XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 56 di Mercoledì 4 marzo 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 2 

Audizione del direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi:
Fico Roberto , Presidente ... 2 
Pisicchio Pino (Misto)  ... 2 
Fico Roberto , Presidente ... 2 
Gubitosi Luigi , direttore generale della Rai ... 2 
Fico Roberto , Presidente ... 3 
Gubitosi Luigi  ... 3 
Bonaiuti Paolo  ... 6 
Gubitosi Luigi , direttore generale della Rai ... 6 
Airola Alberto  ... 6 
Gubitosi Luigi , direttore generale della Rai ... 6 
Marazziti Mario (PI-CD)  ... 8 
Gubitosi Luigi , direttore generale della Rai ... 8 
Marazziti Mario (PI-CD)  ... 8 
Airola Alberto  ... 9 
Pisicchio Pino (Misto)  ... 11 
Gubitosi Luigi , direttore generale della Rai ... 12 
Pisicchio Pino (Misto)  ... 12 
Fico Roberto , Presidente ... 13 
Gasparri Maurizio  ... 13 
Fratoianni Nicola (SEL)  ... 14 
Rossi Maurizio  ... 15 
Fico Roberto , Presidente ... 15 
Rossi Maurizio  ... 15 
Minzolini Augusto  ... 16 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 17 
Verducci Francesco  ... 19 
Gubitosi Luigi , direttore generale della Rai ... 20 
Airola Alberto  ... 21 
Fico Roberto , Presidente ... 21 
Gubitosi Luigi , direttore generale della Rai ... 21 
Airola Alberto  ... 22 
Fico Roberto , Presidente ... 22 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 22 
Airola Alberto  ... 22 
Fico Roberto , Presidente ... 22 
Airola Alberto  ... 22 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 22 
Fico Roberto , Presidente ... 22 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 22 
Airola Alberto  ... 22 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 22 
Fico Roberto , Presidente ... 23 
Gubitosi Luigi , direttore generale della Rai ... 23 
Fico Roberto , Presidente ... 24

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 14.10

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione la pubblicità della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-Tv della Camera dei deputati, e successivamente sul canale satellitare della Camera dei deputati.
  Comunico altresì che dell'audizione odierna sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.

Audizione del direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi, che ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  Ricordo che tale audizione è finalizzata a informare la Commissione, per i profili di propria competenza, delle variazioni che il Consiglio di amministrazione della Rai avrebbe apportato al progetto di riposizionamento dell'offerta informativa della Rai nel nuovo mercato digitale sulla base delle indicazioni vincolanti per l'azienda contenute nella risoluzione approvata all'unanimità da questa Commissione nella riunione dello scorso 12 febbraio.
  Do la parola al direttore Gubitosi, con riserva per me e per i colleghi di rivolgergli al termine del suo intervento domande e richieste di chiarimenti.
  Onorevole Pisicchio, prego, sull'ordine dei lavori.

  PINO PISICCHIO. La ringrazio, presidente, molto brevemente vorrei ricordare a me stesso che nella penultima bozza di risoluzione avevamo inserito un'indicazione relativa a una narrazione che non fosse con le slide, poi l'abbiamo cassata perché non vi fossero interpretazioni traverse rispetto alla reale ragione. Vorrei quindi pregare sommessamente il direttore Gubitosi di dirci le cose con parole sue, senza slide, di fare una sintesi che ci faccia comprendere che livello di compatibilità esiste con i diciassette punti che abbiamo presentato. Per favore, ci faccia questa grazia, se è possibile.

  PRESIDENTE. Onorevole Pisicchio, prendiamo atto di questa sua richiesta al direttore generale, che adesso ascolteremo al riguardo, ma personalmente penso che le slide possano essere un modo per narrare e per comprendere ciò che è stato integrato nel piano. La narrazione può avvenire anche con il supporto argomentativo delle slide e può essere anche un punto in cui ci concentriamo di più nel leggere. Non vedo niente di male nell'usare anche delle slide insieme alla narrazione che il direttore ci farà. In più ci saranno anche le domande e le relative risposte.
  Prego, direttore Gubitosi.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della Rai. Se è un'esigenza sentita quella di non procedere alla presentazione delle slide, poiché lo scopo è quello di informarvi e di essere a disposizione della Commissione, se preferite non utilizzeremo slide. Magari potremmo cambiare l'ordine, nel senso che immaginavo di Pag. 3attraversare velocemente il piano e mostrarvi le integrazioni. Lo possiamo fare anche differentemente, se preferite, per lasciare anche più tempo alle domande: siccome lo scopo è cercare di fare una cosa utile, e non fare una mia conferenza sull'utilità del piano, posso spiegare quello che abbiamo fatto, lasciare spazio alle domande e poi prendere le singole slide per utilizzarle come aiuto alle risposte. Come volete voi.

  PRESIDENTE. In questo caso lei può tranquillamente iniziare l'illustrazione del piano, poi i commissari faranno le domande.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della Rai. Vorrei spiegarvi come è cambiato il progetto. Abbiamo trasmesso il piano come approvato dal consiglio di amministrazione, ma in realtà ne ho portato una versione leggermente differente, nel senso che il testo è assolutamente lo stesso, ma abbiamo evidenziato slide per slide quello che è stato cambiato e recepito, e su ciascun punto abbiamo preparato in che pagina è stato trattato. Se vi sono dei dubbi, potete anche avere un rapido riferimento su dove è stato trattato ciascun punto.
  Ci siamo visti a fine luglio o inizio settembre dell'anno scorso, avete ascoltato numerose persone che a differente titolo erano coinvolte dal piano, lo stesso abbiamo fatto anche noi sia a livello di consiglio sia a livello di management, quindi alcune cose sono maturate nel corso del periodo, abbiamo affinato alcuni aspetti, per cui andrei velocissimo sulla seconda parte del piano: onorevole Pisicchio, cercherò di torturarla il meno possibile con le slide e di andare estremamente veloce.
  Non parlo del cantiere, che ricorderete consisteva sostanzialmente in cosa abbiamo fatto, ma vado direttamente sul progetto. Abbiamo effettuato prima un benchmark con l'Europa, l'avete fatto anche voi attraverso un contatto con la BBC, che credo abbia aiutato a comprendere cosa stavamo facendo, anche perché avete visto come lo percepisce la BBC. In particolare, nel periodo in cui non ci siamo visti anche la televisione francese ha avviato un processo molto simile al nostro. Qui vediamo cosa succedeva quando andava in onda un telegiornale, ma non mi trattengo su queste slide, vado avanti direttamente sul progetto, così da risparmiarvi questi aspetti. Questa è la comparazione tra come funziona la Rai e come funziona la BBC, ma anche altre emittenti.
  Tra l'altro, abbiamo inserito alcune cose che sono emerse dalla Commissione di vigilanza, cioè che l'adozione della newsroom unica in BBC ha portato a un risparmio importante (15 per cento), che una serie di servizi rende indivisibile una continua condivisione delle informazioni tra i vari gruppi di lavoro. Questo è molto importante, perché, se dovessi dire dove forse avrei potuto fare di più e avrei voluto avere maggiori risultati in Rai, visto che adesso stiamo arrivando alla fine di questa esperienza e quindi credo che qualche bilancio si possa trarre, avrei voluto spiegare alla Rai che siamo un'unica azienda. Siamo ancora troppo divisi per singola rete, per singola testata, c’è ancora una percezione di gruppo all'interno della Rai, non sempre ci sentiamo un'unica squadra. Credo quindi che essere «costretti» a lavorare insieme e ad avere un'unica maglia possa aiutare. Questa sarebbe una cosa molto positiva, in cui sicuramente si potrà fare di più. Credo che siamo migliorati, ma non abbiamo ancora raggiunto un livello soddisfacente. Quando diremo Rai e smetteremo di dire Rai 1, Rai 2, Rai 3, sarà stato compiuto un passo avanti.
  La BBC conta 8.000 persone (più di noi evidentemente), ma credo che siano riusciti a lavorare insieme con un'unica sigla. Questo è un aspetto interessante: France 2 e France 3, la televisione pubblica francese, hanno lanciato il progetto Info 2015, la creazione di una testata unica centrale, il rafforzamento della complementarità e l'allargamento dell'offerta Pag. 4grazie al rafforzamento delle azioni. Sostanzialmente sono le stesse cose che diciamo noi.
  In occasione di un nostro convegno abbiamo avuto occasione di confrontarci con i francesi e ci sono grandissimi punti di contatto, d'altra parte anche noi stiamo scoprendo un po’ l'acqua calda. Lo stesso sta avvenendo in Germania, quindi non è un trend unico.
  Questa Commissione auspicava che il ritardo, che è stato colmato nei telegiornali nazionali ed è in corso di completamento per il TGR, venisse affrontato e colmato anche per quanto riguarda lo sport e Rai Parlamento, quindi sono lieto di informarvi che questo processo è partito anche per queste due testate, quindi digitalizziamo anche Rai Sport e Rai Parlamento, e la parte di digitalizzazione sarà completata entro il 2016 (auspicabilmente prima, ma entro il 2016 sicuramente, e non intendo il 31 dicembre 2016).
  È interessante questo documento, che non è dell'azienda, ma ci è stato mandato dallo Snater, uno dei sindacati autonomi, sulla copertura di un evento in Campania, che mostra una certa duplicazione nella copertura dell'evento, e abbiamo calcolato quanto è costata.
  Passate in rassegna le prime 44 pagine in velocità, andiamo sul progetto, su cosa abbiamo fatto. Abbiamo recepito alcune cose, ci avete ulteriormente spinto a rafforzare la declinazione del concetto di pluralismo, non possiamo che essere d'accordo e assolutamente convinti che il pluralismo è l'elemento fondante del servizio pubblico radiotelevisivo. Anche nella pagina successiva abbiamo recepito completamente quanto riportato al quarto capoverso della dichiarazione, cioè che «nel sistema radiotelevisivo italiano la prevalenza dell'offerta giornalistica è testimoniata dall'altissimo seguito». Siamo molto orgogliosi del fatto di avere tuttora il maggior share di tutte le televisioni europee, e mi piace sottolineare che questo è vero non solo per le news, ma in generale per tutta la programmazione. La Rai, nonostante abbia mezzi e personale inferiori alle altre grandi televisioni pubbliche e in qualche caso private europee, ha comunque lo share più alto.
  Abbiamo anche recepito le dieci raccomandazioni del progetto EBU Vision 2020. La Rai è un membro attivo dell’European Broadcasting Union, la Presidente Tarantola è anche vicepresidente dell'EBU, quindi non solo condividiamo il progetto europeo, ma stiamo contribuendo all'estensione di questo progetto attraverso la presenza non solo della dottoressa Tarantola come vicepresidente, ma anche di nostri colleghi in numerosi comitati. Tutto quello che vedete di provenienza dall'EBU ha quindi anche il marchio Rai.
  Sull'evoluzione socio-politica abbiamo recepito quanto riportato a pagina 1 al sesto capoverso. Alla fine la normativa è rimasta invariata, anche se per quanto riguarda il contratto di servizio 2010-2012 abbiamo riportato, non avendolo fatto in precedenza, quanto riportato a pagina 1, quarto capoverso della risoluzione, consentitemi di chiamarlo documento Pisicchio per semplicità.
  Anche per il quadro di mercato abbiamo recepito quanto indicato da codesta Commissione. Abbiamo integrato le attività per dire quanto abbiamo fatto finora.
  Questi erano documenti che avevate già visto sullo scenario digitale. Abbiamo recepito il progetto EBU Vision 2020, in particolare vogliamo essere la più rilevante e attendibile fonte di informazione. Questo d'altra parte è il motivo di essere della Rai, quindi questa visione si integra perfettamente con quella della Rai. La nostra missione, il nostro obiettivo e il motivo dell'esistenza stessa della Rai è essere la più rilevante e attendibile fonte di informazione su tutti i media. Qui stiamo parlando dei TG, ma vale anche per la radio, per il web e per la multimedialità vista come una piattaforma unica.
  Le linee guida sono invariate, abbiamo cambiato la focalizzazione e abbiamo aggiunto l'obiettivo di mantenere il pluralismo informativo anche in vista della necessaria trasformazione tecnologica. Pag. 5Questo è un punto estremamente rilevante, e vi ringraziamo di averla citata, perché è ovvio che la digitalizzazione è una condizione necessaria, ma non sufficiente all'evoluzione tecnologica della Rai. La tecnologia sta evolvendo molto in fretta e quindi dobbiamo sicuramente mantenere l'obiettivo di essere all'avanguardia.
  Sull'editoriale abbiamo recepito quanto richiesto come impegno dalla Commissione, quindi assicurare il pluralismo delle voci, espressione della libera manifestazione del pensiero, e le altre linee-guida che ci sono state date, che abbiamo recepito interamente, inclusa l'attenzione al fact checking che consideriamo estremamente rilevante, così come la TGR, che stiamo rafforzando attraverso la digitalizzazione, ha e avrà nella nostra accezione un ruolo centrale nella trasmissione di un flusso costante delle notizie dalla periferia al centro, e viceversa.
  Auspichiamo una collaborazione con l'informazione televisiva di qualità, ma anche con la carta stampata. La Rai deve essere infatti il perno e il centro del sistema informativo del Paese, per cui le collaborazioni sono viste con positività.
  Privilegiare una produzione originale. Consideriamo questo un invito legato più alle reti che alle testate oggetto del progetto, in quanto noi non compriamo format. In ogni caso l'idea di avvalersi di risorse interne è sicuramente valida e la recepiamo volentieri.
  Le frasi evidenziate in blu non erano nel testo della Commissione, ma le utilizziamo per rendere più chiaro il contesto. Fornire la massima varietà possibile di informazione e proposte va sicuramente nel nostro senso. Questo è un punto importante, che a volte non abbiamo espresso in maniera sufficientemente chiara: liberare risorse attualmente impegnate in un duplice sforzo vuol dire che possiamo dedicarle ad altre informazioni, quindi il numero di informazioni complessivamente dato alla fine del progetto aumenta e non diminuisce.
  Approfondire e fare maggiori inchieste sul web mediante il sito della Rai: assolutamente sì. La notizia nasce sul web, che è stato a lungo considerato residuale non solo dalla Rai, un luogo a cui dedicavi le forze che non impiegavi in altre aree, mentre invece la notizia deve nascere sul web, poi passare su all news e poi essere approfondita dai telegiornali, ma il web ha per sua natura un'immediata reattività e deve essere utilizzato come tale, così come sempre di più l'utilizzo dei social media diventa importante, come vediamo sia sui telegiornali sia sul resto della nostra programmazione.
  Dal punto di vista organizzativo la razionalizzazione delle risorse tecnologiche e professionali e la riorganizzazione anche al fine di impedire aggravi di spesa ci piace pensare che sia quello che abbiamo cercato di fare dal primo giorno, per cui l'abbiamo recepito più che volentieri, così come la valorizzazione delle risorse interne, su cui siamo assolutamente d'accordo per quanto riguarda le risorse giornalistiche assegnate alle testate.
  Anche sull'aspetto industriale stiamo lavorando per ridurre speditamente il ritardo tecnologico, siamo abbastanza avanti in quanto siamo a nove regioni già completate, stiamo lavorando sulla Liguria, che dovrebbe essere completata a giorni, e Toscana, e continueremo con il resto.
  Centralizzazione produttiva anche dei servizi editoriali. Ne abbiamo già parlato, stiamo rafforzando le capacità di grafica. Le nove regioni sono Friuli Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, in questo caso sono due Province autonome, la Sicilia, la Lombardia, il Lazio, il Molise, adesso la Liguria, poi la Toscana e a mano a mano tutte le altre. Facendone anche la learning curve, la nostra capacità di essere veloci aumenta.
  Un aspetto molto importante è la definizione della missione editoriale. È evidente che ci deve essere una forte connessione e caratterizzazione del telegiornale in funzione del canale su cui va in onda, sono assolutamente d'accordo; abbiamo inserito sul secondo canale anche il dibattito politico parlamentare come chiesto dalla Commissione, così come vedete Pag. 6che un po’ dovunque abbiamo inserito il mantenimento delle edizioni di informazione parlamentare, come richiesto da codesta Commissione.
  Ritorniamo anche sulla proposta, accennata in varie occasioni, del canale istituzionale, che andrà poi coordinato con la Commissione ed eventualmente con le Presidenze di Camera e Senato (poi capiremo quale percorso istituzionale seguire, che cosa potrebbe andare e dove), però da parte della Rai c’è la disponibilità, lo fanno anche altri, non vorrei essere sempre percepito come anglofilo, però BBC Parliament mi sembra un prodotto ben riuscito. Lo sport non fa parte del progetto, ma evidentemente sarà un'attività da modernizzare e rafforzare.
  Nell’all news abbiamo inserito quanto richiesto dall'impegno della Commissione ai numeri 3, 4, 15 e 16, presidio coordinato per tutte le testate del mondo web incrementando l'interazione con il pubblico e gli utenti dei social media.

