XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 39 di Martedì 19 maggio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Audizione dell'amministratore delegato di Invitalia, Domenico Arcuri:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 
Arcuri Domenico , Amministratore delegato di Invitalia ... 3 
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 
Arcuri Domenico , Amministratore delegato di Invitalia ... 6 
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 
Arcuri Domenico , Amministratore delegato di Invitalia ... 6 
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 
Arcuri Domenico , Amministratore delegato di Invitalia ... 6 
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 7 
Carrescia Piergiorgio (PD)  ... 7 
Arrigoni Paolo  ... 8 
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 
Arcuri Domenico , Amministratore delegato di Invitalia ... 8 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 9 
Arcuri Domenico , Amministratore delegato di Invitalia ... 9 
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 
Arcuri Domenico , Amministratore delegato di Invitalia ... 9 
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 
Arcuri Domenico , Amministratore delegato di Invitalia ... 10 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 10 
Arcuri Domenico , Amministratore delegato di Invitalia ... 10 
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 

Comunicazioni del Presidente:
Bratti Alessandro , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 14.10.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione dell'amministratore delegato di Invitalia, Domenico Arcuri.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'amministratore delegato di Invitalia, Domenico Arcuri.
  Ringrazio il dottor Arcuri per la presenza. Il dottor Arcuri è accompagnato dal dottor Stefano Andreani, direttore delle relazioni istituzionali e con i media, e dall'avvocato Giovanni Portaluri, direttore dell'area competitività e territori.
  L'audizione odierna ha luogo nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sulla situazione delle bonifiche in Italia. Voi vi occupate di tante cose, ma il tema che a noi interessa è quello delle bonifiche. Stiamo facendo un aggiornamento dell'attività esplicata nella scorsa legislatura, in particolar modo riguardo ai siti di interesse nazionale.
  La Commissione, come sapete, si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti.
  Attualmente il nostro lavoro è focalizzato sulle attività di bonifica in corso, soprattutto in Sicilia, nel Veneto (in particolare a Marghera), nonché in Liguria (con particolare riguardo alla area Stoppani); in Emilia-Romagna abbiamo svolto un sopralluogo nei petrolchimici (i quali non vi interessano e non sono neanche siti di interesse nazionale); altri approfondimenti riguarderanno la Campania, il Lazio, nonché Brescia, Mantova e Pioltello, con un altro sito di interesse regionale, oltre al noto SIN di Bussi, recentemente passato alle cronache per tanti motivi.
  Avverto quindi i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterranno opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Noi abbiamo ascoltato due operatori, nonché Sogesid, l'altra società in house che, se non erro – ce lo direte voi – sta lavorando molto più di voi in termini quantitativi su diversi siti di interesse nazionale. Vorremmo sapere dove siete impegnati, cosa state facendo e quale tipo di attività svolgete. In seguito, se ci sarà la necessità, i commissari vi porranno qualche domanda. Se eventualmente i suoi collaboratori volessero intervenire, possono farlo e ci dirà lei quando. Do quindi la parola a Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia, per lo svolgimento della sua relazione.

