XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro

Resoconto stenografico



Seduta n. 12 di Giovedì 27 novembre 2014

INDICE

Comunicazioni del presidente:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 3 

Sulla pubblicità dei lavori:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 4 

Variazioni nella composizione della Commissione:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 4 

Audizione del signor Enrico Rossi, già ispettore della Polizia di Stato:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 4 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 4 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 5 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 
Grassi Gero (PD)  ... 5 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 
Grassi Gero (PD)  ... 5 
Pagliari Giorgio  ... 5 
Fornaro Federico  ... 5 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 
Fornaro Federico  ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Gasparri Maurizio  ... 6 
Gotor Miguel  ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Gasparri Maurizio  ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Fornaro Federico  ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Buemi Enrico  ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Bolognesi Paolo (PD)  ... 6 
Fornaro Federico  ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
Bolognesi Paolo (PD)  ... 7 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 8 
Bolognesi Paolo (PD)  ... 9 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 9 
Montevecchi Michela  ... 9 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 9 
Buemi Enrico  ... 9 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 9 
Buemi Enrico  ... 9 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 9 
Grassi Gero (PD)  ... 9 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 9 
Grassi Gero (PD)  ... 9 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 9 
Grassi Gero (PD)  ... 10 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 10 
Grassi Gero (PD)  ... 10 
Buemi Enrico  ... 10 
Grassi Gero (PD)  ... 10 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 
Grassi Gero (PD)  ... 10 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 10 
Buemi Enrico  ... 10 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 10 
Grassi Gero (PD)  ... 11 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 11 
Piepoli Gaetano (PI)  ... 11 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 11 
Grassi Gero (PD)  ... 11 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 11 
Grassi Gero (PD)  ... 11 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 11 
Grassi Gero (PD)  ... 11 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 12 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 
Grassi Gero (PD)  ... 12 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 12 
Grassi Gero (PD)  ... 12 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 12 
Grassi Gero (PD)  ... 12 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 12 
Grassi Gero (PD)  ... 13 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 13 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 13 
Grassi Gero (PD)  ... 13 
Buemi Enrico  ... 13 
Grassi Gero (PD)  ... 13 
Buemi Enrico  ... 13 
Grassi Gero (PD)  ... 13 
Buemi Enrico  ... 13 
Grassi Gero (PD)  ... 13 
Gotor Miguel  ... 13 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 13 
Gotor Miguel  ... 13 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 13 
Gotor Miguel  ... 14 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 14 
Buemi Enrico  ... 14 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 14 
Gotor Miguel  ... 14 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 14 
Gotor Miguel  ... 14 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 16 
Gotor Miguel  ... 16 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 16 
Gotor Miguel  ... 17 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 17 
Gotor Miguel  ... 17 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 17 
Gasparri Maurizio  ... 17 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 17 
Gotor Miguel  ... 17 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 17 
Gotor Miguel  ... 17 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 17 
Gotor Miguel  ... 17 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 18 
Buemi Enrico  ... 18 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 18 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 18 
Buemi Enrico  ... 18 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 18 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 18 
Buemi Enrico  ... 18 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 18 
Buemi Enrico  ... 19 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 19 
Buemi Enrico  ... 19 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 19 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 19 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 19 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 19 
Buemi Enrico  ... 19 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 19 
Gotor Miguel  ... 19 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 19 
Fornaro Federico  ... 19 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 19 
Fornaro Federico  ... 19 
Buemi Enrico  ... 19 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 20 
Buemi Enrico  ... 20 
Gotor Miguel  ... 20 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 20 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 20 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 20 
Gotor Miguel  ... 20 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 20 
Compagna Luigi  ... 20 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 20 
Compagna Luigi  ... 20 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 21 
Lucidi Stefano  ... 21 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 21 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 21 
Lucidi Stefano  ... 21 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 21 
Lucidi Stefano  ... 21 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 21 
Lucidi Stefano  ... 21 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 21 
Lucidi Stefano  ... 21 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 22 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 22 
Lucidi Stefano  ... 22 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 22 
Lucidi Stefano  ... 22 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 22 
Lucidi Stefano  ... 22 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 22 
Lucidi Stefano  ... 22 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 22 
Lucidi Stefano  ... 22 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 22 
Lucidi Stefano  ... 23 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 23 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 23 
Gasparri Maurizio  ... 24 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 24 
Gasparri Maurizio  ... 24 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 24 
Lucidi Stefano  ... 24 
Lanzillotta Linda  ... 24 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 24 
Lanzillotta Linda  ... 24 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 24 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 25 
Carra Marco (PD)  ... 25 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 25 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 25 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 25 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 25 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 25 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 25 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 25 
Carra Marco (PD)  ... 25 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 26 
Buemi Enrico  ... 26 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 26 
Buemi Enrico  ... 26 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 26 
Buemi Enrico  ... 26 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 27 
Buemi Enrico  ... 27 
Grassi Gero (PD)  ... 27 
Buemi Enrico  ... 27 
Grassi Gero (PD)  ... 27 
Buemi Enrico  ... 27 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 27 
Buemi Enrico  ... 27 
Fornaro Federico  ... 27 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 28 
Fornaro Federico  ... 28 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 29 
Fornaro Federico  ... 29 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 29 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 29 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 29 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 29 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 29 
Buemi Enrico  ... 29 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 29 
Buemi Enrico  ... 29 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 29 
Buemi Enrico  ... 29 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 29 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 29 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 29 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 29 
Garofani Francesco Saverio (PD)  ... 29 
Buemi Enrico  ... 29 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 29 
Buemi Enrico  ... 30 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 30 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 30 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 30 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 30 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 30 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 30 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 30 
Gotor Miguel  ... 30 
Rossi Enrico , già ispettore della Polizia di Stato ... 30 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 30

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE FIORONI

  La seduta comincia alle 13.20.

Comunicazioni del presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che con nota del 20 novembre scorso, il Presidente del Senato ha autorizzato l'estrazione di copia digitale dei documenti richiesti dalla Commissione con deliberazione del 21 ottobre 2014. Il successivo 26 novembre, tale documentazione, ad eccezione di quella non classificata della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla strage di Via Fani, sul sequestro e l'assassinio di Aldo Moro e sul terrorismo in Italia, è stata trasmessa dall'Archivio storico del Senato. La documentazione sarà informatizzata e indicizzata secondo le modalità deliberate dalla Commissione nella seduta del 21 ottobre scorso. In ossequio all'invito rivolto dal Presidente del Senato «di garantire il rigoroso e assoluto rispetto dei limiti di consultabilità» della documentazione trasmessa, i documenti classificati sono assoggettati al regime di segretezza previsto dall'articolo 1 della deliberazione sulla divulgazione degli atti e dei documenti, adottata dall'Ufficio di presidenza nella riunione del 14 ottobre 2014. I restanti documenti sono, invece, liberamente consultabili: di essi – ai sensi dell'articolo 3 della suddetta deliberazione – è pertanto consentita la consultazione e l'estrazione di copia previa richiesta scritta.
  Comunico, altresì, che con nota del 21 novembre scorso, la Presidente della Camera ha preannunciato che saranno inviati alla Commissione gli atti richiesti con riferimento agli archivi della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2, istituita nella VIII legislatura, e della Commissione monocamerale d'inchiesta sui risultati della lotta al terrorismo e sulle cause che hanno impedito l'individuazione dei responsabili delle stragi, istituita nella IX Legislatura. Non appena i suddetti atti saranno materialmente disponibili, se ne darà tempestiva comunicazione.
  Con riferimento alla documentazione consegnata dal Ministro Angelino Alfano nel corso della sua audizione del 19 novembre 2014, faccio presente che la maggior parte di essa non è classificata e potrà, pertanto, essere liberamente consultata e acquisita in copia.
  La restante parte – contenente informazioni che non sono di libera divulgazione – è invece assoggettata al regime di segretezza previsto dall'articolo 1 della deliberazione sulla divulgazione degli atti e dei documenti, adottata dall'Ufficio di presidenza nella riunione del 14 ottobre 2014.
  In relazione alle richieste istruttorie formulate dal senatore Stefano Lucidi con nota del 20 novembre scorso, ricordo che nella riunione dello scorso 18 novembre l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha già convenuto di affidare alla dottoressa Laura Tintisona lo svolgimento di molti degli adempimenti richiesti, concernenti i reperti rinvenuti in via Fani, in via Licinio Calvo e in via Caetani.
  Ulteriori attività istruttorie potranno essere definite dall'Ufficio di presidenza all'esito di tali attività.
  Ricordo, inoltre, che sempre nel corso della riunione del 18 novembre scorso l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha deliberato di acquisire, per il tramite dell'ufficiale di Pag. 4collegamento con la Guardia di finanza, colonnello Paolo Occhipinti, alcuni atti processuali presso gli uffici giudiziari di Firenze. Al colonnello Leonardo Pinnelli – che inizia oggi la sua collaborazione con la Commissione – è stato, invece, affidato l'incarico di svolgere alcuni accertamenti istruttori con riferimento alle inchieste condotte dalla magistratura.
  Comunico, infine, che nel corso dell'odierna riunione l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto di procedere alle audizioni dell'avvocato Ignazio Francesco Caramazza, già Avvocato generale dello Stato, e del dottor Giovanni Salvi, attuale Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania, con riferimento alla documentazione concernente il caso Moro rinvenuta nel 1996 nell'archivio-deposito del Ministero dell'interno in Circonvallazione Appia.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Variazioni nella composizione della Commissione.

  PRESIDENTE. Comunico che in data 21 novembre 2014 il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione la senatrice Erika Stefani, in sostituzione del senatore Jonny Crosio, dimissionario, e la senatrice Linda Lanzillotta, in sostituzione del senatore Gianluca Susta, dimissionario. A nome della Commissione vi ringrazio di essere qui presenti oggi.

Audizione del signor Enrico Rossi, già ispettore della Polizia di Stato.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del signor Enrico Rossi, già ispettore della Polizia di Stato, che ringraziamo per la cortese disponibilità con cui ha accolto l'invito a intervenire oggi in Commissione.
  Il signor Rossi è un ispettore della Polizia di Stato in quiescenza, che, quando era in servizio, ha condotto accertamenti concernenti la nota lettera anonima del 2009 inviata al quotidiano La Stampa, nella quale si lasciava intendere che a bordo della motocicletta Honda avvistata da diversi testimoni in via Fani al momento della strage vi potessero essere due appartenenti al servizio di intelligence.
  Signor Rossi, la Commissione è interessata a conoscere quale sia stato l'esito degli accertamenti da lei condotti e se nel corso delle indagini abbia avuto modo di riscontrare l'esistenza di tentativi di condizionare il suo operato.
  Al fine di rendere più proficua la sua audizione, la invito a svolgere una sintetica relazione introduttiva che riguardi, anche per conoscenza di tutti i colleghi, il suo stato di servizio professionale. Poi lascerei la parola ai colleghi per le domande. Qualora dovesse riferire fatti che ritiene di mantenere in un regime di segretezza, non ha che da chiederlo e passeremo in seduta segreta.
  Do la parola a Enrico Rossi.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Grazie, signor presidente.
  Io sono entrato a far parte del Corpo delle guardie di pubblica sicurezza nel 1978, nel mese di ottobre, con un passaggio diretto dall'esercito, 3o battaglione paracadutisti «Poggio Rusco», di stanza a Pisa.
  Dopo circa un anno di esperienza al Nucleo volanti, a domanda sono stato trasferito alla DIGOS di Torino, dove sono rimasto fino al 1993. Dopo un addestramento al Centro antiterrorismo di Abbasanta in Sardegna, ho lavorato per tredici anni all'antiterrorismo. Dal 1993 al 1997, per quattro anni, sono stato alla Direzione centrale della polizia criminale e, dopo lo scioglimento, al Centro Criminalpol di Piemonte e Valle d'Aosta, a Torino. Con lo scioglimento della Criminalpol, sono rientrato Pag. 5all'antiterrorismo della DIGOS. Sono rimasto ancora qualche anno e poi, per esigenze interne all'ufficio, essendo andato in pensione un collega responsabile del settore che si occupava del mondo del lavoro nella sezione informativa, ovviamente per le connessioni con la nostra attività, sono stato responsabile del settore informativo del mondo del lavoro negli anni del dibattito sull'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, ossia dell'omicidio Biagi.
  Sono passato poi alla sezione investigativa come vicecoordinatore della sezione e il 9 maggio del 2014 mi sono congedato, dopo aver fruito di due mesi (sessanta giorni) di ferie che mi spettavano per il 2012 e dell'arretrato del 2011.

  PRESIDENTE. L'ispettore Rossi sottolinea la vicenda delle ferie perché avevamo acquisito che l'ispettore Rossi si era congedato e aveva interrotto il servizio per motivi di salute. L'ispettore Rossi, invece, fornisce una versione diversa: dopo aver superati i motivi di salute, è rientrato perfettamente in servizio e, prima di andare in quiescenza, ha usufruito di tutte le ferie non godute per motivi di servizio.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Posso chiedere, dovendo fare una precisazione, se è possibile che non avvenga in seduta pubblica ?

  PRESIDENTE. Proseguiamo in seduta segreta.

  (La Commissione prosegue i lavori in seduta segreta, indi riprende in seduta pubblica)

  PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta pubblica.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
  Onorevole Grassi, facciamo parlare due minuti il collega Bolognesi, che tra cinque minuti esatti va via ?

