XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 20 di Martedì 24 febbraio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 2 

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma, Franco Ionta:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 2 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 3 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 4 
Ionta Franco  ... 4 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 4 
Ionta Franco  ... 4 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 
Ionta Franco  ... 5 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Ionta Franco  ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Ionta Franco  ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
Ionta Franco  ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
Ionta Franco  ... 7 
Grassi Gero (PD)  ... 7 
Ionta Franco  ... 7 
Grassi Gero (PD)  ... 7 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 9 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 9 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 9 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 10 
Grassi Gero (PD)  ... 10 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 10 
Grassi Gero (PD)  ... 10 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 10 
Grassi Gero (PD)  ... 10 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 10 
Grassi Gero (PD)  ... 10 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 
Grassi Gero (PD)  ... 10 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 10 
Grassi Gero (PD)  ... 10 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 10 
Grassi Gero (PD)  ... 10 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 10 
Grassi Gero (PD)  ... 11 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 11 
Grassi Gero (PD)  ... 11 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 11 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 11 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 11 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 12 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 12 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 12 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 12 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 
Ionta Franco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 12 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE FIORONI

  La seduta comincia alle 21.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma, Franco Ionta.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma, Franco Ionta. Ci scusiamo per il ritardo con cui è iniziata la seduta, in attesa che anche i colleghi della Camera fossero in grado di poterci raggiungere, e la ringraziamo per la cortese disponibilità con cui ha accolto l'invito a intervenire questa sera in Commissione.
  Il dottor Ionta è uno dei pubblici ministeri che hanno seguito a lungo le inchieste relative al caso Moro. Con l'audizione di questa sera la Commissione intende proseguire l'approfondimento dei risultati delle inchieste condotte dalla magistratura, avvalendosi dell'ampia e dettagliata conoscenza maturata dal dottor Ionta nel corso delle sue attività professionali.
  Ricordo che la Commissione ha già ascoltato il dottor Infelisi e il dottor Priore e che, la settimana scorsa, ha avviato l'audizione del dottor Marini. Questa sera avvieremo soltanto l'audizione del dottor Ionta, che proseguirà in altra seduta.
  Per esigenze di economia procedurale ho provveduto nei giorni scorsi a inviare al dottor Ionta alcuni quesiti che prendono spunto dai temi trattati nella seduta della Commissione stragi del 9 marzo 1995, durante la quale si svolse un incontro di lavoro sugli ultimi sviluppi del caso Moro e alla quale presero parte, oltre allo stesso dottor Ionta, anche i magistrati Rosario Priore e Antonio Marini. I suddetti quesiti sono stati distribuiti unitamente a un elaborato istruttorio predisposto dal colonnello dei Carabinieri Leonardo Pinnelli, collaboratore della nostra Commissione.
  Aggiungo ai quesiti già inviati al dottor Ionta due ulteriori richieste. La prima riguarda l'eventuale presenza di fascicoli aperti e a lui affidati relativi al sequestro e all'uccisione di Aldo Moro. In caso affermativo, gli saremo grati se nella sua relazione vorrà illustrarne l'oggetto e informarci sullo stato delle relative indagini.
  La seconda richiesta concerne le indagini da lui svolte con riferimento a un appunto della questura di Roma del 27 settembre 1978, acquisito dalla Commissione stragi presieduta dal senatore Pellegrino, originariamente classificato segretissimo e ora libero, nel quale si afferma che, dagli esami compiuti da periti su alcuni bossoli rinvenuti in via Fani, risulterebbe che le munizioni usate provengono da un deposito dell'Italia settentrionale le cui chiavi sono in possesso di sole sei persone.
  In particolare, è interesse della Commissione conoscere quali indagini siano state compiute – e quale ne sia stato l'esito – a seguito della trasmissione del citato appunto alla Procura di Roma di parte del presidente Pellegrino il 28 ottobre 1999.Pag. 3
  Faccio presente al dottor Ionta che se, nel corso della sua audizione, lo riterrà necessario, potremo proseguire in seduta segreta.
  Ringraziandolo, lascio la parola al dottor Franco Ionta.