  PAOLO BONAIUTI. Che audience ha BBC Parliament ?

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della Rai. Mi riservo di risponderle.

  ALBERTO AIROLA. Sarebbe più rilevante sapere a che ora va in onda BBC Parliament.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della Rai. Mi fanno notare che è un canale che va in onda tutta la giornata, ventiquattro ore su ventiquattro.
  Volevo aggiornare anche il concetto della differenza tra fusione e accorpamento, ma lo esploreremo nel corso della discussione. Abbiamo già parlato del fatto che Radio Rai ha già un'organizzazione di questo tipo, ha tre marchi (Radio1, Radio2 e Radio3) ma ha una sola redazione che se ne occupa e anche una parte istituzionale che è GR Parlamento. Non torno sull'organizzazione della BBC perché ne abbiamo già parlato a suo tempo.
  I costi che avevamo esaminato a suo tempo sono stati aggiornati e sono la composizione delle redazioni e gli organici di tutte le redazioni (direttori, capiredattori, vicedirettori). Basta guardare la segreteria di redazione, che ha 134 persone tutte insieme, è una bella segreteria di redazione, imponente.
  Della newsroom abbiamo già parlato, quindi non ritorno su come dovrebbe funzionare. Sul mercato digitale avete fatto una serie di osservazioni che abbiamo recepito, dove si parlava di web e di testata per il web che «deve essere obiettiva, imparziale, completa e pluralista, che rafforzi il posizionamento dei diversi canali ove saranno trasmessi con i rispettivi marchi i TG e che potrà portare ai seguenti benefici: favorire e rafforzare i tratti fondanti dei diversi marchi dell'informazione per ciascun canale, impedire aggravi di spesa non sostenibili, in coerenza con le principali esperienze europee».
  Tutto quello che avete visto finora è assolutamente in coerenza con le principali esperienze europee. Realizzare servizi di alta qualità coerenti con le missioni editoriali dei canali ove saranno trasmessi, dare al TGR un ruolo centrale di cui abbiamo già parlato, ridurre all'essenziale i centri di spesa e di produzione anche grazie all'accentramento di un unico produttivo coordinato di tutte le news, aggiungiamo noi.
  Del modello evolutivo avevamo già parlato e abbiamo aggiunto «coerente con esperienze dei PSM europei», così come in basso leggete di azioni uniche che reggono i servizi in coerenza con i canali «tali da garantire la differenza di stili e identità che rappresentano l'elemento di varietà, offerta e fidelizzazione e quindi di audience».
  Abbiamo inserito anche a pag. 80 «coerenza delle edizioni prodotte dalla newsroom con il profitto editoriale proprio della rete su cui sono trasmessi i TG con i rispettivi marchi». Questo concetto l'abbiamo stressato numerose volte per confermare che ci è chiaro ed è stato assolutamente recepito.
  Anche sull'aumento della distintività «incrementare la fornitura all'utente al di Pag. 7fuori di ogni discriminazione della massima varietà possibile di informazione e di proposte, assicurando così un pluralismo che si estenda a tutte le diverse condizioni e opzioni che alimentano gli orientamenti dei cittadini».
  Come è stato peraltro sancito anche in pronunciamenti recenti, tutte le trasmissioni devono essere pluraliste e coerenti, quindi il pluralismo non è la somma algebrica di faziosità opposte, ma deve essere un obbligo per ciascun giornalista che lavora alla Rai.
  L'obiettivo della newsroom non può che essere, come richiesto dalla Commissione, «aumentare il pluralismo e la distintività dell'offerta informativa Rai tra i diversi TG, mantenendo completezza, obiettività e imparzialità». Consentitemi di dire, senza voler lusingare la Commissione, che non avrei saputo dirlo meglio.
  Per quanto riguarda gli obblighi editoriali a carico del direttore responsabile, abbiamo preso esattamente le richieste della Commissione. Voi sapete che quando un direttore assume l'incarico deve firmarci una lettera di impegno, con la quale assume una serie di obblighi, l'assenza dei quali può portare a provvedimenti disciplinari e addirittura al suo licenziamento, qualora non seguisse questi obblighi.
  Riportiamo una serie di cose richieste dalla Commissione, in particolare gli impegni 2,3, 4, 7, 8 e 9. Lo stesso si ribadisce nella pagina successiva, gli obblighi a carico del responsabile. Abbiamo anche riportato cose che avevamo già affrontato nelle pagine precedenti, come massimizzare le potenzialità produttive. Ricordo che lo sport non fa parte di questa aggregazione, ma farà parte del piano di ammodernamento.
  Il processo deve essere articolato e coerente con EBU Vision 2020, quindi ridurre il ritardo tecnologico. Abbiamo reinserito nel cambiamento di scenario il ritardo tecnologico, non ritorno sul tema. Abbiamo inserito la risoluzione della Commissione parlamentare di vigilanza tra i fattori chiave. Assicurare e mantenere l'altissimo seguito come ci avete detto, includere il fact checking e l'esigenza di programmi informativi di rete nella formazione e nel cambiamento verso un nuovo modo di lavorare.
  Abbiamo lavorato anche su come si possa migliorare la logistica, e adesso ve lo mostreremo, anche nei fattori chiave, abbiamo reinserito alcuni aspetti scaturenti dal documento d'impegno.
  Per quanto riguarda la prima fase, l'avete già vista. Abbiamo parlato di un modello da implementare in due fasi. La prima fase prevede di implementare prima le newsroom e poi di arrivare a un'unica newsroom.
  Un aspetto interessante che non abbiamo avuto modo di approfondire è che ci sembra di capire che anche il sindacato dei giornalisti abbia in animo di presentare prima alle redazioni e poi, se approvato, anche alla direzione un progetto che porta a un'unica newsroom. Non ho partecipato all'assemblea lunedì, però probabilmente si sta superando la fase di voler mantenere l'attuale assetto invariato per andare verso una modifica nel senso auspicato da noi.
  Se così fosse, come riportato da notizie di stampa, sarebbe una cosa sicuramente auspicabile, perché speriamo di lavorare bene con tutte le parti interessate, con tutti gli stakeholder inclusa Usigrai sulla fase di implementazione.
  Abbiamo recepito le richieste di impegno della Commissione anche nel modello di implementazione e gli obblighi ancora una volta sono stati recepiti, i costi sono stati aggiornati rispetto a quello che avete visto sul 2014, le risorse divise per redazioni attuali, con tutte le indicazioni su graduati e i redattori, così finalmente potete avere i numeri esatti di quanti sono per ciascun telegiornale.
  Abbiamo inserito nella pagina che riguarda la newsroom «il rafforzamento della definizione di una precisa linea editoriale che caratterizzi l'offerta informativa coerente con i profili editoriali proprio dei canali, come da risoluzione». Abbiamo inserito anche le edizioni Rai Pag. 8Parlamento e il canale istituzionale aperto all'Italia e all'Unione europea. Questo per quanto riguarda il dimensionamento.
  Lo stesso abbiamo fatto per la newsroom 2 e abbiamo anche inserito la verifica del materiale produttivo corrispondente alle regioni. Stessa cosa per i costi e la composizione delle redazioni, situazione del TGR. Anche in questo caso abbiamo inserito la richiesta della Commissione «possibilità di meglio coordinare l'area dell'informazione razionalizzando risorse tecnologiche e professionali».
  Parlando del TGR, a pagina 118 abbiamo ribadito il ruolo centrale che avrà la nuova TGR, così come abbiamo ripreso la citazione della Commissione sulla centralità dell'azione web. Un aspetto importante è a pagina 121, in basso, la risoluzione sul progetto di riposizionamento, che deve essere non attraverso tagli lineari, ma dall'offerta informativa attingendo professionalità esistenti all'interno dell'azienda. Sono passati oltre due anni e mezzo dal nostro ingresso in Rai (mi riferisco a tutto il consiglio) e credo che non abbiamo fatto un solo taglio lineare. Magari mi sbaglio e me lo ricorderete, ma mi piace pensare che in quasi trent'anni di lavoro non ho mai seguito il concetto di taglio lineare in nessuna azienda che ho diretto.
  Tra gli elementi cardine per efficienza legata al settore produttivo sicuramente ci sarà l'assenza di tagli lineari, e anzi, nonostante il periodo non semplice, abbiamo investito, come avete visto dalle pagine precedenti.
  Questa è la divisione sul territorio a Saxa Rubra, come pensiamo di organizzarci. Sono studi preliminari, ma divideremo ovviamente per testate omogenee gli edifici, quindi nell'area A ci sarà TG1, TG2 e TG Parlamento, nell'area C e D TG3, TGR e Rai News, gli studi del TG Sport saranno nella zona gialla. Tenete presente che sarebbe molto più semplice farla partendo da zero, ma è ovvio che, se uno ha grandi mezzi e una superficie a prato verde, può diventare anche migliore di quello che è ristrutturando un'area già esistente, però pensiamo si possa comunque fare un buon lavoro. Questi dovrebbero essere gli ambienti di lavoro che vogliamo sviluppare, quindi molto open space, continuità visiva, tecnologia integrata nel sistema logistico. Questi sono i tempi che ipotizziamo per fare la parte di lavori e di progettazione gara, 18 mesi. Purtroppo i tempi sono relativamente lunghi perché, come sapete, la Rai deve seguire una serie di regole sugli appalti pubblici, che tendono ad allungare le procedure, quindi ci metteremo probabilmente 27 mesi, 18 per organizzare e 9 per eseguirli, il che è paradossale.
  Per quanto riguarda il progetto, pensiamo che in 42 mesi si possa completare il tutto.
  Per quanto riguarda i costi – leggeteli anno 1, anno 2 e anno 3 più che 2015, perché dipende da quando iniziamo l'implementazione – ci sono costi all'inizio quando effettuiamo la razionalizzazione, ma pensiamo di arrivare dopo tre anni a un risparmio di circa 70 milioni.

