XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 11 di Mercoledì 12 novembre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Audizione del presidente di Federambiente, Filippo Brandolini, e del direttore, Gianluca Cencia:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 
Brandolini Filippo , Presidente di Federambiente ... 4 
Bratti Alessandro , Presidente ... 5 
Nugnes Paola  ... 5 
Martelli Carlo  ... 6 
Pepe Bartolomeo  ... 6 
Scalia Francesco  ... 6 
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 
Nugnes Paola  ... 7 
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 
Brandolini Filippo , Presidente di Federambiente ... 7 
Bratti Alessandro , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 8.40.
  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del presidente di Federambiente, Filippo Brandolini, e del direttore, Gianluca Cencia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente di Federambiente, Filippo Brandolini, e del direttore, Gianluca Cencia, che ringrazio per la presenza.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterranno opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Prima di cedere la parola vorrei dire ai nostri auditi che noi abbiamo iniziato il nostro lavoro attraverso diverse inchieste, come ha sempre fatto la bicamerale anche nella scorsa legislatura, scandagliando e monitorando alcune situazioni all'interno di regioni con problemi, o che apparentemente non ne hanno, ma in realtà ne hanno. Abbiamo, quindi, iniziato lavorando sul Veneto, poi ci trasferiremo in Liguria e in Campania. Infine, è prevista anche una puntatina in Puglia nell'arco di un mese e mezzo.
  Nel contempo, però, abbiamo anche attivato due linee di lavoro che riteniamo molto importanti, per le quali in quest'audizione vi chiediamo di fornirci qualche elemento conoscitivo maggiore, che riguardano il tema del traffico transfrontaliero dei rifiuti.
  È evidente che noi ci occupiamo delle patologie del sistema, ma è indispensabile per noi avere anche il quadro regolare. Faccio un esempio: l'audizione che abbiamo avuto con l'assessore Romano della Campania ci ha messo in evidenza una serie di problematiche legate al traffico extraregionale che si conosceva, ma non in quel dettaglio. È importante, quindi, avere informazioni di questo genere, oltre, ovviamente, a tutte le altre indicazioni che potete fornirci per migliorare il nostro lavoro.
  L'altro tema che vorremmo cominciare ad affrontare è quello del mercato del riciclo, su cui ci interessa avere lo stato dell'arte.
  Se avremo bisogno successivamente, durante le nostre indagini, di avere ulteriori contatti o approfondimenti, sarà nostra cura contattarvi. Voi, peraltro, rappresentate uno tra i maggiori player che ci siano, piccoli e grandi, in questo Paese e, quindi, sicuramente dal punto di vista dei gestori qualche indicazione ce la potete consegnare.
  Fatta questa brevissima introduzione, cedo dunque la parola al presidente di Federambiente, Filippo Brandolini. Prego, presidente.

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  FILIPPO BRANDOLINI, Presidente di Federambiente. Buongiorno e grazie dell'invito. Speriamo di potervi essere utili fin da subito. Segnalo la nostra disponibilità a ulteriori occasioni e a collaborazioni anche future per intervenire in maniera più puntuale rispetto ai vostri filoni di indagine o alla ricerca di informazioni e di dati. Preciso che possiamo anche eventualmente sondare il nostro sistema di aziende rispetto ai filoni di indagine che state perseguendo.
  Come diceva prima il Presidente Bratti, noi siamo un'associazione rappresentativa, in quanto rappresentiamo oltre 200 imprese di gestione di rifiuti a livello nazionale che si occupano di tutte le fasi del ciclo. Alcune si occupano solo di alcune parti del ciclo, altre del ciclo nella sua completezza. Molte di queste imprese sono impegnate anche nella gestione, che ovviamente ha mercato, dei rifiuti speciali, che rappresentano un altro tema, un altro capitolo rilevante, soprattutto se si fa riferimento ai fenomeni di traffico transfrontaliero.
  Le nostre imprese occupano circa 45.000 addetti che hanno il contratto di lavoro che porta il nome di Federambiente. Per quanto riguarda i rifiuti urbani, noi gestiamo, attraverso le nostre imprese, circa due terzi dei rifiuti urbani.
  Noi non abbiamo, e in questo senso forse non aggiungiamo nulla di nuovo, dati precisi e aggiuntivi rispetto a quanto già comunica annualmente ISPRA attraverso i propri rapporti, sia sui rifiuti urbani, sia sui rifiuti speciali. Possiamo, però, sottolineare che, a partire dall'analisi di quei dati e da informazioni che acquisiamo nel normale rapporto tra aziende all'interno della nostra associazione, o per le conoscenze che tutti noi abbiamo di questo ciclo, il fenomeno dello smaltimento presso altre regioni o presso altri Paesi dell'Unione europea è un fenomeno che da alcuni anni a questa parte appare essere crescente.