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Ringrazio il presidente di questa occasione, che per me è molto prestigiosa e che spero di poter onorare con quel po’ di conoscenza che mi deriva dalla mia attività professionale.
  Consentitemi di fare qualche premessa su quali sono state le ragioni del mio incrocio con la vicenda di Moro. Preciso subito che nel 1978 io non ero in servizio alla Procura di Roma e che, quindi, non ho seguito la fase dell'immediata indagine. Posso dire, però, che la mia esperienza professionale mi ha fornito un osservatorio privilegiato sul fenomeno terroristico e ha reso, direi, fisiologico occuparmi anche della vicenda della strage di via Fani, del sequestro e dell'omicidio di Moro.
  Perché ? Perché sin dai primi anni Ottanta io ho avuto modo di seguire tutte le attività delle Brigate Rosse-Partito Comunista Combattente. Faccio riferimento solo per flash all'omicidio, per esempio, del professor Ezio Tarantelli, ucciso davanti alla facoltà di economia e commercio a Roma, all'attentato al generale della NATO Leamon Hunt, alla strage di via Prati di Papa, fatti riconducibili alla fazione ortodossa – semplifico, naturalmente – delle Brigate Rosse-Partito Comunista Combattente.
  Contemporaneamente ho svolto anche le indagini relative all'Unione dei Comunisti Combattenti, essendomi occupato sia dell'attentato in danno di Antonio da Empoli, che fortunatamente fu soltanto ferito – in quella circostanza morì una brigatista che si chiamava Wilma Monaco – sia dell'omicidio di Licio Giorgieri, che era sempre riconducibile al gruppo dell'Unione dei Comunisti Combattenti. Su di essi venne poi fatta un'operazione molto importante, che portò all'arresto di quasi tutti i militanti di questa fazione delle Brigate Rosse fuoriuscite o comunque in dissenso: l'Unione dei Comunisti Combattenti.
  Le indagini su Moro si collocano in questo percorso professionale, che mi ha visto occuparmi sia della parte «ortodossa» delle Brigate Rosse, sia della parte scissionista, che peraltro ha avuto vita breve. Con l'operazione che noi facemmo – non ricordo l'anno – sostanzialmente venne smantellata l'Unione dei Comunisti Combattenti, quella che faceva capo, per capirci (faccio solo alcuni nomi) a Paolo Cassetta, Gerardina Colotti e molti altri. Erano coloro che avevano commesso l'omicidio di Licio Giorgieri.
  Nel 1988 ho fatto un'indagine che riguardava una trentina di brigatisti, con lo smantellamento di diversi covi. Fu un'operazione che riguardò Ravalli, Cappello e altre persone. Successivamente indagai su un'altra serie di attentati che si erano verificati, fino a quando poi mi sono occupato dell'attentato al professor Massimo D'Antona dopo un periodo di relativo silenzio. C'era stata una sorta di inabissamento della struttura delle Brigate Rosse, che erano poi ricomparse con l'omicidio di D'Antona e, conseguentemente, anche con l'omicidio del professor Marco Biagi.
  Anche quella fu un'operazione molto importante, perché noi abbiamo eliminato tutti i componenti della struttura delle Brigate Rosse dell'epoca. L'unica cosa che manca da quell'indagine è il recupero della pistola che fu utilizzata per uccidere sia Massimo D'Antona sia Marco Biagi.
  Queste sono sostanzialmente – le ho ripercorse in maniera veramente sintetica – le varie indagini di cui mi sono occupato.
  Naturalmente, con l'evoluzione del terrorismo, sia interno sia internazionale, mi sono occupato anche della parte più specificamente internazionale. Pertanto, ho seguito tutte le crisi che si sono verificate in danno di cittadini italiani all'estero, orientativamente dal sequestro di Quattrocchi, che fu ucciso subito dopo il sequestro, Stefio, Cupertino e Agliana e della questione che riguardava Calipari, il sequestro Pag. 4Sgrena, la strage di Nassiriya 1 e quella di Nassiriya 2. Tutto ciò che si verificava sia all'interno sia all'esterno dei confini italiani in danno di cittadini italiani era seguito da me direttamente, o come coordinatore, dal 2002, del pool di magistrati che si interessavano della sicurezza dello Stato.
  Era ragionevole, quindi, ma, allo stesso tempo, inevitabile che mi interessassi anche della vicenda Moro. Ricordo che le prime indagini furono svolte su due soggetti, Alvaro Loiacono e Alessio Casimirri.
  Alessio Casimirri si era rifugiato in Nicaragua, dove ha aperto un ristorante e non è stato mai possibile farlo rientrare in Italia. Credo che tuttora sia in Nicaragua.
  Alvaro Loiacono, invece, aveva avuto un ruolo nel sequestro e nell'omicidio di Moro – nella vicenda Moro, per essere più precisi – e noi tentammo di processarlo in Italia. Poi, in base a una legge speciale della Confederazione svizzera, ottenne la cittadinanza svizzera utilizzando il cognome della madre, che si chiamava Baragiola, e usufruì di questa possibilità di diventare cittadino svizzero. Pertanto, il processo fu fatto in Svizzera. Io ho solo una notizia indiretta di una condanna a sedici anni per collegamento alla vicenda Moro, ma non ho un'informazione di dettaglio precisa.
  Sempre facendo dei flash, venne all'attenzione un personaggio che si chiamava Raimondo Etro, che aveva un ruolo sia perché era stato un prestanome di Morucci per l'affitto di un appartamento a via dei Savorelli, sia perché lui personalmente aveva partecipato alla pre-inchiesta relativa alla zona di via Fani e aveva anche, mi pare di ricordare, rubato delle vetture. Non ricordo benissimo il dettaglio, ma aveva avuto un ruolo nell'inchiesta che portò poi all'agguato di via Fani.
  Questo da una parte. Poi dirò una cosa che collega questa persona a Casimirri e alla questione, di cui so che la Commissione si è occupata, della motocicletta Honda in via Fani.
  Contemporaneamente a queste indagini relative a Raimondo Etro venne all'attenzione un altro soggetto che si chiamava Germano Maccari (dico «si chiamava» perché è morto in prigione), che noi identificammo con certezza – se la Commissione ha interesse, posso anche dare dettagli un po’ più accurati – come il quarto uomo di via Montalcini.
  C'era una letteratura sterminata sull'identificazione del quarto uomo di via Montalcini. Per molto tempo si pensò che fosse Gallinari. Poi sono state scritte molte cose e anche molti libri che tentavano di fare un identikit, più che l'identificazione della persona.
  Noi facemmo un lavoro molto accurato perché avevamo delle dichiarazioni che provenivano da Savasta, il quale aveva fatto una descrizione di questa persona, ma senza conoscerne direttamente il nome. Ne tracciava, per così dire, il percorso politico. Utilizzando la conoscenza che noi avevamo delle varie persone – perciò ho fatto quella breve premessa della conoscenza d'ambiente dell'organizzazione – era possibile dire: «Questo sì, questo no, questo è possibile».
  Alla fine di questo lavoro fu fatta anche una missione proprio in Nicaragua da parte di due funzionari dell'allora SISDE, che ebbero modo di parlare con Alessio Casimirri, il quale, per la verità, fornì un'indicazione che non portava a Germano Maccari, ma a un'altra persona.

