XVII Legislatura

Commissioni Riunite (VIII-X-XIV Camera e 10a-13a-14a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Giovedì 25 giugno 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 3 

Audizione del Commissario europeo per il Clima e l'Energia, Miguel Arias Cañete, sul Pacchetto «Unione dell'energia» (ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati e dell'articolo 144-quater, comma 2, del Regolamento del Senato della Repubblica):
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 3 
Arias Cañete Miguel , Commissario europeo per il Clima e l'Energia ... 4 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 6 
Benamati Gianluca (PD)  ... 6 
Girotto Gianni Pietro  ... 8 
Cociancich Roberto  ... 8 
Piccoli Giovanni  ... 8 
Puppato Laura  ... 9 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 9 
Arias Cañete Miguel , Commissario europeo per il Clima e l'Energia ... 9 
Realacci Ermete (PD) , Presidente della VIII Commissione della Camera dei deputati ... 13 
Berlinghieri Marina (PD)  ... 14 
De Rosa Massimo Felice (M5S)  ... 14 
Orellana Luis Alberto  ... 15 
Galgano Adriana (SCpI)  ... 15 
Vico Ludovico (PD)  ... 16 
Bianchi Stella (PD)  ... 16 
Mucchetti Massimo , Presidente della 10a Commissione del Senato della Repubblica ... 16 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 17 
Arias Cañete Miguel , Commissario europeo per il clima e l'energia ... 17 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 17 
Arias Cañete Miguel , Commissario europeo per il clima e l'energia ... 17 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 24 
Arias Cañete Miguel , Commissario europeo per il Clima e l'Energia ... 24 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 24

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera: Misto-AL.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA X COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI ETTORE GUGLIELMO EPIFANI

  La seduta comincia alle 8.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Commissario europeo per il Clima e l'Energia, Miguel Arias Cañete, sul Pacchetto «Unione dell'energia».

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Commissario europeo per l'Azione, per il Clima e l'Energia, Miguel Arias Cañete, che ringrazio e saluto, sul Pacchetto «Unione dell'energia».
  Comunico che la seduta dovrà terminare entro le 10.15 perché sono previste sedute con votazioni sia presso l'Assemblea della Camera sia presso l'Assemblea del Senato.
  Desidero, in primo luogo, ringraziare il Commissario per la sua disponibilità a intervenire in audizione presso le nostre Commissioni. La sua presenza costituisce, secondo me, una conferma della linea che la Commissione Juncker si è data, e che il vicepresidente Timmermans ha formalmente comunicato, volta a rafforzare il coinvolgimento dei Parlamenti nazionali nella costruzione delle politiche europee. Tale coinvolgimento, non a caso, si realizza anche mediante l'intervento dei Commissari europei in occasione della discussione dei più importanti provvedimenti adottati dalla Commissione europea.
  Il Pacchetto dell’«Unione dell'energia» rientra pienamente in questo progetto e riguarda uno degli impegni più rilevanti assunti dalla Commissione europea: forse si tratta del progetto più ambizioso che la nuova Commissione ha messo in campo dopo la sua costituzione. Dopo l'unione monetaria e l'unione bancaria, la Commissione europea si prefigura un passo in avanti sul terreno dell'integrazione. L’«Unione dell'energia» configura un progresso rilevante rispetto alle politiche messe in campo dall'Europa in materia energetica e per la lotta ai cambiamenti climatici. Si tratta di politiche che hanno già prodotto, come sappiamo, risultati importanti e che hanno il grande merito di sostenere la rivendicazione, da parte dell'Unione europea, di un ruolo di leadership a livello internazionale per quanto concerne la decarbonizzazione e la riduzione delle emissioni inquinanti.
  Penso che sia auspicabile, proprio in ragione di questo, che l'Unione europea, sulla base dei progressi prospettati dal Pacchetto «Unione dell'energia», dimostri concretamente la sua capacità di guidare i negoziati internazionali e comunque di svolgere un ruolo rilevante in occasione del prossimo importante appuntamento di fine novembre a Parigi.
  Il pacchetto, come sapete, presenta un complesso organico di misure e interventi che riguardano vari ambiti, secondo la logica, pienamente condivisibile, che la politica energetica è per sua natura trasversale Pag. 4e richiede una coerenza di fondo nelle politiche adottate sul piano industriale, agricolo, della salvaguardia del territorio e dell'ambiente, dei trasporti, dell'edilizia, dell'efficienza energetica e della diversificazione delle fonti e dei rapporti con i Paesi fornitori.
  Da una prima valutazione, anche sulla base degli elementi acquisiti nel corso delle audizioni che sia alla Camera sia al Senato stanno avendo luogo su questo tema, si può rilevare che alcuni degli obiettivi indicati richiedono un impegno più concreto anche sul piano finanziario da parte delle istituzioni europee, per quanto concerne il potenziamento delle reti e delle interconnessioni e il riordino degli incentivi per le energie rinnovabili.
  Vi sono poi diversi aspetti su cui dovranno essere chiarite le prossime linee di intervento delle istituzioni europee. Penso, in particolare, alla riforma del sistema ETS, che non si è dimostrato pienamente in grado di corrispondere agli obiettivi originariamente indicati, e all'adozione di misure più efficaci per indurre i Paesi membri a procedere più rapidamente alla modifica del mix delle fonti utilizzate, in particolare riducendo la quota di carbonio.
  Analoghe considerazioni possono essere svolte con riferimento alle iniziative che vengono preannunciate per rafforzare una reale capacità negoziale dell'Unione nel suo complesso nei confronti dei fornitori, in modo da superare l'attuale frammentazione, anche di interessi, che penalizza i Paesi europei.
  In conclusione, il pacchetto costituisce un'occasione particolarmente preziosa per misurare la capacità dell'Unione europea di rispondere in maniera tempestiva alle sfide che la dimensione globale dei fenomeni economici pone e per consentire ai nostri Paesi di procedere concretamente sul terreno dell'innovazione, dell'efficienza energetica e della lotta ai cambiamenti climatici.
  Signor commissario, le cedo con grande piacere la parola.

  MIGUEL ARIAS CAÑETE, Commissario europeo per il Clima e l'Energia. Onorevoli senatori e deputati, è un piacere e un onore essere qui con voi oggi, per la mia prima audizione presso il Parlamento italiano, come Commissario europeo responsabile per il clima e dell'energia.
  Quest'incontro avviene in un momento di particolare rilevanza per quel che riguarda la politica di mia competenza, non solo perché questo Parlamento ha lavorato intensamente su questi temi, adottando poco tempo fa una risoluzione sull'Unione dell'energia, ma anche perché, tra poche settimane, la Commissione europea presenterà un pacchetto di misure sul mercato interno dell'energia che daranno una prima attuazione concreta alla nostra strategia. L'incontro di oggi rappresenta, quindi, un'occasione importante per anticiparvi alcuni degli elementi del futuro pacchetto e per discutere con voi gli aspetti più rilevanti della nostra strategia.
  Mi concentrerò su tre punti: il mercato interno dell'energia e le future proposte che adotteremo prima dell'estate; l'infrastruttura necessaria al compimento del mercato interno e alla diversificazione delle rotte di approvvigionamento; la dimensione internazionale e, in particolare, la preparazione del grande appuntamento di Parigi per la COP 21, previsto per fine novembre.
  Come sapete, la strategia dell'Unione sull'energia si basa su cinque dimensioni strettamente interconnesse tra loro: sicurezza energetica, mercato interno dell'energia, efficienza energetica come strumento di moderazione della banda, decarbonizzazione, ricerca innovazione e competitività. Non è un caso che la Commissione europea abbia posto come prioritario il completamento del mercato interno. Quest'ultimo rappresenta, infatti, il presupposto per la realizzazione di tutte le altre dimensioni dell’«Unione dell'energia». Quando un architetto deve costruire una casa, comincia proiettando fondamenta solide: noi abbiamo voluto fare altrettanto.
  Ecco perché, tra le proposte che presenteremo prima dell'estate, figurerà innanzitutto Pag. 5una comunicazione sul funzionamento del mercato per l'energia, market design, che darà il via a una consultazione con tutti gli stakeholder istituzionali e non. L'obiettivo che ci prefiggiamo è quello di garantire una maggiore integrazione dei mercati e far sì che il mercato interno possa sostenere efficacemente la nostra transizione energetica.
  La cooperazione regionale rappresenterà un elemento fondante di quest'iniziativa, che verrà a toccare altri importanti temi, come i meccanismi di remunerazione delle capacità. A tale proposito, sono pienamente in linea con la posizione adottata dal Parlamento italiano: per garantire il pieno funzionamento del mercato interno è fondamentale che l'eventuale introduzione del meccanismo remunerazione delle capacità venga adeguatamente giustificato e disegnato.
  In secondo luogo, vi sarà una comunicazione sul mercato al dettaglio, retail market, che vedrà come protagonisti i consumatori. L'obiettivo è garantire una maggiore trasparenza e favorire lo sviluppo di reti intelligenti, in grado di rispondere alle esigenze dei consumatori, sempre più attivi. Vogliamo dare una risposta a un mercato nel quale la linea di demarcazione tra consumatori e produttori di energia è destinata a diventare sempre più sottile.
  Sempre a sostegno del consumatore, il pacchetto prevede anche l'aggiornamento della direttiva sull'etichettatura energetica, energy labelling, al fine di semplificare il sistema. La tecnologia avanza e così anche la nostra politica. Propongo di promuovere le tre classi A+, A— e A—+, che confondono i consumatori, per tornare alla scala A-G con i colori.
  Infine, il pacchetto guarderà anche alla dimensione climatica, con la proposta del revisione del sistema di scambio di quote di emissione, un sistema di mercato non ancora perfetto – ve lo concedo – ma che, lasciatemi ribadire, rappresenta il nostro principale strumento per garantire un prezzo del CO2.
  Abbiamo già compiuto un primo passo per migliorare il sistema con l'accordo sulla riserva per la stabilità del mercato. Questa verrà votata ufficialmente dal Parlamento europeo in occasione della prossima sessione di Strasburgo. Il secondo passo riguarda ora la riforma dell'ETS. A tale riguardo, ho letto con attenzione le vostre raccomandazioni sulla necessità di salvaguardare la competitività delle industrie europee. Ecco perché, in linea con la conclusione del Consiglio europeo dello scorso ottobre, è mia intenzione continuare ad assicurare quote gratuite ai settori maggiormente esposti a un rischio di rilocalizzazione.
  Infine, quando si parla di competitività, non posso fare a meno di citare le nostre politiche a sostegno dell'efficienza energetica e rinnovabile: si tratta di politiche che, se disegnate con raziocinio, possono rivelarsi importanti strumenti delle politiche industriali, in particolare in un Paese come l'Italia, in cui il settore dell'edilizia ha pesantemente sofferto la crisi economica. Per continuare ad attuare politiche credibili in materia di efficienza energetica ed energie rinnovabili, bisognerà dare seguito alle conclusioni del Consiglio europeo di ottobre e mettere in opera un nuovo sistema di governance, il quale, senza ledere il diritto degli Stati membri a definire le proprie politiche energetiche, dovrà permettere il raggiungimento dei nostri obiettivi comuni.
  Dopo aver anticipato i principali elementi del pacchetto che adotteremo il prossimo 15 luglio, vorrei passare ora al secondo punto del mio intervento, ovvero le infrastrutture energetiche, che rappresentano la spina dorsale del nostro mercato interno. Le interconnessioni, anche tramite i progetti di interesse comune, permettono al nostro mercato di dialogare con i nostri vicini e con il resto del mondo. Un loro sviluppo e ammodernamento è, quindi, indispensabile per raggiungere quegli obiettivi di sicurezza, di approvvigionamento e di diversificazione delle fonti dell'energia tanto richiamati dalla nostra «Unione per l'energia».
  La vostra risoluzione attribuisce molta importanza al rafforzamento del dialogo con i nostri principali partner energetici, Pag. 6stando ben attenti a garantire, nel contempo, maggiore integrazione e cooperazione a livello europeo. È esattamente quello che ci proponiamo di fare. Oggi ancora troppi Paesi europei sono dipendenti da un'unica fonte di approvvigionamento. La situazione in Ucraina ci ha reso più vulnerabili e ha messo in luce il limite della strategia portata avanti sino a oggi. Inoltre, l'instabilità nel Mediterraneo e in Medioriente rende sempre più complicato diversificare le nostre fonti. Ecco perché stiamo lavorando su diversi fronti per rafforzare i legami esistenti e costruirne nuovi con i principali partner energetici mondiali. Vi riporto alcuni esempi concreti. Abbiamo intensificato i nostri sforzi per quel che riguarda la realizzazione del corridoio sud, di cui la TAP (Gasdotto Trans Adriatico), che dovrebbe approdare in Italia, riveste un ruolo strategico. Abbiamo intenzione di creare un hub per il gas nel Mediterraneo. A tale proposito, il vostro Paese svolge un ruolo molto importante: penso alla Conferenza di Roma dello scorso ottobre.
  La nostra strategia per il Mediterraneo prevede tre ambiti di collaborazione: gas, elettricità, rinnovabili ed efficienza energetica. Per ogni ambito saranno create piattaforme specifiche. Il lancio della piattaforma sul gas lo scorso 11 giugno è stato possibile anche grazie al contributo del vostro Paese. I prossimi appuntamenti saranno, rispettivamente, al Cairo a settembre e in Marocco a ottobre, per il lancio delle piattaforme per energie rinnovabili ed elettricità. Sono convinto che potrò contare sul vostro contributo in quanto Paese strategico per la dimensione mediterranea.
  Allo stesso modo, passando al terzo e ultimo punto del mio intervento, sono convinto che potrò contare sull'Italia per proseguire insieme sulla strada che ci porterà a Parigi. Non potrebbe essere altrimenti, visto anche il vostro impegno nel trasformare l'Expo di Milano nella più grande vetrina internazionale sulla sostenibilità, grazie al tema «Nutrire il Pianeta». Il nostro obiettivo è quello di raggiungere a Parigi un accordo che permetta di mantenere un riscaldamento globale del pianeta entro il limite dei 2 gradi.
  La mia visione per Parigi può essere riassunta in quattro punti: l'accordo deve essere giuridicamente vincolante per tutte le parti contraenti; deve essere equo, ma ambizioso; deve poter essere rivisto regolarmente per adeguarne il livello di ambizione; deve prevedere regole comuni per la rendicontazione e la trasparenza in fatto di finanziamento per il clima.
  Come sapete, a marzo l'Unione europea ha presentato il suo contributo, consistente nella riduzione del 40 per cento delle emissioni di gas serra. Anche gli altri Paesi stanno poco a poco presentando le proprie proposte in materia di contributo alla riduzione dell'energia elettrica. A oggi 39 Paesi hanno contribuito. Ormai il tempo stringe, anche perché il prossimo ottobre le Nazioni Unite dovranno procedere alla raccolta di tutti i contributi. Sono, tuttavia, convinto che mai come oggi siano state raggiunte le condizioni per un accordo storico che può cambiare le sorti del nostro pianeta. La dichiarazione del G7 di poche settimane fa, in cui i principali Paesi industriali del mondo si sono impegnati a decarbonizzare completamente la nostra economia entro la fine del secolo, rappresenta un'ulteriore prova a conferma di questa mia convinzione.
  Vi ringrazio per la vostra attenzione e rimango a disposizione per rispondere alle vostre domande.

