dato – quanta di questa evasione riguardi la prima casa. Ad ogni modo, i trasferimenti che lo Stato farà in sostituzione della tassa riguarderanno l'incassato o il preventivato ? Lo chiedo perché, se si trattasse del preventivato, allo Stato verrebbe a mancare in termini di liquidità il 28 per cento circa degli incassi dovuti, se fosse replicabile sulla prima casa il dato generale, forse meno o forse di più, anche in questo caso con una sperequazione territoriale peraltro piuttosto significativa, perché non tutte le regioni hanno lo stesso dato in termini di evasione.
  Mi riferisco all'evasione perché, in merito, dovrebbe essere abbastanza facile fare il conto: quanto si deve incassare e quanto viene incassato nel caso dell'IMU non è una stima, sono dati noti.

  MARIA CECILIA GUERRA. Avremo modo di parlarne in un'altra sede, ma vorrei comunque dichiarare la mia totale contrarietà all'abolizione dell'imposta sulla prima casa, per motivi sia di equità che di efficienza che di autonomia degli enti decentrati.
  In questa sede voglio tornare su alcune questioni. La prima è quella del rimborso agli enti locali. Quello che manca in questa relazione, piuttosto sintetica, è il disegno che accompagna la riduzione di spazi di autonomia fiscale per gli enti decentrati, con le conseguenti implicazioni sul disegno della perequazione.
  Credo che sia veramente sbagliato intervenire in modo così significativo, eliminando una parte significativa di prelievo autonomo, senza essersi posti, o per lo meno senza che qui venga a noi detto, questi due problemi che sono strettamente interconnessi. Ricordo che noi parliamo di federalismo non solo relativamente al fisco, per cui si tratta di due elementi strettamente connessi.
  Per quanto riguarda la prima questione, è chiaro che il problema è come rimborsare i comuni. Si è detto che si è scelta la strada del pieno rimborso in riferimento allo sforzo fiscale, ma ciò pone una difficoltà che è stata già richiamata. Lo sforzo fiscale alla base del patto di responsabilità coi propri cittadini – «ti chiedo di più e ti do di più» – viene, in questo caso, completamente superato, cioè «ti do di più senza chiederti di più», ponendo a carico della fiscalità generale quello che invece doveva essere uno sforzo di ognuno.
  Nello stesso tempo, se si fosse scelta l'altra via, si sarebbero messi in grossa difficoltà i comuni che, sapendo di poter contare su uno spazio di autonomia, hanno fatto questo patto e hanno garantito, magari, dei nuovi servizi, senza poi avere le risorse per finanziarli.
  Siamo di fronte a una difficoltà enorme, che discende non tanto dall'abolizione della tassa sulla prima casa, ma dal fatto che non c’è un disegno su come ripristinare uno spazio di autonomia. Mi chiedo se vogliamo tornare così indietro, Pag. 6rispetto alle scelte che avevamo fatto e che erano di federalismo in senso buono, quindi di responsabilizzazione e di libertà di azione sulle funzioni non fondamentali – in realtà, sappiamo che, a causa del finanziamento insufficiente si sono verificati problemi anche sulle funzioni fondamentali – e se vogliamo farlo davvero. Se è questo il disegno, voglio solo capirlo. La mia è una domanda. Non condividerei questo progetto, ma vorrei sapere se è così.
  Per quanto riguarda la piena rimborsabilità, sappiamo che ci sono moltissimi problemi. Ricordo che, durante il Governo Letta, ai comuni sono venuti a mancare 625 milioni di euro; sono problemi che ancora si trascinano, perché l'anno dopo, nel 2014, sono stati loro riconosciuti 100 milioni di euro in meno, e ancora si è in attesa dei decreti per la ripartizione.
  Il secondo aspetto che richiamo, oltre a quello dell'autonomia, e su cui vorrei però maggiori informazioni da parte sua, è quello della perequazione. Questo tipo di compensazioni – l'abbiamo studiato in numerosissime audizioni, siamo diventati esperti a livello nazionale e internazionale – incide sul Fondo di solidarietà dei comuni, che dovrebbe essere, in realtà, un fondo di perequazione.
