XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo

Resoconto stenografico



Seduta n. 22 di Giovedì 11 giugno 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Catania Mario , Presidente ... 2 

Audizione del Vice Direttore Generale della Pubblica sicurezza e Direttore centrale della Polizia criminale del Ministero dell'interno, Prefetto Fulvio Della Rocca:
Catania Mario , Presidente ... 2 
Della Rocca Fulvio , Vicedirettore generale della Pubblica sicurezza e Direttore centrale della Polizia criminale del Ministero dell'interno ... 2 
Catania Mario , Presidente ... 4 
Cenni Susanna (PD)  ... 4 
Della Rocca Fulvio , Vicedirettore generale della Pubblica sicurezza e Direttore centrale della Polizia criminale del Ministero dell'interno ... 5 
Mongiello Colomba (PD)  ... 7 
Della Rocca Fulvio , Vicedirettore generale della Pubblica sicurezza e Direttore centrale della Polizia criminale del Ministero dell'interno ... 7 
Catania Mario , Presidente ... 8 

ALLEGATI: Documentazione presentata dal Prefetto ... 9

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MARIO CATANIA

  La seduta comincia alle 8.35.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Vicedirettore Generale della Pubblica sicurezza e Direttore centrale della Polizia criminale del Ministero dell'interno, Prefetto Fulvio Della Rocca.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Vicedirettore generale della Pubblica sicurezza e Direttore centrale della Polizia criminale del Ministero dell'interno, Prefetto Fulvio Della Rocca.
  La finalità dell'audizione si lega in particolare al tema dei patti territoriali per la legalità e la sicurezza promossi dal Ministero dell'interno e, per quanto riguarda l'ottica della nostra Commissione, specificamente al lavoro svolto dalla collega Cenni di approfondimento su tutta la tematica del distretto tessile di Prato, una tematica relativa alla contraffazione ma che finisce per intrecciarsi con un ventaglio di illegalità ad esso connesse e collegate.
  Do la parola al Prefetto Della Rocca per lo svolgimento della sua relazione.