  PRESIDENTE. Ringrazio il commissario, anche per lo sforzo di svolgere il suo intervento in un italiano assolutamente comprensibile e corretto.
  Prima di dare la parola ai colleghi, suggerirei in linea di massima di rivolgere al commissario due o tre domande alla volta, in modo da permettergli di fornire le risposte gradualmente.
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni. Inizia l'onorevole Benamati.

  GIANLUCA BENAMATI. Ringrazio il commissario per la sua relazione: apprezziamo Pag. 7e abbiamo particolarmente gradito anche lo sforzo di parlare nella nostra lingua.
  Le sottopongo alcuni temi attraverso una riflessione generale. Personalmente, ho apprezzato molto le sue considerazioni relativamente al tentativo di «dare gambe» al mercato unico dell'energia, che per noi è essenziale per l'abbattimento dei costi, e quindi per la tutela delle nostre aziende e il beneficio dei consumatori. Lei ha citato alcuni temi, due dei quali ci stanno particolarmente a cuore: quello delle connessioni e quello delle barriere, non solo fisiche, alla realizzazione di questo mercato unico.
  In merito al primo tema, signor commissario, le faccio notare che l'impegnativo ma significativo valore del 10 per cento di connessioni sulla potenza installata è sicuramente un numero rilevante. In alcuni casi, però, come quello del nostro Paese, l'applicazione sic et simpliciter di questo numero alla potenza installata potrebbe non essere assolutamente corrispondente alla realtà dei fatti. L'Italia ha una potenza installata pressoché doppia rispetto a quella utilizzata normalmente nel Paese. Questo vuol dire che probabilmente la Commissione potrebbe valutare anche l'opportunità di riferire questo numero alla potenza media utilizzata durante l'anno nel Paese o alle potenze di picco, in modo da evitare sperequazioni.
  Da questo punto di vista, vorrei anche chiederle qualche informazione più precisa sul tema dell'applicabilità delle interconnessioni, nel senso del completamento del tema dei codici di rete e delle capacità bidirezionali di queste interconnessioni, sia per la rete elettrica sia per il gas. È importante avere la connessione, ma poi è importante che i sistemi elettrici e di gas nazionali comunichino fra loro.
  Chiaramente, questo rileva anche sulla sicurezza degli approvvigionamenti. Lei, che proviene da un Paese, come il nostro, del sud dell'Europa, sa meglio di me che la capacità di importazione del gas della Spagna e dell'Italia, per esempio, per rotte via tubo e rigassificatori, al netto dei consumi delle due Nazioni, potrebbe essere molto superiore e, addirittura, fare fronte alle esigenze di rimpiazzare una parte del gas proveniente dall'est dell'Europa. La tematica, quindi, è anche di natura tecnica.
  Le chiedo chiarimenti anche sull'armonizzazione delle liberalizzazioni nei diversi Paesi e sull'abbattimento delle barriere regolatorie. Apprezziamo il fatto che ci sia anche un coordinamento tra le autorità di settore in Europa, ma con il mercato unico, probabilmente, dovremo puntare a un'autorità di regolazione unica nel sistema europeo e del mercato.
  Procedo velocemente, perché lei ha già dato indicazioni per noi importanti sulla riforma del sistema dell'ETS e sull'efficienza energetica. Chiediamo che, con riferimento alla decarbonizzazione, aspetto per noi estremamente significativo, siano previsti fondi sulla ricerca e sullo sviluppo anche per i sistemi di accumulo: si tratta di un tema che la Commissione ha in animo di trattare in maniera rafforzata ? Allo stesso modo, come nel sistema dei consumi, chiediamo che sia prestata attenzione particolare alle questioni rivolte alla promozione, per esempio, della forma di trazione elettrica dei veicoli rispetto a quella a combustibile fossile.
  Un aspetto inerente sempre a questo tema è quello relativo al coordinamento europeo nella fase dell'incentivazione e delle regole degli oneri di sistema sulle autoproduzioni, per quanto riguarda le fonti rinnovabili. Credo che questi temi debbano essere affrontati anche a livello europeo.
  Sono molti i temi che lei ha trattato ai quali teniamo particolarmente, ma ci fa molto piacere che abbia parlato delle connessioni extra Unione. Sempre perché siamo Paesi della frontiera sud dell'Europa, chiediamo che sia prestata una particolare attenzione a quei collegamenti verso la sponda nord dell'Africa, vitali per il sistema energetico europeo dal punto di vista sia del gas sia dell'energia elettrica. Ovviamente, per noi sono fonti di energia, per loro sono fonte anche di lavoro e di sviluppo. Pensiamo, per esempio, allo sfruttamento delle energie rinnovabili nel Pag. 8nord dell'Africa: in un momento come questo sarebbe sicuramente importante.
  Per questo vorremmo sapere se una modifica delle regole di finanziamento e un finanziamento di dimensioni corrette possano essere immaginati non proprio in una corsia preferenziale, ma con particolare attenzione verso questa fascia della nostra frontiera.

  GIANNI PIETRO GIROTTO. Commissario, lei ha ribadito l'importanza dell'efficienza energetica per un corretto progresso dell'Unione europea. Sappiamo tutti che l'efficienza energetica è il nostro giacimento più importante, ma il Governo italiano, in questo momento, intende modificare l'attuale sistema della tariffazione elettrica attraverso l'autorità competente. Questa propone misure che determineranno la prevalenza dei costi fissi, cioè i costi di rete e i cosiddetti oneri di sistema rispetto ai costi variabili, in buona sostanza quelli commisurati all'effettivo consumo di energia.
  Questa scelta determinerà un totale disincentivo degli investimenti per l'autoconsumo, l'autoproduzione e l'efficienza energetica, laddove le rinnovabili e l'efficienza energetica sono due pilastri che dovremmo perseguire. Stiamo, invece, portando avanti questa riforma in contrasto con gli obiettivi e gli indirizzi del terzo pacchetto sull'energia e della comunicazione sull’«Unione dell'energia». Quali iniziative intende prendere la Commissione europea affinché l'Italia adotti misure coerenti con i suddetti obiettivi, piuttosto che tentare di stabilizzare al rialzo il gettito derivante dalle bollette elettriche ?

