XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 48 di Giovedì 10 luglio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 

Audizione del presidente dell'IRSAP della regione siciliana, Alfonso Cicero:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 3 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 7 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 7 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 11 
Fava Claudio (Misto-LED)  ... 12 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 12 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 12 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 12 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 12 
Lumia Giuseppe  ... 12 
Bindi Rosy , Presidente ... 12 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 13 
Fava Claudio (Misto-LED)  ... 13 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 13 
Fava Claudio (Misto-LED)  ... 13 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della Regione siciliana ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 14 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 15 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 15 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 15 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 15 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 15 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 15 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 15 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 15 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 15 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 15 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 15 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 15 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 15 
Bindi Rosy , Presidente ... 15 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 16 
Bindi Rosy , Presidente ... 16 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 16 
Bindi Rosy , Presidente ... 16 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 16 
Bindi Rosy , Presidente ... 16 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 16 
Bindi Rosy , Presidente ... 16 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 16 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della Regione siciliana ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 18 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 18 
Bindi Rosy , Presidente ... 18 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 18 
Bindi Rosy , Presidente ... 18 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 18 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 18 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 18 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 18 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 18 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 18 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 18 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 18 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 19 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 19 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 19 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 20 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 20 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 20 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 20 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 20 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 20 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 20 
Bindi Rosy , Presidente ... 20 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 20 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 20 
Bindi Rosy , Presidente ... 20 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 20 
Bindi Rosy , Presidente ... 20 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 20 
Bindi Rosy , Presidente ... 21 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 21 
Bindi Rosy , Presidente ... 21 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 21 
Bindi Rosy , Presidente ... 21 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 21 
Bindi Rosy , Presidente ... 21 
Cicero Alfonso , presidente dell'IRSAP della regione siciliana ... 21 
Bindi Rosy , Presidente ... 22 

Istituzione di comitati di cui agli articoli 3 e 7 della legge 19 luglio 2013, n.87:
Bindi Rosy , Presidente ... 22 

Comunicazioni della presidente:
Bindi Rosy , Presidente ... 23

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE ROSY BINDI

  La seduta comincia alle 16.15.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del presidente dell'IRSAP della Regione siciliana, Alfonso Cicero.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente dell'IRSAP della regione siciliana, Alfonso Cicero.
  L'audizione ha a oggetto il tema delle infiltrazioni mafiose negli ex consorzi ASI in Sicilia, oggetto di numerose denunce da parte del dottor Cicero, e naturalmente anche tutto quanto il dottor Cicero vorrà dirci per quanto riguarda anche il nuovo incarico che ricopre.
  Ricordo al riguardo che, come di consueto, la seduta si svolge nelle forme dell'audizione libera e che, ove necessario, i lavori della Commissione potranno proseguire in seduta segreta.
  Il presidente Cicero ha già fornito alla Commissione un'abbondante documentazione. Lo ringraziamo per la sua presenza e ascoltiamo quello che vorrà dire a questa Commissione con grande interesse.

