XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale

Resoconto stenografico



Seduta n. 31 di Giovedì 13 novembre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 3 

Audizione del Sottosegretario di Stato all'economia e alle finanze, Enrico Zanetti, sull'attuazione dell'armonizzazione dei bilanci pubblici e sull'assegnazione del Fondo di solidarietà comunale in base ai fabbisogni standard (Ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento della Camera dei deputati):
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 3 
Zanetti Enrico (SCpI) , Sottosegretario di Stato all'economia e alle finanze ... 3 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 7 
Zanoni Magda Angela  ... 8 
Guerra Maria Cecilia  ... 9 
Marantelli Daniele (PD)  ... 10 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 11 
Zanetti Enrico (SCpI) , sottosegretario di Stato all'economia e alle finanze ... 11 
Fornaro Federico  ... 13 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 14 
Zanetti Enrico (SCpI) , sottosegretario di Stato all'economia e alle finanze ... 14 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 14 

Allegato 1: Calendario dei corsi formativi ... 15 

Allegato 2: Programma del corso di formazione istituzionale «L'armonizzazione contabile degli enti territoriali» ... 18

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANCARLO GIORGETTI

  La seduta comincia alle 8.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Sottosegretario di Stato all'economia e alle finanze, Enrico Zanetti, sull'attuazione dell'armonizzazione dei bilanci pubblici e sull'assegnazione del Fondo di solidarietà comunale in base ai fabbisogni standard.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sottosegretario di Stato all'economia e alle finanze, Enrico Zanetti, sull'attuazione dell'armonizzazione dei bilanci pubblici e sull'assegnazione del Fondo di solidarietà comunale in base ai fabbisogni standard.
  Eravamo rimasti d'accordo che avremmo fatto un check sulle armonizzazioni dei bilanci pubblici e poi c’è l'argomento di grande attualità, la modalità di assegnazione del Fondo di solidarietà comunale in base ai fabbisogni standard, che abbiamo anche verificato sul campo con una missione alla SOSE, quindi adesso vorremmo ascoltare dalla valutazione del Governo come potranno essere concretamente applicati in questa fase.
  Do subito la parola al Sottosegretario Zanetti.