  ROBERTO COCIANCICH. Mi scuso anche a nome degli altri senatori se dovremo allontanarci tra pochi minuti, ma purtroppo saremo impegnati con i lavori dell'Assemblea del Senato.
  La mia domanda riguarda le relazioni esterne. Da una parte, la Commissione sta trattando il trattato TTIP, che prevede, all'interno del proprio pacchetto, anche un'apertura del mercato energetico: in che modo questa strategia europea pensa di coordinarsi con quest'importante trattato in fase di negoziazione ?
  Mi domando, inoltre, se l'Unione europea, nel contesto di questa strategia che mira anche a garantire la sicurezza energetica e la solidarietà tra i Paesi che ne sono membri, pensi di porsi sul mercato in termini di acquirenti unitari, garantendo sia il flusso di rifornimenti sia un'ottimizzazione dei prezzi.

  GIOVANNI PICCOLI. Ringrazio il commissario e pongo una breve questione che riguarda l'ambito dell'efficienza energetica. Il pacchetto «Unione dell'energia» riserva un particolare impegno al perseguimento di azioni orientate all'efficienza energetica quale mezzo per moderare la domanda di energia. Tale azione va indirizzata principalmente verso i settori dell'edilizia e dei trasporti.
  In merito all'edilizia, il conseguimento dell'obiettivo per il 2030, ma anche per il 2050, richiede l'attivazione di consistenti e diffusi investimenti sia per la realizzazione di edifici ad alta efficienza sia per la riqualificazione di quelli esistenti. Le sottopongo una sollecitazione, relativamente a un ragionamento che dovrebbe essere svolto: quali eventuali strumenti intende mettere a disposizione l'Unione europea per sostenere il circuito virtuoso degli investimenti in efficienza nell'edilizia, sia nel settore pubblico sia in quello privato ?
  In particolare, quali modelli economico-finanziari l'Unione europea intende suggerire agli Stati membri per il raggiungimento degli obiettivi indicati dall'Unione stessa ? Infine, rafforzando la richiesta già avanzata dal collega Girotto, quali indirizzi di politica tariffaria, in particolare nel settore dell'elettricità, l'Unione europea intende promuovere presso gli Stati membri, al fine di garantire la sostenibilità economico-finanziaria degli investimenti di efficientamento energetico ?
  Cambiando ambito, noi attribuiamo tutti grande importanza alle interconnessioni delle reti, finalizzate naturalmente alla sicurezza degli approvvigionamenti energetici e alla riduzione della dipendenza. Su tale aspetto il commissario si è Pag. 9già soffermato con chiarezza: quale peso attribuisce alla realizzazione di un corridoio sud-nord, in particolare nel settore del gas, e quali eventuali azioni intende promuovere per realizzarlo ?

  LAURA PUPPATO. Ringrazio anch'io il commissario, anche per la chiarezza espositiva.
  Aggiungo ai numerosi aspetti di grande interesse già affrontati dai colleghi il tema del gap che alcuni Paesi europei hanno nella produzione e nel consumo di energia e fossili. L'Europa, come anche lei ha accennato, vede diverse situazioni al proprio interno: come si ritiene di poter «forzare» e, soprattutto, di modificare il modello dell'ETS, dell’Emission Trading System, applicando oneri su sistemi che continuano a essere così energivori e pesanti per il clima ?
  La seconda questione che vorrei sottoporle è relativa all'ultimo tema da lei affrontato, pur non avendolo individuato tra quelli determinanti. Quando parliamo di efficienza energetica, evidentemente dobbiamo puntare l'attenzione sul massimo recupero della materia prima con quella modalità che, peraltro, era stata ottimamente definita dall'Europa sia nella direttiva di luglio 2014 sia nel documento di settembre 2014, in cui si intendeva promuovere il modello dell'economia circolare come prototipo indispensabile per portare avanti l'efficientamento e la qualità di recupero della materia prima, in modo da evitare la nostra dipendenza rispetto al resto dei Paesi del mondo, ma anche risparmiare moltissimo dal punto di vista del ciclo dell'energia complessiva. Al riguardo, essendosi parzialmente bloccato quel positivo elemento, vorrei capire se oggi, alla luce della Conferenza di Parigi 2015, vi sia l'intenzione di prevedere nuovamente l'obbligatorietà di questo meccanismo per tutti i Paesi del mondo.

  PRESIDENTE. Do la parola al commissario Cañete per le risposte al primo ciclo di domande.