  DOMENICO ARCURI, Amministratore delegato di Invitalia. Grazie e buonasera. Io sono qui fondamentalmente per raccontarvi Pag. 4due cose. Come il presidente ricordava, il tema di cui vi occupate non è l'attività prevalente che il gruppo Invitalia svolge e neanche una delle attività succedanee più importanti. Ciò nonostante, noi siamo impegnati con due modalità rispetto all'argomento di cui vi state occupando: in primo luogo, nell'opera di ristrutturazione, quantitativamente rilevante che la società, già Sviluppo Italia, ha subìto negli scorsi anni; abbiamo costituito una società da noi interamente controllata, che si chiama Invitalia Attività Produttive (IAP), derivante dalla fusione di due società preesistenti ad essa, ma anche a noi stessi, che si chiamavano Sviluppo Italia aree produttive (SIAP) e Sviluppo Italia engineering. SIAP era una società che si occupava primariamente del settore che voi state approfondendo, ovvero, genericamente, dell'ingegneria nel settore delle bonifiche; Sviluppo Italia engineering, invece, era una società di ingegneria. Queste due società sono passate, per fortuna, a miglior vita e ne è stata costituita una nuova, che si chiama, appunto, Invitalia Attività Produttive, su cui verterà la prima parte della mia relazione.
  Invitalia Attività Produttive è interamente controllata da Invitalia, che a sua volta, come sapete, è interamente controllata dal Ministero dell'economia, con una co-governance del Ministero dello sviluppo economico, che ne indirizza le attività e le controlla. Di Invitalia, per alcune questioni primariamente riguardanti le regioni meridionali, si avvale il Presidente del Consiglio, ovvero, ove ci sia, il Ministro della coesione territoriale (come voi sapete, a volte c’è e a volte no).
  Vi do altre due informazioni che possono essere utili a spiegare perché do questo taglio alla relazione. Invitalia, dal 2013, è stata demandata dal Parlamento a svolgere anche il ruolo di centrale di committenza e/o di stazione appaltante, cioè può realizzare opere per conto della pubblica amministrazione che glielo chieda. Dal 2012 Invitalia è di nuovo, per norma, soggetto attuatore di accordi di programma che Governo, regioni, enti locali e a volte aziende sottoscrivono, per esempio, per le operazioni di recupero e valorizzazione di aree di crisi, di cui il Paese è innervato. In questo quadro, Invitalia attività produttive non realizza direttamente le attività di bonifica, che come sapete sono invece spesso propedeutiche alla valorizzazione – o al recupero prima e alla valorizzazione poi – delle aree di crisi, ma svolge quattro tipi di attività: in primo luogo, offre assistenza tecnica, o amministrativa, al Governo o agli enti locali che glielo chiedano, su programmi genericamente di incentivazione che hanno a che fare con la materia di cui ci stiamo occupando; in secondo luogo, svolge attività di ingegneria in campo civile, cioè fa progettazione e direzione lavori, assiste i RUP e dà supporti, progettuali e non solo (inoltre, svolge attività di ingegneria ambientale, che sono quelle più vicine alla questione di cui stiamo discutendo); infine, esplica un'attività di verifica dei progetti, sia di ingegneria civile che di ingegneria ambientale. Sostanzialmente, Invitalia Attività Produttive è una sorta di società di project e program management: non realizza attività.
  Ascoltando l'introduzione del presidente sulle precedenti audizioni, mi sorge una riflessione: Invitalia e Invitalia Attività Produttive non c'entrano nulla con Sogesid, in nessun senso, né dal punto di vista della missione, né dal punto di vista delle relazioni, né dal punto di vista dei clienti, né dal punto di vista delle attività.
  Siccome chi mi conosce sa che io spesso sto zitto, ma qualche volta dico quello che penso, aggiungo che, per fortuna, non c'entra niente. Eviterei di ingenerare possibili confusioni nei commissari su questo: non c'entra niente neanche storicamente, non solo attualmente.
  IAP è una società che si occupa del project e del program management delle iniziative, che nel nostro caso coprono un ciclo di vita più complesso. Noi non realizziamo e neanche progettiamo attività di bonifica, ma le inseriamo in un contesto più complesso, che porta al perseguimento della nostra missione, che è quella di valorizzare dei luoghi dal punto di vista produttivo, economico e industriale.Pag. 5
