XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 59 di Mercoledì 6 maggio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 2 

Audizione di rappresentanti dell'USIG Rai:
Fico Roberto , Presidente ... 2 
Di Trapani Vittorio , segretario nazionale dell'USIGRai ... 2 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 7 
Fico Roberto , Presidente ... 8 
Ranucci Raffaele  ... 9 
Pisicchio Pino (Misto)  ... 9 
Fico Roberto , Presidente ... 10 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 10 
Fico Roberto , Presidente ... 10 
Airola Alberto  ... 10 
Lainati Giorgio (FI-PdL)  ... 11 
Gasparri Maurizio  ... 11 
Verducci Francesco  ... 12 
Di Trapani Vittorio , segretario nazionale dell'USIGRai ... 13 
Fico Roberto , Presidente ... 16 

ALLEGATO: Documentazione consegnata dal dottor Vittorio Di Trapani, segretario nazionale dell'USIGRai ... 17

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 14.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE Comunico che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti dell'USIGRai.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti dell'USIGRai che, anche a nome dei colleghi, ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione. Sono presenti il dottor Vittorio Di Trapani, segretario nazionale, il dottor Renato Orso, la dottoressa Valeria Collevecchio, il dottor Umberto Avallone e la dottoressa Rosaria Matarrese.
  Ricordo che con tale audizione la Commissione è interessata ad acquisire elementi informativi in merito al contenuto della piattaforma di riforma della Rai elaborata dall'USIGRai e denominata RaiPIÙ, Prodotto Identità Unità.
  Do la parola al dottor Di Trapani, con riserva per me e per i colleghi di rivolgere a lui e agli altri rappresentanti dell'USIGRai, al termine del suo intervento, eventuali domande e richieste di chiarimento.

