XVII Legislatura

Commissioni Riunite (V Camera e 5a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Martedì 28 ottobre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Boccia Francesco , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, sull'aggiornamento degli obiettivi di finanza pubblica (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Boccia Francesco , Presidente ... 3 
Padoan Pier Carlo , Ministro dell'economia e delle finanze ... 3 
Boccia Francesco , Presidente ... 4 
Palese Rocco (FI-PdL)  ... 4 
Marcon Giulio (SEL)  ... 5 
Boccia Francesco , Presidente ... 6 
Santini Giorgio  ... 6 
Comaroli Silvana Andreina  ... 7 
Sorial Girgis Giorgio (M5S)  ... 7 
Boccia Francesco , Presidente ... 8 
Misiani Antonio (PD)  ... 8 
Currò Tommaso (M5S)  ... 9 
Guerrieri Paleotti Paolo  ... 10 
Boccia Francesco , Presidente ... 10 
Padoan Pier Carlo , Ministro dell'economia e delle finanze ... 10 
Boccia Francesco , Presidente ... 12 
Comaroli Silvana Andreina  ... 12 
Padoan Pier Carlo , Ministro dell'economia e delle finanze ... 12 
Boccia Francesco , Presidente ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: (NCD);
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei (LED): Misto-LED.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA V COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI FRANCESCO BOCCIA

  La seduta comincia alle 20.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva in diretta sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, sull'aggiornamento degli obiettivi di finanza pubblica.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, sull'aggiornamento degli obiettivi di finanza pubblica.
  Prima di dare la parola al Ministro, invito i colleghi che intendano intervenire – possibilmente e preferibilmente, almeno per la prima lista di interventi, uno per ciascun gruppo parlamentare – a prenotarsi entro i primi venti minuti della seduta al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori e anche per evitare – il presidente Azzollini sarà d'accordo con me – di trasformare la seduta serale in seduta notturna.
  Do ora la parola al Ministro Padoan per lo svolgimento della sua relazione.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Presidente, questa relazione aggiorna gli obiettivi programmatici di finanza pubblica indicati dalla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2014, approvata dal Parlamento il 14 ottobre scorso. Si tratta di un aggiornamento necessario a fronte delle osservazioni formulate dalla Commissione europea nell'ambito del processo di valutazione dei documenti programmatici di bilancio per il 2015.
  Nella Nota di aggiornamento del DEF 2014, l'obiettivo di indebitamento netto programmatico per il 2015 era stimato pari al 2,9 per cento del PIL per effetto delle misure previste dalla legge di stabilità 2015-2017. Il percorso di convergenza verso il saldo strutturale in pareggio prevedeva un miglioramento strutturale pari a circa 0,1 punti percentuali di PIL nel 2015 rispetto al 2014.
  A seguito dei colloqui con le istituzioni europee, il Governo intende adottare misure aggiuntive per rafforzare lo sforzo fiscale già delineato nel documento di bilancio. In particolare, intende adottare le seguenti misure. La prima misura consiste nell'utilizzo delle maggiori risorse stanziate dal disegno di legge di stabilità sul fondo per la riduzione della pressione fiscale, istituito dalla legge 27 dicembre 2013, n. 147, per il miglioramento dell'indebitamento netto per 3,3 miliardi di euro nel 2015. La seconda concerne il rafforzamento delle misure già previste dal disegno di legge di stabilità 2015 in tema di contrasto all'evasione fiscale, tramite l'estensione del meccanismo dell'inversione contabile dell'IVA al settore della grande distribuzione. L'efficacia di questa seconda misura è subordinata al rilascio di Pag. 4una deroga da parte del Consiglio dell'Unione europea ed è prevista un'apposita clausola di salvaguardia che dispone l'aumento dell'accisa a garanzia del maggior gettito atteso. L'estensione di questa misura comporterà un miglioramento pari a circa 730 milioni di euro dell'indebitamento netto a partire dal 2015.
  La terza misura è la parziale riduzione delle risorse messe a disposizione dal disegno di legge di stabilità 2015 per il cofinanziamento dei fondi strutturali europei, per un miglioramento di circa 500 milioni di euro dell'indebitamento netto nel 2015.
  Mettendo insieme tutte queste misure, il miglioramento complessivo del deficit atteso nel 2015 rispetto a quanto indicato nella Nota di aggiornamento del DEF 2014 e nel piano di bilancio è pari a circa 4,5 miliardi di euro, che determinano un indebitamento netto nominale pari al 2,6 per cento del PIL e un miglioramento dell'indebitamento netto strutturale nel 2015 di poco superiore a 0,3 punti percentuali di PIL, sostanzialmente in linea con quanto richiesto dalle istituzioni europee.
