XVII Legislatura

Commissioni Riunite (VIII e X)

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Martedì 19 maggio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 3 

Audizione della Sottosegretaria di Stato al Ministero dello sviluppo economico, Simona Vicari, nell'ambito dell'esame congiunto, in sede di Atti dell'Unione europea, del Pacchetto «Unione dell'energia» – Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca europea per gli investimenti – Una strategia quadro per un'Unione dell'energia resiliente, corredata da una politica lungimirante in materia di cambiamenti climatici (COM(2015) 80 final), del Pacchetto «Unione dell'energia» – Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Il protocollo di Parigi – Piano per la lotta ai cambiamenti climatici mondiali dopo il 2020 (COM(2015) 81 final), e del Pacchetto «Unione dell'energia» – Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Raggiungere l'obiettivo del 10 per cento di interconnessione elettrica – Una rete elettrica europea pronta per il 2020 (COM(2015) 82 final): (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 3 
Vicari Simona , Sottosegretaria di Stato al Ministero dello sviluppo economico ... 3 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 6 
Realacci Ermete (PD) , presidente dell'VIII Commissione ... 6 
Crippa Davide (M5S)  ... 7 
Benamati Gianluca (PD)  ... 8 
Bianchi Stella (PD)  ... 10 
Tidei Marietta (PD)  ... 11 
Vico Ludovico (PD)  ... 11 
Vallascas Andrea (M5S)  ... 12 
Abrignani Ignazio (FI-PdL)  ... 12 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 13 
Vicari Simona , Sottosegretaria di Stato al Ministero dello sviluppo economico ... 13 
Crippa Davide (M5S)  ... 13 
Benamati Gianluca (PD)  ... 13 
Abrignani Ignazio (FI-PdL)  ... 14 
Vicari Simona , Sottosegretaria di Stato al Ministero dello sviluppo economico ... 14 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera: Misto-AL.

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA X COMMISSIONE ETTORE GUGLIELMO EPIFANI

  La seduta comincia alle 14.20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

Audizione della Sottosegretaria di Stato al Ministero dello sviluppo economico, Simona Vicari, nell'ambito dell'esame congiunto, in sede di Atti dell'Unione europea, del Pacchetto «Unione dell'energia» – Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca europea per gli investimenti – Una strategia quadro per un'Unione dell'energia resiliente, corredata da una politica lungimirante in materia di cambiamenti climatici (COM(2015) 80 final), del Pacchetto «Unione dell'energia» – Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Il protocollo di Parigi – Piano per la lotta ai cambiamenti climatici mondiali dopo il 2020 (COM(2015) 81 final), e del Pacchetto «Unione dell'energia» – Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Raggiungere l'obiettivo del 10 per cento di interconnessione elettrica – Una rete elettrica europea pronta per il 2020 (COM(2015) 82 final).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della Sottosegretaria di Stato al Ministero dello sviluppo economico, Simona Vicari, nell'ambito dell'esame congiunto, in sede di Atti dell'Unione europea, del Pacchetto «Unione dell'energia» – Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca europea per gli investimenti – Una strategia quadro per un'Unione dell'energia resiliente, corredata da una politica lungimirante in materia di cambiamenti climatici (COM(2015) 80 final), del Pacchetto «Unione dell'energia» – Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Il protocollo di Parigi – Piano per la lotta ai cambiamenti climatici mondiali dopo il 2020 (COM(2015) 81 final), e del Pacchetto «Unione dell'energia» – Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Raggiungere l'obiettivo del 10 per cento di interconnessione elettrica – Una rete elettrica europea pronta per il 2020 (COM(2015) 82 final).
  Avverto che la sottosegretaria ha preparato una relazione scritta, che verrà distribuita a tutti i commissari.
  Do quindi la parola alla sottosegretaria Vicari.

