XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 112 di Giovedì 17 settembre 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori.
Gaetti Luigi , Presidente ... 2 

Audizione del presidente dell'ANIEM, Dino Piacentini.
Gaetti Luigi , Presidente ... 2 
Piacentini Dino , presidente dell'ANIEM ... 2 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 3 
Piacentini Dino , presidente dell'ANIEM ... 3 
Gaetti Luigi , Presidente ... 5 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 5 
Piacentini Dino , presidente dell'ANIEM ... 5 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 5 
Piacentini Dino , presidente dell'ANIEM ... 6 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 6 
Piacentini Dino , presidente dell'ANIEM ... 6 
Mirabelli Franco  ... 6 
Piacentini Dino , presidente dell'ANIEM ... 6 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 7 
Piacentini Dino , presidente dell'ANIEM ... 7 
Gaetti Luigi , Presidente ... 7 
Piacentini Dino , presidente dell'ANIEM ... 7 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 7 
Piacentini Dino , presidente dell'ANIEM ... 7 
Vaccari Stefano  ... 7 
Piacentini Dino , presidente dell'ANIEM ... 8 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 8 
Piacentini Dino , presidente dell'ANIEM ... 8 
Gaetti Luigi , Presidente ... 8 
Piacentini Dino , presidente dell'ANIEM ... 8 
Gaetti Luigi , Presidente ... 8

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI GAETTI

  La seduta comincia alle 14.15.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

  PRESIDENTE. Devo fare prima una comunicazione. Comunico che la Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione l'onorevole Stefania Prestigiacomo in sostituzione dell'onorevole Roberto Occhiuto, dimissionario. Le facciamo i migliori auguri di buon lavoro.

Audizione del presidente dell'ANIEM, Dino Piacentini.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente dell'ANIEM, Dino Piacentini, accompagnato dall'avvocato Chiara Iannizzotto, dell'ufficio legale della Piacentini SpA, e dalla dottoressa Francesca Magliocchetti, dell'ufficio legislativo dell'ANIEM.
  L'audizione odierna rientra nel filone di inchiesta sulle infiltrazioni nel mondo dell'economia, nell'ambito dei compiti previsti dall'articolo 1, lett. g) della legge istitutiva, che chiede alla Commissione di «accertare le modalità di difesa del sistema degli appalti e delle opere pubbliche dai condizionamenti mafiosi, le forme di accumulazione dei patrimoni illeciti nonché di investimento e riciclaggio dei proventi derivanti dalle attività delle organizzazioni criminali».
  Ricordo che l'audizione è stata in particolare sollecitata dall'on. Andrea Vecchio, coordinatore del comitato «Mafia e appalti» istituito in seno alla Commissione, che essa si svolge in forma libera e che, ove necessario, i lavori potranno altresì proseguire in forma segreta.
  Do la parola al dottor Piacentini.