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato all'economia e alle finanze. Buongiorno a tutti, ringrazio il Presidente Giorgetti e la Commissione per avermi invitato a questa audizione, che, come ricordava il Presidente, verte essenzialmente sugli aspetti legati al processo di attuazione dell'armonizzazione dei bilanci pubblici, con particolare attenzione ai profili legati alla sostenibilità finanziaria nei piani di formazione del personale degli enti locali, nonché sul tema dell'assegnazione del Fondo di solidarietà comunale in base ai fabbisogni e alle capacità fiscali standard nell'ottica 2015, che sulla base di questi criteri vedrà l'assegnazione del 20 per cento della dotazione del fondo.
  Partiamo dal primo punto, quindi l'attuazione dell'armonizzazione dei bilanci pubblici, e relativamente a questo primo punto vado a relazionarvi quanto segue.
  Innanzitutto ricordiamo che, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, la legge n. 42 del 2009 e i conseguenti decreti attuativi hanno avviato in Italia una profonda riforma delle relazioni finanziarie tra livelli di Governo. La premessa è stata posta dalla riforma costituzionale del 2001, che ha sancito l'abolizione di ogni forma di finanza derivata e l'autonomia fiscale dei livelli sub-centrali di Governo.
  La legge n. 42 del 2009 detta alcuni importanti princìpi per l'architettura del sistema perequativo e la costruzione degli indicatori (fabbisogno standard, capacità fiscale). Per quanto riguarda i fabbisogni standard, il decreto legislativo n. 216 del 2010 ha disciplinato la determinazione dei fabbisogni per comuni e province limitatamente alle spese per funzioni fondamentali e la predisposizione di indicatori per la definizione degli obiettivi di servizio.Pag. 4
  Con il decreto legislativo n. 216 del 2010 tali attività sono state affidate a SOSE, in collaborazione con l'Istituto per le finanze e l'economia locale (IFEL) in qualità di partner scientifico. Al processo di determinazione dei fabbisogni standard hanno collaborato anche UPI e Istat; nel mese di dicembre del 2013 la Commissione per l'attuazione del federalismo fiscale (COPAFF) ha approvato nei tempi prestabiliti le note metodologiche e la determinazione dei fabbisogni standard delle funzioni fondamentali dei comuni c delle province e delle regioni a statuto ordinario.
  Per quanto riguarda invece le capacità fiscali, è stato costituito nel giugno scorso un gruppo di lavoro istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze, costituito dai tecnici del Dipartimento delle finanze, della Ragioneria generale dello Stato, della SOSE e dall'ANCI IFEL.
  Il gruppo ha condiviso le informazioni disponibili utili alla stima della capacità fiscale, definito le metodologie di stima e redatto un rapporto conclusivo del gruppo di lavoro, che è disponibile sul sito del Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze, all'indirizzo internet: http://www.finanze.it/export/download/novita2014/Relazione–capacitax–fiscale–03112014.pdf.
  Bisogna dire subito però che la determinazione delle capacità fiscali potrebbe subire alcune revisioni nelle prossime settimane, a seguito delle modifiche paventate all'assetto dei tributi comunali, annunciate nei giorni scorsi dal Presidente del Consiglio all'Assemblea nazionale dell'ANCI.
  È chiaro che, nella misura in cui si sostituissero IMU e TASI con la nuova Local tax, ci saranno dei riflessi sulla quantificazione per ciascun singolo ente delle capacità fiscali dei medesimi, posto che attualmente sono tarate sull'impianto IMU e TASI, oltre che su altri elementi, come ad esempio gli altri tributi locali minori.
  Ciò detto, per quanto riguarda la distribuzione delle risorse del Fondo di solidarietà comunale nel 2015 ricordiamo che l'articolo 14, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 16 del 6 marzo 2014 ha modificato il comma 380-quater dell'articolo 1 della legge n. 228 del 24 dicembre 2012 e stabilito che il 10 per cento dell'importo attribuito a titolo di Fondo di solidarietà comunale di quel comma 380-ter debba essere redistribuito tra i comuni sulla base delle capacità fiscali, nonché dei fabbisogni standard approvati dalla Commissione tecnica paritetica.
  Il recente disegno di legge di stabilità 2015 ha però elevato la percentuale dell'importo del Fondo di solidarietà comunale che dovrà essere redistribuito in base a fabbisogni standard e capacità fiscali dal 10 al 20 per cento. La residua quota dell'80 per cento del Fondo di solidarietà comunale sarà distribuita secondo metodologie attualmente allo studio del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato.
  L'applicazione del citato articolo 14 a decorrere dal 2015 ha posto l'esigenza di operare un intervento normativo volto a disciplinare il procedimento di determinazione delle capacità fiscali. Mentre il processo di determinazione e di adozione dei fabbisogni standard risulta compiutamente disciplinato dal decreto legislativo n. 216 del 26 novembre 2010, analoga disciplina non era stata dettata con riferimento alla determinazione delle capacità fiscali standard.
  In tal senso è stato presentato un emendamento al disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 133 del 12 settembre 2014. Il testo, approvato dalla Camera dei Deputati in data 30 ottobre 2014, prevede che con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, siano adottate previa intesa in Conferenza Stato – città ed autonomie locali, la nota metodologica relativa alla procedura di calcolo e la stima delle capacità fiscali per singolo comune delle regioni a statuto ordinario, di cui al già richiamato articolo 1, comma 380- quater della legge n. 228 del 2012.
  Lo schema di decreto con la nota metodologica e la stima di cui al periodo Pag. 5precedente è trasmesso alle Camere dopo la conclusione dell'intesa, perché su di esso sia espresso, entro trenta giorni dalla data di trasmissione, il parere della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale e delle Commissioni parlamentari competenti per materia.
  Decorso il termine di cui al secondo periodo, il decreto può comunque essere adottato. Il Ministro, se non intende conformarsi ai pareri parlamentari, trasmette alle Camere una relazione con cui indica le ragioni per le quali non si è conformato ai citati pareri. Questo è l'iter che è stato formalizzato e definito per colmare una lacuna dal punto di vista formale del processo di adozione delle capacità fiscali.
  Come è noto, il 5 novembre scorso il Senato ha approvato con voto di fiducia il testo del decreto-legge come licenziato dalla Camera. Considerata la tempistica dettata dalla legge di stabilità n. 228 del 2012 per l'adozione del DPCM per il riparto del Fondo di solidarietà comunale, nonché tenendo conto di quella introdotta dal summenzionato articolo 43, comma 5-quater, agli effetti dell'adozione del decreto relativo alle capacità fiscali, risulta assolutamente prioritaria l'attivazione della procedura prevista dal predetto articolo 43, per evitare di pregiudicare l'adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui al più volte richiamato comma 380-ter per il riparto del Fondo di solidarietà comunale, il quale decorre dall'anno 2015 e deve essere a sua volta adottato entro il 31 dicembre dell'anno precedente a quello di riferimento.
  A tale proposito è auspicabile la più ampia collaborazione tra i diversi soggetti coinvolti, affinché siano rispettati i termini fissati dalla legislazione vigente, termini che a questo punto sono abbastanza stringenti, agli effetti dell'adozione del DPCM di riparto del Fondo di solidarietà comunale, cui l'adozione del decreto sulle capacità fiscali è propedeutico.
  Una rassicurazione in tal senso deriva dall'avvenuta condivisione a livello tecnico della metodologia adottata e della relativa stima delle capacità fiscali da apposito gruppo di lavoro interistituzionale.
  Per altro verso, una volta acquisita l'intesa in sede di Conferenza Stato, Città ed Autonomie locali, il decreto per l'adozione delle capacità fiscali deve essere sottoposto, ai sensi del novellato articolo 43 del Decreto-legge «Sblocca Italia», al parere della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale e delle Commissioni parlamentari competenti per materia, i cui pareri, come già ricordato, devono essere resi entro trenta giorni, decorsi i quali il decreto può comunque essere adottato.
  Veniamo ora al secondo punto, relativamente al quale voglio precisare che in vista dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 118 del 2011, corretto e integrato dal decreto legislativo n. 126 del 2014, non risultano elementi di criticità in ordine all'applicazione della riforma contabile degli enti territoriali, che dedica una particolare attenzione alle disposizioni volte a garantirne la sostenibilità amministrativa e finanziaria.