  VITTORIO DI TRAPANI, segretario nazionale dell'USIGRai. Innanzitutto un sentito ringraziamento al Presidente e ai commissari per aver accolto la nostra richiesta di audizione, a riprova di un rapporto istituzionale ormai consolidato e di un metodo di lavoro basato sull'ascolto e il confronto. Abbiamo chiesto questo incontro come ulteriore tappa di un percorso iniziato ormai mesi fa sul tema del rinnovo della concessione prevista nel 2016 e della riforma della Rai.
  Entriamo subito nel merito, in modo poi da lasciare spazio a eventuali domande di chiarimento. Dal 19 al 22 marzo l'USIGRai ha tenuto un referendum consultivo nelle redazioni Rai in tutta Italia su una piattaforma di riorganizzazione dell'intera informazione della Rai, la piattaforma RaiPIÙ, una proposta concreta, radicale e coraggiosa che ridisegna l'intera informazione Rai. Il nome nasce dall'acronimo Prodotto, Identità e Unità, ovvero le tre parole chiave, dalle quali secondo noi è necessario partire per la riorganizzazione. Al referendum ha partecipato oltre il 73 per cento delle giornaliste e dei giornalisti della Rai iscritti e non iscritti all'USIGRai e l'82 per cento ha detto sì alla piattaforma RaiPIÙ. Con l'occasione, Presidente, consegno a lei a nome di tutta la Commissione copia delle schede che i colleghi hanno utilizzato per votare, simbolicamente cento schede per rappresentare il voto, nonché il testo puntuale della nostra proposta.
  Come giornaliste e giornalisti della Rai teniamo molto al metodo, un vero metodo di partecipazione, di ascolto, di confronto. Oggi più che mai riteniamo che un sindacato debba avere un ruolo propulsivo nel settore in cui opera, assumendosi la Pag. 3responsabilità e il coraggio di proposte riformatrici, anche radicalmente riformatrici.
  Permettetemi di cogliere l'occasione per ringraziare anche in questa sede il Presidente del Senato, Pietro Grasso, che l'altro lunedì ci ha ricevuti e ci ha riconosciuto il metodo innovativo di partecipazione e di proposta in vista di cambiamenti delicati nel servizio pubblico. La prossima settimana incontreremo la Presidente della Camera, Laura Boldrini, e abbiamo chiesto un incontro anche alle altre istituzioni, e siamo certi che troveremo presto altrettanta attenzione.
  La piattaforma RaiPIÙ, consegnata a questa Commissione, nasce dal lavoro di studio della commissione tecnico-consultiva dell'USIGRai insieme a sei gruppi di studio, che hanno esaminato l'evoluzione del mercato editoriale e televisivo in Italia e all'estero. Ci siamo poi confrontati su linee guida sottoposte alle Assemblee di redazione, abbiamo accolto proposte, miglioramenti, critiche e, dopo un percorso durato circa un anno, siamo arrivati a una piattaforma concreta e, dopo il voto, condivisa. Perché arriviamo ora a fare questa proposta ? Perché da mesi (e lo abbiamo fatto più volte anche in questa Commissione) abbiamo detto che la riforma della Rai servizio pubblico è possibile attraverso un simbolico tavolo a tre gambe: istituzioni, azienda e sindacati. Oggi, finalmente si parla della riforma delle norme che regolamentano il servizio pubblico, in questi giorni si sta aprendo il dibattito nelle Commissioni parlamentari su questo tema e su questo tema specifico mi riservo alcune considerazioni in chiusura.
  L'azienda Rai ha approvato un piano di riorganizzazione che a noi non piace per le motivazioni che con chiarezza mettemmo agli atti anche di questa Commissione. In sostanza si presenta come un'operazione meramente contabile, che non affronta i temi cardine dell'informazione e si limita a una errata risistemazione dell'esistente, senza disegnare il futuro che, come ormai è chiaro a tutti, è cross-mediale e multipiattaforma. Ecco perché in questo momento il sindacato delle giornaliste e dei giornalisti della Rai ha sentito l'esigenza di avanzare la propria proposta, fondata su un news gathering unico, un direttore delle news e il rafforzamento delle identità storiche di prodotti che ancora oggi assicurano alla Rai il primato di ascolti in Italia e in Europa. Ribadiamo inoltre che in tutte le reti l'informazione rappresenta i picchi di ascolto di ciascuna rete, ma quali sono le differenze tra il nostro piano e quello presentato dall'azienda ? Sono soprattutto tre. La nostra piattaforma si occupa di tutta l'informazione Rai, quindi non solo di quella prodotta dei telegiornali, e riteniamo che la titolarità dell'informazione delle reti debba essere affidata ai telegiornali, per garantire coerenza della missione editoriale di ciascuna rete, ma anche per una necessaria riduzione dei costi.
  L'ormai famosa fotografia dei microfoni in Australia non racconta tutta la verità: i microfoni, i mezzi non sono soltanto quelli dei telegiornali, ma sono anche quelli delle reti e, se quell'informazione tornasse a essere affidata ai telegiornali, si potrebbe ottimizzare il lavoro e quindi ridurre i costi. Lo stesso si può dire di un immotivato ricorso a risorse esterne, anche quando in azienda ci sono professionalità adeguate a svolgere quel lavoro. Basterebbe cercarle, invece ancora in questi giorni si sta cercando all'esterno una risorsa importante per importanti programmi del mattino come conduttore. Aggiungo che spesso in queste trasmissioni lavorano colleghe e colleghi giornalisti senza contratto giornalistico e che forse oggi dopo tanti anni meriterebbero la regolarizzazione nel lavoro che svolgono e quindi il contratto adatto al lavoro che svolgono, ovvero il contratto giornalistico. Del resto, questo delle reti è uno dei punti di forza che avete inserito nei vostri 17 punti come risoluzione al cosiddetto «Piano 15 dicembre». Il secondo punto di differenza è il web. Siamo nell'era della crossmedialità, del multipiattaforma, la BBC si sta ripensando come internet-centric broadcaster, a ottobre Netflix arriva in Italia, 8 importanti quotidiani europei fanno un accordo con Pag. 4Google, tutti i dati ci dicono che i giovani si informano attraverso smartphone e tablet, e scelgono l'informazione su misura, e la Rai che fa ? Si limita a riorganizzare l'esistente, senza definire prima una strategia editoriale innovativa. Nei vostri 17 punti (di questo vi ringraziamo) avete raccolto il nostro riferimento alla EBU vision 2020, il cui titolo non a caso è Connettersi a una società interconnessa, elemento fondamentale per riconquistare e rafforzare la fiducia da parte del pubblico. Noi riteniamo (e nel documento che vi abbiamo consegnato c’è una proposta semplice) che il web possa essere il luogo dove sperimentare urgentemente la nuova Rai unitaria, che sappia valorizzare le identità dei prodotti.
  Il terzo punto è il rafforzamento della presenza capillare sui territori declinato non a caso al plurale, perché ci riferiamo ai territori regionali. La Rai deve tornare a essere presente in ogni provincia, non parliamo di sedi ma di presenza editoriale, di presenza sul territorio delle colleghe e dei colleghi. Il servizio pubblico non può essere forte solo nei capoluoghi di regione, ancora oggi invece le redazioni regionali con grande spirito di abnegazione lavorano con organici non sufficienti alle nuove esigenze e con mezzi tecnologicamente arretrati. Ci riferiamo anche ai territori esteri, attraverso le sedi di corrispondenza da rafforzare e gli inviati. Come può pensare il servizio pubblico di assolvere alla propria missione, se non raccontando e far conoscere ciò che avviene all'estero ? Purtroppo, invece, il numero delle sedi negli anni si è ridotto e sta emergendo un nuovo fenomeno, che speriamo venga immediatamente arrestato: la Rai non autorizza da un po’ di tempo alcune trasferte in alcune aree a rischio, finendo poi quindi con l'affidarsi alle agenzie internazionali o a freelance. Marciamo quindi verso l'esternalizzazione dell'inviato di guerra.
  Questi sono i tre punti più rilevanti di differenza, ma nel documento che vi chiediamo di accludere formalmente al verbale di questa seduta trovate in dettaglio la nostra idea di azienda. Troverete un documento specifico sulla radiofonia, perché non è possibile immaginare un rilancio del servizio pubblico senza un adeguato investimento nel settore radiofonico, che tutti gli studi considerano pronto a una nuova vita grazie alla straordinaria e naturale integrazione con le nuove piattaforme.
  A breve poi pubblicheremo un documento sullo sport, ricordando l'importanza di investire sui diritti sportivi. Gli eventi oggi assicurano alla Rai tra le migliori performance di ascolto, ma in un mercato dei diritti profondamente cambiato la Rai deve saper scegliere con intelligenza e lungimiranza editoriale gli eventi e i diritti su cui investire. Accanto però è indispensabile rafforzare un filone di racconto dello sport come fenomeno sociale, come fenomeno economico e culturale che inevitabilmente alle aziende private interessa meno o non interessa, anche perché non c’è un interesse dei grandi gruppi che di solito lavorano sul tema degli sponsor e anche per evitare possibili conflitti di interessi.
  È di tutta evidenza che la nostra è una proposta radicale, coraggiosa e che quell'82 per cento, presidente, commissarie e commissari, dice con chiarezza che le giornaliste e i giornalisti della Rai vogliono il cambiamento e lo vogliono con forza, ma vogliono contribuire con orgoglio a determinarlo, perché vogliono contribuire a determinare il cambiamento del servizio pubblico per questo Paese, senza voler confondere i ruoli e chiedere alla vigilanza cose che non rientrano nei suoi poteri, ma può davvero un'azienda ignorare una proposta condivisa che arriva dalle redazioni ? Noi speriamo di no, ma i primi segnali che abbiamo sono purtroppo negativi: l'impressione è la dirigenza aziendale, spinta anche dall'approssimarsi della scadenza del proprio mandato, sia interessata più ai tempi che a trovare la riforma migliore. Arrivo alla nomina di direttori: al diciassettesimo punto della risoluzione avete detto che i direttori devono essere scelti con selezione pubblica e questo è stato recepito dal consiglio di amministrazione e credo che sia un punto di non ritorno; da oggi in poi qualunque nomina non potrà Pag. 5che seguire il percorso della selezione pubblica per la nomina dei direttori di testata. Credo sia un punto di forza del documento che avete approvato. Come si può criticare i sindacati in quanto sostenitori dello status quo, dell'esistente, della conservazione e poi quando i fatti si incaricano con oltre 1.300 schede di smentire questo pregiudizio non tener conto di questa importante novità e di un metodo che può contribuire alla crescita dell'azienda ?
  La prima richiesta che facciamo a voi parlamentari è un sostegno chiaro e indiscutibile a un metodo innovativo di spinta riformatrice, che riconosca alle mediazioni sociali un ruolo e un metodo nuovo per il cambiamento. Questa nostra proposta coraggiosa però (a dirlo con franchezza) ha bisogno anche di un atto di coraggio da parte del Parlamento. Nelle prossime settimane come parlamentari avrete nelle vostre mani la possibilità di riformare le norme che regolano il servizio pubblico, trovate un'intesa su questo punto e trovate un'intesa su un testo che liberi definitivamente la Rai servizio pubblico dal controllo dei partiti ma anche dei governi. Lo dicevamo ieri, quando il governo era di colore diverso, lo diciamo oggi allo stesso modo. Ecco perché abbiamo detto che il disegno di legge del Governo al momento non va in quella direzione: ci aspettavamo la rottamazione sincera dei partiti e dei governi dal controllo della RAI.
  I temi che come parlamentari vi troverete ad affrontare sono cruciali, proponiamo qui alcune considerazioni, nell'auspicio di poterle fare in maniera più approfondita anche dinanzi alla Commissione VIII del Senato dove ci saranno delle audizioni.
  A più riprese, in maniera trasversale si è affermato che l'obiettivo è rendere la Rai servizio pubblico più autonoma e indipendente, e allora nelle scelte che farete come parlamentari mettete al centro questi obiettivi, autonomia e indipendenza. Per fare degli esempi semplici, inizio dalle fonti di nomina: fonti diversificate di nomina garantiscono maggiore o minore indipendenza rispetto alle attuali sole due fonti di nomina, Governo e Parlamento ? L'ipotesi di scadenze diversificate per i diversi componenti del consiglio di amministrazione può assicurare maggiore autonomia ? Questo meccanismo svincolerebbe il cda dal bilancino del momento politico in cui viene nominato e in più assicurerebbe continuità di gestione. La definizione di griglie di competenza stringenti e verificabili, anche attraverso audizioni pubbliche, indispensabile al consiglio di amministrazione della più grande azienda culturale del Paese sposterebbe in alto l'asticella di eventuali candidati.
