XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo

Resoconto stenografico



Seduta n. 31 di Mercoledì 29 luglio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Catania Mario , Presidente ... 3 

Audizioni del direttore dell'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno, Antonio Limone:
Catania Mario , Presidente ... 3 
Limone Antonio , Direttore dell'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno ... 3 
Catania Mario , Presidente ... 6 
Russo Paolo (FI-PdL)  ... 6 
Catania Mario , Presidente ... 6 
Limone Antonio , Direttore dell'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno ... 6 
Russo Paolo (FI-PdL)  ... 6 
Limone Antonio , Direttore dell'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno ... 7 
Catania Mario , Presidente ... 7 

Audizione del professore di diritto agrario e comunitario della Seconda università di Napoli, Antonio Sciaudone:
Catania Mario , Presidente ... 7 
Sciaudone Antonio , Professore di diritto agrario e comunitario della Seconda università di Napoli ... 8 
Catania Mario , Presidente ... 10 
Russo Paolo (FI-PdL)  ... 10 
Sciaudone Antonio , Professore di diritto agrario e comunitario della Seconda università di Napoli ... 10 
Catania Mario , Presidente ... 11 

Audizione del comandante del Comando carabinieri Tutela della salute, Claudio Vincelli:
Catania Mario , Presidente ... 11 
Vincelli Claudio , Comandante del Comando carabinieri Tutela della salute ... 11 
Catania Mario , Presidente ... 19 
Russo Paolo (FI-PdL)  ... 19 
Vincelli Claudio , Comandante del Comando carabinieri Tutela della salute ... 19 
Catania Mario , Presidente ... 20 
Vincelli Claudio , Comandante del Comando carabinieri Tutela della salute ... 20 
Catania Mario , Presidente ... 21 

ALLEGATI: Documentazione presentata dagli auditi ... 22

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MARIO CATANIA

  La seduta comincia alle 14.05.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del direttore dell'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno, Antonio Limone.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore dell'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno, Antonio Limone.
  Quella del dottor Limone è la prima delle audizioni odierne relative alla problematica del settore della mozzarella di bufala campana, per la quale è relatore il collega Paolo Russo.
  Prego il direttore Limone di illustrarci la sua esperienza e le sue considerazioni sul tema della mozzarella di bufala campana, ovviamente con particolare riguardo al profilo della contraffazione del prodotto.
  Do la parola al direttore Antonio Limone per lo svolgimento della sua relazione.

  ANTONIO LIMONE, Direttore dell'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno. Ringrazio il presidente e l'onorevole Russo.
  L'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno è un ente sanitario di diritto pubblico, che esercita la sua funzione a tutela del cittadino e effettua il controllo sulla produzione.
  La nostra è una condizione «focomelica». L'istituto non ha la possibilità di effettuare direttamente prelievi e campionamenti sul territorio e, quindi, lavora soprattutto con le forze dell'ordine, i dipartimenti di prevenzione delle ASL e i servizi che hanno l'obbligo di effettuare sul territorio i controlli. In seguito, noi effettuiamo le analisi.
  Ovviamente in capo a quest'ente c’è anche una strategia dei controlli. Noi suggeriamo, sulla base dell'esperienza e dell'elaborazione dei dati, la possibilità di effettuare dei lavori supplementari.
  Nella fattispecie, sul settore della mozzarella di bufala, la mia attenzione è ovviamente dedicata maggiormente alla DOP, ritenendo la mozzarella di bufala campana quella di origine e denominazione controllata. Questa condizione è quella che ci ha fatto lavorare di più.
  Vengono rilevati molti campioni sulla mozzarella. Noi siamo in una condizione in cui dedichiamo una parte molto cospicua della nostra attività a questa produzione, che ricordo essere la quarta DOP in Italia per entità di valore.
  Ci troviamo di fronte a un prodotto che, per le sue caratteristiche, è facilmente deperibile. È un prodotto a pasta filata fresca, che, quindi, ha una produzione immediata. La legge consente che la lavorazione della mozzarella avvenga entro la sessantesima ora dalla prima mungitura. Pag. 4Ci troviamo di fronte a una lavorazione di pasta fresca filata che deriva dal latte, che ha un tempo molto ridotto di mantenimento.
  Ciò comporta una serie di attività di controllo, che vengono effettuate lungo tutta la filiera, dall'allevamento al trasporto, dalla caseificazione alla vendita. Tutto questo percorso deve essere garantito, a tutela del consumatore.
  In questi anni noi abbiamo fatto un grande lavoro. Giova ricordare molto sinteticamente che abbiamo svolto una grande attività soprattutto sull'eradicazione di una malattia infettiva che affliggeva gli allevamenti bufalini della provincia di Caserta. Noi abbiamo lavorato molto intensamente all'eradicazione della brucellosi, che oggi è in una condizione di incidenza e di prevalenza ai minimi storici. Non c’è mai stata una percentuale così bassa. In questo momento abbiamo solo pochi focolai attivi (quattro o cinque) nell'allevamento bufalino.
  Inoltre, abbiamo indennizzato gli allevatori, avendo abbattuto circa 58.000 bufale. Io stesso sono stato indicato dalla Presidenza del Consiglio come commissario liquidatore per gli indennizzi agli allevamenti bufalini. Fatta eccezione per alcuni contenziosi, che erano subordinati all'antimafia, ci ritroviamo ormai quasi all'aver esaurito questa attività e abbiamo risarcito coloro che hanno abbattuto i loro animali.
  Nella mozzarella di bufala la contraffazione più diffusa che abbiamo riscontrato – lo dico subito, senza giri di parole – è quella relativa alla presenza di latte bovino al posto di quello bufalino.
  Questa frode sicuramente non danneggia la salute, ma ovviamente è un elemento di un certo significato, perché crea le condizioni per incrementare il reddito del caseificatore che sostituisce latte bovino a latte bufalino. Infatti, come saprete, il latte bovino costa molto meno rispetto al latte bufalino.
  C’è da fare una distinzione: le attività di controllo sono state intensificate nel periodo di applicazione della legge regionale n. 3, che la regione Campania aveva costruito per il suo patrimonio e per effetto della quale noi abbiamo fatto un maggior numero di controlli.
  Ora questa legge non c’è più, perché è stata eliminata. Tale legge ha presentato delle criticità, per una serie di motivazioni, che poi vi posso dettagliare, ma ha anche contribuito a darci un quadro obiettivo della situazione. L'analisi più minuziosa rispetto ai controlli l'abbiamo effettuata negli anni in cui era vigente questa legge.
  Dal 2011 al 2012 abbiamo rilevato il 3 per cento di latte bovino rispetto ai campioni analizzati. Dal 2008 al 2010, quando ancora non avevano contezza della legge, eravamo al 9 per cento. Quando è scattata la legge, sono diminuiti i reati relativi alla contraffazione. Dal 2013 al 2014 il latte bovino era al 4,1 per cento. Nel 2015, invece, nel primo semestre, abbiamo avuto un solo caso positivo.
  Un altro elemento che riguarda la contraffazione è l'esame della furosina. Attraverso quest'esame, noi stabiliamo se è stato utilizzato per la preparazione della mozzarella di bufala del latte in polvere. Se valutando quest'enzima ci troviamo di fronte a un latte che è stato trattato termicamente, è assai probabile che si sia impiegato del latte in polvere.
  Una delle maggiori frodi è quella di usare del latte ricostituito liofilizzato, per ottenere il quale si usa un trattamento termico. Pertanto, se noi riscontriamo una presenza di furosina con il metodo high performance liquid chromatography (HPLC), riusciamo a capire se è stato utilizzato del latte in polvere per la preparazione della mozzarella.
  Nel 2010-2012 tale contraffazione ha interessato l'1,2 per cento dei campioni. Non siamo di fronte a grandi numeri. Nel 2013, quando non c’è più la legge n. 3, ci ritroviamo con una percentuale del 5,88, anche se, a essere sinceri, cambia il numero di campioni rilevati: mentre era in vigore la legge n. 3, ci trovavamo di fronte a un numero molto più alto di campioni; finito l'effetto di tale legge, il numero dei campioni effettuati dall'ASL si è ridotto. Nel 2014 non abbiamo riscontrato casi, ma io sono convinto che i soli undici campioni Pag. 5che sono stati effettuati in tale anno sono insufficienti a costruire una statistica.
  Ci sono altri due elementi che hanno una significativa importanza rispetto al fenomeno della contraffazione e che sono previsti nel disciplinare. La mozzarella di bufala campana si è data due parametri.
  Il primo è relativo alla presenza di acqua. La mozzarella è fatta anche di acqua. È chiaro che, se io ce ne metto di più, evito di metterci più latte; acqua e latte, come si sa, hanno costi differenti. Il disciplinare della mozzarella di bufala campana prevede quanta acqua ci debba essere. È ovvio che questo è un prodotto umido, però se si supera la percentuale del 65 per cento si è fuori norma.
  Durante l'esame effettuato sull'umidità nel 2010-2012, il periodo di vigenza della legge n. 3, rispetto a 1.929 campioni effettuati, ne abbiamo trovato 22 positivi.
  Un altro elemento significativo è la percentuale di grasso. Ricordo, solo per vostra curiosità, che non ci sono altri disciplinari che hanno previsto i parametri acqua e grasso. Per esempio, il fior di latte non ha una percentuale di umidità stabilita dal disciplinare, mentre la mozzarella di bufala campana si è voluta dare questo parametro. La percentuale di grasso nella mozzarella di bufala campana non deve essere inferiore al 52 per cento.
  Nella fattispecie, dal 2010 al 2012, periodo di vigenza della norma, rispetto a 1.942 campioni, ne abbiamo trovato dieci positivi, con una percentuale dello 0,5 per cento.
  A questo punto – è chiaro che io sono ispirato in questa valutazione, non essendo direttamente quello che ha proceduto a dare direttive – nel piano regionale gli esami su umidità e grasso non sono stati previsti.
  Questa attività probabilmente resterà solo nel dominio dell'ente di certificazione del consorzio, in quanto è stata ritenuta meno significativa dal punto di vista della tutela della salute umana. Se dobbiamo fare un ragionamento sull'umidità, è chiaro che ci troviamo di fronte a una categoria merceologica e a una situazione di contraffazione, che però sicuramente non intacca la salute umana. Pertanto, la regione ha indirizzato i controlli su altri tipi di esami, soprattutto microbiologici.
  Questo è il quadro. Ci troviamo di fronte a una situazione in cui la predominanza del fenomeno è relativa alla sostituzione di latte per specie.
  Vorrei spendere un'ultima parola su quest'aspetto. Sostanzialmente siamo carenti – mi riferisco al mondo scientifico complessivo – e non riusciamo a distinguere il latte o la cagliata per la produzione della mozzarella, se sono congelati. Non abbiamo ancora una metodica scientifica definita.
  Ci stiamo lavorando e abbiamo una serie di ricerche in atto. Stiamo lavorando sulla presenza di alcune gammaglobuline. Stiamo svolgendo questo lavoro, immaginando una ricerca che è stata finanziata dal Ministero della salute nell'ambito della ricerca corrente.
  Cosa succede in realtà ? Se una bufala estera produce il latte, che viene inviato in Campania per essere lavorato, noi non sappiamo se la bufala si trova a Tirana piuttosto che a Cancello e Arnone. Questa condizione per noi è difficile da stabilire.
  Nel frattempo, però, abbiamo dedicato a questo tema uno studio, che dovrebbe essere completato, che riguarda la possibilità di una valutazione genetica con degli isotopi ambientali. Si tratta di portare in istituto campioni di latte di varie bufale provenienti da diversi posti del mondo, effettuare degli esami genetici di riferimento e rilevare la presenza di un isotopo ambientale. Questa è l'attività del RIS, per esempio.
  Se io so che in un determinato posto ho una presenza di polline che esiste solo lì, io stabilisco un marcatore isotopico ambientale, lo paragono e, quando effettuo l'esame, capisco se il latte proviene da Cancello e Arnone piuttosto che da Tirana. Questa attività è solo a livello di studio sperimentale, non è ancora attuata.
  Mentre riusciamo a capire se il latte è stato trattato termicamente e un po’ di cose sul congelamento e su tutte le altre questioni, non riusciamo a stabilire se un latte proviene dall'estero oppure no, se Pag. 6non con queste metodiche che stiamo cercando di raffinare, ma che al momento, rispetto al mondo scientifico, non solo campano ma complessivo, sono ancora in una condizione che non ci consente di poterle ufficialmente introdurre.
  Preciso – forse avrei dovuto farlo prima – che nei nostri laboratori lavoriamo con i sistemi accreditati di qualità controllati da Accredia, secondo la normativa europea sui sistemi di qualità. Questo consente al produttore di fare le controanalisi e tutto quello che la normativa prevede. Tutti i nostri laboratori che operano in questo settore, anche rispetto alle prove che vi ho appena enunciato, lavorano sotto l'egida del sistema di qualità di Accredia.
  Mi riservo di rispondere a tutte le curiosità che voi e il relatore vorrete sottopormi. Questo è il quadro complessivo nel quale si trova, dal punto di vista della contraffazione, la mozzarella di bufala campana, che – lo devo ribadire – credo sia uno dei prodotti più controllati in questa nazione.