  Per valorizzare questi luoghi, purtroppo, sempre più spesso c’è bisogno di bonificarli. Per bonificarli, noi abbiamo una nostra società interamente controllata, che è preposta a questa fase del ciclo di vita delle attività. Altre volte ci sono dei soggetti locali, regioni o commissari, che chiedono a Invitalia – e per il suo tramite a Invitalia Attività Produttive – di svolgere pezzi delle loro funzioni che hanno a che fare, appunto, con l'organizzazione, la progettazione, la programmazione e il controllo: noi, per il tramite di Invitalia Attività Produttive, li realizziamo. In seguito, vi riporterò qualche esempio più preciso sui luoghi in cui queste attività vengono svolte.
  Noi attraversiamo le fasi complicate del processo di cui voi vi state occupando in modo incidentale o intersecato, ma non gestiamo direttamente le attività preposte alla soluzione, per esempio, delle bonifiche. Questo ha a che fare anche con la messa in sicurezza dei siti, sempre quando essa è propedeutica alla reindustrializzazione e alla valorizzazione. Le attività che a qualche titolo vengono svolte in questo senso sono molteplici. Ve ne cito alcune (in seguito, magari, vi farò pervenire un elenco più dettagliato). Innanzitutto, noi assistiamo la struttura di missione che la Presidenza del Consiglio ha voluto costituire sul dissesto idrogeologico e i servizi idrici sin dalla sua costituzione. Assistiamo i commissari alle bonifiche, a vario titolo, in Sicilia e in Puglia, per diverse tipologie. Ciò vuol dire che il commissario chiede a Invitalia la fornitura dei servizi di cui questa è capace. Il contraente dei commissari del Governo è sempre e solo Invitalia, non è mai Invitalia Attività Produttive. Invitalia, al bisogno, utilizza la sua controllata, Invitalia Attività Produttive.
  Negli ultimi mesi abbiamo avviato le realizzazioni di due accordi di programma del tipo che vi citavo all'inizio, che hanno a che fare con la riqualificazione e la riconversione del polo industriale di Piombino e di quello di Trieste, in cui siamo per norma soggetti attuatori, per conto del Ministero dello sviluppo economico, del Ministero dell'ambiente e delle due regioni, Toscana e Friuli. Assistiamo anche il commissario di Governo per alcuni interventi, quali quelli sull'Ilva a Taranto. Assistiamo poi la regione Sardegna per la riqualificazione dell'area di crisi di Ottana, Bolotana e Noragugume. Quelle che vi ho appena illustrato sono le attività principali. Le attività per la regione Sicilia e quelle per la regione Puglia hanno delle specificità territoriali che qui non cito. Possiamo dire che Invitalia e Invitalia Attività Produttive sono state impegnate, negli ultimi anni, in una novantina di interventi del tipo di cui stiamo discutendo, finalizzati – o in parte volti – alla messa in sicurezza e alla bonifica di siti.
  Per concludere questa prima parte, vorrei mettere l'accento sul fatto che, dal 2014, il Parlamento ha preposto Invitalia al ruolo di centrale di committenza e di stazione appaltante. Vi cito un caso a titolo esemplificativo, anche se non c'entra nulla con i vostri lavori. Per una parte delle attività legate al restauro del sito archeologico di Pompei, dove, come voi sapete, è stato consuntivato un memorabile ritardo nell'utilizzo del denaro europeo che era stato assegnato alla finalità di cui sopra, negli ultimi mesi il Governo ha preposto noi a realizzare un terzo degli interventi di cui al più complesso e al più complessivo programma di restauro del sito, al fine di accelerare, linearizzare e semplificare. Pertanto, oltre a fare progettazione degli interventi, ora possiamo anche realizzare le opere, ovviamente utilizzando le procedure di legge, ovvero progettando, eseguendo i bandi di gara, controllando e monitorando gli attuatori.
  A questo fine, abbiamo sottoscritto accordi con tutti i soggetti preposti, prima fra tutti l'Autorità nazionale anticorruzione; stiamo quindi iniziando questa attività, che il Parlamento ci ha assegnato, disponibile verso le pubbliche amministrazioni centrali e locali che vogliano avvalersi di Invitalia, spogliandosi delle loro competenze e – uso un termine improprio – delle loro disponibilità finanziarie, affidandole a un soggetto controllato dal Governo, il quale realizza per conto loro l'intera filiera degli interventi.

