XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 75 di Martedì 13 gennaio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori.
Bindi Rosy , Presidente ... 2 

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo, Alberto Pazienti.
Bindi Rosy , Presidente ... 2 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 2 
Bindi Rosy , Presidente ... 4 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 4 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 5 
Bindi Rosy , Presidente ... 5 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 5 
Bindi Rosy , Presidente ... 6 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 6 
Bindi Rosy , Presidente ... 6 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 6 
Bindi Rosy , Presidente ... 6 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 6 
Bindi Rosy , Presidente ... 6 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 6 
Bindi Rosy , Presidente ... 6 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 7 
Giarrusso Mario Michele  ... 7 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 7 
Bindi Rosy , Presidente ... 7 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 7 
Bindi Rosy , Presidente ... 7 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 7 
Bindi Rosy , Presidente ... 7 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 7 
Buemi Enrico  ... 8 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 8 
Buemi Enrico  ... 8 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 9 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 9 
Bindi Rosy , Presidente ... 9 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 9 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 9 
Bindi Rosy , Presidente ... 11 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 11 
Bindi Rosy , Presidente ... 11 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 11 
Mirabelli Franco  ... 11 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 11 
Giarrusso Mario Michele  ... 11 
Bindi Rosy , Presidente ... 11 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 11 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 11 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 11 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 12 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 12 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 12 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 12 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 12 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 12 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 12 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 12 
Bindi Rosy , Presidente ... 12 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 13 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 13 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 13 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 13 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 13 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 13 
Mirabelli Franco  ... 13 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 13 
Mirabelli Franco  ... 13 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 13 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 13 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 13 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 13 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 13 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 14 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 15 
Bindi Rosy , Presidente ... 15 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 15 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 15 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 15 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 15 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 15 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 16 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 16 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 16 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 16 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 16 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 16 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 16 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 16 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 17 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 17 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 17 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 17 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 17 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 17 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 17 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 17 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 17 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 17 
Sarti Giulia (M5S)  ... 17 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 17 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 17 
Sarti Giulia (M5S)  ... 17 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 17 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 17 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 18 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 18 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 18 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 18 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 18 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 18 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 18 
Lumia Giuseppe  ... 18 
Bindi Rosy , Presidente ... 18 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 18 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 18 
Bindi Rosy , Presidente ... 18 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 18 
Bindi Rosy , Presidente ... 18 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 18 
Lumia Giuseppe  ... 18 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 19 
Bindi Rosy , Presidente ... 19 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 19 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 19 
Bindi Rosy , Presidente ... 19 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 19 
Sarti Giulia (M5S)  ... 19 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 19 
Sarti Giulia (M5S)  ... 20 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 20 
Sarti Giulia (M5S)  ... 20 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 20 
Sarti Giulia (M5S)  ... 20 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 20 
Sarti Giulia (M5S)  ... 20 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 20 
Sarti Giulia (M5S)  ... 20 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 20 
Sarti Giulia (M5S)  ... 20 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 20 
Sarti Giulia (M5S)  ... 20 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 20 
Sarti Giulia (M5S)  ... 20 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 20 
Buemi Enrico  ... 20 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 21 
Sarti Giulia (M5S)  ... 21 
Bindi Rosy , Presidente ... 21 
Gaetti Luigi  ... 21 
Bindi Rosy , Presidente ... 21 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 21 
Sarti Giulia (M5S)  ... 21 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 21 
Sarti Giulia (M5S)  ... 21 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 21 
Sarti Giulia (M5S)  ... 22 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 22 
Sarti Giulia (M5S)  ... 22 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 22 
Mirabelli Franco  ... 22 
Sarti Giulia (M5S)  ... 22 
Bindi Rosy , Presidente ... 22 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 22 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 22 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 22 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 22 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 22 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 22 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 23 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 23 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 23 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 23 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 23 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 23 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 23 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 23 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 23 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 23 
Lumia Giuseppe  ... 23 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 25 
Lumia Giuseppe  ... 25 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 25 
Lumia Giuseppe  ... 25 
Buemi Enrico  ... 26 
Sarti Giulia (M5S)  ... 26 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 26 
Giarrusso Mario Michele  ... 26 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 27 
Giarrusso Mario Michele  ... 27 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 27 
Giarrusso Mario Michele  ... 27 
Petroselli Renzo , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 27 
Giarrusso Mario Michele  ... 27 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 27 
Giarrusso Mario Michele  ... 27 
Pazienti Alberto , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo ... 27 
Giarrusso Mario Michele  ... 27 
Bindi Rosy , Presidente ... 28

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE ROSY BINDI

  La seduta comincia alle 14.15.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente)

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo, Alberto Pazienti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo, Alberto Pazienti, accompagnato dal sostituto procuratore Renzo Petroselli. L'audizione ha ad oggetto il caso della morte del dottor Attilio Manca, nonché la vicenda dell'aggressione ai danni del dottor Giovanni Musarò, pubblico ministero della DDA di Reggio Calabria, avvenuta nel 2012 all'interno del carcere di Viterbo. In particolare, sul caso della morte dell'urologo Attilio Manca, avvenuta a Viterbo il 12 febbraio 2004, alla luce di una toccante audizione dei suoi familiari svolta in occasione della recente missione a Messina, la Commissione intende acquisire ulteriori elementi di conoscenza approfondendo le circostanze della morte, le indagini svolte, gli esiti giudiziari, nonché la possibilità di collegamenti – asseriti da taluni – con ambienti mafiosi e in particolare con Bernardo Provenzano, all'epoca latitante. La seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera e, ove necessario, i lavori potranno proseguire in forma segreta. Nel ringraziare i nostri ospiti, cedo la parola al procuratore Pazienti, dopo averli ringraziati entrambi della loro disponibilità.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Come dicevo prima, io sono andato a Viterbo come procuratore della Repubblica nel marzo del 2008, quattro anni dopo la morte di Attilio Manca, del quale non avevo mai sentito parlare. Non era passato un mese che mi telefonarono dalla Presidenza della Repubblica: era il collega D'Ambrosio, che purtroppo oggi non c’è più, il quale mi chiedeva notizie della morte e delle indagini fatte sulla morte di Attilio Manca, perché i familiari si erano rivolti al Presidente della Repubblica per avere giustizia. Sollecitato in tal senso, ho subito preso gli atti relativi ad Attilio Manca e ho scoperto che la situazione processuale era per la seconda o terza volta davanti al GIP per la richiesta di archiviazione, che il GIP, sollecitato dai difensori dei familiari, aveva disposto ulteriori accertamenti, che sono stati sempre fatti finché il GIP non ha disposto poi l'archiviazione, la prima volta relativamente al cosiddetto «delitto di mafia», la seconda volta anche per altri indagati. Guardando gli atti e tenendo conto delle obiezioni dei familiari, la prima cosa che è stata certa è che i rapporti tra Manca e Provenzano sono inesistenti dal punto di vista processuale. Si tratta, infatti, semplicemente di un'argomentazione della madre che, ricordando che il figlio le aveva telefonato una volta dalla Costa Azzurra, Pag. 3si è detta: «Vuoi vedere che mio figlio in quel periodo ha operato Provenzano in quanto era molto bravo negli interventi alla prostata in laparoscopia ? Forse lo ha riconosciuto e ne ha determinato la morte». Questa è un'affermazione che non solo non trova alcun elemento, ma è anche in contrasto con tutti gli accertamenti fatti da Palermo, che in ordine all'intervento alla prostata di Provenzano sa tutto: sono andati a Marsiglia, hanno parlato con il medico, hanno le cartelle cliniche, hanno arrestato gli italiani – siciliani – che avevano collaborato per l'intervento di Provenzano a Marsiglia. C’è poi un'altra cosa: dalle stesse cartelle cliniche risulta che Provenzano è stato operato alla prostata con i metodi tradizionali, non con l'intervento in laparoscopia, quindi non c'era alcun motivo di rivolgersi a chi all'epoca non era poi un luminare della laparoscopia, ma era uno che se ne stava interessando. Non solo: siccome poi nel tempo queste denunce di omicidio di mafia sono state fatte alle varie procure antimafia, noi non ricevevamo che fascicoli che ci venivano inviati per competenza, perché sia Caltanissetta che Palermo non hanno ritenuto che ci fosse alcun fatto mafioso. Diversa è la situazione se si va a vedere come è avvenuta la morte di Attilio Manca, perché lì ci sono altre obiezioni. Si diceva che Attilio Manca è morto per overdose di eroina e tranquillanti e non assumeva sostanze stupefacenti. Questa è la prima obiezione, per cui sono andato a vedere gli atti. Il 17 febbraio 2004, pochi giorni dopo la morte di Attilio Manca, la mamma, Gentile Angela, interrogata nel commissariato di pubblica sicurezza di Barcellona Pozzo di Gotto dichiara: «Ero a conoscenza che mio figlio quando frequentava il liceo ha fatto uso di sostanze stupefacenti, poi a 18 anni è partito per Roma e ha cambiato vita, non mi sono più accorta di nulla e lui non mi ha mai detto di farne ancora uso». Questo veniva dichiarato dalla madre immediatamente dopo la morte del povero Attilio Manca. Si dirà (o meglio dicono adesso) che avrà fumato qualche spinello, ma, se mi viene chiesto se sappia niente di mio figlio che è morto per eroina e dico che ha fatto uso di sostanze stupefacenti, non mi sembra credibile il fatto dello spinello: uno guarda a qualcosa di più sostanzioso. Questo era il primo elemento, poi c’è stata la perizia. La perizia ha stabilito che la morte di Attilio Manca era dovuta a un uso tra l'altro nemmeno eccessivo di eroina, ma misto a tranquillanti, e sulla base dell'esame autoptico è stata fatta anche la perizia tricologica sui capelli, che ha dato l'esito di pregresso uso di sostanze stupefacenti. Se i familiari mi vengono a dire che questa perizia è falsa, che quell'altra perizia è sospetta perché è stata fatta dal medico legale Ranalletta, che era l'unica che effettuava le autopsie a Viterbo a quell'epoca, però – guarda caso – è la moglie del professor Rizzotto presso il quale all'ospedale Belcolle di Viterbo il Manca lavorava e questo diventa sospetto, uno non può rispondere niente. Se tutto quello che viene posto contro diventa oggetto di un complotto a cui hanno partecipato tutti, allora non c’è difesa. Altro elemento che è sempre stato portato a sostegno è che era totalmente mancino per cui non avrebbe potuto farsi i buchi sul braccio, ma, signori miei, come si può ritenere che uno che si sta specializzando in laparoscopia non adoperi entrambe le mani ? Sinceramente io non mi farei operare in laparoscopia da un professore che usi solamente la mano sinistra ! È credibile quindi che come molti altri fosse ambidestro, cioè potesse utilizzare entrambe le mani, anche perché parliamo di un medico. Sono circolate alcune foto che hanno visto leggermente schiacciato il setto nasale, ma i medici mi hanno detto che dipende dall'aver trascorso tutta la notte morto in quella posizione, quindi è più che normale. Queste sono comunque tutte questioni che potrebbero essere inerenti alle modalità della morte di Attilio Manca, ma non certo ad Attilio Manca ucciso su mandato di Provenzano. Per poter trovare per la prima volta un piccolo appiglio bisogna giungere a quello che si è verificato nell'anno appena concluso con le dichiarazioni di Setola, quindi parecchi anni dopo tutta la vicenda, dichiarazioni Pag. 4che io ho appreso dai giornali. Setola avrebbe dichiarato di aver saputo da uno che stava in carcere con lui che Provenzano si era fatto operare e aveva forse ucciso un medico, che sbagliando definisce oncologo invece che urologo, ma quello potrebbe esserci come errore, perché l'aveva riconosciuto. Queste dichiarazioni vengono fatte però da un soggetto che credo sia stato dichiarato poco credibile, dopo dieci anni che se ne è parlato e scritto su tutti i quotidiani. Questo è il quadro. Ho omesso tutta l'indagine collaterale fatta da Messina sull'uso di sostanze stupefacenti da parte di Manca, laddove alcuni suoi paesani amici, ovviamente tutti indagati a Viterbo come possibili autori dell'omicidio, hanno dichiarato di essere soliti rifornirsi di sostanza stupefacente da una tale Monique residente a Roma in via dei Serpenti, che ovviamente le indagini hanno fatto in modo che fosse rinviata a giudizio per aver ceduto ad Attilio Manca sostanza stupefacente il giorno prima della sua morte. Di fronte a queste situazioni però i familiari dicono che i suoi paesani, compreso il cugino che l'ha visto poco prima di morire, fanno tutti parte di un complotto. Questo è quindi il quadro di carattere generale.

