XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 45 di Mercoledì 10 giugno 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Audizione del sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola, Maria Cristina Amoroso:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 3 
Bratti Alessandro , Presidente ... 5 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 5 
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 6 
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 8 
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 8 
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 9 
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 9 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 9 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 9 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 11 
Nugnes Paola  ... 11 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 11 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 14 
Nugnes Paola  ... 14 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 14 
Nugnes Paola  ... 15 
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 15 
Bratti Alessandro , Presidente ... 16 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 16 
Bratti Alessandro , Presidente ... 16 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 16 
Bratti Alessandro , Presidente ... 16 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 16 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 16 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 16 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 17 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 17 
Nugnes Paola  ... 17 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 17 
Nugnes Paola  ... 17 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 17 
Nugnes Paola  ... 17 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 17 
Nugnes Paola  ... 17 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 17 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 18 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 
Nugnes Paola  ... 18 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 18 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 18 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 18 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 18 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 
Amoroso Maria Cristina , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola ... 19 
Compagnone Giuseppe  ... 19 
Bratti Alessandro , Presidente ... 19

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 14.10.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola, Maria Cristina Amoroso.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola, dottoressa Maria Cristina Amoroso, che ringrazio per la sua presenza.
  Come lei saprà, la Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti. L'audizione odierna rientra nell'approfondimento che abbiamo avviato sulla regione Campania, che è stata oggetto di indagine da parte di tutte le Commissioni bicamerali istituite dal 1998 ad oggi perché, avendo attraversato diversi momenti di emergenza con caratteristiche differenti, sono sempre stati monitorati attraverso i lavori di questa Commissione.
  Viste le conoscenze in virtù di una serie di provvedimenti di carattere giudiziario giunti a compimento e dei lavori fatti dai colleghi precedenti, stiamo cercando di approfondire anche situazioni in evoluzione, sempre con un duplice obiettivo, perché siamo una Commissione d'inchiesta e quindi stiamo cercando di dare un corpus al fenomeno generale dell'illecito ambientale e dei collegamenti eventuali, denunciando la situazione, però proviamo anche a dare una mano come legislatori nel riempire gli spazi e a proporre provvedimenti legislativi che possano aiutare il vostro lavoro.
  Avverto la nostra ospite che della presente audizione verrà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Cederei la parola alla dottoressa Amoroso per lo svolgimento di una sua breve introduzione, al termine della quale verranno fatte dai commissari eventuali domande. Nei giorni scorsi ci è arrivata della documentazione dalla sua procura, quindi le chiederemmo di illustrarci nella sua breve relazione introduttiva quello che ritiene di maggiore interesse per noi.

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. Buongiorno, sono la dottoressa Maria Cristina Amoroso, svolgo servizio presso la procura della Repubblica di Nola dal 2006, anno in cui ho preso le funzioni, e mi sono occupata in questi anni ininterrottamente di illeciti edilizi, ambientali e di reati contro la pubblica amministrazione.Pag. 4
  Non a caso la sezione è così articolata perché, come cercherò di rappresentare in questa esposizione che mi vede oggi dare un contributo, i fenomeni sono ampiamente collegati, e il punto di vista da adottare a mio avviso deve essere necessariamente poliedrico.
  Preciso che non mi occupo di criminalità organizzata, in quanto la sezione a cui appartengo svolge criminalità ordinaria, e non ho effettuato attività in codeleghe di DDA per motivi personali, quindi il mio approccio sarà prevalentemente relativo alla criminalità comune.
  Ho consegnato uno schema del mio intervento, per far sì che la relazione sia leggibile in maniera più agevole in base allo schema riassuntivo. Ci sarà qualche punto che spero mi solleciterete nell'approfondimento, per il resto l'intenzione è di rappresentarvi il mio punto di vista alla luce di un'esperienza decennale, quindi slegata da singoli casi specifici che citerò come esempi, per illustrare quello che nella mia mente di pubblico ministero si è costituito per individuare quali sono le cause nel nostro territorio dello smaltimento illecito di rifiuti.
  Come dicevo, l'approccio deve essere integrato, purtroppo nel nostro territorio non c’è solo la camorra, ci sono anche i soggetti privati, ci sono anche gli imprenditori illeciti, ci sono anche vicende di omissione da parte degli enti e ci sono anche amministratori ed enti che contribuiscono all'inquinamento in maniera indiretta e vedremo come.
  Questo approccio è fondamentale perché l'approccio integrato del fenomeno è utile anche per realizzare una proposta legislativa integrata, per aggredire gli illeciti che possono sfociare nell'inquinamento ambientale.
  Alla fine della presente relazione, della quale mi riservo di depositare poi una copia scritta, magari anche con gli approfondimenti che voi riterrete opportuni e quindi per calibrare anche meglio uno scritto che altrimenti sarebbe troppo generico, depositerò oggi una serie di articoli che ho sviluppato sulla tematica dei rifiuti, per far comprendere come la normativa esistente sia ancora migliorabile e presenti lacune e carenze che non ci consentono di aggredire in maniera efficace il fenomeno, che partono spesso da un approccio integrato e soprattutto da una critica alla nuova legge che è stata approvata, soprattutto nella parte finale ove fa riferimento alla gestione degli illeciti contravvenzionali.
  Rinvierò quindi al deposito di questi articoli, che ho già disponibili in tre copie se siete interessati a una lettura prima del deposito della relazione, in modo tale che possiate seguirmi più agevolmente su questi punti che citerò in maniera fugace, facendo rinvio a quanto scritto, proprio perché non voglio sottrarre tempo ai vostri lavori con specifiche troppo tecniche.
  Che cosa causano i rifiuti in Campania (ma il discorso potrebbe essere esteso sul territorio nazionale) ? Innanzitutto abbiamo una serie di sversamenti illeciti da parte dei privati cittadini, che sono il numero più notevole di inquinamenti che abbiamo e che possiamo immaginare.
  Ricordiamo che il Testo unico del Codice dell'ambiente, il decreto legislativo n. 152 del 2006, prevede tali attività, laddove non collegate a vicende di gestione di attività imprenditoriali, semplicemente come sanzioni amministrative. L'esempio pratico è quello del privato che inquina il fiume, che praticamente soggiace soltanto alla contravvenzione amministrativa.
  Il fenomeno in realtà è più imponente di quello che si possa immaginare e va purtroppo rinvenuto in una scarsa cultura civica, della quale dobbiamo tener conto perché è la realtà di ciò che accade nel nostro territorio (sottovalutare i fenomeni sociali significa non agire in maniera efficace nel territorio) e andrebbe corretta non soltanto con una specifica modifica legislativa dell'articolo 255, che prevede lo sversamento da parte del privato, ma anche e soprattutto con una fortissima campagna culturale.
  Mi piace dire che la prevenzione si fa nelle scuole, alle quali dedico il mio tempo libero, perché meglio un'ora nelle scuole che un'ora nella palestra (sicuramente meglio per loro che per me), perché quando Pag. 5sentiamo gli studenti comprendiamo l'esigenza di assicurare una formazione sul rispetto dell'ambiente e sulla cultura dell'ambiente come cosa propria, percezione che purtroppo soprattutto nelle zone del sud non è assolutamente sentita.
  Del resto, se non si parte da questa chiave di lettura non si comprende cosa è successo nei nostri territori con riferimento ai fenomeni tristemente noti dell'interramento, che sono forse più pericolosi, più subdoli e sicuramente più numerosi di quelli che hanno scatenato l'emergenza legislativa, quelli dell'abbruciamento di rifiuti, che sono meno pericolosi perché facilmente individuabili e quindi percepibili, ma soprattutto perché consentono l'accertamento da parte delle forze dell'ordine.
  La caratteristica principale di ciò che è accaduto nel nostro territorio è stata occulta per anni ed è quella dell'interramento, cui farò cenno parlando di due casi pratici che sono stati sottoposti alla nostra attenzione. Questi casi presuppongono una défaillance da parte del cittadino, perché, come ho detto in più di un'occasione pubblica, se c’è qualcuno che interra c’è qualcuno che apre il fondo, quindi bisogna tener conto della corresponsabilità dei cittadini, altrimenti non si comprenderebbe cosa è successo in alcuni territori.
  Questo discorso non piace a molti, non piace neanche a molti soggetti impegnati nel pubblico, che si fanno giustamente bandiera di una serie di battaglie culturali, però è un passaggio da cui necessariamente dobbiamo partire per comprendere che rivoluzione culturale dobbiamo fare al Sud. Perdonatemi la digressione.
  Al di là dello sversamento del singolo cittadino, quello che noi notiamo come una caratteristica del territorio è l'esercizio illecito dell'attività produttiva. Per attività produttiva intendo quelle che sono le attività più diffuse sul territorio, alle ipotesi di piccola artigianeria, si pensi alla verniciatura, alle autodemolizioni, alle autocarrozzerie, al gommista, che è uno dei principali inquinanti nell'ambito del nostro territorio, e si pensi anche ad attività che vengono fatte formalmente in maniera lecita ma sostanzialmente in maniera illecita.
  Si parte dalla fabbrica totalmente abusiva, dalla fabbrica di verniciatura oppure da un opificio totalmente privo di autorizzazione edilizia, totalmente privo di autorizzazione all'esercizio dell'attività e quindi, in maniera razionale e consequenziale, privo di qualsiasi autorizzazione allo smaltimento dei rifiuti.
  Queste realtà sono profondamente presenti nel nostro territorio e l'approccio è anche complicato, perché, adottando un punto di vista che deve essere complessivo, bisogna tener conto che a volte queste realtà (faccio riferimento al caso Mancini per il quale c’è stato un sequestro, del quale depositerò la documentazione) sono realtà complesse, a volte di 24-30 dipendenti, dietro i quali ci sono 30 famiglie, che nel momento in cui c’è il sequestro dell'opificio, della fabbrica abusiva chiaramente sono (o dovrebbero essere) un pensiero per il pubblico ministero.
  Qual è la politica ? La politica è quella di consentire una riconversione di queste imprese e mi piace proporvi all'attenzione questo caso di cui depositerò la documentazione per farvi vedere come, attraverso una serie di dissequestri in combinazione con l'azione delle forze dell'ordine che si sono messe a disposizione e con l'ARPAC, abbiamo cercato di riconvertire pezzo per pezzo questa impresa, consentendone uno spostamento in un luogo diverso, autorizzato, quindi non abusivo, e di ripristinare l'attività di produzione.
  Anche in questo caso dobbiamo tener presente che, se si chiude una fabbrica, le conseguenze sono sociali e sono dei costi che in questo momento non ci possiamo permettere.