  FULVIO DELLA ROCCA, Vicedirettore generale della Pubblica sicurezza e Direttore centrale della Polizia criminale del Ministero dell'interno. Grazie, presidente. Il tema della contraffazione è oggi uno dei temi che impegna maggiormente le istituzioni locali, le forze dell'ordine e non solo.
  Negli ultimi tempi – mi riferisco in particolare al decorso anno – il Ministro dell'interno ha promosso delle circolari che sono particolarmente significative sotto il profilo del contrasto e del controllo della tematica.
  La prima, che risale all'agosto dell'anno scorso, affronta particolarmente la tematica dell'ambulantato abusivo – parliamo di spiagge e quant'altro – mentre quella di novembre dà una certa linea di condotta più generale rispetto al contrasto della problematica della contraffazione.
  Per quanto riguarda i patti che sono stati nel tempo prodotti dalle varie realtà istituzionali territoriali, essi hanno sicuramente dato degli effetti positivi. Adesso si sta lavorando per migliorare questa definizione. Rispetto ai patti che comprendevano tutte le dinamiche della pubblica sicurezza in generale, adesso si sta cercando di fare – quello che tra l'altro è anche in corso, per esempio, a Prato – dei protocolli di intesa che possano contrastare e soprattutto occuparsi delle varie problematiche specifiche.
  Ad esempio, per quanto riguarda la problematica della contraffazione, noi – come Direzione centrale della Polizia criminale – siamo intervenuti con le istituzioni di Prato per dare degli input e fare in modo che, nell'ambito del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica che, come è ben noto, è presieduto dal prefetto e nel Pag. 3quale ci sono già nelle componenti ope legis, vengano fatti confluire anche tutti gli altri operatori del territorio.
  Si tratta di una filosofia – se mi permettete il termine – che si sta cercando di portare avanti e che è stata anche sancita dall'ultima circolare per il controllo del territorio promossa dal Ministro Alfano il 30 aprile scorso, ossia passare da un semplice controllo del territorio («semplice» forse è termine un po’ riduttivo) a un territorio sotto controllo. Può sembrare un gioco di parole, però non lo è, perché il controllo del territorio, in quella che è la sintassi delle forze dell'ordine, è quello che viene fatto soprattutto dall'autovettura di servizio che svolge attività di istituto. Ecco, un territorio sotto controllo comporta, invece, una diversificazione dei compiti.
  Inoltre, avendo nel Comitato – e lo abbiamo, proprio in base alle nuove indicazioni – la presenza dell'INPS, dell'INAIL e quanto meno facendo capo anche agli uffici comunali che sono addetti per esempio all'annona o all'edilizia, si può avere un controllo molto più specifico, per esempio, in una realtà come quella di Prato, che poi è anche l'oggetto di questo incontro, in cui abbiamo sicuramente la problematica della contraffazione che si svolge in opifici industriali o artigianali o pseudo-tali. Sappiamo che Prato ha una comunità cinese che, come è ben noto, è assolutamente preponderante rispetto alle altre realtà italiane.
  Credo che questo dia la possibilità di effettuare i controlli, che sono i più auspicati, a monte. Noi sappiamo che a Prato c’è il tessile, la confezione, di cui peraltro adesso si avvalgono anche altre realtà italiane, di basso profilo e di basso contenuto di qualità, che poi viene poi immessa sul mercato in una maniera non sempre o quasi mai conforme alle nostre regole. Se noi riuscissimo a fare il controllo a monte, probabilmente riusciremmo in qualche modo a disinnescare il sistema o quanto meno ad avere un controllo più agevole a valle, ossia nel commercio dei mercatini di piccolo cabotaggio o dell'ambulantato abusivo puro e semplice.
  Soprattutto, si riuscirebbe anche a contrastare la produzione di marchi contraffatti, che rappresenta un danno che il nostro Paese vive quotidianamente con molta pericolosità.
  In particolare, il patto che è stato siglato proprio a Prato a ottobre del 2013 va proprio in tale direzione. Nella predisposizione del patto stesso, quindi poi nella sua attuazione, sono stati infatti coinvolti tutti gli enti che nella città istituzionalmente si prestano per tale opera.
  Noi sappiamo che in questo tipo di patti, in genere, gli attori principali sono le camere di commercio, le associazioni di categoria e coloro i quali possono portare un contributo di informazione e anche di segnalazione rispetto a quelle che sono le problematiche sul territorio.