  Vorrei aggiungere che questo sforzo ulteriore rappresenta un impegno veramente notevole per un Paese che, come sappiamo, è al terzo anno di recessione. È comunque uno sforzo che permette di mantenere un equilibrio non facile, ma su cui sicuramente il Governo continua a lavorare, tra continuazione del risanamento delle finanze pubbliche e stimolo alla crescita, che è accentuato in particolare dalla composizione della legge di stabilità.
  Concludo dicendo che le misure programmate sono pienamente coerenti con il piano di riforme strutturali in corso di attuazione, a fronte del quale il Governo nel Documento programmatico di bilancio inviato alle istituzioni europee ha chiesto esplicitamente l'applicazione della clausola sulle riforme economiche prevista dal Patto di stabilità e crescita. Gli effetti macroeconomici attesi dalle misure aggiuntive non alterano, sostanzialmente, le previsioni programmatiche presentate nella Nota di aggiornamento del DEF 2014.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Padoan. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ROCCO PALESE. Sottolineiamo innanzitutto positivamente lo svolgimento di questa audizione del Ministro dell'economia e delle finanze da parte delle Commissioni bilancio di Camera e Senato. Se questo è un fatto positivo, che testimonia trasparenza e attenzione nei confronti del Parlamento, rimane comunque un fatto anomalo il motivo per cui il Ministro ci ha costretto a venire subito in audizione, in attesa di svolgere solo in seguito un'audizione complessiva. Questa sera, infatti, il tema è limitato, così come lo sono i nostri interventi, in attesa dell'audizione sull'intero provvedimento.
  Gli aspetti di criticità erano stati evidenziati da subito da parte del mio gruppo in riferimento all'impostazione stessa del disegno di legge di stabilità. Siamo, ovviamente, in presenza di una procedura stabilita dal nuovo articolo 81 della Costituzione con la legge 24 dicembre 2012, n. 243, che stabilisce l’iter procedimentale di attuazione con riferimento ai compiti di Parlamento e Governo per la vigilanza e la tutela e agli interventi da parte dell'Unione europea.
  In questo contesto, mi sembra che le componenti siano state interessate tutte, con le critiche che sono state formalizzate da parte dell'Unione europea e il recepimento da parte del Governo italiano. Noi riteniamo che la critica di base, signor Ministro, possa essere posta in riferimento al prelievo che è stato deciso, per la correzione dei 4,5 miliardi di euro, a valere sul fondo destinato alla diminuzione della pressione fiscale, a parole decantata e auspicata da tutti, mentre mi sembra che altre avrebbero potuto essere le misure da adottare.
  Anche in riferimento ai fondi strutturali, vi è la consapevolezza – e il disegno Pag. 5di legge di stabilità, come predisposto, ne costituisce un'ulteriore conferma – che nella finanza pubblica del Paese le uniche risorse veramente disponibili in termini di competenza e di cassa, tali da poter essere spese per la crescita, sono quelle dei fondi strutturali, perché tutte le altre derivano da aumenti fiscali o da riduzione di altre spese.
  A parte l'eccezionale situazione di emergenza sociale e di sviluppo nelle regioni del Sud, si prelevano 500 milioni di euro per raggiungere il plafond dei 4,5 miliardi. Dal punto di vista procedurale, invece, sin da subito abbiamo ritenuto che andasse ripristinato l’iter procedurale tra Consiglio dei ministri e Parlamento, con tutto il rispetto del Consiglio dei ministri e anche dell'autorevolezza della nota con cui sono state trasmesse all'Unione europea le iniziative che sono state verificate. Il Parlamento, però, deve pronunciarsi perché può essere recepita per intero, può essere modificata ovvero può essere adottata anche una scelta, come dire, alla francese, nel senso di sostenere che non ci interessa quello che dice l'Europa e che andiamo avanti lo stesso. Il Parlamento, quindi, deve per forza pronunciarsi.
  A nostro avviso, deve farlo sia sulla Nota di aggiornamento sia sulla risoluzione che sposta l'indebitamento. Ove fosse confermata l'impostazione che ha reso noto questa mattina il Governo per il tramite del sottosegretario Baretta presso la Commissione bilancio della Camera, sarebbe sorprendente l'atteggiamento del Governo. Se l'Unione europea manifesta criticità e ritiene anche necessaria la correzione, perché c’è un intervento debole rispetto alla riduzione del deficit, e se poi si adotta un provvedimento di correzione aggiuntivo nell'ordine di 4,5 miliardi di euro, il Governo dovrebbe avere un grande interesse a che ciò fosse anche riportato nella risoluzione per lo spostamento del fiscal compact, dando atto che lo si fa perché c’è la recessione, perché occorre la crescita e la politica espansiva, dal momento che comunque sia resta un intervento abbastanza significativo di 4,5 miliardi di euro.