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Ringrazio sentitamente il presidente, onorevole Bindi, e i componenti della Commissione, perché per me questo è un appuntamento straordinario. Sottopone, infatti, a ogni vostra valutazione un'attività che mi ha riguardato da funzionario della regione siciliana, che inizia nel suo percorso nelle aree industriali anni fa, nel 2009.
  Premetto brevemente che, con la legge regionale 17 gennaio 1984, n. 1, le aree industriali erano governate da 11 consorzi ASI per le aree dello sviluppo industriale della Sicilia, uno per ogni capoluogo di provincia. Altre due erano Calatino e Gela. Questi 11 enti dovevano assicurare economia e sviluppo alla Sicilia passando per diversi decenni e per fiumi di finanziamenti e di denari dalla ex Cassa per il Mezzogiorno, per arrivare ai patti territoriali della legge n. 488 e ai finanziamenti europei, ai POR, che dovevano assicurare economia e sostegno alle attività imprenditoriali.
  Emerge il dato di 300 milioni di euro di debiti. Basta farsi un giro per le aree industriali della Sicilia per accorgersi di una quantità infinita di ecomostri e di infrastrutture servite ad altro, come tra un po’ potrò dimostrare.
  La legge regionale 12 gennaio 2012, n. 8, entra in vigore e scioglie gli 11 consorzi, questi carrozzoni che servivano a dare sostegno ad altri obiettivi, a sistemi politici, affaristici, mafiosi e clientelari e fa saltare il sistema degli 800 posti di sottogoverno assicurati con i consorzi ASI, una mediazione infinita per ottenere le autorizzazioni e perché l'impresa che voleva concorrere non avesse mai la possibilità di ottenere il lotto utile e necessario per iniziare. Era un circolo chiuso in cui, per Pag. 4ottenere il lotto, occorreva prostrarsi e adeguarsi al governo dei sistemi di cui dicevo nelle aree di sviluppo industriale.
  Con la legge n. 8 del 2012, l'assessore Venturi, assessore tecnico, con grande determinazione invocata da diversi anni dalle associazioni di categoria, riuscì non facilmente a far approvare questa riforma che sortì una serie di reazioni che certamente miravano a mantenere lo stato di quei decenni.
  Presiedo, quindi, quest'ente, che soltanto con 5 componenti del consiglio d'amministrazione, rappresentativi delle varie associazioni di categoria, amministra le zone industriali della Sicilia. Inizio, però, la mia attività, la mia conoscenza di questo mondo, con Enna nella qualità di commissario straordinario proprio nominato dall'assessore tecnico Marco Venturi. Erano stati sciolti, infatti, gli organi amministrativi per una serie di violazioni amministrative che avevano portato in default il consorzio, ormai pieno di debiti. Non si assicuravano più né i servizi essenziali alle aziende né gli stipendi.
  Entro nel vivo di quell'amministrazione e mi accorgo immediatamente che mi trovo di fronte a un sistema raccapricciante, foriero soltanto di violazioni e di arroganze e dove vi era un direttore generale, adesso deputato all'Assemblea regionale siciliana, che con il presidente di quel consorzio, per 25 anni interrottamente, aveva dominato assolutamente quella cosa pubblica.
  È giusto dire subito che, mentre denunciavo le malefatte, dagli sprechi per i depuratori, per altre infrastrutture, per appalti e per quant'altro era stato soltanto appannaggio di pochi, fino a saperlo pubblicamente, conoscevo quella realtà, tanto che un'inchiesta giornalistica porta alla luce e pubblica una CNR (comunicazione notizia di reato) dei Carabinieri del 2008, con la quale chiedevano l'arresto di questo deputato regionale, attualmente deputato all'Assemblea regionale siciliana, del presidente Rabbito, quello che per 25 anni aveva governato l'ASI, di un dirigente responsabile dell'area tecnica, che avevo cacciato via, funzionale a quel sistema, e di un imprenditore che era facile scoprire essere colluso di cosa nostra, tale Filippo Gangi, a cui erano stati promessi i lavori pubblici di quell'area industriale.
  Esistono i video registrati dai Carabinieri: in piena attività criminale, aprivano le buste, spartivano, decidevano le gare pubbliche. Ho denunciato quel sistema, che ovviamente non conoscevo nei particolari di quella mia attività amministrativa immediatamente e necessariamente ispettiva e di denuncia, all'autorità giudiziaria e ai Carabinieri di Enna su diverse fattispecie. Ho visto poi come avveniva l'incrocio proprio nell'interesse economico in cui erano altri a usare quella cosa pubblica, non certamente le imprese.
  Ovviamente, revocai l'incarico di direttore generale ad Alloro Mario, come ripeto attualmente deputato alla regione siciliana. Si scatenò un inferno nei miei confronti da parte di un sistema malato e molto forte. Le prime minacce partirono da Enna, con inseguimenti in autostrada, con minacce dallo stesso Alloro, che nei primi mesi era ancora direttore regionale e pensava di potermi intimidire assieme a quel sistema fortissimo, preoccupante, gravissimo sostenuto anche da un deputato all'Assemblea regionale siciliana.
  Oltretutto, è collegato ad altre aree. Dalle mie esperienze risulta, infatti, che a Caltanissetta e Agrigento, di cui parlerò immediatamente dopo, si sono organizzati e sistemati per le loro forze criminali e politiche delle aree grigie per cercare di abbattere in ogni modo la mia azione legalitaria, che comunque passava presso altre aree industriale.
  I Carabinieri di Enna, dopo le mie denunce, che hanno riguardato diverse fattispecie – consegno al presidente della Commissione una documentazione per la quale chiedo la segretazione, ma tutto ciò che ho detto e dirò è assolutamente legato a questi atti – e con i quali ho lavorato a stretto contatto per la mia parte di amministratore pubblico e di funzionario della regione siciliana, ebbero ad esaminare le denunce presentate da me e a fare diversi accessi all'ASI Enna.Pag. 5
  C’è una sola stanza al Comando provinciale dei Carabinieri di Enna che ha proprio nome «ASI Enna». Fecero tanti accessi. Vedevo ovviamente il rappresentante legale, e si trattava delle denunce che avevo presentato. Non mettevo in dubbio, ma denunciavo, perché quelli erano fatti illeciti, appalti, concessioni di servizi e altre attività di quell'ente portate avanti in modo illecito e assolutamente opaco. Ho capito, intuendo, che forse c’è stato un rallentamento per competenza territoriale dall'esito di quelle indagini. Parlo di quelle scaturite dalle mie denunce. Delle altre, della richiesta d'arresto, ovviamente non so nulla. Ho letto, ho visto i fotogrammi, come tutti i cittadini che hanno potuto leggendo quel sito on line, che comunque era qualcosa di pazzesco, e qualcosa di pazzesco sono dovuto andare a contrastare. È chiaro che c'era mafia, quindi c'erano gli affari, la politica e la burocrazia malvagia. Questo è quello che incontro a Enna, che denuncio a Enna, che ho contro da Enna.
  Successivamente, amministro, sempre da commissario straordinario, il consorzio ASI di Caltanissetta. Sono due territori vicini. Sono anche accomunati da diverse storie e interessi anche positivi, ma anche da storie e interessi di mafia, che si intrecciano, si legano, scattano insieme nel momento in cui occorre prendere qualcosa dalla società violando la legge o contrastare chi vorrebbe e vuole portare avanti le questioni senza farsi intimidire, in modo chiaro, netto, nell'interesse pubblico, perché ci crede, perché è andato oltre e perché, dopo aver constatato di essere andato oltre, ritiene che sia ancora più doveroso scoprire e denunciare nell'interesse pubblico le questioni che tratta ed esamina.
  A Caltanissetta, la realtà era analoga. Mi accorgo immediatamente di come i lotti fossero regalati a ditte sequestrate. Successivamente, si scopriva che erano ditte prestanome di boss mafiosi, come quella sequestrata per mafia di Ricotta Maria Pia, moglie del mafioso Rizza Salvatore, uomo vicino a Piddu Madonia, uno dei capi mafia della Sicilia, della provincia di Caltanissetta.
  Il presidente, per 35 anni ininterrottamente presidente dell'ASI di Caltanissetta, stavolta Cortese Umberto, e il direttore generale dell'ASI di Caltanissetta, Iacuzzo Salvatore, per 15 anni direttore generale di quel consorzio, regalano in comodato d'uso, quindi gratuitamente, a questa ditta di Ricotta Maria Pia, moglie del mafioso Rizza, poi sequestrata per mafia nell'operazione «Doppio colpo», un lotto di terreno con procedure velocissime, tempi e burocrazia zero, ma forse meno che zero.
  È anche un'agevolazione per questa ditta avvicinarsi alla Calcestruzzi Spa, un'impresa nel settore del cementificio, per restare un po’ tutti insieme. Ricordiamo anche le operazioni «Doppio colpo», «Doppio colpo 1», «Doppio colpo 3» e cosa nostra e Calcestruzzi: saccheggiano la Sicilia e danno loro anche questa possibilità di avvicinarsi in modo illegale concedendo un lotto e controllando anche per la cosca, quindi per Piddu Madonia, questo sistema affaristico mafioso.
  Il frigomacello è una struttura di 4 mila metri quadrati, con macchinari innovativi, 20 mila metri quadrati all'esterno, che erano importanti per l'azienda e per il progresso economico della provincia di Caltanissetta. La politica di quei tempi annunciava a mezzo stampa che col frigomacello ci sarebbe stata l'inversione di tendenza sotto il profilo economico occupazionale.
  Alla fine, la tendenza è stata sempre quella di regalarla alla mafia, stavolta una megastruttura, due avvisi pubblici per la gestione. Partecipa anche il gruppo Cremonini per gestire il frigomacello, carne «Montana», un'impresa affidabile, da quanto leggo dalle carte. In ogni caso, era una proposta che poteva essere ritenuta valida e, invece, a bando scaduto, quella gestione Cortese-Iacuzzo lo affida direttamente alla cooperativa «Le verdi Madonie», di proprietà dei Giaconia, noti imprenditori madoniti più volte indagati per mafia. Qualche anno fa, sono stati sequestrati due marchi Conad perché appartenenti Pag. 6alla famiglia mafiosa dei Capizzi di Palermo. A questi, indagati più volte per mafia, quindi con diverse problematiche giudiziarie, a 25 mila euro all'anno fanno un regalo praticamente a bando scaduto.
  A loro volta, i Giaconia concedono un pezzo di quella gestione a famiglie notoriamente vicine alla mafia di Caltanissetta, i Randazzo, i Pirrello, e quindi l'inversione di tendenza era la conferma che, dopo Ricotta Maria Pia, il frigomacello era un'altra concessione a titolo gratuito a cosa nostra e a chi degli interessi con la mafia all'ASI di Caltanissetta aveva fatto un'attività importante.
  Cortese era un politico importante di quel territorio. In atti processuali, il pentito Siino dichiara che all'ASI di Caltanissetta ad aggiudicarsi le gare era Di Vincenzo Pietro, che aveva costruito il frigomacello, costato 20 miliardi di vecchie lire, quindi era un circuito chiuso, e che a spartirsi quegli appalti erano proprio Cortese e Alaimo, un ex assessore, noto politico della regione siciliana. Compivano quelle operazioni se interveniva Siino per far ritirare le imprese e dare così certezza di quello che doveva essere ad appannaggio di quei sistemi politico affaristici e mafiosi.
  Allo stesso modo, il pentito Siino dichiarava, come risulta sempre dagli atti processuali, che al direttore generale dell'ASI Iacuzzo venivano prestati dei soldi, ma era stato scoperto in un'inchiesta giudiziaria. Dal libro mastro risultavano diversi prestiti, ingenti somme di denaro, al direttore generale del consorzio ASI di Caltanissetta. Di Vincenzo, di cui ricordiamo 280 milioni di euro di confisca dei beni per mafia, condannato a 6 anni e 8 mesi per estorsione ai suoi dipendenti e diverse volte arrestato per mafia; ebbene questo soggetto di spicco prestava i soldi al direttore generale dell'ASI di Caltanissetta.
  È uno scenario che, chiaramente, mi ha visto immediatamente pronto ad agire, a revocare il lotto alla ditta Ricotta Maria Pia, a cacciare via questi signori del frigomacello, sia i principali protagonisti Giaconia sia la manovalanza locale, che immediatamente reagì con intimidazioni, minacce e così via, agitando manichini impiccati in televisione, agitando bastoni i figli stessi dei Randazzo e dei Pirrello, che dicevano chiaramente che non sarebbero stati assolutamente a guardare, ma che intendevano reagire e creare la tensione attorno alla mia azione.
  Altre intimidazioni sono arrivate anche in quel periodo, feci umane nell'insegna ASI all'ingresso degli uffici e altro, tanto che sia la prefettura di Enna, quando iniziai a occuparmi di Enna, ma anche di Caltanissetta, iniziarono a darmi il sostegno di una vigilanza radiocollegata, in modo che potessi essere osservato in modo particolare dalle autorità preposte.
  Lo Stato, le forze dell'ordine, la magistratura mi sono stati sempre vicino. Questo è il sostegno principale che mi ha dato sempre la forza di denunciare, di non farmi intimidire, di credere che la Sicilia può essere diversa, che i figli di questa terra possono sperare di non andare fuori a cercare un futuro e un lavoro, ma che le aree industriali appartenevano e dobbiamo fare di tutto perché appartengano a un processo di riscatto della nostra terra.
  Mi accorgo a Caltanissetta che era stata concessa in modo molto facile un'intera area industriale, una delle più interessanti per il futuro economico di quella zona centrale tra Agrigento, Caltanissetta ed Enna, tre province proprio al centro della Sicilia, un intero lotto di 200 ettari senza alcuna autorizzazione, senza quelle procedure previste per legge per la realizzazione di un megacementificio.
  Non stava né in cielo né in terra. C'era qualche foglio di carta, ma era stata compromessa un'intera area industriale, un pezzo di futuro di quella provincia per darlo a una società – che mi risulta essere stata anche chiacchierata nelle note vicende dell'Abruzzo, in relazione alla ricostruzione dell'Abruzzo – la SACE Spa di Roma, che aveva in mente di realizzare un megacementificio sotto il quale c'era solo una grande speculazione, un grande affare per i soliti gruppi di potere. Ovviamente, ho revocato quest'atto e li ho cacciati via per dare corso alla concorrenza delle imprese, per insediare imprese sane che Pag. 7meritano di essere accolte. Questo è il dovere dell'istituto e delle aree industriali. Oltretutto, può davvero rappresentare un'iniziativa che può concorrere a invertire la tendenza economica della Sicilia e di quel territorio.
  Anche lì il sistema ha reagito, non soltanto con le minacce e le intimidazioni, ma anche con le plurime diffamazioni a mezzo stampa, soprattutto di qualche giornale on line, quasi come stalking mediatico ed estorsivo. Ho sporto diverse denunce. La maggior parte di questi soggetti, tra chi è sotto processo per diffamazione e chi ha una richiesta di rinvio a giudizio, ma le indagini sono in corso, è notoriamente appartenuta a questi sistemi che da Enna a Caltanissetta sono stati chiamati alle armi per tentare di fermare quest'azione legalitaria.
  Ci sono nomi dalle nostre parti molto ricorrenti, vicini al sistema Di Vincenzo, l'ex vicepresidente dell'ASI, un tale Lo Cascio, Mistretta, un componente del consiglio d'amministrazione dell'ASI. Sono esempi di uomini troppo vicini a Di Vincenzo. Articoli di stampa difendevano Pietro Di Vincenzo asserendo che fosse perseguitato dalla giustizia e che, al contrario, dava lustro all'imprenditoria siciliana. È sempre quel Di Vincenzo condannato a 6 anni e 8 mesi, a cui sono stati confiscati 280 milioni di euro di beni dalla DDA di Caltanissetta.
  Ho fatto alcuni nomi, ma ce ne sono altri. Si sganciavano sempre con precise tempistiche per diffamarmi sui giornali, utilizzando soprattutto qualche giornale on line, come LinkSicilia, per me ormai uno stalking mediatico estorsivo continuo. Si dava voce a infondatezze, che ovviamente denuncio, e supporto con copiosi atti questo tentativo di isolarmi, di espormi ulteriormente alla reazione mafiosa. Le autorità, ovviamente, leggono gli atti e comprendono che questi signori meritano di rispondere di reati che vanno dalla diffamazione alla minaccia.