  DINO PIACENTINI, presidente dell'ANIEM. Buonasera a tutti. Vi ringrazio per l'opportunità offerta alla nostra associazione di portare un contributo, ove possibile, al vostro lavoro e un parere degli operatori che forse sono soggetti maggiormente all'ipertrofismo burocratico che in questo settore dobbiamo vivere tutti i giorni. Il settore a cui noi apparteniamo è senz'altro un settore molto delicato dal punto di vista delle infiltrazioni di natura mafiosa, in particolare, ma non solo, il mondo dei lavori pubblici, non solo nelle regioni e nei territori più tradizionalmente interessati da un fenomeno così duro e pesante da tutti i punti di vista, anche per gli operatori, ma anche, purtroppo, in territori che, invece, si ritenevano molto più al sicuro da determinate pratiche. Purtroppo, così non è. Noi, come associazione, abbiamo detto questo fin dal 2008. Tenete presente che io vengo dal modenese. È per questo che scherzavo con il senatore Vaccari, perché lui è della bassa modenese e io sono della montagna modenese, ma comunque siamo modenesi. Voi sapete bene che si pensava che in Pag. 3Emilia-Romagna, come anche in Lombardia, come anche nelle altre regioni del Centro-Nord, questi fenomeni fossero molto meno impattanti. Andando un po’ forse anche controcorrente, come ANIEM, noi abbiamo fatto un'iniziativa nel 2008, a cui parteciparono l'allora sindaco di Modena Giorgio Pighi, l'attuale procuratore capo di Modena, dottoressa Lucia Musti, che era allora, se non sbaglio, responsabile della DDA Emilia-Romagna, il senatore Giuliano Barbolini, già sindaco di Modena, il comandante provinciale della Guardia di finanza e il comandante provinciale dei Carabinieri di Modena. Noi denunciammo questa situazione e avemmo anche qualche sorpresa, perché da alcune istituzioni venivano delle sottolineature rispetto al fatto che in taluni territori ci sono gli anticorpi. In parte ciò è senz'altro vero, ma questa non era condizione sufficiente per fronteggiare questi problemi. Tant’è vero che poi nel nostro territorio – è sulla cronaca degli ultimi mesi – stanno cominciando dei processi per infiltrazioni criminali mafiose molto pesanti. Arrivando alla domanda che ha fatto il presidente, direi che se si riuscisse a spostare il controllo in termini sostanziali, cioè pratici, rispetto alla presentazione di meri elementi cartacei, noi avremo fatto qualcosa che serve davvero per evitare il problema. Questo vale soprattutto per il settore dei lavori pubblici – mi verrebbe quasi da fare una battuta – e cioè che forse il problema si è eliminato da solo, perché di lavori pubblici quasi non ce ne sono più. Al di là delle facezie, il tema vero è che anche l'uso dei suoli e del territorio e la destinazione dei terreni – non c’è bisogno che lo spieghi a voi – possono essere oggetto di pressioni indebite.

  ANDREA VECCHIO. (fuori microfono). Per le cave ?