  GERO GRASSI. Io devo fare una premessa al dibattito.

  PRESIDENTE. Va bene, faccia la premessa. Prima di passare alle domande, le chiedo, però, di cedere la parola.

  GERO GRASSI. Come premessa al dibattito, presidente, le consegno diciassette fogli che vorrei fossero messi agli atti della Commissione. Di questi diciassette fogli, dodici costituiscono un articolo del collega senatore Miguel Gotor. Ovviamente, il senatore Gotor non c'entra nulla in questa vicenda. Gli altri cinque fogli sono le pagine 10, 92, 93, 94 e 95 della requisitoria del dottor Ciampoli, Procuratore generale presso la Corte di appello di Roma. Queste cinque pagine toccano espressamente il tema della motocicletta.
  Io ho prodotto una comparazione testuale di come l'articolo del senatore Gotor, preso attraverso un «copia e incolla», sia stato inserito testualmente nella requisitoria del dottor Ciampoli. È chiaro che il senatore Gotor non c'entra nulla in questa vicenda, ci mancherebbe altro, anche perché l'articolo l'ha scritto a marzo di quest'anno. In una requisitoria si può anche citare un articolo, prendendone brani, purché si dica che si tratta di un articolo. Qui, invece, leggendo la requisitoria, sembra che siano brani scritti dal magistrato. Sono esattamente identici.
  Se avrò un po’ di tempo, le produrrò per le altre 95 pagine della requisitoria altrettanti e analoghi «copia e incolla».

  GIORGIO PAGLIARI. Nelle sentenze e nelle ordinanze dei giudici non si può fare riferimento né ad articoli di dottrina né ad articoli dottrinali in altre materie. Pertanto, la citazione non è possibile per disposizione.

  FEDERICO FORNARO. Vorrei intervenire sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Deve essere molto breve perché l'onorevole Bolognesi deve andare via.

Pag. 6

  FEDERICO FORNARO. Vorrei sapere se il testo di quella requisitoria è disponibile oppure no.

  PRESIDENTE. Il testo della requisitoria lo dobbiamo acquisire. L'abbiamo chiesto in audizione e non ci è stato ancora trasmesso.

  MAURIZIO GASPARRI. Questa circostanza ci deve indurre tutti a una prudenza per non trasformare questa Commissione in un talk show inconcludente, con magistrati che copiano articoli, se è vero quello che dice il collega – mi riferisco anche a ciò che stiamo per discutere – o in un palco per mitomanie e per l'alimentazione di varie questioni. Riflettiamo anche sulla natura di questa Commissione.

  MIGUEL GOTOR. A conferma di quanto il collega Grassi ha sottolineato, posso aggiungere, perché ne sono stato molto colpito anch'io, che non si sono soltanto acquisiti nella requisitoria, senza citazione, alcuni passaggi di un mio articolo che fu pubblicato su la Repubblica, credo, nel marzo dell'anno scorso. Ci sono anche dei passaggi, senza citazione di fonte, ripresi da un libro che io ho scritto nel 2011 sulla vicenda Moro, Il memoriale della Repubblica. Questo naturalmente, mentre leggevo il testo, ha suscitato quantomeno il mio stupore.

  PRESIDENTE. Esprimo una mia opinione personale. La requisitoria è firmata dal Procuratore generale della repubblica di Roma e, quando ne avremo copia, la leggeremo. Se egli ha ritenuto che il senatore Gotor abbia scritto cose pregnanti e non prive di senso – non credo che scriva libri o articoli su sciocchezze – io credo che le abbia prese a fondamento di tesi e di riscontri che si sono fatti. Lungi da me l'idea di fare il difensore d'ufficio. Ritengo, però, che delle due sia vera l'una: se coloro che scrivono lo fanno citando la fonte e con serietà, scrivono perché altri leggano. Se altri che indagano e ritengono che coloro che hanno scritto abbiano scritto cose utili, le possono anche riportare. Diversamente, sarebbe bene che i magistrati non leggessero e che chi scrive non scrivesse. Poiché non credo di poter dire al senatore di non scrivere, evitiamo di farci male da soli.
  Detto questo, passiamo alle domande.

  MAURIZIO GASPARRI. Non riferisca a noi l'espressione «farsi male da soli». La pregherei di riferirsi a Ciampoli, che userebbe questi metodi. Io non li uso.

  PRESIDENTE. No, ho detto un'altra cosa. Non facciamo finta di non capirci. Il senatore Gasparri ha fatto una riflessione di carattere generale. Non ha detto che Tizio è mitomane o che un altro lo è. Ha fatto un'invocazione.
  L'onorevole Grassi ha citato il senatore Gotor, che notoriamente ha scritto testi e libri. Se uno li scrive è perché li documenta e scrive che ciò che pensa corrisponda alla verità. Se poi un magistrato ha ritenuto di metterli dentro...

  FEDERICO FORNARO. Si virgolettano !

  PRESIDENTE. Evitiamo di parlare per aria. Il senso con cui l'ha detto Grassi l'abbiamo capito. Io non credo che una Commissione seria possa esprimere giudizi sugli atti della magistratura. Può dire che non condivide quell'impianto, ma non può dire che non lo condivide perché ha riportato quello che ha detto Gotor. Delle due l'una. Il resto non serve che lo dica io.

  ENRICO BUEMI. L'obiettivo è quello di accertare i fatti. Al di là della validità formale della requisitoria, il nostro compito è quello di accertare tendenzialmente la verità.

  PRESIDENTE. Ha completato bene. Grazie.

  PAOLO BOLOGNESI. Ispettore Rossi, io ho alcune domande da farle. Come prima domanda, vorrei dei chiarimenti temporali sul percorso fatto dalla lettera Pag. 7anonima. Quando e come la riceve materialmente ? Nella requisitoria del Procuratore generale Ciampoli, a pagina 1, si legge che «il 24 novembre 2010 il personale della squadra mobile della questura di Torino acquisiva e trasmetteva alla DIGOS della medesima questura una lettera anonima contenuta in una busta indirizzata al direttore del quotidiano La Stampa recante il timbro postale del 17 novembre 2010. La missiva era datata 10 novembre 2010».
  Negli articoli di quotidiani e ANSA dedicati alle sue dichiarazioni, al contrario, si legge che questa lettera sarebbe stata inviata a La Stampa nell'ottobre 2009, e sarebbe arrivata sul suo tavolo nel febbraio 2011 in modo casuale.
  Le chiedo se è lei che ha fornito alla stampa questi dati temporali relativi all'invio nell'ottobre 2009 della lettera anonima al quotidiano di Torino e all'arrivo sul suo tavolo a febbraio 2011. Vorrei che ricostruisse il come e il quando riceve materialmente questa lettera.
  Nella stessa rassegna stampa leggo che, quando la lettera arriva sul suo tavolo, non è protocollata. Le chiedo se è lei che ha fornito questo dato alla stampa nel marzo 2014 e, se lo conferma, le pongo una domanda. Come scrive il dottor Ciampoli, sempre a pagina 1, «la lettera anonima risulta acquisita e trasmessa dalla squadra mobile della questura di Torino alla DIGOS. È riportata la data – che ho prima riferito – e quindi abbiamo una traccia oggettiva di entrata e uscita, traccia che può essere evinta, perché protocollata». Le chiedo, quindi, di chiarire questo punto: conferma o smentisce che la lettera era stata protocollata ?
  Ancora, nell'ANSA datata 25 marzo 2014 alle 13.17 leggo che lei, riferendosi a Fissore, afferma: «Vado nella casa in cui vive con la moglie, ma si è separato. Non vive più lì. Trovo una delle pistole, una Beretta, e alla fine in cantina, appoggiata vicino a una copia avvolta nel cellophane dell'edizione straordinaria de la Repubblica 16 marzo col titolo “Moro rapito dalle Brigate Rosse”, l'altra arma». Quando lei afferma «vado nella casa», si riferisce alla perquisizione condotta dalla DIGOS nella casa di Antonio Fissore a Bra in data 24 maggio 2012, i cui esiti sono stati trasmessi alla Procura di Torino ? In caso affermativo, che ruolo aveva all'interno di quello che io presumo fosse un gruppo DIGOS che effettuò la perquisizione e chi la condusse ? Cosa significa «Io sono andato» ? Era all'interno del gruppo, ci è andato da solo o cos’è successo ? È stata proposta una perizia sulla carta dell'edizione ritrovata de la Repubblica ?

  FEDERICO FORNARO. Possiamo fare una domanda per volta ?

  PRESIDENTE. Poi faremo domande singole. Adesso queste domande andavano fatte di seguito, perché tra quindici minuti l'onorevole Bolognesi è relatore in Commissione difesa alla Camera.

  PAOLO BOLOGNESI. Volevo farle un'altra domanda. Dai citati articoli di stampa che riportano le sue dichiarazioni emerge una sua quasi impossibilità a compiere le indagini che avrebbe voluto fare, tanto da vivere tensioni professionali. Lei addirittura afferma: «Capisco che è meglio che me ne vada» e nell'agosto 2012 va in pensione a cinquantasei anni. Vorrei chiarire questo punto perché dagli atti che abbiamo – la requisitoria del dottor Ciampoli – non appaiono omissioni investigative su quella lettera. La DIGOS torinese invia alla Procura di Torino un'analisi del contenuto della lettera e identifica sia la società discografica a cui fa riferimento l'anonimo sia la ex compagna di Fissore. Il 26 marzo il pubblico ministero delega la polizia giudiziaria a consultare copia degli atti giudiziari concernenti le testimonianze delle persone che hanno visto e descritto gli individui a bordo della moto Honda. Sulla base di tutto questo breve riferimento generale vorrei capire in dettaglio quali sono gli ostacoli e gli impedimenti che lei avrebbe subìto, se poi gli atti ci riferiscono il contrario. Se le indagini sono state fatte, perché avrebbero dovuto ostacolarla ?

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  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Per quanto riguarda la prima domanda, avendo iniziato io gli accertamenti preliminari dell'indagine, conosco bene le date. Se un articolo di stampa ha riportato 2009 come data di acquisizione, è chiaramente un errore, perché la lettera è stata acquisita dalla squadra mobile verso la fine del 2010, a ottobre o novembre – non ricordo bene – e a me è pervenuta a dicembre 2010. La lettera è stata scritta nel 2009. Probabilmente hanno confuso la data in cui è stata scritta con la data in cui è stata acquisita.
  Pertanto, la lettera arriva alla DIGOS, credo, nel novembre 2010, e non arriva direttamente a me. A me viene consegnata da un collega che sta nella stanza in cui sto io, che sono il responsabile; il collega ha la scrivania a fianco alla mia. Dato che lui viene trasferito ad altro incarico, quando toglie i fascicoli, consegna quello che aveva e gli rimane un foglio formato A3 piegato con dentro quella lettera anonima in una busta trasparente.
  Per questo motivo io ho detto «non protocollata». Quando si parla di protocollo, si intende che normalmente la corrispondenza in entrata in una divisione viene fatta protocollare attribuendo al fascicolo un nome e un numero. Questo ancora non era stato fatto, probabilmente perché il collega era in fase di trasferimento. Evidentemente non l'aveva fatto fare. In ogni caso, la lettera non era protocollata. Era su un foglio bianco piegato formato A3.
  Per quanto riguarda le date, nel 2009 viene scritta la lettera. L'anonimo scrive: «Dovrà essere inviata almeno sei mesi dopo la mia morte». Viene acquisita presso il quotidiano La Stampa non ricordo se a ottobre o a novembre 2010 dalla squadra mobile e trasmessa alla DIGOS. Perciò, viene acquisita dalla DIGOS a novembre-dicembre 2010. Gli accertamenti preliminari iniziano a dicembre 2010.
  Alla seconda domanda ho già risposto: la lettera non era protocollata.
  Per quanto riguarda la perquisizione, nasce come controllo amministrativo sulle armi detenute legalmente da Antonio Fissore, ossia una Beretta calibro 22 Long Rifle e una Drulov cecoslovacca calibro 22 Long Rifle. Peraltro, una risultava nella banca dati SDI, cioè negli archivi informatici delle forze di polizia. L'altra non risultava in SDI, ma la denuncia era stata fatta. Pertanto, la perquisizione nasce come un controllo amministrativo sulle armi per poter andare a casa di Fissore e, in quella circostanza, ascoltarlo anche in sede di assunzione di sommarie informazioni in relazione alla delega delle indagini che era in atto riferita alla lettera anonima.
  Quando arriviamo, noi della DIGOS di Torino e i colleghi della DIGOS di Cuneo – Bra è un comune di competenza territoriale di Cuneo e, quindi, sono stati informati anche loro – ci rendiamo conto che Fissore, pur residente a Bra, ragion per cui le pistole detenute legalmente erano in quell'abitazione, si era trasferito a Firenze. Questo ce lo dice la moglie. Era andato a vivere con un'altra donna. Dato che le armi erano lì, lo chiamiamo telefonicamente e gli chiediamo di riferirci dove fossero le armi legalmente detenute.
  Quanto alla copia de la Repubblica del 16 marzo, mentre altri giornali sono stati trovati nella parte sovrastante la cantina-garage – era un'abitazione a piano unico, nella scrivania c'erano copie di giornali con riferimenti alla guerra in Iraq, o comunque con riferimenti militari – è stata trovata in cantina, all'interno di un mobile, appoggiata sopra la scatola della Drulov.
  In cantina sono state trovate anche cartoline di Roma in bianco e, mi sembra, anche la lettera indirizzata a Fissore firmata dall'onorevole Mazzola, fotografie che ritraevano Fissore sotto la Torre di Pisa e forse il libretto di volo come pilota con il brevetto di primo e secondo grado che Fissore aveva ottenuto tra il 1977 e il 1978. La data mi è rimasta impressa perché era a cavallo tra il 1977 e il 1978.
  Quanto all'ultima domanda, voglio essere chiaro: nessuno mi ha mai detto che io non dovessi fare le indagini. Detto questo, per quanto riguarda le date e la Pag. 9durata dell'indagine, in più di un anno e mezzo io ho avuto la disponibilità del fascicolo per circa sei o sette mesi. Su diciotto mesi l'ho avuto più o meno per la metà del tempo, forse neanche. In questi mesi ho fatto un controllo amministrativo e un verbale di sommarie informazioni. Ho fatto due cose.