  SIMONA VICARI, Sottosegretaria di Stato al Ministero dello sviluppo economico. Grazie, presidente. Onorevoli colleghi, oggi affrontiamo il tema dell'Unione energetica, che è sul tavolo dei ministri dell'energia e all'attenzione del Ministero dello sviluppo economico da ben prima che la Commissione presentasse ufficialmente il pacchetto del 25 febbraio 2015. Questo pacchetto rappresenta, in ogni caso, un importante passo avanti a cui l'Italia ha contribuito significativamente. Pag. 4Già durante la nostra presidenza di turno si era insediata la nuova Commissione e il Presidente Juncker aveva voluto affidare al Vicepresidente Maros Sefcovic il portafoglio dell'Unione energetica, conferendogli una delega al coordinamento di ben 14 commissari europei. In quel periodo abbiamo avuto diverse occasioni di parlare con la Commissione, in particolare con il Vicepresidente Sefcovic, il quale ha da subito posto in evidenza la sua intenzione di agire con decisione sui più importanti dossier dell'energia e ha tracciato le linee del suo impegno sull'Unione energetica. In quella fase, in preparazione della riunione ad alto livello che si è tenuta il 5 e 6 febbraio di quest'anno a Riga per il lancio del cosiddetto Riga Process verso l'Unione energetica, il Ministero dello sviluppo economico ha presentato un position paper in cui ha esposto, come hanno fatto anche altri Stati membri, la visione del Ministero sui cinque pilastri dell'Unione. In particolare, circa le priorità di cui l'Unione energetica dovrebbe occuparsi, il documento ha sottolineato che la competitività del settore energetico, che, a sua volta, ha importantissimi riflessi sulla competitività del sistema industriale europeo, è tema trasversale che deve rientrare nelle valutazioni che si svolgeranno sulle azioni da intraprendere in relazione a ciascuna delle dimensioni dell'Unione, dal mercato interno alla decarbonizzazione e all'innovazione. Il nostro position paper ha posto l'accento sull'esigenza inderogabile di pervenire a un più efficace coordinamento tra le politiche europee in materia di energia, clima e sviluppo industriale. Nel passato, infatti, è stata proprio l'insufficiente coerenza tra questi diversi fronti a determinare molte delle tensioni che anche noi abbiamo vissuto e che si sono sfogate, alla fine, sui prezzi stessi dell'energia. Questo appello alla coerenza, che certamente non veniva solo dall'Italia, ha trovato pronto riscontro nella comunicazione del 25 febbraio. In considerazione della rapida trasformazione degli equilibri internazionali in materia di energia e dell'incertezza sugli scenari futuri, il paper ha sostenuto che l'Unione energetica dovrebbe innanzitutto perseguire l'obiettivo di assicurare all'Europa approvvigionamenti energetici a prezzi competitivi sia nel settore del gas, sia nel settore elettrico. Per quanto concerne il settore del gas, la sicurezza delle forniture è una condizione essenziale per assicurare il progressivo, graduale e sostenibile perseguimento degli obiettivi di decarbonizzazione a lungo termine. Infatti, la transizione energetica verso un sistema di generazione a basse emissioni richiede, almeno per molti Paesi dell'Unione, che una parte rilevante del mix energetico sia coperta dal gas, sia in funzione di sostituzione di fonti maggiormente inquinanti, sia come elemento necessario di bilanciamento per il sistema elettrico, per compensare la forte variabilità della produzione elettrica da fonti rinnovabili. In proposito, il documento ha rimarcato che l'esperienza italiana mostra come la sicurezza non sia in contraddizione con il perseguimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Essendoci impegnati sul tema della sicurezza sia in ambito europeo, sia in ambito del G7 e del G20, abbiamo ottenuto risultati molto soddisfacenti in relazione agli obiettivi climatici al 2020. Abbiamo, infatti, raggiunto con largo anticipo l'obiettivo al 2020 per le energie rinnovabili (al 2013 il 16,7 per cento, con un obiettivo nazionale del 17 per cento al 2020); abbiamo inoltre abbattuto le emissioni di CO2 del 16 per cento rispetto ai livelli del 1990 e abbiamo registrato un trend di riduzione dei consumi energetici che lascia intendere il conseguimento dell'obiettivo di efficienza energetica che abbiamo stabilito con la strategia energetica nazionale. Infine, il paper italiano ha fatto notare che la vulnerabilità dell'Europa sotto il profilo della sicurezza delle forniture è emersa con chiarezza nel corso del 2014. Rimediare a questa vulnerabilità ha un costo, rappresentato dalla realizzazione e dal mantenimento di infrastrutture che consentano la diversificazione delle fonti, delle rotte e dei fornitori e che assicurino ex ante una soluzione strutturale alle possibili crisi, anche se il mercato non lo richiederebbe. È un costo che noi riteniamo giustificato, perché più ragionevole Pag. 5rispetto ai costi legati a soluzioni ex post di risposta all'emergenza, meno efficienti, meno affidabili, dai potenziali alti costi per il sistema sociale industriale, derivanti da un'interruzione delle forniture. Il tema della sicurezza e l'approccio che l'Italia ha voluto adottare incrocia direttamente quello della competition policy e quello della sostenibilità ambientale. È qui che si sente più forte l'esigenza di coerenza di cui parlavo prima. Nel passato, talvolta, si sono seguiti percorsi che generavano contraddizioni. Oggi è necessario impegnarsi al massimo per ritrovare una matrice comune. Infatti, da un lato, mercati più aperti, integrati e competitivi non solo comportano una riduzione dei prezzi, ma determinano anche una maggiore reattività agli shock esterni. Aperture e integrazione dei mercati passano sia dalla normalizzazione regolatoria, sia dall'integrazione fisica. Sotto questo punto di vista, il richiamo che facevo prima alla necessità di investire in infrastrutture ha soprattutto una dimensione intraeuropea. La realizzazione di adeguate infrastrutture crossborder tra gli Stati membri è una condicio sine qua non. Dall'altro lato, il tema della sostenibilità ambientale va perseguito con una crescente attenzione ai costi e agli impatti industriali. Per questo motivo l'Italia si è impegnata, nelle sue politiche nazionali, a trovare un approccio più razionale, basato sui criteri di cost effectiveness, oltre che di stimolo all'innovazione tecnologica, più che al deployment di tecnologie. In primo luogo, quindi, abbiamo promosso una serie di politiche pro-innovazione di natura orizzontale, che comportano benefici, ovviamente, anche per gli investimenti di ricerca e sviluppo nel campo delle tecnologie pulite: penso al credito d'imposta per la ricerca e lo sviluppo e al Patent Box. In secondo luogo, stiamo spingendo sempre più verso un meccanismo di determinazione degli incentivi su base competitiva, con una maggiore attenzione per le tecnologie di maggiore impatto e a maggiore intensità di ricerca e sviluppo. Come ha ricordato pochi giorni fa il Ministro Guidi, entro il mese di maggio, il Ministero dello sviluppo economico emanerà un decreto ministeriale con le nuove regole per gli incentivi nel biennio 2015-2016, in vista di un ulteriore decreto successivo al 2016 che raccordi pienamente i nostri schemi di incentivazione con le nuove linee-guida europee sugli aiuti di Stato in materia di ambiente ed energia. È necessario, però, tornare alla dimensione europea del problema. Quando la Commissione ha pubblicato le comunicazioni relative all'unione energetica, si sono delineati con più chiarezza i contorni di quella che si presenta come la più ambiziosa iniziativa europea nell'ambito dell'energia dell'ultimo ventennio. Perché dico «più ambiziosa» ? Non erano forse stati ambiziosi i pacchetti successivi di liberalizzazione dei mercati energetici che avevano negli anni modificato una situazione largamente basata sul monopolio nei settori energetici ? Non era forse stata ambiziosa la Strategia 20-20-20, che, per la prima volta, aveva coniugato gli obiettivi in campo energetico con quelli in campo ambientale, prevedendo che fossero questi ultimi a guidarne la realizzazione ? L'unione energetica tenta di fare di più ponendo l'energia in un contesto globale, che tiene conto non solo delle politiche climatiche, ma anche di tutte le politiche settoriali (trasporti, comunicazioni, agricoltura) e insieme anche della competitività dell'industria europea. Inoltre, il pacchetto del 25 febbraio disegna un approccio integrato ai temi energia e clima, che finora è mancato. Proprio questo nuovo approccio rappresenta il valore aggiunto dell'unione energetica, in quanto supera la giustapposizione delle varie politiche, a volte anche confliggenti tra di loro, che ha fin qui caratterizzato il procedere dell'Unione europea e prevede un nuovo modo di concepire e sviluppare le politiche europee in materia di energia. L'unione energetica deve garantire, a nostro avviso, una visione di insieme su tutte le aree di intervento dell'Unione in materia di energia e una coerenza non solo tra gli obiettivi che essa si pone in materia di sicurezza, decarbonizzazione, concorrenza e competitività, ma anche e soprattutto tra le misure che adotta per indurre gli Stati Pag. 6membri al raggiungimento degli obiettivi. Serve, inoltre, un più stretto collegamento tra le politiche energetiche e le politiche ad esse correlate, prima fra tutte quelle volte a favorire la competitività dell'industria europea. Noi ci attendiamo che l'Unione energetica rappresenti innanzitutto un disegno politico solido, completo, credibile e stabile per gli investitori e per gli operatori privati che si basi su un'approfondita analisi delle diverse realtà interne all'Unione e della loro costante evoluzione. Sottolineo, peraltro, che l'Unione energetica, coniugata anche con le risultanze del Consiglio europeo di ottobre, in occasione del quale il Governo ha presentato un documento di posizione largamente basato sul documento del Ministero dello sviluppo economico, non è altro che un metodo di affrontare i problemi. Infatti, le proposte di soluzione seguiranno con i provvedimenti che il pacchetto enumera puntualmente e che la Commissione presenterà nel secondo semestre del 2015 in presidenza lussemburghese. A quel punto, sarà essenziale la governance del sistema. Fin qui abbiamo, infatti, rilevato che si assisteva spesso a sovrapposizioni nel considerare i risultati delle politiche. Ora dobbiamo evitare che l'estrema complicazione della matrice porti a un sostanziale blocco delle attività, innescando negoziati contemporanei su troppi tavoli. Il dibattito sulla governance, peraltro, è partito già da molto tempo e si è andato a sovrapporre a quello della governance del Pacchetto clima-energia al 2013. Noi abbiamo fatto presente che l'approccio integrato dell'unione energetica deve estendersi anche all'integrazione massima della reportistica, prevedendo un sistema che, pur distinto da quello del semestre europeo, sia coerente con esso e non determini né duplicazioni, né, peggio ancora, contraddizioni o metriche differenti. Il Commissario Cañete, responsabile per l'energia e i cambiamenti climatici, potrebbe facilitare questo modo di procedere. A sua volta, ciò potrebbe anche innescare nei singoli Governi nazionali positive collaborazioni tra dicasteri titolari di politiche fin qui considerate in conflitto. Circa le azioni attualmente in corso, vi faccio presente che la presidenza lettone sta negoziando un testo di conclusioni del Consiglio sull'unione energetica che andrà in approvazione al prossimo Consiglio dei ministri dell'energia, che siederà a Lussemburgo l'8 giugno prossimo. Il testo, che ha già visto il consenso della maggior parte degli Stati membri, ha ripreso le indicazioni della delegazione italiana sulle infrastrutture energetiche e sulle azioni di gestione della domanda da attuarsi con l'utilizzo delle smart grid e degli smart meter. La Commissione, per parte sua, sta predisponendo, ai fini della messa a punto del processo di governance, alcune schede Paese che saranno inviate nel mese di maggio. Nello stesso mese la Commissione darà inizio a incontri bilaterali nelle capitali europee finalizzati a discutere con ciascuno Stato membro gli assunti contenuti nella relativa scheda Paese.
  Resto a disposizione per fornire ogni utile integrazione ai commissari.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare la sottosegretaria Vicari per la relazione svolta, do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ERMETE REALACCI, presidente dell'VIII Commissione. Nel ringraziare la sottosegretaria per la relazione svolta, volevo chiedere chiarimenti sulle modalità del processo di integrazione delle politiche del Governo, in quanto la mia preoccupazione al riguardo è che si proceda per binari paralleli. Segnatamente, per quanto riguarda il MISE in senso stretto, vorrei capire a che punto sono i provvedimenti sul conto termico. Ricordo che nel decreto cosiddetto «Sblocca Italia» avevamo previsto che quei provvedimenti dovessero essere varati nel dicembre dello scorso anno. Ci era stato detto che erano in via di gestazione. Sono provvedimenti piuttosto importanti, perché il volume degli investimenti non è poca cosa: credo intorno ai 700-800 milioni di euro, una cifra quindi abbastanza rilevante per orientare le attività su quel fronte.Pag. 7
  Passo a un altro punto importante: in passato, come emerso presso la Commissione Attività produttive, soprattutto, e, in parte indiretta, anche presso la Commissione Ambiente, si arrivava ad un determinato punto in cui le utilities, che avevano centrali termoelettriche, battevano cassa per tenere in vita vecchie centrali. Ad oggi, abbiamo constatato che la politica dell'ENEL è cambiata piuttosto drasticamente: L'ENEL ha dichiarato non solo che non è più interessata alla centrale di Porto Tolle, ma anche che chiude 22 centrali. Qualcun altro, invece, continua a chiedere aiuti in quel senso. Vorrei quindi sapere se vi sia la percezione di questo cambiamento e come ci si stia attrezzando ? Alla fine, l'Italia produce il 40 per cento di energia con le fonti rinnovabili e può fare probabilmente anche di più.
  Il punto forse più importante è la partita della fiscalità ambientale, che riguarda il coordinamento delle politiche, in merito al quale, sottosegretaria, sono state avanzate note critiche da parte dell'Unione europea. A metà maggio un report dell'Unione europea ha mosso appunti nei confronti delle politiche di alcuni Paesi: in particolar modo, per quanto riguarda l'Italia, si è rilevato come non siano stati eliminati i sussidi indirizzati a destinazioni sbagliate e come non sia stata neanche applicata una forma di fiscalità, segnatamente quella sulla CO2, che è uno strumento indispensabile per orientare il sistema economico, in maniera non apodittica e dirigista, ma con gli strumenti di mercato, verso una direzione che presumibilmente sarà quella che verrà fuori dalla Conferenza di Parigi. L'Europa va a Parigi con obiettivi ambiziosi. Il contesto geopolitico è migliorato, visto l'accordo che c’è stato tra Stati Uniti e Cina. Bisogna capire se noi consideriamo questa un'occasione per la nostra industria e non un limite. Da questo punto di vista, personalmente ho visto con favore il fatto che il Presidente di Confindustria Squinzi, qualche giorno fa, in un'intervista su Il Sole24Ore, abbia usato toni molto diversi dal passato, dicendo sostanzialmente che il risparmio energetico è la frontiera competitiva della nostra industria. Nel passato eravamo abituati più a un'ottica lamentosa, con affermazioni del tipo «Stiamo attenti a non danneggiare l'industria». Il presidente Squinzi ha detto, invece, che l'industria va in questa direzione. Per tutte queste questioni, oltre a un coordinamento degli strumenti, l'elemento dalla fiscalità è uno strumento molto importante. Nella delega al Governo per i decreti attuativi quel tipo di fiscalità ambientale era presente. A quanto mi risulta – anche se non ci sono bozze ufficiali in circolazione – tale elemento, nelle bozze in preparazione, è scomparso. Ritengo che il Green Act sia una politica piuttosto debole, se non prevede la fiscalità ambientale. Vorrei capire, in merito, quali forme di coordinamento il Mise utilizza con altri Ministeri, per capire le modalità con le quali questi strumenti si incrociano tra di loro.