  MARIO MARAZZITI. Sono 70 complessivi al terzo anno, oppure ogni anno...

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della Rai. No, 70 diventano poi running, costanti nel tempo.
  Credo di essere stato veloce, spero che mi perdonerete per il grande ammontare di slide. In chiusura, presidente, direi che abbiamo cercato di recepire al meglio tutti gli impegni che ci ha richiesto la Commissione, siamo grati alla Commissione per averci dato tutti questi stimoli e questi impulsi, parte dei quali magari in certi casi davamo per scontati, quindi ci ha fatto piacere reiterarli e ribadirli.
  Ciò premesso, sono a disposizione per qualunque domanda o integrazione su quanto finora detto.

  MARIO MARAZZITI. Il mio è il primo intervento non perché è il più importante, ma perché dovrò partecipare fra poco a un ufficio di presidenza della Commissione esteri a cui non posso mancare.Pag. 9
  Volevo però non perdere questa occasione per dire che, siccome questa Commissione ha fatto un lavoro molto accurato e approfondito per arrivare a una risoluzione unitaria, ascoltare il modo in cui la Rai ha recepito tutte le nostre osservazioni con una risoluzione che, in tempi molto complicati del Paese e del Parlamento, ha risentito nell'esito finale di uno stile costituzionale, laddove il nostro è uno strano Parlamento, a volte piuttosto diviso, altre in grado di diventare Assemblea costituente, mi sembra un esempio di grande collaborazione istituzionale non solo nel lavoro della Commissione, ma proprio nel rapporto con la Rai.
  Pensando al lavoro svolto e al fatto che molte notizie di stampa davano un ruolo della Commissione parlamentare di vigilanza di veto o di ingresso a gamba tesa su questioni manageriali o editoriali che non le competono, ma che sarebbe rientrato in una concezione di partiti che entrano direttamente in logiche aziendali, questa attività di indirizzo, di difesa del pluralismo e di proposta che è nata dalla Commissione mi sembra un fatto rilevante che va sottolineato, una pagina felice. In particolare noto con grande soddisfazione che abbiamo una Rai che ha bisogno di modernizzazione, di evitare sprechi, di essere davvero la più attendibile fonte di informazione per tutti i cittadini italiani, perché questo è il servizio pubblico e, se così non fosse, si priverebbe la parte più debole del Paese di una fonte autorevole. In questo lavoro mi sembra molto importante che la Rai abbia recepito, migliorando il piano industriale iniziale, la forte attenzione alla necessità di riavvicinare il Paese, le istituzioni e i cittadini attraverso la scelta del rafforzamento dell'informazione istituzionale, nazionale ed europea, l'esigenza di rafforzare sia Rai Parlamento sia il dibattito politico parlamentare e di prefigurare un canale all news, canale istituzionale italiano ed europeo. Mi sembra anche importante tra le richieste che avevamo avanzato un fatto necessario, cioè la concezione del web non come fatto aggiuntivo o novità del momento, ma come sinergia tra piattaforme, non solo fonte ma anche strumento per la realizzazione del prodotto, e questo è sicuramente qualcosa di nuovo rispetto a come la Rai l'ha vissuto fino ad oggi.
  Penso che tutta l'attenzione a sottolineare il fatto che il pluralismo sia non solo pluralismo partitico e politico, ma anche sociale di un Paese reale in grande evoluzione, quindi culturale, etnico, sociale, generazionale, che poi divenga responsabilità anche dei singoli giornalisti – perché non esiste indipendenza senza una deontologia professionale che vincola il singolo indipendentemente dalla testata in cui opera a essere un bravo giornalista, laddove un cattivo giornalista sarà comunque un giornalista di parte perché priva i cittadini di un'informazione corretta e il fact-checking è importante – testimoni che il lavoro che abbiamo svolto sia una pagina molto positiva.