  PRESIDENTE. Do la parola al dottor Petroselli.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Io ero a Viterbo e ho condotto le indagini dalla prima informativa, il giorno stesso della morte, fino alle ultime evenienze processuali, parte delle quali ancora in corso, in particolare la parte processuale nei confronti di Mileti Monica, indicata come Monique, che a nostro avviso oggi è la persona che ha ceduto la sostanza stupefacente che ha condotto a morte il Manca Attilio. Per questi fatti sono stati contestati i delitti di cessione di sostanza stupefacente e di morte come conseguenza non voluta di altro reato. Su questa vicenda, oltre all'aspetto processuale, oltre al comprensibile aspetto di dolorosa attenzione dei familiari e naturalmente dei difensori tecnici dei familiari, che hanno premuto in maniera puntuale – a nostro avviso, a volte debordando – ma correttamente, poi si è inserita una congerie di interventi mediatici su giornali e in talk-show televisivi, alcuni dei quali – pochi per la verità – obiettivi, che hanno fatto vera informazione, altri a nostro avviso completamente discordanti dalle risultanze del processo. Ho fatto un lungo inciso, ma sono pronto a dare dei chiarimenti sui vari e singoli punti, perché si tratta di una vicenda durata oltre dieci anni e tuttora in corso anche processualmente, quindi se ci sono dei punti più specifici sono disponibile a chiarirli. È un'indagine complessa, con numerose perizie di vario tipo, dal DNA alle impronte digitali, e di questi punti, se sarò in grado, darò contezza. Per quanto riguarda, però, le risultanze processuali, faccio rilevare che ad oggi, al di là delle polemiche che sono state fatte dalla difesa, ad oggi tutti i giudici che se ne sono interessati e che con molta puntigliosità hanno esaminato l'operato dell'autorità inquirente – ci hanno indicato alcune indagini da svolgere, però all'esito di queste indagini puntualmente eseguite – hanno dato sempre credito e sostegno processuale a quello che sosteneva la pubblica accusa, e cioè che l'ipotesi di un intervento mafioso è insussistente, non sostenibile, non solo non provata, ma neppure indiziariamente sostenuta da elementi concreti. L'ipotesi che sia stato ucciso deliberatamente con un complotto mafioso è stata negata dai giudici, che ad oggi hanno archiviato dopo aver più volte respinto le tesi sostenute dalle difese delle parti offese. Non parlo delle parti offese che meritano soltanto comprensione umana, ce ne rendiamo conto, ma parlo delle difese tecniche. Ha escluso completamente questo continuo accomodamento nel senso di modifica delle posizioni delle persone offese: nessun giudice ha mai detto omicidio volontario. È stata esclusa comunque la partecipazione diretta, indiretta o mediata di appartenenti ad associazione mafiosa, si fa sempre il nome di Provenzano. Ha anche precedentemente archiviato l'aspetto di altre Pag. 5persone che erano state indagate in ipotesi. È rimasta in piedi soltanto la parte contro Mileti Monica, che è stata esaminata dal giudice dell'udienza preliminare, che ha ritenuto da un lato che il delitto – chiamiamolo impropriamente – di omicidio colposo, morte come conseguenza non voluta del delitto di cessione, fosse prescritto e lo ha dichiarato prescritto, mentre ha rinviato a giudizio la Mileti Monica, ritenendo quindi che ci fossero anche gli elementi per portarla di fronte a un giudice del dibattimento, per aver ceduto queste sostanze. Oggi siamo quindi in questa fase, si sono tenute già due udienze, alla prima udienza dibattimentale è stata esclusa la parte civile che era rappresentata dalla madre, dal padre e dal fratello di Manca, anche su questo sono state fatte delle critiche perché l'esclusione della parte civile era stata sollecitata dalla pubblica accusa, del pubblico ministero, cioè da chi vi parla. Il pubblico ministero ha semplicemente invitato il giudice a rispettare la norma, nel senso che – qui possiamo parlare liberamente, scevri da quel contesto umano e doloroso a cui ho fatto riferimento prima – essendo stato dichiarato prescritto il delitto di morte, discutendosi soltanto di cessione di sostanze stupefacenti, non aveva più titolo per inserire una sua partecipazione, e il giudice ha accolto – adesso non entriamo nei tecnicismi sui quali, se possono interessare, vi risponderò – e ha escluso la parte civile. Anche questo è stato visto come una volontà del pubblico ministero di non ricercare la verità, ma non è così. Questa però è una notazione di contorno, una sorta di autodifesa di cui non abbiamo bisogno. Forse mi sono dilungato troppo, ma ci sono moltissimi aspetti e sono pronto a rispondere nei limiti della conoscenza fornendo eventuali chiarimenti a più specifiche critiche o su specifici aspetti che questa Commissione volesse avere chiariti.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Posso aggiungere una cosa che forse vi riguarda maggiormente: l'unica cosa per me certa in tutta questa vicenda è che il dottor Attilio Manca non può aver operato Provenzano a Marsiglia. Questo è dimostrato in maniera totale, le indagini sono state fatte a suo tempo, a Palermo hanno fatto i processi, ci sono state le condanne, è tutto chiaro e tutto preciso. È stato seguito a ritroso l'iter di Provenzano da Marsiglia fino al ritorno a Palermo, quindi possiamo dire che sicuramente non può averlo operato a Marsiglia. Cosa possiamo ipotizzare, che Provenzano prima dell'arresto si sia fatto visitare per un controllo ? Lui lascia Marsiglia, non si ferma nel viterbese, come pure è stato ritenuto sempre per giustificare la visita, va direttamente a Palermo e prima dell'arresto matura il tempo per una visita di controllo, per la quale infatti lo aspettavano a Marsiglia. Non risulta aver fatto questa visita di controllo, ma, se pure avesse fatto una visita di controllo prima dell'arresto, perché avrebbe dovuto rivolgersi al dottor Manca che stava a Viterbo ? Probabilmente avrebbe potuto farla a Palermo con tanti altri medici. Il rapporto fra Provenzano e Manca mi sembra quindi del tutto inconcepibile. Su tutto il resto possono aprirsi mille altre ipotesi, perché si tratta di indizi, non ci sono certezze.

  PRESIDENTE. Abbiamo numerose richieste di intervento da parte dei colleghi, quindi non mancheranno domande. Vorrei soltanto fare una premessa perché, come ho detto nella mia breve introduzione, noi abbiamo inteso svolgere un'inchiesta ulteriore soprattutto perché sollecitati dalla famiglia, una famiglia che merita profondo rispetto come tutte le famiglie delle vittime, ma voglio sottolineare in maniera particolare questo aspetto per il modo con il quale si sono rivolti alla Commissione e hanno argomentato. Una domanda che sicuramente devo rivolgere è perché, nonostante abbiano richiesto ripetutamente di essere sentiti dalla procura di Viterbo, questo non sia mai avvenuto.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Chi ?

Pag. 6

  PRESIDENTE. I familiari.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Guardi...

  PRESIDENTE. Procuratore, mi faccia terminare. Vorrei anche dire che noi non ci sentiamo controparte vostra, né controparte loro, e credo che questo atteggiamento ci debba caratterizzare, perché per quanto riguarda i familiari, tralasciando altri interlocutori, e anche per la visione delle carte che abbiamo avuto è assolutamente giustificabile che siano sorti alcuni interrogativi e che intorno a questi, non avendo risposte, si sia poi costruita una possibile verità da parte loro. Teniamo, quindi, ad avere profondo rispetto anche se possono aver posto qualche argomentazione che può essere da voi facilmente contestata. Ci tengo molto, quindi, perché vorrei che la vostra audizione si svolgesse in questo modo. Questa domanda sui familiari la faccio perché è evidente che un'interlocuzione con la magistratura forse li avrebbe anche aiutati a capire la realtà delle cose o comunque ad offrire a voi qualche ulteriore elemento. Detto questo, vi chiediamo anche di rimandarci il cd nel quale ci sono dei file illeggibili, che riguardano in particolare alcune domande poste dalla famiglia. Questo per noi sarebbe molto importante anche per poi avere un'interlocuzione con loro. L'altro aspetto è che a questa Commissione può interessare in maniera particolare se ci siano stati rapporti con Provenzano. Anch'io ho rivolto la domanda alla famiglia, chiedendo perché Provenzano avrebbe dovuto cercare proprio Attilio Manca, non solo per la professionalità ma perché eventualmente gli doveva qualcosa o perché vi fossero stati rapporti precedenti. Io questa domanda alla famiglia l'ho fatta e la risposta che è stata data è nella figura del cugino. Anche su questo a noi serve sapere qualcosa in più.
  Ma anche se per la Commissione potrebbe non essere di interesse diretto, cioè i rapporti con mafiosi provati, dalla lettura delle carte – lasciatecelo dire – qualche superficialità c’è stata e in qualche modo si è prestata ad alimentare eventuali dubbi che non sono mai stati chiariti, primo fra tutti le contraddizioni sull'ora della morte. Non ho motivi per sospettare dei rapporti del medico legale con colleghi del dottor Manca, ma sicuramente non svolge un compito positivo in questa vicenda. Ci sono poi molti altri interrogativi che sicuramente verranno posti dai colleghi. I familiari sostengono che l'esame tricologico di fatto non esista. Non si arrabbi, procuratore, perché le ribadisco che siamo mossi dallo stesso intento, perché a noi interessa soltanto capire se possiamo fare dei passi avanti, e se iniziamo a dare delle risposte alla famiglia contribuiremo alla loro serenità. Penso che per chi ha un figlio che muore, ucciso o meno, è legittimo che ci siano dei sentimenti per i quali... se riusciamo ad offrire degli elementi...

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Però perché deve essere stato Provenzano ad ucciderlo ? Sono otto anni che lo nego.

  PRESIDENTE. Ho chiesto io questa cosa alla famiglia, procuratore. Siccome questo aspetto dell'esame tricologico nei cd non c’è, ce lo mandate ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Io sono venuto con alcune carte con il presupposto che voi aveste già tutto...

  PRESIDENTE. No, quello ad esempio non l'abbiamo.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Allora ve le rimando tutte. Su questo chiedo scusa non perché non l'abbia spedite io...

  PRESIDENTE. No, è illeggibile, quindi se ce l'avete...

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  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Se il procuratore consente, siccome le ho curate io sin dall'inizio, risponderei innanzitutto alle domande del presidente, il cui intervento mi sembra sottendere tre domande. La prima è l'audizione dei genitori, che non è un rimprovero, lo capisco perfettamente, ma capisco anche la natura e la ragione di questa domanda. Non siamo qui per giustificarci ma per dare chiarezza. Ci sono due tipi di audizione, chiamiamoli così: un ricevere persone e parlare al di fuori del processo e un'audizione tecnica, ovvero sentire le persone. Sono intervenuti nelle ore immediatamente seguenti, li ricordo ancora dopo undici anni, e ho avuto un brevissimo scambio con questi genitori nell'immediatezza della circostanza. Al di là di questo, non ho avuto contatti extraprocessuali, però processualmente in realtà dagli atti risultano essere stati sentiti entrambi. Non mi addentro in particolari, perché su ogni punto sono state fatte ore e ore di discussione, però sono stati sentiti e hanno dato le loro versioni, hanno espresso i loro dubbi. Sono stati sentiti ovviamente dalla polizia di Barcellona Pozzo di Gotto, dove erano residenti, su sollecitazione del GIP.

  MARIO MICHELE GIARRUSSO. Quando ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Il 26 settembre 2005 dalla polizia di Barcellona Pozzo di Gotto.