  PRESIDENTE. Ci potrebbe descrivere il caso ?

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. Il caso Mancini per il quale depositerò la documentazione, che mostrerà come ci sia stato un tavolo Pag. 6congiunto tra l'ARPAC, le forze dell'ordine...

  PRESIDENTE. Che tipologia di attività era ?

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. Era una tipologia mista, una realizzazione di carpenteria pesante, un opificio industriale per la lavorazione di carpenteria metallica pesante. Ho con me gli allegati, però li vorrei sistemare, magari omettendo alcune parti.
  Adotterò questo metodo di esposizione: laddove ci sia stato il sequestro, quindi ci siano atti ostensibili, farò riferimento esplicitamente al nominativo, anche per individuare la documentazione che depositerò in maniera analitica con il numero degli allegati e il riferimento del caso. Laddove invece vi siano indagini in corso, chiederò la segretazione.
  Abbiamo assistito ad attività formalmente lecite come un'attività di esercizio di cava, nella quale però si sconfinava dall'autorizzazione e venivano gestiti rifiuti in attività non congrua con l'autorizzazione. Questo per dire che, anche laddove l'attività sia autorizzata, vi è necessità di controllo e di verificare dove ne sfoci l'esercizio.
  Vi renderete conto che queste tipologie di illeciti sono variamente intercettabili dall'autorità giudiziaria e dalle forze dell'ordine. Alcuni possono essere riscontrati soltanto tramite dei controlli a tappeto. Pensiamo per esempio alle autocarrozzerie o alle autodemolizioni o alle tante realtà produttive degli autolavaggi, nelle quali l'unico modo consiste nel controllare gli scarichi durante l'esercizio dell'attività e verificare se effettivamente vi sia il rispetto dei limiti.
  Gli sversamenti possono essere individuati soltanto intercettando i mezzi di trasporto oppure facendo un controllo della documentazione, che difficilmente però sarà totalmente inesistente, perché assistiamo spesso allo stretto legame tra lo sversamento illecito e la falsificazione dei documenti di trasporto, perché nessuno trasferisce dei rifiuti senza premunirsi di una bolla di accompagnamento che sia in linea con quello che si dice di smaltire o inesistente perché il trasporto non è mai avvenuto.
  Questo impone una maggiore predisposizione di impianti di videosorveglianza. Purtroppo nel territorio nolano molti sono gli accordi con il comune, ma la mancanza di fondi spesso comporta che vengano ab origine installati i sistemi di videosorveglianza, ma poi non siano più funzionanti o al primo episodio che ne blocca il funzionamento non si riesca ad avere una manutenzione degli stessi, mentre invece vi renderete conto di come questi mezzi, che solitamente sono mezzi pesanti e quindi facilmente intercettabili, individuabili e controllabili andrebbero monitorati soprattutto per verificare l'entità del trasporto.
  Questo è infatti un altro punto su cui vorrei soffermaste la vostra attenzione. Chiaramente un conto è il singolo sversamento della persona che viene assoldata per portare i residui tessili sotto il cavalcavia dell'asse mediano, un conto è quando gli ingenti mezzi sono costosi, moderni e di nuova immatricolazione, e questo chiaramente fa sottendere che, al di là del singolo episodio di sversamento, vi è sicuramente un'attività organizzata più articolata, che va approfondita.
  Potremmo dire che consideriamo questo un indice investigativo da non trascurare, perché spesso, quando i mezzi sono all'avanguardia, dietro c’è sicuramente un'associazione che li acquista con frequenza.
  Ovviamente difficilissime da individuare, se non con controlli a tappeto, sono le ipotesi di accertamento dell'immissione in atmosfera, che sono quelle non evidenti per eccellenza, e anche qui si sente la necessità di un più massiccio sistema di controlli, di cui purtroppo dobbiamo riscontrare la carenza.
  Anticipo sin d'ora quello che sarà un riferimento normativo alla modifica del testo delle contravvenzioni, nelle quali l'accertamento dei reati che potremmo considerare meno significativi è delegato Pag. 7soltanto alle forze dell'ordine e agli enti di controllo. Mi verrebbe da dire come prima osservazione (ma riservo un approfondimento su questo) che già è difficile che compiano i controlli ordinari, quindi sembra quasi impossibile che riusciranno a dare reale applicazione alla normativa, proprio per la carenza cronica di forze e di mezzi che investe sia le forze dell'ordine, sia gli enti di controllo.
  È molto importante il discorso dei mezzi di trasporto, anche perché per esperienza investigativa i mezzi di trasporto utilizzati, laddove non vengano sequestrati, sono nuovamente riutilizzati. Sembra un approccio miope, ma spesso di fronte a questi errori della criminalità noi investigatori siamo agevolati, infatti io dico che basterebbe non sequestrare un mezzo di trasporto mettendo il GPS (forse avrei dovuto chiedere la segretazione per non svelare un trucco) per individuare la filiera dei rifiuti.
  Questo accade soprattutto quando i mezzi sono nella titolarità di terzi, meccanismo che viene molto utilizzato. Siamo di fronte a uno scontro quasi di competenze legislative tra coloro che smaltiscono e coloro che indagano, perché l'utilizzo sapiente di mezzi di terzi mette in difficoltà la procura della Repubblica, in quanto il terzo finge di essere ignaro con un contratto di leasing, un contratto di affitto o semplicemente di noleggio non registrato, e chiede il dissequestro del mezzo. Lì quindi è opportuno controllare quel veicolo, perché al 90 per cento verrà riutilizzato.
  Un altro fenomeno da monitorare con attenzione è la gestione delle attività formalmente lecite, ma sostanzialmente illecite. Un riferimento che voglio sottoporre alla vostra attenzione è quello della rivendita dei gommisti, che, come ho detto, è uno dei fenomeni più inquinanti. In realtà, non è una statistica su uno della procura della Repubblica, ma sono dati che abbiamo ricavato anche incrociando le nostre conoscenze con quanto altro accade sul territorio a livello di monitoraggio.
  Mi riferisco all'attività condotta dal Commissario prefettizio per la Terra dei fuochi, il dottor Cafagna, che ha recentemente instaurato una collaborazione molto proficua con le procure della Repubblica per creare una sinergia tra vari monitoraggi altrimenti slegati tra loro.
  Una delle attività che comporta maggior abbruciamento, ma preferisco dire combustione di rifiuti, è proprio quella dei roghi e dello smaltimento illecito di pneumatici, quindi attenzionare queste categorie significa anche attenzionare categorie che possono essere l'avamposto di traffici illeciti.
  Un caso sottoposto alla nostra attenzione è stato quello, che indicherò nella relazione, di una rivendita di pneumatici fuori uso considerati riutilizzabili e una vendita nel Burkina Faso. Le nostre attività non si limitano quindi a inquinare il nostro Paese, ma inquinano altrove e vendono altrove pneumatici inutilizzabili come pneumatici riutilizzabili. Attenzionare attività che si prestano più di altre a un traffico illecito è quindi importante.
  Quali sono i luoghi privilegiati dello sversamento ? Sicuramente quelli che per la loro caratteristica morfologica si prestano a un occultamento o a una gestione solitaria dello sversamento di rifiuti. Il primo riferimento è quello della cava, il caso di cui depositerò documentazione è quello della cava Perillo, in cui, oltre ad attività di cava abusiva, sono stati rinvenuti anche interramenti di rifiuti.
  È superfluo spiegare che la cava per sua stessa natura si trova in un posto isolato, il che rende impossibili i controlli da parte delle forze dell'ordine, che vengono immediatamente scoperte con qualsiasi tipo di auto si avvicinino a questa zona, si presenta morfologicamente il luogo ideale perché c’è un movimento di terra, c’è un incavo dove seppellire rifiuti, quindi anche le attività di estrazione di cava sono oggetto di continuo monitoraggio da parte della procura proprio per i pericoli ad esse sottesi.
  Chiedo che a questo punto l'audizione venga segretata perché passo ad altro caso.