  In merito, insistono due problemi. Innanzitutto, se noi continuiamo ad alimentare questo Fondo di solidarietà con le compensazioni, la perequazione, che è un tema molto delicato, va a farsi friggere. Nello stesso tempo, se, come immagino, vogliamo spingere sui fabbisogni e sui costi standard, destineremmo a tali aspetti solo una parte molto piccola di queste risorse, così facendo perdere di significato anche tutta quella operazione, che pure abbiamo avviato, perché la compensazione cristallizza la spesa storica. Questa è la scelta, e noi cristallizziamo da anni la spesa storica, nel momento in cui proclamiamo che vogliamo superarla attraverso la definizione dei fabbisogni e dei costi standard. Qual è l'orientamento del Governo su questo punto ? Togliendo una quota così grande di prelievo fiscale, ovviamente, anche i conti sulle capacità fiscali dovranno essere rivisti, e mi auguro che questo venga fatto.
  L'ultimo punto riguarda la questione dell'IMU sui terreni agricoli. Ricordo che nel passaggio dall'ICI all'IMU si compì una scelta di cosiddetta «patrimonializzazione» della tassazione sui redditi dei fabbricati. In quel caso, dall'IRPEF si tolse, laddove c'era, questa tassazione, che in parte è stata poi ripristinata per le seconde case tenute sfitte eccetera, perché l'imposta patrimoniale andava crescendo.
  Si pose già allora il problema degli immobili strumentali, perché su questi, non tassati con l'IRPEF, gravava l'IMU più alta, penalizzandoli. Si pose anche il problema di eventuali compensazioni per i comuni. Ora, mi chiedo perché, se io sono un imprenditore agricolo – della pianura, di quelli che erano già tassati prima, perché la montagna e la collina rientrano in un'altra problematica in cui non voglio entrare adesso – e ho magari una grandissima e fiorente impresa agricola, non devo pagare su ciò che per me è strumentale, cioè il terreno, e se invece sono un artigiano, devo pagare sul capannone ? Vorrei capire meglio questo aspetto.

  ROGER DE MENECH. Io parto da un presupposto diverso, cioè che quando iniziamo a ridurre la pressione fiscale comunque è un fatto positivo per il Paese. Dopodiché, chiusa questa prima premessa indispensabile, penso che dobbiamo farlo bene.
  Rispetto alla perequazione, quali dati usiamo per decidere quanto vogliamo restituire ai comuni, quindi in riferimento a tutti i temi già affrontati, che condivido, vorrei capire se in questi ragionamenti c’è ancora lo spazio per riflettere sui fabbricati di categoria D. Gli introiti fiscali da tali fabbricati, insomma da tutto quello che non è prima casa, sono tutti di competenza dello Stato, al di là dell'esenzione di cui si sta parlando in questi giorni per «IMU imbullonati», agricoli eccetera.
  Mi auguro che si avvii una fase di proposta concreta per dare la giusta attenzione al mondo dei comuni e non Pag. 7creare, come sempre, figli e figliastri. È chiaro che, se noi prendiamo comuni diversi e trasferiamo tout court l'ammontare degli introiti derivanti dalla tassazione della prima casa dell'anno precedente, creiamo una sperequazione. I comuni virtuosi che hanno tenuto la tassazione molto bassa prenderanno meno, i comuni non virtuosi che avevano l'acqua alla gola prenderanno di più.
  Tuttavia, poiché per me quello di responsabilità è il principio cardine per una buona democrazia e per una buona amministrazione dello Stato, io ragionerei in questo termini: aboliamo l'IMU sulla prima casa, perché credo che questo sia un messaggio politico forte, in un momento delicato anche da un punto di vista immobiliare del nostro Paese; rimborsiamo l'aliquota base a tutti i comuni e concediamo sulle seconde case la possibilità di adeguamento, permettendo quindi ai comuni di mantenere i livelli degli incassi che prima facevano con la tassazione della prima casa con una plusvalenza della tassazione sulla seconda.
  In tal modo, se c’è un comune che ha dei problemi, si assume la responsabilità di aumentare le tasse ai propri cittadini in quella categoria di immobili.
  Certo, la mia è una proposta molto grezza in questa fase, ma lo dico, condividendo in questo caso quanto detto da chi mi ha preceduto, perché colgo la paura della mancanza di responsabilità nei territori. Se noi rimborsiamo a piè di lista comuni così diversi, corriamo il rischio di mettere sullo stesso piano le buone e le cattive amministrazioni, ma anche chi ha aumentato in senso virtuoso l'IMU sulla prima casa, facendo un patto con i propri cittadini, per dare più servizi, per costruire l'asilo, per mantenere la mensa di qualità eccetera.