  Credo che tutto ciò dia anche la possibilità di avere, come accennavo prima, un maggior controllo del territorio, perché nello stesso tempo attori principali sono anche le forze dell'ordine. Sul territorio di Prato abbiamo investito parecchio, perché c’è stato anche un impiego, peraltro aumentato negli ultimi tempi, dei nostri specialisti, ossia di specialisti del controllo del territorio sia della Polizia che dei Carabinieri, ma naturalmente anche della Guardia di finanza, che ha un compito assolutamente specifico e prioritario per quanto riguarda il contrasto della contraffazione.
  Tuttavia, gli organi di polizia territoriali e i supporti che vengono ormai con regolarità inviati su Prato – ma ci sono anche altre realtà territoriali che stanno siglando o hanno siglato accordi in tal senso – sono corpi specialistici, perché non sono soltanto addetti al controllo o al contrasto della criminalità comune, ma anche al supporto delle azioni investigative o in qualche modo operative rispetto ai controlli che si possono fare. Ad esempio, si possono fare controlli in un opificio che si ritiene sensibile sotto il profilo sia della contraffazione sia – ed è questa un'altra problematica molto presente e molto forte Pag. 4– dell'utilizzo di manodopera clandestina oppure di persone di minore età oppure non in regola con la domiciliazione di queste persone. Sappiamo quanto è accaduto qualche anno fa, appunto a Prato, con l'incendio che ha provocato morti e altro.
  La città di Prato, come è ben noto, ha oltre 190.000 abitanti e 250.000 ne ha la provincia. Siamo intorno ai 16.000 cittadini cinesi presenti in città (ovviamente quelli censiti) e l'imprenditoria cinese conta 652 iscrizioni tra gennaio e giugno del 2014.
  C’è quindi una grossa incidenza, perché sappiamo che questa etnia è particolarmente dedita al lavoro, anche se poi le modalità possono essere discutibili. Nella prima parte del 2014 si è verificata una stabilizzazione nel settore delle confezioni, che ha un 4,8 per cento, e si sta verificando una diversificazione della base imprenditoriale che sembrerebbe favorire il tessile, con 51 iscrizioni, e il commercio all'ingrosso prevalentemente specializzato in tessuti, abbigliamento e accessori, con 80 iscrizioni.
  I tassi di crescita più contenuti riguardano le imprese avviate, invece, da cittadini albanesi, rumeni e pachistani, laddove a Prato abbiamo un grosso stacco tra tali etnie – pure presenti, credo ce ne siano addirittura 100 – e quella cinese, che è preponderante in tutta l'area, coinvolgendo in verità anche Firenze, che è vicina a Prato, dove pure c’è una grossa incidenza.
  I primi dati provvisori del 2014 confermano, quindi, un trend di crescita significativo della realtà tessile cinese presente in provincia. A fine giugno del 2014 – parliamo di dati quasi consolidati – le imprese cinesi attive nel settore tessile erano 347.
  Per quanto riguarda il patto siglato nell'ottobre del 2013, esso sta dando dei risultati significativi e importanti. Noi abbiamo fatto il punto della situazione all'inizio della primavera con le istituzioni di Prato, ossia con il prefetto, con il questore e con i comandanti provinciali dei Carabinieri e della Guardia di finanza, e si è cercato di dare un impulso ulteriore a quello che è il controllo.
  A tal proposito, vorrei dire – spero di non essere smentito dalle realtà quotidiane – che negli ultimi periodi sia l'azione di contrasto sia gli accadimenti ci hanno un po’ confortato. Certamente non possiamo dire né che siamo bravi né che abbiamo risolto i problemi, perché nella realtà anche il trend della criminalità di Prato è nella media nazionale e ci sono dei dati di crescita e di flessione. Naturalmente metterò a disposizione della Commissione anche la casistica nazionale, per quanto riguarda sia la delittuosità sia l'attività di contrasto – e questo può essere utile, se mi permette, proprio alla sua Commissione – sotto il profilo dei sequestri e delle denunce per la contraffazione, in scala nazionale. Credo che si stia facendo un'attività molto importante.
  Un'altra delle grosse problematiche che si profila e che rientra nella valutazione negli accordi stilati è quella dello stivaggio del prodotto sequestrato. In tal senso, c’è stata anche una normativa. Eravamo stranamente, infatti, al punto in cui, come può accadere, più si lavora e meno si riesce ad andare avanti, perché non si sapeva cosa fare del materiale. Adesso, invece, la normativa ci dà la possibilità di procedere alla distruzione in tempi più rapidi.
  C’è anche un monitoraggio rispetto all'attività della polizia municipale, che naturalmente ha un ruolo fondamentale per quanto riguarda il contrasto alla contraffazione e il controllo sul territorio delle aziende sospettate di produrre materiale contraffatto o non idoneo.
  Sono disponibile per le domande.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Prefetto Della Rocca.
  Chiedo ai colleghi se ci siano, come immagino, degli aspetti da approfondire. Mi rivolgo in particolare alla collega Cenni, per via della relazione in corso.