  A che cosa è dovuto ? È dovuto a carenze e limiti infrastrutturali ben noti a tutti, immagino anche a questa Commissione, ovvero alla carenza di impianti di trattamento e di smaltimento rifiuti, non solo in relazione al trattamento e allo smaltimento finali (discariche o inceneritori/termovalorizzatori), ma anche a rifiuti raccolti in modo differenziato. Pensiamo, per esempio, che ci sono flussi importanti di rifiuti organici raccolti, in particolare, in regioni come Lazio e Campania, che vengono trattati e recuperati in impianti in altre regioni, principalmente del Nord del Paese. Questa carenza infrastrutturale ha comportato la ricerca di soluzioni che possono consistere nel trasporto dei rifiuti presso altre regioni o altri Paesi.
  In più, aggiungiamo che non c’è solo una carenza dovuta alla difficoltà di realizzare degli impianti o di attuare delle pianificazioni. Spesso le stesse pianificazioni appaiono deboli o lacunose, in quanto presumono riduzioni dei rifiuti importanti che poi non si verificano, perché non sono ancora, peraltro, declinate a livello nazionale azioni cogenti per rispondere al primo livello della gerarchia relativo alla riduzione dei rifiuti.
  Tante volte la pianificazione non chiude, come si suol dire, il ciclo, ma si limita a prevedere degli impianti cosiddetti di trattamento meccanico-biologico, che però, al termine del processo, generano dei flussi che devono essere smaltiti o in discarica, o presso impianti di combustione.
  Uso il termine generico «impianti di combustione» perché spesso da questi impianti deriva del CSS, ossia del Combustibile solido secondario, che va o presso dei cementifici, o presso dei termovalorizzatori.
  Peraltro, questo del CSS è un aspetto di potenziale crescita rispetto al fenomeno del trasporto transfrontaliero, in quanto sappiamo che, oltre ai cementifici italiani, che sono interessati ad aumentare la combustione con rifiuti in sostituzione di altri combustibili, ci sono anche altri interessi, del tutto legittimi e trasparenti, di cementifici all'estero, sia nell'Unione europea, sia al di fuori dell'Unione europea, ad avere questo tipo di combustibile.
  Infine, occorre citare il fatto che ci sono a volte bandi o gare pubbliche per lo Pag. 5smaltimento dei rifiuti. Ne cito, in particolare, uno che, se non ricordo male, non ha avuto poi seguito, quello della regione Calabria di alcuni anni fa. Di fatto si prevedeva, o si sanciva, la necessità di trasportare rifiuti all'estero, in quanto i rifiuti urbani, come è noto, non sono smaltibili, all'interno del territorio nazionale, al di fuori della propria regione, se non – prima delle ultime modifiche legislative intervenute con lo Sblocca-Italia – attraverso un accordo tra regioni.
  Questo fu un bando che, come operatori, noi esaminammo, perché lo ritenevamo molto nuovo e innovativo, ma non in senso positivo, rispetto alla soluzione delle problematiche di smaltimento dei rifiuti nel nostro Paese. Sottolineo questo aspetto perché tra i nostri obiettivi di lavoro non ci sono solo un'efficace gestione nel territorio e una gestione industriale del ciclo dei rifiuti, ma c’è anche il tentativo di favorire la chiusura del ciclo all'interno del nostro Paese.
  Passo alle ultime due considerazioni e poi ci mettiamo a vostra disposizione per le domande.
  Segnalo probabilmente una questione a tutti nota, ma lo smaltimento all'estero dei rifiuti costituisce anche un danno economico per il Paese, in termini di minor fiscalità, di minor IVA introitata, di sbilancio, o di contributo allo sbilancio, nella bilancia dei pagamenti e anche di tasse ambientali, ossia di ecotasse, che generalmente vengono pagate presso gli impianti di destinazione.
  Noi abbiamo fatto un esercizietto, una stima assolutamente approssimativa, ma che può essere indicativa. Abbiamo calcolato, cioè, che tutto questo peserebbe, in termini di bilancia dei pagamenti negativa o di minori entrate per lo Stato e per gli enti locali territoriali, attorno ai 15-16 milioni di euro per ogni 100.000 tonnellate di rifiuti che vengono trattate all'estero.