  ANDREA VECCHIO. Può datare questi fatti ?

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Alla fine del 2009 inizia la mia esperienza a Enna e si conclude nel 2012 con lo scioglimento del consorzio. Con la legge n. 8 del 2012, istitutiva dell'IRSAP, infatti, i consorzi sono sciolti. Dal 2010 al 2012 sono a Caltanissetta. I fatti che sto raccontando in estrema sintesi per Enna e Caltanissetta si svolgono in questo periodo di tempo.
  Vado poi ad Agrigento e lì il corto circuito comincia a diventare ancora più forte. I sistemi di Enna e Caltanissetta iniziano a reagire, quindi il cortocircuito c’è, si avverte, lo sento quotidiano, ogni giorno. Sono forze che hanno sistemi precisi, ma Agrigento diventa un corto circuito bestiale e quello che successe ad Agrigento fu una progressione pazzesca.
  Mi insedio e vi sono subito da esaminare circa dieci informative prefettizie interdittive e atipiche. Gli ex vertici consortili avevano studiato tutti i modi perché queste imprese potessero rimanere lì a continuare la loro «attività», ma parliamo di imprese dalle informative prefettizie legate ai boss come Falsone, uno dei capi di spicco di cosa nostra, arrestato e latitante a Marsiglia. Parliamo dei vertici di cosa nostra, della giovane mafia di Favara, quella cruenta, che si muove in modo ancora più pesante di quella più conosciuta e che è un'organizzazione sempre pronta a sparare.
  Nella storia di quest'organizzazione, quella di Favara è una mafia pericolosissima. Parliamo dei Lombardozzi, capimafia della provincia di Agrigento, o dei Barba, dei Pitruzzella, dei Russello, dei Motisi, tutti nomi e capi famiglia che erano in quelle informative interdittive atipiche per un anno, un anno e mezzo, con il gioco delle omissioni, delle violazioni per dilatare il tempo e farli rimanere in area industriale.
  Ovviamente, ho poi adottato gli atti necessari cacciandoli da quell'area industriale e adottando le revoche sia per i lotti industriali sia per gli appalti. C'era un appalto abbastanza grosso, di circa 8 milioni di euro, per dei lavori a Porto Empedocle, di una ditta sempre interessata Pag. 8da un'informativa antimafia: senza guardare in faccia a nessuno, ho proceduto alla revoca di quei lotti.
  In quelle ore, nel momento in cui stavo per esaminare quegli atti, veniva da me il direttore generale di quel consorzio, che poi ho licenziato insieme ad altri due dirigenti, il vertice dell'ufficio tecnico di quel consorzio, tale Callari Salvatore – l'ex direttore generale si chiama Casesa Antonino, col cognato ucciso per mafia a Favara, trovato morto nel cofano della sua macchina – e un altro dirigente.
  Ovviamente, per avere anche un po’ più di tutela alla mia persona, ho registrato e consegnato tutto alla squadra mobile: veniva lì per minacciarmi e intimidirmi, dicendomi che era consigliabile che non procedessi alla revoca di quei lotti perché avevo famiglia, avevo figli, perché già qualche mese prima si era saputo che venivo a fare il commissario straordinario del consorzio ASI. Mi diceva che lì non era come a Caltanissetta e a Enna, dove avevo già rotto troppo le scatole, che lì era ancora peggio perché erano circondati. A dirmelo era il direttore generale, il vertice di quell'ente. Ho registrato ed è tutto all'esame della squadra mobile.
  Mi diceva di stare attento, mi dava dei consigli, mi diceva di valutare dai giornali a quali famiglie mafiose fossero legati, che quella era una mafia che sparava. Me lo diceva anche mimando il segno della pistola con le mani, e quindi con la minaccia chiara e tonda che era un messaggio che mi arrivava dalla mafia favarese, dei Falsone, dei Pitruzzella, gli interessati a quelle aziende dove la prefettura con tanta abnegazione aveva fatto quelle informative antimafia. Mi diceva che ormai ero io ad avere il cerino acceso, che lui aveva acceso le luci degli uffici perché tutti potessero sapere, mentre in realtà c'eravamo lui e io.

  PRESIDENTE. Tutti i fatti che sono successi...

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Sono tutti qua. Tra l'altro, la prefettura ha anche poi disposto...

  PRESIDENTE. Oltre che alla prefettura, ha fatto pervenire tutto all'autorità giudiziaria ?

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. È tutto qui. Ci sono tutte le denunce.

  PRESIDENTE. Che lei sappia, è seguìto qualche procedimento ?

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Sì, ci sono procedimenti. Sulle minacce che mi sono state fatte...

  PRESIDENTE. Parlo delle sue denunce.