  ALBERTO AIROLA. Vorrei focalizzare la vostra attenzione nell'ambito del riordino, come abbiamo visto necessario, e della razionalizzazione. Abbiamo visto la famosa pagina Snater, però vorrei focalizzare la vostra attenzione su alcune questioni che sono strettamente legate alla qualità del lavoro e quindi al prodotto finito e alla qualità dell'informazione.
  È certamente importante razionalizzare, ma attenzione, perché in Rai esiste attualmente un bacino, un'area di giornalisti e tecnici che hanno competenze ben determinate, assunti a tempo indeterminato, e poi c’è un grosso bacino di precari e di lavoratori occasionali a tempo determinato.
  Potremmo esordire subito con la questione dei 1.300 lavoratori che appartengono al bacino A e B precari, che dovevano essere assunti a tempo indeterminato e non lo sono stati, in seguito ad accordi (è una vicenda che starà seguendo perché c’è stato un incontro ieri con due tavoli). Lo segnalo perché potrebbe sembrare una questione di amministrazione, ma non lo è, perché intanto la Rai deve essere eticamente corretta nei confronti dei propri lavoratori, perché lo dice il contratto di servizio Pag. 10pubblico, e poi perché sono pagati con soldi pubblici. È anche responsabile moralmente ed eticamente degli appalti, e qui parliamo anche delle esternalizzazioni.
  Secondo me si possono trovare degli equilibri funzionali per l'azienda, per i lavoratori e per il buon risultato della qualità dell'informazione. Questi lavoratori mi dicono che verranno assunti poi con il Jobs Act. Certo che è una bella fregatura, perché già da due-tre anni, a seconda degli scaglioni, dovevano passare a tempo indeterminato secondo la legge Damiano e non lo sono mai stati. Succede quindi che loro possono entrare ma facendo causa all'azienda. È assurdo, soprattutto dopo che hanno trovato un accordo sindacale, che li regolarizzerebbe. E dovevano farlo entro marzo, ma purtroppo state aspettando l'uscita del Jobs Act, e quindi verranno assunti a tempo determinato secondo le regole del Jobs Act.
  Questo è scorretto, ma non solo, è il segno del fatto che in Rai ci sono delle dinamiche sulla gestione del personale che vanno dai videomaker alle questioni degli zainetti. Sono venuti qua diversi direttori di giornale parlando molto bene di questi zainetti. Lo zainetto è molto comodo, come anche la telecamera leggera che costa poco, però possono essere utilizzati in alcuni ambienti e non in altri, in alcune situazioni e non in altre. Per esempio io scrissi una lettera alla Commissione di vigilanza in relazione all'elezione del Presidente Mattarella perché quando andarono in onda – quando Mattarella ricevette l'annuncio dal Presidente in Camera e Senato alla Corte costituzionale – ci furono delle immagini sfocate, perché era appannata l'ottica. Non ci vogliamo accanire su questo piccolo dettaglio, ma esso rivela una gestione di un modo di fare informazione che va produttivamente verso il molto leggero che però usato in contesti non giusti provoca problemi.
  Qui ci colleghiamo anche agli investimenti tecnologici. Se i centri di produzione e le sedi regionali cominciano a perdere mezzi perché sono obsoleti – a Torino per esempio c’è solo una regia HD – possiamo coprire gli eventi con appalti, va benissimo, ma anche sugli appalti ci sono dei problemi perché non so se Forleo o quale dirigente sta alla gestione facendo dumping al ribasso. Glielo avevo già segnalato: se uno paga 18 euro all'ora un montatore non va bene, perché è un'induzione al lavoro in nero e genera un prodotto di scarsa qualità, e, siccome siamo servizio pubblico, non lo vogliamo, non vogliamo né lo sfruttamento dei lavoratori, né quello.
  Così succede anche per le troupe in ENG, le telecamere che vanno in giro, che quando vengono da noi – spero che questo cambierà – a farci fare la dichiarazione senza giornalista sicuramente è comodo, lo capisco, ma conoscete i dati sui giornalisti e sapete quanto prendono. Questo accade perché differenziamo l'informazione e non siamo più nella Rai lottizzata, dove arriva il politico che fa la sua dichiarazione quei venti secondi, nessuno gli dice niente, nessuno gli fa le domande. Questo modello non ci piace più, l'abbiamo detto, siamo tutti d'accordo, cominciamo a farne uno diverso, però bisogna lavorare sulla qualità. Lo ripeto, sui videomaker, il 23 dicembre avete fatto firmare a chi voleva, quindi un'operazione volontaria, montatori, operatori, tecnici di ripresa la possibilità di fare l'uomo che fa tutto, che va con la camerina, riprende, monta e manda in onda. A parte che vi assicuro – io l'ho fatto – non è possibile garantire un prodotto di qualità, perché come lo zainetto ha dei problemi di trasmissioni anch'io ce li posso avere, quindi posso farvi bucare la notizia. Seconda cosa, il prodotto che ne uscirà sarà scadente, perché non è vero, come è scritto nel comunicato che era uscito, che un operatore ha un basso livello di specializzazione: un operatore ha un alto livello di specializzazione, un montatore ha un alto livello di specializzazione, sono mestieri, lavori, professioni, che implicano gestione del linguaggio e comunicazione. Ho paura che la Rai da una parte mantenga un asset di personale garantito e dall'altra 10.000 precari che Pag. 11producono sì a basso costo, ma dei pessimi prodotti, e in Rai questo non deve succedere. Sfruttare bene le risorse interne va benissimo, peccato però che ci siano dei problemi su alcune scelte, per esempio perché abbiamo scenografi che in un anno fanno dieci scenografie – anche questo è arrivato sul suo tavolo, quindi lo saprà sicuramente – da esterni, con le famose lettere di infungibilità, di grossi eventi ? Assumetelo, oppure facciamo lavorare gli interni. Sempre sulla base del recepimento di queste indicazioni di trovare lavoratori interni e sfruttare risorse interne, che va benissimo, a Torino però state girando una fiction prendendo del personale interno e affiancandolo a personale libero professionista del cinema. Anche questa è un'operazione rischiosa, da una parte perché si costringono i lavoratori interni della Rai in deroghe sindacali a lavorare 57 ore alla settimana come liberi professionisti del mondo del cinema, dall'altra c’è il rischio che arrivi la Fremantle, produttrice di questi Non uccidere, che prima si chiamava Delitti in famiglia, e si approfitti di una fetta di lavoratori che gli fornisce la Rai a costo minore, togliendo lavoratori specializzati in quel settore. Sono due mestieri leggermente diversi, alcuni ruoli si possono integrare, altri no. Questo richiede un'attenzione e una competenza nella gestione delle risorse e del materiale che allo stato attuale mi sembra mancare o essere in una situazione di confusione, quindi attenzione agli appalti esterni, servono anche dei feedback di qualità, che sono importanti, servono, ma bisogna far lavorare quelli bravi, attenzione agli interni, non lasciamo a casa i precari, per un'ultima, basilare questione: un giornalista, un operatore, un tecnico, un qualunque funzionario precario è ricattabile e l'informazione patisce di questo. Se in Italia abbiamo un'informazione scadente è anche per quello, perché o mi porti a casa questo servizio così o ti mollo, ti lascio a casa, o mi dai questo messaggio o ti mollo, ti lascio a casa.
  Chiudo chiedendole una piccola delucidazione, ossia se ci possa fare un esempio, oltre a tutte le cose che ho messo sul piatto, anche di come un ipotetico evento verrebbe coperto dalla newsroom sulle varie testate, quindi accontentando i tagli diversi che attualmente sono ancora sotto legge Gasparri, quindi rispondono anche a esigenze di espressione politica, rispetto al modello doppia newsroom.

  PINO PISICCHIO. Sull'ordine dei lavori avevo posto una questione non in termini accademici, e peraltro su questo documento che ci è stato consegnato ieri abbiamo avuto nelle ultime ore anche indicazioni intimidatorie, perché neanche il direttore generale della Spectre si muove in questo modo, raccomandando di metterlo sul desktop, fare un Cd rom, conservarlo in cassaforte, per cui ho voluto immaginare che potesse essere utile confrontarsi con una narrazione tutta orale, senza il supporto di questo documento così pericoloso e così suscitatore di condizioni di difficoltà.
  Fuori dalla battuta, che non è totalmente una battuta, vorrei dire una cosa. I punti di impegno che questa Commissione all'unanimità, compiendo anche un gesto – mi sia consentito – politico molto importante, anche di rivendicazione del ruolo che questa Commissione in quanto rappresentanza del Parlamento italiano, dunque in quanto rappresentanza della sovranità popolare, ha voluto esprimere, vanno letti in uno con le premesse, che raccontano il senso giuridico del dialogo che stiamo facendo anche oggi.
  Noi siamo il Parlamento e in un contesto di servizio pubblico rappresentiamo il riferimento necessario per la Rai, che viene a raccogliere non – mi perdoni se la cito, direttore Gubitosi – una suggestione, bensì un indirizzo non eludibile. Su questo credo che si debba mettere un punto fermo, altrimenti non ci capiamo per il resto. Naturalmente l'abbiamo citato nella nostra risoluzione, ciò che fa riferimento a quel che dico è la Costituzione, sono le leggi istitutive del servizio pubblico e la Corte Costituzionale con le sue sentenze.
  Cosa abbiamo inserito nella nostra risoluzione, che peraltro lei ha preso in Pag. 12considerazione dichiarando una condivisione e un adeguamento che – mi permetterà – nel dettaglio vorrò anche verificare nelle prossime ore, perché la complicatezza di queste pagine che ci sono state consegnate e la loro pericolosità spionistica richiedono qualche attenzione in più ? La parola «pluralismo» viene declinata nella nostra risoluzione con «servizio pubblico anche a tutela degli interessi del contribuente», dunque dei cittadini italiani che pagano il canone. Questo significa che la griglia degli impegni che abbiamo voluto indicare mira a tutelare questi due fondamentali elementi, pluralismo e tutela degli interessi del contribuente. Ad esempio, quando facciamo riferimento al punto 3, laddove si parla dell'identità culturale delle testate giornalistiche, questo significa comprendere se il piano sia suscettibile di ridimensionare e di arrecare dunque danno al contribuente dal punto di vista della capacità delle testate di creare audience, quindi di declinarsi anche da un punto di vista commerciale, oppure no. È questo che noi intendiamo comprendere, e mi riservo di approfondire il suo documento per capire in che misura questa esigenza venga effettivamente tutelata.
  In alcuni punti, ma devo chiedere scusa, ho preso atto di quanto diceva, mi riservo di studiare di più, ma mi sembra talvolta che lei si sia esercitato in un plus dixit quam potuit, per esempio ho visto spuntare il canale istituzionale che nella risoluzione non c’è. Noi abbiamo avuto sul contratto di servizio un dibattito molto intenso in questa Commissione, perché canale istituzionale, direttore, un canale che fa tutto, dall'Europa al Parlamento italiano, nella versione duale o nella versione monocamerale, significa esercitare una scelta, dunque mediare, non essere più fonte primaria. Nel momento in cui io decido che in contemporanea estraggo e mando la diretta della Camera piuttosto che quella della Corte costituzionale o del Parlamento europeo, cesso di essere fonte primaria perché esercito una scelta. Questa scelta significa altro, non fonte primaria, non è più informazione, ma è qualcosa di diverso. Per questa ragione abbiamo ritenuto che fosse importante implementare tutto ciò che ha a che fare con l'informazione istituzionale, ma attraverso i canali che sono dati all'informazione da cui attinge ogni italiano.
  Minus dixit quam voluit, invece, in altri punti, ma le ripeto, faccio ammenda, devo ancora approfondire il documento pericoloso. Ad esempio al punto 15, dove facciamo una scelta molto netta, anche rivoluzionaria, e mi perdoni forse lei ne ha parlato e in questo caso chiedo ammenda, ma non mi è parso di sentire battute, sottolineature o attenzioni relative al meccanismo di nomina dei direttori delle testate attraverso procedure trasparenti, che prevedano la pubblicazione sul sito dell'azienda. Abbiamo più volte fatto riferimento a esperienze straniere, l'ultima è una testata giornalistica, ma è un meccanismo che potrebbe essere utile.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della Rai. La maneggi con cura, ma è a pagina 131.

  PINO PISICCHIO. Benissimo, quindi andrò a maneggiarla con cura, però non l'ho sentito nella sua ottima sintesi, quindi probabilmente va risottolineato.
  In conclusione, credo che questa Commissione dovrà approfondire in modo puntuale le indicazioni che lei ha costruito insieme al consiglio d'amministrazione per rendere compatibile l'impianto della riforma dell'informazione con l'idea proposta attraverso la risoluzione da questa Commissione.
  Vorrò farle una domanda a conclusione del lavoro di approfondimento, ma non oggi. Lei ha detto in apertura con molta onestà intellettuale che tra un mese questo consiglio d'amministrazione e questo direttore generale non ci saranno più. Probabilmente non sarà un mese, ci sarà un extension, come è probabile, ma la domanda che è giusto che questa Commissione di vigilanza si ponga con riferimento al percorso della Rai è, a fronte dei tempi che non sono velocissimi attraverso i quali può essere realizzata una riforma di questo Pag. 13impianto, come è possibile immaginare in limine mortis di mettere in campo un progetto così ambizioso senza avere la possibilità di seguirlo, di orientarlo e di portarlo anche a termine ?