  SUSANNA CENNI. La ringrazio moltissimo, signor prefetto, per la sua presenza, per quello che ci ha detto e per il Pag. 5materiale che, come ci ha anticipato, ci potrà lasciare.
  Ovviamente alcune osservazioni che lei ci ha rappresentato nel suo intervento di qualche minuto fa ci sono state in parte già segnalate da altri soggetti che fanno parte del Patto e che abbiamo ascoltato anche durante una missione della Commissione a Prato nei mesi passati.
  Prima di tutto vorrei chiederle una valutazione complessiva su questa esperienza. Noi presenteremo alla Camera la relazione su Prato, su tale casistica, non tanto perché prendiamo un distretto a caso, ma perché prendiamo un distretto che è uno snodo nazionale ed europeo di circolazione di una tipologia di abbigliamento di pronto moda e altro. Tenteremo anche di dare alcune indicazioni possibili sia al legislatore, ossia alla Camera stessa, sia al Governo.
  La prima domanda che mi sento di farle è se lei ritiene che codificare tali esperienze dal punto di vista normativo sia utile o sia secondario. Le chiedo, quindi, se va bene attualmente sperimentare, anche per iniziativa dei singoli comuni o del Ministero dell'interno, oppure sia più utile andare a una codifica di questo tipo di esperienze e presìdi territoriali.
  Vorrei rivolgerle anche una domanda sulla casistica. Come ci è stato confermato dallo stesso procuratore Sangermano, che abbiamo già sentito un paio di volte sulla vicenda di Prato, per il grave incidente di due anni fa e complessivamente sul sistema che emerge attraverso le indagini che lui stesso sta svolgendo, esistono alcune criticità e si possono formulare alcuni suggerimenti sui temi sui quali il legislatore potrebbe intervenire. Uno di tali temi è la corrispondenza che viene fuori in maniera consistente fra situazioni di lavoro nero – o comunque sul quadro delle normative che riguardano la sicurezza e l'utilizzo di manodopera – e il fenomeno della contraffazione. Mi chiedo, quindi, se attraverso la sua conoscenza e le sue valutazioni, intervenendo su questo snodo, per esempio cercando di sollecitare la creazione di filiere etiche e di forme di controllo lungo tutta la filiera, possiamo contribuire all'azione efficace di contrasto alla contraffazione.
  Un'altra valutazione che vorrei chiederle è se, secondo la sua opinione, la prevalenza dell'attività criminale dal punto di vista della contraffazione abbia una valenza più legata in questo caso alla presenza di attività prevalentemente cinesi o se ritiene particolarmente rilevanti anche le connessioni con l'economia locale.
  Sappiamo che ci sono stati e sono emersi anche dalle indagini fenomeni abbastanza consistenti che hanno coinvolto professionisti e imprese del territorio, dunque mi interesserebbe una sua valutazione. Se lei dovesse dire dove sta il fulcro, chi è che resiste di più a questo tipo di attività, quali valutazioni farebbe ?
  Infine, noi sappiamo – ci è stato anche raccontato da alcuni dei soggetti che abbiamo sentito, a partire dalla stessa camera di commercio, Confindustria e quindi il mondo delle imprese locali – che è stato particolarmente apprezzato lo sforzo compiuto dalla regione Toscana, che ha messo a disposizione personale per controlli di natura sanitaria, ossia di sicurezza sul lavoro. Vorrei chiederle se anche in altre esperienze di patti territoriali di questo tipo ci sia stata una sinergia altrettanto forte con le istituzioni locali che hanno messo in campo risorse e personale. Grazie.