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Sì, ci sono delle richieste di rinvio a giudizio per altri reati che riguardano sempre questi soggetti, per truffa, peculato, abuso. Stiamo parlando di Agrigento, dove già c’è una richiesta di rinvio a giudizio che è anche depositata e cita le mie denunce dichiarandole anche prove per fatti devastanti sotto il profilo dei reati contro la pubblica amministrazione.
  I soggetti di cui parlavo stanno lì con la richiesta di rinvio a giudizio. Anche il governo della regione ha chiesto di costituirsi parte civile, come ovviamente anche l'IRSAP e Confindustria Sicilia, che racchiude tre territori e altre associazioni che stanno intervenendo per costituirsi a loro volta parte civile.
  A Caltanissetta, invece, i signori di cui parlavo sono stati interessati da altri avvisi di garanzia, sempre per reati gravissimi contro la pubblica amministrazione. Per le indagini che riguardano le denunce contro questi sistemi prettamente mafiosi, certamente sono in corso, ma riguardano gli stessi personaggi. È coinvolta anche la Corte dei conti, presso cui pure ho fatto denuncia. Ci sono già ben quattro udienze per ingenti danni erariali sempre per Agrigento e già c’è anche una prima condanna per danni erariali del solito gruppo che amministrava il consorzio ASI di Agrigento.Pag. 9
  Subito dopo l'arrivo di queste minacce, la prefettura di Agrigento decide di disporre la tutela, quarto livello di rischio, e da quel momento mi cambia la vita, e non solo a me. Non sono soltanto un funzionario della regione siciliana, ho tanta tensione anche per i miei familiari. Vorrei fare un inciso. Riprenderò, ma ho necessità di rappresentare i territori. Se mi date quest'opportunità, voglio riprendere il filo schematico di questi territori.
  Il 5 agosto 2013, mia moglie trova dietro la porta di casa nostra un trolley con un ordigno esplosivo e lo apre inavvertitamente. Ancora non abbiamo saputo tecnicamente se potesse esplodere o meno, ma immaginate come viva mia moglie, come vivano i miei figli e quale tensione ormai ci riguardi.
  Spesso ripercorro tante attività, e in questi giorni l'ho fatto in modo anche un po’ più particolare, visto l'appuntamento: vedo tante scene come quelle di un film, che a volte impressionano, ma riguardano la mia vita, i miei figli e anche chi mi sostiene, mi ha sostenuto, tutto quello a cui si è legati. Anche la famiglia subisce ogni dolore, sacrificio e tensione. Da Agrigento, infatti, inizia il momento della tutela, che per me ha avuto un impatto iniziale tale che sento ancora il giorno in cui fui chiamato per l'assegnazione.
  Revoco quei lotti, caccio via quei soggetti con i provvedimenti amministrativi. C’è il TAR, c’è il CGA (Consiglio di giustizia amministrativa) e riusciamo a vincere anche al TAR, mentre ovviamente ognuno si attrezza. Anche il colluso di mafia presenta ricorso, infatti, e abbiamo anche qualche sentenza a nostro favore, perché si entra nel merito di aspetti strettamente giuridico-amministrativi. Questo è un buon successo grazie alla prefettura, al consorzio ASI, a chi, diversamente da quei burocrati, si è impegnato a sostenere che, invece, anche da un punto di vista amministrativo, la mafia perde, va via dalle zone industriali. Ovviamente, è una battaglia che continua anche sotto questo profilo.
  Se mia moglie trovava il trolley con l'ordigno esplosivo, al mio più stretto e noto collaboratore, che da anni collabora con me, Francesco Comparato, due giorni prima bruciavano totalmente il magazzino in campagna, nel territorio di Campobello di Licata, in provincia di Agrigento, con la tensione che quindi invade e investe anche un ragazzo che mette tanto sacrificio, un funzionario dello Stato, della Regione siciliana che ci crede e vuole dare anche il suo apporto per stare vicino a me e contribuire a questo processo di cambiamento e di denuncia di questi sistemi.
  C’è di più. Agrigento ancora di più mi prende. Da un video filmato che, presidente, allego – sono i video delle telecamere che sono sotto l'IRSAP (la sede operativa regionale è a Caltanissetta, quella legale è a Palermo) – si scopre l'organizzazione del 4 novembre 2013 di sei soggetti. È tutto lì, ci sono anche i fotogrammi di quello che stava succedendo. Grazie a un ragazzo della scorta non succede quello che avevano programmato, ma si erano preordinati per appostarsi e aspettare che uscissi dalla sede del consorzio per tentare di uccidermi o altro, ma siamo ormai in operazioni di carattere terminale.
  Due di questi soggetti appartengono alla cosca dei Fragapane di Agrigento. Due sono stati facilmente individuabili da Internet, perché è facile per nomi così ricorrenti. Questi gestiscono i proventi dei Fragapane, nota e storica famiglia di boss mafiosi, tutti e tre all'ergastolo, padre e figli, ma parliamo di mafia di altissimo livello. Per gli altri quattro soggetti, che non conosco, le indagini sono in corso.
  Non avevo in programma di uscire quel giorno, ma c'era il funerale di un povero dipendente morto qualche giorno prima. Avevo programmato, allora, di uscire alle 15 – di solito esco la sera, anche tardi, mi muovo anche poco, resto sempre un po’ chiuso negli uffici – e un'autovettura e un furgoncino si organizzano, escono dalle loro macchine, si mettono dietro la porta dell'uscita del consorzio da cui sarei uscito, perché «a Cicero l'amma aspettari ca». Questa è la frase che subito fa scattare l'allarme al finanziere di scorta Pag. 10alla tutela che mi blocca per non andare al funerale e controllare quello che stava succedendo.
  Lui scende, si rendono conto che la tutela aveva scoperto tutto. Certamente, siamo stati studiati anche prima, quindi sapevano che il militare di tutela stava sempre con me, accanto ai miei uffici, e immediatamente vanno via. Fortunatamente, quindi, non è successo quello che avevano programmato. È una documentazione che consegno anche alla Commissione, dove vi è il video registrato dalle telecamere della sede di Caltanissetta.
  Agrigento ritorna, quindi, sempre con grande vigore. Questi due sono della famiglia dei Fragapane di Agrigento e torna quel cerino in mano di quando mi si diceva di stare attento, che ho moglie e figli, che quei lotti di terreno appartengono a famiglie pericolose. Ricordo ora che mi fu detto anche che la famiglia Falsone lì aveva un giro di milioni di euro, quindi il direttore generale del consorzio ASI di Enna conosceva anche il giro. Mi disse che me l'avrebbero fatta pagare, che era gente che non dimentica. Ecco come Agrigento ritorna sempre con grande vigore. Nel tempo, chiaramente, lo Stato mi è stato sempre vicino, dandomi più protezione. Fu poi disposta la tutela di secondo livello di rischio dopo i fatti del 4 novembre.
  Agrigento ha anche, come vi ho detto, una parte di denunce che ho presentato, che hanno avuto un esame da parte della procura della Repubblica con una richiesta di rinvio a giudizio, come ripeto, per una serie innumerevole di contestazioni di reato. Era proprio un luogo dove chi gestiva e amministrava segnava quei reati, e quindi quei risultati devastanti per l'interesse pubblico.
  È chiaro che vi era anche più di qualche politico. Vi ho parlato di Alloro, un deputato regionale, ma c'era anche Rabbito, il presidente dell'ASI deputato alla Camera, quindi comunque sempre figura che in quei territori incide e condiziona le scelte del territorio; Cortese, uomo di spicco della politica della provincia di Caltanissetta, così come degli altri che ho richiamato, l'onorevole Alaimo, adesso Catuara, presidente dell'ASI di Agrigento, ex assessore alla provincia di Agrigento. Sono esempi, ma la documentazione e gli atti contengono anche di più sotto il profilo della presenza politica e parlamentare in tutta questa vicenda che giudico gravissima ed emergente delle aree industriali.
  Rispetto alla contestazione di cui sono stati oggetto i servizi comunali nelle nostre città o quelli ospedalieri, la situazione delle aree industriali sembrava studiata proprio in modo programmato, in penombra, per essere meno contestata dai cittadini quando ci si sarebbe accorti che quelle aree industriali avrebbero dovuto dare occupazione alla Sicilia e anche benessere al territorio, mentre erano governance prettamente politiche di quei sistemi a cui dare conto e per cui avevano stabilito patti e obiettivi da raggiungere.
  Il governo Crocetta mi nomina commissario straordinario dell'IRSAP, dell'istituto che spazza via tutti quei posti di sottogoverno e fa saltare anche quel sistema di mediazione per ottenere un'autorizzazione. Immaginate, quando un'impresa voleva insediarsi in un'area industriale, quanti passaggi doveva compiere. Poi c'erano consigli generali di 70-80 componenti, consigli d'amministrazione di 12-13 componenti, un presidente, direttori pagati a 150.000 euro l'anno, con uffici di 15-20 dipendenti e con i risultati che ho detto.
  Basta farsi un giro e vedere cos'hanno lasciato, oltre il debito di 300 milioni di euro. L'impresa si avvicinava alla mediazione e doveva essere costretta a dare conto prima al funzionario del comune, poi a quello dell'ASI, poi alla delibera del consiglio d'amministrazione, poi arrivava magari chi aveva una figlia, come a Caltanissetta quell'uomo vicino a Di Vincenzo, Mistretta, che era nel CdA, che aveva la figlia architetto. Passavano i progetti presentati a nome della figlia. Sono esempi, ma è tutto rappresentato in una relazione completa, che non segue in modo schematico quello che vi sto dicendo, ma si estende anche a una realtà di carattere Pag. 11proprio amministrativo e di impatto sociale, raccontando e denunciando tante storie che hanno analogia nelle diverse ASI.
  Catania è una realtà che ritengo tra le più pesanti. Lì ci sono gli Ercolano, i Santapaola, che hanno delle imprese. Sono loro ad avere Geotrans e Geotrans Frost. Grazie alla prefettura, con le informative prefettizie su Geotrans e Geotrans Frost, esse sono state sequestrate qualche mese fa dalla DDA di Catania, un sequestro di 10 milioni di euro di beni. Sono i Santapaola, gli Ercolano, i capimafia ad avere le imprese alla zona industriale di Catania. E che imprese !
  A quelle imprese non si poteva assolutamente dire che non potevano tenere i container nei lotti dell'ASI Catania. Ho detto immediatamente all'amministratore giudiziario che dopo il sequestro avremmo dovuto prendere quei container e buttarli fuori, anche a mo’ di segnale, oltre che per l'interesse pubblico, che gli Ercolano e i Santapaola non comandano più.
  Allo stesso modo, non si può tenere un dirigente, che ho sospeso dal servizio perché era stato condannato a un anno e mezzo per abuso d'ufficio, a dirigere quell'ufficio nell'esercizio della sua funzione, lo stesso che stava dirigendo l'ufficio per i Santapaola, gli Ercolano. Ho anche presentato un esposto e fatto una denuncia successivamente alla procura della Repubblica di Catania su diverse fattispecie di reato. La Guardia di finanza è stata per mesi all'ASI di Catania, dove ritengo abbia prelevato diversa documentazione di interesse investigativo.
  Catania ha un particolare rilievo con la presenza degli Ercolano e dei Santapaola. Vi sono stati e vi sono interessi che vanno certamente attenzionati. Va esaminata la realtà catanese, di grande rilievo sotto il profilo della gravità dell'impatto con i sistemi di mafia.
  Da Caltagirone a Catania, i La Rocca e gli Ercolano hanno non solo parentela, ma comunione di interessi mafiosi. Un depuratore realizzato dal consorzio ASI di Caltagirone è costato miliardi e miliardi di vecchie lire. Doveva essere funzionale all'area industriale di Caltagirone, poi di fatto depurava e depura invece il 95 per cento della città di Caltagirone.
  Fino al 2008, era gestito da una società partecipata, dove vi era e vi è l'ASI al 60 per cento, che riceveva le somme dai tributi dei cittadini di Caltagirone. Dal 2008 – è pazzesco – le somme dei cittadini di Caltagirone per il servizio del tributo per la depurazione sono dati a una società, presidente e signori commissari, all'interno del consiglio d'amministrazione della quale vi era tale Incarbone Mariano, arrestato per mafia e condannato nel processo Hybris, che ha messo a nudo tanti rapporti tra mafia, affari e politica.
  Ovviamente, ho denunciato tutto, portato avanti tutte le iniziative di carattere politico-istituzionale, sempre con l'aiuto dello Stato, delle associazioni, delle organizzazioni di categoria, che davvero in questi anni hanno voluto dire a loro volta che adesso si deve cambiare questo futuro negato in Sicilia ai nostri figli.

  PRESIDENTE. La ringraziamo per questa ricostruzione provincia per provincia. Immagino che, oltre al testo della relazione, appunto, tutto sia contenuto in quei fascicoli.
  Credo che diventi presidente dell'IRSAP con la giunta Crocetta: vorremmo sapere cos’è cambiato secondo lei, capire meglio questa scelta della regione di riorganizzare questo settore, di affidarlo a una persona come lei, quali cambiamenti sta producendo, quali resistenze sta incontrando in questo momento e da parte di chi e per quale motivo ha suscitato tante polemiche l'iscrizione dell'IRSAP a Confindustria siciliana.
  A parte i nomi cui ha fatto riferimento, vorremmo sapere se nel suo lavoro e negli ostacoli che ha trovato nel cercare di rimediare agli aspetti negativi ai quali faceva riferimento, accanto a politici in qualche modo collusi con i poteri mafiosi, ha incontrato anche una politica che l'ha aiutata, che le ha consentito di svolgere al meglio il suo lavoro.Pag. 12
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  CLAUDIO FAVA. Ho solo una domanda perché l'esposizione mi sembra molto completa e supportata anche dai documenti che stiamo acquisendo.
  Vorrei riprendere una sua risposta parziale: che procedimenti giudiziari sono in corso, se sono in corso, nei confronti delle singole personalità politiche che ha indicato nelle sue denunce ? Ha fatto il nome dell'onorevole Alloro, dell'onorevole Rabbito, di Catuara, Alaimo, Cortese: ce ne sono altri ? Vorrei capire in modo un po’ più puntuale la situazione giudiziaria, se ci sono procedimenti aperti e a che punto sono e quali sono le ipotesi di reato.
  La seconda questione riguarda una sua audizione in commissione antimafia regionale, di cui avemmo notizia quando andammo a Palermo a incontrare i colleghi della commissione antimafia, audizione che è stata segretata. Naturalmente, se occorre, possiamo segretare anche noi: quali elementi, che ritiene utili anche per questa Commissione, ha fornito a quella commissione, e quali sono stati gli esiti politici di questa sua audizione ?