  PRESIDENTE. Senatore Giarrusso, non è presidente della Commissione e anche se lo fosse le consiglierei di non interrompere così gli auditi, perché altrimenti non ne veniamo fuori.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Mi scusi, io ho risposto come abitualmente si fa nelle aule giudiziarie, comunque sono stati sentiti il 26 settembre 2005 dalla polizia di Barcellona Pozzo di Gotto.

  PRESIDENTE. Loro volevano essere sentiti dalla procura di Viterbo: una cosa è essere sentiti dalla polizia locale, altra cosa è chiedere di interloquire direttamente con il magistrato che conduce le indagini.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Comunque rimanderò alla Commissione tutti gli atti, anche laddove siano stati acquisiti da altri processi, dove ci sono tutte le dichiarazioni. Questa non è una giustificazione, ma a volte per chi conduce un'indagine e si rende conto di essere su una posizione diversa e per certi versi opposta a quella sostenuta da chi è direttamente colpito da un dolore non è facile avere un colloquio extraprocessuale al di là dell'interrogatorio formale in cui dichiarare: «Io non credo o almeno gli elementi che ci state dando non sono determinanti». Questo sotto il profilo del colloquio extraprocessuale, mentre dal punto di vista processuale gli elementi che dovevano portare li hanno portati, sono stati acquisiti al processo. Ribadisco che vi manderemo tutti gli atti nuovamente e potrete valutarli. Questo per quanto riguarda l'audizione, ma non so se la risposta sia esaustiva. L'ora della morte. Oltre all'autopsia fatta nell'immediatezza che ha dato risultati che possono essere e sono stati in sede processuale criticati in quanto, come il presidente diceva, non è stata il massimo...

  PRESIDENTE. Diciamo che ha prestato e presta il fianco a molti dubbi e molti interrogativi il fatto che ci siano state due versioni così diverse sull'ora della morte e che non siano state fatte alcune indagini che potevano aiutare a stabilirla, come quella sul cibo.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Su questo entriamo nei tecnicismi e posso rispondere. Se lei mi dice che la prima autopsia non era il massimo, sono perfettamente d'accordo ed è stata oggetto di critiche tanto che è stato disposto un supplemento di perizia.

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  ENRICO BUEMI. Quando ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Glielo dico subito: la prima autopsia è stata effettuata nell'immediatezza, il supplemento di perizia porta la data...

  PRESIDENTE. Richiesta dal GIP, se non sbaglio...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Esatto. Dopo qualche mese, comunque dopo rispondo con precisione perché lo cerco in un altro appunto.

  ENRICO BUEMI. A chi è stata richiesta ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Il supplemento è stato richiesto alla stessa dottoressa. Le è stato detto che non si capiva cosa intendesse, poi dovreste domandarlo al giudice... Il punto, però, è un altro e rispondo anche alla terza osservazione della presidente. Si è parlato di perizia tricologica inesistente: non è vero. Il professor Centini, che presumo alcuni di voi che hanno dimestichezza con gli uffici conoscano...

  PRESIDENTE. Io sono senese.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Senese, attualmente collabora con La Sapienza di Roma e ha oltre quarant'anni di professione. Eccolo qui, posso produrre l'esito positivo del test tricologico, quindi non è vero. Cosa è successo ? È successo questo, che può aver dato luogo a questi sospetti: a un certo punto, su sollecitazione della difesa o nel corso di discussione, ora non ricordo, è emersa la necessità di chiarire alcuni punti, compreso quello dell'ora della morte e del tempo intercorso tra l'inoculazione e la morte. È stato dato incarico ai consulenti, uno alla dottoressa Ranalletta e l'altro al professor Centini, che già aveva avuto da me nell'immediatezza l'incarico di effettuare tutti gli esami tossicologici sui reperti biologici, sui liquidi biologici, sugli xenotipi esterni e su altro materiale possibile. Quando il GIP ha deciso di chiarire questi punti, nel corso di questa ulteriore risposta il perito ha detto che quando aveva consegnato la prima non aveva risposto al test tricologico, che però aveva fatto ed è questo. A proposito dell'ora della morte, attraverso l'esame dei quantitativi di acetilmorfina, della morfina, del tempo di dimezzamento, tutte analisi tecniche di medicina legale, ha stabilito che dal momento dell'assunzione dei liquidi per via endovenosa e anche orale – il contenuto gastrico purtroppo non c'era – al momento della morte, sono trascorse dalle due ore e mezza alle tre ore e mezza, in cui il soggetto non risulta aver perso conoscenza. Sulle modalità del decesso nessuno solleva mai dubbi – eroina, acetilmorfina, Tranquirit, tranquillante – ma voi pensate a un omicida di origine mafiosa che già sceglie questo sistema piuttosto di uccidere un elemento indesiderato...

  PRESIDENTE. Adesso contravvengo al mio stile interrompendola, però, se io so che è uno che assume quella sostanza, può diventare un modo con il quale lo faccio e mi maschero bene...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Sì, però tenga conto che questo signore, questo dottore rimane vivo per due ore e mezza o tre ore e mezza: sta lì a guardare l'omicida ? Tenga conto che da questi risultati del professor Centini sull'ora della morte emerge che il quantitativo assunto era ai limiti dell'effetto letale: poco meno e non sarebbe morto. L'effetto è stato potenziato dall'assunzione di Tranquirit, le solite gocce di diazepam che molti prendono. Forse queste considerazioni interessano poco, però voi pensate che un omicida che deve ricorrere a questo sistema possa dargli una dose appena rischiosa e non una dose da cavallo ? Questa comunque è la relazione.

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  PRESIDENTE. Bene, questo era uno dei dubbi.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Potrei produrla ma sono solo degli appunti, quindi vi rimando tutto.

  PRESIDENTE. Va bene, grazie. Passo la parola all'onorevole D'Uva.

  FRANCESCO D'UVA. Grazie, presidente. Ringrazio i procuratori per essere qui. Ho una serie di domande da porre, ma ho visto che il dottor Petroselli riesce a rispondere velocemente, quindi ne farò più di una sapendo che lei se le segnerà. La prima riguarda la disposizione delle analisi per le impronte digitali, perché non siano state fatte subito, sembra siano state fatte solo dopo otto anni e sia stato detto dalla procura che gli oggetti sarebbero troppo piccoli per trovarle, se quindi sia davvero così. Quali sono le prove che l'inoculazione sia stata volontaria ? Finora stiamo vagliando delle prove per cui potrebbe non esserlo stata, ma ci sono delle prove che invece dicono che effettivamente si è iniettato da solo questa dose o stiamo andando per esclusione ? Dell'esame tricologico abbiamo parlato. Mi risulta che gli oggetti per inocularsi la droga non siano stati rinvenuti, cioè che non avesse laccio emostatico, quindi anche questo è da chiarire. Ci sono poi delle testimonianze che affermano che fosse un mancino puro. L'impronta palmare in bagno di Ugo Manca, perché si parlava di un varicocele però era stato operato molto tempo prima e una delle tesi è che un'impronta palmare non possa restare tutto quel tempo in una zona umida come quella del bagno, quindi le chiedo questo. Quali sono poi le prove che la Mileti abbia ceduto la sostanza al Manca ? Sappiamo che si sono sentiti il giorno prima per telefono, ma vorrei sapere se ci siano prove di un loro incontro. A margine le chiedo se in merito all'esclusione della parte civile sia stato lei a sollecitare il giudice. Mentre lei diceva che dal momento dell'inoculazione alla morte sono trascorse dalle due ore e mezza alle tre ore e mezza, quindi chiedeva se in quel lasso di tempo fosse rimasto a guardare l'eventuale omicida, mi sono chiesto quindi, ammettendo che sia così, cosa abbia fatto in questo tempo.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Sulle impronte digitali innanzitutto bisogna distinguere. La domanda era piuttosto generica o comunque onnicomprensiva. Alcune impronte digitali sono state rilevate immediatamente in tutto l'appartamento, su alcuni oggetti, mentre su altre sono stati fatti accertamenti successivi su richiesta del giudice. Mi riferisco in particolare presumo a quelli, oltre al DNA, perché voi vi riferite alle impronte digitali ma è stato effettuato anche l'esame del DNA. Alcune impronte digitali sono state rilevate immediatamente nell'appartamento, su altre è stata disposta l'analisi. In particolare mi riferisco agli strumenti di lavoro e alle siringhe rinvenute nell'appartamento. Per quanto riguarda le impronte digitali nell'appartamento, sono state fatte subito, sono state fatte le comparazioni, ometto di citare i nomi dei periti, tutte persone qualificatissime della Polizia di Stato, dello SCO, dei servizi centrali operativi. È stato fatto anche il DNA sui residui biologici delle siringhe e sui mozziconi di sigaretta rinvenuti nell'appartamento. Dico subito che il DNA sui mozziconi è risultato esclusivamente di Attilio Manca, come anche il DNA sulle siringhe usate. Le impronte digitali rinvenute nell'appartamento sono state in tutto diciotto, una delle quali, l'impronta palmare, appartiene a Ugo Manca. Le tracce di DNA sono esclusivamente di Attilio, sia quelle sul sangue residuo delle siringhe che quelle sui mozziconi di sigarette. Le impronte digitali sono tutte riconducibili ad Attilio Manca tranne tre rinvenute nell'appartamento delle quali non abbiamo il termine di comparazione. È stata fatta la comparazione con tutti gli indagati e con le persone offese cioè i familiari, che potevano avere accesso all'appartamento, e tutte le impronte sono di Attilio Manca, tranne tre Pag. 10di persone sconosciute che comunque sono entrate nell'appartamento, forse una donna di servizio, un amico, un ospite. Quella palmare nel bagno è risultata di Ugo Manca e su questo si è fatto un discorso lunghissimo. Queste per quanto riguarda l'appartamento, poi è stato disposto un esame sulle siringhe usate e su altro materiale rinvenuto, come una bustina. Per quanto riguarda le impronte sulle siringhe gli accertamenti hanno stabilito alcune che non c'erano, altre che erano talmente minime da rendere impossibile la comparazione. Tenete presente la dimensione di una siringa da insulina. Ci vogliono due periti per effettuare l'analisi delle impronte, uno che le evidenzia perché ha una specializzazione particolare e un altro che poi le esamina e le compara laddove siano comparabili. Sono quindi venute fuori, su una delle siringhe non utilizzate, nessuna traccia, sulla confezione aperta delle bustine, nessuna traccia, su una siringa usata rinvenuta nella spazzatura delle tracce talmente frammentate che non consentivano la comparazione con nulla. Riprendo qui il discorso delle impronte, premettendo che tutti gli argomenti, che adesso trattiamo in maniera molto veloce, fugace e sostanzialmente imprecisa, ripeto ancora che sono stati oggetto di analisi attente. Andiamo avanti. Sull'impronta su cui il parlamentare chiedeva il chiarimento in riferimento a un primo tempo o a tanto tempo dopo – presumo si riferisca a quella rinvenuta di Ugo Manca – qui diamo un chiarimento. Non è esatto che questo Ugo Manca, cui faccio riferimento perché l'ha chiesto, sia stato nell'appartamento del cugino molto tempo prima. Lei sa che la morte è avvenuta il 10-11 febbraio 2004. Il cugino Ugo Manca era stato in Viterbo, in quanto, appunto, doveva fare un intervento credo di varicocele o che, comunque, richiedeva la specializzazione del cugino, ospite di quell'appartamento nel dicembre 2003. Ho letto delle critiche, non so dove, di alcuni... poi vengo alle prove sulla Mileti, ma lasciamo perdere... in ogni caso, è il dicembre 2003. Il punto sull'impronta di Ugo Manca, che appartiene a quell'ambiente, come la Commissione sa bene, è emerso perché i familiari e, in particolare, la madre, ha dichiarato che in occasione delle festività natalizie del 2003, appunto a cavallo tra 2003 e 2004, era stata nell'appartamento del figlio e aveva fatto una pulizia come si suol dire radicale, per cui si chiede – tutto si può addurre a sospetto – come possa stare lì quell'impronta. Questo era il punto cruciale. Su questo ci sono decine di pagine, ho l'intera trascrizione dei periti riguardo al fatto se l'umidità potesse avere influito e così via. Tra l'altro, l'impronta è ampiamente giustificata in questo contesto, perché stiamo valutando un'ipotesi omicidiaria. Onorevole, raffronti questo dato col fatto che in quel periodo il signor Ugo Manca, dall'esame delle celle nell'indagine svolta dalla procura di Messina, che l'ha mandata alla procura di Viterbo e non, significativamente, alla direzione antimafia di Roma, come avrebbe dovuto fare se avesse sospettato – i sospetti erano stati ben avanzati, le denunce dei familiari o dei loro tecnici erano avanzate hinc Viterbo, et inde, Palermo, Messina – stava giù, non qui il giorno in cui è morto, in cui gli sarebbe stata somministrata l'iniezione letale. Delle impronte il perito ha dato contezza, tanto che il giudice si è convinto. Su questo punto il perito ha detto che gli elementi sono talmente variabili che possono influire sulla permanenza di un'impronta o meno, che non sa dire se un'impronta digitale scompaia per il decorso del tempo o meno, perché dipende dall'umidità, dagli sbalzi di temperatura, da un'infinità di variabili. Dice, quindi, che l'impronta c'era, che è un dato obiettivo e di discutere di questo. In ogni caso, se ha ancora voglia di approfondire questo punto delle impronte, legga la trascrizione. Questi periti sono stati tutti sentiti, ovviamente, dal giudice, e sottoposti a controesame da parte della difesa. Mi pare che la trascrizione sia del dottor Privitera, forse la citazione è sbagliata, ma illumina tutto. Sul mancinismo il procuratore ha già detto...