  Sicuramente positiva la novità di un componente del consiglio di amministrazione indicato dai lavoratori, elemento nuovo di partecipazione e provvedimento in attuazione dell'articolo 46 della Costituzione, ma per il resto non è stato creato per il momento il necessario filtro da governi e partiti necessario per assicurare autonomia e indipendenza.
  Siamo anche favorevoli all'ipotesi dell'amministratore delegato, ma il nodo resta: chi lo nomina ? Qual è poi il sistema che assicura il cosiddetto checks and balances, ovvero quale organismo assicura il bilanciamento dei poteri rispetto a un amministratore delegato ? Noi intanto proponiamo un metodo per la scelta dell'amministratore delegato: un annuncio pubblico, come avviene in altri Paesi, con griglia di competenze molto specifica e audizioni pubbliche per illustrare il piano per il servizio pubblico che il candidato intende attuare negli anni del proprio mandato, meritocrazia e trasparenza.
  Nell'ottica dell'autonomia e dell'indipendenza l'altro elemento chiave è quello del finanziamento. Il disegno di legge del Governo prevede una delega per la riforma del canone, ma al momento non ne definisce i contorni. Come sottolineato da tutti i documenti europei, un servizio pubblico ha bisogno di finanziamenti certi, di lunga durata e indipendenti dal potere politico, non dipendenti anno per anno dal potere politico. Avere in mano ogni anno il rubinetto dei finanziamenti vuol dire avere un'arma decisiva di condizionamento del management aziendale. È indispensabile Pag. 6recuperare gli oltre 550 milioni di evasione di ogni anno, ma la soluzione della fiscalità generale è tra tutte quella che mette a maggiore rischio l'autonomia del servizio pubblico, perché consegna di fatto al Governo e alla maggioranza parlamentare di turno il rubinetto dei fondi ogni anno. Si è parlato dell'intervento sui tetti pubblicitari, materia che porta con sé una profonda e urgente revisione dei limiti antitrust. Va fatta inoltre una riflessione aggiuntiva: un'eventuale riduzione dei ricavi da canone determinerebbe la necessità di cercare ulteriori risorse sul mercato pubblicitario, ma come si può svolgere la missione di servizio pubblico, attuare la richiesta di evoluzione culturale se poi si è costretti a inseguire le TV commerciali sul loro terreno ? La delega contenuta nel disegno di legge non dirime queste questioni, affidando nei fatti al Governo una delega non circoscritta.
  Il terzo punto è la natura giuridica. Bene che si intervenga su una questione che impedisce alla Rai di competere sul mercato, laddove le attuali procedure mettono oggettivamente in una condizione di svantaggio la Rai, ciò che però non deve venire meno è il controllo ex post degli atti da parte della Corte dei conti. Per essere chiari, i dirigenti che maneggiano danaro pubblico ne devono rispondere in prima persona.
  Per rispondere a tutte queste domande bisogna prima di tutto rispondere a quella di fondo: quale missione deve avere il servizio pubblico in Italia ? In tutti i Paesi questa decisione passa attraverso un approfondito dibattito che coinvolge prima di tutto i veri proprietari del servizio pubblico, ovvero i cittadini, ad oggi questo dibattito in Italia non c’è stato, stabilire quale servizio pubblico vogliamo è elemento decisivo per decidere governance, finanziamenti e organizzazione aziendale. Qui siamo a un ribaltamento della logica: siamo partiti dall'organizzazione aziendale e ora stiamo discutendo tecnicismi sulla nomina delle fonti governance e non abbiamo deciso la missione di servizio pubblico. Nei prossimi anni l'Italia quale servizio pubblico vuole ? Da lì discende di quanti finanziamenti ha bisogno, quindi la governance e quindi l'organizzazione aziendale. Siamo andati esattamente al contrario, quindi è un sistema che non può funzionare.
  Nel disegno di legge il Governo chiede a voi parlamentari una delega per la riscrittura dei compiti del servizio pubblico, ma anche in questo caso si tratta una delega molto ampia, visto che non indica la direzione o i limiti dell'intervento. Si tratta dell'essenza stessa del servizio pubblico, decisioni che impatteranno direttamente con le dimensioni e il perimetro del servizio pubblico. Su questo punto sarebbe utile come in tutti i Paesi prevedere un dibattito pubblico per chiedersi se sia il Governo o piuttosto il Parlamento a dover assolvere a un compito molto delicato per la democrazia e il pluralismo di un Paese, ovvero definire i compiti e quindi il finanziamento del servizio pubblico. Per essere chiari, noi diciamo fuori i partiti e i governi dal controllo della Rai, ma la politica deve occuparsi di servizio pubblico e qual è la funzione più alta della politica se non definire la missione del servizio pubblico, elemento cardine della democrazia ? Chi lo deve fare se non i rappresentanti di coloro che sono i proprietari, ossia dei cittadini ? La decisione sulla missione è quindi in capo al Parlamento.
  Queste discussioni sono in atto in tutti i principali Paesi europei oltre che in Italia, nel 2016 si va al rinnovo della concessione anche in altri Paesi come Gran Bretagna e Francia. Per queste ragioni EBU, l'associazione dei media di servizio pubblico, ha pubblicato nelle scorse settimane due documenti relativi alle norme sulla governance e sui meccanismi di finanziamento. Sono studi utilissimi a questa discussione, con l'indicazione di buone pratiche e di possibili soluzioni. Da alcune agenzie di stampa abbiamo letto che probabilmente EBU avrebbe inviato questi documenti al Presidente del Consiglio e al Presidente della Commissione, non so se sia vero e pertanto mi permetto di consegnare i due documenti al Presidente del Commissione, Pag. 7perché riteniamo che siano utilissimi alla vostra discussione e alla discussione di tutto il Parlamento.
  Concludo con tre proposte operative. La prima: perché non convocate la direttrice generale dell'EBU così come faceste in occasione della vicenda il cosiddetto bollino blu o chiedete alla Commissione competente del Senato di ascoltarla ? Un confronto con chi rappresenta le aziende di servizio pubblico europee può essere utile per approvare la migliore legge di riforma possibile e ridurre il gap sulle questioni di libertà e indipendenza nel mercato televisivo tra l'Italia, tra noi e l'Europa.
  Seconda proposta: perché la Commissione di vigilanza non si fa promotrice di un incontro per la costituzione del tavolo trilaterale che chiediamo da un anno ? Per un confronto aperto tra istituzioni, aziende e sindacati, per mettere sul tavolo ciascuno le proprie disponibilità, i propri obiettivi e nel rispetto delle diverse competenze e dei diversi poteri confrontarsi su come la riforma della Rai servizio pubblico sia possibile solo attraverso un intervento complessivo, che rivoluzioni parte normativa e parte organizzativa, produttiva ed editoriale.
  Terzo: in tutti i Paesi il rinnovo della concessione, quindi la missione nuova del servizio pubblico passa per un dibattito che in Gran Bretagna dura tre anni, ma a chi se non al pubblico dobbiamo chiedere cosa vogliono e cosa si aspettano dal servizio pubblico per il futuro ?
  Allora perché la Commissione non si fa promotrice di questo dibattito pubblico portando in Parlamento la discussione e aprendola ad associazioni, movimenti e realtà sociali da sempre impegnate sui temi della libertà, dell'autonomia e dell'indipendenza dei servizi pubblici ? In sostanza portate su questo tema quell'esempio positivo che avete introdotto su tutte le questioni che la Commissione parlamentare di vigilanza ha affrontato nel corso dell'attuale legislatura.
  Presidente, commissarie e commissari, siamo allo snodo decisivo per il futuro del servizio pubblico in Italia, commettere oggi errori rischia di minarne la presenza e la forza nei prossimi anni. In quelle schede c’è la prova concreta e tangibile che le giornaliste e i giornalisti della Rai sono pronti a fare la propria parte con coraggio, sono pronti a un cambiamento radicale, anzi lo chiedono con forza perché sono passati undici anni dall'ultima riforma di sistema, quindi non facciamone passare altri dieci. Il confronto e il dialogo, se fattuale e concreto come quello che proviamo a portare oggi qui, non è e non deve essere una via per ritardare decisioni, ma per prenderle rapidamente con maggiore consapevolezza, maggiore competenza e maggiore forza. In un'ottica riformatrice e propositiva l'USIGRai ha messo, mette e metterà a disposizione il proprio contributo (e se la Commissione del Senato lo riterrà anche in quel contesto) per rendere più forte il servizio pubblico in Italia e quindi il pluralismo e la democrazia del nostro Paese. Grazie.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Il mio intervento tiene insieme due aspetti, uno sull'ordine dei lavori e uno nel merito. Sull'ordine dei lavori voglio dire qui in Commissione perché rimanga agli atti quanto detto per le vie brevi, perché mi sono sempre comportato nel massimo della trasparenza, per cui considero giusto ripetere nella sede formale della Commissione quanto detto la settimana scorsa. Considero una scelta sbagliata e scorretta quella del Presidente Fico di avere mantenuto la settimana scorsa l'audizione, seppure informale, dell'USIGRai durante i lavori dell'Aula, perché durante i lavori dell'Aula non si tengono le Commissioni. Peraltro alla Camera dei deputati più volte è capitato che le opposizioni (segnatamente il Movimento 5 Stelle ma non solo) chiedessero di sospendere i lavori dell'Aula perché erano in corso Commissioni o si stavano completando lavori o audizioni informali delle Commissioni permanenti della Camera. Questo è assolutamente legittimo, così come è legittimo che al Senato il Movimento 5 stelle chieda sempre la verifica del numero legale, in quanto fa parte delle attribuzioni delle opposizioni. Pag. 8Qui però rivendico il diritto di poter partecipare alle audizioni, perché, come ha dimostrato il dottor Di Trapani che ringrazio per la presenza reiterata e per la relazione, sono utili al lavoro della Commissione.
  Per quanto riguarda il merito, credo che i contenuti della relazione e del documento che avremo la possibilità di leggere con maggiore attenzione, dimostrino quanto sia utile l'interlocuzione, così come c’è stata anche nei mesi passati su altri argomenti sui quali spesso è capitato di esprimere opinioni diverse tra i componenti della Commissione e l'USIGRai, ma non è mai venuta meno l'utilità della Commissione come luogo di confronto anche su temi particolarmente delicati e sensibili.
  Per quanto riguarda la riforma della Rai, come sollecitato da più parti il Governo ha assunto un'iniziativa su tre versanti. Uno è quello della riforma della governance, ovvero il testo presentato al Senato su cui la ottava Commissione inizierà a lavorare a breve. È evidente che spetta ai componenti della Commissione trasporti e al relatore, peraltro componente anche di questa Commissione, prevedere tra le audizioni anche quella dell'USIGRai, perché nel testo ci sono punti di vista diversi e tra le cose che abbiamo ascoltato alcune non mi trovano d'accordo, ma credo sia importante che in quell'occasione USIGRai possa svolgere fino in fondo le proprie considerazioni. C’è un aspetto della proposta di legge che riguarda la composizione del consiglio di amministrazione e la possibilità che uno dei membri sia in rappresentanza dei dipendenti della Rai e credo che su questo sia interessante entrare nel dettaglio anche per capire come definirlo ulteriormente rispetto al testo.
  Il secondo versante dell'iniziativa del Governo riguarda la delega sul canone, assolutamente centrale in termini di certezza di finanziamento e di risorse per l'azienda. La delega prevede un lasso di tempo di dodici mesi, quindi ci sarà modo di avere un confronto con il Ministero dell'economia e delle finanze, cui è demandata la predisposizione della proposta. Su questo, come è stato sul decreto legge n. 66 con l'audizione del Viceministro Morando, la Commissione parlamentare vigilanza Rai, seppure non sia di sua stretta competenza, nei prossimi mesi potrà audire i rappresentanti del MEF per un confronto. Da ultimo, l'iniziativa del Governo riguarda il percorso di avvicinamento alla scadenza. Credo che il rinnovo della concessione e la decisione del Governo di definirla in questi termini, avendo abbandonato l'ipotesi precedente della gara, indicando chiaramente che si tratta di un rinnovo alla Rai e di un confronto sui contenuti della concessione, sia il banco di prova sistemico, che riguarda anche la capacità di avere un approccio con le trasformazioni del settore, a livello non solo italiano ma internazionale.
  È fondamentale avere il coinvolgimento di tutti gli stakeholder: c'erano riferimenti nella relazione del dottor Di Trapani ma credo che anche su questo dovremmo attrezzarci tutti, ognuno per la sua parte, per un'interlocuzione con il Governo nella predisposizione del rinnovo della concessione.

  PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori, per la trasparenza massima e perché rimanga agli atti, siccome l'audizione era assolutamente informale, come deciso nello scorso Ufficio di Presidenza all'unanimità, non ho sentito l'esigenza di convocarla; se invece fosse stata formale, per Regolamento l'avremmo dovuta per forza sconvocare. Anch'io ero in Aula e non ho potuto partecipare in quel momento, ma per correttezza verso le persone che erano venute qui in audizione in modo informale, siccome c'erano vari rappresentanti dei Gruppi, ho pensato di far proseguire i lavori informali. Sapevamo che ci sarebbe stato un successivo Ufficio di presidenza in cui inserire la possibilità di un'audizione. In questi due anni tutti hanno avuto sempre la possibilità di partecipare nel migliore dei modi, abbiamo sempre concordato tutto in Ufficio di presidenza, rispettandone sempre le delibere.

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  RAFFAELE RANUCCI. Ringrazio della relazione svolta con molta veemenza e calore perché giustamente sostenete le vostre posizioni, però la prima cosa che voglio dire rassicurandovi è che non c'era bisogno della vostra sollecitazione, perché ho già chiesto al presidente di audire in Senato voi e anche gli altri sindacati della Rai, perché c’è un punto che vi riguarda tutti, ossia le modalità di elezione del consigliere rappresentante dei lavoratori.
  Sarà compito dell'Ufficio di Presidenza e del Presidente stabilire quando, ma sicuramente tutte le sigle sindacali della Rai verranno ascoltate soprattutto su questo punto.
  Per quanto riguarda invece l'impianto del decreto del Governo, credo che il collega Peluffo abbia ben svolto le riflessioni sulla delega, che dovrà essere sottoposta nuovamente alle Commissioni, con un ulteriore vaglio parlamentare che potremmo rendere ancora più stringente – nel decreto si indicano 60 giorni – trovando soluzioni che coinvolgano l'ascolto di vari mondi, in quanto credo che sia un'occasione, come desideriamo tutti come cittadini, di costruire una Rai più moderna, più al passo con i tempi e più competitiva. Credo che ognuno di noi si debba spogliare della propria casacca da tifoso e tifare soltanto affinché questo servizio pubblico sia al passo con i tempi. Questo è l'atteggiamento del Governo e l'atteggiamento di un relatore che cerchi di fare la cosa migliore ascoltando, confrontandosi, tenendo come punto di riferimento il disegno di legge proposto dal Governo, ma cercando di individuare la migliore soluzione per la Rai e per il futuro di questo importantissimo problema culturale del nostro Paese, perché la Rai è e sarà il volano culturale del Paese. Cerchiamo quindi di lavorare con serenità, togliamoci le casacche con proposte sulle modalità di elezione del rappresentante dei lavoratori della Rai.