  FULVIO DELLA ROCCA, Vicedirettore generale della Pubblica sicurezza e Direttore centrale della Polizia criminale del Ministero dell'interno. Grazie.
  Per quanto riguarda la prima domanda, da questi accordi territoriali – come ho accennato, ma forse brevemente – è stata tratta la nuova disposizione (che ho qui allegata e che fornirò), la nuova circolare del Ministro dell'interno, del 30 marzo. Sostanzialmente viene in qualche modo codificato dal ministro l'assetto dei comitati, che naturalmente può valere per questo tipo di attività di contrasto e di controllo, ma anche per altre. Ciò serve a dare anche una possibilità in più ai prefetti di convocare più agevolmente e soprattutto Pag. 6di avvalersi di tutti coloro i quali operano nella realtà locale.
  Ho già fatto cenno all'INPS e all'INAIL, che hanno una loro specificità, ma vorrei citare anche – forse su questo ho mancato, quindi rispondo alla sua ultima domanda – le ASL, perché i controlli sanitari, soprattutto laddove c’è lavoro o si sospetta che il lavoro non sia ben codificato e ben controllato anche sotto quell'aspetto, sono assolutamente utili.
  Conosco la validità dell'aiuto che dà la regione Toscana; un aiuto che c’è anche in altre regioni e in altre no. Chiaramente – e ritorniamo al discorso della circolare del Ministro dell'interno – sta anche alla capacità dei prefetti di riuscire a impiegare nel miglior modo possibile le risorse del territorio, perché se si danno compiti specifici e si fanno dei progetti o dei programmi di intervento – è questo che alla fine si fa – tutti gli attori devono fare la loro parte e ne devono anche rendere conto.
  Si cerca – almeno personalmente lo faccio, anche per il mio vissuto professionale, essendo un ex questore – sempre di arrivare alla risoluzione pratica delle problematiche, perché noi sul territorio dobbiamo essere presenti, dobbiamo essere attivi e rispondere in maniera circostanziata rispetto alle nostre attività. Dobbiamo concorrere tutti quanti a farlo, perché non basta più il carabiniere o il poliziotto, o a maggior ragione, in questi casi, la Guardia di finanza, che sta facendo uno sforzo importante rispetto alla specificità dei suoi interventi, ma devono concorrere tutti gli attori.
  Come sapete meglio di me, però, ci sono anche delle difficoltà. Abbiamo l'ex Ispettorato del lavoro e attuale Direzione provinciale del lavoro che magari ha dei mezzi non sempre adeguati alle necessità del territorio, quindi anche questo aspetto probabilmente va rivisto.
  In merito alla richiesta di una normativa specifica che possa in qualche modo sancire o santificare questi patti, francamente io non vedo questa necessità, perché credo che sia giusto che anche il territorio si faccia carico della propria realtà e, conoscendola, possa affrontarla nella maniera più idonea e più pragmatica, ma anche – mi auguro – risolutiva.
  Per quanto riguarda la filiera, la possibilità di conoscere è quello che si sta cercando di fare, per cercare di migliorare, anche se non so in che modo, perché francamente non è facile. Oggi abbiamo attività produttive che sono molto complesse. Spesso ci troviamo a dover ragionare su situazioni di personaggi che hanno un'attività, o magari non ce l'hanno per niente e hanno una serie di «scatole cinesi» – adesso ritorniamo al discorso cinese, ma in questo caso è solo un modo di dire – ovvero presunte attività che diventano molto difficili da individuare e nello stesso tempo da colpire.
  Purtroppo, sentiamo dire che le indagini durano diversi anni perché oggi svolgerle è molto difficile e molto complesso, soprattutto sotto il profilo «economico», laddove c’è una complessità e si riesce a evadere le attività investigative o anche i semplici controlli di routine dei vari organismi preposti. È molto complicato, ma sarebbe auspicabile.
  In merito alla connessione con l'economia locale, sono sicuro che ci sia, a prescindere da quello che ci dicono le indagini, perché credo che ci sia un po’ dappertutto. Oggi il «dio guadagno» è guardato da tutti. Certamente la comunità cinese è una comunità molto chiusa, molto autoreferenziale. Noi abbiamo un ufficiale di collegamento cinese a Roma, per le necessità italiane, e un ufficiale di collegamento italiano, dipendente dal mio ufficio, a Pechino. Abbiamo cercato di creare un contatto tra l'ufficiale di collegamento con le autorità di polizia pratesi (ovviamente in questo caso parliamo soprattutto di Prato) e analogamente abbiamo assicurato la disponibilità del nostro ufficiale di collegamento per eventuali informazioni verso la Cina. Ciò in modo da trovare un'apertura, perché si tratta, come sappiamo, di una realtà molto autoreferenziale.
  Nella mia esperienza, quando ero questore di Pisa, c'erano – e ci sono – delle problematiche relative all'area della stazione Pag. 7di Pisa perché c'erano diverse fabbriche o più che altro depositi cinesi (e credo sia tuttora così, anche se non sono aggiornatissimo), laddove comunicare con la realtà cinese era praticamente impossibile. Questo era uno dei motivi di maggiore frustrazione anche della popolazione, dei residenti della zona, dei commercianti. Per esempio, può sembrare banale, ma non lo è, il commerciante cinese metteva la spazzatura dove gli capitava.
  Si tratta di realtà culturali diverse, e ne prendiamo atto, però avere un contatto con la comunità cinese o con qualcuno che in qualche modo se ne possa far carico è fondamentale. Noi abbiamo cercato di creare anche questo contatto, che penso possa essere utile.
  Le ultime indicazioni, cui mi riferivo prima, assegnano compiti specifici e prioritari alla Guardia di finanza, che peraltro ha un suo organismo per il controllo amministrativo e facendo tale controllo guarda anche l'altro. Dunque, eventuali compromissioni di realtà locali vengono sicuramente monitorate e identificate.