  Il vero problema è collegare l'aumento delle tasse con il rapporto di fiducia che i cittadini hanno con gli amministratori. Tale rapporto noi dobbiamo mantenerlo, ma se la «mamma Stato» a piè di lista paga tutti uguale, secondo me esso è a rischio. Parto comunque dal presupposto, lo ripeto, che il taglio di pressione fiscale, quindi la restituzione da parte dello Stato dei proventi di una tassazione ai comuni e, di fatto, ai cittadini, sia un fattore di straordinaria importanza. Dobbiamo solo gestirlo in tal senso.
  Rispetto all’«IMU imbullonati», facciamo attenzione a come scriviamo le norme. Chiedo al Governo di avere una visione politica, perché non vorrei incorrere ancora negli scivoloni – diciamocelo, più tecnici che politici – degli anni scorsi per elementi assolutamente fuori dal contesto.
  Personalmente ho seguito la questione degli impianti turistici di risalita, del trasporto pubblico eccetera, e tutte quelle questioni hanno provocato un unico vero effetto sul territorio: hanno arricchito una serie infinita di avvocati, per via di cause, contro cause, e ricorsi al TAR in corso in mezza Italia, soprattutto nelle regioni che sono sensibili a questi temi, provocando un enorme spreco di risorse e anche una grandissima confusione nei comuni.
  Chiedo al Governo che, oltre a perseguire finalmente una buona politica, rispetto alla riduzione delle tasse in senso generale, in cui è compresa anche la tassazione sulla prima abitazione, soprattutto non perda il sentiero della responsabilità, che vuol dire tenere conto di costi, fabbisogni e quant'altro. Ci sono gli strumenti, ma dobbiamo, secondo me, cercare di calarli nelle normative attuali, lasciando piccoli spazi di autonomia, cosa che, fra l'altro, potrebbe anche essere positiva ai fini del rapporto fra i cittadini e i comuni, fra lo Stato e i cittadini, e avvierebbe verso un percorso di equità nei confronti dei comuni.

  PATRIZIA BISINELLA. Ringrazio il Sottosegretario Zanetti per averci dato un quadro degli interventi in agenda.
  I colleghi che mi hanno preceduto, per la verità, hanno già esaurito le domande, nel senso che hanno sollevato le stesse questioni e perplessità che, in prima riflessione, verrebbero in mente anche a me, in particolare con riferimento agli ultimi due interventi. In premessa, dico che sarei favorevolissima all'abbassamento della Pag. 8pressione fiscale in generale, ma questo mi sembra un po’ un libro dei sogni. Si tratta di un intervento talmente ampio che, francamente, suscita numerose preoccupazioni, soprattutto per quanto riguarda la compensazione finanziaria per i comuni, per gli enti locali, per la loro sopravvivenza. Sono le stesse perplessità sottolineate anche dalla senatrice Guerra, quindi non voglio ripeterle.
  L'unica domanda che mi resta da fare riguarda le coperture. Immagino che il quadro sia talmente complesso che sarebbe difficile spiegarlo adesso, ma le chiedo se, almeno, può darci un'idea su come si pensa di affrontarlo, anche, ad esempio, quando parliamo dell'abolizione dell'IMU agricola introdotta l'anno scorso, laddove si fa riferimento anche a un intervento più ampio, tale da eliminare tutte le imposizioni anche sui terreni che erano soggetti a tassazione prima del decreto-legge n. 66 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 89 del 2014.
  Le chiedo quindi un quadro, per lo meno, su come si possa procedere e su quali siano le coperture previste. Grazie.

  PRESIDENTE. L'ultima domanda la faccio io.
  Più volte, in altre audizioni, da parte sia del Sottosegretario Zanetti che dei suoi colleghi abbiamo sentito parlare nei mesi scorsi della local tax, l'ambizioso progetto di dare un riordino sistematico alla tassazione degli enti locali.
  A questo punto, la local tax nel quadro della manovra si è persa o, invece, sopravvive per creare spazi di autonomia fiscale per gli enti locali ? Lo dico perché, oltre a tutto quello che è stato già osservato, mi sembra che il tema di fondo è che si toglie una delle «armi», in senso positivo, che le amministrazioni locali avevano per sviluppare un'autonoma politica di intervento sul territorio.