  PINO PISICCHIO. Faccio un rapidissimo cenno alla questione organizzatorio-logistica della scorsa settimana, perché non sapevo nemmeno che si sarebbe tenuta ugualmente una riunione informale con la presenza dei rappresentanti dell'USIGRai, quindi chiedo loro scusa perché immaginavo che fosse caducata per via dei lavori d'Aula, in quanto eravamo impegnati in un percorso abbastanza complesso che forse avete avuto modo di cogliere nell'eco abbastanza volatile e marginale di «Italicum». Recuperiamo oggi e quindi ringrazio il dottor Di Trapani per aver posto sul tavolo una questione che mi sta molto a cuore in una stagione in cui si va realizzando all'interno del dibattito pubblico l'idea di una tendenziale necessità di disintermediazione, per cui lo schema non prevede più la presenza e l'ascolto delle rappresentanze di chi è attore all'interno di contesti, di comunità di lavoro, ma si immagina di procedere per decisioni a prescindere. Condivido in larga misura i temi che sono stati portati alla nostra attenzione, che si muovono all'interno di una cifra, ossia riportare il dibattito dalla dimensione dell'orto concluso alla dimensione dibattito pubblico, come mi pare sia chiesto con molta attenzione quando c’è questa condivisa richiesta di fare in modo che l'utente finale che accende la televisione pubblica possa partecipare e dire la sua.
  Leggerò con attenzione i documenti lasciati agli atti, ma vorrei dire a noi tutti che forse andrebbe trovata una modalità specifica per quanto riguarda la Commissione di vigilanza per esprimersi in modo coerente su questo fondamentale processo legislativo, perché si realizzi un percorso che porti alla definizione della necessaria approvazione di un disegno di legge che ci metta al passo con i tempi, evitando però che questo avvenga in una dimensione parcellizzata, con le Commissioni che lavorano per spicchi, mentre qui riusciamo ad avere una visione unitaria e a ritrovare un filo che ci consenta di interagire in modo costruttivo al fine dell'approvazione di questo importante disegno di legge.
  Condivido la sollecitazione posta, che dal senatore Ranucci era stata preventivamente raccolta, volta a consentire un itinerario di interlocuzioni con i principali attori che si muovono all'interno di questa Pag. 10grande comunità che è la Rai. Mi sembra altrettanto utile recuperare alcune delle sollecitazioni esposte nella sintesi finale del dottor Di Trapani anche con uno sguardo all'Europa, alla valutazione complessiva di altre esperienze che si svolgono nella Comunità europea, perché questo non potrà che aggiungere elementi valutativi utili e assolutamente appropriati dal punto di vista di un orientamento complessivo del legislatore.

  PRESIDENTE. Sempre per chiarezza e trasparenza massima, le convocazioni sono state fatte – anche se si trattava di una audizione informale – nella consueta modalità di sempre. La votazione non era dell'Italicum perché parliamo di due mercoledì fa.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Sempre sull'ordine dei lavori, ripeto il punto: anche durante le audizioni informali alla Camera è prassi (mi sembra anche al Senato) che se c’è Aula non si tengano i lavori di Commissione, perché l'Aula ha priorità su tutto, come è ovvio e naturale che sia, per cui quella audizione informale non si doveva tenere. Voglio ribadire che ovviamente non solo lo poniamo qui, ma faremo in modo che questo non accada più.

  PRESIDENTE. Non per giocare sulla parole, Peluffo, però noi abbiamo organizzato in Ufficio di Presidenza un incontro informale; in Ufficio di Presidenza però ne possiamo tranquillamente riparlare, e trovare una procedura da rispettare nel caso degli incontri informali, non c’è alcun problema.
  Per il Regolamento della Camera dei deputati, l'audizione formale si deve per forza sconvocare, l’ incontro informale si può anche continuare.

  ALBERTO AIROLA. Tecnicamente in Commissione 8a al Senato si è avuta la presentazione del disegno di legge, con una prima seduta (io oggi non c'ero) la settimana scorsa in cui abbiamo cominciato a «impilare» i 9 DDL, c’è stata una relazione introduttiva, ci sono due relatori, di cui uno, Ranucci, era qua presente, sono entrambi membri della maggioranza e di questa Commissione, e mentre per il collega Ranucci ravviso una competenza in merito, per il collega Buemi non ne ravviso alcuna.
  Spero che il testo venga coordinato nell'ampiezza maggiore possibile, anche se prevedo ovvie problematicità, a parte gli annunci che continuo a sentire. Se veramente, come dice il collega Peluffo, il PD avesse questo senso del rispetto delle regole, non avrebbe sicuramente messo la fiducia sulla legge elettorale, avrebbe rispettato la Costituzione, l'articolo 72, comma 4, e così succederà anche per la governance Rai, e l'abbiamo anche già visto con il testo presentato con un'ampia delega al Governo e un cda che, a parte il contentino che rifila ai lavoratori di una persona assolutamente poco significativa, tutto il resto lo sceglie il Renzi e la politica, anzi i partiti.
  Prevedo quindi che anche su questo tema non ci saranno grandi confronti, ci sarà un testo che verrà autorevolmente imposto dalla maggioranza, su questo testo ci saranno ben poche possibilità di integrare consigli e audizioni degli stakeholder, e d'altro canto il signor Renzi aveva proposto molto tempo fa un tavolo, una sottospecie di Leopolda alla Rai, dove si apriva un sito con delle proposte, ma poi è uscito un testo che non ha accolto nulla di queste proposte. La Rai sarà riformata da una maggioranza che, come sta riformando questo Paese da sola, lo farà da sola, noi combatteremo, cercheremo di far incidere le istanze positive che raccogliamo, voi avete letto la nostra proposta, ci siamo confrontati tante volte e spesso ci siamo trovati d'accordo su quello che dovrebbe essere la Rai, ma purtroppo tutto quello che è stato condiviso anche con i colleghi del PD e di Forza Italia ed è stato partorito in maniera trasversale e condivisa da questa Commissione, non ha trovato sbocco.
  Mi riferisco ad esempio al Contratto di servizio, forse il documento più importante che questa Commissione abbia elaborato, Pag. 11che giace nei cassetti del MISE e del signor Gubitosi. Lo considero un pessimo auspicio, se non una prova indiziaria per la riforma della Rai.
  Io vi ringrazio, conto di fare il possibile, ma sappiate che ci sarà un momento in cui tutti dovremmo dire la nostra sullo scempio che si farà del servizio pubblico radiotelevisivo.