  L'attuazione della riforma è favorita anche da una serie di corsi di formazione istituzionale gratuiti articolati sul territorio, destinati al personale di tutti gli enti locali e organizzati per dare seguito all'invito della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale formulato in occasione del parere sullo schema del decreto correttivo e integrativo del citato decreto legislativo n. 118 del 2011.
  La sostenibilità amministrativa della riforma è garantita dalla facoltà, prevista dal già richiamato decreto n. 118 del 2011, di rinviare all'esercizio 2016 gli adempimenti più impegnativi, quali la contabilità economico-patrimoniale, il piano dei conti integrato e il bilancio consolidato.
  Inoltre nel 2015 l'adozione del nuovo schema di bilancio per missioni e programmi è richiesta solo con finalità conoscitive. Si tratta pertanto di una sorta di sperimentazione, in quanto nel 2015 gli enti continuano ad adottare lo schema di bilancio utilizzato nel 2014, che conserva valore a tutti gli effetti giuridici.
  Nel 2015 la novità più impegnativa prevista dalla riforma riguarda l'adozione Pag. 6del principio contabile generale della «competenza finanziaria potenziata» e del correlato principio applicato della contabilità finanziaria, riguardanti le modalità di accertamento delle entrate e l'impegno delle spese.
  Anche l'adozione del principio applicato della programmazione risulta di fatto rinviata, in quanto l'elaborazione del primo documento di programmazione armonizzato, ossia il Documento Unico di Programmazione per gli enti locali e il Documento di Economia Finanza Regionale per le regioni, è richiesto con riferimento al triennio 2016-2018. Con riferimento agli esercizi 2015-2017 gli enti locali continueranno ad adottare la Relazione Previsionale e Programmatica e le regioni i documenti di programmazione previsti dei rispettivi ordinamenti contabili.
  L'impegno richiesto nel 2015 dall'applicazione della riforma risulta pertanto limitato solo ad una parte della stessa, anche se ovviamente è comunque di importanza fondamentale per consentire, a decorrere dal rendiconto 2015, la conoscenza dei debiti degli enti territoriali nei confronti dei terzi e il conseguimento di equilibri di bilancio effettivi e non meramente contabili, tali da favorire la tempestività dei pagamenti.
  L'adozione nel 2015 del principio contabile generale della competenza finanziaria potenziata costituisce anche un adempimento fondamentale ai fini del superamento della procedura di infrazione nei confronti dell'Italia, concernente il ritardo dei pagamenti delle amministrazioni pubbliche, in quanto trattasi di una riforma strutturale che favorirà la conoscenza dei fenomeni che più preoccupano la finanza pubblica attuale, consentendo di aggredirne le cause e trovare le adeguate soluzioni.
  Le preoccupazioni concernenti la sostenibilità finanziaria della riforma riguardano essenzialmente due aspetti: l'accantonamento al Fondo crediti di dubbia esigibilità nel bilancio di previsione; l'emersione, per effetto del riaccertamento straordinario di residui, di un disavanzo di amministrazione di importo rilevante.
  Con riferimento al primo punto, si rappresenta che attraverso l'accantonamento nella spesa del bilancio di previsione di un fondo crediti di dubbia esigibilità la riforma persegue l'obiettivo di evitare che gli enti possano effettuare spese esigibili nell'esercizio, finanziate da entrate che non saranno incassate nel corso dell'esercizio medesimo.
  In altre parole, il Fondo crediti di dubbia esigibilità stanziato in bilancio impedisce agli enti di effettuare spese con entrate che non saranno riscosse. Anche con riferimento a tale aspetto, la riforma ha ritenuto opportuno operare con gradualità e, per evitare una compressione improvvisa della capacità di spesa degli enti territoriali, nel 2015 consente di accantonare un Fondo crediti di dubbia esigibilità di importo pari al 50 per cento rispetto a quello previsto a regime, e nel 2016 un importo pari al 75 per cento.
  Con riferimento invece al secondo punto, cioè il rischio di emersione di disavanzi di amministrazione di importi rilevanti per effetto del riaccertamento straordinario dei residui, si rappresenta che, al fine di fare pulizia dei residui attivi e dei risultati di amministrazione al 31 dicembre 2014, la riforma chiede agli enti, nell'ambito del riaccertamento straordinario dei residui, di cancellare i residui attivi che non corrispondano a obbligazioni giuridiche perfezionate a favore dell'ente e di accantonare una quota del risultato di amministrazione di importo pari ai crediti di dubbia e difficile esazione.
  Entrambe le operazioni comportano il rischio di emersione del disavanzo di amministrazione effettivo degli enti, la cui copertura, se effettuata con le modalità ordinarie, potrebbe essere non sostenibile da parte degli enti. Al fine di rendere sostenibile la copertura di tale disavanzo, la riforma consente il ripiano in dieci esercizi e secondo modalità straordinarie da definire con un decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministero dell'interno, previa intesa in sede di Conferenza Unificata.
  È inoltre previsto che tali tempi e modalità di copertura del disavanzo siano Pag. 7individuati in via definitiva con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sulla base dei risultati effettivi del riaccertamento straordinario rilevati dai certificati dei conti consuntivi relativi al 31 dicembre 2014.
  Pertanto la riforma prevede sia modalità straordinarie di copertura del disavanzo da adottare in via provvisoria, sia modalità straordinarie da disciplinare in via definitiva sulla base dei risultati effettivi del riaccertamento straordinario.
  In vista dell'entrata in vigore della riforma contabile prevista dal decreto legislativo n. 118 del 23 giugno 2011, il Ministero dell'economia e delle finanze, la Ragioneria generale dello Stato, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, l'Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI), l'Unione delle province italiane (UPI), l'Istituto per la finanza e l'economia locale IFEL), la Fondazione universitaria per la formazione delle amministrazioni pubbliche (FUAP) e la Fondazione per la formazione e aggiornamento delle amministrazioni pubbliche (FORMAP) hanno condiviso l'obiettivo di favorire l'adozione del nuovo sistema contabile da parte degli enti locali, attraverso una serie di corsi di formazione istituzionali su tutto il territorio nazionale, destinati gratuitamente agli amministratori locali e al personale amministrativo contabile di città metropolitane, province, comuni, unioni di comuni e consorzi di enti locali.
  I corsi istituzionali, organizzati secondo le modalità previste da un'apposita convenzione in corso di formalizzazione ma già operativa, sono caratterizzati da un programma unico di due giornate formative rispettivamente di 6 e di 4 ore, individuato per garantire il supporto necessario alla prima fase di attuazione della riforma, in considerazione degli adempimenti richiesti nel 2015.
  Queste modalità sono caratterizzate anche da materiale didattico comune, costituito dalle slides consultabili sul sito internet dedicato all'armonizzazione contabile degli enti territoriali (www.arconet.rgs.tesoro.it), nonché docenti formatori, esperti in materia di armonizzazione contabile degli enti territoriali, previsti da un apposito elenco e individuati dai partecipanti alla convenzione attraverso i loro rappresentanti in un apposito comitato scientifico.
  La programmazione dell'attività formativa ha potuto avvalersi delle risorse e delle potenzialità presenti nelle tre anime della convenzione, quella istituzionale delle amministrazioni che hanno contribuito alla definizione della riforma, quella accademica rappresentata dalle fondazioni universitarie FORMAP e FUAP, nonché quella degli enti locali che ha portato il prezioso contributo degli enti che hanno partecipato alla sperimentazione.
  La convenzione ha attribuito a IFEL, FORMAP e FUAP il compito di realizzare, gestire e finanziare i corsi; ad ANCI e UPI l'attività di promozione dei corsi istituzionali attraverso i propri canali istituzionali presso tutti i comuni, le unioni di comuni e i consorzi all'interno di un quadro più ampio di sensibilizzazione delle amministrazioni comunali circa la dimensione strategica della riforma della contabilità pubblica; per quanto riguarda il Ministero dell'economia e delle finanze il coordinamento delle attività necessarie alla definizione della convenzione e l'organizzazione di un seminario diretto ai docenti formatori, per condividere e uniformare le metodologie e i contenuti delle attività formative.
  Deposito anche lo schema riepilogativo, relativo al calendario delle iniziative formative ancora peraltro in corso di ulteriore implementazione, che già adesso prevede circa 70 corsi su tutto il territorio nazionale ed è definito sulla base dei risultati di tre iniziali corsi pilota del mese di luglio e settembre che si sono tenuti a Roma, Milano e Catania (vedi allegato 1).
  Lascio anche il relativo programma del corso di formazione istituzionale e l'armonizzazione contabile degli enti territoriali (vedi allegato 2).