  DAVIDE CRIPPA. Mi aspettavo una previsione sulle modalità con le quali il Governo intenda affrontare alcune questioni legate all'energia. Constato, invece, che sono elencate alcune problematiche, ma non è indicato alcun tipo di iniziativa e di strada da intraprendere. Pongo, quindi, alcune domande esplicite, in maniera tale da avere risposte – spero – altrettanto chiare. Innanzitutto, una delle tematiche sollevate all'interno dell'Unione dell'energia è quella relativa agli accumuli. Vorrei comprendere se e in che modo il Governo ha in mente di rilanciare il sistema degli accumuli in Italia e se questa idea parta soltanto dagli accumuli elettrochimici o, come auspico, debba andare verso la ripresa della funzionalità anche degli accumuli idroelettrici. Oggi, lo ricordo per non essere noioso anche a me stesso, praticamente, su 9 terawattora ne stiamo usando 2. Vorrei comprendere se questa possibilità di utilizzare i sistemi di accumulo legandoli alla grande produzione da rinnovabile in determinate fasce orarie, che spesso non coincidono con quelle di maggior utilizzo, possa essere una maniera sia per calmierare il mercato interno, sia per aumentare la nostra quota di produzione.Pag. 8
  L'altra questione è legata agli interconnector privati. Volevo comprendere, anche qui, se all'interno della previsione degli interconnector privati, che, come ci segnalava anche l'Autorità per l'energia, è una proporzione in base alla potenza del nostro sistema di generazione, dal punto di vista tecnico, a livello di ministero qualcuno si è fatto una domanda su come questa situazione di grande potenza installata – la nostra è praticamente di due terzi superiore all'utilizzo – ci porterebbe a uno svantaggio di competitività. Di fatto questo ci porterebbe a dover realizzare più opere di interconnessione rispetto a quelle che effettivamente utilizziamo e, quindi, ad avere un surplus di import-export disponibile, in realtà avendo bisogno di molto meno. Peraltro, questi tipi di interconnessioni hanno spesso delle compartecipazioni pubbliche.
  Volevo inoltre capire, in relazione al Piano sugli interconnector privati, quelli che oggi sono affidati a Terna, quali costi ricadono sulla collettività. È previsto un indennizzo sull'impegno a realizzare questo tipo di interconnector ? Vorrei sapere se il ministero ha previsto, così come non è scritto nel decreto ministeriale, una modalità di recupero dei soldi che l'Autorità per l'energia elettrica e il gas stanzia annualmente sulle bollette dei cittadini come indennizzo per i soggetti che si impegnano a realizzare delle infrastrutture energetiche come quelle previste per le ipotesi di fallimento. Tali soggetti, purtroppo, sono operatori del mercato energivori e, quindi, sono in grossa crisi di produzione, tant’è che molti di loro hanno tavoli di crisi aperti al MISE. Vorrei sapere, quindi, se c’è un sistema di recupero di quei soldi che sono della collettività.
  Un'altra questione riguarda le interconnessioni gas. Nel documento è citata la progressiva transizione mediante il gas e l'abbandono di quelle che teoricamente e praticamente sono sorgenti più inquinanti dal punto di vista produttivo. Nel momento in cui è stato dato l'ok al TAP e, quindi, a un'infrastruttura di importazione di 10 miliardi di metri cubi di gas, raddoppiabili a 20 in determinate condizioni, vorrei capire se il Ministero dello sviluppo economico ha chiare quali siano oggi le percentuali di utilizzo delle reti di approvvigionamento del gas che arrivano dal Mare del Nord e dal Friuli. Vorrei inoltre comprendere, a livello di percentuali di utilizzo, se abbiamo bisogno di realizzare nuove infrastrutture, oppure se abbiamo già una sovracapacità di questo tipo. Visto che, ai tempi, c'era il Viceministro De Vincenti, il quale spingeva molto sulla TAP come opportunità per vendere il gas all'Europa, vorrei capire se con questo scenario a livello europeo il Ministero dello sviluppo economico abbia un piano chiaro e concreto di come potremmo vendere quel gas in surplus rispetto alle importazioni. Per adesso, purtroppo, non l'ho visto e il punto non mi è chiaro.
  L'ultimo passaggio è sulla decarbonizzazione, che viene giustamente richiamata più volte. Vorrei capire se c’è un nesso tra l'impegno europeo di decarbonizzare e quanto definito nel provvedimento cosiddetto «Sblocca Italia», che rilancia di fatto le trivellazioni all'interno del nostro Paese. Non vedo una conseguenza diretta tra i due fenomeni, anzi li vedo piuttosto in antitesi. Nel momento in cui, da un lato, si sbloccano le trivellazioni petrolifere e fossili anche su terraferma e, quindi, di conseguenza la CO2, dall'altro lato, occorre valorizzare un concetto di decarbonizzazione inteso anche come impegno europeo. Vorrei sapere come il Ministero dello sviluppo economico intenda coniugare queste due esigenze secondo i propri piani – non i nostri, ossia quanto definito nello «Sblocca Italia» – e rispetto anche ai piani richiesti dall'Unione europea.