  PRESIDENTE. Scusi, dottore, si riferisce alla missione che hanno fatto, anche molto costosa, che ha portato...

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Quanto sia costata non lo so.

  PRESIDENTE. Poco più di un miliardo e poco meno di due. C’è una varia letteratura.

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Su questo, presidente, io non ho dettaglio. So il risultato. Quei due agenti tornarono indicando, per detta di Casimirri, una persona di cui non ricordo il nome, ma che comunque posso ricordare avere un Pag. 5negozio di fotografia nei pressi della casa dell'onorevole Andreotti, qui a Roma.
  In realtà, facendo un riscontro ulteriore, io capii che non poteva essere questa persona il quarto uomo di via Montalcini – mi riferisco a questo fotografo di cui non ricordo il nome, che però negli atti si trova – perché il suo percorso politico non coincideva perfettamente con il percorso indicato da Savasta come quello fatto da colui che indicava come il quarto uomo di via Montalcini.
  Ricordo molto bene una descrizione anche fisica di Gallinari che non corrispondeva a questo quarto uomo. Gallinari, come sapete, è morto recentemente.
  Dunque, si arriva all'identificazione di Germano Maccari, che io faccio arrestare per complicità nella strage di via Fani, nel sequestro e nell'omicidio. Ricordo molto bene che per un periodo lungo, direi orientativamente un anno e forse anche un anno e mezzo, ci fu tutta una campagna, anche mediatica, di critica molto aspra rispetto all'identificazione di Germano Maccari come quarto uomo. Molti pensavano, scrivevano e dicevano trattarsi di un agente del Mossad israeliano.

  PRESIDENTE. Maccari ?