  Le chiedo, quindi, che fine ha fatto la local tax, se sopravvive e se accompagnerà nella Legge di stabilità questa manovra di eliminazione dell'imposizione immobiliare annunciata dal Governo.
  Do la parola al Sottosegretario Zanetti per la replica.

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato all'economia e alle finanze. L'audizione è stata sintetica, toccando i punti principali, anche perché siamo in una fase in cui una serie di elementi importanti, di dettaglio, sono in discussione e, rispetto ad essi, non vi è ancora un orientamento formato in tutti i casi. Peraltro – riprenderemo alcuni punti sollevati anche dalle domande – ogni scelta ha dei pro e dei contro, ne siamo perfettamente consapevoli. Inoltre, in una fase come questa, quello che soprattutto premeva è ribadire la volontà di effettuare interventi che, come è stato giustamente ricordato, sono significativi anche dal punto di vista quantitativo, ma sui quali il Governo ha preso degli impegni precisi e che – in questa sede lo confermiamo – troveranno piena attuazione.
  Uno degli aspetti che voi avete sollevato in quanto problematico – e lo è oggettivamente – è quello legato alle compensazioni, cioè alla scelta di compensare (questo è l'orientamento in questo momento prevalente) sulla base delle entrate fiscali a cui ogni singolo comune concretamente rinuncia. Tale scelta, come è stato ricordato dalla senatrice Guerra, ha il lato oggettivamente poco commendevole di premiare potenzialmente comuni che hanno alzato la tassazione, per di più, come ricordato da altri colleghi, senza un vero e proprio corrispettivo patto con i cittadini.
  D'altro canto, un intervento di natura diversa, più legato a una sorta di perequazione, piuttosto che di restituzione o di mantenimento, dal punto di vista di ogni singolo comune, della neutralità finanziaria dell'intervento, avrebbe potuto provocare, in alcuni casi, delle problematiche significative.
  La scelta del Governo – mi collego anche al tema della local tax – è di fare un intervento, come ho ricordato prima, il più possibile netto, semplice, a legislazione invariata o quasi. Si tratterebbe di eliminare la tassazione sull'abitazione principale, Pag. 9sia essa TASI o IMU, di farlo in modo integrale dal lato dei contribuenti e di farlo, dal punto di vista dei comuni, in un contesto di sostanziale invarianza, pur nella consapevolezza che questa scelta ha delle controindicazioni ma, come ricordavamo prima, ne avrebbe anche l'altra.
  Tutto ciò significa, rispetto alla local tax, aver scelto in questa fase di sospendere quel progetto, che implicherebbe invece una rimodulazione molto più significativa della fiscalità locale, anche oltre il comparto immobiliare, a cominciare, ad esempio, dalla confluenza di una serie di imposte locali secondarie che in questo progetto sicuramente non sono comprese, ma che nell'ambito della local tax sarebbero rientrate.
  Tuttavia, la scelta, come dicevamo prima, è connessa anche alla chiarezza dell'intervento stesso, in un contesto dove, inevitabilmente, modifiche più complessive della disciplina ne avrebbero forse depotenziato la valenza stessa, anche in termini del contributo alla fiducia che noi ci aspettiamo sul fronte dell'abbassamento della pressione fiscale sul comparto immobiliare, con il vantaggio che ne consegue per l'economia del settore. Ci sarebbe appunto stata una minore percezione dell'intervento perché, a quel punto, è inevitabile che resti il dubbio e, in alcuni casi, a seconda anche delle scelte dei singoli comuni, si sarebbe verificato che si sarebbe eliminata l'imposizione da una parte, che poi sarebbe ricomparsa dall'altra.
  La volontà del Governo è invarianza dell'intervento per quanto riguarda i comuni e chiarezza di un intervento che non è rimodulativo, con quel che significa, nel bene o nel male, ma è puramente sottrattivo: la disciplina è quella, scompare la tassazione sulla prima casa, per tutti.
  Ecco perché in questo contesto non si è ritenuto opportuno portare avanti il progetto della local tax ed ecco perché, come dicevo, a questo punto, l'unico intervento aggiuntivo a quello specifico, che si sta valutando in questo momento perché ha dei profili di ottimizzazione dal punto di vista della semplificazione, è appunto quello del ricompattamento della TASI nell'IMU, per non avere due imposte estremamente simili, anche se con alcune differenze, ma una sola, nell'invarianza dell'aliquota complessiva.