  ANGELO ATTAGUILE. Vorrei chiedere se tutto quello che ha esposto il direttore Cicero è stato denunciato o c’è qualche nuova denunzia. Non capisco il motivo per cui dobbiamo muoverci in questo senso, se a questo punto l'unica cosa che può fare la Commissione antimafia, se qualcosa non convince, è chiedere gli atti alla procura. Non mi sento un pubblico ministero. Desidero che sia rispettato il ruolo dei magistrati. Se il ruolo dei magistrati non è corretto, si può intervenire come Commissione antimafia.

  ANDREA VECCHIO. Le rivolgerò una serie di domande molto brevi, ma complesse. Per il 2009-2010 c’è Enna; per il 2010-2012 Caltanissetta: vorrei fosse collocata Agrigento.

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Ho dimenticato: dal marzo al settembre 2012. Con l'IRSAP, dal dicembre 2012 amministro anche il consorzio Agrigento perché tutti gli 11 adesso fanno riferimento all'unico ente.

  ANDREA VECCHIO. L'IRSAP è venuta fuori dalla legge del 2012, ma quando è stata messa in piedi, da quando ha cominciato ad avere vita ? Lei è il primo commissario presidente dell'IRSAP o prima di lei c'era qualche altro ?
  Di questi procedimenti per i quali ha fatto le denunce, come diceva l'onorevole Fava, qualcuno è arrivata a sentenza o sono tutti in corso ?
  Infine, se può dirlo, ma se c’è nelle denunce, credo che possa farlo, qual è il nome del dirigente di Catania ?

  GIUSEPPE LUMIA. Penso che l'interesse della Commissione sia quello, appunto, di capire anche, come chiedeva la presidente, come le istituzioni hanno reagito e se hanno accompagnato questo suo straordinario lavoro positivo. Ne ho seguìto un po’ il cammino, mi sono preso anche delle denunce nel sostegno che ho potuto fornirle, ma è importante comprendere, per l'interesse della Commissione, come hanno reagito le istituzioni politiche.
  Per me, è indicativa anche la vicenda dell'audizione della commissione parlamentare antimafia regionale, preceduta da una polemica impressionante. Vorrei che spiegasse alla Commissione quel contesto, come ha vissuto quest'esperienza, che sentimenti ha avuto, il tipo di contributo che ha fornito e che reazioni negative e positive si sono avute all'interno di quel contesto dell'audizione.
  Sarebbe interessante, ritornando un po’ sulla sua prima spiegazione di Enna, conoscere qualche caso concreto, come ha fatto puntualmente su Agrigento e Caltanissetta, delle denunce su appalti, attività che ha potuto riscontrare in quel contesto che ancora nel contesto siciliano è poco stato sottoposto a un controllo forte di legalità.

  PRESIDENTE. Do ora la parola al direttore Cicero per la replica.

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  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Devo essere sincero, non ero così convinto di andare all'audizione della commissione antimafia regionale, ma un senso istituzionale fortissimo mi contraddistingue e ho deciso di andarci. Ho consegnato una documentazione che non ho chiesto fosse segretata. È una decisione che ha preso la commissione, non so chi, non conosco i meccanismi, ma è l'organo della commissione a deciderlo.
  Ho dato una documentazione, non tutta, diversa. Mi sono, però, accorto immediatamente dopo che a essere convocati sono stati Catuara e Casesa, quel direttore generale che, già prima ancora dalla richiesta di rinvio a giudizio, aveva ricevuto un avviso di garanzia pubblico. In ogni caso, l'avevo anche consegnato agli atti della commissione. Catuara era l'ex presidente di quel consorzio e, come ho detto, era ed è tra i principali responsabili, ormai secondo la procura della Repubblica, quindi non secondo soltanto le mie denunce, per le malefatte della realtà del consorzio ASI di Agrigento.
  Ho lasciato gli atti in modo formale e la commissione conosceva anche Casesa, quel direttore generale che avevo anche licenziato – ma questo diventa materia di giudici del lavoro – che mi aveva mosso quelle minacce nei primi giorni in cui mi ero dedicato alle informative antimafia.
  Quelle informative stanno lì, ho adottato le revoche. Le interdittive atipiche stanno lì, sono scritte e sono legate anche alle documentazioni che consegno al Presidente, onorevole Bindi. Questo è successo immediatamente dopo la convocazione di questi due soggetti.
  So che sono seguite delle polemiche nate attorno a questa convocazione, ma non seguo molto i fatti strettamente politici. Quello che vi ho detto mi sembra un po’ fuori dal contesto politico. La politica è fatta da uomini politici che anche in modo trasversale, quindi non appartenendo necessariamente a un partito o a un altro, possono essere più o meno interessati a sostenere alcune battaglie contro la mafia a prescindere da quale possa essere il colore politico. Esistono deputati, politici che sostengono le iniziative legalitarie a prescindere da tutto.
  Il senatore Lumia citava qualche querela: non solo è stata archiviata un mese fa questa del già citato Cortese, presidente dell'ASI di Caltanissetta, ma con quattro pagine, sempre allegate a questa documentazione, il tribunale di Catania dice che addirittura quello che denunciavamo aveva rilevanza sociale, cioè quello che si diceva su quella governance e sugli interessi che giravano attorno all'ASI di Caltanissetta.
  Per quanto riguarda i fatti di azione giudiziaria, onorevole Fava, ho detto della richiesta di rinvio a giudizio. Ci sono quattro udienze per peculato, truffa e abuso a vario titolo. Sono undici e riguardano addirittura i componenti del consiglio d'amministrazione, tutti i dirigenti di quel consorzio, i sindaci revisori e i componenti del nucleo valutazione, tutto il sistema.

  CLAUDIO FAVA. Se mi permette una domanda nella domanda, ci sono precedenti azioni giudiziarie in corso per reati collegati al 416-bis, all'associazione di stampo mafioso o a reati derivanti ?

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. All'ASI di Caltanissetta c’è un'operazione antimafia scaturita per altro tipo di iniziativa, non per mie denunce, per tale Di Francesco, un funzionario dell'ASI di Caltanissetta, arrestato proprio per mafia e appalti all'ASI di Caltanissetta. Era lui che dava la percentuale alle imprese. Questa è l'operazione «Colpo di grazia», sempre allegata a questa documentazione.
  Era lui l'uomo di spicco del sistema affaristico mafioso di Piddu Madonia per l'aggiudicazione di tanti appalti, compresa l'ASI di Caltanissetta. Addirittura, dalle indagini risulta che anche lì erano riuniti summit per preorganizzare le gare d'appalto, per citare il caso più recente che riguarda l'ASI di Caltanissetta.

  CLAUDIO FAVA. Mi permetta, presidente, ma per noi è importante questo Pag. 14punto dei rapporti tra mafia e politica e, in questo caso, anche di una politica tuttora insediata nell'esercizio delle proprie funzioni parlamentari e amministrative in Sicilia. Vorremmo che su questo fosse un po’ più preciso: qual è la situazione giudiziaria a seguito delle sue denunce o a prescindere dalle sue denunce delle singole personalità politiche che ha citato ? Ci sono state delle conseguenze giudiziarie, ci sono dei precedenti in corso ? Per quali reati e chi di loro si trova in una posizione di politica attiva ?

  PRESIDENTE. Prima che risponda a questa domanda, vorrei anche chiederle se qualche politico nazionale è interessato da queste vicende.

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Abbiamo parlato di Rabbito, che è stato un deputato alla Camera, presidente dell'ASI. È consegnata la CNR (Comunicazione Notizia di Reato) dei Carabinieri e si chiede l'arresto anche di Rabbito, deputato alla Camera.

  PRESIDENTE. Per sua denuncia ?

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. No. Successivamente, ho fatto denuncia anche per Rabbito. Avevo parlato del contesto. Quando mi sono insediato a Enna, c'era stato già un sistema che ha continuato a governare. Non l'ho trovato fuori. Mi sono insediato perché era stata commissariata quella governance, e quindi gli atti prodotti anche da Rabbito, e da Alloro, attuale deputato regionale.
  A Enna ho denunciato diverse fattispecie, violazioni di legge che avevano prodotto nella funzione chi di presidente e chi di direttore generale. Sono stati fotografati e videoregistrati dai Carabinieri per quella CNR che poi chiedeva l'arresto non solo per loro. Parlo, per esempio, delle gare pubbliche per l'affidamento dei lavori dei depuratori: denunciavo proprio queste, ma non sapevo che ci fosse già un'indagine che ne chiedeva l'arresto. Ho lavorato e ho denunciato su quei sistemi su cui già le autorità avevano svolto questa indagine.

  PRESIDENTE. Sono arrivati impulsi giudiziari dalle sue denunce ?

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della Regione siciliana. Certo che ne sono arrivati. Stiamo parlando prettamente di mafia o anche di altri reati ?

  PRESIDENTE. Tutti e due.

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Per altri reati, già siamo a una richiesta di rinvio a giudizio su undici, proprio il gotha dell'ASI di Agrigento. In quella richiesta di rinvio a giudizio non è detto, alla fine, che c’è soltanto per le mie denunce, ma anche che hanno costituito prove.
  Per Caltanissetta ci sono degli avvisi di garanzia che riguardano anche gli ex vertici di quel consorzio ASI.

  PRESIDENTE. Per mafia, invece, niente.