  Come ultimissima considerazione, prima citavo il tema dei rifiuti speciali. Noi siamo spesso attenti e concentrati nel riflettere sulle soluzioni ai problemi attinenti i rifiuti urbani, ma per i rifiuti speciali il fenomeno del trasporto transfrontaliero del rifiuto per essere smaltito all'estero è sicuramente più rilevante e anche maggiormente consolidato nel tempo, in particolare per i flussi di rifiuti pericolosi.
  Per citare un esempio, il cemento-amianto, molto presente in edifici civili, così come industriali, nel nostro Paese, materiale che viene raccolto da molte delle nostre aziende associate, non essendoci impianti di livello nazionale, viene avviato a smaltimento all'estero. Da questo punto di vista segnalo che a danno del nostro sistema nazionale ci sono anche asimmetrie competitive, perché, per esempio, molto di questo amianto viene smaltito all'estero in miniere di salgemma, in particolare in Germania, e questo tipo di smaltimento viene considerato un'operazione di recupero. Viene fatta, quindi, con costi sostanzialmente molto bassi per chi riceve i rifiuti, proprio perché si sta parlando di operazioni di recupero e non di smaltimento. Questo, quindi, disincentiva anche la realizzazione di impianti su base nazionale.
  Siamo a disposizione sia io, sia il direttore, per le domande.

  PRESIDENTE. Grazie per questa illustrazione generale.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PAOLA NUGNES. Per quanto riguarda la perdita di maggiori entrate, lei diceva che si perderebbero 15-16 milioni di euro su 100.000 tonnellate all'estero per quanto riguarda lo smaltimento fuori nazione. È stato calcolato anche quanto si perde nel momento in cui non c’è un recupero di materia, visto che anche l'Europa si orienta ormai verso un recupero circolare della materia e, quindi, ritiene anche il bruciamento non più un recupero ?
  Io credo che voi siate aggiornati sulle ultime direttive, sulle bozze di direttiva. Questo ammanco economico è stato misurato ?
  Inoltre, per quanto riguarda l'articolo 35 dello Sblocca-Italia, questa possibilità Pag. 6di libera circolazione sul territorio e, quindi, di smaltimento in impianti di altre regioni come viene valutato dalla Federazione ?
  Per quanto riguarda il CSS, rispetto all'Europa qual è esattamente la nostra posizione ? Perché in Europa c’è richiesta del nostro CSS ? Non si è venuto a sviluppare uno stesso mercato ? La Federazione come valuta questo sottoprodotto, soprattutto bruciato nei cementifici, che sappiamo hanno un impatto ambientale di molto superiore a quello degli inceneritori, per cui questa nuova attività suscita molta preoccupazione nelle popolazioni ?
  Per quanto riguarda le carenze infrastrutturali, siete stati molto chiari. Pongo una domanda che probabilmente esce un po’ fuori dal registro delle vostre competenze. Poiché le miniere di salgemma furono valutate una soluzione anche per le ecoballe di Taverna del Re, chiedo se sono stati valutati dalla Federazione i costi e le possibilità di realizzare questo smaltimento. Pare che le miniere di salgemma possano contenere grosse quantità di rifiuti, anche pericolosi, con poco impatto ambientale.

  CARLO MARTELLI. Per quanto riguarda il compostaggio di cui parlavate prima, la prima domanda è dove va a finire il prodotto finale, cioè qual è il suo impiego e in termini di massa quanto ce n’è.
  Invece, per quanto riguarda il CSS, volevo chiedervi esattamente come viene composto. Avviene con la raccolta differenziata da trattamento meccanico-biologico o da tritovagliato ? Qual è il modo in cui ci si arriva ? Inoltre, qual è il prezzo medio di cessione per tonnellata. Chi lo assembla a quanto lo vende ?
  Per quanto riguarda i vostri consorziati, potete indicarci una percentuale di raccolta differenziata e una percentuale di recupero della materia ? Si fa sempre questa distinzione.
  Sempre per quanto riguarda i vostri consorziati, vorrei che mi faceste una suddivisione tra recupero della materia, conferimento in discarica del residuo e incenerimento in percentuale della materia trattata.
  Infine, per quanto riguarda l'amianto-cemento vorrei sapere se avete valutato la possibilità che anche in Italia si utilizzino le miniere abbandonate dismesse.
  Per quanto riguarda i metodi alternativi di smaltimento dell'eternit, cioè quelli termici oppure uno sperimentale, che ho visto, che utilizza siero di latte esausto, vorrei sapere se potete fornirci una vostra opinione.
  Come ultima domanda, che iniziative avete assunto per orientare le vostre imprese associate nei confronti del riciclo di materia al fine di raggiungere gli obiettivi comunitari di recupero della materia ?