  PRESIDENTE. Io la ringrazio per la relazione, sintetica ma molto densa e ricca di contenuti.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PAOLO RUSSO. Innanzitutto, le rivolgo i miei complimenti, perché apprendiamo due dati.
  Il primo è relativo a tutte le criticità attinenti al profilo che a noi interessa: la contraffazione. Sono tutte criticità non dannose per la salute, ma evidentemente dannose per la specificità del prodotto, per il sistema d'impresa del nostro Paese e per la prospettiva di qualità di questa straordinaria eccellenza.
  L'altro elemento che acquisiamo è che, se capisco bene, nel 2014 c’è stato un decadimento significativo nel numero dei campioni e, quindi, diventa difficile fare qualsivoglia valutazione sui dati relativi a tale anno.
  Io vorrei introdurre un ulteriore elemento. C’è un dibattito molto vivace, che riguarda un aspetto in particolare del disciplinare, ovvero la possibilità, secondo taluni, di modificare il disciplinare stesso ai fini dell'utilizzo di latte congelato.
  Vorrei sapere qual è la vostra considerazione dal vostro privilegiato osservatorio, sempre sotto il profilo che ci riguarda, che evidentemente non è quello della qualità del prodotto, ma è quello della contraffazione, dei sistemi di controllo e delle attività relative a questa vicenda.
  Qual è l'approccio rispetto a un'eventualità del genere, che immagino vi derivi dalla straordinaria esperienza che avete accumulato nell'istituto ?

  PRESIDENTE. Do la parola al direttore Limone per la replica.

  ANTONIO LIMONE, Direttore dell'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno. Come lei sa, presidente, io sono da molti anni nell'Istituto. L'esperienza che ho maturato mi fa avere consapevolezza quantomeno di un elemento, anche sulla base di tutte le emergenze sanitarie che si sono susseguite in tempi serrati dal 2000 a oggi.
  Mi riferisco all'encefalopatia spongiforme bovina (BSE), all'influenza aviaria, alla diossina. Noi siamo stati sempre in trincea rispetto a tutte le emergenze sanitarie che si sono susseguite. Adesso c’è anche la vicenda della Terra dei fuochi. Ormai viviamo queste questioni sulla pelle con grande intensità e anche con grande fatica.
  La mozzarella di bufala campana è una prelibatezza straordinaria della nostra terra, che va tutelata, soprattutto nella sua trasparenza rispetto al consumatore. Io sono dell'opinione che dal punto di vista sanitario sia giusto immaginare di escludere il latte congelato da una produzione, però quantomeno, qualunque sia il percorso, se la produzione della mozzarella di bufala campana viene effettuata con latte congelato, bisogna dare contezza al consumatore di questo tipo di lavorazione.

  PAOLO RUSSO. Mi scusi se la interrompo. Se si scrive «latte non congelato», Pag. 7voi siete nella condizione di poter stabilire se ciò è vero ?

  ANTONIO LIMONE, Direttore dell'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno. Al momento abbiamo un solo strumento, e mi rendo conto che è persino un po’ zoppicante. Mi riferisco al lavoro che abbiamo svolto di recente col Ministero dell'agricoltura.
  Lascerò degli atti alla vostra attenzione. Tra i vari documenti che ho allegato, che non sono voluminosi, ci sono una mia relazione e il rapporto sulla legge n. 3, con gli esami che abbiamo svolto e i vari grafici.
  Ho portato anche il decreto del 9 settembre 2014, che si interessa delle modalità per l'attuazione delle disposizioni relative all'attività di tracciabilità della produzione della mozzarella di bufala campana.
  La mozzarella di bufala campana DOP viene prodotta per il 90 per cento in Campania e per il 10 per cento nelle altre regioni. C’è una presenza significativa nel basso Lazio, in Puglia e in Molise. Nel disciplinare ci sono indicati persino i comuni dove può essere prodotta. È ovvio che il nostro interesse è che il latte che viene utilizzato sia solo quello che deriva dall'areale.
  Questo sistema di tracciabilità, che è partito e che si sta perfezionando, con una strategia di controlli che secondo me deve essere più forte e puntuale da parte degli organismi preposti, si basa sul presupposto che l'allevatore deve dichiarare quanto latte produce e lo deve riferire a un sistema. A questo sistema di tracciabilità bisogna aggiungere il destinatario del latte. A questo punto noi dovremmo sapere quanto latte ha prodotto quell'allevatore e, di conseguenza, quanta mozzarella si è prodotta.
  Non lasciamo questa condizione di tracciabilità solo alla buona cura e all'onestà dell'allevatore. Ovviamente, come contrappeso, è previsto un controllo in stalla da parte di un personale che abbiamo formato per svolgere questa attività.
  Operiamo d'intesa con l'Associazione italiana allevatori (AIA) e con il Servizio igiene alimenti nutrizione (SIAN), che raccoglie il dato. Lavoriamo con un sistema informatico che abbiamo costruito in istituto. Non a caso, mi accompagna la dottoressa De Carlo, che è una dipendente dell'Istituto zooprofilattico del Mezzogiorno e che dirige il Centro di referenza nazionale sulle produzioni di latte bufalino. Giova ribadire che tale centro è frutto di un decreto del Ministero della salute. Questo centro di referenza, che è presso l'Istituto zooprofilattico, si interessa più precipuamente di questa attività di tracciabilità.
  Come faremo a stabilirlo ? Se l'allevatore ci dichiara quanto latte fa e a chi lo dà, noi riusciamo a stabilire quanta mozzarella si produce. Se questo meccanismo non è limpido e il sistema non quadra, si è fuori da questo meccanismo.
  Questo è poca cosa, se non abbiniamo un'attività di controllo che dal punto di vista tecnico e scientifico possa essere più puntuale. Come dicevo, stiamo cercando di immaginare una metodica negli studi che stiamo portando avanti, ma al momento non è ancora in condizione.
  Io conto di essere capace di risolvere questa difficoltà nell'arco di qualche anno. Ovviamente questo non è un problema solo dell'Istituto, ma è un problema del mondo scientifico complessivo. Non siamo ancora sul pezzo. Non penso che ci vorrà moltissimo ad arrivare a una metodica che ci consenta di far questo. Credo che le ricerche finanziate dal Ministero della salute in questa direzione ci possano aiutare.