  GIANLUCA BENAMATI. Ringrazio anzitutto la sottosegretaria per la relazione. Chiaramente, siamo in una situazione particolare, nel senso che l'audizione della sottosegretaria è collegata, oltre che ai temi prettamente nazionali, anche al ruolo che l'Italia, in questa fase, svolge nella costruzione del mercato unico europeo. Penso che questi siano temi al centro dell'audizione odierna, anche perché dobbiamo redigere un parere che deve essere Pag. 9di ausilio alla posizione italiana su questo tema. Ho fatto questa breve introduzione perché ritengo che alcuni temi che sono stati posti e alcune questioni possano essere magari approfonditi maggiormente. Per esempio, veniva posta la questione delle connessioni, per quanto riguarda la rete elettrica e il gas, sia interne, sia esterne. È chiaro che il mercato europeo dell'energia sarà un mercato vero solo se consentirà dei flussi bidirezionali fra le diverse aree del continente. Se questo non avverrà, continueremo ad agire con isole o zone energetiche e non arriveremo mai a una distribuzione dell'energia a cui segua anche un'equalizzazione dei costi. In questo senso il collega Crippa prima si riferiva al trasporto del gas. Il 2014, che è stato un anno piuttosto critico, ci dimostra che, per esempio, l'infrastrutturazione di questo tipo serve, al di là delle richieste del mercato – questa è la mia opinione immediata – anche per assicurare una stabilità energetica del Paese, così come accade, per esempio, per la TAP. Ricordo, per inciso, che nel 2019 sarà posto anche, come ci ha detto il ministero rispondendo a un mio question-time, il tema del rinnovo dei contratti di fornitura di gas dalla Repubblica federale russa. Un tema è, quindi, quello della connessione interna del Paese con l'efficientamento dei sistemi di trasporto sia dell'energia elettrica, sia del gas, un altro è quello della connessione con i Paesi europei. Tutto ciò pone due questioni, signora sottosegretaria, una delle quali è la dimensione dell'interconnessione. In questa sede, abbiamo discusso del fatto che la Commissione europea pone un tetto, o comunque fornisce un'indicazione, del 10 per cento della potenza installata. Poiché l'Italia è in una situazione particolare, perché ha una potenza installata estremamente più alta della potenza effettivamente utilizzata, forse sarebbe il caso che il Parlamento facesse notare alla Commissione, nelle sue note, che l'obiettivo del 10 per cento, che può essere suscettibile anche di modifiche, potrebbe essere un obiettivo tendenziale, o, comunque, dovrebbe tener conto dell'effettiva potenza che viene utilizzata dal Paese. Per noi c’è, infatti, un fattore 2 fra l'energia chiamata in servizio e quella effettivamente installata. Lo rilevo perché, in colloqui anche con Terna, questa questione è risultata evidente ed è stata sottolineata anche dall'Autorità nella sua relazione. C’è poi un secondo punto, che richiama anche la questione del TAP: come il Governo intenda prendere posizione in ambito europeo affinché nel sistema delle connessioni e, quindi, anche dei finanziamenti, la Commissione europea, nella costruzione del mercato unico dell'energia, veda prioritarie non solo le connessioni intraeuropee, ma anche quelle con le altre aree a noi vicine. Per l'Italia si tratta sostanzialmente di due grandi direttrici, quella con il Nord Africa e quella con la Balcania. Il tema è pesante perché, ovviamente, con l'Africa vi è una problematica relativa alla stabilità di quei Paesi, che una cooperazione energetica potrebbe oltretutto aiutare, oltre ad una tematica che attiene allo sviluppo, perché quei Paesi sono oggi fornitori di idrocarburi e potrebbero essere domani fornitori di energie alternative mediante elettrodotti. Ci sono già delle indicazioni di movimento, come, per esempio, connessioni elettriche con la Tunisia, ma sono molto ridotte. Il secondo punto sulle connessioni è quello relativo a uno sforzo che credo che il Governo stia mettendo in atto – vorremmo, però, sentire le sue parole – perché anche le connessioni border dell'Unione siano considerate rilevanti per il mercato interno. Mi riferisco non solo alle connessioni con la Russia o con il Mare del Nord, ma anche alle connessioni con l'Africa. Inoltre, vorrei sapere se il superamento delle fasce protette, che il disegno di legge sulla concorrenza pone con gradualità e con metodi che valuteremo, e l'apertura di una maggiore concorrenza siano per il Governo un punto di qualificazione della discussione in Europa. L'Italia è un mercato fortemente concorrenziale e ha fatto una scelta particolare nella tutela delle fasce più deboli, che è quella dell'acquirente unico e comunque della tutela delle famiglie rispetto al sistema produttivo. Con il provvedimento sulla Pag. 10concorrenza andiamo teoricamente verso un sistema ancora più aperto. Come intende il Governo portare avanti questa posizione in Europa, visto che non tutti sono nella stessa situazione ? L'ultima questione è quella dell'efficienza energetica. Più che quello del risparmio, il tema dell'efficienza diventa un tema centrale, perché si tratta non solo di limitare i consumi, ma anche di ridurli grazie all'innovazione tecnologica. Noi abbiamo recepito le direttive, ma questo è un asse portante del mercato unico dell'energia. Chiedo al Governo – abbiamo già sentito le dichiarazioni del Presidente del Consiglio e di altri – se questo sia un elemento centrale della sua politica energetica.