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Non Maccari, il vero quarto uomo sarebbe stato un agente del Mossad israeliano e, quindi, questo Germano Maccari praticamente non avrebbe avuto alcun ruolo nella vicenda di Moro. Ricordo che noi andavamo alla ricerca spasmodica di un contratto di fornitura dell'energia elettrica per via Montalcini firmato «ingegner Altobelli». Questo è uno dei punti che la Commissione mi ha chiesto e segnalato. Andavamo alla ricerca di questo documento che recava la grafia di questo ingegner Altobelli, che abitava nell'appartamento di via Montalcini. Nonostante le ricerche presso l'ACEA, non si riusciva a trovare questo documento.
  Dopo un determinato numero di mesi si scoprì – ricordo che me ne informò direttamente il presidente Pellegrino – che questo documento in originale era posseduto dalla Commissione stragi. La Commissione stragi mandò immediatamente il documento mentre il processo a carico di Germano Maccari era in svolgimento e io ricordo molto bene che Germano Maccari in quell'udienza disse – più o meno questo è il tenore della sua dichiarazione – che era inutile che facessimo la perizia grafica perché l'aveva firmato lui.
  Questo avvenne dopo circa un anno e mezzo in cui non solo lui, ma anche il suo difensore e tutta una serie di persone sostenevano che Germano Maccari nulla avesse a che vedere con il sequestro e con la gestione, anche proprio fisica, di Moro.
  Peraltro, Maccari avendo capacità da carpentiere e falegname, aveva anche confezionato una o due casse in cui Moro era stato messo nei trasbordi che aveva fatto dal momento del sequestro fino a quando è stato portato a via Montalcini.
  In conclusione, questa persona è stata condannata in primo e secondo grado, con sentenza confermata in Cassazione, è stata poi detenuta ed è deceduta per cause naturali. Questo, però, è uno di quei punti fermi che per la Commissione, che credo vada alla ricerca di certezze, è da dare per acquisito.
  Vorrei fare anche un'osservazione metodologica. Sulla vicenda Moro voi troverete una letteratura sterminata. Il lavoro che io ho tentato di fare in tutti questi anni è stato dettato dall'esigenza di percorrere tutte le strade che venissero segnalate da tutte le fonti possibili, ragionando però sulle cose, sui fatti, sulle dichiarazioni.
  Sostanzialmente, si è trattato di un lavoro normale di attività giudiziaria: viene segnalata una certa cosa e si fanno tutti i riscontri possibili, non cedendo a suggestioni o a quelle idee preconcette che magari ci si può costruire sulle varie vicende, anche perché le capacità di interferenza, di inquinamento e di manipolazione sono, in questo come in tanti altri casi, fortemente presenti.
  Se mi permettete, vorrei fare ancora un'altra osservazione sulla sistematica di archiviazione che c’è in un ufficio giudiziario. Pag. 6Credo che per chi non ha dimestichezza con gli uffici giudiziari sia fondamentale capire che noi non abbiamo la possibilità di fare una ricerca per argomenti. Non abbiamo, cioè, la possibilità di fare una ricerca per temi. Noi abbiamo la possibilità di fare una faticosa ricerca relativamente a procedimenti che sono o contro persone identificate, o contro persone ignote da identificare, o per fatti che meritano un approfondimento e che poi sfociano eventualmente o in un'archiviazione, oppure in quella che noi chiamiamo la «variazione in N», cioè a carico di persone note di una determinata ipotesi di reato.
  Per chi ha esperienza giuridica e giudiziaria sto dicendo delle cose ovvie, ma credo che sia utile capire che, quando ci vengono chieste opinioni o carte che si riferiscono a una singola questione, per noi trovarle è estremamente difficile. Le carte che oggi lascerò alla Commissione sono il frutto di una sorta di archiviazione artigianale che io ho tentato di fare nel corso degli anni non solamente sulla vicenda Moro, naturalmente, ma su tutte le varie vicende di cui mi sono occupato, per avere una traccia possibile di riferimento. Poi ci sono i fascicoli che sono distribuiti nei vari archivi giudiziari, anche questi di non facile lettura né di facile acquisizione.
  Su alcuni altri punti vorrei parlare ancora qualche minuto. Intanto ho portato per la Commissione l'indice di alcuni fascicoli. Perché ? Perché con l'identificazione del numero del procedimento e con l'indice degli atti che compongono quel procedimento la Commissione può, se non li possiede già, fare una richiesta mirata agli uffici giudiziari, alla Procura in particolare, perché naturalmente, con l'indicazione del numero del procedimento o dell'atto che interessa alla Commissione, questa ricerca diventa più agevole.
  Preciso subito che io non sono in grado di dire quanti e quali sono tutti i procedimenti gestiti dalla Procura di Roma che riguardano la vicenda Moro, per la ragione che ho detto prima. Se noi abbiamo un indagato, un imputato, un iscritto nel registro degli indagati, possiamo dire che Tizio è stato iscritto in quel tale processo o procedimento e si può andare a controllare. Se la Commissione mi chiede dov’è la targa della moto Honda, non sono in grado di dirlo, se non con la mia memoria personale.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa. Questo vale anche per gli eventuali procedimenti in atto ?

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Per i procedimenti in atto la sistemazione archivistica, cioè dell'archivio corrente, è uguale: o i procedimenti sono contro persone note...

  PRESIDENTE. Quindi, se avanziamo una nostra richiesta alla Procura per sapere quali fascicoli sono ancora aperti – magari aperti dieci anni fa, ma mai chiusi – sulla questione Moro, o siamo più dettagliati, o non siamo in grado di avere risposte.

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Diciamo meglio. Poiché ci sono dei tempi, come voi sapete bene, per la chiusura di un'indagine, procedimenti aperti dieci anni fa è impensabile che siano tuttora pendenti. Questo lo posso dire con certezza.
  Avendo io avuto per molti anni anche il coordinamento di tutte le indagini che riguardavano la sicurezza dello Stato, so per certo che, quando nel 2008 sono andato a fare il capo dell'amministrazione penitenziaria, le questioni che riguardavano Moro erano tutte chiuse. Se ci sono stati nel frattempo l'esposto di Tizio o la sollecitazione di Caio, io questo non sono in grado di dirlo.
  Certo, se la Commissione fa una richiesta su quello che c’è in questo momento pendente sulla vicenda Moro, deve andare a un'informazione centralizzata. Credo che sia possibile farlo per i procedimenti pendenti, facendo riferimento al dottor Capaldo, che, coordinando il gruppo dell'antiterrorismo, è in grado di dire se ci sono procedimenti su Moro.Pag. 7
  Questo lo dico perché, non essendoci un numero enorme di procedimenti di terrorismo, non è difficile individuare...

  PRESIDENTE. Per la memoria storica noi ricorriamo a chi di voi ha fatto un'archiviazione artigianale, oppure ci vogliono dieci anni per rintracciare la documentazione.