  PRESIDENTE. Solo una puntualizzazione sul canale istituzionale. È vero che non è previsto nella nostra risoluzione sul riposizionamento dell'offerta informativa del piano del 15 dicembre, però è previsto nel contratto di servizio e di cui stiamo chiedendo ripetutamente la firma.

  MAURIZIO GASPARRI. Non ho particolari domande da porre, ma faccio delle considerazioni perché, come ha detto il relatore della nostra risoluzione Pisicchio, ci sarà una riunione nei prossimi giorni, in cui la Commissione farà delle valutazioni sul piano, per verificarne la conformità alla risoluzione che abbiamo approvato e che in vari punti viene ripresa come ci è stato detto nel documento e sulla cui interpretazione non c’è chiarezza all'interno della Commissione (è un problema che riguarda noi, quando ci siamo espressi) all'unanimità sulla base di un dibattito che fu molto chiaro sulla questione delle testate.
  È vero che nella risoluzione c’è un pezzo che viene ripreso nel documento, dove la specificità delle testate viene citata, però poi si parla dei marchi e tutto si gioca su questo fatto che alcune testate diventano dei marchi.
  Io lo dissi chiaramente quando votai, ma non solo io perché ricordo perfettamente gli interventi dell'onorevole Fratoianni, del senatore Bonaiuti, del senatore Airola, del senatore Buemi, del senatore Minzolini, dell'onorevole Peluffo e di moltissimi che non ricordo, e ci fu una chiara determinazione rispetto all'essere contrari a unificazione di testate.
  Di questo però discuteremo quando ci riuniremo per fare le nostre valutazioni di conformità su quel che abbiamo detto, che è oggetto di grande ambiguità, tanto che sui giornali fu scritto approvato, bocciato, siamo d'accordo, non siamo d'accordo, poi un giorno è la velina Fontanarossa che ieri ha ingoiato il piano e ha scritto oggi un articolo con numeri di pagina 74, 54, 32, quindi prima l'ha inviato e poi si è fatto una radiografia e ha ritrovato i numeri delle pagine per scrivere il puntuale articolo che ha forzato la segretezza. Non mi era mai capitato in Parlamento di ricevere una mail e poi di veder raccomandare a una Commissione di distruggere la mail, mettete il documento nel laptop nel segreto. Cerchiamo di evitare il ridicolo, per cortesia, e di non costringere i funzionari a mandare delle cose che fanno ridere. Io ho infatti eliminato i messaggi ridicoli che dicevano di cancellare la mail, ma poi Fontanarossa è sfuggito al controllo ferreo dalla Commissione vigilanza. Stiamo parlando di cose trasparenti, dell'informazione, e tutta questa discussione segreta francamente non mi pare coerente.
  Sulla questione ci ritroveremo e discuteremo. L'onorevole Pisicchio chiedeva il testo scritto, un'illustrazione tradizionale e non le slide, ma comunque c’è scritto che c’è la newsroom unica (l'ho guardato prima di ingoiarlo e di distruggerlo), quindi alla fine c’è il telegiornale unico. Questo è il punto di approdo di questo documento: è compatibile con quello che abbiamo e avete detto in questa Commissione ? È funzionale alla difesa del pluralismo, della democrazia, argomenti che sono stati utilizzati in mille assemblee politiche e sindacali ?
  Spesso sono stato oggetto di quelle polemiche in una Rai dove si dice che ci sono i partiti, ma di questo parleremo perché le riforme vanno fatte ma c’è la Corte costituzionale che ha affermato la centralità del Parlamento, che è espressione della democrazia, e non lo sono l'Accademia dei Lincei, i rettori delle università che leggo evocati. Il Parlamento è più rappresentativo democraticamente (lo potete anche ripetere in giro, non è segreto) della Conferenza dei rettori e dell'Accademia dei Lincei secondo me, perché, anche se vota meno gente che nel passato, qualcuno vota e quindi il Parlamento è più democratico della Conferenza dei rettori. Ricordo un Presidente dei rettori anni fa, quello dell'università di Pag. 14Siena, che faceva sempre ramanzine a noi politici e poi dovette dimettersi perché aveva fatto il concorso prefabbricato per il figlio all'università di Siena, credo che si chiamasse Tosi.
  Di questo discuteremo perché un comma di una legge si può cambiare, però sarà comunque una questione attinente al Parlamento e alla democrazia, così come quando discuteremo del piano, chi vuole il telegiornale unico si accomodi, ma non mi pare che quando si votò e si fece la risoluzione ci fosse un'indicazione di questo tipo.
  Non ho particolari domande da fare, discuteremo nei prossimi giorni, per me è chiaro il senso del voto che esprimemmo e quindi del prosieguo della discussione. Poi la lotta agli sprechi, non sovrapposizioni, non spendere 60.000 euro per andare in Australia, è colpa del direttore generale, perché gli inviati all'estero li firma il capo del personale, non il singolo direttore della testata e se il capo del personale che dipende dal direttore generale non vuole fare andare tre inviati in Australia, è sufficiente che non firmi il permesso per evitare una spesa di 60.000 euro. È giusto evitare degli sprechi, ma il problema è che non vorrei che si abolissero anche i concetti di pluralismo che sono fondamentali, non sono solo un'articolazione di partiti a mio avviso.
  Per quanto guarda l'ultima vicenda che citava l'onorevole Pisicchio, più volte sono intervenuto in questa Commissione quando abbiamo parlato del contratto di servizio e di altre cose raccomandando attenzione. Oggi con il digitale i canali sono una quantità infinita, ma non dobbiamo confinare l'informazione politico-parlamentare su un canale tipo il 525 dove ci sono le sedute in diretta. Chi le deve guardare ? Giusto qualcuno di noi quando non è in Parlamento e si trova altrove per impegni politico-istituzionali ma, a parte pochi di noi, non credo che abbiano molti spettatori.
  Abbiamo detto che l'informazione, fornita nel modo più plurale, critico, giornalistico, non con la telecamera fissa su noi che parliamo, deve stare sui canali generalisti. Se la Rai vuole fare un canale istituzionale che dia più informazione sul Parlamento nazionale o europeo, le istituzioni, il CSM, ben venga, oggi la tecnologia lo consente.
  La stessa Rai ha tantissimi canali a disposizione, però mi pare che il richiamo di Pisicchio sia utile perché ci ricollega alle discussioni che abbiamo fatto, onde evitare attraverso la formula istituzionale l'autogol che si stava facendo, con errori di neofiti che quando c'era il contratto di servizio non avevano capito che stavano facendo un favore di far confinare su un canale non visto da nessuno tutta l'informazione istituzionale, che non è che raccolga il picco dell’audience.
  Se due si picchiano su L'isola dei famosi fanno più notizia di un intervento di un partito del Parlamento, ma la democrazia e il pluralismo sono anche questo, perché attenzione a non devastare tutto con la scusa che ci deve essere un distacco maggiore tra partiti e servizio pubblico, ma non ci può essere un distacco tra Parlamento e servizio pubblico perché lo ha detto la Corte costituzionale, e meno male perché francamente ad affidare il futuro del servizio pubblico con tutto il rispetto all'Accademia dei Lincei (ne feci anche un francobollo quando ero ministro) mi viene qualche dubbio sul grado di rappresentatività democratica del Paese, ma di questo parleremo nelle prossime riunioni.

  NICOLA FRATOIANNI. Solo su un punto, sollevato dall'onorevole Pisicchio al termine del suo intervento, perché per il resto ci saranno naturalmente il tempo e la necessità di qualche lavoro di approfondimento, nonostante il direttore generale che ringrazio, anche con l'ausilio delle slide che non sono il male assoluto, abbia rappresentato gli elementi di integrazione.
  C’è però un punto più generale, che riguarda la coincidenza tra l'avvio di un piano molto ambizioso (a prescindere da quello che ognuno di noi ne pensa) e l'imminente scadenza delle cariche del consiglio di amministrazione e dunque anche della direzione generale. Aggiungo Pag. 15che tutto questo avviene proprio mentre il Parlamento e il Paese si avviano ad affrontare una discussione non irrilevante sul tema della riforma, in particolare della governance della Rai, perché è stata annunciata più volte in queste ore e in questi giorni dal Governo la volontà di affrontare in modo fattivo questa vicenda.
  Ieri il Movimento 5 Stelle ha presentato una proposta, oggi lo abbiamo fatto noi insieme ad altri deputati, altri Gruppi l'avevano già fatto, quindi c’è in campo una discussione che riguarda non solo il rinnovo, ma anche la modifica dei meccanismi con cui si determina il sistema di governo del servizio pubblico e di un'azienda decisiva come la Rai.
  Anche a me pare che l'insieme di questi fattori oggi quantomeno ponga un elemento di problematicità su cui riflettere. Mi interesserebbe conoscere la vostra valutazione su questo incrocio di fattori.

  MAURIZIO ROSSI. Personalmente non ho neanche ricevuto il documento, quando mi è arrivato l'sms ho chiesto una stampa, ma è legittima la stampa o no ? L'ufficio legale della Rai mi può rispondere, dicendo se sia legittimo avere una stampa.
  Ci sono molti punti sui quali dobbiamo rivederci come Commissione. Da una veloce lettura mi pare che certe parole siano state cambiate dalla risoluzione e cambino completamente il senso di alcuni punti, ma sarà giusto valutarlo nell'arco di qualche giorno.
  Sono contento che sia stato approvato all'unanimità, io non ero presente il giorno in cui è stato votato, ma su un punto ho una mia opinione: non sono assolutamente convinto che la pluralità sia rappresentata dal numero di testate. Ho fatto questo lavoro per trent'anni e vi garantisco che uno può essere plurale su un canale e non plurale su quindici.
  La pluralità nel Paese è garantita ormai da moltissimi altri fattori (il web, televisioni, giornali), la pluralità nel Paese c’è e non possiamo ricercarla attraverso un numero di canali, di telegiornali o di newsroom della Rai. Secondo me ricerchiamo la pluralità perché ci saranno delle operazioni di controllo, perché ci sarà una Commissione che deve controllare che ci sia pluralità, e pluralità non è solamente quella politica, ma è anche quella di manifestare obiettivamente tante realtà della società, quindi è un fattore decisamente molto più complesso.
  Ciò che non mi piace del dibattito che si sta facendo, che temo a breve possa superare questo piano, è il fatto che si dibatta tantissimo della governance e io sono invece un appassionato del prodotto. Sinceramente credo che, se non si capisce quale sarà il prodotto che si vorrà fare, se non si capisce quale sarà il servizio pubblico che dal 7 maggio 2016 dovremo dare agli italiani per i prossimi dieci anni, sia anche difficile capire chi possa portare avanti e condurre quella nave, perché io ho corso in macchina ma, se avessi dovuto correre in moto, sarebbe stato meglio non prendessero me come pilota, perché mi sarei schiantato alla prima curva.
  Se dobbiamo fare un canale mondiale, come ho proposto anche nel corso delle audizioni, che sarebbe un canale straordinario per l'Italia e da vendere in tanti Paesi del mondo per promuovere il prodotto italiano, ci vuole un determinato tipo di persona, che per un canale mondiale potrebbe anche non essere un italiano teoricamente (come minimo spero che parli inglese).
  Parte quindi prima la governance o il progetto di quale servizio pubblico vogliamo dare agli italiani nei prossimi dieci anni ? Questa è una delle domande fondamentali. La politica si appassiona alla governance, ho visto il progetto del Movimento 5 Stelle, che peraltro mi pare che parli di nuovo di Agcom, se non ho letto male, di togliere la Commissione di vigilanza ...