Pag. 6

  PRESIDENTE. Per «intera filiera» intende dalla progettazione alla gara, che è un'attività nuova...

  DOMENICO ARCURI, Amministratore delegato di Invitalia. Intendo dalla progettazione e predisposizione dei materiali di gara, che è un'attività vecchia, all'esecuzione e aggiudicazione della gara, fino al monitoraggio e al controllo dei lavori, che sono attività nuove.

  PRESIDENTE. Voi avete in qualche caso le strutture tecniche interne adeguate, o invece vi occupate di progettazione, gara e controllo e poi, attraverso le gare, affidate a società esterne ?

  DOMENICO ARCURI, Amministratore delegato di Invitalia. Rispondo in due modi. Noi non realizziamo mai gli interventi, né intendiamo cominciare a farlo: noi facciamo un altro mestiere. Abbiamo adeguate strutture tecniche per fare la progettazione, il monitoraggio e il controllo, nonché copiose strutture tecnico-legali per organizzare i bandi e aggiudicarli. Abbiamo costituito, all'esito della decisione del Parlamento, una divisione dedicata a questo mestiere, separata dalle altre funzioni del gruppo, che funge da centrale di committenza.
  Il messaggio che vorrei far passare è che questa rappresenta un'opportunità nuova per i soggetti pubblici, non solo centrali ma soprattutto locali, che se ne vogliano avvalere: laddove se ne avvalgono, si spogliano delle loro attitudini, competenze e anche disponibilità finanziarie; se vogliono continuare a gestire da soli, lo fanno e noi siamo contenti ugualmente. La cosa che non si può fare è una via di mezzo. Passo alla seconda e ultima parte del mio intervento. Dal 2013 abbiamo realizzato, per conto del Ministero dello sviluppo economico, che ha costituito un Osservatorio sui servizi pubblici locali, una profonda analisi anche sulla situazione delle società locali pubbliche preposte all'organizzazione del ciclo dei rifiuti. Questa attività si è conclusa nella sua parte descrittiva e oggi stiamo discutendo anche su questo con i componenti dell'esecutivo preposti a questa nuova sessione della spending review, per cercare di portare questa attività a produrre degli effetti in termini di risparmio e di recupero di efficienza. Questa attività ha segnalato cose che forse voi già sapete e che io, quindi, sintetizzo molto.

  PRESIDENTE. Le chiediamo di farci avere, se può, il rapporto analitico completo. Questo ovviamente è un settore che a noi interessa molto.

  DOMENICO ARCURI, Amministratore delegato di Invitalia. Tutte le regioni italiane hanno delimitato gli ambiti territoriali ottimali – sottolineo l'aggettivo «ottimali» – per l'organizzazione dei rifiuti. Ci sono circa 70 ATO, di cui otto regionali, cinque sovraprovinciali, 36 provinciali e 29 sub-provinciali. Tutte le regioni, tranne tre – il Friuli, il Molise e la Sardegna – hanno individuato il cosiddetto «ente di governo dell'ambito», cioè il soggetto che deve governare questo settore. L'ente di governo ha le forme più varie: ci sono almeno cinque tipi di forme. In Sicilia, per esempio, vi è una società di capitali; in Valle d'Aosta è la Regione; nel mezzo ci sono enti pubblici non economici, comitati tra enti locali oppure soggetti convenzionati. Su questi 78 ambiti territoriali ottimali, solo 35 hanno adempiuto all'obbligo di adesione agli enti di governo e agli altri obblighi che la legge imponeva loro. Nessuno ha utilizzato l'articolo 1, comma 90, della legge n. 56 del 2014, meglio nota come legge Delrio, che prevede che le regioni possano attribuire alle province queste funzioni, sopprimendo i soggetti pubblici che essi hanno preposto a esercitarle e ottenendo per questo una premialità. Nessuno dei 78 ATO ha previsto la soppressione del soggetto costituito o del contratto, convenzionale o amministrativo, che ha preposto al governo e nessuno ha portato al trasferimento alle province, che la legge prevedeva, malgrado la possibilità di avere una premialità.
  In questi 78 ATO e comunque nel ciclo di organizzazione dei rifiuti operano in Pag. 7Italia 727 aziende, di cui noi, purtroppo, sappiamo tutto, perché ce lo hanno chiesto. Di queste 727, solo 384 sono partecipate da amministrazioni pubbliche; le altre sono private. Il dato interessante è che di queste 727 aziende, solo il 14 per cento è in perdita. Sono tutte fantastiche: l'86 per cento guadagna. Voi sapete che la definizione del prezzo è l'incontro tra la domanda e l'offerta; pertanto, il fatto che l'86 per cento guadagna potrebbe significare – in questa sede istituzionale il condizionale è d'obbligo – che siccome hanno un solo cliente, ovvero il soggetto pubblico che ha assegnato loro questa attività, i profili tariffari che il soggetto pubblico applica sono tali per cui l'azienda non perde. Se l'azienda, come nella metà dei casi, non è neanche pubblica, questa è una situazione interessante. Considerate che gli utili eventuali di queste aziende sono figli di ricavi che derivano dall'istituzione pubblica, che da qualche parte li prende. Ad oggi nessuno – neanche noi, perché non possiamo farlo – ha fatto un'analisi della relazione tra le tariffe applicate per singolo territorio e l'efficienza dei servizi che queste aziende, pubbliche o private, erogano a fronte di quelle tariffe.
  Le aziende in perdita sono abbastanza distribuite su tutto il territorio: al Nord sono il 15 per cento, al Sud il 19. È più o meno una situazione omogenea. La cosa ancor più interessante è che questa percentuale non cambia se le aziende sono pubbliche o private. Credo che, con questi tre temi (cosa fa Invitalia Attività Produttive, la centrale di committenza e una breve sintesi di questo lavoro), ho detto tutto quello che potevo dirvi di mia iniziativa, ma ovviamente risponderò a tutte le domande che vorrete pormi (vi farò anche avere i documenti che citavo).