Pag. 8

  PRESIDENTE. Dispongo la disattivazione dell'impianto audio video.

  (La Commissione prosegue in seduta segreta indi prosegue in seduta pubblica).

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. Passiamo ad altri fenomeni che nel mio schema ho definito «indirettamente inquinanti», ma che sono meritevoli di attenzione. Pensiamo alle attività di illeciti abusivi.
  Gli illeciti edilizi sono sanzionati con delle contravvenzioni, anche qui abbiamo il termine di quattro anni di prescrizione che rende praticamente inutile qualsiasi attività. Consentitemi una brevissima considerazione: è complesso anche parlare di abbattimenti quando non riusciamo a fermare l'immobile abusivo e ad arrivare a sentenza con una condanna, perché si crea una disparità di trattamento tra il processo che è più veloce, che quindi si conclude con una sentenza di primo grado, e quello che invece va in prescrizione, e di conseguenza i cittadini chiedono perché la loro casa sì e la casa dei vicini no.
  Ci siamo trovati di fronte a ordini di demolizione che sono stati difficili da gestire di fabbricati di nuova costruzione adiacenti a delle catapecchie e dei ruderi che non venivano abbattuti, quindi anche sul discorso delle demolizioni ci vorrebbe probabilmente una riflessione legislativa più approfondita, che non consenta priorità che vengono stabilite in tavoli diversi da quello legislativo (questa è la mia modesta opinione), proprio per evitare una percezione di ingiustizia da parte dei cittadini che non giova alle istituzioni, né all'attività della magistratura.
  Le attività di illeciti abusivi sono però sottovalutate, sono considerate delle prescrizioni, le violazioni dei sigilli sono sempre più frequenti ma non scoraggiano perché in seguito non si procede agli abbattimenti, i comuni non hanno o non vogliono avere la disponibilità economica di procedere agli abbattimenti in corso di accertamento, perché sicuramente sarebbe più facile e avrebbe anche un costo sociale meno invasivo abbattere l'immobile quando ci sono le fondamenta piuttosto che arrivare a fare cinque violazioni di sigilli e a completare l'immobile, perché magari ci sono famiglie con bambini all'interno e si deve procedere allo sgombero, quindi è difficile farlo perché di notte bisogna dormire tranquilli.
  Anche su questo fronte vi rappresento che le statistiche che allegherò evidenziano un numero incredibile di illeciti edilizi. È chiaro che, laddove il filare della costruzione non è monitorato, non è monitorato il filare dei rifiuti che la costruzione prevede. Spesso sono abbattimenti, demolizioni, materiali di risulta, materiali edili che poi vengono rinvenuti come principale fonte di accumulamento sotto i cavalcavia oppure in altre zone periferiche isolate, e sono chiaramente frutto di un'attività edile abusiva.
  Gli opifici abusivi. La zona di San Giuseppe Vesuviano e di Terzigno è dilaniata da opifici di cinesi, l'etnia non è un discorso razziale, è una constatazione data dal monitoraggio dei principali fautori della contraffazione, quindi non diciamo nulla di nuovo a livello nazionale. Una concentrazione così elevata comporta una produzione di scarti tessili che è il principale oggetto di abbandono nelle zone limitrofe, non proprio a Terzigno e San Giuseppe Vesuviano, perché hanno almeno l'accortezza di spostarsi di comune.
  Sono chiaramente individuabili, sono sacchi molto grandi che contengono ritagli di stoffa, spesso abbiamo individuato trasportatori italiani, il che vi fa capire la dimensione del fenomeno laddove abbiamo una contraffazione di stranieri in cui gli italiani si prestano a fare da trasportatori per lo smaltimento di rifiuti. Anche qui la crisi deve essere tenuta in conto...

  PRESIDENTE. Quindi li trasportano o li bruciano e li interrano ?