  PRESIDENTE. Grazie. Prima di tutto segnalo al sottosegretario Zanetti una situazione imbarazzante, in quanto il 1oPag. 8gennaio dovrebbe entrare in vigore la nuova modalità di ripartizione del Fondo di solidarietà, le capacità fiscali devono partire nel loro iter, i fabbisogni standard in larga parte hanno finito l’iter dell'approvazione del Consiglio dei Ministri, ma sono bloccati alla Conferenza o non vengono inviati alla Commissione.
  Noi siamo in attesa dei nuovi schemi sui fabbisogni standard approvati il 23 luglio 2014 dal Consiglio dei Ministri, che non sono ancora arrivati. Se tutto deve completarsi entro il 31 dicembre, ho l'impressione che questa situazione sia determinata probabilmente dalla non perfetta coincidenza di accordi, dalla mancanza di una volontà politica, ma anche dal fatto che gli enti locali stessi non sono d'accordo rispetto a questa impostazione.
  C’è il rischio che questa situazione di impaludamento sul fronte sia della capacità fiscale che dei fabbisogni standard contraddica la volontà – presumo – del Governo e del Parlamento, che andrà ad approvare una legge di stabilità per far ripartire il meccanismo.
  Lo segnalo perché tutte le volte che facciamo un Ufficio di Presidenza ci riaggiorniamo rispetto ai fabbisogni standard, mentre sulla capacità fiscale adesso che è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge di conversione del decreto-legge Sblocca Italia possa partire la procedura, però, essendo entro il 31 dicembre, mi sembra che i tempi comincino a scarseggiare.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MAGDA ANGELA ZANONI. Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario Zanetti per la sua relazione così piena di informazioni che ci sono assolutamente utili e anche per questo rapporto continuo di scambio che mi sembra buono e produttivo anche per noi e per i nostri lavori. Ciò premesso, pongo alcune domande.
  La ringrazio di averci dato tutte queste informazioni sul calendario e sulle modalità con cui viene fatta la formazione, perché purtroppo i primi ritorni di coloro che hanno partecipato ai corsi non paiono così positivi. Probabilmente nella prima fase è stata data questa informazione di carattere generale che non è piaciuta molto, nel senso che, siccome i tempi sono molto stretti, forse si aspettavano una parte più pratica, più attuativa, forse questa convenzione ha privilegiato in una fase iniziale un approccio generico di cultura, che però ha un po’ disincentivato rispetto ai partecipanti.
  Questa è la prima osservazione. Visto il programma, come ci ha prospettato, è invece così bene articolato, forse una calibratura è necessaria. In secondo luogo, quando uscirà il decreto per il ripiano dei disavanzi, a cui ha accennato ?
  Terzo: sulla Local tax vorremmo avere qualche informazione aggiuntiva, onde evitare di apprenderle sempre dai giornali, perché, se siamo qui, dovremmo avere uno sguardo privilegiato. Non dico che ci debba essere chiesta la nostra opinione, ma almeno essere informati, quindi, anche se capisco che non possiate essere qui tutte le settimane, mandateci anche solo delle cose scritte, dei progress.
  Ultima osservazione sul ripiano: arrivano notizie non particolarmente esaltanti sulle capacità di gestire e chiudere i bilanci nei prossimi mesi. Questo è dovuto alla somma di molte cose. Capisco che la Local tax deve vedere la luce, perché probabilmente è l'unico modo per cercare di risolvere, in modo più o meno evidente e trasparente, la questione dei trasferimenti, però Piero Giarda (mi riferisco a lui, visto che ho sicuramente un impatto meno importante come personalità) ha appena evidenziato nell'erogazione degli oscar dei bilanci un mostro giuridico: le norme sugli enti locali.
  Devo dire che questa sua interpretazione mi trova perfettamente concorde. È necessario avere il coraggio di un momento di pausa in cui ragionare complessivamente sulla normativa degli enti locali e soprattutto snellire, fare pulizia, perché ormai le normative si accavallano una sull'altra, vengono cambiate ogni tre mesi.
  Gli enti locali sono composti da persone, il più delle volte poche persone che, Pag. 9oltre a tener dietro al ritmo delle normative, devono anche fare delle cose, perché la differenza fra i livelli istituzionali è che nei comuni si hanno i cittadini davanti e si hanno dei servizi da erogare, che è il primo obiettivo in assoluto, quindi non si può passare tutto il tempo ad occuparsi di questioni amministrative per mandare informazioni a uno o all'altro e capire cosa fare !
  Essendo di nuovo a novembre (è un anno e mezzo che lo ribadisco e non so più come dirlo) i comuni avrebbero già dovuto portare il bilancio di previsione in Giunta ed essere nella fase di discussione in Consiglio comunale, per arrivare entro la fine di dicembre a prendere la delibera di Consiglio comunale.
  Questa ormai sembra un'utopia, rimandiamo di nuovo la scadenza dei bilanci di previsione al 28 febbraio, ma a questo punto, se si cambia tutta la normativa ora, non ce la faranno neanche per febbraio, perché, per chiudere la procedura di bilancio a febbraio, ai primi di gennaio la delibera di Giunta ci deve essere, quindi è praticamente impossibile.
  Andremo di nuovo a maggio o giugno, perché l'ANCI – che adesso dà tutta questa adesione perché probabilmente spera di riuscire a portare a casa qualche risultato – si troverà a chiedere di nuovo una proroga che grida vendetta, perché chiederà di spostare di nuovo il termine per la presentazione dei bilanci.
  Noi dobbiamo cercare di dare un segnale di inversione di tendenza a questa modalità di lavoro, perché ci sono delle cose che costano e allora io capisco che la trattativa deve essere grande, ma dobbiamo cercare di risolvere gli aspetti che non costano e che sono organizzativi ! Grazie, Presidente, e grazie al sottosegretario Zanetti per la sua disponibilità.