  PRESIDENTE. Ovviamente quest'ultima parte ci interessa molto, anche come legislatori. Uno studio approfondito di questo tipo ci consente di intrecciare questi dati con delle situazioni diffuse che abbiamo trovato, anche per capire quanto in effetti ci sia di quelle situazioni e di quella fetta di illegalità diffusa, che poi erode anche molto profitto. Credo che comprendere come si intrecciano questi dati sarebbe assolutamente molto interessante. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ALBERTO ZOLEZZI. Ringrazio Invitalia per l'esposizione. Se avete altri dati più puntuali, ve ne saremmo davvero grati. Lei ha parlato di 727 aziende che operano nel ciclo dei rifiuti. A me risulta che ce ne sia una percentuale considerevole che ha compiuto reati ambientali, che afferiscono anche al discorso delle ecomafie. Vorrei sapere da voi se avete trovato un rapporto eventuale fra aziende indagate o condannate per reati ambientali e aumento dei prezzi (non so se avete valutato il costo della filiera o quant'altro).
  Vorrei sapere se avete notato, in relazione alla grandezza dell'azienda (multiutility grande, partecipata o piccolo consorzio), un incremento del prezzo per utenza di gestione. Inoltre, vorrei sapere se avete notato anche una proporzionalità con l'eventuale ricorso al cosiddetto «recupero energetico», ovvero termovalorizzazione o digestione anaerobica. Vorrei poi sapere se, secondo voi, questo è collegato a un incremento del prezzo. È chiaro che bisogna capire che tipo di valutazione economica avete fatto. Proprio ieri, come gruppo politico, abbiamo presentato alcuni dati su questo. In effetti, la diretta proporzionalità fra tutti i dati che ho citato era piuttosto impressionante.

  PIERGIORGIO CARRESCIA. Vorrei chiederle semplicemente un chiarimento sui rapporti tra Invitalia e Sogesid. Ha già detto che avete una mission diversa: Sogesid serve per fornire progettazione, coordinamento, azioni di assistenza tecnica, risanamento e salvaguardia ambientale; l'attività che svolge Invitalia, invece, da come ce la descrive lei, è più che altro quella di stazione appaltante. Le chiedo: non ci sono stati mai rapporti, neanche nelle gare ?

Pag. 8

  PAOLO ARRIGONI. Ho due domande sull'aspetto della gestione dei rifiuti. In primo luogo, vorrei sapere se, rispetto a queste 727 aziende, avete anche verificato la legittimità in ordine all'affidamento del servizio e se avete messo nero su bianco una statistica delle varie procedure di affidamento: in house, gara pubblica, affidamento diretto e quant'altro.
  Per quanto riguarda invece l'aspetto economico del servizio, lei ha detto che non avete ancora approfondito la relazione tra l'efficienza del servizio e i livelli tariffari. Le chiedo, però, se in tutta la casistica avete verificato qual è la percentuale del costo del servizio non coperto in tariffa, vale a dire qual è la percentuale – se esiste – di costo del servizio coperto attraverso la fiscalità generale, perché l'utente finale elude.