  COLOMBA MONGIELLO. Approfitto della presenza del prefetto Della Rocca per porre una domanda. Il modello Prato può essere esportabile anche in altre realtà ? Penso, ad esempio, al Mezzogiorno, dove paradossalmente abbiamo non dei distretti ma dei centri in cui si produce anche per note griffe, dei siti con personale che vi lavora, di cui naturalmente sappiamo. Penso a Margherita di Savoia, a Barletta, che lei certamente conosce.
  Il modello che collabora e partecipa con gli enti locali è esportabile anche in altre sedi ?
  Inoltre, vorrei farle un'altra domanda, visto che abbiamo parlato del dialogo con la comunità cinese. Noi assistiamo anche a fenomeni di «cinesizzazione» di alcuni luoghi delle città. È possibile parlare con questa comunità, anche per controllare la merce che arriva, sapere che tipo di merce è, da dove arriva, che tipo di lavoro effettuano, qual è la situazione della sicurezza dei luoghi di lavoro, ovviamente anche con riferimento agli orari ? Questi luoghi sono aperti giorno e notte, in città laddove ci sono tradizioni consolidate, con condizioni di convivenza anche molto difficili.
  Prima lei ha fatto riferimento alla nettezza urbana, ma ci sono altri problemi che rendono la convivenza abbastanza difficile. Ciò che mi preme sapere è se, attraverso i contatti che lei ha avuto con la comunità cinese, possiamo anche ricavare una serie di informazioni per poter intervenire e comunicare con tali realtà ormai consolidate in alcune città.