  PRESIDENTE. Ringrazio il direttore Limone e acquisiamo la documentazione a cui faceva riferimento.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione del professore di diritto agrario e comunitario della Seconda università di Napoli, Antonio Sciaudone.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del professore di diritto agrario e comunitario della Seconda università di Napoli, Antonio Sciaudone.Pag. 8
  Do la parola al professor Sciaudone per lo svolgimento della sua relazione.

  ANTONIO SCIAUDONE, Professore di diritto agrario e comunitario della Seconda università di Napoli. Grazie, presidente.
  Io vorrei fare alcune brevi considerazioni di premessa. Noi ci occupiamo di problemi di contraffazione con riferimento al settore della mozzarella sotto due profili diversi: la contraffazione del prodotto mozzarella in sé, ovvero di qualsiasi possibile mozzarella, e la contraffazione della mozzarella di bufala campana DOP.
  Sono due argomenti totalmente diversi e riguardano fenomeni completamente diversi, interessi completamente diversi, tutele dei consumatori completamente diverse e necessità generali completamente diverse.
  Immagino che quello che qui ci interessa di più sia il profilo relativo alla mozzarella di bufala campana DOP, perché è evidente che i profili di contraffazione della mozzarella non DOP sono di carattere assolutamente generale. Parliamo di mozzarella, ma potremmo parlare di qualsiasi altro prodotto e ci troveremmo di fronte agli stessi temi, almeno in lineare generale.
  Quando, invece, noi parliamo di una mozzarella di bufala campana DOP e, quindi, ci riferiamo a uno specifico prodotto, non possiamo fare a meno di immaginare un quadro normativo abbastanza complicato. Infatti, ci sono un quadro normativo in cui si innestano delle norme europee, che vengono fuori dalla legislazione prima comunitaria e adesso dell'Unione europea, e un quadro specificamente nazionale.
  Peraltro, tale quadro in questo recente passato si va complicando in maniera sempre più articolata, nel senso che sempre di più noi avvertiamo la necessità di rispondere, da un lato, all'esigenza di globalizzazione e, dall'altro, al recupero del locale. È ormai addirittura un luogo comune quello di mettere in contrapposizione il globale con il locale, però nel nostro caso specifico è particolarmente interessante.
  Infatti, a fronte di una legislazione europea che, almeno all'inizio, contrastava profondamente la possibilità di distinguere le produzioni nazionali, perché si riteneva che ciò finisse con l'alimentare delle forme di limitazione all'esportazione o all'importazione, che erano vietate già dal Trattato di Roma, noi oggi assistiamo sempre di più a una riscoperta di norme che tengono a garantire il nazionale.
  Questo avviene in particolare nel nostro Paese. La polemica sul made in Italy è ormai assolutamente nota, quindi non è il caso che mi soffermi su questo. Tuttavia, il problema è particolarmente rilevante.
  Nel momento in cui in tutto il mondo, anche in Europa, ma soprattutto al di là dell'oceano, si immagina di ricorrere a un suono italiano della produzione, ciò vuol dire che quell'aspetto di produzione locale che la legislazione europea tentava di superare in realtà diventa rilevante. Più gli altri tentano di affermare l'italianità, almeno per assonanza, di un prodotto, più vuol dire che c’è un dato locale che emerge forte. Paradossalmente, il dato locale forte emerge a livello globale.
  Pertanto, forse vale la pena di ricordare qual è la ragione per la quale esiste una protezione delle denominazioni di origine. Bisogna ricordare che la legislazione europea in materia di denominazione di origine protetta e indicazione geografica protetta nasce come strumento implementato dal legislatore europeo nel momento in cui muta la politica agricola comune.
  Nel caso nostro, siamo agli inizi degli anni ’90. Comunque, già verso la metà degli anni ’80 muta la politica agricola europea, si abbandona il criterio, che era stato per certi aspetti paradossale, dell'incentivazione di una quantità sempre più spinta di produzione e si cercano delle forme alternative per garantire il reddito degli agricoltori.
  Una delle forme alternative per garantire e proteggere il reddito degli agricoltori viene individuata nella protezione delle produzioni locali. Di conseguenza, il rapporto Pag. 9tra denominazioni di origine e produzione locale è strettissimo. Oggi, con un linguaggio aggiornato, diremmo che si tratta di una misura di sviluppo rurale. La denominazione di origine serve agli agricoltori di una determinata zona per rafforzarsi. È una misura diretta, che lega il territorio alla produzione e al prodotto, e che rafforza l'intera filiera e, in prospettiva, l'intero territorio.
  È evidente che, man mano che noi abbassiamo il livello della produzione tradizionale, violiamo nella sostanza la finalità della norma comunitaria, cioè riduciamo il livello di protezione del produttore.
  Ovviamente il livello di protezione del consumatore è l'altro aspetto della medaglia, perché è evidente che il consumatore si determina all'acquisto di un determinato prodotto nella misura in cui riconosce a quel prodotto delle qualità.
  A questo proposito, devo confessare la difficoltà di chi si occupa di diritto nel definire la qualità. In realtà, noi non abbiamo mai conosciuto una definizione di qualità giuridicamente valida sotto tutti i profili e probabilmente non la conosceremo mai. Noi possiamo immaginare la valutazione della qualità con riferimento alle norme di carattere penale, possiamo immaginare la nozione di qualità con riferimento a quelle norme di tutela prettamente economica che riguardano i contratti di diritto civile, ma indicare cosa sia la qualità in sé dal punto di vista del giurista che si occupa di agroalimentare è veramente complicato.
  Credo che sia superfluo far riferimento a quella dottrina francese per la quale la nozione di qualità corrisponderebbe sostanzialmente alle loro famose «4S»: una qualità igienico-sanitaria (securité), una qualità nutrizionale (santé), una qualità che risiede nella soddisfazione che il consumatore incontra (satisfaction) e una qualità che corrisponderebbe al servizio, inteso come storia del prodotto, rapporto tra prodotto e territorio, capacità del prodotto di rappresentare un territorio e di rendere un servizio di conoscenza del territorio (service).
  Se noi esaminiamo, con riferimento a questa nozione, le possibilità di intervenire sul disciplinare, ci troviamo sicuramente di fronte ad alcuni problemi.
  Certamente nella stragrande maggioranza dei casi non ci troviamo di fronte a problemi di natura igienico-sanitaria. In linea di principio, per esempio, il prodotto congelato non dovrebbe determinare difficoltà di carattere igienico-sanitario, a condizione che sia conservato bene e che non ci siano delle ipotesi di vulnus nella conservazione del prodotto.
  Sicuramente, però, incidiamo sulle altre circostanze, perché il prodotto congelato non ha le stesse qualità nutrizionali di quello non congelato, in quanto nel processo di congelamento e decongelamento si realizzano delle alterazioni del prodotto di base.
  Certamente non abbiamo più la stessa soddisfazione del consumatore, per la ragione evidente che un prodotto come la mozzarella, che è un prodotto vivo e fatto di latte, se realizzato con latte congelato, ha una consistenza e una piacevolezza al gusto completamente diverse da quelle normali.
  Senz'altro, inoltre, si interrompe il rapporto di servizio, perché, più si rende possibile allargare le maglie della produzione, più è possibile che quelle caratteristiche generali di legame tra il prodotto e la tradizione vengano meno.
  Pertanto, l'attenzione su queste modifiche del disciplinare, secondo me, deve essere particolarmente rilevante.
  Io sono perfettamente a conoscenza che tra i caseifici e gli allevatori esiste una vecchia polemica sull'uso del latte congelato, perché, più si consente l'uso del latte congelato, più si dà la stura a ipotesi di alterazione e contraffazione.
  Uno degli elementi fondamentali è stabilire in maniera precisa qual è la produzione media che una bufala è in condizioni di dare.
  La popolazione bufalina è ormai nota. Dopo le vecchie storie nelle quali nemmeno i diversi sistemi di rilevazione del patrimonio bufalino andavano d'accordo Pag. 10tra di loro, oggi sembra che, tra ASL, consorzio e anagrafe bufalina, i dati comincino a coincidere.
  Posto che la popolazione della bufala è certificata ed è nota, diventa centrale stabilire effettivamente quanto latte possa produrre una bufala. Considerato che ogni quattro litri di latte si ottiene un chilo di mozzarella, i conti sono presto fatti.
  Il problema è lo stesso di quando io ero ragazzo: i controlli. Come può il legislatore intervenire per organizzare i controlli ? I sistemi sono lasciati, da un lato, alla scienza, come ci raccontava il dottor Limone, e, dall'altro, alle capacità del legislatore di implementare delle norme di controllo efficaci. Se non si realizzano dei controlli efficaci, evidentemente abbiamo lavorato sulla sabbia.
  Peraltro, quello delle analisi è un problema serio. Il dottor Limone affermava poc'anzi che una delle ipotesi di contraffazione è l'aggiunta di latte bovino al latte di bufala. In realtà, questo oggi succede meno – lui ce l'ha evidenziato con i dati – anche per una ragione abbastanza evidente: i sistemi d'individuazione del latte di mucca nel latte di bufala sono molto progrediti, quindi oggi chi si avventurasse a un'adulterazione di questo genere farebbe un'operazione facilmente evidenziabile. Infatti, è abbastanza facile individuare il latte bovino nel latte di bufala.
  Più complicata, invece, come ci ha riferito il dottor Limone, è l'individuazione delle polveri. Occorrerebbero dei sistemi validi. Io ovviamente non ho competenza per immaginare quali possano essere dei sistemi scientifici di rilevazione del latte in polvere, però credo che su questo settore bisognerebbe intervenire molto, con dei sistemi che siano in condizione effettivamente di certificare la quantità del latte prodotto. È quello il punto dal quale si parte.
  Io sento, per esempio, delle statistiche abbastanza ballerine sulla produzione lattiera di una bufala durante il suo periodo di lattazione. Andiamo dai 17 quintali ai 22. Cinque quintali per bufala sono effettivamente una montagna di latte. Se li moltiplichiamo per il numero dei capi, significa spostare la produzione praticamente di un quarto o di un quinto. Si tratta di numeri veramente rilevanti.
  Stiamo parlando di statistiche ordinarie. Se poi troviamo in campagna qualcuno che riesce addirittura a produrre 30 quintali, ciò significa che c’è veramente qualcosa che funziona male.
  Io ritengo che non bisogni dimenticare assolutamente le finalità della legislazione in materia di denominazione di origine protetta, perché, se le teniamo ben presenti, probabilmente abbiamo anche segnata la strada che dobbiamo seguire nel governo di un fenomeno che, come ci spiegava poc'anzi il dottor Limone, rappresenta un dato importante della produzione della provincia di Caserta, ma in generale della regione Campania.
  Resto a disposizione per eventuali domande.