  MIGUEL ARIAS CAÑETE, Commissario europeo per il Clima e l'Energia. Permettetemi, in primo luogo, di ringraziare i deputati e i senatori per la precisione delle domande e per il grado di conoscenza della materia che le stesse dimostrano. È molto soddisfacente, per me, ricevere domande così concrete e puntuali, che permettono anche di fornire risposte più concrete.
  Comincerò dalla domanda sul TTIP dell'onorevole Cociancich, impegnato a breve nella seduta dell'Assemblea. È chiaro che il trattato con gli Stati Uniti produce impatti nel settore energetico. L'esplosione dello shale gas negli Stati Uniti ha, sì, consentito di ridurre in misura notevole i costi per l'industria nordamericana, ma fa sì che gli Stati Uniti diventino un Paese esportatore di gas. Ora si sta cominciando a liberalizzare le esportazioni di quel Paese. Nel TTIP è un capitolo energia, che bisogna negoziare, il quale prevede l'accesso alle risorse alle stesse condizioni di quelle previste per il mercato interno: si elimina, quindi, il dual pricing per permettere l'accesso alle stesse condizioni di concorrenza, attraverso il level playing field, un terreno di gioco uguale per tutti. Questa è la nostra preoccupazione fondamentale.
  Fornirò risposte puntuali, svolgendo una trattazione di tutti gli aspetti, compresi quelli internazionali. L'Unione europea, assieme alla Strategia quadro per l'energia, ha varato una comunicazione sulle interconnessioni allo scopo di garantire il raggiungimento del 10 per cento nel 2020. Una seconda strategia prevedrà il raggiungimento del 15 per cento nel 2030: sono obiettivi minimi. È vero che a volte le decisioni sono assunte sulla base delle potenze installate, che a volte sono eccessive, non rispecchiano la realtà di un Paese, che magari ha eccesso di capacità e genera meno, però bisogna affrontare il tema dell'interconnessione. Soprattutto quando parliamo dei Paesi mediterranei, abbiamo una frontiera sud di Paesi che si svilupperanno e avranno bisogno di energia. Possiamo analizzare la situazione del mercato algerino, che ora è esportatore netto, però è un'economia in crescita e avrà bisogno di risorse. A meno che non Pag. 10avvii lo sfruttamento di nuove risorse si potrebbe trasformare, quindi, in Paese importatore di energia. Questi sono casi che si stanno verificando nel mondo.
  Le interconnessioni elettriche con la sponda sud del Mediterraneo (Algeria, Marocco, Tunisia) sono strategicamente importantissime per l'Europa. Vedremo con quale strumento lo finanzieremo, perché ora, nelle reti transeuropee, nei progetti di interesse comunitario, la Connecting Europe Facility serve per finanziare progetti che includono due o più Paesi dell'Unione europea. Quando c’è un progetto esterno, dobbiamo usare i meccanismi finanziari della politica di vicinato. Tuttavia, una delle caratteristiche della Commissione Juncker consiste nell'aver abbandonato la mentalità a compartimenti stagno. Nel nostro sistema abbiamo vicepresidenti che coordinano diversi commissari e un coordinamento permanente. Quando parliamo dell'azione esterna dell'Unione sotto la saggia direzione dell'Alto rappresentante Federica Mogherini, tutti i commissari che hanno un collegamento con l'azione esterna si riuniscono periodicamente. Se parliamo di temi come la connessione con Paesi della sponda sud, con cui abbiamo rapporti privilegiati, la politica di vicinato si connette con la politica energetica, di sicurezza dell'approvvigionamento, e diventa una politica globale.
  Questo è un tema che il Governo italiano ha posto all'Unione europea. Avrò modo di parlare proprio di questo con il collega responsabile per l'energia in Italia. La Commissione presterà la massima attenzione a questo tema, tanto più da quando, nel contesto del dialogo euromediterraneo e dell'unione per il Mediterraneo, abbiamo avviato tre piattaforme: il gas, l'elettricità, le rinnovabili e l'efficienza energetica, per intensificare la cooperazione nel Mediterraneo. Nell'ambito della piattaforma elettricità Mediterraneo avremo modo di discutere proprio di questo, quindi la politica delle interconnessioni avrà la precedenza.
  Il caso italiano è chiaro, ma la Penisola iberica ha un 2 per cento di interconnessione con l'Unione europea, perché i Pirenei sono una barriera insuperabile, non solo per l'elettricità, ma anche per il gas. Perché ci sia interconnessione con la rete centrale europea bisogna realizzare non solo l'interconnessione fisica con la Francia, ma anche tutto il corridoio sud francese fino a Lione per collegarci alla rete centrale e alla rete italiana, in modo da intensificare le possibilità di esportazione dell'Algeria e, a tempo debito, di Cipro e di Israele.
  Il mondo sta cambiando e le interconnessioni sono così necessarie che per la sicurezza dell'approvvigionamento dobbiamo anche sviluppare il corridoio sud, con il TAP, che tanti problemi ha avuto al suo arrivo in Italia, ma è fondamentale per diversificare i rifornimenti con il gas azero, a tempo debito con il gas turkmeno, e, se i negoziati vanno a buon fine, perché non provare con l'Iran in seguito  ? Questo è fondamentale ai fini della sicurezza energetica.
  In secondo luogo, si parla di come integrare i mercati. Ora abbiamo 28 mercati elettrici diversi. Abbiamo fatto passi avanti per un miglior funzionamento dei nostri mercati interni, ma la ricerca di un mercato interno ha bisogno anzitutto di interconnessioni fisiche, 10-15 per cento o sulla potenza reale consumata o su quella installata.
  Daremo tutto l'impulso che occorre alla finalizzazione dei codici di rete, affinché le reti possano comunicare tra loro.
  Inoltre, le reti europee non hanno sviluppo omogeneo. Dobbiamo puntare a reti intelligenti, smart grid, senza le quali non potremo né integrare le rinnovabili né avere la generazione distribuita né l'autoconsumo. Il problema è che adesso i mercati non danno segnali favorevoli agli investimenti. Vi sono molti cicli combinati di gas che non funzionano, centrali a carbone che hanno difficoltà per gli obiettivi di decarbonizzazione, Paesi che stanno paralizzando il loro sviluppo nucleare, nonché integrazione delle rinnovabili in condizioni molto difficili.
  In queste circostanze i mercati non danno segnali favorevoli agli investimenti, come sarebbe opportuno. Sarebbero necessari Pag. 11200 miliardi di euro all'anno da ora al 2020, per ammodernare la rete europea elettrica e renderla concorrenziale. Dobbiamo far sì, quindi, che il mercato cominci a funzionare e occorre integrarlo. Magari non passeremo da 28 mercati nazionali a un mercato unico, ma dovremo passare attraverso integrazioni regionali. Lo stiamo vedendo con i Paesi baltici, con la pentalaterale, con alcune unità regionali, che poi integreremo in un grande mercato: c’è bisogno di interconnessioni e di reti intelligenti e occorre affrontare la questione dei prezzi.
  Ogni Paese ha un sistema tariffario diverso dagli altri per motivi diversi. Occorre poi tener conto della tutela dei consumatori vulnerabili. Ci sono molti Paesi che hanno prezzi regolamentati e quando ciò avviene è molto più complesso avere i flussi di energia. Ecco perché una delle proposte della Commissione è di intavolare un dialogo con gli Stati membri per eliminare i prezzi regolamentati al di sotto dei costi di produzione per avvicinarli al mercato.
  A questo fine, la Commissione europea vuole avviare una discussione sui pagamenti per capacità, per capire se troviamo meccanismi omogenei europei per stabilire dei sistemi di appoggio a pagamenti di capacità che siano omogenei e fondati su un'analisi di tutta la capacità di produzione di una regione, non solo di un dato Paese. Se l'Italia manca di capacità elettrica, ma l'Austria o la Svizzera ne hanno in sovrappiù, e non sono Paesi così lontani, è prevedibile l'interconnessione. Se alla Grecia manca capacità, dovrà affrontare la questione con tutti i Paesi vicini.
  Se, però, ogni Paese ha meccanismi di pagamento di capacità sostenuti, torneremo a frammentare il mercato interno, quindi cercheremo di armonizzare i pagamenti per capacità e i sistemi di retribuzione delle rinnovabili. È vero, infatti, che si è aperta una discussione molto complicata, in tutti gli Stati membri, sul modo in cui possiamo sostenere le rinnovabili. Ho ricevuto una lettera da parlamentari italiani in cui ci si chiede di seguire con attenzione il processo di riforma delle tariffe interne italiane affinché, come è stato detto, non ci siano conflitti con la direttiva in tema di efficienza energetica, quella sulle rinnovabili e quella sulla performance di efficienza degli edifici.
  È chiaro che l'irruzione di nuovi consumatori che producono la propria energia e la generazione distribuita rappresentano un'occasione, ma anche un problema per le reti. Ogni Stato membro sta risolvendo la questione in modo diverso. Per noi, la generazione distribuita, che si verifica quando i consumatori producono la propria energia o la conferiscono al sistema, può essere un'integrazione dei sistemi tradizionali di generazione centralizzata. Questo, però, richiederà cambiamenti nelle tariffe. Questi cambiamenti devono avvenire in modo prudente per non incidere sul processo di espansione delle rinnovabili e sui processi di sostegno all'efficienza energetica. La direttiva sull'efficienza energetica impone agli Stati membri di far sì che i sistemi che possono danneggiarla siano progressivamente eliminati. La Commissione, quindi, analizzerà la questione nella comunicazione che presenterà sui consumatori e seguirà attentamente l'andamento delle tariffe per vedere se contraddicono o meno le direttive comunitarie vigenti.
  Mi sono state rivolte domande su innovazioni importanti. Si diceva che occorreva concentrarsi sull'accumulo, lo storage. Come siamo capaci di accumulare, di immagazzinare l'energia prodotta ? Sono d'accordo: l'Unione europea è stata leader nelle rinnovabili, siamo leader in brevetti a livello mondiale, ma nello sviluppo delle rinnovabili occorre capacità di «stoccare» l'energia con tecniche di immagazzinamento, tutte quelle che esistono, compreso lo sviluppo dell'auto elettrica o del veicolo elettrico collegato alla rete in modo intelligente. Non ha senso che sia solo Tesla negli USA ad avere in mano il mercato delle batterie efficienti. L'Unione europea deve sforzarsi a favore delle nuove tecnologie di accumulo, che ci consentiranno di Pag. 12lanciare lo sviluppo della generazione distribuita, delle rinnovabili, e, quindi, di essere competitivi in questo settore.
  Si è parlato del problema dei combustibili fossili. È evidente che gli obiettivi di decarbonizzazione che abbiamo sono ambiziosi. Nel 2030 l'Unione europea deve puntare a una riduzione dei gas a effetto serra del 40 per cento. Come minimo, questo ci costringe ad avere uno sviluppo delle rinnovabili del 27 per cento e un aumento dell'efficienza energetica tra il 27 e il 30 per cento. La Commissione preferisce il 30 per cento. Gli Stati membri hanno convenuto sul 27 per cento, ma questo avverrà nel 2030.
  Se guardate gli obiettivi che poniamo per il vertice di Parigi, a medio termine parliamo del 60 per cento. Alla fine del secolo parliamo di decarbonizzazione totale dell'economia. È su questo che si sono accordati i Paesi del G7. Che cosa dobbiamo ottenere, quindi, in questa marcia verso la riduzione dell'uso dei combustibili fossili ? Vogliamo ottenere un sistema di governance che garantisca il raggiungimento di questi obiettivi di decarbonizzazione.
  Poi dobbiamo dare impulso allo sviluppo tecnologico delle tecniche di cattura e sequestro del carbonio, tecnologie che ancora non sono «mercatabili»: sono tecnologie ancora costose, sulle quali si sta progredendo. Abbiamo progetti di collaborazione con diversi Paesi, come la Cina, che sta sviluppando questi mercati, e con gli Stati Uniti. Continueremo a investire molte risorse in questa tecnologia, che potrà far sì che alcuni Paesi che hanno un reale problema con il carbone, come la Polonia, possano mantenere i loro impianti usando le ultime tecnologie di combustione super critiche, ma con condizioni di cattura, sequestro e uso del carbonio che saranno fondamentali. La governance farà anche sì che tutti gli Stati membri rispettino gli obiettivi per le rinnovabili. Parlo di efficienza energetica per dire che questa è una priorità assoluta della Commissione europea: è una politica dove tutti vincono, win-win e ci si guadagna.
  Dove sta l'efficienza energetica, dove sono i giacimenti ? Nell'edilizia, negli edifici, nel riscaldamento e raffreddamento degli edifici. Dov’è il problema ? Il problema è che l'80 per cento di edifici in Europa è inefficiente e non si ammoderna neanche il 2 per cento di edifici all'anno. Ecco perché la Commissione europea lancerà una strategia di riscaldamento e refrigerazione in cui analizza i problemi. E nell'ambito di questa stessa strategia analizzeremo gli strumenti finanziari occorrenti, perché c’è un problema di fondo.
  Gli abituali strumenti finanziari europei sono concepiti per progetti grandi. I progetti di efficienza energetica, molte volte, sono piccoli e devono funzionare per aggregazione di progetti e per schemi di finanziamento quadro per grandi progetti. Ecco perché nel fondo europeo per gli investimenti strategici previsto dal piano Juncker si può finanziare l'efficienza energetica, ma l'auspicio della Commissione è che si disegnino nuovi strumenti, nuovi veicoli finanziari, che chiamiamo a smart financing for a smart building, finanziamento intelligente per edifici intelligenti: vogliamo ideare una nuova formula di finanziamento che consenta questi sistemi. È chiaro, poi, che dovremo agire d'accordo con le associazioni dei sindaci, perché uno dei campi in cui si può realizzare l'efficienza energetica è l'illuminazione dei comuni in Europa, il cambiamento delle tecnologie, il passaggio al led di tutta l'illuminazione, che darà vantaggi enormi. Dobbiamo muoverci, però, con strumenti finanziari che permettano questo passaggio.
  Vengo a un'ultima riflessione sull'economia circolare. È chiaro che le politiche sono integrate. Per questo affermavo che la Commissione europea ha abbandonato la mentalità a compartimenti stagni. Ci sarà un documento sull'economia circolare della Commissione in cui affronteremo tutti questi temi, legando l'efficienza energetica a questi processi e applicando le direttive di eco-design, che sono state davvero potenti per far risparmiare energia nelle famiglie, riducendo anche i costi a loro carico.Pag. 13
  Nel 2020 solo la direttiva sull’eco-design farà risparmiare più di 400 euro a famiglia. Il commissario Vella sta guidando una squadra di commissari che presenterà un pacchetto integrato sull'economia circolare entro fine anno.

  ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione della Camera dei deputati. Signor commissario, le rivolgo i miei complimenti per l'esposizione. In parte, lei ha già risposto adesso a una delle domande che volevo porle, in maniera anche molto puntuale.
  È fondamentale presidiare il rapporto tra politiche energetiche, risparmio, fonti rinnovabili e uscita dalla crisi. L'efficienza energetica è un fattore competitivo incredibile. Il commissario lo ha detto fin dall'inizio, anche in maniera molto semplice: io sono d'accordo che occorra passare dalle classi A+, A—, A—+ a meccanismi più semplici di comunicazione, come la scala da A a G, in maniera che si capisca come poter orientare i consumi.
  Le segnalo, commissario, che in Italia la misura più importante che è stata adottata dal punto di vista anticiclico è stata quella sull'edilizia, sul credito di imposta e sull'ecobonus, che ha messo in moto, l'anno scorso, 28 miliardi di euro di investimenti privati e ha prodotto 400 mila posti di lavoro, considerando sia l'effetto diretto sia l'indotto. L'azione sull'edilizia ha un effetto sulle politiche energetiche, sulla nuova edilizia, e un grande effetto anche sulla produzione di lavoro e di competitività.
  È molto importante il suo passaggio sul piano Juncker. Bisogna capire se quel piano passa dal finanziamento di grandi opere a un finanziamento diffuso. Vale per i privati, vale per il pubblico. L'Italia spende ogni anno, per gli edifici pubblici, 5 miliardi di euro di energia. Se fosse possibile realizzare piani nazionali sugli edifici pubblici, al di là degli obiettivi che ha posto l'Unione europea, questo sarebbe un passaggio molto importante.
  Inoltre, lo ha già detto ed è molto importante: l'Europa ha rinviato il dossier sull'economia circolare che doveva essere affrontato quest'anno. Penso sia stato un errore, perché l'economia circolare ricopre un ruolo importante di questa partita: l'Italia risparmia ogni anno 15 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, semplicemente recuperando i materiali. Siamo da sempre un Paese povero di materiali, recuperiamo più materiali di tutti gli altri Paesi dell'Unione europea, anche più della Germania, per cultura antica, «stracci», rottami metallici, carta e così via.
  L'economia circolare è un pezzo fondamentale delle politiche energetiche e di efficienza di sistema. Molte imprese italiane competono nel mondo, perché producono macchinari che consumano meno energia, meno acqua, meno materie prime, quindi quel dossier deve essere ripreso molto rapidamente.
  Infine, c’è stato un importante assist a mio avviso, perché il mondo sta cambiando in maniera molto più veloce di quanto possiamo pensare. Segnalo che l'anno scorso la Cina, la cui economia è cresciuta del 7 per cento, ha diminuito dell'1 per cento le emissioni di CO2. Questo vuol dire che anche un Paese che non è certo un punto di riferimento sulle politiche ambientali sta attuando politiche di diversificazione, di spostamento e, presumibilmente, riduce l'uso del carbone. Il 7 per cento di aumento di PIL e l'1 per cento di riduzione di CO2, infatti, sono il segnale della presenza di cambiamenti molto forti in atto.
  Da questo punto di vista, c’è stata, a mio avviso, un'iniziativa importante: le compagnie petrolifere europee, anche in polemica con quelle americane, hanno annunciato la disponibilità, quasi la richiesta, che per favorire le politiche di efficienza ci siano forme di fiscalità sulla CO2. Non credo che sia intelligente sorvolare su tale questione, che nel passato era stata posta da alcuni Paesi, come la Francia e la Germania, sui dazi legati alla CO2 incorporata nei prodotti.
  Penso che, soprattutto in un periodo di prezzi bassi dell'energia fossile, sia utile un ragionamento sulla fiscalità anche neutrale – non sto pensando a un aumento del carico fiscale, ma a un ragionamento Pag. 14che, a fronte di una fiscalità sulla CO2, preveda, ad esempio, una defiscalizzazione del lavoro e dell'impresa – e che abbandonare questo terreno nel momento in cui le grandi compagnie si dichiarano disponibili sarebbe un errore dal punto di vista delle politiche europee. Vorrei capire se su tale questione sia già in corso un dibattito.