  PAOLO BOLOGNESI. Poiché è apparso sul giornale che lei ha avuto degli ostacoli, quali sono stati ?

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Nell'arco di diciotto mesi la disponibilità del il fascicolo l'ha avuta chi stava svolgendo le indagini esattamente da dicembre a febbraio del 2011; io l'ho rivisto a dicembre 2011 e fino a maggio.

  MICHELA MONTEVECCHI. Scusi, ha detto dicembre 2010 – febbraio 2011 ?

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Sì. L'acquisizione della lettera è di dicembre 2010, gli accertamenti preliminari di gennaio-febbraio 2011, poi sono state preparate l'informativa per la procura e la lettera per l'UCIGOS. Le lettere sono partite un anno dopo.

  ENRICO BUEMI. Scusi, lei sta dicendo che le è mancato l'impulso operativo ?

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. No, mi è mancato proprio il fascicolo.

  ENRICO BUEMI. Riguardo al periodo in cui l'ha avuto lei ha richiamato due atti, sostanzialmente, ossia la verifica di tipo amministrativo e il verbale di sommarie informazioni; essendo in una posizione subordinata, dalla parte superiore ha ricevuto soltanto questi due impulsi ? Oppure lei aveva un'autonomia operativa che poteva programmare anche la sua attività a prescindere dai due atti ?

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Spiego. Ovviamente, il margine operativo è determinato dall'autorizzazione a utilizzare gli strumenti investigativi. Io non avevo l'autonomia di poter fare le cose senza un'autorizzazione. Anche se c’è una dipendenza funzionale rispetto alla delega del magistrato, c’è sempre una dipendenza gerarchica rispetto all'ufficio di appartenenza. È ovvio che su questo si crea un problema.

  GERO GRASSI. Presidente, io ritorno per trenta secondi sull'inopportunità di inserire in una requisitoria pezzi di un articolo giornalistico, anche perché in quella requisitoria tali pezzi suffragano una tesi. Chiudo l'argomento.
  Ispettore Rossi, le faccio domande molto secche e gradirei risposte altrettanto secche.

  PRESIDENTE. Facciamole una per volta, così capiamo meglio.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Nei limiti del possibile.

  GERO GRASSI. Io leggo i seguenti dati: 10 ottobre 2009 la lettera; 24 novembre 2010 trasmissione della lettera da parte della squadra mobile; 27 marzo 2012 richiesta rilevamento impronte e DNA; 24 maggio 2012 perquisizione. Poi lei ha detto, non so se coscientemente, poco fa che la lettera non era protocollata. La domanda è: perché non era protocollata ? Perché, visto che era giacente ? Perché ci sono tempi molto lunghi all'interno di un'azione che il buonsenso avrebbe dovuto indurre in tempi molto ravvicinati ?

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Per quanto riguarda il protocollo della lettera, allora io non ero a conoscenza del fatto che la lettera fosse stata assegnata a una persona che si trovava nella stanza in cui mi trovavo io e che era alle mie dipendenze come squadra operativa.
  C’è un aspetto che mi ha lasciato un po’ perplesso. Quando io ho ricevuto dal collega la lettera e l'ho letta, avendo avuto un'esperienza quasi ventennale nell'antiterrorismo, mi sono chiesto come mai Pag. 10l'avessero consegnata alla sezione investigativa. La sezione investigativa svolgeva attività di indagine su tutto ciò che non era connesso al terrorismo, perché per il terrorismo c'era un'altra sezione che si occupava di quel tema. Io ho notato questa circostanza.
  Sul fatto che la lettera non fosse protocollata, come ho detto prima, da noi per «protocollo» si intende la fascicolazione e sinceramente, non so perché non fosse stata fascicolata. Io ho poi provveduto in archivio a farle attribuire un numero e un nome, come è di prassi.
  Per quanto riguarda le date, sono giuste. Le date sono queste: ottobre 2009, poi squadra mobile, novembre 2010... Mi può ricordare cosa succede il 24 novembre ?

  GERO GRASSI. Trasmissione della lettera da parte della squadra mobile.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Giusto, 2010. Trasmissione lettera 24 novembre 2010 e acquisizione della lettera da parte della DIGOS. La lettera arriva a me a fine dicembre 2010. La lettera informativa alla procura e quella di comunicazione all'UCIGOS partono un anno dopo, il 27 marzo 2012. Confermo, è giusto.

  GERO GRASSI. Io le faccio notare che il protocollo di un atto dovrebbe arrivare in un ufficio pubblico il giorno stesso in cui si acquisisce quell'atto e che non è affatto normale che una documentazione...

  ENRICO BUEMI. L'anonimo no, viene classificato diversamente.

  GERO GRASSI. Ho capito, ma anche l'anonimo va protocollato. Poi può essere cestinato, ma va protocollato.

  PRESIDENTE. Senza che adesso ci complichiamo l'esistenza, mi sembra che una serie di domande tendano a evidenziare che un anonimo circostanziato non sarà stato cestinato e che il dato che i colleghi vogliono fare emergere sia che la lettera era arrivata nella stanza del collega dell'ispettore Rossi senza che risultasse traccia, all'interno, di chi e come l'aveva assegnata. Questa è la procedura.
  Il secondo elemento che a taluni sembra anomalo è che sia passato un anno tra quando l'ispettore Rossi decide di informare il magistrato e la struttura interna competente e il momento in cui la lettera viene inviata. Queste sono le due presunte anomalie.
  Andiamo avanti.

  GERO GRASSI. Quando lei si è recato a casa di Fissore, ha fatto una telefonata ? A chi ? Che cosa ha detto in quella telefonata ?

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Quando la moglie mi ha detto che il marito, o ex marito, si era trasferito a Firenze, ovviamente, anche se io conoscevo i numeri telefonici di Fissore perché avevo fatto gli accertamenti sulle utenze, le ho chiesto il numero e l'ho chiamato. Quando mi ha risposto, gli ho detto che dovevamo procedere solo al controllo delle armi che lui deteneva.
  Fissore è stato da subito non collaborativo, nel senso che ha cominciato a chiedere perché fossimo lì e per quale motivo volessimo vedere le armi. Questa situazione è andata avanti un po’. Allora io gli ho detto che avrei riattaccato per dargli il tempo di riflettere. Poi l'avrei richiamato, lui mi avrebbe detto dov'erano le armi e la cosa sarebbe finita lì.
  C’è un altro fatto. Dieci minuti dopo che io ho riattaccato – lo ricordo bene – sono arrivati i Carabinieri, ossia il maresciallo con un altro carabiniere, con la macchina di istituto.

  ENRICO BUEMI. Di dove ?

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Di Bra.
  Io sono rimasto un po’ sorpreso. Ci siamo qualificati e basta. Una volta che ti qualifichi, non possono più insistere. Mi ha solo sorpreso il fatto che siano arrivati subito i Carabinieri.Pag. 11
  Dopodiché, richiamo Fissore, che continua a essere reticente. Allora gli dico che, se non ci rivela dove sono le armi, gli ribaltiamo tutta la casa, perché le armi o le ha (e le deve avere) a casa, oppure non ci sono più, il che è un problema. Ci deve spiegare. Comincia a ricordarsi qualcosa: una, forse, la Beretta, è in camera da letto, nell'armadio. Infatti, era in un armadio, in una scatola di scarpe, ma molto mal tenuta, considerando che giravano anche dei bambini. Sull'altra ha continuato a essere reticente, tant’è che io, a un certo punto, ho pensato che quell'arma non ci fosse. Poi Fissore ha ipotizzato che fosse in garage, in cantina. I colleghi vanno a cercarla. Il vano di sotto era molto grande, perché era un ambiente in parallelo rispetto all'abitazione, perciò era una cantina-garage. C'era una moto, era pieno di mobili...

  GERO GRASSI. Mi auguro che non fosse una Honda.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. No, era una Guzzi.
  Comunque, i colleghi cercano. Io ero sopra e stavo guardando la libreria di Fissore, perché i libri che aveva erano molto interessanti. Essendo della DIGOS, le prime cose che guardiamo nelle case delle persone sono i libri, che danno l'idea della personalità dei soggetti. Io guardavo, quindi, i libri e li ricordo bene. Erano tutti di tipo politico-militare, sulla strage di Cefalonia, sulla guerra di Russia. Erano tutti libri di questo tenore. Li avevo anche elencati forse nell'annotazione.
  Sale un collega da sotto e mi chiede, con un fare un po’ agitato, se posso andare di sotto. Io chiedo che cosa sia successo. Comunque scendo e mi porta davanti al mobile che era in fondo alla cantina-garage, nella parte terminale. Lì c'era una copia de la Repubblica del giorno della strage di via Fani contenuta in un cellophane sottile, appoggiata su una scatola che conteneva la Drulov calibro 22. A quel punto io ho detto ai colleghi di guardare bene dove si trovavano quelle cose, perché poi avrebbero dovuto scriverlo. Questa cosa era molto importante. Dovevano ricordarsi bene dove le avevamo recuperate, perché dovevamo specificarlo nel verbale di sequestro. Avremmo sequestrato, infatti, quella roba.

  GAETANO PIEPOLI. Volevo solo sapere se i Carabinieri, nel frattempo...

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Sono andati via. Appena noi ci siamo qualificati, sono andati via subito.

  GERO GRASSI. Fissore aveva denunciato circa 800 colpi di arma da fuoco. Voi nel verbale avete scritto che ne avete rintracciati 139. La differenza dove sta ?

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Devo fare mente locale. Voi avete acquisito il verbale di sequestro ? No. Io ricordo, ma potrei sbagliarmi, che c'era una denuncia. Sulla denuncia risultavano parecchie centinaia di colpi, che però non c'erano in casa, mentre un centinaio di colpi li abbiamo trovati. Adesso non ricordo più se abbiamo trovato i colpi insieme alla Drulov oppure...

  GERO GRASSI. No, io voglio sapere la differenza. Se io dichiaro di averne mille e voi ne trovate 139, la differenza io l'avrò sparata da qualche parte. Dove ?

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Adesso ricordo il passaggio. Mi ero ripromesso di verificare se Fissore fosse stato iscritto a qualche poligono e se fosse in possesso di porto di pistola per uso sportivo, perché i colpi possono essere denunciati, ma per usarli ci deve essere una logica motivazione: o li spari in un poligono, o altrimenti li devi avere a casa. Non puoi andare a sparare in un bosco.
  Questa verifica poi non l'ho più fatta. Per me l'indagine finisce il giorno dopo.

  GERO GRASSI. Non le viene in mente, visto che chiama Fissore a Firenze, di andarlo a trovare e parlarci ? Probabilmente parlandoci avrebbe capito e saputo qualcosa in più. Perché non lo fa ?

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  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Possiamo passare in seduta segreta ?

  PRESIDENTE. Proseguiamo in seduta segreta.

  (La Commissione prosegue i lavori in seduta segreta, indi riprende in seduta pubblica)

  PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta pubblica.

  GERO GRASSI. Ispettore, la lettera anonima sulla quale lei ha indagato colloca i due uomini sulla motocicletta in maniera difforme rispetto alla sentenza e in maniera analoga rispetto all'interrogatorio dell'ingegner Marini delle dieci e un quarto del 16 marzo 1978. Mi spiego. Nella lettera anonima le due persone della moto vengono posizionate in un determinato modo: quello col passamontagna è A e quello senza passamontagna è B. La versione della lettera è identica a quella dell'interrogatorio di Marini del 16 marzo. La sentenza erroneamente posiziona in senso inverso i due.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Ho capito.

  GERO GRASSI. Non so se sono stato chiaro. La domanda è: lei ha mai riscontrato quest'anomalia e, quindi, ha indagato ? È andato al di là della lettera anonima o si è fermato a quelle indagini a casa di Fissore ?

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Devo fare una premessa, altrimenti non comprendiamo la dinamica di ciò che è avvenuto. Quando io ho acquisito la lettera, per esperienza pregressa su lettere anonime – negli anni Ottanta a Torino di lettere anonime riguardanti il terrorismo ne arrivavano una al giorno, essendoci la psicosi del terrorista, del brigatista – l'ho letta più volte per comprenderne sia la natura, sia lo spirito con cui era stata scritta. Dopodiché, ho iniziato accertamenti preliminari per comprendere se i fatti ai quali faceva riferimento fossero veri. Io del sequestro Moro non mi sono mai occupato nella mia carriera. Ho solo arrestato Natalia Ligas, che è stata condannata all'ergastolo per concorso, ma non era direttamente coinvolta.