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Dieci anni no, ma è molto difficile, a meno che non si abbia qualche elemento di partenza, che io spero di poter fornire alla Commissione.
  Infatti, il primo indice degli atti che ho portato riguarda il procedimento n. 3349/90/C. La C è un vecchio tipo di numerazione, che indica fatti non costituenti reato, ma che necessitano di indagini per vedere se ci siano reati da perseguire.
  Perché ho portato questo indice ? Perché questo fascicolo riguarda il rinvenimento – non a caso è datato 1990 – della documentazione del cosiddetto memoriale Moro, su cui poi...

  PRESIDENTE. A via Monte Nevoso. È stata trasmessa a voi per competenza.

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì, è stata trasmessa a Roma per competenza.
  In questo fascicolo ci sono tutti gli atti che riguardano l'acquisizione della documentazione, che passa sotto il termine di «memoriale Moro», su cui poi magari posso anche dire qualche altra cosa, procedimento che si è concluso con una richiesta di archiviazione su questo punto.
  Questo documento io l'ho mandato alla Commissione stragi e l'ho portato anche con me, perché può esservi utile. Io ho fatto il raffronto tra la documentazione manoscritta, ma in fotocopia, che era dietro il pannello rinvenuto in via Monte Nevoso e il dattiloscritto che fu rinvenuto sempre in via Monte Nevoso nel primo accesso, cioè quello del 1978.
  Via Monte Nevoso è stata perquisita due volte. Una prima volta fu perquisita il 1o ottobre, o comunque a ottobre. Non mi ricordo se fosse il 1o ottobre del 1978...

  GERO GRASSI. Era domenica 1o ottobre.

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Furono trovate molte cose. Io ricordo un verbale di sequestro di molte pagine di tutta una serie di cose che vennero trovate. L'operazione scaturì da un pedinamento, credo, di Azzolini, se non ricordo male.

  GERO GRASSI. Si riferisce al ritrovamento del borsello.

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Esattamente. Mi riferisco alla storia del borsello ritrovato a Firenze.
  Fu trovato molto materiale. Tra questo materiale fu trovato anche il dattiloscritto che doveva essere la trascrizione dattiloscritta del cosiddetto memoriale Moro. Questo avveniva nel 1978.
  Nel 1990 – l'appartamento, ovviamente, fu nel frattempo «congelato» e non fu gestito da nessuno – fu ritrovata dietro il pannello di un termosifone (ricordo che sono andato anche a vederlo) in fotocopia la stesura con grafia di Moro di questo cosiddetto memoriale di 439 pagine.
  Ricordo molto bene che era insediata la Commissione presieduta da Pellegrino, che mi chiedeva questi atti. Ricordo di aver passato una notte intera a fare il confronto tra il dattiloscritto e il manoscritto di Moro.
  Questo documento lo lascio alla Commissione, pur avendolo già inoltrato a suo tempo, perché è utile vedere quali sono le differenze – non sono molte, ma qualche differenza c’è – tra il manoscritto e il dattiloscritto.

  PRESIDENTE. Quanto alle registrazioni dell'interrogatorio ?

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Questo è un altro capitolo.

Pag. 8

  PRESIDENTE. Lo apriamo dopo, per capire se le registrazioni sono mai esistite. Se c’è lo scritto di suo pugno e c’è quello battuto a macchina, perché registravano gli interrogatori ? Che cosa diceva negli interrogatori che non avesse già scritto a mano ?

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Se vuole, le dico con un flash quello che io ricordo – ovviamente, stiamo parlando di ricordi – di qualche dichiarazione, non ricordo se di Savasta, il quale inizialmente disse che Moretti, che conduceva l'interrogatorio (chiamiamolo così) di Moro, provvedeva alla registrazione di questo colloquio tra Moretti e Moro.
  A un certo punto si resero conto che bisognava approvvigionarsi di cassette, il che diventava complicato, e che sarebbe stato prodotto un materiale enorme, tanto che, per quello che ne so io, quando ho esaminato queste 439 pagine, ho capito che il memoriale Moro in realtà è composto di due grandi filoni.
  Il primo filone è quello relativo alle lettere che Moro scriveva e che poi le Brigate Rosse, previa fotocopiatura, provvedevano a inoltrare ai destinatari. Poi c'era un'altra parte in cui lui rispondeva a delle domande che non erano, ovviamente, scritte nel testo. Lui rispondeva solamente come si fa con il computer: alla domanda 1b questa è la risposta, alla domanda 1c la risposta è questa.

  PRESIDENTE. Ci voleva anche chi spiegasse a Moretti, che può darsi che chiedesse cose che non capiva.

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì, probabilmente c'erano dei passaggi che, quando forse la Mantovani provvedeva a trascrivere dal manoscritto al dattiloscritto, le erano talmente incomprensibili che ogni tanto saltava dei pezzi. Questo poi ha fatto sorgere la domanda se questa fosse un'omissione voluta e generò tutta quella questione, che la Commissione conosce sicuramente bene, del «malloppino», del «malloppone» e di tutti quegli articoli di «OP» che si sono succeduti nel tempo per dire che c'era stata una manina che aveva tolto dei pezzi dal memoriale di Moro. Si tratta di tutta la questione che ci porta poi a Pecorelli.