  MARINA BERLINGHIERI. Come lei ci ha ben detto, il pacchetto di proposte sull’«Unione dell'energia» costituisce un'iniziativa cruciale per il perseguimento di alcuni dei principali obiettivi dell'Unione europea, come il rilancio della competitività della crescita dell'economia europea attraverso la riduzione dei prezzi dell'energia per l'industria e il suo ammodernamento, l'attuazione della politica climatica europea, il rafforzamento del ruolo internazionale dell'Unione mediante la riduzione della sua dipendenza da determinati combustibili, fornitori e rotte di approvvigionamento.
  Per questa ragione è imprescindibile che nell'attuazione del pacchetto tutti questi obiettivi siano affrontati contestualmente in modo equilibrato, evitando la tentazione di considerare per esempio il rafforzamento della sicurezza degli approvvigionamenti più importante della lotta al cambiamento climatico.
  Fatta questa premessa, su cui lei è tornato più volte, vorrei porre l'accento su una questione chiave per il successo dell’«Unione dell'energia», e cioè la valorizzazione della sua dimensione regionale, che coinvolge anche i Paesi vicini sia nella cooperazione in materia di sicurezza energetica sia nella creazione dei mercati regionali dell'energia.
  Credo, in particolare, che nel bacino del Mediterraneo siano evidenti benefici che deriverebbero dall'approccio che potremmo definire olistico che ci ha illustrato in considerazione delle rilevanti fonti energetiche di cui diversi Stati terzi dell'area sono dotati, delle evidenti correlazioni della politica energetica con la stabilizzazione del Mediterraneo e con gli stessi flussi migratori.
  Le chiedo, quindi, anche in relazione a quest'ultimo aspetto a cui l'Italia tiene in modo particolare, se la Commissione condivide quest'impostazione e quali strumenti ritiene utilizzabili concretamente allo scopo.
  Ancora, proprio in una logica di coerenza tra le diverse politiche, la Commissione europea potrebbe proporre di inserire i risultati ottenuti sul terreno dell'efficienza energetica e del miglioramento del rendimento energetico, oltre che della riduzione delle emissioni tra i dati rilevanti dei piani nazionali di riforma nell'ambito della procedura di bilancio. Potrebbe anche prevedere incentivi su vincoli di bilancio in relazione ai progressi compiuti.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Commissario, è molto importante per noi poter interloquire con le istituzioni europee. Spero che accada sempre più spesso nel futuro.
  Devo, peraltro, rilevare alcuni aspetti che non mi tornano. Ha parlato anche di clima e della visione per Parigi, che però non si concilia con alcune strategie adottate a livello sia europeo sia italiano. Parliamo del capacity payment. Devo farle presente che in Italia si finanziano centrali che sono sorte per essere finanziate col capacity payment in un momento in cui non c'era richiesta di produzione di energia.
  Le ho sentito dire che condivide la nostra strategia interna, ma la strategia energetica interna in Italia è in questo momento è rappresentata dallo Sblocca Italia, quindi spingere per trivellazioni, ricerca di gas e petrolio, poco si concilia con la riduzione di CO2. È vero che come Europa ormai abbiamo un impatto minore rispetto ad altri Paesi in crescita, però sicuramente non è la direzione che dovremmo prendere. Se abbiamo pochi soldi da investire, soprattutto in Italia, dirigerli o comunque facilitare gli investimenti verso trivellazioni per gas e petrolio non ci sembra la soluzione ideale.
  Per le interconnessioni vorrei fare due ragionamenti. Da una parte, sono necessarie se vogliamo sviluppare interconnessioni Pag. 15che ci servano un domani per lo scambio di energia da piccoli produttori per le smart grid, per cercare appunto di aiutare lo sviluppo delle rinnovabili. Investire, però, in questo momento soldi dell'Unione europea, dei cittadini, per grosse infrastrutture di interconnessione che facciano sopravvivere le centrali vecchie mi sembra uno spreco.
  Oltretutto, se diciamo che siamo in un periodo di transizione, questa non può durare per 50 o 100 anni. Lei sa benissimo come me che per i cambiamenti climatici, se vogliamo stare sotto i 2 gradi, dobbiamo domani fermare le emissioni. Probabilmente, siamo già in ritardo, quindi pensare a una transizione troppo lunga e iniziare a investire su infrastrutture complesse e costose per una transizione da qui a 20 o 30 anni mi sembra perlomeno azzardato. Peraltro, abbiamo di fronte un'alternativa che è l'invivibilità del pianeta al 2.070-2.100 a seconda degli studi fatti.
  Per la diversificazione delle fonti, torno anch'io sul TTIP. Dovremmo valutare come Europa, e mi chiedo se lo stiate facendo, anche l'impatto che hanno queste fonti negli altri Paesi. Domani importeremo petrolio e gas dagli USA: come sono stati estratti, che impatto hanno avuto anche su quel territorio ? Il pianeta è uno solo. Anche se spostiamo l'inquinamento o il danno ambientale in un'altra parte del pianeta, paghiamo comunque anche noi le conseguenze. Non mi sembra assolutamente una buona soluzione.
  Tra l'altro, da studi che avete commissionato direttamente a Bruxelles è emerso che l'impatto del TTIP sul PIL europeo sarà bassissimo, mentre l'impatto soprattutto su Paesi come l'Italia, che hanno piccole e medie industrie, sarà devastante, perché vi rientreranno molte multinazionali, ma questo è un altro problema.
  Sul pacchetto dell'energia, però, cercare di rifornirsi dagli USA, che non riescono a coprire il loro fabbisogno come gas, e dire che possono vendercelo in quantità mi sembra anche in questo caso azzardato, anche perché sta diventando forse una lotta di potere tra Stati Uniti e Russia, tra i quali l'Europa si trova in mezzo. Io vorrei che l'Europa non giocasse questo ruolo di andare dal fornitore migliore, ma un ruolo di sviluppo di energie rinnovabili e non di cuscinetto tra due Paesi che purtroppo in questo momento si stanno scontrando.
  Vorrei dire qualcosa anche sulla questione della riqualificazione energetica. Qui si è parlato dell’ecobonus, sicuramente una soluzione ottimale in questo momento di crisi, ma l'Unione europea che cosa sta mettendo in campo per l'accesso al credito ? Credo che forme come l’ecobonus possano portare a investimenti da parte di chi comunque ha dei fondi da investire, ma abbiamo gran parte dei possibili investitori, in questo caso i cittadini, per piccole riqualificazioni sul territorio che fanno fatica ad avere accesso al credito. Questo potrebbe dare ulteriore impulso e sarebbe fondamentale per portare una riqualificazione più estesa su tutto il nostro territorio.

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Ho una domanda puntuale in relazione agli obiettivi del 2020. Recentemente, lei si è espresso positivamente, è ottimista sul raggiungimento degli obiettivi a livello europeo, in cui sono presenti varie componenti. Sono interessato all'aspetto del trasporto, che ha l'obiettivo del 10 per cento. Si tratta di un obiettivo di più difficile raggiungimento perché basato fondamentalmente sui biocarburanti, biofuel, che comportano a mio avviso il rischio di un utilizzo errato del suolo. Mi riferisco alla riconversione mirata a produzione di biocarburanti.
  La mia è una domanda aperta: quali azioni intende promuovere come commissario dell'Unione europea per raggiungere sì l'obiettivo del 10 per cento, ma anche per evitare questi rischi di cattivo uso del suolo ?

  ADRIANA GALGANO. Commissario, la ringrazio per la sua relazione, la competenza e la passione che traspaiono.
  Ci aspettiamo dalla Commissione Juncker rispetto alle precedenti un grande Pag. 16passo avanti, dalla teoria alla pratica. Troppo spesso abbiamo delineato grandi scenari in Europa, a cui però non è seguito molto. Uno dei primi requisiti di realizzabilità è ovviamente l'investimento finanziario. Vorrei chiederle: quanto costa tutto il meraviglioso piano affascinante che ci ha delineato ? Quali fonti di finanziamento sono state individuate per sostenerlo ? Pensiamo che ogni piano prodotto in Europa dovrebbe contenere questo. Finché non contiene questo, ovviamente ci induce a credere che non sia concretamente realizzabile.

  LUDOVICO VICO. Ho per il commissario due rapidissime domande e mi piacerebbe che fosse possibile una risposta. In queste ultime ore la Cina chiede all'Europa il riconoscimento dello status di economia di mercato, il che significa che le misure anti-dumping dell'Europa, soprattutto in materia industriale, rischiano un'ulteriore esposizione dopo il ritardo del made in.
  In secondo luogo, la nostra importazione di prodotti energetici dalla Russia continua a essere costante e in crescita sul versante dei combustibili solidi, con una leggera diminuzione del gas naturale perché avviamo altre procedure, ma anche lì c’è un problema: la palude delle politiche delle sanzioni e del conflitto virtuale che è in atto continua a creare problemi a quest'Europa, al nostro Paese. Caro commissario, non sono già troppi i peccati di accidia della nostra Europa ? Immagino che da spagnolo sia anche un credente, quindi conosca questa tipologia di peccato !