  PRESIDENTE. Do la parola al dottor Arcuri per la replica.

  DOMENICO ARCURI, Amministratore delegato di Invitalia. Parto dalla domanda sul rapporto tra la dimensione dei prezzi, il portafoglio di attività e le tariffe e sul rapporto tra reati ambientali e dimensione. Il rapporto tra la dimensione delle aziende e i prezzi, da quello che capiamo noi, è inversamente proporzionale: al crescere delle dimensioni delle aziende e del portafoglio dei clienti pubblici che esse hanno, il prezzo in valore assoluto si riduce proporzionalmente.
  Non abbiamo avuto modo di fare un approfondimento di dettaglio per capire cosa si nasconda dietro questo, che è una normale relazione economica: se ho 50 clienti faccio pagare lo stesso servizio un po’ meno rispetto all'azienda che ne ha uno. In relazione al recupero energetico, io credo che il punto non sia, come sempre, semplicemente la valutazione del livello tariffario del prezzo e la sua relazione con la qualità dell'azienda che eroga il servizio. Io credo che il punto sia trovare un modo per mettere in relazione la tariffa/prezzo con la tipologia dei servizi che le singole aziende che sono state contrattualizzate dagli enti locali forniscono. Questa relazione dovrebbe avere un requisito di generalità e oggettività, perché tutti i territori hanno caratteristiche diverse e tutte le relazioni hanno, quindi, assetti peculiari. Noi non abbiamo indagato questo pezzo ed è complicato farlo, però è un tema sul quale bisognerebbe misurarsi. Invitalia è una società del Ministero dell'economia, la cui governance è condivisa con il Ministero dello sviluppo economico. Di essa, come vi ho detto, si avvale il Presidente del Consiglio per alcune materie. Nell'ambito del suo gruppo, Sviluppo Italia aveva lasciato 316 società. Oggi Invitalia ne ha quattro, mentre le altre sono passate a miglior vita. Tra queste quattro società, ce n’è una, che si chiama Invitalia Attività Produttive, che è stato oggetto della prima parte della mia relazione. Invitalia Attività Produttive svolge le attività che vi ho detto: progettazione ambientale e civile e assistenza tecnica. Invitalia la utilizza per l'attività di stazione appaltante e centrale di committenza.
  Invitalia Attività Produttive non ha nessun cliente diverso da Invitalia: non sottoscrive – né può farlo, almeno fin quando il management Invitalia è il sottoscritto – contratti con nessun soggetto pubblico; essendo Invitalia il soggetto in house al Governo, questa sottoscrive gli accordi, i contratti e le convenzioni con chi glielo chiede e si avvale di Invitalia Attività Produttive. Primariamente ci sono delle attività che Invitalia Attività Produttive fa quasi esclusivamente. Invitalia non ha mai avuto nessun rapporto contrattuale con Sogesid: io non so cosa faccia Sogesid e comunque non è argomento della mia relazione (qualsiasi cittadino di buona volontà che legge i giornali è informato e sicuramente voi sarete molto più informati dei cittadini che leggono i giornali). Invitalia non ha nessun rapporto con Sogesid e non intende averlo. Mi risulta che Sogesid sia una società in house al Ministero dell'ambiente, che fornisca persone al Ministero dell'ambiente e che faccia bonifiche. Come si dice a Roma: noi abbiamo già dato !Pag. 9
  Per quanto riguarda la domanda sulla legittimità, noi abbiamo studiato in questa analisi con quali procedure le aziende, pubbliche o private, sono state affidate del servizio. Non possiamo dire se queste procedure sono legittime o meno. Rileviamo che le procedure sono molto diverse e che conducono a risultati molto diversi. Circa la metà di queste aziende è privata. Come vi ho detto, il soggetto che realizza questi servizi e che affida a queste aziende è, a sua volta, molto diverso: si va dalla società di capitali alla regione.
  Non ricordo chi ha posto la domanda, però ha detto una cosa che io condivido e che abbiamo avuto modo di verificare: non tutto il costo del servizio è coperto dalle tariffe. Come sempre, purtroppo, c’è una quota che viene altrimenti ottenuta, vuoi perché non è in convenzione, quindi le tariffe pagano le attività di cui alla convenzione e poi l'affidatario ne fa delle altre che gli vengono pagate in altro modo, vuoi perché c’è un incremento della fiscalità locale, che conduce a un'indiretta ricaduta sugli affidatari. La risposta è affermativa, genericamente parlando, ma dall'analisi si può capire meglio dove, quando e perché.