  PRESIDENTE. La riduzione del volume sarebbe dovuta, quindi, ai pezzi che la Mantovani non capiva ? Questa è l'interpretazione che voi avete dato.

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Questa, sostanzialmente, è l'interpretazione, anche perché devo dire che le frasi che vengono espunte sono veramente labirintiche. Pertanto, io posso immaginare che effettivamente non ci sia stata questa occhiuta selezione a scopo di omissione. Naturalmente, però, parlandone con chi ha fatto questa operazione, forse la Commissione è in grado di acquisire qualche elemento in più.
  Dunque, come dicevo, di questo fascicolo n. 3349/90/C vi ho portato copia dell'indice e di questo provvedimento di archiviazione, in cui vengono spiegate abbastanza bene, credo, queste differenziazioni.
  Collegata a ciò ho portato per la Commissione una sentenza definitiva di Cassazione – ho portato, però, anche il primo e il secondo grado – relativa a una persona che si chiama Perrelli Domenico, sconosciuto ovviamente ai più, che però è una persona che...

  PRESIDENTE. Era un carabiniere.

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Esattamente. È stato condannato per calunnia per aver detto che i Carabinieri già nel 1978 avevano fatto un'operazione di manipolazione del memoriale.

  PRESIDENTE. Ci ha portato le copie ? Perrelli è stato giudicato a Roma.

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. È stato giudicato a Roma.

Pag. 9

  PRESIDENTE. Quindi, è stato condannato con sentenza passata in giudicato per calunnia.

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì. Credo che abbia avuto una condanna a oltre due anni di reclusione.

  PRESIDENTE. Ne abbiamo copia ?

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Ve l'ho portata volutamente, sì.
  Un altro fascicolo di cui ho portato l'indice – sto parlando di atti informali; spero di essere stato chiaro: non ho fatto una ricerca, questo deriva da miei documenti di archivio – e che mi è parso importante portarvi è il 6065/98/R. Questo fascicolo riguarda una serie di questioni. Cito solo i titoli, in modo tale che poi la Commissione possa eventualmente con l'indice acquisire i documenti di sostegno.
  Le questioni esaminate in questo fascicolo sono il preteso coinvolgimento del maestro d'orchestra Igor Markevitch, che pure sicuramente è rimbalzata in quest'aula, la vicenda della base delle Brigate Rosse di via Gradoli, il dossier Mitrokhin e le possibili interferenze sulla vicenda Moro, il dossier Havel, altra vicenda piuttosto complicata, su cui ci sono stati, naturalmente, alcuni accertamenti e poi la questione dei famosi Peppo e Peppa.
  Qui aggiungo un altro flash. Se io non ricordo male, ma credo di ricordare bene, con riferimento a quando vi ho parlato di Etro, chi parlò di questa possibile presenza di due soggetti sulla moto Honda – se io ricordo bene, ma negli atti, ovviamente, voi lo potete rintracciare – fu Etro, il quale disse di aver ricevuto al riguardo una confidenza da Alessio Casimirri, prima che Casimirri andasse in Nicaragua. Potrei sbagliare, ma la frase era più o meno del tipo: «Quei due stupidi di Primavalle si sono fatti vedere in via Fani» o una cosa del genere.
  In questo fascicolo voi troverete tutte le indagini che sono state fatte per individuare chi fossero questi due, che sinceramente, per quello che io ho potuto verificare, mi sembra che non avessero avuto un ruolo. Io ricordo molto bene anche di aver sentito... Non ricordo il nome di battesimo di Marini, che era ingegnere...

  PRESIDENTE. L'ingegnere Alessandro Marini, che sosteneva gli avessero sparato.

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì, che sosteneva che gli avessero sparato con una mitraglietta; prima diceva che a sparare fosse stato il passeggero e poi diceva che fosse stato il conducente della moto.
  La mia sensazione, che partecipo alla Commissione, deriva dalla sedimentazione di tutto questo lavoro pluridecennale che ho fatto al riguardo sulle metodiche di funzionamento delle Brigate Rosse, su come facevano le inchieste e su come facevano gli attentati. Io ho maturato la convinzione che una presenza spuria rispetto a chi aveva organizzato l'agguato di via Fani sia proprio incompatibile con lo schema di funzionamento delle Brigate Rosse.
  La Commissione sicuramente – ce n’è traccia nelle vostre segnalazioni – ha avuto modo di incrociare anche la questione di Nirta, detto «Due Nasi», con riferimento alle due canne del fucile, perché utilizzava la doppietta, del colonnello Guglielmi che doveva andare a colazione da un tale che abitava da quelle parti e di altre presenze che ogni tanto aleggiavano su questa vicenda.
  Io dico questo: se c’è un riscontro nuovo, un'acquisizione nuova, ben venga, perché naturalmente tutto è perfettibile e quello che si è fatto nel corso degli anni può essere sempre migliorato sulla base di acquisizioni nuove. Pertanto, se la Commissione, sulla base anche dei rilievi che ho visto che sta svolgendo con nuove metodiche, può portare a delle conclusioni migliori, ben vengano. Quello che io posso dire è che, conoscendo il funzionamento dell'organizzazione Brigate Rosse, faccio un'enorme fatica, e dunque lo escluderei, a pensare che ci possa essere un estraneo presente sui luoghi dell'agguato di via Fani.