  STELLA BIANCHI. Nel ringraziare la sottosegretaria, vorrei porre alcune domande e chiedere una rassicurazione su un passaggio della relazione. In primo luogo, vorrei sapere se sono previste delle misure particolari. Mi fa molto piacere leggere con chiarezza l'obiettivo della decarbonizzazione. Sono d'accordo con il presidente Realacci, che ha parlato prima, che questa sia una frontiera per le nostre imprese e assolutamente un'occasione da cogliere, come diceva bene anche il presidente di Confindustria Squinzi, il quale, non a caso, è a capo di una delle imprese più innovative da questo punto di vista. Mi chiedevo se il MISE e, in particolare, la sottosegretaria ci possano aiutare a capire meglio se sono previsti incentivi per le imprese che vanno verso la frontiera di decarbonizzazione e, quindi, destinati a ricerca e sviluppo per i processi produttivi che usano meno energia, che sono più efficienti, risparmiano risorse e sono naturali. Inoltre, vorrei chiedere anch'io, come il collega Crippa, quali sono le politiche del MISE in particolare sul sistema degli accumuli e quali sono le misure che il MISE intende adottare per sostenere lo sviluppo delle rinnovabili senza incentivi. Personalmente sono convinta che le rinnovabili possano arrivare alla grid parity soprattutto se devono combattere di meno contro i vincoli amministrativi e, quindi, se ci sono un'effettiva semplificazione e una politica corretta sui SEU e sulle RIU, ossia sull'autoproduzione. Per «corretta» intendo che non immagino che essi debbano essere completamente esenti dal pagamento degli oneri di rete, in quanto probabilmente ci vorrà una politica comunitaria, ma, certamente, vanno sostenute la generazione distribuita e l'autoproduzione. Volevo chiedere anch'io, inoltre, se, per l'esperienza che la sottosegretaria ha nel MISE, è stata prevista la costituzione di una cabina di regia, perché queste politiche hanno ricadute su diversi ministeri. Mi riallaccio alla centralità dell'efficienza energetica. Sull'obiettivo di interconnessione, che, in effetti, ci viene segnalato da più parti, mi chiedevo se il nostro obiettivo, che naturalmente viene fissato dalla Comunità europea in un numero – considerato che fissare un target è sempre di rilievo – non debba tener conto in particolare dell'esigenza di rendere efficiente il sistema. Per quanto possa capire, la cosa migliore che può succedere al sistema europeo è che esso diventi il più rapidamente possibile libero dall'uso dei combustibili fossili, mettendo insieme il solare da dove si può produrre, l'eolico dal Mare del Nord, potenziando l'efficienza energetica, il più rapidamente possibile sostituendo la produzione da combustibili fossili, a partire da quelli più inquinanti e togliendo le produzioni meno efficienti. L'obiettivo di interconnessione va visto in questo modo, ossia sostenendo ciò che serve a rendere il sistema dell'unione energetica protetto e sicuro dagli approvvigionamenti esterni, perché diventa in grado di sostenersi da solo, più che forse facendo altre considerazioni. Se questo ci porterà a dover sostituire alcune forme di produzione di energia e a dover accompagnare dei processi di chiusura delle centrali, sarà un costo di transizione del quale il sistema si farà carico. Mi chiedevo anch'io, come il presidente Realacci, a che punto sia la fiscalità ambientale. Credo che nei nostri ragionamenti di efficienza e di attribuzione di costo sia un problema il fatto che alle esternalità ambientali non venga attribuito un costo. Se tutto va bene, da oggi, Pag. 11con l'approvazione in Senato, ci sarà un deterrente fortissimo a commettere disastri ambientali, ma noi dobbiamo introiettare nelle scelte di investimento il costo di inquinare. Pertanto, la delega sulla fiscalità ambientale è assolutamente centrale. Volevo chiedere poi una rassicurazione su un passaggio della relazione: a un dato punto si dice che «L'Unione energetica tenta di fare di più, ponendo l'energia in un contesto globale che tiene conto non solo delle politiche climatiche, ma anche di tutte le politiche settoriali (trasporti, comunicazioni, agricolture) e insieme anche della competitività dell'industria europea». È un'affermazione che va benissimo, ma sconta il fatto, secondo me, che le politiche climatiche non sono una questione separata dalle politiche dei trasporti, da quelle dell'agricoltura, da quelli settoriali e dalle altre. Sono una condizione che impone alle altre politiche di modificarsi. Questa è l'interpretazione che io ho visto nei documenti europei. Quando nei fondi strutturali c’è il vincolo per cui il 20 per cento delle risorse dei fondi europei va agli obiettivi climatici, trasversalmente sugli 11 obiettivi tematici, e non solo su quello della difesa del suolo o su quello della transizione energetica, c’è questa idea di fondo: noi dobbiamo abbattere le emissioni di CO2 e, per farlo, vanno trasformate tutte le politiche. Volevo chiedere alla sottosegretaria se il MISE è pienamente consapevole del cambiamento necessario che tutti i settori devono necessariamente attraversare.