  PRESIDENTE. Le manderò il progetto di legge, ma si tratta di un altro discorso.

  MAURIZIO ROSSI. Vi consiglio però di comunicarlo in modo più forte a certi giornali. Lo dico perché credo che, come ho detto ieri, l'Agcom sia attualmente molto più politicizzata della nostra Commissione.Pag. 16
  A volte non ho condiviso quello che ha detto il direttore Gubitosi, ma penso che la spallata di provare a cambiare, prima che finisca il suo mandato, il sistema delle news sia un passaggio importante, anche se va sicuramente migliorato, e lo sarà prossimamente da quello che sarà il nuovo progetto, che tra l'altro aspettiamo, che vorrebbe presentare il Presidente del Consiglio e tutte le proposte per modificare la Rai a partire dal 7 maggio 2016. Personalmente vado oltre la governance, che è la posizione che mi appassiona meno.
  Sul tema di come verranno fatte le news e di come vengono accorpate (al mondo penserà un altro canale istituzionale) farei un taglio lineare. Se fossi direttore della Rai, direi meno 50 per cento di politica in tutti i palinsesti, perché stiamo facendo venire la nausea alla gente per quanta politica c’è in Rai, è troppa ed è dappertutto. Sono d'accordo che la politica debba entrare anche nei telegiornali più importanti e che non si debba ghettizzare in un canale solo, perché non lo guarderebbe nessuno, ma c’è veramente un'esagerazione di politica in Rai e questo non fa bene al palinsesto della Rai e alla Rai vorremmo probabilmente vedere più servizio e meno di politica, anche considerando quanta politica c’è nelle televisioni degli altri Paesi o il numero di telegiornali. Sarebbe interessante vedere quante ore di politica fa la Rai e quante la BBC o la televisione francese, dato che non è ancora stato considerato, laddove abbiamo guardato il numero delle ore, il numero di telegiornali, ma non abbiamo guardato il numero di ore dedicate alla politica in ogni Stato.
  Portare a compimento anche il piano delle news comporta una situazione che incide pesantemente anche sugli altri costi. Ben venga se dalla riforma si risparmiano 50, 70, 100 milioni, ma ribadisco, e avrei ribadito volentieri, se in Commissione 10a insieme all'8a avessimo fatto le audizioni di Ei Towers e Rai Way, che uno dei punti in cui si può risparmiare molto a seconda di come si accorperanno i canali è rappresentato dalle risorse frequenziali.
  Se oggi Rai ha un contratto che vale 175 milioni di euro per 21 anni, cioè è stato firmato un contratto da 3,6 miliardi prima della quotazione in Borsa (oggi possiamo dirlo e sono andato a guardarmi su suggerimento del direttore Gubitosi il prospetto informativo redatto da chi ha fatto la quotazione in Borsa), se riduciamo il numero di canali da 15 a 5, spendiamo un terzo, quindi 1,2 miliardi, riuscendo a risparmiare 2,4 miliardi.
  Rendiamoci conto quindi che quello che andiamo a fare sul piano delle news, come quello che andremo a fare anche sull'insieme dei canali che saranno di servizio pubblico, incide fortemente. A seconda di quello che decideremo di fare avremo un costo di produzione e avremo un costo di frequenze e di gestione degli impianti, quindi è molto importante perché quei soldi possono essere investiti o in diminuzione del costo del canone per il cittadino o in maggiori produzioni di servizio pubblico, cioè meno canali, meno costi, ma più qualità e più servizio pubblico.

  AUGUSTO MINZOLINI. Soltanto degli spunti alla discussione. Anch'io ho avuto il piano appena mezz'ora prima di quando è cominciata la Commissione, quindi non l'ho letto attentamente, però una serie di cose che sono state dette qui hanno una logica, intanto la contraddizione: stiamo per affrontare la questione della governance e qui invece andiamo già molto avanti su una questione che riguarda la riforma dell'azienda.
  Non sappiamo quanto durerà l'attuale governance dell'azienda, per cui è un meccanismo che sembra destinato a finire a metà o a essere ripreso da qualcuno che non è detto che condivida le stesse idee. Questa è una singolarità.
  Il secondo passaggio che mi pongo riguarda l'affermazione iniziale del direttore generale, che da una parte dice giustamente che la Rai continua a livello europeo ad essere il network televisivo con lo share maggiore, dall'altra parte continuiamo ad avere questo atteggiamento esterofilo, cercando di rifarci ad altre Pag. 17esperienze che in realtà hanno meno ascolti. Questo è un paradosso che parte dall'esigenza di ridurre i costi, che però non può intervenire sul tipo di offerta, perché non è detto che questo tipo di nuova organizzazione assicuri alla Rai lo stesso tipo di share. Probabilmente questo meccanismo che è stato messo in piedi e che va avanti nel tempo in una logica aziendale puntava a riuscire a coprire questo ampio spazio che portava ad avere addirittura il 40 per cento di share. Questa operazione è un salto nel buio, che ha una sua logica per quanto riguarda i costi, ma si può intervenire sui costi in tanti modi, non so se il modo migliore sia quello dell'accorpamento del soggetto informativo.
  Partendo da due newsroom, che tenderanno nel tempo a unificarsi, rischiamo di avere una sorta di uniformità dell'informazione che viene espressa. Non mi metto adesso a discutere sui direttori, perché si può intervenire in tanti modi, ma parto dal presupposto che il tipo di offerta, proprio perché era plurale dal punto di vista organizzativo, forse esageratamente secondo i canoni, però riusciva a raggiungere quel risultato, e non so se questo possa avvenire con uno schema di questo tipo. Mi pongo anche una riflessione. Diciamoci la verità: la maggior parte dei costi per l'azienda non interviene sul sistema informativo o sui costi semplici delle diverse testate. Ricordo che il TG1 costava all'epoca 10-15 milioni l'anno, ma il costo maggiore è sicuramente quello che avevamo nella rete.
  Dal punto di vista della proposta e dell'offerta, quindi, non sarebbe stato più logico fare un'organizzazione per rete ? Invece di creare questo grande polmone centrale, che alla fine dovrebbe dare in termini uniformi un'offerta per tutti e tre i canali, si sarebbero potute creare tre realtà in grado di occuparsi anche della serie di programmi che hanno un costo non indifferente per l'azienda. Questa sarebbe un'operazione molto più finalizzata, tanto più che, se facciamo una simile proposta, non si capisce perché uno debba avere tanti canali, è inutile tutta questa serie di canali se dobbiamo ragionare su un tipo di offerta che presuppone due grandi room, quindi due grandi soggetti che intervengono.
  Molti elementi partono da un proposito importante, la riduzione dei costi, che però viene declinato in maniera tale da diventare poco convincente o non sembrare il principale obiettivo.
  Adesso ne riparleremo, leggerò con maggiore attenzione la proposta, però a una prima lettura mi sembra un discorso che rimane sospeso, i cui propositi sono giusti, ma centrato sul piano organizzativo, creando anche grossi rischi rispetto al ritorno che un tipo di organizzazione del genere potrebbe avere dal punto di vista degli ascolti.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Non interverrò sul complesso delle 133 slide che ci sono state mandate via mail. Come i colleghi, ho iniziato a leggerle, le guarderò con calma, se c’è una richiesta dei colleghi di approfondire ben volentieri, però è giusto ricordare che il Piano sulla riorganizzazione delle news è di competenza e di responsabilità del consiglio di amministrazione, che lo ha affrontato, deliberato e deciso. È importante che ci sia questa informazione come c’è stata con la trasmissione delle mail e la comunicazione di oggi.
  Sulle mail, presidente, mi sento anch'io di dire che ho trovato sgradevole la seconda mail che è arrivata, anche perché credo che questa Commissione abbia chiesto a più riprese all'azienda di avere informazioni che avessero caratteristica anche di sensibilità dal punto di vista del rilievo economico dell'informazione. L'azienda a più riprese ha dato questa informazione con una richiesta di riservatezza. Al complesso della Commissione ricordo che la prima versione del Piano era serigrafata con il nome di ognuno e mi sembra che la Commissione abbia corrisposto a un impegno, così come è capitato che siano state date risposte a singoli commissari con in calce il riferimento che erano dati sensibili, che non sono usciti sulla stampa. Se entriamo su questo terreno, Pag. 18mi sembra che qui nessuno sia esente da critiche, nel senso che la circolazione delle informazioni, non solo su questo piano ma più in generale, ha avuto in queste settimane e in questi mesi un’escalation, dei picchi altissimi, dove non ho mai dato (né io né altri colleghi del PD) informazioni ai giornali, ma è capitato che arrivassero e secondo me questo ha coinvolto tutti, non solo la Commissione. Su questo versante credo che facciamo una discussione che rende il tutto più complicato, mentre è interessante mantenerla nel merito perché il parere della Commissione, che dal punto di vista delle ricostruzioni, delle letture, degli articoli è stato sottoposto a fortissimo stress con una polarizzazione, per cui a volte veniva presentato come un documento che era il via libera della Commissione, mentre invece la responsabilità è del consiglio di amministrazione, altre volte veniva presentata come una bocciatura. Credo che la Commissione abbia svolto il suo ruolo, perché sono dell'idea che in un'ipotesi di riforma possa anche non esserci, ma finché c’è svolge fino in fondo il suo compito, che, come richiamato dal relatore Pisicchio, era quello di dare un parere indicando nel proprio campo, nel proprio perimetro degli elementi. È questo quello che la Commissione ha fatto, al di là delle tante interpretazioni giornalistiche.
  L'oggetto dell'odierna audizione è in relazione al punto 17, approvato il Piano, tempestiva comunicazione dell'azienda alla Commissione rispetto al recepimento o meno di 17 punti. Visto che questo è l'oggetto, su questo mi soffermo, perché giudico positivo che nell'incontro che ci aveva preannunciato il Presidente era già stato detto dai vertici Rai che sarebbero stati recepiti questi 17 punti, giudico positivo che oggi nell'illustrazione il direttore abbia fatto riferimento a questa scelta e indicato anche i passaggi del piano (sebbene in verde non riuscissi a leggerli tutti), giudico positivo che ci sia stato l'impegno a recepirli.
  Condivido la sollecitazione dei colleghi a vedere nel dettaglio e aggiungo che anche dalla presentazione di oggi è evidente che ci troviamo di fronte all'inizio di un percorso, a un primo passo anche rispetto a quanto richiamato nel corso di tante audizioni e oggetto di tante nostre domande, ossia tutto il tema del recupero della digitalizzazione della TGR, dell'omogeneizzazione delle piattaforme, quindi un primo passo che significa innanzitutto creare le condizioni di software e infrastrutturali per giungere alla costruzione di un piano che ha i tempi di un progetto di questo respiro, cioè 27 mesi e 42 mesi per il completamento.
  Si tratta dell'inizio di un percorso che ha questo respiro e che si va a intrecciare con una discussione che finalmente si è aperta rispetto alla riforma della governance. Ieri il Movimento 5 Stelle, oggi un gruppo di cittadini hanno presentato un progetto di legge sottoscritto da una serie di parlamentari, venerdì scorso il PD ha annunciato un lavoro di approfondimento in questa settimana che consenta di arrivare a un testo, quindi si sta realizzando quello che più volte in questa Commissione abbiamo evocato, permettetemi di dire grazie all'iniziativa del Presidente del Consiglio. Se infatti il Presidente del Consiglio non avesse posto con la dovuta forza il tema dell'urgenza della riforma della governance e dei criteri di nomina entro la scadenza di questi vertici, credo che difficilmente avremmo avuto un'attivazione. Da questo punto di vista anche aver evocato uno strumento di impatto come un disegno di legge ha smosso una discussione.
  Qui voglio ribadire quanto è stato detto anche da colleghi in più di un'occasione: da parte nostra c’è tutta la determinazione e la volontà, se dagli altri gruppi politici c’è l'assunzione di responsabilità di rispettare i tempi, cioè di arrivare entro luglio all'approvazione della legge, di percorrere una strada che veda il pieno protagonismo del Parlamento e il coinvolgimento di tutti.
  Questo consente di ottenere un risultato, quello della riforma della governance, del completamento del percorso di questi vertici entro un tempo coerente con le diverse scadenze, quindi entro luglio, della nomina dei prossimi vertici con una governancePag. 19nuova (poi ci sarà il tema della nuova concessione), quindi di avere i diversi tasselli che devono corrispondere alla sfida che l'azienda Rai ha di fronte: quella di riuscire a interpretare il ruolo e la funzione di servizio pubblico in epoca digitale, nell'epoca della convergenza, della crossmedialità, quindi di riuscire a corrispondere alle trasformazioni in atto nel resto d'Europa e del mondo.
  Lo scenario è questo: un lavoro rispetto al quale la Commissione ha espresso il suo parere, punti che sono stati accolti, inizio di un percorso sulle news che deve stare dentro una riforma più complessiva della governance e rispetto alla nuova concessione un inizio di percorso, che deve essere fatto subito dopo la riforma dalla governance, su come immaginare il ruolo del servizio pubblico, su come immaginare la nuova concessione e quindi su come ridisegnare il sistema, quindi una riforma della legge Gasparri (non me ne voglia il senatore Gasparri).