  STELLA BIANCHI. Ringrazio il commissario e pongo due domande brevissime perché molte cose sono state già dette.
  C’è già una riflessione sugli investimenti necessari per realizzare gli obiettivi al 2050 e quelli della decarbonizzazione ? Naturalmente, il sistema delle infrastrutture va adeguato a queste sfide cruciali.
  C’è una riflessione su quanto costano gli investimenti, ma anche su quanto costa non fare gli investimenti ? Sappiamo che non affrontare correttamente l'obiettivo di contrasto ai cambiamenti climatici comporta dei costi enormi per le nostre economie. Quando valutiamo il costo, quindi, bisogna anche ragionare su quanto ci costerebbe non fare degli investimenti.
  Ancora, che cosa pensa di fare la Commissione per eliminare i sussidi che ancora esistono alle fonti fossili ? Vorrei anche riallacciarmi a un ragionamento che abbiamo fatto, che già diversi colleghi hanno sollevato, sulla necessità del sistema ETS e sull'assoluta necessità che ci sia un giusto sistema di prezzo al carbonio. La Commissione sta valutando e come l'eventuale introduzione di una carbon tax, che ricordava poco fa il presidente Realacci ? È stata segnalata anche dai rappresentanti di sei grandi compagnie attive nel settore degli idrocarburi ? Che cosa pensa di fare la Commissione per introdurre la carbon tax e un sistema di regole che dia un giusto prezzo al carbonio ? Oltretutto, il commissario ci parlava del mercato che deve ricevere i giusti segnali. Credo che una regola di questo tipo sarebbe per il mercato un segnale importantissimo, tanto più che grandi attori del mercato lo stanno chiedendo.
  Infine, riguardo alla cattura di carbonio, che a quanto so presenta delle grossissime difficoltà sia per trovare un sistema efficace sia nell'implementazione, non è invece molto più conveniente incoraggiare anche Paesi che hanno un fortissimo mix energetico composto da carbone, come ora la Polonia, ad andare verso sistemi che abbattano la produzione di carbonio piuttosto che inseguire tecniche che cercano di governare la produzione di questo elemento così dannoso per la nostra atmosfera, e quindi così dannoso per la vita sul pianeta.

  MASSIMO MUCCHETTI, Presidente della 10a Commissione del Senato della Repubblica. Vorrei affrontare due questioni, la prima delle quali è quella delle ETS, Emission Trading System: la Commissione non mi sembra orientata a rinunciare a questo sistema, bensì a riformarlo. Che garanzie abbiamo che con i Pag. 17nuovi criteri non resti tuttavia l'eterogenesi dei fini che ha finora caratterizzato la gestione dell'ETS, che si è trasformata sostanzialmente in un sussidio.
  In particolare, i progetti di riforma della Commissione possono rischiare di determinare fenomeni di carbon leakage a favore degli Stati che hanno un bilancio pubblico più forte di un altro. È possibile immaginare, nel quadro della riforma delle ETS, una sorta di istanza di compensazione a livello continentale ?
  Aggiungo anch'io la mia voce sul discorso della carbon tax se non sia alla fine più semplice e più efficace immaginarne una che valga sia sulle merci e di importazione in Europa sia su quelle prodotte in Europa, in modo da rispettare i criteri del commercio internazionale liberalizzato del WTO.
  Il secondo punto riguarda il mercato unico. È stata toccata anche da lei, signor commissario, la questione della maggior tutela dei soggetti vulnerabili. Da questo punto di vista, in Italia esiste un meccanismo diversificato, un sistema tariffario che fa pagare di meno l'elettricità dei soggetti che impegnano fino a 3 KW di potenza e di più agli altri. È un sistema in via di superamento, saggiamente a mio modo di vedere, perché la vita è cambiata e non corrisponde più alle finalità originarie. Si prevedranno trattamenti di favore per i meno abbienti.
  Esiste, però, anche un'altra caratteristica, la famosa maggior tutela assicurata dall'Acquirente unico. Non so se ha presente il tema, ma nella buona sostanza esiste un soggetto pubblico che sul mercato acquista l'energia in borsa o in contratti bilaterali con i produttori e poi la rivende a chi è interessato a restare cliente dell'Acquirente unico. Fino al 2007 era obbligatorio. Dal 2007 ai giorni nostri, quindi ormai da tanto tempo, ciascuno è libero o di servirsi da un produttore, un trader, un broker, quello che crede, o dall'acquirente unico.
  Questo regime in essere attualmente in Italia è compliant con il progetto di mercato unico dell'energia a cui la Commissione sta lavorando per migliorarlo, rafforzarlo e così via, o presenta delle criticità ?

  PRESIDENTE. Do la parola al commissario per la replica conclusiva.

  MIGUEL ARIAS CAÑETE, Commissario europeo per il clima e l'energia. Di quanto tempo dispongo ?

  PRESIDENTE. Possiamo andare avanti fino alle 10.30.