  GERO GRASSI. Questo è un merito, però.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Grazie. Non mi sono mai interessato del caso Moro. Ho acquisito elementi ufficiali leggendo sentenze e atti di Commissioni riguardanti il caso Moro e ne ho dedotto che effettivamente in via Fani c'era stata una situazione non perfettamente chiara.
  Dopodiché, ho rilevato anche che effettivamente risultava dagli atti la presenza di tale Camillo Guglielmi, colonnello del SISMI con incarichi di istruttore a Cala Griecas, in Sardegna, dove si addestravano – è agli atti – uomini appartenenti a Gladio.
  Ho rilevato che una moto – l'anonimo parla di moto, non di moto Honda – c'era in via Fani. Questo è agli atti. C’è una sentenza che condanna i brigatisti anche per il concorso nel tentato omicidio del testimone Alessandro Marini. Perciò la moto c'era.
  Dopodiché, mi ha sorpreso anche il fatto che la motocicletta sia l'unico mezzo che non è stato rinvenuto, che non è mai stato ritrovato. I brigatisti le automobili le hanno lasciate tutte e sono state trovate. La moto, almeno negli atti ufficiali, non c’è. È molto strano che il mezzo utilizzato per un'azione terroristica non venga ritrovato. Perché dico questo ? Perché un mezzo o si rubava nell'immediatezza dei fatti e si compiva il crimine prima che venisse inserito negli elenchi dei veicoli rubati, oppure si copiava una targa da un mezzo uguale e identico e si costruiva una targa parallela, mettendola sul mezzo da utilizzare per l'azione criminale, in modo tale che, se veniva rilevata la targa, la vettura non risultasse rubata.Pag. 13
  Io ho ragionato su questo e mi sono detto: se la moto non è mai stata trovata, sono state fatte – e io non le ho trovate – ricerche sull'eventuale denuncia di furto ? Una moto non può sparire nel nulla. Se la bruci, è stata rubata. Altrimenti deve appartenere a qualcuno che la fa sparire. Questo è un altro motivo.
  La terza questione riguarda gli uomini sulla moto. È vero, ha ragione. Quando io ho cercato gli elementi riguardanti gli uomini sulla Honda, ho fatto riferimento alla sentenza. La sentenza dice che quello incappucciato sta davanti e quello a viso scoperto sta dietro.
  Preciso che io ho fatto tutto questo utilizzando la rete. Non ho mai potuto acquisire neanche un atto ufficiale a livello di ufficio. Tuttavia, con le sentenze e gli atti delle Commissioni si riesce a fare molto.
  Quando ho trovato, dopo che ho mandato la lettera informativa alla procura, la deposizione di Marini, che è avvenuta nell'immediatezza del fatto, l'ho notato: è vero, Marini dice molto chiaramente che l'uomo che guidava aveva il viso scoperto, era magro con il viso scavato e assomigliava a Eduardo De Filippo, mentre quello dietro, cioè l'anonimo, era a viso coperto, ha sparato contro il testimone e ha perso anche un caricatore all'incrocio. In effetti, ho commesso anch'io un errore, ma perché sono stato indotto dalla sentenza. Li ho messi al contrario anch'io.

  GERO GRASSI. Io le faccio vedere una foto. Gradirei che lei mi dicesse se conosce questa persona.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Questo è un reperto che io ho fatto fotografare. È la foto che aveva in camera da letto la moglie di Fissore. È Fissore negli anni Settanta-Ottanta. Me lo disse la moglie. Io sequestrai la foto perché la ritenni utile.

  PRESIDENTE. Spieghi anche ai colleghi di cosa si tratta. Non credo che lei sia un cultore dei giovani degli anni Settanta. Adesso ci vuole far vedere la foto di Eduardo De Filippo ?

  GERO GRASSI. Ho chiesto semplicemente se l'ispettore avesse mai visto quella foto, perché quella è la foto di Fissore che aveva la moglie a Bra. Volevo chiedere al commissario se l'avesse rintracciata o vista durante la sua ispezione in casa di Fissore. Dietro c’è la copia de la Repubblica avvolta nel cellophane della quale già ha parlato prima. Poiché, ovviamente, per me è un reperto, volevo chiedergli se lui l'avesse vista e se riconoscesse la persona.
  Presidente, non è poco quello che ho chiesto.

  ENRICO BUEMI. Qual è l'obiettivo ?

  GERO GRASSI. L'obiettivo è sapere se questa fotografia, della quale io dispongo, fosse la stessa che lui ha visto e se la persona che l'ispettore ha visto fosse Fissore, perché io non ne ho la certezza.

  ENRICO BUEMI. Collega, siccome non siamo a Lascia o raddoppia, qual è l'obiettivo, legittimo ?

  GERO GRASSI. Il mio obiettivo è sapere se quello è Fissore.

  ENRICO BUEMI. Ho capito.

  GERO GRASSI. Io non ne ho la certezza.

  MIGUEL GOTOR. La ringrazio, ispettore Rossi, per la sua disponibilità a intervenire. Vorrei provare a riassumere su che cosa stiamo ragionando e poi farle due domande.
  L'inizio di tutto è una lettera anonima che arriva trentun anni dopo i tragici fatti...

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Trentaquattro.

  MIGUEL GOTOR. È del 2009 ?

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Sì, del 2009.

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  MIGUEL GOTOR. Quindi sono trentuno. Non c’è sempre nel dettaglio la verità nascosta. Spesso ci sono delle banalità. Sono trentun anni, ma, se fossero trentatré o trentaquattro, non cambierebbe. È passato tanto tempo. C’è un fatto tragico e una lettera anonima le viene segnalata, se ho capito bene, da un suo collega di ufficio che sta abbandonando l'ufficio e che l'ha conservata, archiviata per...

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Gli era stata assegnata, però, essendo in procinto di andarsene, non aveva iniziato a fare nulla; quindi l'ha passata a me.

  ENRICO BUEMI. Non era neanche classificata.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Quello si sarebbe dovuto fare.

  MIGUEL GOTOR. Appunto. Io voglio riflettere su questo. Abbiamo una lettera anonima non classificata, trentun anni dopo un fatto tragico, che un suo collega di ufficio che sta andando in quiescenza le segnala.
  Se noi leggiamo la lettera anonima, come lei ha fatto – i contenuti li possiamo desumere dalla requisitoria del dottor Ciampoli, che ne riporta alcuni passi – ci rendiamo conto che l'anonimo estensore, trentun anni dopo, ha certamente la volontà di legare la moto Honda alla presenza in via Fani del colonnello Guglielmi. Ci rendiamo conto, cioè, in maniera evidente che quella è l'intenzionalità principale. Poi fornisce indicazioni per individuare, attraverso un'indagine che lei ha fatto, anche con efficacia, uno dei possibili e presunti protagonisti da collocare in quella moto. Questo è un dato di fatto.
  Un secondo dato di fatto che mi ha colpito molto, quando la notizia è stata fornita all'opinione pubblica – l'ANSA batté un'agenzia – è che il contenuto della lettera anonima non voglio dire che sia identico – perché dovrei fare un raffronto proprio parola per parola e non l'ho fatto – ma è di certo grandemente ispirato a un brano, a un paio di minuti di un film del 2003, Piazza delle Cinque Lune, per la regia di Renzo Martinelli. Vedere questo rapporto di ispirazione è piuttosto semplice: si va su Google, si scrive «Piazza delle Cinque Lune Renzo Martinelli» e si può vedere il brano in cui c’è, nel film, nell'invenzione filmica, nella fiction, lo scarico di coscienza di un protagonista che – ripeto – non so se sia identico, ma è molto simile al contenuto della lettera anonima del 2009, ossia di sei anni dopo.
  Lei, con la sua perizia, svolge indagini e individua il possibile soggetto, il signor Fissore. Fa un'ispezione con le difficoltà che ci ha segnalato e – questo è un mio giudizio – trova un repertorio di citazioni. Abbiamo già una citazione, quella del film del 2003. Lei individua Fissore, va a fare un'ispezione e, a mio giudizio, trova un repertorio di citazioni. Cosa trova infatti ? Trova alcune armi, che evidentemente non sono quelle della strage, ma trova comunque delle armi. Poi trova una copia de la Repubblica. A quanto ho capito, era una riproduzione, non un originale...

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Era una ristampa avvolta nel cellophane.

  MIGUEL GOTOR. È una ristampa di qualche anno dopo, immagino. Sarebbe interessante vedere di che anno fosse. Ipotizziamo che fossero delle ristampe fatte venticinque anni dopo il sequestro Moro. Non lo so, si può verificare. Comunque, trova delle ristampe.
  Soprattutto, la cosa più divertente in quello che, dal mio punto di vista, è un repertorio di citazioni, è uno scambio, una missiva, con l'onorevole Mazzola. Anche questi sono dati di fatto. L'onorevole Mazzola, che è morto poco tempo fa, peraltro, non solo è stato sottosegretario con delega ai servizi segreti – questo è un dato oggettivo – ma nel 1985 pubblicò, anonimo, un testo romanzato, intitolato I giorni del diluvio, in cui, sette anni dopo l'evento, forniva una sua versione di tutta Pag. 15la vicenda Moro. È una versione estremamente romanzata. Si tratta di un romanzo, di un'opera di finzione. L'opera è stata poi ristampata molti anni dopo con il nome di Mazzola, il quale si rivelò essere l'autore del libro I giorni del diluvio, che ebbe un certo successo quando uscì nel 1985. Si crearono allora dei dibattiti: chi è l'anonimo, chi ha scritto il libro ? Naturalmente, le voci circolavano. Il fatto che l'autore fosse stato sottosegretario al Ministero della difesa durante il sequestro Moro e successivamente sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti, ovviamente, attirò l'attenzione.
  Il terzo dato di fatto, che è quello che mi ha colpito di più – vorrei sapere se ha colpito anche lei – è che, quando avete individuato Fissore come colui che conservava questo repertorio di citazioni ed era oggetto indiretto – ma individuabile, con un'azione investigativa che lei ha compiuto – di quella lettera anonima, è risultato che Fissore, che viene individuato trentaquattro anni dopo i fatti, ha un alibi per il 16 marzo. Fissore ha un alibi che ha una certa forza probatoria, perché è in grado di fornire – o forse sono scoperti – dei fogli di volo che dimostrano che il 16 marzo del 1978, intorno all'ora di pranzo, lui era in volo tra il Piemonte e la Lombardia, con tanto di librettino che, a distanza di trentacinque anni, attesta ciò. Fissore era con un istruttore pilota. All'ora di pranzo del 16 marzo era in volo e, trentacinque anni dopo, lo può dimostrare. Può dire che quella mattina era in volo.
  Questo aspetto mi colpisce. Io sfido chiunque di voi non dico a ricordarsi cosa stesse facendo il 16 marzo 1978 – non vi sto chiedendo questo – ma ad aver conservato o ad avere la possibilità di dimostrare con attestati e con prove che cosa stesse facendo la mattina del 16 marzo, il che è molto più complesso. Secondo me, la possibilità si riduce di moltissimo. Molti di noi potrebbero supporre il 16 marzo di essere stati a scuola. Io personalmente ero alle elementari. Poi, però, la prova di questo sarebbe soltanto il registro con l'appello della maestra. Se trentasei anni dopo questi registri non sono conservati, la prova manca.
  Questo mi sembra il quadro. Le domande che le pongo sono due. Mi rivolgo a lei, che ha mostrato capacità investigative e soprattutto ha un'esperienza in merito, che ci ha dettagliato. A me sembra che questo testo anonimo, la lettera, abbia una sua artificiosità. Voi vi siete, come è giusto, concentrati molto sulla verifica della veridicità del contenuto. Questo è inevitabile. Mi chiedo, però, se lei abbia fatto, in base alla sua esperienza trentennale anche nel settore dell'antiterrorismo, una riflessione su chi possa essere l'anonimo e su quali intenzioni potrebbe aver avuto. Questa è la prima domanda.
  Passo alla seconda domanda. Da quanto ho capito i magistrati hanno sospettato che l'autore della lettera anonima possa essere stato lo stesso Fissore. L'hanno sospettato e hanno fatto delle indagini. Hanno sospettato, cioè, che Fissore abbia potuto, per chissà quale motivo, mettere in scena una simile attività, forte del fatto che sapeva di avere un alibi al riguardo che l'avrebbe del tutto scagionato. Da quanto ho letto i magistrati non sono arrivati a una conclusione. Hanno mantenuto questa come ipotesi. Poi Fissore è morto. Lei, che ha avuto a che fare con Fissore, proprio in base alla sua esperienza psicologica sul campo che idea si è fatto di lui ?
  Lei ha detto una cosa molto interessante, ossia che guarda i libri di una persona per cercare indizi sulla sua personalità; l'attività investigativa è un'attività che presenta aspetti di intuizione e di psicologia. Lei ritiene possibile e verosimile che possa essere stato lui a innescare un simile gioco, che – perdonatemi il cultismo, di cui mi scuso – presenta un carattere situazionista ? Peraltro, era una tipica cultura degli anni Settanta quella di fornire repertori di citazioni per dare vita ad attività di informazione, disinformazione e dominio sull'informazione. Questa è una domanda: su Fissore che idea si è fatta ? E su altre piste possibili ?Pag. 16
  Secondo me, più che verificare la veridicità di quello che c’è scritto sulla lettera anonima – già nel Seicento l'Inquisizione romana cestinava le lettere anonime – è più interessante chiederci, se l'autore non è Fissore, quale potrebbe essere l’identikit di un soggetto che fa una simile messa in scena.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Senatore, qui tocchiamo forse il punto più interessante. Anch'io mi sono soffermato molto su questi aspetti, anche perché il film lo conosco. Non posso, però, concordare con lei, e le spiego perché.
  Innanzitutto io ritengo che il miglior investigatore del mondo sia colui che ha capacità di autocritica e riesce ad abbandonare una pista perché si rende conto che ha sbagliato, cosa molto difficile nel mio ambiente.
  Le dico la verità. Non può essere questo il caso, perché la lettera l'avrò letta cento volte prima di iniziare. So cosa c’è in quella lettera. A parte il fatto che, secondo me, chi scrive ci mette dentro qualcosa che va al di là della solita lettera diffamatoria o inquisitoria, è una lettera che vuol far conoscere qualcosa attraverso una terza persona, è vero, ma che vuole portare a conoscenza qualcosa.
  Chi scrive non vuole colpire direttamente qualcuno, altrimenti avrebbe mandato la lettera alla polizia giudiziaria o all'autorità giudiziaria; invece, la manda a un organo di stampa per arrivare a una persona. Io non la vedo tanto come avente funzione anti-informativa o depistante riguardo ai mezzi di comunicazione. L'autore pensa di utilizzare, invece, coloro che fanno indagini giornalistiche per arrivare alla persona. Se la lettera fosse arrivata alla polizia giudiziaria, è ovvio che non avrebbe avuto la stessa valenza che se fosse stata mandata a un giornalista.
  Inoltre, la lettera contiene alcuni aspetti che mi hanno fatto riflettere molto. Innanzitutto l'autore fa una cosa che in tutti gli atti che io ho letto – e le posso garantire che sono uno che legge tantissimo – non ho trovato. Nessuno aveva mai abbinato la motocicletta al colonnello Guglielmi, nessuno. Forse, nelle sue idee, il pubblico ministero Marini c'era andato vicino, però aveva più un'idea verso la criminalità. È colui che, senza arrivarci, è andato più vicino a questa ipotesi.