  FRANCESCO VERDUCCI. Il mio ringraziamento va al direttore Gubitosi per la sua relazione. A me pare (in questo voglio rimarcare gli accenti che ci sono stati nel dibattito di oggi in Commissione) che si evinca dalla relazione del direttore generale come il lavoro di questi mesi della Commissione d'indirizzo e di vigilanza sia stato importante, un lavoro che certamente non cesserà oggi.
  Su un tema così decisivo come quello del piano di riposizionamento dell'offerta delle news della Rai il lavoro della nostra Commissione, a partire dalla verifica di un documento così corposo, continuerà nei prossimi giorni, ma mi pare che si evinca in maniera chiara il recepimento dell'indirizzo contenuto nella risoluzione che all'unanimità (ha fatto bene il relatore Pisicchio a rimarcarlo) questa Commissione ha voluto licenziare. È un lavoro molto attento, che non a caso ha voluto rimarcare il tema del pluralismo, che nel nuovo piano viene sottolineato, diventa centrale in questo piano di riposizionamento e si declina nel tema della semplificazione produttiva e della specializzazione delle testate, che è uno dei temi su cui abbiamo più insistito e che trova anche centralità nel piano del consiglio di amministrazione.
  Desidero sottolineare che quando parliamo di news, di offerta informativa in realtà parliamo della questione centrale della ridefinizione e del rilancio dell'offerta del servizio pubblico nel nostro Paese. Da questo punto di vista affrontiamo anche un tema decisivo, che è tema anche della crisi dell'azienda in questi anni, cioè come riallacciare una rilegittimazione dell'azienda e del servizio pubblico nei confronti dell'utenza e dei cittadini, filo che negli ultimi anni si è indebolito e che attraverso pluralismo, qualità, autorevolezza, attendibilità delle news, ma anche efficienza e risparmi dobbiamo rilanciare.
  Sulla certezza dei risparmi dovremo assolutamente vigilare come Commissione, in quanto è uno dei punti fondamentali di questo piano se, come spero, andrà a buon fine nonostante il consiglio di amministrazione sia in scadenza, perché, come evidenziato dal collega Peluffo, è comunque un punto sensibile e importante nel più complessivo riassetto dell'azienda e nella sua operazione di rilancio. Questo piano può permettere di potenziare tante figure professionali presenti all'interno dell'azienda, delle testate e delle redazioni giornalistiche, che spesso non sono messe in condizione di esprimersi al meglio. Considero quindi decisivi la rivisitazione, la riqualificazione e il ripensamento di alcune figure professionali.
  Uno dei nodi ancora aperti di questo piano è il fatto che la digitalizzazione sia ancora in via di completamento. Finché non avremo comuni piattaforme tecnologiche tra le diverse redazioni, non potremo arrivare a quella semplificazione, a quella sinergia, a quel modello europeo che come Commissione abbiamo voluto indicare all'azienda in un'audizione particolarmente importante e che è l'auspicio di tutti. Desidero infine rimarcare come parallelamente il lavoro di indirizzo della Commissione a nome del Parlamento e di recepimento e lavoro autonomo dell'azienda Pag. 20avvenga nel momento in cui (questo è il nostro auspicio e la nostra massima determinazione) il Parlamento si avvia finalmente a riformare la Rai, i suoi contenuti, il suo linguaggio, facendo in modo che sia in sintonia con il Paese e lo sappia raccontare ribadendo un forte senso critico anche in questo racconto. Tutto questo avverrà se noi sapremo affrontare un punto decisivo, quello della riforma della governance, senza la quale l'azienda non potrà avere l'autonomia e l'indipendenza necessarie per portare a compimento il piano che ci è stato illustrato, sul quale naturalmente dovremo vigilare e indirizzare per le funzioni di nostra competenza.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della Rai. Ringrazio per le domande poste. Alcuni temi sono ricorrenti, quindi li tratterei subito. Il primo tema è una domanda che mi è stata fatta da varie persone, non solo qui: siete in scadenza ? Perché vi state occupando di una cosa quando tra qualche mese non sarete più in carica, quindi perché insistete ? Questo non è per un sano senso di masochismo, perché non è un progetto semplice e non aumenta il numero degli amici che uno si crea, ma perché (credo di interpretare anche il pensiero della presidente Tarantola e almeno di parte del consiglio) se si ha un incarico credo che si debba portare a termine fino all'ultimo giorno.
  Ho partecipato alla bellissima cerimonia di insediamento del nuovo Comandante generale dei Carabinieri e il congedo del generale Gallitelli. Fino all'ultimo giorno il Comandante generale dei Carabinieri ha operato da grandissimo servitore dello Stato quale è stato, poi si è svolta la cerimonia, è arrivato il nuovo comandante, si sono passati le consegne e non c’è stata l'interruzione neppure di un momento nell'attività dei Carabinieri. Anche alla Rai dovrebbe essere così: non ci dovrebbe essere interruzione se non per un momento. Poi è ovvio che ognuno ha un suo stile, ha i suoi obiettivi e quindi potrà cambiare, ma credo che la Rai possa imparare tantissimo in questo senso dai Carabinieri, altrimenti quando dovremmo smettere di lavorare e quando occuparci di problemi strutturali, sei mesi prima, un anno, un anno e mezzo, tre mesi, una settimana ? A un certo punto potremmo dire che essendo in scadenza non è più un problema nostro, ma credo che sia un problema nostro e resti un problema nostro fino all'ultimo giorno, fino all'ultima ora in cui siamo in ufficio. Il fatto di essere in scadenza è più un auspicio da parte di chi vorrebbe che non ce ne occupassimo che non un'effettiva domanda.
  Faccio anche un'altra osservazione: in realtà questa è la parte di un piano complessivo. È evidente che, come sottolineato anche dal senatore Verducci, bisogna procedere con la digitalizzazione, uniformare le modalità di lavoro che erano estremamente diverse. Nel 2006 si teorizzava nella scelta del digitale che ogni telegiornale potesse avere concettualmente una sua tecnologia e quindi fossero delle isole non necessariamente in collegamento tra loro. Abbiamo prima uniformato la piattaforma tecnologica e poi lanciato il piano. Abbiamo iniziato a lavorare alla stesura di questo piano a marzo dell'anno scorso, poi si è accelerato nel tempo e l'abbiamo presentato a luglio, quindi non è stato presentato in scadenza. Tengo a sottolineare che non abbiamo cercato di nominare qualcosa o qualcuno dalla scaletta dell'aereo, prima di partire per l'esilio come fece Re Umberto, ma è stato un progetto che è parte integrante del piano industriale 2013-2015 ed è la logica evoluzione del piano delle news. Questo è un aspetto importante.
  Fino a che punto riusciremo a implementare dipenderà anche da quando scadremo, perché tecnicamente potremmo essere in scadenza da fine maggio, perché in aprile approveremo i numeri, teoricamente dopo trenta giorni si fa l'assemblea, per cui concettualmente il tempo che ci resta non è molto lungo, però, come dicevo citando l'esempio virtuoso dei Carabinieri, uno lascia delle cose.
  Alcuni temi non vengono affrontati in Rai perché sono di grandissimo respiro. Pag. 21Un'altra area su cui stiamo lavorando è rappresentata dagli insediamenti produttivi sulle sedi, che richiederà 6-8 anni, ma, se non s'inizia, evidentemente non si finisce, quindi lasceremo a chi ci segue una serie di idee e di progetti, che il nuovo management potrà perseguire o cambiare. In funzione di quando scadrà il consiglio potremo più o meno pianificare e continuare il lavoro. Per usare termini a voi più consoni, quello che noi abbiamo fatto è approvare il disegno di legge, quello che faremo nel prossimo mese e mezzo sono quelli che nel gergo del Parlamento potremmo chiamare i decreti attuativi, quindi mettere questo piano in azione, definire il cronoprogramma, individuare le redazioni effettive e come verranno composte. Nelle prossime settimane dovremo quindi lavorare su quelli che definirei con un termine improprio decreti attuativi per poi finalizzarli. Questo per farvi un cappello sulla modalità di attività e sulle motivazioni che ci animano.
  Vorrei poi rispondere a delle domande più puntuali. In particolare, il senatore Airola ha fatto una serie di osservazioni sulla forza lavoro e sui dipendenti. Potrei non avere tutti gli elementi che ha lei, perché la vedevo molto addentro al tema, però vado a memoria, partendo innanzitutto dai bacini. Nel 2008 fu siglato un accordo tra la Rai e i sindacati per stabilizzare un numero rilevante di lavoratori, che tra il 2008 e il 2018 (potrei sbagliare qualche data, ma penso di essere abbastanza preciso) andavano trasformati da tempo determinato a tempo indeterminato. Abbiamo anticipato di due anni la stabilizzazione con l'ultimo accordo sindacale fatto nel 2013, quindi non abbiamo cambiato nulla. Lei si riferisce al fatto che quelli che ad oggi non sono stati ancora trasformati a tempo indeterminato subiranno l'effetto del Jobs Act dal momento in cui questo sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ma questa è una legge della Repubblica, non è una decisione della Rai quindi...