  Sorprendentemente, perlomeno ove dovesse essere confermata quest'impostazione resa nota da parte del sottosegretario Baretta, il Governo ritiene di non fare quest'ulteriore passaggio. Noi riteniamo, invece, che vada fatto questo passaggio dal punto di vista formale per una correttezza istituzionale nei confronti non solo del Parlamento, ma anche dell'Unione europea. Ciò non è certamente negativo neanche in riferimento ai mercati. Riteniamo che questa debba essere la strada maestra, attraverso anche una successiva modifica del disegno di legge di stabilità.

  GIULIO MARCON. Sono un po’ sconcertato dalla secchezza e dall'esiguità della presentazione da parte del Ministro dell'economia e delle finanze. Ci attendevamo un approfondimento maggiore rispetto a questa correzione che, evidentemente, implica un venir meno all'intendimento del Governo di esplorare tutti i margini di flessibilità previsti dai trattati.
  Siamo di fronte a una marcia indietro, a un passo indietro rispetto all'intendimento che questo Governo aveva assunto e rispetto al quale, in presenza delle richieste formulate dalla Commissione europea, si trova ora a dover compiere una correzione dello 0,3 per cento. Questo è il primo punto sul quale vorrei interrogarla per capire quali siano state le valutazioni e le scelte del Governo rispetto ad altre scelte possibili, che potevano essere quelle del mantenimento degli obiettivi previsti nella Nota di aggiornamento del DEF 2014.
  Inoltre, ritengo che vi sia anche una debolezza rispetto al merito delle scelte fatte. Come ricordava ora l'onorevole Palese, il fatto che si prendano i soldi dal fondo che serve a ridurre la pressione fiscale sul lavoro e che li si prenda dal cofinanziamento dei fondi europei proprio nella giornata in cui il rapporto dello Svimez ci racconta delle grandi difficoltà che le regioni meridionali attraversano, da cui la necessità di rafforzare e stimolare di più l'intervento pubblico e la partecipazione Pag. 6del Governo rispetto al cofinanziamento di questi interventi, ovviamente ci lascia molto preoccupati.
  Visto che stiamo parlando, sostanzialmente, di una variazione, di un aggiornamento della Nota di aggiornamento del DEF 2014, mi chiedo anche se lei non ritenga di valutare una correzione rispetto alle previsioni sulla disoccupazione. Glielo dico non polemicamente, ma per capire. In un'intervista alla trasmissione di Lucia Annunziata, lei ha infatti previsto un aumento di 800 mila posti di lavoro nei prossimi tre anni.
  Se i numeri non mi ingannano, la Nota di aggiornamento del DEF 2014 indica una previsione dell'andamento del tasso di occupazione dal 12,6 del 2015 al 12,1 del 2017. Se fosse vero quello che lei ha detto nell'intervista con Lucia Annunziata, dovremmo passare nel 2017 a un tasso di disoccupazione dell'8,4 per cento: o è vero quello che è scritto nella Nota o dobbiamo prendere atto delle sue parole pronunciate nella trasmissione di Lucia Annunziata e forse dobbiamo rivedere anche il tasso di disoccupazione.
  Poiché penso che, purtroppo, i dati della Nota di aggiornamento siano abbastanza realistici rispetto all'andamento del tasso di disoccupazione, inviterei a essere un po’ più prudenti quando si danno delle cifre in trasmissioni pubbliche. Pensare che si creino 800 mila posti di lavoro nei prossimi tre anni, mentre nella Nota di aggiornamento è scritto che questo non avverrà, induce a un po’ di confusione nell'opinione pubblica. Forse un Ministro dell'economia e delle finanze dovrebbe essere più attento a maneggiare queste cifre, soprattutto perché sono in contraddizione con quanto previsto nella Nota di aggiornamento.

  PRESIDENTE. È ora iscritto a parlare il senatore Santini. Prima di dargli la parola, chiedo che vengano segnalati, per ciascun gruppo, i deputati o i senatori che intendano intervenire, così da evitare che, per uno stesso gruppo, si sommino più interventi. Ho già preso nota dei colleghi appartenenti allo stesso gruppo che sono già intervenuti, in modo da consentire a tutti i gruppi di svolgere il primo intervento e poi, in funzione dell'orario residuo, consentire eventualmente di prendere la parola a tutti coloro che ne facciano richiesta.
  Va tuttavia ricordato un aspetto per evitare che si cada nell'equivoco. Quella di oggi è una seduta straordinaria relativa all'aggiornamento del DEF e, per tale ragione, quella del Ministro è una relazione sintetica correlata al DEF. Lo dico, onorevole Marcon, perché lunedì è previsto lo svolgimento delle audizioni sul disegno di legge di stabilità, così come da calendario. Manterremo quel calendario. È saltata solo la giornata di giovedì, che riprogrammeremo nel corso dell'Ufficio di Presidenza che si svolgerà al termine dell'audizione del Ministro dell'economia e delle finanze. Completeremo così il nostro calendario.