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  PRESIDENTE. Quindi per lei, è difficile pensare a un estraneo sui luoghi di via Fani, facendo riferimento ai due di Primavalle, Peppo e Peppa, al colonnello Guglielmi e Nirta. Magari su questo ci ritorniamo.
  Per ciò che riguarda Nirta, esprimo un'opinione personale. Vorrei capire la motivazione per cui un collaboratore di giustizia che ha fatto arrestare tanti con le sue dichiarazioni ed è stato ritenuto attendibile dal dottor Nobile a Milano diviene inattendibile quando fa riferimento al coinvolgimento di Nirta nel caso Moro.
  Perché dovrebbe dire una cosa che non c'entra niente su qualcosa che è avvenuto tanti anni prima ?
  Questo mi sembra strano.

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Comprendo l'obiezione. Io faccio questo tipo di osservazione: le Brigate Rosse, che credo di conoscere abbastanza bene, si muovono in un dato modo, assegnando un ruolo e una posizione, un tipo di armamento e una funzione specifica a tutte le persone che, ovviamente, tra loro devono essere assolutamente conosciute. La conseguenza logica di questo, secondo il funzionamento che io conosco delle Brigate Rosse, è che, alla presenza di un estraneo, ci sarebbe stata l'eliminazione dell'estraneo.
  Non è pensabile che potesse partecipare a un'operazione del genere, che era la più grossa operazione che le Brigate Rosse facevano dall'inizio della loro storia, una persona che non avesse un percorso politico, che non fosse un brigatista consolidato, che non fosse un brigatista accreditato dal vertice dell'organizzazione, talmente accreditato da partecipare...

  GERO GRASSI. Lei dice che una serie di personaggi non erano brigatisti.

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Non so a chi si riferisce ora dicendo che non erano brigatisti.

  GERO GRASSI. Chiedo scusa per l'interruzione. I brigatisti, la prima volta, hanno detto che erano in sei a via Fani.

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. No, erano di più.

  GERO GRASSI. Poi nel memoriale Morucci si fermano a nove. Lì c’è un esercito di persone. Evidentemente qualcosa non quadra.

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Per carità, rispetto la sua opinione.

  GERO GRASSI. Lo dice lei. Lei dice, nell'audizione del 1995, che una serie di personaggi è comparsa sulla scena giudiziaria portando verità personali non corrispondenti all'acquisizione vera. Se questo vale, vale sempre.

  PRESIDENTE. Si spieghi meglio. Neanche noi abbiamo capito.

  GERO GRASSI. Il dottor Ionta ha affermato, nel corso dall'audizione del 1995, che sulla scena giudiziaria sono comparse tante persone che hanno accreditato versioni assolutamente false rispetto a quella vera.

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Confermo.

  GERO GRASSI. Non ho dubbi.

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Bisognerebbe vedere, però, come questo c'entri con la strage di via Fani. Quello che lei mi dice io lo confermo.

  GERO GRASSI. Quello che lei dice vale anche per la strage di via Fani, perché, se lei va a leggersi gli interrogatori dei brigatisti nel corso degli anni, c’è scritto che sono partiti da sei e che sono arrivati a nove. Lei sa, come me, che lì ce n'erano almeno quindici, sedici o diciassette.

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. A me Pag. 11non risulta. Comunque, per carità, ripeto, vorrei essere chiaro una volta per tutte. Personalmente, io non ho la pretesa di avere la verità rivelata o assoluta su questa vicenda. Quello che ho cercato di fare nel corso degli anni è stato rendere il più possibile dimostrabile e dimostrato ciò che è successo non solo in via Fani, ma anche durante il periodo della prigionia di Moro e anche al momento orribile dell'uccisione.
  Il memoriale di suor Teresilla, per capirci, che arriva, credo, nel 1986 tramite la Presidenza della Repubblica, è esattamente corrispondente alle dichiarazioni di Morucci, solo che ci sono i nomi.

  GERO GRASSI. Si riferisce a Morucci e Faranda e al memoriale di suor Teresilla Barillà ?