  PRESIDENTE. Io ringrazio il professor Sciaudone, anche per avermi fatto fare un salto nel tempo. Fui io a negoziare per l'Italia quei regolamenti che lei ricordava all'inizio degli anni 1990, rappresentando il Ministero dell'agricoltura. Sono passati oltre vent'anni e mi sembra ieri.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PAOLO RUSSO. La prospettazione da un punto di vista completamente diverso è assai intrigante: il valore della DOP anche in chiave di tutela del territorio e di misura di carattere europeo. Mi pare straordinariamente chiaro tutto quello che ci ha rappresentato.
  I temi centrali del profilo anticontraffazione che lei ci suggerisce sono la misura della produzione di latte di bufala e soprattutto il sistema dei controlli. È così ?

  ANTONIO SCIAUDONE, Professore di diritto agrario e comunitario della Seconda università di Napoli. Sicuramente è così. Questo è un problema che non riguarda solamente il latte di bufala, ma riguarda in generale il Paese. Noi abbiamo bisogno di una pubblica amministrazione che faccia Pag. 11la pubblica amministrazione, che esegua bene i controlli e che abbia sempre presente il problema concreto.
  Mi rendo conto che i controlli sono anche quelli delle forze di polizia giudiziaria. Il nostro è un sistema che prevede una partecipazione attiva delle forze dell'ordine, anche in una fase non necessariamente patologica. Tuttavia, il controllo della polizia giudiziaria e in generale delle forze dell'ordine concerne i reati. I controlli dell'ordinarietà del funzionamento dovrebbero essere quelli della pubblica amministrazione.
  Infatti, una cosa è il reato e un'altra cosa è l'errore. Noi possiamo trovare anche l'ipotesi di semplice errore, e in quel caso deve incidere la pubblica amministrazione. Non possiamo pretendere che intervengano sempre i pubblici ministeri e le forze dell'ordine, i quali devono intervenire se ci sono reati.
  Per esempio, io leggevo recentemente degli studi a proposito della tutela del made in Italy. Io, che di mestiere mi occupo di diritto agrario e di produzione agroalimentare, avrei probabilmente estrema difficoltà a dare dei consigli a un imprenditore straniero che intendesse rispettare le regole del made in Italy. Perfino la Corte di cassazione spesso non riesce a individuare con chiarezza le ipotesi di contraffazione a proposito di made in Italy.
  Peraltro, anche in questo settore, ci troviamo di fronte a norme europee che spesso seguono percorsi alternativi, se non opposti.
  È possibile che ci siano dei semplici casi di errore, che, come tali, devono essere repressi – sia chiaro – ma in una logica assolutamente diversa da quella necessariamente punitiva del reato.
  Noi abbiamo un settore nel quale la presenza di episodi seri di malavita e di delinquenza è accertata, però riscattiamo la figura degli allevatori e dei produttori seri nella misura in cui distinguiamo esattamente i fenomeni.

  PRESIDENTE. Ringrazio il professor Sciaudone e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione del comandante del Comando carabinieri Tutela della salute, Claudio Vincelli.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del comandante del Comando carabinieri Tutela della salute, Claudio Vincelli, che è accompagnato dal maggiore Pietro Della Porta.
  Con l'occasione, io voglio rivolgere un saluto e un pensiero di cordoglio all'Arma per la perdita del generale Piccinno, che tutta la nostra Commissione aveva avuto modo di apprezzare in una precedente audizione, e che io stesso e il collega Russo conoscevamo da molti anni. Sicuramente era un uomo che ha dato lustro all'Arma e al Paese.
  Fatta questa premessa, comandante, contestualizzo questa audizione. La nostra Commissione, che è una Commissione d'inchiesta sulla contraffazione in generale, sta facendo dei focus particolari su alcune problematiche specifiche. Tra queste, nel campo agroalimentare, c’è il tema della mozzarella di bufala campana, per cui il collega Paolo Russo è relatore e redigerà, al termine di questa sequenza di approfondimenti, un testo di relazione che sarà assunto poi dalla Commissione medesima.
  Io la prego, comandante, di riportarci la sua esperienza e quella dell'Arma su un tema specifico, che ha una sua rilevanza per il settore.
  Do la parola al comandante per lo svolgimento della sua relazione.