  Do ora la parola al senatore Santini.

  GIORGIO SANTINI. Vorrei porre al Ministro una questione a mio avviso abbastanza semplice, anche se vorrei capire bene la risposta. Lei ha sostenuto, e io sono d'accordo, che l'obiettivo fondamentale di questo disegno di legge di stabilità è quello di uscire dalla recessione ed evitare un quarto anno di conti economici e PIL negativi. A me pare che questo sia un obiettivo davvero importante. Quindi, se anche la variazione della Nota di aggiornamento del DEF persegue l'obiettivo di stare all'interno di un meccanismo europeo che permetta alla legge di stabilità di dispiegare le proprie potenzialità, mi pare che ciò sia ovviamente condivisibile.
  Le chiedo, però, una valutazione a mio avviso non semplicissima ma molto importante, e cioè quali effetti, a suo giudizio, possono avere, rispetto a quest'obiettivo, la natura delle misure assunte, che probabilmente erano le uniche possibili all'interno dell'attuale quadro economico. È chiaro che la parte più corposa, ossia i 3 miliardi di euro del fondo per la riduzione della pressione fiscale, ove effettivamente Pag. 7messi in campo, avrebbero determinato un impatto sicuramente positivo rispetto alla possibile crescita.
  Allo stesso modo, sia pure in tono e misura minori, il sostanziale differimento o, comunque, il rallentamento nell'uso dei fondi europei, derivante dalla riduzione del cofinanziamento, può avere una negatività. Naturalmente, questa misura dei fondi europei può essere ovviata benissimo da un'ottimizzazione nell'uso dei fondi esistenti, quindi può essere facilmente superata.
  Quella fiscale mi pare obiettivamente una misura molto forte, quindi le chiedo anche che valutazioni fate sull'impatto che essa può avere sugli altri numeri, appunto, del disegno di legge di stabilità, soprattutto quelli relativi alla crescita.

  SILVANA ANDREINA COMAROLI. Ministro, questa sera anche noi ci saremmo aspettati qualcosa in più. Sapevamo già quanto ci ha detto, è già su tutte le agenzie. Magari entrare maggiormente nel merito sarebbe stato per noi importante, soprattutto alla luce del fatto che recentemente abbiamo approvato la Nota di aggiornamento del DEF e che in Commissione bilancio al Senato avevo rivolto un'apposita domanda al rappresentante del Governo, chiedendogli cosa sarebbe successo se l'Unione europea non avesse approvato la manovra finanziaria che le stavamo sottoponendo.
  Il rappresentante del Governo ha risposto dichiarando che non concepiva come l'Unione europea potesse non approvare la manovra finanziaria proposta; tant’è che oggi siamo qui a evidenziare proprio il contrario. In Commissione è stato tenuto l'atteggiamento che ha anche il nostro Primo Ministro, ossia quello, da una parte, di dire che non bisogna seguire tutti i dettami dell'Unione europea mentre, dall'altra, si attua una specie di allineamento: non è una forma di resa del Governo italiano nei confronti dell'Unione europea ?
  Inoltre, siamo nel terzo anno di recessione e a breve, se appunto non si fa qualcosa, andremo nel quarto anno di recessione. Ritenevamo importantissimo, quindi, il fondo per la riduzione della pressione fiscale proprio per dare quella spinta, quell'iniezione in più alla nostra economia. Vorrei, pertanto, capire da lei, Ministro – considerato che 3,3 miliardi di euro erano un bel segnale che si poteva dare –, come mai si sia optato per ridurre questo fondo anziché incidere, magari, sulla spesa corrente e, soprattutto, sulla spesa improduttiva, come poteva essere fatto applicando i costi standard.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Ringrazio per il tempo che ci ha concesso questa sera il Ministro Padoan, anche se, secondo la nostra valutazione, i pochi minuti che ci ha concesso con la sua introduzione iniziale sono insufficienti. Infatti, dopo tutto quello che è successo oggi, penso che tutti i componenti delle Commissioni bilancio di Camera e Senato fossero interessati, più che a porle delle domande, a sentire direttamente dalla sua viva voce alcune questioni.
  La prima questione è che, se c’è una correzione, vuol dire che c’è uno sbaglio. Se c’è uno sbaglio, pensiamo che, magari, prima di tutto si debba chiedere non dico scusa, come abbiamo già chiesto in Aula, ma almeno, con umiltà, l'aiuto del Parlamento. Come chiedere con umiltà l'aiuto del Parlamento ? Attraverso le decisioni che voi, come Governo, avete preso senza interpellare in alcun modo il Parlamento.
  Forse non è opportuna una misura di 4,5 miliardi di euro, che taglia direttamente per 3,3 miliardi di euro, come già ribadito dai colleghi, un fondo che serviva alla cosiddetta, alla così tanto amata, agognata e mediaticizzata riduzione delle tasse. Allo stesso modo, non è magari opportuna la scelta di togliere 0,5 miliardi di euro dal fondo per i cofinanziamenti.