  BARTOLOMEO PEPE. Rispetto al rifiuto sanitario infettivo si può stimare quali sono le quantità conferite e quanto incidono sulla spesa generale ? Quali sono e dove sono dislocati gli impianti che lo trattano e quali codici sono applicati ?

  FRANCESCO SCALIA. Io ho una domanda sola. Sulla base delle vostre conoscenze è possibile l'opzione discarica zero senza una quota di recupero energetico tramite incenerimento ?

  PRESIDENTE. Ho alcune domande da farvi. Prima di porle, preciso che, ovviamente, al di là del fatto se riuscite a rispondere adesso, vi chiederemo poi magari anche una relazione un po’ più dettagliata sulle cose di cui ci occupiamo. Se avete necessità di raccogliere i dati che sono stati richiesti, ce li farete avere in seguito.
  Aggiungo alcune domande e problematiche che riguardano la nostra Commissione, che è, come sapete, una Commissione d'inchiesta.
  Vorrei chiedervi se avete avuto degli associati con problemi di carattere giudiziario, intendendo per problemi di carattere giudiziario problemi di tipo sia ambientale, sia amministrativo. Ovviamente non ci interessa se c’è stato un piccolo sforamento, ma se sono stati oggetto di inchieste significative.Pag. 7
  Per quanto riguarda gli appalti e soprattutto le gare d'appalto, vorrei sapere se voi avete, come Federazione, una sorta di centrale di monitoraggio di questo tema, oppure se viene tutto demandato ai singoli associati e, quindi, ogni singolo associato ha le sue modalità di controllo attraverso delle modalità di appalti. Mi riferisco soprattutto alle grandissime utility, che lavorano tanto. Vorrei sapere, quindi, se voi, come Federazione, avete lo stato dell'arte, oppure se questo è lasciato ad ogni associato.
  Sono emerse da alcune audizioni che abbiamo fatto alcune problematicità sul mondo dell'intermediazione dei rifiuti. Ci interessava capire anche il vostro punto di vista. Vorremmo sapere se chi si occupa dell'intermediazione è personale qualificato, se c’è la necessità di qualificarlo meglio, se c’è una situazione che non è chiarissima. In sostanza, ci interessa una vostra idea.
  Quello che vi chiedevamo nella vostra eventuale relazione è di avere, rispetto al traffico transfrontaliero soprattutto, al di là dei dati ufficiali in vostro possesso – credo che abbiate solo dei dati ufficiali – anche i dati «splittati» rispetto alle aziende che fanno queste operazioni, ossia alle aziende che li mandano. Vorremmo sapere se voi avete i dati, oppure se anche in questo caso necessitiamo di contattare le aziende una per una. Se ci fornite almeno un quadro più dettagliato, può essere utile. È chiaro che, se abbiamo interessi specifici, ci penseremo noi.

  PAOLA NUGNES. Il presidente mi ha fatto focalizzare su un'altra domanda che mi era sfuggita. Mi chiedevo se fosse possibile valutare, circa la produzione di tutti i rifiuti industriali, il gap che manca allo smaltimento legale.
  Immagino che si possa partire da un dato di produzione, valutare un dato di smaltimento ipotetico e poi confrontarlo con un dato di smaltimento noto e, quindi, legale. È possibile risalire a questo dato illegale ?
  Non so se sono stata chiara.

  PRESIDENTE. Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  FILIPPO BRANDOLINI, Presidente di Federambiente. Noi andiamo, come si suol dire in gergo, dietro la mano a tutte le domande. Se qualcheduna la saltiamo, ci torniamo sopra. Probabilmente per alcune ci riserviamo di mandarvi qualche nota successivamente.
  Partiamo dalla senatrice Nugnes. Quanto a una migliore e più dettagliata spiegazione su come siamo arrivati a quella valutazione di danno, al cosiddetto danno economico rispetto all'esportazione di rifiuti, preciso che stiamo parlando di rifiuti indifferenziati destinati a smaltimento eventualmente sottoposti a un processo di pretrattamento, ma non di rifiuti differenziati che siano avviabili a recupero di materia.
  Il conto è molto banale, ma serve sotto il profilo indicativo. Tiene conto dei minori proventi IVA, ossia di quel 21-22 per cento di IVA previsto per le prestazioni effettuate sul territorio nazionale, dei minori proventi di IRES e IRAP, valutando una percentuale di tassazione attorno al 35 per cento, che è una percentuale di riferimento per molte imprese, e di minori proventi derivanti da tasse ecologiche, stimandoli in 10 euro a tonnellata, forse anche sotto questo profilo in modo cautelativo.