  MIGUEL GOTOR. Anche a me è capitato di leggere un po’ e le confermo questo: l'originalità della lettera anonima sta nel fatto che, per la prima volta, c’è un collegamento esplicito tra moto Honda e colonnello Guglielmi.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Io ho ipotizzato che l'anonimo avesse fatto delle ricerche, ma questa cosa non si trova.
  Inoltre, c’è un altro aspetto che mi ha colpito. L'autore dice che non conosce l'altro uomo, e questo è un altro elemento. Lei ipotizzi di costruire una lettera anonima costruita, falsa, fasulla. È strano che non conosca l'uomo del quale sta scrivendo tutte queste cose.
  Io sono andato a fare una ricerca e, cercando, ho trovato il vero unico atto non ufficiale di tutta la ricerca che ho fatto. So molto bene che bisogna cercare le cose ufficiali, però ho trovato questo. È l'intervista che ha rilasciato un «gladiatore» a un giornalista. Questo gladiatore dice che andava a ritirare le buste prima a Forte Braschi e poi in via XX Settembre (non ricordo dove, in un ufficio). Gli veniva consegnata una busta; doveva aprirla sul posto, leggerne il contenuto e poi restituirla.
  Ripeto: il passaggio per cui non si conoscono non è da poco. Lei è una persona molto attenta ad analizzare ciò che si scrive. Questo è un aspetto, secondo me, importante, perché costituisce comunque un riferimento a tutto il resto del discorso del collegamento tra il colonnello...
  Questa è una delle circostanze. Poi ce n’è un'altra. L'anonimo sostiene che andava a comprare dischi di musica popolare. Anche su questo io ho deciso di andare a fondo, perché è un particolare insignificante in una lettera anonima di un Pag. 17contenuto enorme. La Pentagramma di Torino sa cosa faceva ? Produceva Gipo Farassino, uno chansonnier piemontese, deceduto recentemente. Come fa una persona a costruire una lettera mettendo dentro questi particolari ? Gipo Farassino faceva musica popolare piemontese.

  MIGUEL GOTOR. Nella lettera non è citato Gipo Farassino. Non riesco a capire.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Mi scusi, c’è una logica. L'unica musica...

  MIGUEL GOTOR. Mi scusi se la interrompo. Le chiedo di esplicitare la logica perché, in realtà – mi permetto, è proprio un fatto soggettivo – anche nel primo e nel secondo punto che lei ha elencato sul piano investigativo io trovo alcune difficoltà logiche. Poi possiamo ritornarci.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Io le sto fornendo una risposta in termini investigativi. Poi possiamo disquisire per tutta la vita, credo.
  Il collegamento che facevo io è il nesso tra Pentagramma e musica popolare. L'unico riferimento è che questa società produceva un cantante che faceva musica popolare. Lì non vendevano dischi, vendevano produzioni video e audio.

  MAURIZIO GASPARRI. Scusi, Gipo Farassino cosa c'entra ? Questo è il Parlamento, non è una presa per i fondelli. Ho già dato un avvertimento all'inizio. Ora arriviamo anche a Gipo Farassino ? Di che stiamo parlando ? Se fa degli esempi, li faccia meglio. Se uno si presenta in queste condizioni provocatorie a un organismo parlamentare, poi ne risponde. Questa è una Commissione che ha poteri di autorità giudiziaria. Stia attento.

  PRESIDENTE. Non è così, senatore Gasparri. Il signor Rossi ha espresso una sua opinione sulla particolarità della lettera e, nel citare la particolarità della lettera, ha spiegato. Gli è stata chiesta la sua opinione. Non si è messo a parlare di Gipo Farassino. Poiché qualcuno ha chiesto perché lui abbia creduto a quella lettera, proprio perché ritiene che la Commissione sia qualcosa di serio, il signor Rossi ha detto di averla analizzata e di aver trovato questa peculiarità. Poi ha aggiunto anche che in una lettera così dettagliata è strano che si scriva di dischi di musica popolare e che si è fatto un'idea. Poiché il cantante era di quelle zone, ha fatto il suo ragionamento, ma perché il senatore Gotor gliel'ha chiesto. Questo risulta agli atti.

  MIGUEL GOTOR. Presidente, io mi sento di portare acqua al mulino argomentativo del senatore Gasparri. Nel momento in cui l'ispettore Rossi ha cominciato a motivare le ragioni che l'hanno spinto a ritenere quella lettera – che a me sembra, per le ragioni che ho spiegato, estremamente artificiosa – in grado, invece, di innescare una pista probatoria seria, la terza ragione è stata quella in cui ha parlato di un negozio...

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Non è un negozio. È una società di produzioni audio-video.

  MIGUEL GOTOR. Non cambia nulla. È una società di produzioni audio-video, ma nella lettera anonima la società di produzioni audio-video c'entra, perché l'anonimo scrive che non conosce il nome della persona che era con lui sulla moto Honda al servizio del colonnello Guglielmi. Asseriva di ignorarne il nome, indicandolo, però, come «il marito della signora Tiziana, dipendente della Pentagramma di Torino, via Caraglio», conosciuta dall'anonimo perché in passato, lui dice, andava a comprare dischi di musica popolare.

  PRESIDENTE. È quello che ha detto il nostro ospite. Ha detto di aver scoperto che molto probabilmente andava a comprare i dischi di questo cantante.

  MIGUEL GOTOR. Non l'ha scoperto. Stiamo dicendo che la lettera anonima offre, con un'attività investigativa che è Pag. 18stata fatta bene e solertemente dall'ispettore Rossi, la possibilità di individuare il soggetto e di agganciarlo. Sta parlando della signora Tiziana, dipendente di quel negozio.

  PRESIDENTE. Io di mestiere faccio il medico e ora il parlamentare. Mi sembra di capire che il signor Rossi abbia letto la lettera e, per vedere se si trattasse di una notizia vera e dettagliata, si sia posto una domanda sul marito della signora Tiziana, che stava lì nella casa discografica che produceva musica popolare, e sia andato a vedere. Ha fatto due più due dicendo che perlomeno vendeva dischi di quella persona. Credo che abbia detto questo. Non è un cultore di quel cantante.

  ENRICO BUEMI. Presidente se mi consente, l'ispettore sostiene la tesi della veridicità della lettera. Sostiene – almeno, è quello che ho capito io – che una serie di elementi inseriti all'interno della lettera anonima tende ad andare oltre la probabile presunta artificiosità della lettera stessa. Ci sono elementi che, in una logica di razionalità, sarebbero anomali; però – ispettore, mi consenta – potrebbero dimostrare il contrario, ossia anche l'artificiosità della lettera.

  PRESIDENTE. Tutti noi sappiamo benissimo che una lettera anonima dà luogo a un procedimento se l'autorità investigativa evidenzia degli elementi di dettaglio. Rossi ci sta dicendo quali sono stati, secondo lui, gli elementi di dettaglio che l'hanno colpito. Può essere che il dettaglio sia artificioso per fare una cretinata, o può essere che sia non artificioso per far scoprire qualcosa. Rossi ha detto semplicemente che, quando l'ha letta, dopo che l'altro collega non aveva trovato il tempo di farlo, è andato avanti per verificare. Io ho capito così. Ci ha detto di non averla cestinata perché c'erano dettagli che gli sembravano potessero essere finti o non finti, ma comunque particolari. Per questo motivo è andato avanti. Io ho capito questo.
  Chiudiamo, altrimenti facciamo una discussione che non finisce più.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Ha sintetizzato il mio pensiero esattamente.
  Inoltre, ci sono altri due passaggi riguardo alla lettera. Uno è la frase: «Il nostro compito era quello di proteggere le BR nella loro azione da disturbi di qualsiasi genere». Ritengo che questo sia un gergo di tipo militare. Non tutti parlano e scrivono in questo modo.
  Per quanto riguarda la lettera dell'onorevole Mazzola, la lettera è riferita all'onorevole Mazzola e anche all'onorevole Silvestri. Ci sono due parlamentari. Non ricordo esattamente, ma uno scrive a Fissore. Ho ritenuto utile sequestrarla, nel senso che non è facilmente spiegabile. Fissore, se avessimo potuto sentirlo, ci avrebbe potuto spiegare il motivo di quella lettera. Da quello che c'era scritto non era esplicitato il motivo della questione.

  ENRICO BUEMI. Il contenuto si conosce ?

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Sì, era la risposta a qualcosa che Fissore deve aver chiesto all'onorevole. Non era spiegato. Da quello che ricordo, non c'era il motivo spiegato.

  PRESIDENTE. Se Fissore era lì e quei due parlamentari erano di lì, si sarà recato presso lo studio a dire una cosa e l'altro gli avrà risposto.

  ENRICO BUEMI. Sì, ma, poiché quel personaggio è stato sottosegretario ai servizi, molti anni prima, ma su una vicenda di cui noi stiamo parlando e stiamo indagando...

  PRESIDENTE. Non ho detto che la sua considerazione vada messa da parte. Il bigliettino poteva avere una giustificazione banale, a meno che il messaggio non fosse cifrato.

Pag. 19

  ENRICO BUEMI. Presidente, non banalizziamo il ragionamento. Si tratta di un personaggio abbastanza complesso, di cui non abbiamo chiari tutti i dettagli.

  PRESIDENTE. Ma era anche il deputato di quel collegio.

  ENRICO BUEMI. È vero, ma vediamo la sostanza. Il rapporto di tipo – definiamolo così – clientelare mi pare che nella vicenda ci possa essere, ma non è l'elemento su cui dobbiamo indagare.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Esattamente. Ricordo che il collega di Cuneo che era con me l'ha sequestrato per questo. Ricordo che mi disse una cosa su questo, senatore. Ora che lei ha citato l'incarico, ho ricordato il motivo per il quale il biglietto è stato acquisito.

  PRESIDENTE. Il biglietto, però, da come lo ricordo io, era banale.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Non era banale. Non esplicitava nello scritto la motivazione per la quale ci fosse stata corrispondenza. Non è possibile leggerlo ?

  PRESIDENTE. Non ce l'ho qui, altrimenti l'avrei letto.

  ENRICO BUEMI. Acquisiamo la lettera di Mazzola e vediamo se ci togliamo i dubbi.
  Presidente, mi lasci fare una precisazione, perché la questione è delicata. La mia presenza qui non tende ad avallare né una tesi, né un'altra. La mia presenza qui tende a portarci avanti nel raggiungimento di una possibile verità. Le domande, almeno quelle che faccio io, non sono ispirate da alcun secondo fine.

  PRESIDENTE. Poiché era noto a tutti chi fosse stato sottosegretario, mi sono anche permesso di aggiungere che l'altra spiegazione che ci può essere a quel pezzo di carta era legata alla circostanza che egli era il parlamentare del luogo.