  CLAUDIO VINCELLI, Comandante del Comando carabinieri Tutela della salute. Presidente, ringrazio lei e gli onorevoli componenti della Commissione per la sensibilità e l'affetto che dimostrate nei confronti di un amico. Il generale Piccinno era un collega di vecchia data. Non vi nascondo che la soddisfazione di assumere questo incarico alcuni mesi fa è via via un po’ scemata, proprio per la vicenda personale che riguardava il collega. Sentirlo un mese prima che sia venuto a mancare è stato fortemente impegnativo dal punto di vista psicologico.Pag. 12
  Io la ringrazio, presidente, perché quando si affronta un nuovo impegno, come quello che ho assunto dal 22 giugno scorso, forse il sistema migliore è lanciarsi subito nelle acque e nuotare. Questa richiesta d'intervento dell'Arma personalmente mi gratifica, perché mi ha consentito di approfondire un tema che per me era noto, se non in tutti i suoi aspetti, almeno vagamente.
  Infatti, come comandante di una legione di carabinieri in Puglia, avevo già affrontato il problema della contraffazione e della sofisticazione, in una regione in cui è particolarmente significativo, vuoi per l'olio, vuoi per la produzione casearia. La focalizzazione che oggi facciamo indubbiamente ha degli aspetti, anche per quanto mi riguarda, interessanti. Senza un accordo preventivo con il professore, forse possiamo dare qualche risposta a qualche domanda che ognuno di noi si pone.
  Presidente, io inizierei il mio intervento con una premessa di carattere ordinativo. Chiaramente parlo sia delle attività svolte dal Nucleo antisofisticazione (NAS) sia di quelle svolte dal Nucleo antifrode carabinieri (NAC), che è l'altro organismo speciale dell'Arma, che fa capo al Ministero delle politiche agricole e forestali.
  L'Arma concorre all'esecuzione dei controlli attribuiti agli organi di vigilanza del Ministero della salute e del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali con due organizzazioni speciali, che fanno comunque capo al comando generale.
  Il Comando carabinieri per la tutela della salute coordina i 38 NAS in ambito nazionale, posti alle dipendenze funzionali del Ministero della salute, che sono interessati sostanzialmente all'attività di sicurezza alimentare e alle azioni di contrasto alle cosiddette «frodi sanitarie».
  I NAS sono strutture operative presenti sul territorio nazionale, da Ragusa ad Aosta, con competenza regionale, interprovinciale o provinciale. Ciò dipende dalla tipologia di regione nella quale insistono. Alcune regioni, come la Basilicata e il Molise, hanno una sola struttura di questo tipo; la Puglia ha quattro NAS nell'ambito della regione stessa; la Calabria e la Sicilia ne hanno tre, e così via.
  I nuclei antisofisticazione, come loro ben sanno, sono stati istituiti nel 1962. I loro compiti sono compendiati nel decreto ministeriale del 26 febbraio 2008. Le quattro macroaree di competenza sono: settore alimentare (salubrità, alimenti e animali da reddito), sanità pubblica e privata, professioni e arti sanitarie (animali d'affezione, antidoping, farmaceutica e giocattoli), luoghi di lavoro e chimica.
  Per lo svolgimento dei compiti loro assegnati, i carabinieri del NAS hanno i poteri degli ispettori sanitari, in base alla legge n. 441 del 1963. È stata riconosciuta l'equipollenza, anche ai soli fini istituzionali, al tecnico della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro (ex decreto ministeriale n. 58 del 17 gennaio 1997).
  Le particolari caratteristiche e la specifica formazione dei carabinieri consentono ai militari del NAS, nella veste di ufficiali di polizia giudiziaria, di ispettori sanitari, di tecnici della prevenzione e di ispettori investigativi antidoping, di effettuare controlli e sviluppare attività investigative e di intelligence non sovrapponibili alle ordinarie verifiche svolte da altri organi di vigilanza, quali la ASL.
  Il comando ha circa 1.100 uomini, tra ufficiali, marescialli, brigadieri, appuntati e carabinieri.
  Il Comando carabinieri politiche agricole e alimentari coordina i NAC, che sono posti alle dipendenze funzionali del Ministero delle politiche agricole e forestali e sono competenti per le attività di controllo della qualità alimentare, finalizzati a stabilire che gli alimenti tipici abbiano le caratteristiche originali, con azioni di contrasto alle cosiddette «frodi commerciali».
  Il Comando delle politiche agricole è stato istituito il 5 dicembre 1994. Come ben vedete, è un'esigenza più recente rispetto a quella che vide la costituzione dei NAS.
  Il Comando delle politiche agricole, secondo quanto stabilito dal decreto legislativo n. 297 del 5 ottobre del 2000 e dal decreto del Presidente del Consiglio dei Pag. 13ministri n. 105 del 27 febbraio 2013, svolge controlli straordinari sull'erogazione e percezione di aiuti UE nei settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, e sulle operazioni di ritiro e vendita dei prodotti agroalimentari, ivi compresi gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo e agli indigenti.
  Inoltre, esercita controlli specifici sulla regolare applicazione dei regolamenti UE e svolge attività di prevenzione e repressione delle frodi nel settore agroalimentare.
  Il comando è costituito da tre nuclei in tutta Italia e ha un nucleo di coordinamento operativo su Roma.
  Intendo precisare che il riparto di competenza appena descritto rileva prevalentemente in ambito amministrativo.
  Il professore, nell'audizione precedente, faceva riferimento alla polizia giudiziaria e intuitivamente accennava a qualcosa che dovrà essere sviluppato dalla pubblica amministrazione. La pubblica amministrazione ha pensato a questo. Infatti, tra i compiti del NAS e del NAC c’è anche un ambito amministrativo.
  Atteso che, qualora le frodi sanitarie e commerciali sono ascrivibili puntualmente a condotte penali, l'autorità giudiziaria fa partecipare qualsiasi forza di polizia ritenga opportuno, nulla toglie che poi questa chieda il coinvolgimento dei reparti specializzati dell'Arma o di altre strutture specialistiche dell'amministrazione dello Stato o appartenenti alle regioni per alcuni aspetti.
  Per assicurare il corretto coordinamento tra le forze in campo, il Ministero dell'interno, con il decreto ministeriale 28 aprile 2006, recante «Riassetto dei comparti di specialità delle forze di polizia», ha esplicitato gli ambiti di competenza istituzionale per ciascuna forza di polizia.
  Pertanto, esiste una struttura ed esistono delle norme che disciplinano in maniera accurata i vari ambiti.
  Mi preme mettere in chiaro, in premessa alle ulteriori indicazioni che darò, che le problematiche emerse in sede investigativa o ispettiva rilevate dal NAS e dai carabinieri delle politiche agricole, lungi dall'essere recepite quali fonte di allarme, danno il segno del grado di attenzione riservato dall'Arma a un segmento dell'alimentazione delicato e complesso per la salute dei consumatori.
  Partiamo dalle attività istituzionali del Comando carabinieri per la tutela della salute nel comparto caseario e in particolare nel settore della produzione e commercializzazione della mozzarella di bufala.
  Il Comando carabinieri naturalmente sviluppa la sua attività anche in questo settore con ispezioni sui luoghi di produzione, confezionamento, distribuzione, somministrazione e vendita, al fine di salvaguardare: la salubrità delle materie prime utilizzate; l'idoneità igienico-sanitaria dei luoghi di produzione e confezionamento; il rispetto delle corrette prassi igieniche da parte del personale addetto; le adeguate modalità di stoccaggio, trasporto e conservazione degli alimenti.
  Quelle preoccupazioni che sentivo citare poc'anzi sono affrontate dai NAS. Riporto dei dati che possono essere utili a comprendere il fenomeno. Dal periodo 2012-2014 fino al primo semestre 2015 i NAS hanno effettuato complessivamente 131.823 controlli nell'ambito di competenza, di cui 7.995 mirati al settore latte e derivati, ove le non conformità accertate nel corso di questi controlli mirati al latte e ai derivati sono state 2.291. Pertanto, a fronte di quasi 8.000 controlli, ci sono stati 2.291 casi di non conformità, pari al 28 per cento.
  I soggetti segnalati alle autorità giudiziarie e amministrative sono stati 2.181. Inoltre, tredici persone sono state sottoposte a misure cautelari, per aver commercializzato latte e formaggi contaminati da micotossine e aflatossine e latte prodotto da capi bovini sottoposti a trattamenti veterinari vietati e alla somministrazione di anabolizzanti per aumentare la produttività.
  Il problema a cui accennava il professore a proposito della produttività dei vari capi aveva trovato in alcuni ambiti degli escamotage per aumentare la produzione.
  Le sanzioni amministrative contestate sono di quasi 3 milioni di euro, mentre il Pag. 14valore della merce sequestrata è di circa 148 milioni di euro. Naturalmente faccio sempre riferimento al periodo temporale a cui ho accennato poc'anzi.
  Nello stesso arco temporale, anche i NAC carabinieri hanno eseguito esclusivi controlli in materia di qualità alimentare nel settore della mozzarella di bufala presso 118 aziende, rilevando 35 illeciti penali e amministrativi e segnalando quattordici persone all'autorità giudiziaria.
  A questo proposito ritengo opportuno rappresentare che i significativi dati relativi alla mirata azione ispettiva e investigativa dei NAC rimessi alla Commissione – se me lo consentirà, lasceremo anche un documento scritto – afferiscono a un'autonoma attività rispetto a quella sviluppata dai NAS. Non c’è assolutamente sovrapposizione. Entrambi i reparti, NAS e NAC, dipendono dalla Divisione unità specializzate. Di fatto, esiste un'azione coordinata sul territorio.
  Ai fini metodologici, nella mia esposizione ravviso altresì opportuno tracciare sinteticamente alcune notizie di carattere generale associate ai principali riferimenti normativi.
  La mozzarella di bufala campana DOP è un formaggio da tavola a pasta filata molle, derivato da latte intero di bufala, che deve essere ottenuto dal rigoroso rispetto del disciplinare di produzione, approvato con decreto del Ministero delle politiche agricole e forestali del 18 settembre 2003 (Gazzetta Ufficiale n. 258 del 2003), successivamente modificato con provvedimento dell'11 febbraio 2008 del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, a seguito dell'emanazione del regolamento CEE n. 103 del 4 febbraio 2008.
  Tale disposto normativo riconosce la denominazione di origine protetta «mozzarella di bufala campana» al formaggio prodotto esclusivamente con latte di bufala intero fresco, proveniente, trasformato ed elaborato nell'area geografica specificamente indicata.
  La lavorazione prevede l'utilizzo di latte crudo, eventualmente termizzato o pastorizzato, proveniente da bufale allevate nelle zone protette, costituite dalle intere province di Caserta e Salerno e in parte da quelle di Napoli, Benevento, Frosinone, Latina, Roma, Foggia e Isernia, in insediamenti ufficialmente indenni da brucellosi, tubercolosi e leucosi bovina enzootica, che deve essere consegnato al caseificio opportunamente filtrato con mezzi tradizionali e trasformato entro la sessantesima ora dalla prima mungitura.
  Il prodotto così ottenuto deve recare, all'atto della sua immissione al consumo, il contrassegno sulla confezione rilasciato dall'ente consortile, titolare della tutela e vigilanza su mandato dell'organismo di controllo, recante il numero attribuito dall'ente consortile e gli estremi del regolamento comunitario con cui è stata registrata la denominazione stessa, a garanzia della rispondenza alle specifiche prescrizioni normative.
  Solo il prodotto posto in vendita con la dicitura completa «mozzarella di bufala campana» è destinatario delle tutele previste dalle norme, mentre il prodotto venduto come «mozzarella di bufala» generico può essere trasformato in qualsiasi altra parte d'Italia, con latte di bufala proveniente da allevamenti distribuiti in zone anche al di fuori di quella sottoposta a tutela.
  Le anomalie riscontrate nel corso dei servizi in tema e che mi appresto a esporre riguardano gli allevamenti di bufale, i centri di raccolta e di trasformazione del latte di bufala, i caseifici del circuito DOP e il consorzio di tutela del formaggio mozzarella di bufala campana DOP.
  Nel territorio della provincia di Caserta, ai fini della salvaguardia della sanità animale e della salute pubblica, per il persistere di focolai di tubercolosi, brucellosi bovina e bufalina, il Ministero della salute ha inserito, con specifica ordinanza, il Comando carabinieri per la tutela della salute nella task force costituita allo scopo di predisporre idonee misure per l'eradicazione delle zoonosi dalle aziende zootecniche nazionali.
  La specifica delibera della regione Campania n. 189 del 2011, avente a oggetto Pag. 15«Approvazione del piano triennale per il controllo della brucellosi bufalina in provincia di Caserta», prevedeva la vaccinazione dei soli capi bufalini femmine di età compresa tra i sei e i nove mesi, con un richiamo a distanza di un mese per il vaccino RB-51.
  Alcuni allevatori nella provincia in argomento, al fine di non perdere la qualifica dell'allevamento di «indenne da brucellosi» o «ufficialmente indenne da brucellosi», circostanza che avrebbe determinato un drastico calo del valore commerciale del latte prodotto nei propri allevamenti, che non poteva essere destinato alla produzione di mozzarella, hanno illegalmente praticato la vaccinazione col prodotto RB-51 a capi bufalini in età superiore a quella prevista dal piano di eradicazione. Ciò ha creato i presupposti di pericolo per la salute pubblica, a causa della trasmissibilità all'uomo del ceppo vaccinale, costituendo una variante attenuata della brucella selvaggia.
  I rischi potevano essere legati alla lavorazione del latte crudo da parte del personale preposto alla mungitura o alla trasformazione, nonché al contagio degli animali sani.
  I sistematici sequestri giudiziari e sanitari dei capi trattati illegalmente con il vaccino, l'adozione della quarantena e l'eliminazione del latte infetto dal circuito di trasformazione hanno ridotto sensibilmente i margini di rischio. L'attività, dunque, c’è stata.
  Per contrastare efficacemente la descritta attività di vaccinazione illegale è stato approntato, con la collaborazione del Ministero della salute e del centro di referenza nazionale per la brucellosi presso l'Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Abruzzo e del Molise di Teramo, un piano di campionamento straordinario, per determinare l'entità del fenomeno della vaccinazione non consentita negli allevamenti bufalini della provincia di Caserta.
  Dal 23 luglio al 7 agosto 2013 è stata data esecuzione alla prima fase del monitoraggio straordinario disposto dal Ministero della salute, finalizzato alla verifica dell'illecito impiego del vaccino RB-51 (illecito nei termini in cui non veniva utilizzato in quel particolare periodo di crescita dei capi).
  Le attività della task force, costruita da 80 militari del Comando carabinieri per la tutela della salute e da 75 veterinari dell'ASL di Caserta e dell'Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Abruzzo e Molise di Teramo, hanno consentito di esaminare il patrimonio bufalino di 58 aziende, seguendo le procedure indicate dal piano di sorveglianza elaborato sui criteri scientifici dell'Istituto zooprofilattico di Teramo, centro di referenza nazionale per la brucellosi.
  Ciò ha permesso di eseguire il prelievo ematico a complessivi 9.984 capi, le cui risultanze analitiche hanno evidenziato 402 positività complessive alla fissazione del complemento con antigene specifico della brucella RB-51, distribuite su 27 allevamenti.
  Ciò ha consentito, altresì, di operare il sequestro giudiziario dei citati animali positivi, ipotizzando i reati previsti dagli articoli 544-ter e 550 (maltrattamento di animali e inosservanza di delibera di giunta della regione Campania), di procedere al sequestro amministrativo-sanitario di 114 capi bufalini per irregolarità d'indicazione, di impartire le prescrizioni necessarie a tutelare gli aspetti connessi alla salute pubblica da applicare sul patrimonio zootecnico degli allevamenti interessati e sul latte da destinare alla distruzione o a idoneo trattamento termico, in attesa della riqualifica sanitaria.