Secondo noi, quando si sbagliano i dati, basterebbe alzare un attimo bandiera bianca e chiedere aiuto a un Parlamento che ha a disposizione due Commissioni bilancio, formate da egregi componenti, che a me sembrano molto preparati sia alla Camera sia al Senato, che magari hanno anche visioni politiche differenti tra Pag. 8loro, ma che, quando si tratta di numeri, sono ben disposti a dare una mano al Governo. Tuttavia, anche in questa occasione ciò non è successo.
  Ci aspettavamo questo, perché la revisione, che è ciò che lei sta proponendo, della Nota di aggiornamento che abbiamo già votato in Aula qualche giorno fa e che va ad aggiornare il DEF di qualche mese fa, si è resa necessaria perché una serie di numeri non coincidevano in alcun modo. Forse è anche destino, forse fa parte del karma il fatto che molte manovre economiche si siano proposte in televisione prima di passare per il Parlamento. Il destino ha voluto che arrivasse una maledizione e vi dicesse che tutto quello che avete proposto in televisione dal giorno alla notte magari non era opportuno.
  Lei può credere al karma o non crederci, ma lei stesso in queste ore ha dichiarato che, comunque, si proseguirà con le privatizzazioni, con una serie di operazioni che noi, come MoVimento 5 Stelle, giudichiamo inopportune e sbagliate. I Parlamenti di altri Paesi alzano la manina e dicono: fermi tutti, ferma l'Europa, a noi non interessa rispettare tutti i vincoli, rispettare il rapporto deficit/PIL, rispettare la regola del 3 per cento, facciamo il 4,4. Ma voi ci raccontate che, per una mediazione dallo 0,1 allo 0,5, decidete di assumere lo 0,3.
  Noi riteniamo e crediamo profondamente che, se veramente si vuole evitare il quarto anno di fila di recessione e di deflazione, come quelle che abbiamo avuto quest'anno, basterebbe alzare la manina e dire: fermi tutti un attimo, ci sono dei numeri che per noi non possono più andare bene, investimenti produttivi che nel nostro Paese bisogna fare, soldi che bisogna trovare e stanziare. Che l'Europa ci dica sì o ci dica no interessa poco ai cittadini italiani, quindi ci vorrebbe non dico più coraggio, perché si tratta di un'affermazione più che altro televisiva, ma ci vorrebbero gli attributi, che in questo momento sono mancati.

  PRESIDENTE. Sono intervenuti i rappresentanti dei gruppi di Forza Italia-PdL, Sinistra Ecologia e Libertà, Partito Democratico, Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle. Se i componenti degli altri gruppi non intendono intervenire, darei la parola ai colleghi dei gruppi già intervenuti che ne facciano richiesta e riterrei chiuse le iscrizioni nei prossimi cinque minuti.
  Do ora la parola all'onorevole Misiani, cui seguirà l'intervento dell'onorevole Currò.

  ANTONIO MISIANI. Desidero ringraziare il Ministro per la sua presenza questa sera. Ci troviamo indubbiamente di fronte a un passaggio inedito, figlio di una procedura che si va stabilizzando e di un diverso quadro di regole che disciplinano anche il confronto con la Commissione europea.
  Credo che sia stato fatto un buon lavoro dal Governo nel confronto con la Commissione europea in vista della predisposizione del disegno di legge di stabilità. È stato saggio accantonare nella prima versione questi 3,3 miliardi di euro, che – lo ricordo – erano contabilizzati come maggiore spesa nell'Allegato 3 del disegno di legge di stabilità. Credo che sia una buona cosa rafforzare ulteriormente le misure di contrasto all'evasione fiscale in un Paese in cui ogni anno sono sottratti 100 miliardi di euro al fisco e agli istituti previdenziali.
  C’è poi il tema su cui vorrei un ulteriore chiarimento, ossia il mezzo miliardo di euro che riguarda il cofinanziamento. Ho capito che era quello che andava ad allentare il patto di stabilità relativo alle regioni di cui all'articolo 36 del disegno di legge di stabilità, ma vorrei un chiarimento in merito dal Ministro.
  Vengo a una valutazione di massima. Credo che quanto ci ha detto il Ministro e l'esito di questo confronto con la Commissione europea confermino i cardini fondamentali della manovra di bilancio delineata dalla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza. Vi è il riconoscimento dell'eccezionale condizione negativa della nostra economia, che nel 2014 soffrirà il terzo anno di recessione Pag. 9consecutivo. Vi è il tema dell'implementazione di riforme strutturali, che vanno accompagnate anche dal punto di vista della politica di bilancio.