  MIGUEL ARIAS CAÑETE, Commissario europeo per il clima e l'energia. Riesco, quindi, a dare altre risposte con tranquillità.
  Comincerò dall'ultima domanda sull'Acquirente unico e la compatibilità con il mercato interno. All'inizio in Spagna ero avvocato dello Stato e questo mi rende molto cauto nell'emettere giudizi su sistemi e disposizioni giuridiche che non ho letto per intero. Mi impegno, però, a fare un'analisi approfondita dell'argomento con i miei servizi. Se dessi un parere adesso qui, sarei irresponsabile.
  Mi pronuncerò, invece, sulla carbon tax. Non vi nascondo che è stata una discussione lunga in sede di Unione europea. Si è optato per sviluppare un mercato del carbonio, che è oggi il più importante al mondo. Lo imitano anche Paesi come la Cina, molti Stati nordamericani vanno nella stessa direzione, la Svizzera idem, la Norvegia sta valutando. È prevedibile che questo modello di mercato possa essere espandibile e omologabile. Alla COP 21 di Parigi dovremo parlare dei mercati del carbonio, come altri parleranno della carbon tax ovviamente. Siccome qui ho una risposta in italiano, passo all'italiano per fare commenti più specifici.
  Per la creazione di uno strumento fiscale legato al contenuto di CO2 dei prodotti la Commissione ritiene che tale strumento comporti numerosi problemi, in particolar modo per quel che riguarda la sua applicazione. È, infatti, difficile determinare il contenuto di CO2 dei prodotti importati. Le regole dell'OMC dovranno Pag. 18essere rispettate. Un tale strumento potrebbe suscitare reazioni da parte dei principale partner commerciali, e abbiamo visto nel contesto dell'inclusione dell'aviazione nell'ETS quanto sia difficile gestire questo tipo di reazione.
  Infine, come sapete, le politiche fiscali sono decise all'unanimità in Consiglio, condizione non sempre facile da raggiungere. Ecco perché la Commissione considera, come ho già anticipato nel mio discorso, che l'ETS rappresenta il nostro strumento principale per decarbonizzare la nostra economia e assicurare un prezzo della CO2.
  Ciò detto, è vero che il sistema europeo ha avuto parecchi problemi, abbiamo dovuto ricorrere al backloading, togliere diritti di emissione dal sistema di fronte al crollo dei prezzi che erano vicini ai 4 euro, ora sono a 7. Abbiamo installato la riserva di stabilità del mercato affinché sia su uno strumento automatico, senza decisioni politiche, come il backloading, per giocare sui prezzi al rialzo o al ribasso. Ora stiamo riformando le ETS perché abbiamo meno diritti di emissione, perché il Consiglio europeo di ottobre ha anzitutto optato per questo sistema, e poi ha specificato il quadro generale del sistema. A ottobre il Consiglio europeo ha detto che dovevamo mantenere gli importi delle aste per gli Stati membri. Sul totale, cioè, dei diritti di emissione la percentuale di asta le cui risorse vanno agli Stati membri deve rimanere la stessa.
  Oltre a questo, il Consiglio europeo ha innalzato il limite di riduzione annuale, il cap, dall'1,74 al 2,2 per cento. Ogni anno c’è un 2, 2 per cento in meno, quindi avremo un sistema che avrà meno diritti di emissione, e così il prezzo della tonnellata di carbonio sarà più alto. È il segnale dato all'industria per puntare a un'economia, a una crescita verde. Questo segnale sarà più forte.
  Questo, però, va fatto evitando il rischio di delocalizzazione industriale. La Commissione, infatti, ha dieci grandi priorità politiche: l'unione energetica è una, assieme alla lotta contro il cambiamento climatico, ma anche la crescita e i posti di lavoro sono una priorità fondamentale, e quindi bisogna industrializzare l'Unione europea fino al 20 per cento del suo PIL. Il 20 per cento deve venire dall'industria, quindi le politiche devono essere bilanciate. Ecco perché manteniamo l'assegnazione gratuita dei diritti di emissione.
  In passato, però, avevamo un sistema in cui praticamente tutti i settori ricevevano il 100 per cento dei diritti di cui avevano bisogno, mentre c'erano settori limitati di cui si diceva che, non avendo localizzazione, a loro spettava il 30 per cento. Questo ha fatto sì che alcuni settori avessero più diritti di emissione di quelli di cui avevano bisogno, quindi li hanno venduti sul mercato, alcuni perché la crisi industriale aveva ridotto la loro attività, quindi avevano più diritti di emissione. Non ne cito nessuno, perché ogni volta che cito un settore, quello mi fa la guerra. In ogni caso, sono parecchi i settori che hanno guadagnato non dalle attività industriali, ma dalla vendita di diritti di emissione. Ce ne sono stati alcuni, per essere cauti.
  Nella prossima riforma che cosa vuol fare la Commissione ? Vuole dare diritti di emissione gratuiti a coloro che davvero corrono il rischio della delocalizzazione e che non possono scaricare l'incremento dei costi di produzione sul mercato senza perdere quote di mercato. È un'analisi più sofisticata. Se prima c'erano 200 settori al 100 per cento di assegnazione gratuita, ora ci saranno meno settori in questa condizione, ma saranno quelli che ne hanno davvero bisogno. Poi aggiorneremo i benchmark affinché i migliori, quelli che fanno attività innovative per inquinare meno, abbiano un trattamento migliore. Aggiorneremo periodicamente i dati di produzione affinché le assegnazioni concordino con la produzione reale. Se a qualcuno la produzione cala del 90 per cento, non ha senso che riceva il 100 per cento di diritti.
  Cercheremo, dunque, di migliorare il sistema. Se ci fosse una carbon tax unanimemente decisa dalla COP 21 e applicata da tutti e 196 i Paesi dell'ONU, stabiliremmo il prezzo della tonnellata di CO2 e poi comincerebbe la guerra sulla Pag. 19quantità di tonnellate di CO2 generate da ogni processo industriale. Questa è un'altra storia, ma con le difficoltà che ci sono adesso nella COP 21, cercare di farle stabilire una carbon tax globale per tutti è una missione molto complicata. La COP 21 sarà molto complicata in termini negoziali. Abbiamo una responsabilità storica. L'enciclica del Papa, tra l'altro, ha messo i politici davanti alle loro responsabilità. Dovremo prendere decisioni molto importanti e parleremo del mercato del carbonio, ma non arrivando a dire che ci sarà una carbon tax.
  Nell'Unione europea il massimo di consenso a cui siamo giunti è attorno ai sistemi di diritti di emissione e con grandi difficoltà: Paesi che hanno molto carbone nel loro mix energetico, per farsi carico di una decarbonizzazione del 40 per cento, hanno preteso che ci fossero fondi di ammodernamento e norme speciali. Miglioreremo il funzionamento del sistema.
  È vero ed è stato detto che uno dei problemi esistenti quando c’è un sistema di diritti di emissione è che i costi indiretti derivanti dall'incremento del prezzo dell'elettricità fanno sì che ci siano Stati membri che compensano i loro settori con grandissimi importi a, e altri Stati membri invece che non hanno il margine di bilancio, o hanno difficoltà di bilancio o stanno attuando i programmi di stabilizzazione finanziaria dell'Unione con gravi difficoltà, per cui ribadisco che non hanno i margini di bilancio per sostenere questi settori.
  Abbiamo Paesi, quindi, che finanziano massicciamente i loro settori energivori, altri che danno pochi soldi e altri che non sono in grado di finanziarli anche se i loro settori hanno le stesse difficoltà, se non maggiori. La Commissione sta riflettendo, quindi, e sto discutendo di questo anche con la commissaria della concorrenza, Margretha Vestager, per capire quali elementi possiamo introdurre nella riforma del sistema dei diritti di emissione affinché i cosiddetti costi indiretti siano armonizzati il più possibile a livello di sostegno. È, però, una decisione complicata. Con ciò rispondo a tutte le domande che si riferivano a questo tema.
  Si è parlato del finanziamento di progetti di efficienza energetica, di ecobonus e credito bancario. È evidente che tutte le politiche comunitarie sono coordinate. La Banca centrale europea, la Commissione europea, l'Eurogruppo, il Consiglio europeo, tutti hanno attuato una politica di risanamento del sistema finanziario europeo, delle banche europee, delle casse di risparmio, proprio per essere in grado di far tornare il credito a fluire. C’è stata un'epoca in cui il credito arrivava ben poco alle piccole e medie imprese e agli autonomi, ma dopo questo risanamento complessivo, ad esempio in Spagna, il Paese che conosco meglio, il credito ricomincia ad affluire ai piccoli e medi imprenditori: di quali risorse, però, disponiamo ?
  Anzitutto, dobbiamo portare avanti questi processi per far affluire il credito nel privato, ma nel settore pubblico il piano Juncker mobilità 315 miliardi di euro per progetti di ogni sorta. Ho sentito una critica a proposito del finanziamento dei grandi progetti, ma i grandi progetti di interconnessione, soprattutto elettrica, sono vitali per lo sviluppo delle rinnovabili. Siamo giunti al limite di assorbimento.
  Le rinnovabili hanno un problema di variabilità di produzione, di mancanza di prevedibilità della domanda e di interconnessione alla rete, che sono molto complicati all'interno di uno stesso Stato membro. Se ci sono interconnessioni con altri Stati, però, i flussi eccedentari possono servire a bilanciare il sistema molto più facilmente, quindi le interconnessioni sono importanti nel settore elettrico.
  In quello del gas sono importantissime per la sicurezza di approvvigionamento, perché a dispetto della crisi nei rapporti con la Russia di cui si è detto, la Russia continuerà a essere un grande fornitore di gas, di carbone, di uranio, di petrolio per la UE. Continuerà ad esserlo, ma bisogna essere consapevoli di due cose. Alcuni Paesi dipendono esclusivamente per la Pag. 20loro energia dalla Russia col gas, oppure i Paesi nordici, che sono sincronizzati con la rete russa. Se non c’è manutenzione della rete russa, se la rete russa non funziona, i Paesi baltici hanno un problema di elettricità.
  Dobbiamo, quindi, risolvere il problema di sincronizzazione e interconnessione elettrica, ma dobbiamo anche fare in modo che ci siano più fornitori, che ogni Paese abbia accesso a più fornitori di gas e non a un fornitore unico. Attualmente, la politica russa di eliminare il transito attraverso l'Ucraina genera molti problemi. Il Turk Stream o il Nord Stream 2 o il Nord Stream 3 o il gasdotto attraverso la Grecia creano molti problemi, ma continuiamo a parlare di un unico fornitore.
  La Commissione farà, quindi, due cose: primo, continuerà a sostenere il Corridoio Sud, Southern Corridor, per la connessione con il gas azero e poi turkmeno o altre possibilità, ma poi dobbiamo avere un rapporto privilegiato con l'Algeria, un dialogo di alto livello con la Norvegia, che sonderà giacimenti nel nord, e infine sviluppare l'aspetto più importante, cioè una propria strategia per il gas naturale liquefatto.
  A realizzare i rigassificatori ora è, in modo aleatorio, il settore privato. Ci sono zone in cui abbiamo un eccesso di impianti, come la Penisola iberica, altre in cui mancano impianti strategici. Inoltre, manca l'interconnessione necessaria affinché tutti i rigassificatori siano collegati al sistema centrale europeo. Lanceremo, quindi, una strategia per il gas naturale liquido, cercando di individuare i colli di bottiglia per capire quale strategia bisogna avviare, che infrastrutture occorre sviluppare, quanti impianti mancano, specie in un contesto in cui il prezzo del gas da gasdotto e quello del gas naturale liquido si stanno avvicinando vertiginosamente.
  È semplice il motivo per cui dobbiamo sviluppare questa strategia, anche se ci piacciono molto le rinnovabili: il backup delle rinnovabili è l'energia fossile più pulita, e torno sull'esigenza di eliminare i sussidi ai combustibili fossili, i carbon export credit, su cui nel G7 l'Unione europea ha già riflettuto. Per quante rinnovabili entrino nel sistema, ci vorranno dei backup, e il combustibile fossile più pulito che esista è il gas. Le stime dell'Agenzia europea per l'energia sul consumo del gas pongono a 450 miliardi di metri cubi il consumo di gas. Le stime oscillano tra i 380 e i 450 BCM, quindi il gas rimarrà con noi come nonostante lo sviluppo delle rinnovabili.
  Quanto più diversifichiamo l'approvvigionamento, tanto più cresceranno due elementi: la sicurezza e la concorrenza. Il terzo punto sarà la creazione di nuovi hub, come quello mediterraneo, che equilibrerà quelli del nord, per cui ci sarà più concorrenza sul mercato energetico. Rivedremo quindi le strategie di sicurezza energetica, la gas supply regulation, la sicurezza di approvvigionamento del gas, per intensificare la cooperazione regionale.
  Gli stress test che abbiamo fatto in passato, dopo la prima crisi ucraina, ci hanno dimostrato che, se siamo capaci di avere flussi reversibili nei gasdotti e nelle reti elettriche e solidarietà interregionale, allora potremo, in situazioni di crisi, garantire una sicurezza di approvvigionamento ragionevole. Servono, quindi, diversificazione delle fonti, dei produttori e delle rotte – questo è un elemento fondamentale di sicurezza energetica – poi piani di emergenza a livello regionale, flussi reversibili nei gasdotti, realizzazione delle interconnessioni mancanti e una politica di sicurezza energetica ambiziosa. A questo dedicheremo i prossimi anni.