  A oggi sono stati testati circa 424 allevamenti bufalini rispetto agli 828 che rappresentano l'intero patrimonio bufalino della provincia di Caserta. Da ciò è emerso che in 38 strutture erano presenti capi positivi all'illecita vaccinazione con RB-51.
  Nel contesto delle attività di controllo, si segnala altresì che, tra le 21 persone segnalate all'autorità giudiziaria per diffusione di malattie infettive, figurano responsabili di caseifici presso i quali veniva prodotta mozzarella di bufala con l'impiego parziale di latte vaccino ed era Pag. 16detenuto, ai fini dell'impiego nella produzione di mozzarella di bufala, latte con elevatissima carica batterica.
  Nella provincia di Napoli, le indagini eseguite dal NAS di Napoli tra il 2006 e il 2010, denominate Somatos e Oro bianco, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, hanno permesso di riscontrare, in 47 aziende zootecniche bufaline: l'utilizzo sugli animali di ormoni della crescita vietati, quale la somatropina BOOSTIN-S, importata illegalmente dalla Corea e dalla Svizzera, per favorire l'aumento fraudolento della lattazione; il largo impiego di terapie farmacologiche, con uso di antibiotici e altri farmaci veterinari di provenienza illecita, senza rispettare i previsti tempi di sospensione; la rilevante diffusione della brucellosi, tenuta nascosta alterando gli esiti della profilassi ordinaria eseguita dalle aziende sanitarie locali.
  Nello specifico, con la complicità dei veterinari, venivano effettuati più prelievi ematici sempre sugli stessi animali sicuramente sani, ottenendo un numero di campioni sani corrispondente al numero totale dei bufalini presenti in un determinato allevamento. Naturalmente è stato possibile disvelare il raggiro perché è stato eseguito l'esame del DNA dall'Istituto zooprofilattico di Portici sui campioni di sangue, e si è rilevato che magari lo stesso capo produceva quattro o cinque campioni.
  È stato svelato altresì l'uso occulto di vaccini antibrucellari di provenienza illecita somministrati ai bufali con modalità illegali, al di fuori di un piano di profilassi regionale e senza rispettare i previsti tempi di sospensione, onde evitare la diffusione della brucellosi e il conseguente abbattimento degli animali, come previsto dalla normativa vigente.
  È stata rilevata, inoltre, la sistematica falsificazione dei registri e dei documenti in dotazione degli allevatori.
  L'operazione si concludeva con l'esecuzione di venti ordinanze di custodia cautelare, di cui tre in carcere e diciassette ai domiciliari; otto ordinanze di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria; tre ordinanze di divieto dell'esercizio della professione; la denuncia in stato di libertà di ulteriori 62 persone, a vario titolo coinvolte nei fatti delittuosi oggetto delle indagini; il sequestro di 47 allevamenti di bufale.
  Di questi allevamenti, due erano addirittura condotti da soggetti contigui a camorristi, in particolare Zagaria Michele, e naturalmente riconducibili al clan dei casalesi. I titolari delle due aziende erano Barone Michele e Papa Francesco. L'allevamento del Barone, a seguito del sequestro, ha cessato definitivamente l'attività, mentre l'allevamento del Papa, dopo essere stato dissequestrato e affidato in gestione ai figli nel 2014, è stato nuovamente sottoposto a sequestro dai NAS di Caserta per vaccinazione illegale.
  Inoltre, nel contesto delle operazioni sono stati sequestrati due caseifici, 460 confezioni di somatropina e oltre 20.000 confezioni di medicinali a uso umano e veterinario illegalmente detenute o importate.
  Negli anni 2006-2010 i NAS hanno accertato che molti caseifici del circuito DOP utilizzavano latte proveniente da aree DOP congelato mesi prima e tenuto in deposito in apposite celle frigo-industriali, in violazione della disciplina che impone che il latte di bufala venga utilizzato entro 60 ore.
  L'esigenza dei produttori era data dal fatto che nel periodo invernale hanno meno richiesta del prodotto e hanno un surplus di latte. Per compensare, lo congelavano e lo utilizzavano nel periodo estivo.
  Inoltre, è stato rilevato l'utilizzo di cagliata di latte bufalino congelata e disidratata, importata in pani da 700-800 grammi dall'Est Europa, soprattutto dalla Romania, al costo di 5 euro, con cui era possibile ottenere circa 450-500 euro, secondo una fonte della Coldiretti.
  I caseifici che utilizzavano la cagliata congelata, impiegando 800-900 grammi di cagliata congelata al posto di quattro litri di latte di bufala, riuscivano a ottenere un prodotto finito a costi particolarmente competitivi nella grande distribuzione, realizzavano concorrenza sleale nei confronti Pag. 17di omologhe aziende che lavoravano i prodotti locali come previsto dalle norme e imponevano di fatto il prezzo del latte agli allevatori onesti nell'area DOP, che erano costretti a vendere il prodotto sottocosto.
  Praticamente un litro di latte di bufala genuina ha un costo medio di 1,40-1,50 euro in estate e di 0,90-1,00 euro in inverno. Un chilo di mozzarella di bufala genuina costa 8 euro al produttore. Facendo i dovuti calcoli, emerge quanto danno si recava ai produttori onesti.
  Un altro aspetto che è stato oggetto di attenzione è quello relativo alle diossine e ai policlorobifenili (PCB) nei prodotti lattiero-caseari. Nel primo trimestre del 2008 è stata accertata la non conformità della presenza, in alcuni campioni di mozzarella di bufala prodotti nella regione Campania, di diossine, che possono procurarsi a causa della commistione di materiale organico e sono tossiche per l'uomo, o di PCB, composti chimici contenenti cloro, utilizzati in passato nella sintesi di antiparassitari, erbicidi, preservanti del legno, vernici, solventi, disinfettanti e quant'altro.
  L'allora Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, anche in relazione a indagini disposte dall'autorità giudiziaria, elaborò con la Commissione europea un piano di monitoraggio per le province di Avellino, Caserta, Napoli, Salerno e Benevento, curato dall'Istituto zooprofilattico di Teramo, con la collaborazione dei NAS competenti.
  Nel gennaio del 2013 il Ministero della salute ha demandato al Comando dei carabinieri per la tutela della salute l'esecuzione di un'attività di controllo presso 60 caseifici ubicati nella provincia di Caserta, riguardante l'esame della presenza di diossine e PCB e diretta a verificare le condizioni igienico-sanitarie a cui accennavo poc'anzi.
  Alla fine, i 58 campioni prelevati sono risultati regolamentari, quindi il problema nel 2013 non è stato riscontrato.
  Passo ora alle anomalie riscontrate nel Consorzio di tutela del formaggio mozzarella di bufala campana DOP.
  Dal 2006 al 2010, a seguito di indagini delegate dall'autorità giudiziaria presso il Consorzio di tutela del formaggio mozzarella di bufala campana DOP, sono state accertate l'assenza dei previsti controlli sugli associati, l'inattendibilità delle verifiche eseguite e la mancata segnalazione alle competenti autorità degli esiti accertati di pratiche illecite di produzione adottate da molti associati.
  Tra il 2007 e il 2009 i due direttori pro tempore che si erano avvicendati alla gestione del consorzio sono stati segnalati all'autorità giudiziaria.
  A questo punto, presidente, se mi dà facoltà, accennerei a una sintesi delle operazioni più significative che tra il 2012 e il 2015 hanno sviluppato i tre NAC presenti sul territorio nazionale.
  I NAC nel 2012 hanno realizzato circa undici interventi, che hanno riguardato la tracciabilità del latte. Naturalmente, parlando di DOP, la verifica è stata svolta presso aziende ed esercizi commerciali che, in un modo o nell'altro, detenevano materiale in cui si pubblicizzava il prodotto DOP, ma in realtà non vi era.
  Per esempio, a Cava de’ Tirreni è stata erogata una sanzione amministrativa in violazione delle norme sulla tracciabilità del latte.
  Tra Casoria (Napoli) e Villa Literno (Caserta), il NAC di Salerno ha rinvenuto opuscoli pubblicitari evocanti impropriamente il marchio «mozzarella di bufala campana». A Villa Literno è stato denunciato all'autorità giudiziaria il titolare di un caseificio per frode in commercio, poiché in campioni di mozzarella di bufala prelevati è stata rinvenuta la presenza di latte vaccino (il solito sistema di latte di bufala mischiato a latte vaccino).
  Sono state rilevate altresì la non conformità al disciplinare nella produzione di mozzarella di bufala campana in provincia di Salerno e la frode nell'esercizio e nel commercio e la contraffazione di indicazioni geografiche, per aver posto in vendita prodotti evocanti il marchio DOP, a Giugliano in Campania.
  A Milano il NAC di Parma il 15 settembre 2012 ha sequestrato 198 confezioni Pag. 18di materiale per confezionamento, pubblicità ed etichettatura, evocanti indebitamente il DOP «mozzarella di bufala campana».
  A Serre nell'ottobre del 2012 c’è stato un altro intervento presso un'azienda che aveva posto in vendita prodotti evocanti falsamente il marchio DOP.
  Sempre nell'ottobre 2012 in provincia di Modena ci sono stati interventi per frode nell'esercizio del commercio e per la commercializzazione di falsa mozzarella di bufala campana.
  Nel novembre 2012 c’è stato un intervento del NAC a Giugliano in Campania. Come vedete, ritornano sempre le stesse località. Giugliano in Campania è una di quelle località che richiedono un'attenzione particolare. Il NAC di Salerno ha sequestrato 33.700 confezioni evocanti indebitamente il marchio DOP.
  Invece, a Contursi Terme, in provincia di Salerno, sono stati sequestrati altri 8.600 involucri per il confezionamento di alimenti irregolari.
  Ricordo gli interventi più significativi del 2013. Mi permetto di procedere un po’ random, perché lasceremo la documentazione.
  Il 14 giugno 2013 a Grumello Cremonese il NAC di Parma ha proceduto al blocco di 2.875 chili di latte di bufala in polvere provenienti dalla Germania e di altri prodotti caseari a base di latte bufalino sprovvisti delle autorizzazioni sanitarie.
  Il 15 luglio 2013, sempre in provincia di Cremona, i NAC di Parma hanno individuato un'azienda del settore lattiero-caseario responsabile di aver commercializzato oltre 22.000 tonnellate di latte intero di bufala in polvere, risultato latte di bufala scremato e pastorizzato.
  Il 23 luglio 2013 a Salerno il NAC ha riscontrato la presenza di furosina, che è l'indicatore di latte non fresco e non conforme alle norme di produzione lattiero-casearia, su campioni di mozzarella di bufala.
  Il 16 settembre 2013, sempre in provincia di Cremona, il NAC di Parma ha accertato, presso una ditta lattiero-casearia, la violazione delle norme sulla tracciabilità degli alimenti.
  Nel settembre 2013 a Battipaglia, in provincia di Salerno, il NAC di Salerno ha sequestrato oltre 9 quintali, tra latte vaccino e latte di bufala, per violazione della normativa sulla tracciabilità dei prodotti alimentari e del pacchetto di igiene.
  Il 7 ottobre 2013 a Battipaglia il NAC di Salerno ha sequestrato 174 chilogrammi di latte bufalino contenuto in autobotte privo della relativa documentazione, in violazione della normativa sulla tracciabilità dei prodotti alimentari.
  Il 21 novembre 2013 a Milano, presso una rivendita alimentare, il NAC di Parma ha sequestrato confezioni e dépliant pubblicitari di mozzarella e provola di bufala per indebita evocazione del DOP.
  Il 5 febbraio 2014 a Milano il NAC di Parma ha sequestrato 160 buste per il confezionamento di mozzarella di bufala per indebita evocazione del marchio DOP.
  Altre confezioni sono state sequestrate a Cassino nel marzo 2014.
  Nell'aprile 2014 il NAC di Roma ha accertato l'indebita pubblicità da parte di un caseificio sul proprio sito on line di un prodotto commercializzato con indebita evocazione del DOP «mozzarella di bufala».
  Nel luglio 2014, sempre a Battipaglia, il NAC di Salerno ha sequestrato 4 tonnellate di latte fresco bovino e latte di bufala, nonché 50 kg di mozzarelle di bufala campana DOP, in violazione della normativa sulla tracciabilità.
  Nel dicembre 2014 a Cancello e Arnone (Caserta) e a Casoria (Napoli), il NAC di Salerno ha sequestrato 18 chili di mozzarella di bufala campana presso due caseifici non autorizzati alla produzione.
  A Frattamaggiore, il nucleo di coordinamento operativo di Roma dei NAC ha deferito all'autorità giudiziaria un produttore caseario, per aver commercializzato mozzarella derivante da latte bufalino e vaccino, senza complete indicazioni di etichettatura.
  Altri interventi di questo tipo sono stati eseguiti nel 2015.Pag. 19
  Per quanto riguarda i NAS, proprio di recente, nel periodo tra il 14 e il 27 luglio, nel cuore della stagione estiva, abbiamo sviluppato un'attività di controllo in ambito nazionale sulla mozzarella di bufala in genere, ma anche mirata al DOP.
  Le verifiche eseguite su 646 attività commerciali hanno portato alla chiusura di sette caseifici mantenuti in precarie condizioni igienico-strutturali, al sequestro di 5.446 chili di prodotti caseari e materie prime (mozzarelle, cagliata e latte) detenuti in cattivo stato di conservazione con etichettatura irregolare e data di scadenza superata, al prelievo di 178 campioni rimessi ai competenti istituti zooprofilattici sperimentali per le analisi microbiologiche e alla segnalazione all'autorità amministrativa e giudiziaria di 71 persone. Quest'attività è stata eseguita nell'arco temporale che va dal 14 al 27 luglio. Questa è una delle attività che continueremo a sviluppare nel corso dell'anno e dei prossimi anni, in maniera da svolgere dei servizi coordinati massivi su tutto il territorio nazionale e focalizzati su alcune realtà in particolare, quali quelle del DOP.
  Faccio un ultimo riferimento ad alcune iniziative che ritengo molto interessanti nel panorama nel quale mi sono addentrato da alcuni mesi.
  L'esigenza di difendere i prodotti nazionali dalle imitazioni ottenute ricorrendo alle frodi commerciali ha indotto la Coldiretti a costituire un osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare, e il Ministero della giustizia a emanare il decreto ministeriale n. 24 del 2015, che ha istituito una commissione specifica, avente la finalità di elaborare proposte d'intervento sulla riforma dei reati in materia agroalimentare.
  Sia presso l'osservatorio che presso la commissione di cui è presidente Caselli è presente l'Arma dei carabinieri, che sui temi in argomento ha assunto una proiezione internazionale, promuovendo, peraltro, numerosi progetti comunitari, per confrontarsi sia con Europol che con polizie europee sulla sicurezza e sulla contraffazione alimentare.
  L'Arma ha organizzato, d'intesa con il Ministero della salute e con il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, l'ultimo meeting internazionale del 9 e 10 luglio 2015 all'Expo di Milano, dove si sono avvicendati 31 relatori di vari Paesi europei ed extraeuropei, proprio sulle tematiche della sicurezza alimentare.
  Presidente, io avrei concluso. Ringrazio tutti per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Comandante, siamo noi a ringraziare lei per questa esaustiva – non ne dubitavo – relazione sulla materia, che acquisiamo agli atti con estremo interesse.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PAOLO RUSSO. È difficile intervenire su una relazione così approfondita e così ricca, che credo sarà utile per noi rileggere nelle prossime ore, al fine di meglio comprendere la straordinarietà delle misure messe in campo nelle vostre attività e, di conseguenza, quali sono gli strumenti sui quali concentrarci per migliorare la performance del contrasto a ogni forma di contraffazione.
  Vorrei conoscere la vostra visuale, se ritenete che ci possa aiutare, rispetto a supposte modifiche del disciplinare o a eventuali sollecitazioni che dovessero emergere dalla vostra esperienza, soprattutto sul fronte del possibile inasprimento delle pene.
  Vorrei comprendere in che modo possiamo migliorare questa performance di contrasto e se, l'eventuale modifica del disciplinare, che consentirebbe alla mozzarella di bufala campana DOP di essere realizzata anche con latte congelato, potrebbe essere un elemento di criticità ai vostri occhi, anche al fine dell'attività di controllo.