  È fatto salvo il tema del rinvio al 2017 del pareggio di bilancio, che è stato oggetto della risoluzione a maggioranza qualificata che abbiamo votato in occasione della Nota di aggiornamento del DEF. Si mantiene un'impostazione espansiva della manovra in termini di indebitamento netto nominale, che non è più di 0,7 ma di 0,4, tuttavia è comunque un cambio di segno significativo rispetto a quanto questo Paese ha sperimentato negli ultimi cinque anni. C’è una riduzione del saldo strutturale, che diventa di 0,3 punti, ma comunque inferiore a quello 0,5 previsto dalle regole europee in condizioni normali.
  Noi non siamo in condizioni normali. Questa valutazione di fondo, presente nella manovra del Governo, viene di fatto assunta dalla Commissione europea, pur tenendo conto delle modifiche che il Ministro ci ha illustrato. Sono previsti in ogni caso – è sempre utile sottolinearlo – saldi migliori rispetto a quelli indicati dalla Nota di aggiornamento del DEF, infatti il 2,9 programmatico diventa il 2,6. È anche per questo che ritengo e riteniamo che non sia assolutamente necessario che il Parlamento torni a votare a maggioranza qualificata sulla risoluzione che autorizza la deviazione temporanea dal percorso di raggiungimento dell'obiettivo di medio termine differendo al 2017 il pareggio di bilancio in presenza di quanto ha detto il Ministro, ossia di un miglioramento dell'indebitamento netto in termini nominali e strutturali rispetto a quanto previsto nella Nota di aggiornamento del DEF.

  TOMMASO CURRÒ. Ringrazio il Ministro per essere venuto in questa sede a fornire elementi di chiarezza rispetto all'insieme delle notizie che si sono susseguite sulla stampa con riferimento alla questione del rapporto deficit/PIL e delle correzioni che sono state apportate.
  Ho apprezzato il coraggio del Governo in una prima fase in cui si è deciso di procrastinare il raggiungimento del pareggio di bilancio al 2017, anche se rilevo come quest'atto fosse, in parte, sostanzialmente dovuto. Come sappiamo, infatti, la Costituzione prevede che, nei casi in cui un Paese si trova in crisi, si possa operare uno scostamento rispetto agli andamenti di correzione del rapporto deficit/PIL e del rapporto debito/PIL.
  Devo dire che il collega Sorial mi ha in parte anticipato rispetto a quanto intendevo dire. A mio avviso, infatti, questi 3,3 miliardi di euro dirottati adesso verso una finalità di miglioramento dell'indebitamento netto sottraggono risorse ad una finalità che era quella, appunto, della riduzione della pressione fiscale in favore delle imprese, un tema questo, come lei sa, signor Ministro, molto importante per il nostro Paese.
  Il nostro Paese soffre, all'interno dell'Eurozona, di una pressione fiscale importante, per cui ritengo – come detto, in ciò mi ha già anticipato il collega Sorial – che forse sarebbe stato opportuno adottare una posizione in qualche modo più coraggiosa. A parte ciò che ho letto sulla stampa, non so quali siano stati i negoziati ed i reali retroscena relativi a quello che avete discusso con la Commissione europea, ma in questa sede vorrei rappresentarle e farle rilevare con serietà proprio il fatto che quei 3,3 miliardi, se destinati alla finalità della riduzione della pressione fiscale, avrebbero avuto sul sistema Paese e sulle prospettive di crescita economica del PIL un effetto completamente diverso rispetto alla decisione di utilizzarli per ridurre l'indebitamento netto, al fine di ottemperare a una dinamica di vincoli europei.
  Dico questo soprattutto perché la Francia viaggia su un rapporto tra deficit e PIL che va verso il 4,4 per cento: mi domando allora perché in Italia siamo obbligati a rispettare o, come usano dire i giornalisti, a fare i compiti a casa, mentre altri Paesi dell'Unione europea violano non soltanto gli obiettivi tendenziali, ma anche i vincoli specifici imposti dai trattati.
  A mio avviso, dunque, poiché anche la nostra Costituzione prevede lo spostamento del pareggio di bilancio, nel corso Pag. 10di questa trattativa con la Commissione europea probabilmente si sarebbe potuto fare di più, nel senso di non destinare tutti i 3,3 miliardi alla riduzione dell'indebitamento netto e cercare piuttosto di arrivare ad avere comunque una quota parte di quelle somme destinabile alla riduzione della pressione fiscale che, come lei sa e ribadisco, rappresenta una questione troppo importante per essere sacrificata sull'altare del rispetto dei vincoli di bilancio.

  PAOLO GUERRIERI PALEOTTI. Premesso che condivido pienamente la strategia seguita dal Governo nei riguardi della Commissione europea, sia per quanto riguarda la previsione, nel quadro del disegno di legge di stabilità, del mancato rispetto, o meglio, di una richiesta di dilazione dei tempi per il rispetto dei parametri del deficit strutturale, sia per quanto riguarda il rispetto del 3 per cento nel rapporto tra deficit e PIL, ritengo che non vi fosse altra strada se non quella di accettare questo compromesso o, comunque, questa mediazione per quanto concerne l'aggiustamento.