  MIGUEL GOTOR. Visto che insistete sulla circostanza che era sottosegretario, guardate che a me sembra altrettanto importante che fosse l'autore di un romanzo sul sequestro Moro, I giorni del diluvio del 1985, che è alla base e all'origine di tutta la cosiddetta dietrologia italiana sulla vicenda Moro. Il nome di Mazzola, per uno che si è occupato di Moro, non interessa soltanto in quanto sottosegretario, ma anche in quanto autore di un testo molto interessante, molto raffinato, che tutti possono leggere.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Qui, però, siamo di fronte a due soggetti. Io prima parlavo dell'anonimo, adesso siamo entrati in un ambito diverso. Distinguiamo.
  Lei mi ha chiesto poi che idea mi sia fatto io di Fissore. Noi l'abbiamo anche fotografato e seguito e poi io ho parlato con lui al telefono. Ripeto, quella mattina dava l'impressione di una preoccupazione controllata. Sicuramente è una persona alta un metro e novanta, magra, dal portamento sicuro.
  Io non ritengo assolutamente che ci siano gli elementi per dire, da parte mia, come investigatore, che egli sia autore della lettera, perché non trovo le connessioni logiche. Questa è una valutazione mia, che lei mi aveva chiesto.

  FEDERICO FORNARO. Lei ha citato un secondo onorevole, oltre a Mazzola, ossia Silvestri.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Non mi ricordo. Potrei anche sbagliarmi. Sono passati tanti anni.

  FEDERICO FORNARO. Parlamentari nel cuneese con il nome Silvestri non ne risultano.

  ENRICO BUEMI. Probabilmente è il professore degli affari strategici.

Pag. 20

  PRESIDENTE. Spieghiamo che per il senatore Fornaro, che ne ha cognizione di causa, non è mai esistito un senatore Silvestri della zona. Poteva essere un deputato di altra...

  ENRICO BUEMI. L'altro a cui penso io non è detto che sia quello di cui sta parlando lei, ispettore, e una qualche competenza sull'argomento potrebbe averla.

  MIGUEL GOTOR. Se così fosse, il repertorio di citazioni aumenterebbe. Ogni fatto di questa vicenda avrebbe una citazione, se Silvestri fosse quello.

  PRESIDENTE. Se questo fosse un teatrino costruito perché noi lo scoprissimo, avrebbe avuto un ottimo scenografo. Tuttavia, noi non siamo chiamati adesso a dirlo oggi. Siamo chiamati ad ascoltare e a capire.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Vorrei solo finire. Sulla lettera io ho provato anche a ragionare in termini diversi, ossia partendo da un soggetto che la volesse costruire. Sinceramente, mi sembra inverosimile che si possa riuscire a scrivere una cosa del genere partendo da una costruzione, anche perché bisogna pensare a priori che la lettera mandata alla stampa venga acquisita dalla squadra mobile, che finisca alla DIGOS e che poi finisca nelle mani di qualcuno che fa un'indagine e arrivi a casa di Fissore, eseguendo una perquisizione e trovando le cose che Fissore ha messo in bella vista. Non erano in bella vista, sia chiaro, erano da cercare, ma vengono comunque trovate.
  Io scrivo una lettera, la mando alla stampa...

  PRESIDENTE. Secondo il senatore Gotor, è l'altra versione. Se la foto che abbiamo visto prima, che ritraeva quel giovane degli anni Settanta, l'ha fatta l'anonimo, allora l'anonimo si può anche costruire il teatrino e mettersi al centro dell'attenzione. Questa è l'altra tesi. È un'ipotesi, però. Atteniamoci ai fatti.

  MIGUEL GOTOR. È un'ipotesi che la magistratura ha preso in considerazione. Poi ha archiviato la vicenda e non ha ritenuto di aver raccolto gli elementi necessari per pensare che il signor Fissore fosse l'autore della lettera.

  PRESIDENTE. Su questo tema abbiamo avuto il Procuratore generale Ciampoli, che la cita ampiamente e che la pensa così. Infatti, ha archiviato.

  LUIGI COMPAGNA. Ispettore Rossi, io proverei ad abbandonare il territorio della lettera anonima non protocollata. Tornerei, invece, all'appartamento di Antonio Fissore a Bra, dove a lei capita di rinvenire una lettera dell'onorevole Mazzola. Io ho avuto l'onore di conoscere il deputato Mazzola, che ha concluso la sua ultima legislatura quando io ero alla prima, dal 1992 al 1994. È morto qualche mese fa, nel rispetto e nell'affetto generale. Il personaggio è certamente importante. Io vorrei provare a ridurre, se non le citazioni, che sono fin troppe, le citazioni delle citazioni, almeno sulla memoria di un collega parlamentare.
  Il collega Mazzola era certamente un grande raccoglitore di preferenze, nell'accezione sociologica e non criminogena dell'espressione, in quel territorio. Si era laureato – aveva questa passione – in studi giolittiani e gli era capitato di diventare democristiano nella continuità di una determinata storia d'Italia.
  Aveva avuto tutte le responsabilità istituzionali che dice Gotor. Nel 1985 aveva pubblicato quel libro «intrigante». Aveva poi avuto – anche qui non voglio aggiungere citazioni delle citazioni – una polemica pubblica, con varie esternazioni, col presidente Cossiga, il quale rimproverava all'ex sottosegretario Mazzola di non aver adoperato un piglio adeguatamente gladiatorio nella difesa etico-politica...

  PRESIDENTE. È una citazione infelice...

  LUIGI COMPAGNA. Grintoso, diciamo, o adeguatamente caloroso nel difendere Pag. 21l'operazione Gladio, che, per il suo significato etico-politico, atlantico e occidentale, il presidente Cossiga... Ne abbiamo parlato con il senatore Pellegrino la volta scorsa. La polemica si era poi placata e Mazzola era stato senatore nella sua ultima legislatura dal 1992 al 1994.
  In qualunque data dell'ultimo quarto di secolo una lettera di un personaggio come Mazzola che risponde a una raccomandazione, che invita, che risponde a un invito cui non può partecipare è fra le cose di più ordinaria reperibilità, dal punto di vista investigativo, in una casa di Bra. Non vedo, quindi, perché associare la memoria e l'attività pregressa di Mazzola... Se non c’è alcun riferimento al caso Moro, come lei, ispettore, mi pare abbia detto in risposta al collega Grassi, a me sembra, francamente, abbastanza insignificante questa citazione all'interno delle citazioni.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Torniamo un po’ indietro. Il problema di fondo rimane sempre uno: se io avessi avuto la possibilità di verbalizzare le dichiarazioni di Fissore e di sviluppare tutti gli accertamenti susseguenti alla perquisizione che andavano fatti, noi avremmo sicuramente trovato risposte a molte domande, per esempio sui proiettili che mancavano nell'abitazione, sulle centinaia di proiettili che non c'erano, come sulla lettera. Ci sarebbe stata sicuramente una risposta.
  Io voglio evidenziare questo. L'indagine da parte mia è tronca, manca tutto il seguito. Noi stiamo ragionando su una parte, ma manca il resto, che non credo sia stato fatto. La lettera è stata acquisita perché poteva avere un interesse nello sviluppo ulteriore, ma questo io non l'ho potuto fare.

  STEFANO LUCIDI. Durante l'esposizione, lei ha già risposto ad alcuni quesiti che erano emersi, quindi le chiederò alcune precisazioni.
  Riguardo alla lettera e a come le è stata fornita lei ci ha indicato che le è stata passata da un suo collega che stava lasciando l'ufficio. Non ci ha detto, però, chi è questo collega. Può dircelo ?

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Chiedo che si possa proseguire in seduta segreta.

  PRESIDENTE. Proseguiamo in seduta segreta.

  (La Commissione prosegue i lavori in seduta segreta, indi riprende in seduta pubblica)

  PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta pubblica.

  STEFANO LUCIDI. Motivo la mia domanda: stiamo acquisendo la documentazione e, quindi, qualcuno di noi non è a conoscenza di determinati argomenti.
  Passo a un'altra questione, ma ritorno sempre sul tema. Parlando con il suo collega, è venuto a conoscenza del fatto che conoscesse il contenuto ? Aveva letto la lettera ?

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Non aveva ancora iniziato l'attività, l'aveva ricevuta da poco.

  STEFANO LUCIDI. Quindi, non ne era a conoscenza.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Probabilmente una lettura gliel'avrà anche data. Se ti viene consegnato un foglio, lo guardi. Bisogna poi, però, dedicare molto tempo e attenzione.

  STEFANO LUCIDI. È chiaro.
  Dopo che è avvenuta la pubblicità dei fatti, ossia dopo che la lettera è stata portata a conoscenza dell'opinione pubblica, lei ha avuto più modo di riparlarne con il suo collega ?

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Assolutamente no.

  STEFANO LUCIDI. Un'altra domanda. Quando arriva in casa di Fissore, trova una riproduzione del quotidiano la Repubblica.Pag. 22Ci ha detto poco fa che era una ristampa, ma era una ristampa ufficiale o era una fotocopia di quell'edizione ?

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. No, era una copia esattamente identica a quella stampata il 16 marzo.

  PRESIDENTE. Mi dispiace che sia uscito l'onorevole Grassi. Sapremmo se fosse la ristampa a quindici o vent'anni dai fatti.

  STEFANO LUCIDI. Quindi, si tratta di un quotidiano originale ristampato ?

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Esattamente.

  STEFANO LUCIDI. Non è una fotocopia dell'originale. È una ristampa.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Non è una copia de la Repubblica stampata il giorno del sequestro di Moro.

  STEFANO LUCIDI. Ho ancora un'altra domanda. Lei ci ha parlato dell'arrivo di una pattuglia dei Carabinieri poco dopo il vostro arrivo in casa di Fissore. Vorrei sapere se era stato investigato il motivo del loro arrivo, chi e perché li aveva chiamati. Vorrei sapere se avete chiarito questa vicenda.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Non posso dire che cosa è stato fatto, perché io mi sono congedato pochi giorni dopo.

  STEFANO LUCIDI. Lo sapremo, però...

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Io non ho idea dello sviluppo che abbiano avuto nell'insieme tutte le attività che riguardano quell'indagine. Dovreste acquisire gli atti relativi.

  STEFANO LUCIDI. Pongo l'ultima domanda e svolgo una considerazione personale.
  Nel dibattito che abbiamo avuto oggi io ho notato una sincerità nell'audito, soprattutto considerando che ci troviamo di fronte a una persona che ha la responsabilità di agire. Immagino che, se le decisioni di agire rispetto a determinati fatti fossero lasciate a una platea molto ampia, molto spesso non si arriverebbe ad alcuna azione. Questa è un po’ la sensazione che mi ha lasciato quest'audizione finora.
  Come abbiamo fatto altre volte, le chiedo se lei si sente in grado di indicarci un qualche possibile sviluppo delle nostre audizioni e una linea che noi dovremmo, secondo lei, perseguire a livello investigativo.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. La ringrazio per quello che ha detto riguardo alla mia persona.
  Per quanto riguarda la seconda domanda, io, ovviamente, ho letto tantissimo in riferimento non solo alla lettera, ma soprattutto a via Fani in tutta la sua complessità. Non sono andato molto oltre via Fani, perché già comprendere in termini investigativi quello che è successo quella mattina posso garantire che non è cosa semplice.
  Se mi posso permettere, rispondendo alla sua domanda, io ho fatto alcune valutazioni. Dividerei l'attività distinguendo la ricerca di coloro che erano con i brigatisti, oltre a quelli noti, rispetto alla ricerca di coloro che erano intorno ai brigatisti.
  Quanto a quelli che erano con loro, ma questa è una valutazione di tipo investigativo personale, cercherei di approfondire la pista tedesca, se dovessi farlo io. Con «pista tedesca» intendo la presenza di esponenti della Rote Armee Fraktion in Italia in quei giorni. Ci sono prove e riferimenti molto precisi, che forse non sono stati adeguatamente sviluppati, anche perché le connessioni tra Moretti e alcuni esponenti della RAF sono provate, oltre alla capacità operativa dei terroristi tedeschi e alle analogie con il sequestro, che fu Pag. 23fatto in Germania, di Schleyer. Questa è la mia idea investigativa.
  Per quanto riguarda coloro che erano intorno, la lettera può essere una valida opportunità investigativa. Avrebbe potuto esserlo anche Fissore. Forse si è persa un'opportunità. Poi indagherei su Guglielmi e su tutto quello che c’è agli atti e che può ruotare intorno a questo soggetto. Questa è la mia idea investigativa personale.