  ALBERTO ZOLEZZI. Dunque, potrebbero essere anche quote addizionali e locali che contribuiscono a colmare il divario ?

  DOMENICO ARCURI, Amministratore delegato di Invitalia. Indirettamente.

  PRESIDENTE. Io le voglio chiedere un'opinione. Nel nostro peregrinare in vari territori, abbiamo visto che i Ministeri, a vario titolo, quasi sempre il Ministero dello sviluppo produttivo e spesso il Ministero dell'ambiente, sono i protagonisti della costruzione di accordi di programma e di convenzioni. Adesso, con l'applicazione del nuovo decreto, in teoria ci dovrebbe essere solo un tavolo. A Taranto, per esempio, abbiamo visto che c'erano addirittura sette o otto tavoli e accordi di programma aperti. Mi sembra di capire che nella vostra mission principale ci siano proprio l'attivazione, la gestione e il monitoraggio di questi accordi di programma. In realtà, in parecchie situazioni non si sa se questi accordi di programma sono stati fatti o meno e perché, né si sa chi li ha rispettati o meno, né si sa quanti soldi sono stati spesi. Voi vi siete occupati di quei due accordi di programma che lei ci ha segnalato, che vedono dei player attivi nelle aree, ma ce ne sono anche altri dove i player sono attivi. Peraltro, noi abbiamo visto che a Ravenna e a Ferrara ci sono due accordi di programma per due siti che non sono di interesse nazionale, ma il Ministero è comunque firmatario. Ce ne sono poi altri, tipo quelli siciliani, dove il Ministero è firmatario e anche protagonista diretto. Io mi chiedo se non sia il caso di portare a un'unicità queste situazioni, che invece sono veramente frastagliate e rispetto alle quali si fa fatica a capire qual è la bontà, ovvero se hanno raggiunto l'obiettivo o meno.

  DOMENICO ARCURI, Amministratore delegato di Invitalia. La risposta ovviamente è affermativa. Provo a fare un po’ di ordine su quello che vi ho detto poc'anzi. Quando un accordo di programma ha a che fare solo con una bonifica, il protagonista centrale è il Ministero dell'ambiente e noi, ad oggi, non c'entriamo niente. Quando un accordo di programma ha a che fare con la bonifica propedeutica al recupero e alla valorizzazione in chiave industriale dell'area, noi per legge siamo soggetti attuatori. La prima domanda sulla quale bisognerebbe riflettere è: se l'accordo ha a che fare solo con la bonifica di un'area, è utile ? Non lo so. Se la bonifica fine a se stessa è utile, per ragioni non necessariamente legate alla riconversione o alla valorizzazione in senso industriale, chi è l'Invitalia, che è il soggetto attuatore ? Nessuno ?

  PRESIDENTE. Scusi se la interrompo. Le motivazioni per cui nel 90 per cento dei casi ENI, attraverso Syndial, opera sulle bonifiche è quello di dare aree da deindustrializzare (perlomeno, così ce la raccontano, ditemi se sbaglio): quello è l'obiettivo, sia nei siti di interesse nazionale che negli altri.