  ALBERTO AIROLA. La Rai però ha deciso di non collocarli prima, di mantenerli nell'illegalità perché avrebbero dovuto...

  PRESIDENTE. Facciamo completare la risposta.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della Rai. Trovo che sia sbagliato usare termini come «mantenerli nell'illegalità» perché è assolutamente fuorviante, sbagliato e falso. Nel 2008 non c'ero io, non ci sarò nemmeno nel 2018, ma nel durante ho osservato e abbiamo rispettato rigorosamente quegli accordi. Per inciso, non ho piena contezza del problema che mi sta dicendo, e mi informerò per vedere se abbiamo cambiato qualcosa, ma non credo, perché c’è un calendario molto preciso per il passaggio dei lavoratori da tempo determinato a tempo indeterminato e, se lo cambiassimo, saremmo in violazione di accordi sindacali e sono convinto innanzitutto che non ce lo farebbero fare i sindacati, e in secondo luogo che non lo vorremmo fare noi.
  Se quindi qualcuno doveva essere trasformato a tempo indeterminato il 5 marzo, lo sarà il 5 marzo, non vedo perché dovremmo cambiarlo. Per inciso, il bacino dei lavoratori a tempo determinato da trasformarsi a tempo indeterminato era di circa 3.000 quando sono arrivato e ammonterà a circa 1.000 (anzi qualcuno in meno perché dovremmo stabilizzarne altri), perché vengono stabilizzati circa 400 all'anno, quando me ne andrò. Il numero quindi si è ridotto, non ne abbiamo più fatti se non in una misura modestissima, dobbiamo stabilizzare i co.co.co., abbiamo eliminato gran parte dei contratti con sigle inusuali, trovo personalmente che sia sbagliato avere differenti categorie di dipendenti, per cui i prossimi dipendenti della Rai spero che saranno assunti tutti per concorso, come stiamo facendo in questo periodo e credo che le risulterà sicuramente che abbiamo fatto assunzioni esclusivamente per concorso. Non mi sembra quindi che sia stato penalizzato nessuno, lo controllerò, però sono tutti accordi preesistenti che stiamo assolutamente rispettando. Non ho capito esattamente Pag. 22come incida il Jobs Act però, se incide, è perché c’è una legge della Repubblica che è stata approvata e non sta alla Rai stabilire se il Job Act sia giusto o no. Se saranno delle norme che si dovranno applicare, la Rai ha l'obbligo di applicare tutte le norme della Repubblica. Non le decidiamo noi, ci limitiamo ad applicarle, quindi mi informerò esattamente sul punto.
  Sulle altre cose che diceva concordo su alcuni aspetti, su altri mi permetto di dirle che ho notato delle incongruenze, ad esempio laddove diceva «fate appalti ma poi chiedete dei prezzi troppo bassi». Noi facciamo le gare. Io mi assumo le mie responsabilità, ma anche lei usi dei termini corretti. Se lei ritiene che le nostre gare siano illegali, la prego ci denunci, e io sarò il primo a costituirmi parte civile, altrimenti non usi questi termini, non lo faccia, deve rispettare anche chi sta all'ufficio acquisti: illegale è una cosa che è contro la legge, noi applichiamo i bandi.
  Se la legge dice che è al massimo ribasso, anche io personalmente sono convinto che non sia sempre intelligente fare il massimo ribasso, ma, se la legge sugli appalti mi scrive che devo andare al massimo ribasso, io devo applicare la legge, non posso fare un'altra cosa. Chi chiede di meno prende l'appalto, non posso darla a un altro perché sarebbe meglio.

  ALBERTO AIROLA. Lo faccia coi suoi dirigenti. Queste non sono risposte ! Non sa cosa succede nella sua azienda !

  PRESIDENTE. Airola, le faccio un primo richiamo verbale.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Sicuramente della mia azienda non so tutto, ma penso di sapere molto. Condivido comunque quello che lei dice, nel senso che sarebbe giusto poter avere la possibilità di scegliere, ma la legge non ce la dà: ci chiede di fare una gara al massimo ribasso e quando viene assegnata non possiamo decidere che, siccome quello è più bravo, la do a lui anche se mi chiede 20 invece di 19.

  ALBERTO AIROLA. Ci sono dei protocolli, o mi dà delle risposte precise e concise.

  PRESIDENTE. Le faccio un secondo richiamo verbale. Queste sono le risposte, si può anche non ascoltare. Andiamo avanti.

  ALBERTO AIROLA. È una Commissione parlamentare !

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Anche un parlamentare ha il dovere di essere educato e di non alzare la voce come non la ho alzata io. Se le fa piacere, venga a trovarmi, mi spieghi i problemi e io la ricevo volentieri, le darò le risposte e poi le gireremo alla Commissione.

  PRESIDENTE. Andiamo avanti se no si fa troppo tardi.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Per quanto riguarda la tecnologia, le posso dire senza tema di smentita con tutto il rispetto per il primo canale che i nostri tecnici sono i migliori del mondo, sono bravissimi e le immagini dell'insediamento del Presidente Mattarella erano strepitose, se vuole le forniremo il DVD.

  ALBERTO AIROLA. Le ho viste, non la stavo accusando di quello.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Francamente trovo che i nostri tecnici siano bravi, li stiamo dotando dei macchinari più moderni, gli zainetti sono utili in certe circostanze e non lo sono in altre, ma dove non la seguo è che, se servono a mantenere rigidità come vogliono alcuni sindacati, per bloccare il fatto che nella Rai ne servono cinque per fare quello che magari in un'altra televisione farà uno solo, questo non va bene. La vedo volentieri quando ha tempo, ne parliamo e magari troviamo dei punti di contatto maggiori di quello che sembra a prima vista.Pag. 23
  L'onorevole Gasparri non ha fatto domande, quindi non ho risposte. Noto che abbiamo anche un punto di contatto forte, la simpatia per il pluralismo, in quanto entrambi siamo convinti che sia un punto fondamentale. Probabilmente la nostra declinazione di pluralismo è differente, nel senso che lei la vede come una moltiplicazione, io la vedo come pluralismo in ogni testata, però ognuno di noi ha una sua visione differente, ma non avendo fatto domande non credo di doverle delle risposte specifiche.
  Per quanto riguarda l'onorevole Pisicchio, non ho capito il riferimento alla Spectre, non so se ci sia stato un eccesso di zelo perché ho recepito varie osservazioni sulla trasmissione del file da parte nostra, se c’è stato me ne scuso, ma non ho capito esattamente quale sia il problema. L'Avvocatura dello Stato ci aveva raccomandato una certa riservatezza, quindi probabilmente era indicato nel documento, ma non voleva in alcun modo mancare di rispetto ai membri della Commissione. È da capire come La Repubblica l'abbia ricevuto, io le posso dire che non l'hanno avuto da me, per il resto non glielo saprei dire.
  Fratoianni aveva chiesto della scadenza e penso di aver risposto. Per quanto riguarda il senatore Rossi noto con piacere che prima della chiusura della nostra attività siamo riusciti a trovare un punto di contatto. Condivido quanto aveva detto sul fatto che, se seguissimo l'indicazione del senatore Gasparri, ogni televisione che ha un unico canale dovrebbe essere non pluralista per definizione. C’è questo rischio, ma condivido l'affermazione del senatore Rossi secondo cui si può essere non pluralisti, quando il pluralismo diventa una somma di faziosità, mentre si può essere pluralisti anche con un solo canale. Penso che altre televisioni come la BBC, le televisioni francesi, spagnole e tedesche siano pluralisti come noi, hanno un modello diverso per cui è almeno discutibile se il pluralismo debba essere fatto da una molteplicità di testate in competizione tra loro oppure da una testata unica (lo vedremo con il tempo).

  PRESIDENTE. Andiamo avanti per altri dieci minuti per completare le risposte.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della Rai. Su Rai Way mi è stato raccomandato di non fare commenti sulla società, data la nota situazione.
  Mi chiedeva il senatore Minzolini perché non siamo partiti dalle reti. È evidente che sulle reti c’è un tema simile, nel senso che la Rai per motivi storici è organizzata sulla base di reti e canali, la centralità non è la rete o il canale, ma è il contenuto, per cui una riorganizzazione dovrebbe avvenire intorno al contenuto. Siamo partiti dalle testate, se avessimo finito prima probabilmente avremmo messo mano anche alle reti, non credo che avremo il tempo ma lasceremo una serie di appunti per chi ci seguirà sul tema. Il mio auspicio è che questo non si concluda con la nostra chiusura, ma che si possa continuare il lavoro fatto.
  Avete citato il tema del pluralismo piuttosto che testata unica o più testate. Credo che questo tema riguardi più voi come Parlamento e mondo politico che la Rai, nel senso che la Rai organizza, prepara l'infrastruttura, però credo che una cosa di cui possiamo essere orgogliosi e che ci piacerebbe trasmettere alla nuova gestione rafforzandosi nel tempo è che in qualche modo tutti hanno protestato, quindi si compie quello che avevamo detto in origine al Presidente Monti, ossia che cercheremo di scontentare tutti allo stesso modo. Riteniamo infatti che questa sia stata una gestione pluralista e sicuramente indipendente. Il vero tema delle newsroom e della Rai in genere (in questo senso la governance è molto importante) è se chi sarà nominato dopo di noi sarà auspicabilmente ancora più pluralista e indipendente e sarà scevro da influenze e interferenze. Non entro nel merito, perché non spetta a me, ma spetta al Parlamento, al Governo, alla Corte Costituzionale come diceva il senatore Gasparri, a tanti altri, ma sicuramente non a me. Prepariamo l'infrastruttura attraverso cui garantire un buon servizio, però poi come sarà governata e gestita non è cosa che possa decidere Pag. 24il management, non si può decidere da soli la governance. Spetterà al Parlamento e al Governo proporre provvedimenti adeguati.
  Condivido le considerazioni del senatore Verducci sulla digitalizzazione, stiamo lavorando per estenderla, è un'area in cui abbiamo avuto grosse soddisfazioni, perché da quando circa due anni e mezzo fa abbiamo stabilito il cronoprogramma abbiamo rispettato i tempi, anzi siamo leggermente in anticipo.
  Credo di aver risposto a tutte le domande. Se non avessi risposto a qualcosa, me lo farete sapere e ovviamente restiamo a disposizione per eventuali approfondimenti che si volessero fare in seguito.

  PRESIDENTE. Ringrazio il direttore generale e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.15.