  DINO PIACENTINI, presidente dell'ANIEM. Per esempio, oppure anche per le semplici iniziative immobiliari. Senz'altro ci sono le cave e le discariche. Noi pensiamo, almeno dal nostro punto di vista, che, se riuscissimo ad avere un settore delle costruzioni e affini, in senso allargato, che possa partire da una banca dati aggiornata quotidianamente, la situazione migliorerebbe. Non è un lavoro impossibile, con le tecnologie che ci sono adesso. Qualsiasi attività di un'azienda nel suo rapporto con la pubblica amministrazione – vince un appalto, chiede una concessione e via elencando – può essere registrata in tempo reale. Il problema è avere una banca dati unica che dia la disponibilità agli addetti della pubblica amministrazione in tempo reale di avere la conferma che l'azienda può andare avanti oppure che si deve automaticamente stoppare, cioè avere la certezza del diritto. Se noi andiamo a vedere, come operatori del settore, notiamo che le normative che dovrebbero perlomeno circoscrivere questo problema le abbiamo già. Il problema è che non sono efficaci, e non sono efficaci perché i tempi non sono efficaci. Se noi diciamo a una pubblica amministrazione che, nonostante un'informativa, di fronte a una gara d'appalto può procedere e poi, se verrà verificato, potrà recedere dal contratto in danno, ma poi non può farlo perché, se il lavoro è troppo avanzato, non può comunque recedere... Insomma occorre chiarezza. Occorrono una base informativa certa e aggiornata e la chiarezza assoluta. Secondo noi, nel momento in cui c’è un sospetto di infiltrazione mafiosa, anche se il lavoro o la concessione sono praticamente ultimati, dovrebbero essere comunque rimessi in discussione. Questo ce l'abbiamo anche adesso in parte, ma vi dico una cosa: per esempio, in alcuni territori ci sono delle aziende serissime che da venti mesi aspettano la white list. Voi capite bene che un'impresa non può aspettare tempi incerti. Noi pensiamo che, mettendo una banca dati a disposizione delle singole amministrazioni, fermo restando che le amministrazioni appaltanti dovranno essere rivisitate e ridotte – ma questa operazione è già in corso – per esempio, l'Autorità di vigilanza sui lavori pubblici potrebbe fare veramente dottrina in questo senso ed essere dirimente. Questa è un'ipotesi. Quanto alle risorse, se noi Pag. 4pensiamo a quello che costa mantenere una attestazione SOA adesso... Voi sapete che nei lavori pubblici c’è la certificazione delle categorie – tu sei iscritto a questo o a quest'altro, sei abilitato per questo – e che, grazie anche al vostro lavoro, ci si è andati a mettere le mani dentro e si è visto che è tutta una barzelletta, scusatemi... Queste certificazioni andrebbero eliminate immediatamente. Tenete presente che una piccola azienda, ancorché sia una piccola azienda, deve spendere 3 o 4 mila euro all'anno per mantenere questo controllo, che controllo non è, oltre ai costi burocratici per presentare gli aggiornamenti. Se noi andiamo a vedere come funziona nel resto del mondo, notiamo che non si va col bilancino a vedere se si ha il 15 per cento delle attrezzature, cose veramente un po’ fantasiose... Negli altri paesi, se si deve appaltare una fognatura o un ponte, chiedono: «Hai fatto dei ponti ?». Non solo, perché questo in parte è così anche da noi nei confronti dell'attestazione SOA, ma se ne fregano altamente della tua manodopera, dei tuoi manager e soprattutto dell'esperienza di quella manodopera e di quei manager. Se io mi presento per essere prequalificato o per essere candidato per spendere del denaro pubblico, dovrò dire che cos’è la mia struttura. Se io ho tutti i dipendenti assunti da tre mesi, capite bene che lì ci può essere di tutto. Se i miei dipendenti sono dentro l'azienda da cinque, dieci o quindici anni molto probabilmente è una cosa completamente diversa. Questo su 40 mila aziende porta già a una scrematura del 60-65 per cento circa. Sempre rispetto all'obiettivo che tutti abbiamo e che soprattutto voi portate avanti, noi dobbiamo avere chiaro che tipo di impresa vogliamo e che tipo di soggetto vogliamo che contratti con la pubblica amministrazione. Secondo noi, deve trattarsi di aziende – piccole, medie o grandi non è il punto – che devono avere dei dipendenti e degli investimenti effettuati in attrezzature tecniche, come un qualsiasi altro settore manifatturiero puro. Questo cosa vuol dire ? Vuol dire che immediatamente abbiamo spostato tutti i controlli dal punto di vista cartaceo a un divenire, invece, quotidiano che segue il track record dell'azienda. Questo è il punto. Fenomeni di infiltrazioni mafiose e di gang organizzate criminali ci sono anche negli Stati Uniti, ma è molto difficile che riescano a lavorare per la pubblica amministrazione statunitense. Poi c’è sempre il caso, perché purtroppo l'uomo è così, ma generalmente non avviene semplicemente perché lì conta il track record. Se tu sei arrivato ieri e vuoi essere già un interlocutore, mi dispiace, ma bisogna che prima dimostri che cosa sei capace di fare. Io penso che, se intanto mettiamo come sottolineatura, come base, la chiarezza, per cui vogliamo premiare un determinato tipo di impresa e, quindi, la manodopera, la specializzazione e le aziende che investono, questo criterio deve essere alla base di tutti i metodi di qualificazione. Quanto, invece, alla natura del track record dal punto di vista del comportamento, voi capite bene che, se io in un percorso di questo tipo a regime ho cinque, dieci o quindici anni di storia specchiata alle spalle, in cui ho rispettato i miei impegni, è molto più difficile che venga attaccato da fatti di un certo tipo. Abbiamo visto che le grandi infiltrazioni in alcuni territori ci sono state soprattutto nei periodi di crisi. Almeno questa è l'esperienza che è emersa dal nostro punto di vista. Se noi permettiamo che il settore dei lavori pubblici, il settore pubblico in generale, il settore della spesa pubblica, sia ancora qualificato non nel merito, ma solo dal punto di vista cartaceo, senza mettere al primo punto quanto ho testé detto, è chiaro che tutta la filiera sarà viziata fin dall'inizio. Potrà essere buona o cattiva, ma a seconda del caso, non secondo un controllo specifico. Parliamoci chiaro: noi possiamo essere controllati oggi, ma fra quindici giorni io posso essere impazzito ed essere diventato una cosa diversa. Deve esserci per forza una qualificazione in divenire, fermo restando che la pubblica amministrazione deve avere la possibilità, in salvaguardia o come volete, se ha notizie, di far scattare immediatamente, senza alcuna conseguenza per quell'amministratore pubblico, la rescissione del contratto in danno all'impresa, magari con Pag. 5la possibilità immediata di escussione della fideiussione. Anche sulla fideiussione bisognerebbe fare un discorso molto serio. Per esempio, sull'uso del contante si è portato l'utilizzo ai famosi 990 euro. Mi spiegate, però, allora per quale motivo io posso presentare una garanzia al pubblico – che si tratti di comune, regione, amministrazioni pubbliche, centrali o ministeri – un pezzo di carta che non sarà mai escusso ? Se invece fosse solo bancario, in funzione di lettera di credito, con una semplice riga si escuterebbe la fideiussione. In secondo luogo, se si procedesse tramite le banche, voi capite che avremmo un filtro molto più forte, come l'abbiamo sui 990 euro di contante. Il problema, su questo vi invito veramente a riflettere, è che noi abbiamo un sistema introdotto dalla famosa legge Merloni e dalle successive modifiche – ter, quater, quinquies e via elencando – con versioni che si sono accavallate e da cui è venuta fuori una baraonda di controlli, sempre di natura formale – scusatemi se insisto. Si è cercato di ingessare la pubblica amministrazione, senza però darle la possibilità di difendersi. Ci sono i dipendenti e gli amministratori disonesti, ma ci sono anche quelli onesti. Ergo, quello che in sintesi vorremmo dire è che non occorrono sovrapposizioni di competenze, assolutamente no, ma tempi certi. Per fare questo ci permettiamo di suggerirvi di valorizzare, in poche parole, le aziende che hanno investimenti e lavoratori e di premiare quelle i cui lavoratori non hanno un turnover del 50 per cento, perché molto probabilmente lì si annida qualcosa, accompagnandole anche con dei mezzi per cui si prendano l'impegno che, se sbagliano, pagano. Potremmo ottenere un settore normale, che deve vivere del proprio profitto industriale, come tutti gli altri settori manifatturieri. Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
  Cominciamo dall'onorevole Vecchio, che è anche il coordinatore del nostro comitato su questo argomento.