  Ribadisco che questo è l'unico intervento che stiamo valutando, ma vi ripeto che è un'ipotesi, perché l'attenzione è fortissima rispetto alla chiarezza dell'intervento stesso.
  Certo è che, come ogni intervento netto, chiaro e radicale, senza mille sfumature che lo accompagnano, anche questo ha aspetti positivi e alcuni che invece, visti singolarmente, positivi non possono essere considerati.
  Riguardo all'IMU agricola, come ho detto nel mio intervento, non vi è dubbio che la volontà è quella di andare fino in fondo, quindi di non togliere soltanto la parte che si è aggiunta negli ultimi due anni, ma tutti gli 800 milioni di euro del prelievo sui terreni agricoli. Ho naturalmente registrato l'osservazione della senatrice Guerra, che è naturalmente replicabile anche nel comparto della prima casa, volendo. Ci si chiede perché tutte le imprese agricole, anche quelle più importanti, su un bene strumentale come il terreno agricolo non debbano pagare nulla, mentre sugli immobili strumentali le imprese pagano; ugualmente ci si chiede perché togliere a tutti l'imposta sulla prima casa e non lasciarla per coloro che sostanzialmente si possono permettere di pagarla.
  Queste sono sicuramente considerazioni di natura politica più che significative e importanti, però la scelta che è stata fatta e si sta facendo a livello di Governo è quella della radicalità e della nettezza degli interventi, pur nella consapevolezza che ciò, insieme a degli oggettivi vantaggi di sostanza, come una maggiore riduzione della pressione fiscale – quindi anche maggiore disponibilità di soldi per i consumi interni, nella misura in cui rimangono nella disponibilità dei cittadini – ma anche in termini di fiducia e percezione, comporta che determinate sfumature rendano più complesso comprendere la significatività di un processo di riduzione della Pag. 10pressione fiscale che questo Governo ha, come è noto, posto alla base della propria azione, non solo di quest'anno ma anche, in chiave prospettica, fino al 2018.
  Registro come indicazione importante, sulla quale vale la pena anche verificare a che punto sono gli affinamenti tecnici normativi, l'osservazione relativa ai comodati d'uso familiari, rispetto ai quali però ricordo che fu fatta la scelta precisa di lasciare questa decisione ai comuni.
  In merito, durante una fase di intervento che, come si è detto, vuole essere, al tempo stesso, estremamente invasivo nella scelta ma minimamente invasivo nel contesto normativo, sarà difficile poter pensare di ricondurre a livello centrale la normazione di alcuni aspetti sostanziali e procedurali di questa specifica disciplina, laddove siamo consapevoli che aumenta ulteriormente la centralità, nell'istante in cui il discrimine tra prima casa o non prima casa, con questo intervento, si enfatizza mille volte di più. Peraltro, si tratta di una questione molto sentita dai cittadini. Credo che ricordiamo tutti quanto se n’è discusso anche in passato, in più occasioni, in entrambe le Aule parlamentari. In tal senso, è giusto fare qualche ulteriore riflessione e la faremo.
  Per quanto riguarda la norma sugli «imbullonati», sicuramente bisogna stare molto attenti dal punto di vista tecnico, perché appunto sul piano tecnico – onestamente bisogna dirlo – sono state commesse scelte non felici in passato, a cominciare dall'ultima occasione in cui abbiamo introdotto una disposizione che richiamava i riferimenti di una circolare, cosa abbastanza peculiare...

  GIOVANNI PAGLIA. Era stato anche notato, ai tempi...

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato all'economia e alle finanze. Sì, era stato notato da molti. A livello tecnico c'era stata una forte convinzione che quella scelta avrebbe prodotto un risultato utile, ma non lo ha fatto. In merito, pur nella massima fiducia nei confronti dei nostri Dipartimenti, posso confermare che su questo tema c’è una sensibilità particolare a livello politico, perché vorremmo risolvere definitivamente questa situazione.
  Credo di avere risposto, più o meno, alle vostre domande. In alcuni casi, come ho detto, prendo in carico le vostre osservazioni e le porto al Ministero.
  Resto naturalmente a disposizione per ulteriori chiarimenti. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Sottosegretario Zanetti per il suo intervento.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 8.40.