  MARIA CECILIA GUERRA. La mie considerazioni sono molto collegate a quello che ha detto adesso la collega Zanoni, perché chi si trova a girare per i territori in questo momento vede una preoccupazione grande che si intreccia con le cose che oggi discutiamo. In particolare, il problema è ovviamente l'intreccio tra questo e la manovra, un problema molto serio ed è anche seria da parte nostra la difficoltà di poter dare delle vaghe speranze o risposte, perché è chiaro che la manovra è in fieri.
  Per quanto riguarda la questione dell'armonizzazione dei bilanci, la costituzione di questo fondo comporta dei problemi sulla possibilità di accedere alle risorse e in particolare di godere di quella misura di compensazione che c’è nella manovra, che è data dallo sconto sul patto, dalla liberalizzazione di parte del patto.
  Leggo sui giornali che si sta valutando l'ipotesi di collegare l'aumento del Fondo dei crediti inesigibili agli sconti sul patto, come elemento di trattativa per dare respiro ed evitare la compensazione fra i 3 miliardi di qua e i 2 miliardi di là, che rendono inutile nell'aggregato (poi le storie nei singoli comuni saranno diverse) questa apertura.
  Leggo sempre sui giornali e quindi vorrei capire se abbia un fondamento allo stato della conoscenza, perché immagino che non sia ancora deciso e neanche lei potrà dircelo, che è in atto un ripensamento sulla copertura di questo deficit che potrebbe emergere proprio in relazione alla cancellazione dei residui inesigibili, che avevamo chiesto fosse portata a dieci anni, però sembra che ci sia una discussione sulla possibilità di diluirla ulteriormente.
  Mi preoccupa ancora di più il problema della Local tax su cui non voglio anticipazioni, però è evidente che il problema è la scelta dei tempi. Quello che leggo in parte mi spaventa e in parte mi consola, ma si capisce che, se vengono messi in gioco i due principali cespiti, l'addizionale e il patrimonio, avremo una rivoluzione totale.
  Questa fatta nell'ultimo mese e mezzo è stata integrata con modifiche sulle regole di spesa, perché il progetto è una vera e propria riforma non ancora costruita, che verrà costruita per forza in fretta. Non discuto sulla qualità delle persone che ci lavorano, che stimo (sono anche dei colleghi), ma il problema è che i tempi sono Pag. 10assurdi, perché proprio questo poi fa saltare tutte le cose che ci siamo detti, perché è vero che, avendo fatto tutto quel pregevole lavoro sulle capacità fiscali che c’è stato illustrato, sarà più facile perché hai conoscenze di base e riesci a riorganizzarti anche a dati già acquisiti, però è anche vero che se, come presumo, per mantenere un minimo di standardizzazione agendo prevalentemente sulle leva immobiliare, dovrà arrivare a delle tipizzazione degli immobili più fini di quelle usate dalla totalità dei comuni (abitazione principale sfitta o affittata, abitazione principale e altre abitazioni), fare la standardizzazione di questa roba diventa un'operazione che non esiste.
  Ritengo quindi che le due cose siano incompatibili, per cui o si procede per la via che si era seguita e con calma si discute del resto, oppure si cancella la via che si stava seguendo, perché sul Fondo di solidarietà una ricomposizione così forte fra le basi imponibili come potrebbe essere il reddito patrimonio chiaramente non può incidere sul 20 per cento della distribuzione del fondo, ma vi inciderà completamente.
  Un altro problema su cui vorrei una sua pronuncia è che la sensazione che ho mettendo insieme le mie scarse conoscenze e le cose che leggo sul disegno di legge di stabilità e queste informazioni è che si arriverà a un Fondo di solidarietà costruito in via orizzontale, perché torna comunale quello che adesso è statale, quindi le fonti di alimentazione del fondo diventano esclusivamente orizzontali e sarà comunque un fondo da cui prendere per trasferire risorse allo Stato, cosa che concettualmente mi disturba.