Pag. 11

  PRESIDENTE, Scusi, procuratore, oltre al mancinismo, come chi voleva ammazzarlo doveva usare una dose più forte, lui come medico poteva conoscere la dose giusta da usare per non morire, no ? Non è che avesse dato segnali di volersi suicidare.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Assolutamente no.

  PRESIDENTE. Anzi.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Si è usato il termine suicidio, ovviamente, presumo che lo usiamo non nel senso vero, cioè di uno che compie un'azione per togliersi la vita, perché qui nessuno ha mai parlato di un suicidio di questo genere. Si dice in modo gergale che si è ucciso perché «Te fai ’na dose...», addirittura si dice «Ti sei voluto ammazzare, te la sei cercata...». Premesso che tutti gli assuntori di eroina sanno, indipendentemente dalle decantate conoscenze chimiche del dottor Manca...

  FRANCO MIRABELLI. Scusi, dottore, visto che siamo su questo punto, per un abituale consumatore di eroina non avremmo dovuto ricorrere all'esame del capello per capire che era un tossicodipendente. Stiamo parlando del fatto che si era fatto una dose di eroina così... Ho capito cos’è l'esame tricologico, ma perché si fa ? Se uno è un consumatore abituale di eroina, si vedono anche i segni sul corpo.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. (fuori microfono) Non era un tossicodipendente.

  MARIO MICHELE GIARRUSSO. Presidente, abbiamo cambiato presidenza della Commissione, così per saperlo io.

  PRESIDENTE. Ho dato il permesso al senatore Mirabelli, il presidente è imparziale.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Ho proprio davanti a me i dati degli esami istologici: trovano sulla cute due buchi, uno chiaramente visibile, quello che evidentemente è stato mortale, l'altro non visibile, pregresso, con materiale cristallino, che è quello che residua o dalla sostanza di taglio o dall'eroina stessa. Al di là di questo, è stato sentito a suo tempo da Messina un personaggio che è incredibile e che sicuramente sarà denunciato dalla famiglia come l'ideatore del complotto, tale Coppolino Lelio...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Sono due, padre e figlio.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Coppolino Lelio è l'amico d'infanzia di Attilio Manca fino a quando è andato a Roma, all'università, e poi a Viterbo. Di Coppolino, che sarà testimone nel procedimento contro la Mileti, la famiglia dirà che fa parte del complotto, ma non possiamo ignorare quello che ci dichiara: «Sin dall'età di diciassette anni insieme a Manca Attilio avevano iniziato a fare uso di sostanze stupefacenti del tipo marijuana, sostanza che, insieme ad altri ragazzi della loro comitiva, fumavano con frequenza quotidiana. Questo tipo di esperienza fatta unitamente ad Attilio durò nel periodo compreso tra il 1986 e il 1990, allorché i predetti avevano un'età compresa tra i diciassette e i ventuno anni circa. In seguito, dal 1990 in poi, Attilio Manca e i ragazzi del suo gruppo hanno iniziato ad assumere eroina. Inizialmente, sniffavano l'eroina sino ad assumerla per via endovenosa». Precisava Coppolino Lelio che nel 1990, allorché facevano uso di eroina, Manca Attilio si era già trasferito a Roma e che le volte in cui insieme allo stesso facevano uso di eroina avvenivano allorquando l'amico raggiungeva Barcellona Pag. 12per trovare i suoi genitori. Nella primavera di un imprecisato anno riferisce il Coppolino che Manca avrebbe rischiato di morire per un'overdose di eroina, ma che gli era poi andata bene avendo sbagliato il quantitativo.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Non volle andare in ospedale.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. (fuori microfono) È andato a trovarlo a Roma, dove divideva la stanza con un altro studente, a nome Gennaro.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Morto.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Lo stesso Coppolino riferiva di aver appreso poi che quest'ultimo era deceduto a seguito di incidente stradale avvenuto proprio nella città capitolina. Insieme utilizzavano sostanze stupefacenti. Parla poi di tutta la vicenda della fornitrice di eroina a Roma, da chi andavano. Si riferiscono, appunto, a questa Monica Mileti, chiamata Monique, assiduamente ricercata il giorno prima di morire da Attilio Manca.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Su questo punto ecco le prove.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Ci sono i tabulati.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Se posso continuare, posto che nessuno ha mai messo in dubbio il mancinismo del morto, di Attilio Manca – per mille ragioni, perchè non c'era motivo di dubitare – completo la deposizione citata dal procuratore. Tenga presente che questi testimoni dicono, al di là di considerazioni di ordine logico – mi riferisco a Coppolino, a Ginepri e ad altri – che usavano abitualmente la destra e la sinistra per iniettarsi l'eroina. Chi ha esperienza di assuntore, non dico di tossicodipendenti all'ultimo o a metà stadio, ma di assuntore con una certa frequenza, sa che non c’è nessuna difficoltà a iniettare con la mano destra o sinistra in generale. Non dico che Attilio Manca fosse ambidestro. Non si è mai è arrivati a questo. Si è usato forse impropriamente il termine, ma il suo era un «bimanualismo». Il chirurgo, sia pure non il professore, che si sta specializzando in laparoscopia – tutti abbiamo in mente adesso le due mani del chirurgo – in particolare in tema di urologia... qui siamo non dico ai primordi, ma nel 2004. Basta vedere un filmato di un intervento di urologia in laparoscopia per vedere che alcune manovre, per esempio, di necessità si deve saper usare anche la destra. Certamente, la mano del chirurgo che è di suo uso abituale compirà l'azione più complessa, ma deve comunque operare l'altra mano, destra o sinistra che sia. Improntare tutto sulla tesi che, siccome è mancino e si trova il segno di puntura sul braccio sinistro e su questo far cadere tutto, è stato anche questo superato, discusso e criticato. Mi riferisco non alle trascrizioni o alle osservazioni del pubblico ministero, ma a quello che osserva il giudice nelle sue ordinanze, come quella finale, poi criticato...

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. In ogni caso, un medico dell'ospedale Belcolle, su cui non faccio commenti, i commenti li fa la gente che lo conosce, ha dichiarato che Manca utilizzava solo la mano sinistra. Questa dichiarazione c’è.

  PRESIDENTE. Viene, però, la voglia di domandarvi perché non avete trovato uno che ha detto che le usava tutte e due, non come dichiarazione generica, asserendo che non possono che operare con due mani. Come, però, c’è stato un medico che ha dichiarato, al di là della persona, come dice lei, che ha dichiarato che era sicuramente mancino, un collega che dicesse Pag. 13che usava tutte e due le mani si trovava o no ?

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Dovete pensare che tutta quest'indagine nasce col senno di poi. La gente non vuole più sentire parlare di questa storia...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Non capisco. Stiamo discutendo non del mancinismo in generale, del bimanualismo del chirurgo o del mancinismo del chirurgo ostetrico anziché di un altro. Stiamo discutendo di un caso preciso: era il dottor Manca, tra i tanti elementi che stiamo esaminando, in grado con la mano destra di compiere un'inoculazione nel suo braccio sinistro ? La risposta, dal punto di vista logico da quello che abbiamo sentito, è evidentemente sì. Questi ragazzi si avvicinano all'eroina a Roma, all'università, e il Manca era particolarmente attento, tanto che si riforniva solo da Monique, perché non voleva rovinare la sua immagine, frequentava un'università cattolica.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Siamo, però, sempre lì. Da qualche parte lo dice.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Lo dice che l'adoperavano tutti e due.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Ho trovato il riferimento, altrimenti si danno per scontate delle cose: sempre il Coppolino descriveva l'amico Attilio come una persona che utilizzava indifferentemente sia la mano sinistra sia la mano destra per iniettarsi l'eroina al braccio. Questo è un interrogatorio della squadra mobile di Messina di parecchio tempo dopo.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. No, non... Le spiego l'origine, se vuole.

  FRANCO MIRABELLI. Mi scusi, perché è credibile Coppolino e non chi ha dichiarato che operava solo con la mano sinistra ?

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. (fuori microfono) Perché è più credibile quello che afferma la possibilità di fare una cosa che non quello che la esclude.

  FRANCO MIRABELLI. Mi sfugge.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Voglio dire che l'affermazione di un fatto positivo supera quella di chi ne riferisce uno negativo. È abbastanza evidente.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Non è così. Va valutata nel contesto. Ho detto all'inizio che ogni parola va pesata.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Inoltre, i personaggi sono quelli che sono. Coppolino potrebbe pure essere il capo del complotto che ha deciso di uccidere Manca e che fa queste dichiarazioni ad hoc. So che l'altro medico non gode di una grossa credibilità.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. A parte questo, scusi, procuratore, l'elemento va valutato nel contesto che ho detto prima. È uno che la assume da quando aveva vent'anni...

  FRANCESCO D'UVA. Quali sono le prove che sia stata la Mileti e cosa ha fatto il Manca nelle tre ore tra l'inoculazione e la morte ?

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  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Cosa ha fatto il Manca durante le tre ore fino alla morte evidentemente lo sa soltanto lui, che purtroppo è morto. Dall'inoculazione alla morte non c'era nessuno: come lo ricostruiamo ? L'elemento è stato portato da me come osservazione, tra le tante che sono state fatte, per supportare l'incredibilità di una modalità omicidiaria di quel tipo. Si badi bene che non è facile fare un'iniezione senza lasciare segni sul corpo di colui che viene aggredito. Bisognava tenerlo fermo, perché Attilio Manca era un bel giovanotto, in senso letterale, non solo bello, ma anche prestante, aitante. Avrete visto le foto. Non è facile, quindi, fare un'iniezione di eroina a un soggetto di questo tipo. Oltretutto, dopo l'inoculazione ci vogliono tre ore per morire, non si cade giù e si muore. Secondo un mio pensiero, che vale quel che vale, è come un assuntore di eroina che si fa la sua dose e resta lì, avendo soddisfatto la sua necessità, non dico il suo piacere – a quel punto, non si sa più se sia una necessità – e aspetta. Intervengono dopo un po’ di tempo il sopore, elementi neurodeprimenti, e muore. Non so, quindi, cosa abbia fatto.
  Era solo un elemento per dire che non è che l'omicida sta lì ad aspettare per vedere se muoia, ma non credo che sia di grandissimo rilievo quel che ha fatto lì lui. Secondo noi, è rimasto lì, si è fatto la dose, è morto, caduto forse nel sonno. Non lo so. Quanto alle prove della Mileti, ma avete gli atti e potete vederle, tenga conto che fu addotta a sospetto da parte della procura – per i familiari o per chi interviene nel dibattito, una volta è colpevole e un'altra no – fin dal primo momento, tanto che c’è una perquisizione. Dall'esame dei tabulati fatto nell'immediatezza e poi confortato da altri, come da quest'indagine di Messina sui tabulati di altre persone, che se vuole le elenco, emerge, infatti, che il giorno 10 febbraio ha un numero elevatissimo di contatti, attraverso il cellulare, con Attilio Manca, il quale va a Roma. Tenga presente che, tra l'altro, dopo alcuni diranno che è andato a Roma a cercare un dvd, una cassetta. Abbiamo questa serie di elementi e fu fatta una perquisizione dalla Mileti, che non è soggetto estraneo, genericamente, al mondo degli stupefacenti. Ha, infatti, un precedente per stupefacenti, non per percosse o altro. C’è la perquisizione e in casa troviamo del materiale, non tutti gli elementi che normalmente si trovano, com’è stato detto dai difensori, ma troviamo cucchiaini sporchi, laccetti per chiudere le bustine di sostanze, siringhe da insulina, il tutto contenuto negli astucci portaocchiali.