  GIORGIO LAINATI. Anch'io sono stupito che ci sia stata questa riunione, visto che ero bloccato alla Camera, per cui sarebbe stato più elegante non farla (non ho alcuna difficoltà a dirlo con chiarezza), però oggi sono qui e hanno detto molte cose che, se fossero realizzate, sarebbero rivoluzionarie, quindi piacerebbero molto al Presidente Fico.
  Io sono un'altra opposizione, un'opposizione realista, che si rende conto che quello che hai detto molto difficilmente si realizzerà, perché sono richieste innanzitutto che avete rivolto alla maggioranza mentre io rappresento con il senatore Gasparri una forza di opposizione, sono cose delle quali si parla da una trentina d'anni, non per questo non si devono fare, altrimenti non sarebbero arrivati 9 milioni di voti al Movimento 5 Stelle, perché molte forze politiche, compresa la mia, non hanno fatto quanto annunciato e qualcuno ne ha tratto vantaggio con realismo.
  Siccome nel disegno vi legge del Governo ci sono molte cose ma non quelle di cui ha parlato Di Trapani, non so come si potrà fare, oltre che proporre a qualcuno di presentare emendamenti che dovrebbero poi trovare un ampio consenso per passare, perché altrimenti rimangono delle bandiere.
  C’è un problema politico enorme che non so chi sarà in grado di risolvere, certo l’ interlocutore principale deve essere la maggioranza, anche perché per una delle questioni che Di Trapani ha sollevato, cioè quella del recupero dei tantissimi soldi dell'evasione (a volte 500, altre 300 milioni di euro) si è detto contrario alla fiscalità generale, ma quando abbiamo provato con il Governo Berlusconi a proporre di metterlo in bolletta c’è stata una levata di scudi (il senatore Gasparri lo ricorderà anche perché era ministro delle comunicazioni) quindi non c’è proprio la possibilità di risolvere la questione del recupero dell'evasione. Anche il Governo in carica ha provato a legare il pagamento del canone alla riscossione delle bollette elettriche delle varie società che gestiscono questo settore energetico, ma non c’è riuscito, non ci sono riusciti i vari Governi che si sono succeduti negli ultimi dieci anni. Lo dico perché fu il consigliere Angelo Maria Petroni a presentare a questa Commissione una relazione dalla quale si evinceva che l'unico modo per recuperare l'evasione era collegare la riscossione alla bolletta elettrica.
  Si può anche decidere di non recuperare l'evasione, però poi ci si dovrà stupire se nessun Governo potrà abbassare il pagamento del canone Rai a meno di 113 euro. È vero che la prospettiva sarebbe quella di dimezzare il costo del canone recuperando l'evasione, ma forse prima si dovrebbe decidere come recuperare l'evasione e poi abbassare il canone, che comunque affascinerebbe 16 milioni di abbonati e non solo.
  Devo dirti, Vittorio, che più parlavi e più mi sembrava un po’ troppo il libro dei sogni, perché sono le cose che non sono state fatte, mi pare difficile che si possano fare. Se vuoi ti dico che invece saranno tutte fatte, che fra sei mesi ci ritroveremo qui a dire che l'amministratore delegato è stato scelto con quella selezione: affascinante l'idea che abbia tutte quelle fonti di controllo, ma non ho capito chi dovrebbe gestire questa selezione.
  Sulle altre nomine sono molto perplesso, e comunque sono perplesso dal côté dell'opposizione, in quanto la questione principale va rivolta alla maggioranza di Governo per cercare di capire quali delle proposte dell'USIGRai potranno trovare accoglienza. Credo che noi, oltre a sottolineare la necessità di essere realisti, non si possa andare.

  MAURIZIO GASPARRI. Vorrei pregare la Commissione di convocare una riunione conclusiva sul famoso documento e la Pag. 12vicenda delle newsroom, perché peraltro questo documento parte dal problema direzione, c’è una tesi ovviamente diversa da quella che è stata proposta dall'azienda, c’è stato un referendum, c’è una discussione in atto. Poiché dobbiamo ancora formalmente concludere l’iter di competenza della Commissione, visto che abbiamo vari punti di vista, l'azienda ritiene che quello che ha predisposto sia conforme ai nostri pareri, su questo ci sono interpretazioni divergenti, ci sono altri punti di vista, mi pare una fase costituente della Rai perché comunque ci sarà un cambio dei vertici tra qualche settimana, probabilmente con procedure diverse, ma è una fase di svolta; credo dunque utile dare un po’ di ordine a una discussione in cui si sovrappongono attività della Commissione e aspetto legislativo che spesso vede coinvolti alcuni parlamentari.
  Visto che il punto di vista dell'USIGRai ci è stato ufficialmente fornito con la discussione, vorrei pregare la presidenza di programmare la nostra riunione conclusiva sulla questione delle newsroom, perché altrimenti non si capisce chi decide che cosa, l'azienda comunque va avanti, siamo in una fase confusa in cui la saggezza dovrebbe imporre di mettere in fila le decisioni. Se infatti deve essere modificata la definizione della governance, si dovrebbe fare prima quella, poi la governance e poi il resto, invece non si capisce bene cosa accada, forse un consiglio che finisce il suo compito e attua un progetto compatibile o meno con alcune discussioni che anche la legge potrebbe introdurre rispetto al ruolo del servizio pubblico. Dovremmo contribuire anche noi come vigilanza concludendo l'iter di quella vicenda. Spero quindi che la successiva riunione possa essere dedicata a questo.