  DANIELE MARANTELLI. Avverto fortissimo il rischio di fare del nostro lavoro una sorta di fotocopia di quanto fanno delle signore che alle cinque del pomeriggio prendono il tè in un locale di Londra, per cui avvertiamo molto forte l'esigenza di essere concreti. Lo dico in maniera assolutamente non offensiva, rischiamo di essere un club di discussori considerato il contesto.
  Ringrazio il sottosegretario Zanetti per le informazioni preziose che ci ha dato, però, se il nostro lavoro deve avere un'utilità, mi permetto di dire che, se al Governo non risultano elementi di criticità per quanto riguarda il lavoro impegnativo che si sta facendo sui corsi di formazione preparatori a questo appuntamento relativo alla normalizzazione contabile, a me giungono valutazioni diverse, quindi mi sento di rivolgere un invito al Governo a verificare meglio questa situazione.
  Questo conferma, se mai ce ne fosse bisogno, la bontà di una riforma federale del nostro Paese e conferma anche la necessità, anche in altre occasioni espressa qui, di fare un check up rispetto a tutta la partita della legge n. 42 e dell'obiettivo che ci si vuole porre.
  Lo dico anche perché mi ha colpito il giudizio espresso da una personalità sicuramente autorevole nel campo, che fa risalire alla riforma del Titolo V del 2001 l'esplodere della corruzione nel nostro Paese: ho molta stima per il dottor Cantone, ma politicamente mi sembra una tesi ardita. È quindi necessario fare il punto complessivo sulla questione.
  Condividendo molte delle considerazioni espresse dalle colleghe senatrici, sulla percentuale rimanente dell'80 per cento che è oggetto di studio siamo in grado di avere una previsione sui tempi ?
  Da un paio di giorni sono usciti i dati che il sito Opencivitas sta fornendo. Noi siamo sempre per la trasparenza, quindi è una scelta giusta, ma, come molti prevedevano, questo sta dando luogo anche ad alcune letture che possono portarci sulla cattiva strada.
  Anche in ragione di ciò, credo sia quanto mai necessario avere indicazioni più precise in ordine all'esigenza di dare ai comuni maggiori certezze, perché quello che determina più problemi è proprio l'incertezza, che è una malattia grave.
  Dal 2011 in avanti, sotto l'impulso degli spread abbiamo fatto di tutto, però adesso mi pare davvero il caso di cominciare a fermare la macchina e dire con un certo rigore come vogliamo procedere, quindi l'informazione sulla Local Pag. 11tax è legata non a eccessiva curiosità ma al ruolo che possiamo svolgere, dando una mano concreta al Governo ad affrontare una partita molto complicata come quella del controllo della spesa pubblica e della sua riduzione, che può avvenire solo se applichiamo in maniera corretta i costi standard.