  ANDREA VECCHIO. Intanto grazie per essere qui. Nel lavoro del comitato e di questa Commissione noi abbiamo grande fiducia e grande speranza, perché questo è il momento preciso nel quale si può intervenire con un minimo di efficacia. In questo momento al Senato e alla Camera è in discussione, infatti, la modifica della legge sugli appalti. Con una certa soddisfazione noi abbiamo appreso che il Governo, la Commissione e il Parlamento hanno dato un taglio molto sostanziale al numero di articoli nella legge sull'appalto e che non si farà un Regolamento. Questa è la cosa importante che avviene in questo momento. Sappiamo anche che dal punto di vista dell'efficacia, come diceva bene lei, di tutte queste norme il contributo dell'operatore, di quello che è sul mercato dalla mattina alla sera, è importantissimo. Io mi trovo in questa posizione da politico da appena due anni e mezzo, ma nella vita precedente ho fatto questo mestiere, questo lavoro, e le esperienze che ho accumulato – le positive, almeno – spero di trasferirle in questo lavoro. Noi abbiamo preparato un appunto, che adesso le consegneremo, che rappresenta un riassunto di alcune cose che noi pensiamo debbano essere approfondite. Su questo appunto gradiremmo le vostre considerazioni più particolari e ve ne saremo grati eventualmente se ci fornirete una sequenza di suggerimenti su quello che voi ritenete positivo che ci sia in questo documento o su quello che ritenete che ci sia di non molto condivisibile.

  DINO PIACENTINI, presidente dell'ANIEM. Ho letto solo la prima pagina, ma condivido tutto.