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Sono sicuramente in corso delle indagini, ma non conosco esiti che hanno riguardato le denunce che per mafia ho fatto e che hanno riguardato quei sistemi che vi ho detto, quei nomi e quei cognomi per le cose che vi ho rappresentato.
  Teniamo conto che sono denunce fatte sempre nel corso di questi due anni. Certamente, ho tanta fiducia che, per quello che ho denunciato, per gli atti che ho potuto sottoporre all'autorità giudiziaria anche per cosa nostra – cito l'esempio di Agrigento, ma può esservene anche qualche altro – la giustizia possa ritenere che, in relazione a questi rapporti, questo possa essere elemento di contestazione, come lo è stato per gli altri reati. Lo è stato, infatti, e siamo anche già alle richieste di rinvio a giudizio o a qualche condanna da parte della Corte dei conti. Da altre denunce dipendono delle udienze. I rinvii a giudizio sono allegati agli atti e Pag. 15discendono proprio dalle mie denunce e dalle indagini effettuate dalle autorità preposte.
  Valenti è il dirigente responsabile dell'ufficio di Catania. Quando mi sono insediato commissario straordinario, nel gennaio 2013, sono venuto a conoscenza del fatto che era stato condannato un anno e mezzo prima per abuso d'ufficio, e quindi l'ho sospeso dal servizio. Si chiama Salvatore Valenti ed era stato direttore generale del consorzio ASI.

  ANGELO ATTAGUILE. Continuiamo nelle sue denunzie, ma le ho rivolto una domanda, cui aggiungerei la seguente: ha subìto qualche denunzia per calunnia, diffamazione ?

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Sì.

  ANGELO ATTAGUILE. Mi alzo, scusi, se ha già un'altra denunzia.

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. È stata archiviata.

  ANGELO ATTAGUILE. Non ha, quindi, denunzie.

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Quella che conosco mi è stata archiviata. Mi è stata fatta da Cortese Umberto ed è stata archiviata con quattro pagine allegate qui, in cui si dice che le mie denunce a lui sulla stampa hanno anche rilevanza sociale e sono a tratti efficaci. Queste cose sono collegate.

  ANGELO ATTAGUILE. Avevo chiesto semplicemente se avesse denunziato tutto alla procura e lei mi sta dicendo di sì.

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. È giusto. È tutto denunciato.

  ANGELO ATTAGUILE. A me sta bene e non capisco quale sia il mio ruolo e se abbia qualche denunzia e dica di no.

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. È giusto che le dica che è stata archiviata.

  ANGELO ATTAGUILE. Una sola. Non ne ha altre ?

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Non ne conosco, ma le dico di più. Mi offre un'occasione preziosissima, perché invece ho denunciato diversi: Cortese è sotto processo per diffamazione aggravata; per Alloro c’è la richiesta di rinvio a giudizio, sempre allegata qua, per diffamazione aggravata nei miei confronti; Lo Cascio è sotto processo per diffamazione aggravata. Questi sono amministratori. Mi scusi, ma è importante.

  ANGELO ATTAGUILE. Siamo, quindi, completamente in atti giudiziari: cosa dobbiamo fare noi ? Lei viene qua e denunzia, ma c’è la magistratura.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Attaguile, l'abbiamo convocato noi. È stato richiesto che fosse convocato da alcuni esponenti colleghi siciliani. Se ricordate, ci è stato chiesto anche quando abbiamo fatto l'audizione di Confindustria, sia nazionale sia Sicilia, di sentire il direttore Cicero, quindi decideremo, onorevole Attaguile, anche in base ai documenti che ci sono stati offerti, che naturalmente considero riservati. Eventualmente, in questa fase decideremo la riservatezza.
  La Commissione terrà presente la sua richiesta di non rendere divulgabile il contenuto e come tale esso sarà conservato agli atti d'archivio della Commissione in regime di classificazione riservata, ma sarà dall'analisi della documentazione che verificheremo se ci sono degli spazi per la nostra Commissione. Certo, non può essere il direttore a decidere in base ai procedimenti o meno che sono in corso. Tocca a noi. È audito, e quindi gli rivolgiamo Pag. 16delle domande e lui risponde. Piuttosto, non ci sta fornendo alcune risposte circa l'adesione a Confindustria e sul perché questo abbia provocato certe reazioni.
  Soprattutto, da quando ha questo nuovo incarico, a parte le denunce, come ha proceduto nei confronti delle strutture provinciali precedenti ?

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Per quanto riguarda l'adesione a Confindustria, non solo è un'opportunità, ma una necessità dell'IRSAP. Per aderire, infatti, al protocollo di legalità sottoscritto tra Confindustria e il Ministero dell'interno, dopo l'esperienza di Agrigento, dove c'erano le imprese mafiose e le interdittive atipiche, dovevo soltanto farmi forte, far forte l'istituto del protocollo Carlo Alberto Dalla Chiesa, che giustamente entra nel merito degli appalti oltre la soglia di 150 mila euro. Si rischia di non poter intervenire per la richiesta di tutte le informative per le imprese insediate nelle aree industriali della Sicilia. È un'esperienza.
  Quel protocollo di legalità sottoscritto ad Agrigento da Confindustria Agrigento... poteva essere anche con Confartigianato. È la possibilità, lo strumento dato, ieri al consorzio di Agrigento, oggi all'IRSAP, di avere immediata lettura delle imprese insediate in tutte le aree industriali. Diversamente, devo aspettare la gara d'appalto oltre 150 mila euro per chiedere l'informativa antimafia alla prefettura. È così. È, quindi, un'opportunità, ma è anche un dovere.

  PRESIDENTE. Questo significa che, con l'iscrizione a Confindustria, di fatto si ritiene sollevato dal fare alcune procedure di verifica della correttezza e della trasparenza delle imprese che chiedono di lavorare ?

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. No.

  PRESIDENTE. Allora, si spieghi meglio. Così ci ha detto.

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. C’è un caso già allegato. La prefettura di Agrigento ha sottoscritto un protocollo di legalità con Confindustria Agrigento e il consorzio ASI Agrigento nel 2010, il quale ha consentito loro di intervenire per ottenere le informative prefettizie antimafia di tutte le imprese insediate nelle aree industriali. Attenzione, il lavoro di un ispettore della regione siciliana pone proprio la filiera di tutte queste informative arrivate dal consorzio ASI di Agrigento.
  Il caso particolare dell'ASI Agrigento è per noi eccezionale perché riusciamo e possiamo portarlo avanti per tutte le aree industriali della Sicilia. Siccome è Confindustria nazionale che ha sottoscritto con il Ministero dell'interno un protocollo di legalità più stringente rispetto a quello a cui posso e devo assolutamente attenermi, che è il Carlo Alberto Dalla Chiesa, questo mi dà la possibilità con le prefetture di sottoscrivere dei protocolli.
  Già l'esperienza di Agrigento è stata eccezionale, seppur molto complessa. Non dirò a voi, infatti, cosa significhi, anche per le prefetture stesse, questo tipo di lavoro così imponente, di poter sapere se le imprese insediate abbiano legami con la mafia. Diversamente, non potremmo saperlo. L'ASI non potrebbe saperlo. L'IRSAP non potrebbe saperlo.
  Se delle interdittive riguardano quelle aziende, si procede alla revoca del lotto industriale, com’è successo ad Agrigento. Questo si dovrà porre per tutte le aree industriali della Sicilia.

  PRESIDENTE. Perché non avreste potuto saperlo ?

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Non si può fare.

  PRESIDENTE. Come, non si può fare ?

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. È così. Già l'ho fatto quando ero presidente del consorzio ASI di Caltanissetta.

Pag. 17

  PRESIDENTE. Parliamo dell'esperienza di ora. Le ASI precedenti sono state tutte sciolte. Adesso, ha un organismo regionale, col quale ha aderito a Confindustria: perché ?

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Dopo, non subito.

  PRESIDENTE. Lasci stare quando: perché ?

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Per poter aderire al protocollo di legalità sottoscritto da Confindustria nazionale con il Ministero dell'interno.

  PRESIDENTE. Non poteva aderire al protocollo senza aderire a Confindustria ?

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. No.

  PRESIDENTE. Perché ?

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della Regione siciliana. Perché, per poter aderire a quel protocollo, devo iscrivermi a un'associazione.

  PRESIDENTE. Scusi, lei di fatto è un ente pubblico.

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Ciò non mi dà questa possibilità. Oltretutto, in Confindustria sono iscritte aziende pubbliche. Non avevo il problema di superare l'intendimento del protocollo di legalità dell'ente pubblico, perché in Confindustria sono iscritti diversi soggetti pubblici, quindi questo problema non me lo sono posto perché in Confindustria è così.
  Inoltre, nel consiglio d'amministrazione dell'IRSAP vi è l'espressione di diverse associazioni di categoria, Confartigianato, Confcommercio, quindi non si è trattato della preferenza di un'organizzazione di categoria o di un'altra. Avrei potuto farlo anche con Confartigianato.

  PRESIDENTE. La domanda è: un ente pubblico questo lavoro di applicare i protocolli di legalità e di dare delle regole stringenti a chi lavora per la regione nei consorzi...

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Mi sono attrezzato con strumenti tali da poter sapere immediatamente. Mi scusi se l'ho interrotta.

  PRESIDENTE. Ci mancherebbe altro che lei non fosse in grado di conoscere certi strumenti. Già Unioncamere è una cosa diversa. Non capisco per quale motivo, per avere a disposizione tutte queste informative che riguardano le aziende, abbia bisogno di aderire a Confindustria.

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Perché il protocollo di legalità sottoscritto da Confindustria con il Ministero dell'interno ha per l'IRSAP, come se fosse stata qualsiasi altra associazione di categoria, quindi non perché...

  PRESIDENTE. Non è questo il problema. Le avrei rivolto questa domanda se si fosse trattato di un'altra associazione, mi capisce ? Il problema è questo, direttore: mi scusi, ma la terzietà che un ente pubblico deve avere è anche nei confronti di Confindustria. Qui ha una Commissione che tifa per la Confindustria siciliana, per i protocolli di legalità, quindi da questo punto di vista che nessuno interpreti male.