  PRESIDENTE. Do la parola al sottosegretario Zanetti per la replica.

  ENRICO ZANETTI, sottosegretario di Stato all'economia e alle finanze. Ringrazio voi per l'occasione delle audizioni che sono momenti importanti anche per chi sta da questa parte del tavolo per fare bene il punto della situazione, posto che i fascicoli aperti sono sempre tanti, le notizie si accavallano, quindi auditemi tutte le volte che volete perché mi fa piacere.
  Sui temi che sono stati sollevati cerco di fare ordine. Mi rendo conto che la situazione a questo punto si fa complessa sia rispetto alla conclusione dell'iter fabbisogni, sia rispetto all'inizio dell'iter delle capacità fiscali: sono dati oggettivi, siamo a metà del mese di novembre e stiamo parlando di processi che devono vedere la loro conclusione prima della fine dell'anno.
  È evidente che i tempi sono strettissimi, vi è consapevolezza di questo e sarà necessaria la massima collaborazione interistituzionale, fermo restando che i primi passi competono alle strutture ministeriali e pertanto cercheremo a breve di mettere tutti gli altri player nelle condizioni di poter dimostrare la massima buona volontà insieme a noi.
  Per quanto riguarda i corsi di formazione sugli enti locali, prendo atto che ci sono dei feedback di insoddisfazione in quanto l'approccio è ritenuto troppo teorico, andrò a sentire su questo anche gli Uffici, fermo restando che l’ impianto che mi è stato presentato appare convincente, perché tiene conto delle diverse anime che devono comporre un panel che non sia né troppo teorico, né privo di un impianto metodologico che deve necessariamente essere un po’ anche teorico, posto che c’è la convergenza sia dell'anima istituzionale, dell'anima formativa universitaria e anche di coloro i quali hanno sul campo già testato in sede di sperimentazione la nuova disciplina che sta arrivando.
  Non vi è dubbio che il tema della Local tax da voi più volte richiamato può impattare in modo rilevante su tanti aspetti, ed è vero anche che c’è per l'ennesima volta il rischio che nel tentativo di fare l'ottimo si faccia qualcosa che sia nemico del buono. Questo rischio è oggettivo e viene considerato anche all'interno del Governo, dove vi è la volontà comune di superare l'obbrobrio IMU-TASI, che è stato purtroppo figlio di un anno del tutto particolare della politica italiana, in cui si è completamente persa di vista la sostanza delle cose o anche solo la voglia di spiegare agli italiani la sostanza delle cose a favore di sistemazioni più o meno nominalistiche in un gioco delle tre lettere.
  La soluzione di questo problema che consiste nell'esistenza di un'imposta sostanzialmente unica, ma formalmente duplice, con l'effetto di duplici e anche triplici adempimenti per i contribuenti può avvenire semplicemente accorpando i due tributi e riorganizzandoli all'interno di una cornice che non andrebbe in modo significativo a modificare gli effetti finanziari per i comuni, posto che già adesso con estrema chiarezza bisogna dire che la TASI non è altro che l'IMU prima casa, con una diversa configurazione di aliquote e detrazioni e un'addizionale IMU sugli immobili diversi dalla prima casa.
  È evidente che un ricompattamento di questa situazione come modello base non implica particolari problematiche gestionali per i comuni, non implica nemmeno riflessi particolarmente rilevanti sulle capacità fiscali e quindi un ricompattamento di questo tipo risolve solo la parte di front office del fisco, cioè del rapporto con il contribuente e anche di maggiore facilità gestionale da parte dei comuni, ma non impatta in modo significativo sul back office del fisco, che per certi versi è anche la parte più importante, cioè i flussi finanziari tra i vari enti e livelli di governo.Pag. 12
  Se, anziché fare un'operazione soltanto di questo tipo, che costituisce il minimo dell'intervento che il Governo si propone di attuare, si decidesse già in questa fase di ridisegnare in parte i flussi andando innanzitutto ad attribuire anche il gettito degli immobili ai comuni, pareggiando il rapporto tra livelli di governo con un'acquisizione all'erario dell'addizionale comunale e agendo anche sui tributi locali minori, che dovrebbero a quel punto essere trasformati in una sorta di canoni con maggiore flessibilità da parte degli enti locali stessi nella gestione, si farebbe un'operazione giusta, alla quale bisogna tendere.
  La chiara identificabilità dei livelli di governo a cui sono riferibili i tributi e quindi il relativo gettito è infatti un obiettivo che deve essere perseguito. Se si fa questo, è vero però che allora oltre all’ operazione sul front office, minimo sindacale da fare, andiamo a impattare indubbiamente anche sull'aspetto finanziario perché, se a livello complessivo le due masse riescono a gestire il rapporto tra livelli di governo, a livello enti locali la distribuzione e quindi le capacità fiscali standard dei singoli enti cambiano in modo a volte anche significativo.
  Questo determinerebbe la necessità entro fine anno di andare a rivedere le capacità fiscali determinando un'ulteriore difficoltà. Se, una volta ultimate le analisi in corso da parte del Governo, ci sarà la convinzione di poter gestire adeguatamente anche questa problematica, sarà bene riuscire già sul 2015 a sistemare non solo l'aspetto del rapporto con il contribuente, ma anche quello di gestione finanziaria dei tributi.
  Laddove questa sicurezza (sperando che non si tramuti in sicumera) manchi, credo che sarà più opportuno ragionare di un intervento di risistemazione a favore dei cittadini e lavorare nel corso del 2015 per completare anche la gestione dei flussi retrostanti in un'ottica 2016.
  Anche qui sottolineo però che questo tipo di azione non è un cambiamento permanente dal punto di vista dei cittadini, perché dobbiamo separare i due piani, cioè il piano front office normativo, giuridico adempimentare e il piano flussi finanziari.
  Fare in due step non significa essere in un cantiere aperto permanente, perché dal punto di vista dei cittadini è solo il primo step quello che davvero colpisce i loro doveri di contribuenti, mentre il secondo li coinvolge solo dal punto di vista di una maggiore riconoscibilità dei centri di imputazione politica dei prelievi a loro richiesti. Fare in due step non significa quindi mantenere un cantiere aperto a tempo indefinito, ma significa avere la convinzione che sia opportuno non rischiare di creare complicazioni sul 2015.
  Il Governo deciderà quale dei due approcci sia più opportuno, una volta completata l'analisi in corso sulle ricadute che può avere sulle capacità fiscali e quindi a valle su tutto il percorso una volontà di modifica anche finanziaria e non solo normativa dell'attuale assetto IMU-TASI.
  Sia nell'ipotesi in cui non si renda necessario rivedere le capacità fiscali, perché non si va a toccare gli aspetti finanziari al netto di un ricompattamento delle imposte, sia nel caso in cui questo accada è assolutamente comprensibile la volontà di capire bene come funzionerà anche il restante 80 per cento del Fondo di solidarietà, posto che comunque sulla base di capacità fiscali e fabbisogni standard sarà distribuito solo il 20.
  È evidente che anche su questo punto al momento non siamo in grado di dare una risposta chiara, perché la strutturazione esatta di come funzionerà questo 80 per cento sarà funzionale ai risultati che emergeranno in funzione di come verrà distribuito quel 20 per cento, nel senso che questo 80 per cento vedrà criteri di ripartizione che saranno anch'essi in parte finalizzati ad ammortizzare eventuali situazioni ove l'applicazione di capacità fiscali e fabbisogni determinasse degli scaloni eccessivamente ampi rispetto ai flussi di solidarietà intercomunale in arrivo.
  Anche quella è una partita che verrà definita a valle di un quadro chiaro sulla parte capacità e fabbisogni fiscali, per cui in questo momento non posso andare Pag. 13oltre. La Ragioneria generale dello Stato ci sta lavorando, perché si attende di avere un quadro preciso anche sulla parte 20 per cento, in quanto l'attuazione del federalismo fiscale deve avvenire senza che ciò possa comportare enormi scompensi in capo ai singoli enti: deve essere un'attuazione sostenibile, altrimenti, anziché agevolata e partecipata da tutti i vari player istituzionali, rischierebbe di venire ostacolata, e questo non rientra nell'interesse di nessuno.
  Trasparenza, Opencivitas: noi abbiamo preso l'impegno che la banca dati sia accessibile a tutti i cittadini, doveva accadere lo scorso 11 novembre, ma ci sono ancora alcuni problemi tecnici di applicazione che verranno risolti a giorni (l'impegno rimane confermato), sono comunque d'accordo che questa trasparenza totale deve essere accompagnata da un'adeguata informazione, perché il sito è molto interessante, consente di fare anche confronti tra realtà similari, è anche divertente da girare, però deve essere chiarito come la logica dei fabbisogni standard insieme all'altra gamba delle capacità fiscali abbia come obiettivo la costruzione della perequazione comunale.
  Prendere tout court i livelli fabbisogni standard come un qualcosa di comparabile con la spesa dell'ente e sulla base di quello in modo netto, senza ulteriori considerazioni stabilire un criterio di virtuosità o non virtuosità può effettivamente in alcuni casi portare a risultati paradossali. Nel momento in cui c’è la massima trasparenza, deve esserci da parte degli enti istituzionali la massima capacità di comunicazione del senso dei dati, che comunque è opportuno mettere a disposizione dei cittadini, perché una trasparenza informata non fa mai male a nessuno. L'importante è che tutti i soggetti istituzionali abbiano la responsabilità di fare in modo che la trasparenza non produca risultati informativi distorti.
  Spero di aver toccato tutti i temi che mi avevate posto. L'ultima cosa, visto che si parlava di riforma del 2001 come causa di esplosione della corruzione, onestamente non sono in grado di dirlo, mi ha interessato come considerazione. Credo però che si possa dire che dopo il 2001 sicuramente c’è stata un'esplosione della spesa, che è stata probabilmente determinata da una situazione in cui, anziché spostare la spesa dal centro alla periferia, si è sostanzialmente ampliata la possibilità di spesa a livello di periferia nell'invarianza della spesa centrale, quindi si è stratificata.
  I dati dimostrano con evidenza che dal 2001 in avanti la spesa è cresciuta a livello complessivo in modo abbastanza significativo e chiaramente ha portato a un processo di aumento forte della tassazione a livello locale soprattutto dal 2005 in avanti, dopo che nell'esercizio finanziario 2002-2004 l'incremento di spesa che stava avvenendo non aveva necessitato di questo tipo di coperture, perché in quegli anni c'erano ancora i flussi di ingresso derivanti dai condoni.
  Questa è una cosa che sulla base dell'analisi dei conti sento di poter affermare.