  FULVIO DELLA ROCCA, Vicedirettore generale della Pubblica sicurezza e Direttore centrale della Polizia criminale del Ministero dell'interno. Certamente il modello può essere esportato, anzi stiamo cercando di fare evolvere delle indicazioni che sono state date, perché nel tempo ovviamente si sono privilegiati i contrasti a determinate fattispecie criminali. Esiste ad esempio un progetto Reggio Calabria, uno che riguarda Catania e uno, sul quale si sta lavorando molto, che riguarda Foggia, solo per citare le aree che lei ha indicato. Ultimamente su Foggia stiamo lavorando perché ci è stata segnalata una recrudescenza dei furti di rame, ed è un altro dei problemi che dobbiamo affrontare.
  Certo, noi diamo degli input e li daremo, ma dipende anche dalle realtà locali e soprattutto dalle istituzioni locali. Per esempio, noi abbiamo dei protocolli d'intesa in materia di vendita abusiva e di contraffazione su Foggia e un altro, sempre sulla stessa problematica, a Lecce, due realtà sicuramente importanti. Poi ne abbiamo uno a Bologna, mentre a Ravenna, dove ero prefetto l'anno scorso, si privilegia il contrasto all'abusivismo itinerante. Come sapete, lì abbiamo le spiagge. In tal senso, vorrei dire che si sta cercando di venire incontro alle necessità degli operatori, perché le forze dell'ordine non possono fare tutto, anche sapendo che la deterrenza delle norme, per reati che non sono gravissimi, è relativa.
  È in via di definizione un aggiornamento della normativa che riguarda i Pag. 8cosiddetti «buttafuori» che, come sapete, adesso sono regolamentati – c’è un elenco che viene dato al prefetto e una verifica – per fare anche uno stewarding in spiaggia, cioè dare la possibilità di creare un albo, estendendo l'attività di questi soggetti dai locali di pubblico spettacolo alle realtà balneari che sono luoghi aperti al pubblico. Naturalmente starà al bagnino avvalersene o meno, ma è comunque qualcosa in più rispetto al solo bagnino, perché è una figura che può contattare e interfacciarsi con le forze dell'ordine in maniera più immediata e forse più utile. Tutto ciò è in via di definizione.
  La comunità cinese, onorevole, non è facile da contattare, ed è uno dei motivi per cui abbiamo creato un rapporto con l'ufficiale di collegamento, che però è un poliziotto cinese, che naturalmente ha un'apertura diversa rispetto a quella di una comunità chiusa, autoreferenziale e che pensa soprattutto al guadagno. Si tratta, però, di uno sforzo che bisogna fare e bisogna farlo anche con le altre realtà.
  Tornando al caso di Pisa, che ho affrontato con un certo attivismo, per esempio con la realtà senegalese avevamo contatti e rapporti, perché era una comunità strutturata. C'era una realtà lavorativa a Santa Croce sull'Arno e venditori ambulanti oppure parcheggiatori abusivi. Si riusciva comunque ad avere un minimo di colloquio e anche dei risultati. Questo è assolutamente necessario. Anche per agevolare l'integrazione, dobbiamo assolutamente cercare di creare un collante, ma – lo dico molto sinceramente – con la realtà cinese non è facile.
  Esiste, ed è bene dirlo, una realtà cinese criminale, in qualche modo «autoctona», perché i reati criminali – parliamo di reati di violenza o contro il patrimonio – avvengono all'interno della comunità. Abbiamo anche visto che, per esempio, i fatti di violenza su Prato sono ascrivibili nella quasi totalità a comunità straniere, ma credo soprattutto cinesi, anche se adesso non ho la tipologia per etnia. Peraltro, se scappano magari vanno a Venezia o a Mestre, dove c’è una sala da gioco particolarmente appetita dai cinesi.
  Il modello di Prato è un modello utile, che nasce purtroppo da situazioni emergenziali, ma ha dato dei buoni risultati. Per questo dobbiamo esportarlo, naturalmente adeguandolo alle realtà locali, perché il Sud è una cosa diversa. Lei parlava di alcune città della Puglia, ma io penso per esempio a Napoli. Adesso si stanno cinesizzando, perché è più facile trovare mercato e spostarsi, però noi sappiamo che a Napoli la contraffazione viene da molto lontano.
  L'arrivo di merci contraffatte già confezionate dalla Cina o da altri Paesi avviene anche nei nostri porti, ma viene messa in campo un'attività di contrasto, sicuramente non esaustiva, visto che il mercato c’è, però vengono utilizzate molto le nostre forze dell'ordine, gli addetti doganali e quant'altro.

  PRESIDENTE. Ringrazio e saluto il prefetto Della Rocca, rinnovandogli la richiesta di farci avere il materiale che ci ha illustrato e di cui dispongo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.15.

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