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì. Voglio essere più chiaro. Il memoriale veicolato da suor Teresilla, che credo all'epoca stesse a Paliano, tramite la Presidenza della Repubblica arrivato sul tavolo della Procura, recava i nomi, ma non modificava il numero delle persone che avevano avuto un ruolo in via Fani. Questo è pacifico.
  Dopodiché, la presenza di quindici o sedici persone a me non risulta. Se la Commissione accerta che ci sono altre persone, le processiamo ben volentieri, ma a me, francamente, non risulta. Io credo che le persone che erano presenti in via Fani, quelle che hanno gestito la prigionia e poi l'uccisione di Moro, siano state tutte processate, salvo il problema che abbiamo detto prima di Casimirri, da un lato, e di Alvaro Loiacono, dall'altro, per la questione della cittadinanza. Aggiungo anche la Algranati, perché pure l'Algranati scappò, non ricordo se anche lei in Nicaragua. Non ricordo bene, ma comunque ci sono le sentenze su questo.
  Persone in più rispetto a quelle che sono state processate a me non risultano e certamente, come abbiamo processato Germano Maccari, Raimondo Etro e quelli che sono apparsi sulla scena, avremmo processato anche quegli altri.

  GERO GRASSI. Chiedo scusa, presidente. Noi dovremmo andare a votare. Alla Camera sono in corso le dichiarazioni di voto.

  PRESIDENTE. Ancora qualche istante per consentire al dottor Ionta di completare la sua relazione, fermo restando che l'audizione proseguirà in altra seduta.

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Io penso che fra cinque minuti avrò finito. Non ho altre cose da dire. Come dicevo, vado proprio per sintesi.
  Questo procedimento, che pure vi lascio nell'indice e nel provvedimento definitivo di archiviazione, riguarda le vicende che vi ho riferito.
  Ho portato poi altri due documenti per la Commissione, uno che deriva dal procedimento n. 61098 del 2001 che riguarda la posizione di Giovanni Senzani. C'era stata un'attivazione della Procura di Firenze, ma qui viene descritto questo passaggio.
  L'ultimo di cui vi lascio copia è un...

  PRESIDENTE. Quello è un fascicolo in cui la Procura di Roma nel 2001 si occupa di Senzani su atto trasmesso da Firenze in relazione a Moro ?

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì. Lo troverete scritto qui, perché c’è una questione che riguarda un architetto, un certo Giampaolo Barbi. C’è tutta la storia qui descritta.

  PRESIDENTE. Sarebbe il primo atto per il quale Firenze e Roma si parlano dal 1978 al 2001.

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Questo non lo so dire.

  PRESIDENTE. È molto utile che lei ce lo dica, ma completi.

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  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Questo procedimento nasce da una trasmissione di atti dalla Procura di Firenze esattamente il 6 giugno 2000.
  L'ultimo atto che ho portato per la Commissione – e ho finito – contiene, invece, gli sviluppi di atti trasmessi dalla Commissione stragi. Il presidente all'inizio faceva riferimento a un documento di cui io non ho assolutamente un ricordo.

  PRESIDENTE. La posso aiutare io. Almeno qualche dato le può essere utile. Si tratta di una nota della Digos di Roma datata 4 novembre 1999 e riguardante il procedimento penale n. 6065.

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Allora lo troverete qui, perché l'indice del n. 6065 ve l'ho portato.

  PRESIDENTE. Le fornisco una copia del documento a cui facciamo riferimento, originariamente classificato segretissimo.

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Questo forse l'abbiamo preso alla segreteria di sicurezza del Ministero dell'interno. Io non ne ho un ricordo specifico.

  PRESIDENTE. Facciamo uno scambio di carte. Io le fornisco copia di quello che le scrive Pellegrino e della nota con cui lei e il dottor Vecchione riferite su ciò che fu trovato. Noi annettiamo particolare importanza al documento classificato segretissimo. La prossima volta nel dettaglio ci può fornire informazioni.

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Traccia di questo documento, se è il n. 6065, la trovate qui. Ci dovrebbe essere già qui la risposta alla questione.
  L'ultimo documento che vi consegno riguarda, invece, atti trasmessi anch'essi dalla Commissione stragi, sempre presieduta da Pellegrino, nel 2000. Riguardavano le audizioni di Piperno e del colonnello Bonaventura, con tutto lo sviluppo e altri accertamenti che sono stati fatti, per esempio, su atti trasmessi dalla Procura di Brescia e altre questioni, tra cui la vicenda dei villaggi irlandesi che erano citati nel libro di Cossiga La passione e la politica. Lo troverete qui.

  PRESIDENTE. Tutti hanno dato luogo a procedimenti di archiviazione.

  FRANCO IONTA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì, hanno dato luogo a procedimenti di archiviazione.
  Con questo io penso di poter chiudere questa breve, sintetica e – mi scuserete – anche raffazzonata esposizione.

  PRESIDENTE. Teniamo presente che noi, da questo momento in poi, non possiamo più procedere, perché alla Camera sono in corso votazioni. Pertanto, io direi, se siete d'accordo, che ringraziamo il dottor Ionta. Faremo copia di questi documenti per tutti coloro che saranno interessati a visionarli e rinviamo il seguito dell'audizione ad altra seduta, nel corso della quale saranno esaminate le prime domande che abbiamo già posto e gli ulteriori quesiti che saranno eventualmente formulati.

  La seduta termina alle 21.50.