  Per quanto riguarda la bilancia dei pagamenti, la valutazione è stata fatta sulla base di 108-110 euro la tonnellata, che è uno dei valori con il quale i rifiuti vengono smaltiti verso l'estero o anche in alcuni impianti del territorio nazionale, fermo restando che sul tema delle tariffe ci sono molte oscillazioni.
  Noi non abbiamo fatto, rispetto allo specifico tema del trasporto transfrontaliero, una valutazione sul tema del recupero di materia. Posso, però, sottolineare che sul tema del recupero di materia ci sono molti studi che vengono anche ripetuti e aggiornati frequentemente, ai quali noi partecipiamo e forniamo la nostra collaborazione, che ci sottolineano i vantaggi derivanti dal recupero di materia, sia Pag. 8sotto il profilo ambientale, sia a livello macro di ricaduta economica.
  Cito uno studio che è già datato, ma che ha aperto in maniera più evidente una riflessione sulla base di dati consuntivi. È uno studio del 2008 dal titolo «Il riciclo del coefficiente». In quello studio sono forniti elementi importanti su quanto si sia sviluppata l'industria del riciclo a seguito dell'emanazione del decreto Ronchi del 1997, che ha stabilito obiettivi, incentivi e penalità rispetto alla raccolta differenziata in termini di nuove imprese, di nuovi occupati e anche di redditività di queste imprese, dimostrando una crescita anticiclica rispetto alla crisi del settore manifatturiero. Ci sono, quindi, molti dati a disposizione e a quelli riteniamo più opportuno fare riferimento.
  Io penso che il nostro sistema conosca già gli orientamenti a livello europeo per l'aggiornamento della direttiva. Adesso siamo fermi alla comunicazione della Commissione del 2 luglio scorso dal titolo «L'economia circolare», che stabilisce obiettivi importanti. Non uso l'aggettivo «ambiziosi» perché, a mia opinione, sono raggiungibili. Stiamo parlando di obiettivi al 2030. Questi obiettivi presuppongono un recupero di materia, un riciclo, per almeno il 70 per cento e, se parliamo di imballaggi, per almeno l'80 per cento.
  La comunicazione della Commissione prevede per la parte restante la discarica zero. Si utilizza un po’ questo slogan, ma in realtà la discarica zero non potrà esserci, perché ci sono frazioni di rifiuti che comunque necessitano dello smaltimento in discarica, perché non sono recuperabili in altra misura, non come riciclo di materia, né come recupero energetico. Pertanto, si stima che la discarica possa e debba essere al di sotto del 5 per cento rispetto alla produzione dei rifiuti.
  Per la parte restante tra la discarica e il recupero di materia è previsto il recupero energetico. Peraltro, segnalo che a livello nazionale, ma anche in molti altri Paesi, il contributo del recupero energetico è ben al di sotto di queste percentuali. Sono altri i Paesi che si stanno ponendo la valutazione di come rispettare gli obiettivi europei.
  Non nascondo che in alcuni di questi Paesi – pensiamo alla Danimarca o all'Olanda – stanno pensando, quantomeno gli operatori, di rendere strutturale l'importazione di rifiuti da altri Paesi per alimentare i propri impianti. Sono impianti fondamentali per le città in cui sono installati, per la produzione di energia elettrica e soprattutto per la produzione di calore.
  Quanto all'articolo 35, questo, ovviamente, non è risolutivo delle problematiche nazionali in termini di contrasto alle infrazioni e di riduzione in maniera importante dell'ancora troppo elevato ricorso allo smaltimento in discarica o di azzeramento delle esportazioni di rifiuti. Tuttavia, nel suo piccolo rappresenta un contributo fin da subito utilizzabile. Per quanto riguarda gli impianti esistenti, si parla di impianti che possono offrire delle capacità non utilizzate a servizio di rifiuti prodotti al di fuori dell'ambito di riferimento, per il quale questi impianti sono stati a loro tempo pianificati, fermo restando che sono stati autorizzati e hanno avuto valutazioni di impatto ambientale e che – come dimostrano i dati – hanno impatti ambientali molto contenuti, soprattutto se confrontati con altre fonti di emissione.
  Pertanto, Federambiente ha giudicato positivamente questo articolo, ma – ripeto – non consideriamolo risolutivo. È un'azione tra le tante che vanno fatte per affrontare il problema dei rifiuti nella sua globalità.