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Questa è l'esperienza che ho voluto sottoscrivere.

  PRESIDENTE. Bene, d'accordo. Il punto è non la sottoscrizione di un protocollo, ma l'iscrizione a un'associazione come ente pubblico della regione. Su questo si è scatenata un po’ di polemica.

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Nel consiglio d'amministrazione sono rappresentate anche altre associazioni di categoria.

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  PRESIDENTE. Non ci capiamo. Mi ascolta ? Se mi ascolta, forse riusciamo a capirci. Non le sto contestando l'iscrizione a un'associazione, ma l'iscrizione all'associazione ! Come ente pubblico, che bisogno ha di iscriversi a un'associazione, che si chiami Confindustria siciliana o si chiami Libera o Confartigianato ? Che bisogno ha ?

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Perché aderisco subito alle possibilità che quel protocollo di legalità che Confindustria ha sottoscritto con il Ministro dell'interno...

  PRESIDENTE. Lo capisce che non ha bisogno della mediazione di Confindustria per accedere alle cose alle quali deve accedere comunque ?

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Non è una mediazione. Da lì possono discendere, come abbiamo fatto...

  PRESIDENTE. Chiede di intervenire l'onorevole Attaguile, che ne ha facoltà.

  ANGELO ATTAGUILE. Quale assessore l'ha nominata la prima volta ?

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Marco Venturi.

  ANGELO ATTAGUILE. Fa parte della Confindustria ?

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. In quel periodo non ne faceva parte, ma è un industriale.

  ANGELO ATTAGUILE. Ora, però, fa parte della Confindustria.

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Fa parte di Confindustria. È un assessore tecnico.

  ANGELO ATTAGUILE. Mettiamolo agli atti e abbiamo capito perché si è iscritto alla Confindustria.

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Ho avuto sostegno, è documentato. L'onorevole Attaguile ha espresso una sua opinione, ma avranno modo, il Presidente e chi lo ritiene, di verificare che ci sono tutte le associazioni di categoria. È giusto che l'onorevole Attaguile sappia che tutte le associazioni di categoria, tranne una, mi hanno sostenuto. Voglio dirlo perché sia utile anche per lei, come spero e sono certo. È un documento: con un documento, tutte le associazioni di categoria regionale, tranne una che non ricordo, hanno dato pieno sostegno all'azione di cambiamento che nell'area industriale sto portando avanti, ieri con le tre aree industriali, Caltanissetta, Enna e Agrigento, e adesso con l'IRSAP.
  Questo per me è motivo di rappresentare, per gli obiettivi dell'IRSAP, tutte le associazioni di categoria, tanto che tra tutti, ognuno nel rispettivo ruolo, c’è una sinergia per fornire delle risposte possibili alle aree di sviluppo industriale. Questo è per la questione sollevata dall'onorevole Attaguile.
  Per quanto riguarda la mia attività, in un anno e qualche mese è stata segnata, intanto, dal processo di adempimento del cronoprogramma che la legge n. 8 del 2012 assegnava al consiglio d'amministrazione, in realtà prima come commissario straordinario e poi al consiglio d'amministrazione. Sono state quasi tutte definite le procedure che prevedeva la legge. Tra le più importanti c'era quella dei piani di trasferimento perché i debiti lasciati dalle ASI, a oggi circa 300 milioni, dovevano e devono essere pagati con la vendita dei beni non strumentali dell'IRSAP, ma che vengono trasferiti alla Regione siciliana. Il 70 per cento delle vendite di questi beni dovrà servire al pagamento dei debiti che sono stati lasciati dagli ex consorzi.
  Siamo riusciti a mano a mano a riattivare, ad esempio, anche le videosorveglianze. Pensate che ho undici aree industriali, e quindi altrettanti impianti di videosorveglianza. Non ce n'era uno solo che funzionasse. Per diversi motivi non erano mai stati messi in funzione. Già a Pag. 19Trapani stiamo per attivare la videosorveglianza con un tavolo che il prefetto ha voluto istituire appositamente sia con l'IRSAP e con gli altri rappresentanti istituzionali per riattivarla.
  A Ragusa, sempre in prefettura con l'IRSAP e con i rappresentanti delle forze dell'ordine, stiamo riattivando la videosorveglianza. A Catania e anche in altre realtà siamo riusciti a mettere in moto il sistema di sicurezza e le videosorveglianze. Sono prossimi a essere messi a gara 130 milioni di euro, che sono i progetti POR e PO FESR per l'infrastrutturazione delle aree industriali, per dare risposte alle infrastrutture obsolete o che mancano in tutti i territori della Sicilia.
  Con l'accordo di programma quadro su Termini Imerese, una realtà importante cui bisogna dare delle risposte immediate e concrete, l'ASI di Palermo ieri e oggi l'IRSAP dovevano mettere a gara circa 50 milioni di euro per il rilancio: nell'arco di un anno, siamo riusciti a portare avanti tutti i progetti e siamo anche prossimi a pubblicare le gare.
  Prima c'erano altre dinamiche nell'impatto tra ufficio e territorio, mentre oggi gli uffici periferici rimasti per legge, da enti passati a uffici periferici, riescono a confrontarsi sia con le associazioni di categoria sia con gli imprenditori in modo aperto. Non è più come una volta, quando il lotto doveva essere concesso a seconda se si era amico di qualcuno o se si era all'interno di un sistema. Tutte le graduatorie e le assegnazioni sono fatte con una grande trasparenza e non c’è motivo di nascondere anche le potenzialità di ogni territorio per i lotti che può assegnare o meno. C’è, quindi, anche un impatto nel rapporto istituzionale e operativo tra territori e uffici completamente diverso rispetto al passato.
  È in corso, ovviamente, un'attività molto complessa. Abbiamo anche deciso di costituirci in tutti i processi. Dove c’è la mafia, che è stata devastante per il tessuto economico e produttivo, richiediamo la costituzione di parte civile. Già abbiamo richiesto, per le cosche di Matteo Messina Denaro, dei Passalacqua, dei Sedita, dei Picone, diversi procedimenti giudiziari. La mafia ha offeso il tessuto economico produttivo e cerca di danneggiarlo ove può, proprio tutto a svantaggio dell'economia, e l'IRSAP può entrare in quei procedimenti e chiedere la costituzione di parte civile.
  Nell'arco di un anno, abbiamo messo in moto un'attività parallela tra il cronoprogramma degli adempimenti di legge – la fase della liquidazione è complessa e fa capo sempre all'IRSAP – e quella del nuovo ente. Anche su questo c’è una relazione apposita di tutta la mia attività per le fasi essenziali, che ha garantito il procedimento e il rispetto dei punti di legge a cui l'IRSAP doveva garantire la sua azione insieme a quella di un rilancio, nell'arco di un anno, per l'attività economica e di impresa.
  Ho parlato dal POR, dei 130 milioni e dei 50 milioni di euro dell'accordo di programma quadro come esempio anche rispetto ad altre attività che pure avevano il loro rilievo, quindi ovviamente non è un'attività facile. Tra l'altro, è anche molto ostacolata da chi riteneva che fosse meglio che le aree industriali di Sicilia fossero governate in quel modo. Tutte le organizzazioni di categoria, sottoscrivendo ufficialmente, hanno dato forza e sostegno a quest'azione, che è di legalità e sviluppo, che io credo possano dare rilancio alla nostra terra e che questo convenga. Quanto c’è stato di diverso ha portato solo degrado e quegli ecomostri che vi dicevo.
  Sotto questo segno, in modo ufficiale, aperto, da un anno stiamo riuscendo a portare avanti quello che la legge ci...

  ANDREA VECCHIO. Dottor Cicero, l'IRSAP è stata costituita nel 2012, se non ricordo male a metà anno.

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Si è costituita a settembre, ma io non ero il commissario straordinario. Per qualche mese, altri soggetti amministrarono l'IRSAP.

  ANDREA VECCHIO. Ricordavo che si fosse costituita nei primi mesi dell'anno.

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  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. No. Il 3 settembre 2012. Il 21 dicembre 2012 il governo Crocetta mi ha nominato commissario straordinario dell'IRSAP, ma da settembre a dicembre già c'era con un commissario e un direttore generale.

  ANDREA VECCHIO. Lei, quindi, è andato all'IRSAP a dicembre.

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. A dicembre 2012.

  ANDREA VECCHIO. Ho capito. Dal momento della giunta Lombardo, quindi, quando si parlava di fare l'IRSAP, poi non è stata costituita ?

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Si è costituita, ma fu nominato un altro soggetto interno all'amministrazione.

  ANDREA VECCHIO. La giunta Lombardo, però, è decaduta prima della costituzione dell'IRSAP.

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. No. Il governo Crocetta si è insediato a novembre 2012 e l'IRSAP già si era costituita, ovvero c'era il commissario straordinario. Tra l'altro, ho fatto le consegne al commissario straordinario perché ero commissario di quelle tre ASI ed era il 3 settembre 2012, quando si insedia il commissario straordinario dell'IRSAP, che non ero io. Io mi sono insediato il 21 dicembre 2012. Sono ricordi troppo precisi per me.

  PRESIDENTE. Questo non è opinabile.

  ANDREA VECCHIO. Per carità. Ricordavo male. Ricordavo che c'era stata una certa polemica tra il presidente Lombardo e l'assessore Venturi a proposito di una nomina che il presidente Lombardo aveva fatto in occasione dei funerali del padre dell'assessore Venturi e che si trattava dell'IRSAP.