  ANDREA VECCHIO. Noi abbiamo questa opportunità. L'Autorità di vigilanza sui lavori pubblici, che è nella stessa direzione dell'Autorità anticorruzione, ha la fortuna, in questo momento, di avere un magistrato illuminato e un grande lavoratore, il quale si è messo a nostra disposizione per analizzare e recepire le proposte che faremo noi. Stiamo cominciando forse con un poco di ritardo, ma il Parlamento italiano Pag. 6è un Parlamento che si muove come un elefante di pietra. Quindi, lei capisce qual è il problema. Confesso che io mi trovo in grande difficoltà, perché ero abituato a lavorare da imprenditore e qui sto lavorando da nullafacente.

  DINO PIACENTINI, presidente dell'ANIEM. Onorevole, non dica così.

  ANDREA VECCHIO. Sto lavorando da nullafacente. Questo è quello che volevo dire, quello che volevo affidare alla vostra considerazione. Aspettiamo una relazione scritta. Magari ci risentiremo ulteriormente per esaminare alcuni punti più nel dettaglio.

  DINO PIACENTINI, presidente dell'ANIEM. Molto volentieri. Non sa quanto sono felice di sentire queste parole. Grazie.

  FRANCO MIRABELLI. La ringrazio. Ha già detto l'onorevole Vecchio che il Parlamento è impegnato su molte delle questioni che lei ha posto. Quanto al cambiare la regolamentazione sugli appalti, mi pare che la novità dell'istituzione dell'ANAC e gli interventi preventivi sugli appalti che l'ANAC fa siano strumenti che possono avere una certa efficacia sia nella lotta alla corruzione, sia nel lavoro contro la criminalità organizzata. Lo scopo di queste audizioni, però, secondo me, deve essere anche un altro. Noi abbiamo avuto spesso la percezione, in questi anni di lavoro, che, al di là del ruolo che deve avere lo Stato, al di là del ruolo che devono avere le prefetture, al di là del ruolo che devono avere gli investigatori, noi abbiamo bisogno, se vogliamo sconfiggere la criminalità organizzata, che ci sia un impegno complessivo. Dentro questo impegno complessivo ci deve essere un impegno di tutti i soggetti professionali ed economici e di tutti i corpi intermedi per dare un contributo a prevenire e combattere.
  In questo senso le pongo tre questioni. La prima è se la sua associazione si è data regole su questo, in particolare rispetto ai subappalti o ad altre vicende. In secondo luogo, vorrei un'opinione rispetto all'efficacia del sistema di controlli e della rete di prevenzione, che rispetto ad alcune grandi opere è stata messa in campo, efficacemente mi pare, come per esempio a Expo, rispetto alle infiltrazioni mafiose. Sappiamo che lì c’è un punto che riguarda sicuramente lo Stato, che si dota però di nuovi strumenti di verifica dei macchinari e delle persone. Le chiedo se, secondo lei, questo può essere un sistema estendibile. Resta un punto: quello di quali anticorpi si costruiscono le imprese. Condivido molte delle cose che ho sentito, ma c’è un punto su cui la stessa inchiesta Aemilia ci dice che le cose non sono proprio così semplici. Sicuramente può essere un tema avere grandi controlli sulle aziende che, come ha detto lei, si creano ex novo. È importante, ma l'inchiesta Aemilia ci ha detto altro. Ci ha detto che ci sono molte aziende, anche con una lunga storia alle spalle, anche con un prestigio alle spalle, che sono state scalate e infiltrate dalla criminalità organizzata. È un fatto oggettivo. Ci sono diverse aziende che si occupano di edilizia e che abbiamo scoperto essere state comunque infiltrate. Lo dico non per criminalizzare qualcuno, ma per dire che c’è un problema: abbiamo ormai la percezione che soprattutto al nord – questo ci dicono soprattutto l'inchiesta Aemilia, ma anche le inchieste lombarde – la mafia è meno interessata agli appalti pubblici ed è più interessata, invece, a penetrare nel mercato legale acquisendo e controllando aziende legali. Questo è un punto su cui, secondo me, l'associazionismo e i corpi intermedi si devono preoccupare. Si devono occupare di prevenire questi fenomeni. Volevo sapere se su questo c’è una percezione e che cosa si sta facendo.