  Questa è una politica importante, ma poi, in parallelo, dovremo dare impulso alle rinnovabili e parlare della generazione distribuita. La Commissione presenterà delle linee direttrici sulla generazione distribuita. È importante poi, quando si va verso le rinnovabili, verso l'efficienza energetica, quando vogliamo un'armonizzazione dei prezzi nell'Unione europea, quando vogliamo eliminare i prezzi regolamentati, sempre dobbiamo pensare ai consumatori vulnerabili.
  Ci saranno, infatti, ulteriori situazioni di crisi economica e quindi consumatori Pag. 21vulnerabili, ma va aperta la discussione: come si tutelano i consumatori vulnerabili ? La prima cosa da fare per loro è incrementare l'efficienza energetica degli edifici in cui abitano. Molte volte i consumatori vulnerabili abitano negli edifici che hanno le peggiori condizioni energetiche e il più alto consumo di energia. Qui c’è un campo d'azione enorme.
  Andrà poi aperta una discussione sull'opportunità che la tutela del consumatore vulnerabile debba rientrare nella prezzatura dell'energia o nella politica di protezione sociale, ma questa discussione va fatta a livello europeo e deve ricevere una risposta europea. Ci sono consumatori vulnerabili ovunque, anche se in ogni Paese il consumatore vulnerabile è definito diversamente. Dobbiamo progredire verso l'armonizzazione del concetto con parametri obiettivi di consumatore vulnerabile e capire quale risposta dare.
  Quando, però, la Commissione parlerà di consumi e riforma energetica avrà sempre i consumatori vulnerabili in prima fila tra le sue considerazioni, perché questo tema è importantissimo. Tutti hanno diritto all'accesso all'energia, che quindi va garantito. Questa è una nostra preoccupazione.
  Vorrei parlare di Parigi. È stato fatto un commento intelligente, che condivido. Quando si importa combustibile, si deve tenere conto delle condizioni alle quali lo si importa e dell'impatto sul territorio. Si parla dello shale gas, del fracking, delle tecniche di fratturazione idraulica. Prendiamo il toro per le corna e chiamiamo pane il pane e vino il vino. La Commissione per un motivo molto semplice sta analizzando l'impatto ambientale della fratturazione.
  Stiamo analizzando, nei Paesi che hanno adoperato questa tecnica, che impatto ha avuto, quali sono stati i problemi e quali le soluzioni tecniche. Stiamo analizzando l'impatto complessivo, perché a volte discutendo per strada si dicono cose non sostenute dalle relazioni scientifiche. Stiamo analizzando tutti gli elementi per avere una solida conoscenza.
  Finora nell'Unione europea ci sono raccomandazioni qualora uno Stato voglia adoperare questa tecnica. Ricordo agli onorevoli parlamentari che la Commissione ha una restrizione: l'articolo 194 del Trattato stabilisce che il mix energetico spetta alla competenza esclusiva e sovrana degli Stati membri. Ogni Stato membro opta per le tecniche e le fonti che vuole. Se vuole sviluppare fonti autonome, è libero di farlo, ma la Commissione deve garantire che non ci siano impatti ambientali e che ci sia sicurezza per i cittadini.
  Lo facciamo nell'ambito del nucleare, garantendo massima sicurezza nel funzionamento degli impianti e nella gestione delle scorie. È quello che facciamo per il fracking, ma solo attraverso raccomandazioni. Ora la Commissione sta studiando se passare dalla raccomandazione alla legislazione. Ci sono Paesi come la Polonia e il Regno Unito, infatti, che vogliono sviluppare la tecnica, mentre altri la vietano. Quelli che non lo fanno hanno regioni e comuni che vietano tale tecnica anche se a livello nazionale ciò non avviene.
  Se qualcuno vuole sviluppare la tecnica, la Commissione potrà definire degli indirizzi, studi ambientali, analisi delle falde acquifere, delle condizioni sismiche, delle conseguenze dell'iniezione di acqua nelle faglie tettoniche. Stiamo riflettendo su tutto questo, ma se dobbiamo calcolare l'impatto su altri territori quando importiamo dei prodotti, dobbiamo vedere anche la loro impronta di carbonio. È una discussione estremamente complessa.
  A livello di OMC, se adottassimo restrizioni, probabilmente non potremmo poi attuarle, ma la Commissione è consapevole della delicatezza della questione per l'opinione pubblica europea. La Commissione è tenuta a far sì che, se uno Stato membro vuole sviluppare queste tecniche, ciò avvenga nelle condizioni ottimali e gli studi di impatto ambientale diano le massime garanzie del fatto che non ci saranno impatti negativi.
  Un'altra domanda importante è stata fatta sul finanziamento di cui disponiamo, Pag. 22poi c’è il rapporto tra costo ed efficacia di ogni misura, ma sono due temi diversi. Abbiamo adesso il FEIS (Fondo europeo per gli investimenti strategici) con 315 milioni di euro per i prossimi tre anni. Se avrà il successo che la domanda attualmente fa sperare sarà uno strumento da prorogare.
  Abbiamo, poi, nei fondi strutturali, 375 miliardi di euro, di cui un 20 per cento andrà ad azioni legate al cambiamento climatico e all'ambiente. Anche questa è una percentuale notevole. Parlo dei fondi strutturali comunitari: il Fondo di sviluppo regionale, i Fondi di coesione, i fondi degli Stati membri. Qui mi dicono che in Italia si parla di 44 miliardi di euro per il 2015.
  In ogni caso, abbiamo dei meccanismi, e poi molti progetti sono commerciali. I progetti di efficienza energetica sono commerciali di per sé. Danno risultati immediati. Molti operatori offrono progetti di efficienza energetica, finanziandoli loro stessi o cercando altri finanziamenti, e hanno subito un ritorno, specie in combinazione con comuni ed enti locali. Il processo funziona.
  È vero che c’è una grossa domanda, perché solo la rete europea vale 200 miliardi e solo lo sviluppo delle rinnovabili, secondo l'Agenzia europea dell'energia, richiede 400 miliardi. Stiamo parlando di cifre grossissime, ma esistono.
  È stato anche chiesto se, quando si avvia una politica, si fa un'analisi costi/benefici: sì, abbiamo un sistema di valutazione di impatto cui ora abbiamo aggiunto la componente sociale, non più soltanto la componente economica. Quindi le nostre valutazioni d'impatto sono molto rigorose. La nostra prima valutazione di impatto del sistema dei diritti di emissione non ha dato un esito positivo, quindi abbiamo dovuto riformulare o dare spiegazioni affinché la seconda valutazione fosse positiva. Analizziamo, quindi, in termini costi/benefici tutte le politiche che noi avviamo, altrimenti avremmo effetti negativi sull'industria europea.
  Si è parlato del peccato di avarizia... Era accidia in realtà. Qui non sono in grado di rispondere. È una domanda di amplissima portata. Mi impegnerò a dare una risposta sufficiente, ma è una domanda di vastissima portata.
  Sul trasporto qualcuno ha messo il dito nella piaga. È vero che nelle rinnovabili andiamo bene in generale nell'Unione europea rispetto all'obiettivo globale. Ci sono Paesi che hanno grosse difficoltà e continueranno ad averne. Perciò uno dei sistemi per le rinnovabili è la cooperazione regionale: se tu non ce la fai ma il tuo vicino sì e siete interconnessi, puoi finanziare quello che fa il vicino. Ci sono, infatti, Paesi in cui il territorio impedisce lo sviluppo delle rinnovabili.
  Pensiamo a Malta, dove è complicatissimo adesso, data la densità della popolazione e il territorio ristretto, sviluppare di più le rinnovabili. Ci sono Paesi con difficoltà obiettive nel raggiungere gli obiettivi, mentre altri che sono indietro perché hanno cambiato del tutto le politiche di appoggio, le tariffe di ingresso, i sistemi di armonizzazione, sono passati a sistemi di licitazione, c’è stata meno domanda.
  In generale, però, nelle rinnovabili l'Unione europea sta andando avanti, perché la generazione distribuita e l'autoconsumo portano a una crescita delle rinnovabili non in grandi progetti, come i parchi eolici on e off-shore, ma attraverso piccoli progetti sul tetto degli edifici, nelle piccole aziende agricole, che stanno continuando a investire.
  La questione del trasporto, però, si è rivelata più complicata. Si è parlato, tra l'altro, dei problemi che lo sviluppo dei biocarburanti provoca per l'ambiente, a causa degli usi agrari intensivi, dello sfruttamento del suolo. Su questo nell'Unione europea c’è stato un dibattito. Ci siamo fermati perché i limiti non erano chiari, l'industria non sapeva cosa fare. Per fortuna, c’è stato un accordo al Parlamento europeo e ora abbiamo dei limiti: dovremmo riflettere su che cosa fare nel futuro e, soprattutto, capire se dobbiamo continuare a permettere il sostegno ai biocarburanti di prima generazione oppure Pag. 23concentrarci sull'appoggio a carburanti di seconda e terza generazione più sofisticati.
  C’è, però, un campo nel trasporto che ci aiuterà: il settore navale. Si comincia a usare meno carburante nel settore navale e nell'aviazione, campi nuovi oltre al trasporto su gomma. C’è qui una riflessione importante da fare.
  Vorrei parlare ora del vertice di Parigi per concludere, se me lo consentite, per svolgere una riflessione molto chiara. Se mi restano due minuti, quello di Parigi non è un vertice qualunque, ma uno in cui bisogna raggiungere un accordo definitivo nella lotta al cambiamento climatico. L'Unione europea anzitutto vuole un protocollo vincolante con obiettivi di mitigazione. A oggi solo 39 Paesi hanno presentato obiettivi di mitigazione. È importante che li presentino tutti, soprattutto quelli del G7 e del G20, molto industrializzati, affinché tutti abbiano obiettivi ambiziosi, che ci sia un terreno di gioco uguale per tutti, perché ciò incide sulle componenti occupazionali e industriali nei nostri Stati membri.
  In secondo luogo, deve essere un accordo ambizioso. L'Unione europea vuole un obiettivo a medio termine che sia di riduzione del 60 per cento delle emissioni rispetto al 2010 all'orizzonte del 2050. Perché vogliamo un obiettivo all'orizzonte del 2050 ? Perché quando saranno presentati tutti gli obiettivi di mitigazione da parte di tutti i Paesi nel prossimo mese di ottobre, e faremo la somma, sarà difficile che bastino per frenare il riscaldamento alla barriera dei 2 gradi.
  Probabilmente, non tutti li presenteranno, ma dobbiamo fissare un obiettivo al 2050 per vedere come procedere e un sistema di revisione dinamica delle nostre ambizioni per giungere a quell'obiettivo. Parigi deve avere, quindi, obiettivi ambiziosi e norme di contabilità e trasparenza per capire in che misura si raggiungono gli obiettivi, un processo di monitoraggio permanente e, ogni cinque anni, una revisione del livello delle ambizioni per arrivarci gradualmente.
  Nell'Unione europea siamo partiti dal 20 per cento delle emissioni all'orizzonte del 2020, poi siamo passati al 40 e gradualmente, in base agli sviluppi tecnologici, vedremo che cosa potremo permetterci e che cosa potrà permettersi il nostro sistema economico, ma lo faremo tutti assieme. Questo è ciò che vogliamo per Parigi assieme a meccanismi di adeguamento per i Paesi in via di sviluppo e a un pacchetto finanziario sufficiente. L'Unione europea vuole un accordo ambizioso.
  Devo dire che, tra le proposte presentate – possiamo esserne soddisfatti come europei – le più ambiziose per ora sono quelle dell'Unione europea. Predichiamo con l'esempio, proponiamo obiettivi realizzabili, convenuti all'unanimità dai Capi di Stato e di Governo di tutti i Paesi dell'Unione, che quindi hanno un pieno sostegno politico, e stiamo avviando le politiche sui diritti di emissione, anche se so che in Italia questa non è la politica vista meglio tra quelle europee. Altri Parlamenti nazionali sono di quest'opinione, ma stiamo varando un sistema credibile per i diritti di emissione che accompagni le nostre politiche.
  Poi a dicembre 2015 presenteremo la direttiva per lo sforzo condiviso per regolare la diminuzione delle emissioni in agricoltura, trasporti ed edilizia. Arriveremo così a Parigi con un pacchetto come blocco di Paesi con obiettivi ambiziosi, politiche ambiziose ed esigenze ambiziose nei confronti del cambiamento climatico, ma tutti dovranno adoperarsi.
  Sarà una sfida e spero che il Parlamento italiano, Camera e Senato, saranno molto attivi in questo processo, perché rappresenterà una delle più grandi sfide che si pongono all'umanità. È stato detto prima che si tiene conto delle emissioni di carbonio quando ci sono importazioni di carburanti, ma va tenuto conto di quanto costano le politiche. Quello che costa di più è la non politica. Se non facciamo nulla, all'umanità costerà parecchio. Magari non subiremo i danni noi sulla nostra pelle, ma già gli atolli del Pacifico e chi ci vive li stanno subendo, e le prossime Pag. 24generazioni senz'altro li subiranno. La politica non può essere sempre a breve scadenza. A volte si deve pensare a lunga scadenza. Per questo è valida l'enciclica del Papa, che ci aiuta a pensare a lunga scadenza.

  PRESIDENTE. Credo sia stata davvero un'audizione molto interessante. Prenderei, però, subito un impegno. Ne approfitto. Superati gli appuntamenti del Consiglio europeo, della Commissione, della Conferenza di Parigi, credo che forse varrebbe la pena che col commissario ci ritrovassimo qui all'inizio del 2016 per fare il punto dopo questi passaggi importanti che abbiamo di fronte a noi. Credo possa essere anche un modo per fare il punto in quel momento delle cose che si sono fatte.

  MIGUEL ARIAS CAÑETE, Commissario europeo per il Clima e l'Energia. Con piacere.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Commissario europeo per l'Azione, per il Clima e l'Energia, Miguel Arias Cañete.
  Dichiaro conclusa l'audizione in titolo.

  La seduta termina alle 10.30.