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. In alcuni casi li trasportano, Pag. 9in altri li abbandonano, ma il fenomeno più frequente è l'abbandono, però ci sono anche casi in cui prima di abbandonarli gli danno fuoco, stando almeno alla statistica che ci ha dato il prefetto Cafagna.
  Dobbiamo ricordare che attività indirette di inquinamento sono i furti di autovetture, che arrivano alla procura della Repubblica in pacchi ingenti di 150-200 fascicoli ad ogni turno, tutti a carico di ignoti. La maggioranza di queste autovetture viene ricollocata, ma una gran parte viene utilizzata per il riciclaggio di altre vetture rubate.
  Il riciclaggio chiaramente comporta lo smontaggio dei pezzi dell'autovettura per renderli irriconoscibili, quindi la scocca di un'auto viene montata su un'altra, la portiera viene riutilizzata e tutto quello che avanza viene sversato illecitamente, perché anche questa attività non è registrata e quindi anche la produzione del rifiuto deve essere non registrata.
  Dico questo per evidenziare da quante parti possa arrivare al rifiuto e la complessità...

  PRESIDENTE. Scusi, vi risulta che parte di questi pezzi vada magari all'estero ?

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. Sui pezzi di ricambio non è capitato, ma sicuramente con le autovetture rubate sì, perché c’è il fenomeno dell'immatricolazione all'estero e del rientro in Italia con falsa documentazione.

  PRESIDENTE. Questo è un tema, poi ce n’è un altro su cui stiamo facendo verifiche nei porti, dove tanti di questi pezzi di ricambio partono...

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. A me è successo con la vicenda degli pneumatici e l'individuazione è stata proprio alle dogane, il passaggio mi sembra che fosse stato per il CIS di Nola e il traffico di pneumatici non utilizzabili in Burkina Faso.
  Gli pneumatici deriveranno sicuramente da un'attività illecita di smontaggio pregressa, altrimenti non avrebbero potuto essere riutilizzati in questa maniera.

  STEFANO VIGNAROLI. Visto che succede spesso che avvenga la cancellazione al PRA per esportazione, ma spesso venga fatta per altri fini, in questo caso vista l'alta percentuale di furti probabilmente questo fenomeno è diverso il senso: invece di fare la cancellazione al PRA si dichiara l'auto rubata ?

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. In questo specifico caso succede che l'auto viene veramente rubata e poi i pezzi vengono riutilizzati per riciclare le altre autovetture rubate di cui magari vengono sostituiti il numero di telaio e le scocche. L'altro fenomeno è quello dell'invio di tutta la macchina all'estero.
  Nel nostro caso, quindi, il soggetto detentore della macchina è inconsapevole, in altri casi c’è una partecipazione, perché spesso il secondo fenomeno di cui lei parla viene accompagnato da una dichiarazione di via munizione fittizia, quindi il privato finge di portarla in demolizione o comunque dichiara la cessazione del possesso, ma in più di un'occasione si è accertato che i soggetti che avevano inviato la macchina erano conosciuti da coloro che ne avevano dichiarato la cessazione del possesso, quindi c'era un'utilità economica.
  Un ulteriore fenomeno indirettamente inquinante che vorrei sottoporre alla vostra attenzione è quello della corruzione. I fenomeni sono a mio avviso collegati e, se mi consentite, con molta umiltà ritengo che da questo studio debba emergere questo approccio integrato, che forse in altre relazioni non è stato sufficientemente enfatizzato, perché spesso vengono analizzate singole indagini molto rilevanti, ma che non sono la principale causa inquinante.
  La corruzione influisce sulla gestione dei rifiuti in maniera evidente, come dimostrano due casi. Il primo caso ha portato Pag. 10all'arresto del sindaco di Sant'Anastasia, trovato in possesso di 15.000 euro di tangenti appena buttate dal finestrino della sua autovettura, per aver intavolato una trattativa con la ditta GPN deputata allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani quale prezzo di tangenti per evitare di creare problemi a questa ditta in caso di inadempimento.
  Se si crea questo rapporto corruttivo, nel momento in cui la ditta non esercita bene le sue funzioni non ci sarà nessuno che farà decadere dall'appalto, nessuno che solleverà delle obiezioni o dirà che la città non è pulita a dovere, quindi come la corruzione influisce sull'inquinamento è facilmente intuibile.
  Un altro fenomeno che abbiamo monitorato è il caso Ottaviano, in cui era coinvolto il sindaco ma soprattutto l'ufficio tecnico del comune di Ottaviano, una ricostruzione investigativa, che per correttezza intellettuale è stata ritenuta provata ed esistente, ma non ha raggiunto la gravità indiziaria da parte del GIP nolano, in cui però si è provata (dato di fatto che anche il GIP ha ritenuto esistente) una commistione dei rappresentanti dell'ufficio tecnico del comune collegata a uno scambio elettorale.
  In cambio di voti si prometteva di far entrare nei passaggi di cantiere delle ditte deputate allo smaltimento dei rifiuti coloro che avrebbero votato il politico da favorire, e in questo caso si è creato un rapporto di forza tra gli addetti della ditta e i membri del comune, rapporto di forza che viene esercitato non pulendo, scioperando, non facendo la raccolta dei rifiuti come pressione elettorale soprattutto nell'imminenza delle elezioni per ottenere condizioni migliori di lavoro o assunzione di qualche altro collega.
  Anche in questo caso il favorire, quindi non controllare, ed essere ricattabili dalle ditte è fenomeno che abbiamo osservato di maggiori dimensioni, perché laddove c’è una rivolta degli addetti alle pulizie stanno esercitando un potere contrattuale, che è spia di qualche rapporto sicuramente non fisiologico.
  Anche qui si dovrebbe aprire un capitolo sulla difficoltà della repressione dell'abuso d'ufficio per come è formulata la norma, ma esula dalla presente relazione, in quanto è richiesto che la violazione sia intenzionale, sia solo una violazione di legge e le prove sono complicate. Nel caso specifico di Ottaviano, infatti, voglio sottoporre alla vostra attenzione che una delle violazioni realizzate è stata quella di aver affidato lo svolgimento dei servizi a una ditta che non aveva nessun DURC, cioè non aveva i documenti di regolarità contributiva.
  Al di là della visione etica di quelli che dovrebbero essere i servizi della pubblica amministrazione, che mi piacerebbe fossero svolti da lavoratori in regola, ma questa è una mia perversione personale, il problema normativo che si è posto è che il giudice ha ritenuto che la previsione del DURC non fosse una norma di legge primaria, quindi non fosse nel regolamento, ma che utilizzare una tipologia di DURC (perché il problema era che veniva utilizzato a volte un DURC per la partecipazione alla gara e non quello per la retribuzione ai lavoratori) rispetto a un'altra fosse un vincolo che derivava da un sub-regolamento, da una circolare interna dell'INPS e quindi non fosse una violazione di legge. Si è quindi riconosciuta la violazione di legge solo in caso di mancanza totale del DURC con un'altra qualificazione.
  Per quanto riguarda invece criticità connesse ad attività passate, lo smantellamento degli edifici in amianto è una grande problematica di cui nessuno si fa carico, ci sono molte costruzioni, molte vicine alle scuole e alle zone abitate, che hanno ancora parti in amianto.
  L'interpretazione burocratica rigorosa di queste vicende è che non si tratti di un illecito penale, perché quando c’è stata l'utilizzazione dell'amianto questo non era considerato un materiale dannoso per la salute pubblica e dunque non sono perseguibili penalmente.
  Questa purtroppo è l'impostazione di cui riferisco, che appartiene a parte delle procure della Repubblica, mentre come Pag. 11altri procuratori ritengo che di fronte a una costruzione in amianto si debba verificarne il buono stato di conservazione, perché il problema è rappresentato non dall'amianto, ma dalle polveri dell'amianto e dall'omessa manutenzione, quindi andrebbe fatto un discorso diverso.
  Anche qui però purtroppo spesso ci troviamo con la vecchia fattura che rende difficilmente individuabili i proprietari e coloro che dovrebbero fare la manutenzione. Spesso ci scontriamo con vicende di soggetti in causa da vent'anni (colpa nostra se una causa dura vent'anni) in cui non si riesce a individuare il proprietario.
  Anche il fronte delle bonifiche è un fronte critico perché si può costringere a bonificare soltanto chi è il responsabile dell'inquinamento e non chi è il proprietario, se non per il valore dell'immobile dopo che c’è stata una bonifica da parte dello Stato.
  Anche in questo caso la bonifica dei luoghi quando vi sia stato un sequestro va attenzionata, spesso abbiamo richieste da parte dei difensori di attività di bonifica non corredate da piani di bonifica e di smaltimento, con l'indicazione sommaria di ditte che sovente non sono autorizzate a smaltire quel tipo di rifiuti. Anche su questo ci vuole un controllo, perché il rischio è che in sede di formale ripristino si crei un altro illecito ambientale. L'esempio che ho citato prima dei FIR con differenza di oggetto è chiaramente importante.
  Ultimi, brevi flash. Il ruolo degli enti nei fenomeni inquinanti: abbiamo avuto casi, ma qui chiedo la segretazione...