  DINO PIACENTINI, presidente dell'ANIEM. Senatore Mirabelli, molto velocemente, al di là della nostra azienda, in generale noi cerchiamo, dentro l'associazione, perlomeno di far sì che ognuno abbia il codice etico fatto in una data maniera, per non parlare del decreto legislativo Pag. 7n. 231 del 2001, anche se le dico francamente, perché a me piace veramente dire quello che penso, che per me il decreto n. 231 è un ulteriore fardello, però è come sparare col bazooka a un moscerino. È la dimostrazione di quello che diceva lei. In effetti, ci sono almeno tre o quattro nomi nel territorio che io conosco e che erano aziende strutturate, di nome, in poche parole, di prestigio. Magari sapevamo che per alcune il prestigio non era del tutto meritato, detto francamente. Senz'altro il controllo dei corpi intermedi è un primo passo, senz'altro ci deve essere, e c’è, ma le posso dire che una di quelle aziende era in ANIEM Modena. Ci si è accorti di alcuni cambiamenti, sono state fatte indagini, ma, se lei non ha le prove, rischia la calunnia. È questo il vero tema. Noi – glielo posso garantire – abbiamo avvisato nel caso specifico il comando dei Carabinieri, ma da lì a poter dire: «Tu lo prendi e lo sbatti fuori», il segnale... In questo senso sono assolutamente d'accordo con lei: guai se non fosse così. Questi anticorpi, anche culturalmente occorre svilupparli. Per quanto riguarda la penetrazione, sono d'accordo anche su questo. Di fronte alla crisi, come dicevo prima, questi soggetti hanno pensato che la soluzione alla crisi fosse avere dei soci che non si sapeva da dove arrivavano. Tuttavia, a maggior supporto di quello che sostengo io, se lei va a vedere in quel momento, nota immediatamente, rispetto al track record, il cambiamento. Lo nota subito.

  FRANCESCO D'UVA. (fuori microfono). Per il turnover ? Solo per quello ?

  DINO PIACENTINI, presidente dell'ANIEM. Per il turnover e per il tipo di investimenti che l'azienda va a fare. È chiaro che non bisogna fare dei nomi, anche se me ne verrebbe voglia...

  PRESIDENTE. (fuori microfono). Segretiamo ?

  DINO PIACENTINI, presidente dell'ANIEM. No, non segretiamo, tanto è tutto pubblico, purtroppo. Il senatore Vaccari lo sa molto bene. L'impresa Bianchini, se lei va a vedere, è proprio una di quelle per le quali abbiamo avvisato, perché non capivamo molto bene. Cosa succede, però ? Se lei va a vedere, nota che prima l'azienda aveva 80-90 dipendenti e tutta una serie di attrezzature, soprattutto camion. Poi alla fine aveva tanti subappaltatori e quasi nessun dipendente, oppure delle macchine sempre in vendita-acquisto-vendita-acquisto. Lo si vede subito.

  FRANCESCO D'UVA. Lei la ritiene condizione sufficiente per capire ?

  DINO PIACENTINI, presidente dell'ANIEM. No, ma per attenzionare senz'altro. È un po’ come dire che un'azienda che ha sempre fatto – dico un numero – 20 milioni di euro, fa tutta una serie di cambiamenti nel giro di sei mesi e fattura 20 milioni. Andiamo a vederci chiaro. Come spia va benissimo, perché i miracoli al mondo non li fa nessuno. Non so se ho risposto a tutto.