  FEDERICO FORNARO. In coda solo una domanda: come si pensa a regime di risolvere il problema, che per dimensioni sta crescendo di anno in anno, dei comuni cosiddetti «incapienti» ? O si ridefinisce il Fondo di solidarietà e quindi si stabilisce una quota di solidarietà, altrimenti questo crescere anno dopo anno dei comuni incapienti sta diventando difficilmente gestibile e difficilmente spiegabile ai cittadini, perché ci sono comuni che ormai viaggiano verso un terzo delle risorse disponibili che tornano indietro.
  La seconda questione, che può sembrare marginale ma per alcuni comuni non lo è, riguarda il tema dei calcoli del ristorno ai comuni della decisione dello Stato di non considerare ai fini IMU i cosiddetti «immobili merce».
  In occasione di quel decreto ponemmo in diversi la questione della sottostima del valore dell'impatto. Il risultato a quel che mi consta è stato un ritorno ai comuni di cifre significativamente (lo sottolineo tre volte) inferiori a quello che era il gettito derivante da questi immobili merce.Pag. 14
  La domanda è se sia fatta una riflessione attorno a questi temi e sulla base di quali calcoli si fosse giunti a fare una – a mio giudizio rilevante – sottostima di questo gettito.

  PRESIDENTE. Se posso aggiungere, poiché ha citato il caso dei comuni incapienti che sono danneggiati, leggendo velocemente la legge di stabilità ho l'impressione che i comuni dissestati, che sono sempre di più, comincino ad avere un trattamento quasi privilegiato e cominci a diventare una valutazione di opportunità perché il trattamento è sostanzialmente diverso.

  ENRICO ZANETTI, sottosegretario di Stato all'economia e alle finanze. Vi farò pervenire una nota su questi due approfondimenti richiesti sui quali al momento non sono in grado di dare una risposta argomentata.

  PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Zanetti per il suo intervento nonché per la documentazione consegnataci, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegati).
  Dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.10.

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ALLEGATO 1

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ALLEGATO 2

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