  PRESIDENTE. Dispongo la disattivazione dell'impianto audio video.

  (La Commissione prosegue in seduta segreta indi riprende in seduta pubblica)

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. L'altro caso a cui posso fare riferimento perché c’è stato un sequestro con una complicata attività di caratterizzazione è il caso Porricelli. Tutti i casi che citerò per nome avranno una documentazione allegata alla relazione.
  Il caso Porricelli è il caso di una cava che negli anni passati è stata adibita a discarica quando c'era l'emergenza rifiuti in Campania. Siamo sempre a Sant'Anastasia e questa gestione della cava è stata effettuata per anni. Successivamente la cava è stata restituita al legittimo proprietario senza alcun tipo di segnalazione né come sito da bonificare, né come sito di interesse nazionale, quindi su questo sito il proprietario ha pensato bene di effettuare un ulteriore sversamento di rifiuti (in questo caso materiale edile di risulta) per tombare i rifiuti che erano ancora giacenti e che nessuno aveva mai bonificato.
  Si è arrivati a questa indagine anche in questo caso con fonti confidenziali e la prima ricostruzione dell'indagato è stata proprio quella della tombatura per necessità, nel senso che ha spiegato che quando è stato restituito il fondo non era stato segnalato come fondo di interesse nazionale. Questo evidenzia come a volte l'inerzia degli enti contribuisca al rafforzamento dell'inquinamento.

  PAOLA NUGNES. Chi ha realizzato la cementificazione ?