  STEFANO LUCIDI. Posso aggiungere un'altra domanda, l'ultima ? Ovviamente, fa parte dell'argomento, ma è più sulla sua esperienza professionale.
  Intorno alla vicenda complessiva del caso Moro ci sono vari elementi, vari tasselli, vari punti che possono essere uniti. Purtroppo, quello che succede è che tutte le unioni possibili portano sempre a delle giustificazioni.
  Riguardo proprio alla sua esperienza professionale e alle vicende – che vedo lei conosce bene – di quella mattina, secondo lei, umanamente e professionalmente, è possibile...
  Mi scusi, faccio ancora un'altra premessa. Ci sono dei fatti che possono essere, come diceva il senatore Gotor, artificiosi e dei fatti di tipo piuttosto normale e quotidiano. Faccio un esempio: con riferimento a una lettera anonima scritta nel 2014 sul caso Moro, sarebbero migliaia le persone in grado di scrivere una lettera enigmatica con intrecci plausibili. Ci sono altri fatti che, invece, non possono essere costruiti. Faccio un esempio. Con riguardo ai fatti di via Fani, per la sua esperienza professionale, è ipotizzabile che una persona «media», che abbia delle esperienze di lotta armata o di vicende dure nella sua vita quotidiana, possa eseguire un agguato di quel tipo, per come viene narrato, così perfetto a livello dinamico ?
  Vengo alla mia domanda. Lei ha parlato di presenze esterne che hanno aiutato. Il dubbio che emerge rileggendo le carte è, invece, che le BR fossero piuttosto impreparate a livello professionale per affrontare quegli attimi. Quale ipotesi la porta a sottoscrivere la sua esperienza professionale ? Potrebbero essere state effettivamente in grado di essere i principali attori ? Stiamo parlando di uno degli episodi più criminali e più importanti della nostra Repubblica, non di una questione che può essere risolta in cinque minuti. Un essere umano normale affronta quelle situazioni in maniera non tranquilla. Questo è un dubbio che emerge dalle carte. Vorrei sapere se, tramite la sua esperienza professionale, sia possibile, secondo lei, che una persona normale...

  PRESIDENTE. Senatore Lucidi, la domanda è chiara.
  Prima che l'ispettore Rossi risponda, poiché non l'abbiamo chiamato in audizione su punti specifici, basta che tra di noi ci rendiamo conto che le eventuali ipotesi interpretative dell'ispettore Rossi su vicende che non ha indagato non possono poi essere prese, quando noi valuteremo le dichiarazioni di oggi, come la chiave di lettura che rischia di inficiare o favorire tante questioni.
  Mi permetto solo di segnalare questo. Poiché l'ispettore Rossi è stato chiamato sulla vicenda della moto Honda, è legittimo chiedergli tutto, ma dalle sue risposte noi potremmo trarre un'opinione di valutazione su quello che l'ispettore Rossi ha fatto, mentre lui ci offre una valutazione su quello che ha letto o che pensa. Non vorrei che complessivamente si vanificassero le cose che ci dice leggendole con le lenti di una risposta generale. Lo preciso solo per questo motivo.
  La domanda è stata fatta. Mi sono solo permesso di mettere questo in evidenza.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Come ho premesso, le mie sono valutazioni sulla base degli atti che ho letto e comunque di carattere investigativo. Secondo me, l'operazione è stata fatta militarmente molto bene. Il problema è che, per la conoscenza che ho avuto con riferimento al terrorismo delle BR, secondo il mio punto di vista, quelli che c'erano non potevano compiere un'azione di tipo militare tanto precisa. Ho letto e studiato le perizie. Lo dicono i fatti ufficiali.

Pag. 24

  MAURIZIO GASPARRI. I fatti ufficiali ci dicono di alcune condanne di persone che hanno ucciso la scorta di Moro, hanno sequestrato Moro e hanno ucciso Moro. Le sue parole non hanno alcuna rilevanza di fronte ai fatti giudiziari. L'uso strumentale di queste audizioni che io ho paventato all'inizio si conferma alla fine.
  La sua audizione mi ha molto deluso per l'approssimazione. Credo che ci siano motivazioni da investigare nel suo atteggiarsi in questo modo e non la ritengo attendibile per confutare sentenze della magistratura italiana.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Non era mia intenzione offendere nessuno, tanto meno lei, senatore Gasparri.
  Per quanto riguarda la valutazione su via Fani, c’è una perizia.

  MAURIZIO GASPARRI. Lei non è stato chiamato qui per valutare le sentenze della magistratura e la sua inattendibilità mi pare palese. Questo è un mio giudizio, di cui discuteremo. Che poi replichi giudicando le sentenze relative a via Fani conferma – il che è utile – l'inattendibilità e la strumentalità del soggetto.

  PRESIDENTE. Richiamo la precisazione che ho fatto al senatore Lucidi. Fare opera di prevenzione è sempre utile.

  STEFANO LUCIDI. Io credo che non sia corretta l'interpretazione che è stata fornita. Innanzitutto, se non ricordo male, è il presidente che giudica l'ammissibilità o meno delle domande. Noi, in quanto membri di questa Commissione, siamo tutti equiparati e abbiamo tutti il diritto di porre qualsiasi tipo di domanda legittima.
  Faccio un'altra considerazione, più ampia, che, essendo io alla prima e forse ultima legislatura, ho fatto già da un po’ di tempo. Noi parlamentari siamo gli unici autorizzati a essere dei «fuorilegge istituzionali», perché ragioniamo quotidianamente nell'andare contro la legge, perché vogliamo modificare le leggi, dalla mattina fino alla sera. In questo senso noi siamo dei membri di questa Commissione, perché vogliamo andare oltre quelle sentenze. Se quelle sentenze sulle quali ci basiamo le ritenessimo sufficienti, non saremmo qui oggi.
  Pertanto, nel corso e negli sviluppi dell'inchiesta affidata alla Commissione possono emergere dei fatti non preventivabili. Addirittura noi abbiamo il potere di interessare la magistratura, qualora ritenessimo che, nel corso della discussione, ci possa essere una notizia di reato, per esempio. È chiaro che, se noi scopriamo un reato qui, è perché abbiamo fatto domande che non erano mai state poste in trentasei anni.
  Rivendico, quindi, la legittimità della mia domanda e l'autorità sola del presidente di giudicare e di discriminare tra l'ammissibilità o meno di una domanda.

  LINDA LANZILLOTTA. Vorrei fare una domanda all'ispettore. Vorrei sapere se ha avuto modo di riflettere e di valutare la solidità e la non compatibilità con altre ipotesi di quello che è stato citato dal senatore Gotor come l'alibi di Fissore, ossia la sua presenza nel volo di addestramento all'ora di pranzo del 16 marzo.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Come tutti, ho letto articoli di stampa riguardo all'audizione e ho fatto una cosa semplicissima: ho guardato che tempo faceva quel giorno. Si può fare. Quel giorno pioveva su Piemonte e Lombardia. Ho guardato solo il tipo di aereo, che era un ultraleggero a volo a vista. È rischioso volare a vista in giornate di quel tipo. Probabilmente Fissore doveva avere un motivo ben valido per volare due ore quel giorno.

  LINDA LANZILLOTTA. Lei mette, quindi, in discussione il «se» i voli si siano svolti, non se sia compatibile essere la mattina a Roma e all'ora di pranzo a Milano.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Io non li metto in discussione. Pag. 25Dico solo che le condizioni erano al limite dei protocolli per aerei di quel tipo.

  PRESIDENTE. Quando il Procuratore Ciampoli ha illustrato la questione, l'onorevole Grassi ha posto una domanda su quello che risulta dagli atti ufficiali meteorologici della pista di volo, che è quello che l'ispettore Rossi ha detto adesso. Era possibile alzarsi in volo, ma era al limite del rischio. L'unica deduzione è che, se l'hanno fatto, avevano buone motivazioni. Un semplice volo addestrativo non sarebbe stato consigliato, a meno che non fossero proprio amanti del rischio. Era una situazione complessa.

  MARCO CARRA. Ho più di una domanda per l'ispettore. La prima recupera una tesi che si è sviluppata nel corso di questi anni relativamente a quanto accaduto in via Fani.
  Lei ci ha ricordato qui poco fa che quella che è si è svolta il 16 marzo 1978 è stata un'operazione militare scientifica. Ovviamente, entriamo in un ambito che attiene alla sua libera interpretazione, ma, sulla base della sua esperienza e delle indagini condotte, non le sembra che il comportamento tenuto dai motociclisti che hanno sparato al teste possa essere letto come un atto da dilettanti e confligga con la precisione militare scientifica tenuta dai terroristi, o chi per loro, durante i fatti tragici ?
  Peraltro, il tentativo di eliminare un testimone, almeno dal mio punto di vista, confligge anche con l'idea tutta morettiana del presunto terrorista. La mia idea su Moretti l'ho espressa nella precedente audizione: penso che fosse un mezzo burattino in mano ad altri. È un'idea che ho maturato nel corso di questi anni.
  Il tentativo di colpire i testimoni confligge con l'idea del presunto terrorista di matrice morettiana, ossia con l'idea che le rivoluzioni si fanno a viso scoperto, non preoccupandosi dei testimoni, perché rappresentano la lotta contro il potere borghese.
  Questa è la prima domanda. Poi passo alle altre.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Posso rispondere ?

  PRESIDENTE. Alla domanda fatta deve rispondere, perché è pertinente. Io dico solo di centrare le domande.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Chiedevo se posso rispondere nel senso se devo rispondere, perché non ho capito...

  PRESIDENTE. Lei può fare quello che vuole. Se vuole rispondere, risponde. Se lo ritiene, non risponde.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Sono perfettamente d'accordo: i due motociclisti hanno fatto una vera stupidata, completamente fuori dal contesto dell'azione dei brigatisti. Hanno complicato le cose riguardo alla loro presenza, che è avulsa da come è stata organizzata l'azione.
  Al riguardo posso dire che Morucci ha sempre affermato che uno degli aspetti prioritari dell'azione era quello di salvaguardare la vita di eventuali testimoni. Ha dichiarato questo anche in un'intervista. Ciò confligge, ovviamente, con il gesto che hanno compiuto i due individui sulla moto.

  PRESIDENTE. Mi sembra che l'unico elemento che unisce la vicenda sia che gli altri erano tutti a volto scoperto, mentre sulla motocicletta ce n'era uno a volto coperto, che sia quello davanti o quello di dietro.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Aggiungo una cosa: i brigatisti non si sono mai travisati il volto e non hanno mai usato motociclette nella loro storia militare, da quello che risulta a me.

  MARCO CARRA. Le altre domande si racchiudono in una sola. Probabilmente mi sono perso qualche pezzo dell'attuale riunione della Commissione.
  Lei ha avuto modo di dichiarare, nel momento in cui è esploso pubblicamente il Pag. 26caso di cui ci occupiamo oggi, cioè quello della lettera, che il suo obiettivo era quello di non lasciar cadere tutto nel solito nulla. Questo è un presupposto estremamente importante, che, peraltro, esprime in sé un giudizio rispetto a quanto accaduto in precedenza.
  Lei dice che tutta una serie di possibilità o di opportunità le sono state negate. Io non credo che ci si possa nemmeno trincerare dietro la solita macchina burocratica. Pertanto, a me piacerebbe sapere – al limite, non mi risponderà – chi e che cosa le ha impedito di fare determinati lavori. Lei, a un certo punto, dichiara anche, ispettore, che sarebbe stato meglio che fosse andato in pensione. A me interessa sapere, se possibile, chi e che cosa le ha impedito di lavorare.

  PRESIDENTE. Senza nulla togliere all'ispettore Rossi, se vuol ritornarci sopra, ma il senatore Buemi aveva fatto una domanda precisa e l'ispettore ha già risposto che ha seguito sempre le vie gerarchiche, chiedendo ciò che ci ha riferito, compresa la possibilità di andare in missione a Firenze e di far convocare il soggetto in ambiente adeguato, per creare un clima idoneo, senza che si creassero conoscenze circa la perquisizione. Ha seguito il filone gerarchico dei funzionari addetti. Dopodiché, il perché gli abbiano risposto di no l'ispettore Rossi ha detto che non è in grado di dircelo, né sa a quale livello della catena sia stato assunto il «no». L'unico dato di fatto è che la sua richiesta di andare là ha trovato come risposta quella di non andare. Allo stesso modo, non sa per quale motivo le lettere che sarebbero dovute partire un anno prima siano partite un anno dopo nella stessa filiera di comando.
  Se l'ispettore Rossi ha da aggiungere qualcosa o l'onorevole Carra ha un'altra domanda, va bene, altrimenti dopo l'onorevole Carra interviene il senatore Buemi.

  ENRICO BUEMI. Premetto che in ogni famiglia piemontese ci sarà sicuramente una lettera dell'onorevole Mazzola, o Costamagna, o Botta, o Costa. Io non ho il potere che avevano questi illustri colleghi piemontesi, a cui va, ovviamente, riconosciuta una grande capacità di essere accanto alle popolazioni. Da questo punto di vista, nulla quaestio.
  Tuttavia, c’è un problema che riguarda l'accostamento del nome dell'onorevole Mazzola con quello dell'onorevole Silvestri. Io vorrei capire se questo accostamento sia casuale o da quale ragione sia determinato. Dei due protagonisti uno, l'onorevole Mazzola, aveva una chiara responsabilità istituzionale all'epoca della questione che stiamo approfondendo.
  Voglio dire, per inciso, al collega Gasparri che, se le sentenze fossero l'elemento esaustivo della vicenda, il nostro compito sarebbe assolutamente inutile. Pertanto, se noi abbiamo anche, come Commissione, poteri inquirenti, è evidente che c’è una qualche ragione.
  Detto questo, io vorrei capire meglio quel nesso. Mi pare, ispettore, che lei non sia stato in grado di dire quale fosse l'elemento di contenuto della lettera e, quindi, il nesso. Presidente, io chiederei, però, di acquisire quella lettera.
  Ripeto, non si tratta di un parlamentare del territorio, ma «anche» di un parlamentare del territorio.