  STEFANO VACCARI. Alcune cose le ha già dette il senatore Mirabelli. La ringrazio delle cose che ci ha detto. Alle domande che ha già posto il senatore Mirabelli volevo aggiungerne altre. Poiché questa Commissione ha deciso di avviare un percorso che provi a rendere univoche le modalità attraverso le quali arrivare a una – chiamiamola così – certificazione antimafia delle imprese dalle Alpi alla Sicilia, avendo noi riscontrato nelle varie missioni che abbiamo fatto una difformità da prefettura a prefettura anche su queste procedure, le volevo chiedere, secondo lei, visto che noi avremmo il compito anche di provare a fare proposte legislative alla Camera e al Senato su questo tema, quali dovrebbero essere i criteri – alcuni li ha anche citati nel suo intervento – attraverso i quali questa revisione può essere fatta. Questo a partire da tutto l'insieme delle certificazioni, sul quale lei ha fatto riferimenti molto puntuali e precisi, che credo ci potranno essere utili, per arrivare alla parte che riguarda non solo i tempi di attesa per avere il bollino Pag. 8della white list, ma anche tutte le condizioni che bisogna rispettare per avere questa certificazione. Questa è una di quelle questioni che potrà affrontare, se non adesso, perché abbiamo limiti di tempo, nelle note che invierà al collega Vecchio. Ci potrebbe essere utile approfondire anche con un vostro contributo.

  DINO PIACENTINI, presidente dell'ANIEM. Senatore, lei dice rispetto a una sorta di certificato antimafia, white list, ma unico nazionale ? Questo sarebbe senz'altro auspicabile, ma c’è una questione: a condizione che tutto quanto viene prima, che c’è adesso, venga spazzato via. Ripeto, più noi mettiamo incertezza sul procedimento e allunghiamo il tempo del procedimento, più è facile che si fallisca nell'intento. Comunque, ben volentieri analizzeremo e vi diremo quanto condividiamo il documento che avete elaborato. Magari proporremo anche qualcosa, quello che ci può venire in mente per rispondere al senatore Vaccari.

  ANDREA VECCHIO. Io volevo aggiungere che il presidente nella sua introduzione ha citato come elemento negativo l'esistenza delle SOA. Anch'io lo considero un elemento molto negativo. In molti altri paesi non c’è. La qualifica avviene sull'impresa di volta in volta e la fa l'amministrazione. Tuttavia, l'amministrazione deve essere più compiuta e completa e deve avere più esperienza e più conoscenza. Peraltro, le SOA, che si sono rivelate in molta parte un elemento di alta corruzione e di alta ingerenza anche mafiosa, purtroppo, sono diventate una lobby, una grande lobby e lei sa che in questo Paese le lobby la fanno da padrone. Se noi ci mettiamo in testa di azzerare le lobby e di azzerare le SOA, non ce la facciamo. Le SOA sono diventate degli strumenti di pressione molto forte. Sono delle società di capitali che hanno accumulato un'enorme quantità di denaro. La prestazione che loro offrono è una prestazione immateriale e il costo di questa prestazione lo possiamo definire quasi tutto utile. Se ci fosse un responsabile SOA seduto a quel posto, a quest'ora sarebbe saltato su per aggredirmi, ma io penso questo e ne sono convinto. Sarà estremamente difficile trovare in questo Paese un sostituto delle SOA. Si sono radicate così tanto nel territorio e nel sistema dei pubblici appalti, che sarà quasi impossibile eliminarle. Credo che il presidente Cantone una mano ce la darà in questa direzione. Aspettiamo la sua relazione. Grazie.

  DINO PIACENTINI, presidente dell'ANIEM. Per esempio, potrebbero essere un'idea, ma glielo scriveremo, senatore, quei famosi registratori di track record. Naturalmente, io penso che, se uno commette un falso in atto pubblico, ne subirà le conseguenze, ma questo è un altro paio di maniche ancora. Molto probabilmente, se noi avessimo – per l'amor di Dio, capitemi bene – dei tempi di 6-8 mesi o un anno nei processi, staremmo parlando di niente. Questo è il punto.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, ma i tempi sono davvero terminati. Le faremo avere altre domande, perché anch'io avevo alcune cose da chiederle. Ci farà avere le risposte e qualora, come comitato o come Commissione, avessimo bisogno di altra interlocuzione...

  DINO PIACENTINI, presidente dell'ANIEM. Noi siamo a disposizione.

  PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Piacentini e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.10.