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. Il caso è quello Porricelli, che è l'indagato che ha realizzato questo manto per coprire gli odori, come afferma, ma non ho motivo di dubitare che questa sia stata la reale finalità. Precedentemente la discarica era stata utilizzata dal comune di Sant'Anastasia, che però poi non ha indicato questa discarica come sito da bonificare. Anche qui consentitemi due parole: i cittadini non hanno paura della discarica, hanno paura della gestione della discarica perché, se noi avessimo degli esempi virtuosi di gestione delle discariche, probabilmente la cittadinanza reagirebbe meglio.
  Un altro caso che volevo citare come inerzia degli enti (rinvio alla relazione già depositata dal procuratore Mancuso) è Pag. 12relativo ai controlli sull'inizio delle attività del termovalorizzatore di Acerra. Anche lì si può notare come per parecchi mesi l'ARPAC non fosse dotata della congrua strumentazione per effettuare il monitoraggio, quindi abbiamo avuto mesi in cui le emissioni in atmosfera sono state incontrollabili perché l'ente di controllo non aveva gli strumenti per controllare. Stesso discorso per la bonifica dei Regi Lagni, che ha visto un piano di bonifica mai attuato, quindi in questi casi l'inerzia degli enti produce sicuramente rifiuti.
  Un altro caso che volevo sottoporre alla vostra attenzione perché è un caso a cui sono «affezionata» è il caso Tartaglia, soprannominato dalla procura della Repubblica il caso «Non ti muovere», perché Tartaglia aveva questa attività di riparazione di autovetture e aveva inviato all'ente sarnese vesuviano un'istanza per l'assimilazione delle acque reflue industriali alle acque reflue domestiche.
  È una richiesta che viene data all'ente, alla quale dovrebbero essere allegate le analisi delle acque prodotte per consentire lo sversamento nelle fogne. Tartaglia non aveva inviato questo certificato di analisi, ma l'ente sarnese non aveva controllato, quindi, ritenendo di essere autorizzato, Tartaglia aveva proseguito la sua attività.
  Sono intervenuti i carabinieri, i quali riscontrando l'irregolarità formale hanno sequestrato l'autocarrozzeria. Abbiamo chiamato il caso «Non ti muovere» come il bellissimo film di Castellitto, in quanto a un certo punto c’è una scena in cui Penelope Cruz si siede su una sedia e aspetta che si svolgano dei momenti toccanti, e Tartaglia si sedeva al centro della piazza della procura della Repubblica di Nola aspettando che noi prendessimo delle determinazioni sulla vicenda.
  Quale cortocircuito si era creato ? Si era creato il cortocircuito per il quale, poiché questa autocarrozzeria non funzionava più nel momento in cui i carabinieri avevano proceduto al sequestro, non eravamo neanche in grado di verificare se la sua attività fosse rispondente ai criteri, quindi abbiamo autorizzato sulla fiducia un dissequestro perché era la sua principale fonte di guadagno, quindi in quel caso ci siamo assunti la responsabilità di rischiare che inquinasse per 5-6 giorni, fin quando non gli arrivasse il controllo a sorpresa dell'ente sarnese vesuviano, e dopo abbiamo inviato il controllo. Ovviamente il procedimento è stato archiviato, perché di fronte a questa inerzia il dolo non esiste, la buona fede c’è tutta e quindi si va avanti così.
  Un altro caso simile di cortocircuito istituzionale e normativo è il caso di Tardi, che aveva un'attività di autodemolizione in Acerra. L'attività dell'autodemolizione è stata soggetta a una serie di normative che si sono succedute nel tempo, era stato originariamente autorizzato nel 1999, dopo c’è stata una proroga di queste attività di autodemolizione che ha riguardato tutte le attività di demolizione in Campania, perché c’è stato proprio un intervento della Giunta regionale Campania, quindi è un caso che abbiamo visto anche ripetersi in altri casi di attività di autodemolizione.
  Sintetizzando (poi vi darò la documentazione) si è avuta una proroga continua di queste attività di autodemolizione, in attesa che i comuni di riferimento, in adeguamento alla nuova normativa del decreto legislativo n. 152 del 2006 alle disposizioni europee, indicassero dei siti compatibili con l'allocazione industriale di queste attività di autodemolizione. Nel frattempo, però, veniva consentita l'attività in proroga.
  Purtroppo, però, l'attività in proroga non sempre veniva seguita dalla concreta autorizzazione, quindi è capitato che a un controllo formale fosse decaduta la precedente autorizzazione, non ci fosse stato ancora l'esito della nuova richiesta e automaticamente, secondo un'interpretazione rigorosa e formale, tutte le auto demolite e i pezzi della demolizione fossero da considerare rifiuti in mancanza di autorizzazione.
  Anche in questo caso si è dovuto dare un'interpretazione razionale della normativa dicendo che, poiché non vi era stato un provvedimento autorizzativo, era assurdo nelle more obbligare a una bonifica Pag. 13e a uno smantellamento di un'attività, che magari il giorno dopo essere stata smantellata avrebbe potuto essere nuovamente autorizzata.
  Questo dimostra come spesso la burocrazia o il mancato controllo e il mancato intervento anche di noi che siamo lo Stato provochi indirettamente o direttamente dei problemi seri, che incidono sull'attività quotidiana e su come le persone riescono a portare avanti la famiglia.
  Per quanto riguarda gli ultimi due punti, faccio riferimento ai dati che vi portano le procure della Repubblica. Tengo a dirlo, perché una delle mie perversioni è quella dell'informatica, io sono referente informatico per il distretto di Napoli lato procure, il referente informatico si occupa dei registri informatizzati delle procure della Repubblica.
  Vi dico questo perché c’è stato un passaggio da un vecchio registro, il registro REGE, sistema utilizzato fino a pochi anni fa, a un nuovo sistema, che viene chiamato Sistema informativo della cognizione penale (SCP), è stata una migrazione complessa. Tutti i dati che sono stati estratti quindi dalle procure della Repubblica della Campania fino all'anno scorso, in cui abbiamo proceduto a questa dolorosa migrazione, sono dati di scarsissima attendibilità, perché il sistema REGE non consentiva una descrizione ontologica dei reati, che invece il sistema di SCP utilizza.
  Quando sul REGE effettuavo una estrazione statistica dell'articolo 256, ci andava un po’ tutto quanto era iscritto all'articolo 256, mentre questo nuovo sistema consente di tipizzare, se correttamente implementato da un procuratore della Repubblica che dà indicazioni in tal senso come avviene nella mia procura, con una sotto indicazione, cioè 256 con sversamenti di rifiuti tossici, 256 con sversamenti di rifiuti speciali, che consente una rilevazione statistica più dettagliata che in incontri come questo odierno può essere notevolmente d'interesse.
  Valutazione sulla concreta efficacia dell'azione della procura della Repubblica e delle procure della Repubblica in generale. Il procuratore generale della Repubblica di Napoli che adesso non c’è più, il dottor Martusciello, mi chiese di dargli una mano in una richiesta che provenne dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, investito a sua volta della dolorosa vicenda delle mamme dei bambini ammalati di tumore, chiese indicazioni su quali reati fossero prossimi alla prescrizione.
  Al procuratore risposi che, per fare prima, poteva scrivere «tutti, tranne...», perché il problema è la concretezza dell'efficacia della procura della Repubblica su quelli che sono ancora reati contravvenzionali e sono previsti dal Testo Unico.
  Tenete conto che in procure della Repubblica come quella di Nola c’è un carico medio di 800 fascicoli per sostituto di pendenza, con un numero di sopravvenienze molto difficile da gestire, e i tempi del tribunale sono molto dilatati rispetto a quelli della procura della Repubblica. Per farvi un esempio, se oggi faccio un sequestro, sono velocissima e faccio il 415-bis e poi il decreto di richiesta data, il tribunale fissa una data a un anno e mezzo, quando va bene. Ciò significa che, quando il procedimento arriva in primo grado, è già passato un anno e mezzo dall'accertamento dei fatti, se si è stati veloci e bravi.
  Con un numero di 800 fascicoli immaginerete che in un luogo dove da quando ho preso servizio è successo di tutto, dai sequestri agli omicidi e agli accoltellamenti, chiaramente il reato di rifiuti viene gestito con la priorità che merita.
  Questo dilata molto i tempi di esercizio dell'azione penale, perché a volte non arriviamo neanche a fare il primo grado di giudizio, a volte quando la data viene assegnata il fascicolo è già prescritto, con innumerevole spreco di risorse, di notifiche, di polizia giudiziaria che doveva notificare (per fortuna ora c’è un sistema di notifica telematica), quindi l'efficacia della procura sui reati contravvenzionali è zero, anche sui reati contravvenzionali connessi all'edilizia e a maggior ragione su quelli connessi ai rifiuti.
  Quando parliamo (qui passo all'ultima parte sul panorama normativo) della nuova legge approvata, diciamo che va, ma Pag. 14non va, sono stati fatti dei passi avanti però c’è ancora molto da compiere. Non ci è piaciuto l'articolo 256-bis, che ha previsto la combustione di rifiuti perché formulato in una maniera di difficile accertamento.
  Faccio rinvio alle cose che ho scritto, se avrete la pazienza di leggerle, ma è un reato difficilissimo da accertare nella pratica «chiunque sversa al fine di bruciare», perché non c’è modo di provare, a meno che non si trova il piromane pronto con il cerino in mano non c’è modo di provare che abbia sversato al fine di bruciare e, se non provo quella finalità specifica, rientra nella normativa contravvenzionale, oppure lo devo trovare mentre sta bruciando, il che non è il nostro caso, perché solitamente si risale soltanto dopo alla tipologia di rifiuti e difficilmente a chi ha bruciato.
  La normativa quindi è stata positiva perché ha introdotto altre cose quali il patto per la Terra dei fuochi, un'attività che si sta svolgendo nell'ambito dei comuni interessati da questo fenomeno con l'attività del prefetto Cafagna che...

  PRESIDENTE. Lei non si riferisce al 68 sui reati ambientali ?

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. Parlo della precedente. Ho iniziato a parlare della nuova normativa e poi ho fatto un salto indietro, scusatemi, non sono stata chiara, perché il 256-bis è precedente alla nuova normativa, è l'intervento che è stato dato nell'immediatezza delle dichiarazioni di Schiavone, infatti dico sempre che Schiavone ha parlato di interramenti e gli interramenti non sono stati previsti dal 256-bis, perché parla soltanto di combustione.
  È interessante invece la rete che si è creata di scambio di informazioni. La settimana scorsa abbiamo fatto un incontro in prefettura. Il prefetto ha evidenziato una grossa attività di monitoraggio, che deve prevedere, a mio avviso, uno scambio di dati, cioè dall'accertamento si deve comprendere quello che è stato monitorato e l'attività dei vigili del fuoco è sfociata in procedimenti penali e quali sono stati gli esiti di questi procedimenti. Insieme al prefetto abbiamo ragionato sulla possibilità di proporre delle modifiche legislative proprio per rendere più efficace l'azione delle procure.
  Per quanto riguarda la nuova normativa, sicuramente sono da vedere con favore le nuove ipotesi delittuose, l'inquinamento ambientale è forse la vera novità, quella che ci aiuterà più del disastro, che ci auguriamo di non dover applicare mai. Molto interessante è anche la normativa sull'omessa bonifica, anche se qui poi ci vorrebbe un chiarimento di chi è tenuto a bonificare, perché la maggioranza degli sversamenti è a carico di ignoti, quindi purtroppo abbiamo un meccanismo penale per cui, se non c’è un collegamento tra la responsabilità penale e lo versamento, non c’è possibilità di contestare l'omessa bonifica.
  Molto importante è stata la forma mentis, la cultura che ha dato vita a questo snodo legislativo. Mi sono permessa di produrre un breve commento, che ho fatto su una rivista, di tutte le parti di questa normativa cui rinvio. Vorrei richiamare però l'attenzione sull'ultima parte della legge, che è passata un po’ in sordina, cioè la previsione di una procedura istintiva per i reati contravvenzionali.
  La critica durissima che a mio parere si deve fare a questa legge è che ha creato un sistema disorganico. Noi siamo in grado in maniera surreale di reprimere i grandi fenomeni inquinanti, ma non siamo in grado di esercitare una reale risposta sanzionatoria per i reati che sono prodromici al grande inquinamento. I grandi inquinamenti raramente sono frutto di una sola attività illecita...