Pag. 10

  DOMENICO ARCURI, Amministratore delegato di Invitalia. Certamente. Obietterei, se posso, sul verbo «dare», però per il resto sono completamente d'accordo. Passo alla seconda questione. Quale ruolo hanno i soggetti che hanno prodotto il bisogno di bonifica, per esempio, le aziende che c'erano ? Ci sono o non ci sono ? Cosa apportano quando l'accordo ha a che fare solo con la bonifica ? Infatti, quando l'accordo ha a che fare con la valorizzazione, ormai ci sono delle esperienze e delle regole che si prova a replicare ogni volta. Quello che lei chiede è doppiamente giusto: c’è un soggetto, che è sempre lo stesso, che fa questa cosa ? Ad oggi, per una metà del cielo c’è, ma per l'altra metà non c’è. C’è un'altra cosa che non ho detto e me ne scuso. Taranto è normata da qualche mese da un cosiddetto «contratto istituzionale di sviluppo». Il soggetto che il Parlamento ha preposto all'attuazione dei contratti istituzionali di sviluppo siamo noi. Quando l'accordo di programma si evolve in un contratto istituzionale di sviluppo, che è un po’ di più di un accordo (non interessa solo l'Ilva, ma più complessivamente il territorio, la bonifica, il museo e il porto), il soggetto che il Parlamento ha preposto a realizzarlo è di nuovo Invitalia. Domani ci sarà la prima riunione di questo tavolo.
  Ovviamente, questa previsione normativa ha delle debolezze. La prima è la numerosità dei soggetti coinvolti. Con tutto l'affetto del mondo, il presidente della regione ha un valore, il Ministro competente ne ha un altro e il presidente della circoscrizione di Tamburi ne ha un altro ancora. Invece, a questo tavolo siede una pletora crescente. Rispetto a questo terzo stadio, il problema è risolto, perché il soggetto che attuerebbe siamo noi. Finisco col dirle che il problema, tuttavia, non riguarda solo il soggetto, ma anche la modalità con cui l'accordo si costituisce. Abbiamo vissuto molti anni in cui l'accordo di programma era uno strumento propagandistico, che normalmente veniva sottoscritto in particolari circostanze temporali, di solito prossime a degli eventi. Il Ministero dello sviluppo economico ha intere biblioteche di accordi sottoscritti, che non hanno portato a null'altro che alla propaganda dello stesso.
  Forse, se il Parlamento ci volesse ragionare, andrebbero normate le ragioni, le condizioni e i vincoli per i quali gli accordi possono essere sottoscritti, nonché la loro durata. Gli accordi nel mondo durano un certo tempo. Se in quel tempo non producono niente, non ci sono più.

  ALBERTO ZOLEZZI. Per caso siete intervenuti per quanto riguarda il SIN di Mantova, visto che parlate di reindustrializzazione ?

  DOMENICO ARCURI, Amministratore delegato di Invitalia. No. La sottoscrizione dell'accordo di programma per Mantova è precedente alla norma che ci conferisce questo ruolo, quindi, all'epoca, era facoltà coinvolgerci, non era obbligo. I due casi che vi ho citato, Piombino e Trieste, sono recentissimi e sono in attuazione di quella norma.

  PRESIDENTE. Vi ringraziamo e vi chiediamo di farci avere degli elementi di dettaglio di quel lavoro. Eventualmente possiamo provare a fare questo incrocio. Noi stiamo provando anche a costruire una banca dati, perché ci interessa capire, per esempio, chi ha più procedimenti giudiziari aperti tra gestione privata, pubblica e mista. Sono tutti elementi che servono per capire in che direzione andare. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta, sospesa alle 14.55, è ripresa alle 15.

Comunicazioni del Presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di presidenza della Commissione, integrato dai rappresentanti dei Gruppi, nelle riunioni del 29 aprile, del 7 maggio scorsi, nonché in quella appena svoltasi, ha deliberato che la missione a Statte e a Pag. 11Taranto, già prevista per lo scorso 28 aprile e poi rinviata, abbia luogo il 4 giugno 2015.
  Secondo quanto stabilito nelle suddette riunioni, sarà effettuata una missione a Bussi e al porto di Ancona i giorni 28 e 29 maggio; una missione presso il SIR del Basso bacino del Chienti e presso Ascoli Piceno nelle giornate del 10 e dell'11 giugno 2015; una missione in Lombardia dal 15 al 18 giugno 2015. È stato inoltre stabilito che il sopralluogo presso il SIN della Valle del Sacco, già previsto per martedì 19 maggio 2015, abbia luogo in altra data. Infine, è stato deciso che una delegazione della Commissione effettui una missione a Ferrara dal 23 al 25 settembre 2015 anche per partecipare a Remtech 2015.

  La seduta termina alle 15.05.