  PRESIDENTE. (fuori microfono) Eroina no ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. No, troviamo i cucchiaini sporchi di sostanze che servono per sciogliere, verosimilmente, sostanze stupefacenti. A quel punto non sapevamo. Fu addotta a sospetto, ma questi elementi non furono ritenuti idonei. Fu indagata. Il GIP disse di fare le indagini e furono indagati due gruppi di persone, aggiungerei più uno: amici, medici, infermieri, che avevano partecipato a una certa cena e non ci interessa. L'altro gruppo è quello che chiamiamo dei barcellonesi, di siciliani, di presunti mafiosi. Fu indagata anche Mileti Monica. Va avanti l'indagine e questi elementi non sono ritenuti sufficienti. A un certo punto, si sommano con un'indagine che compie, come si citava, la procura di Messina su denunce attivate dai familiari del Manca. La procura di Messina si mette a indagare e il procedimento per articolo 74, associazione finalizzata allo spaccio di stupefacenti, finisce con l'archiviazione per loro. Il giudice dice, però, alla procura di Messina che sono emersi elementi nei confronti di una certa – non sapevamo neppure chi fosse – Monique, che dalle indagini svolte risultava avere certi tabulati, e di attivarsi. Il procuratore di Messina non lo manda alla DDA di Roma, ma a noi, dicendoci che erano emersi elementi contro Mileti Monica, che a quel punto era indagata insieme all'altro gruppo. Eravamo alla fase finale delle richieste. A quel Pag. 15punto, uniti ai primi indizi, questi elementi, cioè le dichiarazioni di Ginepri, Coppolino Lelio, in sostanza gli amici di quel periodo, ci dicono che lui era un consumatore. Ginepri, che pure emerge da quest'indagine e che è un barcellonese, è colui che ha presentato Monique, Mileti Monica, nei tempi d'oro ad Attilio Manca. Anche lei è di origine meridionale, trasferitasi a Roma. Ci dicono anche che Attilio Manca era molto attento, perché non voleva rovinare la sua reputazione. Era studente all'università Cattolica, frequentatore di una scuola di specializzazione in Roma. Peraltro, ovviamente era consapevole di essere un giovane dal futuro certamente brillante. Non era un genio, secondo me, come lo descrivono, da santificare, ma era un giovane di belle speranze e, quindi, giustamente ci teneva molto. Ci dicono che si riforniva solo da questa Monique. Tenete presente, poi, che il giorno prima ci sono tutti questi contatti. In precedenza, non sentiva tutti i giorni la Mileti, la sua fornitrice. Ecco dov’è rafforzata l'ipotesi che il Manca fosse un consumatore frequente, ma non di tutti i giorni. Era riuscito in qualche modo a dosare queste sue assunzioni. Guarda caso, prima di questi incontri, si era rivolto a Monique nel novembre 2003, tre mesi prima, quindi ogni tanto si faceva l'eroina. Questi sono gli elementi che hanno indotto sia il pubblico ministero, sia lo stesso giudice a chiedere l'archiviazione per tutti gli altri, ma non per Mileti Monica, per la quale ci sono gli elementi e si va a giudizio. Il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio. Un altro GIP ha esaminato la posizione di Mileti Monica sulle carte e ha detto che l'omicidio colposo – chiamiamolo così – era prescritto, che per la sostanza stupefacente, articolo 73, c'erano gli elementi per andare davanti al giudice del dibattimento. Arriviamo davanti al giudice del dibattimento: non facciamo anticipazioni, ma alla prima udienza abbiamo problemi processuali, alla seconda il pubblico ministero pone il problema, che non nasce per la prima volta – c’è giurisprudenza sul punto – della presenza della parte civile e così rispondo anche all'ultima domanda su chi abbia sollecitato: lo ha fatto il pubblico ministero. Disse che gli sembrava che ci fosse un'anomalia processuale, nel senso che la parte civile non poteva stare in quel processo perché non ne aveva più titolo.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Soprattutto se può partecipare al processo per chiedere l'assoluzione dell'imputato. Questo è il paradosso.

  PRESIDENTE. Do ora la parola ai deputati innanzitutto, perché tra poco inizieranno nuovamente le votazioni in Assemblea alla Camera.

  CLAUDIO FAVA. La mia domanda è per il dottor Petroselli. Colgo un elemento abbastanza strano. Avete detto di non aver voluto audire la famiglia perché ritenevate che, avendo un'ipotesi di lavoro in conflitto con quella proposta dalla famiglia...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. No, quella era un'osservazione... mi scusi se la interrompo.

  CLAUDIO FAVA. Sì, ma sto raccogliendo le sue parole. Ritenevate, giustamente, che i termini di quest'audizione sarebbero stati anche dal punto di vista umano facili da sostenere. Mi chiedo come poteste avere già un'opinione, un convincimento così robusto e consolidato di fronte a un atto che pensiamo dovesse essere il primo.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Quale atto ?

  CLAUDIO FAVA. Ascoltare i genitori del morto. Non mesi o anni dopo, ma nell'immediatezza del fatto, perché siamo di fronte al fatto che, a giudicare dagli atti che abbiamo letto, dalle testimonianze che abbiamo assunto, ha conservato nel corso degli anni qualche elemento di dubbio, di opacità, spero anche dal punto di vista Pag. 16della procura. Il fatto che, però, abbiate detto di avere un'opinione divergente rispetto a quella della famiglia e quindi che non li avete ascoltati, come prima opinione e prima assunzione di decisione mi sembra abbastanza paradossale. Registro anche il fatto che molti atti istruttori sono stati sollecitati successivamente dal GIP: questo rivela qualche elemento di semplificazione nell'indagine della procura. Ci sono, però, alcune domande più specifiche che vorrei farvi. Avete ascoltato e ascoltato a lungo e bene gli amici di Manca. Ora, una persona che si dice che poteva essere un assuntore frequente di eroina, che però ha gestito questa frequenza d'assunzione in costanza di frequentazione dell'università Cattolica, di tirocinio, apprendistato, assunzione e lavoro, che lo aveva proiettato comunque come uno dei migliori specialisti del suo ramo in Italia, è difficile immaginare che possa gestirsi nell'assoluta clandestinità anche rispetto a un dubbio, uno sguardo, una preoccupazione, un sospetto, una valutazione da parte dei colleghi. Avete mai chiesto o rilevato, da parte dei colleghi, qualche punto di dubbio sul fatto che Manca si dedicasse ad assumere, frequentemente o meno, eroina o altre sostanze stupefacenti ?
  Sul fatto che fosse un mancino conclamato e che come tale si comportasse nella vita ordinaria, vi risulta che uno dei suoi colleghi abbia dichiarato non solo che non operava mai con la mano destra, ma che in alcuni casi abbia chiesto ad alcuni suoi assistenti o colleghi di intervenire al posto suo quando occorreva intervenire, in quel momento utilizzando, dal suo punto di vista, la mano destra ? Che si sia fatto sostituire proprio per evitare di utilizzare la mano destra, a meno che questa non sia un'informazione che grossolanamente ci è stata fornita, ma che non risponde a verità ? Dei tabulati delle telefonate del Manca non abbiamo parlato questa sera, ma ci sono alcune valutazioni e notizie abbastanza in contraddizione tra loro su chi possiede e chi abbia analizzato questi tabulati. La procura di Messina, la DDA di Messina, ci dice di non averli mai visti. Il punto è la certezza che il telefono del Manca si trovasse collocato nel territorio di Viterbo a luglio e a ottobre, perché i periodi che ci interessano sono sia quello dell'operazione sia quello dell'eventuale visita fatta successivamente a Provenzano. Quanto al naso, abbiamo visto delle fotografie. Capisco che per voi l'esser mancino è un dettaglio, essersi frantumato il naso con un telecomando cadendo sul letto un dettaglio...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Di fratture parla lei.

  CLAUDIO FAVA. A noi sono state indicate come fratture.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. (fuori microfono) Da chi ? Qui, obiettivamente...

  CLAUDIO FAVA. A voi non risultano fratture ? Il naso non è stato fratturato ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. (fuori microfono) Questa frattura, di cui ogni tanto ho letto qualcosa dai giornali, da dove viene ? Nelle carte medico-legali di fratture non si parla. Si è fatta questione di presenza di sangue.

  CLAUDIO FAVA. Non è questione di presenza di sangue. Le fotografie che abbiamo visto, che immagino siano le stesse che avete voi...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. (fuori microfono) Lo ha visto dalle foto ?

  CLAUDIO FAVA. Sì. Sono foto che non mostrano soltanto ecchimosi e presenza di sangue, ma il setto nasale deviato, gli esiti di un colpo che non può essere quello di un telecomando. Che valutazione date, dal punto di vista tecnico-scientifico e giudiziario, del fatto che ci si sia potuti provocare attraverso una caduta sul letto...

Pag. 17

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. (fuori microfono) Non ce la faccio più a seguirla.

  CLAUDIO FAVA. Se, però, mi interrompe, sono io che non seguo me stesso. Mi faccia prima formulare le domande e poi chiude.

  PRESIDENTE. (fuori microfono) Voi siete abituati a fare domande...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. (fuori microfono) Sì, ma se mi si rivolgono dieci domande...

  CLAUDIO FAVA. Noi ascolteremo cento risposte senza interrompere. C’è un'informativa del capo della squadra mobile Gava, in cui si dice che il dottor Manca non si è mai allontanato da Viterbo. Ci dica se così è.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. (fuori microfono) Nel novembre 2006.

  CLAUDIO FAVA. Soprattutto, ci dica se vi risulta che il dottor Manca non si sia mai allontanato da Viterbo né durante il mese di luglio né durante il mese di ottobre o se nelle risultanze dell'inchiesta qualche elemento di dubbio, di incertezza vi sia sulla sua presenza o sulla sua assenza. Infine, avete notizia di un rapporto dei ROS in cui si parla non soltanto di una presenza episodica, ma significativa, di Provenzano a Barcellona ospitato in un convento, con la presenza di Cattafi, legato da rapporto di amicizia e di intimità con Ugo Manca ? Vi risulta un rapporto dei ROS che mette insieme queste tre figure nell'ordine e con il ragionamento che vi sto proponendo in modo molto sintetico ? Questo non c'entra con l'ipotesi suicidio/morteaccidentale/omicidio. Nel caso in cui, però, occorresse anche immaginare un contesto, che dovesse aprirsi anche a eventuali responsabilità di Provenzano, vorrei sapere se questo rapporto dei ROS sia di vostra conoscenza o meno.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Non conosco il rapporto.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. A che epoca risalirebbe ?

  CLAUDIO FAVA. Ci è stato indicato dal procuratore della Repubblica di Messina.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Sì, ma di che periodo parliamo ?

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. (fuori microfono) Lo sa il procuratore di Messina.

  GIULIA SARTI. Del 2005.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. (fuori microfono) Cioè, Provenzano a Barcellona Pozzo di Gotto. Il 2005 è dopo la morte di Manca.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Sarebbe un anno dopo la morte del Manca ?

  GIULIA SARTI. Il rapporto è del 2005.

  CLAUDIO FAVA. La domanda è se abbiate conoscenza del rapporto dei ROS, che c’è, che certifica i rapporti di consuetudine criminale tra l'ambiente mafioso di Barcellona Pozzo di Gotto e il signor Bernardo Provenzano prima della sua cattura.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. A meno che non stia nel processo...