  PRESIDENTE. Non so se quella documentazione sia stata acquisita dalla Procura di Roma e poi trasmessa per avocazione alla Procura generale di Roma. Altrimenti, la chiederemo alla procura che se n’è occupata per prima.

  ENRICO BUEMI. Non intendo dubitare, ma, poiché il nostro compito è quello di capire e noi dobbiamo capire, quella lettera è un elemento di...

  PRESIDENTE. Vediamo di acquisire non tutti i reperti, ma solamente le due lettere.

  ENRICO BUEMI. Non essendoci contenuti, mi sembra anomalo l'accostamento di Mazzola, parlamentare del cuneese, che aveva un rapporto di tipo elettorale – definiamolo così – con i cittadini del suo Pag. 27territorio, con la presenza dell'onorevole Silvestri, che francamente, se è quello di cui io penso...

  PRESIDENTE. Quello degli studi strategici.

  ENRICO BUEMI. In tal caso, la sua competenza è una competenza ampia.

  GERO GRASSI. Se lei pensa a quello del comitato, non era parlamentare. Lei sta parlando del giornalista.

  ENRICO BUEMI. Ho capito, ma voglio comprendere perché si sia accostato il nome in quella lettera, se ho capito bene.

  GERO GRASSI. No, nella lettera era scritto: «Onorevole Silvestri, Camera dei deputati». Non c'entra niente il professore.

  ENRICO BUEMI. Chiariamo questo elemento. Lo ripeto, se non c'entra niente con quello di cui sto parlando io, meglio ancora. Non è questo il punto.

  PRESIDENTE. Vedremo di riprendere questi due reperti, anche perché questo è ciò che ricordava una delle due tesi del teatrino.

  ENRICO BUEMI. Io credo che, invece, l'altra questione, quella che ha richiamato la collega Lanzillotta, sia una questione di un certo rilievo. Fin da subito a me è venuto il dubbio, avendo un po’ di esperienza – almeno indiretta – sulle documentazioni di volo e sulle formalità all'interno degli aeroclub e delle scuole di volo, sia quelle di volo, sia quelle di terra, dove la formalità non sempre è conforme alla sostanza dei fatti
  È evidente che quel volo, o quella certificazione – del volo non sappiamo – potrebbe essere anche un elemento da inserire in un'eventuale verifica perché potrebbe precostituire a futura memoria un elemento a sostegno di una tesi piuttosto che di un'altra. In particolare, se si aggiungono i dati ambientali del momento, l'obbligo, non soltanto l'opportunità, a mio avviso, di verificare quella situazione si pone.

  FEDERICO FORNARO. Io vorrei richiamare a me stesso, ma anche ai colleghi, un punto. Noi ci troviamo di fronte, come abbiamo avuto modo di ascoltare in un'audizione precedente, a una requisitoria che chiede l'archiviazione. Tutto ciò che è stato descritto oggi alla fine, da un punto di vista giudiziario, ha prodotto l'archiviazione. Sostanzialmente, quindi, secondo i giudici di Roma, il contenuto di quella lettera anonima non ha portato elementi sufficienti a indagare qualcuno per eventuali reati.
  A me pare interessante, invece, ritornare a indagare, come ruolo della Commissione, sul perché, a un certo punto, nel 2009 spunta una lettera anonima. Da questo punto di vista – poi farò la domanda – torno su un aspetto specifico, il biglietto che ha ricordato prima l'ispettore Rossi.
  Concordo assolutamente con le osservazioni fatte dal collega Compagna, ossia che la figura di Franco Mazzola nel cuneese è molto popolare e che, quindi, non ci sarebbe nulla di straordinario nel fatto che il suo nome potesse essere stato oggetto di attenzione da parte di Fissore per una pratica o una domanda. È assolutamente normale. Ricordo, peraltro, che quella è stata una delle aree in cui la Democrazia Cristiana ha sempre ottenuto le percentuali più alte di consenso, che era radicato e diffuso.
  L'aspetto che mi ha particolarmente impressionato è, invece, l'accostamento a Silvestri. In merito confermo, avendo fatto una veloce ricerca, che non c’è alcun parlamentare di nome Silvestri che sia mai stato eletto in Piemonte nella storia della Repubblica. I tre parlamentari che si chiamavano Silvestri sono di territori, oltre che di partiti, differenti: uno democristiano, uno socialdemocratico e uno comunista. Furono eletti, peraltro, in epoche diverse e non ricollegabili, credo, in alcun modo alla vicenda.
  Viceversa, se sposassimo per un attimo la tesi che qualcuno abbia voluto costruire Pag. 28una «polpetta avvelenata», è evidente che l'accostamento del nome di Mazzola a quello di Silvestri richiama immediatamente al ruolo di Mazzola come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi e al ruolo di Silvestri come membro di uno dei comitati costituiti al Viminale.
  È chiaro che, se noi trovassimo alla fine quel collegamento e il Silvestri menzionato dall'ispettore Rossi fosse Stefano Silvestri, a questo punto avremmo un ulteriore elemento nella direzione della costruzione di questo documento. A mio giudizio, ci sono altri elementi che vanno in quella direzione, ma questa è una valutazione personale.
  La domanda che faccio è la seguente: lei non ha mai avuto il sospetto che qualcuno avesse artatamente costruito la lettera e i ritrovamenti successivi (il giornale e via elencando) in modo tale da costruire questa storia, salvo poi creare, nello stesso tempo, un alibi per Fissore, che è stato descritto prima, e ritornare sulla questione della moto, richiamando, quindi, altre responsabilità che nulla avevano a che fare con Fissore ?

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Non l'ho pensato, per un semplice motivo. Metto sempre in relazione il fatto di partire dalla lettera e di riuscire ad arrivare a Fissore. Non è stata una cosa automatica, perché la signora Tiziana ha un ex marito e un convivente. Si è riusciti ad arrivare a Fissore perché, avendo visto l'età dei due uomini che ufficialmente rientravano nella vita di quella signora, io ho ritenuto che non avessero un'età proprio compatibile con il 1978. Allora mi sono proposto di andare un po’ più in là e di vedere se ci fosse un altro uomo. Partendo dal luogo di lavoro, ho visto che, come dipendente, c'era quel signore. Non è stata una casualità, ma proprio un di più investigativo, altrimenti ci si sarebbe potuti fermare lì e non si sarebbe arrivati da nessuna parte.
  È stata una strada che aveva portato su quel soggetto, ma a livello preventivo di indagine, per vedere se ci fossero elementi. Poi, andando a vedere quella persona com'era e cosa aveva, si è notato che negli archivi informatici delle forze di polizia era sconosciuta. L'unica cosa che compariva era la denuncia dell'arma, della Beretta. Attraverso un altro tipo di ricerca è uscito fuori poi che aveva anche un'altra arma, che probabilmente i Carabinieri a cui l'aveva denunciata, presumo, si erano dimenticati di inserire nell'archivio informatico. Sarebbe un obbligo inserirle, ma non era inserita.
  Che cosa, investigativamente parlando, mi ha fatto scattare la molla ? Ho visto che Fissore deteneva una pistola cecoslovacca, che è particolarissima. Fissore era sicuramente un appassionato esperto di armi. È andato a comprare un'arma particolare, il 22 Long Rifle è un calibro particolare. Armi come quelle vengono comprate da chi è appassionato di tiro o da personaggi come – faccio un'analogia che non c'entra niente – il mostro di Firenze, che aveva una Beretta 22 Long Rifle, uguale a quella che aveva Fissore. Perché ? Perché il 22 è un calibro micidiale, da esperti di tiro o per chi vuole far del male. Su questo hanno fatto uno studio anche gli americani, che hanno adottato il 5.56 invece che un 7.62 NATO, perché il calibro tipo 7.62 NATO entra e fuoriesce e a volte non uccide, mentre il 5.56, che corrisponde al 22, quando entra, è devastante, perché cammina.
  Io ho visto quelle armi e ho pensato che il soggetto fosse uno che se ne intendeva. Tutti vogliono comprare armi che hanno calibri importanti, invece lui aveva due armi particolari. Poi, quando ho visto che sulla denuncia c'erano tutte quelle cartucce (600-800) e che in casa non c'erano, ho pensato che sicuramente fosse andato anche a sparare. Non le ha buttate, sicuramente.
  La cosa che mi ha portato sulla pista del Fissore è stata un di più investigativo, un voler andare un po’ più in là, altrimenti mi sarei anche potuto fermare.

  FEDERICO FORNARO. Non era automatica l'identificazione dalla lettera, sostanzialmente ?

Pag. 29

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Riguardo a Fissore ?

  FEDERICO FORNARO. Sì.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. No, assolutamente. Ci si poteva fermare al marito o al convivente attuale, che comunque io ho seguito e ho visto chi fosse. È stata proprio la particolarità dell'arma che mi ha insospettito sul soggetto.
  Per questo motivo mi domando come l'anonimo potesse pensare che qualcuno in ogni caso sarebbe riuscito ad arrivare a Fissore, che aveva in casa quelle cose. È questo che mi ha sempre portato a pensare di aver visto giusto. Ovviamente, è una mia deduzione investigativa, anche se ci sono dei fatti, secondo me.

  PRESIDENTE. Credo di dover aggiungere alcune brevi domande.
  Ha potuto accertare il percorso precedente della lettera anonima del 2009 ? Ha avuto notizia o ha avuto il tempo di investigare su chi materialmente portò o su come arrivò la lettera anonima al quotidiano e per quali persone passò ? In sostanza, qualcuno ha ricostruito da dove è partita la lettera e che giro ha fatto prima di arrivare a lei ?

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. La lettera è stata spedita con normalissima posta ordinaria. In questo caso non è possibile risalire. È stata spedita da Torino.

  PRESIDENTE. E da quando è arrivata a La Stampa in poi ?

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. È arrivata nell'ottobre 2010. È stata acquisita dalla squadra mobile e trasmessa a fine ottobre.

  ENRICO BUEMI. Scusi, ispettore, lei si sta riferendo a via Nizza a Torino ?

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Sì, il timbro postale era quello.

  ENRICO BUEMI. Che giorno riportava ?

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Non lo ricordo. Comunque mi sembrava compatibile con l'arrivo della lettera presso il quotidiano La Stampa.

  ENRICO BUEMI. Quando sarebbe ?

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Non ricordo il giorno, ma era congruo con la spedizione.

  PRESIDENTE. Sull'autore della lettera anonima mi sembra che la sua versione ce l'abbia fornita.
  Quanto alla foto giovane di Fissore, le eventuali somiglianze le appureremo in seguito.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Io avrei voluto sviluppare l'accertamento sull'autore in riferimento alla malattia che ha descritto. Se fossi riuscito ad acquisire degli elenchi, avrei comparato alcuni elenchi con altri elenchi. Non avendo degli elenchi da comparare, non ho neanche iniziato, per non perdere tempo. Non si possono prendere gli elenchi dei morti, se non si ha un elenco comparativo.

  PRESIDENTE. Il Procuratore Ciampoli ha acquisito un elenco dei defunti per neoplasia e l'ha comparato. Non ricordo se ha detto con cosa l'ha comparato.

  FRANCESCO SAVERIO GAROFANI. Con gli elenchi di Gladio.

  ENRICO BUEMI. I 600 di Gladio sono i 600 ufficiali.

  PRESIDENTE. Sono 680.

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  ENRICO BUEMI. Sono 680, quelli ufficiali. C'erano, però, gli altri presunti, potenziali. Non è detto che non fossero reali.

  PRESIDENTE. Comunque l'ha fatto la Procura della Repubblica di Roma.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Io avevo chiesto gli elenchi non dei 622.

  PRESIDENTE. Ho un'ultima domanda. Quando lei decide di rendere pubblica la vicenda, decide di agire così per una motivazione propria, che ci può dire, o perché è stato spinto da qualcuno a farlo ?

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Posso dire tranquillamente com’è andata. L'ho fatto per una ragione mia di coscienza e di rispetto per i morti, perché è una cosa che mi premeva. Volevo dirlo unicamente alla signora Maria Fida Moro. Non riuscendo a contattarla, casualmente tramite Internet ho visto che c'era stato un convegno a Domodossola – io sono del Lago Maggiore – al quale aveva partecipato un professore che era in rapporto con la signora Maria Fida, perché avevano creato una fondazione. Avendo trovato un riferimento, ho chiamato quel professore e gli ho chiesto cortesemente se potevamo vederci, perché volevo avere il contatto, in quanto la signora non si riusciva a reperire.

  PRESIDENTE. Il primo contatto, quindi, nasce da una necessità e poi da lì lei è arrivato alla signora.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. La signora mi ha riferito che in quel periodo aveva dei problemi di salute seri. Mi ha detto, quindi, che non poteva fare nulla, perché non stava bene. Se avessi voluto, avrei potuto parlare con il giornalista.
  Questa è la vera storia: è una questione di coscienza.

  PRESIDENTE. Per far sapere alla famiglia la notizia.

  MIGUEL GOTOR. Chi è il giornalista ? Non ho capito.

  ENRICO ROSSI, già ispettore della Polizia di Stato. Cucchiarelli dell'ANSA.

  PRESIDENTE. Bene. Noi ringraziamo l'ispettore Rossi della sua cortesia e di aver risposto all'infinità di domande a cui l'abbiamo sottoposto.
  Ringraziamo i colleghi e ci aggiorniamo alla settimana prossima.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.50.