  Ciò premesso, però, sappiamo che quest'aggiustamento viene oggi richiesto all'Italia perché la Commissione europea non le riconosce un output gap, ossia la differenza tra prodotto potenziale e prodotto effettivo, superiore al 4 per cento.
  In realtà, questo è anche un atteggiamento del Governo, che personalmente condivido: nella nota che il Ministro ha indirizzato alla Commissione europea, si fa rilevare che i metodi con cui sono state misurate le differenze tra prodotto potenziale e prodotto effettivo sono non solo opinabili – e ciò fa parte della necessità di applicare comunque strumenti e metodologie empiriche – bensì anche criticabili. Proprio sulla base dell'evidenza, infatti, possiamo dimostrare di essere oggi oltre quel 4 per cento che ci avrebbe messo al riparo da qualunque richiesta da parte della Commissione europea. Come è noto, anche se non è scritto, è infatti prassi che, qualora l’output gap superi il 4 per cento, il Paese interessato, in questo caso l'Italia, non dovrebbe riconoscere alcun aggiustamento.
  Allora, vorrei chiedere al Ministro se ritiene che alla trasmissione della citata nota, e quindi a quel primo passo importante, possa far seguito un passaggio o una qualche presa di posizione successiva e, soprattutto, se ritiene che il Parlamento possa avviare, ad esempio, un'indagine conoscitiva o un accertamento per quanto riguarda i metodi di rilevazione del saldo strutturale.
  È inutile negarci che siamo ormai all'interno di una procedura che doveva costituire un passo in avanti rispetto alle misurazioni delle grandezze nominali. Spostarci sul pareggio strutturale, sul deficit strutturale significava a questo punto tener conto degli effetti ciclici. Ebbene, certe misurazioni, una volta che possano essere contestate, dimostrano che non solo questo passo avanti non c’è, ma che si può altresì tornare alle procedure in base alle quali, invece, si negava di fatto qualsiasi ciclicità, ad esempio, in termini di disavanzo e deficit.
  La domanda che rivolgo al Ministro, quindi, è se si prevedano passi successivi per quanto concerne le procedure a livello europeo, ma soprattutto se ritenga che il Parlamento possa attivarsi – questo è un classico tema di approfondimento anche conoscitivo – attraverso una procedura che possa, ad esempio, portare all'avvio di un'indagine, ai fini dell'acquisizione di una serie di elementi che il Governo potrà utilizzare in sede europea.

  PRESIDENTE. Do ora la parola per la replica al Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Innanzitutto, mi scuso di aver parlato troppo poco. Pensavo fosse un pregio, ma evidentemente mi sbagliavo.
  Sono state rivolte molte domande, per cui cercherò di raggrupparle scusandomi in anticipo se involontariamente ne ometterò qualcuna.
  In primo luogo, in ordine al quesito se questa correzione abbia un impatto sulla Pag. 11crescita, poiché si sottraggono risorse alla crescita in generale, per definizione c’è un effetto espansivo minore rispetto ai numeri contenuti nell'iniziale stesura. Questo è ovvio, ma vorrei inoltre sottolineare che l'impatto sulla crescita della legge di stabilità, anche se non mi sembra che questo sia il tema di questa sera, dipende in gran parte dalla composizione delle misure più che dalla dimensione.
  Potevano essere scelte altre misure per migliorare l'aggiustamento strutturale ? Ovviamente sì: tutte le misure che sono nell'attuale disegno della legge di stabilità. Proprio, però, per evitare di alterare il disegno complessivo della legge di stabilità, si sono scelte quelle misure. Il fondo accantonato per la diminuzione della pressione fiscale era, appunto, un fondo generico, quindi da questo punto di vista voglio rassicurare l'onorevole Sorial che non c’è alcun errore. L'abbattimento della pressione fiscale previsto dal disegno di legge di stabilità non è alterato da queste misure.
  Si poteva evitare di intaccare l'ammontare di risorse destinate al cofinanziamento dei fondi strutturali ? Ovviamente sì, ma bisognava intaccare altre misure che probabilmente avrebbero avuto un effetto moltiplicatore negativo maggiore e quindi, da questo punto di vista, direi che queste scelte sono in qualche misura il male minore.
  A tal proposito, rispondo subito all'onorevole Misiani con riguardo alla sua domanda specifica. La risposta è esattamente quella che lei immaginava, cioè che si tratta di risorse che vanno a valere in termini di patto di stabilità interno. Comunque, potrei essere più preciso semmai bilateralmente.