  FRANCESCO VERDUCCI. Grazie all'esecutivo dell'USIGRai per questa audizione e al segretario Di Trapani per la sua relazione. Abbiamo ascoltato la voce di un pezzo importante e vitale dell'azienda, ma voglio dire anche di più. L'informazione è il cuore del servizio pubblico e quindi penso sia stata assolutamente opportuna l'iniziativa dell'USIGRai di voler anche rendicontare al Parlamento per il tramite della Commissione di vigilanza un percorso così accurato e partecipato di attaccamento al servizio pubblico da parte dell'USIGRai e di così tanti giornalisti e dipendenti dell'azienda. È una relazione utile anche ai fini dei nostri lavori, non è un caso che il relatore Ranucci abbia aggiornato questo appuntamento in Commissione di vigilanza tra qualche giorno alla Commissione di merito del Senato, che sta avviando in queste ore i lavori sul disegno di legge di riforma della governance della Rai.
  Come veniva richiamato, uno dei punti centrali dell'intervento di Di Trapani richiama il Parlamento a un intervento che mette in condizione la Rai di poter utilizzare fino in fondo, più di quanto non sia accaduto negli ultimi anni, le prerogative di autonomia e di indipendenza che sono decisive per poter offrire un prodotto di valore adeguato, che contraddistingua poi il servizio pubblico e che dia alla Rai un pieno riconoscimento sociale, una piena legittimazione che molto spesso invece viene anche a mancare soprattutto quando mancano autonomia e indipendenza e quando questa mancanza si scarica appunto sulla capacità di fare un prodotto di qualità, soprattutto un prodotto informativo di qualità.
  Come evidenziato dal collega Peluffo, penso sia un merito di questo Governo aver messo al centro dell'agenda della politica la riforma della Rai e voler investire nella sua capacità di tornare a essere pienamente la più grande industria produttrice di contenuti nel nostro Paese. Spesso pare che non sia così, ma questo deve essere qualcosa di molto concreto più che un titolo formale. Per fare questo la Rai deve tornare a essere centrale nell'agenda del Governo. C’è un piano complessivo che riguarda non solo la governance ma l'intero sistema delle comunicazioni, tanto che nei 6 articoli del disegno di riforma della governance della Rai c’è un richiamo a una legge complessiva sul sistema delle comunicazioni. Questo è l'obiettivo del rinnovo della concessione Pag. 13della Rai e che comprende anche la richiamata delega sulla materia del canone.
  Questi obiettivi di maggiore autonomia e di maggiore indipendenza su cui molto potremmo discutere sono però tra quelli che il Governo, i parlamentari e la maggioranza governativa vogliono raggiungere attraverso l'approvazione di questa riforma della governance, perché non penso sia banale introdurre dentro il consiglio di amministrazione un membro dei lavoratori della Rai, tema valorizzato anche dalla relazione del segretario Di Trapani, che può contraddistinguere questa riforma anche a livello europeo. Non è certamente banale decidere che non sia più la Commissione di vigilanza ad indicare i consiglieri di amministrazione, concentrando nelle sue funzioni un macroscopico conflitto di interessi nel nominare e nel poi controllare coloro che sono stati nominati, ma siano invece a fare questo le aule parlamentari, ridando alla nostra Commissione quella funzione politica di indirizzo e di controllo che le è propria, senza alcuna commistione, ma dando invece al controllo del Parlamento, attraverso la nomina dell'Aula, la maggiore forza e autorevolezza che qui venivano richiamate.
  Certamente questo disegno di legge è un primo pezzo, al quale attribuiamo moltissima importanza, dentro il rilancio della centralità del servizio pubblico, ed è volontà comune a tutti noi che siamo qui, noi parlamentari e voi USIGRai, riaffermare questa centralità del servizio pubblico, a maggior ragione in un contesto di velocissima trasformazione del sistema delle comunicazioni, che la rivoluzione digitale, soprattutto la rivoluzione la rivoluzione della Rete del web 2.0 stanno riplasmando di volta in volta. Grazie ancora per questa audizione.