  Per quanto riguarda il CSS, ci sono state due o tre domande. Da dove viene ? Il CSS è stato normato di recente – se non ricordo male, un paio di anni fa – e ha modificato la vecchia normativa relativa al CDR. Sono stati stabiliti diversi parametri ambientali, economici e qualitativi per stabilire se il CSS possa essere ritenuto un prodotto o se, invece, rimanga un rifiuto.
  Il CSS viene prodotto sia da rifiuti urbani, sia da rifiuti speciali, a seconda dei flussi. Non mi risulta, e così non è previsto, Pag. 9che venga prodotto da raccolta differenziata. Per produrre il CSS il rifiuto viene sottoposto a dei trattamenti, generalmente meccanico-biologici, che fanno in modo di separare la frazione organica a minor contenuto calorico e di preparare il prodotto, anche in termini di pezzatura, adatto alla combustione.
  Perché c’è richiesta ? C’è richiesta perché la cosiddetta sostituzione calorica nei cementifici, che è molto più praticata negli altri Paesi europei che in Italia, è doppiamente vantaggiosa sotto il profilo dell'uso delle risorse. Non si utilizzano combustibili fossili o materie prime, ma si utilizza un materiale proveniente dai rifiuti. Per questa ragione per l'operatore che l'utilizza significa anche poter avere condizioni di mercato più favorevoli.
  Si è sviluppato, quindi, un mercato che nel nostro Paese mi risulta sia ancora piuttosto timido, in quanto i cementifici – come veniva detto poco fa – hanno tutta una serie di problematiche in termini di autorizzazioni e di accettazione sociale per il trattamento dei rifiuti all'interno dei loro impianti, attività che già svolgono, sia di CSS, sia di rifiuti che non siano CSS, ma in misura molto limitata. Su questo, però, ci sono dati importanti che possiamo mandarvi.
  C’è anche un'associazione dei cementieri, AITEC, che da questo punto di vista ha sviluppato studi e ricerche, ragion per cui vi possiamo sicuramente trasmettere la documentazione da loro prodotta.
  Non sono a conoscenza di ipotesi relative allo smaltimento delle ecoballe nelle miniere di salgemma.
  Vengo al gap per quanto riguarda i rifiuti speciali nello smaltimento. Anche per questo io farei riferimento, come fonte principale di conoscenza, al rapporto che annualmente Legambiente produce, quello cosiddetto delle ecomafie, in cui Legambiente incrocia tutta una serie di dati ed è in grado di stimare l'entità degli smaltimenti fuori della legalità dei rifiuti.
  Per quanto riguarda i rifiuti speciali, come è noto, i dati vengono raccolti ed elaborati sempre con tempistiche più lunghe per quanto riguarda i rifiuti urbani, in quanto l'unica elaborazione dei dati è possibile grazie ai MUD che vengono consegnati l'anno successivo all'anno di produzione dei rifiuti. La loro raccolta, disamina ed elaborazione comporta, quindi, tempi lunghi.
  Sicuramente possiamo sottolineare che l'impiantistica nazionale per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti speciali e anche pericolosi è molto ridotta. Stiamo parlando, se non ricordo male, di tre forni di trattamento per rifiuti pericolosi e di pochissime discariche. Ci sono molte piattaforme che raccolgono questi rifiuti per poi avviarli, auspicabilmente, a smaltimento finale presso gli impianti all'estero.
  Per quanto riguarda il senatore Martelli, qual è l'impiego del compost ? Intanto precisiamo che, se questi rifiuti vengono avviati a impianti che, oltre alla produzione di compost, hanno anche il processo di digestione anaerobica, a monte viene prodotto del biogas, che poi può essere utilizzato o per la produzione di energia elettrica, o per la produzione di biometano, che io non ritengo sia stata avviata ancora da nessuna parte nel Paese. Il decreto che ha regolato la produzione di biometano, infatti, risale all'inizio di quest'anno, anche se sappiamo che ci sono iniziative in corso.
  A valle della digestione anaerobica, laddove esiste, c’è il processo di stabilizzazione per la produzione di compost che viene utilizzato in agricoltura o per la produzione di terricci a uso hobbistico (giardinaggio). Ovviamente, ciò avviene se questo prodotto rispetta le caratteristiche che le norme prevedono per questo tipo di prodotto.
  Devo sottolineare che il tema dei rifiuti umidi, della frazione organica da raccolta differenziata necessiterebbe di particolare attenzione, perché, al di là di quello che scrivono i dati, sempre di ISPRA, rispetto a un eccesso di capacità impiantistica, la nostra sensazione è che non sia così e che, in realtà, ci sia un deficit impiantistico per quanto riguarda i rifiuti organici. Soprattutto sarebbe necessario che ci fosse una migliore distribuzione nel Paese, in particolare Pag. 10nelle aree meridionali, dove c’è una carenza di impianti per il trattamento dei rifiuti organici.