Pag. 18

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Questo è presumibile, altrimenti non si capisce perché tutto il complotto nasca a Barcellona Pozzo di Gotto.

  CLAUDIO FAVA. Mi scusi, procuratore, qui non stiamo opinando che Provenzano sia responsabile perché ha frequentato Barcellona. Nella ricostruzione di un contesto, però, se si ha la certezza che Provenzano ha frequentato Barcellona e non Siracusa, se qualcosa è accaduto a Siracusa, non è assumibile la presenza di Provenzano come causa di quello che è accaduto.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Personalmente, di questo rapporto dei ROS sento parlare per la prima volta adesso. Penso valga anche per il dottor Petroselli, altrimenti ne avremmo parlato.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. (fuori microfono) A meno che non sia in una congerie di atti, dai quali ho estrapolato una parte, il processo cosiddetto «Grande mandamento». Si tratta di un processo durato anni, fatto dalla procura di Palermo, consistente in novanta-cento faldoni, una cosa impressionante, di cui ho estrapolato gli atti che potevano interessare quel rapporto a cui faceva riferimento prima, quell'informativa del 2006. A meno che non sia lì, di queste frequentazioni e collegamenti non ho mai saputo.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Per quanto riguarda l'informativa del dottor Gava, era stato semplicemente a suo tempo chiesto se Attilio Manca, che doveva essere andato a Marsiglia a operare Provenzano, si fosse allontanato dall'ospedale Belcolle di Viterbo.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Era in servizio.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Lui è risultato essere sempre in servizio. Certo, il sabato e la domenica o quando c'era il fine turno di un giorno e mezzo, risultava...

  GIUSEPPE LUMIA. Mi scusi, presidente, ma è clamoroso: Attilio Manca risultava assente dal servizio il 25 e il 26 ottobre.

  PRESIDENTE. Fermo là.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Non era assente dal servizio. Non doveva lavorare. Era assente dal servizio nel senso che... orari di lavoro...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. È in servizio, però non timbra. Il concetto tradotto è che è in servizio, ma la domenica non timbra. Se scrivete una lettera e chiedete al procuratore, dottor Petroselli, se da una certa data è in servizio, la risposta è sì, ma la domenica...

  PRESIDENTE. Bisogna capire se era di turno. Questo è il problema.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Su questo si è sviluppato poi tutto un altro discorso...

  PRESIDENTE. Completiamo le risposte. Vi prego di procedere ordinatamente.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Non so se la risposta sul naso sia stata esauriente. Non risulta agli atti, in particolare dalle indagini mediche fatte sul cadavere, una frattura o elementi di violenza esercitati.

  GIUSEPPE LUMIA. C’è il naso deviato in foto.

Pag. 19

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. La foto è un elemento che può essere spurio o indicativo. Io quando leggo le condizioni di un cadavere, vedo le foto prima e dopo la lettura dell'autopsia. Se non è scritto che presenta lesione longilinea all'avambraccio, frattura angolata delle ossa proprie del naso o cose del genere, per me la frattura non c’è. È emersa nel corso del processo la presenza, che è stata fatta rilevare, di sangue, si diceva abbondante. Da dove, com’è venuto questo sangue ? Siccome la prima perizia non era esaustiva per chi leggeva, allora si è fatto l'approfondimento e si è spiegata la presenza di quel sangue: con l'eroina e tutto il resto si muore per edema polmonare acuto, che comporta emorragia orofaringea, nasale e così via. Da lì può essere nata, ma negli atti non ho nessuna frattura, salvo le foto, ma se guarda una foto da una certa angolazione, probabilmente vede me col naso storto.

  PRESIDENTE. Probabilmente, oltre a quelle che sono state mostrate a noi, bisogna guardare anche altre foto e capire meglio. Nella documentazione, in effetti, questo è un aspetto dal quale emerge che in alcune foto c’è e in altre no. L'angolazione o l'uso di queste foto fatte a sostegno di una tesi rispetto a un'altra può esserci stato. Questo dobbiamo verificarlo, fa parte del lavoro che dovremo fare.

  CLAUDIO FAVA. Avevo chiesto se fossero stati mai interrogati i colleghi di Manca a proposito della sua tossicodipendenza rivelata, palesata, sospetta.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. La risposta è no. Sono stati interrogati, ma nessuno ne ha parlato mai. Ho annotato qui, salvo gli amici di Roma e i pregressi, che lo apprendiamo con la morte. Quando iniziamo a indagare, per cui arriviamo all'analisi del capello. Sono tutte domande che ci siamo posti, per questo si coinvolge il tossicologo. Il fatto che sia un medico lascia un po’ perplessi. Non è il primo caso, si sa che nella casistica c’è, purtroppo, anche questo. Fortunatamente, non tanti.

  PRESIDENTE. Di tossicodipendenti che sanno mascherare non ce ne sono tanti.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Non sono tossicodipendenti, ma assuntori di eroina. Non bisogna essere necessariamente tossicodipendenti. Lui riteneva di non essere tossicodipendente.

  GIULIA SARTI. Anch'io le chiedo ulteriori precisazioni su quanto già ci avete detto sia su alcuni elementi di fatto, sia su scelte processuali da voi fatte durante questi anni. Lungi da me fare ulteriori questioni sul mancinismo puro di Manca. Ho capito benissimo ciò che rilevate, avete citato ovviamente Coppolino Lelio, tra parentesi amico di Ugo Manca, ma ci sono tutti i colleghi di lavoro di Attilio Manca che sono stati sentiti anche negli ultimi anni dai carabinieri di Messina: non uno solo, ma una serie, Fabio Riccardi, Loredana Mandoloni, Giuseppe Panini, Maurizio Orlando Candidi. Tutte queste testimonianze sono state depositate nella memoria difensiva da parte dell'avvocato di parte civile, quindi ovviamente sono agli atti e in tutte si dice chiaramente che Attilio Manca operava sempre con la mano sinistra. Prove per confutare le dichiarazioni, eventualmente, di Coppolino Lelio ce ne sono. Sta poi alla vostra valutazione. Inoltre, ovviamente avete citato Monica Mileti e il fatto che ci sono state telefonate nei suoi confronti il giorno prima della morte, ma non ci sono state mai telefonate nel 2004. Ci avete detto che c’è stata un'altra telefonata nel 2003, per cui potrebbe darsi che un consumatore abituale si sia rivolto alla Mileti nel novembre 2003 e poi nuovamente nel 2004.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Sono tre mesi, novembre, dicembre, gennaio e febbraio.

Pag. 20

  GIULIA SARTI. Certo, sono tre mesi. Perché non sono mai stati acquisiti i tabulati del 2003 al processo ?

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Perché non si possono acquisire quelli precedenti.

  GIULIA SARTI. Perché ?

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. (fuori microfono) Innanzitutto, i tabulati di chi ?

  GIULIA SARTI. I tabulati telefonici delle telefonate fatte da Attilio Manca e ricevute del 2003.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. (fuori microfono) Sono stati fatti per un certo periodo, addirittura fino al 2004. Siamo andati indietro per qualche tempo e non abbiamo trovato niente, tranne quelle remote, per cui non è stato possibile neanche dopo. Le abbiamo, però, trovate ugualmente a seguito delle indagini della procura di Messina, che presumo lei avrà avuto modo di vedere.

  GIULIA SARTI. Certo.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Siamo andati indietro al 2000, tutte quelle intestate alla Mileti Monica.

  GIULIA SARTI. No, mi riferisco a quelli di Attilio Manca di tutto il 2003. Risultano non acquisiti al processo, altrimenti li avrebbero gli avvocati di parte civile.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. (fuori microfono) Noi abbiamo quelli che risultano dagli atti. Per i rapporti con Mileti, le abbiamo in epoca pregressa, perché si sono inserite in quella perizia fatta da Genchi ...avete capito quale. In questo coacervo c'erano anche questi dati, ma li abbiamo acquisiti per un certo periodo. Si badi bene che il 10 febbraio 2004 troviamo un morto sul letto, siringa, la classica apparenza, per cui, come facciamo sempre, chiediamo i tabulati per individuare il fornitore. Nessuno ha mai avuto certi sospetti, a meno di essere dotati di palla di vetro... gli elementi prospettati dai familiari e dai difensori vengono molto tempo dopo. In quel momento andiamo ai tabulati di un certo periodo per verificare con chi fosse in contatto, se troviamo il fornitore. Se telefona ripetutamente al numero 222, andiamo a verificare. È l'indagine classica del morto per overdose. Abbiamo fatto quello che si richiede per il periodo ritenuto congruo.

  GIULIA SARTI. Non era, quindi, ritenuto congruo.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Poi i rapporti tra Manca e Mileti, li abbiamo in base agli altri tabulati...

  GIULIA SARTI. Ho capito. Secondo voi, si presume che abbia preso da lei dosi nel novembre 2003 e che poi ne abbia riprese nel febbraio 2004, tre mesi dopo. Un drogato abituale...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Questa è la presunzione. Si badi bene che il giorno della morte, appena la Mileti è chiamata dalla polizia...

  GIULIA SARTI. Va bene, passo oltre perché ho altre cose da chiedere.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. (fuori microfono). .. dice: «Cosa mi hai combinato questa volta, caro il mio cervellone ?» ignorando che nel frattempo era morto...

  ENRICO BUEMI. Questa è una novità.

Pag. 21

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Come, una novità ? È agli atti ab immemorabili. Quando la polizia, il giorno dopo la morte, ha citato tutti gli amici e Mileti Monica – abbiamo fatto la perquisizione due o tre giorni dopo – interrogata e più volte sentita, riceve l'invito ad andare in questura, aveva un messaggino sul telefonino dell'Attilio Manca ormai morto in cui era scritto: «Mi ha chiamato la polizia: cos'hai combinato questa volta ?» e usa un termine affettuoso, come «mio bel cervellone», scherzoso.

  GIULIA SARTI. Che i due si conoscessero non è messo in dubbio, perché la Mileti gli era stata presentata da Ginepri, che era amico di Ugo Manca, quindi questo non è in discussione. Ho semplicemente chiesto dell'acquisizione dei tabulati, tutto qui, nel 2003. Potrebbero essere rilevanti. Questo, ovviamente, era stato richiesto, ma passiamo oltre perché ho molte altre cose da chiedervi. Sul mancinismo puro ci sono queste testimonianze. Inoltre, presumete che un mancino puro, che però opera di laparoscopia, debba essere in grado di usare tutte le due mani: questo potrebbe voler dire anche che chi guida una bicicletta, una macchina, è ovvio che debba saper usare entrambe le mani, ma questo non significa che, per iniettarsi una dose, debba per forza utilizzare l'altra mano. Nell'altro braccio sono stati rinvenuti dei buchi ? Di solito, quando una persona utilizza un altro braccio, si presume che probabilmente quello dove si buca abitualmente sia pieno di buchi. Se non ce n'era nessuno, forse bisogna porsi qualche domanda. Perché preferisce come prima ipotesi bucarsi con l'altra mano ? Poi potrete dirmi ciò che riterrete opportuno, ovviamente, io ve le faccio tutte di seguito.

  PRESIDENTE. Posso chiedere al senatore Gaetti di presiedere ? Io dovrei andare in Aula. Finito l'intervento dell'onorevole Sarti, completate le domande, i procuratori sono disponibili a tornare, anche perché non abbiamo per niente toccato il caso Musarò, che non è meno importante. Chiedo scusa, ma si sta votando la riforma della Costituzione e vorrei andare in Aula.

  LUIGI GAETTI. Possiamo anche sospendere sin da adesso.

  PRESIDENTE. Penso che ci sia la necessità da parte di alcuni colleghi di fare alcune domande subito. Il seguito possiamo farlo già dalla settimana prossima.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Quando volete.

  PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI GAETTI

  GIULIA SARTI. Continuo. Non ne abbiamo parlato, ma immagino voleste riferire anche su una delle ultime scelte processuali fatte recentemente. Sulla denuncia per calunnia nei confronti di Antonio Ingroia, vorrei chiederle come la spiegate, dato che si tratta di una valutazione del contenuto di quell'informativa, di un documento, fatta da un difensore durante un'udienza. Quindi, è abbastanza bizzarro – mi permetto di dirlo, ma è ovviamente una mia opinione personale – che un pubblico ministero faccia una denuncia e poi debba indagare sullo stesso avvocato che ha fatto delle dichiarazioni su un documento dello stesso processo. Le chiedo, infine, a che punto sono le indagini. Poiché penso che sia stato fatto un interrogatorio nei suoi confronti a dicembre, volevo chiedere semplicemente a che punto sono queste indagini. Inoltre, su questa informativa tanto citata di Gava...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Adesso ha parlato di calunnia...

  GIULIA SARTI. Di Ingroia.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Ne parliamo a parte, perché è un po’ marginale o fuori...

Pag. 22

  GIULIA SARTI. Sì, infatti riguarda proprio l'ultimo periodo. È una cosa particolare che ci sia una denuncia di questo tipo all'interno di uno stesso processo. Sull'informativa di Gava, il documento a cui si fa spesso riferimento, che è stato citato anche prima, vi risultava, nel momento in cui l'avete acquisita, che lui fosse stato processato per falso per un'informativa redatta ai tempi del G8, quindi condanna passata in giudicato ? L'attendibilità di una persona...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Stiamo parlando di dieci anni dopo...

  GIULIA SARTI. Le chiedo solo se vi risultasse. Inoltre, abbiamo chiarito che Attilio Manca risultava in servizio, quindi non presente all'ospedale nei giorni in cui Provenzano si stava operando in Francia. Questo serve soltanto ai fini dell'accertamento della verità, cioè è semplicemente da prendere in considerazione perché accertare la presenza è molto diverso che accertare che una persona fosse in servizio. Sembra sparita dai tabulati questa telefonata che citavate prima che la madre aveva ricevuto. È tutto qui. Visto che non c’è modo di riscontrare se queste informazioni sono vere o false perché i tabulati del 2003 non sono stati acquisiti, è impossibile fare i relativi riscontri. Circa l'incompatibilità della Ranalletta, voi avete detto che non c’è incompatibilità, anche se...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Non è che abbiamo detto....

  FRANCO MIRABELLI. Scusi, presidente. Siamo alla decima domanda della collega Sarti. Se abbiamo deciso di raccogliere le domande, è bene che lo facciamo e loro ci risponderanno la prossima volta. Facciamo le domande senza troppi commenti.

  GIULIA SARTI. Allora mi fermo qui. Avete sostenuto che la Ranalletta, incaricata di fare queste perizie, che conosceva ovviamente Attilio Manca, che era deceduto, ci sono anche foto... Voglio sapere se non fosse il caso di disporre una perizia da parte di altri...

  PRESIDENTE. Adesso raccogliamo tutte le domande e le riformuliamo per iscritto, così lei avrà modo di leggerle con calma e risponderà la prossima volta. Queste sono le disposizioni lasciate dalla presidente Bindi.

  ANDREA VECCHIO. Sarò estremamente telegrafico, perché tutte le domande sul processo sono state già fatte, quindi non ho nulla da domandare. Voglio fare, però, un'annotazione sull'esordio del procuratore Pazienti, che mi ha molto angosciato. Questa angoscia mi ha fatto assistere al dibattito che si è svolto in quest'aula con molta prevenzione. Il procuratore Pazienti ha detto che sull'intervento di Provenzano in Francia, in Costa Azzurra, non so dove è stato...

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Non dica in Costa Azzurra, altrimenti commette gli stessi errori degli altri. A Marsiglia, che non è Costa Azzurra.

  ANDREA VECCHIO. A Marsiglia. La magistratura di Palermo ha fatto tutte le indagini e conosce tutti gli...

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. (fuori microfono) [...] l'attuale procuratore della Repubblica di Roma e il suo aggiunto Prestipino, che sono andati più volte a...

  ANDREA VECCHIO. Le spiegazioni me le darà dopo. Hanno fatto tutte le indagini e hanno individuato tutti gli italiani...

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. (fuori microfono)

Pag. 23

  ANDREA VECCHIO. Mi perdoni, non commenti, «anzi – e qui il procuratore ha un po’ alterato la voce – i siciliani», quasi per additare con scherno...

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. No.

  ANDREA VECCHIO. Io ho letto questo, mi faccia completare, la prego...

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Però a questo risponderò oggi...

  ANDREA VECCHIO. Mi risponde, come vuole, quando è giusto il momento. Io sono siciliano e quando si usa l'aggettivo «siciliano» in termini discriminatori, come l'ha usato lei...

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. No, se mi fa parlare evita di fare una brutta figura... Lei ha capito il contrario di quello che volevo intendere io.

  ANDREA VECCHIO. Senta, la brutta figura la fa lei, non io.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Io intendevo esattamente il contrario.

  ANDREA VECCHIO. L'unica mia perplessità in tutto il discorso che ho ascoltato è questa che deriva dall'accentuazione del termine «siciliano», discriminandolo rispetto all’«italiano». Io mi sento ferito, ma si sente ferito il popolo siciliano. Non è possibile che si adoperino in maniera discriminatoria questi vocaboli.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Su questo devo rispondere subito. Mi creda, mi dispiace che non ci siamo capiti. La mia era una polemica contro gli altri, contro quelli che da tre anni, ogni volta che dico che abbiamo un testimone, mi rispondono che però è di Barcellona Pozzo di Gotto, è siciliano eccetera. Più volte mi sono difeso chiedendo se allora dobbiamo ritenere che questo è un complotto dei siciliani ! Ecco perché ho adoperato quella frase, proprio in senso contrario, in polemica contro chi in continuazione mette il dito nella piaga, obiettando che tutti i testimoni che io porto sono siciliani. Allora, la stessa cosa vale per la Ranalletta, per il marito, il professore. È proprio il contrario, guardi ! Mi dispiace di aver dato un'impressione diversa. Spero che non tutti abbiano avuto la stessa sensazione. Tutto volevo tranne che fare un'affermazione discriminatoria. Era il contrario. Io mi sentivo continuamente discriminato perché, quando portavo un testimone, mi dicevano che era «siciliano». Mi creda, era questo il mio intento, assolutamente non l'altro.

  GIUSEPPE LUMIA. La prima questione importante, a mio avviso, da cui dovremmo partire è l'impronta che voi avete accertato della presenza di Ugo Manca. Chi è Ugo Manca ? Vediamo il profilo dei contatti con la mafia di Ugo Manca. Ugo Manca è in contatto storico con Rosario Pio Cattafi, oggi detenuto al 41-bis, inserito nell'alta mafia, coinvolto anche nella vicenda «trattative». Ugo Manca è amico del mafioso Porcino, del mafioso Calderone, è presente al summit presso l'azienda agricola di Salemi il 7 maggio del 2002, e pensate un po’ per fare cosa ? Per festeggiare la temporanea assoluzione del boss Merlino, lì presente, per l'omicidio Alfano, papà di Sonia Alfano. Quindi, noi stiamo parlando di Ugo Manca che ha questi requisiti. Inoltre, lei dovrebbe sapere che Ugo Manca è legato al famoso Ginepri e al famoso Coppolino che, dopo che viene coinvolto Ugo Manca, dichiarano che Attilio Manca era assuntore prima di marijuana poi anche di eroina. A voi non sfuggirà anche che a presentare ad Attilio Manca la famosa Mileti è proprio Ugo Manca. Quindi, stiamo definendo il profilo di Ugo Manca. Andiamo ora a definire la presenza di Provenzano a Barcellona. La presenza di Provenzano a Barcellona è presto da definire: irruzione del ROS per Pag. 24la cattura di Provenzano nel convento di Sant'Antonio nel maggio del 2005, ritenuta quindi una presenza del latitante possibilmente a Barcellona Pozzo di Gotto. Voi direte che siamo nel maggio 2005. Le dichiarazioni del pentito Giuliano dicono che Provenzano era protetto da Michelangelo Alfano, originario di Bagheria, luogo storico di presenza di Provenzano: Michelangelo Alfano, presente nel messinese già nel 2000-2001. Poi ci sono le dichiarazioni di Brusca del 1996, il quale afferma che per prendere Provenzano bisognava puntare su Michelangelo Alfano proprio nel messinese. Questi sono i due contesti. Partiamo dalla traccia che c’è l'impronta, che voi stessi avete rivelato, nel luogo del delitto di Ugo Manca, il profilo di Ugo Manca che ho definito e la presenza accertata di Provenzano nel contesto del barcellonese. In più, abbiamo la vicenda – penso rilevante per la Commissione antimafia – della coincidenza possibile di visite mediche di Attilio Manca nei confronti di Provenzano. Approfondiamo questo aspetto, se è possibile, un'ipotesi, una pista da scavare, da verificare oppure no. Allora, andiamo a scavare su questa pista, su questa possibile ipotesi che senza pregiudizi – lo sottolineo – bisognerebbe verificare, prima di escluderla. Noi abbiamo una contraddizione, proprio al contrario di quello che dite voi, tra le risultanze processuali di Palermo sulla latitanza di Provenzano e le dichiarazioni e il lavoro svolto dalla squadra mobile di Viterbo, guidata come è stato detto da Gava. Qual è la contraddizione ? Quando Gava deve dar conto della presenza di Provenzano a Marsiglia sostiene che questa informazione l'ha acquisita informalmente dal Servizio centrale. Normalmente si acquisiscono, visto che siamo in una fase molto delicata e importante, anche per via formale. Ma c’è anche una contraddizione sostanziale: Provenzano viene ricoverato a Marsiglia tra il 22 ottobre e il 4 novembre del 2003; abbiamo quel dato, che è stato già fatto rilevare, che Manca risulta assente dal servizio proprio nei giorni 25 e 26 ottobre. Almeno come ipotesi, si dovrebbe scavare per capire se in quei giorni si sia anche lui recato in quel contesto per fare una visita a Provenzano. Ma abbiamo anche un altro contesto, sempre su questi rapporti. Gava ha scritto di aver appreso del periodo di permanenza di Provenzano a Marsiglia, come dicevo, da notizie acquisite in via informale dal Servizio centrale operativo della polizia, invece che attraverso la formale acquisizione di relativi atti, come normalmente avviene. C’è però un'altra contraddizione: anche quella via informale è stata smentita dalle indagini della procura di Palermo addirittura riportate dai giornali, in particolare dal Corriere della sera, proprio il 12 giugno del 2005, laddove risultava che Provenzano era stato a Marsiglia per un periodo più lungo, in particolare per quasi tutti i mesi di luglio e ottobre e per i primi dieci giorni di novembre. Bastava acquisire questi dati per rendersi conto che Manca era stato assente nel mese di luglio nei giorni 5 e 6, 15 e 16, 20 e 23, 24 e 31; a ottobre nei giorni 2 e 5, 25 e 26; infine, a novembre nei giorni 8 e 9. Giorni potenzialmente – sottolineo «potenzialmente» – sufficienti per fare delle visite di controllo a Marsiglia del paziente Provenzano, prima, durante o dopo l'operazione e il suo ricovero nella clinica dove venne operato. Parlo di una pista da verificare senza pregiudizi, in modo laico, senza quell'ansia di bollare immediatamente come fantasioso e privo di qualunque fondamento un percorso invece da verificare, e senza le vie informali, ma attraverso un lavoro serio investigativo, accertativo, come è giusto fare. Andiamo alla vicenda dell'autopsia, alla vicenda della dottoressa Ranalletta. Dov’è la contraddizione ? Il giorno prima che venga incaricata la dottoressa Ranalletta viene acquisito a testimonianza il marito della Ranalletta, che è il professore Rizzotto, primario di Attilio Manca. Quindi, viene assunto come testimone e il giorno dopo viene dato l'incarico alla Ranalletta. La cosa strana è che c’è anche un legame tra la Ranalletta, come vi è stato spiegato, e Attilio Manca, tant’è vero che ci sono delle foto, anche in contesti amicali, dove ballavano insieme. Dopodiché avviene che la Ranalletta fa un'autopsia, insieme ad Pag. 25altri, che dal GIP non viene ritenuta un'autopsia completa. Dopo due anni questa autopsia bisogna farla. La Ranalletta sostiene lei stessa, nel suo verbale, che alcuni dati che erano importanti – e lei dice che lo erano – non erano stati acquisiti nella prima autopsia. Però, nella seconda autopsia, visto che era passato il tempo, quei dati non potevano essere accertati. Legga bene il resoconto e poi mi risponderà. Quando ritornerà potrà dimostrare se ho detto cose infondate oppure no. Dopodiché abbiamo un'altra realtà: foto che testimoniano che il setto nasale di Attilio Manca era deviato e che aveva un testicolo gonfissimo. Sono due dati importanti che, prima o dopo – mi auguro prima che sia troppo tardi – rappresentano piste di lavoro da valutare.