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Non conosco questa circostanza dei funerali. So soltanto che l'assessore Venturi ha denunciato diversi sistemi di affari e mafia anche nella qualità di assessore tecnico di quella giunta, li ha anche resi pubblici e se n’è assunto ogni responsabilità. Come assessore tecnico, aveva dato un grande contributo, come diversi assessori tecnici, che a volte pensano di poter dare un contributo alle istituzioni e anche a un momento politico del proprio territorio, del proprio Paese. Vi sono diverse esperienze che riguardano i tecnici nelle istituzioni.
  Ricordo bene le denunce pubbliche dell'assessore Venturi su certi sistemi e soprattutto nelle aree industriali della Sicilia.

  PRESIDENTE. Francamente, non ho scritto le domande formulate dai commissari e non so se abbiamo risposto a tutto.

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Vorrei concludere al volo, se ce n’è la possibilità, col giro delle ASI che stavamo facendo.

  PRESIDENTE. Ci lascia anche la documentazione.

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Proprio brevemente. A Palermo, diverse anomalie riguardano anche la gestione di questo consorzio. Tra l'altro, di recente è stato arrestato l'ex vicepresidente del consorzio ASI di Palermo e anche condannato a 2 anni e 8 mesi per tangenti legate al progetto In.La., sull'immissione di giovani al lavoro, una serie di cose che riguardano attività pregresse di quel consorzio.
  Lì ho fatto insediare la sede legale dell'IRSAP. Peraltro, questo Di Carlo Domenico era un segretario particolare di un noto esponente della politica siciliana che Pag. 21è anche di livello nazionale. In sede del progetto In.La., ho insediato la sede legale dell'IRSAP perché abusivamente ancora vi erano soggetti come questo Di Carlo e ne facevano uso senza alcun motivo.
  Oltretutto, Di Carlo è soggetto notoriamente vicino ad ambienti molto chiacchierati della provincia di Caltanissetta. Ricevo anche lì altre minacce, feci umane, pavimentazione all'ingresso dell'ufficio completamente dilaniata.

  PRESIDENTE. Non hanno mai trovato gli autori di queste minacce nei suoi confronti ?

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Fortunatamente per me e per chi sta con me, come i ragazzi della scorta, si è riusciti ad avere il video e la foto. Ci sono i volti, altrimenti sarebbe finita diversamente.

  PRESIDENTE. Chi erano questi signori ?

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Abbiamo potuto vedere che due dei sei dell'appostamento di cui ho raccontato, volti noti da tempo accusati per mafia, appartengono alla cosca dei Fragapane di Agrigento. Per gli altri quattro, le indagini sono in corso. Parliamo di storia di diversi mesi. Naturalmente, non li conosco.

  PRESIDENTE. Lei, naturalmente, fa una denuncia per ogni minaccia che riceve.

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. Assolutamente sì. Tutto è anche consegnato. Guardi, si preferirebbe non averne neanche una.

  PRESIDENTE. Naturalmente, è per la sua sicurezza che stiamo facendo questa domanda.

  ALFONSO CICERO, presidente dell'IRSAP della regione siciliana. È tutto consegnato qui in Commissione. Dico nuovamente che sono compresi quei volti che il 4 novembre si sono recati ad aspettarmi dietro la porta degli uffici dell'IRSAP di Caltanissetta.
  A Ragusa, qualcuno pensava, come l'allora direttore generale dell'ASI di Ragusa e anche noto politico di quel territorio, di non chiedere informativa antimafia a un'impresa che aveva lavori di infrastrutturazione della zona industriale di Ragusa per 3 milioni di euro di appalti, Edilbeta, poi sequestrata per mafia nell'operazione «cosa nostra», legata ai La Rocca, i capimafia di Caltagirone.
  Ovviamente, sono intervenuto. A quel direttore ho chiesto conto: non ha potuto dirmi altro che di avere chiesto l'informativa antimafia alla Camera di commercio, ma al di sopra di 150 mila euro, alzandosi la soglia, va chiesto immediatamente alla prefettura il certificato antimafia. È stato, però, chiesto alla ditta subappaltante. Chiaramente l'ho sospeso, ho denunciato tutto alla procura di Caltagirone e di Catania. Peraltro, c’è la famiglia La Rocca dietro Edilbeta sequestrata per mafia.
  Sono, quindi, altre sfaccettature e altre storie di atti e di fatti e di denunce che riguardano il prosieguo con l'IRSAP. Ho dovuto necessariamente esaminare altri territori. L'amministratore o chiude gli occhi o li apre e denuncia. Certamente, lo Stato lo sostiene, come forze politiche trasversali – non c’è un colore politico sotto questo profilo – associazioni, non una, la maggior parte, per non dire la quasi totalità. Questo dà la forza e anche la possibilità di credere e andare avanti.
  A Trapani, come ho già detto, c’è un'attività ispettiva che ho sottoposto all'autorità giudiziaria riguardo un'area industriale che in modo anomalo si presenta troppo commerciale rispetto a quello che deve essere o doveva essere l'area industriale ai sensi della legge n. 1 del 1984, istitutiva dei consorzi ASI. Le aree industriali dovevano presentarsi, infatti, per obbligo di legge, sotto una forma di attività di industria, commercio, artigianato e così via. Lì è troppo commerciale, tanto – alcuni atti che riguardano quell'area industriale sono sempre consegnati lì e allegati Pag. 22alla documentazione – che lì ho sottoposto la questione alla procura della Repubblica di Trapani, perché forse hanno una lettura di un certo tipo e può riguardare interessi di poche famiglie che avevano realizzato e gestivano tanti opifici di Trapani. Vi avevo già detto della costituzione di parte civile nei processi contro la mafia dei colletti bianchi di Matteo Messina Denaro e così via.
  Ho anche allegato tutta le denunce che ho fatto, non solo queste di cui vi ho detto o quelle che mi riguardano come intimidazioni e minacce. C’è anche un documento Excel. Necessariamente, il materiale doveva essere ordinato ed è ordinato anche con un documento Excel, perché ci sono dei fascicoli che chiaramente devo seguire nell'interesse pubblico e anche perché occorre dare ogni contributo puntuale alle inchieste che si aprono.
  Si aprono, infatti, inchieste, come a Messina, dove il depuratore è prima finanziato, poi definanziato, vi sono anomalie che chiaramente denuncio, o il centro mercantile di Messina. Non vedo ombre di mafia, almeno per la mia lettura, ma vedo anomalie incredibili rispetto a grandi lavori e ipotesi di violazione, che immediatamente denuncio. All'atto dell'apertura dell'inchiesta da parte dell'autorità giudiziaria, contribuisco ulteriormente con le altre attività che possono riguardare queste fattispecie.
  Vi sono, quindi, anche esperienze negli altri territori che, anche al netto di ombre di mafia o di chiare collusioni come le interdittive o le tipiche di Agrigento, possono nascondere la violazione, l'anomalia amministrativa, anche eventuali grandi affari che si sono potuti realizzare nelle aree industriali.
  Questa è per grandi linee l'attività che mi ha riguardato in questi anni. È una documentazione che attesta anche la grande attesa che ho e che maturo anche dopo l'esito di questa Commissione, che per me tra l'altro rappresenta un punto straordinario nel rapporto di fiducia che ho verso le istituzioni. Sono certo che da parte vostra potrà essere valutato e attenzionato un fenomeno emergente e allarmante.
  Può e deve dare anche le necessarie risposte a tutto quello che è successo in tanti anni in Sicilia, con la conseguenza che può liberare tante forze nuove, buone, le imprese libere di Sicilia, che sono la maggior parte, e che vogliono concorrere e scommettere in una terra bellissima e a cui vale la pena dedicarsi non solo come funzionario, ma come padre di famiglia, come chi crede a questi princìpi e a questi valori.
  Non so se ho dimenticato di rispondere a qualche domanda.

  PRESIDENTE. La ringraziamo, direttore, e le facciamo gli auguri per il suo lavoro in una terra non facile, in una situazione non facile, ma naturalmente confidiamo su tutte le buone energia che ha la Sicilia perché possa definitivamente riscattarsi dai problemi. Buon lavoro.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

Istituzione di Comitati di cui agli articoli 3 e 7 della legge 19 luglio 2013, n. 87.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di istituzione di comitati di lavoro di cui agli articoli 3 e 7. Il nuovo elenco, che porta il numero dei comitati da sei a dodici, è il seguente: I) Semestre di Presidenza italiana e criminalità mafiosa su base europea e internazionale; II) Beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e loro gestione e destinazione; III) Infiltrazioni mafiose nelle istituzioni territoriali e negli enti locali; IV) Cultura della legalità, minori, scuola, università; V) Vittime di mafia, testimoni di giustizia e collaboratori di giustizia; VI) Infiltrazioni nell'economia legale: mafie, impresa e professioni; VII) Infiltrazione nella pubblica amministrazione; VIII) Mafia, giornalisti e mondo dell'informazione; IX) Mafia e manifestazioni sportive; X) Infiltrazioni mafiose nel gioco lecito e illecito; XI) Codice antimafia; Trattamento carcerario; XII) Regime degli atti.Pag. 23
  Propongo, pertanto, alla Commissione di istituire i suddetti comitati.
  Non essendovi obiezioni, la proposta si intende approvata.
  In merito alla composizione dei comitati, la Presidenza provvederà a brevissimo alla loro costituzione mediante l'assegnazione dei singoli componenti a ciascun comitato sulla base delle indicazioni dei gruppi per l'individuazione dei coordinatori ai sensi dell'articolo 13 del regolamento.

Comunicazioni della presidente.

  PRESIDENTE. Martedì 15 luglio saremo, come sapete, in missione a L'Aquila. È necessario che i membri della Commissione interessati a partecipare confermino la propria adesione presso la segreteria della Commissione entro la giornata di domani.
  La partenza con il pullman è prevista da Roma martedì mattina alle 8.00 e il rientro è in serata.

  La seduta termina alle 18.