  PAOLA NUGNES. Mi perdoni, per chiarezza: sta parlando del Titolo VII-bis ?

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. Sto parlando delle modifiche al Codice dell'ambiente. L'articolo è più chiaro di questa esposizione forse un po’ confusionale, perché ho tante idee in testa e non vorrei togliervi tempo.Pag. 15
  Il grande fenomeno inquinante è collegato in alcuni casi peculiari ad un solo evento. È il caso Seveso, è il caso Eternit, sui quali ho scritto anche qualcosa, però questi sono casi che hanno una loro problematica di circoscrizione, ma evidenziano un solo soggetto inquinante o meglio i titolari dell'impresa.
  I fenomeni inquinanti ai quali noi assistiamo spesso sono prodotti da una serie di attività prodromiche, quindi non in maniera esplosiva, ma soprattutto da una serie di agenti. Se non ho la possibilità di sanzionare in maniera efficace ogni singola componente di quello che inevitabilmente sarà un inquinamento più grande, rischio di poter applicare formalmente e in astratto la norma sul disastro ambientale, ma di non poterla imputare a nessuno.
  Pensate all'inquinamento dei Regi Lagni, che nella relazione del procuratore della Repubblica è stata analizzata da un consulente e dichiarata frutto di una serie di imprese che sversavano all'interno dei Regi Lagni. Anche in questo caso, se avessi avuto e avessi per il futuro la possibilità di incidere sui singoli fenomeni inquinanti in maniera più efficace, non arriverei a un inquinamento diffuso spesso a carico di ignoti o a carico di talmente tanti soggetti che diventa difficile l'individuazione della responsabilità personale, del contributo che effettivamente ognuno ha dato.
  Il sistema contravvenzionale quindi non ci aiuta. Nell'ambito di un sistema che è rimasto contravvenzionale, quindi già critico, è stata inserita l'ulteriore modifica a cui si faceva riferimento, cioè nel Codice dell'ambiente è stato inserito il Titolo 6 bis, in cui si è praticamente trasfusa la disciplina istintiva degli illeciti contravvenzionali in materia di lavoro nell'ambito ambientale, con una serie di cortocircuiti normativi che sono incredibili.
  Gli illeciti commessi sul lavoro possono infatti essere relativi alla mancanza dell'osservanza delle prescrizioni della sicurezza del lavoro, ma sono sempre a carico di persona individuata, perché c’è sempre il titolare di una ditta che non ha messo a disposizione le cautele, mentre invece gli sversamenti sono anche a carico di ignoti. In questo sub-procedimento, che era elaborato in un'altra sede, è prevista la sospensione del procedimento penale nel momento in cui la polizia giudiziaria deposita la comunicazione di notizia di reato.

  PAOLA NUGNES. Mi perdoni, innanzitutto mi sembra che si tratti soltanto i reati minori, che non hanno ancora prodotto un danno...

  PRESIDENTE. Sì, ma non vorrei discutere su questo, perché avrei anch'io numerose obiezioni...

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. È una posizione dottrinale, però è vero che è riferito alle fattispecie che non hanno provocato pericolo attuale o concreto di danno. Adesso tutti i reati della 152 del 2006 producono pericolo concreto attuale di danno, quindi è difficile capire quando si attivi questo meccanismo e quando non si attivi.
  Il problema è che lo dovrebbe capire non il pubblico ministero, ma le forze dell'ordine e gli enti di controllo, che sono titolari di questa attività. Abbiamo corpi altamente specializzati come il NOE e il Corpo forestale e come la provinciale e corpi che non sono specializzati, perché alcune stazioni dei carabinieri non sono in grado di comprendere se un inquinamento o uno sversamento abbia queste caratteristiche, anche perché spesso il reato ambientale è subdolo, quindi anche un fenomeno inquinante in prossimità delle falde acquifere ha delle conseguenze non immediatamente percepibili.
  Questa è la prima obiezione, perché il procedimento di sospensione, che ha un suo senso in seguito all'impartizione della prescrizione in altri ambiti, in questo è più difficile da gestire, perché rimetterebbe tutto alla scelta delle forze dell'ordine, con tutte le problematicità anche in tema di possibili corruzioni, che io non escludo.
  Viene tolto il controllo al pubblico ministero sull'intera procedura, nel caso di Pag. 16ignoti la procedura si sospende, quindi non posso fare indagini per capire di chi sia lo sversamento, e la criticità maggiore è che l'ordine di prescrizione viene dato proprio dalle forze dell'ordine e dagli enti di controllo, e anche l'Assoarpa in sede di audizione ha detto che loro probabilmente non hanno il personale necessario a livello di forze. Comprendo che il tema è caldo e mi fa molto piacere...

  PRESIDENTE. La discussione è interessante perché con la collega Nugnes abbiamo appena concluso un convegno in cui ci siamo confrontati su questo con le agenzie ambientali, credo che ci sia molto della propria esperienza, perché la situazione che lei ha delineato, che è frutto della sua esperienza diretta e probabilmente di una parte del Paese, non è forse estensibile ovunque.
  Il personale tecnico che è presente nelle agenzie è assolutamente in grado, forse più dei carabinieri e della polizia, di verificare un procedimento tecnico e di dare delle prescrizioni, e forse anche più di un pubblico ministero. Questo accade magari in Lombardia, in Piemonte o in Toscana, ma probabilmente non in altre agenzie; si presenta dunque il problema di rafforzare, di aggiornare e di professionalizzare il personale in queste aree del Paese. È la discussione che avremo adesso sulle polizie di tutela ambientale con il Corpo forestale. Le criticità sono concrete.
  I pericoli che lei segnala sono sicuramente veri, soprattutto in certe zone, perché quel titolo è stato pensato per luoghi nei quali si individua un titolare e si fa la prescrizione concedendogli un mese di tempo per mettersi a posto. Probabilmente questo in certi territori...

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. Le dico che un sub-procedimento sicuramente aiuterà, anche se è stato previsto anche prima alla previsione della lieve entità del fatto, e lì si crea ora un altro cortocircuito perché, se si sospende il procedimento, non ho possibilità di accertare se il fatto sia lieve.

  PRESIDENTE. L'altra sollecitazione che giustamente lei suggerisce ma che abbiamo avuto anche da altri suoi colleghi è quella di fare un ragionamento su una parte di quei reati che oggi continuano a essere contravvenzioni e di elevarli al rango di delitti. Questo forse vi aiuterebbe.

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. Questo ci aiuterebbe molto.

  PRESIDENTE. Forse il nostro compito sarebbe elevare a delitti la gestione di discarica abusiva piuttosto che lo sversamento illecito di rifiuti.

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. Sono a disposizione.

  STEFANO VIGNAROLI. La strada percorribile qual è, visto che siamo tutti consci dell'esistenza di un problema, per quanto riguarda i reati contravvenzionali; sarebbe meglio elevarli a delitti o semplicemente aumentare le prescrizioni ?
  Altra domanda: il rimpallo del 260 tra la DDA e le procure ordinarie secondo lei è negativo, allunga i tempi, è meglio affidare questi tipi di reati solo alle procure ordinarie ?