  Vorrei continuare su questo punto, evidenziando che vi è impatto sulla crescita per definizione, perché il segno della manovra è leggermente più restrittivo, ma la composizione della manovra stessa non è alterata. Riteniamo quindi che l'impatto sulla crescita e anche sull'occupazione, che è molto più difficile da misurare – accetto la critica – ma non per questo inesistente, dipenda dalla composizione.
  Siamo arrivati a questo punto perché c’è stata una resa nei confronti dell'Unione europea ? Francamente, non userei questo termine. Ricordo ciò che forse non è emerso neanche nel dibattito giornalistico, ossia che, a valore facciale, l'ammontare di aggiustamento che sarebbe stato richiesto all'Italia in base all'applicazione meccanica delle regole equivaleva a un aggiustamento strutturale dello 0,7, non dello 0,5, come invece si è letto.
  Si è arrivati a un valore dello 0,3 perché questo riflette una delle prime applicazioni, a mia conoscenza, del principio della flessibilità all'interno delle regole. Il dibattito che si è svolto in modo molto intenso, anche se poco colto dalla stampa, di solito così bene informata, non ha riguardato soltanto le cifre, ma soprattutto la composizione della manovra e il legame molto forte con il programma di riforme strutturali.
  Questi due elementi sono stati essenziali per invocare la cosiddetta clausola di eccezionalità relativa alle riforme di cui l'Italia ha potuto dimostrare di avere il diritto di beneficiare agli occhi della Commissione europea, in aggiunta all'altra clausola relativa alle condizioni eccezionali, determinata purtroppo dalla persistenza di tre anni di recessione e da un andamento dei prezzi negativo, quindi sull'orlo della deflazione, che per un Paese ad alto debito rappresenta un problema assai grave.
  Non vi è stata, quindi, alcuna resa all'Unione europea. Si tratta di un accordo che, a mio avviso, dimostra che la flessibilità è possibile, perché questo permette non solo di continuare nello sforzo di aggiustamento strutturale, che è quello che le regole dell'Unione europea ci richiedono, ma anche di legare fortemente quest'aspetto alle misure strutturali.
  A questo proposito, se non sbaglio l'onorevole Currò richiamava la Francia. La Francia è in procedura di deficit eccessivo, l'Italia no. Questo costituisce un'enorme differenza in termini di margini di manovra. Il Governo italiano sta facendo sforzi molto elevati per evitare di rientrare in una procedura di deficit eccessivo, Pag. 12che non è ancora scongiurata, perché nei mesi successivi avremo a che fare con la regola del debito che, dal punto di vista quantitativo, è molto più stringente della regola del cosiddetto MTO, cioè dell'aggiustamento di medio termine strutturale.
  Vengo a un ultimo punto e spero di aver toccato tutti quelli essenziali. Accolgo con molto favore il suggerimento del senatore Guerrieri di dare seguito a un'indagine conoscitiva sulla questione del prodotto potenziale e delle implicazioni che questo ha per le misure di aggiustamento fiscale.
  Aggiungo, però, che, in ambito sia di Eurogruppo sia di Ecofin, il Governo italiano si è fatto già promotore di un dibattito su queste regole che è stato accolto, forse contrariamente alle attese, con molto favore. Sono molti i Paesi che ritengono che queste regole, questi algoritmi statistici necessari per calcolare il reddito potenziale, debbano essere rivisti, soprattutto alla luce di tre anni di recessione, non solo per noi ma per l'Europa. Accolgo quindi quest'invito. Penso che sia molto utile, molto importante che il Parlamento giudichi questo un punto essenziale. Non è un esercizio accademico, tutt'altro. È un modo per riaggiustare l'efficacia delle regole.
  Credo di aver affrontato tutti i punti principali. Mi scuso nuovamente se ne ho tralasciato qualcuno. Spero di essere stato un po’ più esauriente rispetto alle vostre richieste di chiarimento.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Padoan. Prego, senatrice Comaroli, la invito ad essere telegrafica perché siamo in conclusione.

  SILVANA ANDREINA COMAROLI. Non ho avuto risposta sui costi standard.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Mi sembra che la senatrice Comaroli, se ho capito bene, mi chiedesse perché non si è fatto ricorso ad altre voci, per esempio quelle relative alla spesa corrente. Faccio presente che nel disegno di legge di stabilità è previsto un impegno di tagli di spesa sui vari livelli, dal Governo nazionale ai livelli regionali e comunali, che è dell'ordine di 10 miliardi di euro.
  L'applicazione dei costi standard è prevista ed è sicuramente una direzione in cui il Governo intende procedere il più rapidamente possibile. Nella misura possibile, alcuni costi standard sono in corso di definizione. Sicuramente, quella è la direzione verso cui muoversi.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro, per la disponibilità. Riprenderemo alcuni temi, senatrice Comaroli, nel corso delle audizioni di lunedì e martedì.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 21.25.