  VITTORIO DI TRAPANI, segretario nazionale dell'USIGRai. Grazie, presidente. Ringrazio anche i commissari intervenuti. Per provare a essere rapido senza dimenticare nulla procederei nell'ordine delle domande.
  Rispetto a quanto detto dall'onorevole Peluffo in merito alla questione del canone, è vero che c’è una delega da qui a dodici mesi, lei centrava il tema della certezza delle risorse, che è corretto, però vorrei che fosse chiaro che il tema del finanziamento del servizio pubblico ha a che fare con la certezza di risorse, ma è un elemento chiave e centrale per quanto riguarda la reale autonomia e indipendenza di un servizio pubblico. Quando si parla di finanziamento non è infatti solo una questione banalmente aziendale: quando si parla di servizio pubblico il finanziamento è un elemento cardine della sua autonomia e della sua indipendenza, ed è in quest'ottica che andranno valutate a nostro giudizio le possibili soluzioni per il finanziamento in questo documento EBU, che fornisce indicazioni di straordinaria importanza. Oltre alla certezza è quindi l'elemento fondamentale di autonomia e indipendenza. Mi permetto di sottolineare che il termine di dodici mesi ad oggi scavalla la scadenza della concessione e di conseguenza questo andrà tenuto in considerazione. La missione di servizio pubblico e la riforma del canone ad oggi con una delega a dodici mesi scavalla il rinnovo della concessione, quindi probabilmente in sede parlamentare bisognerà affrontare questo tipo di coincidenza temporale.
  Per quanto riguarda il senatore Ranucci, non sapevo ovviamente della sua richiesta di audizione, altrimenti non l'avrei avanzata, quindi ringrazio vivamente e siamo pronti a portare il nostro contributo in quell'ottica, e mi fa piacere sottolineare ancora una volta che nelle intenzioni c’è la volontà di creare una Rai servizio pubblico volano dello sviluppo culturale del Paese, un elemento per noi di particolare importanza, perché si sta parlando della missione. Per il momento il dibattito è molto concentrato sul tema tecnico di come si nomina un consiglio di amministrazione e un amministratore delegato, ma ad oggi non abbiamo affrontato come questa dichiarazione che il servizio pubblico deve essere il volano culturale si realizzi, cosa sia un volano culturale e Pag. 14cosa debba produrre per esserlo. Anche noi riteniamo centrale il tema dell'informazione, non ho capito il riferimento alle casacche del senatore Ranucci, ma per quanto mi riguarda ne indosso due: una è quella di giornalista del servizio pubblico e lo faccio con grande orgoglio, ho lavorato esclusivamente lì e sono orgoglioso di questa mia casacca, l'altra è quella di cittadino. In quest'ottica le nostre proposte non sono di difesa di una corporazione, ma sono a nostro giudizio proposte utili per il servizio pubblico e per la democrazia del Paese. Non vediamo altre casacche, almeno non quelle che indossiamo noi.
  Ringrazio l'onorevole Pisicchio per l'importante richiamo alle mediazioni sociali, a cui teniamo particolarmente. Siamo convinti che oggi vada fatta una riflessione sulle mediazioni sociali e quindi sul ruolo dei sindacati, in quest'ottica oggi come sindacato ci proponiamo con un metodo diverso, che è quello della proposta, è quello del cambiamento, però dobbiamo anche intenderci: se si chiede questo cambiamento e la mediazione sociale dei sindacati, quando poi arriva serve la risposta, altrimenti è una dichiarazione di principio che punta semplicemente a scavallare le mediazioni. Mi va bene quindi che si dica che i sindacati devono fare il salto per il cambiamento e non la conservazione, ma quando poi questo salto c’è, e in quelle 1.500 schede c’è, Presidente, poi deve esserci una risposta, altrimenti vuol dire che è una dichiarazione di principio che punta semplicemente a saltare quelle mediazioni, cosa che ovviamente non possiamo condividere per una serie di motivazioni, non ultimi i valori della Costituzione alla quale ci richiamiamo.
  È importante la questione citata da alcuni di voi della componente del consiglio di amministrazione indicata dai dipendenti che, come abbiamo detto in premessa, riteniamo una delle novità importanti del disegno di legge. Voglio però affermare con chiarezza che questo non esaurisce il tema, quindi siamo contenti di questa novità, ma certo non ci può bastare per dare un giudizio positivo rispetto a una riforma complessiva. Non vorrei (e questo è quello che proveremo a fare in Commissione 8a al Senato) che il tema si esaurisse nel fatto che i dipendenti hanno un rappresentante, quindi in qualche modo parteciperanno al servizio pubblico. Per noi il tema è più ampio ed è in generale come si nomina il consiglio di amministrazione, non una presenza che rischia di diventare altrimenti sterile al suo interno: ci interessa contribuire all'evoluzione del servizio pubblico, non per forza partecipare alla gestione del servizio pubblico.
  Da questo punto di vista, onorevole Lainati, voglio chiarire alcune cose: noi abbiamo rivolto delle proposte non alla maggioranza parlamentare ma all'intero Parlamento. Ci permettiamo di dire, visto che siamo in sede parlamentare, che sono proposte che diamo al Parlamento e quindi all'intera cittadinanza, non è una discussione che si esaurisce nelle aule parlamentari, né si deve esaurire nelle aule parlamentari, quindi è rivolta a chiunque voglia farla propria o ritenerla un contributo utile al cambiamento del servizio pubblico. Del canone possiamo parlare quanto si vuole, sottolineo che il tema dell'evasione c’è, alcune proposte nel documento dell'EBU ci sono, noi abbiamo proposto un canone sociale, ovvero che ognuno paghi per quel che può e quindi anche un'idea di equità di contribuzione come da valore costituzionale, ma in ogni caso gli strumenti ci sono, a noi preme che quel finanziamento assicuri autonomia e indipendenza, poi troviamo le formule perché nel documento EBU e nelle esperienze ce ne sono tante che affidiamo alla vostra esperienza di parlamentari. Nel sentir dire che il nostro è un libro dei sogni da un lato mi verrebbe da dire di no, perché rispetto a un'occasione in cui vogliamo rivoluzionare il Paese e vogliamo fare una rivoluzione culturale, non si può dire che proporre innovazione sia un libro dei sogni. Dall'altro lato, però, mi verrebbe da dirle che effettivamente è un libro dei sogni, in quanto se non introduciamo elementi di speranza, di sogno nella capacità di cambiare cose che sono incrostate Pag. 15da trent'anni, abbiamo rinunciato al nostro obiettivo riformatore. L'USIGRai non è disponibile a rinunciare, quindi se libro dei sogni significa far saltare quelle incrostazioni, sì, il nostro è un libro dei sogni, ma pensiamo anche che ci si possa svegliare e attuare quei sogni. Questo è nelle vostre mani come parlamentari, noi abbiamo fatto la nostra parte e intendiamo continuare a farla con un progetto di cui si è parlato inevitabilmente poco, visto che ormai la discussione verte sul disegno di legge, si è parlato poco della nostra proposta di riorganizzazione, ma non vorrei che si trascurasse che un sindacato è venuto qui e ha proposto anche all'azienda un'idea radicale di riforma aziendale, che punta rispetto all'attuale assetto a un news gathering unico, su cui non credo ci siano tante esperienze, e crede talmente in questo che ha sottoposto quell'idea a un referendum che ha visto la partecipazione dell'80 per cento dei colleghi, il che significa qualcosa. In questo senso forse c’è anche la volontà di sognare, ma con la consapevolezza che, se vogliamo fare la rivoluzione culturale, dobbiamo provare a guardare un po’ più avanti, non possiamo limitarci all'esistente e dire che è andata sempre così e non cambierà mai, perché spero che invece queste cose possano cambiare se vogliamo davvero cambiare questo Paese.
  Ringrazio anche il senatore Gasparri che ha fatto cenno alla questione delle newsroom, perché non si deve dimenticare questo tema, non perché vorrei confondere i piani tra il ruolo della vigilanza e la discussione aziendale, ma semplicemente per dire che nel percorso che abbiamo fatto oggi stiamo notificando una proposta molto radicale. Torno quindi a ribadire: siamo sicuri che si possa ignorare una proposta così radicale di cambiamento, che arriva in maniera condivisa dalle redazioni, ovvero da coloro che dovranno vivere quel cambiamento ? Questa è la domanda che noi vi poniamo e che vi lasciamo.
  Concludo con le risposte al senatore Verducci. Anche noi crediamo che l'informazione sia il cuore del servizio pubblico, per questo potremmo parlare di quale sia questa missione del servizio pubblico. Abbiamo alcune idee, perché non possiamo lamentarci a più riprese del prodotto del servizio pubblico ma quando ci sono delle idee per poterlo riformare è necessario dire anche dove deve andare il servizio pubblico, e abbiamo idee molto chiare su questo, che a volte utilizziamo come slogan: l'obiettivo è illuminare le periferie del mondo, rispondere ai perché dei fatti, andare oltre il mainstream e provare ad approfondire l’underground per andare a scavare e raccontare quello che nel mainstream non c’è. Per poterlo fare serve un'organizzazione adatta, noi ve ne proponiamo una, discutiamone. Per poter fare questo serve un'organizzazione e finanziamenti adatti, serve libertà. Questi sono i temi che poniamo al Parlamento, perché riteniamo che siano i temi propri del Parlamento il ruolo e la missione del servizio pubblico.
  Riconosco al Governo il merito di aver messo al centro dell'agenda la questione della Rai, quindi quando diciamo che il disegno di legge non va in quella direzione al momento, non vuole essere una critica, ma è semplicemente la constatazione che era stato posto un obiettivo, prendere la Rai dai partiti e riconsegnarla ai cittadini, e noi crediamo che si possa fare e che sia questa l'occasione per farlo, non ne abbiamo altre, non aspettiamo altri dieci anni, abbiamo un'occasione forse unica in cui veramente possiamo dire missione di servizio pubblico, riforma delle fonti di nomina, riforma dei finanziamenti e riorganizzazione aziendale, non abbiamo altre occasioni. Si può fare e si può fare presto, è questo che riconosciamo al Governo e per questo ci possiamo vedere a un tavolo dove ognuno mette la sua parte: potete essere voi promotori di questa iniziativa ? Probabilmente lì si capirà che saltano alcuni pregiudizi per cui i sindacati devono conservare, perché i sindacati non vogliono conservare ma vogliono cambiare, e saltano i pregiudizi rispetto al tema del servizio pubblico, in cui ognuno mette il suo, il proprio potere, la propria competenza e i propri doveri. Facciamolo, si può Pag. 16fare rapidamente, discutere e confrontarsi permette di fare meglio, non di ritardare, non vogliamo ritardare, perché in questo momento il servizio pubblico non ha tempo: o la riforma arriva urgentemente o noi rischiamo di arrivare tardi su tutto. Il mondo si sta organizzando, Netflix va avanti, Google va avanti, gli altri si organizzano e noi non possiamo rimanere fermi, ma vi stiamo chiedendo di metterci nelle condizioni di poterlo fare al meglio, non chiediamo altro. Abbiamo avanzato le proposte che sono nella relazione, speriamo che alcune di queste possano essere raccolte, lo vogliamo fare in un'ottica propositiva, ma date un segnale che, quando c’è una disponibilità al cambiamento, quel dialogo si raccoglie per ottenere gli obiettivi che più volte tutti insieme abbiamo definito.

  PRESIDENTE. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal dottor Vittorio Di Trapani. Ringrazio il segretario nazionale dell'USIGRai e i suoi collaboratori, e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.30.

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