  Approfitto dell'occasione anche per sottolineare – forse stiamo andando un po’ fuori tema, ragion per cui mi scuso con la Commissione – che all'interno del ciclo dei rifiuti la raccolta differenziata dei rifiuti organici e il trattamento adeguato ai rifiuti organici sono fondamentali per raggiungere gli obiettivi, che prima si citavano, di carattere europeo.
  Vediamo che in questo senso sono stati fatti passi importanti, se è vero che la maggiore raccolta differenziata registrata nel 2013 rispetto al 2009 deriva proprio dalla raccolta differenziata dell'organico, che si sta, per fortuna, estendendo su base nazionale. Tuttavia, ripeto, se non c’è un sistema impiantistico a valle, rischiamo di vanificare l'impegno di tante imprese e di tanti cittadini che si preoccupano di questo tema.
  Per quanto riguarda le performance delle nostre aziende, non sono preciso. Noi siamo un'associazione di rappresentanza, non un consorzio, ragion per cui le nostre non sono aziende consorziate e hanno l'assoluta autonomia imprenditoriale e gestionale.
  Generalmente gli obiettivi a queste imprese, stante la situazione nazionale, sono posti dalle pianificazioni regionali, territoriali e locali e dal rapporto che queste imprese hanno con il decisore locale. Se non ha qualche dato – è più bravo di me nel memorizzare i dati – il direttore, possiamo comunque, se ci date qualche giorno, fornirvi un rapporto un po’ più consapevole.
  Per quanto riguarda il cemento-amianto, siamo a conoscenza, più che come sistema, come interesse personale, che ci sono un paio di sperimentazioni per verificare la possibilità di riciclare o recuperare come materia l'amianto. Mi risulta, però, che non siano ancora consolidate. Pertanto, al momento rimane prioritario lo smaltimento in discarica di questo particolare prodotto, che purtroppo è ancora installato in quantità rilevanti sia in edifici civili, come si diceva prima, sia in edifici industriali.
  Anche in questo caso, se non ricordo male, stiamo parlando di discariche abilitate a smaltire il cemento-amianto o l'amianto nell'ordine di 4 o 5 – forse sono anche abbondante – a livello nazionale. Anche su questo aspetto occorrerà fare approfondimenti, perché sicuramente la possibilità di verificare il riutilizzo dell'amianto potrebbe essere interessante.
  Sui rifiuti sanitari infettivi forse è più opportuno che ci diate qualche giorno per raccogliere dei dati. Ci sono impianti dedicati – penso, in particolare, a un operatore importante in Emilia-Romagna, che ha un forno di trattamento e ce ne sono altri in altre regioni – ma, essendo questa un'attività non centrale e non fondamentale per le nostre imprese, la conoscenza che ne abbiamo è una conoscenza non di dettaglio, non completa. Rischieremmo, quindi, di essere molto parziali da questo punto di vista.
  Proviamo a fare una ricognizione del sistema impiantistico anche per quanto riguarda i costi. Mi risulta che qualche anno fa i costi di trattamento fossero molto elevati. C’è stata poi una calmierazione nel mercato, ma stiamo parlando di un rifiuto che viene gestito in un mercato completamente libero e al di fuori di qualsiasi pianificazione, ragion per cui le fluttuazioni sono soggette anche a meccanismi di domanda e offerta.
  Possiamo anche sottolineare che ci sono alcuni impianti di termovalorizzazione di imprese nostre associate che hanno all'interno dell'autorizzazione la possibilità di trattare questa tipologia di rifiuto, anche se generalmente vi sono prescrizioni molto pesanti e molto impegnative anche dal punto di vista dell'investimento dell'infrastruttura per come questo tipo di rifiuto possa essere avviato al forno senza che sia mischiato con gli altri rifiuti trattati nel forno stesso.
  L'opzione discarica zero mi sembra possibile, ma mi sembra di avere risposto prima. Facciamo un ragionamento sull'economia circolare.Pag. 11
  Passo alle domande del Presidente Bratti. Noi non siamo a conoscenza di nostri associati con problemi importanti dal punto di vista delle inchieste giudiziarie rispetto a traffici di rifiuti non del tutto leciti o a smaltimenti impropri.
  Posso sottolineare che c’è un impegno della nostra associazione, anche di carattere formativo e non solo di sensibilizzazione, a favorire la costituzione, all'interno delle aziende, di presìdi che garantiscano la tracciabilità e la trasparenza, a partire dall'applicazione su tutte le imprese della normativa prevista dal decreto legislativo n. 231.