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. Allora, a domanda secca risposta secca: trasformare in delitti alcune delle ipotesi contravvenzionali sarebbe la strada, non aumentare i termini di prescrizione, che pure sono stati aumentati in questa legge, perché più di 26 anni di prescrizione, che sono ottimi per le ipotesi di disastro che hanno danni a lungo latenti, mentre per questi fenomeni sarebbe più utile avere più strumentazione investigativa, quindi intercettazioni telefoniche, passandole a delitti piuttosto che aumentarne la prescrizione.
  Il rimpallo di cui lei parla è esistente, a volte è mal gestito. È pur vero però che, per quanto riguarda le ipotesi delittuose Pag. 17che verrebbero innestate nell'ambito del Testo unico, io ritengo che debbano rimanere di competenza della procura della Repubblica ordinaria; mentre invece per le attività già di competenza della DDA sarebbe preferibile mantenerle magari con coordinamenti investigativi. Sarebbe opportuno, però, che i fenomeni spiccioli venissero gestiti dalle procure ordinarie in quanto difficilmente gestibili, a volte anche per un gap di conoscenza, dalla DDA.
  Al contrario, invece, le ipotesi più complesse prevedono anche una strumentazione più complessa, una forza investigativa che a volte le procure della Repubblica non hanno. Avrei auspicato, contrariamente all'opinione di molti sostituti procuratori che sono un po’ gelosi delle prerogative, di attribuire il disastro ambientale alla DDA, che avrebbe maggiore possibilità di impatto nel territorio, e di lasciare il reato di inquinamento alle procure ordinarie.
  A volte abbiamo difficoltà a trovare le forze dell'ordine che riescano a gestire la grande indagine nelle piccole procure, mentre invece c’è un canale privilegiato per le direzioni distrettuali.

  STEFANO VIGNAROLI. Quindi, se ho capito bene, lei auspica che il 260 rimanga alla DDA magari coordinato meglio, però gli altri vengano trasformati in delitti, ma lasciati alle procure ordinarie.

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. Sì, il 260 deve rimanere DDA.

  PAOLA NUGNES. Mi dispiace allargare la discussione, però anche la comunicazione alla procura è stata introdotta, così come la certificazione delle agenzie sulle prescrizioni, quindi forse alla sua attenzione era stata posta una precedente versione, perché mancano queste...

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. No, lo so.

  PAOLA NUGNES. Poi una mia domanda...

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. Su questo uno spunto interessante: ottima la comunicazione dell'Agenzia delle entrate, pensiamo anche a un controllo fiscale incrociato.

  PAOLA NUGNES. Ma c’è anche il coordinamento con l'Agenzia delle entrate, con la procura antimafia...

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. Volevo dire che nell'ipotesi de iure condendo della trasformazione di delitti di alcuni illeciti già previsti dalla 152 del 2006 potrebbe essere esteso, perché ora questa comunicazione è prevista soltanto per i delitti codicistici, non per le contravvenzioni del decreto legislativo n. 152 del 2006, invece in seguito alla trasformazione dei delitti sarebbe importante anche questo tipo di controllo incrociato.

  PAOLA NUGNES. Mi perdoni, invece ho questa domanda proprio da un punto di vista procedurale. Nel momento in cui l'articolo 255 del Testo unico è ancora un reato contravvenzionale, una sanzione amministrativa, nel momento in cui gestisco questa discarica in maniera illecita il testo recita «salvo che ciò non costituisca maggiore reato».
  Nel momento in cui gestisco male per la gestione è una sanzione di tipo contravvenzionale, ma nel momento in cui sto generando l'inquinamento rientro nel 452 bis, in cui c’è comunque il pericolo del danno per le aggettivazioni diverse che vengono utilizzate, quindi comunque è incrementato anche il 255 del Testo unico con le pene laddove poi la gestione implica un inquinamento.

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. Certo, però perché si possa realizzare l'inquinamento c’è necessità Pag. 18del requisito dell'irreversibile trasformazione, che non sempre è immediato nella discarica.

  PRESIDENTE. Alterazione irreversibile dell'ecosistema.

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. Ci sono dei requisiti in più...

  PRESIDENTE. Sarà comunque interessante vedere le prime applicazioni.

  PAOLA NUGNES. Il testo recita: «cagiona una compromissione o deterioramento».

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. Sì, però la prova è complicata, invece se avessi direttamente la possibilità di sanzionare una gestione illecita, forse arriverei un momento prima a esercitare la tutela. Quella però è la strada, siamo d'accordo.

  PRESIDENTE. Dopo questa lunga chiacchierata in cui ci ha dato una serie di spunti assolutamente interessanti, volevo farle un paio di domande specifiche.
  Rispetto a queste rivolte che si verificano periodicamente, ai casi che ci accennava, avete mai attivato delle procedure di carattere penale nei confronti dei sindacati o ci sono stati casi nei quali i sindacati sono stati oggetto... ?

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. In questo caso di Ottaviano alcuni degli interlocutori avevano ruoli sindacali, però in maniera sistematica non è stato accertato, non c’è una sistematicità tra esponenti delle rappresentanze sindacali e interlocuzioni illecite. A volte è successo, come in questo caso specifico, però non c’è una casistica sulla quale le posso dire che si tratti di un fenomeno attenzionato e ci sia stato un accertamento in questo senso, anche perché si verificano in alcuni casi specifici connessi ai periodi elettorali, non sempre, ma solitamente la voce si fa sentire quando è più interessante.

  PRESIDENTE. Un'altra cosa che le volevo chiedere è se come procura vi siate occupati anche della questione dell'inceneritore di Acerra.

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. Sì, infatti gli accertamenti sono trasfusi nella relazione inviata dal procuratore.

  PRESIDENTE. Le chiedo scusa, la Commissione ci era occupata della questione delle emissioni e di situazioni un po’ strane, dove chi aveva collaudato un impianto a quell'epoca era anche presidente dell'ARPA. In quel periodo so che era in corso da parte della vostra procura...

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. La relazione sull'accertamento del termovalorizzatore è agli atti, le fasi del collaudo sono ben dettagliate, anche se questo aspetto non mi sembra messo in particolare evidenza.
  Desidero rappresentare che c’è stato un protocollo d'intesa, nel quale si è stabilito che, oltre ai controlli annuali previsti dalla legge, si facciano ulteriori monitoraggi sul territorio, anche perché vi è l'esigenza di rassicurare la popolazione sul funzionamento di questi impianti che sono visti con preoccupazione. Questo protocollo è allegato e ad esso si fa riferimento nella relazione.
  Nella relazione si fa il punto sugli accertamenti e sull'attuale protocollo sul termovalorizzatore di Acerra, sulle indagini compiute sulla corretta gestione dello STIR di Tufino e sulla situazione dei Regi Lagni, che sono poi i punti focali. Abbiamo pensato di articolare così l'esposizione.

  PRESIDENTE. Sui Regi Lagni non c’è anche un'indagine della procura di Santa Maria Capua Vetere ?

Pag. 19

  MARIA CRISTINA AMOROSO, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. I Regi Lagni comprendono un territorio molto esteso. Ci sarebbe bisogno di un coordinamento incisivo da parte dei procuratori generali della Repubblica in materia di rifiuti nei territori fisiologicamente contigui, ma non c’è sempre stato in maniera continua e significativa. Questo si deve dire, perché è così.

  GIUSEPPE COMPAGNONE. Solamente per farle i nostri complimenti, non per piaggeria, perché considero estremamente utile inquadrare le problematiche a 360 gradi.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare il sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola, Maria Cristina Amoroso, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.40.