  MARIETTA TIDEI. Nel ringraziare la sottosegretaria Vicari, vorrei conoscere la sua opinione su uno degli obiettivi principali: l'integrazione del mercato europeo. Ciò significa sicuramente interconnessioni infrastrutturali adeguate, ma anche armonizzazione delle norme e dei sistemi regolatori, che ad oggi appaiono chiaramente ancora troppo frammentati. A suo avviso, quali sono i principali ostacoli sulla via della realizzazione di questo mercato unico ? Chiaramente non tutti i Paesi si comportano allo stesso modo e non tutti hanno lo stesso grado di apertura. Chiedo, quindi, una sua opinione sulle maggiori difficoltà relative alla via dell'integrazione del mercato unico. Riallacciandomi a una delle domande che faceva il collega Benamati sulle interconnessioni verso il Mediterraneo, per via della nostra posizione geografica, ma anche verso i Balcani, un mese fa circa il Ministro Gentiloni, andando in Tunisia subito dopo l'attentato al Museo Bardo, lanciava l'idea del famoso Capo che dovrebbe interconnettere l'Italia alla Tunisia. Pensava, quindi, di spostare alcuni fondi del Piano Juncker su questo tipo di infrastruttura, il che sarebbe stato anche un modo per dare una mano a un Paese che sta vivendo una transizione democratica importante e che dovrebbe avere anche dai Paesi europei un supporto, anche economico, al suo sviluppo. L'altra domanda, già posta da altri colleghi, riguarda la produzione di idrocarburi. Secondo la strategia energetica nazionale, la produzione di idrocarburi era un fattore fondamentale per la sicurezza energetica; vi era l'obiettivo di arrivare entro il 2020 a una produzione interna di idrocarburi ai livelli del 1990. Vorrei capire come il Governo si stia muovendo su questi aspetti.

  LUDOVICO VICO. Alla sottosegretaria vorrei rivolgere alcune richieste rispetto alla relazione che ci ha sottoposto, in merito alla quale i colleghi sono già intervenuti tutti con puntualità. Vorrei sapere se sia possibile avere dalla sottosegretaria, anche inviando ulteriore documentazione, un quadro che risponda ai seguenti quesiti: qual è e a quanto ammonta la bilancia commerciale in Italia sul fattore energetico ? Quali sono gli interscambi nella dimensione europea ? Quanti sono gli investimenti privati e pubblici ? Si tratta di temi che sono richiamati nelle relazioni e nella documentazione predisposta dai Servizi Studi Studi di Camera e Senato. Inoltre, qual è il programma del Governo – non il Piano energetico nazionale – in ordine al pacchetto dell'Unione europea ? Perché pongo questi problemi ? Ulteriore gas che cosa significa ? Significa un approdo hub per l'Unione europea ? Ci Pag. 12venga spiegato. Non è questo il problema. Si prevedono ulteriori processi di diversificazione al netto dell'efficienza e della competitività ? Va bene, non ci sono problemi. C’è un punto che, diversamente dai Paesi europei, nel nostro ha un costo altissimo: viene scaricato in bolletta l'investimento energetico dello Stato, che non è un prelievo fiscale universale. Si potrebbe dire che la bolletta la pagano tutti i cittadini e le cittadine italiani, ma io mi permetto, in questa sede, di voler comprendere dal Governo e dalla sua autorevole postazione dal Ministero dello sviluppo economico per quale ragione in bolletta, alla voce A2, dobbiamo ancora pagare il decommissioning, in A3 gli incentivi alle fonti rinnovabili, in A4 le agevolazioni tariffarie, in A5 la ricerca, in AS il costo del bonus elettrico e in AE le agevolazioni dell'industria. Sia chiaro che non sto teorizzando il non costo, ma sto ponendo una domanda semplice: perché questi costi non sono a fiscalità universale e in che misura questi costi stanno nelle politiche energetiche del nostro Governo ?