  Posso sottolineare anche che le imprese più articolate, che hanno maggiori dimensioni, hanno teso a distinguere all'interno delle organizzazioni aziendali le diverse responsabilità, ragion per cui colui che ha il compito di contrattualizzare lo smaltimento presso gli impianti dell'impresa prodotti da un potenziale cliente non è colui che deve omologare i rifiuti, che, a sua volta, non è colui che deve gestire gli impianti di trattamento.
  Ovviamente, questa suddivisione di responsabilità rende più difficile che all'interno di un'impresa, a meno di una situazione clamorosa, si verifichino fenomeni di cattiva gestione o di trattamenti non leciti dei rifiuti.
  Allo stesso modo, stiamo promovendo presso le nostre imprese anche le politiche di – uso l'acronimo inglese – CSR, ossia di responsabilità sociale di impresa, proprio per favorire la trasparenza e la comunicazione di informazioni rispetto alle performance, non solo economiche, ma anche sociali e ambientali, delle imprese: quanti sono i rifiuti raccolti, dove sono stati destinati, se sono stati raggiunti gli obiettivi di recupero e via elencando.
  È evidente che sono tutti processi molto lenti. Noi siamo un'associazione. Le imprese hanno una loro autonomia imprenditoriale, ragion per cui bisogna anche verificare con il management dell'impresa stessa l'attuazione di tutte queste politiche.
  Rispetto all'intermediazione, poiché noi rappresentiamo i gestori che raccolgono i rifiuti e che, in molti casi, li trattano e li smaltiscono – non mi risulta che abbiamo società di intermediazione associate – ovviamente, tendiamo a favorire la chiusura del ciclo senza intermediari che possano allungare la filiera o non favorire la trasparenza.
  Lo dico in termini assolutamente generali. Non ho casi specifici da segnalare. Ci sono sicuramente molte società di intermediazione che operano nella piena legittimità, mettendo in contatto la domanda e l'offerta, soprattutto laddove ci sono gestori di impianti troppo piccoli e poco strutturati per avere politiche commerciali. È vero che i processi di concentrazione societaria che anche nel nostro mondo, al pari che nel settore energetico, sono avvenuti hanno ridotto il campo di azione di questo tipo di società.
  Per quanto riguarda l'ultima domanda rispetto alle gare d'appalto, noi abbiamo un monitoraggio, ma forse non è quello che interessa a voi, rispetto alle gare per gli affidamenti, ossia alle gare in cui concorrono le nostre aziende o aziende come quelle associate a noi per gestire il servizio.
  Non abbiamo monitoraggi specifici rispetto alle gare che effettua, per esempio – la citavo prima – la regione Calabria per lo smaltimento dei propri rifiuti. Molte di queste le vediamo, ma molte altre di minore entità ci sfuggono. Le gare della regione Calabria o quelle fatte dalla realtà romana sono di dimensioni più rilevanti e importanti e, quindi, sono anche maggiormente verificate.
  Anche su questo tema possiamo provare, però, a fare una verifica attraverso i nostri associati, che sicuramente hanno maggiore attenzione verso quanto avviene nei rispettivi territori di operatività.
  Ovviamente, noi non abbiamo un monitoraggio puntuale rispetto a quello che tante imprese associate mettono a gara a loro volta per la gestione di servizi. Penso al trasporto dei rifiuti o all'affidamento in gestione di attività legate alla manutenzione ovvero alla conduzione di un impianto di trattamento e smaltimento. Pag. 12
  Occorre sottolineare, infatti, che non è detto che, nel momento in cui un'impresa possiede un impianto di qualunque natura, quell'impresa faccia tutto. Spesso quell'impresa compra dei servizi, attraverso le procedure previste all'interno dell'impresa stessa o dalle leggi, da società terze. Eventualmente si verificano poi situazioni di illegalità o si accerta che queste imprese non sono sempre cristalline nel loro operato. Penso al meccanismo dei certificati antimafia e alle segnalazioni delle prefetture, per fare un riferimento piuttosto puntuale.

  PRESIDENTE. Ringraziamo i nostri ospiti. Se ci fate avere un rapporto più dettagliato, ve ne ringraziamo. Eventualmente, se abbiamo la necessità di approfondire alcune questioni, vi contatteremo. Grazie.
  Ricordo ai colleghi che l'Ufficio di presidenza, integrato dei rappresentanti dei gruppi, è convocato alle 14 di domani.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.30.