  CLAUDIO VINCELLI, Comandante del Comando carabinieri Tutela della salute. Mi permetto di esprimere la mia opinione, ma non voglio peccare di presunzione, perché da due mesi mi sono affacciato a Pag. 20una realtà molto interessante. Sono dell'avviso che di strumenti in campo ve ne siano.
  Del resto, la quantità degli interventi operati dal NAC e dal NAS sono stati resi possibili proprio da una normativa vigente molto puntuale, utile e interessante. Io svolgo il compito dalla nostra parte. Non abbiamo trovato difficoltà obiettive a operare, perché, laddove ci siamo mossi sul campo amministrativo ovvero su quello penale, gli esiti finali sono stati quelli sperati. Da parte nostra indubbiamente c’è l'interesse a rendere sempre più funzionale e sistematico nel tempo il tipo di intervento.
  Colgo l'invito del precedente relatore, che parlava di controlli. Il controllo deve essere sistematico e programmatico nel tempo. Questa caratteristica è stata recepita in toto, sia dal Ministero della salute sia dal Ministero delle politiche agroalimentari, che peraltro colloquiano in maniera eccellente. Anche il convegno che è stato realizzato di recente a Milano ha visto partecipare entrambi i Ministeri ed è stato reso possibile proprio dalla convergenza di obiettivi tra i due Ministeri.
  Sono contento di quello che c’è ? Per quanto ci riguarda, io sarei dell'avviso di sviluppare nel nostro ambito tutto ciò che sia possibile mettere in campo in termini di competenze specialistiche, unitamente alle attività sviluppate da tutti i reparti della linea territoriale.
  Anche in queste attività noi abbiamo ricevuto la collaborazione dei reparti territoriali dell'Arma, che hanno sviluppato l'attivazione degli organi specialistici. Quando noi parliamo di coordinamento, per noi questo concetto è ormai insito nelle modalità operative che noi concepiamo.
  Per quanto ci riguarda, si tratta solo di continuare e naturalmente di verificare, nelle varie fasi di attività operativa sul campo, le condizioni migliori per intervenire a ragion veduta, soprattutto sotto l'aspetto investigativo, perché in alcune realtà, come ho accennato in qualche passaggio, indubbiamente c’è la presenza di soggetti che alterano le situazioni reali del mercato e dei produttori stessi. È su questo che noi stiamo sviluppando tutte le iniziative possibili.
  Al momento io ritengo che la normativa ci consenta di operare in maniera funzionale agli obiettivi che ci proponiamo di raggiungere.