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. I giudici si sono pronunciati però.

  GIUSEPPE LUMIA. Abbiamo un altro dato strano. La Mileti è in contatto con Attilio Manca, tanto che viene perquisita. Si trovano dei materiali che testimoniano che la Mileti fosse in contatto con sostanze, al di là che le usasse per fini personali o per spaccio, si vedrà. La cosa grave è che non viene iscritta nel registro degli indagati né tantomeno viene sottoposta a intercettazione. Siamo di fronte a un omicidio e, nei confronti di una delle persone indiziate, mentre viene perquisita la sua casa, non scattano però misure di questo tipo, che sono misure ordinarie e normali, che avrebbero potuto dare dei risultati. Ricordo che ad Attilio Manca la Mileti fu presentata da Ugo Manca, e non ritorno sulle cose che avevo detto prima. Anche questa è una pista che, in modo molto laico, si sarebbe dovuto approfondire e sviluppare sino in fondo. Vorrei inoltre fare presente che l'audizione o l'ascolto tecnico, non morale, della famiglia era una scelta, potevate farla, non vi era impedita dal codice. Come pubblici ministeri, visto che la richiesta era rivolta proprio al pubblico ministero, ed era previsto dal codice, senza quindi violare alcuna legge potevate decidere se farla o non farla. Avete deciso di non farla. Sottolineo però che vi è stata chiesta e, man mano che sono passati gli anni, vi veniva chiesta anche con una dovizia di particolari che sarebbero stati interessanti e che non ripeto perché i colleghi li hanno richiamati e non è giusto che io ci ritorni. Questa è quindi una scelta. È importante capire il perché di questa scelta. Potevate farlo, poiché il codice ve lo consentiva, e non l'avete fatto. È giusto che la Commissione sappia quali valutazioni avete fatto per dire no a una scelta che il codice vi consentiva di fare. La richiesta era rivolta non alla polizia giudiziaria ma direttamente al pubblico ministero, che può decidere di farlo oppure no. Questa è una cosa importante, preziosa. Sarebbe stato importante anche accertare da cosa derivassero i contatti fra il primario, professor Rizzotto – primario di Attilio Manca e marito dell'esperta legale che ha fatto l'autopsia, nel contesto strano che dicevo prima – e la famiglia di Ugo Manca, contatti dimostrati proprio da contatti telefonici, nell'immediatezza della morte di Attilio Manca. E ritorna Ugo Manca, nei contatti telefonici con il professore Rizzotto. Come vedete, sono tutti elementi importanti per la Commissione, per via di una valutazione globale del contesto in cui matura questo omicidio, e sono anche rilievi legittimi a cui si può dare una risposta serena, non agitata, senza pregiudizi, argomentando e spiegando bene, passaggio per passaggio, quello che è realmente avvenuto. Vorrei dire un'ultima cosa su questa vicenda. È raro trovare, dovete consentirmelo, una procura che incrimina per calunnia uno degli avvocati che nel contesto processuale avanza perplessità, dubbi, richieste, fa valutazioni di merito nel processo. Anche questa è una singolare circostanza. Anche questa è una scelta: potevate farlo e potevate non farlo...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. No, se c’è il reato è obbligatorio...

  GIUSEPPE LUMIA. Si fermi, perché noi stiamo parlando di sede processuale. Pag. 26La valutazione che voi avete fatto merita un'attenzione da parte della Commissione antimafia, perché le valutazioni che venivano fatte, i suggerimenti, i giudizi che venivano espressi erano dentro la mancata valutazione di alcuni elementi fondamentali proprio sulla vicenda del contesto mafioso e dei buchi all'interno del processo nella fase investigativa e negli anni successivi.

  ENRICO BUEMI. Vorrei sapere se il GIP che si è espresso ripetutamente è la stessa persona oppure no. Chiedo se possiamo acquisire quegli atti. Circa la questione dei rapporti tra la Mileti e il Manca, quel messaggio conferma una certa «consuetudine». Vorrei capire se voi avete indagato e quali sono gli elementi di rilievo che emergono da questo rapporto. Inoltre, chiedo se sia stata fatta una verifica amministrativa relativamente all'intervento chirurgico in Francia. Chi ha un po’ di esperienza di quel mondo – io vi appartengo – capisce che molto spesso possono esserci sostituzioni o modifiche di cartelle, presenze e non presenze di chirurghi e quant'altro. Vi chiedo se non abbiate ritenuto importante, e per quale ragione, procedere all'ulteriore approfondimento dei soggetti che avevano frequentato l'alloggio del Manca in relazione alle tre impronte o ai tre elementi che avete rilevato non identificati. Forse sarebbe stato anche solo utile sapere se le tre impronte appartenessero eventualmente alla donna delle pulizie o al cameriere che ha portato qualcosa da bere nella nottata al Manca. Uno degli elementi che, da questo punto di vista, mi fa rilevare una sottovalutazione di una problematica di rilievo è perché, di fronte a una perizia autoptica insufficiente o quanto meno con lati limitati, si sia affidata allo stesso soggetto la seconda perizia, facendo venir meno anche il principio del controllore-controllato. Mi chiedo perché di fronte a una situazione inadeguata – le ragioni dell'inadeguatezza possono essere diverse, ma non possiamo neanche escludere quella del favoreggiamento – si sia affidata a soggetto identico la valutazione, avendo presente che, in questo tipo di atto, il non aver fatto determinati approfondimenti in una certa fase temporale preclude la seconda fase. Infine, chiedo se i tabulati telefonici francesi siano stati presi in considerazione rispetto alla presenza eventuale del Manca in Francia, nella situazione specifica di Marsiglia. Per altre questioni mi richiamo alle domande fatte dal collega Lumia.

  GIULIA SARTI. Intervengo in maniera telegrafica solo per dire che questa mattina – leggo notizie in rete – nell'udienza del processo Borsellino quater il pentito Lo Verso ha dichiarato che, tornato a luglio 2003 dalla Francia, Provenzano gli regalò una statuetta di una madonnina che lui conserva tuttora perché dalla provenienza della statuetta potrebbero emergere elementi utili a fare luce sulla morte di Attilio Manca. Quindi, non c’è solo Setola. Più volte pentiti hanno tirato fuori elementi riconducibili all'omicidio di Attilio Manca. Tutto ciò semplicemente per chiederci come mai ci sia stata questa presa di posizione forte nell'escludere totalmente l'eventuale pista mafiosa.

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Vi è mai venuto il dubbio che, se si fosse trattato di un omicidio mafioso, noi non saremmo stati competenti e tutti gli altri lo hanno cacciato via, non lo hanno voluto ?

  MARIO MICHELE GIARRUSSO. Intendo porre una serie di domande che ho anche scritto e vi lascerò, perché sarebbe il caso di avere una risposta scritta e documentata. Le opinioni del procuratore e del collega sono importanti, ma sono opinioni. Siccome siamo una Commissione d'inchiesta, noi vorremmo che le stesse fossero precedute e seguite da atti che le comprovano. La vostra posizione è chiarissima. Tuttavia, siccome noi indaghiamo, ci serve una documentazione. La prima documentazione che serve attiene a un fatto preciso. Come mai, di fronte alle precise e circostanziate dichiarazioni della signora Manca, la madre, rispetto al contenuto Pag. 27di conversazioni con il figlio che affermava essersi recato in Francia per un'assistenza sanitaria, non è stato verificato in modo approfondito alcunché sui viaggi del dottor Manca ? In particolare, che tipo di accertamenti sarebbero stati fatti, se sono stati fatti, su queste dichiarazioni ? Poiché sembra che non siano stati fatti, vorrei conoscere il motivo. Inoltre, chiedo se siano state verificate le coincidenze delle assenze dal lavoro del dottor Manca con i giorni di permanenza di Provenzano a Marsiglia. Sono state già richiamate da altri colleghi, ma vorremmo che fossero precisate. Ci sono atti processuali della procura di Palermo e di altre procure che attestano la presenza di Provenzano a Marsiglia ? E noi vorremmo documentalmente verificare che questa presenza a Marsiglia non corrisponda con un'assenza dal servizio, che vuol dire assenza dal luogo di lavoro, del dottor Manca. Vorremmo sapere, con gli atti, che cosa è stato verificato. Poiché l'omicidio l'avete in carico voi, ritenendo che non sia un omicidio di mafia...

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Non è esatto. Non possiamo parlare di più, ma non è esatto. Poi, parlate con la DDA di Roma...

  MARIO MICHELE GIARRUSSO. Ne parliamo, ma intanto lo chiediamo a voi. Ci sono delle discordanze fra l'informativa della squadra mobile di Viterbo e le risultanze processuali di Palermo. Vorremmo sapere quali sono le discordanze...

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Ce lo dica lei quali sono le discordanze, noi vi diamo gli atti.

  MARIO MICHELE GIARRUSSO. Domanda n. 6. Avete fatto nuove verifiche dopo l'inchiesta del programma Chi l'ha visto ? Ricordo che è un programma molto serio, che spesso ha contribuito nel nostro Paese a dipanare indagini molto complicate e a risolvere anche casi importanti, quindi si tratta di un programma molto documentato. Rispetto a quello che ha evidenziato l'inchiesta giornalistica del programma Chi l'ha visto ?, che ha appurato che le indagini della mobile sono state quantomeno superficiali e smentite dalla lettura del foglio di presenze dell'ospedale di Viterbo...

  RENZO PETROSELLI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Ha risposto il giudice...

  MARIO MICHELE GIARRUSSO. Ce lo presenta. Cito, in particolare, la nota della squadra mobile di Viterbo del 21 novembre 2006, in cui si scriveva che Provenzano era stato ricoverato a Marsiglia dal 22 ottobre al 4 novembre. Come mai non risulta evidenziato che dal prospetto acquisito dall'ospedale il dottor Manca risultava assente dal servizio nei giorni 25 e 26 ottobre, quindi in due di quegli stessi giorni in cui avrebbe ben potuto raggiungere Marsiglia ?

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Sabato e domenica...

  MARIO MICHELE GIARRUSSO. Anche di sabato e domenica si può raggiungere Marsiglia. Chiedo come mai, di fronte a questi dubbi, sia stato recepito passivamente che la squadra mobile di Viterbo scrivesse di avere appreso del periodo di permanenza di Provenzano a Marsiglia da notizie apprese in via informale. Come mai ?

  ALBERTO PAZIENTI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Viterbo. Informale dallo SCO.

  MARIO MICHELE GIARRUSSO. Vorremmo sapere chi ha fornito in via informale alla squadra mobile queste notizie, visto che siamo una Commissione d'inchiesta. Lo chiederemo anche al funzionario Gava. Le altre domande attengono ai segni sul corpo, come sono stati evidenziati dai colleghi ai quali mi associo. Lascio queste Pag. 28domande per iscritto e specifico che gradiremmo una risposta documentata, cioè con riferimento ai documenti che comprovano le risposte che ci fornirete.

  PRESIDENTE. Devo ribadire ai colleghi che sono arrivati successivamente che il procuratore ha già depositato la documentazione, quindi leggeremo i documenti. Io non ho letto le perizie, ma ho alle spalle una carriera con più di 2.500 autopsie, lavoravo per la procura della Repubblica, quindi le leggerò molto volentieri. Quando i procuratori torneranno per rispondere ma anche per parlare del caso Musarò, in quell'occasione eventualmente completeremo riferendo le ultime perplessità. Ringrazio gli auditi e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.30.