  ANDREA VALLASCAS. Vorrei velocemente porre due domande: la prima è relativa al GNL. So che è allo studio del Ministero un piano strategico nazionale sull'utilizzo del GNL in Italia. Volevo sapere qual è la situazione di fatto e qual è la previsione della diffusione del GNL nel territorio italiano, per quello che riguarda i trasporti terrestri e marittimi. La seconda domanda è relativa al decreto legislativo n. 102 del 2014. Ad oggi manca ancora il decreto attuativo che permetta di fare efficienza energetica all'interno degli edifici centrali, ossia dell'amministrazione pubblica. Vorrei sapere quando verrà applicato il decreto attuativo e come mai non è ancora stato presentato.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Ringrazio la sottosegretaria, per la sua relazione, che ho letto con attenzione. Quando viene lei, c’è sempre la voglia di chiedere qualcosa che riguarda più propriamente il nostro Paese. Avremmo tante domande da fare sulle produzioni interne. Come tutti sanno, credo molto nella geotermia, ragion per cui mi piacerebbe anche capire come si sta procedendo in questo settore. Oggi, però, noi stiamo parlando di Europa. Le domande che, nel corso delle audizioni, ci vengono sottoposte dalle imprese o dai cittadini sono fondamentalmente di due generi: la sicurezza dell'approvvigionamento e il costo dell'energia. Sulla sicurezza dell'approvvigionamento, nonostante nessuno pensi che resteremo al freddo o al buio, dato che abbiamo diversificato le nostre fonti di approvvigionamento, il problema ogni tanto si pone. Indubbiamente nessuno può negare che ci sia un costo dell'energia, nel nostro Paese, per le famiglie, ma anche e soprattutto per le imprese, superiore a quello degli altri Paesi europei. Ad un certo punto, lei ha parlato di una visione di insieme dell'Europa sotto il profilo della sicurezza, della decarbonizzazione, della concorrenza e della competitività. Le pongo due domande. Che tipo di peso possiamo avere in quella che poi lei identifica come una governance sul mercato unico dell'energia ? Lo chiedo per capire come, nell'ambito di una visione comune dell'Europa, si possano eliminare queste storture, ossia non come si possa arrivare a un prezzo unico dell'energia in Europa, ma almeno quali passi si possano fare per eliminare un gap di competitività che esiste tra Paese e Paese. La seconda domanda, sempre rispetto al peso che noi possiamo avere in Europa, riallacciandomi alle domande fatte dai colleghi, è relativa a una maggiore pressione sull'efficientamento energetico. Dico questo perché il nostro Paese ha sviluppato una fortissima tecnologia nel settore. Noi siamo all'avanguardia. Come aiuto anche all'esportazione e al lavoro del nostro Paese, si potrebbe lanciare una grande campagna di efficientamento energetico in tutta Europa, anche laddove ci sono Paesi che, producendo da sé l'energia – potrei citarne tantissimi – in Europa sostengono minori costi per l'energia rispetto a noi, nonostante quello che diceva il collega Vico. Alla fine, perché costa tanto questa energia ? Nel momento in cui la materia prima può anche costare meno, Pag. 13il nostro costo dell'energia rimane più o meno sempre alto per tutte le ragioni che citava il collega. Le chiedo quindi quali iniziative siano da intraprendere. Una volta tanto, non dico pensiamo all'Italia, ma proviamo a raccogliere un sentiment di natura generale in Europa, come quello dell'efficientamento energetico, che anche ai fini delle emissioni di ogni tipo, mi sembra stia riscontrando un consenso generale, ma che, guardacaso, per una volta, per il tipo di tecnologia che noi, dalle pompe di calore ad altro, siamo in grado di sviluppare, potrebbe favorire il nostro Paese.

  PRESIDENTE. Do la parola al Sottosegretario Vicari per la replica.

  SIMONA VICARI, Sottosegretaria di Stato al Ministero dello sviluppo economico. Le domande sono piuttosto ampie, utili e interessanti. Certamente potrò, anche in sede di verifica al Ministero, con il Ministro, che in questo momento è in audizione sullo stesso argomento in Senato, portare le vostre domande per ulteriori stimoli e riflessioni anche decisionali sulle questioni che sono state trattate nella mia relazione. Pertanto, vi manderò per iscritto le risposte puntuali a tutte le vostre domande, rimanendo a disposizione, dopo che esse saranno state trasmesse per iscritto, per confrontarci di nuovo.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, mi scusi, ma nelle audizioni è prevista una interlocuzione diversa. Capisco che alcune domande sono state effettivamente tecniche e che, quindi, il rimando che la sottosegretaria fa a un approfondimento con gli uffici, oltre che doveroso, è anche auspicabile. Tuttavia, sono state fatte anche domande molto più ampie di politica energetica globale per capire come nel nostro Paese ci si pongano determinate questioni a livello di programmazione politica. Reputo gravissimo che un sottosegretario non conosca la linea che il proprio Ministero intende adottare e debba sentire il Ministro, sulla base delle domande poste dai parlamentari, per fornire una linea di indirizzo politico. Ovviamente, questa non è una critica alla persona, la quale è stata «catapultata» a occuparsi del settore relativo all'energia, che poco fa veniva gestita dal collega De Vincenti. Ancora oggi non è stata data delega ufficiale per la parte energetica. Questo rappresenta un problema di fatto, che il ministro Guidi non può non prendere in considerazione in maniera seria. Il ministro deve chiedere al Presidente del Consiglio di nominare chi dovrà seguire la parte energetica. Se sarà lei, sottosegretaria Vicari, inizierà poi un percorso diverso. Da un punto di vista delle risposte politiche, credo che sia inammissibile, in un'audizione, rimandare a un'integrazione con risposte scritte. A questo punto avremmo fatto pervenire le domande per iscritto e sarebbe tutto finito. Nel loro scopo, le audizioni previste dal Regolamento parlamentare prevedono un'interlocuzione, e l'interlocuzione non può consistere in un: «Risponderò.».