  PRESIDENTE. Comandante, ho una curiosità che mi è venuta ascoltandola, ma è un dettaglio, e non so quanto sia semplice per lei rispondere direttamente.
  Mi ha colpito quel riferimento alle due segnalazioni all'autorità giudiziaria nei confronti di responsabili del consorzio tra il 2007 al 2010. Si tratta di fatti di qualche anno fa e immagino che siano persone che attualmente non hanno responsabilità nel consorzio stesso. Ovviamente do per scontato che lei in questo momento non abbia presente gli esiti di queste due segnalazioni. Magari gli uffici, contattando il maggiore, potranno successivamente avere un riscontro al riguardo.
  La domanda che le pongo è un po’ più generale e si riferisce all'oggi. Attualmente l'Arma considera comunque il consorzio un interlocutore affidabile nelle attività d'indagine, non vi ponete il problema, non è nel vostro spazio d'intervento abituale interfacciarvi con il consorzio o cos'altro ?

  CLAUDIO VINCELLI, Comandante del Comando carabinieri Tutela della salute. Indubbiamente il consorzio rappresenta un organismo tecnico, che è un supporto importante per la nostra attività. Il riferimento al consorzio è senz'altro necessario, però chiaramente non ci fermiamo a quello.
  L'esistenza delle strutture – forse era questo il motivo della risposta un po’ più articolata e più generica che mi sono permesso di dare prima – è importante, perché riesce a coagulare le specialità, le conoscenze, le esperienze e le professionalità. Dunque, per noi è importante fare riferimento a costoro.
  Chiaramente la verifica del contributo che viene dato dal consorzio è una caratteristica nostra, per stabilire quante di Pag. 21queste indicazioni che il consorzio ha raccolto nell'ambito territoriale ci possono aiutare. Noi cerchiamo di verificare e di sperimentare il livello di collaborazione con dati concreti alla mano.
  Uno dei motivi per cui ci sono state quelle due segnalazioni è che indubbiamente l'attività amministrativa, sviluppata di pari passo con quella investigativa, ha dato purtroppo la sensazione prima e la certezza dopo di un'attività che andava riportata in un diverso ambito amministrativo, in quel caso addirittura con il deferimento delle due unità.
  Ovviamente sono episodi di qualche anno fa, quindi, come diceva lei, presidente, non le potrei dare altre informazioni, però nulla toglie che magari, su richiesta della Commissione, riusciamo ad approfondire alcuni aspetti, anche per conoscere, giustamente, l'esito di alcuni procedimenti amministrativi e penali.

  PRESIDENTE. Rifletteremo con il relatore in questo senso. Comunque, io la ringrazio per la risposta.
  Ringrazio vivamente il comandante Vincelli e il maggiore Della Porta e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.40.

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