  GIANLUCA BENAMATI. Presidente, vorrei dire che l'intervento del collega Crippa presenta anche elementi di oggettività rispetto alle strutturazioni intere del Ministero. Tuttavia, mi pare – lo dico molto sommessamente – che questa non sia la fattispecie del problema. La sottosegretaria in questo caso si è detta disponibile a rispondere, ma la numerosità delle questioni che sono state poste, anche differenti fra di loro, ha fatto sì che ella abbia chiesto l'opportunità di una coerente presentazione di risposte su temi anche impegnativi. Al netto di alcune valutazioni che il collega Crippa fa sull'organizzazione del Ministero, che sono dati di fatto e che, ovviamente, troveranno al più presto una soluzione, a me pare di leggere completamente in maniera diversa la posizione della signora sottosegretaria, la quale ha dato la massima disponibilità a fornire risposte organiche. Il nostro gruppo non vede, in questo caso, un vulnus particolare nel fatto che arrivino risposte in questa maniera, stante la dimensione e la numerosità delle questioni e la loro varietà.

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  IGNAZIO ABRIGNANI. Faccio un discorso di natura più pratica: concordo su alcune scelte che mi auguro il ministro faccia a breve sull'indicazione della delega, ma abbiamo posto una serie di problematiche piuttosto pesanti. Sono previste votazione in Aula tra un quarto d'ora, per cui cosa avremmo fatto ? Alle domande di serie A la sottosegretaria avrebbe risposto e non a quelle di serie B ? A me sembra molto più corretto l'atteggiamento che ha tenuto. D'altronde, ricordo un precedente riguardante un'audizione, – non so se fosse con rappresentanti di Ferrovie dello Stato – nella quale abbiamo posto le domande e poi l'audito è tornato per rispondere. Il tenore delle domande richiede molto più del quarto d'ora che è rimasto. Anche con l'ENEL è stato fatto così. Pertanto, abbiamo due possibilità: o lei ci manda le risposte scritte o fissiamo un nuovo incontro nel quale verrà con le risposte sulle quali iniziare un dibattito. Mi sembra corretto così. In un quarto d'ora avrebbe risposto forse solo a un paio di domande.

  SIMONA VICARI, Sottosegretaria di Stato al Ministero dello sviluppo economico. Noi mi sottraggo alle risposte per dovermi documentare da qualche parte, ma per l'esigenza di fornire il maggior numero di informazioni possibile. Onorevole Crippa, lei svela l'acqua calda. Al Ministero dello sviluppo economico non è stato sostituito il Viceministro De Vincenti, che aveva le deleghe sull'energia. Lei ha fatto bene a farla rilevare, come problematica del Governo, ma a me sembra assolutamente opportuno che proprio in questa situazione complessiva contingente, in cui siamo impegnati con altre priorità, si possa aspettare ancora la fine del mese di maggio, in considerazione del fatto che il ministro Guidi ha assunto tutte le deleghe che erano state gestite fino a questo momento dal viceministro De Vincenti, partendo proprio dai tavoli in cui personalmente il ministro Guidi si è impegnato, per esempio quelli relativi a crisi e vicende molto importanti. Fermo restando questo, che è stato un esercizio – mi permetterei di dire – fine a se stesso, passo velocemente alle questioni un po’ più politiche, cui posso rispondere. Certamente posso dirvi che il ministro si è impegnato a firmare il decreto sull'efficientamento energetico entro la fine di questo mese, con riferimento alla domanda posta prima dal presidente Realacci. Sulla politica degli incentivi futuri, fermo restando quello che vi ho detto nella relazione, cioè che sarà in atto fino al 2015 e al 2016, dal 2017 stiamo aspettando due decisioni che possono consentire al nostro Paese di fare una politica immagine più concreta. Esse riguardano le linee che usciranno dal pacchetto di Parigi, che si terrà nel mese di dicembre, e le linee che fornirà l'Unione europea, che ancora non sono state emanate, circa la tipologia dei futuri aiuti che potranno essere erogati anche nel campo delle rinnovabili. Le nostre politiche saranno plasmate rispetto a questi due argomenti. Sulla cabina di regia o su come si intende organizzare o attuare una governance di dialogo, quello che io posso dirvi è che, per quello che mi consta, uno degli esempi più utili che siano stati adottati anche dal Ministero dello sviluppo economico è stato quello messo in campo, con un tavolo che ha lavorato per diversi mesi, per il recepimento della direttiva off-shore, che, come sapete, è stata adottata dal Consiglio dei ministri ieri lunedì 18 maggio. È stato un lavoro molto lungo, che ha visto come interlocutori il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero dell'ambiente e tutti i soggetti controllori e attuatori per alcune parti. Quel tipo di governance, per quello che mi consta data la mia esperienza, è stato certamente positivo. Con riferimento al fatto se sarà quello il modello che si vorrà adottare per le politiche future, è ovvio che, non essendo io il capo responsabile di questo tipo di decisioni, mi permetto, per non prendere in giro nessuno, di chiedere al ministro se il percorso continuerà su quella strada o meno. Con estrema onestà e correttezza delle informazioni, per tutta una serie di altri aspetti legati alla decarbonizzazione, – di cui ho preso nota, – mi Pag. 15riservo, così come ho fatto anche in Senato, di fornire risposte assolutamente puntuali in questa sede.

  PRESIDENTE. D'accordo con il presidente Realacci, avendo i commissari posto alcune domande ed essendosi la sottosegretaria impegnata a fornire risposte scritte, è giusto che ottemperi a quanto si è stabilito. Riteniamo, però, che valga la pena, anche perché l'8 giugno si terrà il Consiglio dei ministri europei, di chiamare, o poco prima o poco dopo, il ministro Guidi, nelle due Commissioni riunite, a fare il punto sull'insieme di queste questioni. Pertanto, la sottosegretaria trasmetterà, attraverso la Commissione, ai richiedenti le risposte di merito, in modo da completare il lavoro che oggi abbiamo iniziato. Pensiamo poi che sarà opportuno, anche in ragione di quello che ci aspetta, chiamare il ministro Guidi, considerata la sua posizione apicale nel Ministero. Ritengo che questo sia il modo migliore per proseguire su questo fronte.
  Dichiaro pertanto conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.15.